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Cronica - Aula Digitale

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1<br />

Una cronaca<br />

contempora-<br />

nea<br />

Il Trecento: il grande secolo della letteratura italiana Le cronache cittadine e la novellistica “Anonimo romano”<br />

“Anonimo romano”<br />

La <strong>Cronica</strong>, recentemente attribuita da Giuseppe Billanovich a Bartolomeo di Jacopo di<br />

Valmontone, racconta le vicende relative al quadro politico europeo per un periodo circoscritto:<br />

dal 1325 al 1357. Per la gran parte è stata scritta a ridosso degli avvenimenti<br />

narrati, tra il 1357 e il 1358, con un aggiornamento che riguarda il 1360.<br />

Si tratta dunque di una cronaca contemporanea agli eventi e per questo le fonti sono in<br />

larga parte non erudite. Per le vicende della città di Roma lo scrittore si avvale o delle sue<br />

conoscenze dirette o dei racconti di altri testimoni; per le vicende italiane e continentali<br />

ricorre a cronache in lingua latina. Tra le sue fonti scritte troviamo gli storici antichi e alcuni<br />

“libri di base” della cultura medievale: la Bibbia e le Etimologie di Isidoro di Siviglia.<br />

<strong>Cronica</strong><br />

La morte di Cola di Rienzo<br />

<strong>Cronica</strong> ■ cap. XXVII<br />

Gruppi<br />

di popolani<br />

si ribellano<br />

a Cola di<br />

Rienzo<br />

Lo scrittore della <strong>Cronica</strong> si mostra ostile alle posizioni dell’oligarchia baronale. Il racconto della<br />

morte di Cola di Rienzo è un’efficace testimonianza della straordinaria espressività della sua scrittura,<br />

cui contribuisce anche la lingua romana trecentesca, ancora molto vicina alle parlate centromeridionali.<br />

5<br />

Anonimo romano, <strong>Cronica</strong>,<br />

edizione critica a cura di G. Porta,<br />

Adelphi, Milano 1979.<br />

1.dìi: ‘giorno’. Siamo nell’anno 1354;<br />

contrariamente a quanto scrive l’Anonimo<br />

la rivolta scoppia l’otto ottobre.<br />

2. Staieva: ‘stava’.<br />

3. la dimane in sio lietto: ‘la mattina<br />

nel suo letto’.<br />

4. de grieco: ‘con il vino greco’. Secondo<br />

alcuni interpreti, l’Anonimo allude al<br />

Era dello mese de settiembro, a dìi 1 otto. Staieva 2 Cola de Rienzi la dimane in sio<br />

lietto 3 . Avease lavata la faccia de grieco 4 . Subitamente veo voce gridanno 5 : «Viva<br />

lo puopolo, viva lo puopolo». A questa voce la iente traie per le strade de·llà e de<br />

cà 6 . La voce ingrossava 7 , la iente cresceva. Nelle capocroce de mercato 8 accapitao 9<br />

iente armata che veniva da Santo Agnilo e da Ripa e iente che veniva da Colonna<br />

e da Treio 10 . Come se ionzero insiemmori 11 , così mutata voce dissero: «Mora lo<br />

traditore Cola de Rienzi, mora!» Ora se fionga la ioventute senza rascione, quelli<br />

proprio che scritti aveva in sio sussidio 12 . Non fuoro tutti li rioni, salvo quelli li<br />

