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5 - Testimonigeova

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SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 1<br />

Cristo è risorto<br />

Riscoprire il fondamento<br />

della vita cristiana<br />

Michele Abiusi, Samuele Bacchiocchi,<br />

Gabriele Ciantia, Duilio D’Arpino, Vittorio Fantoni,<br />

Rodolfo Ferraro, Michele Gaudio,<br />

Giovanni Leonardi, Giuseppe Marrazzo,<br />

Daniele Monachini, Adelio Pellegrini<br />

EDIZIONI ADV


SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 2<br />

a<br />

Segni dei tempi, anno L, n. 1/2003<br />

Pubblicazione semestrale già registrata presso il tribunale di Firenze n. 837<br />

del 12/02/1954. In fase di registrazione presso il tribunale di Roma.<br />

Direttore responsabile: Franco Evangelisti<br />

Redazione: Giuseppe Marrazzo<br />

Revisione: Maurizio Caracciolo ed Enza Laterza<br />

Impaginazione: Enza Laterza<br />

Grafica di copertina: Valeria Rizzo<br />

Editore: Edizioni ADV dell’Ente Patrimoniale UICCA<br />

Falciani - Impruneta FI<br />

Tel 055/2326291; fax 055/2326241<br />

Sito: www.edizioniadv.it; e-mail: segni@edizioniadv.it<br />

Stampatore: Legoprint S.p.A. - Lavis TN<br />

ISBN: 88-7659-136-2<br />

Abbonamento annuale 2003: Euro 6,60<br />

Una copia (anche arretrata): Euro 3,30<br />

Per informazioni sulle modalità d’abbonamento:<br />

numero verde 800/865167, da lunedì a giovedì (ore 14,00-16,45)<br />

I versamenti per l’Italia vanno effettuati sul CCP n. 26724500<br />

Intestato a Edizioni ADV - Via Chiantigiana 30 - Falciani - Impruneta FI<br />

A norma dell’art. 74 lett. C del DPR n. 633/1972 e successive modifiche,<br />

l’IVA pagata dall’editore sulle copie stampate è conglobata nel prezzo di<br />

vendita: il concessionario non è tenuto ad alcuna registrazione ai fini IVA<br />

(art. 25 DPR n. 633/1972) e non può quindi operare, sempre ai fini di tale<br />

imposta, alcuna detrazione. In considerazione di ciò l’editore non rilascia<br />

fatture.<br />

© 2003 Edizioni ADV<br />

Tutti i diritti sono riservati all’editore. La riproduzione in qualsiasi forma,<br />

intera o parziale, è vietata in italiano e in ogni altra lingua. I diritti sono<br />

riservati in tutto il mondo.<br />

I testi biblici riportati, salvo diversa indicazione, sono tratti dalla versione<br />

Nuova Riveduta, 1994, Società Biblica di Ginevra, CH 1211 Ginevra<br />

(Svizzera). Questa versione traduce il tetragramma ebraico YHWH con<br />

SIGNORE in maiuscoletto per distinguerlo dalla parola Signore che traduce<br />

«adhonai». Là dove ricorre «adhonai YHWH», l’espressione è stata resa<br />

con «il Signore, DIO» per evitare la ripetizione.<br />

Tiratura: 5.000 copie


SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 3<br />

INTRODUZIONE<br />

Da alcuni secoli le riflessioni teologiche circa la risurrezione<br />

di Cristo costituiscono un problema: per<br />

molti Cristo è risorto sì, ma solo nel cuore dei discepoli.<br />

L’apostolo Paolo, però, dichiara in modo<br />

perentorio: «Cristo Gesù è colui che è morto e, ancor<br />

più, è risuscitato» (Rm 8:34).<br />

Lo scetticismo ateo<br />

Augusto Guerriero, giornalista di politica internazionale,<br />

che scriveva su Epoca e Corriere della Sera con<br />

la firma di Ricciardetto, verso la fine degli anni Sessanta<br />

scrisse un paio di articoli sulla critica neotestamentaria;<br />

la reazione dei lettori fu immediata.<br />

Proseguì quella sua personale ricerca senza trovare<br />

risposte. Nel 1972 scrisse un articolo sulla risurrezione<br />

accogliendo le critiche teologiche bultmaniane<br />

e rendendole di dominio pubblico. «Ciò che importa»<br />

scriveva «non è che Gesù sia risorto corporalmente,<br />

ma che egli per me è il Risorto. Egli è risorto<br />

nel kérygma. Il fatto storico di Pasqua non è la risurrezione<br />

di Cristo, ma la fede pasquale dei discepoli». 1<br />

In quel tempo la chiesa cattolica olandese aveva<br />

accolto un nuovo catechismo in cui si prendeva atto<br />

della distanza tra la fede e la storia. Ricciardetto<br />

giunse alla seguente conclusione: «Questo nuovo<br />

catechismo sedicente cattolico fa tabula rasa di tutto:<br />

l’idea della risurrezione è superata, il sepolcro<br />

3


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Introduzione<br />

vuoto è leggenda e i primi cristiani che attestarono<br />

di aver visto il Risorto, attestarono non un fatto, ma<br />

la loro fede. È la prima volta che un libro di dottrina<br />

cattolica sorpassa per audacia e direi per radicalismo<br />

di negazione le critiche protestanti». 2<br />

Quando verso la fine della sua vita gli fu chiesto<br />

se era soddisfatto di aver toccato studi così ardui, rispose:<br />

«Non avevo scelta. Dovevo farlo. Ma il frutto<br />

è amaro. Si va avanti e poi ci si accorge che il problema<br />

supremo è rimasto insoluto come prima, e<br />

solo il tormento è aumentato. “Tu non mi cercheresti<br />

se non mi avessi già trovato”. È uno dei pensieri<br />

più poetici di Pascal, e, solo a ricordarlo, mi vengono<br />

le lacrime agli occhi. Ma non è vero. Si cerca<br />

perché non si è trovato: quaesivi et non inveni». 3<br />

L’illuminismo e la risurrezione<br />

Nel Settecento, Reimarus, con il suo atteggiamento<br />

scettico verso la risurrezione di Cristo, riteneva che<br />

il cristianesimo fosse fondato su «una pia frode».<br />

Nel secolo dei Lumi i teologi si impegnarono a<br />

eliminare tutti quegli elementi della fede cristiana<br />

che contrastavano la ragione umana autonoma.<br />

Lessing diceva che «la realtà è razionale e gli esseri<br />

umani hanno le capacità epistemologiche necessarie<br />

per scoprire quest’ordine razionale del<br />

mondo». La risurrezione di Cristo diventa un «nonavvenimento<br />

frainteso». Non è un avvenimento storico<br />

in quanto non ci sono testimoni presenti nella<br />

tomba quando Cristo risuscita; è un fatto della fede<br />

e della predicazione apostolica.<br />

4


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Cristo è risorto<br />

Demitizzazione<br />

Rudolf Bultmann, seguendo il metodo storico<br />

morfologico (formgeschichtlich) smonta tutta l’impalcatura<br />

storica e soprannaturale del Nuovo Testamento,<br />

e la risurrezione di Cristo come la nascita<br />

verginale, l’ascensione, la parousia e l’escatologia<br />

diventano un «mito».<br />

Per Karl Barth, in risposta al soggettivismo di<br />

Bultmann, la risurrezione è un evento storico oggettivo<br />

ma nessuna ricerca storica potrà mai legittimare<br />

le scelte della fede né la fede deve dipendere<br />

da una indagine storica. Secondo la cristologia secolare<br />

di Dietrich Bonhoeffer la risurrezione non è<br />

un evento oltremondano, ma «vuol dire liberazione<br />

dalle preoccupazioni, dalle miserie, dalle angosce,<br />

dai desideri, dal peccato e dalla morte». 4<br />

Teologia della speranza<br />

Negli anni Sessanta, mentre i teologi secolari acquistavano<br />

popolarità nel mondo anglo-americano<br />

e presentavano la figura areligiosa di Cristo, alcuni<br />

teologi tedeschi sceglievano la via della speranza e<br />

dell’escatologia.<br />

Per Jürgen Moltmann, autore della Teologia della<br />

speranza, solo la risurrezione di Cristo dà alla sua<br />

morte un valore salvifico. «La risurrezione non<br />

svuota la croce (cfr. 1 Cor 11:17), ma la riempie di<br />

escatologia e di significato salvifico… Il Cristo risorto<br />

è il Gesù storico e crocifisso, e viceversa». 5<br />

La nostra speranza si fonda sulla croce perché<br />

essa annuncia liberazione e salvezza, ma anche sul-<br />

5


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Introduzione<br />

la risurrezione perché ci introduce nella signoria<br />

del Dio che viene.<br />

La risurrezione di Cristo è l’anticipazione della<br />

futura giustizia di Dio; essa ci presenta il traguardo<br />

della nostra speranza: la vittoria sulla morte, la risurrezione<br />

finale e la vita nuova. Per l’apostolo Paolo<br />

i due eventi, la crocifissione e la risurrezione, non<br />

possono essere separati neanche per i credenti:<br />

«Considero queste cose come tanta spazzatura al fine<br />

di guadagnare Cristo e di essere trovato in lui<br />

non con una giustizia mia, derivante dalla legge, ma<br />

con quella che si ha mediante la fede in Cristo: la<br />

giustizia che viene da Dio, basata sulla fede. Tutto<br />

questo allo scopo di conoscere Cristo, la potenza<br />

della sua risurrezione, la comunione delle sue sofferenze,<br />

divenendo conforme a lui nella sua morte,<br />

per giungere in qualche modo alla risurrezione dei<br />

morti. Non che io abbia già ottenuto tutto questo o<br />

sia già arrivato alla perfezione; ma proseguo il cammino<br />

per cercare di afferrare ciò per cui sono anche<br />

stato afferrato da Cristo Gesù» (Fil 3:10-12).<br />

Gesù storico<br />

Oscar Cullmann, in risposta al metodo di Bultmann,<br />

respinge le sue tesi fondamentali: scetticismo<br />

storico, ermeneutica esistenziale e demitizzazione.<br />

Per Cullmann la storia fa parte del nucleo essenziale<br />

della rivelazione cristiana che egli chiama<br />

Storia della salvezza e Gesù ne è l’evento centrale.<br />

Tutte le fasi di questa storia sono orientate verso la<br />

croce e la risurrezione di Cristo.<br />

6


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Cristo è risorto<br />

Wolfhart Pannenberg è ancora più radicale di<br />

Cullmann nel respingere lo scetticismo storico di<br />

Bultmann. Per lui la risurrezione di Cristo è il sigillo<br />

inconfondibile e definitivo della divinità di Gesù.<br />

Anche se la fede non può essere fondata sui bruta<br />

facta - i fatti in se stessi - Pannenberg conferisce valore<br />

al Cristo storico affermando che la cristologia<br />

deve partire dal Cristo di allora e non da quello che<br />

significa per noi. «La storia è l’orizzonte più ampio,<br />

dice Pannenberg, entro il quale la teologia cristiana<br />

si muove. Tutti i problemi e le soluzioni teologiche<br />

trovano il loro senso solo nel contesto della storia di<br />

Dio con l’umanità e attraverso queste, con l’intera<br />

creazione verso il futuro che il mondo mantiene<br />

ancora celato che è già manifesto in Gesù Cristo». 6<br />

La storia si comprende dal suo punto terminale.<br />

Solo Gesù ha indicato la chiave di interpretazione<br />

di tutta la storia umana. La fine della storia è indicata<br />

proletticamente, in anticipo, nella storia di Gesù.<br />

La vita e le opere di Gesù riassumono e anticipano<br />

la fine della storia. La risurrezione di Gesù è<br />

un avvenimento storico oggettivo testimoniato da<br />

tutti coloro che hanno avuto accesso alle prove, ma<br />

ha un effetto retroattivo in quanto «Gesù non diventa<br />

semplicemente qualcosa, che egli prima non<br />

sarebbe stato, ma la sua pretesa prepasquale viene<br />

convalidata da Dio». 7<br />

La parola dunque ai testimoni!<br />

Testimoni che non sono caduti vittime di allucinazioni<br />

collettive, ma hanno «visto» e «toccato», han-<br />

7


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Introduzione<br />

no parlato con il Cristo risorto. Non sono stati creduloni<br />

e ingenui; non hanno voluto riaccendere la<br />

fiaccola della speranza per restare vittime di una<br />

più cocente sconfitta.<br />

Pietro e altri discepoli si accertarono che il sepolcro<br />

fosse vuoto. Pietro notò che le fasce erano in<br />

terra ma il sudario che era sul capo di Gesù era piegato<br />

in un luogo a parte (cfr. Gv 20:6,7).<br />

Le apparizioni di Gesù dopo la sua crocifissione,<br />

i colloqui in Galilea e l’apparizione sulla via di Damasco<br />

all’ultimo degli apostoli, Paolo, sono alcuni<br />

aspetti reali che pur non rispondendo alle categorie<br />

di «documenti storici», così come lo comprendiamo<br />

noi, sono affermazioni autorevoli che meritano<br />

di essere considerate, perché «se non vi è risurrezione<br />

dei morti, neppure Cristo è stato risuscitato;<br />

e se Cristo non è stato risuscitato, vana dunque è la<br />

nostra predicazione e vana pure è la vostra fede»<br />

(1 Cor 15:13,14).<br />

8


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PARTE I<br />

«Egli è risuscitato dai morti»


