W lo sport sicuro - Associazione Alessandro Bini
W lo sport sicuro - Associazione Alessandro Bini
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Consulta regionale<br />
per i problemi della sicurezza nel<strong>lo</strong> <strong>sport</strong><br />
BUONE PRATICHE PER LA GESTIONE IN SICUREZZA<br />
DELLE ATTIVITÀ SPORTIVE<br />
PALOMBI EDITORI
Direzione regionale Beni e Attività Culturali, Sport<br />
Consulta regionale per i problemi della sicurezza nel<strong>lo</strong> <strong>sport</strong><br />
PALOMBI EDITORI<br />
BUONE PRATICHE<br />
DELLE ATTIVITÀ SPORTIVE<br />
a cura di<br />
Sabrina Varroni<br />
PER LA GESTIONE IN SICUREZZA
Ringraziamenti:<br />
si ringrazia per la preziosa collaborazione il CONI – Lazio<br />
nelle persone del Presidente <strong>Alessandro</strong> Palazzotti e del segretario generale Stefania Lella.<br />
Un ringraziamento particolare va ad Amelia Guerrieri<br />
consulente per <strong>lo</strong> <strong>sport</strong> dell’Assessorato alla Cultura, Spettaco<strong>lo</strong>, Sport.<br />
A Maria Federico un affettuoso grazie per la sua generosa disponibilità.<br />
© 2010<br />
Tutti i diritti spettano a<br />
Pa<strong>lo</strong>mbi & Partner S.r.l.<br />
Via Gregorio VII, 224<br />
00165 Roma<br />
Tel. 06.63.69.70 - Fax 06.63.57.46<br />
www.pa<strong>lo</strong>mbieditori.it<br />
Progettazione, realizzazione grafica e<br />
assistenza redazionale<br />
a cura della Casa Editrice<br />
ISBN 978-88-6060-263-3
Regione Lazio – Assessorato alla Cultura, Spettaco<strong>lo</strong> e Sport<br />
Assessore: Giulia Rodano<br />
Direzione Regionale Beni e Attività Culturali, Sport<br />
Direttore: Enzo Ciarravano<br />
Area Interventi per <strong>lo</strong> <strong>sport</strong><br />
Dirigente: Sabrina Varroni<br />
Il volume è stato realizzato con la collaborazione della<br />
Consulta Regionale per i problemi della sicurezza nel<strong>lo</strong> <strong>sport</strong><br />
Hanno contribuito alla realizzazione del volume:<br />
Delia <strong>Bini</strong> – <strong>Associazione</strong> <strong>Alessandro</strong> <strong>Bini</strong> per la sicurezza nel<strong>lo</strong> <strong>sport</strong><br />
Vincenzo Castelli – Fondazione Giorgio Castelli<br />
Luca Colusso – CONI Lazio<br />
Cecilia D’Ange<strong>lo</strong> – Agen<strong>sport</strong> - Regione Lazio<br />
Cristina Menale – Area Interventi per <strong>lo</strong> <strong>sport</strong> - Regione Lazio<br />
Francesco Romussi – CONI Servizi SpA<br />
Silvia Scelsi e Francesco Cirella – ARES 118<br />
Pietro Tornaboni – ANIF Lazio<br />
Amalia Vitagliano – Area Sanità pubblica e Sicurezza alimentare - Regione Lazio<br />
Il presente volume è stato realizzato grazie all’impegno dei funzionari dell’area<br />
Interventi per <strong>lo</strong> <strong>sport</strong>, in particolare di Cristina Menale<br />
in collaborazione con Fabrizio Bellini e Sandro Cordone<br />
3<br />
Viva <strong>lo</strong> <strong>sport</strong>. Sicuro!
Indice<br />
PRESENTAZIONI<br />
Assessore alla Cultura, Spettaco<strong>lo</strong>, Sport<br />
Giulia Rodano 8<br />
Consigliere regionale I firmatario della L.R.11/2009<br />
Enzo Foschi 10<br />
<strong>Associazione</strong> <strong>Alessandro</strong> <strong>Bini</strong> e Fondazione Giorgio Castelli onlus<br />
Delia <strong>Bini</strong> e Vincenzo Castelli 11<br />
Istruzioni per l’uso 12<br />
Un deca<strong>lo</strong>go per la sicurezza<br />
Vincenzo Castelli 16
PARTE I<br />
PROGETTI E BUONE PRATICHE<br />
1. INTERVENTI DI ADEGUAMENTO STRUTTURALE, CENSIMENTO E<br />
CERTIFICAZIONE DELLA QUALITÀ<br />
1.1 La piccola sicurezza negli impianti <strong>sport</strong>ivi.<br />
Progetto regionale di adeguamento dei livelli minimi<br />
Sabrina Varroni 21<br />
1.2 Impianti a misura di <strong>sport</strong><br />
Cecilia D’Ange<strong>lo</strong> 27<br />
1.3 La sicurezza certificata. Progetto CONI per la classificazione di<br />
qualità degli impianti <strong>sport</strong>ivi<br />
Francesco Romussi 29<br />
2. TUTELA ED EDUCAZIONE SANITARIA<br />
2.1 Il progetto Lazio cuore <strong>sicuro</strong><br />
Silvia Scelsi, Francesco Cirella 39<br />
2.1.1 La catena della sopravvivenza 41<br />
2.2 Cultura dell’emergenza applicata al<strong>lo</strong> <strong>sport</strong><br />
Vincenzo Castelli 42<br />
2.3 Educazione <strong>sport</strong>iva a scuola<br />
Sabrina Varroni 46<br />
2.4 Competenze regionali in materia di Medicina del<strong>lo</strong> <strong>sport</strong><br />
e tutela sanitaria delle attività <strong>sport</strong>ive (L.R. 24 del 1997)<br />
Amalia Vitagliano 48
PARTE II<br />
SCHEDE OPERATIVE PER GESTIRE LA SICUREZZA IN UN<br />
IMPIANTO SPORTIVO.<br />
3. RIFERIMENTI NORMATIVI E INDICAZIONI PRATICHE<br />
3.1 Norme e regolamenti<br />
Sabrina Varroni 55<br />
3.2 SCHEDE 59<br />
3.2. A IMPIANTO SPORTIVO.DEFINIZIONI<br />
Cristina Menale 60<br />
3.2. B LA SICUREZZA NELLO SVOLGIMENTO<br />
DELLE ATTIVITÀ SPORTIVA<br />
Luca Colusso 62<br />
B.1 Norme CONI 63<br />
B.1.1 Spazi di attività <strong>sport</strong>iva 63<br />
Fasce di rispetto<br />
Recinzioni<br />
Altezze libere<br />
Affollamento degli spazi di attività<br />
B.1.2 Locale di primo soccorso 65<br />
B.1.3 Settori e zone a destinazione speciale 65<br />
B.1.4 Impianti al chiuso 66<br />
Sala di attività<br />
B.1.5 Impianti natatori 66<br />
Vasche nuotatori<br />
Piano Vasche<br />
B.2 Regolamenti tecnici e procedure di omo<strong>lo</strong>gazione<br />
delle FSN e DSA per impianti agonistici 68
3.2. C LA SICUREZZA STRUTTURALE<br />
Cristina Menale 69<br />
C.1 D.M. 18/03/1996 70<br />
C.1.1 Gestione della sicurezza antincendio 70<br />
Piano di sicurezza<br />
Segnaletica di sicurezza<br />
Il Piano d’emergenza<br />
C.1.2. Impianti tecnici 73<br />
Impianti elettrici<br />
Impianti di allarme<br />
Impianti antincendio<br />
C.2. D.M. 18/03/1996 76<br />
C.2.1 Obblighi per gli Impianti <strong>sport</strong>ivi ove è prevista<br />
una presenza di spettatori non superiore a 100 76<br />
3.2. D LA SICUREZZA NELL’AMBIENTE DI LAVORO<br />
Cristina Menale 77<br />
D.1 D.Lgs 81/2008 77<br />
D.1.1 Principali definizioni 77<br />
D.1.2 Modelli di organizzazione e gestione 79<br />
D.1.3 Compiti del titolare dell’impianto<br />
in qualità di datore di lavoro 80<br />
La valutazione dei rischi per la salute e<br />
la sicurezza sui luoghi di lavoro<br />
D.1.4 Il responsabile del Servizio di prevenzione<br />
e protezione 82<br />
D.1.5 La delega di funzioni 82<br />
D.1.6 Dotazioni di primo soccorso 83<br />
APPENDICE 85<br />
Sicurezza e qualità dei servizi <strong>sport</strong>ivi<br />
Pietro Tornaboni<br />
Linee guida per gli impianti <strong>sport</strong>ivi complementari. Una sintesi<br />
Luca Colusso<br />
Riferimenti bibliografici 93<br />
Riferimenti normativi 95
8<br />
Viva <strong>lo</strong> <strong>sport</strong>. Sicuro!<br />
PRESENTAZIONI<br />
Con l’approvazione di una normativa sulla sicurezza nel<strong>lo</strong> <strong>sport</strong>, nell’aprile del 2009<br />
la Regione Lazio si è data uno strumento per aggredire un problema, quel<strong>lo</strong> della<br />
sicurezza degli impianti <strong>sport</strong>ivi, che fino ad ora le normative e gli interventi pubblici<br />
non riuscivano ad affrontare compiutamente.<br />
Troppo spesso infatti gli impianti <strong>sport</strong>ivi, le strutture dove tanti dei nostri ragazzi e<br />
ragazze passano tante ore della <strong>lo</strong>ro vita, si trasformano in luoghi perico<strong>lo</strong>si, dove<br />
possono avvenire incidenti anche gravi e a volte si rischia persino di perdere la vita.<br />
L’investimento sulla sicurezza degli impianti <strong>sport</strong>ivi è per noi dunque una necessità<br />
urgente e un dovere. Non si può promuovere <strong>lo</strong> <strong>sport</strong> per tutti, mettere in risalto le<br />
potenzialità che le attività motorie hanno nella promozione di stili di vita sani e attivi<br />
e nell’educazione a va<strong>lo</strong>ri civili e individuali socialmente utili, se non si garantiscono le<br />
migliori condizioni possibili, la maggiore sicurezza possibile non so<strong>lo</strong> agli atleti di vertice,<br />
ma a tutti anche a co<strong>lo</strong>ro che vogliono so<strong>lo</strong> divertirsi, che magari non vinceranno mai.<br />
L’attività fisica è una risorsa della collettività, un vero e proprio elemento di welfare,<br />
un diritto di ogni cittadino a prescindere dalle proprie condizioni di nascita e di<br />
censo. Se questo è vero, le istituzioni pubbliche devono svolgere a pieno la <strong>lo</strong>ro funzione.<br />
Occorrono interventi finalizzati a favorire la crescita delle attività <strong>sport</strong>ive, a garantire<br />
pari opportunità a tutti i cittadini, in particolare quelli meno fortunati. Ancora si<br />
fa troppo poco. Non esistono risorse finalizzate all’impiantistica <strong>sport</strong>iva da parte<br />
del<strong>lo</strong> Stato nazionale. Ancora troppo si investe soltanto in relazione ai grandi eventi<br />
<strong>sport</strong>ivi. Invece esiste un estesissimo tessuto di associazioni <strong>sport</strong>ive, di praticanti che
assicurano, a volte esclusivamente con il lavoro vo<strong>lo</strong>ntario, la sola possibilità per<br />
migliaia di ragazze e ragazzi di svolgere una attività <strong>sport</strong>iva. Anche per rispondere<br />
nel modo migliore e più <strong>sicuro</strong> possibile il Consiglio Regionale ha approvato la legge<br />
sulla sicurezza nel<strong>lo</strong> <strong>sport</strong>. E ancora per questo, l’assessorato al<strong>lo</strong> <strong>sport</strong> ha prontamente<br />
emanato un avviso di bando pubblico per progetti di miglioramento della sicurezza<br />
degli impianti, grazie al quale sono stati finanziati ben 100 interventi su strutture<br />
pubbliche di tutto il territorio regionale. E la Regione Lazio ha poi promosso, nelle<br />
scuole, iniziative di conoscenza e promozione del<strong>lo</strong> <strong>sport</strong> sano: attività ed incontri<br />
finalizzati a diffondere, tra i giovani della nostra regione, una cultura <strong>sport</strong>iva basata<br />
sulla lealtà, sulla tutela della salute, sulla contrarietà al doping.<br />
Il 9 febbraio 2010 si celebrerà, secondo l’indicazione della legge, la prima giornata<br />
regionale della sicurezza nel<strong>lo</strong> <strong>sport</strong>: un appuntamento annuale che fornirà ad<br />
istituzioni, gestori degli impianti e cittadini un opportunità di riflessione, di confronto<br />
su ciò che è stato fatto e ciò che ancora deve essere fatto, riguardo un tema che investe<br />
la sensibilità e l’attenzione di chiunque ami <strong>lo</strong> <strong>sport</strong> e <strong>lo</strong> voglia rendere una attività<br />
sempre più sicura, in cui impegnare in tranquillità i propri figli.<br />
Questo dunque ci proponiamo: tenere alta l’attenzione, lavorare per rendere più sicuri<br />
gli impianti, attivarci per garantire la salute di tutti gli atleti, di tutti i ragazzi e le<br />
ragazze che vogliono fare <strong>sport</strong>.<br />
Ora nella Regione Lazio c’è per questa politica uno strumento in più. Ci sembra una<br />
buona notizia.<br />
Giulia Rodano<br />
ASSESSORE ALLA CULTURA, SPETTACOLO, SPORT<br />
9<br />
Viva <strong>lo</strong> <strong>sport</strong>. Sicuro!
10<br />
Viva <strong>lo</strong> <strong>sport</strong>. Sicuro!<br />
A seguito di diversi eventi tragici accaduti nella pratica dell’attività <strong>sport</strong>iva ho<br />
ritenuto sarebbe stato utile che la Regione Lazio, con la collaborazione di tutte le<br />
realtà istituzionali e associative del<strong>lo</strong> <strong>sport</strong>, si dotasse di uno strumento per la sicurezza<br />
degli impianti.<br />
In soli quattro mesi, il Consiglio regionale del Lazio ha approvato all’unanimità <strong>lo</strong><br />
scorso aprile la legge “Interventi per la promozione, il sostegno e la diffusione della<br />
sicurezza nel<strong>lo</strong> <strong>sport</strong>”: una legge attesa, grazie a cui la sicurezza nel<strong>lo</strong> <strong>sport</strong> è stata<br />
riconosciuta quale priorità strategica della Regione.<br />
Voglio ringraziare in particolare le Fondazioni <strong>Bini</strong> e Castelli, che hanno stimolato<br />
la politica a dare delle risposte su questo tema, e la Federazione Italiana Gioco Calcio,<br />
che è stata un inter<strong>lo</strong>cutore attento e disponibile. La legge affronta tre aspetti: quel<strong>lo</strong><br />
dell’impiantistica pubblica, quel<strong>lo</strong> sanitario, l’etica <strong>sport</strong>iva. Ed oltre a favorire il<br />
miglioramento delle strutture, sostiene la formazione, la qualificazione e l’aggiornamento<br />
degli operatori, la tutela del diritto alla salute e all’integrità delle persone che praticano<br />
attività motorie e <strong>sport</strong>ive. È stata istituita inoltre la giornata regionale della sicurezza<br />
nel<strong>lo</strong> <strong>sport</strong>: il 9 febbraio, giorno del compleanno del giovane <strong>Alessandro</strong> <strong>Bini</strong>, scomparso<br />
a causa del trauma subito dall’impatto con un rubinetto posto dove non doveva in<br />
un campo di calcio. Abbiamo voluto fortemente questa manifestazione perché <strong>lo</strong> <strong>sport</strong><br />
deve sempre rappresentare un momento di crescita e di sviluppo per i giovani, un<br />
momento di speranza e non di tragedia. Quindi W LO SPORT, SICURO!!<br />
Enzo Foschi<br />
CONSIGLIERE REGIONALE<br />
PRIMO FIRMATARIO L.R. 11/2009
La Fondazione Giorgio Castelli onlus e l’<strong>Associazione</strong> <strong>Alessandro</strong> <strong>Bini</strong> onlus nascono<br />
a seguito di due eventi drammatici avvenuti in un impianto <strong>sport</strong>ivo che hanno<br />
determinato la morte dei due giovani, avendo come comune denominatore, nelle<br />
diverse dinamiche, la scarsa attenzione che il mondo <strong>sport</strong>ivo in genere ripone nei<br />
confronti della sicurezza.<br />
Dando vita alle due organizzazioni le famiglie di Giorgio ed <strong>Alessandro</strong> hanno tentato<br />
di trasformare il terribile do<strong>lo</strong>re in una speranza di vita migliore per gli altri ragazzi:<br />
praticare <strong>lo</strong> <strong>sport</strong> in sicurezza ! Vincenzo, Rita, Delia e Claudio sono convinti che ciò sia<br />
realizzabile attraverso la rigorosa applicazione di normative in gran parte già esistenti,<br />
ma che per disattenzione, superficialità e qualche volta do<strong>lo</strong> vengono spesso disattese.<br />
Il lavoro che le due Organizzazioni stanno svolgendo è fatto di sensibilizzazione nei<br />
confronti delle famiglie dei giovani <strong>sport</strong>ivi, delle Società e Federazioni <strong>sport</strong>ive<br />
affinché esse siano promotrici del principio del primato dell’individuo e si adoperino<br />
concretamente per la sua realizzazione pratica.<br />
Quest’opera necessita della collaborazione fondamentale delle Istituzioni che, grazie<br />
al contributo economico e normativo, sono chiamate a svolgere un ruo<strong>lo</strong> importantissimo<br />
nella realizzazione del progetto di uno <strong>sport</strong> realmente più <strong>sicuro</strong>. Unire le viscerali<br />
motivazioni e le specifiche conoscenze rappresentate dalle organizzazioni di vo<strong>lo</strong>ntariato<br />
ad uno snel<strong>lo</strong> intervento istituzionale può costituire un moto virtuoso in grado di<br />
dare frutti inaspettati.<br />
È questo il senso della presenza della Fondazione Giorgio Castelli onlus e dell’<strong>Associazione</strong><br />
<strong>Alessandro</strong> <strong>Bini</strong> onlus nella Consulta per la sicurezza nel<strong>lo</strong> <strong>sport</strong> attivata dall’Assessorato<br />
alla Cultura, Spettaco<strong>lo</strong>, Sport della Regione Lazio, in ottemperanza alla Legge<br />
Regionale n. 11 del 6 aprile 2009.<br />
Delia Santalucia<br />
PRESIDENTE DELL’ASSOCIAZIONE ALESSANDRO BINI<br />
PER LA SICUREZZA NELLO SPORT<br />
Vincenzo Castelli<br />
PRESIDENTE DELLA FONDAZIONE GIORGIO CASTELLI<br />
11<br />
Viva <strong>lo</strong> <strong>sport</strong>. Sicuro!
12<br />
Viva <strong>lo</strong> <strong>sport</strong>. Sicuro!<br />
ISTRUZIONI PER L’USO<br />
Garantire adeguati livelli di sicurezza nelle attività e nelle strutture <strong>sport</strong>ive è un tema<br />
di assoluta rilevanza sociale poiché attiene alla tutela della salute del cittadino che è<br />
necessario promuovere con un forte impegno di cooperazione tra tutte le istituzioni<br />
e i soggetti competenti.<br />
L’obiettivo del presente lavoro è avviare una prima riflessione su queste complesse<br />
tematiche, valutandole essenzialmente sotto il profi<strong>lo</strong> della sicurezza degli atleti che<br />
praticano una attività <strong>sport</strong>iva o motoria in impianti di piccole o medie dimensioni.<br />
Si tratta soltanto dell’inizio di questo importante e difficile lavoro. Non possiamo<br />
dunque avere pretese di completezza nè la presunzione di avere già individuato le<br />
soluzioni opportune. Riteniamo, però, d’avere colto alcune questioni che possono<br />
risultare prioritarie in questa riflessione, grazie anche al proficuo dia<strong>lo</strong>go con la<br />
Consulta regionale per i problemi della sicuirezza nel<strong>lo</strong> <strong>sport</strong> e in relazione alle<br />
competenze d’intervento regionali.<br />
Numerosi rimangono gli aspetti da affrontare meritevoli di adeguato approfondimento<br />
e, dunque, non possiamo che augurarci che il presente sia so<strong>lo</strong> il primo di una serie<br />
di interventi dedicati a tali questioni.<br />
Lo sviluppo rilevante, ma spesso scarsamente pianificato, dell’impiantistica <strong>sport</strong>iva,<br />
così come l’aumento di domanda e di pratica <strong>sport</strong>iva da parte di giovani e bambini,<br />
rende il tema della tutela della salute nelle attività motorie e della prevenzione degli<br />
infortuni una questione su cui istituzioni, società <strong>sport</strong>ive, enti e associazioni di<br />
settore, è indispensabile lavorino insieme. Non so<strong>lo</strong> perché vengano rispettate le<br />
norme e i regolamenti esistenti, ma anche per promuovere una cultura della sicurezza<br />
e della qualità nelle attività motorie e <strong>sport</strong>ive più consapevole e diffusa.<br />
Il legislatore regionale ha recepito questa esigenza, espressa con particolare forza ed<br />
impegno anche da alcune organizzazioni della società civile, attraverso una specifica
norma - la legge 11 del 2009 – che con Interventi per la promozione, il sostegno e la<br />
diffusione della sicurezza nel<strong>lo</strong> <strong>sport</strong> intende dare un concreto sostegno al processo di<br />
sensibilizzazione e informazione avviato dal basso su questi tematiche.<br />
Intenti che trovano una <strong>lo</strong>ro specifica e concreta attuazione con due istituti<br />
particolari previsti dalla stessa legge: la Giornata regionale per la promozione della<br />
sicurezza nel<strong>lo</strong> <strong>sport</strong>, stabilita nel 9 febbraio di ogni anno, e la Consulta regionale<br />
per i problemi della sicurezza nel<strong>lo</strong> <strong>sport</strong>, prevista quale tavo<strong>lo</strong> permanente di<br />
consultazione e cooperazione.<br />
Il confronto con i soggetti pubblici e privati (Coni, CIP, Associazioni dei gestori<br />
di impianti <strong>sport</strong>ivi pubblici e privati, organizzazioni di vo<strong>lo</strong>ntariato), che hanno<br />
responsabilità e competenze nel settore e che siedono nella Consulta regionale si<br />
è focalizzato, almeno in questa prima fase, sulle situazioni di rischio evidenziate<br />
drammaticamente dagli incidenti occorsi sui campi di gioco a due giovanissimi<br />
atleti, <strong>Alessandro</strong> <strong>Bini</strong> e Giorgio Castelli. Ne sono emerse alcune priorità di<br />
intervento che riguardano l’aspetto medico sanitario da un lato, e quel<strong>lo</strong> strutturale<br />
relativo agli impianti, dall’altro.<br />
Nella prima parte del presente lavoro si dà conto di alcuni progetti ed esperienze in<br />
corso relativi a questi due fondamentali aspetti della sicurezza <strong>sport</strong>iva, che possono<br />
rappresentare altrettante buone pratiche da mettere in atto e prendere a model<strong>lo</strong>.<br />
Sulla tutela sanitaria delle attività <strong>sport</strong>ive, intesa principalmente nei suoi aspetti di<br />
prevenzione medica e gestione dell’emergenza legata agli infortuni, i contributi che<br />
presentiamo riguardano le azioni per la prevenzione degli infortuni sui campi di<br />
gioco, condotte dall’Azienda regionale per l’emergenza sanitaria – ARES 118 – e<br />
dalla fondazione Giorgio Castelli onlus, e per la promozione degli interventi di<br />
medicina del<strong>lo</strong> <strong>sport</strong> e di educazione sanitaria nelle scuole, promosse dalla Regione<br />
in attuazione della legge 24 del 1997 Medicina sanitaria e tutela sanitaria delle attività<br />
<strong>sport</strong>ive e della legge 11 del 2009.<br />
13<br />
Viva <strong>lo</strong> <strong>sport</strong>. Sicuro!
