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Numero 12 - Pilo Albertelli

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L'artista lo agguantò bruscamente per un<br />

braccio e lo spinse tra i due specchi. «E ora<br />

guardi» ordinò, furioso perché la sua opera<br />

veniva ignorata.<br />

Parker guardò, diventò pallido e s'allontanò,<br />

ma gli occhi del ritratto continuarono a guardarlo,<br />

immobili, fissi, divoranti, avvolti nel<br />

silenzio.<br />

«L'idea è stata sua, ricordi» disse l'artista.<br />

«Per me, le avrei consigliato qualcosa di diverso.»<br />

Parker non aprì bocca. Indossò la camicia e<br />

imboccò la porta, mentre l'artista urlava. «E<br />

aspetto tutti i miei soldi! Aspetto i soldi!»<br />

Parker andò in un emporio all'angolo, comprò<br />

una pinta di whisky, se la portò in un vicolo<br />

poco distante e la bevve tutta nel breve<br />

volgere di cinque minuti. Poi andò in una sala<br />

da biliardo che frequentava quando scendeva<br />

in città. Era uno stanzone ben illuminato, che<br />

pareva un granaio, con un bar da una parte, le<br />

macchinette mangiasoldi dall'altra e i tavoli<br />

da biliardo che troneggiavano sul fondo. Come<br />

Parker entrò, un omone in camicia a quadretti<br />

rossi e neri lo salutò con una manata e<br />

urlò: «Eeeeeeilà! O.E. Parker!».<br />

Era ancora presto, per battere Parker sulla<br />

schiena. «Giù le mani» protestò. «Ho un tatuaggio<br />

nuovo, lì.» «Cos'è, stavolta?» domandò<br />

l'uomo, e gridò ai clienti delle macchinette:<br />

«O.E. si è fatto un tatuaggio nuovo!».<br />

«Niente di speciale, stavolta» brontolò Parker,<br />

e s'incamminò avvilito a una macchinetta<br />

libera.<br />

«Dai!» fece l'omone. «Diamo un'occhiata al<br />

tatuaggio di O.E.!» Mentre Parker si divinco-<br />

lava dalle loro mani, gli uomini gli tirarono<br />

su la camicia. D'un tratto, Parker sentì tutte le<br />

mani cadergli di dosso, e la camicia gli calò<br />

sulla faccia, come un velo. Nella sala da biliardo<br />

scese un silenzio che parve diffondersi<br />

dal gruppo intorno a lui fino alle fondamenta,<br />

sotto l'edificio, e verso l'alto, più su delle travi<br />

del tetto.<br />

Finalmente qualcuno esclamò: «Cristo!». E<br />

tutti si misero a far baccano. Parker si voltò,<br />

con un sorriso incerto. «Queste trovate le ha<br />

solo O.E.!» esclamò l'uomo con la camicia a<br />

quadretti. «Che roba!»<br />

«Magari si è dato alla religione!» gridò qualcuno.<br />

«Col cavolo» ribatté Parker.<br />

«O.E. si è dato alla religione e si schiera con<br />

Gesù, vero O.E.?» domandò maliziosamente<br />

un ometto con un pezzo di sigaro in bocca.<br />

«Un sistema molto originale, devo dire.»<br />

«Non ce n'è come O.E., per inventarne di<br />

nuove!» dichiarò l'omone.<br />

«jooohum! Che roba!» gridò qualcuno, e tutti<br />

cominciarono a fischiare e a bestemmiare per<br />

complimentarsi, finché Parker sbuffò:<br />

«Oooooh, piantatela»<br />

«Perché l'hai fatto?» domandò un tale.<br />

«Per ridere» ribatté Parker. «Che ti frega?»<br />

«E allora perché non ridi?» domandò un altro.<br />

Parker si avventò sul gruppo e, come una bufera<br />

di vento in un giorno d'estate, ebbe inizio<br />

una rissa che imperversò fra tavolini rovesciati<br />

e pugni volanti, finché due uomini af-<br />

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