17.06.2013 Views

Sistemi colturali per la difesa del suolo ed erosione - dispa

Sistemi colturali per la difesa del suolo ed erosione - dispa

Sistemi colturali per la difesa del suolo ed erosione - dispa

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

<strong>Sistemi</strong> <strong>colturali</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>difesa</strong> <strong>del</strong> <strong>suolo</strong>, degradazione<br />

<strong>ed</strong> <strong>erosione</strong>.<br />

Corso: Gestione sostenibile <strong>del</strong>le tecniche agronomiche<br />

Professore: Salvatore Luciano Cosentino<br />

E<strong>la</strong>borato di : Mancuso Giuseppe Davide<br />

Umana Alessandra


SISTEMI COLTURALI PER LA DIFESA DEL SUOLO<br />

Con sistema colturale si intende indicare l’insieme degli ordinamenti produttivi e le<br />

re<strong>la</strong>tive agrotecniche adottate dall’azienda. Esso deve rispondere ad esigenze diverse,<br />

da quelle strettamente economiche a più generali necessità di protezione e<br />

salvaguardia ambientale, diversamente interpretato in base al livello intensificazione<br />

raggiunto dal<strong>la</strong> singo<strong>la</strong> azienda. Di ogni sistema colturale si possono distinguere<br />

l’aspetto prettamente organizzativo e strutturale, definibile “ordinamento colturale”<br />

(distribuzione nel tempo e nello spazio <strong>del</strong>le diverse colture) e un aspetto più tecnico<br />

(l’insieme <strong>del</strong>le agrotecniche e di mezzi utilizzati <strong>per</strong> raggiungere lo scopo<br />

produttivo).<br />

Rappresentazione <strong>del</strong> sistema colturale<br />

Sistema<br />

agronomico<br />

o colturale<br />

Ecosistema<br />

Agro-eecosistema<br />

Sistema forestale<br />

Sistema<br />

zootecnico<br />

C<strong>la</strong>ssificazione dei sistemi <strong>colturali</strong>:I prodotti possono avere vario e <strong>la</strong>rgo utilizzo<br />

SISTEMA<br />

COLTURALE<br />

Produzione alimenti<br />

Produzione alimenti<br />

<strong>per</strong> gli animali<br />

Produzione di<br />

Biomassa<br />

Produzione di<br />

farmaci, profumi,<br />

droghe <strong>ed</strong> altri beni<br />

voluttuari<br />

Finalità<br />

paesaggistiche e/o<br />

ricreative


Tute<strong>la</strong> <strong>del</strong>l’ambiente<br />

In base ai diversi aspetti organizzativi e tecnici si possono distinguere almeno due<br />

(<strong>erosione</strong>, bi<strong>la</strong>ncio<br />

categorie generali di sistemi di coltivazione: sostanza organica<br />

phytorem<strong>ed</strong>iation)<br />

- sistemi estensivi: con basso livello di impiego di mezzi produttivi e di manodo<strong>per</strong>a,<br />

caratterizzati da limitati livelli produttivi e, di conseguenza, sovente sviluppati su<br />

vaste su<strong>per</strong>fici;<br />

- sistemi intensivi: caratterizzati da un elevato utilizzo di <strong>la</strong>voro umano (sistemi<br />

intensivi ad elevato impiego di manodo<strong>per</strong>a) o di mezzi produttivi (sistemi intensivi<br />

ad elevata utilizzazione di capitale e mezzi produttivi); entrambi tendono a<br />

raggiungere elevate produzioni unitarie.<br />

<strong>Sistemi</strong> estensivi:<br />

<strong>Sistemi</strong> praticati nelle aree geografiche caratterizzate da condizioni p<strong>ed</strong>o-climatiche o<br />

economiche-sociali ove risultano difficili o poco convenienti forme più intensive di<br />

agricoltura. I più importanti sistemi estensivi sono quelli basati sul<strong>la</strong> agricoltura<br />

itinerante e sul “maggese” o “riposo colturale”.Una prima forma di intensificazione<br />

viene introdotta quando si attua l’avvicendamento <strong>del</strong>le colture in grado di rigenerare<br />

<strong>la</strong> fertilità. Con esso lo stesso terreno ospita, anno dopo anno, colture diverse. Con<br />

l’avvicendamento biennale, sistema colturale derivato dal maggese, si alterna <strong>la</strong><br />

coltura di un cereale con un anno di riposo; con quello triennale detto “<strong>la</strong>tino” viene<br />

prevista una coltura cerealico<strong>la</strong> invernale nel primo anno, raccolta in estate, seguita<br />

dal<strong>la</strong> <strong>la</strong>vorazione <strong>del</strong> terreno e dal<strong>la</strong> semina di una coltura a semina primaverile (es.<br />

avena, avena, pisello, fava ecc.) nel secondo anno, <strong>per</strong> concludere, al terzo anno, con<br />

il maggese. Questi ordinamenti <strong>colturali</strong> prev<strong>ed</strong>evano che in ogni anno fossero<br />

presenti nell'azienda tutte le colture che ruotavano nei diversi campi opportunamente<br />

organizzati in modo che <strong>la</strong> stessa coltura ritornasse sullo stesso terreno dopo un<br />

intervallo rego<strong>la</strong>re di anni (due o tre anni nei due casi analizzati).<br />

<strong>Sistemi</strong> intensivi:<br />

Ai sistemi basati sul<strong>la</strong> consociazione (diversificazione nello spazio) e<br />

sull’avvicendamento (diversificazione nello spazio e nel tempo) che mantengono<br />

nell’ambito aziendale un discreto livello di diversità biologica e colturale (sistemi a<br />

policoltura), si contrappongono i sistemi basati sul<strong>la</strong> monocoltura e monosuccessione,<br />

espressioni di un’agricoltura altamente intensiva e specialistica (come ad es. nelle<br />

zone vocate <strong>per</strong> <strong>la</strong> coltura <strong>del</strong><strong>la</strong> vite o <strong>del</strong> riso) o, viceversa, di una agricoltura di<br />

basso livello tecnologico e di basso r<strong>ed</strong>dito (ad es. zone poco fertili <strong>del</strong> sud Italia<br />

coltivate a frumento).


La consociazione:<br />

I sistemi basati sul<strong>la</strong> consociazione rappresentano una costante in tutta <strong>la</strong> storia<br />

<strong>del</strong>l’agricoltura e si basano su una tecnica che, con diverse varianti, associa pluralità<br />

genotipicamente distinguibili di individui (componenti <strong>del</strong><strong>la</strong> consociazione) in<br />

maniera sufficientemente stretta da determinare il manifestarsi fra esse di interazioni<br />

di qualche rilievo agronomico, diverse sono le tipologie:<br />

- consociazione mista: quando le colture consociate crescono senza differenziazione<br />

di fi<strong>la</strong>;<br />

- consociazione a file: quando uno o più componenti sono seminati a file;<br />

- consociazione a strisce: quando vengono coltivati simultaneamente una o più specie<br />

su strisce diverse sufficientemente ampie da <strong>per</strong>mettere una coltivazione<br />

indipendente, ma sufficientemente strette da fare interagire le specie;<br />

- consociazione a strati: quando vengono coltivate contemporaneamente specie che<br />

sviluppano l’apparato epigeo o <strong>la</strong> chioma a diversa altezza (ad es. specie orticole con<br />

peschi o agrumi);<br />

- consociazione <strong>per</strong>manente: le specie consociate svolgono insieme il ciclo colturale;<br />

- consociazione temporanea: consociazione di due o più specie mantenuta solo <strong>per</strong><br />

una parte <strong>del</strong> ciclo (ad es.: prima <strong>del</strong><strong>la</strong> raccolta <strong>del</strong> frumento semina <strong>del</strong> trifoglio).<br />

Vantaggi <strong>del</strong><strong>la</strong> consociazione:<br />

- miglioramento <strong>del</strong>le caratteristiche quanti-qualitative <strong>del</strong>le produzioni;<br />

- migliore organizzazione <strong>del</strong>le o<strong>per</strong>azioni <strong>colturali</strong> con risparmi di tempo;<br />

- interazioni positive tra componenti dovute a:<br />

mesco<strong>la</strong>nza di specie con apparati radicali diversi (migliore sfruttamento di<br />

acqua <strong>ed</strong> elementi nutritivi; fenomeni di escrezione radicale utile al<strong>la</strong><br />

consociata);<br />

mesco<strong>la</strong>nza di specie con apparati epigei diversi (migliore sfruttamento <strong>del</strong><strong>la</strong><br />

luce, maggiore umidità re<strong>la</strong>tiva <strong>del</strong>l’aria, minore velocità <strong>del</strong> vento);<br />

mesco<strong>la</strong>nza di specie a diverso ciclo di crescita:<br />

- azioni positive tra le colture in senso strutturale (azione di sostegno di specie<br />

arboree rispetto al<strong>la</strong> vite, di specie graminacee rispetto a leguminose);<br />

- maggiore stabilità agronomica <strong>del</strong>le produzioni con riduzione dei rischi dovuti<br />

all’andamento meteorologico sfavorevole;<br />

- <strong>difesa</strong> dall’<strong>erosione</strong>: le colture di co<strong>per</strong>tura coltivate negli arboreti possono svolgere<br />

un’azione di <strong>difesa</strong>.<br />

Vantaggi <strong>del</strong>le consociazioni:<br />

I vantaggi re<strong>la</strong>tivi alle consociazioni sono essenzialmente legati a:<br />

miglioramento <strong>del</strong>le caratteristiche quanti-qualitative <strong>del</strong>le produzioni;<br />

migliore organizzazione <strong>del</strong>le o<strong>per</strong>azioni <strong>colturali</strong> con risparmi di tempo;<br />

interazioni positive tra componenti dovute a :


mesco<strong>la</strong>nza di specie con apparati radicali diversi (migliore sfruttamento di<br />

acqua <strong>ed</strong> elementi nutritivi; fenomeni di escrezione radicale utile al<strong>la</strong><br />

consociata);<br />

mesco<strong>la</strong>nza di specie con apparati epigei diversi (migliore sfruttamento <strong>del</strong><strong>la</strong><br />

luce);<br />

maggiore umidità re<strong>la</strong>tiva <strong>del</strong>l’aria, (minore velocità <strong>del</strong> vento);<br />

mesco<strong>la</strong>nza di specie a diverso ciclo di crescita;<br />

azioni positive tra le colture in senso strutturale (azione di sostegno di specie<br />

arboree rispetto al<strong>la</strong> vite, di specie graminacee rispetto a leguminose);<br />

maggiore stabilità agronomica <strong>del</strong>le produzioni con riduzione dei rischi dovuti<br />

all’andamento meteorologico sfavorevole;<br />

<strong>difesa</strong> dall’<strong>erosione</strong>: le colture di co<strong>per</strong>tura coltivate negli arboreti possono<br />

svolgere un’azione di <strong>difesa</strong>.<br />

Comportamento <strong>del</strong>le piante consociate:<br />

Le piante consociate possono <strong>per</strong>ò andare il contro ad alcuni fattori come:<br />

Competizione: <strong>per</strong> uno o più fattori vitali (acqua, luce, elementi nutritivi, ecc…)<br />

<strong>la</strong> cui disponibilità è inferiore al<strong>la</strong> richiesta:<br />

C. intraspecifica: tra individui <strong>del</strong><strong>la</strong> stessa specie, esistono spesso cultivar più<br />

competitive;<br />

C. interspecifica: tra le differenti specie presenti in consociazione.<br />

La competizione è sempre un fenomeno negativo se riferita all’individuo, ma può non<br />

esserlo se <strong>la</strong> coltura viene esaminata nel suo complesso.<br />

Emissione sostanze allelopatiche da parte degli apparati radicali.<br />

Cessione di azoto da parte <strong>del</strong>le leguminose ad altre specie in consociazione.<br />

Escrezione di elementi minerali ad o<strong>per</strong>a <strong>del</strong>le radici e soprattutto nel <strong>per</strong>iodo di<br />

maturazione .<br />

Purtroppo l’attenzione <strong>del</strong>l’agricoltore è posta verso al<strong>la</strong> produttività <strong>del</strong>l’intera<br />

su<strong>per</strong>ficie, non quel<strong>la</strong> <strong>del</strong>l’individuo.