14<br />
Viva <strong>lo</strong> <strong>sport</strong>. Sicuro!<br />
Per quanto riguarda la sicurezza strutturale degli impianti <strong>sport</strong>ivi va specificato<br />
che affrontiamo in questa sede soprattutto le problematiche che riguardano la<br />
qualità strutturale degli spazi di attività e di gioco presenti negli impianti di piccole<br />
e medie dimensioni.<br />
Le esperienze che vengono illustrate riguardano in particolare due progetti in corso:<br />
il primo è stato avviato dalla Regione con le risorse della legge 11 e si pone l’obiettivo<br />
di migliorare in modo capillare e diffuso con piccoli interventi i livelli strutturali<br />
minimi di sicurezza negli impianti; il secondo, promosso dal CONI e dalla Federazione<br />
medico <strong>sport</strong>iva, punta ad una certificazione della qualità degli impianti e dei servizi<br />
annessi, in modo da fornire agli utenti anche attraverso una Carta dei servizi, una<br />
classificazione dei requisiti offerti da ciascuno.<br />
Quest’ultimo interagisce strettamente con un terzo progetto paralle<strong>lo</strong>, curato da<br />
Agen<strong>sport</strong> (Agenzia regionale per <strong>lo</strong> <strong>sport</strong>) e dalla Coni Servizi e relativo al censimento<br />
e alla cata<strong>lo</strong>gazione dell’impiantistica <strong>sport</strong>iva nel Lazio, di cui pure si dà conto più<br />
avanti.<br />
La seconda parte del volume è organizzata in schede operative e intende fornire, in<br />
riferimento alla normativa di settore, indicazioni sui principali compiti e responsabilità<br />
che spettano al titolare di un impianto <strong>sport</strong>ivo.<br />
Il titolare o gestore dell’ impianto <strong>sport</strong>ivo è infatti ai sensi di legge ( D.M. 18 marzo<br />
1996) il responsabile del mantenimento delle condizioni di sicurezza, sia in condizioni<br />
normali che di emergenza, ed è pertanto chiamato a svolgere un compito non facile<br />
di garante.<br />
La tutela della sicurezza e della salute negli impianti <strong>sport</strong>ivi è una materia che a<br />
livel<strong>lo</strong> normativo presenta una particolare complessità e chiama in causa diversi piani<br />
ed aspetti: l’impianto <strong>sport</strong>ivo costituisce un luogo la cui frequentazione può esporre<br />
al rischio di infortuni l’atleta, ma anche gli addetti che a vario tito<strong>lo</strong> operano all’interno<br />
del<strong>lo</strong> stesso, e, più in generale, gli spettatori che assistono alla manifestazioni.<br />
Gli obblighi e le prescrizioni variano inoltre in relazione alle dimensioni e alla capienza<br />
dell’impianto e alla disciplina praticata: una piscina, un campo di calcio o di basket<br />
hanno prescrizioni di sicurezza certamente diverse.
Esistono comunque requisiti di base essenziali e comuni da rispettare che riguardano<br />
ad esempio l’impiantistica tecnica, la sicurezza in casi d’emergenza, la garanzia delle<br />
caratteristiche igieniche e ambientali dell’impianto e il rispetto delle norme tecniche<br />
del CONI e delle Federazioni Sportive Nazionali.<br />
Proprio su questi aspetti di base il presente testo intende fornire indicazioni, schede<br />
e suggerimenti pratici che vorrebbero essere di supporto alle attività di competenza<br />
dei gestori e degli addetti ai lavori del settore <strong>sport</strong>ivo.<br />
Con le associazioni di gestori, sia pubblici che privati, che siedono nella Consulta è<br />
stato avviato un dia<strong>lo</strong>go costruttivo, la <strong>lo</strong>ro esperienza e il <strong>lo</strong>ro punto di osservazione<br />
delle problematiche in esame è ovviamente insostituibile e fornisce dati di prima<br />
mano utili alla conoscenza del fenomeno nei suoi diversi aspetti<br />
Elevare il livel<strong>lo</strong> di sicurezza delle strutture <strong>sport</strong>ive è un obiettivo condiviso a<br />
cui la associazioni di categoria stanno cooperando con un’azione di sensibilizzazione<br />
dei propri iscritti perché si diffonda la consapevolezza che investire sulla sicurezza<br />
e sulla formazione degli addetti contribuisce ad elevare la qualità del servizio<br />
fornito ai fruitori.<br />
Non va sottovalutato infatti che questi ultimi, come si può leggere anche nel contributo<br />
delle associazioni di categoria riportato in appendice, potranno orientare le proprie<br />
preferenze, nella scelta di un centro <strong>sport</strong>ivo rispetto ad un altro, anche in considerazione<br />
degli standard di qualità offerti (soprattutto in relazione alle previste classificazioni<br />
di qualità riconosciute dal CONI agli impianti).<br />
S.V.<br />
15<br />
Viva <strong>lo</strong> <strong>sport</strong>. Sicuro!
16<br />
Viva <strong>lo</strong> <strong>sport</strong>. Sicuro!<br />
UN DECALOGO PER LA SICUREZZA<br />
Il deca<strong>lo</strong>go che segue è frutto dell’esperienza e dell’attività della Fondazione Giorgio<br />
Castelli.<br />
1. Lo Sport è salute, passione, educazione, divertimento: non dimentichiamo<strong>lo</strong><br />
mai!<br />
2. L’idoneità medica alla pratica <strong>sport</strong>iva deve essere accertata con rigore. Genitori,<br />
allenatori e dirigenti <strong>sport</strong>ivi devono far eseguire ai <strong>lo</strong>ro ragazzi la visita<br />
medico-<strong>sport</strong>iva e pretendere che sia ben fatta, con tutti i presidi tecno<strong>lo</strong>gici<br />
e le analisi necessarie.<br />
3. Adeguare i carichi di lavoro in allenamento all’età ed alle caratteristiche fisiche<br />
dei ragazzi, educarli alla corretta alimentazione, limitare l’uso dei cosiddetti<br />
integratori.<br />
4. Parlare ai giovani dei pericoli connessi con l’utilizzo dei farmaci e del doping.<br />
5. Rispettare le pause di riposo: l’over training è inutile e spesso dannoso.<br />
6. Far riposare il ragazzo che appare visibilmente affaticato; avvertire immediatamente<br />
il medico sociale ed i genitori se vengono notate anomalie o malesseri.<br />
7. Non far svolgere attività fisica al ragazzo febbricitante; per la ripresa attendere<br />
la piena guarigione.<br />
8. In caso di stop prolungato far riprendere l’attività fisica con gradualità, valutando<br />
la risposta al<strong>lo</strong> sforzo.<br />
9. Addestrare il maggior numero di operatori <strong>sport</strong>ivi alla gestione dell’emergenza,<br />
alla rianimazione cardio-respiratoria, all’uso del defibrillatore semiautomatico,<br />
all’integrazione con i soccorritori ufficiali del 118 o della CRI.<br />
10. Dotare ogni impianto <strong>sport</strong>ivo di un defibrillatore semiautomatico (DAE).<br />
Vincenzo Castelli
Parte Prima<br />
PROGETTI<br />
E BUONE PRATICHE
Stadio del Nuoto, Frosinone<br />
finanziato dalla Regione<br />
Palestra della Scuola Elementare comunale “Camil<strong>lo</strong> Caetani”, Latina sca<strong>lo</strong><br />
realizzata con il contributo della Regione
1. Interventi di<br />
adeguamento<br />
e certificazione<br />
della qualità
20<br />
Viva <strong>lo</strong> <strong>sport</strong>. Sicuro!<br />
Palazzetto del<strong>lo</strong> <strong>sport</strong> provinciale “Palas Journer”, Rieti<br />
realizzato con il contributo della Regione<br />
Impianto <strong>sport</strong>ivo comunale “Orazio Mamilio”, Frascati<br />
realizzato con il contributo della Regione
1.1 La piccola sicurezza negli impianti <strong>sport</strong>ivi.<br />
Progetto regionale di adeguamento dei livelli minimi<br />
Migliorare i livelli di sicurezza strutturali degli impianti <strong>sport</strong>ivi è una delle priorità<br />
di intervento individuate dalla legge regionale n. 11 del 2009 e dai lavori della<br />
Consulta. Su questo versante è particolarmente impegnata l’<strong>Associazione</strong> <strong>Alessandro</strong><br />
<strong>Bini</strong> che della sicurezza negli impianti <strong>sport</strong>ivi ha fatto il proprio obiettivo fondante.<br />
Il drammatico incidente occorso durante una partita di calcio dilettantistico al<br />
giovanissimo atleta, cui l’associazione voluta dalla famiglia è intitolata, e le campagne<br />
di sensibilizzazione che ne sono seguite, hanno prodotto una maggiore consapevolezza<br />
degli addetti ai lavori e delle istituzioni competenti circa alcune particolari situazioni<br />
di rischio per l’incolumità di chi pratica attività <strong>sport</strong>iva.<br />
Tali rischi sono riconducibili non so<strong>lo</strong> al mancato, o non puntuale, rispetto delle<br />
norme di legge esistenti, ma, in molti casi, anche ad una insufficiente valutazione<br />
della perico<strong>lo</strong>sità di ogni attività fisica e dell’ adeguatezza delle strutture dove questa<br />
si pratica.<br />
In particolare si è focalizzata l’attenzione sul rischio rappresentato dalla presenza,<br />
nella zona di attività <strong>sport</strong>iva, e/o nelle aree immediatamente adiacenti, di molti<br />
impianti di piccole e medie dimensioni, di oggetti, elementi o strutture che, non<br />
adeguatamente protetti, possono costituire un grave perico<strong>lo</strong> per l’incolumità<br />
degli atleti in caso di urti accidentali, scivolate o cadute.<br />
L’adeguamento degli impianti rispetto a questa fattispecie di rischio non richiede<br />
generalmente interventi onerosi o complessi, quanto piuttosto l’adozione di<br />
misure e accorgimenti tecnici derivanti appunto da una più attenta valutazione<br />
del livel<strong>lo</strong> di perico<strong>lo</strong>sità e dei requisiti di qualità minimi necessari.<br />
Si tratta di interventi che le norme CONI disciplinano in modo abbastanza<br />
dettagliato e che, comunque, trovano un <strong>lo</strong>ro fondamento giuridico in quelle<br />
norme e misure che la giurisprudenza definisce di ordinaria e comune prudenza,<br />
diligenza e perizia.<br />
Su questa specifica tipo<strong>lo</strong>gia di interventi che riguarda in sostanza i requisiti<br />
minimi ed essenziali per la sicurezza degli atleti, l’Assessorato al<strong>lo</strong> <strong>sport</strong> regionale,<br />
in accordo con la Consulta, ha deciso di impostare i primi interventi urgenti di<br />
21<br />
Progetti e buone pratiche
22<br />
Viva <strong>lo</strong> <strong>sport</strong>. Sicuro!<br />
miglioramento del livel<strong>lo</strong> di sicurezza degli impianti <strong>sport</strong>ivi previsti da uno<br />
specifico fondo finanziario istituito con l’art 7 della legge regionale 11 del 2009.<br />
In considerazione della necessità e dell’urgenza proprie degli interventi in questione<br />
e delle finalità specifiche della legge 11, si è ritenuto opportuno emanare uno<br />
specifico bando pubblico, adottando strumenti e metodi di lavoro improntati<br />
alla massima snellezza amministrativa, capaci di produrre risultati tangibili nel<br />
breve periodo. Sotto questo profi<strong>lo</strong> la fase di prima attuazione della legge ha<br />
funzionato anche come laboratorio per la sperimentazione di obiettivi e metodi<br />
di intervento istituzionale innovativi e condivisi.<br />
Va sottolineato che in base all’art. 31 della Legge regionale n. 15 del 2002 la<br />
Regione sostiene già in via ordinaria la realizzazione di interventi di messa a norma<br />
e adeguamento degli impianti <strong>sport</strong>ivi regionali. Si tratta però di opere in genere<br />
più complesse e onerose di adeguamento degli impianti tecnici o propedeutici<br />
alle omo<strong>lo</strong>gazioni federali previste per gli impianti di tipo agonistico (tribune,<br />
coperture, manti in erba sintetica) che hanno tempi di attuazione lenti e dunque<br />
efficacia misurabile so<strong>lo</strong> sul lungo periodo 1 .<br />
Con il bando attuativo della Legge regionale 11 si è voluto focalizzare l’attenzione,<br />
anche quella degli amministratori <strong>lo</strong>cali e dei gestori di impianti, sulle necessità<br />
riguardanti l’adeguamento dei requisiti di funzionalità e sicurezza essenziali<br />
soprattutto negli impianti piccoli che rappresentano una grossa fetta dell’impiantistica<br />
del Lazio.<br />
I titolari di impianti <strong>sport</strong>ivi pubblici 2 presenti nei comuni del Lazio, sono stati<br />
perciò i destinatari di uno specifico avviso pubblico che li invitava a presentare<br />
proposte progettuali per la realizzazione di piccoli interventi (l’importo massimo<br />
ammissibile è stato di 10.000,00) relativi a protezioni, rivestimenti, o spostamenti<br />
di quegli oggetti, elementi, strutture sporgenti o presenti nella zona di attività<br />
<strong>sport</strong>iva, o nelle aree immediatamente adiacenti.<br />
L’esito, anche in considerazione dell’innovatività del bando, è stato incoraggiante<br />
sia sotto il profi<strong>lo</strong> della quantità che della qualità delle proposte di intervento<br />
pervenute, tra l’altro in un arco di tempo di un so<strong>lo</strong> mese.<br />
Comuni e associazioni <strong>sport</strong>ive di tutto il territorio regionale hanno proposto<br />
complessivamente 151 interventi riguardanti strutture dove si praticano diverse<br />
discipline <strong>sport</strong>ive (calcio, calcetto, pallavo<strong>lo</strong>, basket, tennis, piscine, baseball,<br />
ippica, ecc). Con il fondo finanziario disponibile è stato possibile accoglierne
100, fino ad esaurimento delle risorse, per un investimento che complessivamente<br />
ammonta a € 700.000,00. La realizzazione delle opere è già stata avviata e la<br />
conclusione dei lavori stabilita per il mese di giugno 2010.<br />
Dai numeri indicati è già evidente come, anche con costi estremamente contenuti<br />
e con piccoli interventi, sia possibile avviare un processo concreto di riqualificazione,<br />
diffuso e capillare degli impianti <strong>sport</strong>ivi di piccole e medie dimensioni, un<br />
processo che verrà attentamente monitorato e controllato dagli uffici in modo<br />
da ottimizzarne gli effetti.<br />
Sotto il profi<strong>lo</strong> della qualità va sottolineata una stretta coerenza tra le proposte<br />
progettuali avanzate e gli obiettivi e le tipo<strong>lo</strong>gie di intervento proposte dal bando.<br />
Coerenza che risulta evidente dai progetti finanziati in questa prima fase, la cui<br />
tipo<strong>lo</strong>gia prevalente è sintetizzabile in interventi di protezione e rivestimento che<br />
riguardano gli spazi di attività <strong>sport</strong>iva nei seguenti elementi:<br />
• attrezzature di base (canestri e tralicci di basket, pali delle porte per il calcio<br />
e il rugby, pali per la pallavo<strong>lo</strong>, panchine, quadri svedesi);<br />
• elementi strutturali (recinzioni, cordoli perimetrali, pilastri, muretti, co<strong>lo</strong>nne,<br />
pareti, bordi piscina, cancelli, bordi taglienti, gradini, ringhiere);<br />
• impianti tecnici (tubi irrigazione, torri faro, tombini, idranti, estintori, pali<br />
della luce).<br />
Il dato qualitativo relativo alla tipo<strong>lo</strong>gia degli interventi richiesti è importante<br />
perché rappresenta un indicatore concreto dei livelli di criticità esistenti e delle<br />
dimensioni reali di un fabbisogno, supposto o noto so<strong>lo</strong> nei suoi aspetti più<br />
macroscopici, ma di cui non si conosce l’esatta entità e distribuzione sul territorio<br />
e su cui sarà necessario intervenire anche con gli strumenti finaziari e normativi<br />
ordinari, in modo più cogente e mirato.<br />
1 L’art 31 della L.R. 15/2002 prevede contributi finanziari per opere riguardanti impianti <strong>sport</strong>ivi<br />
di proprietà di Enti <strong>lo</strong>cali. Tra le tipo<strong>lo</strong>gie di interventi ammissibili figura la messa in sicurezza<br />
degli impianti, cui in ciascuna annualità viene destinata un parte delle risorse disponibili. Dal<br />
2005 al 2009 le risorse destinate alla messa in sicurezza sono state complessivamente di €<br />
9.000.000,00.<br />
2 L’art 7 della legge 11/2009 prevede al momento so<strong>lo</strong> questa tipo<strong>lo</strong>gia di impianto, escludendo<br />
dalla possibilità di accesso ai contributi quelli di proprietà privata.<br />
23<br />
Progetti e buone pratiche
24<br />
Viva <strong>lo</strong> <strong>sport</strong>. Sicuro!<br />
Da questo punto di vista il paralle<strong>lo</strong> progetto di ampliamento e aggiornamento<br />
del censimento delle strutture <strong>sport</strong>ive presenti nel Lazio 3 , curato dall’Osservatorio<br />
regionale sul<strong>lo</strong> <strong>sport</strong>, da Agen<strong>sport</strong> e dalla CONI Servizi può rappresentare anche<br />
un valido strumento per la programmazione dei prossimi interventi. Il progetto<br />
infatti, che, come si può leggere nelle pagine che seguono, sarà presto disponibile<br />
anche on-line tramite un dettagliato sistema di georeferenziazione di tutti gli<br />
impianti esistenti sul territorio, fornirà informazioni utili non so<strong>lo</strong> sulla diffusione<br />
territoriale degli impianti in relazione ai bacini d’utenza, ma anche sulla tipo<strong>lo</strong>gia<br />
e qualità dei servizi offerti da ciascun impianto. Per garantire la sua efficacia come<br />
strumento di programmazione ai diversi livelli istituzionali (regionale, provinciale<br />
e comunale) sarà indispensabile tuttavia introdurre delle forme stabili di<br />
collaborazione con gli amministratori <strong>lo</strong>cali e i gestori di impianti finalizzate<br />
all’aggiornamento costante del data-base.<br />
Sabrina Varroni<br />
3 I dati rilevati nell’ultimo censimento realizzato dalla Regione Lazio e dalle cinque province nel<br />
2001 evidenziano l’esistenza nel territorio della Regione di un totale di:<br />
6.114 complessi <strong>sport</strong>ivi (insieme di uno o più impianti <strong>sport</strong>ivi contigui aventi in comune<br />
elementi costitutivi (infrastrutture e servizi)<br />
8.179 impianti <strong>sport</strong>ivi (insieme di uno o più spazi di attività del<strong>lo</strong> stesso tipo o di tipo diverso,<br />
aventi in comune i relativi spazi e accessori, preposto al<strong>lo</strong> svolgimento di manifestazioni <strong>sport</strong>ive<br />
13.449 spazi <strong>sport</strong>ivi (spazi di attività <strong>sport</strong>iva, conformati in modo da consentire la pratica di<br />
una o più attività.
