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Massimo Sannelli<br />

I sensi<br />

PDF PRESS


I sensi e Prometeo<br />

© 2011 Massimo Sannelli<br />

All Rights Reserved


1<br />

ora bisogna che gli scandali avvengano. la lingua scende<br />

sul pube aper<strong>to</strong>, perché delira: è mol<strong>to</strong> ricco ed è pieno. la<br />

mano <strong>to</strong>cca la guancia, «vedi che è grassa», e NO, dico,<br />

la guancia è solo morbida –<br />

«io giaccio SOLA»,<br />

Saffo grida. Sembra un modo non popolare – e Cris<strong>to</strong> è<br />

popolare –, e una fuga senza riguardo o pietà: ecco, potrei<br />

non essere solo, se voglio.<br />

l’occhio ha vis<strong>to</strong> i cosiddetti cementi, i cosiddetti pavimenti:<br />

gli uni «grigi», gli altri «freddi», per una convenzione<br />

della lingua. Questi piccoli appassionati, i giovani,<br />

tante piccole cose che sono ti hanno rapi<strong>to</strong>: veramente ti<br />

attirano a loro. Gesù mostrava a Teresa prima le mani:<br />

non le altre bellezze, perché bruciano. Altre prose, di prima,<br />

sembrano bambole e falset<strong>to</strong>: le cose che NON sono.<br />

Di forza e caldo caro si vive, è il bello e il buono; non<br />

si muore di altro, ma il cuore scoppia, perché – confessione<br />

piana, in una telefonata lunga – il cuore è incer<strong>to</strong>. E a<br />

G.: la «dolcezza paterna», che tu mi attribuisci, c’è, ma io<br />

non l’ho ricevuta. così posso farti anche da padre, provo:<br />

ma io ho solo dieci anni più di te.<br />

Altri at<strong>to</strong>ri non sen<strong>to</strong>no, Enrico parla: e tu sbaglierai<br />

ancora sempre e di nuovo la voce, con la mano farai un<br />

ges<strong>to</strong> così? non grandi velocità, adesso, e poca ansia: basta<br />

quello che è fat<strong>to</strong>, e non è poco [l’ansia verrà dopo, e<br />

tremenda: perché l’uomo dà pace, ma non altro – e l’uo-<br />

3


mo che dà pace non ha pace, vorrebbe scomparire; è luglio<br />

e durerà poco anche il passaggio; ora è agos<strong>to</strong> e ricomincio<br />

il mio latino, il mio francese: per la mia incoerenza.<br />

in settembre i progetti sono molti: la convivenza, gli<br />

animali dolci. in ot<strong>to</strong>bre altra resistenza e parole morte: i<br />

più vicini; e poi mol<strong>to</strong> peggio, che non si può ridire. l’uomo<br />

scopre che sarà tradi<strong>to</strong>: per il sesso di un altro uomo,<br />

per l’incoerenza che non sa amare].<br />

la fantasia promette un mondo puro; nell’anima è sta<strong>to</strong><br />

promesso. Guardalo ora, che cade. Guarda il mondo, che<br />

si trasforma: non c’è più il bambino – che non sa se vivrà<br />

e come – né l’anziano – che non sa quan<strong>to</strong> vivrà; c’è il giovane.<br />

E muore – perché si trasforma per sempre – una<br />

abilità raggiunta, che non serve più.<br />

l’occhio penetra nelle finestre aperte, a sera, per l’estate;<br />

immagina il non vis<strong>to</strong>, il sapore; il sapere; una fontana<br />

getta acqua, sot<strong>to</strong>.<br />

qui penetra poco freddo e il rumore è minimo, che viene<br />

dalla strada. Il giorno è festivo: sono quasi colpi, e sembrano<br />

sospiri – per ques<strong>to</strong> è ama<strong>to</strong> il telo ricama<strong>to</strong> (la leggerezza),<br />

i piccoli passi dietro (la leggerezza).<br />

non è inverno quello che si vede, non è brina MA FIORE,<br />

e il piano è collina. bisogna esagerare. L’amore per qualcuno<br />

è forte, fino a ques<strong>to</strong> segno; ma il tes<strong>to</strong> correrà «in<br />

un pun<strong>to</strong> senza brina». Cercando l’eufonia esplodono suoni,<br />

suoni, e squilli, squilli. così vola la punta delle dita: digita,<br />

incolla, copia, fa e rifà.<br />

l’altalena e l’appello erano nella stessa mattina, e la palestra<br />

e gli insulti: una scuola, l’Italia. ti vedi, e sembra libe-<br />

4


o il transi<strong>to</strong> tra Tevere e Centro, poi verso i Saxa Rubra.<br />

Andata e ri<strong>to</strong>rno. e ora a chi ne scrivi? a chi rimane [vedi,<br />

dopo: non rimane nessuno]. gli angoli della casa, e la polvere,<br />

e tutti i libri raccolti sono uniti. Da qui si viene e si<br />

<strong>to</strong>rna. Le serrature sono state violate una volta, due, tre,<br />

quattro, negli anni. E l’inchiostro sparso? E la porta del<br />

frigorifero – aperta? Queste forbici, quella carta; il tavolo;<br />

nostra figlia, nostra figlia, la casa.<br />

dentro l’acqua si ride. A sedici anni, la nudità non è grave.<br />

L’inizio della vita è delica<strong>to</strong>. Feri<strong>to</strong> il corpo, ora la pelle<br />

sta lavorando (la pelle è l’esoscheletro, il limite): produce<br />

i liquidi che sa quando è colpita, come oggi. Non è<br />

più il sangue di ieri. Il liquido lubrifica i tagli, nelle gambe.<br />

Molti – che prima sono – dubbi scompaiono. E che il<br />

corpo, entro certi limiti, si basti è una consolazione e funziona.<br />

di fraternità in fraternità. Nell’esperienza: Ti mancano i<br />

bambini – con quello che segue: né poesia né riposo. Ho<br />

compra<strong>to</strong> una casa.<br />

Di fraternità in fraternità. Le opere resis<strong>to</strong>no. Genova<br />

stessa. Nella parola confor<strong>to</strong>, in muoversi sot<strong>to</strong> il sole<br />

bianco (ora è luglio) l’esagerazione del conflit<strong>to</strong> e la sua<br />

prosecuzione: nella natura. All’amica, a F. (poi la perdo):<br />

ora mi allontano; mi allontano per non amarti male. E lei<br />

diceva (poi la perdo): Il meglio è meglio solo se vale per<br />

entrambi; ti voglio bene comunque. lo stesso mese, A. ha<br />

le dita delle mani robuste e un po’ maschili, ma sensibili.<br />

A chi l’ha guardata, nello stesso mese, la prostituta all’angolo<br />

dice, veramente: Angelo bianco, aiutami a morire.<br />

Non ho la resistenza.<br />

5


2<br />

si vedranno i lembi, mol<strong>to</strong> lacerati. le cuciture non hanno<br />

ret<strong>to</strong>. si parla di un vesti<strong>to</strong>, ma anche al corpo l’orecchio<br />