La storia<br />

La rotazione è una <strong>del</strong>le più antiche pratiche agricole ideate dall'uomo <strong>per</strong><br />

salvaguardare <strong>la</strong> fertilità <strong>del</strong> terreno e limitare lo sviluppo dei parassiti animali e<br />

vegetali. La rotazione è l'ordine di successione nello stesso appezzamento di piante<br />

appartenenti a specie o anche, semplicemente, a varietà differenti. Praticamente <strong>la</strong><br />

rotazione consiste nel far ruotare sullo stesso terreno, ogni anno, colture diverse. Fino<br />

al m<strong>ed</strong>ioevo l’agricoltura era condotta con mezzi arretrati e sistemi di colture<br />

elementari. Prevaleva <strong>la</strong> rotazione biennale frumento - maggese. La rotazione può<br />

essere biennale, triennale, quadriennale e così via. In linea di massima più <strong>la</strong><br />

rotazione è lunga e artico<strong>la</strong>ta, più essa è valida.<br />

Rotazioni storiche:<br />

Biennale 1 maggese 2 frumento;<br />

Triennale 1 maggese 2 frumento 3 orzo o avena;<br />

Quadriennale 1 maggese 2 frumento 3-4 loietto.<br />

Un esempio conosciuto può essere <strong>la</strong> rotazione di Norfolk <strong>la</strong> quale prev<strong>ed</strong>eva una<br />

rotazione tra rapa, frumento, orzo e trifoglio.


L’avvicendamento :<br />

In passato, sul<strong>la</strong> base di criteri <strong>del</strong> tutto empirici, si distiguevano almento tre<br />

raggruppamenti di colture:<br />

-colture depau<strong>per</strong>atrici: le condizioni generali <strong>del</strong> terreno dopo <strong>la</strong> loro coltivazione<br />

erano peggiori (es. cereali vernini, riso, lino);<br />

-colture miglioratrici: le condizioni <strong>del</strong> terreno erano migliorate (prati di<br />

graminacee, leguminose);<br />

- colture preparatrici: grazie al<strong>la</strong> tecnica colturale da loro richiesta, <strong>la</strong>sciavano il<br />

terreno in buone condizioni di fertilità (es. tutte le colture da rinnovo come mais,<br />

bieto<strong>la</strong>, patata, tabacco, pomodoro, girasole, arachide, fava).<br />

Tale distinzione, che può trovare oggi una motivazione nel diverso valore umigeno<br />

<strong>del</strong>le colture (coltura miglioratrice = coltura in grado di reintegrare <strong>la</strong> sostanza<br />

organica nel terreno in quantità su<strong>per</strong>iore a quel<strong>la</strong> consumata con <strong>la</strong><br />

mineralizzazione), veniva utilizzata <strong>per</strong> <strong>la</strong> formu<strong>la</strong>zione di avvicendamenti ove ad<br />

una coltura da rinnovo seguisse una coltura depau<strong>per</strong>ante, seguita a sua volta da una<br />

coltura poliennale (prato) <strong>ed</strong> infine da una coltura miglioratrice.<br />

Oggi tali distinzioni vengono su<strong>per</strong>ate da criteri di ordine economico e da fattori di<br />

tipo agronomico.<br />

I vantaggi <strong>del</strong>l’avvicendamento sono molteplici:<br />

- dopo colture poliennali (prati) con apparati radicali fascico<strong>la</strong>ti <strong>la</strong> struttura <strong>del</strong><br />

terreno risulta migliorata;<br />

- <strong>la</strong> <strong>per</strong>meabilità e <strong>la</strong> porosità di strati profondi <strong>del</strong> terreno migliorano ad o<strong>per</strong>a di<br />

apparati radicali fittonanti (erba m<strong>ed</strong>ica);<br />

- le colture leguminose <strong>la</strong>sciano il terreno più ricco di azoto;<br />

- alcune colture, definite “umigene” <strong>la</strong>sciano nel terreno abbondanti residui <strong>colturali</strong><br />

arricchendo l’ambiente ipogeo di sostanza organica e di humus;<br />

- l’alternarsi di diverse colture sullo stesso appezzamento contrasta con il naturale<br />

specializzarsi di numerosi parassiti animali e vegetali che con il continuo variare <strong>del</strong><br />

tipo di ambiente trovano maggiori difficoltà di ins<strong>ed</strong>iamento e sviluppo;<br />

- alcune colture creano un ambiente poco favorevole allo sviluppo di determinate<br />

erbe infestanti (le colture sarchiate riducono l’infestazione tra le file, il riso riduce <strong>la</strong><br />

presenza di erbe che soffrono <strong>del</strong><strong>la</strong> sommersione);<br />

- si possono sfruttare meglio gli apporti di sostanza organica (liquami, letame) o di<br />

fertilizzanti, distribuendoli e interrandoli prima <strong>del</strong>le colture in grado utilizzarli con<br />

maggiore efficienza (es. colture “da rinnovo”);<br />

- alcune colture (prati) hanno una azione benefica sul<strong>la</strong> attività microbiologica nel<br />

terreno;<br />

- si possono alternare colture sensibili al<strong>la</strong> stanchezza <strong>del</strong> terreno (es.: bieto<strong>la</strong>, carota,<br />

pomodoro, girasole, pe<strong>per</strong>one, insa<strong>la</strong>ta, pisello, fagiolo, trifogli, m<strong>ed</strong>ica ecc.) con<br />

colture non sensibili (mais,riso, graminacee foraggere).<br />

Si definisce “avvicendamento indefinito” o “libero” una successione di colture<br />

definita anno <strong>per</strong> anno, mentre “ avvicendamento a ciclo chiuso” o “rotazione” una<br />

successione definita ove <strong>la</strong> stessa coltura ritorna sullo stesso campo dopo un preciso


intervallo di tempo. Con il sistema definito di doppia coltura si spinge<br />

l’intensificazione fino a produrre più di un raccolto in un anno. I vantaggi di tale<br />

sistema sono più evidenti in aree con lunga stagione di crescita, sufficienti risorse<br />

idriche, e dove è possibile adottare le tecniche di minima <strong>la</strong>vorazione <strong>per</strong> <strong>la</strong> seconda<br />

coltura. In alcune aree <strong>del</strong><strong>la</strong> Lombardia, con terreni franchi di più facile sgrondo, si è<br />

diffusa <strong>la</strong> doppia coltura loglio multiflorum – mais (anche cereale vernino raccolto a<br />

maturazione <strong>la</strong>tteo-cerosa -mais) con <strong>la</strong> quale è possibile aumentare<br />

significativamente <strong>la</strong> produzione di unità foraggere.<br />

Di seguito vengono riportate, a titolo esemplificativo, alcune rotazioni:<br />

biennale: coltura da rinnovo (mais o bieto<strong>la</strong>) - cereale vernino (frumento, orzo)<br />

N.B.: prato irriguo fuori rotazione;<br />

triennali: 1) rinnovo 2) frumento 3) leguminosa foraggera;<br />

quadriennale: 1) rinnovo; 2) frumento; 3) leguminosa foraggera 4) frumento;<br />

“ : 1) rinnovo (bieto<strong>la</strong>) 2) frumento 3) mais 4) frumento;<br />

“ : 1) bieto<strong>la</strong> 2) soia 3) mais 4) frumento;<br />

*quinquennale: 1) rinnovo 2) frumento 3) prato 4) prato 5) frumento<br />

“ : 1) mais 2) frumento 3 - 4 - 5) erba m<strong>ed</strong>ica;<br />

sessennale : 1) mais; 2) frumento; 3 - 4 - 5) erba m<strong>ed</strong>ica; 6) frumento.<br />

Colture interca<strong>la</strong>ri:<br />

Sono colture a ciclo produttivo breve inserite nel<strong>la</strong> rotazione fra una coltura<br />

principale e quel<strong>la</strong> successiva al fine di:<br />

fornire produzioni aggiuntive con costi limitati (es. erbai da foraggio, patata<br />

precoce, ortaggi a ciclo breve) ;<br />

fornire materiale verde da sovesciare;<br />

fungere da “cover crop” o coltura di co<strong>per</strong>tura in grado di ricoprire il terreno<br />

tra una coltura e l’altra <strong>per</strong> difenderlo dall’azione erosiva <strong>del</strong>le piogge e dei<br />

venti;<br />

fungere da “catch crop” o coltura da cattura in grado di limitare con il proprio<br />

apparato radicale i fenomeni di lisciviazione e di contaminazione <strong>del</strong>le falde;<br />

fungere da strumento <strong>per</strong> <strong>la</strong> lotta contro le infestanti che non hanno spazio e<br />

tempo sufficiente <strong>per</strong> svilupparsi.<br />

Ciò è possibile solo in determinate condizioni p<strong>ed</strong>o-climatiche, vale a dire in terreni<br />

leggeri che consentono di preparare il terreno in tempo <strong>per</strong> le semine.<br />

Criteri <strong>per</strong> <strong>la</strong> scelta:<br />

La scelta <strong>del</strong>l’avvicendamento colturale tiene di conto di vari aspetti fra cui:<br />

FATTORE DI CARATTERE AGRONOMICO:<br />

• Effetti <strong>del</strong>l’avvicendamento;<br />

• Alcune colture sono favorite rispetto ad altre <strong>per</strong>ché <strong>per</strong>mettono di eseguire meglio<br />

certe o<strong>per</strong>azioni;<br />

• Spesso si preferiscono le colture annuali rispetto alle poliennali;


• Possibilità di sostituire più o meno rapidamente le fal<strong>la</strong>nze;<br />

• A volte è necessario sfruttare l’effetto <strong>del</strong>l’avvicendamento <strong>per</strong> fini imm<strong>ed</strong>iati;<br />

• Una coltura può essere preferita ad un’altra <strong>per</strong>ché <strong>la</strong>scia più tempo <strong>per</strong> <strong>la</strong><br />

preparazione <strong>del</strong> terreno.<br />

FATTORI DI CARATTERE ECONOMICO E SOCIALE<br />

• Condizioni di mercato;<br />

• Rego<strong>la</strong>menti e disposizioni comunitarie;<br />

• Manodo<strong>per</strong>a disponibile;<br />

• Disponibilità di macchine.<br />

FATTORI DI CARATTERE AMBIENTALE<br />

• Adattamento <strong>del</strong>le specie;<br />

• Richieste di concimazioni o partico<strong>la</strong>ri;<br />

• Paesaggio agrario più o meno piacevole.<br />

Effetti <strong>del</strong>l’avvicendamento sulle colture?<br />

Effetto di avvicendamento o di successione: qualsiasi modifica indotta da una coltura<br />

sul comportamento <strong>del</strong>le successive come conseguenza di una o più variazioni di<br />

carattere chimico, fisico o biologico provocate nel terreno.<br />

MODIFICHE DELLE PROPRIETA’ FISICHE<br />

-Miglioramento <strong>del</strong><strong>la</strong> struttura (colture pratensi);<br />

-Effettuo residuo <strong>del</strong>le <strong>la</strong>vorazioni profonde o letamazioni <strong>per</strong> le colture da rinnovo di<br />

cui si avvantaggiano le colture successive es: il frumento.<br />

MODIFICHE DELLE PROPRIETA’ CHIMICHE<br />

Sono riassumibili in due gruppi principali:<br />

Depau<strong>per</strong>amento o arricchimento di elementi nutritivi Sono legati alle<br />

asportazioni che le singole colture effettuano, al<strong>la</strong> quantità e al tipo di<br />

concimazione effettuata, <strong>la</strong> capacità di favorire <strong>la</strong> fissazione <strong>del</strong>l’azoto;<br />

Variazioni sull’abitabilità <strong>del</strong> <strong>suolo</strong>. L’azione <strong>per</strong>sistente di alcuni diserbanti,<br />

variazioni di pH, accumulo antiparassitari.<br />

MODIFICHE DELLE PROPRIETA’ BIOLOGICHE<br />

Infestazione di malerbe Diffusione e propagazione dei parassiti.