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Capitolo 1<br />

UN FALSO STORICO?<br />

Introduzione<br />

«Possiamo essere protestanti o cattolici, ortodossi o<br />

riformati, progressisti o conservatori. Ma, se vogliamo<br />

che la nostra fede abbia fondamento, dobbiamo<br />

avere visto e udito gli angeli presso il sepolcro spalancato<br />

e vuoto». È cosi che il grande teologo Karl<br />

Barth afferma la sua fede nella risurrezione, anzi<br />

l’origine della fede necessaria per essere un seguace<br />

dell’uomo di Nazaret.<br />

I vangeli ci presentano i seguaci del nazareno (cfr.<br />

Mt 2:23) nascosti, sconfitti e impauriti: «… mentre<br />

erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i<br />

discepoli per timore dei Giudei…» (Gv 20:19).<br />

Essi sono i residui di una setta (At 24:5) venuta<br />

dalla poco affidabile Galilea (cfr. Gv 7:41,52) che<br />

hanno abbandonato (cfr. Mc 14:50) il loro «dubbioso»<br />

maestro (Mt 12:24), anzi alcuni lo hanno addirittura<br />

tradito (cfr. Mc 14:43,44; 66-71).<br />

Però alcuni giorni dopo li incontriamo nuovamente<br />

nel luogo da loro più temuto, perché centro<br />

di un potere che ha già operato per l’annientamento<br />

della nuova fede. Li incontriamo non negli angoli<br />

bui del tempio, nascosti e silenziosi, ma mentre<br />

11


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Capitolo 1<br />

benedicono Dio con grandi segni e grande gioia<br />

(cfr. Lc 24:51-53), predicando la storia del loro maestro<br />

e accusando i capi religiosi della sua morte (cfr.<br />

At 2:22-24; 3:14,15; 4:8-10).<br />

Che cosa ha potuto trasformare, anzi convertire,<br />

quegli uomini impauriti? Da dove proviene questo<br />

coraggio? La risposta è una: «anastasis» cioè «alzarsi<br />

in alto», «ergersi sopra», «risorgere».<br />

Troviamo qui l’elemento che trasforma un’apparente<br />

sconfitta (la crocifissione) in una completa<br />

vittoria. Ma analizziamo insieme questo evento<br />

centrale della nostra fede. E facciamolo dal punto<br />

di vista storico; infatti il primo tentativo di «negazionismo»<br />

nasce proprio all’epoca degli avvenimenti:<br />

«… i capi dei sacerdoti radunatisi con gli anziani<br />

e tenuto consiglio, diedero una forte somma di denaro<br />

ai soldati, dicendo: Dite così, i suoi discepoli<br />

sono venuti di notte e lo hanno rubato mentre dormivamo»<br />

(Mt 28:11-13).<br />

Ecco la tesi che cercheremo di analizzare insieme:<br />

la risurrezione è una menzogna montata dai discepoli<br />

o la verità fondante del cristianesimo? Paolo<br />

ribadisce che «se Cristo non è stato risuscitato,<br />

vana dunque è la nostra predicazione e vana pure è<br />

la vostra fede» (1 Cor 15:14).<br />

1. La crocifissione<br />

L’evento che prepara la vittoria del principe della vita<br />

(cfr. At 3:15), di colui che si proclama essere «la<br />

risurrezione e la vita» (Gv 11:25), è la morte vergognosa<br />

sul Calvario. Dramma assolutamente inatte-<br />

12


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Cristo è risorto<br />

so (cfr. Mt 16:21,22) ma centrale nella costruzione<br />

delle verità evangeliche.<br />

Alcuni hanno cercato di negare l’esistenza o il<br />

supplizio di Gesù. Dobbiamo riconoscere la poca<br />

affidabilità di un tale proposito. La storia ha confermato<br />

quest’evento senza dubbi. Sarà la base storica<br />

dell’indagine sulla risurrezione. Ma ricordiamo<br />

le testimonianze.<br />

a. Plinio, il giovane<br />

Plinio come governatore della Bitinia scrive, tra il<br />

111 e il 113 d.C., la sua famosa lettera all’imperatore<br />

Traiano. In seguito ad alcune denunce, Plinio arresta<br />

e interroga dei cristiani. Questi dichiarano<br />

«che hanno l’abitudine di riunirsi prima dell’aurora<br />

in giorni scelti e di cantare degli inni al Cristo come<br />

a un Dio». La risposta di Traiano è: «Non si devono<br />

ricercare; ma se denunciati e riconosciuti tali (seguaci<br />

di Cristo), li devi mandare al supplizio». Questo<br />

testo ci insegna poco su Gesù ma ha il merito di<br />

attestare l’importanza del cristianesimo in Asia, ottanta<br />

anni dopo la morte del Signore. 8<br />

b. Tacito<br />

Il contributo di Tacito è senz’altro più ricco, egli è<br />

tra l’altro rinomato per la sua onestà e il suo spirito<br />

critico. Ecco come ci racconta la prima persecuzione<br />

scatenata da Nerone contro i discepoli di Gesù<br />

nel 64 d.C.: «Per fare tacere la voce che l’accusava<br />

dell’incendio di Roma, Nerone evidenziò dei colpevoli<br />

e inflisse loro delle pene molto ricercate, essi<br />

13


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Capitolo 1<br />

furono odiati per la loro infamia, e furono chiamati<br />

cristiani dal popolino. L’autore di questo nome fu,<br />

sotto il regno di Tiberio, condannato al supplizio<br />

dal procuratore Ponzio Pilato. Questa spregevole<br />

superstizione, parzialmente repressa in questo momento,<br />

risorgeva di nuovo, non solo in Giudea, luogo<br />

d’origine di questo male, ma anche nella città<br />

dove fiorivano tutte le atrocità».<br />

Uno storico come Goguel scrive: «Un fatto è acquisito,<br />

Tacito era a conoscenza di un documento<br />

né giudeo né cristiano che legava il cristianesimo al<br />

Cristo crocifisso da Ponzio Pilato». 9<br />

c. Svetonio<br />

Svetonio (64-141) è l’altro storico romano che menziona<br />

Gesù nella sua opera Vita dei dodici Cesari.<br />

Secondo quanto afferma l’imperatore Claudio<br />

«bandì dalla città i giudei che, istigati dalla dottrina<br />

di Cristo, creavano sempre disordini». Come molti<br />

romani dell’epoca, Svetonio confonde i giudei e i cristiani<br />

(per similitudine nella forma del culto e della<br />

fede). «Crestus» è ritenuta una deformazione di Cristo.<br />

Lo stesso autore scrive di Nerone: «Furono condannati<br />

a morte i cristiani, gente dedita al culto di<br />

una nuova e malefica credenza religiosa». Di nuovo<br />

una validissima testimonianza non biblica. 10<br />

d. Giuseppe Flavio<br />

Giuseppe Flavio è uno storico giudeo che nasce nel<br />

37 o 38 d.C. e muore nel 97 d.C., quindi un testimone<br />

che visse immediatamente dopo la missione<br />

14


SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 15<br />

Cristo è risorto<br />

di Gesù. Il suo libro Guerra giudaica, pubblicato nel<br />

77 d.C., cioè subito dopo la catastrofe nella quale<br />

crolla il popolo eletto, è un documento unico.<br />

L’uomo è poco simpatico; è un opportunista che<br />

tradisce i suoi soldati per venderli all’esercito romano<br />

comandato da Vespasiano e Tito, incaricati di<br />

rappacificare la Giudea. Egli prenderà il nome dalla<br />

famiglia «Flavia» che seguirà in qualità di guida e<br />

storico. Nei suoi scritti menziona due contemporanei<br />

di Gesù: Giovanni battista, del quale racconta la<br />

predicazione e la morte con precisione, e Giacomo,<br />

primo responsabile della chiesa di Gerusalemme<br />

dopo la crocifissione e del quale riporta la lapidazione.<br />

Lo descrive con queste parole: «Il fratello di<br />

Gesù, chiamato Cristo».<br />

Citiamo un altro testo molto più esplicito: «In<br />

quell’epoca apparve Gesù, uomo saggio, se lo dobbiamo<br />

chiamare uomo. Perché ha compiuto delle<br />

cose meravigliose, è stato maestro di quelli che ricevettero<br />

con gioia la verità e ha richiamato molti<br />

ebrei e molti greci. Era il Cristo. È stato accusato<br />

dai dirigenti della nostra nazione, Pilato lo condannò<br />

alla croce; ma i suoi fedeli non rinunciarono<br />

al loro amore per lui; perché il terzo giorno apparve<br />

loro risorto, come era stato annunciato dai profeti<br />

di Dio… Ancora oggi sussiste la setta che, da lui,<br />

ricevette il nome di cristiani».<br />

Questo brano è discusso; qualcuno parla di manomissione<br />

del testo originale da parte di un cristiano,<br />

però è chiaro per tutti gli specialisti che Giuseppe<br />

riconosce Gesù come un personaggio storico. 11<br />

15


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Capitolo 1<br />

e. La Baraïta<br />

Ecco il contenuto del testo di una baraïta (tradizione<br />

non ufficiale) del trattato sul sinedrio che presenta<br />

il processo di Gesù come giuridicamente perfetto:<br />

«… un araldo lanciò un proclama… alla vigilia<br />

della festa di Pasqua, Gesù fu impiccato. Quaranta<br />

giorni prima, l’araldo aveva proclamato:<br />

“Sarà portato fuori per essere lapidato perché ha<br />

praticato le arti magiche e sedotto Israele rendendolo<br />

apostata. Se qualcuno ha qualcosa da dire per<br />

sua difesa, venga e lo dica”. Poiché nessuno si è presentato<br />

in sua difesa, fu impiccato alla vigilia di Pasqua.<br />

Ulla risponde: “Pensi che si debba cercare<br />

qualcosa per la sua difesa? Perché diventò un seduttore?”.<br />

Il misericordioso gli rispose: “Non devi<br />

risparmiarlo né passare la sua colpa sotto silenzio”».<br />

Testo sicuramente deludente. Ma come osserva<br />

Francois Refoulé, che è la nostra fonte: «Un<br />

risultato è certo: mai dai tempi più antichi, l’esistenza<br />

di Gesù fu messa in dubbio». 12<br />

Nei primi secoli sorgono altri avversari della<br />

nuova religione, come Celso, Porfiro, Giuliano l’apostata<br />

e Trifone. 13 Attaccano la poca cultura degli<br />

evangelisti o la teologia della fede cristiana ma non<br />

contestano la realtà storica di Gesù di Nazaret.<br />

Ora vediamo più da vicino la risurrezione.<br />

2. La risurrezione<br />

Per il nostro studio possiamo dividere la risurrezione<br />

in due elementi:<br />

a. Un evento storico costruito dai discepoli;<br />

16


SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 17<br />

Cristo è risorto<br />

b. Un fenomeno o processo miracoloso, profondamente<br />

insolito e inatteso.<br />

a. Un falso storico costruito dai discepoli?<br />

Diciamo subito che se i capi religiosi avessero avuto<br />

il corpo di Gesù, nel tentativo di negare l’avvenimento,<br />

lo avrebbero presentato e probabilmente<br />

esibito in tutta Gerusalemme per dimostrare la<br />

morte del Nazareno.<br />

Non hanno il «cadavere» di Cristo. Questo è un<br />

dato certo. Dal momento che non hanno esitato a<br />

violare le regole della Pasqua per fare arrestare,<br />

processare e condannare Gesù dai romani, trasgredire<br />

le leggi della contaminazione contenute in Levitico<br />

non sarebbe stato un problema: «il fine giustifica<br />

i mezzi». Sono stati necessari ben sei processi<br />

per eliminare Gesù: davanti ad Anna, suocero di<br />

Caiafa, davanti al sommo sacerdote Caiafa, davanti<br />

al Sinedrio, davanti al procuratore Ponzio Pilato,<br />

davanti al re Erode, di nuovo davanti a Pilato (cfr.<br />

Gv 18:13,24,28; Lc 23:6,7,11,12).<br />

Ma analizziamo la menzogna dei discepoli: «Passato<br />

il sabato, Maria Maddalena, Maria, madre di<br />

Giacomo, e Salome comprarono degli aromi per<br />

andare a ungere Gesù… Or Gesù, essendo risuscitato<br />

la mattina del primo giorno della settimana,<br />

apparve prima a Maria Maddalena dalla quale aveva<br />

scacciato sette demoni… Essi udito che egli viveva<br />

ed era stato visto da lei, non lo credettero.<br />

Dopo di questo, apparve in modo diverso a due di<br />

loro… e questi andarono ad annunziarlo agli altri,<br />

17


SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 18<br />

Capitolo 1<br />

ma neppure a quelli credettero» (Mc 16:1,9,11-13).<br />

Nell’epoca in cui gli autori dei vangeli organizzano<br />

i loro racconti, la testimonianza di una donna, è<br />

bene ricordarlo, non può essere accettata in un tribunale<br />

romano, greco o ebraico. In una qualsiasi<br />

forma di contesa sociale e non solo giuridica, l’intervento<br />

di un testimone femminile non è ricevibile.<br />