quali ditti soco 13 .<br />

fatto che Cola di Rienzo era un grande<br />

bevitore.<br />

5. veo voce gridanno: ‘viene una voce<br />

gridando’.<br />

6. la iente … de cà: ‘la gente’: la gente<br />

accorre per le strade di qua e di là.<br />

7. La voce ingrossava: ‘il tumulto cresceva’.<br />

8. capocroce de mercato: ‘al crocevia<br />

del mercato’ di piazza dell’Aracoeli, ai<br />

piedi del Campidoglio.<br />

9. accapitao: ‘si trovò’.<br />

10. Santo Agnilo … da Treio: ‘da Sant’An-<br />

gelo, da Ripa, da Colonna e da Trevi’.<br />

Sono i rioni di Roma dominati dai Savelli<br />

e dai Colonna.<br />

11. se ionzero insiemmori: ‘i gruppi di<br />

facinorosi si unirono’; «insiemmori», ‘insieme’,<br />

è voce centro-meridionale.<br />

12. Ora se fionga … sussidio: ‘ora si<br />

avventa («fionga») senza una ragione<br />

anche la gioventù che formava le truppe<br />

arruolate dallo stesso Cola’; «fionga»<br />

sta per ‘fionda’, dal latino fundula.<br />

13. salvo quelli li quali ditti soco: ‘salvo<br />

quelli che sono stati detti’.<br />

© 2011 RCS Libri S.p.A./La Nuova Italia – R. Antonelli, M.S. Sapegno, Il senso e le forme


2<br />

Assaltano il<br />

Campidoglio<br />

Cola non<br />

capisce<br />

il pericolo<br />

È<br />

abbandonato<br />

da tutti<br />

Vorrebbe<br />

parlare<br />

ai rivoltosi<br />

ma la folla<br />

è inferocita<br />

Non sa se<br />

difendersi<br />

con le armi<br />

o fuggire<br />

Il Trecento: il grande secolo della letteratura italiana Le cronache cittadine e la novellistica “Anonimo romano”<br />

10<br />

15<br />

20<br />

25<br />

30<br />

35<br />

14. Curzero allo palazzo de Campituoglio:<br />

‘corsero al Campidoglio’.<br />

15. se aionze lo moito puopolo: ‘si aggiunse<br />

molta gente’.<br />

16. zitielli: ‘ragazzi’.<br />

17. faco: ‘fanno’.<br />

18. intorniano: ‘circondano’.<br />

19. da onne lato, dereto e denanti:<br />

‘da ogni lato, dietro e davanti’.<br />

20. hao fatta la gabella: ‘ha imposto la<br />

tassa sul trasporto del vino’.<br />

21. ène: ‘è’.<br />

22. A queste … fece: Cola non pensa<br />

ancora di doversi proteggere.<br />

23. sonao: ‘suonò’.<br />

24. non se guarnìo de iente: ‘non si<br />

premunì in alcun modo’.<br />

25. dico: ‘dicono’.<br />

26. aizare: ‘innalzare, far progredire’.<br />

27. Miei scritti sollati so’: ‘gli assoldati<br />

sono tutti miei, stanno dalla mia parte’.<br />

Curzero allo palazzo de Campituoglio 14 . Allora se aionze lo moito puopolo 15 ,<br />

uomini e femine e zitielli 16 . Iettavano prete; faco 17 strepito e romore; intorniano 18<br />

lo palazzo da onne lato, dereto e denanti 19 , dicenno: «Mora lo traditore che hao<br />

fatta la gabella 20 , mora!». Terribile ène 21 loro furore. A queste cose lo tribuno reparo<br />

non fece 22 . Non sonao 23 la campana, non se guarnìo de iente 24 . Anco da prima<br />

diceva: «Essi dico 25 : “Viva lo puopolo”, e anco noi lo dicemo. Noi per aizare<br />

26 lo puopolo qui simo. Miei scritti sollati so’ 27 . La lettera dello papa della mea<br />

confirmazione venuta ène. Non resta se non piubicarla in Consiglio 28 ». Quanno<br />

a l’uitimo vidde che·lla voce terminava a male 29 , dubitao forte 30 ; specialemente<br />

ché esso fu abannonato da onne perzona vivente che in Campituoglio staieva.<br />

Iudici, notari, fanti 31 e onne perzona aveva procacciato de campare la pelle 32 .<br />

Solo esso con tre perzone remase, fra li quali fu Locciolo Pellicciaro, sio parente.<br />