Le motivazioni <strong>per</strong> cui si sceglie di avvicendare le colture sono legati pure<br />

sull’influenza che hanno su alcuni fattori e proprietà:<br />

Mantenere <strong>la</strong> vocazione ambientale <strong>del</strong> paesaggio<br />

Fattore ambientale: Protezione ambientale (<strong>erosione</strong>)<br />

Valorizzazione <strong>del</strong> paesaggio<br />

Proprietà chimiche: Apporto N al terreno (apporto nutrienti)<br />

Contributo apporto S.O (residui) e bi<strong>la</strong>ncio<br />

Fenomeno stanchezza <strong>del</strong> terreno SUOLO<br />

Proprietà fisiche: Miglioramento <strong>del</strong><strong>la</strong> struttura (colture <strong>per</strong>manenti)<br />

Protezione ambientale in quanto;Si alternano, a distanza di tempo variabile in<br />

funzione <strong>del</strong>l’entità <strong>del</strong>l’<strong>erosione</strong>, colture “poco protettive” (colture che necessitano<br />

di <strong>la</strong>vorazioni profonde) con altre più “protettive”, in modo che <strong>la</strong> forte <strong>erosione</strong> che<br />

può verificarsi nell’anno di coltivazione <strong>del</strong>le prime sarà compensata dall’<strong>erosione</strong><br />

ridotta che avrà luogo nell’anno o negli anni di coltivazione <strong>del</strong>le seconde, ottenendo<br />

così un livello m<strong>ed</strong>io di <strong>erosione</strong> accettabile. Inoltre le piante utilizzate nelle<br />

consociazioni sono <strong>per</strong> lo più leguminose e <strong>per</strong> tanto posseggono un apparato radicale<br />

rizomatoso-fascico<strong>la</strong>to il quale trattiene il <strong>suolo</strong> imp<strong>ed</strong>endo al<strong>la</strong> terra di franare.<br />

Apporto S.O e nutrienti; le leguminose sono azoto fissatori, quindi aiutano a fissare<br />

l’azoto nel terreno, inoltre i residui organici contribuiscono al processo di<br />

umificazione che migliora le proprietà <strong>del</strong> <strong>suolo</strong>.<br />

«Stanchezza <strong>del</strong> terreno» è Il fenomeno <strong>del</strong> calo progressivo <strong>del</strong>le Produzioni, in<br />

colture ripetute nello stesso appezzamento, è noto da secoli e viene chiamato dagli<br />

agronomi «stanchezza <strong>del</strong> terreno». Alcuni motivi <strong>per</strong> cui si verifica <strong>la</strong> diminuzione<br />

<strong>del</strong>le produzioni non sono ancora <strong>del</strong> tutto noti, ma le cause fondamentali di queste<br />

diminuzioni sono, in sintesi, le seguenti:<br />

− il continuo assorbimento da parte <strong>del</strong>le piante degli stessi elementi nutritivi;<br />

− l’esplorazione dei m<strong>ed</strong>esimi strati di terreno, essendo simili <strong>la</strong> forma e l’estensione<br />

<strong>del</strong>le radici;<br />

− l’aumento dei danni provocati da parassiti animali e vegetali che si moltiplicano più<br />

attivamente ripetendo <strong>la</strong> coltura;<br />

− <strong>la</strong> difficoltà crescente di control<strong>la</strong>re le piante infestanti che diventano sempre più<br />

specifici che <strong>per</strong> <strong>la</strong> coltivazione e resistenti agli interventi anche quando si impiegano<br />

diserbanti chimici;


− l’aumento e l’accumulo nel <strong>suolo</strong> di sostanze che le piante secernono o che<br />

derivano dal<strong>la</strong> loro decomposizione e che possono risultare tossici.<br />

Miglioramento <strong>del</strong><strong>la</strong> struttura; in quanto è una caratteristica molto variabile <strong>del</strong><br />

<strong>suolo</strong>, essa fa riferimento al<strong>la</strong> disposizione <strong>del</strong>le particelle all’interno <strong>del</strong> <strong>suolo</strong> <strong>per</strong><br />

tanto può essere alterata tramite <strong>la</strong>vorazioni, in tal caso <strong>la</strong> scelta di piante pluriennale,<br />

diminuirebbe il traffico <strong>del</strong>le <strong>la</strong>vorazioni e favorirebbe a conservare <strong>la</strong> struttura <strong>del</strong><br />

terreno.<br />

DEGRADAZIONE SUOLO<br />

L’evoluzione e il mo<strong>del</strong><strong>la</strong>mento di ogni forma <strong>del</strong><strong>la</strong> su<strong>per</strong>ficie terrestre dipendono da<br />

tre insiemi di cause:<br />

fattori geologici: quali <strong>la</strong> tettonica o <strong>la</strong> litologia <strong>del</strong>le rocce;<br />

agenti <strong>del</strong> mo<strong>del</strong><strong>la</strong>mento (o agenti morfogenetici): quali ad esempio <strong>la</strong> forza di<br />

gravità, l’acqua, il vento, l’azione <strong>del</strong>l’uomo;<br />

condizioni climatiche: radiazione so<strong>la</strong>re, umidità <strong>del</strong>l’aria, pressione<br />

atmosferica, tipo e distribuzione <strong>del</strong>le precipitazioni, <strong>del</strong>le tem<strong>per</strong>ature, ecc.<br />

I tre tipi di cause sopra descritti si ritrovano in ogni forma <strong>del</strong><strong>la</strong> su<strong>per</strong>ficie terrestre.<br />

Ad esempio una duna di un deserto è costituita da sabbia (fattore geologico), è<br />

accumu<strong>la</strong>ta dal vento (agente <strong>del</strong> mo<strong>del</strong><strong>la</strong>mento), in ambiente arido privo di<br />

vegetazione (condizione climatica); una costa a picco sul mare può essere stata<br />

generata da una faglia su rocce ad esempio calcaree (fattori geologici), è mo<strong>del</strong><strong>la</strong>ta ad<br />

o<strong>per</strong>a <strong>del</strong>le onde e <strong>del</strong><strong>la</strong> gravità (agenti <strong>del</strong> mo<strong>del</strong><strong>la</strong>mento), in ambiente litorale ad<br />

esempio tem<strong>per</strong>ato (condizione climatiche). Un primo tipo di distinzione può essere<br />

fatto tra forze endogene e forze esogene, da cui risultano i re<strong>la</strong>tivi gruppi di processi<br />

endogeni e processi esogeni, e le forme corrispondenti. Al primo gruppo<br />

appartengono i fenomeni tettonici, sismici, vulcanici, ecc.; al secondo i fenomeni<br />

legati all’atmosfera, all’idrosfera, al<strong>la</strong> biosfera, siano essi di natura fisica, chimica o<br />

biologica. Le forme <strong>del</strong><strong>la</strong> su<strong>per</strong>ficie terrestre, sia che siano prevalentemente di origine<br />

endogena o legate essenzialmente a cause esogene, tutte risultano mo<strong>del</strong><strong>la</strong>te dai<br />

processi esogeni.<br />

I processi esogeni <strong>del</strong> mo<strong>del</strong><strong>la</strong>mento geomorfologico si suddividono in tre tipi:<br />

- <strong>erosione</strong>;<br />

- trasporto;<br />

- s<strong>ed</strong>imentazione.<br />

I processi esogeni possono essere inoltre di tipo fisico o di tipo chimico. Nei primi, a<br />

differenza dei secondi, non interviene alcuna modificazione nel<strong>la</strong> composizione<br />

chimica <strong>del</strong><strong>la</strong> roccia.<br />

Facendo riferimento al<strong>la</strong> loro distribuzione geografica, con partico<strong>la</strong>re riguardo al<br />

clima <strong>del</strong><strong>la</strong> su<strong>per</strong>ficie terrestre, si può distinguere tra processi zonali e azonali.


I processi zonali (o climatici) sono quelli caratteristici di una determinata zona<br />

climatica (es. processi g<strong>la</strong>ciali o processi di mo<strong>del</strong><strong>la</strong>mento <strong>del</strong>le dune desertiche).<br />

I processi azonali non dipendono dalle condizioni climatiche e <strong>per</strong>ciò si sviluppano<br />

indifferentemente in ogni parte <strong>del</strong><strong>la</strong> su<strong>per</strong>ficie terrestre (es. processi legati al<strong>la</strong> forza<br />

di gravità). Di seguito vengono presi in esame sinteticamente i principali tipi di<br />

processi erosivi che possono interessare <strong>la</strong> su<strong>per</strong>ficie terrestre, mentre nei capitoli<br />

successivi (2, 3 e 4) vengono trattati con maggiore dettaglio i processi e i fenomeni<br />

riguardanti <strong>la</strong> dinamica dei versanti e <strong>la</strong> dinamica fluviale.<br />

Il <strong>suolo</strong>: definizione e terminologia<br />

Il <strong>suolo</strong> costituisce uno strato su<strong>per</strong>ficiale di materiale che ha origine dal<strong>la</strong><br />

trasformazione cui le rocce sono sottoposte dal momento in cui vengono a trovarsi<br />

al<strong>la</strong> su<strong>per</strong>ficie, in un ambiente anche notevolmente differente da quello in cui sono<br />

state originate. Queste complesse trasformazioni e reazioni fisico-chimiche<br />

conferiscono al <strong>suolo</strong> una serie di caratteri propri e specifici, quali <strong>la</strong> struttura o<br />

tessitura, il colore, <strong>la</strong> sostanza organica, gli orizzonti p<strong>ed</strong>ologici, che <strong>per</strong>mettono di<br />

differenziarlo dal<strong>la</strong> roccia <strong>del</strong> substrato.<br />

La struttura definisce <strong>la</strong> disposizione spaziale <strong>del</strong>le particelle primarie, dei loro<br />

aggregati e dei vuoti presenti nel <strong>suolo</strong>. Le particelle primarie sono l’argil<strong>la</strong>, il limo,<br />

<strong>la</strong> sabbia, <strong>la</strong> sostanza organica, i composti di ferro e manganese, il carbonato di<br />

calcio. Si possono distinguere vari tipi di strutture quali prismatica, colonnare,<br />

poli<strong>ed</strong>rica ango<strong>la</strong>re, poli<strong>ed</strong>rica subango<strong>la</strong>re, <strong>la</strong>mel<strong>la</strong>re, granu<strong>la</strong>re.<br />

Il colore <strong>del</strong> <strong>suolo</strong> è raramente omogeneo e può variare sensibilmente all’interno<br />

<strong>del</strong>lo stesso orizzonte. Esso è strettamente funzione <strong>del</strong> chimismo <strong>del</strong> <strong>suolo</strong>. Il


contenuto di sostanza organica all’interno dei suoli varia sensibilmente <strong>ed</strong> è<br />

concentrato vicino al<strong>la</strong> su<strong>per</strong>ficie, deriva da resti di fibre vegetali e tessuti animali<br />

che, decomponendosi secondo complessi processi, danno luogo ad un composto detto<br />

humus. Il termine profilo <strong>del</strong> <strong>suolo</strong> indica <strong>la</strong> suddivisione <strong>del</strong> <strong>suolo</strong> in orizzonti<br />

p<strong>ed</strong>ologici, che differiscono <strong>per</strong> tessitura, colore e consistenza. I suoli sono<br />

riconosciuti e c<strong>la</strong>ssificati in ampi gruppi in base alle caratteristiche <strong>del</strong> loro profilo.<br />