Giuseppe Flavio, storico dell’epoca di Gesù, scrive<br />

nel suo libro Antichità giudaiche: «Le testimonianze<br />

di donne non valgono e non sono ascoltate<br />

tra noi, a motivo della leggerezza e della sfacciataggine<br />

di quel sesso». Allora perché aver scelto delle<br />

donne come testimoni della risurrezione?<br />

Non solo è una donna colei che per prima dialoga<br />

con il Maestro, ma è addirittura stata liberata da<br />

sette demoni e il vangelo la presenta come «una<br />

peccatrice» (Lc 7:39; Gv 11:1,2 associando Maria<br />

Maddalena con Maria di Betania come fanno numerosi<br />

teologi). Infatti, come prova del disagio di<br />

una presenza femminile, presentiamo una testimonianza,<br />

chiaramente falsa, di un apocrifo datato di<br />

un’epoca molto tardiva e chiamato il Vangelo copto<br />

di Tommaso scoperto nel 1945 nel deserto egiziano<br />

di Nag Hammadi. Nell’ultimo frammento si legge:<br />

«“Maria deve andare via da noi, disse Pietro, perché<br />

le donne non sono degne della via”. E Gesù rispose:<br />

“Ecco, io la guiderò in modo da farne un maschio,<br />

affinché diventi uno spirito vivo uguale a noi maschi.<br />

Poiché solo la donna che si farà maschio entrerà<br />

nel regno dei cieli”». 14<br />

La Maria qui in questione è proprio la Maddale-<br />

18


SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 19<br />

Cristo è risorto<br />

na. Che cosa pensare di questa montatura? Non si<br />

poteva gettare un fondamento peggiore per la costruzione<br />

di una nuova chiesa! Ma non è tutto: in<br />

che luce si mettono gli uomini che diventeranno i<br />

pilastri di questa chiesa?<br />

Matteo, citato prima, ricorda per ben due volte in<br />

pochi versetti, che i discepoli «non credettero». Che<br />

cosa pensare del racconto di Giovanni, un altro «testimone<br />

oculare», che menziona un Tommaso che<br />

non solo dubita come gli altri, ma che chiede una prova<br />

fisica, vuole toccare con mano come se avesse voluto<br />

dire che gli altri sono stati presi da allucinazioni.<br />

Ritorniamo a Matteo che, inventando il suo falso,<br />

ricorderà, fino all’ultimo capitolo, il dubbio presente<br />

nei discepoli sul monte dell’ascensione (cfr. Mt<br />

28:17). Visto che la fede è la base della nuova religione,<br />

sembra incredibile sapere quanto ne siano<br />

sprovvisti i pionieri di questo movimento. Anzi sarebbe<br />

meglio dire: come si presentano mancanti,<br />

proprio loro che sono gli autori dell’informazione.<br />

Che cosa pensare delle condizioni nelle quali Gesù<br />

è seppellito? Innanzitutto è impressionante vedere<br />

fino a che punto il racconto della crocifissione<br />

sia conforme alle abitudini dell’epoca.<br />

Nel giugno 1968, l’archeologo Tzaferis, lavorando<br />

sotto la direzione del Dipartimento della antichità<br />

dei musei d’Israele, scopre quattro tombe a<br />

Ras el-Masaref, a nord di Gerusalemme, vicino al<br />

monte Scopus. Nella quarta tomba si ritrovano i resti<br />

di un uomo che è stato crocifisso e il dottor Haas<br />

del Dipartimento di anatomia dell’università ebrai-<br />

19


SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 20<br />

Capitolo 1<br />

ca esamina i resti. I vasi ritrovati nella tomba indicano<br />

il primo secolo dopo Cristo, come l’epoca della<br />

morte di Yohanan Ben Ha’galgal, nome ritrovato<br />

sull’ossario del crocifisso. Un chiodo di 17 centimetri<br />

è stato infilzato nel tallone e le due gambe sono<br />

state spezzate. Il dott. Haas scrive: «I due talloni sono<br />

stati inchiodati con un lungo chiodo di ferro. Le<br />

tibie sono state fratturate intenzionalmente. I piedi<br />

sono giunti, le ginocchia l’una sopra l’altra, il sinistro<br />

sul destro, il corpo si è contorto, le braccia erano<br />

stese e trafitte da chiodi negli avambracci. Abbiamo<br />

qua il caso di una morte per crocifissione». 15<br />

Il racconto del Nuovo Testamento è estremamente<br />

preciso sui vari dettagli della morte di Gesù,<br />

senza parlare della descrizione dei costumi romani:<br />

flagellazione, spartizione dei vestiti del condannato,<br />

scritta o titulus appesa sopra la vittima che indica i<br />

suoi crimini; nonché il preciso rituale ebraico di<br />

seppellimento (preparazione del corpo, uso di unguenti,<br />

rivestimento di lino). Per un approfondimento<br />

consigliamo la lettura del magnifico libro di<br />

Joachim Jeremias, Gerusalemme al tempo di Gesù,<br />

ricerche di storia economica e sociale per il periodo<br />

neotestamentario, edizioni Dehoniane.<br />

Ma lo stesso preciso racconto sarebbe alquanto<br />

grossolano e così ovviamente confutabile nella ricostruzione<br />

della risurrezione?<br />

Se ti specializzi per conquistarti l’autorità della<br />

verità lo fai fino alla fine, non è così? Nel suo libro<br />

Understanding History Louis Gottschalk scrive che<br />

la credibilità di un autore dipende dall’«assenza di<br />

20


SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 21<br />

Cristo è risorto<br />

contraddizione, assenza di anacronismi, conformità<br />

con altri fatti o dati storici, geografici o scientifici<br />

già conosciuti». 16 Mai un simile esame è stato<br />

confermato numerose volte come per il racconto<br />

dei vangeli relativo alle circostanze della morte e<br />

della risurrezione di Gesù.<br />

Ma ritorniamo ai vari elementi che il racconto<br />

evangelico ci propone. La tomba descritta nei vangeli<br />

corrisponde, secondo l’archeologo Alan Millard,<br />

alle scoperte fatte. Nel suo libro Trésor des<br />

temps bibliques scrive: «Un gran numero di tombesepolcri,<br />

scavati fra il 50 a.C. e il 135 d.C., sono stati<br />

scoperti intorno a Gerusalemme. La città è situata<br />

sulla cresta di colline calcaree… ricoperte da un<br />

sottile strato di terra, i morti erano spesso deposti<br />

in cavità naturali o in tombe scavate nella roccia…<br />

La descrizione della tomba di Gesù (cfr. Mt 27:60)<br />

corrisponde alle scoperte effettuate. L’ingresso era<br />

chiuso da un’enorme pietra che si faceva rotolare<br />

davanti all’ingresso per vietarne l’ingresso ai vari<br />

predatori». 17<br />

Alcune di queste pietre sono state ritrovate, il loro<br />

peso può variare da una a due tonnellate.<br />

Nella parte del manoscritto di Bèze, conservato<br />

nella biblioteca di Cambridge, che si riferisce a questo<br />

racconto del vangelo di Marco, troviamo quest’annotazione<br />

tra parentesi: «E quando vi fu deposto,<br />

Giuseppe chiuse il sepolcro con una pietra che<br />

una ventina di uomini non potevano spostare».<br />

Questo commento aggiunto al margine del testo è<br />

considerato dagli studiosi un commento di un co-<br />

21


SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 22<br />

Capitolo 1<br />

pista del primo secolo in funzione delle regole che i<br />

copisti seguivano nel loro lavoro di copia dei manoscritti.<br />

18 Non è l’unico elemento che ostacola i<br />

presunti discepoli-ladri. Il testo ci dice che il sepolcro<br />

era guardato e sigillato.<br />

Analizziamo questi due particolari.<br />

1. La guardia armata: secondo il famoso ellenista<br />

e professore universitario di greco A.T. Robinson, la<br />

frase di Pilato: «prendete una guardia» (Mt 27:65) si<br />

riferisce alle guardie romane e non giudee che erano<br />

in azione intorno al tempio e continuamente collaboravano<br />

con il sinedrio e le varie manifestazioni<br />

liturgiche. 19 In ogni caso i capi religiosi sono disposti<br />

a pagare «una forte somma di denaro» ai soldati<br />

perché dicano una menzogna (cfr. Mt 28:12).<br />

In più il sepolcro era sigillato ma solo dei soldati<br />

romani potevano vegliare su un sigillo che rappresentava<br />

l’autorità dell’imperatore. Tramite Flavius<br />

Vegitius Renetus, storico militare romano che visse<br />

diversi secoli dopo Cristo, abbiamo diverse informazioni<br />

che ci permettono di sapere le caratteristiche<br />

di una guardia romana. 20<br />

Dedicando all’imperatore Valentiniano l’opera<br />

Instituzioni militari dei romani, Flavius lo incoraggia<br />

a restaurare i metodi di difesa utilizzati nell’epoca<br />

vicina al tempo di Gesù. Sappiamo dunque<br />

che un corpo di guardia comprendeva 36 uomini,<br />

armati con le armi migliori, quattro dei quali erano<br />

disposti davanti alla porta, al ponte o al luogo da vigilare,<br />

gli altri dodici dormivano in semi cerchio davanti<br />

a loro, con la testa verso l’interno; per rubare<br />

22


SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 23<br />

Cristo è risorto<br />

od oltrepassarli il ladro doveva scavalcarli. Si facevano<br />

turni di quattro ore, questa rotazione avveniva<br />

giorno e notte. Ricordiamo che in caso di mancato<br />

dovere, cioè sonno o furto, il drappello di turno<br />

in quel momento subiva la pena di morte.<br />

2. Anche sul sigillo romano usato per proteggere<br />

il sepolcro di Gesù abbiamo diverse notizie. È stata<br />

scoperta a Nazaret una lastra di marmo utilizzata<br />

come avvertimento per i profanatori di tombe. La<br />

scritta in greco reca il seguente testo: «Decreto di<br />

Cesare. È mio piacere che le tombe dimorino eternamente<br />

inviolate, per quelli che le hanno fatte, per<br />

il culto degli antenati o dei figli, o per altri membri<br />

del casato… È obbligatorio onorare i morti, ed è<br />

formalmente vietato disturbarli nel loro riposo. Se<br />

qualcuno profana una tomba, chiedo che il colpevole<br />

sia condannato alla pena capitale per delitto di<br />

violazione di sepoltura».<br />

Il dott. P.L. Maier nel suo libro First Easter, dal<br />

quale proviene questo documento, aggiunge che in<br />

un primo tempo il delitto di profanazione era punibile<br />

con una forte multa; all’epoca di Cristo siamo<br />

passati dalla multa alla pena capitale. 21<br />

Possiamo a questo punto concludere, grazie a diverse<br />

prove storiche, che per motivi religiosi e politici,<br />

i giudei portarono Ponzio Pilato a giustiziare<br />

Gesù di Nazaret. Per assicurarsi della sua morte furono<br />

adottate sei misure di sicurezza:<br />

1. Gesù fu crocifisso, uno dei metodi di esecuzione<br />

più efficaci e crudeli mai concepito.<br />

2. Il corpo fu deposto in un sepolcro di pietra solida.<br />

23


SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 24<br />

Capitolo 1<br />

3. Il corpo fu sigillato con un lenzuolo imbevuto<br />

di litri di unguenti secondo il costume ebraico.<br />

4. La pietra davanti al sepolcro pesava circa un<br />

paio di tonnellate.<br />

5. Una guardia romana di sicurezza, una delle migliori<br />

unità di combattimento, vegliava sulla tomba.<br />

6. La tomba portava i sigilli ufficiali romani che<br />

condannavano a morte i trasgressori.<br />

E noi dovremo credere che uomini increduli, impauriti<br />

e disorganizzati, come erano i discepoli dopo<br />

la morte di Gesù, avessero affrontato questi pericoli<br />

per rubare il corpo di Gesù e riscrivere poi la più<br />

inverosimile e inattendibile storia di risurrezione?<br />

b. Una spiegazione inattesa<br />

«I giudei, infatti chiedono miracoli e i greci cercano<br />

sapienza, ma noi predichiamo Cristo crocifisso,<br />

che per i giudei è scandalo e per gli stranieri pazzia»<br />

(1 Cor 1:22,23).<br />

Dicevamo nella nostra introduzione che la risurrezione<br />

è un elemento inatteso. Paolo nella prima<br />

epistola ai Corinzi lo esprime con i termini di pazzia<br />

per i pagani e scandalo per i giudei.<br />

Analizziamo l’uno e l’altro.<br />

Pazzia per i pagani<br />

«Quando sentirono parlare di risurrezione dei morti,<br />

alcuni se ne beffavano e altri dicevano: su questo<br />

ti ascolteremo un’altra volta» (At 17:32).<br />

Paolo si trova davanti all’areopago di Atene, di<br />

