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Numero 12 - Pilo Albertelli

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era sparita, ma non si sentiva del tutto se stesso.<br />

Era come se fosse se stesso ma estraneo a<br />

se stesso, e viaggiasse in un paese nuovo,<br />

sebbene tutto quello che vedeva gli fosse familiare,<br />

persino la notte.<br />

Alla fine arrivò a casa, sul terrapieno, fermò<br />

il furgoncino sotto il noce americano e scese.<br />

Fece tutto il baccano possibile, per stabilire<br />

che era ancora lui il padrone, che il fatto di<br />

esser stato via una notte senza una parola non<br />

significava nulla, se non che lui le cose le faceva<br />

così. Sbatté la portiera, salì i due gradini<br />

e attraversò la veranda, pestando i piedi.<br />

Scosse violentemente la maniglia della porta,<br />

che però non cedette. «Sarah Ruth!» gridò.<br />

«Fammi entrare!»<br />

La porta non aveva chiave, ma evidentemente<br />

Sarah Ruth aveva incastrato una sedia sotto la<br />

maniglia. Parker cominciò a battere alla porta<br />

e a scuotere la maniglia, contemporaneamente.<br />

Sentì le molle del letto cigolare e si chinò a<br />

guardare dal buco della serratura, ma era stato<br />

tappato con un pezzo di carta. «Fammi entrare!»<br />

tempestò, martellando di nuovo la<br />

porta. «Perché mi hai chiuso fuori?»<br />

Una voce tagliente, vicino all'uscio, domandò:<br />

«Chi è? ».<br />

«Io» rispose Parker. «O.E.»<br />

Aspettò un momento.<br />

«Io» ripeté con impazienza. «O.E.»<br />

All'interno sempre silenzio.<br />

Parker tentò di nuovo. «O.E.» disse ancora,<br />

dando due o tre manate alla porta. «O.E. Parker.<br />

Mi conosci.» Silenzio. Poi una voce dis-<br />

se lentamente: «Io non conosco nessun<br />

O.E.».<br />

«Smettila di scherzare» implorò lui. «Non hai<br />

motivo di trattarmi così. Sono io, O.E., sono<br />

tornato. Non avrai paura di me.»<br />

«Chi è?» domandò la stessa voce spietata.<br />

Parker voltò la testa, come se si aspettasse•<br />

che qualcuno alle sue spalle gli suggerisse la<br />

risposta. Il cielo si era lievemente schiarito e<br />

due o tre nastri gialli fluttuavano sopra l'orizzonte.<br />

Poi, mentre Parker guardava, una sorta<br />

di albero di luce scaturì dal confine del cielo.<br />

Parker ricadde contro la porta, come se ce<br />

l'avessero inchiodato con una lancia.<br />

«Chi è?» chiese la voce all'interno, che adesso<br />

aveva qualcosa di definitivo. La maniglia<br />

crepitò, e la voce domandò, perentoria: «Chi<br />

è, insomma?».<br />

Parker si chinò e appoggiò la bocca alla serratura<br />

tappata. «Obadiah» bisbigliò, e d'un<br />

tratto sentì la luce riversarsi in lui trasformando<br />

la sua anima-ragnatela in un perfetto arabesco<br />

di colori, un giardino di alberi, di uccelli<br />

e di animali.<br />

«Obadiah Elihue» mormorò.<br />

La porta si aprì e Parker entrò incespicando.<br />

Sarah Ruth torreggiava indistinta sulla soglia,<br />

con le mani sui fianchi. E attaccò subito:<br />

«Non era una bionda prosperosa, la tua padrona,<br />

e dovrai pagarle fino all'ultimo, soldo<br />

il trattore che hai fatto a pezzi. Non è assicurata.<br />

E venuta qui, abbiamo fatto una lunga<br />

chiacchierata e io ...».<br />

Tremando, Parker armeggiò per accendere la<br />

lampada a petrolio.<br />

20

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