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Geoffrey Chaucer Il racconto del Mugnaio T49 ... - Palumbo Editore

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PARTE TERZA Autunno <strong>del</strong> Medioevo e rinnovamento preumanistico: l’età di Petrarca, Boccaccio, <strong>Chaucer</strong> (1310-1380)<br />

CAPITOLO IV <strong>Chaucer</strong> e la nascita <strong>del</strong>la borghesia inglese<br />

<strong>T49</strong> ON LINE<br />

[I racconti di Canterbury]<br />

da I racconti di Canterbury,<br />

a cura di Ermanno Barisone,<br />

Mondadori, Milano 1991,<br />

pp. 71-82.<br />

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<strong>Geoffrey</strong> <strong>Chaucer</strong><br />

<strong>Il</strong> <strong>racconto</strong> <strong>del</strong> <strong>Mugnaio</strong><br />

1 almagesto: famoso manuale di astrologia scritto da Tolomeo.<br />

2 astrolabio: strumento usato nelle osservazioni astronomiche.<br />

<strong>Chaucer</strong>, appassionato di astronomia, come risulta<br />

dai numerosi riferimenti nei suoi racconti, aveva<br />

scritto un trattato sul suo uso.<br />

<strong>Il</strong> <strong>Mugnaio</strong> ubriaco impone a forza una storia sboccata che capovolge il tono sublime <strong>del</strong> <strong>racconto</strong> cortese<br />

<strong>del</strong> cavaliere che lo ha preceduto nella narrazione. Si tratta di un *fabliau (<strong>racconto</strong> comico popolare),<br />

con gli ingredienti tipici <strong>del</strong> genere: il marito vecchio e geloso, la giovane moglie, il triangolo amoroso, la<br />

beffa.<br />

Viveva una volta a Oxford un ricco gaglioffo che teneva ospiti a pensione e di mestiere faceva il falegname.<br />

Abitava appunto presso di lui un povero studente, il quale aveva fatto studi da letterato, ma<br />

aveva una gran passione per l’astrologia e sapeva con certi suoi calcoli dar risposta a qualsiasi quesito:<br />

gli si chiedesse in quali ore il tempo sarebbe stato asciutto e in quali bagnato, o gli si domandasse<br />

quel che sarebbe accaduto di tante cose che non sto ora a elencarvi.<br />

Questo studente veniva chiamato Nicola il cortese. Conosceva infatti tutti i segreti <strong>del</strong>l’amore e <strong>del</strong><br />

piacere, ma era così cauto e riservato, che a vederlo pareva timido come una verginella. Aveva in quella<br />

casa una camera tutta per sé, senza bisogno di spartirla con altri, pulitissima e adorna d’erbe odorose;<br />

egli stesso era profumato come un tubero di liquirizia o zenzero! Ben sistemati su alcune scansìe<br />

alla testa <strong>del</strong> letto aveva il suo Almagesto, 1 con altri libri piccoli e grandi, il suo astrolabio, 2 a lui utilissimo,<br />

e le sue tavole numeriche. La cassapanca era ricoperta d’una stoffa rossa, e sopra c’era posato<br />

un bel salterio 3 col quale alla sera egli cantava così dolcemente, che tutta la stanza ne risuonava: cantava<br />

l’Angelus ad virginem, 4 e poi cantava l’inno <strong>del</strong> re… insomma, aveva mille benedizioni il suo allegro<br />

gargarozzo! E così si passava beatamente il tempo, quello studente, vivendo <strong>del</strong>la sua retta e <strong>del</strong>l’aiuto<br />

di amici.<br />

<strong>Il</strong> falegname aveva da poco sposato una donna che amava più <strong>del</strong>la propria vita e che aveva diciott’anni.<br />

Gelosissimo, la teneva chiusa stretta in gabbia, perché lei era una giovane scavezzacollo,<br />

mentre lui era vecchio e temeva di restar cornuto. Balordo di mente com’era, non conosceva di sicuro<br />

Catone, il quale dice che bisogna sposarsi fra pari e che sposandosi bisogna tener conto <strong>del</strong>le proprie<br />

condizioni giacché spesso gioventù e vecchiaia non si combinano. Ma ormai c’era cascato, e doveva<br />

perciò sopportare i propri guai, come fanno tutti.<br />

Bella era la mogliettina, con il corpo snello e agile come un furetto. Portava una cintura a strisce,<br />

tutta di seta, e sui fianchi un grembiule pieghettato, bianco come il latte fresco <strong>del</strong> mattino. Anche la<br />

sua camicetta era bianca, e tutta ricamata, davanti e dietro e intorno al colletto, di seta nera come il<br />

carbone, sia all’interno che all’esterno. Le orlature <strong>del</strong>la sua cuffia bianca erano <strong>del</strong>la stessa foggia<br />

<strong>del</strong> colletto, con un grosso fiocco di seta bello alto. Certo aveva l’occhio vanerello, con due sopracciglia<br />

sottili e ben speluzzate, 5 inarcate e nere come una prugnola. A vederla, era più gaia d’un giovane<br />

pero in fiore e più morbida <strong>del</strong>la lana d’un agnello. Le pendeva dalla cintura una borsa di cuoio,<br />

con tasselli di seta e palline d’ottone che sembravano perle. Nessuno al mondo, neanche a cercare da<br />

tutte le parti, avrebbe mai potuto immaginarsi una pupa così graziosa o una donnina come quella.<br />