Impianto <strong>sport</strong>ivo, San Gordiano, Civitavecchia. Protezioni<br />
25<br />
Progetti e buone pratiche
Impianto <strong>sport</strong>ivo, San Gordiano, Civitavecchia<br />
Protezioni<br />
Impianto <strong>sport</strong>ivo, San Gordiano, Civitavecchia<br />
Protezioni
1.2 Impianti a misura di <strong>sport</strong><br />
La Regione Lazio ha promosso tramite Agen<strong>sport</strong>, l’Agenzia del<strong>lo</strong> Sport della<br />
Regione 4 , una accordo quadro con il CONI e la CONI Servizi s.p.a al fine di di<br />
sviluppare progetti ed iniziative finalizzate alla va<strong>lo</strong>rizzazione del patrimonio<br />
dell’impiantistica <strong>sport</strong>iva e alla promozione e incentivazione della pratica delle<br />
attività <strong>sport</strong>ive, ludico – ricreative e sociali sul territorio regionale.<br />
Tra le iniziative avviate riveste una particolare importanza il progetto Impianti a<br />
misura di <strong>sport</strong> che riguarda l’aggiornamento del censimento e la cata<strong>lo</strong>gazione<br />
su nuove basi informatiche, dell’impiantistica <strong>sport</strong>iva del Lazio. Il progetto è<br />
stato promosso dalla Regione attraverso Agen<strong>sport</strong>, che riveste il ruo<strong>lo</strong> di<br />
Osservatorio regionale sul<strong>lo</strong> <strong>sport</strong>, in collaborazione con il CONI, CONI Lazio<br />
e CONI Servizi.<br />
Il progetto utilizza una piattaforma informatica, ideata e messa a disposizione<br />
dalla CONI Servizi, nella quale saranno censiti e georeferenziati tutti gli impianti<br />
della nostra regione con informazioni anagrafiche, funzionali e gestionali. La<br />
nostra Regione è stata scelta come regione pi<strong>lo</strong>ta per la verifica di questo progetto<br />
che sarà portato e proposto anche al Tavo<strong>lo</strong> dell’Osservatorio Nazionale degli<br />
Impianti Sportivi.<br />
Si tratta di una opportunità prima di tutto per le istituzioni, che potranno<br />
programmare meglio gli investimenti, e poi per i cittadini che, attraverso i portali<br />
4 Agen<strong>sport</strong> è un’unità amministrativa della Regione Lazio che opera in coordinamento con la<br />
Direzione Beni e Attività culturali, Sport e l’Area Interventi per <strong>lo</strong> <strong>sport</strong> dell’Assessorato alla<br />
Cultura, Spettaco<strong>lo</strong> e Sport. Come struttura di alta specializzazione è preposta al<strong>lo</strong> svolgimento<br />
di attività tecnico – operative di interesse regionale, che richiedono particolari professionalità,<br />
conoscenze specialistiche e specifiche modalità di organizzazione del lavoro, connesse all’esercizio<br />
delle funzioni amministrative regionali in materia di <strong>sport</strong>.<br />
27<br />
Progetti e buone pratiche
28<br />
Viva <strong>lo</strong> <strong>sport</strong>. Sicuro!<br />
di tutte le istituzioni coinvolte, potranno accedere a queste informazioni e sapere<br />
dove praticare <strong>lo</strong> <strong>sport</strong> preferito vicino a casa. Per la riuscita di questo progetto<br />
la Regione ha attivato la collaborazione delle cinque Province del Lazio, del<br />
Comune di Roma e dei Comitati Provinciali del CONI.<br />
Una conseguenza fondamentale della collaborazione tra le diverse Amministrazioni<br />
sarà un miglioramento della sicurezza all’interno degli impianti. Dai diversi<br />
comuni si otterranno informazioni sulla condizione in cui si trovano i singoli<br />
impianti, sulla <strong>lo</strong>ro agibilità, sulla <strong>lo</strong>ro messa a norma e sull’uso che al giorno<br />
d’oggi ne viene fatto. In questo modo si otterrà un dato su cui agire per un costante<br />
monitoraggio della sicurezza del patrimonio impiantistico della nostra regione e<br />
un suo continuo innalzamento.<br />
Grazie anche alla collaborazione delle associazioni che gestiscono gli impianti si<br />
potrà perseguire anche la cosiddetta “piccola sicurezza”, ossia la rimozione di quei<br />
elementi che magari non si notano ad una prima ricognizione sommaria ma<br />
possono essere causa di gravi incidenti.<br />
Per perseguire questo obiettivo è fondamentale la stretta collaborazione e la<br />
condivisione delle informazioni tra tutti i soggetti coinvolti nell’organizzazione<br />
e nella gestione delle attività <strong>sport</strong>ive di ogni genere e di ogni livel<strong>lo</strong> e una sinergia<br />
con il progetto CONI di certificazione della qualità illustrato di seguito.<br />
Cecilia D’Ange<strong>lo</strong>
1.3 La sicurezza certificata. Progetto CONI<br />
per la classificazione di qualità degli impianti <strong>sport</strong>ivi<br />
Il CONI, attraverso CONI Servizi, e la FMSI (Federazione Medico Sportiva<br />
Italiana) hanno costituito il QIS, Consorzio per la Qualità degli Impianti Sportivi,<br />
che vuole offrire una certificazione di qualità ai luoghi ed alle organizzazioni per<br />
<strong>lo</strong> <strong>sport</strong>, comprendendo in un unico schema integrato i requisiti di qualità<br />
strutturali e sanitari ed i conseguenti requisiti organizzativi e di servizio.<br />
La missione del QIS<br />
Migliorare nel tempo il livel<strong>lo</strong> e la qualità degli impianti, delle rispettive dotazioni,<br />
delle organizzazioni per la gestione e dei servizi erogati garantendo agli Utilizzatori<br />
(agonisti e praticanti) trasparenza, sicurezza, assistenza alla pratica <strong>sport</strong>iva realmente<br />
utile alla salute, adeguatezza strutturale, ambientale e salubrità dei luoghi di<br />
esercizio <strong>sport</strong>ivo, attraverso una specifica certificazione di qualità che si basa su<br />
criteri tecnici, medico-<strong>sport</strong>ivi e gestionali.<br />
L’azione del QIS mette in atto molti dei principi e delle politiche enunciate nel<br />
Libro Bianco del<strong>lo</strong> Sport della Commissione delle Comunità Europee, rendendoli<br />
obiettivi concreti realmente perseguibili. A tal proposito le norme emesse, QIS<br />
HEPA 10000, contengono l’acronimo HEPA (Health-Enhancing Phisical Activity)<br />
che indica l’interpretazione delle Comunità Europee dell’attività <strong>sport</strong>iva come<br />
pratica fisica orientata alla salute (sempre come da indicazione del Libro Bianco).<br />
L’esercizio fisico assicura, se costantemente condotto nei luoghi e nei modi idonei,<br />
benessere fisico e mentale. L’obiettivo del QIS è quel<strong>lo</strong> di garantire all’Utenza un<br />
adeguato livel<strong>lo</strong> qualitativo dell’impianto <strong>sport</strong>ivo e dei servizi in esso erogati o<br />
disponibili. In particolare, il CONI nella sua missione di sostegno al<strong>lo</strong> sviluppo<br />
della corretta pratica <strong>sport</strong>iva e la Federazione Medico Sportiva Italiana, nella sua<br />
missione al sano utilizzo della pratica <strong>sport</strong>iva, attraverso l’opera del <strong>lo</strong>ro consorzio<br />
intendono assicurare che, innanzi al moltiplicarsi delle pratiche <strong>sport</strong>ive, dei<br />
luoghi di esercizio e delle organizzazioni che erogano i servizi, gli Utenti siano<br />
garantiti nel<strong>lo</strong> scegliere a chi affidarsi. L’apposita certificazione QIS garantisce<br />
un control<strong>lo</strong> preventivo dell’ambiente idoneo e <strong>sicuro</strong> sia relativamente ai fattori<br />
strutturali, di dotazione, medico-sanitari, gestionali, procedurali, ambientali ed<br />
ergonomici, e sia relativamente al monitoraggio dell’allenamento e al corretto<br />
29<br />
Progetti e buone pratiche
30<br />
Viva <strong>lo</strong> <strong>sport</strong>. Sicuro!<br />
control<strong>lo</strong> delle informazioni sanitarie attraverso la figura del Medico competente<br />
in Medicina del<strong>lo</strong> Sport.<br />
Tale obiettivo di trasparenza va perseguito attraverso una gestione regolamentata<br />
degli impianti e un monitoraggio sul raggiungimento nonché sul mantenimento<br />
dei requisiti delle norme QIS, distribuito nel tempo e affidato ad Enti di<br />
certificazione terzi riconosciuti a livel<strong>lo</strong> internazionale, convenzionati con il QIS.<br />
La certificazione a norma QIS<br />
La certificazione a norma QIS comprende requisiti relativi al prodotto ed al<br />
servizio e aspetti relativi al sistema organizzativo. Inoltre, circa tali requisiti, indica<br />
livelli di qualità attesi. In tal modo assicura da una parte un utilissimo strumento<br />
per il Gestore o il Proprietario dell’impianto <strong>sport</strong>ivo e dall’altra parte assicura<br />
l’Utenza dell’effettivo va<strong>lo</strong>re della certificazione a proprio vantaggio. La certificazione<br />
di qualità QIS attesta che la struttura dell’impianto <strong>sport</strong>ivo, i servizi in esso<br />
erogati e le modalità di gestione del<strong>lo</strong> stesso corrispondono ad alti standard<br />
qualitativi in termini di struttura e dotazioni, di sicurezza, di organizzazione, di<br />
rapporto contrattuale e, aspetto fondamentale nella nuova concezione della pratica<br />
<strong>sport</strong>iva, di tutela sanitaria.<br />
L’ottenimento della certificazione a norma QIS porta al gestore dell’impianto<br />
<strong>sport</strong>ivo una serie di vantaggi:<br />
• inserire il proprio impianto all’interno di un circuito di qualità specifico del<strong>lo</strong><br />
<strong>sport</strong>, garantito dalla notorietà e valenza di marchi di riferimento per <strong>lo</strong> <strong>sport</strong><br />
quali CONI e FMSI, inoltre godere di efficaci sistemi di comunicazione che<br />
il QIS attiva nel rendere note al pubblico le aziende certificate;<br />
• dare un’immagine di qualità e di sicurezza, sia strutturale, sia organizzativa e<br />
sia medico <strong>sport</strong>iva, al proprio impianto grazie all’effettivo impegno profuso;<br />
• aumentare il va<strong>lo</strong>re dell’impianto e dell’azienda in esso operante;<br />
• iniziare da subito ad orientarsi verso i principi del Libro Bianco del<strong>lo</strong> Sport<br />
della Commissione delle Comunità Europee che ispirerà sempre più la legislazione<br />
riguardante l’impiantistica le collegate organizzazione ed i servizi erogati;<br />
• pensare ed essere supportati a livel<strong>lo</strong> informativo, all’allargamento delle vedute<br />
strategiche della propria organizzazione migliorando le performances su un<br />
mercato sempre più ingiustamente indifferenziato;<br />
• avere confidenza che sugli aspetti normativi e di responsabilità si è costantemente<br />
aggiornati e al riguardo si è monitorati nel tempo in maniera specializzata ed<br />
altamente professionale dall’Ente di certificazione e da chi erogasse eventuale<br />
assistenza, prima che possano esservi i controlli di natura sanzionatoria degli<br />
Organi preposti;
• disporre di valutazione esterne per migliorarsi poiché con la gestione quotidiana<br />
sfuggono margini di miglioramento e di crescita che invece sono possibili e<br />
magari facilmente raggiungibili;<br />
• assicurare all’Utenza un elevato livel<strong>lo</strong> di struttura, di control<strong>lo</strong> sanitario e di<br />
servizio erogabile che aumenta il livel<strong>lo</strong> di fedeltà dell’Utenza stessa in un<br />
mercato estremamente mobile;<br />
• inserire la propria organizzazione in un circuito nel quale gli attori sono i<br />
protagonisti del mondo <strong>sport</strong>ivo e che collaborano con le altre Istituzioni per<br />
delineare le politiche di miglioramento e di diffusione dell’attività <strong>sport</strong>iva.<br />
I maggiori vantaggi della certificazione a norma QIS per l’utenza dell’impianto<br />
sono i seguenti:<br />
• disporre di una Carta dei Servizi e farvi riferimento per conoscere nel<strong>lo</strong> specifico<br />
e nel dettaglio la struttura, l’organizzazione ed i servizi proposti dall’impianto<br />
<strong>sport</strong>ivo con preciso e verificato impegno preso dall’impianto stesso di quanto<br />
dichiarato;<br />
• disporre di contratti trasparenti e di coperture assicurative dell’impianto, dei<br />
quali ne viene verificata l’esistenza sia in fase di certificazione e sia successivamente<br />
nelle fasi di riconferma della stessa;<br />
• avere confidenza che l’impianto <strong>sport</strong>ivo certificato a norma QIS è di adeguato<br />
livel<strong>lo</strong> qualitativo dal punto di vista strutturale, impiantistico e di control<strong>lo</strong><br />
sanitario, che dispone di attrezzature adeguate, di un attento servizio d’igiene,<br />
di personale informato e dotato di procedure orientate all’Utenza, che è presente<br />
una forma di supervisione medica ed è costante l’assistenza specifica per ogni<br />
eventuale necessità di primo soccorso;<br />
• sapere che l’impianto <strong>sport</strong>ivo scelto è inserito in un circuito di qualità specifica<br />
del<strong>lo</strong> <strong>sport</strong> e garantita da marchi leader quali il CONI e la FMSI.<br />
Chi si può certificare - Requisiti di certificazione<br />
Tutti gli impianti <strong>sport</strong>ivi (in questo si intendono compresi sia la struttura, sia le<br />
dotazioni, sia l’organizzazione e sia i servizi) possono richiedere la certificazione<br />
QIS, facendo riferimento obbligatoriamente alla norma generale, la QIS HEPA<br />
10001, valida per tutte le tipo<strong>lo</strong>gie di impianto, e quindi anche alla eventuale<br />
norma dedicata alla specifica tipo<strong>lo</strong>gia di impianto che di fatto rapprenda una<br />
interpretazione più mirata della norma generale; la norma QIS HEPA 10002,<br />
ad esempio, si riferisce centri fitness ed è stata emessa per prima in quanto il<br />
settore è tra i meno regolamentati. La certificazione comunque si ottiene con la<br />
sola norma generale se la norma specifica non è emessa.<br />
31<br />
Progetti e buone pratiche
32<br />
Viva <strong>lo</strong> <strong>sport</strong>. Sicuro!<br />
L’ottenimento della certificazione a norma QIS richiede il rispetto dei requisiti<br />
delle norme QIS da parte di ogni impianto <strong>sport</strong>ivo, il quale deve avere ottenuto<br />
un parere, tra l’altro obbligatorio per legge, ma non vincolante nel breve-medio<br />
periodo per la certificazione, circa il rispetto delle norme tecniche CONI tramite<br />
il CIS (Commissione Impianti <strong>sport</strong>ivi del CONI); gli impianti inoltre devono<br />
disporre di competenze che garantiscano adeguate conoscenze e capacità in ambito<br />
strutturale, organizzativo, igienico, <strong>lo</strong>gistico, di qualità del servizio offerto, di<br />
capacità specifiche del personale che presta servizio negli stessi.<br />
I requisiti per l’ottenimento della certificazione a norma QIS riguardano, per<br />
offrire una idea di massima:<br />
• Adeguatezza dell’impianto a quanto richiesto e dichiarato;<br />
• Adeguatezza delle attrezzature per quanto richiesto e l’uso dichiarato;<br />
• Adeguatezza dell’organizzazione e dei servizi erogati a quanto richiesto e dichiarato;<br />
• Adeguatezza delle procedure operative e di control<strong>lo</strong> a quanto richiesto e<br />
dichiarato;<br />
• Rispetto dei principi di buona igiene;<br />
• Control<strong>lo</strong> medico sanitario adeguato relativo ai fattori igienico-sanitari, ambientali,<br />
ergonomici;<br />
• Adeguata sorveglianza medica ed informazioni mediche;<br />
• Adeguata sicurezza per l’Utenza;<br />
• Adeguata trasparenza contrattuale per l’Utenza;<br />
• Adeguatezza di supporti professionali per l’Utenza;<br />
• Comunicazioni veritiere all’Utenza.<br />
Al raggiungimento dei requisiti e una volta ottenuta la certificazione, gli Enti di<br />
certificazione accreditati dagli organismi internazionali, e convenzionati con il<br />
QIS, provvedono almeno annualmente ad effettuare le verifiche riguardanti gli<br />
aspetti strutturali ed organizzativi sugli impianti certificati.<br />
Come certificarsi<br />
L’iter procedurale per la certificazione a norma QIS prevede diverse fasi di<br />
svolgimento. Ogni impianto <strong>sport</strong>ivo che intende ottenere la certificazione e i<br />
benefici portati dalla stessa:<br />
• effettua una richiesta di informazioni al QIS o ad un Ente di certificazione<br />
accreditato dal QIS;<br />
• stipula il contratto di certificazione con l’Ente accreditato dal QIS;<br />
• provvede all’adeguamento dell’impianto e dell’organizzazione ai requisiti delle<br />
norme QIS HEPA serie 10000 applicabili;
• redige la Carta dei Servizi;<br />
• effettua la preverifica attraverso un Tecnico di prevalutazione (può essere richiesta<br />
assistenza al QIS o a consulenti esterni, ma può essere anche una persona interna<br />
all’impianto <strong>sport</strong>ivo stesso, ma chiunque sia deve essere iscritto all’apposito<br />
Registro del QIS dopo avere ricevuto la adeguata e prevista formazione) e invia<br />
la documentazione all’Ente di Certificazione;<br />
• sostiene la verifica di certificazione da parte di Valutatori qualificati inviati<br />
dall’Ente di certificazione riconosciuto dal QIS;<br />
• risolte eventuali non conformità riscontrate o impegnandosi nell’effettuare<br />
azioni risolutive delle stesse (a seconda della gravità) e purché nell’insieme<br />
l’impianto e la sua organizzazione risultino certificabili, ottiene la certificazione<br />
dall’Ente di certificazione che ha effettuato la verifica e l’autorizzazione all’utilizzo<br />
dei marchi QIS e dell’Ente di certificazione stesso.<br />
Norme e Regolamenti<br />
L’ottenimento della certificazione di qualità prevede la verifica dell’ottemperanza<br />
ai requisiti stabiliti dalle norme tecniche CONI per tipo<strong>lo</strong>gia di impianto. Al<br />
riguardo si veda www.impianti<strong>sport</strong>ivi.coni.it.<br />
Norma QIS HEPA 10001<br />
La norma QIS HEPA 10001 è applicabile a qualsiasi impianto <strong>sport</strong>ivo e riguarda<br />
la struttura, le dotazioni, l’organizzazione e le procedure operative e di control<strong>lo</strong><br />
messe in atto.<br />
Norme QIS HEPA specifiche di impianto<br />
Le norme specifiche di impianto (ad es. la QIS HEPA 10002 per il fitness)<br />
riportano sostanzialmente interpretazioni obbligatorie della norma generale QIS<br />
HEPA 10001 adeguate alla specificità della tipo<strong>lo</strong>gia di impianto. Possono inoltre<br />
prevedere requisiti aggiuntivi rispetto alla norma generale per regolamentare<br />
aspetti caratteristici della tipo<strong>lo</strong>gia di impianto.<br />
33<br />
Progetti e buone pratiche
34<br />
Viva <strong>lo</strong> <strong>sport</strong>. Sicuro!<br />
La carta dei servizi<br />
L’impianto certificato mette a disposizione dell’Utenza, anche potenziale, la propria<br />
Carta dei servizi, la cui veridicità è verificata dall’Ente di certificazione. Il documento,<br />
composto di molteplici punti, riporta in modo predefinito e quindi confrontabile dall’Utente,<br />
tutte le caratteristiche strutturali ed organizzative degli impianti, oltre ai servizi<br />
erogabili o disponibili.<br />
La Carta dei servizi infatti deve comprendere:<br />
• dati generali della struttura (ragione sociale, indirizzo legale, sede operativa,<br />
<strong>lo</strong>calizzazione, riferimenti e recapiti, ente di certificazione di riferimento, orari generali<br />
ecc.)<br />
• informazioni specifiche sulle caratteristiche strutturali ed organizzative dell’impianto<br />
(piantina esplicativa, elenco delle attività <strong>sport</strong>ive sostenibili, elenco di eventuali<br />
attività complementari alla pratica <strong>sport</strong>iva, servizi di supporto, macchinari ed<br />
attrezzature utilizzate, orari specifici, control<strong>lo</strong> medico <strong>sport</strong>ivo relativamente ai<br />
rischi ambientali, ergonomici, igienici e informativi, sorveglianza sanitaria, accesso<br />
ai diversamente abili, ecc.)<br />
• informazioni sui vincoli ed i requisiti per la fruizione dei servizi dell’impianto<br />
(contrattualistica, tipo<strong>lo</strong>gie di contratti, polizze assicurative per l’utenza, ecc.)<br />
• gli impegni e le politiche della Direzione della struttura (qualità del servizio offerto,<br />
aspetti relativi alla sicurezza e all’ambiente, aspetti relativi al benessere e alla salute,<br />
<strong>lo</strong>tta al doping, control<strong>lo</strong> dei farmaci e degli integratori, corretta informazione medica<br />
e paramedica, garanzia di rispetto della privacy, trasparenza degli aspetti contrattuali<br />
con l’utenza, mantenimento e miglioramento del servizio offerto nel tempo, non<br />
tolleranza di atteggiamenti non conformi alla legge e al sano svolgimento della pratica<br />
<strong>sport</strong>iva, ecc.)<br />
• possono essere inoltre dichiarati in essa quei requisiti aggiuntivi di possibile interesse<br />
per l’Utenza e facilmente verificabili, che l’impianto intende rendere noti in quanto<br />
qualificanti.<br />
Attraverso la Carta dei servizi chiunque può valutare e confrontare cosa offrono gli impianti<br />
e scegliere con consapevolezza, essendo sempre al corrente del livel<strong>lo</strong> qualitativo<br />
di quanto offerto dall’impianto.