fronte ai saggi, ai filosofi della grande città della<br />

24


SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 25<br />

Cristo è risorto<br />

cultura greca. Se è riuscito ad attirare la loro attenzione<br />

e anche la loro simpatia con il suo discorso filosoficamente<br />

ben costruito, usando giri di parole<br />

per lui inconsueti e spingendosi addirittura a citare<br />

un poeta pagano (cfr. At 17:28), riceve però in risposta<br />

una risata collettiva quando accenna alla risurrezione.<br />

I greci credevano che la natura umana avesse<br />

una scintilla divina tramite il concetto dell’immortalità<br />

dell’anima, figuriamoci per un dio. Per quelli<br />

di loro che non sono atei, la visione di un dio morto<br />

e risorto ha del burlesco.<br />

Il mondo pagano non può accettare un dio che<br />

muoia. Spesso la predicazione di Paolo finisce nel<br />

tumulto o nella violenza, ma mai come in questa<br />

circostanza cade nel ridicolo. Per i greci l’uomo è il<br />

risultato di un addizione: corpo più anima, materia<br />

più spirito. Due realtà distinte, contrapposte, spesso<br />

in lotta tra di loro.<br />

A prova del nostro dire ricordiamo le parole di<br />

Oscar Cullmann: «Questa dottrina, il grande Socrate<br />

non si è limitato a insegnarla, quando, il giorno<br />

della sua morte (suicidio), ha esaminato con i suoi<br />

discepoli gli argomenti filosofici a favore dell’immortalità<br />

dell’anima… Platone ci mostra inoltre come<br />

Socrate affronti la morte con una calma e una<br />

serenità assolute. La sua morte è una bella morte.<br />

Non vi è orrore in essa. Socrate non può temere la<br />

morte, perché essa ci libera del corpo». 22<br />

Nelle culture di impronta ellenistica non è concepibile<br />

una risurrezione che coinvolga anche il<br />

25


SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 26<br />

Capitolo 1<br />

corpo. Un dio, immortale per natura, non può morire,<br />

dunque non può risorgere.<br />

Ben noto a questo soggetto il graffito ritrovato sul<br />

muro di una casa del colle Palatino a Roma, in cui il<br />

Messia viene satiricamente dipinto con una testa<br />

d’asino sulla croce. Accanto al crocifisso compare la<br />

figura di un uomo in preghiera. Sotto si legge:<br />

«Alexamenos adora il suo dio». Il graffito per gli studiosi,<br />

come James Harpur e John Fergusson, si riferisce<br />

derisoriamente a uno schiavo preso di mira dai<br />

compagni per la fede in Cristo, un dio che morì. 23<br />

Scandalo per i giudei<br />

«Poi, mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò<br />

loro di non raccontare ad alcuno le cose che avevano<br />

visto, fino a quando il Figlio dell’uomo fosse risuscitato<br />

dai morti. Essi tennero per sé la cosa domandandosi<br />

fra di loro che cosa significasse quel<br />

risuscitare dai morti» (Mc 9:9,10).<br />

La crocifissione di Cristo stupisce e sorprende i<br />

discepoli, senz’altro non se lo aspettavano, ma la recente<br />

delusione non permette loro di accogliere la<br />

buona notizia della risurrezione. Basta ricordare le<br />

parole dei discepoli di Emmaus: «Noi speravamo<br />

che fosse lui che avrebbe liberato Israele» (Lc<br />

24:21). Ci troviamo in Luca 24 dopo la risurrezione<br />

del Maestro, le donne hanno già visto Gesù e alcuni<br />

discepoli hanno confermato di aver trovato le cose<br />

come queste hanno detto. Però i due discepoli di<br />

Emmaus sono tristi e delusi, avevano delle «speranze»<br />

e sono andate deluse.<br />

26


SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 27<br />

Cristo è risorto<br />

Non insisteremo mai abbastanza sullo stato di<br />

depressione e di incredulità dei discepoli che tutti<br />

gli evangelisti dipingono, uno stato presente anche<br />

nell’episodio di Emmaus. Tutti loro aspettavano il<br />

Cristo Re e le parole riportate dal vangelo di Marco<br />

qui sopra, ricordano che Gesù aveva preannunciato<br />

la sua risurrezione ma che i discepoli non capivano<br />

che cosa significassero quelle parole.<br />

All’epoca di Cristo, nell’interpretazione ebraica<br />

dell’attesa del Messia nessuno aspettava la morte<br />

del liberatore. Sia esso messia - re o messia - sia esso<br />

sacerdote, in nessuno dei casi e delle attese il<br />

Messia doveva risorgere, semplicemente perché<br />

non doveva morire. Le diverse correnti rabbiniche<br />

dell’epoca confermano questo fatto. 24<br />

Gli ebrei vivono da tempo sotto dominazione,<br />

hanno gli occhi pieni del Messia trionfatore «figlio di<br />

Davide» o del Messia di Daniele «figlio dell’uomo<br />

che viene sulle nuvole del cielo». Come non ricordare<br />

i testi scoperti a Qumran nel 1947 e attribuiti alla<br />

setta degli esseni, che visse all’epoca di Cristo! Erano<br />

ebrei ultraortodossi che aspettavano il Messia nella<br />

solitudine del deserto giudaico. Il frammento 4Q521<br />

dice: «I cieli e la terra ubbidiranno al suo Messia, e<br />

tutto quello che è in essi. Non si scosterà dai comandamenti<br />

dei santi. Prendete forza dal suo servizio,<br />

voi che cercate il Signore… Glorificherà i pii sul<br />

trono dell’eterno regno. Libererà i prigionieri, ridarà<br />

la vista ai ciechi, rialzerà gli oppressi… Guarirà gli<br />

ammalati, risusciterà i morti e agli umili annuncerà<br />

liete notizie. Condurrà i santi e li pascolerà…». 25<br />

27


SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 28<br />

Capitolo 1<br />

Certo abbiamo Isaia 53 e Daniele 9 a favore di un<br />

Messia sofferente ma la loro difficile comprensione,<br />

insieme al bisogno di speranza dell’epoca, non permisero<br />

una corretta interpretazione di quei testi.<br />

Ricordiamo che l’interpretazione del Salmo 16:8-<br />

11, da parte di Pietro in Atti 2 è avvenuta dopo l’evento.<br />

In Matteo 16:22, Pietro prende Gesù in disparte<br />

(perché certi errori è meglio non riprenderli<br />

davanti a tutti) e rimprovera e incoraggia il «povero»<br />

Gesù che parla di una impossibile e incomprensibile<br />

morte.<br />

Ritornando ai nostri discepoli di Emmaus, Luca,<br />

al capitolo 24, dice che Gesù deve spiegare loro le<br />

Scritture (v. 27) e che i loro occhi si devono aprire<br />

(v. 31) per capire l’avvenimento.<br />

La risurrezione è un fatto talmente difficile da<br />

credere e capire che Gesù stesso deve usare molte<br />

prove per convincere i discepoli: «Ai quali anche,<br />

dopo che ebbe sofferto, si presentò vivente con molte<br />

prove, facendosi vedere da loro per quaranta<br />

giorni» (At 1:3). Gesù si fa vedere, parla, si fa toccare<br />

(da Tommaso), mangia e beve insieme a loro (cfr.<br />

At 10:40,41) per convincerli.<br />

Ritornando alla tesi dei capi religiosi, è credibile<br />

l’invenzione di una tale favola così inadeguata per il<br />

mondo greco ed ebraico?<br />

Da parte nostra proponiamo una chiave di lettura<br />

molto più semplice ed efficace di quella che alcuni<br />

uomini in crisi avrebbero potuto inventare.<br />

Proposta già scoperta da «altri» credenti in Cristo.<br />

Il Corano riporta nella sura IV al verso 155, 156 e<br />

28


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Cristo è risorto<br />

157 le seguenti parole: «Non hanno creduto in Gesù,<br />

hanno (gli infedeli) inventato contro Maria un’atroce<br />

menzogna. Vanno dicendo: “Abbiamo messo<br />

a morte il messia, Gesù figlio di Maria, l’apostolo di<br />

Dio”. No, non l’hanno ucciso, non l’hanno crocifisso,<br />

un altro individuo che gli assomigliava, gli fu sostituito…<br />

Non l’hanno realmente ucciso. Dio lo ha<br />

innalzato presso di lui». 26<br />

Ecco una soluzione molto più comoda e facile;<br />

possibile che di fronte alla guardia romana, al sigillo<br />

imperiale, all’odio dei sacerdoti, all’inviolabilità<br />

della tomba, alla poco credibile invenzione di una<br />

«risurrezione», la tesi del sosia non sia germogliata<br />

nella mente dei discepoli? Nessuna morte da spiegare<br />

ai seguaci, nessun ostacolo da scavalcare e<br />

nessuna risurrezione da creare e sostenere, con in<br />

più, l’appoggio dell’Antico Testamento che ci racconta<br />

di un Elia salito in cielo vivo senza incontrare<br />

la morte. Menzogna per menzogna quest’ultima<br />

è molto più attendibile.<br />

Conclusione<br />

«Dai giudei cinque volte ho ricevuto quaranta colpi<br />

meno uno; tre volte sono stato battuto con le verghe,<br />

una volta sono stato lapidato, tre volte ho fatto<br />

naufragio, ho passato un giorno e una notte negli<br />

abissi marini. Spesso in viaggio, in pericolo sui fiumi,<br />

in pericolo per i briganti, in pericolo da parte<br />

dei miei connazionali, in pericolo da parte degli<br />

stranieri, in pericolo nelle città, in pericolo nei deserti,<br />

in pericolo sul mare, in pericoli tra falsi fra-<br />

29


SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 30<br />

Capitolo 1<br />

telli; in fatiche e in pene, spesse volte in veglie, nella<br />

fame e nella sete, spesse volte in digiuni, nel freddo<br />

e nella nudità» (2 Cor 11:24-27).<br />

Scrive qui l’uomo che «devastava» la chiesa trascinando<br />

uomini e donne in carcere, l’uomo che<br />

spirava minacce e strage contro i discepoli del Signore<br />

(cfr. At 8:3; 9:1).<br />

Perché Paolo soffre tutto questo, Stefano viene<br />

lapidato, Giacomo giustiziato con la spada, gli altri<br />

discepoli uccisi di morte violenta? Perché i fratelli<br />

di Gesù così ostili si ritrovano a pregare con i discepoli?<br />

Perché gli ebrei così forti dei loro sentimenti<br />

patriottici si dissociano dai loro fratelli? Per<br />

una menzogna, dicono i capi del sinedrio, per secoli<br />

la chiesa sarà perseguitata con ferocia prima dagli<br />

ebrei poi dai romani, continuando a testimoniare<br />

in tutto il bacino del Mediterraneo e oltre, solo<br />

per una menzogna?<br />

O piuttosto perché, come scrive Paolo: «Poiché vi<br />

ho prima di tutto trasmesso, come l’ho ricevuto anch’io,<br />

che Cristo morì per i nostri peccati, secondo<br />

le Scritture; che è stato risuscitato il terzo giorno,<br />

che apparve a Cefa, poi ai dodici, poi apparve a più<br />

di cinquecento fratelli in una volta, dei quali la<br />

maggior parte rimane ancora in vita… apparve anche<br />

a me» (1 Cor 15:3-8). Cristo è apparso, dice Paolo,<br />

e la maggioranza di questi cinquecento è in vita,<br />

cioè andate a verificare. «Nella Bibbia» dice Clark<br />

Pinnock, professore di semiologia all’università di<br />

Toronto «non esistono altri documenti nell’antichità<br />

che siano attestati da un insieme così perfetto<br />

30


SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 31<br />

Cristo è risorto<br />

di testimonianze storiche e testuali, e offrendo una<br />

tale quantità di fatti sui quali una decisione intelligente<br />

non possa essere presa». 27<br />

La Bibbia cita nomi, luoghi, eventi, descrive le<br />

circostanze di cambiamenti sociali, politici; racconta<br />

scontri militari; descrive costumi e ambienti di<br />

regni del Medio oriente. Offre, come nel caso della<br />

risurrezione, una quantità di prove che convincono,<br />

ma come disse il filosofo francese Pascal: «C’è abbastanza<br />

luce da poter credere, ma anche abbastanza<br />

ombra per dubitare».<br />

Per quel che ci riguarda concluderemo insieme<br />

allo storico Will Durant: «Che un così esiguo numero<br />

di semplici uomini, abbiano potuto inventare in<br />

una generazione, una personalità così potente e seducente,<br />

una morale così elevata e una tale visione<br />

della fratellanza umana, sarebbe un miracolo molto<br />

più grande di tutti quelli menzionati nei vangeli». 28<br />

31


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SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 33<br />

