Numero 12 - Pilo Albertelli
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guardare il panorama. Pensò che probabilmente<br />
stava covando una malattia.<br />
«Se trovo delle pesche, domani gliele porto»<br />
disse.<br />
«Gliene sarò molto obbligata.»<br />
Parker non aveva intenzione di tornare con<br />
una cesta di pesche, ma il giorno dopo si ritrovò<br />
a farlo. Lui e la ragazza non avevano<br />
quasi niente da dirsi. Una delle poche cose<br />
che le disse fu: «Sulla schiena non ho tatuaggi».<br />
«E cos'ha?» domandò la ragazza.<br />
«La camicia» rispose Parker. «Ah!»<br />
«Ah, ah» rise lei, educatamente.<br />
Parker era convinto di star perdendo la ragione.<br />
Non riusciva a credere, neanche per<br />
scherzo, di essere attratto da una donna come<br />
quella: non s'interessava a niente, se non a<br />
quel che le portava, finché, la terza volta, lui .<br />
comparve con due meloni. «Come si chiama?»<br />
gli domandò allora.<br />
«O.E. Parker.»<br />
«E cosa significa O.E.?»<br />
«Può. chiamarmi O.E.» rispose lui. «Oppure<br />
Parker. Nessuno mi chiama col mio nome.»<br />
«Ma cosa significano le iniziali?» insisté lei.<br />
«Lasciamo perdere. E lei come si chiama?»<br />
«Glielo dirò quando mi avrà detto che cosa<br />
significano le iniziali» replicò la ragazza. Nel<br />
suo tono c'era una vaga ombra di civetteria<br />
che andò immediatamente alla testa di Parker.<br />
Non aveva mai rivelato il suo nome a<br />
nessuno, uomo o donna, solo alla marina e al<br />
governo, ed era scritto sul certificato di batte-<br />
simo, che aveva ricevuto all'età di un mese<br />
perché sua madre era metodista. Quando il<br />
nome era trapelato dall'archivio della marina,<br />
per un pelo Parker non aveva ammazzato il<br />
compagno che l'aveva usato.<br />
«Andrà in giro a rifischiarlo a tutti.»<br />
«Giuro che non lo dirò a nessuno. Lo giuro<br />
sulla santa parola di Dio.»<br />
Parker rimase in silenzio per qualche minuto.<br />
Poi le mise una mano sul collo, e tirandosi il<br />
suo orecchio vicino alla bocca le rivelò il nome<br />
a bassa voce.<br />
«Obadiah!» sussurrò la ragazza, illuminandosi<br />
lentamente in viso, come se quel nome fosse<br />
un presagio fausto, per lei. «Obadiah.»<br />
Il nome continuava a essere una schifezza,<br />
per Parker.<br />
«Obadiah Elihue» disse la ragazza, in tono<br />
reverente.<br />
«Se mi chiama così a voce alta, le rompo la<br />
testa» annunciò Parker. «E lei come si chiama?»<br />
«Sarah Ruth Cates.»<br />
«Lieto di conoscerti, Sarah Ruth.»<br />
Il padre di Sarah Ruth era un predicatore del<br />
Vangelo Semplice, ma era lontano, a far propaganda<br />
in Florida. La madre aveva l'aria di<br />
non preoccuparsi delle attenzioni che Parker<br />
rivolgeva alla figlia, fintanto che questi si<br />
presentava con un cesto di roba, quando andava<br />
a trovarla. Quanto a Sarah Ruth, dopo<br />
tre visite di Parker si convinse di essere pazza<br />
di lui. Lo amava, anche se si ostinava a dire<br />
che i disegni sulla pelle erano vanità delle<br />
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