Consulenza tecnica<br />
La consulenza tecnica per la certificazione è conveniente che sia erogata, laddove<br />
ce ne fosse necessità, da personale formato e abilitato dal QIS ad effettuare la<br />
prevalutazione che va inviata all’Ente di certificazione. In tal modo si è certi delle<br />
capacità e conoscenze di chi da l’assistenza e ci si avvantaggia di un’unica figura<br />
che effettua responsabilmente tutta l’assistenza, a partire dalle fasi iniziali, fino<br />
a quella di effettivo ottenimento della certificazione.<br />
Corsi di formazione<br />
La certificazione a norma QIS, prevede in tutte le fasi della sua esecuzione, l’utilizzo<br />
di figure professionali altamente preparate e capaci; in questo senso il QIS<br />
ha ideato e organizzato diversi corsi di formazione per l’iscrizione agli appositi<br />
Registri e corsi di aggiornamento atti a garantire un costante adeguamento delle<br />
competenze, sempre in linea con gli sviluppi normativi e regolamentari del<br />
QIS e con il principio di attenzione medico-sanitaria insito nella corretta e sana<br />
pratica <strong>sport</strong>iva.<br />
I corsi di formazione previsti sono i seguenti:<br />
• Corso di abilitazione all’iscrizione al Registro di Tecnico di Prevalutazione e di<br />
Valutatore dell’Ente di certificazione<br />
• Corso di Assicuratore qualità interno<br />
• Corso di primo soccorso <strong>sport</strong>ivo<br />
• Corsi con argomenti specifici connessi alla medicina del<strong>lo</strong> <strong>sport</strong>.<br />
Francesco Romussi<br />
35<br />
Progetti e buone pratiche
Pista di pattinaggio del Centro Sportivo “Sacro Cuore”, Viterbo<br />
Impianto realizzato con il contributo della Regione Lazio
2. Tutela<br />
ed educazione<br />
sanitaria
38<br />
Viva <strong>lo</strong> <strong>sport</strong>. Sicuro!<br />
Piscina comunale, Tivoli<br />
finanziata dalla Regione
2.1 Progetto Lazio Cuore Sicuro<br />
La maggior parte delle vittime di morte cardiaca improvvisa sono persone con<br />
cardiopatia ischemica già nota, ma in molti la morte è la prima manifestazione<br />
di una malattia silente in individui apparentemente sani.<br />
La maggior parte di queste morti avviene al di fuori dell’ospedale, nei luoghi di<br />
svolgimento della vita quotidiana (casa, luoghi di lavoro o delle attività <strong>sport</strong>ive etc).<br />
Dal 40 al 70 % di queste morti potrebbero essere prevenute se entro i primi<br />
minuti dal collasso venisse erogata al cuore una scarica elettrica tramite un<br />
defibrillatore.<br />
Fino a pochi anni fa questa pratica era riservata al personale medico, poiché era<br />
prevista la diagnosi di ritmo defibrillabile per poter erogare la scarica. Con la<br />
diffusione dei defibrillatori semiautomatici esterni (DAE) la defibrillazione è stata<br />
resa possibile anche a personale sanitario non medico e ai cosidetti “laici”(cittadini),<br />
in quanto la diagnosi viene effettuata dall’apparecchio e l’operatore si limita a<br />
seguire i comandi vocali dell’apparecchio stesso.<br />
La sempre maggiore diffusione ha consentito attraverso un breve corso di formazione<br />
di estendere la capacità di intervenire tempestivamente ed efficacemente anche<br />
ai comuni cittadini che si trovano ad essere testimoni dell’evento.<br />
In Italia l’importanza di tale problema ha determinato l’emanazione di una legge<br />
Legge N. 120\2001 che autorizza il cittadino addestrato e certificato ad usare il DAE.<br />
La Regione Lazio ha prontamente legiferato in materia con una serie di disposti<br />
di cui l’ultimo attualmente in vigore è la DGR 406 del 2006 denominata “Lazio<br />
Cuore Sicuro”.<br />
Con questa delibera la regione affida alla ARES 118 (Azienda Emergenza Sanitaria<br />
118) il compito di coordinamento monitoraggio e verifica di tutti i progetti di<br />
defibrillazione sul territorio accessibili al pubblico (PAD) sia in essere che di quelli<br />
futuri.<br />
L’ARES 118, inter<strong>lo</strong>cutore naturale e istituzionale di tutti gli enti e associazioni<br />
interessati ai progetti PAD, svolge un ruo<strong>lo</strong> chiave nella prevenzione della MCI<br />
attraverso un’ opera di informazione alla cittadinanza sull’importanza dell’allertamento<br />
precoce del 118 e attraverso il riconoscimento dei sintomi premonitori; direttamente<br />
attraverso <strong>lo</strong> svolgimento di corsi sulla rianimazione cardiopolmonare di base e uso<br />
39<br />
Viva <strong>lo</strong> <strong>sport</strong>. Sicuro!
40<br />
Viva <strong>lo</strong> <strong>sport</strong>. Sicuro!<br />
del defibrillatore; e attraverso il coordinamento di progetti PAD quali ad esempio<br />
quel<strong>lo</strong> in essere con la ONLUS Giorgio Castelli, con Federfarma, con le sedi<br />
provinciali e regionali dell’ INPS e dell’ INAIL, con la Società Nazionale Salvamento,<br />
con le Ferrovie del<strong>lo</strong> Stato per l’implementazione della protezione della stazione di<br />
Roma Termini e Roma Tibutrina. In particolare la collaborazione con Federfarma<br />
ha permesso il posizionamento di un DAE in oltre 400 farmacie nella Regione e<br />
la formazione all’uso del DAE di oltre 500 farmacisti, quella con INPS e INAIL<br />
ha comportato il posizionamento di un DAE in ogni sede della Regione Lazio di<br />
questi enti e il relativo addestramento del personale ivi afferente.<br />
Per l’attività svolta in convenzione con la Fondazione Castelli si è progettato e svolto<br />
un percorso in cui ARES 118 ha per circa un anno formato direttamente, attraverso<br />
i propri istruttori, gli esecutori appartenenti a numerose società <strong>sport</strong>ive dilettantistiche,<br />
e ha contemporaneamente sviluppato un percorso formativo per istruttori “laici”<br />
che ha portato a creare un corpo istruttori laici di ARES 118 afferenti alla Fondazione<br />
Castelli, che hanno proseguito l’attività di formazione, sotto la supervisione di un<br />
direttore di corso di ARES 118. per la restante attività si rinvia a quanto verrà<br />
esposto successivamente dal Dott. Castelli presidente della Fondazione stessa.
2.1.1 La catena della sopravvivenza<br />
La sopravvivenza all’arresto cardiaco extraospedaliero dipende dalla corretta e tempestiva<br />
realizzazione di una serie di azioni raffigurate nella catena della sopravvivenza.<br />
Chiama il 118 Inizia BLS-D Continua sino all’arrivo del 118<br />
riconoscimento<br />
precoce e<br />
chiamata d’aiuto<br />
per prevenire<br />
l’arresto cardiaco<br />
RCP precoce<br />
defibrillazione<br />
precoce<br />
per guadagnare tempo per far ripartire il cuore<br />
ripristinare<br />
la qualità di vita<br />
trattamento<br />
post-rianimatorio<br />
Si può iniziare con poco: basta ad esempio imparare a fare la telefonata di richiesta di<br />
aiuto fornendo i dati esatti del luogo ove è avvenuto l’evento, ma anche descrivendo<br />
sommariamente le condizioni della vittima e rimanendo in ascolto dell’operatore 118<br />
che è in grado di consigliarci i comportamenti più idonei in merito all’accaduto. Anche<br />
questa è Cultura dell’emergenza! È questo il primo anel<strong>lo</strong> dei quattro che formano la<br />
catena della sopravvivenza: la sua forza sarà pari a quella di ogni anel<strong>lo</strong> che la<br />
compongono.<br />
Mentre i primi tre anelli (riconoscimento degli eventuali sintomi premonitori e chiamata<br />
di allarme al 118, inizio della RCP, uso precoce del DAE se disponibile) possono essere<br />
messi in atto da chiunque (laico o sanitario) assista all’evento, l’ultimo anel<strong>lo</strong> (il supporto<br />
avanzato alle funzioni vitali) può essere svolto so<strong>lo</strong> da personale sanitario (medici ed<br />
infermieri) che abbia acquisito le necessarie competenze, ed una volta iniziato sul<br />
posto, da parte del personale del 118, deve essere continuato in ospedale, senza<br />
soluzione di continuità.<br />
Per una chiamata corretta al 118 occorre seguire alcune semplici regole quali:<br />
• rispondere a tutte le domande che verranno poste dall’operatore<br />
• non chiudere mai la comunicazione per primi<br />
• lasciare libero il telefono dopo la chiamata<br />
se necessario gli operatori del 118 della Centrale Operativa (infermieri esperti) sono<br />
in grado di fornire le “istruzioni pre-arrivo” e possono guidare la persona che ha chiamato<br />
ad effettuare le manovre di rianimazione cardiopolmonare di base (massaggio cardiaco<br />
esterno e respirazione bocca a bocca) fino all’arrivo del mezzo di soccorso del 118.<br />
Silvia Scelsi e Francesco Cirella<br />
41<br />
Tutela ed educazione sanitaria
42<br />
Viva <strong>lo</strong> <strong>sport</strong>. Sicuro!<br />
2.2 Cultura dell’emergenza applicata al<strong>lo</strong> <strong>sport</strong><br />
Ogni anno in Italia muoiono circa 60.000 persone colpite da arresto cardiaco<br />
(a.c.): tra di esse vi sono molti anziani e cardiopatici, non sono pochi i giovani<br />
ed addirittura gli <strong>sport</strong>ivi. L’arresto cardiaco è indotto nell’85 % dei casi da una<br />
aritmia maligna (tachicardia o fibrillazione ventricolare) che se non è trattata<br />
precocemente con le manovre di rianimazione cardiorespiratoria e, soprattutto,<br />
con la defibrillazione elettrica conduce invariabilmente alla morte (98% dei casi).<br />
In queste situazioni il cuore in realtà non è fermo, ma le sue contrazioni sono<br />
assolutamente inefficaci nel distribuire il sangue nel corpo ed in primo luogo al<br />
cervel<strong>lo</strong>, l’organo più delicato e sensibile alla carenza di ossigenazione.<br />
Lo <strong>sport</strong>, come già accennato, non è esente da un fenomeno così drammatico<br />
come l’arresto cardiaco, anche se in realtà ciò che <strong>lo</strong> determina, generalmente, è<br />
una pre-esistente e misconosciuta cardiopatia. Lo sforzo fisico ha pertanto il ruo<strong>lo</strong><br />
di fattore precipitante in conseguenza del quale l’apparato cardiovascolare cede.<br />
Da un’indagine condotta dalla Fondazione Giorgio Castelli onlus, dedicata al<br />
giovane morto a febbraio 2006 per un arresto cardiaco mentre si stava allenando<br />
con sua squadra di calcio, i praticanti <strong>sport</strong>, dilettanti ed amatori, che sono<br />
deceduti nel Paese in questi ultimi 3 anni superano ampiamente le 200 unità.<br />
In tutti questi casi l’arresto cardiaco ha colpito prevalentemente il sesso maschile<br />
dall’adolescenza in poi, l’età media dei soggetti deceduti è pari a 35 anni.<br />
Le discipline più interessate dal fenomeno sono rappresentate dal calcio e calcetto,<br />
verosimilmente a seguito dell’elevato numero di praticanti, seguito dal ciclismo,<br />
jogging, fitness; non vi sono discipline immuni. Il 24 % delle morti si è verificato<br />
i atleti tesserati per le varie Federazioni e quindi di norma già sottoposti ad<br />
accertamento medico ai fini del rilascio dell’idoneità; in questo sottogruppo l’a.c.<br />
si è manifestato in egual misura sia nelle gare ufficiali che nel corso delle sedute<br />
di allenamento. Premesso che il fenomeno a.c. non è eliminabile ci dobbiamo<br />
doverosamente chiedere, di fronte a dati di questa entità, come esso sia contenibile.<br />
Il percorso da compiere prevede una prevenzione primaria ed una secondaria.<br />
La prima consiste nel rigoroso accertamento medico di idoneità alla pratica<br />
<strong>sport</strong>iva che dovrebbe riguardare tutti co<strong>lo</strong>ro che praticano attività ludico-<strong>sport</strong>iva
e che, oltre alle metodiche diagnostiche attualmente eseguite come obbligo di<br />
legge, dovrebbe essere utilmente integrato da un ecocardiogramma eseguito<br />
almeno una volta nel corso della ‘vita <strong>sport</strong>iva’.<br />
Le notizie ottenute andrebbero inserite in un data base, gestito dalla Regione di<br />
appartenenza, e consultabile, previa autorizzazione preventiva da tutti i medici<br />
<strong>sport</strong>ivi ivi operanti. La Medicina <strong>sport</strong>iva, eliminate la Medicina scolastica, la<br />
visita di leva e la Medicina preventiva universitaria, rimane oggi l’unica in grado<br />
di effettuare uno screening di massa sul<strong>lo</strong> stato di salute dei nostri giovani. Filtro<br />
che potrebbe fornire una mole enorme di dati epidemio<strong>lo</strong>gico-statistici al quale<br />
attingere per controllare <strong>lo</strong> stato di salute di una ampia fascia di popolazione e<br />
varare programmi di promozione sanitaria.<br />
La prevenzione secondaria è costituita dalla diffusione della Cultura dell’emergenza<br />
applicata al<strong>lo</strong> Sport; con questo termine indichiamo l’insieme di conoscenze<br />
teoriche ed abilità pratiche che possono consentire al non-sanitario, grazie alla<br />
messa in atto del massaggio cardiaco, della respirazione artificiale e dell’utilizzo<br />
del defibrillatore, di salvare la vita ad una persona vittima di un arresto cardiaco.<br />
La Fondazione Giorgio Castelli onlus ha lavorato concretamente per la diffusione<br />
di questa Cultura, soprattutto nell’ambito del<strong>lo</strong> Sport : grazie al supporto fornito<br />
dall’Azienda regionale per l’emergenza sanitaria -ARES 118- sono stati addestrati<br />
e certificati, al mese di novembre 2009, alla BLS-D , 2500 operatori <strong>sport</strong>ivi che<br />
seguono i giovani negli impianti <strong>sport</strong>ivi situati particolarmente a Roma e provincia.<br />
Sono stati distribuiti, in altrettanti impianti, 160 defibrillatori semiautomatici<br />
di ultima generazione acquistati dalla Fondazione o frutto di donazioni e cessioni<br />
da parte di Privati ed Enti istituzionali (Regione Lazio, Provincia di Roma). Siamo<br />
so<strong>lo</strong> all’inizio e moltissimo lavoro resta da compiere: le difficoltà nascono dall’<br />
approccio, sovente problematico, dei cittadini nei confronti del primo soccorso<br />
e dalla vastità del territorio su cui operare. Ma siamo convinti che risultati lusinghieri<br />
non mancheranno se le nostre motivazioni continueranno ad essere sostenute<br />
dalle istituzioni.<br />
43<br />
Tutla ed educazionesanitaria
44<br />
Viva <strong>lo</strong> <strong>sport</strong>. Sicuro!<br />
La defibrillazione elettrica rappresenta l’unico mezzo a disposizione per interrompere<br />
una fibrillazione ventricolare, ma per essere efficace deve essere effettuata nel più<br />
breve tempo possibile: 4-6 minuti dall’insorgenza dell’evento.<br />
Ogni minuto trascorso senza un adeguato soccorso comporta la riduzione del 10 %<br />
delle possibilità di recupero dell’infermo che, a 10 minuti, sono pari al<strong>lo</strong> zero. Questa<br />
drammatica tempistica ha determinato la considerazione che, in caso di arresto<br />
cardiaco, il primo soccorso (massaggio cardiaco, respirazione bocca-bocca, defibrillazione<br />
elettrica) debba essere praticato dal testimone dell’accaduto stesso (generalmente un<br />
non-sanitario o ‘laico’), al fine di mantenere in vita la vittima nell’attesa che<br />
sopraggiungano i soccorritori professionisti del 118. La persona, sovente non è ancora<br />
morta quando si accascia in terra, ma <strong>lo</strong> diviene dopo 4-6 minuti se non si pone in<br />
essere alcun tentativo rianimatorio. La risposta del macrosistema -118 sarà tanto più<br />
efficace e tempestiva quanto i cittadini saranno sensibilizzati alle tematiche<br />
dell’emergenza ed addestrati ad offrire un valido primo soccorso.<br />
Il defibrillatore<br />
Come è noto il defibrillatore eroga una scossa elettrica ad elevato voltaggio che<br />
attraversa il torace grazie alla preventiva applicazione di due placche di contatto<br />
(elettrodi) e provoca nel cuore un vero e proprio azzeramento della convulsa attività<br />
elettrica cardiaca che è responsabile di una inefficace capacità contrattile cardiaca.<br />
Questo ‘reset’ può consentire il riemergere del fisio<strong>lo</strong>gico ritmo sinusale e la<br />
successiva ripresa dei segni di circo<strong>lo</strong>. Il defibrillatore può essere:<br />
a) manuale, generalmente più pesante ed ingombrante, utilizzabile so<strong>lo</strong> dal<br />
medico che interpreta il tracciato elettrocardiografico e decide l’erogazione<br />
della scossa e la sua intensità;<br />
b) semiautomatico, più leggero e maneggevole, utilizzabile dall’infermiere ed<br />
anche dal laico, purché adeguatamente addestrato ( il corso abilitante di<br />
BLS-D, Basic Life support & Defibrillation, dura 5 ore).<br />
L’uso del defibrillatore semiautomatico è prevalentemente extra-ospedaliero;<br />
infatti peso, semplicità dei comandi, autoanalisi del ritmo cardiaco <strong>lo</strong> rendono<br />
particolarmente idoneo al<strong>lo</strong> scopo. Il defibrillatore semiautomatico è in grado<br />
di porre una diagnosi; esso infatti valuta se il ritmo cardiaco è defibrillabile<br />
(attendibilità prossima al 100% !) e, attraverso messaggi sonori e visivi, fornisce<br />
tutte le opportune indicazioni operative per l’erogazione della scossa salvifica.<br />
La responsabilità legale per l’infermiere ed il laico addestrato è limitata alla sua<br />
utilizzazione in condizioni di sicurezza (nessuno deve toccare la vittima mentre<br />
si eroga la scossa, l’apparecchio non può essere usato se la vittima è immersa
nell’acqua o posto su di una superficie in grado di condurre elettricità-grata<br />
metallica; in questi casi basta spostarla in un luogo più <strong>sicuro</strong>).<br />
I defibrillatori semiautomatici possono essere utilizzati per gli adulti e per i bambini<br />
con un peso superiore a 25 Kg.; per i bambini più piccoli esistono elettrodi<br />
appositi che riducono l’intensità della scarica (si tenga presente che le aritmie<br />
ventricolari hanno nei neonati e nella prima infanzia una frequenza piuttosto<br />
ridotta). Le batterie che <strong>lo</strong> alimentano non sono ricaricabili ed hanno una<br />
autonomia in stand-by dai 3 ai 5 anni; gli elettrodi, confezionati ermeticamente,<br />
vanno sostituiti ogni due anni (il gel adesivo di queste piastre con il tempo tende<br />
ad essiccarsi). Il defibrillatore esegue giornalmente un auto-check per individuare<br />
eventuali anomalie che vengono segnalate da apposite spie.<br />
La manutenzione è veramente minima, ma è indispensabile che esso venga affidato<br />
ad un responsabile che ne controlli periodicamente <strong>lo</strong> stato di efficienza: la cattiva<br />
conservazione del device, oltre che essere segno di grave negligenza e carente<br />
coscienza civica, può esporre l’affidatario ad un contenzioso di natura legale.<br />
Gli apparecchi commercializzati in Italia devono avere il marchio CE che ne<br />
certifica l’omo<strong>lo</strong>gazione alle norme europee.<br />
Un’ultima raccomandazione: il defibrillatore deve essere posto in un luogo<br />
accessibile e ben indicato proprio per favorirne l’utilizzazione più rapida possibile<br />
(un po’ come accade per gli estintori).<br />
In Medicina in pochi casi è attribuibile l’aggettivo ‘salva-vita’: il defibrillatore è<br />
realmente un apparecchio che può essere definito in questo modo, essendo in<br />
grado di salvare da morte certa una percentuale di vite che va dal 30 al 40 %.<br />
Tuttavia, per la sua corretta utilizzazione, è necessario che la nostra Società sia<br />
sensibilizzata alla Cultura dell’emergenza che è Cultura di vita e di civiltà: se così<br />
faremo, avremo adoperato al meglio le risorse a nostra disposizione.<br />
Vincenzo Castelli<br />
45<br />
Tutela ed educazione sanitaria
46<br />
Viva <strong>lo</strong> <strong>sport</strong>. Sicuro!<br />
2.3 Educazione <strong>sport</strong>iva a scuola<br />
Le politiche per la diffusione e la crescita di una cultura della sicurezza nel<strong>lo</strong> <strong>sport</strong><br />
vengono affrontare dalla legge 11 anche sotto un fondamentale profi<strong>lo</strong> informativo<br />
ed educativo che riguarda in particolare i giovani e <strong>lo</strong> sviluppo di comportamenti<br />
consapevoli per <strong>lo</strong> svolgimento di una pratica motoria e <strong>sport</strong>iva sana e corretta.<br />
Le azioni intraprese e da intraprendere, sotto questo specifico profi<strong>lo</strong>, hanno un<br />
particolare va<strong>lo</strong>re sociale e culturale, poichè affrontano nel vivo il tema, che è<br />
anche un preciso obiettivo istituzionale, del<strong>lo</strong> <strong>sport</strong> quale strumento di educazione<br />
e prevenzione attiva al e per il benessere collettivo e individuale.<br />
Considerato il fenomeno dell’ampia diffusione e domanda di <strong>sport</strong> constatabile<br />
nella nostra regione come altrove, tra i ragazzi e i giovani (almeno fino ad una<br />
certa fascia d’età) e al contempo la <strong>lo</strong>ro naturale sensibilità ai va<strong>lo</strong>ri educativi ed<br />
etici che <strong>lo</strong> <strong>sport</strong> può trasmettere, la Regione ha scelto di avviare una campagna<br />
di sensibilizzazione rivolta a questa specifica categoria di cittadini.<br />
Nel Lazio come a livel<strong>lo</strong> nazionale la pratica <strong>sport</strong>iva giovanile continua a crescere<br />
in modo diffuso soprattutto tra i 6 e 17 anni. Nella nostra regione ca. l’82% dei<br />
giovani di questa fascia d’età, secondo i dati Istat, pratica qualche forma di attività<br />
motoria o <strong>sport</strong>iva in modo continuativo o saltuario e <strong>lo</strong> <strong>sport</strong> è pertanto dopo<br />
la scuola il più grande fenomeno aggregativo per i giovani.<br />
Inoltre dalle indagini sulle motivazioni di chi pratica <strong>sport</strong>iva risulta che i giovani<br />
apprezzano l’aspetto di socializzazione del<strong>lo</strong> <strong>sport</strong> e sono co<strong>lo</strong>ro che danno più<br />
importanza ai va<strong>lo</strong>ri che veicola.<br />
Alla luce di questi dati e considerazione con il bando Interventi per l’educazione<br />
ad una pratica <strong>sport</strong>iva sana e sicura la Regione ha scelto di rivolgersi direttamente<br />
al mondo della scuola quale naturale inter<strong>lo</strong>cutore per azioni, didattiche, psicopedagogiche,<br />
e culturali mirate alla crescita e sensibilizzazione, anche individuale,<br />
