Numero 12 - Pilo Albertelli
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tatuare» replicò la ragazza, e gli voltò le spalle.<br />
Rientrò lentamente in casa e lo piantò lì,<br />
padrone d'andarsene. Per quasi cinque minuti,<br />
Parker rimase a fissare l'uscio oltre il quale<br />
era scomparsa.<br />
Il giorno seguente, ritornò con una cesta di<br />
mele. Non era tipo da farsi mettere sotto i<br />
piedi da una ragazza brutta come quella. A<br />
lui piacevano le donne bene in carne, quelle<br />
che sembravano senza muscoli e senza ossa,<br />
a toccarle. Quando arrivò, la ragazza era seduta<br />
sul gradino superiore della veranda, e il<br />
cortile era pieno di bambini poveri e magri<br />
come lei. Parker si ricordò che era sabato.<br />
Non gli piaceva far la corte a una donna con<br />
dei bambini intorno. Ma per fortuna aveva<br />
preso la cesta delle mele dal furgone. Quando<br />
i bambini si avvicinarono per vedere che<br />
cos'aveva in mano, diede una mela a ciascuno<br />
e ordinò che si levassero dai piedi. Così si<br />
liberò di tutto il branco.<br />
La ragazza non diede segno di essersi accorta<br />
della sua presenza. Parker avrebbe potuto essere<br />
una capra o un maiale randagio capitato<br />
nel suo cortile in un momento in cui era troppo<br />
stanca per prendere la scopa e cacciarlo<br />
via. Parker depose il cesto delle mele accanto<br />
a lei e si sedette un gradino più sotto.<br />
«Si serva» disse, indicando la cesta, e sprofondò<br />
nel silenzio.<br />
Lei prese una mela fulminea, come se il cesto<br />
potesse sparire da un momento all'altro. La<br />
gente affamata rendeva nervoso Parker. Lui<br />
aveva sempre avuto da mangiare in abbondanza.<br />
Il suo disagio crebbe. Giunse alla conclusione<br />
che non aveva niente da dire, quindi<br />
perché parlare? Non riusciva a capire perché<br />
fosse venuto e perché non se ne andasse prima<br />
di sprecare un'altra cesta di mele con quel<br />
branco di bambini. Dovevano essere i fratelli<br />
e le sorelle della ragazza, pensò. Lei masticava<br />
la mela adagio con una specie di concentrazione<br />
voluttuosa. La vista, dalla veranda,<br />
spaziava su un lungo declivio tempestato di<br />
gramigne rosse e viola, oltre la provinciale<br />
fino a un'ampia distesa di colline e a una sola<br />
montagna, molto piccola. I grandi paesaggi<br />
deprimevano Parker. Guardi nello spazio e<br />
cominci a sentirti come se qualcuno ti corresse<br />
dietro. La marina, il governo o la religione.<br />
«Di chi sono quei bambini, suoi?» si decise a<br />
domandare.<br />
«Sono della mamma» rispose lei. «Io non sono<br />
ancora sposata.» Parlava come se fosse<br />
solo questione di tempo.<br />
Ma chi la sposerebbe, questa, in nome di<br />
Dio?, si domandò Parker.<br />
Una donna grossa, con la faccia larga e molti<br />
spazi vuoti fra i denti, comparve sulla soglia,<br />
dietro a Parker. A quanto pareva, era lì da un<br />
po'.<br />
«Buona sera» fece lui.<br />
La donna attraversò il portico e prese il cesto<br />
con quel che restava delle mele. «Grazie infinite».<br />
disse, e rientrò in casa, portandoselo<br />
dietro.<br />
«È la sua vecchia?» domandò Parker. La ragazza<br />
accennò di sì col capo. Parker conosceva<br />
parecchie battute di spirito da buttare lì a<br />
quel punto, tipo: «Le mie condoglianze!», ma<br />
tacque, immusonito. Restò là immobile, a<br />
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