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Numero 12 - Pilo Albertelli

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il più vago moto di stupore per se stesso. Finché<br />

non aveva visto l'uomo della fiera, non<br />

gli era mai venuto in mente che ci fosse qualcosa<br />

di straordinario, nel fatto di esistere. E<br />

non gli venne in mente neanche allora, però<br />

un singolare disagio mise radici dentro di lui.<br />

Era come un ragazzo cieco, girato con tanta<br />

delicatezza da non accorgersi che la sua destinazione<br />

era cambiata.<br />

Qualche tempo dopo si era fatto fare il primo<br />

tatuaggio: l'aquila appollaiata sul cannone.<br />

L'aveva eseguito un artista del paese e gli<br />

aveva fatto pochissimo male, quanto bastava<br />

per dargli l'idea che ne valesse la pena. E anche<br />

questo era strano perché, prima d'allora,<br />

Parker aveva pensato che valesse la pena di<br />

fare solo le cose che non dolevano. L'anno<br />

dopo aveva lasciato la scuola, perché aveva<br />

sedici anni e poteva farlo. Per un certo periodo<br />

aveva seguito un corso commerciale, poi<br />

aveva piantato anche il corso e aveva fatto<br />

l'inserviente per sei mesi in un garage. Lavorava<br />

unicamente per pagarsi nuovi tatuaggi.<br />

Sua madre era fissa in una lavanderia e poteva,<br />

mantenerlo, ma si rifiutava di pagare i tatuaggi.<br />

Gliene concesse solo uno, un cuore<br />

col suo nome sopra, che Parker si fece fare<br />

protestando. Comunque, il nome era BettyJean,<br />

e nessuno era obbligato a sapere che<br />

si trattava di sua madre. Parker scoprì che i<br />

tatuaggi attiravano il tipo di ragazze che gli<br />

piacevano, ma alle quali prima d'allora non<br />

era mai piaciuto. Cominciò a bere birra e a<br />

fare a pugni. Sua madre piangeva, accorgendosi<br />

di quello che stava succedendo. Una sera<br />

lo trascinò a una riunione religiosa senza dirgli<br />

dove andavano. Quando vide l'enorme<br />

chiesa illuminata, Parker si liberò di colpo<br />

della sua stretta e scappò via. Il giorno dopo,<br />

mentendo sulla sua età, si arruolò in marina.<br />

Parker era troppo grosso per gli stretti pantaloni<br />

da marinaio, ma lo stupido berrettino<br />

bianco, tirato giù sulla fronte, faceva sembrare<br />

per contrasto la sua faccia pensosa e quasi<br />

appassionata. Dopo un paio di mesi di marina,<br />

Parker smise di guardare tutto a bocca<br />

aperta. I lineamenti gli s'indurirono e diventarono<br />

quelli. di un uomo. Rimase in marina<br />

cinque anni, e parve diventare tutt'uno con la<br />

nave grigia e meccanica, salvo gli occhi, che<br />

erano dello stesso pallido color ardesia dell'oceano<br />

e riflettevano gli spazi immensi intorno<br />

a lui, come un microcosmo del mare misterioso.<br />

A terra, Parker andava in giro paragonando<br />

i posti dove si trovava con Birmingham,<br />

Alabama. E dovunque andasse, collezionava<br />

tatuaggi.<br />

Aveva abbandonato quelli senza vita, come le<br />

ancore e i fucili incrociati. Aveva una tigre e<br />

una pantera sulle spalle, un cobra attorcigliato<br />

a una fiaccola sul petto, dei falchi sulle cosce,<br />

Elisabetta II e Filippo rispettivamente<br />

sullo stomaco e sul fegato. Non si curava<br />

molto del soggetto, purché fosse pittoresco.<br />

Sul ventre aveva qualche oscenità, ma solo<br />

perché gli sembrava il posto adatto. Parker<br />

era contento di ogni tatuaggio nuovo per circa<br />

un mese, poi il disegno cominciava a perdere<br />

ogni attrattiva. Ogni volta che trovava<br />

uno specchio di dimensioni ragionevoli, vi si<br />

piantava davanti e studiava il proprio aspetto<br />

generale. L'effetto non era quello di un intricato<br />

arabesco di colori, ma di una serie di<br />

chiazze sparse a caso. Allora una titanica in-<br />

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