[…] Ma Romani non lo volevano odire 33 . Facevano como li puorci. Iettavano<br />

prete, valestravano 34 . Curro 35 con fuoco per ardere la porta. Tante fuoro le<br />

valestrate e·lli verruti 36 , che alli balconi non potéo durare. Uno verruto li coize<br />

la mano 37 . Allora prese questo confalone e stenneva lo sannato 38 da ambedoi le<br />

mano. Mostrava le lettere dello auro, l’arme delli citatini de Roma 39 , quasi venissi<br />

a dicere: «Parlare non me lassate. Ecco che io so’ citatino e popularo 40 como<br />

voi. Amo voi, e se occidete me, occidete voi che romani site» […]. Lo tribuno<br />

desperato se mise a pericolo della fortuna 41 . Staienno allo scopierto 42 lo tribuno<br />

denanti alla cancellaria, ora se traieva la varvuta, ora se·lla metteva 43 . Questo<br />

era che abbe da vero doi opinioni 44 . La prima opinione soa, de volere morire ad<br />

onore armato colle arme, colla spada in mano fra lo puopolo a muodo de perzona<br />

magnifica e de imperio. E ciò demostrava quanno se metteva la varvuta e tenevase<br />

armato. La secunna opinione fu de volere campare la perzona 45 e non morire. E<br />

questo demostrava quanno se cavava 46 la varvuta. Queste doi voluntate commattevano<br />

nella mente soa 47 . Venze 48 la voluntate de volere campare e vivere. Omo<br />

28. La lettera … Consiglio: la lettera<br />

del papa Innocenzo VI che confermava<br />

Cola nella carica di senatore era giunta;<br />

si doveva soltanto renderla pubblica in<br />

Campidoglio.<br />

29. a l’uitimo … a male: ‘quando si<br />

rese conto che il tumulto finiva male’.<br />

30. dubitao forte: ‘cominciò ad avere<br />

paura’.<br />

31. fanti: ‘servi’.<br />

32. aveva … la pelle: ‘si era messa in salvo’.<br />

33. odire: ‘ascoltare’.<br />

34. Iettavano … valestravano: ‘scagliavano<br />

pietre, lanciavano dardi con la<br />

balestra’.<br />

35. Curro: ‘corrono’.<br />

36. Tante … verruti: ‘tante furono le<br />

balestrate e i dardi scagliati’.<br />

37. Uno … la mano: ‘un dardo lo colpì<br />

alla mano’.<br />

38. stenneva lo sannato: ‘stendeva lo<br />

zendado del gonfalone’; lo «zendado»<br />

è un tessuto di seta.<br />

39. le lettere … Roma: Cola mostrava<br />

agli aggressori le lettere dorate SPQR e<br />

le insegne del comune di Roma.<br />

40. popularo: ‘popolano’.<br />

41. se mise a pericolo della fortuna: ‘si<br />

affidò alla sorte’.<br />

42. Staienno allo scopierto: ‘stando<br />

allo scoperto’.<br />

43. ora se traieva … metteva: ‘ora si<br />

toglieva l’elmo, ora se lo metteva’.<br />

44. Questo … opinioni: ‘questo perché<br />

era combattuto sul da farsi’.<br />

45. campare la perzona: ‘mettersi in<br />

salvo’.<br />

46. se cavava: ‘si toglieva’.<br />

47. doi voluntate … mente soa: ‘due<br />

opposte volontà lo dilaniano’.<br />

48. Venze: ‘vinse’.<br />

© 2011 RCS Libri S.p.A./La Nuova Italia – R. Antonelli, M.S. Sapegno, Il senso e le forme


3<br />

Terrorizzato,<br />

si dà alla fuga<br />

cercando di<br />

nascondere la<br />

sua identità 40<br />

È riconosciuto<br />

…<br />

Il Trecento: il grande secolo della letteratura italiana Le cronache cittadine e la novellistica “Anonimo romano”<br />

