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Numero 12 - Pilo Albertelli

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gli disse che, se non era capace di stare attento<br />

a quello che faceva, lei sapeva dove trovare<br />

un negro di quattordici anni che ne era capace.<br />

Parker era tanto preoccupato che non si<br />

offese nemmeno. In passato, l'avrebbe piantata<br />

sui due piedi, dicendo seccamente:<br />

«Benissimo, allora vada a prenderlo».<br />

Due o tre mattine dopo, Parker stava legando<br />

le balle di fieno con la miserabile pressa e il<br />

trattore sfiancato della vecchia, in un grande<br />

pascolo che aveva solo un enorme albero secolare<br />

nel mezzo. La padrona era il tipo che<br />

non faceva abbattere un vecchio albero, perché<br />

era un vecchio albero. Lo indicò a Parker,<br />

come se lui non avesse gli occhi, e gli<br />

raccomandò di non urtarlo, mentre la macchina<br />

raccoglieva fieno lì attorno. Parker cominciò<br />

all'esterno del campo e proseguì verso<br />

l'albero, in cerchi concentrici. Ogni tanto doveva<br />

scendere dal trattore per sbrogliare il<br />

cordone della pressa o per liberare la strada<br />

da un sasso. La vecchia gli aveva ordinato di<br />

portare i sassi sul bordo del prato, cosa che<br />

Parker faceva quando lei lo guardava. Quando<br />

pensava di farla franca, ci passava sopra.<br />

Mentre girava intorno al campo, non faceva<br />

che pensare al disegno più adatto per la<br />

schiena. Il sole, delle dimensioni di una palla<br />

da golf, cominciò a scivolargli dietro e a tornargli<br />

davanti con un moto regolare, ma a<br />

Parker sembrava di vederlo da tutt'e due le<br />

parti contemporaneamente, come se, avesse<br />

avuto gli occhi anche sulla nuca. D'un tratto,<br />

s'accorse che l'albero allungava i rami per afferrarlo.<br />

Un colpo feroce lo catapultò in aria e<br />

udì se stesso gridare, a voce incredibilmente<br />

alta: «Dio del cielo!».<br />

Atterrò sulla schiena, mentre il trattore si rovesciava,<br />

schiantandosi contro l'albero, e<br />

prendeva fuoco. La prima cosa che Parker<br />

vide, furono le proprie scarpe, divo rate velocemente<br />

dalle fiamme': una sotto il trattore,<br />

l'altra a una certa distanza, che bruciava per<br />

conto suo. Lui non c'era, dentro. Sentiva sulla<br />

faccia il fiato caldo dell'albero che bruciava.<br />

Arretrò, seduto, con gli occhi fondi come caverne,<br />

e se avesse saputo farsi il segno della<br />

croce l'avrebbe fatto.<br />

Il suo furgoncino era fermo su una strada<br />

sterrata, ai margini del pascolo. Parker si diresse<br />

verso di esso, ancora seduto, ancora<br />

all'indietro, ma sempre più in fretta. A metà<br />

strada si alzò e si mise a correre, tutto curvo,<br />

tanto che cadde in ginocchio due volte. Gli<br />

sembrava di avere ,le gambe come due vecchie<br />

grondaie arrugginite. Alla fine arrivò al<br />

camion e partì a zig-zag. Passò davanti alla<br />

casa sul terrapieno e puntò dritto verso la città,<br />

che distava una cinquantina di miglia.<br />

Durante il tragitto non si concesse di pensare.<br />

Sapeva solo che era avvenuto un grande cambiamento,<br />

nella sua vita, un balzo in avanti<br />

verso un ignoto peggiore, e che lui non poteva<br />

farci nulla. Era successo, a tutti gli effetti.<br />

L'artista di tatuaggi aveva due grandi stanze,<br />

disordinate e piene di roba; sopra lo studio<br />

d'un callista, in una viuzza interna. Parker<br />

ancora a piedi nudi, gli piombò in casa senza<br />

rumore poco dopo le tre ,del pomeriggio.<br />

L'artista, che aveva circa l'età di Parker, ventotto<br />

anni, ma era esile e calvo, era al tavolo<br />

da disegno a ricalcare 'uno schizzo con l'inchiostro<br />

verde. Alzò lo sguardo, irritato, e<br />

parve non riconoscere Parker nella creatura<br />

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