sulle tematiche di uno <strong>sport</strong> sano e corretto.<br />
Il bando è stato destinato agli istituti secondari di primo e secondo grado del<br />
Lazio con la finalità, sia di va<strong>lo</strong>rizzare quel complesso di percorsi ed esperienze<br />
formativi extracurriculari già presenti nella scuola, sia di sostenere nuove opportunità<br />
di conoscenza e informazione.<br />
Gli istituti scolastici, singoli o in rete, sono stati invitati a presentare progetti per
il miglioramento della qualità e della sicurezza dell’attività <strong>sport</strong>iva riflettendo in<br />
particolare sulle tematiche della consapevolezza della dannosità di comportamenti<br />
di dipendenza, connessi all’uso di sostanze dopanti; del contenimento<br />
dell’aggressività e di prevenzione dei fenomeni di devianza e bullismo; di un<br />
rapporto equilibrato con l’immagine corporea ( tenuto conto dell’insorgenza<br />
preoccupante tra i giovani dei disturbi del comportamento alimentare) e sugli<br />
aspetti più propriamente etici che attengono nel<strong>lo</strong> <strong>sport</strong> al rispetto dell’avversario,<br />
all’accettazione della sconfitta e alla pratica di una competitività sana e leale.<br />
I progetti inviati dalle scuole medie e superiori di Roma e del Lazio hanno coinvolto<br />
complessivamente 47 istituti, con le risorse disponibili ne sono stati finanziati 12<br />
riguardanti attività didattiche che si svolgeranno in 26 Istituti.<br />
Sport sano e <strong>sicuro</strong> <strong>lo</strong> <strong>sport</strong> a scuola ? Sicuro! (le tre S); FA BENE acronimo di fairplay<br />
e benessere; Sport libera tutti; Lo <strong>sport</strong> a modo mio: i giovani prendono la parola;<br />
Lo <strong>sport</strong> un compagno per la vita; questi alcuni tra i titoli dei progetti vincitori che<br />
esemplificano la creatività e l’originalità che li ha caratterizzati nel complesso.<br />
Le attività proposte sono impostate su percorsi formativi e didattici che prevedono<br />
momenti teorici di approfondimento e riflessione, e momenti di pratica <strong>sport</strong>iva<br />
relativi a diverse discipline (vela, scherma, rugby, judo, calcio femminile,tennis)<br />
che si svolgeranno in spazi scolastici, ma anche in strutture <strong>sport</strong>ive e spazi culturali<br />
del territorio di riferimento.<br />
Numerosissimi i laboratori, campi scuola e workshop progettati che realizzano il<br />
coinvolgimento interdisciplinare dei docenti scolastici, ma anche di molteplici<br />
operatori, esperti esterni appartenenti ed associazioni del settore <strong>sport</strong>ivo, certo,<br />
ma non so<strong>lo</strong>. Sono molto presenti infatti anche associazioni a carattere culturale,<br />
medico-sanitario, psico-pedagogico e università che denotano la qualificazione<br />
e specializzazione che si è inteso dare ai progetti.<br />
Il ventaglio dei contenuti e dei temi che vengono proposti alla riflessione e per<br />
le esercitazioni pratiche dei ragazzi è molto ampio e approfondito e appare in<br />
grado di avviare una efficace campagna preventiva di sensibilizzazione.<br />
Sabrina Varroni<br />
47<br />
Tutela ed educazione sanitaria
48<br />
Viva <strong>lo</strong> <strong>sport</strong>. Sicuro!<br />
2.4 Competenze regionali in materia di Medicina del<strong>lo</strong> <strong>sport</strong><br />
e tutela sanitaria delle attività <strong>sport</strong>ive (L.R. 24 del 1997)<br />
La tutela sanitaria delle attività <strong>sport</strong>ive è disciplinata dalla legge regionale 24 del<br />
1997, le cui finalità, in attuazione degli obiettivi del Servizio Sanitario Nazionale,<br />
sono di provvedere alla promozione della tutela sanitaria delle attività <strong>sport</strong>ive,<br />
alla promozione degli interventi relativi alla Medicina del<strong>lo</strong> Sport, e alla promozione<br />
e diffusione dell’educazione sanitaria relativa alla pratica della attività motoria e<br />
<strong>sport</strong>iva, quale strumento di idoneo sviluppo psicofisico e di miglioramento del<strong>lo</strong><br />
stato di salute.<br />
La Regione nell’ambito della materia regolata dalla legge 24, svolge le funzioni di:<br />
• istituzione e aggiornamento dell’elenco degli specialisti in medicina del<strong>lo</strong> <strong>sport</strong>,<br />
operanti presso gli ambulatori privati e gli studi privati;<br />
• nomina i componenti della Commissione medica regionale per i ricorsi avverso<br />
i giudizi di non idoneità alla pratica <strong>sport</strong>iva agonistica;<br />
• predispone il libretto del<strong>lo</strong> <strong>sport</strong>ivo.<br />
Le Aziende Sanitarie Locali, nell’ambito delle disposizioni legislative nazionali e<br />
della programmazione sanitaria regionale<br />
• provvedono alla tutela della salute degli <strong>sport</strong>ivi attraverso le visite e gli<br />
accertamenti per il conseguimento dell’idoneità alla pratica <strong>sport</strong>iva agonistica<br />
mediante i propri servizi di medicina del<strong>lo</strong> <strong>sport</strong>;<br />
• istruiscono le domande presentate dagli specialisti in medicina del<strong>lo</strong> <strong>sport</strong><br />
operanti presso gli ambulatori privati e gli studi privati per l’iscrizione all’elenco<br />
regionale;<br />
• attuano funzioni di vigilanza e control<strong>lo</strong> sugli ambulatori, sugli studi di medicina<br />
del<strong>lo</strong> <strong>sport</strong> e sulla qualità delle prestazioni dei medici specialisti.<br />
La legge regionale disciplina le modalità di visita e la certificazione per l’espletamento<br />
delle attività <strong>sport</strong>ive agonistiche, non agonistiche e delle attività <strong>sport</strong>ive dei<br />
portatori di handicap; promuove i va<strong>lo</strong>ri positivi del<strong>lo</strong> <strong>sport</strong> con i “controlli antidoping”<br />
svolti in conformità alle normative internazionali e nazionali vigenti in<br />
materia.
La visita e la certificazione per l’espletamento delle attività <strong>sport</strong>ive agonistiche<br />
possono essere effettuate esclusivamente da medici specialisti in medicina del<strong>lo</strong><br />
<strong>sport</strong> operanti presso ambulatori di medicina del<strong>lo</strong> <strong>sport</strong> delle Aziende USL o di<br />
altre strutture pubbliche; o da medici specialisti in medicina del<strong>lo</strong> <strong>sport</strong> operanti<br />
presso ambulatori o studi privati, iscritti all’elenco regionale.<br />
La legge delinea, altresì, gli obblighi degli enti <strong>sport</strong>ivi subordinando il tesseramento<br />
di chi svolge o intende svolgere le attività <strong>sport</strong>ive agonistiche e non agonistiche<br />
agli accertamenti per la certificazione per l’espletamento delle stesse.<br />
Prevede infine l’obbligo di iscrizione all’elenco regionale degli specialisti in medicina<br />
del<strong>lo</strong> <strong>sport</strong> operanti presso gli ambulatori ed agli studi privati, assegnando a<br />
ciascuno un codice identificativo regionale.<br />
L’Assessorato regionale competente in materia sanitaria ha predisposto un model<strong>lo</strong><br />
di libretto sanitario personale ad uso medico <strong>sport</strong>ivo secondo le indicazioni delle<br />
legge.<br />
Si auspica che tale documento venga presto informatizzato e che venga<br />
informatizzato tutto il sistema, al fine di evitare abusi e controlli non conformi<br />
alla legge. Infine si rappresenta l’impegno regionale di concludere in tempi brevi<br />
l’aggiornamento della legge regionale 24/97, in relazione al mutato contesto<br />
sociale ed alle modificazioni della normativa nazionale.<br />
Amalia Vitagliano<br />
49<br />
tutela ed educazione sanitaria
Parte Seconda<br />
SCHEDE OPERATIVE<br />
PER GESTIRE<br />
LA SICUREZZA<br />
IN UN IMPIANTO<br />
SPORTIVO
3. Riferimenti<br />
normativi e<br />
indicazioni<br />
operative
3.1 Norme e regolamenti<br />
La materia della sicurezza negli impianti <strong>sport</strong>ivi è disciplinata da una complessa<br />
normativa nazionale che, fondamentalmente, fa riferimento a leggi statali e a<br />
norme e regolamenti tecnici emanati dagli Enti <strong>sport</strong>ivi.<br />
Le diverse norme, benché non ordinate in un quadro organico e coerente, sono<br />
tra di <strong>lo</strong>ro strettamente interrelate e complementari in relazione a finalità e ambiti<br />
di tutela che possiamo ricondurre schematicamente a due grandi tipo<strong>lo</strong>gie:<br />
• la tutela della sicurezza nel<strong>lo</strong> svolgimento delle attività <strong>sport</strong>ive, che riguarda<br />
più specificamente gli atleti;<br />
• la tutela della sicurezza strutturale e della salubrità ambientale dell’impianto,<br />
che riguarda, più in generale tutti gli utenti e gli addetti.<br />
Ai fini del presente lavoro non prenderemo in considerazione un terzo e copioso<br />
aspetto dalla normativa sulla sicurezza, che riguarda specificamente la sicurezza<br />
degli spettatori durante manifestazioni e competizioni <strong>sport</strong>ive con la finalità di<br />
contrastare i fenomeni di violenza connessi in particolare con <strong>lo</strong> svolgimento di<br />
competizioni calcistiche.<br />
Sul piano delle misure di sicurezza riguardanti la pratica di attività <strong>sport</strong>ive, a<br />
livel<strong>lo</strong>, amatoriale, agonistico, o formativo, il riferimento normativo fondamentale<br />
per tutti gli impianti in cui si svolgono manifestazioni e/o attività <strong>sport</strong>ive regolate<br />
dal CONI e dalle Federazioni <strong>sport</strong>ive nazionali, è costituito dalle norme e dai<br />
regolamenti tecnici emanati dagli stessi enti <strong>sport</strong>ivi ed in particolare, per la <strong>lo</strong>ro<br />
più ampia valenza, dalle Norme CONI per l’impiantistica <strong>sport</strong>iva recentemente<br />
aggiornate e ampliate ( Delibera del consiglio nazionale CONI n.1379 del 2008).<br />
Queste ultime individuano in modo dettagliato i livelli minimi e i requisiti di<br />
funzionalità, igiene e sicurezza degli spazi di attività <strong>sport</strong>iva e delle relative<br />
attrezzature, dotazioni e servizi. Sono tenuti a rispettarli sia gli impianti <strong>sport</strong>ivi<br />
agonistici, ossia gli impianti in cui possono svolgersi attività ufficiali delle FSN<br />
e DSA, sia gli impianti <strong>sport</strong>ivi di esercizio, ossia gli impianti in cui possono<br />
55<br />
Schede operative
56<br />
Viva <strong>lo</strong> <strong>sport</strong>. Sicuro!<br />
svolgersi tutte le attività propedeutiche, formative o di mantenimento regolamentate<br />
dalle stesse FSN e DSA, ma non destinate all’agonismo.<br />
I requisiti stabiliti nei regolamenti tecnici e nelle procedure di omo<strong>lo</strong>gazione delle<br />
Federazioni Sportive, sono invece propedeutici al rilascio dell’attestazione di<br />
idoneità al<strong>lo</strong> svolgimento di competizioni e/o all’esercizio di una pratica <strong>sport</strong>iva<br />
e riguardano pertanto, anche nei requisiti di sicurezza e compatibilità ambientale,<br />
soltanto gli impianti agonistici.<br />
Tutti gli impianti <strong>sport</strong>ivi in cui si svolgono attività ludico-ricreative o fisico<strong>sport</strong>ive<br />
non regolate dal CONI e dalle FSN 5 , come ad esempio gli impianti<br />
Fitness, le piste ciclabili, o i percorsi attrezzati, non sono tenuti a rispettare la<br />
normativa CONI, bensì quelle delle istituzioni competenti, tuttavia possono fare<br />
riferimento, per i criteri di funzionalità e sicurezza, alle linee guida per gli impianti<br />
<strong>sport</strong>ivi complementari fornite in una specifica sezione delle stesse norme CONI 6 .<br />
La tutela della sicurezza strutturale e delle condizioni generali di igiene e benessere<br />
ambientali dell’impianto <strong>sport</strong>ivo, inteso anche come luogo di lavoro, è l’altro<br />
aspetto legislativo individuato come fondamentale. I riferimenti essenziali su<br />
questo piano sono due norme statali quadro: il Decreto Ministeriale 18 marzo<br />
1996, Norme di sicurezza per la costruzione e l’esercizio degli impianti <strong>sport</strong>ivi (come<br />
integrato dal D.M. 6/6/2005), e il Decreto Legislativo 9 aprile 2008, n.81 Testo<br />
unico in materia di tutela della salute e sicurezza sui luoghi di lavoro 7 .<br />
Il D.M. 18 marzo 1996 raccoglie e coordina un insieme di norme riguardanti<br />
appunto la costruzione e la gestione della sicurezza negli impianti <strong>sport</strong>ivi. L’ambito<br />
di applicazione riguarda, come per le norme CONI, esclusivamente gli impianti<br />
<strong>sport</strong>ivi in cui si svolgono manifestazioni e/o attività <strong>sport</strong>ive regolate dal CONI e dalle<br />
Federazioni <strong>sport</strong>ive nazionali riconosciute e dunque sia gli impianti agonistici che di<br />
esercizio.<br />
La funzione di coordinamento risulta evidente anche nell’ individuazione del<br />
titolare dell’impianto quale responsabile del mantenimento delle condizioni di<br />
sicurezza anche nei casi di emergenza.<br />
Per le finalità del presente volume si è ritenuto di illustrare sinteticamente attraverso<br />
5 In base alle norme CONI 2008, art 1, Impianti <strong>sport</strong>ivi complementari sono gli impianti destinati<br />
esclusivamente alla pratica di attività fisico <strong>sport</strong>ive non regolamentate da FSN e DSA aventi<br />
anche finalità ludico ricreative e di benessere fisico o di attività terapeutica o riabilitativa.<br />
6 Parte III Linee guida per gli impianti <strong>sport</strong>ivi complementari artt 14-17.<br />
7 Il legislatore con questo decreto ha ridisegnato l’intera disciplina mediante il riordino e il<br />
coordinamento della stessa in un unico testo normativo, nel rispetto delle normative comunitarie<br />
nonché in conformità con l’art 117 della Costituzione
le schede del successivo paragrafo, le sole disposizioni concernenti gli aspetti di<br />
gestione della sicurezza e in particolare le misure di prevenzione delle emergenze<br />
(artt. 19 e 20), e il funzionamento e la corretta manutenzione degli impianti<br />
tecno<strong>lo</strong>gici (art. 17) 8 dettate per gli impianti <strong>sport</strong>ivi con numero di spettatori<br />
superiore o inferiore a 100.<br />
Il D.Lgs 81/2008 prevede il riassetto e la riforma delle norme vigenti in materia<br />
di sicurezza e salute dei lavoratori durante il lavoro, mediante il riordino ed il<br />
coordinamento delle stesse in un unico testo normativo. Si applica pertanto<br />
all’impianto <strong>sport</strong>ivo come ambiente di lavoro, ossia come luogo in cui va<br />
salvaguardata la salute e l’incolumità non so<strong>lo</strong> dell’atleta, sia professionista che<br />
dilettante, ma anche degli addetti e più in generale degli spettatori. In questo<br />
caso l’ambito di applicazione riguarda qualsiasi impianto <strong>sport</strong>ivo sia esso agonistico,<br />
d’esercizio o complementare.<br />
In senso più ampio si può dire che il Decreto 81/2008 introducendo un preciso<br />
model<strong>lo</strong> di organizzazione e gestione per la prevenzione e protezione dei rischi,<br />
rappresenti per, indistintamente, tutti gli operatori del settore, un valido strumento<br />
di orientamento per l’efficace valutazione dei pericoli di ciascuna attività <strong>sport</strong>iva<br />
che, comunque, non può prescindere dal rispetto delle fondamentali norme tecniche<br />
del CONI e delle Federazioni Sportive Nazionali (sui modelli di gestione in rapporto<br />
alle responsabilità amministrative si veda in particolare la scheda D.1.2).<br />
Non c’è dubbio tuttavia, che gli obblighi circa la prevenzione degli incidenti<br />
previsti dal testo unico, richiamano quelli più generali di diligenza e vigilanza<br />
dettati non so<strong>lo</strong> dalle norme, ma appunto, dalla prudenza e dall’esperienza del<br />
gestore di un impianto nella figura di “Buon imprenditore” 9 .<br />
8 Le parti del Decreto relative all’accessibilità e deflusso del pubblico nelle grandi manifestazioni <strong>sport</strong>ive<br />
in impianti di grandi dimensioni e capienza sono l’oggetto di gran parte delle modifiche apportate al<br />
D.M. del 1996 con il decreto del 2005 e con la successiva legge 41 del 2007. Queste riguardano in<br />
modo sostanziale la sicurezza strutturale di un impianto, ma hanno come specifica finalità l’introduzione<br />
di misure per la prevenzione dei fenomeni di violenza connessi alle competizioni calcistiche e assicurare,<br />
con il diretto coinvolgimento delle società <strong>sport</strong>ive, la sicurezza degli spettatori e la sicurezza pubblica<br />
più in generale. Le modifiche più rilevanti riguardano pertanto gli impianti ove si disputano incontri<br />
di calcio con capienza superiore ai 10.000 (rectius 7.500) posti: in questi casi vengono previste nuove<br />
figure professionali addette specificamente alla sicurezza (come quella del<strong>lo</strong> Stewart ad esempio e<br />
Gruppo operativo sicurezza -GOS-) e ulteriori profili di responsabilità e doveri per il titolare.<br />
9 Gli obblighi di diligenza e vigilanza trovano nelle norme del codice civile e penale il <strong>lo</strong>ro<br />
fondamento giuridico. Cfr. anche L. Musumarra, La gestione della sicurezza negli impianti <strong>sport</strong>ivi,<br />
Forlì, Experta edizioni, 2009, p.53.<br />
57<br />
Schede operative
58<br />
Viva <strong>lo</strong> <strong>sport</strong>. Sicuro!<br />
Si ritorna quindi al tema della necessità di costruire una cultura della sicurezza<br />
indispensabile per affrontare i diversi nodi problematici della riqualificazione dei<br />
piccoli impianti <strong>sport</strong>ivi. Ed è esattamente questo uno degli obiettivi prioritari<br />
della legge regionale 11 del 2009 cui cerchiamo di dare attuazione anche con il<br />
presente lavoro.<br />
L’ esigenza di riqualificazione dei piccoli impianti agonistici e di esercizio è diffusa<br />
a diversi livelli su tutto il territorio e va affrontata anche sollecitando una maggiore<br />
attenzione da parte degli enti <strong>lo</strong>cali e dei gestori degli impianti. Spesso, come<br />
abbiamo verificato con il recente avviso pubblico, definito di Piccola sicurezza, è<br />
sufficiente l’adozione di accorgimenti e misure non onerosi, né sotto il profi<strong>lo</strong><br />
economico, né sotto quel<strong>lo</strong> dei lavori da realizzare.<br />
Tuttavia occorre impegnarsi anche affinché amministratori e gestori realizzino<br />
una più attenta applicazione delle norme esistenti con il sostegno di un sistema<br />
di competenze istituzionali che va reso più chiaro e coerente.<br />
Il rispetto puntuale da parte di tutti gli impianti dei requisiti di sicurezza individuati<br />
dalle nuove norme CONI, ad esempio per le fasce di rispetto, le recinzioni e<br />
protezioni degli spazi di attività, o ancora per le sale di attività degli impianti al<br />
chiuso, è un primo obiettivo da perseguire per determinare una maggiore e più<br />
capillare prevenzione dei rischi derivanti da una scarsa qualità delle strutture.<br />
I piccoli impianti <strong>sport</strong>ivi sono quelli prevalenti nel tessuto territoriale del Lazio<br />
e meritano pertanto una maggiore e specifica attenzione, con l’obiettivo, che non<br />
appare impossibile raggiungere, vista la fattiva collaborazione e la sensibilità<br />
dimostrata degli operatori del settore, di contribuire al raggiungimento di livelli<br />
di sicurezza adeguati.<br />
Sabrina Varroni
3.2 Schede<br />
Le schede della sezione seguente sono organizzate in base alle tre<br />
tipo<strong>lo</strong>gie di sicurezza illustrate:<br />
• sicurezza nel<strong>lo</strong> svolgimento delle attività <strong>sport</strong>ive (ai sensi della<br />
norme CONI);<br />
• sicurezza strutturale (ai sensi del D.M. 18/03/1996)<br />
• sicurezza dell’impianto <strong>sport</strong>ivo inteso come ambiente di lavoro<br />
(ai sensi del D. Lgs 81/2008).<br />
Attraverso una trattazione sintetica le schede vogliono fornire<br />
indicazioni e prescrizioni utili per una gestione dei livelli minimi<br />
e di base della sicurezza negli impianti <strong>sport</strong>ivi, sia agonistici che<br />
di esercizio, in cui si svolgono attività regolate dal CONI e dalle<br />
Federazioni.<br />
In questa sede pertanto non affronteremo le problematiche relative<br />
alla sicurezza negli impianti <strong>sport</strong>ivi complementari, che rappresentano<br />
un insieme di diversa natura e complessità. In appendice tuttavia<br />
riportiamo un estratto delle linee guida elaborate dal CONI e<br />
finalizzate a suggerire criteri di funzionalità e sicurezza anche per<br />
questa tipo<strong>lo</strong>gia di impianti.<br />
59<br />
Schede operative
60<br />
Viva <strong>lo</strong> <strong>sport</strong>. Sicuro!<br />
3.2.A IMPIANTO SPORTIVO. Definizioni<br />
Dal Decreto Ministeriale 18/03/1996, art. 2<br />
Norme di sicurezza per la costruzione e l’esercizio degli impianti<br />
<strong>sport</strong>ivi<br />
SPAZIO DI ATTIVITÀ SPORTIVA<br />
Spazio conformato in modo da consentire la pratica di una o più<br />
attività <strong>sport</strong>ive; nel primo caso <strong>lo</strong> spazio è definito monovalente,<br />
nel secondo polivalente; più spazi di attività <strong>sport</strong>iva contigui<br />
costituiscono uno spazio <strong>sport</strong>ivo polifunzionale.<br />
IMPIANTO SPORTIVO<br />
Insieme di uno o più spazi di attività <strong>sport</strong>iva del<strong>lo</strong> stesso tipo o<br />
di tipo diverso, che hanno in comune i relativi spazi e servizi<br />
accessori, preposto al<strong>lo</strong> svolgimento di manifestazioni <strong>sport</strong>ive.<br />
L’impianto <strong>sport</strong>ivo comprende:<br />
• <strong>lo</strong> spazio o gli spazi di attività <strong>sport</strong>iva;<br />
• la zona spettatori;<br />
• eventuali spazi e servizi accessori;<br />
• eventuali spazi e servizi di supporto.<br />
COMPLESSO SPORTIVO<br />
Uno o più impianti <strong>sport</strong>ivi contigui aventi in comune infrastrutture<br />
e servizi; il complesso <strong>sport</strong>ivo è costituito da uno o più impianti<br />
<strong>sport</strong>ivi e dalle rispettive aree di servizio annesse.