Capitolo 2<br />

PRIGIONIERO DELLA SPERANZA<br />

«Io posso distruggere il tempio di Dio e ricostruirlo<br />

in tre giorni» (Matteo 26:61).<br />

Io sono cristiano perché credo nella risurrezione<br />

di Gesù di Nazaret e spero nella mia, sono da tempo<br />

«prigioniero di questa speranza». 29<br />

«Tutta la fede cristiana è in bilico sul sepolcro di<br />

Gerusalemme», ha scritto Vittorio Messori, 30 tutto<br />

si fonda su ciò che è successo in quel giorno dell’aprile<br />

del 793 dalla fondazione di Roma. Nulla, forse,<br />

esisterebbe più del vangelo senza il messaggio<br />

della risurrezione.<br />

Il grande teologo W. Pannenberg afferma che tutta<br />

la vita di Gesù va compresa guardando dall’avanti<br />

all’indietro, partendo proprio dalla risurrezione<br />

del crocifisso. 31<br />

Con la Pasqua si realizza l’attesa apocalittica, si<br />

anticipa la pienezza escatologica: la risurrezione di<br />

Gesù annuncia quella degli uomini; osserva W.<br />

Kreck: «La croce di Cristo può essere capita nel modo<br />

giusto solo in unione con la risurrezione, così come,<br />

viceversa, pure l’importanza della sua risurrezione<br />

può essere interpretata nel modo giusto unicamente<br />

in unione con la morte maledetta in croce.<br />

33


SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 34<br />

Capitolo 2<br />

Solo a Pasqua diviene chiaro che questo fallito, questo<br />

giustiziato secondo la legge e respinto da Dio e<br />

dagli uomini, ha ragione e riceve giustizia da Dio». 32<br />

Il cristianesimo non è infatti un’ideologia, ma<br />

l’annuncio di un preciso evento: Gesù, morto in croce,<br />

è risorto per annunciare la vittoria sulla morte!<br />

I racconti pasquali, d’altronde, non sono cronaca,<br />

ma parlano del Risorto; l’evento sta e si qualifica<br />

nella persona del crocifisso che risorge.<br />

Questo è il vangelo; la «buona notizia» non poteva<br />

essere quella della morte di un giusto giustiziato<br />

ingiustamente, questa non è una «buona notizia»!<br />

La croce è buona notizia soltanto perché in essa Dio<br />

ha risposto all’uomo, alla sua secolare richiesta<br />

«mettiti nei miei panni», e lo ha fatto a modo suo.<br />

Ha suscitato e suscita sarcasmo la pretesa da<br />

parte di un giustiziato di essere il Messia: un salvatore<br />

che non salva se stesso.<br />

La croce è dunque il luogo in cui Dio pare contraddirsi;<br />

la tomba svuotata dalla morte è il luogo in<br />

cui Dio scioglie il quesito.<br />

Questa fede, di cui diamo qui testimonianza, risuona<br />

chiara nel grande credo cristiano di Nicea:<br />

«…e il terzo giorno risuscitò, secondo le Scritture;<br />

salì al cielo e siede alla destra del Dio Padre».<br />

«Disfate questo tempio ed in tre giorni lo riedificherò»,<br />

ecco una parola oscura, che risuonava più<br />

come minaccia che come conforto, al pari di molte<br />

promesse di Dio. E una parola che evoca, intanto, la<br />

morte.<br />

Afferma l’apostolo Paolo, nel più antico dei suoi<br />

34


SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 35<br />

Cristo è risorto<br />

scritti: «Fratelli, non vogliamo che siate nell’ignoranza<br />

riguardo a quelli che dormono, affinché non<br />

siate tristi come gli altri che non hanno speranza»<br />

(1 Ts 4:13).<br />

La morte resta la nemica assoluta dell’uomo, nel<br />

pensiero biblico vita e morte realmente si escludono<br />

e si negano a vicenda.<br />

Per la Bibbia la morte è sempre in primo luogo<br />

reale e completa, colpisce l’uomo nella totalità del<br />

suo essere, mediante la cessazione della vita sotto<br />

tutte le sue forme, psichica e organica.<br />

La morte non è mai, per l’uomo biblico, un’amica<br />

liberatrice né un male necessario: è, invece, cosa<br />

orribile, solitudine radicale, una specie di nulla che<br />

annienta.<br />

La speranza di superarla non era nei patriarchi,<br />

se non come desiderio e fede di perpetuarsi nei figli,<br />

nel clan, nel popolo.<br />

Solo in modo estemporaneo, nei testi biblici più<br />

antichi, compare l’apertura verso una vita oltre la<br />

morte, una storia oltre la storia.<br />

Il sapiente descrive il «soggiorno dei morti» come<br />

un luogo in cui tutto è depotenziato: un luogo<br />

che non è neppure spazio vero. 33<br />

L’idea della risurrezione dei morti che apre ai redenti<br />

la vita nell’eternità, viene dopo, si manifesta<br />

chiaramente nelle pagine neotestamentarie (anche<br />

se già troviamo un accenno in Daniele 12:2), ma è<br />

insidiata dal dualismo platonico, penetrato precedentemente<br />

già nel giudaismo.<br />

La «salvezza» cristiana è la sconfitta della morte<br />

35


SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 36<br />

Capitolo 2<br />

mediante la risurrezione, come osserva Sergio<br />

Quinzio che dedicò a questa idea l’ultimo suo libro:<br />

«Riabbracciare un uomo uscito dalla tomba, sia il<br />

Signore, sia la persona amata, sarà fare l’esperienza<br />

della vita e insieme della morte. Morte e risurrezione<br />

sono inseparabili: non c’è risurrezione dove<br />

non c’è stata morte, ma non c’è nemmeno nessuna<br />

morte veramente sofferta fino in fondo, nessuna vera<br />

croce, se non c’è speranza di risurrezione... Ci<br />

sarà, nel futuro, la risurrezione dei morti, e i morti<br />

risusciteranno nella loro vera carne umana nella<br />

quale sono vissuti per tornare a vivere, senza fine,<br />

una vita perfettamente umana sotto nuovi cieli e sopra<br />

una nuova terra dove abiterà la giustizia, in una<br />

creazione anch’essa redenta e liberata dalla corruzione<br />

della morte. Il Signore ci assista e ci dia la forza<br />

di crederlo». 34<br />

«Disfate questo tempio ed in tre giorni lo riedificherò»,<br />

Gesù qui parla della vita, la sua, che si spegnerà.<br />

I suoi avversari ricorderanno bene questa<br />

parola al Golgota: «Il Regno di Dio annunziato da<br />

questo eccentrico predicatore itinerante non è giunto,<br />

i suoi avversari hanno vinto su tutta la linea e<br />

Dio non è intervenuto per liberarlo». 35<br />

Ecco, dunque, la sfida della domenica di Pasqua.<br />

Esiste Dio? Ed esiste accanto al crocifisso? 36 O la<br />

croce è la fine onorevole, ed eroica, della lotta di un<br />

uomo? Se Cristo fosse restato nell’abbandono della<br />

morte, che ne sarebbe di Dio, di quel Dio di cui lui,<br />

il giusto giustiziato, aveva parlato? Di quel Dio che<br />

lui aveva chiamato Abba, papà.<br />

36


SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 37<br />

Cristo è risorto<br />

Alla croce, molti avevano detto: «Se sei il Figlio di<br />

Dio, scendi dalla croce…»; solo uno dice: «Veramente<br />

colui è il Figlio di Dio», era stato un centurione,<br />

che colto da un’istintiva emozione o rivelazione<br />

aveva riconosciuto nell’estrema debolezza del<br />

nazareno la sua estrema ispirazione. Ma era soltanto<br />

uno, uno tra tanti.<br />

Paolo dice: «Se abbiamo sperato in Cristo solo<br />

per questa vita, siamo i più miserabili degli uomini»<br />

(1 Cor 15:19).<br />

Per me, cristiano, è bello vedere come la persona<br />

Gesù abbia tanto significato anche per gli atei, per<br />

i non credenti; questo testimonia l’enorme valenza<br />

della sua persona e del suo messaggio, un segno<br />

della portata universale dell’uomo di Nazaret.<br />

Ma se alla croce «benignità e verità si sono incontrate,<br />

la giustizia e la pace si sono baciate» (Sal<br />

85:10), nella risurrezione di Gesù il mondo di Dio<br />

irrompe nella storia, ma con misura, quasi con discrezione.<br />

I testi evangelici della risurrezione ispirano alcune<br />

osservazioni.<br />

In Marco 16:6, l’angelo alla tomba afferma che il<br />

«Crocifisso è risuscitato»! La croce è l’icona di un<br />

martire preciso, quel Gesù che si diceva Figlio di<br />

Dio; la risurrezione proprio di lui mostra le sue ragioni.<br />

La croce, dono di sé, vince la morte. L’amore<br />

dunque non è forte come la morte, come diceva il<br />

Cantico (Ct 8:6), ma più forte della morte. È, questo,<br />

un passaggio tra l’antica e la nuova «alleanza».<br />

In Giovanni 20:9, proprio di Giovanni è detto che<br />

37


SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 38<br />

Capitolo 2<br />

«vide e credette»; («non avevano ancora capito la<br />

Scrittura, secondo la quale egli doveva resuscitare<br />

dai morti…»); il giovane discepolo aveva ascoltato<br />

Gesù per anni, aveva visto prodigi, ma quella tomba<br />

vuota gli consegna l’alba, solo l’alba, di una fede<br />

nuova. Il testo in questione è scritto decenni dopo<br />

l’evento, quando la fede è già forte… quella forza, timidamente,<br />

iniziò davanti alla tomba vuota. Non fu<br />

subito Pasqua per tutti, dunque, lo fu per Gesù ma<br />

non ancora per i discepoli; così anche noi dobbiamo<br />

vincere tante incertezze.<br />

Poi c’è Maria Maddalena, che per prima lo vede,<br />

ma lo riconosce solo grazie all’istinto di donna: i<br />

due nomi rimbalzano da un cuore all’altro (cfr. Gv<br />

20:11-18). Questo ci dice che il risorto lo si riconosce<br />

non dall’esame della ragione, ma dal meccanismo<br />

del cuore. Se si ascolta.<br />

Ci dice anche che la Pasqua è uguale per tutti: è<br />

una donna, la cui testimonianza non valeva per la<br />

legislazione del tempo, che viene scelta come prima<br />

testimone. Si è diversi nella vita, sovente nella morte,<br />

ma non nella chiamata del risorto verso la vita.<br />

«Hanno tolto il mio Signore e l’hanno portato<br />

via», una parola che forse è anche di qualcuno di<br />

noi; qualcosa può avere tolto Gesù dall’orizzonte<br />

della nostra speranza, per portalo lontano, relegato<br />

nei ricordi infantili…<br />

E poi l’episodio di Emmaus, di Luca 24: «… cominciando<br />

da Mosè e da tutti i profeti…», la Scrittura<br />

viene riletta alla luce del risorto; ma ancora<br />

non capiscono che lui è lì accanto a loro, che il ri-<br />

38


SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 39<br />

Cristo è risorto<br />

sorto appartiene loro, che non soltanto è morto, ma<br />

anche risorto per loro. Lo comprendono soltanto<br />

quando «spezza il pane», atto comunitario, simbolo<br />

di fraternità: ci dice che Cristo risorto è donato<br />

alla comunità, alla chiesa, essa sarà l’annunciatrice<br />

della Pasqua.<br />

Infine quell’affermazione di Luca 24:34: «Il Signore<br />

è veramente risorto». Veramente dunque,<br />

non spiritualmente, o simbolicamente.<br />

La risurrezione del crocifisso o, meglio, il crocifisso<br />

che risorge, afferma che Dio, il quale si è unito<br />

a noi nella precarietà della vita e nella ineluttabilità<br />

della morte, ci include nella sua risurrezione,<br />

che diviene pegno, promessa, anticipazione della<br />

nostra. È fede, questa, solo fede ma vale la pena<br />

pensarci, farci una scommessa (come dice Pascal in<br />

Pensieri, n. 233), rischiare, ma vivere pienamente<br />

quest’esperienza personale.<br />

Esiste uno spazio di discutibilità dell’evento pasquale?<br />

Occorre che i cristiani, che credono nella risurrezione<br />

di Cristo e pongono in questo evento il<br />

fulcro della speranza della loro propria risurrezione,<br />

rompano un equivoco da essi stessi creato.<br />

Spesso si sente affermare che la risurrezione pasquale<br />

è stato un evento storico che, come tale, deve<br />

imporsi alla ragione umana e trovare magari posto<br />

nei manuali di storia. Ma non abbiamo bisogno<br />

della scientificità storica per fondare la fede cristiana<br />

nel superamento della morte.<br />

Come non occorre avere decisive prove per credere<br />

che il mondo è uscito dalle mani di un Dio<br />

39


SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 40<br />

Capitolo 2<br />

creatore: «Per fede comprendiamo che i mondi sono<br />

stati formati dalla Parola di Dio…» (Eb 11:3).<br />

«Per fede, comprendiamo…», non è questa una<br />

fede esoterica che rifiuta di comprendere, cioè di<br />

elaborare, di cercare indizi, testimonianze, di individuare<br />

i limiti delle altre ipotesi, ma è una fede che<br />

si fonda su dimostrazioni spirituali frutto di una relazione<br />

con Dio, con ciò che già si conosce di lui.<br />

Io credo alle persone che amo, perché le amo; ma<br />

ho imparato ad amarle proprio perché non mi hanno<br />

tradito, perché sono degne di fede!<br />

La storia ci dice che un grande movimento è nato<br />

dalla convinzione forte che Gesù di Nazaret fosse<br />

risorto, la storia ci parla di chi affermava di avere<br />

visto il risorto e che quella convinzione aveva una<br />

presa fortissima sulla gente, anche su chi era stato<br />

culturalmente scettico su una tale ipotesi.<br />

Memorabile fu una trasmissione condotta da<br />

Sergio Zavoli, in cui un gruppo di intellettuali, credenti<br />

e non, discusse animatamente proprio di questo<br />

tema. Faceva parte di una eccezionale serie di<br />

incontri televisivi, dai quali è stato tratto un libro<br />

Credere, non credere.<br />

In seguito a interventi di monsignor Ersilio Tonini<br />

e di Irene Pivetti, il teologo valdese Paolo Ricca affermò:<br />

«Irene Pivetti e monsignor Tonini confondono,<br />

e mi rincresce, il piano della storia col piano della<br />

fede. Cioè, è vero che Gesù di Nazaret è nato, è<br />

vissuto, e personalmente cerco di seguirlo. Ma non<br />

posso dire che è il Figlio di Dio come se questa fosse<br />

una verità storica: è un’affermazione di fede». 37<br />

40


SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 41<br />

Cristo è risorto<br />

Aggiunse il filosofo P. Flores D’Arcais: «Credo che<br />

su questo non ci possano essere dubbi, altrimenti<br />

sarebbe come dire che noi, che non crediamo in Gesù<br />

Figlio di Dio, siamo dei mentecatti. È una pura<br />

scelta di fede pensare che quel personaggio storico<br />

sia anche Figlio di Dio… questa comunità credeva<br />

che una persona storica, un predicatore, fosse anche<br />

figlio di Dio: questo ci dice la storia, nulla più<br />

di questo». 38<br />

Sono d’accordo.<br />

Il teologo cattolico Piero Coda aggiunse: «Mi pare<br />

che bisogna distinguere molto bene tra fatto storico<br />

e fede. Da una parte c’è… l’evento storico di Gesù<br />

Cristo: mi pare che questo, proprio da un punto<br />

di vista storico, non possa essere messo in dubbio.<br />

La fede è qualcosa di nuovo, di gratuito e libero. Se<br />

ci fosse imposto di credere… che questo evento storico<br />

è con evidenza assoluta - impositiva, appunto,<br />

per la ragione - un evento soprannaturale, allora<br />

verrebbe distrutta la struttura stessa del rapporto<br />

umano con la libertà. Non solo non sarebbe più fede,<br />