45<br />

50<br />

55<br />

60<br />

49. li aitri: ‘gli altri uomini’.<br />

50. dello morire: ‘di morire’.<br />

51. deliverao: ‘decise’.<br />

52. per qualunche via potéo: ‘a tutti<br />

i costi’.<br />

53. cercao … animo: ‘cercò e trovò un<br />

modo, ma vigliacco e di poco coraggio’.<br />

54. Ià: ‘già’.<br />

55. lena, uoglio e pece: ‘legna, olio e<br />

pece’.<br />

56. Lo solaro … fiariava: ‘il solaio della<br />

loggia bruciava’.<br />

57. lename: ‘legname’, ‘travi di legno’.<br />

58. Penzao: ‘pensò’.<br />

59. devisato: ‘travestito’.<br />

60. passare … campare: ‘attraversare<br />

il fuoco, confondersi nella folla e scappare’.<br />

61. uitima soa: ‘ultima sua’.<br />

62. se spogliao … tutto: ‘si spogliò<br />

delle sue insegne di barone e delle<br />

armi’.<br />

63. Dolore ène de recordare: ‘è doloroso<br />

ricordare la codardia di Cola’.<br />

64. Forficaose … nera: ‘si taglia la barba<br />

e si tinge il viso di nero’.<br />

65. caselluccia: ‘casupola’.<br />

era como tutti li aitri 49 , temeva dello morire 50 . Puoi che deliverao 51 per meglio de<br />

volere vivere per qualunche via potéo 52 , cercao e trovao lo muodo e·lla via, muodo<br />

vituperoso e de poco animo 53 . Ià 54 li Romani aveano iettato fuoco nella prima<br />

porta, lena, uoglio e pece 55 . La porta ardeva. Lo solaro della loia fiariava 56 . La secunna<br />

porta ardeva e cadeva lo solaro e·llo lename 57 a piezzo a piezzo. Orribile era<br />

lo strillare. Penzao 58 lo tribuno devisato 59 passare per quello fuoco, misticarese colli<br />

aitri e campare 60 . Questa fu l’uitima soa 61 opinione. Aitra via non trovava. Dunque<br />

se spogliao le insegne della baronia, l’arme puse io’ in tutto 62 . Dolore ène de<br />

recordare 63 . Forficaose la varva e tenzese la faccia de tenta nera 64 . Era là da priesso<br />

una caselluccia 65 dove dormiva lo portanaro 66 . Entrato là, tolle uno tabarro de vile<br />

panno, fatto allo muodo pastorale campanino 67 . Quello vile tabarro vestìo 68 . Puoi<br />

se mise in capo una coitra de lietto 69 e così devisato ne veo ioso 70 . Passa la porta<br />

la quale fiariava 71 , passa le scale e·llo terrore dello solaro 72 che cascava, passa l’uitima<br />

porta liberamente. Fuoco non lo toccao 73 . Misticaose colli aitri. Desformato<br />

desformava la favella. Favellava campanino 74 e diceva: «Suso, suso a gliu tradetore!»<br />

75 . Se le uitime scale passava era campato 76 . La iente aveva l’animo suso allo palazzo<br />

77 . Passava la uitima porta, uno se·lli affece denanti 78 e sì·llo reaffigurao 79 , deoli<br />

de mano 80 e disse: «Non ire. Dove vai tu?». Levaoli quello piumaccio de capo,<br />

e massimamente che se pareva allo splennore che daieva li vraccialetti che teneva 81 .<br />

Erano ’naorati: non pareva opera de riballo 82 . Allora, como fu scopierto, parzese lo<br />

tribuno manifestamente 83 : mostrao ca esso era. Non poteva dare più la voita 84 . Nullo<br />

remedio era se non de stare alla misericordia, allo volere altruio 85 . Preso per le<br />

vraccia 86 , liberamente fu addutto 87 per tutte le scale senza offesa fi’ allo luoco dello<br />

lione 88 , dove li aitri la sentenzia vodo, dove esso sentenziato aitri aveva 89 . Là ad-<br />

