Guai a me - (Domenicani) - Provincia San Domenico in Italia
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I punto<br />
Predicate<br />
predicate predicate!<br />
S. Do<strong>me</strong>nico era solito chiedere a Dio di "elargirgli una vera ed efficace carità<br />
per promuovere e ottenere lil saIVe7.7..a dei fratelli, conv<strong>in</strong>to che sarebbe stato Wl vero<br />
<strong>me</strong>mbro d i Cristo solo quando si fosse d cdic.ltO con tutte le sue fo rze a salvare le ani<strong>me</strong>,<br />
il imitazione del Salvatore di tutti, il Signore nostro Gesù, che ha offerto tutto se stesso<br />
per la nostra salvezza" (LibellrlS de illitio Ordil/is Fratrum Praedicaforwl1, 13).<br />
l 'ideale di S. Do<strong>me</strong>nico era una santità che non solo imitasse, ma quasi ricopiasse la<br />
missione di Gesù; c vi riusò così bene che S. Cater<strong>in</strong>a ha potuto soivere d i lui che egli<br />
aveva assunto "['ufficio del Verlx>". Il $anto dedicò completa<strong>me</strong>nte gli ultimi vent'anni d ella<br />
sua vita alla predicazione della Buona Novella secondo lo "stile di Gesù": cerro con umiltà e<br />
distacco le persone <strong>in</strong> ogni mo<strong>me</strong>nto e dOV\Ulque si trovassero. Sfidò l'<strong>in</strong>differenza, la derisione,<br />
le offese, e per al<strong>me</strong>no dieci anni si confrontò con gli eretici <strong>in</strong> molti dibattiti pubblici.<br />
Oggi i Do<strong>me</strong>nicani, sull'esempio del Fondatore, cont<strong>in</strong>uano la sua opera. O ltre<br />
alla formazione e alla guida delle comwlità cristiane loro affidate, oltre all'<strong>in</strong>segna<strong>me</strong>nto,<br />
alle conferenze, alla direzione sp irituale e alle altre attività più "tradizionali", i<br />
Do<strong>me</strong>nicani a Bolo§na <strong>in</strong> q uesti anni halUlo sviluppato, tra le altre, due modalità <strong>in</strong> un<br />
certo senso "nuove'.<br />
La prima è la predicazione della Buona Novella <strong>me</strong>diante la radio. Da dodici anni<br />
tre Frati tengono il "Corso per catechisti" a "Radio Maria", l'emittente cattolica più d iffu <br />
sa <strong>in</strong> <strong>Italia</strong>. Si tratta di veri e propri corsi formativi di teologia che <strong>me</strong>diante lo stru<strong>me</strong>nto<br />
della radio vengono divulgati <strong>in</strong> tutta <strong>Italia</strong> e <strong>in</strong> altre parti del mondo dove si parla l'italiano,<br />
particolar<strong>me</strong>nte <strong>in</strong> Svizzera, negli Stati Uniti e <strong>in</strong> Canad a. t davvero prodigioso<br />
pensare che dal nostro Con vento bolognese essi possano raggiungere al<strong>me</strong>no 200.000<br />
persone, che si <strong>me</strong>ttono <strong>in</strong> ascolto perché vogliono istruirsi sul <strong>me</strong>ssaggio cristiano.<br />
Chissà quanti chilo<strong>me</strong>tri doveva percorrere e quante piazze doveva attraversare<br />
S. Do<strong>me</strong>nico per "p redicare" a un nu<strong>me</strong>ro così elevato di persone!<br />
La seconda modalità <strong>in</strong> qualche modo nuova è costituita da alcune laiche che si ispirano<br />
a S. Do<strong>me</strong>nico e al carism2 del suo Ord<strong>in</strong>e per <strong>in</strong>segnare i primi ele<strong>me</strong>nti della Buona<br />
Novella ai bamb<strong>in</strong>i da uno a dieci anni. Esse da c<strong>in</strong>que anni hanno dato vita e guid ano,<br />
forse è <strong>me</strong>glio dire "rutimano", un istituto per l'<strong>in</strong>fanzia (l'Istituto Farlott<strong>in</strong>e) per fo rmare<br />
non solo l' <strong>in</strong>telligenza, ma anche la libertà e i desideri d ei piccoli ospiti, rifacendosi ai<br />
pr<strong>in</strong>cipi naturali e soprannaturali dell'antropologia cristiana. Espresso così questo compito<br />
non sembra tanto "nuovo", ma se leggete all'<strong>in</strong>terno troverete che queste laiche traducono<br />
<strong>in</strong> "omogeneizzati" niente<strong>me</strong>no che i pr<strong>in</strong>cipi <strong>me</strong>tafisici del reale.<br />
La predicazione d ei nostri giorni può anche essere "nuova", ma essa deve essere<br />
sostenuta, co<strong>me</strong> sempre, da un <strong>me</strong>zzo obbligato, che è la preghiera dei buoni. In particolare<br />
oggi si deve sottol<strong>in</strong>ea.re la preghiera delle nostre sorelle claustrali, che qui a<br />
Bologna celebrano il centenario della riapertura del loro Monastero di <strong>San</strong>t'Agnese.<br />
Questa circostanza è lilla buona occasione per riproporre l'<strong>in</strong>segna<strong>me</strong>nto d i Gesù quando<br />
è stato ricevuto co<strong>me</strong> ospite d alle sorelle Marta e Maria. In quella circostanza. Cristo<br />
ha spiegato che il servizio apostolico, simboleggiato da Maria, che era tutta <strong>in</strong>daffarata a<br />
servirlo (proprio co<strong>me</strong> fa ogni buon predicatore che si adopera per diffondere il suo <strong>me</strong>s-<br />
5
La predicazione via etere<br />
La for<strong>me</strong>lla di Nicola l'bano (1267) nell'Arca di S. Do<strong>me</strong>nico li. Hologna mostra Ire se<strong>me</strong>:<br />
11 s<strong>in</strong>istm 8. Do<strong>me</strong>nico si reca doll'optl e gli chiede il penlles.W di/olldare l'Ord<strong>in</strong>e Do<strong>me</strong>nicano;<br />
al ('entro il l'apa soglia che fa Basiliell di S. l'ietro crollerebbe se //01/ fosse sostelllita proprio<br />
dii S. DolI/mico; a desIni il POfX1 il/via S. [)Q<strong>me</strong>llicQ e i siloi FruIi a predicare Ilel mOl/do,<br />
disti, <strong>in</strong>duisti, ccc.) è necessario "ricorrere<br />
alla ragione naturale, li cui tutti si<br />
devono piegare". Natural<strong>me</strong>nte egli è il<br />
primo a sapere che la ragione da sola<br />
non può porlare a Dio, ma solo avvic<strong>in</strong>arsi<br />
li lui e del<strong>in</strong>earne il mis tero;<br />
da qui la necessità urgente di educarla<br />
e istruirla s econdo la verità dei fatti,<br />
impedendole di abbandonarsi all' egoismo<br />
delle posizioni di comodo.<br />
Perciò noi Do<strong>me</strong>nicani, nel proporn:! c<br />
spiegare il NII(JOO Catechismo ai Catc..'Chisti,<br />
che sono i primi formatori del popolo<br />
cristiano, <strong>in</strong>sistia mo sulla dottr<strong>in</strong>a d i<br />
S. Tommaso, e ciò non solo per tras<strong>me</strong>ttere<br />
retta<strong>me</strong>nte le ver ità di fed e, ma<br />
anche per diffondere fiducia <strong>in</strong> coloro<br />
che cerca no s<strong>in</strong>cera<strong>me</strong>nte il vero Dio,<br />
anche se llon lo hanno ancora trovato.<br />
5<br />
Da allora, 1993, noi co nt<strong>in</strong>uiamo a<br />
proporre queste lezioni di teologia a<br />
Radio Maria, alle ore 18.00, delle do<strong>me</strong>niche<br />
prima, terza e qu<strong>in</strong>ta (se c'è)<br />
dci <strong>me</strong>se. Ci siamo divisi la materia seguend<br />
o approssimati va<strong>me</strong>nte la divisione<br />
della Somma Teologica : P. Roberto<br />
Coggi tratta la teologia dogmatica che<br />
riguarda Dio, la creazione, il governo<br />
del mondo e la grazia; P. V<strong>in</strong>cenzo<br />
Be netollo espone la teologia morale<br />
generale, le virtù e i peccati, i comanda<strong>me</strong>nti;<br />
P. Giovanni Cavalcali spiega<br />
tutto il "Credo" a partire dal Verbo <strong>in</strong>carnato,<br />
Gesù Cristo, f<strong>in</strong>o "alla vita<br />
del mondo che verrà".<br />
Abbiamo posto alcune domande ai<br />
tre"protagonisti" perché ci raccont<strong>in</strong>o<br />
la loro esperienza.