La sua carnagione era più splendente <strong>del</strong>la moneta uscita fresca fresca dal conio <strong>del</strong>la Torre. 6 In quanto<br />

a voce, la sua era acuta e armoniosa come quella d’una rondine posata sul granaio. E inoltre sgambettava<br />

e giocava come un capriolo o una manzetta che corre dietro alla madre. Aveva la bocca dolce<br />

come il rosolio o il miele, oppure come le mele distese sul fieno o nella paglia. Era bizzosa come<br />

una vispa cavallina, lunga come un albero maestro e dritta come un fuso. Portava in basso sul colletto<br />

una spilla grossa come la borchia d’uno scudo; le scarpe affibbiate in alto lungo la gamba. Insomma<br />

era una mammola, una pupillina, degna di stare nel letto d’un signore e di sposare un ricco<br />

possidente.<br />

Ebbene, messeri e signori miei, volle il caso che un giorno il cortese Nicola si mettesse a scherzare e<br />

a trastullarsi con questa donnina, mentre il marito si trovava ad Osney. 7 Gli studenti, si sa, son birbe e<br />

furbacchioni… Ad un certo punto quello, quatto quatto, l’acchiappò per quella cosa e le disse: «Presto,<br />

se non me ne tolgo la voglia, con tutta questa mia passione nascosta, amor mio, io scoppio!». E stringendola<br />

forte alle cosce, soggiunse: «Amami subito, amore, altrimenti muoio e che Dio mi salvi!».<br />

3 salterio: strumento musicale.<br />

4 Angelus ad virginem: la preghiera <strong>del</strong>l’angelo alla Vergine<br />

durante l’Annunciazione.<br />

5 speluzzate: ben depilate.<br />

6 conio <strong>del</strong>la Torre: la Torre di Londra dove, ai tempi di<br />

<strong>Chaucer</strong>, si trovava la zecca. <strong>Il</strong> paragone con la mone-<br />

Luperini, Cataldi, Marchiani, Marchese LETTERATURA STORIA IMMAGINARIO [G. B. PALUMBO EDITORE]<br />

1<br />

ta lucente mette in rilievo lo splendore <strong>del</strong> volto, secondo<br />

un luogo comune <strong>del</strong>la ritrattistica femminile medievale.<br />

7Osney: nei dintorni di Oxford, dov’era un’abbazia di agostiniani.


PARTE TERZA Autunno <strong>del</strong> Medioevo e rinnovamento preumanistico: l’età di Petrarca, Boccaccio, <strong>Chaucer</strong> (1310-1380)<br />

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8 San Tommaso di Kent: è il santo di Canterbury, alla cui<br />

tomba è diretto il pellegrinaggio.<br />

9 Assalonne: è il nome <strong>del</strong> terzo figlio ribelle di re Davide,<br />

che veniva ricordato, per i suoi biondi capelli, come l’uo-<br />

<strong>Geoffrey</strong> <strong>Chaucer</strong> ~ <strong>Il</strong> <strong>racconto</strong> <strong>del</strong> <strong>Mugnaio</strong><br />

Lei spiccò un salto come un puledro chiuso in un recinto e, voltando via velocemente la testa, disse:<br />

«Non ti bacerò mai, parola mia! Basta, smettila… smettila, Nicola, altrimenti griderò e chiamerò<br />

aiuto! Via, togli le mani, per cortesia!».<br />

Nicola allora incominciò a chiederle scusa, e le parlò così abilmente e fu così efficace nelle sue proposte,<br />

che lei alla fine gli promise il suo amore e gli giurò, per San Tommaso di Kent, 8 che si sarebbe<br />

messa a sua disposizione appena avesse trovato il momento buono. «Mio marito è così geloso, che se<br />

tu non sai aspettare e te ne fai accorgere, io sono spacciata» disse; «bisogna che tu sia molto prudente<br />

in questa faccenda».<br />

«Non preoccuparti» disse Nicola; «uno studente avrebbe speso piuttosto male il suo tempo, se non<br />

riuscisse a darla da intendere a un falegname!».<br />

E si misero dunque d’accordo, ripromettendosi, come vi ho già detto, d’aspettare il momento buono.<br />

Avendo così stabilito tutto, Nicola la palpeggiò bene per le anche e dolcemente la baciò, poi prese<br />

il suo salterio e attaccò a suonare e a cantare.<br />

Accadeva poi che alla festa questa brava moglie si recasse in parrocchia per le sue pratiche cristiane,<br />

con la fronte che le risplendeva chiara come il giorno, tutta lavata dopo il lavoro… Ebbene in quella<br />

chiesa c’era un sagrestano che si chiamava Assalonne. 9 Aveva infatti i capelli ricci che brillavano come<br />

l’oro, slargati a forma di grosso ventaglio aperto, con la sua bella riga dritta e precisa; la carnagione<br />

rossa, e gli occhi chiari come quelli <strong>del</strong>le oche. Sulle scarpe portava intagliato il rosone di San Paolo<br />

10 e andava elegantemente a spasso in brache rosse. Era sempre tutto lindo e attillato, con una tunica<br />

di color chiaro e una fila bella spessa di occhielli, e sopra, una leggera cotta, bianca come un fiore<br />

sul ramo. Che Dio m’abbia in gloria, era un ragazzo sempre allegro! Sapeva inoltre praticar salassi, tagliare<br />

i capelli o fare la barba, e compilare un contratto di terreni o una ricevuta. Era capace di ballare<br />

alla moda di Oxford in una ventina di maniere, dimenando le gambe per tutti i versi; suonava canzoni<br />

col ribechino, accompagnandosi talvolta con una vocetta acuta, e sapeva suonar bene anche la<br />

chitarra. Non c’era in tutta la città birreria o bettola dove lui non bazzicasse con piacere, specie se la<br />

locandiera era una donna allegra. Ma, a dir proprio la verità, gli facevano un po’ schifo le scoregge, e<br />

di parlare non gli andava tanto…<br />

A parte ciò, Assalonne era un tipo vivace e gaio, e alla festa andava con l’incensiere a dar l’incenso<br />

alle donne <strong>del</strong>la parrocchia, lanciando a tutte sguardi amorosi, specialmente alla moglie <strong>del</strong> falegname.<br />