66. lo portanaro: ‘il portinaio’.<br />

67. tolle … campanino: ‘prende un<br />

mantello di pessimo tessuto, fatto come<br />

quello dei pastori’.<br />

68. vestìo: ‘indossò’.<br />

69. una coitra de lietto: ‘una coperta<br />

del letto’.<br />

70. così devisato ne veo ioso: ‘così travestito<br />

se ne va giù’.<br />

71. fiariava: ‘bruciava’.<br />

72. solaro: ‘solaio’.<br />

73. Fuoco non lo toccao: ‘uscì indenne<br />

dal fuoco’.<br />

74. Desformato … campanino: così<br />

travestito, modificava anche il modo di<br />

parlare, in modo tale da sembrare un<br />

forestiero originario della campagna a<br />

sud di Roma.<br />

75. «Suso, suso a gliu tradetore!»: ‘dagli<br />

al traditore!’.<br />

76. Se le uitime … campato: ‘se fosse<br />

riuscito a scendere le ultime scale, si sarebbe<br />

salvato’.<br />

77. La iente … palazzo: ‘la folla pensava<br />

a quelli che erano nel palazzo’.<br />

78. uno se·lli affece denanti: ‘uno gli si<br />

mise davanti’.<br />

79. sì·llo reaffigurao: ‘e lo riconobbe’.<br />

80. deoli de mano: ‘lo colpì con una<br />

mano’.<br />

81. Levaoli … teneva: gli toglie la coperta<br />

dalla testa e soprattutto lo riconosce<br />

dallo splendore dei bracciali.<br />

82. Erano ’naorati … de riballo: ‘erano<br />

d’oro e non erano da persona umile’.<br />

83. parzese lo tribuno manifestamente:<br />

‘il tribuno si svela’.<br />

84. Non … voita: ‘non poteva tornare<br />

indietro’.<br />

85. Nullo … altruio: ‘non c’era altra<br />

possibilità se non affidarsi alla pietà degli<br />

assalitori’.<br />

86. le vraccia: ‘le braccia’.<br />

87. fu addutto: ‘fu condotto’.<br />

88. fi’ allo luoco dello lione: fino alla<br />

statua del leone che assalta un cavallo,<br />

all’epoca posta in cima alla scalinata<br />

che conduce al Palazzo Capitolino. È<br />

il luogo dove si eseguivano le condanne<br />

a morte.<br />

89. dove li aitri … aveva: ‘dove gli astanti<br />

ascoltano la sentenza di morte per Cola,<br />

nel luogo in cui egli aveva a sua volta<br />

emesso sentenze’.<br />

© 2011 RCS Libri S.p.A./La Nuova Italia – R. Antonelli, M.S. Sapegno, Il senso e le forme


4<br />

… e ucciso<br />

Il suo<br />

cadavere<br />

è profanato<br />

dalla folla<br />

Dopo tre<br />

giorni<br />

è bruciato<br />

presso il<br />

Mausoleo<br />

di Augusto<br />

Il Trecento: il grande secolo della letteratura italiana Le cronache cittadine e la novellistica “Anonimo romano”<br />

65<br />

70<br />

75<br />

80<br />

85<br />

90. era ardito toccarelo: ‘aveva il coraggio<br />

di toccarlo’.<br />

91. la varva tonnita: ‘la barba tagliata’.<br />

92. iuppariello: ‘sottoveste’.<br />

93. scento: ‘discinto’, ‘scomposto’.<br />

94. musacchini inaorati: ‘spallacci dorati’.<br />

Nelle armature antiche, gli spallacci<br />

erano le piastre che coprivano le<br />

spalle.<br />

95. colle caize … de barone: con le calze<br />

azzurrognole («de biada») tipiche dei<br />

baroni.<br />

96. piecate: ‘piegate’.<br />

97. impuinao … ventre: ‘impugna<br />

una spada corta e gliela infila nel ventre’.<br />

98. Immediate: ‘immediatamente’.<br />

99. †lo ventre†: in questo punto il testo<br />

è guasto: la parola «ventre» copre<br />

il nome del secondo assassino di<br />

Cola.<br />

dutto, fu fatto uno silenzio. Nullo omo era ardito toccarelo 90 . Là stette per meno<br />

de ora, la varva tonnita 91 , lo voito nero como fornaro, in iuppariello 92 de seta verde,<br />

scento 93 , colli musacchini inaorati 94 , colle caize de biada a muodo de barone 95 .<br />