è quasi separa<strong>to</strong> dall’impian<strong>to</strong>, il corpo è mor<strong>to</strong>. le fo<strong>to</strong><br />

sono sparse sul tavolo, all’alba, e tut<strong>to</strong> è vero. All’alba è<br />

ripensata la strada di San Salvi, col «buco annichili<strong>to</strong>» di<br />

una casa. e lì, allora, «io ho senti<strong>to</strong> amore per te», volentieri<br />

– in dicembre, anno 2002. la malattia è per caso, nel<br />

pieno del lavoro, senza genio. Si parla ancora di pelle (corteccia,<br />

involucro, carta) e della sua fortuna. Si pensa ad<br />

una nuova vista: c’è un teatro di parola, che si perfeziona.<br />

Ho sogna<strong>to</strong>. Ma Ciro cambia discorso, a Roma:<br />

«altamente schiavo» (un uomo quando ama) e allora altissima<br />

schiavitù, nei sentimenti. e te piacciono l’òmmini?<br />

perché non vedi il mio sesso, e mi cancelli, senza tenerezza.<br />

quando ho fat<strong>to</strong> piccolo l’AMORE mi avete fat<strong>to</strong> male,<br />

ora lo faccio grande – che cosa mi farete? bisogna che<br />

gli scandali avvengano. Perciò ho seguì<strong>to</strong>, ho insegui<strong>to</strong>; e<br />

ho fat<strong>to</strong> bene.<br />

perché la casa è in al<strong>to</strong>, uccelli vengono: a posarsi, e altri<br />

volano sot<strong>to</strong>, dieci o cinque metri più in basso, e questa<br />

non si intende: Allegoria. c’è sta<strong>to</strong> un «brut<strong>to</strong> male» cura<strong>to</strong>.<br />

ora è amata la solitudine. ed è ammalata la solitudine,<br />

che cade nel sonno, dopo pochi minuti, e beve i buoni<br />

alcolici, e quelli che pr<strong>of</strong>umano, bevuti... Cambia anche<br />

il ritmo. il discorso sarà chiaro, ma anche sottile. E allo<br />

specchio sono provati, a lungo, i falsetti rumorosi, le imi-<br />

6


tazioni di voci inconsistenti, da sirena a bestia e vecchio.<br />

Pietraie e monti alti, e alta Asia, forse, e grande fuga; per<br />

non dire: «la colpa è degli uomini».<br />

non si dice che il freddo è caldo. il freddo è il freddo. e<br />

l’uomo ne muore? sì. ma l’uomo che ne scrive è vero, vivo,<br />

sorride e scherza; io, con lui, ero lì, più di una volta. e<br />

abbiamo mangia<strong>to</strong> insieme e bevu<strong>to</strong> – è una cosa normale.<br />

ma il freddo contrasta l’allegria e il cibo. Il vivo simula<br />

il gelo e gode del caldo: non è buona arte? E poi la memoria<br />

non dirà altro, a chi fu con lui: e spézzaTI, e <strong>to</strong>gli-<br />

TI, e vatTEne.<br />

ora, tempo, oggi, presente, realtà, e mondo personale, si<br />

vogliono unire in una lingua facile. anche io volevo morire,<br />

una volta. ieri sera, di colpo: «la responsabilità che mi<br />

dai – che non è importanza – mi intimorisce». questa è<br />

una distanza, per un tè <strong>of</strong>fer<strong>to</strong> [una PICCOLA COSA]: e<br />

perché tu vai? non bere! e te piacciono l’òmmini? è det<strong>to</strong>,<br />

perché non vedi chi sono: anche un uomo, uno che se ne<br />

va, dopo l’ultimo testimone.<br />

poi si met<strong>to</strong>no gli occhi negli occhi. quando Pierrot cede,<br />

e cede il filo teso, la lavandaia arriva, rialza il filo. la<br />

sua pietà è urgente, la tenerezza è uno stile, anche urgente:<br />

posso portare i fiori alla statua bianca? non mi sembra<br />

una statua, però è immobile; io la adoro, ma non mi vede;<br />

Arlecchino la seduce, perché non adora. fuori, gli uomini<br />

pisciano sul lastrico, in cinque o in sei, e il liquido rimane<br />

sulle pietre: fanno schifo.<br />

ora io non amo più una persona, ma MOLTE, e molte<br />

COSE. la tenerezza (la lavandaia e la bambina, padrone<br />

della corda) impedirà il «bel suicidio». questa speranza<br />

non è solo di Pierrot, che è Barrault.<br />

7


ora penso a chi ha undici anni meno di me, e sa già quello<br />

che serve, ma deve agire; dice: «io non ho ambizioni,<br />

nemmeno tu le hai». devo diffondermi e partire io stesso.<br />

mai sta<strong>to</strong> così reale, ecco il proget<strong>to</strong>: quando io ho il mio<br />

amore, e voi non siete; e ho il mio tempo, e voi non avete;<br />

prima quello, poi ogni amico, ma quell’amore è la prima<br />

cosa. La piccola Italia non aggredisce. Non amo. Non<br />

una freddezza. Non amo. Neanche la sua lingua usuale.<br />

Eppure non si <strong>to</strong>glie la parola a chi parla. Non si deve più.<br />

E il realismo semplice va mol<strong>to</strong> bene.<br />

Ogni mattina il cuore batte forte, poi si calma; poi l’uomo<br />

si lava il viso, pettina i capelli; sorveglia l’estensione<br />

della piccola macchia, ma decisa, sopra lo zigomo sinistro:<br />

nessuna pace, nessuna pace; poi prende il telefono,<br />

chiama un’altra casa [la casa non è nido; il telefono non è<br />

strumen<strong>to</strong>; il bagagliaio non è una stiva]: chiama in quella<br />

casa chi sa parlargli e parlare; c’è il taglio delle frasi private;<br />

salva con il nome la serie sul computer. Tut<strong>to</strong> continua,<br />

sempre e di più, e ques<strong>to</strong> è un rimedio grande.<br />

sot<strong>to</strong> Roma, ad Aprilia, si salmodia su un MI e un FA: il<br />

basso suona<strong>to</strong> bene; a Roma confusione e parole e cibo e<br />

bevanda – non amore, non amore; a Monfalcone una sola<br />

luce, cioè una donna; a Lello, in faccia: prendo esempio<br />

da lei, da te no; ad Aprilia amore, e riconosciu<strong>to</strong> il proprio<br />

teatro: ad Aprilia un po’ di pace. Riposo.<br />

8


3<br />

il campo è ques<strong>to</strong>. il lavoro è fat<strong>to</strong>, da tempo. uno saw <strong>the</strong><br />