ma direi che non sarebbe neppure conoscenza<br />

né accettazione reciproca. Tra Gesù Cristo e l’uomo,<br />

quindi la fede… è un atto gratuito; perché c’è un’apertura<br />

verso Dio, che è anche scelta, libertà». 39<br />

Franco Cardini: «È evidente che la nostra fede è<br />

fondata su un fatto storico; ma è altrettanto evidente…<br />

che come storico avrei delle difficoltà a comprovare<br />

quelle realtà storiche che sento tali come<br />

cristiano e che sono un fatto di fede». 40<br />

La risurrezione ci porta al di là della storia, appar-<br />

41


SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 42<br />

Capitolo 2<br />

tiene al mondo di Dio; non è documentabile con i criteri<br />

della scienza storica, e neppure negabile da essi.<br />

Mi piace esprimermi con Karl Barth affermando<br />

che l’evento della risurrezione non è storico ma che<br />

è veramente accaduto come atto esclusivo di Dio,<br />

l’unica analogia si ha con la creazione, che richiede<br />

anch’essa l’esercizio della fede (cfr. Eb 11:3).<br />

Tutti a Gerusalemme, hanno visto il Crocifisso,<br />

ma solo i discepoli hanno visto il Risorto…<br />

Perché Gesù risorto non è apparso ai potenti?<br />

La croce aveva testimoni, favorevoli e contrari, è<br />

stato evento storicizzabile.<br />

Perché Gesù non è apparso, dopo, a Pilato, al sinedrio<br />

dei capi, non ha fatto irruzione nel tempio,<br />

invece che in qualche casa privata? Perché non ha<br />

ridicolizzato gli increduli? Non ha consegnato ai<br />

suoi, per sempre, delle prove oggettive e inoppugnabili<br />

della potenza divina, del fatto che egli era<br />

divino, atto a vincere la morte? Perché?<br />

Perché Gesù si offre agli uomini che lo desiderano,<br />

si fa incontrare nella relazione e non nella dimostrazione;<br />

vuole dei figli fiduciosi, non dei cortigiani<br />

impauriti.<br />

Scrive ancora Messori: «La tutela della libertà<br />

dell’uomo è affidata al chiaroscuro in cui Gesù ha<br />

avvolto la sua Pasqua (per dirla col solito Pascal),<br />

concedendo “abbastanza luce per credere” ma lasciando<br />

“abbastanza ombra per potere dubitare”. Il<br />

bagliore di oggi può illuminare la strada, ma soltanto<br />

per chi sia disponibile a farsene guidare. Cuo-<br />

42


SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 43<br />

Cristo è risorto<br />

re del vangelo non è un autoritario “tu devi”. Bensì<br />

un affettuoso “se tu vuoi”». 41<br />

Il Dio biblico è sempre un «Dio che si nasconde»<br />

e che si rivela; rivela il suo amore appassionato attraverso<br />

il suo dolore; cela, talvolta, il suo potere.<br />

Ha scelto la croce, la debolezza, la sofferenza, per<br />

conquistare gli uomini e non ha poi rovinato tutto,<br />

imponendo loro il suo inaudito potere.<br />

La Pasqua è una promessa: per credere alle promesse<br />

occorre avere fiducia in chi le fa; occorre conoscerlo<br />

e apprezzarlo.<br />

La Pasqua è per me la promessa di superare la<br />

morte, la mia morte.<br />

Se mi concentro su questo mi perdo, la mente mi<br />

pulsa e smarrisco le mie categorie, quelle che mi<br />

hanno accompagnato per tutti i miei anni di vita, e<br />

allora vado dal mio cuore e gli chiedo aiuto: aiutami<br />

a credere. E dico al Signore: aiutami a credere<br />

in un Dio pazzo, che è morto per me ed è risorto per<br />

indicarmi la strada. Aiutami a dare la giusta risposta<br />

al quesito che tormentò Pilato: «Che farò dunque<br />

di Gesù detto Cristo?» (Mt 27:22).<br />

Il rabbino Heschel afferma: «Dio non può farcela<br />

da solo. Per realizzare il suo sogno, deve entrare<br />

nei sogni dell’uomo. E l’uomo deve poter sognare il<br />

sogno di Dio».<br />

Io desidero sognare il sogno del mio Dio, sognare<br />

che la vita vince; che vince il bene; che vince la<br />

giustizia. Che la mia favola triste, come un postmoderno<br />

ha definito la nostra storia, ha un senso; là in<br />

fondo sono atteso.<br />

43


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Capitolo 2<br />

Certo è un Dio strano, troppo sognatore, quello<br />

del vangelo; ma solo lui poteva animare la mia fede;<br />

avevo bisogno proprio di un Dio così.<br />

Daniele Garrone, teologo valdese, afferma: «Se tu<br />

sai che bisogna aspettare il giorno in cui i sepolcri si<br />

aprono… allora lì non c’è più nessuna risposta. C’è il<br />

silenzio e sei soltanto nelle braccia di Dio…».<br />

E io aspetto quel giorno, certo che, da quella Pasqua,<br />

le tombe sono diventate più deboli e incapaci<br />

di trattenere per sempre gli uomini di buona volontà,<br />

attendo come quel bimbo che gioca sulla<br />

spiaggia in modo serio e concentrato, ma anche in<br />

un alone di transitorietà e leggerezza, fino al momento<br />

in cui ode la voce di qualcuno che gli dice:<br />

«vieni a casa, si è fatta sera».<br />

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Capitolo 3<br />

«NON LO CREDETTERO»<br />

Introduzione<br />

Il termine «risurrezione» ci ricorda il grande romanzo<br />

scritto da Tolstoj tra il 1889 e il 1899, dove si<br />

racconta la storia di Nechljudov, giurato nel processo<br />

in cui viene condannata la donna da lui un tempo<br />

sedotta. Divorato dal rimorso, abbandona la sua<br />

vita di agiato possidente per seguirla e salvarla dall’ergastolo;<br />

ma respinto da lei, si rifugia nella parola<br />

evangelica.<br />

Pensiamo forse al racconto della risurrezione di<br />

Lazzaro, ma ancora non ci aiuta a capire. Per quanto<br />

sia straordinario che un morto, sepolto già da<br />

quattro giorni, risorga, la morte colpirà nuovamente<br />

l’amico di Gesù. Lazzaro muore due volte. Lazzaro<br />

compie all’indietro, verso la vita, il passo che<br />

aveva fatto in avanti, verso la morte.<br />

Equivoci sul termine risurrezione<br />

1. I testimoni<br />

Fra i testimoni potrebbero trovarsi tre tipi di persone:<br />

a. Coloro che registrano l’evento, senza però essere<br />

coinvolti. Sono degli osservatori esterni… se<br />

vogliamo, i cronisti di un giornale indipendente.<br />

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Capitolo 3<br />

b. Coloro che considerano Gesù come un sovversivo.<br />

Il loro racconto non può essere neutrale, manterrebbe<br />

una vena polemica perché viene dagli oppositori.<br />

c. Coloro che sono colpiti dal messaggio di Gesù.<br />

Possono riportare il fatto in modo neutrale? No,<br />

perché la loro vita è cambiata radicalmente grazie<br />

all’azione di Gesù e dello Spirito Santo.<br />

Circa la risurrezione dobbiamo ammettere che<br />

abbiamo il racconto dei soli seguaci di Cristo. Nei<br />

vangeli si citano anche i nemici di Gesù ma il racconto<br />

viene trasmesso da coloro che credono.<br />

È un difetto? Non è detto. Infatti solo i discepoli<br />

di Gesù potevano avere una visione particolare. Il<br />

loro compito era di diffondere la via cristiana, trovare<br />

altri discepoli; desideravano che altri si interessassero<br />

a Gesù.<br />

L’annuncio apostolico<br />

In questo modo i primi cristiani non hanno raccontato<br />

la storia, ma hanno annunciato un messaggio<br />

(kérygma) per loro fondamentale. Il loro compito<br />

era di proclamare le cose che avevano «viste e udite»,<br />

per trovare altri discepoli. «Quanto a noi, non<br />

possiamo non parlare delle cose che abbiamo viste<br />

e udite» (At 4:20).<br />

«Viste e udite» è questa l’espressione chiave che<br />

si ritrova in un testo molto antico. In Matteo 11:2-5<br />

ritroviamo Giovanni il battista che ha dubbi su Gesù<br />

e si chiede se è veramente lui il Messia che il popolo<br />

d’Israele stava aspettando, oppure se occorre<br />

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Cristo è risorto<br />

aspettarne un altro. Ai discepoli di Giovanni, Gesù<br />

risponde: «Andate a riferire a Giovanni quello che<br />

udite e vedete: i ciechi ricuperano la vista e gli zoppi<br />

camminano; i lebbrosi sono purificati e i sordi<br />

odono; i morti risuscitano e il vangelo è annunciato<br />

ai poveri. Beato colui che non si sarà scandalizzato<br />

di me!». Questo vuol dire che quando Dio agisce<br />

sempre lo si può vedere, ma non sempre si può<br />

vedere che è Dio che sta operando.<br />

Il termine in sé<br />

Sembra ovvio il significato perché per parlare di ritorno<br />

alla vita occorre premettere la morte di Gesù;<br />

in questa affermazione non c’è nulla di ambiguo.<br />

Non importa come avvenne la sua morte, ma accadde.<br />

Nella risurrezione si dice: «Gesù vive». Questa<br />

potrebbe apparire un’affermazione ambigua. Sarebbe<br />

senza ambiguità se fosse riferita a Lazzaro, al<br />

figlio della vedova di Nain, alla figlia di Iairo. La vita<br />

di Gesù non è un ritorno al passato, ma al futuro.<br />

La risurrezione è il momento in cui il Gesù morto<br />

ritorna a vivere. Questo avvenimento è senza testimoni.<br />

Nessuno, infatti, ha mai detto di aver visto<br />

Gesù mentre risuscitava; i discepoli hanno detto di<br />

aver visto il Cristo risorto. Ognuno dei testimoni riporta<br />

ora un aspetto ora un altro, ma tutti riconoscono<br />

nel Cristo glorificato il Gesù conosciuto prima<br />

della morte. Se un testimone oculare fosse stato<br />

presente nella tomba al momento della risurrezione<br />

e avesse detto che Gesù era risorto, la sua non<br />

sarebbe stata una confessione di fede, ma la crona-<br />

47


SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 48<br />

Capitolo 3<br />

ca di un fatto di cui era stato testimone oculare. Ma<br />

se lo stesso ipotetico testimone avesse invece detto:<br />

«Dio ha risuscitato Gesù», non avrebbe riportato<br />

solo l’evento, ma ne avrebbe dato l’interpretazione,<br />

parlando anche dell’autore.<br />

L’avvenimento della risurrezione è percepibile<br />

solo nella fede. Non si può vedere il Risorto quando<br />

si vuole, così, come posso vedere un amico; anzi è<br />

lui che si fa vedere a chi, dove e quando vuole.<br />

2. L’evangelista Marco<br />

Qui si tratta della risurrezione di Cristo che solo per<br />

fede possiamo cogliere, e per fede comprendiamo<br />

che Gesù non compie nessun passo all’indietro, ma<br />

si proietta verso l’eternità. Gesù non ha rimesso il<br />

piede nella casa terrena ma è entrato, con tutta la<br />

sua persona, nella casa del cielo. «La risurrezione di<br />

Gesù non è un ritorno alla nostra vita terrena, ma<br />

un progredire trionfante al di là della vita terrena,<br />

oltre la morte, oltre la tomba». 42<br />

Questo meraviglioso inno alla vita, la vittoria di<br />

Cristo, cambia definitivamente il senso della nostra<br />

esistenza e della nostra morte. Egli ha aperto una<br />

strada, un cammino, ha aperto una breccia nelle<br />

mura della città; tramite quel cammino, chi crede<br />

in lui potrà entrare nella città. Quale città? La nuova<br />

capitale del regno di Dio, la città senza cimiteri,<br />

senza ospedali, senza poliziotti, senza carri armati.<br />

Marco era un uomo semplice, il suo è il vangelo<br />

più concreto; egli si preoccupa dei fatti, senza abbellimenti,<br />

senza fronzoli. È il cronista credente che<br />

48


SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 49<br />

Cristo è risorto<br />

racconta. Ha raccolto le testimonianze, le ha confrontate,<br />

criticate, perché è semplice non ingenuo.<br />

Il suo obiettivo è raccontare, non ha una teoria,<br />

non ha una preoccupazione apologetica come Matteo,<br />

né stilistica come Giovanni. La nostra mente,<br />

oggi, ci impedisce di leggere il vangelo di Marco<br />

con lo stesso candore con cui è stato scritto.<br />

L’uomo non può accettare facilmente la risurrezione<br />

e la vita eterna senza l’esperienza della fede.<br />

Già nei primi secoli i doceti (docetismo) non credevano<br />

alla realtà della passione né alla morte di Gesù.<br />

Secondo loro Gesù aveva sofferto ed era morto<br />

solo in apparenza. Per noi la morte di Cristo, il suo<br />

seppellimento… sono rassicuranti. Gesù è il primo<br />

in ogni cosa ed è sicuramente originale.<br />

Marco racconta: «Passato il sabato, Maria Maddalena,<br />

Maria, madre di Giacomo, e Salome comprarono<br />

degli aromi per andare a ungere Gesù. La<br />

mattina del primo giorno della settimana, molto presto,<br />

vennero al sepolcro al levar del sole. E dicevano<br />

tra di loro: “Chi ci rotolerà la pietra dall’apertura del<br />

sepolcro?”. Ma, alzati gli occhi, videro che la pietra<br />

era stata rotolata; ed era pure molto grande.<br />

Entrate nel sepolcro, videro un giovane seduto a<br />

destra, vestito di una veste bianca, e furono spaventate.<br />

Ma egli disse loro: “Non vi spaventate! Voi cercate<br />

Gesù il Nazareno che è stato crocifisso; egli è<br />

risuscitato; non è qui; ecco il luogo dove l’avevano<br />

messo. Ma andate a dire ai suoi discepoli e a Pietro<br />

che egli vi precede in Galilea; là lo vedrete, come vi<br />

ha detto”. Esse, uscite, fuggirono via dal sepolcro,<br />

49


SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 50<br />

Capitolo 3<br />

perché erano prese da tremito e da stupore; e non<br />

dissero nulla a nessuno, perché avevano paura»<br />

(Mc 16:1-8). Tutti gli studiosi ritengono che questa<br />

fosse la conclusione di Marco e quella che segue è<br />

un’aggiunta, forse dello stesso Marco o di un suo<br />

discepolo (comunque è un testo originale e autorevole),<br />

ma è un’aggiunta.<br />

Le donne<br />

Non pensavano per nulla alla risurrezione. Anche<br />

se mosse da un grande affetto per il Maestro, la loro<br />

unica preoccupazione era di recarsi alla sua<br />

tomba per proseguire l’opera di unzione del cadavere<br />

che avevano interrotto venerdì pomeriggio poco<br />

prima del tramonto del sole. L’unica cosa di cui<br />

si preoccupano è sapere chi potrà loro aprire la<br />

tomba, chi potrà far rotolare la pesante pietra posta<br />

come chiusura, e il sigillo.<br />

Il sepolcro è vuoto<br />

La pietra è già posta di lato. Chi è stato? Sono stati<br />

alcuni apostoli, venuti prima di loro? Forse i nemici<br />

hanno fatto sparire il corpo? In ogni caso sono<br />

stupite e inquiete. Eppure vogliono sapere che cosa<br />

sia successo, entrano nella tomba e trovano un giovane<br />

che con molta naturalezza, dice loro: «Non vi<br />

spaventate! Voi cercate Gesù il Nazareno che è stato<br />

crocifisso; egli è risuscitato; non è qui; ecco il luogo<br />

dove l’avevano messo. Ma andate a dire ai suoi<br />

discepoli e a Pietro che egli vi precede in Galilea; là<br />

lo vedrete, come vi ha detto» (vv. 6,7).<br />

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SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 51<br />