Le vraccia teneva piecate 96 . In esso silenzio mosse la faccia, guardao de·llà e de cà.<br />

Allora Cecco dello Viecchio impuinao mano a uno stuocco e deoli nello ventre 97 .<br />

Questo fu lo primo. Immediate 98 puo’ esso secunnao †lo ventre† 99 de Treio notaro<br />

e deoli la spada in capo. Allora l’uno, l’aitro e li aitri lo percuoto. Chi li dao, chi li<br />

promette. Nullo motto faceva. Alla prima morìo, pena non sentìo. Venne uno con<br />

una fune e annodaoli tutti doi li piedi. Dierolo in terra, strascinavanollo, scortellavanollo<br />

100 . Così lo passavano como fussi criviello 101 . Onneuno ne·sse iocava. Alla<br />

perdonanza li pareva de stare 102 . Per questa via fu strascinato fi’ a Santo Marciello<br />

103 . Là fu appeso per li piedi a uno mignaniello 104 . Capo non aveva. Erano remase<br />

le cocce per la via donne era strascinato 105 . Tante ferute aveva, pareva criviello.<br />

Non era luoco senza feruta. Le mazza de fòra grasse 106 . Grasso era orribilemente,<br />

bianco como latte insanguinato. Tanta era la soa grassezza, che pareva uno esmesurato<br />

bufalo overo 107 vacca a maciello. Là pennéo dìi doi, notte una 108 . Li zitielli<br />

li iettavano le prete.<br />

Lo terzo dìe de commannamento de Iugurta e de Sciarretta della Colonna fu<br />

strascinato allo campo dell’Austa 109 . Là se adunaro tutti Iudiei in granne moititudine<br />

110 : non ne remase uno. Là fu fatto uno fuoco de cardi secchi. In quello fuoco<br />

delli cardi fu messo. Era grasso. Per la moita grassezza da sé ardeva volentieri.<br />

Staievano là li Iudiei forte affaccennati, afforosi, affociti 111 . Attizzavano li cardi<br />

perché ardessi. Così quello cuorpo fu arzo e fu redutto in polve: non ne remase<br />

cica 112 . Questa fine abbe Cola de Rienzi, lo quale se fece tribuno augusto de Roma,<br />

lo quale voize essere campione de Romani. In cammora soa fu trovato uno<br />

spiecchio de acciaro moito polito con carattere e figure assai 113 . In quello spiecchio<br />

costregneva lo spirito de Fiorone 114 .<br />

100. strascinavanollo, scortellavanollo:<br />

‘lo trascinavano e lo accoltellavano’.<br />

101. Così … criviello: ‘lo trapassavano<br />

di colpi fino a riempirlo di fori’; «crivello»<br />

significa ‘setaccio’.<br />

102. Alla perdonanza … stare: gli assalitori<br />

sono talmente impegnati a massacrare<br />

Cola che pareva volessero guadagnare<br />

l’indulgenza («perdonanza»).<br />

103. Santo Marciello: San Marcello è<br />

nel quartiere dominato dai Colonna.<br />

Si allude al fatto che i Colonna sono i<br />

mandanti dell’uccisione di Cola di Rienzo?<br />

Il cronista Matteo Villani afferma<br />

che il cadavere fu portato presso le<br />

case di questa potente famiglia.<br />

104. uno mignaniello: un piccolo balcone<br />

con scala esterna.<br />

105. le cocce … strascinato: le ossa<br />

del cranio erano rimaste sulla strada<br />

dove era stato trascinato.<br />

106. Le mazza … grasse: le budella<br />

erano di fuori, visibili.<br />

107. overo: ‘oppure’.<br />

108. Là … una: ‘lì rimase appeso due<br />

giorni e una notte’.<br />

109. Austa: il campo dove sorgeva il<br />

Mausoleo di Augusto, altra zona della<br />

città in mano ai Colonna.<br />

110. Là … moititudine: là si radunarono<br />

molti ebrei.<br />

111. forte … affociti: ‘molto affaccendati,<br />

frenetici e scamiciati’.<br />

112. non … cica: ‘non ne rimase nulla’.<br />

113. In cammora … assai: ‘nella sua<br />

stanza fu trovato uno specchio di acciaio<br />

istoriato.<br />

114. costregneva … Fiorone: ‘teneva<br />

racchiuso lo spirito del demonio Fiorone’.<br />

Era credenza comune nel Medioevo<br />

che con gli specchi si potessero evocare<br />

spiriti e demoni.<br />

© 2011 RCS Libri S.p.A./La Nuova Italia – R. Antonelli, M.S. Sapegno, Il senso e le forme