Dalle Norme CONI 2008, Parte Prima Prescrizioni di validità, art 1<br />
IMPIANTO SPORTIVO AGONISTICO<br />
Impianto in cui possono svolgersi attività ufficiali – agonistiche<br />
– delle FSN e DSA.<br />
IMPIANTO SPORTIVO DI ESERCIZIO<br />
Impianto in cui possono svolgersi attività regolamentate dalle FSN<br />
e DSA, ma non destinate all’agonismo, ovvero tutte le attività<br />
propedeutiche, formative o di mantenimento delle suddette<br />
discipline <strong>sport</strong>ive.<br />
IMPIANTO SPORTIVO COMPLEMENTARE<br />
Impianto destinato esclusivamente alla pratica di attività fisico<br />
<strong>sport</strong>ive non regolamentate dalle FSA e DSA, aventi anche finalità<br />
ludico ricreative e di benessere fisico o di attività terapeutica o<br />
riabilitativa.<br />
61<br />
Schede operative
62<br />
Viva <strong>lo</strong> <strong>sport</strong>. Sicuro!<br />
3.2.B. LA SICUREZZA NELLO SVOLGIMENTO<br />
DELL’ATTIVITÀ SPORTIVA<br />
Norme di riferimento:<br />
Norme CONI per l’impiantistica <strong>sport</strong>iva<br />
Sono tenuti a rispettarle i seguenti impianti:<br />
Impianti, complessi e spazi di attività <strong>sport</strong>iva, sia di tipo agonistico<br />
che di esercizio, in cui si svolgono manifestazioni e/o attività<br />
<strong>sport</strong>ive regolate dal CONI e dalle Federazioni Sportive nazionali<br />
riconosciute.<br />
Regolamenti tecnici e procedure di omo<strong>lo</strong>gazione<br />
delle FSN e DSA<br />
Sono tenuti a rispettarle i seguenti impianti:<br />
Impianti, complessi e spazi di attività <strong>sport</strong>iva esclusivamente di<br />
tipo agonistico in cui si svolgono manifestazioni e/o attività <strong>sport</strong>ive<br />
regolate dal Coni e dalle Federazioni Sportive nazionali riconosciute.
B.1 Norme CONI per l’impiantistica <strong>sport</strong>iva<br />
B.1.1 Spazi per le attività <strong>sport</strong>ive<br />
Tali spazi, sia all’aperto che al chiuso, dovranno consentire <strong>lo</strong> svolgimento<br />
della pratica <strong>sport</strong>iva in condizioni di sicurezza, tenendo conto delle<br />
esigenze connesse ai diversi livelli di pratica <strong>sport</strong>iva. Dovranno inoltre<br />
essere correlati ai servizi di supporto in modo da permetterne un agevole<br />
utilizzo (punto 7).<br />
Fasce di rispetto<br />
Tutti gli spazi di attività <strong>sport</strong>iva (campi di gioco, piste, pedane, vasche,<br />
ecc.), sia all’aperto che al chiuso, dovranno essere dotati di idonee<br />
fasce di rispetto, piane, libere da qualsiasi ostaco<strong>lo</strong> sia fisso che mobile,<br />
tali da consentire un adeguato margine di sicurezza nel<strong>lo</strong> svolgimento<br />
delle diverse attività <strong>sport</strong>ive. A tal fine, ove i regolamenti delle FSN e<br />
DSA non indichino diversamente, ovvero non sussistano indicazioni<br />
specifiche delle norme di sicurezza o igiene, la larghezza di tali fasce<br />
(misurata dalle segnature o dal bordo vasca) non potrà essere inferiore<br />
a m1,50 (punto 7.3).<br />
Recinzione degli spazi di attività – protezioni<br />
Al fine di evitare interferenze con l’attività <strong>sport</strong>iva e possibili pericoli,<br />
gli spazi di attività, comprensivi delle fasce di rispetto, dovranno risultare<br />
inaccessibili agli spettatori<br />
In ogni caso per ragioni di sicurezza, dovranno essere previsti adeguati<br />
dispositivi, anche mobili, ovvero idonei accorgimenti gestionali, per<br />
evitare interferenze tra gli utenti <strong>sport</strong>ivi e gli altri utenti dell’impianto.<br />
Ove previsto dai regolamenti delle FSN e DSA e conformemente alle<br />
indicazioni di queste ultime, ovvero laddove se ne ravvisi l’opportunità<br />
per ragioni di salvaguardia dell’incolumità, dovranno essere previste<br />
idonee barriere o altri accorgimenti equivalenti per proteggere gli spettatori<br />
dagli attrezzi <strong>sport</strong>ivi utilizzati dagli atleti e per proteggere gli atleti<br />
dall’eventuale lancio di oggetti da parte degli spettatori (punto 7.4).<br />
63<br />
Schede operative
64<br />
Viva <strong>lo</strong> <strong>sport</strong>. Sicuro!<br />
Altezze libere<br />
L’altezza minima, libera da qualsiasi ostaco<strong>lo</strong>, in corrispondenza del<strong>lo</strong><br />
spazio di attività, fasce di rispetto comprese, dovrà consentire l’agevole<br />
svolgimento della pratica <strong>sport</strong>iva ai livelli previsti e secondo le indicazioni<br />
delle FSN e DSA, tenendo conto dell’eventuale presenza degli attrezzi.<br />
In mancanza di altre prescrizioni e salvo particolari destinazioni, tale<br />
altezza, misurata a partire dal piano di gioco (quota dell’acqua per le<br />
vasche), non dovrà essere inferiore ai seguenti va<strong>lo</strong>ri:<br />
• campi bocce: m 4,50;<br />
• piscine non destinate alla pallanuoto: m 3,50 (preferibilmente m<br />
4,00);<br />
• piscine per la pallanuoto: m 5,00;<br />
• piscine per tuffi: come da normativa della Federazione Italiana Nuoto;<br />
• altri spazi di attività con superficie non superiore a m 2 250: m 4,00;<br />
• altri spazi di attività con superficie superiore a m 2 250: m 7,00 (punto<br />
7.6).<br />
Affollamento degli spazi di attività<br />
Ai fini del dimensionamento delle vie d’esodo, l’affollamento massimo<br />
previsto nel<strong>lo</strong> spazio di attività, dovrà essere stabilito tenendo conto<br />
del tipo e livel<strong>lo</strong> di attività <strong>sport</strong>iva praticato, computando il numero di<br />
utenti contemporaneamente presenti. Nell’individuazione delle vie<br />
d’esodo dovrà tenersi conto dei tempi di deflusso dagli spazi anche da<br />
parte degli utenti Diversamente abili. Ove necessario dovranno<br />
individuarsi luoghi sicuri in conformità alla vigente normativa. Salvo<br />
specifiche indicazioni delle norme di Legge o diverso dimensionamento<br />
giustificato dai regolamenti delle FSN e DSA, dalla tipo<strong>lo</strong>gia o dall’uso,<br />
si farà riferimento a n. 1 utente ogni 2 m2 di superficie di vasche servite<br />
per gli impianti natatori e n. 1 utente ogni 4 m2 per tutti gli altri impianti<br />
al chiuso, considerando per questi ultimi la superficie del<strong>lo</strong> spazio di<br />
attività (punto 7.14).
B.1.2 Locale di primo soccorso per la zona di attività <strong>sport</strong>iva<br />
Dovrà essere presente un <strong>lo</strong>cale di primo soccorso, ubicato preferibilmente<br />
lungo le vie di accesso agli spogliatoi atleti e comunque in modo tale da<br />
aversi un agevole accesso sia dal<strong>lo</strong> spazio di attività che dall’esterno<br />
dell’impianto. Il collegamento tra il primo soccorso e la viabilità esterna<br />
dovrà risultare agevole e senza interferenze con le vie d’esodo degli<br />
eventuali spettatori presenti. Le dimensioni degli accessi e dei percorsi<br />
dovranno essere tali da consentire l’agevole passaggio di una barella. Le<br />
dimensioni del <strong>lo</strong>cale dovranno consentire <strong>lo</strong> svolgimento delle operazioni<br />
di primo soccorso; si consiglia una superficie netta non inferiore a m2<br />
9, al netto dei servizi, con almeno un lato di dimensione non inferiore<br />
a m 2.50.<br />
Il <strong>lo</strong>cale dovrà essere dotato di proprio WC accessibile e fruibile dagli<br />
utenti DA, con anti WC dotato di lavabo.<br />
Nel <strong>lo</strong>cale di primo soccorso o nelle sue immediate vicinanze dovrà<br />
essere previsto un posto telefonico (punto 8.3.1).<br />
B.1.3 Settori e zone a destinazione speciale<br />
Ove possibile ogni settore dovrà risultare accessibile agli utenti<br />
diversamente abili; tale accessibilità dovrà comunque essere garantita<br />
ad almeno un settore dell’impianto oltre a quel<strong>lo</strong> destinato agli ospiti.<br />
Tali spazi, da dimensionare, conformare ed attrezzare in relazione alle<br />
indicazionidelleFSNeDSA,dovrannoavereaccessiindipendentie,almeno<br />
uno per ogni tipo, risultare accessibili agli utenti DA (punto 9.2).<br />
65<br />
Schede operative
66<br />
Viva <strong>lo</strong> <strong>sport</strong>. Sicuro!<br />
Impianti al chiuso (esclusi gli impianti natatori)<br />
B.1.4.1 Sala di attività<br />
Le pareti dovranno essere realizzate con materiali resistenti e facilmente<br />
pulibili; dovranno essere prive di sporgenze per un’altezza non inferiore<br />
a m 2,50 dal pavimento; eventuali sporgenze non eliminabili dovranno<br />
essere ben segnalate e protette contro gli urti fino a terra.<br />
Egualmente protette e facilmente individuabili, dovranno essere<br />
eventuali attrezzature <strong>sport</strong>ive presenti nella sala ma non utilizzate.<br />
Eventuali gradini dovranno essere ben segnalati da co<strong>lo</strong>re contrastante.<br />
Le vetrate, gli specchi, le parti degli impianti tecnici, gli eventuali elementi<br />
mobili di controsoffitti o simili, dovranno essere in grado di resistere,<br />
per <strong>lo</strong>ro caratteristiche costruttive e di fissaggio o mediante idonee<br />
protezioni, agli urti causati dalla palla.<br />
Dettielementi,sesituatiamenodim.2.50dalpavimento,dovrannoessere<br />
adeguatamenteprotettianchecontrogliurtiaccidentalidapartedegliutenti<br />
in modo da non arrecare danno a questi ultimi. Eventuali spigoli dovranno<br />
essere protetti per tutta l’altezza con profili arrotondati. Le vetrate in caso di<br />
rottura non dovranno produrre frammenti perico<strong>lo</strong>si; inoltre, se situate a<br />
meno di m 2.50 dal pavimento, dovranno essere dotate di vetri<br />
antisfondamento o di adeguate protezioni (punto 10.1.1).<br />
B.1.5 Impianti natatori<br />
Le prescrizioni che seguono valgono sia per gli impianti al chiuso che,<br />
per quanto applicabili, per quelli all’aperto e si intendono valide sia per<br />
gli impianti agonistici che per quelli di esercizio. (punto 10.2)<br />
Vasche nuotatori<br />
Le caratteristiche dovranno essere conformi alle specifiche tecniche<br />
della Federazione Italiana Nuoto ovvero alle norme FINA, in relazione<br />
al tipo ed al livel<strong>lo</strong> di attività previsto.
Attorno alle vasche, almeno sui lati lunghi, dovranno essere realizzate<br />
canalette di raccolta delle acque di tracimazione distinte ed indipendenti<br />
dai sistemi di smaltimento delle acque di lavaggio dell’area di bordo<br />
vasca.<br />
Sono preferibili i bordi vasca che consentano un facile appiglio da parte<br />
degli utenti in acqua e una più agevole uscita dall’acqua.<br />
La temperatura dell’acqua delle vasche non dovrà essere inferiore a<br />
24°C (preferibili 26-28°C). Per le competizioni dovranno essere adottate<br />
le temperature previste dalle norme FIN e FINA (punto 10.2.1).<br />
Piano vasche<br />
“…” Lungo il perimetro di ciascuna vasca dovranno essere presenti<br />
aree di bordo vasca di idonea larghezza per garantire la sicurezza degli<br />
utenti. La distanza minima di ostacoli fissi dal bordo vasca dovrà essere<br />
non inferiore a m 1,50; tuttavia al fine di garantire una sufficiente<br />
funzionalità <strong>sport</strong>iva, sarà preferibile che la larghezza del bordo vasca<br />
non risulti inferiore a:<br />
• m 2,50 per i lati lunghi e m 4 per quelli corti e per il distacco tra vasche<br />
contigue, per le vasche fino a m 33,33;<br />
• m 3.50 sui lati lunghi e m 6 per quelli corti e per il distacco tra vasche<br />
contigue, per le vasche da m 50.<br />
La pavimentazione del piano vasche dovrà essere antisdrucciolevole,<br />
facilmente pulibile e igienizzabile con i prodotti in comune commercio.<br />
Eventuali pontoni mobili dovranno avere larghezza non inferiore a quella<br />
indicata per le aree di bordo vasca (minimo m 1,50) ed essere realizzati<br />
secondo le indicazioni della FIN.<br />
In ogni caso, ove costituiscano parete di virata dovranno avere<br />
caratteristiche ana<strong>lo</strong>ghe a quelle delle pareti verticali. Inoltre non<br />
dovranno costituire perico<strong>lo</strong> per gli utenti in acqua, né consentire il <strong>lo</strong>ro<br />
sotto passaggio o lasciare aperture perico<strong>lo</strong>se in corrispondenza del<br />
fondo delle vasche (punto 10.2.3).<br />
67<br />
Viva <strong>lo</strong> <strong>sport</strong>. Sicuro!
68<br />
Viva <strong>lo</strong> <strong>sport</strong>. Sicuro!<br />
B.2 Regolamenti tecnici e procedure di mo<strong>lo</strong>gazione<br />
delle FSN e DSA<br />
I regolamenti tecnici e le procedure di omo<strong>lo</strong>gazione sono stabiliti<br />
autonomamente dalle FSN e DSA in relazione alle caratteristiche delle<br />
discipline <strong>sport</strong>ive di competenza ed al livel<strong>lo</strong> di attività praticato e sono<br />
approvati dagli organi ufficiali delle FSN e DSA stesse.<br />
Per omo<strong>lo</strong>gazione di un impianto <strong>sport</strong>ivo si intende l’attestazione di<br />
idoneità al<strong>lo</strong> svolgimento delle competizioni e all’omo<strong>lo</strong>gazione dei<br />
risultati di un determinato livel<strong>lo</strong> e/o all’esercizio della pratica <strong>sport</strong>iva,<br />
riferita ad un impianto <strong>sport</strong>ivo realizzato, completo e potenzialmente<br />
funzionante. L’atto di omo<strong>lo</strong>gazione è atto ufficiale emesso dalle FSN<br />
e DSA, anche se per le procedure di verifica tecnica le FSN e DSA possono<br />
delegare altri soggetti.<br />
Nell’atto di omo<strong>lo</strong>gazione deve essere indicata la durata di validità, al<br />
termine della quale l’impianto dovrà ottenere una nuova omo<strong>lo</strong>gazione.<br />
È compito di ogni FSN e DSA emanare, per ogni disciplina <strong>sport</strong>iva, uno<br />
o più regolamenti tecnici che per ogni livel<strong>lo</strong> di competizione (es.<br />
internazionale, nazionale, <strong>lo</strong>cale) e possibilmente per la relativa attività<br />
di esercizio, definiscano in modo completo ed univoco le procedure di<br />
omo<strong>lo</strong>gazione ed i requisiti, in particolare le caratteristiche funzionali,<br />
geometriche (anche per mezzo di disegni e grafici leggibili), tecniche<br />
degli impianti e delle attrezzature utilizzate, nonché i relativi requisiti<br />
di sicurezza e di compatibilità ambientale. Per quanto possibile, per<br />
tutte le caratteristiche fondamentali degli spazi e delle attrezzature<br />
(tipo<strong>lo</strong>giche, descrittive,geometriche, meccaniche, fotometriche,<br />
acustiche, ecc.) devono essere indicati i requisiti, le normative di<br />
riferimento italiane o internazionali (UNI, UNI EN, UNI ISO, ISO), i metodi<br />
di verifica, i parametri di valutazione, i va<strong>lo</strong>ri minimi o i campi di variabilità<br />
accettabili.<br />
I regolamenti tecnici e le procedure di omo<strong>lo</strong>gazione, anche se conformi<br />
ad ana<strong>lo</strong>ghi regolamenti di Federazioni Internazionali, devono essere<br />
scritti in lingua italiana (punto 12).