Wheel, save <strong>the</strong> Will, mai senza pudore. non è un altro<br />

delirio, non è niente. E non è s<strong>to</strong>ria di tutti; ma è s<strong>to</strong>ria.<br />

questa è dolce e mol<strong>to</strong> tua; e questa è fruttuosa per gli altri<br />

sensi e felice.<br />

un collare si aggiunge o i bas<strong>to</strong>ni non gentili, le cucce<br />

sporche e non gentili. ques<strong>to</strong> è un collare di cane, così<br />

chiama<strong>to</strong>, ed è ques<strong>to</strong>. mentre vedevo che piangevo, vedevi<br />

chi piangeva – o non ques<strong>to</strong>, e non piangevo niente,<br />

niente –; è la sera del 4 marzo, nell’anno duemilasette,<br />

sot<strong>to</strong> Dio; la sera trascolora, discolora, non con colpa: ti<br />

conosco anch’io, che la lingua è tirata fuori, il cucciolo ha<br />

guaì<strong>to</strong>, contèntati, e segue l’efficacia, perché bagna, bagna<br />

– come mesi prima ha bagna<strong>to</strong> un sesso, ha fat<strong>to</strong> godere<br />

mol<strong>to</strong>, ha godu<strong>to</strong>; ma non ora, con questi istanti, ora<br />

no. A sera, non è un gioco chiamare LUME, e luce di lume,<br />

ques<strong>to</strong> lampadario, che è comunissimo, perché attenua<br />

il buio, un po’. Lume e luce; lama, amore. Marco non<br />

piange più per me. Io non ero felice e non scrivevo. E intendi.<br />

Estendi. E sospira, sospira, sospira. Perché si arrossa<br />

e mortifica – ed è bene – il nome LEGIONE, reso nullo,<br />

non perdona<strong>to</strong> e non vivo: veramente reso nulla, niente,<br />

mentre fugge, tra vuo<strong>to</strong> e vuo<strong>to</strong>.<br />

9


4<br />

quasi tutte le notti, in compagnia o da solo – la differenza<br />

non esiste –, l’aria manca. L’aria mancava con turbamenti<br />

e timore, tanti e tan<strong>to</strong>. Il timore è grandissimo. E la<br />

testa non ha pati<strong>to</strong>, però: è un piacere il riposo, dopo un<br />

latte materno una vocazione una nascita un taglio di forbici<br />

il forcipe – evidentemente è una regola, e una regola<br />

si ripete SEMPRE.<br />

anche il pr<strong>of</strong>ilo, non il ritrat<strong>to</strong> della faccia, può essere<br />

mala<strong>to</strong>. Ed è ossessione anche questa, la più normale: non<br />

di ogni uomo è det<strong>to</strong>, ma di ques<strong>to</strong> uno, solo – che si vede<br />

nelle immagini lievemente imperfette, quasi grezze. Gli<br />

convengono il bianco e il nero e il nero e il bianco.<br />

non mangiare alcuni ultimi, non ingoiare, poi dimenticare,<br />

pres<strong>to</strong> – tutti gli ultimi fatti, le azioni, le parole dette.<br />

vuoi dimenticare anche F. Ma è dimenticata (un pomeriggio,<br />

gli stivali rossi: vai via); e poi ri<strong>to</strong>rnerà molte volte,<br />

almeno nel pensiero: oggi sono quindici anni. di stanchezza<br />

non muori; e nemmeno vivi; giaci e aspetti, speri e illumini<br />

il tuo futuro, con regali copiosi – questi stessi, materiali<br />

della mente, per la mente.<br />

più che una creatura, che veste panni e lascia segni – le<br />

orme, gli sputi, semi, sterchi; un’altra discendenza è stata<br />

immaginata, che non rattrista – nella nuova non strazia<br />

nulla; la morte vi entrerà a suo tempo, ovvia, ma non la<br />

violenza. La speranza è questa, pres<strong>to</strong> detta. L’origine vera<br />

era volgare e violenta. Chi può, la intende tradotta in<br />

10


questa lingua. E chi ha senti<strong>to</strong>, in mente – e fuori – le parole<br />

peggiori si indigna, perdona poco, prega mol<strong>to</strong>; lavora<br />

mol<strong>to</strong>. Si vive meglio sporchi, e non puliti: il padre<br />

delirava sporco. La dissociazione nasce qui: i parenti, gli<br />

amici, gli amori non sono ciò che SONO.<br />

La vita non è questa, ma è lo strazio delle parti – più volte.<br />

E in una casa maggiore – solo perché è più grande, perché<br />

è in Via del Campo, in principio – sta un uomo, non<br />

con i suoi averi; trova altri oggetti e mobili, sul nuovo pos<strong>to</strong>;<br />

ha sogna<strong>to</strong> ques<strong>to</strong> sviluppo, e ora ha molte cose. Le<br />

due contraddizioni si feriscono: solitudine e compagnia:<br />

questi stati sono permanenti: così sono ombra scura e luce<br />

prolungata: una unita ad una. Non è una sola forma di<br />

vita, ma due, e sono amate mol<strong>to</strong>.<br />

au<strong>to</strong>mobili molte. chi è il poeta? fa quasi freddo, eppure<br />

è maggio pieno. Tali i sentimenti, così i modi usati. sembra<br />

del tut<strong>to</strong> continuo, forte, uguale a prima – perfettamente<br />

uguale: lavoro, traduzioni, incontri, poche lettere<br />

con risposta; non in realtà. che cosa è questa salute? la salute<br />

ha salva<strong>to</strong>, è vero – eppure non ha salva<strong>to</strong>; tu ne sei<br />

degno o meno. dov’eri mentre, dov’eri quando, dov’eri in<br />

quel momen<strong>to</strong>? non eri lega<strong>to</strong>, non eri a protestare; eri intat<strong>to</strong><br />

dal fuoco e non pron<strong>to</strong> a morire; e poi protesterai,<br />

ti legherai; conoscerai, e farai conoscere, come il dolore sa<br />

di sale (e fa male).<br />

ciò che è conosciu<strong>to</strong>, perché è materno, sarà giustifica<strong>to</strong>,<br />

