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LEVITICO - Casa Editrice HILKIA

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Levitico 3:1-5 8<br />

I sacrifici di riconoscenza<br />

che può essere prodotto solo dal grano<br />

che è stato lasciato a raggiungere la piena<br />

maturazione. I giovani che servono Dio<br />

con il meglio delle loro possibilità saranno<br />

graditi anche se non hanno l’esperienza<br />

degli anziani. Dio ricava il meglio<br />

dai chicchi di grano nuovo e noi dobbiamo<br />

fare altrettanto.<br />

(c) Che sull’oblazione si mettesse olio<br />

e incenso. Allo stesso modo – e questo è<br />

il significato che alcuni vi danno – saggezza<br />

e umiltà devono modellare e addolcire<br />

gli animi e le attività spirituali dei<br />

giovani, e allora i loro chicchi di grano<br />

nuovo saranno graditi. Dio prende particolarmente<br />

piacere nel vedere le primizie<br />

del Frutto dello Spirito e le manifestazioni<br />

del «primo amore». Relativamente a<br />

coloro che non possono pensare e parlare<br />

che come bambini, e tuttavia pensano e<br />

parlano bene, Dio si compiacerà dei loro<br />

boccioli e dei loro germogli, e non dimenticherà<br />

le buone disposizioni.<br />

(d) Che ci si comportasse come per le<br />

altre oblazioni (cfr. v. 16 con il v. 9). E il<br />

sacerdote farà fumare come ricordanza<br />

una parte del grano tritato e dell’olio,<br />

con tutto l’incenso. È un sacrificio fatto<br />

mediante il fuoco all’Eterno. Il fuoco e<br />

l’incenso hanno un significato speciale.<br />

[1] Il fuoco denota l’ardore dello Spirito<br />

Santo che dovrebbe essere presente in<br />

tutte le nostre attività spirituali. In ogni<br />

cosa buona dobbiamo essere motivati da<br />

un forte zelo. Un santo amore per Dio è il<br />

fuoco sul quale si devono fare tutte le nostre<br />

offerte, altrimenti esse non gli saranno<br />

un profumo d’odor soave. [2]<br />

L’incenso denota la mediazione e l’intercessione<br />

di Cristo grazie al quale tutte le<br />

nostre attività spirituali vengono fatte fumare<br />

e raccomandate alla benevola accettazione<br />

di Dio. Benedetto sia Dio, giacché<br />

viviamo nell’effettiva realtà di tutte queste<br />

cose, mentre quelle ne erano solo le<br />

ombre, il frutto nascosto sotto le foglie.<br />

CAPITOLO 3<br />

Il commento di questo capitolo (particolarmente<br />

dal v. 1 al v. 5) è basato sul genere di sacri-<br />

ficio che la Bibbia King James definisce «sacrificio<br />

di offerta di pace», mentre le versioni italiane<br />

si discostano un po’ traducendo: «sacrificio da<br />

render grazie» (Diod), «sacrificio di azioni di grazie»<br />

(Riv), «sacrificio di riconoscenza» (NR),<br />

«sacrificio di ringraziamento» (ND), «sacrificio di<br />

comunione» (CEI). In un certo senso la vera pace<br />

crea comunione e gratitudine.<br />

In questo capitolo abbiamo le norme relative ai<br />

sacrifici di ringraziamento che potevano avere per<br />

oggetto:<br />

I. Un capo d’armento, maschio o femmina (vv.<br />

1-5).<br />

II. Un animale del gregge, agnello (vv. 6-11) o<br />

capra (vv. 12-17). Le regole relative a questi sacrifici<br />

sono in gran parte uguali per tutti, e tuttavia<br />

vengono ripetute per sottolineare la cura che dovremmo<br />

mettere in ogni servizio spirituale, per<br />

eseguirlo secondo la volontà di Dio affinché egli<br />

se ne rallegri. Tale ripetizione ci fa capire l’importanza<br />

di ricevere e praticare precetto su precetto,<br />

punto per punto, la volontà di Dio.<br />

3:1-5<br />

Gli olocausti riguardavano Dio, come<br />

colui che è il migliore di tutti gli esseri, il<br />

perfettissimo e l’eccellente. Erano espressioni<br />

di pura adorazione, e quindi dovevano<br />

essere arsi per intero. Ma i sacrifici<br />

di ringraziamento concernevano Dio<br />

quale benefattore delle sue creature, colui<br />

che ci dona tutte le cose buone. Per questo,<br />

essi venivano condivisi tra l’altare, il<br />

sacerdote e il donatore. Il termine «pace»<br />

indica diverse cose:<br />

1. Riconciliazione, accordo, comunione.<br />

Si chiamavano offerte di pace perché<br />

in esse era come se Dio e il suo popolo<br />

banchettassero insieme, in segno<br />

d’amicizia. Il sacerdote, ordinato tra gli<br />

uomini per amministrare le cose divine,<br />

dava parte dell’offerta a Dio (quella prestabilita<br />

e che era giusto gli fosse servita<br />

per prima), bruciandola sull’altare. Poi<br />

consegnava all’offerente la sua porzione<br />

perché la mangiasse insieme ai suoi parenti<br />

e amici, e teneva un’altra parte per<br />

sé, in quanto mediatore tra i due. Se Dio e<br />

l’offerente non fossero stati in accordo,<br />

certo non avrebbero potuto mangiare insieme.<br />

Quindi il tutto era un simbolo dell’amicizia<br />

e della comunione tra Dio e<br />

l’uomo, e una conferma del patto di pace.

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