Fondamentalmente si riconoscono tre parti <strong>del</strong> profilo <strong>del</strong> <strong>suolo</strong>. Gli orizzonti A e B<br />

rappresentano il vero <strong>suolo</strong>. L’orizzonte C si trova in profondità <strong>ed</strong> è costituito dal<strong>la</strong><br />

roccia madre alterata. Al di sotto c’è <strong>la</strong> matrice rocciosa denominata orizzonte D.<br />

Nelle regioni a clima umido l’orizzonte A è composto da due parti ben distinte. Il<br />

livello su<strong>per</strong>iore A1 è ricco di materia organica <strong>ed</strong> è di colore scuro. Quello inferiore<br />

o A2 corrisponde ad una zona di eluviazione, cioè di migrazione verso il basso dei<br />

componenti <strong>del</strong> <strong>suolo</strong> <strong>per</strong> mezzo <strong>del</strong>le acque che lo attraversano. L’orizzonte B è<br />

invece una zona di accumulo dei colloidi e di altri componenti chimici <strong>del</strong> <strong>suolo</strong><br />

(illuviazione) <strong>ed</strong> è scuro, in contrasto con il livello A2 soprastante. La p<strong>ed</strong>ogenesi si<br />

svolge all’interno <strong>del</strong> <strong>suolo</strong> ad o<strong>per</strong>a soprattutto di azioni chimiche e biologiche;<br />

conduce ad un progressivo aumento <strong>del</strong>lo spessore <strong>del</strong> <strong>suolo</strong> a spese <strong>del</strong> substrato<br />

geologico (roccia madre) e al<strong>la</strong> sua differenziazione in orizzonti. Molti tipi di<br />

processi e fattori, conosciuti complessivamente come fattori p<strong>ed</strong>ogenetici,<br />

interagiscono nello sviluppo di un <strong>suolo</strong>.<br />

I cinque principali fattori p<strong>ed</strong>ogenetici sono:<br />

1) tipo di roccia madre;<br />

2) tipo di rilievo;<br />

3) durata <strong>del</strong><strong>la</strong> p<strong>ed</strong>ogenesi;<br />

4) clima;<br />

5) attività biologiche.<br />

Per quanto riguarda ad esempio il fattore topografico (tipo di rilievo),si può osservare<br />

che, dove si ha un versante ripido, l’<strong>erosione</strong> <strong>per</strong> ruscel<strong>la</strong>mento è più veloce <strong>ed</strong> il<br />

<strong>suolo</strong> ha poche possibilità di svilupparsi, <strong>per</strong>tanto il suo spessore sarà limitato o nullo.<br />

Sulle su<strong>per</strong>fici pianeggianti degli altipiani si accumu<strong>la</strong> invece un <strong>suolo</strong> potente con<br />

uno spesso strato di argil<strong>la</strong> compatta, fortemente lisciviato. I rilievi ondu<strong>la</strong>ti, dove il<br />

drenaggio è buono ma l’<strong>erosione</strong> è lenta, sono considerati i più adatti al<strong>la</strong> formazione<br />

<strong>del</strong> <strong>suolo</strong>. Si distingue tra suoli zonali e intrazonali. I primi si formano in terreni ben<br />

drenati <strong>per</strong> l’azione prolungata <strong>del</strong> clima e <strong>del</strong><strong>la</strong> vegetazione e sono di gran lunga i<br />

più diffusi. I suoli intrazonali si formano invece in condizioni di difficile drenaggio,<br />

come ad esempio negli stagni e nelle aree inondabili. L’importanza economica <strong>del</strong><br />

<strong>suolo</strong> è partico<strong>la</strong>rmente rilevante, spesso sottovalutata, <strong>per</strong>tanto <strong>la</strong> sua <strong>per</strong>dita<br />

rappresenta una diminuzione <strong>per</strong> l’economia di un paese. I processi di <strong>erosione</strong> <strong>del</strong><br />

<strong>suolo</strong> possono avere come conseguenze: <strong>la</strong> <strong>per</strong>dita di terreno agricolo, danni a<br />

colture, interrimento rapido di serbatoi artificiali, ecc.


EROSIONE<br />

In Italia circa il 57% <strong>del</strong> territorio è a rischio di <strong>erosione</strong> con un tasso compreso tra 3<br />

e 10 t/ha/anno. I fenomeni erosivi possono accelerare a seguito <strong>del</strong>l’intensificazione<br />

di attività antropiche, agricole, industriali e di urbanizzazione. Solitamente l’<strong>erosione</strong><br />

è favorita da un eccessivo uso <strong>del</strong> terreno soprattutto nei territori che presentano<br />

pendenze su<strong>per</strong>iori al 15% e aumenta al decrescere <strong>del</strong><strong>la</strong> manutenzione <strong>del</strong> territorio.<br />

La suscettibilità dei suoli all’<strong>erosione</strong> è maggiore nelle regioni <strong>del</strong> Sud Italia: le aree<br />

più esposte sono alcune zone di Sicilia, Ca<strong>la</strong>bria, Puglia e Campania (Van der Knijff,<br />

2000). Al fine di frenare <strong>la</strong> <strong>per</strong>dita di <strong>suolo</strong> fertile, le norme sulle condizioni<br />

ambientali contenute nei documenti <strong>del</strong><strong>la</strong> PAC (reg UE 1782/03) subordinano il<br />

pagamento unico all’applicazione <strong>del</strong> mantenimento <strong>del</strong>le buone condizioni<br />

agronomiche e ambientali (bcaa), ossia al rispetto di norme e di regole <strong>per</strong> favorire un<br />

corretto equilibrio tra <strong>la</strong> produzione agrico<strong>la</strong> e ambiente circostante.


I processi e le forme di <strong>erosione</strong><br />

Il processo erosivo può assumere vari aspetti, che possono <strong>per</strong>manere iso<strong>la</strong>ti ma<br />

anche essere collegati fra loro in una successione sia temporale che spaziale (da quote<br />

più elevate a quote inferiori), ciascuno dei quali produce forme proprie, chiaramente<br />

individuabili e distinguibili dalle altre.<br />

1) Erosione da impatto (sp<strong>la</strong>sh erosion). L’innesco <strong>del</strong> processo avviene <strong>per</strong> azione<br />

<strong>del</strong>le acque di precipitazione:<br />

le gocce di pioggia, nel loro impatto con <strong>la</strong> su<strong>per</strong>ficie non protetta <strong>del</strong> <strong>suolo</strong>,<br />

provocano il distacco <strong>del</strong>le particelle che lo<br />

costituiscono; <strong>la</strong>nciate in aria, queste ricadono a qualche centimetro di distanza dal<br />

punto di impatto.<br />

2) Erosione <strong>la</strong>minare (sheet erosion). Le acque meteoriche che non si infiltrano nel<br />

terreno tendono, soprattutto se questo possi<strong>ed</strong>e un minimo di pendenza, a scorrere sui<br />

versanti soggette al<strong>la</strong> forza di gravità. Questo ruscel<strong>la</strong>mento su<strong>per</strong>ficiale (over<strong>la</strong>nd<br />

flow) consiste in una sottile <strong>la</strong>ma d’acqua che provoca una <strong>erosione</strong> areale sul<br />

versante.<br />

3) Erosione <strong>per</strong> rigagnoli (o <strong>per</strong> rivoli) (rill erosion). L’aumento <strong>del</strong><strong>la</strong> quantità o<br />

<strong>del</strong>l’intensità <strong>del</strong><strong>la</strong> pioggia, oppure il progressivo arricchimento <strong>del</strong>le acque di<br />

ruscel<strong>la</strong>mento dal<strong>la</strong> sommità verso <strong>la</strong> base dei versanti, determinano un incremento<br />

via via crescente <strong>del</strong><strong>la</strong> portata e <strong>del</strong><strong>la</strong> velocità, quindi <strong>del</strong> potere erosivo <strong>del</strong>le acque.<br />

Queste via via si concentrano entro linee sub-parallele di scorrimento preferenziale<br />

(ruscel<strong>la</strong>mento concentrato), formando dei rigagnoli o rivoli che tendono sempre più<br />

ad approfondirsi.<br />

4) Erosione <strong>per</strong> fossi (gully erosion). Il progressivo approfondimento dei rivoli<br />

produce una incisione a solchi che, una volta innescata, si evolve rapidamente,<br />

approfondendosi, allungandosi e ramificandosi, con un progressivo arretramento<br />

<strong>del</strong>le testate <strong>del</strong>le incisioni. L’<strong>erosione</strong> da impatto e l’<strong>erosione</strong> <strong>la</strong>minare vengono<br />

comunemente accomunate con il termine più generale di <strong>erosione</strong> areale, mentre <strong>per</strong><br />

<strong>erosione</strong> lineare si intende l’<strong>erosione</strong> <strong>per</strong> rigagnoli e quel<strong>la</strong> <strong>per</strong> fossi. La quantità di<br />

<strong>suolo</strong> asportata <strong>per</strong> <strong>erosione</strong> <strong>la</strong>minare o <strong>per</strong> rigagnoli o fossi dipende da vari fattori,<br />

quali ad esempio l’intensità <strong>del</strong><strong>la</strong> precipitazione, il tipo di <strong>suolo</strong>, <strong>la</strong> co<strong>per</strong>tura<br />

vegetale, <strong>la</strong> pendenza <strong>del</strong> versante, ecc. A parità di condizioni si è osservato<br />

s<strong>per</strong>imentalmente che <strong>la</strong> <strong>per</strong>dita di <strong>suolo</strong> dovuta al<strong>la</strong> rill erosion può essere maggiore<br />

di circa un fattore 102 rispetto a quel<strong>la</strong> causata dal<strong>la</strong> sheet erosion. I materiali rimossi<br />

dall’<strong>erosione</strong> <strong>la</strong>minare, una volta raggiunta <strong>la</strong> base <strong>del</strong> versante, dove il gradiente si<br />

riduce quasi a zero in prossimità <strong>del</strong> fondovalle, si fermano e si depositano in strati<br />

successivi formando i cosiddetti depositi colluviali (colluvium). Quei materiali che<br />

invece raggiungono il reticolo idrografico sono destinati a diventare alluvioni<br />

(alluvium), termine con il quale si indicano tutti i s<strong>ed</strong>imenti trasportati e deposti dai<br />

corsi d’acqua (depositi alluvionali).


Movimento <strong>del</strong>le particelle <strong>del</strong> <strong>suolo</strong> in seguito all’impatto di una goccia di pioggia:<br />

a) su su<strong>per</strong>ficie pianeggiante; b) su su<strong>per</strong>ficie inclinata<br />

Esistono altre forme di <strong>erosione</strong> <strong>del</strong> <strong>suolo</strong> meno evidenti <strong>ed</strong> in genere meno<br />

importanti, quali quelle prodotte dall’azione <strong>del</strong>le acque sottosu<strong>per</strong>ficiali, cioè di<br />

quel<strong>la</strong> aliquota <strong>del</strong>le acque di precipitazione che si infiltra nel terreno. Essi si<br />

formano prevalentemente su rocce argillose in quanto queste sono scarsamente<br />

<strong>per</strong>meabili e facilmente erodibili a causa <strong>del</strong>le piccolissime dimensioni dei c<strong>la</strong>sti di<br />

cui sono costituite. Poichè in questi terreni l’infiltrazione è quasi nul<strong>la</strong>, il<br />

ruscel<strong>la</strong>mento su<strong>per</strong>ficiale è molto intenso <strong>ed</strong> aggressivo, producendo <strong>la</strong> tipica<br />

morfologia costituita da una rete di innumerevoli solchi,generalmente nude o<br />

scarsamente vegetate.<br />

Fattori <strong>del</strong>l’<strong>erosione</strong><br />

I possibili fattori di <strong>erosione</strong> possono essere raggruppati in tre categorie, ciascuna<br />

<strong>del</strong>le quali esprime una funzione partico<strong>la</strong>re; una loro ulteriore caratterizzazione può<br />

basarsi sul fatto che essi siano <strong>per</strong>manenti e non modificabili (ad esempio: erosività<br />

<strong>del</strong><strong>la</strong> pioggia) o temporanei e modificabili soprattutto <strong>per</strong> intervento <strong>del</strong>l’uomo (ad<br />

esempio:<br />

terrazzamenti <strong>per</strong> ridurre <strong>la</strong> lunghezza e <strong>la</strong> pendenza dei versanti).<br />

Fattori di energia<br />

Sono quelli che innescano e mantengono più o meno attivo il processo erosivo.<br />

1) Erosività <strong>del</strong><strong>la</strong> pioggia o “aggressività”. Può essere definita come <strong>la</strong> capacità di<br />

un evento piovoso di causare<br />

<strong>erosione</strong>. Es sa dipende direttamente, in termini di energia cinetica globale, dal<strong>la</strong><br />

quantità <strong>del</strong>le precipitazioni re<strong>la</strong>tive ad un<br />

dato evento, dal<strong>la</strong> durata e dall’intensità <strong>del</strong>lo stesso, e da massa, diametro e velocità<br />

terminale <strong>del</strong>le gocce di pioggia.<br />

2) Entità <strong>del</strong> ruscel<strong>la</strong>mento. E’ <strong>la</strong> quantità di acqua che defluisce su di un certo tratto<br />

di versante in conseguenza di un evento piovoso.