come un buon segno; e consolata anche la madre: buon<br />

segno, che riferisce il passa<strong>to</strong> e il s<strong>of</strong>fer<strong>to</strong> al popolo futuro;<br />

e segno buono, che traduce l’arte nell’arte.<br />

11


Il flau<strong>to</strong> della voce qui si effèmina. Dice: lasciàtemi solo.<br />

la carità penetra a porte chiuse. le invenzioni in prosa tendono<br />

a ques<strong>to</strong>. questa struttura schiaccia la durezza. La<br />

rivoluzione è un at<strong>to</strong> di violenza. I difetti del passa<strong>to</strong> continuano<br />

ad essere forti, e il cuore non reggerebbe. Invece<br />

è resistente; rompendosi il vaso, inizia a dire. Però dice<br />

tut<strong>to</strong>.<br />

l’ansia continua: le volte con ripugnanza, quelle con il discorso<br />

semplice che la contrasta. Quando dice: Resisti,<br />

amico, sopporta. Se dice: Io sono presente; oppure: Nessuna<br />

forma basta; e: Non ti giudico. L’uno cura l’altro.<br />

Dalle voci i testi e i testi («potrei giudicarti?» – «forse ho<br />

più coraggio di te»). La poesia li riceve, per resistenza e<br />

per tenerezza. Ques<strong>to</strong> libro non odia: anzi si sposta fuori,<br />

di fraternità in fraternità.<br />

12


5<br />

la simmetria non è più un fine. Il meglio è uscirne.<br />

è sta<strong>to</strong> conosciu<strong>to</strong>, nell’infanzia, il segno bianco, uno<br />

squarcio sul fianco sottile, come era (fu) – che ora, perché<br />

la pelle non sa il sole [ma lo saprà], sbianca del tut<strong>to</strong>. E<br />

non mi <strong>to</strong>ccare mai tu, dirà dopo: a chi forse <strong>to</strong>ccherebbe,<br />

già con le dita lunghe, dita di rose e di viole e vaniglia fortissima<br />

[confuse le persone, quasi una, a pensarci; ti sbagli,<br />

ti abbagli] – nemmeno da queste mani ci si fa <strong>to</strong>ccare,<br />

una volta. lo squarcio chiuso è sempre un marchio: che riguarda<br />

la pelle.<br />

non volevi sentirti altro, non potevi: solo cambia<strong>to</strong> e<br />

scambia<strong>to</strong> e diverso, lì, prima nascendo; e già guaìvi, con<br />

i versi di un cucciolo: povera virilità e nulla, in tutti i modi.<br />

e lì parlava una creatura femmina (e già M. poneva la<br />

mano sot<strong>to</strong> per vedere: ques<strong>to</strong> non è maschio; avevano 8<br />

anni uguali). Il disprezzo è sprezza<strong>to</strong> bene, oggi. E mi senti?<br />

tu mi senti? Tu hai capì<strong>to</strong>. Né fia<strong>to</strong> di voce né scrittura<br />

scritta dicono tut<strong>to</strong>. Ques<strong>to</strong> è vero. Ma è indiret<strong>to</strong> anche<br />

ques<strong>to</strong> at<strong>to</strong>: riprodurre, con la pace e senza, la vita di prima.<br />

Non c’è stata; e se c’era, è morta; se è morta, non parla<br />

più e non si alza.<br />

nessuna notte viene senza rabbia, in un modo o nell’altro.<br />

Sogno: la lavagna è coperta da un doppio vetro: li farò<br />

scorrere per scrivere, e l’insegnante non vuole. Scrivo la<br />

parola VOCE. La letteratura sarà riesaminata, con Brecht<br />

o senza; perciò è riesaminata – già ora – compresa la sua<br />

13


carne, e come si atteggia – la persona che scrive. Che è persona<br />

di re, con piacere. O no? Bach a tut<strong>to</strong> volume, intan<strong>to</strong>,<br />

per s<strong>to</strong>rdire. che la mente sia anche regina in reggia,<br />

accompagnata dalla consolazione che fa ridere, molti e<br />

molte: infatti «non è vita». Arriva una lettera bella; e dice:<br />

e tu non credere, e non è mai vero. E perché parlano? Nessuna<br />

notte viene con calma, da anni; come si dice del mare,<br />

quando è mosso: il mare è agita<strong>to</strong>, oggi; e il ven<strong>to</strong> si<br />

chiama l’«impetuoso», e l’acqua è tutta «cristallina». DIO<br />

– che contempla personalmente e impersonalmente questi<br />

figli – avrà pietà dell’atmosfera turbata, ma umida, e del<br />

pian<strong>to</strong> di P., perché tut<strong>to</strong> costa, tut<strong>to</strong> costa denaro! Il numero<br />

dei fatti piccoli, che fu grandioso, cala: a poco a poco<br />

si smorza.<br />

qualcuno pone un pizzo sot<strong>to</strong> il foglio sottile; e, sopra,<br />

PASSA il pastello di cera o olio, traccerà un disegno diverso;<br />

così il gesso. Puoi tracciare decine di opere uguali;<br />

dove ti attirerà l’idea del foglio, teso su un pavimen<strong>to</strong> irregolare,<br />

e registrarlo in carta; e sopra muri zigrinati, come<br />

arance, e registrarne le variazioni di millimetri centimetri.<br />

La scala è ingenuamente 1:1. Questa registrazione<br />

è un refrigerio – capisci –, che limita la differenza tra la<br />

mano e lo spazio in cui non la agiti.<br />

Chi vede, non ha vis<strong>to</strong> il distacco tra il segno emesso e la<br />

carne tradìta, anche se è bella. Avevi già det<strong>to</strong> sì, e sì ancora,<br />

ad uno spogliarti, tu stesso, tu, tra gli altri nudi e le<br />

nude, sot<strong>to</strong> un get<strong>to</strong> d’acqua dura, in un cortile di Firenze:<br />

e ques<strong>to</strong> non era un simbolo; rispondendo. Imitare<br />

Regina Galindo, perché è grande. Ma il nudo pensava:<br />

ecco, in me non c’è più nulla di installa<strong>to</strong>, nulla è solido.<br />

Per il mio bene! Per la mia incoerenza!<br />

14


6<br />

AI FRATELLI:<br />

un’intesa immediata, o no. perché no? più tardi, una Deposizione<br />

e il rumore [ma non parlate]. queste ombre sono<br />

masse di at<strong>to</strong>ri: ma sono tenui. Non sono vere. Allora<br />

parrà: è fini<strong>to</strong> tut<strong>to</strong>!; le miserie sono finite! allora DOVE-<br />