Dai microfoni di Radio Maria<br />
INTERVISTA<br />
A P. ROBERTO COCCI O.p.<br />
O. Padre Roberto, v I/Di dire qllalcosa<br />
di te e del /a hm voca::;olle?<br />
lo sono nato SESsa ntotto anni fa a Milano,<br />
e s<strong>in</strong> da bamb<strong>in</strong>o ho sentito un<br />
particolare <strong>in</strong>teresse per le questioni<br />
religiose; per cui si p uò dire, <strong>in</strong> un<br />
cerio senso, che ho sempre avuto la<br />
"vocazione". Seg uendo però le tradizioni<br />
familiari, dopo il liceo mi sono<br />
iscritto al Politecnico di Milano per<br />
conseguire la laurea <strong>in</strong> <strong>in</strong>gegneria<br />
aeronautica. Dopo la laurea ho fatto<br />
un anno di servizio militare <strong>in</strong> aeronautica<br />
e a lla f<strong>in</strong>e mi sono deciso a<br />
entrare <strong>in</strong> un Convento Do<strong>me</strong>nicano.<br />
D. Q/lal è fa materia cile spieglli<br />
ai Catec1/isti di Radio Maria?<br />
È la teologia dogmatica, e <strong>in</strong> particolare<br />
il mistero di Dio Uno e Tr<strong>in</strong>o,<br />
la creazione, con lo studio degli angeli<br />
c dell' u o mo, la grazia, la Chiesa,<br />
i sacra<strong>me</strong>nti.<br />
D. Onlmi SO'IO dodici filmi cile parli<br />
a Radio Maria e IIai tettllto piiì di<br />
cell to le:iolli. Ti sembra cile siallo<br />
state IItili e cile abbiall O <strong>in</strong>teressato<br />
gli ascoltatori?<br />
Quanto all'utilità penso che ci sia<br />
stata, poiché non ho mai <strong>in</strong>segnato<br />
mie op<strong>in</strong>ioni personali, ma solo la dottr<strong>in</strong>a<br />
d ella Chies.:" att<strong>in</strong>gend o al Magistero<br />
e al pensiero d i S.Tommaso<br />
d 'Aqu<strong>in</strong>o. E mi sembra di poter anche<br />
dire che non sia mai mancato ['<strong>in</strong>teresse<br />
degli ascoltatori, sia a motivo<br />
della materia tratta ta, sia per iI modo<br />
di trattarla, che è qu ell o classico,<br />
diciamo scolastico, oggi purtroppo un<br />
po' <strong>in</strong> disuso.<br />
6<br />
D. LI? trasmissiolli si arncolallo iII<br />
dI/e parti: Ima espositiva e l'altra di<br />
risposte alle domamle telefol/ielle<br />
degli ascoltatori. Qua le trov i più<br />
impeguativa?<br />
Certa<strong>me</strong>nte l'esposizione richiede un<br />
notevole tempo per la preparazione,<br />
anche perché è mia abitud<strong>in</strong>e scrivere<br />
prima tutto quello che ho <strong>in</strong>tenzione di<br />
d ire; e mi ci vogliono di solito due giorni<br />
<strong>in</strong>teri soltanto per fare questo. Però<br />
w\a volta scritto quanto voglio esporre<br />
sono tranquiUo, <strong>me</strong>ntre le domande tclefoniche<br />
sono imprevedibili e mi <strong>in</strong>cutono<br />
sempre un certo timore.