3) Energia <strong>del</strong> rilievo. E’ espressa sostanzialmente, all’interno di una determinata<br />

area, dalle differenze di quota fra le parti più elevate e quelle più depresse.<br />

4) Pendenza e lunghezza <strong>del</strong> versante. Sono diretta conseguenza <strong>del</strong> fattore<br />

prec<strong>ed</strong>ente: l’<strong>erosione</strong> aumenta al loro aumentare.<br />

Fattori di resistenza<br />

Sono re<strong>la</strong>tivi alle caratteristiche fisiche <strong>del</strong> <strong>suolo</strong> e alle forme <strong>del</strong><strong>la</strong> sua utilizzazione.<br />

1) Erodibilità <strong>del</strong> <strong>suolo</strong>. E’ <strong>la</strong> vulnerabilità <strong>del</strong> <strong>suolo</strong> nei confronti degli agenti<br />

erosivi. Dipende a sua volta dalle seguenti caratteristiche <strong>del</strong> <strong>suolo</strong>: tessitura,<br />

struttura, contenuto di sostanza organica e <strong>per</strong>meabilità.<br />

2) Gestione <strong>del</strong> <strong>suolo</strong>. E’ soprattutto riferita all’attività agrico<strong>la</strong> e silvo-pastorale, in<br />

quanto i suoi molteplici aspetti influenzano direttamente le caratteristiche prec<strong>ed</strong>enti.<br />

Fattori di protezione<br />

Il loro effetto e <strong>la</strong> loro efficacia nel mitigare l’intensità <strong>del</strong> processo erosivo<br />

dipendono strettamente dalle re<strong>la</strong>zioni uomo-ambiente in ciascun tipo di clima. Si<br />

possono ricondurre ai due seguenti principali fattori.<br />

1) Co<strong>per</strong>tura vegetale. Molto importanti sono il tipo, il ciclo e <strong>la</strong> densità di co<strong>per</strong>tura<br />

vegetale, naturale o imposta dall’uomo.<br />

2) Gestione <strong>del</strong> territorio. Dall’elenco prec<strong>ed</strong>ente risulta chiaro su quali fattori si può<br />

intervenire <strong>per</strong> limitare l’azione erosiva e contener<strong>la</strong> in livelli “ammissibili”.<br />

Per tanto in sintesi possiamo affermare che;tra le principali cause <strong>del</strong>l’<strong>erosione</strong> vi<br />

sono le precipitazioni intense, il compattamento <strong>del</strong> terreno, che riduce <strong>la</strong> capacità di<br />

infiltrazione <strong>del</strong>l’acqua nel <strong>suolo</strong>, <strong>la</strong> topografia, <strong>la</strong> quantità e il tipo di co<strong>per</strong>tura<br />

vegetale e il contenuto di sostanza organica nel <strong>suolo</strong>. In terreni con un franco di<br />

coltivazione limitato, l’<strong>erosione</strong> riduce ulteriormente lo strato fruibile al<strong>la</strong><br />

radicazione, diminuendo <strong>la</strong> quantità di acqua, aria e nutrienti disponibili <strong>per</strong> le piante.<br />

Gli elementi nutritivi trasportati a valle dai fenomeni erosivi nei fiumi e nei <strong>la</strong>ghi<br />

favoriscono l’insorgere di problemi di eutrofizzazione, cioè di arricchimento in<br />

sostanze utilizzate dalle piante, con abnorme sviluppo di vegetali acquatici. I<br />

principali segni tipici <strong>del</strong>l’<strong>erosione</strong> idrica sono <strong>la</strong> presenza di piccoli ruscelli e canali<br />

sul<strong>la</strong> su<strong>per</strong>ficie <strong>del</strong> <strong>suolo</strong>, al<strong>la</strong> base dei pendii si notano depositi con presenza di<br />

aggregati di terreno misti a ciottoli e residui di piante, mentre si ha raccolta di<br />

s<strong>ed</strong>imenti nei fiumi e nei canali di raccolta <strong>del</strong>le acque.<br />

In funzione <strong>del</strong>l’intensità di pioggia, il ruscel<strong>la</strong>mento <strong>del</strong>l’acqua sul terreno può<br />

innescare tre differenti tipi di <strong>erosione</strong>:<br />

formazione di un velo di acqua di pochi millimetri di spessore che scorre sul<strong>la</strong><br />

su<strong>per</strong>ficie (sheet erosion); questa è <strong>la</strong> forma erosiva prevalente;<br />

formazione sul<strong>la</strong> su<strong>per</strong>ficie di una fitta rete di canaletti <strong>del</strong><strong>la</strong> <strong>la</strong>rghezza di pochi<br />

centimetri (rill erosion);<br />

formazione sul<strong>la</strong> su<strong>per</strong>ficie di fossi <strong>del</strong>l’ampiezza di parecchie decine di<br />

centimetri (gully erosion); è <strong>la</strong> forma erosiva che prevale in caso di<br />

precipitazioni molto intense e di tecniche <strong>colturali</strong> inappropriate.


Per <strong>la</strong> stima <strong>del</strong><strong>la</strong> suscettibilità di un terreno all’<strong>erosione</strong> si usano dei mo<strong>del</strong>li<br />

matematici; il più importante è l’equazione universale <strong>per</strong> il calcolo <strong>del</strong>l’<strong>erosione</strong><br />

idrica sulle pendici (USLE, Universal soil loss equation) da Wischmeier, nel 1976:<br />

A = R * K * L * S * C * P<br />

Dove:<br />

A: <strong>erosione</strong> annuale m<strong>ed</strong>ia. [t/ha]<br />

R (rainfall): fattore di aggressività <strong>del</strong><strong>la</strong> pioggia. [MJ*mm*ha-1*h-1]<br />

- R = E * I30<br />

Dove:<br />

E = energia <strong>del</strong>l’evento [MJ*ha-1]<br />

I30 = intensità massima in 30’ [mm*h-1]<br />

È <strong>la</strong> somma dei prodotti “energia [j/ha] * massime intensità in 30’ [mm]”, <strong>per</strong> tutti gli<br />

eventi <strong>del</strong>l’anno. L’intensità <strong>del</strong><strong>la</strong> pioggia è data dal<strong>la</strong> quantità <strong>del</strong><strong>la</strong> pioggia<br />

nell’unità di tempo. Esistono tavole che riportano l’energia <strong>del</strong>le piogge, carte<br />

geografiche con le curve degli indici di <strong>erosione</strong> (iso-erodents) e tecniche <strong>per</strong><br />

modificare questo fattore in re<strong>la</strong>zione al<strong>la</strong> declività <strong>del</strong><strong>la</strong> pendice. La violenza <strong>del</strong><strong>la</strong><br />

pioggia non dipende dal<strong>la</strong> durata <strong>del</strong>l’evento piovoso ma dipende dal<strong>la</strong> sua intensità:<br />

se cadono 100 mm in 16 ore potrebbe esserci una scarsa <strong>erosione</strong>, ma se gli stessi 100<br />

mm cadono in 4 ore l’<strong>erosione</strong> è notevolissima.<br />

K: fattore di erodibilità <strong>del</strong> <strong>suolo</strong>. [t*h*MJ-1*mm-1]<br />

I valori di questo fattore sono ottenuti da unità s<strong>per</strong>imentali costituite da su<strong>per</strong>fici<br />

<strong>la</strong>vorate col 9% di declività e 22,1 m di lunghezza. Sono state preparate tavole a<br />

monogrammi che corre<strong>la</strong>no il fattore alle più importanti proprietà <strong>del</strong> <strong>suolo</strong><br />

(granulometria, sostanza organica, struttura, <strong>per</strong>meabilità).<br />

L (lenght) e S (slope=pendenza): fattori topografici.<br />

È un fattore senza dimensione che serve a trasformare i valori di <strong>erosione</strong> rilevati<br />

sulle parcelle standard a quelli <strong>del</strong><strong>la</strong> pendice studiata. Esso è costituito dai due<br />

termini:<br />

- L=(l/22,1)m - S=(0,43+0,30s+0,043s2)/6,574<br />

generalmente:<br />

- LS= (l/22,1)m * (0,065 + 0,045s + 0,0065 s2) *<br />

*se l=22,1 e s=9% il valore L*S sarà uguale a 1, cioè <strong>la</strong> lunghezza<br />

e <strong>la</strong> pendenza <strong>del</strong> <strong>suolo</strong> nn influenzeranno il risultato finale.<br />

Dove:<br />

- l è <strong>la</strong> lunghezza <strong>del</strong><strong>la</strong> pendice [m]<br />

- s è <strong>la</strong> pendenza [%]<br />

- m è l’esponente che varia da 0,2 a 0,5 con <strong>la</strong> pendenza.


Se noi abbiamo una pendice e abbiamo una pioggia, lo schizzo di acqua stacca una<br />

particel<strong>la</strong> e <strong>la</strong> porta in avanti. Dopodiché l’acqua in parte si infiltra <strong>ed</strong> in parte<br />

ruscel<strong>la</strong> (in realtà ruscel<strong>la</strong> l’acqua che non riesce ad infiltrarsi): se il terreno è<br />

sabbioso assorbe più acqua, mentre se esso è argilloso <strong>la</strong> assorbe più lentamente. Se il<br />

terreno è ben strutturato assorbe molta acqua. L’acqua scendendo lungo <strong>la</strong> pendice<br />

accelera, quindi maggiore sarà <strong>la</strong> lunghezza <strong>del</strong><strong>la</strong> pendice maggiore sarà<br />

l’accelerazione <strong>del</strong>l’acqua. Inoltre, più pendente è <strong>la</strong> su<strong>per</strong>ficie e maggiore sarà<br />

l’accelerazione <strong>del</strong>l’acqua.<br />

C (crop): fattore colturale.<br />

È un fattore senza dimensione, dato da tutto ciò ce si coltiva sopra <strong>la</strong> pendice. Il<br />

valore di questo fattore può variare tra 0 e 1: esso sarà 0 se il terreno in analisi è<br />

efficacemente co<strong>per</strong>to dal<strong>la</strong> coltura e ben sistemato, e sarà 1 se il terreno in analisi è<br />

nudo e <strong>la</strong>vorato. Nel primo caso <strong>la</strong> quantità di terreno eroso è nul<strong>la</strong> o quasi nul<strong>la</strong>,<br />

<strong>per</strong>ché essendo 0 uno dei fattori <strong>del</strong><strong>la</strong> USLE, si annul<strong>la</strong> l’intero valore <strong>del</strong>l’A.<br />