Solo a guardarla, la vita gli pareva bella: era così attraente, dolce e appetitosa… vi assicuro che<br />

se lei fosse stata un topo e lui un gatto avrebbe fatto presto ad acchiapparla! Così vivo era il desiderio<br />

nel suo cuore, che ad un certo punto quest’allegro sacrista, Assalonne insomma, non volle più saperne<br />

<strong>del</strong>le offerte di altre donne e cortesemente disse di no a tutte.<br />

Una notte che la luna splendeva bella chiara, Assalonne si prese la chitarra e pensò di stare a veglia<br />

<strong>del</strong> suo amore. Tutto felice e innamorato, se ne andò in giro finché non arrivò alla casa <strong>del</strong> falegname,<br />

poco dopo il canto <strong>del</strong> gallo, e si appoggiò vicino ad un balcone contro il muro. Poi incominciò a cantare<br />

col suo vocino <strong>del</strong>icato:<br />

«Bella signora,<br />

Se questa è la tua volontà,<br />

Abbi, ti prego, di me pietà!».<br />

E intanto s’accompagnava con la chitarra. <strong>Il</strong> falegname si svegliò e, sentendolo cantare, si rivolse<br />

subito alla moglie e le disse: «Oh! Alison! lo senti Assalonne che canta sotto il muro di casa nostra?».<br />

E lei pronta replicò al marito: «Sì, Giovanni, perdio se lo sento!».<br />

La cosa passò liscia… meglio di così, come volete che andasse?<br />

Da allora l’allegro Assalonne si mise a corteggiarla senza più darsi pace: rimaneva sveglio tutta la<br />

notte e tutto il giorno, si pettinava i suoi grossi boccoli facendosi bello, le mandava dietro mezzani e<br />

terze persone giurando che sarebbe stato suo schiavo, cantava gorgheggiando come un usignolo, le<br />

inviava vin dolce, idromele, birra aromatica e cialde tolte croccanti dai tizzoni e, siccome lei era in<br />

città, le offriva anche dei soldi perché si comprasse qualcosa. […]<br />

mo più bello <strong>del</strong> mondo, accanto a Salomone il più sapiente<br />

e a Sansone il più forte. Subito dopo il nome, infatti,<br />

la capigliatura è la prima cosa sulla quale <strong>Chaucer</strong><br />

richiama l’attenzione, nel presentare la figura di questo<br />

Luperini, Cataldi, Marchiani, Marchese LETTERATURA STORIA IMMAGINARIO [G. B. PALUMBO EDITORE]<br />

2<br />

gagà rurale.<br />

10 Sulle scarpe...San Paolo: gli intagli sulle tomaia <strong>del</strong>le<br />

scarpe erano di gran moda.


PARTE TERZA Autunno <strong>del</strong> Medioevo e rinnovamento preumanistico: l’età di Petrarca, Boccaccio, <strong>Chaucer</strong> (1310-1380)<br />

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11 Santa Frideswide: patrona di Oxford.<br />

12 Gesù…Paternoster!: popolare formula di scongiuro,<br />

<strong>Geoffrey</strong> <strong>Chaucer</strong> ~ <strong>Il</strong> <strong>racconto</strong> <strong>del</strong> <strong>Mugnaio</strong><br />

Un sabato capitò che il falegname fosse di nuovo ad Osney. Allora il cortese Nicola e Alison, mettendosi<br />

d’accordo, stabilirono che Nicola avrebbe organizzato uno scherzo per prendere in giro quel<br />

balordo marito geloso: se la burla fosse riuscita bene, lei avrebbe dormito tutta una notte fra le braccia<br />

di lui, giacché in fondo era questo il desiderio di tutt’e due… E subito, senza tante parole e senza<br />

perdere tempo, Nicola quatto quatto si portò in camera sua da mangiare e da bere per un giorno o<br />

due. A lei raccomandò che, se mai il marito le domandasse di lui Nicola, gli dicesse che non sapeva<br />

dov’era, che non lo aveva visto apparire in tutto il giorno e che anzi credeva fosse ammalato, perché<br />

la serva, per quanto avesse chiamato, non l’aveva sentito e non c’era stato verso di farlo rispondere.<br />

Per tutto quel sabato le cose andarono lisce: Nicola se ne rimase zitto in camera sua, mangiando e<br />

dormendo e facendo gli affari suoi fino alla domenica al tramonto.<br />

Quel balordo di falegname ebbe allora una gran preoccupazione per Nicola o per ciò che poteva<br />

essergli accaduto, e disse: «Per San Tommaso, ho paura che Nicola non stia bene davvero… Dio non<br />

voglia che improvvisamente sia crepato! Certo, a questo mondo non c’è mai nulla di sicuro: proprio<br />

oggi ho visto portare morto in chiesa uno che lunedì scorso avevo visto al lavoro…». E ad un tratto<br />

disse al suo garzone: «Va’ un po’ su dalla porta a chiamarlo, e picchia con un sasso: guarda che succede<br />

e poi corri subito a dirmelo».<br />

<strong>Il</strong> servo andò su difilato e, piantandosi davanti alla porta <strong>del</strong>la stanza, si mise a gridare e a bussare<br />

come un matto: «Ehi, ehi, che cosa fate, mastro Nicola? Come potete dormire tutto il santo giorno?».<br />

Tutto inutile, non ebbe una parola di risposta. Però giù in fondo a un’asse <strong>del</strong>la porta trovò il buco<br />

dove di solito passava il gatto e, mettendosi a guardare intentamente da quel buco, alla fine riuscì<br />

a vedere Nicola, il quale stava seduto con la bocca spalancata per aria, come se dovesse scrutare la luna<br />

nuova. E allora scese giù di corsa a dire al suo padrone in che stato aveva trovato quel cristiano!<br />