TE IMPARARE A PARLARE. io DEVO IMPARARE<br />

CHE VOI PARLATE. Angelo R. ha det<strong>to</strong> e scrit<strong>to</strong>: «Toglietemi<br />

la parola». Ma io, ora, io la voglio.<br />

Al Dio celeste:<br />

stupisce il potere delle ombre, che si muovono. Ma a suo<br />

tempo: le ombre scompariranno. Riappare la protezione<br />

dell’inverno: «mi pare che l’inverno debba apportarmi<br />

una gran gioia» (dolce nella memoria, una fiaba di Capuana:<br />

la Fata Neve, il principe che ne parla).<br />

In figura, prima dell’inverno: un pungiglione di metallo,<br />

che fascia la punta di un di<strong>to</strong> (è invisibile; l’uno e l’altro) e<br />

batte – non si vede come – sulla cima della testa. Puntualmente,<br />

finirà a suo tempo. Così muore il latino rispet<strong>to</strong> al<br />

volgare, più duttile (la tenerezza che vi si sente, perché è<br />

vario o trasformabile: uno diventa altro). Quindi: la tendenza<br />

al risveglio, e chinarsi sui libri (varianti: sui viaggi,<br />

sulla cura della casa, sulle telefonate; la mente accesa sulle<br />

sue cose, per scelta; a suo modo felice). Ma prima un<br />

sonno enorme, molte ore: così non vedere mentre, e come,<br />

queste ombre sono; e sono aspre, eccetera.<br />

15


Supera<strong>to</strong> il limite dei trenta anni (superficie; la prima corazza);<br />

si è sensibili al primo <strong>to</strong>cco di frusta, guidata dalle dita,<br />

quando penetrano piano, dentro, sot<strong>to</strong>, dolci: e penetrabili<br />

immagini, anche, in cui la schiena è nuda e non sensuale;<br />

vi compaiono strumenti molti; che significano: come<br />

è altra cosa la vita; come la vita è diversa; che nessuno<br />

è degno!, ecc. E dura poco!, ecc. Anche questi strumenti<br />

non sono degni. O sono incompresi, non difesi quando<br />

piove il peggio. L’uomo non è degno. Non ogni uomo, ma<br />

ques<strong>to</strong> – che è modello, nelle immagini lievemente imperfette,<br />

quasi grezze. Il bianco-e-nero ti corrisponde: quindi<br />

anche il pr<strong>of</strong>ilo, non il ritrat<strong>to</strong> della faccia, in fo<strong>to</strong>. Può<br />

essere malata. Ed è ossessione anche questa LETTURA,<br />

che è imposta ad un latte [materno] ad una vocazione ad<br />

una nascita – evidentemente è tua, ancora. Non basta che<br />

ogni notte, o quasi, in compagnia o da solo, l’aria manchi<br />

del tut<strong>to</strong>, per l’asma. La testa farà male tut<strong>to</strong> il giorno.<br />

Anche l’aria manca del tut<strong>to</strong>: lo spettacolo che – mancando<br />

– vorrà dire, di nuovo, più volte: la colpa non è degli<br />

uomini.<br />

e ques<strong>to</strong> periodo ha slanci felicissimi. lo stile si sposta su<br />

immagini piccole: l’ape il chiostro l’emblema il leone dell’araldica<br />

[rampante]. in tutti i modi, il lavoro diceva: io<br />

avevo fame, io avevo prima. ques<strong>to</strong> è ciò che NON siete;<br />

ed ecco ciò che NON posso. Per pietà si parlava sempre,<br />

ad un nemico ignorante, per sua colpa.<br />

(maggio 2003-maggio 2008; giugno-ot<strong>to</strong>bre 2009;<br />

agos<strong>to</strong> 2010-febbraio 2011)<br />

16


Prometeo<br />

17


Efes<strong>to</strong> dice<br />

contro la mia volontà e anche contro<br />

la tua volontà acerba io ti lego<br />

oggi, su ques<strong>to</strong> segno.<br />

[pausa]<br />

qui non arriva voce<br />

umana e manca l’ombra.<br />

il sole ardente qui<br />

può cancellare il fiore della pelle<br />

anche a un dio – e lo farà.<br />

la notte <strong>to</strong>glierà la luce e allora<br />

avrai riposo. il nuovo sole, dopo,<br />

seccherà la rugiada.<br />

l’assillo di ques<strong>to</strong> tempo sarà contro<br />

di te! oggi io ti lego.<br />

tu ami questa gente, perché è nuda.<br />

e ci pensi. e li ami, e sei un dio<br />

anche tu; e a noi – tu non hai mai pensa<strong>to</strong>.<br />

mia grande arte, come ti odio ora!<br />

[silenzio. riprende, come Prometeo]<br />

io non odio la mia.<br />

19


a quegli uomini, io ho da<strong>to</strong> una testa.<br />

con gli occhi aperti gli occhi erano vani<br />

con buone orecchie era vano udire<br />

popolo senza luce come i sogni<br />

fatui non abitavano la terra<br />

esposta al sole e nulla niente mai<br />

sapevano del legno e si accucciavano<br />

nel fondo nero delle grotte come<br />

le formiche, ma senza un chiaro segno<br />

che fosse inverno o primavera o estate;<br />

questi non sono uomini, dicevo:<br />

sono ombre. insegnai che cosa è il cielo<br />

e la superba invenzione dei numeri<br />

e l’arte che fa vincoli tra i segni<br />

«madre di Muse» «memoria del mondo»<br />

e imposi i finimenti agli animali<br />

schiavi fieri di giogo e cavaliere<br />

e unii al carro i cavalli domati.<br />

ho immagina<strong>to</strong> i carri. con le ali:<br />

bianche, di lino per correre in mare.<br />

ho inventa<strong>to</strong> le arti dei mortali<br />

e piango. NON PARLO.<br />

[abbandono. il Coro è languido, quasi femmineo, sussurra]<br />

perché tu s<strong>of</strong>fri? parla.<br />

[risvegliandosi. severamente]<br />

ad un mala<strong>to</strong> non si dava cura<br />

non c’era medicina da mangiare<br />

o bere o come unguen<strong>to</strong> e questi uomini<br />

20


morivano morivano morivano<br />

spiegai divinazione e medicina<br />

e ho distin<strong>to</strong> e acceso nei mortali<br />

le pr<strong>of</strong>ezie racchiuse nelle viscere<br />

delle bestie nel volo degli uccelli<br />

nel fuoco che fa lampi quando parla<br />

ho fat<strong>to</strong> queste cose e molte altre.<br />

anche il rame l’argen<strong>to</strong> il ferro l’oro<br />

chi potrà dire «li ho scoperti io»?<br />

io li ho scoperti prima. e ora ti dico:<br />

Prometeo ha da<strong>to</strong> tut<strong>to</strong>, a tutti gli uomini.<br />