Nel secondo caso <strong>la</strong> quantità di terreno eroso dipende da tutti gli altri fattori,<strong>per</strong>ché<br />

avremo il prodotto di tutti gli altri fattori <strong>per</strong> 1. Le piante sul terreno esercitano una<br />

protezione legata:<br />

- all’apparato aereo (canopy cover): tale apparato smorza l’energia cinetica <strong>del</strong><strong>la</strong><br />

pioggia, quindi più ampia è <strong>la</strong> co<strong>per</strong>tura vegetale e maggiore sarà questo effetto.<br />

- all’apparato radicale: l’apparato radicale esercito l’effetto aggrappante, cioè<br />

raccoglie, sostiene le particelle terrose lungo <strong>la</strong> sua estensione. Questo potere sarà<br />

maggiore quando l’apparato <strong>del</strong><strong>la</strong> pianta coltivata sarà fascico<strong>la</strong>to e ben distribuito.<br />

Inoltre, le radici, dopo <strong>la</strong> loro morte arricchiscono il <strong>suolo</strong> di materia organica e<br />

quindi influiscono sul<strong>la</strong> formazione degli aggregati strutturali.<br />

P: sistemazioni idraulico-agrarie e tecniche conservative.<br />

È un fattore senza dimensione. Questo fattore tiene conto dei mezzi messi in atto<br />

dall’uomo <strong>per</strong> combattere l’<strong>erosione</strong>. L’assenza di sistemazioni da un valore pari a 1.<br />

La presenza di sistemazioni da un valore inferiore a 1: è ovvio che il valore varia in<br />

funzione <strong>del</strong> tipo di sistemazione. Per esempio, il terrazzamento è molto indicato <strong>per</strong><br />

combattere l’<strong>erosione</strong> <strong>per</strong>ché quando l’acqua arriva al <strong>suolo</strong>, trova un terreno<br />

pianeggiante, e quindi il fattore assume valore 0. Se abbiamo invece una sistemazione<br />

a rittochino, essa favorisce l’<strong>erosione</strong> e avremo quindi un valore <strong>del</strong> fattore talvolta<br />

anche su<strong>per</strong>iore a 1. Il rittochino viene suggerito in quei terreni che se assorbono<br />

troppa acqua si appesantiscono eccessivamente e poi franano (frana l’intera pendice).<br />

Quindi in questo caso è utile sistemare il terreno <strong>per</strong> avere un buono sgrondo.<br />

Nel caso in cui non si abbiano dati sufficienti <strong>per</strong> applicare i mo<strong>del</strong>li, è possibile<br />

ricorrere a modalità di stima <strong>del</strong>l’erodibilità <strong>del</strong> <strong>suolo</strong> basandosi su poche<br />

caratteristiche cartografiche di unità territoriali omogenee, ottenendo una valutazione<br />

sommaria, ma comunque indicativa.


Una suddivisione di massima, tra differenti condizioni p<strong>ed</strong>ologiche, può considerare:<br />

suoli ad elevato rischio di <strong>erosione</strong>: suoli poco profondi con tessitura franca o<br />

franco-limosa, posti su pendii che si presentano da moderatamente a<br />

fortemente inclinati;<br />

suoli a rischio di <strong>erosione</strong> m<strong>ed</strong>io: suoli profondi a tessitura franca o franco<br />

limosa posti su pendii lievemente inclinati e suoli profondi franco-sabbiosi<br />

posti su pendii moderatamente inclinati;<br />

suoli a rischio nullo o trascurabile: suoli a giacitura pianeggiante, suoli<br />

profondi a tessitura franco-sabbiosa o più grosso<strong>la</strong>na ricchi di scheletro posti<br />

su pendii lievemente inclinati e suoli con contenuto in scheletro su<strong>per</strong>iore al<br />

50% posti su pendii moderatamente inclinati.<br />

I recenti studi di agrometeorologia prev<strong>ed</strong>ono, <strong>per</strong> il prossimo futuro, un generale<br />

aumento <strong>del</strong> rischio di <strong>erosione</strong> <strong>per</strong> le zone vulnerabili, con conseguente<br />

degradazione <strong>del</strong> <strong>suolo</strong> e danni alle infrastrutture e al territorio.<br />

Le variazioni di tem<strong>per</strong>atura e distribuzione <strong>del</strong>le precipitazioni previste a seguito <strong>del</strong><br />

cambiamento climatico in atto indicano <strong>per</strong> le regioni m<strong>ed</strong>iterranee un aumento<br />

<strong>del</strong>l’aridità, <strong>del</strong><strong>la</strong> degradazione e <strong>del</strong>l’erodibilità dei suoli (Canu e Zucca, 2009).<br />

Una crescita dei fenomeni di <strong>erosione</strong> potrebbe derivare anche da una maggiore<br />

frequenza <strong>del</strong>le precipitazioni erosive (Ipcc, 2007).<br />

La crescente meccanizzazione in agricoltura richi<strong>ed</strong>e il mo<strong>del</strong><strong>la</strong>mento su<strong>per</strong>ficiale <strong>del</strong><br />

terreno e quindi, col tempo, si è <strong>per</strong>duta <strong>la</strong> vecchia e fitta maglia di scoline e fossi di<br />

scolo che fino al<strong>la</strong> metà <strong>del</strong> secolo scorso assicurava una <strong>per</strong>fetta regimazione idrica.<br />

Di conseguenza l’intero territorio è stato reso più vulnerabile agli eventi climatici<br />

eccezionali (fenomeni alluvionali, nei territori di pianura-p<strong>ed</strong>ecollina, o franosi, nei<br />

territori di collina-montagna) e alle problematiche connesse al dissesto idrogeologico,<br />

con pesanti ri<strong>per</strong>cussioni in termini di costi umani, sociali e ambientali.<br />

Per i terreni potenzialmente soggetti a <strong>erosione</strong> e che presentino pendenze su<strong>per</strong>iori al<br />

10%, le <strong>la</strong>vorazioni profonde con inversione degli strati rappresentano il maggiore<br />

fattore di rischio.<br />

In queste condizioni, quando si verificano fenomeni di compattamento, è<br />

consigliabile solo effettuare <strong>la</strong>vorazioni che non comportino un aumento <strong>del</strong><strong>la</strong><br />

velocità di scorrimento su<strong>per</strong>ficiale <strong>del</strong>l’acqua, evitando di o<strong>per</strong>are secondo le linee<br />

di massima pendenza <strong>per</strong> non favorire, con precipitazioni intense, un’<strong>erosione</strong><br />

su<strong>per</strong>ficiale.<br />

Alternativa valida <strong>per</strong> contrastare il fenomeno erosivo è l’utilizzo di tecniche <strong>per</strong> <strong>la</strong><br />

gestione conservativa <strong>del</strong> <strong>suolo</strong> (Pisante, 2007).<br />

Studi effettuati in questo settore hanno evidenziato che <strong>la</strong> presenza di residui <strong>colturali</strong><br />

sul terreno determina nello strato su<strong>per</strong>ficiale una protezione dall’azione di distacco<br />

dovuta all’impatto <strong>del</strong>le gocce di pioggia sul <strong>suolo</strong>, minore velocità di scorrimento<br />

<strong>del</strong>l’acqua, maggiore infiltrazione <strong>del</strong><strong>la</strong> stessa nel <strong>suolo</strong>, riduzione dei fenomeni di<br />

ruscel<strong>la</strong>mento e di <strong>erosione</strong> su<strong>per</strong>ficiale, valori <strong>del</strong><strong>la</strong> tem<strong>per</strong>atura più bassi, maggiore<br />

umidità, maggiore attività <strong>del</strong><strong>la</strong> p<strong>ed</strong>ofauna, oltre a minori <strong>per</strong>dite di acqua <strong>per</strong><br />

evaporazione (Munavar et al., 1990).


L’efficacia di queste tecniche è stata accertata da numerosi studi confrontando<br />

differenti pratiche agronomiche. I risultati hanno evidenziato come <strong>la</strong> maggiore<br />

stabilità degli aggregati, e <strong>la</strong> conseguente maggiore resistenza al fenomeno erosivo in<br />

fase di simu<strong>la</strong>zione degli eventi piovosi (B<strong>la</strong>nco-Canqui et al., 2008) sia legata<br />

all’aumento <strong>del</strong> tenore di sostanza organica nei terreni gestiti secondo i criteri<br />

<strong>del</strong>l’agricoltura conservativa. L’adozione di tali pratiche agronomiche può<br />

sicuramente contribuire a frenare il fenomeno erosivo e a migliorare, potenziando<strong>la</strong>,<br />

<strong>la</strong> sostenibilità <strong>del</strong>l’agricoltura italiana, in partico<strong>la</strong>re nelle zone collinari.<br />

I metodi <strong>per</strong> <strong>la</strong> gestione <strong>del</strong> <strong>suolo</strong> e <strong>la</strong> conduzione <strong>del</strong>le colture rappresentano<br />

evidentemente un aspetto di notevole interesse pratico <strong>per</strong> il contenimento <strong>del</strong><br />

processo erosivo. Con le tecniche conservative è assicurata l’efficacia <strong>del</strong>le colture<br />

differenziate in termini di <strong>per</strong>iodo di crescita, ritmi di sviluppo, densità colturale e di<br />

portamento, determinando un diverso grado di co<strong>per</strong>tura <strong>del</strong> <strong>suolo</strong>, variabile nel<br />

tempo e nello spazio, e quindi di protezione <strong>del</strong> <strong>suolo</strong> nei confronti <strong>del</strong>l’azione<br />

erosiva. E’ noto che sotto una co<strong>per</strong>tura vegetale densa e <strong>per</strong>sistente l’entità<br />

<strong>del</strong>l’<strong>erosione</strong> è trascurabile, mentre può assumere valori anche molto elevati quando<br />

il terreno rimane nudo o con scarsa co<strong>per</strong>tura come <strong>per</strong> i <strong>per</strong>iodi infra<strong>colturali</strong> subito<br />

dopo <strong>la</strong> preparazione <strong>del</strong> letto di semina e nei primi stadi di crescita <strong>del</strong>le colture.<br />

“L’agricoltura blu”, che prev<strong>ed</strong>e <strong>la</strong> presenza di una co<strong>per</strong>tura vegetale, garantisce<br />

effetti benefici derivanti non solo dal<strong>la</strong> già citata riduzione <strong>del</strong>l’effetto battente <strong>del</strong><strong>la</strong><br />

pioggia, ma anche contenimento dei fenomeni di occlusione dei micro e macropori<br />

<strong>del</strong>l’orizzonte su<strong>per</strong>ficiale <strong>del</strong> terreno conseguente al<strong>la</strong> minore quantità di particelle<br />

di <strong>suolo</strong> distaccate, riduzione <strong>del</strong> rischio di formazione <strong>del</strong><strong>la</strong> crosta su<strong>per</strong>ficiale,<br />

aumento <strong>del</strong>l’infiltrazione e riduzione dei deflussi, riduzione <strong>del</strong><strong>la</strong> velocità di<br />

scorrimento su<strong>per</strong>ficiale <strong>del</strong>le acque e <strong>del</strong><strong>la</strong> loro turbolenza. La funzione protettiva<br />

<strong>del</strong><strong>la</strong> vegetazione nei confronti <strong>del</strong><strong>la</strong> generazione dei flussi e <strong>del</strong>l’<strong>erosione</strong> deriva da<br />

meccanismi che coinvolgono oltre che le <strong>la</strong>vorazioni anche il tipo di precessione<br />

colturale, quantità, tipo e velocità di decomposizione dei residui <strong>colturali</strong> (Bonari et<br />

al., 1986). Nelle normali condizioni o<strong>per</strong>ative, le tecniche conservative vanno<br />

adottate al fine di controbi<strong>la</strong>nciare con <strong>la</strong> p<strong>ed</strong>ogenesi le <strong>per</strong>dite di terreno agrario nel<br />

m<strong>ed</strong>io <strong>per</strong>iodo; quindi le scelte agronomiche nei diversi ambienti agrop<strong>ed</strong>oclimatici<br />

devono essere effettuate sul<strong>la</strong> base di prec<strong>ed</strong>enti attendibili valutazioni <strong>del</strong>l’effetto<br />