<strong>Il</strong> falegname si fece il segno <strong>del</strong>la croce e disse: «Aiutaci tu, Santa Frideswide! 11 Non si sa mai che<br />

cosa ci deve capitare. Questo qui, con la sua astronomia, è diventato matto o è caduto in <strong>del</strong>irio… lo<br />

sapevo che sarebbe andata così! Gli uomini non dovrebbero mai indagare i segreti di Dio: beato l’ignorante<br />

che conosce solo il Credo! Già un altro studente andò a finire così con la sua astronomia:<br />

camminava per i campi per vedere, dalle stelle, quello che sarebbe successo, e andò a finire in un pozzo,<br />

perché quello non l’aveva visto! Ma adesso, San Tommaso benedetto, mi rincresce proprio per il<br />

cortese Nicola. Bisogna che gliene dica due, per via di tutti questi suoi studi, ma chissà se farò ancora<br />

in tempo, Cristo re <strong>del</strong> cielo!… Robin, cercami un bastone: io farò leva sotto, e tu tirerai su la porta…<br />

Vedrai che la smetterà di almanaccare!». E andò di corsa alla porta <strong>del</strong>la camera.<br />

<strong>Il</strong> garzone era un pezzo d’uomo, proprio quello che ci voleva, e in un attimo sollevò dai cardini la<br />

porta, che in quattro e quattr’otto sbatté per terra. Nicola era ancora là seduto, fermo come un sasso,<br />

sempre con la bocca in aria, spalancata.<br />

<strong>Il</strong> falegname, pensando che fosse spiritato, lo afferrò di peso per le spalle e si mise a scuoterlo forte<br />

e a gridare a squarciagola: «Ehi Nicola, ehi, ehi! Ma via, guarda un po’ giù! Svegliati e pensa piuttosto<br />

alla passione di Cristo… Io ti segno col segno <strong>del</strong>la croce contro le streghe e gli spiriti maligni!».<br />

E andò di corsa intorno ai quattro canti <strong>del</strong>la casa e sugli scalini <strong>del</strong>la porta, a recitare lo scongiuro<br />

<strong>del</strong>la notte:<br />

«Gesù e San Benedetto,<br />

liberate questo tetto<br />

dagli spiriti maligni!<br />

E tu, sorella di San Pietro,<br />

la nera notte manda indietro<br />

con un bianco Paternoster!». 12<br />

Alla fine il cortese Nicola si mise a sospirare penosamente e disse: «Ohimè! Ma proprio tutto il<br />

mondo dev’essere improvvisamente sterminato?».<br />

<strong>Il</strong> falegname rispose: «Ma che dici? Ehi, pensa piuttosto a Dio, come facciamo noi che lavoriamo!».<br />

[…]<br />

«Dunque, Giovanni» disse Nicola «non ti <strong>racconto</strong> storie, ma con la mia astrologia ho scoperto,<br />

mentre scrutavo la luna chiara, che lunedì prossimo, passato il primo quarto <strong>del</strong>la notte, verrà un acquazzone,<br />

ma così furioso e scatenato, che sarà come due volte il diluvio di Noè! Sarà un rovescio co-<br />

nella quale, accanto a Gesù e a San Benedetto, viene<br />

invocata Santa Petronilla (sorella di San Pietro) che si<br />

Luperini, Cataldi, Marchiani, Marchese LETTERATURA STORIA IMMAGINARIO [G. B. PALUMBO EDITORE]<br />

riteneva avesse particolari poteri contro gli accessi di<br />

quartana.<br />

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PARTE TERZA Autunno <strong>del</strong> Medioevo e rinnovamento preumanistico: l’età di Petrarca, Boccaccio, <strong>Chaucer</strong> (1310-1380)<br />

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<strong>Geoffrey</strong> <strong>Chaucer</strong> ~ <strong>Il</strong> <strong>racconto</strong> <strong>del</strong> <strong>Mugnaio</strong><br />

sì terribile, che in meno di un’ora il mondo intero verrà sommerso e tutto il genere umano annegherà<br />

e perderà la vita».<br />

Fece il falegname: «Oh, povera moglie mia! annegherà anche lei? Ahimè, mia povera Alison!».<br />

E per poco non cadde a terra per il dispiacere, e soggiunse: «Ma non c’è proprio nessun rimedio?».<br />

«Sì, perdio che c’è!» disse il cortese Nicola «basta che tu voglia agire con cognizione e con giudizio,<br />

senza metterti a fare di testa tua. Anche Salomone, ch’era così sapiente, dice: “Agisci con giudizio<br />

e non te ne pentirai”. Se dunque avrai buon senso, ti assicuro che anche senza trinchetto e senza vela<br />

riuscirò a mettere in salvo lei e te e me. Non hai mai sentito raccontare come si salvò Noè, quando nostro<br />

Signore lo avvertì che il mondo intero sarebbe stato distrutto dall’acqua?».<br />

«Sì» fece il falegname «tanti anni fa».<br />

«Non hai mai sentito parlare anche» disse Nicola «<strong>del</strong>la fatica di Noè e dei suoi compagni, prima<br />

di riuscire a far entrare nell’arca sua moglie? 13 Ci scommetto che in quel momento avrebbe dato<br />

via tutte le sue belle pecore con la lana nera, purché lei avesse avuto una barca per sé sola. Sai<br />

perciò qual è la miglior cosa? Far presto; e per far presto non si può stare a predicare e a far chiacchiere…<br />