D . C'è I/n argon/m to cile ti 1m dato<br />
più soddisfaziolle di altri "ell'esporlo<br />
agli ascoltatori?<br />
Direi che gli argo<strong>me</strong>nti che mi hanno<br />
p iù a p passionato sono quelli d ella<br />
<strong>San</strong>tissima Tr<strong>in</strong>ità C d ella grazia, anche<br />
perché ho sem pre trovato molto<br />
<strong>in</strong>teressante lo sviluppo stor ico d i<br />
queste tematiche.<br />
D. Padre Roberto, Radio Maria è<br />
per te 11/1 impegllo elle ti cos ta fa tica.<br />
È più quello cile dai o quello cile ricevi?<br />
Prepa rare le lezioni di Radio Maria mi<br />
obbliga a studiare e a sforzarmi di<br />
essere il più chiaro possibile. Questo<br />
rappresenta una fatica ma alla f<strong>in</strong>e mi<br />
sento più arricchito, anche perché il<br />
testo scritto rimane.<br />
La predicazione via etere<br />
7<br />
D: Hai gli ascoltatori che ti aspetta/IO<br />
COli carta e peti/w o CDII il registratore.<br />
Ti <strong>in</strong> teressa di più tras<strong>me</strong>ttere la<br />
dottrilla o mdn·re fa loro spirihla fità ?<br />
Le lezioni di spiritualità abbondano a<br />
Rad io Maria (basta solo pensare a<br />
quelle tenute da Padre Livio), <strong>me</strong>ntre<br />
più rare sono quelle che trattano, <strong>in</strong><br />
modo organico e sistematico, dei temi<br />
teologici, soprattutto quelli d i cara ttere<br />
dogmatico. Per questo mi preoccupo<br />
soprattutto di espo rre delle<br />
nozioni semplici e chiare ai Catechisti.<br />
D. UI/ 'ultima domaI/da, Padre Roberto:<br />
clIC cosa vorres ti chiedere ai<br />
tuo; ascoltatori?<br />
Di rimanere sempre fedeli a l Magistero<br />
della Chiesa e d i ricordarsi di <strong>me</strong><br />
nelle loro preghiere.<br />
Dottori c m.-.::stri a
Dai microfoni di Radio Maria<br />
INTERvlSTA<br />
A P. VINCENZO B ENErOLLO O.p.<br />
D. Padre Vi/l cCl/ zo, VI/oi dire qualcosa<br />
di te e della tua vocaziOlle?<br />
Quest'anno è il mio 35° anniversario<br />
di ord<strong>in</strong>azione sacerdotale c ho<br />
62 anni. In pratica sono Do<strong>me</strong>nicano<br />
da sempre, nel senso che ho fatto il<br />
sem<strong>in</strong>ario m<strong>in</strong>ore con i Do<strong>me</strong>nicani<br />
quando avevo solo d odici anni e<br />
<strong>me</strong>zzo. Poi ho fatto tutt'a la tra fila di<br />
s tudi per diventare sacerdote e conseguire<br />
le lauree <strong>in</strong> filosofia e <strong>in</strong> teologia.<br />
Quando dico che ho fatto il sem<strong>in</strong>ario<br />
m<strong>in</strong>ore qualcuno mi obietta che<br />
a quell'età nOI1 potevo avere ulla coscienza<br />
chiara della mia vocazione.<br />
lo rispond o che è vero, ma aggiwlgo<br />
anche che tutte le volte che un mio<br />
compagno tornava <strong>in</strong> famiglia (circa il<br />
90% abbandonava questo impegnativo<br />
camm<strong>in</strong>o), io <strong>in</strong>vece dicevo a<br />
mc stesso che volevo cont<strong>in</strong>uare. A riflettere<br />
bene, qu<strong>in</strong>di, succed e co<strong>me</strong><br />
nel matrimonio: non c'è mai un<br />
mo<strong>me</strong>nto preciso che determ<strong>in</strong>a per<br />
sempre la tua vita, ma è il tuo "sì" che<br />
si ripete quotidiana<strong>me</strong>nte confermandoti<br />
nelle tue scelte.<br />
Il mio apostolato si è svolto nell'ambito<br />
dello studio e dei libri: ho sempre<br />
<strong>in</strong>segna to, ho guidato a lungo lo<br />
Studio Do<strong>me</strong>nicano di Bologna e ho<br />
scritto sulle ma terie di mia competenza;<br />
ma soprattutto ho "fatto scrivere",<br />
dirigendo le nostre riviste do<strong>me</strong>nicane<br />
e <strong>in</strong> particolare, per vent'anni, le Edizioni<br />
Studio Do<strong>me</strong>nicano.<br />
D. Tu eri abituato a fare leziOlle e<br />
tenere con/erel/w CDII la presellza degli<br />
ascoltatori; qllali SOIlO i limiti e i Valltaggi<br />
dell'illsegna<strong>me</strong>nto radi%nico?<br />
IJ vantaggio <strong>in</strong>calcolabile è il nu<strong>me</strong>ro di<br />
persone che si può raggiungere con un<br />
8<br />
solo <strong>in</strong>tervento: parlare diretta<strong>me</strong>nte a<br />
200. 000 persone ha dci prodigioso rispetto<br />
alle 20-40-100 persone che siedono<br />
davanti a te per le lezioni ord<strong>in</strong>arie.<br />
Per raggiungere quel nu<strong>me</strong>ro di ascoltatori,<br />
nel migliore dei casi, si devono<br />
tenere al<strong>me</strong>no duemila lezioni (l'equivalente<br />
di 8-10 anni di <strong>in</strong>segna<strong>me</strong>nto, visto<br />
che non si <strong>in</strong>segna tutti i giorni).<br />
Il limite più evidente è una m<strong>in</strong>ore<br />
vivacità espositiva. Perciò io ho scelto<br />
di tenere le mie conversazioni radiofoniche<br />
senza leggere il testo: così c'è<br />
più "colloquio" e <strong>me</strong>no "cattedra"; ne<br />
consegu e anche, però, che a volte il<br />
discorso non è sempre fluido e il l<strong>in</strong>guaggio<br />
è <strong>me</strong>no preciso. Certa<strong>me</strong>nte la
trasmissione si vivacizza molto nella<br />
parte f<strong>in</strong>ale (circa <strong>me</strong>zzora su un totale<br />
di un'ora e <strong>me</strong>zza) che per<strong>me</strong>tte di<br />
rispondere alle domande degli ascoltatori<br />
che telefonano. Le domande sono di<br />
tutti i tipi: normali, spiritose, <strong>in</strong>telligenti;<br />
<strong>in</strong> ogni c.1.SO rivelano sempre Wl tenace<br />
desiderio di sa pere da pa rte d egli<br />
ascoltatori che per prendere la l<strong>in</strong>ea<br />
spesso devono tentare dec<strong>in</strong>e di volte.<br />
D. Tu !/(l i già tenuto p i ù. di cellt o<br />
lezion;; plloi illl/strare i cau teli/I ti del<br />
hw programma?<br />
li mio compito è quello di illustrare tutta<br />
la teologia morale. Ho <strong>in</strong>iziato qu<strong>in</strong>di<br />