[Coro]<br />

non devi amare troppo<br />

questi mortali. tu<br />

trascuri la tua sorte<br />

difficile – ma ho<br />

speranza che tu un giorno<br />

senza queste catene<br />

sia grande, come Zeus.<br />

[come Prometeo]<br />

non è ancora il momen<strong>to</strong>.<br />

quando sarò doma<strong>to</strong><br />

veramente io non<br />

avrò più questi ceppi<br />

osceni. ora no. no.<br />

l’intelligenza è fragile,<br />

l’obbligo è troppo forte.<br />

[Coro]<br />

chi governa ques<strong>to</strong> obbligo?<br />

21


[come Prometeo]<br />

le Moire e le Erinni<br />

hanno buona memoria.<br />

[Coro]<br />

che cosa dici? Zeus<br />

vale meno di loro?<br />

[come Prometeo]<br />

pensi che Zeus sia libero?<br />

[Coro]<br />

Zeus? nostro padre? non regna per sempre?<br />

[come Prometeo]<br />

non chiedere di più.<br />

[Coro]<br />

dimmi ancora. ti prego.<br />

[come Prometeo]<br />

io dico che non hai<br />

il mio stesso dirit<strong>to</strong><br />

di parola. farai<br />

male, se parli ora.<br />

[pausa: stanchezza e crollo di Prometeo]<br />

–––<br />

quan<strong>to</strong> è grande la luce<br />

del cielo, io la supplico.<br />

quan<strong>to</strong> è veloce l’aria<br />

sulle ali, io la supplico.<br />

22


io supplico anche il mare<br />

e la terra, che è madre<br />

di ogni vita, e invoco<br />

il sole: il sole è l’occhio<br />

che vede tut<strong>to</strong> il mondo.<br />

sole, terra, cielo, mare,<br />

guardate cosa s<strong>of</strong>fro<br />

per mano degli dèi:<br />

eppure sono un dio.<br />

–––<br />

piango ques<strong>to</strong> dolore<br />

nuovo e il dolore che<br />

verrà. in un momen<strong>to</strong><br />

si può dire «è finita»:<br />

basta poco. non ora.<br />

vedo già tut<strong>to</strong>. Zeus,<br />

anche Zeus, è uno schiavo<br />

snerva<strong>to</strong>. io non oso<br />

tacere; ma non oso<br />

ancora non tacere.<br />

–––<br />

nemmeno Efes<strong>to</strong> ha fat<strong>to</strong><br />

una cosa decente.<br />

Efes<strong>to</strong> non è libero,<br />

anche Efes<strong>to</strong> è uno schiavo.<br />

–––<br />

23


sei re tu? è chiaro. e sei<br />

un prete? guarda questa<br />

pace, che non continua;<br />

e una lama è per caso<br />

se viene, e taglia quando<br />

cade, e la pelle è piena<br />

di questi segni. addio!<br />

[pausa]<br />

anche di me, anche di me avrà bisogno<br />

il signore Zeus. purché gli dica quale<br />

violenza nuova gli ruberà scettro<br />

e onori, né più dio né re e senza<br />

governo. ma se Zeus non mi rialza<br />

da ques<strong>to</strong> carcere, prima, e se Zeus<br />

non ricompensa l’ingiuria di oggi,<br />

io non dirò niente.<br />

questa potenza è vana. anche il furore<br />

è. Zeus verrà: verrà<br />

come un amico. e quando<br />

verrà, sia il benvenu<strong>to</strong>.<br />

* * *<br />

ti voglio raccontare questa favola,<br />

credo. una volta iniziò la discordia<br />

tra gli dèi. quando ci fu la discordia<br />

tra gli dèi, qualcuno si accaniva<br />

contro Cronos: perché Zeus fosse il nuovo<br />

signore; ed altri contro Zeus: mai<br />

Zeus fosse il primo dio. non una volta,<br />

24


più volte, mia madre<br />

ha previs<strong>to</strong> la s<strong>to</strong>ria: senza guerra,<br />

e solo per la furia di un inganno,<br />

il nuovo dio sarà un capo per tutti.<br />

e io lo dissi. non ci fu uno sguardo<br />

buono; mentivo, forse; ecco, non ero<br />

credu<strong>to</strong>. ma lo dissi, con parole<br />

vere. prendere Zeus sembrava il meglio,<br />

allora, e mi aiutò mia madre; e il mio<br />

consiglio vero fece spr<strong>of</strong>ondare<br />

Cronos, il vecchio, e tutti i suoi compagni.<br />

[confuso, come cambiando discorso]<br />

no. penso solo, a... io penso. io penso<br />

solo. no. penso solo a qualche cosa –<br />

è la mia volontà. questa è una casa.<br />

su questa sedia ho sete. a ques<strong>to</strong> pun<strong>to</strong><br />

io potrei bere. penso<br />

sempre a quando si parla, e come parla<br />

bene chi parla. no, prego. no! parlo<br />

solo, prego «l’amore per gli uomini»:<br />

io ho.<br />

[riprende, più lucido]<br />

la peste del potere è sempre<br />

una. questa: nessuna fede, poca<br />

fede per un amico, non avere<br />

mai fede. mai fede. bene, vuoi sapere<br />

qualcosa. sì, vuoi sapere perché<br />

Zeus mi <strong>to</strong>rmenta. allora Zeus regnava<br />

da poco, al pos<strong>to</strong> di suo padre, e già<br />

attribuiva ad ogni dio una sede<br />

e faceva l’impero. e poi voleva<br />

25


distruggere gli uomini, senza<br />

salvarne uno, e fare nuovi uomini<br />

sulla terra. nessuno disse una<br />

parola, una. e io parlai; ho salva<strong>to</strong><br />

io questa gente. è vero. e sono anda<strong>to</strong><br />

oltre. lo hai capì<strong>to</strong>. è gius<strong>to</strong>: sono<br />

anda<strong>to</strong> oltre. ho <strong>to</strong>l<strong>to</strong> la paura<br />