Cerca dunque per la casa una tinozza o un barile per ciascuno di noi, ma bada che siano<br />

belli grandi, in modo che vi si possa galleggiare come in barca, e che c’entri da mangiare almeno<br />

per un giorno… al diavolo tutto il resto! Intanto il mattino dopo l’acqua farà presto a calare e ad<br />

andar via… Ma di tutto questo il tuo garzone Robin non deve saper niente, e neppure posso mettermi<br />

a salvare la tua serva Gille: non chiedermi perché, tanto, anche se me lo chiedi, non ti dirò<br />

mai ciò che è un segreto di Dio. A meno che tu non sia matto nel cervello, dovrebbe bastarti d’aver<br />

ricevuto una grazia grande come quella di Noè… Sta’ tranquillo, tua moglie la metterò in salvo<br />

io: tu va’ dove devi andare e sbrigati. Quando hai trovato queste tre tinozze, una per lei, una per<br />

te e una per me, appendile al soffitto, bene in alto, ma senza che nessuno s’accorga dei nostri preparativi.<br />

Quando hai fatto come t’ho detto e in ciascuna hai messo ben bene da mangiare, ficcaci<br />

dentro anche una scure: con essa, appena verrà l’acqua, taglieremo in due la corda e ce n’andremo,<br />

aprendoci un varco in alto sul tetto, dalla parte <strong>del</strong> giardino, sopra la stalla. E appena il grande acquazzone<br />

cesserà un po’, via liberi per la nostra strada! Vedrai, navigherai allegro come l’anitra<br />

bianca che corre dietro al maschio! Allora mi metterò a chiamare: “Ehi, Alison, Ehi, Giovanni! State<br />

allegri, la piena passerà presto!». E tu risponderai: “Salute, mastro Nicola, buon giorno! Ti vedo<br />

benissimo, è già chiaro…”. E per tutta la vita saremo ormai padroni <strong>del</strong> mondo intero, come Noè<br />

e sua moglie!… Ma di una cosa ti devo mettere bene in guardia: la notte che saliremo a bordo <strong>del</strong>le<br />

nostre barche, nessuno di noi potrà dire una parola, né chiamare o far schiamazzi, ma ciascuno<br />

dovrà starsene in preghiera; bada che questa è la sacrosanta volontà di Dio! Tu e tua moglie dovrete<br />

stare ben separati l’uno dall’altra, affinché fra voi, come dice il comandamento, non vi sia<br />

peccato, non soltanto con gli atti, ma neppure con gli occhi… Ora va’, e che Dio t’accompagni!<br />

Domani sera, quando tutti dormiranno, noi c’infileremo dentro le nostre arche e ce ne staremo là<br />

seduti ad aspettare la grazia di Dio. Va’, dunque, non ho più tempo di star qui a predicare. Dice il<br />

proverbio: “Datti da fare e non chiacchierare…”. Tu comprendi, non c’è bisogno che ti spieghi. Va’,<br />

salvaci la vita, ti supplico!».<br />

E quello stupido d’un falegname, gemendo in continuazione «ahimè» e «povero me!», se ne andò<br />

di corsa a spifferar tutto a sua moglie, la quale, già informata, sapeva meglio di lui che cosa volesse<br />

dire tutta quella strana storia. Tuttavia, facendo finta d’aver una paura da morire, gli disse: «Povera<br />

me! Va’ subito dove devi andare e aiutaci a filar via, altrimenti siamo tutti perduti… io sono la tua fe<strong>del</strong>e<br />

e legittima moglie… va’, mio caro sposo, e aiutaci a mettere in salvo la pelle!».<br />

Eh, sì, gran cosa è la fantasia! Uno può talmente impressionarsi, da morire per solo effetto<br />

d’immaginazione… Quel balordo falegname incominciò a tremare credendo di vedere veramente<br />

il diluvio di Noè, che, a ondate come il mare, veniva a sommergere la sua dolce e cara Alison;<br />

e si mise a piangere e a lamentarsi e a far la faccia triste, senza mai smettere di sospirare. Andò<br />

poi a comprare una tinozza, un barile e una botte; di nascosto li mandò a casa e, sempre in gran<br />

segreto, li appese al soffitto. Costruì con le proprie mani tre scale, in modo da poter salire per<br />

mezzo dei loro staggi e piuoli dentro i tre recipienti appesi ai travi, e rifornì tinozza, barile e botte<br />

di pane, formaggio e un buon boccale di birra, più che sufficienti per un giorno. Ma prima di<br />

mettere in atto tutto questo, aveva mandato il garzone e la serva a fargli alcune commissioni a<br />

Londra…<br />

13 Noè…moglie: si allude a una scena diffusa nelle sacre rappresentazioni, in cui la moglie di Noè, per non lasciare a terra le sue comari, si rifiuta<br />

di salire nell’arca.<br />

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<strong>Geoffrey</strong> <strong>Chaucer</strong> ~ <strong>Il</strong> <strong>racconto</strong> <strong>del</strong> <strong>Mugnaio</strong><br />

<strong>Il</strong> lunedì, cominciò appena a far notte ch’egli chiuse la porta di casa e, senza neppure accendere la<br />

can<strong>del</strong>a, sistemò ogni cosa al suo posto. Subito dopo salirono tutti e tre ai loro posti. Rimasero per un<br />

bel po’ seduti senza muoversi, poi Nicola disse: «Ora, un Paternoster e… silenzio!».<br />

«Silenzio!» ripeté Giovanni.<br />

«Silenzio!» replicò Alison.<br />

<strong>Il</strong> falegname disse la sua orazione rimanendo fermo accovacciato; recitata la preghiera, si mise in<br />

ascolto aspettando che arrivasse la pioggia. Ma verso l’ora <strong>del</strong> coprifuoco, 14 credo, o poco più tardi,<br />

sfinito dalla stanchezza, fu preso da un sonno mortale e, avendo l’animo tutto in subbuglio, si mise a<br />

russare lamentandosi… anche perché stava con la testa storta. Allora Nicola se ne scese per la scala, e<br />

svelta lo seguì Alison in silenzio. E senza una parola se ne andarono a letto, proprio in quello dove di<br />

solito dormiva il falegname. E là vi furono feste e canti… Insomma, Alison e Nicola se ne rimasero<br />

coricati insieme fra sollazzi e allegrezze finché non suonò la campana <strong>del</strong> mattutino e i frati non si recarono<br />

nel coro a cantare.<br />

Nel frattempo quello scaccino cascamorto di Assalonne, che in amore era sempre così sfortunato,<br />

proprio quel lunedì si trovava ad Osney per stare allegro e distrarsi un po’ in compagnia; e gli capitò<br />

di chiedere in segreto notizie di Giovanni il falegname ad un monaco. Costui lo tirò in disparte fuori<br />