a presentare il compito della morale,<br />
che è quello di guidare le persone alla<br />
"costruzione" di sé, educando la volontà<br />
a <strong>in</strong>dirizzarsi al Sommo Bene, che è<br />
Dio, e dimostrando che la morale è la<br />
scienza che guida alla felicità. Qu<strong>in</strong>di<br />
ho parlato della legge morale, della<br />
coscienza, del giudizio morale oggettivo<br />
e soggettivo, delle differenze tra la<br />
morale "naturale" e la morale cattolica.<br />
La predicazione via etere<br />
Ho proseguito ill u strando tu tti i<br />
comanda<strong>me</strong>nti e le virtù teologali. Ora<br />
sto parlando delle virtù card<strong>in</strong>ali e<br />
sono arrivato alla virtù della giustizia.<br />
D. C'è 1m argomcllto clic hai trovato<br />
particola nllcllte difficile da far capire<br />
alle perSOIlC de/llostro tcmpo?<br />
Sembra <strong>in</strong>credibile, ma l'ostacolo più<br />
grande l'ho trovato quando ho spiegato<br />
il primato della verità sulla libertà. l nostri<br />
contemporanei suppongono il contrario,<br />
cioè che la loro libera scelta sia<br />
più importante. E io mi sono impegnato<br />
a fondo per spiegare che una cosa<br />
non è buona solo perché llila persona la<br />
ritiene tale e qu<strong>in</strong>di la sceglie. Un fungo<br />
cattivo, cioè velenoso, rimane dannoso<br />
anche se io lo credo buono e scelgo d i<br />
mangiarlo. È la verità clle stabilisce ciò<br />
che è bene e ciò clle è male, e qu<strong>in</strong>di ciò<br />
che si deve fare e ciò che si deve<br />
evitare. Del resto, perché io non sono<br />
li.bero di rubare e tradire, anche se nei<br />
fatti lo posso fare? Semplice<strong>me</strong>nte perché<br />
rub.·ue e tradire è "contro la verità".<br />
GtOVAN}.'l BalJNl (1430 c. - 1516), /.,(1 predica di S. V<strong>in</strong>cenw Ferreri nella pubblica<br />
piaWI, Basilica dei S.S. Giovanni e l'aolo, Venezia. S. V<strong>in</strong>cenzo è slalo uno dci più<br />
grandi predicatori deUa storia.<br />
9
Dai microfoni di Radio Maria<br />
D. Quali temi lI a llllO s lIscita t o<br />
particolare gradi<strong>me</strong>l/to e il/ teresse?<br />
Dalle persone che hanno telefonato <strong>in</strong><br />
diretta, o che mi hanno scritto o <strong>in</strong>terrogato<br />
privata<strong>me</strong>nte, ho l'impressione<br />
che siano stati gli argo<strong>me</strong>nti relativi<br />
alla legge morale naturale, all a coscienza<br />
e alle virtù teologali.<br />
D. Padre Villcen zo, ltai dei "sog,,;<br />
ilei cassetto"?<br />
SI, vorrei parlare delle virtù, che sono<br />
una trent<strong>in</strong>a, di cui non ho ancora trattato:<br />
co<strong>me</strong> la veracità, l'amicizia, la liberalità,<br />
la fortezza, la magnanimità, la<br />
perseveranza, la pazienza, la temperanza,<br />
la castità. l'umiltà, la mansuetud<strong>in</strong>e,<br />
ecc. Poi vorrei (presto mi appli-<br />
che rò il questo) term<strong>in</strong>are di pubblicare<br />
le lezioni tenute "dai microfoni di<br />
Radio Maria", Per ora ho pubblicato:<br />
1. I fonda<strong>me</strong>n ti de//' etica, mom/e e felicità;<br />
2. Pr<strong>in</strong> cipi di etica sociale, mora/e e<br />
società; manca ancora la pubbUcazione<br />
delle lezioni sulla morale dei comanda<strong>me</strong>nti<br />
e sulla morale delle virtù (che<br />
comu nq u e sto anco ra tra ttando).<br />
r miei confratelli P. Roberto Coggi e<br />
p. Giovanni Cavalcali sono stati più<br />
bravi di <strong>me</strong>. P. R OBERTO COCCI ha pubblicato:<br />
1. 11 mistero di Dio 11110 e trillo;<br />
2. Dio creatore, gli al/geli e 1'110/1/0;<br />
3. Ln gra zia; 4. Ln Chiesa; P. GIOVANNI<br />
CAVALCOLI ha pubbUcato: 1. 11 mistero<br />
del/'lllcamaziolle; 2. 11 mistero del/a RedeliziaI/e;<br />
3. Ù1 gloria di Cristo.<br />
(tarsia di Fra Damiano Zambelli conservata nclla sagrestia della Basilica di S. Do<strong>me</strong>nico a Botogna)<br />
lO
Dai microfoni di Radio Maria<br />
ed essere persuasivo nella comunicazione<br />
di queste conoscenze, devo<br />
non solo prepararmi cultural<strong>me</strong>nte,<br />
ma anche e soprattutto sforzarmi di<br />
vivere io per primo quelle verità che<br />
cerco di comunicare. La differenza tra<br />
12<br />
quei due modi di <strong>in</strong>segnare teologia è<br />
data dal fatto, facil<strong>me</strong>nte <strong>in</strong>tuibile, che<br />
l'<strong>in</strong>segna<strong>me</strong>nto a scuola riesce a essere<br />
più vivo di quello fatto per <strong>me</strong>zzo della<br />
radio: posso verificare subito la reazione<br />
studenti e posso avviare con<br />
loro un dialogo che non<br />
è possibile realizzare<br />
alla radio; anche se devo<br />
dire che le distrazioni, <strong>in</strong><br />
radio, sono m<strong>in</strong>ori.<br />
D . Qllallti 5 0110 g li<br />
ascoIttl tori?<br />
Si parla di circa 200.000<br />
persone. Quanto alla<br />
composizion e sociale<br />
d egli ascoltatori, la gamma<br />
è vastissima: persone<br />
estrema<strong>me</strong>nte semplici,<br />
tra cui molti costretti a<br />
immobilità cronica o<br />
temporanea; catechisti;<br />
ma anche teologi, s tud<br />
iosi, <strong>in</strong>tellettu ali <strong>in</strong><br />
genere. Sappiamo che il<br />
35% dei nostri ascoltatori<br />
è composto da laureati.<br />
D. CI,i vorresti ri l/graziare<br />
per qllesto servizio<br />
ci,e relitti ai fedeli?<br />
R<strong>in</strong>grazio Dio e il mio Ord<strong>in</strong>e<br />
e Radio Maria se<br />
posso <strong>me</strong>ttere a frutto andle<br />
<strong>in</strong> questo m<strong>in</strong>istero la<br />
ANGELO E B ARTOLOMEO<br />
Eltltl (seconda <strong>me</strong>tà del<br />
1400), S. Pietro Manire,<br />
dllraille 11110 sila predica<br />
all'af/fmo, impè/m che delle<br />
Ill/voie allClll/illo ii soie<br />
troppo rovente, P<strong>in</strong>acoteca<br />
Nazionale, Parma.