5<br />

Il Trecento: il grande secolo della letteratura italiana Le cronache cittadine e la novellistica “Anonimo romano”<br />

ANALISI DEL TESTO<br />

La narrazione<br />

La morte di Cola di Rienzo è narrata grazie alla<br />

concatenazione di alcune sequenze narrative che<br />

descrivono il montare del risentimento popolare,<br />

l’iniziale sconcerto del tribuno, il suo fallimentare<br />

tentativo di fuga, l’assassinio e infine la profanazione<br />

del cadavere. Il furore della folla è una forza<br />

cieca e incontrollabile, e Cola è incapace di fronteggiare<br />

gli eventi.<br />

Il personaggio Cola<br />

Il susseguirsi delle vicende è costantemente riportato<br />

alla descrizione, anche minuta, delle reazioni<br />

del protagonista. È in questo modo possibile<br />

per l’autore tracciare uno straordinario ritratto del<br />

personaggio, di cui si raccontano i gesti e i moti<br />

esteriori e il “corrispondente” dramma interiore,<br />

quasi momento per momento. Un esempio di tale<br />

efficace strategia si coglie nella descrizione del<br />

mettere e del togliere l’elmo come “immagine”<br />

degli istinti opposti (affrontare gli assalitori o fuggire)<br />

che «commattevano nella mente soa» (rr. 29-<br />

36). Il riuso a fini politici dei simboli della Roma<br />

antica da parte di Cola è qui – forse ironicamente<br />

– rappresentato dal tentativo del tribuno di rabbonire<br />

la folla invocando il popolo romano e la sigla<br />

SPQR in lettere d’oro: tentativo patetico, data la<br />

situazione, destinato a non sortire alcun effetto.<br />

Il punto di vista dell’autore<br />

L’autore costella il racconto con alcune fulminanti<br />

notazioni che esprimono la sua valutazione morale<br />

dell’accaduto. Tali giudizi non sono esibiti, ma<br />

quasi nascosti tra le pieghe del discorso. Della<br />

folla inferocita scrive: «Ma Romani non lo volevano<br />

odire. Facevano como li puorci» (r. 22). La fuga<br />

di Cola è disonorevole ma è anche il segno della<br />

sua umanità: «Venze la voluntate de volere campare<br />

e vivere. Omo era como tutti li aitri, temeva<br />

dello morire» (rr. 36-37), «Dolore ène de recordare»<br />

(rr. 44-45). Dopo l’orrore dello scempio del<br />

cadavere, il commento finale è laconico: «Questa<br />

fine abbe Cola de Rienzi, lo quale se fece tribuno<br />

augusto de Roma, lo quale voize essere campione<br />

de Romani» (rr. 84-85).<br />

Lo stile<br />

Cifra stilistica dell’autore è l’icasticità, cioè il<br />

realismo drammatico e l’espressività della rappresentazione.<br />

Le strutture sintattiche caratteristiche<br />

sono: l’asindeto, cioè l’assenza di congiunzioni<br />

tra parole e frasi correlate (ad esempio:<br />

«affaccennati, afforosi, affociti», r. 82) e la coordinazione<br />

paratattica (ad esempio: «La voce ingrossava,<br />

la iente cresceva, r. 4 «Iettavano prete;<br />

faco strepito e romore; intorniano lo palazzo»,<br />

rr. 11-12).<br />

© 2011 RCS Libri S.p.A./La Nuova Italia – R. Antonelli, M.S. Sapegno, Il senso e le forme

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