<strong>del</strong>la chiesa e gli disse: «Non so, qui non l’ho più visto a lavorare fin da sabato. M’immagino che sia<br />

andato a prendere <strong>del</strong> legname per commissione <strong>del</strong> nostro abate. Ci va spesso per legname, e si ferma<br />

nella masseria per un giorno o due. Se no, dev’essere a casa, senz’altro. Ma di preciso non so dove<br />

sia».<br />

Assalonne fu contento e sollevato di sentir ciò, e fra sé disse: «È la volta che potrò stare a veglia tutta<br />

la notte, perché da stamattina non l’ho più visto aggirarsi intorno alla porta di casa… Che bellezza!<br />

Al canto <strong>del</strong> gallo andrò quatto quatto a bussare alla finestra di camera sua che è bassa sul muro;<br />

dirò ad Alison tutto il mio desiderio d’amore, e se non altro non perderò l’occasione per lo meno di<br />

baciarla… insomma, qualche soddisfazione l’avrò. È tutto il giorno che mi prude la bocca, e questo è<br />

un segno che indica baci; ho anche sognato tutta la notte d’essere a una festa… Andrò dunque a dormire<br />

un’oretta o due, così poi stanotte starò su a spassarmela!».<br />

Appena il gallo si mise a cantare, Assalonne, felice e innamorato, s’alzò e si fece tutto bello. Per prima<br />

cosa, prima ancora di pettinarsi i capelli, masticò alcuni granelli di liquirizia per profumarsi l’alito;<br />

poi, per rendersi ancora più piacente, si mise sotto la lingua una fogliolina d’amor sincero. S’incamminò<br />

così verso la casa <strong>del</strong> falegname e, appostandosi sotto il balcone (era tanto basso, che gli arrivava<br />

al petto), si mise tutto mite a tossicchiare a mezza voce: «Che fai, bocca di miele, mia dolce Alison?<br />

Mio vago uccelletto, mia dolce cirillina, svegliati, amoruccio mio, e parlami! Ben poco tu pensi<br />

al mio dolore, mentre dovunque io vada mi sciolgo d’amore per te. E per forza mi sciolgo e mi consumo:<br />

piango sempre come un agnello dietro alla poppa! Sì, amor mio, il mio desiderio è così forte,<br />

ch’io gemo come una tortorella e non mangio più d’una fanciulla!».<br />

«Vattene dalla finestra, Checco balordo!» rispose lei. «Dio me ne liberi, non ti dirò mai di venire a<br />

baciarmi! Io amo un altro (se no, starei fresca…) che, per Cristo, è molto meglio di te, Assalonne! Vattene<br />

per la tua strada o ti prendo a sassate, e lasciami dormire, corpo di venti diavoli!».<br />

«Ahimè» disse Assalonne «ahimè, l’amore sincero è sempre stato trattato male!… Se non posso<br />

aver niente di meglio, almeno dammi un bacio, te lo chiedo per amor mio e per amore di Gesù!».<br />

«Ma poi te ne andrai per la tua strada?» gli chiese lei.<br />

«Ma sì, certo, amore!» rispose Assalonne.<br />

«Allora preparati» disse lei «io vengo subito». E sottovoce disse a Nicola: «Ora zitto, avrai da ridere<br />

fin che vuoi!».<br />

Assalonne si mise in ginocchio e disse: «Ormai sono un signorone, perché, dopo questo, verrà <strong>del</strong>l’altro!<br />

Amoruccio mio… la tua grazia, il tuo favore, mio dolce uccellino!».<br />

Lei aprì in fretta la finestra e disse: «Tieni, via, e sbrigati, che non ti vedano i vicini!».<br />

Assalonne s’asciugò per bene la bocca. La notte era buia come la pece o il carbone: lei si sporse col<br />

sedere dalla finestra e Assalonne, senza rendersene conto, la baciò saporitamente con la bocca né più<br />

né meno che in mezzo alle chiappe nude.<br />

Ma subito sobbalzò indietro, pensando che qualcosa non andava: sapeva di certo che una donna<br />

non ha la barba, e invece lui aveva sentito un affare tutto ruvido e peloso. «Puh, puh!» disse «ohimè,<br />

che cosa ho combinato?».<br />

14 coprifuoco: verso le otto di sera quando la campana ricordava ai cittadini di rincasare e di spegnere il fuoco e i lumi.<br />

Luperini, Cataldi, Marchiani, Marchese LETTERATURA STORIA IMMAGINARIO [G. B. PALUMBO EDITORE]<br />

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PARTE TERZA Autunno <strong>del</strong> Medioevo e rinnovamento preumanistico: l’età di Petrarca, Boccaccio, <strong>Chaucer</strong> (1310-1380)<br />

CAPITOLO IV <strong>Chaucer</strong> e la nascita <strong>del</strong>la borghesia inglese<br />

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<strong>T49</strong> ON LINE<br />

<strong>Geoffrey</strong> <strong>Chaucer</strong> ~ <strong>Il</strong> <strong>racconto</strong> <strong>del</strong> <strong>Mugnaio</strong><br />

«Ah, ah!» fece lei, e chiuse la finestra, mentre Assalonne s’allontanava tutto avvilito.<br />