Monastero Do<strong>me</strong>nicano femm<strong>in</strong>ile di S. Agnese<br />
100 ANNI DALLA RICOSTITUZIONE<br />
A cura di Enzo PallZllcchi e P. V<strong>in</strong>cen zo Benetollo o.p.<br />
Diana degli Andalò<br />
Da un docu<strong>me</strong>nto dci 1707 trascriviamo<br />
<strong>in</strong> italiano co rrente la narrazione d ell'arrivo<br />
d ci Do<strong>me</strong>nicani il Bologna e<br />
della prima origi ne del Monas tero<br />
Do<strong>me</strong>nicano femm<strong>in</strong>ile di S. Agnese.<br />
"Nell'a n no del Signore 1218 il Beato<br />
Padre Do<strong>me</strong>nico <strong>in</strong>viò da Roma a Bolog<br />
na a lcuni Frati Predicalori. Appena<br />
giunti essi chiesero la chiesa del Bealo<br />
Nicolò il fra Rodolfo, che era il S
e a trflsco rrerc sempre più d el suo tempo<br />
coi Frati Predicatori. Gi unse poi a Bologna<br />
il Beato Do<strong>me</strong>nico: Oi.ma lo i.ncontrò<br />
e subito sentì grande affetto per lui.<br />
Dia na parlava sempre col Beato Do<strong>me</strong>nico<br />
della salvezza della propria ,mi ma;<br />
e, f<strong>in</strong>al<strong>me</strong>nte, dopo pochissimo tempo, si<br />
pose tutta nelle mani di Do<strong>me</strong>nico e fece<br />
la sua Professione a lla presenza di fra<br />
Reg<strong>in</strong>aldo, fra G uala da Brescia, fra<br />
Rodolfo, e di altre signore d i Bologna".<br />
N el 1220 Do<strong>me</strong>nico, trovandosi a Bologna,<br />
dispone ""che venga costruita una<br />
casa per le suore, anche se per fare questo<br />
si dovesse sospendere la costru zione<br />
della nostra". n primo terreno che vit'ne<br />
scclto è però rifiutato dal Vescovo di Sologna,<br />
Enrico della Fratta, perché "troppo<br />
vi c<strong>in</strong>o all a ci ttà" (si trovava <strong>in</strong>fa tt i<br />
all'<strong>in</strong>terno delle mura di Bologna).<br />
Bealo Giordano di Sassonia<br />
Do<strong>me</strong>nico durante i suoi viaggi a Bologna<br />
<strong>in</strong>contra alcune volte Diana, l'ultima<br />
nel luglio 1221, qua ndo ormai è<br />
molto ammalato; muore <strong>in</strong>fatti il 6 agosto<br />
delJo stesso anno, senza aver visto<br />
nC lTuneno l'<strong>in</strong>jzio della costruzione del<br />
Monastero femm<strong>in</strong>ile che tanto gli stava<br />
a cuore e che Diana gli aveva sempre<br />
richiesto con tanto a rdore.<br />
l! Beato Giordano d i Sassonia, il primo<br />
successore di S. Do<strong>me</strong>nico, riesce <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e a<br />
trovare una collocazione che il Vescovo<br />
approva: è un luogo app .. trtato, collocato<br />
s u un lieve pendio dei primi colli di<br />
Bologna, che conf<strong>in</strong>a con un terreno di<br />
proprietà della stessa Dian.l degli Andalò,<br />
appena fuori l'attuale Porta S. Mamolo:<br />
una ''l'iccola Casuchia", una "cas<br />
upola", co<strong>me</strong> d ice la Crollaca di Sallia<br />
Agnese, che però viene subito ampliata e<br />
completata con l'acquisto di altri terreni.<br />
Ai primi di giugno 1223, Giordano guida<br />
Diana e quattro sue compagne nella loro<br />
nuova "caSi'''.<br />
La predicazione IIsilenzios a ll<br />
15<br />
TOMMASO DA MODI'.NA, Affresco dtl BtafQ Giur.<br />
d(UIQ di Sossonill, 1340 ca. S. Nicolò. Treviso<br />
Le suore di S. Sisto da Roma a Bolog"a<br />
Per da re
Monastero Do<strong>me</strong>nicano femm<strong>in</strong>ile di S. Agnese<br />
Diana degli Andalò muore il 10 giugno<br />
1236; il Beato Giordano d i Sassonia p0chi<br />
<strong>me</strong>si dopo (13 febbraio 1237), ma<br />
J"'albero" piantato con tanta appassionala<br />
dedizione aveva già <strong>me</strong>sso radici ben<br />
$.1.ldc nel terreno. Le reliquie di Diana·<br />
p rocla mata Bea la nel 1891 da l Papa<br />
Leone XIII - malgrado le vicissitud<strong>in</strong>i che<br />
hanno co<strong>in</strong>volto il Monastero di S. Agnese,<br />
sono sempre state conservale all'mterno<br />
del Monastero stesso.<br />
Il primo trasferi<strong>me</strong>llto<br />
Già attorno al 1250, per motivi di sicurezza,<br />
il Mo nastero di <strong>San</strong>i' Ag nese<br />
viene trasferito "<strong>in</strong>fra cirdam civilatis<br />
bononiae - entro la cerchia delle mura<br />
della città di Bo!ogna .", sul luogo oggi<br />
occupato dalla Caserma M<strong>in</strong>ghetti, nell'attuale<br />
Via Castelfidardo.<br />
Nella nuova sede il Monastero cont<strong>in</strong>ua<br />
ad ampliarsi 5ell7.a però perdere lo spirito<br />
16<br />
di umiltà, di penitenza e di amore che avevano<br />
carattcri7.7..ato i primi anni di vita<br />
della "Casuchia" di Diana degli Andalò e<br />
delle sue comp.1gne. Rimarrà <strong>in</strong> questa<br />
sede f<strong>in</strong>o al 1799, anno della SU.1 soppressione<br />
decretata dal governo imposto da<br />
Napoleone.<br />
Il Monastero dal 1250<br />
alla soppressione del 1799<br />
In questo periodo il Monastero, pur tra<br />
alterne vicende di g uerre e sommosse<br />
che spesso hanno sconvolto la città di<br />
Bologna, conduce al s uo <strong>in</strong>te rno una<br />
vita tranq uilla d i preghie ra, silenzio,<br />
clausura, lavoro, digiuno, vita <strong>in</strong> comune.<br />
Queste caratteristiche, dci resto, sono da<br />
sempre alla base della vita contemplativa<br />
e sono ricercate dalle monache, co<strong>me</strong><br />
d iceva <strong>San</strong>ta Cateri na da Siena, con<br />
"ansietalo desiderio".