della morte agli uomini. come ho fat<strong>to</strong>?<br />

ho insegna<strong>to</strong> a sperare, anche se<br />

è una speranza cieca. e non ho ancora<br />

smesso: ho porta<strong>to</strong> il fuoco tra gli uomini.<br />

lo hanno ancora? sì. gli uomini hanno<br />

ancora il fuoco: grazie<br />

al fuoco, impareranno<br />

ancora molte arti<br />

* * *<br />

(l’apice non è ques<strong>to</strong>:<br />

vi è un dio mol<strong>to</strong> forte,<br />

e lo si lascia solo<br />

qui – contro la sua voglia.<br />

dico: l’apice è ques<strong>to</strong><br />

fiume della giustizia<br />

in me – come io voglio.<br />

l’amico invoca amici<br />

buoni. io prego per ques<strong>to</strong>)<br />

* * *<br />

[come Ermes]<br />

parola di Ermes: prima il padre Zeus<br />

26


affonderà tra pietre rovinate<br />

il tuo corpo; e non sarai più vis<strong>to</strong>.<br />

vedrai la luce ancora. parla Ermes<br />

per Zeus: il padre Zeus vorrà che il cane<br />

sacro, ala<strong>to</strong>, l’aquila<br />

ti apra il corpo e venga a divorare<br />

la tua mente: ogni giorno. ed Ermes<br />

parla per Zeus: la bocca<br />

di un dio è vera. bocca di Zeus – Ermes –<br />

parla. qui Ermes parla: guarda, guarda<br />

in<strong>to</strong>rno a te. chi vedi? e il tuo orgoglio<br />

non si può limitare? e quan<strong>to</strong> vale?<br />

[come Prometeo]<br />

Prometeo dice ad Ermes: Zeus, un giorno,<br />

sarà umilia<strong>to</strong> dalle nuove nozze,<br />

che farà. io solo vedo il suo futuro.<br />

oggi è in pace. che sia tranquillo ora<br />

non conta. un giorno cadrà anche Zeus.<br />

Zeus avrà un figlio forte ed invincibile –<br />

e ques<strong>to</strong> figlio può umiliare il fulmine<br />

del cielo. ora il signore Zeus impara<br />

che uno regna e l’altro è servo, e i due<br />

non sono uguali. e adesso dici io parlo<br />

da pazzo, io urlo come uno che odia<br />

e spera teme odia ancora. ma<br />

quello che dico avviene. è un fat<strong>to</strong> vero:<br />

così è vero che io – anch’io – lo voglio.<br />

Zeus è tranquillo, Zeus è in pace. tra<br />

poco, Zeus non sarà più un capo: un dio<br />

<strong>to</strong>glie e dà, un giovane può uccidere<br />

e cadere. è annienta<strong>to</strong>. e io lo voglio.<br />

27


* * *<br />

dico che è troppo facile<br />

amare da lontano.<br />

io li amavo. li amavo<br />

tutti da vicino. e tu? anche tu<br />

mi ami? e dici sàlvati.<br />

per mia volontà libera io mi sono<br />

espos<strong>to</strong> a questa fine. per mia colpa.<br />

per la mia volontà e la mia colpa,<br />

è vero. io non credevo mai che questa<br />

ora venisse. perché? non sapevo?<br />

allontanavo sempre ques<strong>to</strong> tempo.<br />

* * *<br />

se un uomo – un dio no – alla finestra<br />

vede dall’altra parte c’è una donna,<br />

alla finestra. stende i panni, è sola,<br />

piegati i seni verso i fili e non<br />

sa che è guardata. è un giorno dell’estate<br />

più calda. è agos<strong>to</strong>. è quasi nuda. quello<br />

che vede i dieci istanti della scena<br />

sa che la scena dura poco, ma<br />

guarda e guarda. va bene. e dopo? un solo<br />

minu<strong>to</strong> <strong>to</strong>glie tut<strong>to</strong>: non <strong>to</strong>ccare,<br />

solo vedere, e non vedere mai<br />

più. diciamo che l’onda piange quando<br />

si spezza a riva e le sorgenti d’acqua<br />

ti chiedono la stessa pietà: io credo.<br />

molti uomini nuovi<br />

nascono; ed altri dopo. e ques<strong>to</strong> è bene.<br />

28


ho fat<strong>to</strong> cose buone. ho suscita<strong>to</strong><br />

arte e pietà, e medicina e genio<br />

tra i piccoli: i fratelli cer<strong>to</strong> sono<br />

mol<strong>to</strong> diversi da me. io lo so bene.<br />

ho fat<strong>to</strong> tut<strong>to</strong> e sùbi<strong>to</strong>. rallègrati!<br />