3.2.C LA SICUREZZA STRUTTURALE<br />
Norme di riferimento:<br />
Decreto Ministeriale 18/03/1996, artt. 17, 19<br />
Sono tenuti a rispettarle i seguenti impianti:<br />
Impianti, complessi e spazi di attività <strong>sport</strong>iva, sia di tipo agonistico<br />
che di esercizio in cui si svolgono manifestazioni e/o attività<br />
<strong>sport</strong>ive regolate dal CONI e dalle Federazioni Sportive Nazionali<br />
riconosciute ove è prevista la presenza di spettatori in numero<br />
superiore a 100<br />
Decreto Ministeriale 18/03/1996, art. 20<br />
Sono tenuti a rispettarle i seguenti impianti:<br />
Impianti, complessi e spazi di attività <strong>sport</strong>iva sia di tipo agonistico<br />
che di esercizio in cui si svolgono manifestazioni e/o attività<br />
<strong>sport</strong>ive regolate dal CONI e dalle Federazioni <strong>sport</strong>ive nazionali<br />
riconosciute ove è prevista la presenza di spettatori in non superiore<br />
a 100 o privi di spettatori<br />
69<br />
Schede operative
70<br />
Viva <strong>lo</strong> <strong>sport</strong>. Sicuro!<br />
C.1 D.M. 18/03/1996<br />
C.1.1 Gestione della sicurezza antincendio (art. 19)<br />
Il titolare dell’impianto o complesso <strong>sport</strong>ivo è responsabile del<br />
mantenimento delle condizioni di sicurezza. Può avvalersi di una persona<br />
appositamente incaricata che deve essere presente durante l’esercizio<br />
dell’attività <strong>sport</strong>iva. Il titolare deve curare la predisposizione di:<br />
• un piano di sicurezza ;<br />
• un’idonea segnaletica di sicurezza;<br />
• un piano d’emergenza.<br />
Piano di sicurezza (art.19, comma 3)<br />
È il documento finalizzato all’individuazione, in termini organizzativi,<br />
procedurali e tecnici, delle migliori condizioni di esercizio dell’impianto<br />
e delle modalità di gestione delle emergenze.<br />
Il piano deve:<br />
• disciplinare le attività di control<strong>lo</strong> per prevenire gli incendi;<br />
• prevedere l’istruzione e la formazione del personale addetto alla struttura,<br />
comprese le esercitazioni sull’uso dei mezzi antincendio e sulle<br />
procedure di evacuazione in caso di emergenza;<br />
• contemplare le informazioni sulle procedure da seguire in caso di incendio<br />
o altra emergenza;<br />
• garantire il funzionamento, durante le manifestazioni, dei dispositivi<br />
di control<strong>lo</strong> degli spettatori di cui all’art. 18;<br />
• garantire la perfetta fruibilità e funzionalità delle vie di esodo;<br />
• garantire la manutenzione e l’efficienza dei mezzi e degli impianti antincendio;<br />
• garantire la manutenzione e l’efficienza o la stabilità delle strutture<br />
fisse o mobili della zona di attività <strong>sport</strong>iva e della zona spettatori;<br />
• garantire la manutenzione e l’efficienza degli impianti;<br />
• contenere l’indicazione delle modalità per fornire assistenza e collaborazione<br />
ai Vigili del fuoco ed al personale adibito al soccorso in caso<br />
di emergenza;
• prevedere l’istituzione di un registro dei controlli periodici ove annotare<br />
gli interventi di manutenzione per l’efficienza degli impianti.<br />
Segnaletica di sicurezza (Art. 19, comma 5)<br />
La segnaletica di sicurezza deve essere conforme al D.lgs 493 del<br />
1996 e consentire l’individuazione delle vie di uscita, dei servizi di<br />
supporto dei posti di pronto soccorso dei mezzi e impianti antincendio.<br />
Appositi cartelli devono indicare le prime misure di pronto soccorso.<br />
All’ingresso dell’impianto o complesso <strong>sport</strong>ivo devono essere esposte,<br />
bene in vista, precise istruzioni relative al comportamento del personale<br />
e del pubblico in caso di sinistro ed una planimetria generale per le<br />
squadre di soccorso che indichi la posizione:<br />
• delle scale e delle vie di esodo;<br />
• dei mezzi e degli impianti di estinzione disponibili;<br />
• dei dispositivi di arresto degli impianti di distribuzione del gas e<br />
dell’elettricità;<br />
• del dispositivo di arresto del sistema di ventilazione;<br />
• del quadro generale del sistema di rilevazione e di allarme;<br />
• degli impianti e dei <strong>lo</strong>cali che presentano un rischio speciale;<br />
• degli spazi calmi.<br />
A ciascun piano deve essere esposta una planimetria d’orientamento, in<br />
prossimità delle vie di esodo.<br />
La posizione e la funzione degli spazi calmi deve essere adeguatamente<br />
segnalata.<br />
In prossimità dell’uscita dal<strong>lo</strong> spazio riservato agli spettatori, precise<br />
istruzioni devono indicare il comportamento da tenere in caso di incendio<br />
e devono essere accompagnate da una planimetria semplificata del piano.<br />
71<br />
Schede operative
72<br />
Viva <strong>lo</strong> <strong>sport</strong>. Sicuro!<br />
Il piano d’emergenza (Art. 19, comma 6)<br />
Il piano di emergenza è un documento scritto che contiene la raccolta<br />
di informazioni pronte per essere usate dal personale addetto e dagli<br />
enti di soccorso pubblico per determinare il tipo di risposta per incidenti<br />
ragionevolmente prevedibili in una determinata attività.<br />
Il piano d’emergenza deve indicare, tra l’altro:<br />
• l’organigramma del servizio di sicurezza preposto alla gestione<br />
dell’emergenza, con indicazione dei nominativi e delle relative funzioni;<br />
• le modalità delle comunicazioni radio e/o telefoniche tra il personale<br />
addetto alla gestione dell’emergenza, nonché quelle previste per il<br />
responsabile interno della sicurezza ed i rappresentanti delle Forze<br />
dell’ordine, dei Vigili del fuoco e degli enti di soccorso sanitario;<br />
•leazionicheilpersonaleaddettodevemettereinattoincasodiemergenza;<br />
• le procedure per l’esodo del pubblico.<br />
Il piano di emergenza deve essere aggiornato in occasione di ogni<br />
utilizzo dell’impianto per manifestazioni temporanee ed occasionali<br />
diverse da quelle ordinariamente previste al suo interno.
C.1.2 Gestione della sicurezza degli Impianti tecnici (Art. 17)<br />
Negli impianti <strong>sport</strong>ivi devono essere garantite adeguate condizioni di<br />
sicurezza degli impianti tecnici aventi caratteristiche di potenziale<br />
perico<strong>lo</strong>sità.<br />
In particolare tutti i materiali, i macchinari e le apparecchiature, nonché<br />
le installazioni e gli impianti elettrici ed elettronici devono essere<br />
progettati, realizzati e costruiti a regola d’arte.<br />
Ferme restando le disposizioni legislative e regolamentari di recepimento<br />
delle direttive comunitarie essi si considerano costruiti a regola d’arte<br />
se sono realizzati secondo le pertinenti norme tecniche.<br />
Impianti elettrici (Art. 17)<br />
Gli Impianti elettrici realizzati in conformità alla vigente normativa e alle<br />
norme dell’UNI, del CEI o di altri Enti di normalizzazione appartenenti agli<br />
Stati membri dell’Unione europea si considerano eseguiti secondo la<br />
regola dell’arte.<br />
Previa effettuazione delle verifiche previste dalla normativa vigente,<br />
l’impresa installatrice rilascia al committente la dichiarazione di<br />
conformità 11 degli impianti realizzati nel rispetto delle citate norme. In<br />
caso di rifacimento parziale di impianti, il progetto, la dichiarazione di<br />
conformità, e l’attestazione di collaudo ove previsto, si riferiscono alla<br />
sola parte degli impianti oggetto dell’opera di rifacimento, ma tengono<br />
conto della sicurezza e funzionalità dell’intero impianto.<br />
Gli impianti di messa a terra, le installazioni alimentate in tensione, le installazionieidispositividiprotezionecontrolescaricheatmosferiche,gliimpianti<br />
elettrici installati nelle zone con perico<strong>lo</strong> d’esp<strong>lo</strong>sione devono essere sottoposti<br />
a controlli periodici di efficienza, affinchè, in particolare, non costituiscanocausaprimariadiincendioodiesp<strong>lo</strong>sioneopropagazioned’incendio.<br />
11 A decorrere dal 27/3/2008 la L. 46/90 (ad eccezione dell’ artico<strong>lo</strong> riguardante le verifiche) il<br />
regolamento di cui al D.P.R. 447/91 e gli articoli da 107 a 121 del D.P.R. 380/2001, sono<br />
stati abrogati e sostituiti dal D.M. 22.01.2008 n° 37.<br />
Cfr anche Art. 81 del D.Lgs 81 del 2008<br />
73<br />
Schede operative
74<br />
Viva <strong>lo</strong> <strong>sport</strong>. Sicuro!<br />
Gli impianti al chiuso, quelli all’aperto per i quali è previsto l’uso notturno<br />
e gli ambienti interni degli impianti <strong>sport</strong>ivi all’aperto, devono essere<br />
dotati di un impianto di illuminazione di sicurezza.<br />
Il quadro elettrico generale deve essere ubicato in posizione facilmente<br />
accessibile, segnalata e protetta dall’incendio per consentire di porre<br />
fuori tensione l’impianto elettrico dell’attività.<br />
Impianto di allarme (Art. 17)<br />
Per impianto di allarme incendio si intende un insieme di dispositivi<br />
elettronici predisposti per rilevare la presenza di un incendio dentro<br />
un edificio e per segnalare l’allarme sonoro a tutti i presenti. Si distinguono<br />
a tal fine:<br />
• dispositivi di rivelazione fumi e incendi in grado di rilevare e segnalare<br />
la presenza di un incendio all’interno di un edificio o altra infrastruttura.<br />
• dispositivi di segnalazione muniti di un impianto di allarme acustico in<br />
grado di avvertire i presenti delle condizioni di perico<strong>lo</strong> in caso di incendio.<br />
I dispositivi sonori devono avere caratteristiche e sistemazione tali da<br />
poter segnalare il perico<strong>lo</strong> a tutti gli occupanti dell’impianto <strong>sport</strong>ivo o<br />
delle parti di esso coinvolte dall’incendio.
Impianti di estinzione degli incendi (Art. 19)<br />
Estintori<br />
Tutti gli impianti <strong>sport</strong>ivi devono essere dotati di un adeguato numero<br />
di estintori portatili distribuiti in modo uniforme e ubicati in posizione<br />
accessibile e visibile ed in particolare in prossimità degli accessi o delle<br />
aree di maggior perico<strong>lo</strong>: appositi cartelli segnalatori devono facilitarne<br />
l’individuazione, anche a distanza.<br />
Impianto idrico antincendio<br />
Gli idranti e i naspi devono essere:<br />
• distribuiti in modo da consentire l’intervento in tutte le aree dell’attività;<br />
• dis<strong>lo</strong>cati in posizione accessibile e visibile;<br />
• segnalati con appositi cartelli che ne agevolino l’individuazione<br />
a distanza.<br />
Gli idranti e i naspi non devono essere posti all’interno delle scale in<br />
modo da non ostacolare l’esodo delle persone.<br />
75<br />
Schede operative
76<br />
Viva <strong>lo</strong> <strong>sport</strong>. Sicuro!<br />
C.2 D.M. 18/03/1996, art. 20<br />
C.2.1 Obblighi per gli Impianti <strong>sport</strong>ivi ove è prevista una presenza<br />
di spettatori non superiore a 100<br />
Il titolare di questo genere di impianti non è tenuto a predisporre il piano<br />
della sicurezza, ma deve in ogni caso adempiere alle seguenti<br />
prescrizioni:<br />
• redigere una dichiarazione attestante l’indicazione della massima<br />
capienza della zona spettatori;<br />
• realizzare gli impianti elettrici in conformità alle vigenti norme di<br />
sicurezza (vedi scheda C.1.2.1);<br />
• dotare gli impianti al chiuso e gli ambienti interni degli ambienti all’<br />
aperto di un adeguato numero di estintori portatili;<br />
•attivare le procedure per la corretta gestione della sicurezza antincendio;<br />
• installare apposita segnaletica di sicurezza conforme alla direttiva<br />
92/58/CEE 1992;<br />
• garantire le condizioni igieniche dell’impianto;<br />
• garantire la conformità degli impianto ai regolamenti del CONI e delle<br />
Federazioni <strong>sport</strong>ive Nazionali.
3.2.D LA SICUREZZA NELL’AMBIENTE DI LAVORO<br />
D.1 Decreto legislativo 9 aprile 2008 n. 81<br />
Sono tenuti a rispettarle i seguenti impianti:<br />
Tutti gli impianti, complessi e gli spazi di attività <strong>sport</strong>iva ove siano<br />
presenti lavoratori o equiparati<br />
D.1.1 Principali definizioni (Art. 2)<br />
Datore di lavoro: il soggetto titolare del rapporto di lavoro con il lavoratore<br />
o, comunque, il soggetto che, secondo il tipo e l’assetto dell’organizzazione<br />
nel cui ambito il lavoratore presta la propria attività, ha la<br />
responsabilità della organizzazione stessa o dell’unità produttiva in<br />
quanto esercita i poteri decisionali e di spesa.<br />
Responsabile del servizio di prevenzione e protezione: persona in<br />
possesso delle capacità e dei requisiti professionali di cui all’art 32,<br />
designata dal datore di lavoro per coordinare il servizio di prevenzione<br />
e protezione.<br />
Medico competente: medico in possesso di uno dei titoli e dei requisiti<br />
formativi e professionali di cui all’art 38, che collabora con il datore di<br />
lavoro ai fini della valutazione dei rischi ed è nominato dal<strong>lo</strong> stesso per<br />
effettuare la sorveglianza sanitaria e per tutti gli altri compiti di cui al<br />
presente decreto.<br />
Servizio di prevenzione e protezione dai rischi: insieme delle persone,<br />
sistemi e mezzi interni o esterni all’azienda finalizzati all’attività di<br />
prevenzione e protezione dai rischi professionali per i lavoratori.<br />
Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza: persona eletta o<br />
designata per rappresentare i lavoratori per quanto concerne gli aspetti<br />
della salute e della sicurezza durante il lavoro.<br />
77<br />
Schede operative
78<br />
Viva <strong>lo</strong> <strong>sport</strong>. Sicuro!<br />
Sorveglianza sanitaria: insieme degli atti medici, finalizzati alla tutela<br />
del<strong>lo</strong> stato di salute e sicurezza dei lavoratori in relazione all’ambiente<br />
di lavoro, ai fattori di rischio professionali e alle modalità di svolgimento<br />
delle attività lavorative.<br />
Prevenzione: il complesso delle disposizioni o misure necessarie,<br />
anche secondo la particolarità del lavoro, l’esperienza e la tecnica, per<br />
evitare o diminuire i rischi professionali nel rispetto della salute della<br />
popolazione e dell’integrità dell’ambiente esterno.<br />
Valutazione dei rischi: valutazione g<strong>lo</strong>bale e documentata di tutti i<br />
rischi per la salute e la sicurezza dei lavoratori presenti nell’ambito<br />
dell’organizzazione in cui essi prestano la propria attività, finalizzata<br />
ad individuare le adeguate misure di prevenzione e ad elaborare il<br />
programma delle misure atte a garantire il miglioramento nel tempo<br />
dei livelli di salute e sicurezza.<br />
Model<strong>lo</strong> di organizzazione e di gestione: model<strong>lo</strong> organizzativo e<br />
gestionale per la definizione e l’attuazione di una politica aziendale per<br />
la salute e sicurezza (ai sensi dell’art.6, comma 1, lettera a), del decreto<br />
Lgs. 231/ 2001) idoneo a prevenire i reati di cui agli artt. 589 e 590,<br />
terzo comma, del codice penale, commessi con violazione delle norme<br />
antinfortunistiche e sulla tutela della salute sul lavoro.
D.1.2 Modelli di organizzazione e gestione (Art. 30. 1/2)<br />
Il Model<strong>lo</strong> di organizzazione e di gestione idoneo ad avere efficacia<br />
esimente dalla responsabilità amministrativa delle persone giuridiche,<br />
delle società e delle associazioni anche prive di personalità giuridica<br />
(di cui al D.Lgs 231/2001) deve essere adottato ed efficacemente<br />
attuato attraverso l’adempimento degli obblighi relativi a:<br />
• rispetto degli standard di legge relativi ad attrezzature, impianti, luoghi<br />
di lavoro, agenti chimici, fisici e bio<strong>lo</strong>gici;<br />
• attività di valutazione dei rischi e predisposizione delle misure di<br />
prevenzione e protezione conseguenti;<br />
• attività di natura organizzativa, quali emergenze, primo soccorso,<br />
gestione degli appalti, riunioni periodiche di sicurezza, consultazioni<br />
dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza;<br />
• attività di sorveglianza sanitaria;<br />
• attività di formazione e informazione dei lavoratori;<br />
• attività di vigilanza con riferimento al rispetto delle procedure e delle<br />
istruzioni di lavoro in sicurezza da parte dei lavoratori;<br />
• acquisizione di documentazione e certificazioni obbligatorie di legge;<br />
• periodiche verifiche dell’applicazione e dell’efficacia delle procedure<br />
adottate.<br />
79<br />
Schede operative
80<br />
Viva <strong>lo</strong> <strong>sport</strong>. Sicuro!<br />
D.1.3 Compiti del titolare dell’impianto in qualità di<br />
datore di lavoro (Artt. 15, 18)<br />
Il titolare in qualità di datore di lavoro è tenuto a:<br />
• valutare i rischi per la sicurezza e la salute dei lavoratori nella scelta<br />
delle attrezzature di lavoro e delle sostanze o dei preparati chimici<br />
impiegati;<br />
• individuare e dare attuazione a tutte le misure di prevenzione ritenute<br />
idonee alla rimozione dei rischi accertati;<br />
• redigere un piano di sicurezza contenente la relazione sulla valutazione<br />
dei rischi, le misure di prevenzione individuate, nonché il programma<br />
degli interventi;<br />
• Designare gli addetti del servizio prevenzione e protezione delle<br />
emergenze:<br />
Responsabile servizio prevenzione e protezione;<br />
Addetto Primo Soccorso;<br />
Addetto Antincendio;<br />
Addetto Evacuazione;<br />
Medico Competente;<br />
Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza.<br />
• assicurarsi che il lavoratore riceva un’adeguata formazione in materia<br />
di sicurezza e di salute, con particolare riferimento al rischio specifico<br />
derivante dalle mansioni espletate.
La valutazione dei rischi per la salute e la sicurezza<br />
sui luoghi di lavoro (Artt. 28, 29)<br />
La valutazione dei rischi è effettuata in collaborazione con il responsabile<br />
del servizio di prevenzione e protezione e con il medico competente<br />
(nei casi in cui è obbligatoria la sorveglianza sanitaria), previa<br />
consultazione del rappresentante per la sicurezza.<br />
Al termine della valutazione viene elaborato un apposito documento<br />
che, conservato presso l’azienda, costituisce il punto di riferimento<br />
per tutti gli interventi di sicurezza in azienda.<br />
Contenuti del documento<br />
Il documento deve contenere:<br />
• una relazione sulla valutazione di tutti i rischi per la sicurezza e la salute<br />
durante l’attività lavorativa;<br />
• l’indicazione delle misure di prevenzione e di protezione attuate e<br />
dei dispositivi di protezione individuali adottati;<br />
• il programma delle misure ritenute opportune per garantire il miglioramento<br />
nel tempo dei livelli di sicurezza;<br />
• l’individuazione delle procedure per l’attuazione delle misure da realizzare,<br />
nonché dei ruoli dell’organizzazione aziendale che vi debbono<br />
provvedere, a cui devono essere assegnati unicamente soggetti<br />
in possesso di adeguate competenze e poteri;<br />
• l’indicazione del nominativo del responsabile del servizio di prevenzione<br />
e protezione, del rappresentante dei lavoratori per la sicurezza<br />
o di quel<strong>lo</strong> territoriale e del medico competente che ha partecipato<br />
alla valutazione del rischio;<br />
• l’individuazione delle mansioni che eventualmente espongono i lavoratori<br />
a rischi specifici che richiedono una riconosciuta capacità<br />
professionale, specifica esperienza, adeguata formazione e addestramento.<br />
81<br />
Schede operative
82<br />
Viva <strong>lo</strong> <strong>sport</strong>. Sicuro!<br />
D.1.4 Il Responsabile del servizio di prevenzione e protezione (Art. 32)<br />
Il Responsabile del Servizio Prevenzione e Protezione viene nominato<br />
dal Datore di lavoro. Le capacità ed i requisiti professionali di tale figura<br />
devono essere adeguati alla natura dei rischi presenti sul luogo di lavoro<br />
e relativi alle attività lavorative.<br />
In particolare :<br />
• fornisce ai lavoratori le informazioni relative sia ai rischi presenti in<br />
azienda in generale ed i rischi specifici cui sono esposti in funzione<br />
dell’attività svolta;<br />
• partecipa, nei casi previsti dalla legge, alla Riunione di Prevenzione<br />
e protezione dai Rischi;<br />
• propone i programmi di formazione ed informazione dei Lavoratori<br />
in materia di sicurezza ed igiene del lavoro;<br />
• elabora i sistemi di control<strong>lo</strong> delle misure di prevenzione e protezione.<br />
D.1.5 La delega di funzioni (Artt. 16, 17)<br />
La delega di funzioni da parte del datore di lavoro é ammessa con i<br />
seguenti limiti e condizioni:<br />
• che essa risulti da atto scritto recante data certa;<br />
• che il delegato possegga tutti i requisiti di professionalità ed esperienza<br />
richiesti dalla specifica natura delle funzioni delegate;<br />
• che essa attribuisca al delegato tutti i poteri di organizzazione, gestione<br />
e control<strong>lo</strong> richiesti dalla specifica natura delle funzioni delegate;<br />
• che essa attribuisca al delegato l’autonomia di spesa necessaria al<strong>lo</strong><br />
svolgimento delle funzioni delegate;<br />
• che la delega sia accettata dal delegato per iscritto.<br />
Alla delega deve essere data adeguata e tempestiva pubblicità.<br />
La delega di funzioni non esclude l’obbligo di vigilanza in capo al datore<br />
di lavoro in ordine al corretto espletamento da parte del delegato delle<br />
funzioni trasferite.