Le lIIollacl,e di S. Aguese<br />
Il nu<strong>me</strong>ro delle religiose che vivono nel<br />
Monastero di S. Agnese subisce nel<br />
tempo notevoli muta<strong>me</strong>nti, orig<strong>in</strong>ali,<br />
per la maggior parte, da cause esterne,<br />
co<strong>me</strong> carestie, guerre, e, ancor di più,<br />
dalle nu<strong>me</strong>rose epidemie di malattie<br />
allora assai diffuse, co<strong>me</strong> la peste o<br />
il colera. La terribile pestilenza, conosciuta<br />
co<strong>me</strong> "La morte nera", quell a<br />
na rrata d al Deca<strong>me</strong>roll di Giovanni<br />
Boccaccio, tra il 1347 e il 1349 uccide<br />
quasi la <strong>me</strong>tà della popolazione europea<br />
e, di conseguenza, lascia spopolati<br />
nu<strong>me</strong>rosi Monasteri.<br />
li Monastero di S. Agnese, che all'<strong>in</strong>izio<br />
del 1300 contava ci rca c<strong>in</strong>qua nta monache<br />
coriste, alla f<strong>in</strong>e dello stesso secolo<br />
non ne ha al suo <strong>in</strong>terno più di trentai<br />
tale nu<strong>me</strong> ro dim<strong>in</strong>uisce ancora nel<br />
corso del l 400i per poi risalire <strong>in</strong> maniera<br />
notevole nel corso del 1500. I.n questo<br />
scçolo, e <strong>in</strong> quello successivo, il nu<strong>me</strong>ro<br />
delle monache raggiunge il suo massi-<br />
La predicazione "silenziosa"<br />
Il chiostro dci l500 del 1\'I0lla51el"'O Oomcn.icano<br />
è l'unico gioiello artisticu che resta dcll'anlica<br />
costruzionc. Gli alt.ri ambienti risuHano<br />
molto alterati e danneggiati.<br />
17<br />
010 livello: all'<strong>in</strong>terno del Monastero si<br />
trovano circa ottantac<strong>in</strong>que coriste:<br />
tenuto conto delle converse, delle novizie<br />
e delle postulanti si può affermare<br />
c he, nei primi anni d ci 1600, ncl<br />
Monastero di S. Agnese vivono circa 130<br />
religiose.<br />
Ma anche la dim<strong>in</strong>uzione di queste presenze<br />
è piuttosto rapida; nel 1777<br />
il nu<strong>me</strong>ro delle coriste era già <strong>in</strong>fatti<br />
sceso a 17.<br />
Le "coriste" e le "collverse"<br />
La vi ta all'<strong>in</strong>terno del Monastero è caratterizza<br />
ta, co<strong>me</strong> <strong>in</strong> tutti gli altri<br />
Monasteri, dall'esistenza di due gruppi<br />
di monache: le coriste e le converse; ad<br />
esse vanno poi aggiunte le novizie e<br />
alcune donne che si ocrupano dei lavori<br />
manuali.<br />
Le coriste - lo dice il no<strong>me</strong> stesso - sono<br />
<strong>in</strong>caricate della recita solenne, <strong>in</strong> coro,<br />
dell'Ufficio div<strong>in</strong>oi compito delle converse<br />
è <strong>in</strong>vece queUo di "prestare vari<br />
servizi", quali: preparare il cibo, conser-
Monastero Do<strong>me</strong>nicano femm<strong>in</strong>ile di S. Agnese<br />
vare <strong>in</strong> ord<strong>in</strong>e gli <strong>in</strong>du<strong>me</strong>nti e la biancheria<br />
del Monastero, fare le pulizie e<br />
tenersi pronte a "servire le coriste".<br />
La d ist<strong>in</strong>zione tra q ueste d ue calegorie<br />
di monache, che avevano e<strong>me</strong>sso tutte<br />
gli stessi voti solenni, dipendeva dall'istruzione<br />
c dalla dote: un certo grado<br />
di cultura cra necessario per poter celebrare,<br />
col canto e la preg hiera, l'Ufficio<br />
d iv<strong>in</strong>o che veniva cantato <strong>in</strong> l<strong>in</strong>gu a lat<strong>in</strong>a;<br />
la dole CTa costituita dalla somma<br />
d i denaro che le monache d ovevano<br />
versare al Monastero prima di pronundare<br />
i voti: questa era la prassi no rmale<br />
anche per le giova ni donne che si<br />
sposavano.<br />
La d ist<strong>in</strong>zione tra coriste e converse era<br />
molto rigid a e d urava per tutta la vila<br />
rcligios.1 delle monache.<br />
1799: un anno tragico<br />
Con l'arrivo <strong>in</strong> <strong>Italia</strong> di Napoleone con<br />
il suo eser cito, tutte le case re ligiose<br />
(Conventi, Monasteri, Istituzioni caritatevoli<br />
ecc.) vengono soppresse. I Frati,<br />
le Monache e le Suore devono uscire dai<br />
loro Conventi e Monasteri e trovare<br />
soluzioni di fo rtuna. Il Mo naste ro d i<br />
S. Agnese viene soppresso il 29 gennaio<br />
1799. Ll Priora Suor Pietra Manferd<strong>in</strong>i,<br />
e tutte le Monache - ventidue coriste e<br />
una qu<strong>in</strong>dic<strong>in</strong>a di converse - devono<br />
cosi lasciare il luogo dove avevano vissuto<br />
per gran parte della loro esistenza.<br />
Sul Monastero della Beata Diana, co<strong>me</strong><br />
su tutte le altre Case religiose d' Ita lia,<br />
scende un silenzio tota le.<br />
Quando sembro che, dopo la caduta di<br />
Napoleone, tu tte le istituzioni religiose<br />
siano sul punto di riprendere vita, si verifica<br />
un secondo g ra ve impedi<strong>me</strong>nto.<br />
Il nuovo Regno d'<strong>Italia</strong>, proclamato nel<br />
1861 , approva nel 1866 una legge che<br />
confisca lutti i beni mobili e immobili<br />
delle istituzioni religiose.<br />
18<br />
La r<strong>in</strong>ascita (1905)<br />
In questo d ifficile mo<strong>me</strong>nto s to rico, è<br />
vero, restano alcune "isole" privilegiate<br />
- quasi tutte situate <strong>in</strong> piccoli centri un<br />
po' isolati - <strong>in</strong> cui le istituzioni religiose,<br />
g razie a nche al generoso aiuto delle<br />
popolazioni, riescono a sopravvivere <strong>in</strong><br />
<strong>me</strong>zzo alla te m pesta; fra q ues te il<br />
Monastero Do<strong>me</strong>ni ca no d i Fabriano,<br />
fondato nei primi anni dci C<strong>in</strong>quecento<br />
e <strong>in</strong>titolato a <strong>San</strong>ta Cater<strong>in</strong>a da Siena.<br />
Le monache di questo Monastero accettano<br />
di trasferirsi a Bologna per rifondare,<br />
con l'aiuto dci Do<strong>me</strong>nicani, il Monastero<br />
di S. Agnese.<br />
Il 18 o ttobre 1904 le pri<strong>me</strong> religiose di<br />
Fabriano giungono a Bologna dove si<br />
sta ultimando la costruzione del nuovo<br />
Mo nastero di S. Agnese, nell'attuale<br />
piazza Trento e Trieste; co<strong>me</strong> prezioso<br />
ricordo degli anni trascorsi a Fabriano le<br />
religiose hanno portato con lo ro il quadro<br />
d ella "Mado n na d e lle lacri<strong>me</strong>",<br />
una tavola <strong>in</strong> stile bizant<strong>in</strong>o del 1350.