Cristo è risorto<br />

Qual è l’effetto della notizia? Gioia? Pianto? Eloquenza?<br />

Entusiasmo? No, niente di tutto questo.<br />

Troviamo invece stupore, costernazione, meraviglia,<br />

spavento, fuga e silenzio. Le donne scappano e<br />

si chiudono nel silenzio, quando parlano è per farsi<br />

deridere dagli apostoli. I racconti della risurrezione<br />

sono di un’accecante chiarezza su un punto ben<br />

preciso: l’incredulità. La diffidenza trova un terreno<br />

fertile non tanto nei nemici di Gesù, quanto nei<br />

suoi discepoli, negli amici più intimi.<br />

- Le donne non credono all’angelo e scappano<br />

impaurite.<br />

- Gli apostoli non credono a Maria Maddalena.<br />

- Non credono neppure ai discepoli nella via di<br />

Emmaus.<br />

- Tommaso non crede agli altri apostoli che pure<br />

sono unanimi.<br />

Lo scetticismo dell’uomo contemporaneo è stato<br />

preceduto da quello dei discepoli. Gli amici più intimi<br />

di Gesù hanno avuto difficoltà ad accettare l’evento.<br />

I nemici stessi si sono rivelati più aperti dei<br />

discepoli. Questo vuol dire che la testa dei primi<br />

credenti è fatta con lo stesso legno con cui è fatta<br />

quella di noi uomini moderni. Alla fine cedettero,<br />

ma solo dopo ripetute manifestazioni, solo dopo<br />

aver toccato, visto, mangiato con il Risorto. Meglio<br />

così anche per noi: se fossero stati troppo ingenui,<br />

creduloni, faciloni, avremmo potuto trovare un<br />

buon alibi al nostro scetticismo. Rifiutare di essere<br />

ingenui non vuol dire essere insensibili e chiusi davanti<br />

al fatto più straordinario.<br />

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Capitolo 3<br />

Marco continua: «Or Gesù, essendo risuscitato la<br />

mattina del primo giorno della settimana, apparve<br />

prima a Maria Maddalena, dalla quale aveva scacciato<br />

sette demoni. Questa andò ad annunziarlo a<br />

coloro che erano stati con lui, i quali facevano cordoglio<br />

e piangevano. Essi, udito che egli viveva ed<br />

era stato visto da lei, non lo credettero. Dopo questo,<br />

apparve in modo diverso a due di loro che erano<br />

in cammino verso i campi; e questi andarono ad<br />

annunziarlo agli altri; ma neppure a quelli credettero.<br />

Poi apparve agli undici mentre erano a tavola e<br />

li rimproverò della loro incredulità e durezza di<br />

cuore, perché non avevano creduto a quelli che l’avevano<br />

visto risuscitato» (Mc 16:9-14).<br />

Se la risurrezione è un’invenzione letteraria, se i<br />

vangeli sono stati scritti per diffondere questo racconto,<br />

bisogna riconoscere che l’autore non poteva<br />

essere più maldestro: non si poteva sottolineare ancora<br />

di più, in così poche parole, le tante volte che i<br />

discepoli hanno dubitato e sono stati increduli.<br />

Marco si concentra su un finale stringato e conciso;<br />

racconta una serie di eventi in modo così ravvicinato<br />

che sembra che sia passata una sola giornata tra<br />

la risurrezione e l’ascensione di Gesù. Sembra che<br />

abbia fretta di dire la verità più sostanziale: Gesù è<br />

seduto alla destra del Padre.<br />

Forse questo atteggiamento maldestro ci mostra<br />

invece la buona fede di Marco.<br />

Chiunque altro si sarebbe preoccupato di ricostruire<br />

i fatti. Immaginate un poliziotto, un investigatore,<br />

un giudice, un giornalista, uno storico: essi<br />

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SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 53<br />

Cristo è risorto<br />

avrebbero fatto una ricostruzione fantasiosa ma attendibile.<br />

Marco no!<br />

Le testimonianze sulla risurrezione di Gesù sono<br />

frammentarie, incerte, a volte dissonanti. Personalmente<br />

mi preoccupo anche quando le testimonianze<br />

sono troppo armoniose, mi rimane il sospetto<br />

che si siano accordati prima. La dissonanza è causata<br />

dal fatto che l’evento raccontato è troppo<br />

straordinario, troppo estraneo da ogni consuetudine.<br />

È unico e prodigioso.<br />

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Capitolo 4<br />

DALL’EVENTO ALLA MISSIONE<br />

1. Il testo di Giovanni<br />

Il capitolo 21 del quarto vangelo è oggetto di discussione<br />

fra gli studiosi. Quasi tutti i commentatori<br />

riconoscono che si tratta di un’aggiunta che fu redatta<br />

prima che questo iniziasse a diffondersi, considerato<br />

che compare in tutti i manoscritti e nelle<br />

più antiche versioni. Per quanto riguarda l’autore i<br />

pareri non sono unanimi.<br />

Alcuni ritengono che sia stato Giovanni stesso a<br />

effettuarla, altri invece pensano che siano stati i discepoli<br />

di Giovanni mentre lui era ancora in vita, altri<br />

ancora sostengono che sia stata un’aggiunta eseguita<br />

dopo la sua morte, altri invece presentano la<br />

tesi che sia stata la tradizione ecclesiastica antica<br />

che, sulla base di testimonianze, abbia operato la<br />

redazione di questo racconto.<br />

Non esistono allo stato attuale ricerche o elementi<br />

sufficientemente solidi per potersi esprimere<br />

con certezza a riguardo. Tuttavia in seguito a delle<br />

considerazioni sulla struttura del libro come del<br />

contesto immediato, il capitolo dà tutta l’impressione<br />

di essere realmente un’aggiunta.<br />

La confessione di fede di Tommaso in Giovanni<br />

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SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 56<br />

Capitolo 4<br />

20:28 segnerebbe la fine del vangelo, in una prima<br />

stesura. Questa conclusione riprende tre espressioni<br />

del Prologo in rapporto alla divinità di Gesù (la<br />

Parola) e alla testimonianza resagli. Così, secondo<br />

l’antica usanza di scrivere, l’inizio e la fine di un’opera<br />

vengono a coincidere, formando un’inclusione.<br />

Giovanni 1:1-4 Giovanni 20:31<br />

a. «... la Parola era Dio». a. «... Gesù è il Cristo,<br />

il Figlio di Dio...»<br />

b. «In lei era la vita...» b. «… abbiate vita nel suo<br />

nome»<br />

c. «Egli venne... affinché c. «... affinché crediate…<br />

tutti credessero...». affinché, credendo».<br />

Il libro, dunque, si conclude con Giovanni 20:30-31,<br />

riprende con una narrazione (cfr. 21:1-23) e poi termina<br />

nuovamente in modo simile (cfr. 21:24-25). Le<br />

due conclusioni, in effetti, hanno stesso stile, vocabolario<br />

e tema.<br />

Giovanni 20:30 Giovanni 21:24,25<br />

a. «Or Gesù fece in a. «Questo è il discepolo<br />

presenza dei discepoli che rende testimonianza<br />

molti altri segni di queste cose… Or vi<br />

miracolosi... sono ancora molte altre<br />

cose che Gesù ha fatte...».<br />

b. ...che non sono scritti b. «se si scrivessero… penso<br />

in questo libro». che il mondo stesso non<br />

potrebbe contenere i libri<br />

che se ne scriverebbero».<br />

56


SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 57<br />

Cristo è risorto<br />

La coerenza interna del vangelo ci incoraggia ad<br />

affermare che sia stato Giovanni stesso, in seguito a<br />

una rilettura, a operare l’aggiunta. Probabilmente<br />

egli si rese conto di aver tralasciato due avvenimenti<br />

importanti: la riabilitazione di Pietro e il far chiarezza<br />

riguardo al fatto che egli (Giovanni) non sarebbe<br />

morto (Gv 21:23).<br />

Il procedimento di revisione, cui sarebbe stato<br />

oggetto la prima edizione del vangelo, non intaccherebbe<br />

il messaggio ne svalorizzerebbe l’ispirazione<br />

di cui è stato oggetto. D’altronde, Luca 1:1-3,<br />

testimonia che l’ispirazione divina non è sempre<br />

«redazione di getto», essa può comportare anche lo<br />

studio, la ricerca e perché no, una revisione di quello<br />

che si è scritto. Lo stesso procedimento redazionale<br />

di «conclusione-ripresa», Giovanni lo usa nella<br />

sua prima lettera. In 1 Giovanni 5 il testo sembra<br />

concludere al v. 13 per poi riprendere nuovamente.<br />

Giovanni 20-21 1 Giovanni 5<br />

a. Racconto (20:1-29) a. Testo (5:1-12)<br />

b. Conclusione (20:30-31) b. Conclusione (5:13)<br />

c. Racconto (21:1-23) c. Testo (5:14-21)<br />

d. Conclusione (21:24,25)<br />

Si è già osservato come la conclusione (Gv 20:30-31)<br />

contenga una dichiarazione solenne su Gesù quale<br />

Figlio di Dio. Questa è una formulazione posta al<br />

centro di una narrazione, in questo caso le due apparizioni,<br />

in armonia con l’antico stile semitico di<br />

sviluppare un racconto.<br />

57


SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 58<br />

Capitolo 4<br />

Ecco il movimento del testo che evidenzia maggiormente<br />

la coerenza interna:<br />

a. Racconto dell’apparizione ai discepoli (20:19-29).<br />

b. Dichiarazione solenne su Gesù, Figlio di Dio<br />

(20:30,31).<br />

c. Racconto dell’apparizione ai discepoli (21:1-25).<br />

Non potendo far passare sotto silenzio queste<br />

brevissime ma importanti considerazioni letterarie<br />

che valorizzano un testo spesso sminuito d’autorità,<br />

ci accingiamo adesso, con maggior forza, a esaminarne<br />

il contenuto.<br />

2. L’apparizione in prospettiva missionaria<br />

Giovanni testimonia con questo racconto della terza<br />

apparizione di Gesù «ai suoi discepoli». Questo<br />

computo tiene conto solo delle apparizioni ai discepoli<br />

menzionate nel suo vangelo (20:19-29; 21) e<br />

non considera né l’apparizione a Maria Maddalena<br />

(20:11-18), che farebbe salire il numero a quattro,<br />

né agli altri evangelisti e a Paolo (1 Cor 15:6-8).<br />

Il testo informa che quest’apparizione è avvenuta<br />

in occasione di una pesca dei discepoli. Prima di<br />

incontrare Gesù i discepoli erano pescatori. Probabilmente<br />

la delusione e lo scoraggiamento li indusse<br />

a ritornare alle loro attività. Ma a differenza di<br />

prima essi stanno insieme. Questa unità, nonostante<br />

il possibile scoraggiamento, è da sottolineare.<br />

L’attività della pesca in sé come la sua infruttuosità,<br />

per affinità tematica e per luogo geografico in cui si<br />

svolse, non poteva che ricordare ai discepoli due avvenimenti<br />

della loro storia con Gesù. La pesca mi-<br />

58


SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 59<br />

Cristo è risorto<br />

racolosa e la moltiplicazione dei pani. Entrambi<br />

questi avvenimenti sono inseriti in una prospettiva<br />

evangelistica. Durante la pesca miracolosa, come in<br />

altre occasioni in rapporto alla pesca, Gesù disse<br />

che avrebbe fatto di loro dei pescatori d’uomini (Lc<br />

5:4-10; Mt 4:19; Mc 1:16-17).<br />

La stessa prospettiva missionaria la si trova nella<br />

moltiplicazione dei pani (Gv 6:1-21), questo avvenimento<br />

inoltre si svolge nello stesso luogo dell’apparizione,<br />

la riva del lago di Tiberiade. È evidente che<br />

il messaggio per i discepoli è estremamente forte.<br />

Nella tradizione biblica la nozione della pesca assume<br />

un duplice significato: simbolo della giustizia<br />

di Dio (Ger 16:16) e della sua benedizione (Ez<br />

47:10,11). Gesù scegliendo quel luogo e quella circostanza,<br />

fa appello alla memoria dei discepoli per<br />

presentare loro nuovamente la missione per la quale<br />

erano stati chiamati e per la quale lui stesso era<br />

venuto sulla terra: salvare la razza umana.<br />

Questo accento missionario-ecclesiale è inoltre<br />

enfatizzato dal colloquio tra Gesù e Pietro dove troviamo<br />

espressioni quali : «Pasci i miei agnelli… pastura<br />

le mie pecore… pasci le mie pecore...» (Gv<br />

21:15-17). Il testo dell’apparizione dunque incoraggia<br />

ad adoperare una lettura spirituale allo scopo di<br />

trarre degli insegnamenti e delle applicazioni a questo<br />

proposito. Una lettura di questo tipo non è unica.<br />

Fin dai primi secoli della storia dell’esegesi cristiana,<br />

come anche nel periodo della Riforma, l’attenzione<br />

di questo capitolo si è focalizzata su un’interpretazione<br />

in chiave allegorica. In questa pro-<br />

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SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 60<br />