«Una barba! una barba!» si spanciava il cortese Nicola. «Corpo di Dio, questa è stata bella davvero!».<br />

Quel poveraccio di Assalonne, sentendo tutto questo, si morse con rabbia le labbra e disse fra sé:<br />

«Me la pagherai!». E si mise a fregarsi e a strusciarsi le labbra con la polvere, con la sabbia, con la paglia,<br />

con pezza e con trucioli, e intanto non faceva che ripetere: «Ohimè… ohimè… Darei l’anima a<br />

Satana anche senz’avere in cambio tutta questa città, purché mi vendicasse di questa beffa! Ohimè»<br />

continuava a dire «ohimè, mi fossi girato dall’altra parte!». Tutta la sua ardente passione ormai s’era<br />

raffreddata e spenta: dall’istante che le aveva baciato le chiappe, non gl’importò un fico <strong>del</strong>la sua bella…<br />

ormai era bell’e guarito <strong>del</strong> suo male! E continuava a imprecare contro tutte le ragazze e piangeva<br />

come un bambino che le ha buscate.<br />

A passi lenti attraversò la strada finché non arrivò da un fabbro che si chiamava mastro Gervasio<br />

e che nella sua fucina costruiva arnesi per arare. In quel momento era tutto indaffarato ad affilare vomeri<br />

e lame. Assalonne bussò piano e disse: «Aprimi, Gervasio, presto!».<br />

«Perché, chi sei?».<br />

«Sono io, Assalonne!».<br />

«Ma come, Assalonne! Per la santa croce di Cristo, perché mai ti alzi tanto di buon’ora, eh? Benedicite!<br />

Cos’è che non va? Eh sì, lo sa Dio che qualche donnina allegra ti ha mandato qui di premura!<br />

Per San Neot, 15 sai bene quello che voglio dire!».<br />

Ad Assalonne non importava un cavolo di tutte quelle burle e neanche gli rispose. Aveva molto più<br />

filo da torcere di quanto Gervasio credesse, e gli disse: «Mio caro amico, prestami quel ferro rovente<br />

che hai lì dentro il fornello: ne ho bisogno un momento e te lo riporto subito».<br />

Gervasio rispose: «Certo neanche fosse oro o una borsa di soldi ancora da contare… certo che lo<br />

puoi prendere, quant’è vero che faccio il fabbro! Ma, corpo di Cristo, che te ne vuoi fare?».<br />

«Sia come sia» disse Assalonne, «quel che me ne faccio, te lo dirò domani!». E, preso il ferro dalla<br />

parte ch’era freddo, se la squagliò quatto dalla porta e se ne andò sotto il muro di casa <strong>del</strong> falegname.<br />

Si mise prima a tossicchiare, e poi bussò alla finestra, come aveva già fatto una volta. Alison disse:<br />

«Chi è che bussa a questo modo? Scommetto che è un ladro!».<br />

«Oh, no!» disse lui «Dio non voglia, mio dolce tesoro, sono io, il tuo Assalonne, mia cara!». E soggiunse:<br />

«Ti ho portato un anello d’oro. Che Dio mi salvi, è un dono di mia madre, ed è molto bello,<br />

tutto ben lavorato. Se mi dai un bacio, te lo regalo!».<br />

Nicola, che in quel momento s’era alzato per orinare, pensò che l’opera sarebbe stata davvero completa<br />

se anche a lui, prima d’andarsene, quello avesse baciato il sedere. Salì in fretta sulla finestra, e al<br />

buio sporse fuori il deretano, dai lombi fin sotto l’osso <strong>del</strong>le cosce.<br />

Disse in quell’istante il sacrista Assalonne: «Parla, mio dolce uccellino, non so dove sei!».<br />

E Nicola, svelto, gli mollò una gran scoreggia con uno schianto come quello d’un tuono… l’altro<br />

per poco non rimase accecato dal rombo, ma pronto, col ferro rovente, colse Nicola proprio in mezzo<br />

alle chiappe! <strong>Il</strong> ferro era ancora così infuocato, che gli portò via quasi una spanna di pelle, ed egli<br />

credette di morire dal dolore e, come impazzito, si mise a gridare: «Aiuto! acqua, acqua! aiuto, per<br />

amor di Dio!».<br />

<strong>Il</strong> falegname allora balzò dal sonno e, sentendo che qualcuno urlava «acqua!» come un forsennato,<br />

pensò «Ah, ecco, che arriva il diluvio di Noè!». E senza dir altro saltò su, tagliò in due la corda con<br />

la scure, e tutto precipitò: non fece davvero in tempo a liberarsi <strong>del</strong> pane e <strong>del</strong>la birra prima d’arrivare<br />

a terra, sul pavimento… e là rimase svenuto.<br />

Alison e Nicola si slanciarono sulla strada gridando: «Aiuto! Accorrete!». E subito tutti i vicini, dal<br />

primo all’ultimo, corsero a vedere quell’uomo che giaceva ancora in <strong>del</strong>iquio, pallido e smorto, perché<br />

nella caduta s’era rotto un braccio. Ma il suo male dovette tenerselo: appena cercò di parlare, venne<br />

sopraffatto immediatamente dal cortese Nicola e da Alison, i quali dissero a tutti che lui era impazzito<br />

e nella sua fantasia s’era talmente fissato col diluvio di Noè, da comprare per scempiaggine tre tinozze,<br />

e le aveva appese lassù al soffitto, pregando anche loro due d’andare, per amor di Dio, a sedersi<br />

nel solaio per fargli compagnia! Tutti si misero a ridere di quella sua fantastica idea, e guardarono<br />

e contemplarono il soffitto, prendendo tutto il suo male in burla.<br />

Anche più tardi ebbe un bel dire quel falegname: nessuno volle mai sentire le sue ragioni; tanto si<br />

scalmanò intorno a bestemmiare, che alla fine tutta la città lo credette davvero pazzo. Gli studenti poi,<br />