Un nuovo traferi<strong>me</strong>nto nel19ll<br />
In poco tempo la nuova sede bolognese<br />
del Monastero di S. Agnese prende<br />
fonna; e viene <strong>in</strong>augurata nel 1905, pur<br />
tra tante d ifficoltà di ord<strong>in</strong>e organizzativa<br />
cd economico. Ma è dest<strong>in</strong>o che nem<strong>me</strong>no<br />
quella sia la collocazione def<strong>in</strong>itiva<br />
del Monastero; <strong>in</strong>fatti attorno alla piazza<br />
Trento e Trieste erano state costru.ile abitazioni<br />
c ville che avevano tolto alle monache<br />
il necessario isola<strong>me</strong>nto e la conseguente<br />
possibilità di raccogli<strong>me</strong>nto.<br />
La predicazione "silenziosa"<br />
Viene deciso qu<strong>in</strong>di ]'eJUlesimo trasferi<strong>me</strong>nto,<br />
che porta il Monastero a sistemarsi<br />
(7-11-1911) <strong>in</strong> lilla località più iSO"lata,<br />
denom<strong>in</strong>ata La Castiglia, a due chilo<strong>me</strong>tri<br />
di distanza.<br />
In questa nuova sede le religiose harmD<br />
cont<strong>in</strong>ualo a vivere f<strong>in</strong>o a oggi, tolta una<br />
parentesi breve ma drammatica: Ira ]'agosto<br />
1943 e l'aprile 1945 l'<strong>in</strong>furiare deUa<br />
Seconda Guerra Mondiale conv<strong>in</strong>ce i<br />
Padri Do<strong>me</strong>nicani della necessità di trasferire<br />
le monache <strong>in</strong> Wl luogo più sicuro:<br />
a questo scopo viene scelto il Monastero<br />
di S. GiusePIX' a Fontanellato (Pam1a), <strong>in</strong><br />
cui si rifugia la <strong>me</strong>tà delle religiose, <strong>me</strong>n<br />
IF-----=::=r--------------::;--, tre le altre rimangono a<br />
Bologna nel Convento<br />
dei Frati Do<strong>me</strong>nicani.<br />
19<br />
Celebrare oggi i 100<br />
anni trascorsi dalla<br />
ricostiluzionc del Monastero<br />
Do<strong>me</strong>nicano<br />
di S. Agnese ha un<br />
significato importante,<br />
perché segna la tappa<br />
di un viaggio che, al di<br />
là delle alterne vicende<br />
umane, avrà il suo<br />
punto d'arrivo def<strong>in</strong>itivo<br />
<strong>in</strong> cielo.
Istituto Farlott<strong>in</strong>e<br />
Visita dell' Arcivescovo<br />
all' Istituto Farlott<strong>in</strong>e<br />
20 maggio 2005<br />
a cura di Mirella, Lucialla, Pia e LorellZll<br />
L'Istituto Farlott<strong>in</strong>e accoglie ormai<br />
più di 200 bamb<strong>in</strong>i tra asilo nido, scuola<br />
dell'<strong>in</strong>fanzia e scuola primaria. Co<strong>me</strong><br />
ogni anno, nelk, seconda <strong>me</strong>l.1 di maggio<br />
si svolge presso ['Istituto la "Festa<br />
della Famiglia", a cui partecipano bamb<strong>in</strong>i<br />
e maestre, genitori e parenti, collaboralori<br />
c amici del.l'[stituto. È sempre<br />
W l a ppunta<strong>me</strong>nto molto significativo,<br />
ma quest'armo è stato davvero speciale<br />
per la presenza di Sua Eccellenza Mons.<br />
Carlo Caffarra, Arcivescovo di Bologna.<br />
Una grande festa<br />
Appena a rrivalo ['Arcivescovo si è<br />
recato nelle var ie aule per salutare i<br />
bamb<strong>in</strong>i, i quali ['hanno accolto con<br />
grande gioia e hanno cantato lui le<br />
canzoni che aveva no preparato con<br />
molto impegno; subito dopo nella cappella<br />
dell'Istituto egli ha <strong>in</strong>contrato i collaboratori<br />
d i questo progetto educativo.<br />
Monsigno r Caffarra ha poi raggiun to i<br />
genitori, che nel fr a ttempo si era no<br />
radunati <strong>in</strong> giard <strong>in</strong>o, e ha rivolto loro<br />
parole di gratitud<strong>in</strong>e e <strong>in</strong>coraggia<strong>me</strong>n to.<br />
A questo punto l'Arcivescovo avrebbe<br />
dovuto concludere la sua visita; tuttavia<br />
ha voluto trattenersi allcora un po'<br />
per assistere alla recita dei Lupctti<br />
(i bimbi d ell' ultimo anno dclla Scuola<br />
dell'Infanzia) e degli alunni della Scuola<br />
Primaria: "Storie ... di gocce" è il titolo<br />
dello spettacolo, nato da u n progetto<br />
ecologico s ull'acqu a svilupp a to da i<br />
b.l mb<strong>in</strong>i durante ['anno scolastico.<br />
L'arrivo dell'Arcivescovo di Bologna, I\lon5. Carlo Caff:lrra, all ' istituto Farlolt<strong>in</strong>c.<br />
Lo accoglie il Padre spirituale, l'. V<strong>in</strong>cenzo Bcnctollu o.p., e l'Associa1.ione Maria<br />
G licofilusa chc guida l' Istituto (da s<strong>in</strong>istra: Mirclla, Pia, I.uciana c Lorenza).<br />
22
Tutti <strong>in</strong>sie<strong>me</strong> <strong>in</strong> letizia<br />
Dopo la partenza dell' Arcivescovo i<br />
bamb<strong>in</strong>i della Scuola dell'Infanzia e del<br />
Nid o hanno poi rappresentato la "Storia<br />
di C hicco", favola ispirata alla parabola<br />
dci sem<strong>in</strong>atore che è stata il filo cond utlore<br />
delle attività svolte nell'alUlO appena<br />
trascorso. li po<strong>me</strong>riggio si è concluso<br />
con un mo<strong>me</strong>nto di convivialità.<br />
È s tata una fe sta vera<strong>me</strong>nte mollo<br />
bella, grazie alla collaborazione di tutti:<br />
i bamb<strong>in</strong>i e le maestre hanno lavorato<br />
con grill1de impegno e passione per preparare<br />
gli spettacoli; le <strong>in</strong>segnanti si s0no<br />
anche ap p licate con particolare zelo<br />
per allestire la docu<strong>me</strong>ntazione delle<br />
attività svolte durante l'anno, che hanno<br />
poi esposto <strong>in</strong> gi
Istituto Farlott<strong>in</strong>e<br />
24<br />
ln alto:<br />
Mons. Caffarra<br />
riceve il "benvenuto"<br />
da una<br />
sezione della<br />
scuola materna.<br />
Vic<strong>in</strong>o a lui<br />
P. Michele<br />
Scarso o.p.,<br />
che all' Istituto<br />
collabora con<br />
le <strong>in</strong>segnanti<br />
A s<strong>in</strong>istra:<br />
L' Arcivescovo<br />
<strong>in</strong> giard<strong>in</strong>o rivolge<br />
la sua parola<br />
ai genitori<br />
e alle <strong>in</strong>segnanti<br />
delJ" ' stituto<br />
Farlott<strong>in</strong>e