Il datore di lavoro non può delegare le seguenti attività:<br />
• la valutazione di tutti i rischi con la conseguente elaborazione del relativo<br />
documento.<br />
• la designazione del responsabile del servizio di prevenzione e protezione<br />
dai rischi.<br />
D.1.6 Dotazioni di primo soccorso (Art. 45)<br />
Il titolare deve garantire la presenza delle attrezzature e dei dispositivi<br />
necessari per la gestione delle emergenze sanitarie.<br />
Esse devono essere mantenuti in condizioni di efficienza e di pronto<br />
impiego e custoditi in luogo idoneo e facilmente accessibile.<br />
Le caratteristiche minime delle attrezzature di pronto soccorso, i requisiti<br />
del personale addetto e la sua formazione, sono individuati dal decreto<br />
ministeriale 15 luglio 2003, n. 338 e dai successivi decreti di<br />
adeguamento.<br />
In particolare il datore di lavoro deve munire l’impianto di:<br />
Cassetta di pronto soccorso, tenuta presso ciascun luogo di lavoro,<br />
adeguatamente custodita in un luogo facilmente accessibile ed<br />
individuabile con segnaletica appropriata;<br />
Pacchetto di medicazione, tenuto presso ciascun luogo di lavoro,<br />
adeguatamente custodito e facilmente individuabile, contenente la<br />
dotazione minima indicata della quale sia costantemente assicurata,<br />
in collaborazione con il medico competente, ove previsto, la completezza<br />
ed il corretto stato d’uso dei presidi ivi contenuti;<br />
Un mezzo di comunicazione idoneo ad attivare rapidamente il sistema<br />
di emergenza del Servizio Sanitario Nazionale.<br />
83<br />
Schede operative
APPENDICE<br />
Sicurezza e qualità dei servizi <strong>sport</strong>ivi<br />
Le associazioni dei gestori di impianti <strong>sport</strong>ivi privati dedicano molta attenzione<br />
alla sicurezza, considerata elemento prioritario per la qualità del servizio fornito<br />
ai propri soci e, di conseguenza, dell’immagine del centro.<br />
La sicurezza contribuisce, infatti, ad elevare la qualità del servizio fornito<br />
dall’impianto ai fruitori, per i quali diventa un elemento che può determinare la<br />
preferenza di un centro rispetto ad un altro.<br />
Il consumatore di servizi <strong>sport</strong>ivi è un soggetto attento all’aspetto fisico e psico<strong>lo</strong>gico<br />
e cura la raccolta di informazioni sui benefici della pratica <strong>sport</strong>iva, sia a livel<strong>lo</strong><br />
agonistico sia, ed è questa la grande novità, a livel<strong>lo</strong> amatoriale.<br />
Il primo step da sviluppare per la sicurezza della pratica <strong>sport</strong>iva riguarda la persona<br />
stessa.<br />
Per garantire la salute e l’integrità dell’atleta o praticante amatoriale; è essenziale<br />
la certificazione medica che può essere di due tipi:<br />
1) certificato di idoneità alla pratica <strong>sport</strong>iva;<br />
2) certificato di idoneità alla pratica <strong>sport</strong>iva agonistica.<br />
Il certificato medico garantisce l’idoneità del soggetto e del suo stato di salute,<br />
fornendo garanzie e informazioni sulla capacità di praticare e resistere a carichi<br />
di lavoro che le discipline <strong>sport</strong>ive richiedono. Mentre per la pratica amatoriale<br />
è richiesto un certificato di “sana e robusta costituzione” (rilasciato dal medico<br />
di famiglia che conosce il soggetto ed è in grado di certificarne l’attitudine alla<br />
pratica <strong>sport</strong>iva fino ad una media intensità), per gli atleti che svolgono attività<br />
agonistica è richiesta una visita medica molto approfondita, che prevede anche<br />
una prova sotto sforzo per verificare <strong>lo</strong> stato di salute del cuore.<br />
La visita medica, oltre ad avere l’obiettivo di prevenire, consente anche di ottenere<br />
informazioni sulla qualità dell’allenamento e i margini di miglioramento del soggetto.<br />
Inoltre strettamente legato alla salute del praticante, è il tema dell’antidoping.<br />
Considerato che so<strong>lo</strong> gli atleti professionisti sono sottoposti a controlli antidoping,<br />
è necessario divulgare la cultura dell’antidoping nel segmento praticanti, che<br />
85<br />
Appendice
86<br />
Viva <strong>lo</strong> <strong>sport</strong>. Sicuro!<br />
potrebbero, per non conoscenza o superficialità, fare uso di sostanze nocive alla<br />
salute. La campagna di sensibilizzazione spetta sicuramente agli istruttori, allenatori<br />
e dirigenti <strong>sport</strong>ivi, cioè a co<strong>lo</strong>ro che seguono più da vicino i praticanti/atleti e<br />
possono spiegare le conseguenze dell’uso di sostanze dopanti. Quindi, i gestori<br />
dell’impianto <strong>sport</strong>ivo devono farsi portatori della cultura antidoping, utilizzando<br />
tutti gli strumenti della comunicazione interna per divulgare il messaggio.<br />
Rimanendo sul tema della sicurezza della persona, l’altro aspetto fondamentale<br />
è la capacità di pronto intervento e gestione dell’infortunio prima di eventuale<br />
intervento di personale medico.<br />
Il centro <strong>sport</strong>ivo deve essere dotato di cassetta di pronto intervento (con farmaci<br />
e presidi medico chirurgici di primo intervento), apparecchio per misurare la<br />
pressione arteriosa, inoltre bisognerebbe dotare ogni impianto di un defibrillatore.<br />
La presenza di questi strumenti, tuttavia, deve essere completata dalla capacità<br />
del personale del centro ad utilizzarli. I trainers devono essere formati per essere<br />
in grado di utilizzare gli strumenti di pronto intervento (esempio: corso BLS).<br />
Il personale dell’impianto deve seguire corsi di aggiornamento professionale per<br />
ottenere una conoscenza qualificata e certificata da titoli riconosciuti a livel<strong>lo</strong><br />
universitario o rilasciati dal CONI o dalle Federazioni.<br />
Il concetto di sicurezza dell’impianto si rivolge anche alla <strong>lo</strong>gistica e organizzazione<br />
della struttura o impianto <strong>sport</strong>ivo.<br />
Questo deve essere realizzato ponendo attenzione essenzialmente alle persone che<br />
ne vengono in contatto, dunque i lavoratori (istruttori, operatori front office,<br />
assistenti, addetti pulizia, etc.) i soci, i visitatori occasionali.<br />
Per ogni disciplina praticata, corrisponde un diverso standard di sicurezza da<br />
seguire, essendo differente la realizzazione di una piscina, rispetto ad un campo<br />
di calcio o di basket.<br />
Ci sono, certamente, elementi comuni che vanno rispettati come assicurare la<br />
corretta procedura per la sicurezza antincendio, il rispetto delle norme CONI,<br />
la conformità alla legge degli impianti elettrici, la garanzia delle caratteristiche<br />
igieniche dell’impianto.<br />
Occorre nel<strong>lo</strong> specifico adattare poi le procedure di sicurezza al tipo di disciplina<br />
praticata: pensiamo alla realizzazione di una piscina, in cui si deve considerare<br />
un piano antiscivo<strong>lo</strong>, bordo piscina, b<strong>lo</strong>cchi di partenza, rispetto a un campo di<br />
calcio, per cui si deve prestare attenzione alla superficie (utilizzo materiali non
nocivi), alla recinzione, alle porte, agli spazi bordo campo, a un campo di basket,<br />
in cui ci sono i tabel<strong>lo</strong>ni canestro con caratteristiche di sicurezza ben precisi.<br />
Infine, sempre per quel che riguarda la struttura è importante la cura e la qualità<br />
degli impianti tecno<strong>lo</strong>gici che devono essere sempre integrati con l’ambiente e,<br />
quindi, poco inquinanti e biocompatibili.<br />
Altro elemento che contribuisce ad aumentare il livel<strong>lo</strong> di sicurezza è la cura delle<br />
norme igenico-sanitarie dei luoghi praticati con specifici sistemi di pulizia e di<br />
manutenzione e utilizzo di prodotti riconosciuti come non nocivi. Anche in<br />
questo caso, risulta molto importante impiegare personale adeguato e formato<br />
per l’utilizzo delle sostanze in questione.<br />
Tra gli aspetti <strong>lo</strong>gistici legati alla struttura <strong>sport</strong>iva, occorre evidenziare l’importanza<br />
della fruibilità da parte di persone diversamente abili, quindi l’assenza di barriere<br />
architettoniche.<br />
Si deve prevedere la possibilità per persone con ridotta o impedita capacità motoria<br />
o sensoriale di raggiungere l’impianto e singole strutture (campi, palestra, piscina),<br />
di entrarvi agevolmente e di fruire di spazi ed attrezzature in condizioni di adeguata<br />
sicurezza e autonomia.<br />
Altrettanto occorre fare per consentire la visitabilità dell’impianto, ovvero creare<br />
la possibilità per persone con ridotta o impedita capacità motoria o sensoriale di<br />
accedere agli spazi di relazione (zona di lavoro, servizio, incontro) e ad almeno<br />
un servizio igienico.<br />
Gli elementi esaminati contribuiscono a creare uno standard di qualità.<br />
Le associazioni dei gestori privati, insieme al CONI, hanno introdotto la<br />
certificazione di qualità sul model<strong>lo</strong> già conosciuto nel settore alberghiero.<br />
Un marchio di qualità con il sistema delle stelle (3/4/5) o con caratteri distintivi<br />
simili rappresentano per l’utente un meccanismo di scelta chiaro e inequivocabile.<br />
Il tutto certificato e provato da società di verifica legate al CONI.<br />
La qualità del servizio è legata anche al benessere psicofisico che si riesce a far<br />
vivere, elemento importante nel processo di mantenimento e diffusione della<br />
buona salute.<br />
Pietro Tornaboni<br />
87<br />
Appendice
88<br />
Viva <strong>lo</strong> <strong>sport</strong>. Sicuro!<br />
Linee guida per gli impianti <strong>sport</strong>ivi complementari.<br />
Una sintesi<br />
Il C.O.N.I. con delibera del Consiglio Nazionale n. 1379 del 25 luglio 2008, ha<br />
aggiornato le norme riguardanti l’Impiantistica Sportiva.<br />
Tali norme hanno <strong>lo</strong> scopo di individuare i livelli minimi qualitative e quantitativi<br />
al fine di garantire idonei livelli di:<br />
1. funzionalità<br />
2. igiene<br />
3. sicurezza<br />
realizzando così un concreto programma di prevenzione, relativamente alla<br />
costruzione e alla ristrutturazione degli impianti <strong>sport</strong>ivi.<br />
Nelle “norme CONI per l’impiantistica <strong>sport</strong>iva” vegono individuati gli “impianti<br />
<strong>sport</strong>ivi agonistici” e quelli “di esercizio”, rinviando quanto di competenza alle<br />
FSN e DSA per le omo<strong>lo</strong>gazioni degli impianti stessi ai fini del<strong>lo</strong> svolgimento<br />
delle gare (appunto, agonistico e/o propedeutiche).<br />
Vengono inoltre individuati “impianti <strong>sport</strong>ivi complementari” tra quelli destinati<br />
esclusivamente alla pratica di attività fisico-<strong>sport</strong>ive non regolamentate dalle FSN<br />
e DSA.<br />
Di seguito si citeranno alcuni punti e passaggi ritenuti fondamentali relativi alle<br />
Linee guida per gli impianti <strong>sport</strong>ivi complementari.
14 – Impianti per il Fitness<br />
[……]. Compatibilmente con la normativa vigente di sicurezza, gli impianti<br />
destinati al fitness possono essere ubicati nel volume di edifici ove si svolgono<br />
altre attività. Gli impianti devono disporre di tutte le autorizzazioni prescritte<br />
dalla normativa vigente in materia di edilizia, sicurezza e igiene. Le strutture<br />
orizzontali e verticali dovranno risultare idonee a sostenere il sovraccarico accidentale<br />
delle macchine utilizzate ed i carichi statici e dinamici derivanti dall’attività svolta<br />
(azione dinamica sincrona degli utenti).<br />
Ai fini dell’adozione dei presidi e dei sistemi di protezione, le attrezzature ed i<br />
materiali devono essere opportunamente inclusi nel calco<strong>lo</strong> del carico d’incendio,<br />
come prescritto dalla vigente normativa. L’impianto deve essere dotato della<br />
segnaletica di sicurezza prescritta dalla Legge e di tutte le segnalazioni utili alla<br />
migliore fruizione dell’impianto stesso, in particolare quelle relative al<br />
riconoscimento dei luoghi, all’indicazione dei percorsi, delle vie d’uscita, dei<br />
presidi antincendio, ecc. Ogni sala per attività motorie deve essere dotata di cartelli<br />
indicanti la massima capienza complessiva di utenti e addetti.<br />
I percorsi interni devono essere il più possibile lineari e devono avere larghezza<br />
non inferiore a m 1,20. I percorsi verso le uscite devono essere sempre lasciati<br />
liberi. Tutti gli spazi devono essere fruibili da parte di utenti e operatori DA.<br />
14.2.4 – Altezze libere<br />
L’altezza libera al di sopra del<strong>lo</strong> spazio di attività (superficie dell’acqua per le<br />
vasche) deve consentire <strong>lo</strong> svolgimento dell’attività stessa, tenendo conto del<br />
raggio d’azione di eventuali attrezzi, con un congruo margine di sicurezza; tale<br />
margine dovrà essere di almeno m 0,60, preferibilmente m 0,80. L’altezza media<br />
dei <strong>lo</strong>cali al chiuso non potrà essere inferiore a m 3,00 e comunque in ogni punto<br />
non inferiore a m 2,70.<br />
14.2.5 – Dimensioni e massimo affollamento<br />
Le dimensioni degli spazi di attività dovranno consentire un agevole svolgimento<br />
dell’attività stessa in condizioni di sicurezza. Purché compatibile con l’attività<br />
svolta, è tollerata all’interno del<strong>lo</strong> spazio di attività, la presenza di pilastri o setti,<br />
i cui spigoli devono essere rivestiti con materiali atti a proteggere gli utenti in<br />
caso di urto.<br />
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“….”<br />
Nell’individuazione delle vie d’esodo dovrà tenersi conto dei tempi di deflusso<br />
dagli spazi anche da parte degli utenti DA.<br />
14.3.4 – Locali medici.<br />
In funzione della dimensione dell’impianto, è opportuno che sia presente un<br />
<strong>lo</strong>cale infermeria, con funzioni di primo soccorso, eventualmente adibito anche<br />
ad attività con esso compatibili (es. <strong>lo</strong>cali visite mdiche), con caratteristiche<br />
ana<strong>lo</strong>ghe a quelle indicate nella Parte I – art. 8.3.3.<br />
15 - Percorsi attrezzati nel verde (Percorsi vita)<br />
Sono costituiti da itinerari dotati di attrezzature (stazioni) destinate a migliorare<br />
il tono ed il coordinamento muscolari (jogging, footing, esercizi all’aperto, ecc.).<br />
Di massima tali opere non necessitano di <strong>lo</strong>cali accessori ad esse dedicati. Per la<br />
<strong>lo</strong>ro funzionalità è comunque opportuna la disponibilità di servizi minimi (WC),<br />
anche ubicati in strutture a diversa destinazione.<br />
L’area per la realizzazione può avere estensione varia, orientativamente circa un<br />
ettaro, sita preferibilmente in ambiente naturale o parco. Possono comunque essere<br />
previste differenti estensioni e col<strong>lo</strong>cazioni, purché sia garantita la funzionalità<br />
generale come successivamente specificato. Le stazioni, in numero variabile<br />
generalmente da 6 a 26, dovranno essere dis<strong>lo</strong>cate in modo da consentire percorsi<br />
intermedi, anche variamente articolati, di 50 - 200 m. L’area della stazione,<br />
preferibilmente pianeggiante, dovrà consentire l’installazione delle attrezzature<br />
con sufficienti fasce di rispetto circostanti larghe circa m 3. La pavimentazione<br />
potrà essere di qualsiasi tipo, preferibilmente terreno naturale, possibilmente<br />
inerbito, comunque facilmente drenante per evitare ristagni d’acqua piovana.<br />
Le attrezzature, costituite da panche, ceppi, plinti, paletti, passaggi, scale, pali,<br />
sbarre disposte a varie altezze, sostegni con funi e simili, saranno di massima<br />
realizzati con strutture in legno, anche utilizzando elementi naturali reperibili in<br />
<strong>lo</strong>co. Onde poter resistere alle intemperie è comunque opportuno che i materiali<br />
siano trattati con impregnanti o protettivi. Gli elementi di collegamento e la<br />
ferramenta in genere dovranno essere protetti dalla ruggine. Tutti gli elementi
strutturali dovranno essere saldamente collegati tra <strong>lo</strong>ro e stabilmente ancorati al<br />
terreno o nella pavimentazione, ove necessario con plinti di adeguate dimensioni.<br />
I collegamenti e gli ancoraggi dovranno essere in grado di sopportare le sollecitazioni<br />
anche dinamiche dovute all’uso tenendo conto di un idoneo coefficiente di sicurezza<br />
da applicare ai carichi di esercizio che, salvo diverso giustificato criterio di verifica<br />
o documentazione sperimentale, dovrà risultare non inferiore a 3. Ana<strong>lo</strong>go<br />
dimensionamento alle sollecitazioni dovrà essere assicurato per le diverse parti<br />
costitutive, gli elementi di giunzione, sospensione e simili. Al fine di evitare danni<br />
agli utenti, dovranno essere evitate sporgenze, elementi con spigoli vivi o scheggiabili,<br />
parti metalliche appuntite o taglienti e simili, elementi sporgenti non facilmente<br />
individuabili o non segnalati. Per le tipo<strong>lo</strong>gie di attrezzi e per altre indicazioni si<br />
farà riferimento alle normative UNI EN vigenti.<br />
16 - Piste ciclabili<br />
Si fa riferimento alle piste ciclabili comunque realizzate ma con modalità di<br />
utilizzazione regolamentata e controllata.<br />
Sono escluse le piste provvisoriamente destinate ad attività <strong>sport</strong>iva ed i circuiti<br />
ciclabili regolamentati dalla F.C.I. Ove esistenti dovranno comunque essere<br />
rispettate normative specifiche al riguardo (prescrizioni di legge, norme <strong>lo</strong>cali,<br />
ecc.).<br />
Le piste in argomento sono costituite da un percorso continuo, con caratteristiche<br />
del tracciato stabilite in modo da evitare situazioni di perico<strong>lo</strong>sità per gli utenti,<br />
in relazione alle condizioni di utilizzazione. Orientativamente si dovrà tener conto<br />
di ve<strong>lo</strong>cità comprese tra 10 e 25 Km/h, cui corrispondono spazi d’arresto dell’ordine<br />
di 2 - 10 m (in piano, su superficie asfaltata asciutta di tipo stradale). Situazioni<br />
diverse (tratti in discesa, ve<strong>lo</strong>cità superiori, ecc.) saranno da valutare in relazione<br />
all’andamento del tracciato. La lunghezza della pista potrà essere variabile anche<br />
in relazione alla conformazione dell’area disponibile; sono consigliabili lunghezze<br />
non inferiori a m 300. La larghezza delle piste, salvo quanto diversamente indicato<br />
dai regolamenti <strong>lo</strong>cali, non dovrà essere inferiore a m 2,50 se a senso unico di<br />
percorrenza ed a m 3,50 se a doppio senso. Le curve, da dimensionare in base<br />
alla ve<strong>lo</strong>cità di accesso prevista, dovranno avere raggio minimo non inferiore a<br />
tre volte la larghezza del tracciato, evitando condizioni di contro pendenza.<br />
Eventuali incroci tra piste dovranno essere segnalati e realizzati in modo da<br />
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consentire una idonea visibilità ed i necessari spazi di arresto. Ana<strong>lo</strong>ghe segnalazioni,<br />
con modalità conformi al Codice della Strada, dovranno essere previste per<br />
eventuali attraversamenti stradali, pedonali e per altre condizioni di perico<strong>lo</strong>sità.<br />
La pista dovrà essere munita di fasce di rispetto laterali prive di ostacoli, piane,<br />
di larghezza non inferiore a m 1,50. Eventuali ostacoli non eliminabili in tale<br />
fascia dovranno essere segnalati e protetti. Per ragioni di sicurezza degli utenti è<br />
consigliabile una separazione, alta circa m 1,10, tra pista e spazi circostanti, da<br />
realizzare all’esterno della fascia di rispetto, priva di elementi sporgenti o comunque<br />
perico<strong>lo</strong>si.<br />
La pavimentazione della pista può essere realizzata con manti continui o elementi discontinui<br />
purché opportunamente col<strong>lo</strong>cati in modo stabile; in ogni caso deve essere piana e<br />
antisdrucciolevole.<br />
In relazione all’importanza, lunghezza e modalità previste per l’uso della pista,<br />
sono consigliabili attrezzature varie per il confort degli utenti, quali: aree di sosta,<br />
ripari, punti di ristoro, servizi igienici, posto di primo soccorso, parcheggi per<br />
veicoli; in ogni caso è consigliata la presenza di una o più fontanelle d’acqua<br />
potabile.<br />
Luca Colusso
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI<br />
BRANDIZZI G., CARBONE E., Edilizia per <strong>lo</strong> <strong>sport</strong>, CONI, Torino, Utet, 2004<br />
COMMISSIONE EUROPEA, Libro bianco sul<strong>lo</strong> <strong>sport</strong>, Lussemburgo, Ufficio delle pubblicazioni<br />
ufficiali delle Comunità Europee, 2007<br />
FURLAN G., Ripartizione delle responsabilità civili all’interno dell’azienda: i soggetti della<br />
prevenzione, in www.giuslavoristi.it<br />
MASSUCCI R., Legislazione per la sicurezza delle manifestazioni <strong>sport</strong>ive, in<br />
www.osservatorio<strong>sport</strong>.interno.it, 1997<br />
MUSUMARRA L. (a cura di), La gestione della sicurezza negli impianti <strong>sport</strong>ivi, Forlì,<br />
Experta edizioni, 2009<br />
RAIMONDO P., La prevenzione degli infortuni e la gestione della sicurezza nelle attività<br />
motorie negli impianti <strong>sport</strong>ivi, in AA. VV, La tutela della salute nelle attività motorie<br />
e <strong>sport</strong>ive: la prevenzione degli infortuni (a cura di C. Bottari), Sant’Arcange<strong>lo</strong> di Romagna,<br />
Maggioli Editore, 2004.<br />
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RIFERIMENTI NORMATIVI<br />
Decreto Ministeriale 18/03/1996, n 61<br />
Ministero dell’interno “Norme di sicurezza per la costruzione e l'esercizio degli impianti<br />
<strong>sport</strong>ivi” coordinato con le modifiche e le integrazioni introdotte dal Decreto Ministeriale<br />
6/06/2005;<br />
Decreto Legislativo 14/08/1996, n 493<br />
Attuazione della direttiva 92/58/CEE concernente le prescrizioni minime per la segnaletica<br />
di sicurezza e/o di salute sul luogo di lavoro;<br />
Decreto Ministeriale 15/07/ 2003, n.388<br />
Regolamento recante disposizioni sul pronto soccorso aziendale,in attuazione dell'artico<strong>lo</strong><br />
15, comma 3, del decreto legislativo 19 settembre 1994, n. 626, e successive modificazioni;<br />
Decreto Ministeriale 22/01/2008, n.37<br />
Ministero del<strong>lo</strong> Sviluppo Economico - Regolamento concernente l'attuazione dell'artico<strong>lo</strong><br />
11-quaterdecies, comma 13, lettera a) della legge n. 248 del 2 dicembre 2005, recante<br />
riordino delle disposizioni in materia di attività di installazione degli impianti all'interno<br />
degli edifici;<br />
Decreto legislativo 9/04/ 2008 , n. 81<br />
Attuazione dell'artico<strong>lo</strong> 1 della legge 3 agosto 2007, n. 123, in materia di tutela della<br />
salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro.<br />
Norme CONI per l'impiantistica <strong>sport</strong>iva<br />
Approvate con deliberazione del Consiglio Nazionale del CONI n. 1379 del 25 giugno<br />
2008<br />
95<br />
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Finito di stampare<br />
nel mese di marzo 2010<br />
Pa<strong>lo</strong>mbi & Partner Srl<br />
Roma