15 San Neot: santo venerato in Cornovaglia.<br />

Luperini, Cataldi, Marchiani, Marchese LETTERATURA STORIA IMMAGINARIO [G. B. PALUMBO EDITORE]<br />

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PARTE TERZA Autunno <strong>del</strong> Medioevo e rinnovamento preumanistico: l’età di Petrarca, Boccaccio, <strong>Chaucer</strong> (1310-1380)<br />

CAPITOLO IV <strong>Chaucer</strong> e la nascita <strong>del</strong>la borghesia inglese<br />

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<strong>T49</strong> ON LINE<br />

<strong>Geoffrey</strong> <strong>Chaucer</strong> ~ <strong>Il</strong> <strong>racconto</strong> <strong>del</strong> <strong>Mugnaio</strong><br />

facendo lega l’uno con l’altro, andavano in giro a dire: «Quello lì, mio caro fratello, è matto!». E tutti<br />

si mettevano a ridere di quel baccano.<br />

Così, pur con tutte le sue precauzioni e la sua gelosia, il falegname ebbe la moglie disonorata, a lei<br />

Assalonne baciò l’occhio di dietro, e Nicola rimase col sedere scottato. Questa storia è finita, e Dio salvi<br />

tutta la compagnia!<br />

QUI FINISCE IL RACCONTO DEL MUGNAIO.<br />

guida alla lettura<br />

La struttura<br />

<strong>Il</strong> <strong>racconto</strong> è articolato in due fondamentali blocchi narrativi: I - la presentazione<br />

dei personaggi in sequenza lineare: il falegname vecchio e<br />

stolto; il «cortese» Nicola, ardito e scaltro, che va subito diritto allo<br />

scopo; l’appetitosa Alison; il chierico Assalonne, biondo e ricciuto, che<br />

manda ad Alison sospirosi messaggi in pieno stile cortese. II - la beffa<br />

al falegname, che contiene a sua volta, come in una scatola cine-<br />

Una parodia <strong>del</strong>l’amor cortese<br />

La storia è un tipico *fabliau, il genere più rappresentato all’interno<br />

dei Racconti di Canterbury, e attua un rovesciamento *parodico <strong>del</strong>l’amor<br />

cortese: alla sublimazione cavalleresca si oppone una realtà<br />

I personaggi<br />

<strong>Chaucer</strong> rielabora il genere aggiungendo la sapiente caratterizzazione<br />

dei personaggi: Nicola e Assalonne sono rispettivamente la negazione<br />

e l’*ironizzazione <strong>del</strong>l’amante cortese, ma entrambi appaiono ben individuati<br />

nella psicologia e nel costume. La vita, la cultura e la condizione<br />

sociale di Nicola è descritta con accuratezza e verosimiglianza.<br />

Irrazionalità e ironia<br />

Nicola alla fine non trionfa, ma è vittima <strong>del</strong>le sue stesse trame: a differenza<br />

<strong>del</strong> mondo di Boccaccio, l’ingegno non è qui uno strumento di<br />

dominio <strong>del</strong>la realtà, che resta essenzialmente irrazionale e assurda e<br />

esercizi<br />

Analizzare e interpretare<br />

1<br />

2<br />

3<br />

Perché lo studente è chiamato «Nicola il cortese»? Che cosa<br />

giustifica, nel suo comportamento, un tale appellativo?<br />

<strong>Il</strong> paragone di Alison con il «furetto» quale aspetto vuole sottolineare<br />

<strong>del</strong>la donna? Attraverso quali particolari concreti si<br />

manifesta la psicologia <strong>del</strong> personaggio?<br />

Nicola e Assalonne fanno la corte ad Alison in modo opposto:<br />

esplicitane le forme. Si possono considerare entrambe<br />

una parodia <strong>del</strong>l’amor cortese? Perché?<br />

se, quella di Alison ad Assalonne e la di lui vendetta. Una struttura<br />

semplice che rispecchia lo schema <strong>del</strong> <strong>racconto</strong> popolare e che <strong>Chaucer</strong><br />

rielabora a due livelli: quello <strong>del</strong>la caratterizzazione dei personaggi<br />

e quello <strong>del</strong> sapiente controllo, tramite l’ironia e l’abilità narrativa, <strong>del</strong>la<br />

comicità spinta <strong>del</strong>la vicenda.<br />

corporale goduta nella sua spontanea animalità, che culmina nella<br />

dissacrante trovata finale <strong>del</strong>l’inversione bocca-ano, tipica <strong>del</strong>la tradizione<br />

folklorica carnevalesca <strong>del</strong> <strong>racconto</strong> popolare.<br />

Vivissimo è il ritratto di Alison: attento alla psicologia e all’abbigliamento<br />

più che all’aspetto fisico, esso illumina, attraverso la fitta trama<br />

di paragoni animali (furetto, rondine, capriolo, manzetta, vispa cavallina,<br />

più morbida <strong>del</strong>la lana d’un agnello) l’inclinazione sensuale <strong>del</strong>la<br />

donna, tutta spontaneità e naturalezza.<br />

da cui l’unica difesa è la risata. L’ironia è in funzione di una comicità<br />

pura che sospende momentaneamente ogni giudizio morale.<br />

Quali aspetti tipici <strong>del</strong>la tradizione carnevalesca puoi rintracciare<br />

nel testo?<br />

Rifletti sull’esito <strong>del</strong>la beffa e sulla funzione che ha l’ingegno<br />

nella novella. La posizione di <strong>Chaucer</strong>, su questo tema, ti<br />

sembra simile a quella di Boccaccio?<br />

Luperini, Cataldi, Marchiani, Marchese LETTERATURA STORIA IMMAGINARIO [G. B. PALUMBO EDITORE]<br />

4<br />

5<br />

7

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