<strong>del</strong><strong>la</strong> tecnica proposta sull’entità <strong>del</strong>l’<strong>erosione</strong>, basandosi anche sul<strong>la</strong> conoscenza dei<br />

differenti meccanismi di azione dei fattori che influenzano il processo erosivo.<br />

Le strategie conservative riferite al controllo <strong>del</strong>l’<strong>erosione</strong> consentono di:<br />

assicurare una co<strong>per</strong>tura <strong>del</strong> <strong>suolo</strong> densa e <strong>per</strong>sistente <strong>per</strong> proteggerlo<br />

dall’impatto <strong>del</strong>le gocce di pioggia, <strong>per</strong> evitare o ridurre il distacco <strong>del</strong>le<br />

particelle;<br />

ridurre <strong>la</strong> velocità di scorrimento <strong>del</strong>le acque su<strong>per</strong>ficiali in modo da diminuire<br />

<strong>la</strong> loro azione abrasiva e di trasporto <strong>del</strong>le particelle e nel contempo favorire<br />

l’infiltrazione;


ego<strong>la</strong>re lo smaltimento dei surplus idrici che, ove non remigati, determinano<br />

l’eccessiva concentrazione <strong>del</strong> ruscel<strong>la</strong>mento su<strong>per</strong>ficiale e <strong>del</strong> flusso<br />

sottosu<strong>per</strong>ficiale provocando rilevanti fenomeni di <strong>erosione</strong> incana<strong>la</strong>ta e di<br />

movimenti di massa .<br />

Schematicamente gli interventi conservativi sono rappresentati da tutte quelle<br />

tecniche agronomiche che interessano il <strong>suolo</strong> e <strong>la</strong> coltura (agro-biologici) o che<br />

mirano al<strong>la</strong> rego<strong>la</strong>zione <strong>del</strong>le acque (sistemazioni idraulico-agrarie). (Bonari e<br />

Zanchi., 2009) . Nell’ambito <strong>del</strong>le <strong>la</strong>vorazioni conservative occorre ricordare<br />

l’importanza di eseguire le <strong>la</strong>vorazioni con andamento trasversale rispetto alle<br />

curve di livello anche se l’efficacia di questa tecnica nel<strong>la</strong> regimazzione idrica<br />

sub-su<strong>per</strong>ficiale, in partico<strong>la</strong>re su terreni argillosi, è tuttora controversa; è in<br />

ogni caso consigliabile eseguire, dove possibile i <strong>la</strong>vori secondari e quelli<br />

<strong>colturali</strong> in traverso.<br />

A questo riguardo, <strong>per</strong> aumentare l’efficacia antierosiva può anche essere<br />

consigliata, almeno <strong>per</strong> alcune colture, <strong>la</strong> realizzazione di arginelli ortogonali<br />

alle linee di massima pendenza, <strong>la</strong> cui efficacia antierosiva è molto rilevante su<br />

pendenze moderate (riduzione <strong>del</strong>le <strong>per</strong>dite di <strong>suolo</strong> anche <strong>del</strong> 50%).<br />

Su pendici ripide e in ambienti di elevata piovosità, questa tecnica può invece<br />

essere rischiosa in quanto i solchi possono riempirsi di acqua e tracimare, dando<br />

luogo a una maggiore concentrazione dei deflussi e, quindi, a più intensi<br />

fenomeni di <strong>erosione</strong> incana<strong>la</strong>ta.<br />

Tra le tecniche conservative non deve inoltre essere trascurato il<br />

riconsolidamento dei terreni marginali prec<strong>ed</strong>entemente coltivati e<br />

generalmente ubicati su versanti di elevata pendenza e quindi suscettibili a<br />

intensi fenomeni erosivi.<br />

La scelta <strong>del</strong>le forme di riconsolidamento, rappresentate essenzialmente<br />

dall’appratimento control<strong>la</strong>to, dall’inarbustimento con essenze da pascolo e dal<br />

rimboschimento con essenze più o meno pregiate, dipenderà da considerazioni<br />

di ordine p<strong>ed</strong>ologico, morfologico, climatico <strong>ed</strong> economico.<br />

In definitiva, l’obiettivo di assicurare un assetto più stabile alle aree soggette a<br />

rischio erosivo, dipende non solo dalle singole iniziative degli o<strong>per</strong>atori ma<br />

anche da una ancora <strong>la</strong>tente politica territoriale che si basi su una precisa<br />

conoscenza <strong>del</strong> territorio e sulle acquisizioni tecnico- scientifiche che sono il<br />

presupposto <strong>per</strong> <strong>la</strong> scelta di interventi adeguati.


Alcuni aspetti negativi<br />

A lungo andare le pratiche conservative compattano il terreno con l’effetto di ridurre<br />

le rese e aumentare i consumi di carburante. L’impiego dei decompattatori entra a<br />

pieno titolo nelle <strong>la</strong>vorazioni conservative sia <strong>per</strong> l’effetto agronomico <strong>del</strong><strong>la</strong><br />

<strong>la</strong>vorazione, sia <strong>per</strong>ché può agevo<strong>la</strong>re l’adozione <strong>del</strong>le tecniche di semina diretta e di<br />

non <strong>la</strong>vorazione.<br />

L’effetto <strong>del</strong> compattamento, causato da pratiche conservative adottate <strong>per</strong> molti<br />

anni, consiste nel<strong>la</strong> riduzione <strong>del</strong>le dimensioni dei macro pori (diametro > 8 micron),<br />

responsabili degli scambi gassosi e dei movimenti discendenti <strong>del</strong>l’acqua. Da questo<br />

seguono tutte le conseguenze negative sul terreno e sul<strong>la</strong> coltura.<br />

Effetti sul terreno. Il compattamento aumenta infatti <strong>la</strong> densità <strong>del</strong> terreno e<br />

riduce <strong>per</strong>meabilità, entità degli scambi gassosi e tem<strong>per</strong>atura, provocando<br />

condizioni non favorevoli al<strong>la</strong> crescita <strong>del</strong>le radici, difficile assorbimento degli<br />

elementi nutritivi, riduzione <strong>del</strong><strong>la</strong> produzione e aumento <strong>del</strong>l’energia richiesta<br />

<strong>per</strong> le <strong>la</strong>vorazioni.<br />

Effetti sulle colture. Nei terreni agricoli il compattamento, specie se ripetuto<br />

negli anni, può seriamente compromettere <strong>la</strong> piena efficienza <strong>del</strong>le colture.<br />

Inoltre, più il terreno è pesante, maggiori saranno gli effetti di <strong>per</strong>dita nelle<br />

rese (anche fino al 25%).<br />

I cali di resa sono tanto più marcati quanto più forte è <strong>la</strong> pressione esercitata dalle<br />

macchine agricole sul terreno.<br />

Effetti sui consumi energetici. La maggiore densità <strong>del</strong> terreno causa un<br />

maggior apporto energetico (e quindi economico) nel<strong>la</strong> <strong>la</strong>vorazione successiva<br />

che si traduce, a sua volta, in un possibile aumento di potenza <strong>del</strong> trattore e di<br />

conseguenza, a una maggiore compattazione<br />

Quando si passa da una gestione <strong>del</strong> terreno basata sulle <strong>la</strong>vorazioni tradizionali a<br />

quel<strong>la</strong> più semplificata di <strong>la</strong>vorazione ridotta, semina diretta o non <strong>la</strong>vorazione si<br />

amplificano tutte le potenzialità negative di un terreno compattato.<br />

In questi casi si assiste al fallimento <strong>del</strong><strong>la</strong> tecnica e a una drastica riduzione <strong>del</strong>le<br />

rese, <strong>per</strong>ché non si sono adottate tutte le misure <strong>per</strong> prevenirlo o curarlo.<br />

La prevenzione consiste nel migliorare il contenuto di sostanza organica al <strong>suolo</strong>,<br />

nell’intervenire in raccolta quando il terreno è portante, nel ridurre il numero di<br />

passaggi e nell’utilizzare pneumatici a <strong>la</strong>rga sezione.<br />

L’intervento curativo prev<strong>ed</strong>e l’uso dei ripuntatori, o meglio dei decompattatori,<br />

<strong>per</strong>ché minore è lo sconvolgimento degli strati su<strong>per</strong>ficiali, più agevole è l’intervento<br />

con le seminatrici da sodo o con <strong>la</strong>vorazioni a ridotta profondità.<br />

I decompattatori sono attrezzi che rientrano nel<strong>la</strong> categoria dei ripuntatori o<br />

scarificatori, ma differiscono da questi <strong>per</strong>ché lo spessore <strong>del</strong>le ancore è di<br />

dimensioni ridotte rispetto al<strong>la</strong> <strong>la</strong>rghezza e questo le rende simili a una <strong>la</strong>ma; <strong>la</strong> forma<br />

<strong>del</strong>l’ancora risulta vista <strong>la</strong>teralmente, essenzialmente diritta o leggermente inclinata<br />

in avanti, evitando <strong>la</strong> forma incurvata che ha lo svantaggio di creare una maggiore<br />

zollosità in su<strong>per</strong>ficie.


Dal<strong>la</strong> parte posteriore possiamo distinguere un’ancora diritta con utensili a zappetta<br />

<strong>la</strong>rga oppure un’ancora variamente inclinata o incurvata. Con questo allestimento<br />

l’azione sul terreno risulta diversa dai ripuntatori: prevale il taglio verticale e<br />

soprattutto orizzontale e il re<strong>la</strong>tivo sollevamento <strong>del</strong>lo strato interessato. (Sartori e<br />

Pavan., 2010).<br />

La compattazione dei suoli<br />

La compattazione è di certo una <strong>del</strong>le cause di degradazione <strong>del</strong> <strong>suolo</strong>, si produce<br />

quando le particelle <strong>del</strong> <strong>suolo</strong> sono compresse e si riducono lo spazio e <strong>la</strong> continuità<br />

dei pori. La conseguenza è un aumento <strong>del</strong><strong>la</strong> densità apparente <strong>del</strong> <strong>suolo</strong>, in quanto in<br />

una unità di volume si dispongono più particelle.<br />

(A) un normale strato coltivato; (B) un orizzonte compattato.<br />

<strong>la</strong> compattazione è un problema?<br />

La compattazione costituisce un grave processo di degradazione, che provoca, da una<br />

parte, una <strong>per</strong>dita <strong>del</strong><strong>la</strong> fertilità dei suoli e, dall’altra, un notevole aumento <strong>del</strong><br />

ruscel<strong>la</strong>mento su<strong>per</strong>ficiale in quanto l’acqua non è in grado di infiltrarsi nel <strong>suolo</strong>;<br />

conseguentemente anche il rischio di <strong>erosione</strong> idrica aumenta. La compattazione<br />

riduce lo spazio a disposizione <strong>del</strong>le radici limitando in tal modo l’assorbimento di<br />

acqua e di elementi nutritivi da parte <strong>del</strong>le piante, determinando così una diminuzione<br />

<strong>del</strong>le rese produttive. Per <strong>la</strong> stima <strong>del</strong><strong>la</strong> suscettibilità di un terreno all’<strong>erosione</strong> si<br />

usano dei mo<strong>del</strong>li matematici;<br />

Come riconoscere un <strong>suolo</strong> compattato<br />

Un <strong>suolo</strong> compattato è riconoscibile <strong>per</strong> le seguenti caratteristiche:<br />

densità apparente più alta. Uno strato coltivato normalmente<br />

possi<strong>ed</strong>e una densità apparente che oscil<strong>la</strong> tra1100 e 1400 kg/m3; un <strong>suolo</strong><br />

compattato può avere una densità apparente anche su<strong>per</strong>iore a 2000 kg/m3;<br />

<strong>la</strong> struttura si presenta debole, a forma di <strong>la</strong>mina (<strong>la</strong>minare), con rischio di<br />