Breve storia dell'Istituto<br />
l '''lstiluto Farlott<strong>in</strong>e" è stato <strong>in</strong>augufato<br />
nel 1950. La sua ispiratrice, la Terziaria<br />
Do<strong>me</strong>nicana Assunla Viscardi,<br />
che aveva tanto operato per la sua realizzazione,<br />
non era riuscita a vedeTla<br />
compiuto pe rché era morta Ire anni<br />
prima, nel 1947. Con il valido sostegno<br />
di altre Terziarie, Assunta aveva fondalo<br />
l'Opera tli S. Domctlico per j Figli del/il<br />
Divilla Provv idetlztl, con lo scopo di<br />
aiutare, appunto, i figli della Div<strong>in</strong>a<br />
)'rovvidenza, cioè i bamb<strong>in</strong>i <strong>in</strong> stato di<br />
abbandono e di miseria mon.1e e materiale.<br />
A tal f<strong>in</strong>e sognava la "fondazione<br />
di una casa la quale divenisse il rifugio<br />
sicuro cd amoroso di quanti tra i Figli<br />
della Div<strong>in</strong>a Provvidenza eril necessa rio<br />
togliere al deleterio ambiente" aff<strong>in</strong>ché si<br />
"S
La man canza di desideri (co<strong>me</strong> aspi·<br />
razioni verso il bene autentico) sia nei<br />
piccoli che nei gra ndi ci fa riflette re<br />
sulla necessità dell' educazio ne "a i" e<br />
"dei" desideri. L'educazione, q u<strong>in</strong>di, si<br />
fa carico dell'aspetto proposilivo, sorreggendo<br />
le aspirazioni e susci tando i<br />
giusti desideri.<br />
L'espressione "per favore" evidenzia<br />
che bisogna sempre "collaborare". Le<br />
persone non sono coloro "che non devono<br />
chiedere mai"; ma coloro che si possono<br />
rcalizz.lre solo grazie all'aiuto delle<br />
altre persone.<br />
I due obiettivi pedagogici del<br />
PER FAVORE sono: scoufiggere l'autosllfficiellza;<br />
accogliere gli allri co<strong>me</strong> IO/a riccht!ZZll.<br />
Istituto Farlott<strong>in</strong>e<br />
30<br />
"Scusa"<br />
per uscire dall'isola<strong>me</strong>nto<br />
La persona ha la capacità di riconoscere<br />
l'ord<strong>in</strong>e delle cose c può capire<br />
quando questo manca. Questa armonia<br />
esterna corrisponde esatta<strong>me</strong>nte all'esigenza<br />
del bene, dci vero, del bello che<br />
sono connaturali alla persona: nessuno<br />
può essere contento se queste esigenze<br />
profonde vengono dis.1ttcse.<br />
Si può dire allora che la bontà, la<br />
bellezza e la veri tà hanno un potere<br />
"obbligante", nel senso che non dipendono<br />
dal nostro volere e ci <strong>me</strong>ttono con<br />
le spalle a1 muro: "le cose sono così". Il<br />
vero, il bene e il bello non sono modifi <br />
cabili dalle nostre conv<strong>in</strong>zioni; al contrario<br />
siamo noi che veniamo chiamati<br />
ad armonizzare noi stessi con la verità,<br />
la bontà e la bellezza che sono fuori e<br />
al di sopra di noi.
Saper chiedere "scusa" significa fi conosccrsi<br />
non adeguati il un ord <strong>in</strong>e che<br />
non d ipende dal nostro arbitrio, e co·<br />
gliere la necessità d i armonizzarsi con<br />
l'<strong>in</strong>sie<strong>me</strong> che è fuori di noi. Chi riti ene<br />
di non dover mai chiedere "scusa" rimane<br />
di fatto imprigionato dentro se<br />
s tesso, non <strong>in</strong>contra mai Sii altTi e si<br />
trova <strong>in</strong>esorabil<strong>me</strong>nte isolato.<br />
r due obicttivi pedagogici dci chiedere<br />
SCUSA sono: uscire dall'isola<strong>me</strong>nto; aprirsi<br />
all'altro per ricomporre l'unità.<br />
"Grazie"<br />
per allontanare la tristezza<br />
Gli uom<strong>in</strong>i c le donne di oggi hanno<br />
perso il gusto della contemplazione e perciò<br />
sono soliti dire "grazie" solo quando<br />
una persona soddisfa i loro bisogni.<br />
E questo è certa<strong>me</strong>nte segno d i buona<br />
educazione; ma il significato d el "grazie"<br />
deve avere un valore molto più ampio.<br />
n "grazie" deve <strong>in</strong>iziare da un atteggia<strong>me</strong>nto<br />
di riconoscenza <strong>in</strong>teriore<br />
verso ciò che esiste, nel mo<strong>me</strong>nto stesso<br />
<strong>in</strong> cui esiste, perché è portatore di una<br />
bellezza che ci è s tata gratuita<strong>me</strong>nte<br />
consegnata, affidata, regalata.<br />
Chi sa dire "grazie" a ciò che esiste,<br />
dunque, sa apprezzare questo dono,<br />
cioè questa grazia nel duplice aspetto<br />
di "bellezza" e di "gratuità", <strong>in</strong> quanto<br />
è capace di guslare la realtà <strong>in</strong>dipendente<strong>me</strong>nte<br />
dal fallo che ess lo s ia o no<br />
funzionale ai propri bisogni, e <strong>in</strong> questo<br />
senso non potrà che essere una persona<br />
soddisfatta e appagata.<br />
Non è difficile accorgersi che la bellezza<br />
è uno speciale tipo di bontà che fa<br />
riferi<strong>me</strong>nto, anzitutto, all'armonia e<br />
a ll'<strong>in</strong>tegrità, ma anche a una specie di<br />
bontà che esclude il fa tto di poter essere<br />
posseduta e consumata . Essa richiede il<br />
rispetto perché altri<strong>me</strong>nti si distrugge e<br />
non è più motivo di gioia.<br />
La predicazione ai piccoli<br />
31<br />
Non solo le opere d'arie hanno aUora<br />
queslo tipo di bontà, ma anche ogni piccola<br />
cosa, se non altro per l'<strong>in</strong>f<strong>in</strong>ita perfezione<br />
che racchiude la sua esistenza.<br />
La gratuità di qu esta bellezza, che<br />
rimane tale perché non viene mai consumata,<br />
ha il suo valore ncl rimanere a<br />
disposizione della noslra ammirazione,<br />
e non nel falto che può esserci utile.<br />
Non è un concetto facile. Ma le persone,<br />
per crescere, hanno bisogno di riconoscere<br />
la "regalità" del crealo che dona<br />
senza chiedere. Una regalità che si espri<strong>me</strong><br />
anche nella bellezza di una gratuità<br />
che siamo chiamati a imitare perché lo<br />
esige il nostro cuore.<br />
J due obietti vi ped agogici del<br />
GRAZIE sono: la fuga dllila tristezza;<br />
il riconosci<strong>me</strong>nto di Ima bellezza gratuifa<br />
che va imitala.