rallègrati! sii forte!<br />

* * *<br />

un dio divide. un uomo non può osare<br />

unire ancora quello che un dio scioglie.<br />

il dio separa e l’uomo non può unire<br />

quello che un dio divide: e un altro Dio<br />

si muove per amore:<br />

soltan<strong>to</strong> la pietà<br />

lo inchioda fisso ad una sedia, ad una<br />

sede; è mor<strong>to</strong>. la mancanza di stile<br />

è quando ama; e troppo rumore, credo.<br />

le sorelle che guardano oggi hanno<br />

rispet<strong>to</strong> della forza,<br />

che io sono. e anche fratelli<br />

hanno questa pietà.<br />

«il principio delle opere è la mente»<br />

se c’è. il suo fine è non avere limiti.<br />

le sorelle e i fratelli<br />

guardano queste cose?<br />

* * *<br />

29


un giorno avrete vis<strong>to</strong><br />

che un uomo esce dall’acqua<br />

vivo. è il nuovo spettacolo<br />

e io vedo. viveva<br />

dentro l’acqua; ma fuori<br />

osserva i panni persi,<br />

e sono asciutti – è mor<strong>to</strong> –<br />

allora è mor<strong>to</strong>, è vivo<br />

anche lui. anche lui<br />

è mor<strong>to</strong>. perché è anda<strong>to</strong>?<br />

e no, c’è ancora: è ancora<br />

vivo. che cosa c’entra?<br />

ques<strong>to</strong> era lo spettacolo.<br />

[fervore, ansimando, esagera<strong>to</strong>]<br />

che cosa c’entra? allegro!<br />

la mia pace è con te!<br />

[moderandosi]<br />

e una sirena in una<br />

parte di mare grida<br />

è lui è lui e<br />

è lui, è lui – e ri<strong>to</strong>rna<br />

l’uomo. figlio dell’uomo,<br />

non vuoi restare in vita?<br />

figlio della smarrita!<br />

e tu, senza il tuo simile.<br />

. . . . .<br />

30


[bevendo o tentando di bere]<br />

come gli uomini: ecco.<br />

ho vis<strong>to</strong> che la NEVE<br />

è bella è bianca è fredda<br />

e ghiaccia e copre e forse<br />

la neve si può bere.<br />

anche la neve, anche<br />

la neve si può bere.<br />

io ricordo che questa<br />

è un’idea perfetta.<br />

. . . . .<br />

quello che io vi chiedo<br />

è poco, per il mol<strong>to</strong><br />

che posso dire. state<br />

qui, uno accan<strong>to</strong> all’altro,<br />

buoni compagni, amici.<br />

scendete voi, scendete<br />

sopra la terra, su.<br />

non ci sia differenza tra di noi:<br />

anche se sono un dio.<br />

non diamo gloria al gius<strong>to</strong>?<br />

* * *<br />

ques<strong>to</strong>, il male che mi<br />

infliggi, non è nuovo.<br />

prova a placare il mare.<br />

31


prova una volta sola.<br />

se si ferma. mai. e non<br />

ti venga più in mente.<br />

così io avrei paura.<br />

e ho il cuore di una donna:<br />

no? conosci le donne che si piegano<br />

davanti a un dio, con le mani tese.<br />

sì? io devo supplicare il dio che odio<br />

io più di tutti – e più di tut<strong>to</strong>: «oh scioglimi».<br />

io sono. io non sarò<br />

più uguale al tuo pensiero!<br />

Zeus fa mol<strong>to</strong> male,<br />

che io conosco già.<br />

Zeus mi assorda, non voglio<br />

sentirlo, e Zeus mi assorda<br />

di nuovo con i fatti<br />

che io conosco. è gius<strong>to</strong>:<br />

il buon nemico investe<br />

sempre il nemico e lo assedia. e continua:<br />

che scagli anche la folgore e le armi<br />

Zeus ha, faccia lo scempio<br />

del cielo, che io vedo –<br />

dio, in nessun modo, in nessun modo può<br />

privarmi della vita.<br />

la vita non è sciolta dal suo nodo.<br />

[come Ermes, scandendo ogni parola, senza sillabare]<br />

qui Ermes dice queste<br />

parole sono assurde.<br />

che cosa manca a questa<br />

32


invocazione – Ermes<br />

parla sempre – per essere<br />

pazzia? il suo delirio<br />

non cambia stile. e poi –<br />

non mi furono spenti<br />

gli occhi. gli occhi sono<br />

sempre il meglio di noi.<br />

<strong>to</strong>lti ad un altro, spenti<br />

dopo, un altro li chiude<br />

da solo, quando l’uomo<br />

parla contro se stesso;<br />

i miei occhi non furono<br />

spenti mai. e, dopo,<br />

«vol<strong>to</strong> fraterno, Antigone»,<br />

«piedi veloci, Achille»,<br />

dopo, dopo, dopo. ecco<br />

quello stile, che chiamo<br />

la memoria del mondo,<br />

che io insegno. muore<br />

oggi lo stile primo.<br />

c’è una gloria più piena<br />

– sei un dio anche tu –<br />

in me e la mia gloria<br />

non è una cosa fredda,<br />

e a noi hai più pensa<strong>to</strong>?<br />

no. e furono per ques<strong>to</strong><br />

lasciati gli occhi, a me.<br />

io vedo. io vedo. io vedo.<br />

* * *<br />

33


[come Prometeo]<br />

dopo si <strong>to</strong>rna sempre<br />

alla realtà. in realtà,<br />

non più solo a parole,<br />

questa terra è agitata<br />

e cade. ora il tuono<br />

è forte, si alza polvere,<br />

e un ven<strong>to</strong> è contro un altro<br />

ven<strong>to</strong>: è la guerra delle<br />

correnti opposte – io vedo<br />

la violenza precisa<br />

che scende su di me.<br />

e Zeus che la scatena.<br />

. . . . .<br />

pietà e pietà e pietà<br />

pietà e pietà e pietà<br />

pietà pietà pietà<br />

[più lucido]<br />

e intelligenza. e il sole. cosa c’entra<br />

il fiore della pelle?<br />

(so che bruciano vivi<br />

i vivi, molti restano<br />

vivi scottàti al fuoco – non c’è pelle<br />

intatta, ma resis<strong>to</strong>no). non raggia<br />

più il sole. fa pietà<br />

anche il sole. se viene<br />

il buio, non mi <strong>to</strong>glie<br />

il fiore della pelle.<br />

34


Efes<strong>to</strong> mente! Efes<strong>to</strong><br />

non dice cose vere.<br />

[pausa – poi lentissimo]<br />

dov’è mia madre? gloria<br />

alla luce del cielo!<br />

[pausa. riprendendosi, più lucido]<br />

io voglio dire ancora.<br />

io voglio ancora dire<br />

queste due cose.<br />

[come Ermes] parla<br />

Ermes: non farmi fare<br />

due volte il viaggio parlami<br />

più chiaro – nessun<br />

enigma. [come Prometeo] io ti rispondo.<br />

[pausa. principio dell’abbandono]<br />

[è stanco. raccoglie il più possibile le gambe e stringe la<br />

testa verso il ventre]<br />

non solo tu sei servo,<br />

Ermes. bravo. in voi giovani<br />

anche il potere è troppo<br />

giovane. e voi, i giovani,<br />

dite «il castello è saldo»<br />

dite «la casa è solida» –<br />

[le prossime parole sono sospiri, dilatazioni e restringimenti<br />

di vocali: azioni per la bocca, che fa sforzi]<br />

ricordo. ho vis<strong>to</strong> già<br />

due sovrani, caduti<br />

da quella casa.<br />

35


manca<br />

poco, e cadrà anche il terzo:<br />

in un istante solo.<br />

un istante gli basta.<br />

[pausa; riprenderà ancora, con sforzo ed esaltazione]<br />

grande troia: vai prendi<br />

la cetra, corri dove<br />

nessuno ti ricorda<br />

e suona bene e canta<br />

canta canta!<br />

lo vedi?<br />

qualcuno ti ricorda?<br />

e rondinella. rondine,<br />

rondine, rondinella,<br />

se prendi il fango tu<br />

ci farai l’oro? se<br />

tu mi dai l’oro, io<br />

farò meglio di te!<br />

. . . ..<br />

[pausa. poi lentamente, abbassando la testa]<br />

questa è una voce ancora<br />

normale. io sono ancora<br />

un dio: perché non muoio.<br />

e ho det<strong>to</strong>: fine. ho det<strong>to</strong>.<br />

e ho det<strong>to</strong>: a me, basta.<br />

36

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