<strong>per</strong>dita di qualsiasi disposizione spaziale <strong>del</strong>le particelle <strong>del</strong> <strong>suolo</strong>: nel qual<br />

caso non è osservabile alcun aggregato (struttura massiva);<br />

maggiore resistenza al<strong>la</strong> penetrazione;


limitato radicamento <strong>del</strong>le piante con radici appiattite, girate o di ridotte<br />

dimensioni, che talvolta si sviluppano orizzontalmente e non in profondità.<br />

Il grado di compattamento <strong>del</strong> <strong>suolo</strong> si valuta in termini di porosità: un terreno si<br />

considera compatto quando <strong>la</strong> sua porosità è inferiore al 10%.<br />

Suolo porosità totale<br />

molto compatto inferiore al 5%<br />

compatto tra il 5 <strong>ed</strong> il 10%<br />

moderatamente poroso tra il 10 <strong>ed</strong> il 25%<br />

poroso tra il 25 <strong>ed</strong> il 40%<br />

altamente poroso su<strong>per</strong>iore al 40%<br />

La compattazione avviene <strong>per</strong> effetto <strong>del</strong>l’azione combinata di forze naturali e forze<br />

di origine antropica. Queste ultime, essenzialmente riconducibili al<strong>la</strong> pressione<br />

esercitata sui suoli dalle macchine agricole, hanno un effetto compattante<br />

notevolmente su<strong>per</strong>iore a quello <strong>del</strong>le forze naturali impatto <strong>del</strong><strong>la</strong> pioggia,<br />

rigonfiamento e crepacciamento, accrescimento radicale). È noto che le macchine<br />

agricole moderne sono pesanti e di grandi dimensioni <strong>ed</strong> è notevolmente aumentato il<br />

numero dei loro passaggi sul terreno. Nelle aree compattate il danno pro vocato dalle<br />

macchine agricole è stato valutato in una diminuzione in ragione di 3-4 volte rispetto<br />

ai valori originali <strong>del</strong><strong>la</strong> porosità totale. La maggiore diminuzione di porosità viene<br />

determinata al primo passaggio; successivamente, nel caso di passaggi consecutivi, <strong>la</strong><br />

compattazione si accentua, anche se in proporzione minore. Indipendentemente dal<strong>la</strong><br />

causa, è comunque dimostrato che un <strong>suolo</strong> secco è molto più resistente al<br />

compattamento di un <strong>suolo</strong> umido o bagnato. Le caratteristiche chimico-fisiche <strong>del</strong><br />

<strong>suolo</strong> hanno una notevole influenza sul grado di compattazione (tessitura, sostanza<br />

organica, quantità e tipo di argil<strong>la</strong>).<br />

Il compattamento legato al<strong>la</strong> coltivazione intensiva <strong>del</strong> terreno non è solo<br />

rappresentato dal compattamento su<strong>per</strong>ficiale dovuto al passaggio di macchine<br />

agricole, ma può verificarsi anche lungo il profilo colturale. Le colture che richi<strong>ed</strong>ono<br />

<strong>la</strong>vorazioni <strong>del</strong> terreno profonde e continue, soprattutto quando condotte in regime di<br />

monosuccessione, determinano <strong>la</strong> formazione di uno strato compatto e im<strong>per</strong>meabile<br />

al limite inferiore <strong>del</strong><strong>la</strong> coltivazione (30-40 cm): <strong>la</strong> cosiddetta suo<strong>la</strong> di aratura.<br />

Tale discontinuità altera il drenaggio e può generare ristagni idrici i quali, oltre a<br />

creare problemi di asfissia,contribuiscono al<strong>la</strong> dis<strong>per</strong>sione <strong>del</strong>le particelle di terreno e<br />

quindi al<strong>la</strong> degradazione <strong>del</strong><strong>la</strong> struttura. Il maggiore ristagno idrico o le sommersioni<br />

dei suoli <strong>del</strong>le pianure alluvionali in casi di piogge intense e concentrate sono il<br />

risultato el<strong>la</strong> presenza di questo strato compatto. La sostanza organica riduce il<br />

rischio di compattazione poiché favorisce l’aggregazione <strong>del</strong>le particelle di <strong>suolo</strong><br />

determinando un aumento <strong>del</strong><strong>la</strong> porosità <strong>ed</strong> una riduzione <strong>del</strong><strong>la</strong> densità apparente.<br />

Inoltre aumenta <strong>la</strong> <strong>per</strong>meabilità e quindi <strong>la</strong> quantità di acqua disponibile <strong>per</strong> le piante.


L’aggiunta di letame, compost o altro materiale organico al terreno migliora <strong>la</strong><br />

struttura <strong>del</strong> <strong>suolo</strong> che quindi resiste meglio al<strong>la</strong> compattazione.<br />

La compattazione può essere evitata, o comunque ridotta, adottando opportuni<br />

accorgimenti:<br />

ridurre il numero di passaggi <strong>del</strong>le macchine e degli attrezzi sul terreno.<br />

Quando ciò non è possibile, è preferibile passare con le macchine sempre sul<strong>la</strong><br />

stessa traccia nelle successive o<strong>per</strong>azioni <strong>colturali</strong>;<br />

preferire le macchine con ruote a quelle con cingoli;<br />

effettuare <strong>la</strong>vorazioni alternative all’aratura come <strong>la</strong> discissura con chisel o con<br />

ripuntatori, disponibili in diversi tipi (curvi, dritti, inclinati), in funzione dei<br />

tipo di terreno da <strong>la</strong>vorare;<br />

effettuare le o<strong>per</strong>azioni <strong>colturali</strong>, <strong>la</strong> raccolta <strong>ed</strong> il pasco<strong>la</strong>mento quando il <strong>suolo</strong><br />

è asciutto;<br />

effettuare un’ampia rotazione <strong>del</strong>le colture;<br />

mantenere o incrementare <strong>la</strong> quota di sostanza organica nel terreno.


Bibliografia<br />

Filippi, N., Malucelli, F., e Giapponesi, A. (2010). Come conservare <strong>la</strong> sostanza organica nei suoli.<br />

L'Informatore Agrario (14), p. 38-41.<br />

Follet, R., e Schuman, G. (2005). Grazing <strong>la</strong>nd contributions to carbon sequestration. The Nether<strong>la</strong>nds<br />

Wageningen Academic Publishers, (p. 266-277). Wageningen.<br />

Fur<strong>la</strong>n., L. (2010). Veneto Agricoltura <strong>per</strong> <strong>la</strong> sostenibilità. L'informatore Agrario (25), 37-39.<br />

Giordani, C., Sani, P., Cecchi, S., e Zanchi, C. (2004). Aratura <strong>del</strong> terreno più danni che vantaggi.<br />

L'Informatore Agrario (2), p. 33-35.<br />

Horton., et al. (1994). Citato da Giordani et al, 2004 Aratura <strong>del</strong> terreno più danni che vantaggi.<br />

L'informatore Agrario (2), 33-35.<br />

Kern, J., e Johnson, M. (1993). Conversion to conservation-till will halp r<strong>ed</strong>uce atmospheric carbon<br />

levels. Fluid Journal , 1 (2).<br />

K<strong>la</strong>divko. (1994). Citato da Giordano et al, 2004 Aratura <strong>del</strong> terreno più danni che vantaggi.<br />

L'Informatore Agrario (2), p. 33-35.<br />

Lafond. (com. <strong>per</strong>s). Citato da Pisante, 2007 Agricoltura blu. La via italiana <strong>del</strong>l'agricoltura<br />

conservativa. Principi, tecnologie e metodi <strong>per</strong> una produzione sostenibile. Bologna: Il Sole24Ore-<br />

Edagricole.<br />

Lal. (1997). Citato da Mazzoncini et al, 2004 Gestione degli Agroecosistemi e mitigazione <strong>del</strong>l'effetto<br />

serra. L'Informatore Agrario (16), p. 27-32. 24<br />

Marmo. (2008). Citato da Filippi et al, 2010 Come conservare <strong>la</strong> sostanza organica nei suoli.<br />

L'Informatore Agrario (14), p. 38-41.<br />

Munavar., et al. (1990). Citato da Colecchia et al, 2009 L'<strong>erosione</strong> <strong>del</strong> <strong>suolo</strong> si combatte anche con le<br />

giuste <strong>la</strong>vorazioni. L'Informatore Agrario (39), p. 52-54.<br />

Pisante, M. (2007). Agricoltura Blu. La via italiana <strong>del</strong>l'agricoltura conservativa. Principi, tecnologie e<br />

metodi <strong>per</strong> una produzione sostenibile. Il Sole24Ore-Edagricole.<br />

Pompili., et al. (2003). Citato da mazzoncini et al, 2004 Gestione degli Agroecosistemi e mitigazione<br />

<strong>del</strong>l'effetto serra. L'informatore Agrario (16), p. 27-32.<br />

Post, W., e Kwon, K. (2000). Soil Carbon Sequestration and Land-Use Change: Process and Potential.<br />

Global Change Biology (6), p. 317-328.<br />

Post, W., e West. (2002). Citato da Mazzoncini et al, 2004 Gestione degli Agroecosistemi e mitigazione<br />

<strong>del</strong>l'effetto serra. L'Informatore Agrario (16), p. 27-32.<br />

R<strong>ed</strong>dy., et al. (2000). Citato da Mazzoncini et al, 2004 Gestione degli Agroecosistemi e mitigazione<br />

<strong>del</strong>l'effetto serra. L'informatore Agrario (16), p. 27-32.<br />

Ringius. (2002). Soil carbon sequestration and the CDM: opportunities and challenges for Africa. Clim<br />

Change (54), p. 471-495.<br />

Rota, M. Effetti <strong>del</strong>le <strong>la</strong>vorazioni <strong>del</strong> terreno sugli apparati radicali e <strong>la</strong> crescita di una coltura di mais:<br />

studio triennale e simu<strong>la</strong>zione a lungo termine nel Bacino sco<strong>la</strong>nte nel<strong>la</strong> <strong>la</strong>guna di Venezia (Tesi di<br />

dottorato).<br />

Rota, M. (2008). Lavorazioni conservative <strong>per</strong> ottimizzare il r<strong>ed</strong>dito. L'informatore Agrario (29), p. 27-<br />

34.<br />

Ryan, J. (1997). Change in organic carbon in long-term rotation and til<strong>la</strong>ge trials in northern Syria.<br />

Management of carbon sequestration in soil , 28.<br />

Santilocchi, R. (2010). Il grano duro su sodo r<strong>ed</strong>ditizio in Centro Italia. L'Informatore Agrario (33), p. 50-<br />

53.<br />

Santilocchi, R., e Pisante, M. (2010). Sequestro di CO2 nei suoli Agricoli: opportunità, sfide e rischi.<br />

Rivista di Agronomia (4), 91-96.<br />

Sartori, L., e Pavan, S. (2010). Come "curare" il <strong>suolo</strong> dopo anni di <strong>la</strong>vorazioni conservative.<br />

L'informatore Agrario (40), 79-81.


Sartori, L., e Pavan, S. (2010). Sostanza organica e acqua: fattori chiave <strong>del</strong><strong>la</strong> fertilità. Agricoltura , p.<br />

49-55.<br />

Sims., et al. (1994). Citato da Giordano et al, 2004 Aratura <strong>del</strong> terreno più danni che vantaggi.<br />

L'Informatore Agrario (2), p. 33-35.<br />

Smith, P., et al. (1998). Preliminary astimates of the potential for carbon mitigation in European soils<br />

through no-till farming. Global Change Biology (4), p. 679-685.<br />

Steiner. (1994). Citato da Giordani et al, 2004 Aratura <strong>del</strong> terreno più danni che vantaggi. L'Informatore<br />

Agrario (2), p. 33-35.<br />

Troccoli, A., Colecchia, S., Russo, M., Gallo, A., e Cattivelli, L. (2009). Agricoltura conservativa ideale <strong>per</strong><br />

il grano duro a Sud. L'Informatore Agrario (34), p. 37-41

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!