Capitolo 4<br />

spettiva ogni aspetto della narrazione trova un’applicazione<br />

sia nella storia della missione della chiesa<br />

sia in quella dell’esperienza missionaria individuale.<br />

Senza trascurare o minimizzare la validità<br />

storica dell’apparizione, noi riprendiamo questo<br />

approccio spirituale cercando di riscoprire e valorizzare<br />

alcune delle possibili applicazioni per la<br />

missione dei credenti.<br />

Nel mare, di notte<br />

Il mare nella simbologia biblica è spesso sinonimo<br />

di popoli (Ap 19:6) e di difficoltà per il popolo di<br />

Dio (Dn 7:2-3; Mc 4:37; Ap 13:1; 21:1).<br />

I discepoli si trovavano nella barca in mezzo al<br />

mare e di notte. L’inizio della storia cristiana non è<br />

stato facile, il cristianesimo era la «nuova via» (At<br />

9:2) considerata con sospetto e opposizione, non furono<br />

poche le difficoltà e i fallimenti.<br />

I primi cristiani dovettero confrontarsi con il giudaismo,<br />

con il paganesimo e con alcune tendenze<br />

eretiche che a mano a mano sorgevano. Anche oggi<br />

i cristiani conoscono le difficoltà della predicazione.<br />

Nonostante ci si dichiari cristiani, i valori del<br />

cristianesimo con i suoi insegnamenti si sono persi.<br />

È sempre più difficile suscitare interesse per Gesù.<br />

I veri seguaci di Cristo rischieranno sempre di trovarsi<br />

controcorrente (Gal 1:10).<br />

L’insuccesso della pesca<br />

È interessante osservare come le pesche infruttuose<br />

dei discepoli sono state quelle durante le quali Ge-<br />

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Cristo è risorto<br />

sù era assente. La successiva presenza-ordine del<br />

Cristo diventa provvidenziale per la riuscita. Gesù<br />

affermò in un’altra occasione che senza di lui non<br />

avrebbero potuto fare nulla (Gv 15:5).<br />

I discepoli lo verificarono nella loro vita, e uomini<br />

e donne lo confermarono con le loro esperienze<br />

nel corso della storia, come anche oggi.<br />

Con Gesù la vita e le attività cambiano prendendo<br />

una svolta positiva. Ogni sforzo missionario per<br />

Gesù, deve essere fatto con lui. Sarebbe grave anche<br />

per noi oggi lavorare per il proprietario della vigna<br />

senza conoscerlo. Pretendere di portare il messaggio<br />

del Vangelo senza avere un rapporto intimo con<br />

Gesù significa fallire.<br />

Le reti dal lato destro<br />

Ascoltando la voce del Cristo e gettando le reti dal<br />

lato destro della barca come lui aveva ordinato, i discepoli<br />

conobbero il successo.<br />

L’intervento di Gesù è preceduto da un atto di<br />

confessione. Gesù chiede se avevano del pesce e i discepoli<br />

gli risposero: «No». Ammisero le proprie incapacità.<br />

Solo dopo questo riconoscimento, la potenza<br />

divina può avere spazio. Anche noi, come<br />

chiesa e come individui, abbiamo bisogno di passare<br />

attraverso l’esperienza del «no», inteso sia come<br />

espressione d’autentica resa a Gesù sia come confessione<br />

di fede pubblica (Mt 10:32-33).<br />

È rilevante notare inoltre come la destra sia carica<br />

di significato teologico nelle Scritture. Tra i vari<br />

significati troviamo il simbolo dell’azione efficace e<br />

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SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 62<br />

Capitolo 4<br />

salvifica di Dio (cfr. Dt 32:40; Sal 18:36; 118:15). Gesù<br />

vuole anche oggi dirigere e orientare i nostri impegni,<br />

indirizzandoci verso il bene degli uomini e il<br />

successo della missione.<br />

La barca era distante dalla riva<br />

Il testo biblico precisa che la barca era a circa centodieci<br />

metri dalla riva quando i discepoli sentirono<br />

la voce di Gesù.<br />

La distanza che li separava dal maestro si traduce<br />

per noi nella distanza spazio-temporale che ci separa<br />

dall’incontro personale con lui. Nonostante la distanza<br />

il Signore può compiere meraviglie nella nostra<br />

vita se glielo permettiamo. Dal cielo provengono<br />

aiuti e direttive divine indispensabili per conoscere il<br />

successo nella missione che lui ci ha affidato.<br />

Pietro e i discepoli vanno incontro a Gesù<br />

Scorrendo ancora la trama della narrazione biblica<br />

troviamo Pietro che, con quella vivacità e impulsività<br />

con il quale il vangelo lo caratterizza, per primo<br />

si butta in acqua e raggiunge il Signore, seguito poi<br />

dagli altri discepoli.<br />

La realtà missionaria testimonia come ognuno di<br />

noi sia diverso dall’altro. La diversità dei tempi di<br />

reazione caratterizza chi trasmette il messaggio e<br />

chi lo riceve. C’è chi come Pietro, corre e arriva prima<br />

degli altri. C’è chi invece, come i discepoli, ha<br />

bisogno di più tempo. Dal testo in questione risulta<br />

che l’aspetto temporale non abbia importanza per<br />

Gesù, ciò che conta è l’obbiettivo prefissosi e l’im-<br />

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Cristo è risorto<br />

pegno per raggiungerlo. Ognuno di noi quando riconosce<br />

la voce di Gesù e decide di andargli incontro<br />

lo fa con i propri limiti e con i propri tempi. Il<br />

Signore, conoscendoli, li rispetta.<br />

Questo deve essere un esempio per noi a rispettare<br />

i tempi degli altri. Per Gesù ciò che conta è avere<br />

i suoi discepoli sulla spiaggia per fare colazione<br />

con loro.<br />

La colazione<br />

Arrivati sulla riva, i discepoli si trovano davanti a<br />

una scena che forse li avrà lasciati perplessi. Gesù<br />

aveva già del pane e stava arrostendo del pesce. La<br />

colazione era quasi pronta.<br />

Perché allora il Maestro chiede del pesce? Evidentemente,<br />

egli vuole portare le loro menti a riflettere<br />

su delle verità molto più profonde la cui<br />

portata teologica trascendesse la semplice preparazione<br />

di un pasto. La menzione del pesce e del pane<br />

evoca ancora una volta l’esperienza della moltiplicazione.<br />

In quella esperienza i pani e i pesci rappresentavano<br />

la pochezza, la limitatezza e l’incapacità<br />

umana; la folla sfamata invece, il segno del successo<br />

che si trova quando questa nostra pochezza si<br />

unisce alla potenza divina.<br />

Nella prospettiva della missione e del suo compimento<br />

finale Gesù resta l’aiuto e il protagonista<br />

principale. Noi siamo suoi collaboratori. Se il Signore<br />

volesse, il mondo intero verrebbe a conoscenza<br />

del suo messaggio in meno d’un istante. Ciò<br />

nonostante chiede la nostra collaborazione e ci affi-<br />

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SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 64<br />

Capitolo 4<br />

da una parte importante. Quale segno d’onore e di<br />

privilegio collaborare con chi potrebbe fare a meno<br />

di noi. Non siamo i protagonisti principali della preparazione<br />

del regno di Dio e della salvezza degli uomini,<br />

ma suoi preziosi collaboratori (cfr. Gv 14:1-4).<br />

Nel pensiero ebraico la partecipazione a un pasto<br />

era molto importante. Era un segno di intimità e<br />

comunione profonda (cfr. Ap 3:20). A Qumran e in<br />

altri ambienti religiosi affini al mondo ebraico dell’epoca<br />

aveva anche valore religioso. La partecipazione<br />

a un banchetto liturgico era anticipazione e<br />

celebrazione messianica. In diversi testi extrabiblici,<br />

al banchetto escatologico degli eletti viene offerto<br />

del pesce e più precisamente il mostro marino<br />

Leviatan (4 Esd 6:49-52 ; 2 Bar 29:4 ; 1 Enoch 60:7-<br />

9,24-25). 42bis<br />

Gesù, riferendosi a questo pensiero, utilizza il<br />

simbolo del pasto per parlare del suo secondo incontro<br />

con i suoi figli nel regno del Padre (Mt 8:11;<br />

26:29). L’aspetto del pasto, dunque, mette in evidenza<br />

le due componenti dell’opera della salvezza:<br />

l’apporto divino (il pane e il pesce già arrostito) e<br />

l’apporto umano (i centocinquatatre pesci).<br />

L’alba… fine della notte<br />

Questo pasto si consuma all’alba. Non può passare<br />

inosservata tutta la simbologia che la Scrittura attribuisce<br />

alla notte.<br />

Nel nostro contesto l’accento è sia positivo sia negativo.<br />

La notte è il periodo migliore per la pesca<br />

ma è anche faticoso, questo diventa il segno del mo-<br />

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SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 65<br />

Cristo è risorto<br />

mento favorevole che viviamo per l’evangelizzazione<br />

del mondo anche se non è privo di difficoltà.<br />

In questa prospettiva l’alba richiama il tempo<br />

dell’intervento decisivo di Dio salvatore, che metterà<br />

fine alla missione e accoglierà i suoi figli nella<br />

comunione per l’eternità. La Scrittura insegna che<br />

ciò si realizzerà al ritorno di Gesù (1 Ts 4:13-18).<br />

Inoltre l’associazione alba-Gesù è caratteristica<br />

nel Nuovo Testamento. Gesù viene chiamato la lucente<br />

stella del mattino (2 Pt 1:19; Ap 22:16).<br />

La scomparsa della notte, che come il mare è<br />

simbolo delle difficoltà, è dunque figura del coronamento<br />

del piano della salvezza. Giovanni nell’Apocalisse,<br />

vedendo la nuova creazione afferma in<br />

effetti che non ci saranno più né mare né notte (cfr.<br />

Ap 21:1; 22:5).<br />

Un lettura di questo tipo ci lascia supporre che il<br />

racconto di quest’apparizione possa essere anche un<br />

compendio della storia della missione che Cristo affida<br />

agli uomini. Ogni parte del racconto dell’apparizione<br />

coincide con un aspetto del processo dell’evangelizzazione.<br />

Questo, sia in una prospettiva universale,<br />

nella quale viene evocata la missione della chiesa<br />

nel corso dei secoli, sia in una prospettiva più locale<br />

che, inscrivendosi nella storia dell’individuo,<br />

considera l’apporto del singolo verso la missione.<br />

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Capitolo 5<br />

BREVI MEDITAZIONI<br />

1. L’urlo della giustizia e del perdono<br />

Sono intimamente felice di avere questa opportunità<br />

di penetrare insieme con voi nella memoria di<br />

un evento lontano che, tuttavia, ci coinvolge personalmente.<br />

A morire e a risorgere, infatti, è il Figlio<br />

di Dio, che si è incarnato, che s’incarna e si umanizza<br />

in tutti noi, in ognuno di noi: Cristo muore,<br />

noi moriamo. Cristo risorge, noi risorgiamo. C’è,<br />

però, una parola che non rende sempre vera quest’asserzione:<br />

libertà.<br />

La morte - la risurrezione di Gesù non ci viene<br />

imposta, ma solo proposta - dobbiamo accettarla,<br />

farla nostra. Ed è qui che si gioca il grande dramma<br />

dell’esistere dell’uomo. Il sasso che s’innalza e, poi,<br />

abbassandosi, colpisce e uccide mentre una voce risuona<br />

nell’aria; una parola, forse da noi stessi, nel<br />

nostro segreto, tante volte ripetuta: «Sono, forse, il<br />

custode del mio fratello?». Allora mi domando:<br />

«Cristo è risorto?». Le tante parole di vendetta, di<br />

odio, di cattiveria fanno risuonare nella mia mente,<br />

diventata incredula: Cristo è veramente risorto?<br />

Quella povera vergine, massacrata in ciò che ha di<br />

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Capitolo 5<br />

più intimo e poi venduta a tanti, a troppi, porta la<br />

mia mente a ribellarsi, ma intanto resto inerte e mi<br />

limito a dire in un sussurro velato: Ma… Cristo è risorto.<br />

Quei poveri bambini ai quali viene insegnato<br />

che, per essere veri uomini, devono imparare a uccidere<br />

e a vincere per confusi ideali, creano in me<br />

un urlo: Cristo è risorto! Ma quante volte anch’io<br />

calpesto, guardandoli, le vie dello sfruttamento e<br />

dell’egoismo! È vero che quel Cristo che invoco risorto,<br />

mi ha voluto insegnare il perdono: ma perdono<br />

senza giustizia è parola disumana. Perdono senza<br />

uguaglianza è parola vuota.<br />

Solo quando so correre nella pianura della vita<br />

con tutte le potenzialità del mio spirito e abbracciare<br />

quel lebbroso da cui fuggivo inorridito, Cristo<br />

risorge nel mio cuore.<br />

Solo quando so denunciare ogni lieve ingiustizia,<br />

in cui s’è invischiato il mio piede, Cristo risorge.<br />

Solo quando so attraversare le porte del dolore e<br />

penetrare là dove si soffre, Cristo risorge.<br />

Solo quando so scavalcare muri che vogliono<br />

proteggere il mio perbenismo e guardo in faccia<br />

ogni dura e crudele realtà, Cristo risorge.<br />

Solo quando in quella luce, che penetra tra sbarre<br />

d’ogni tipo, ci sono la mia speranza, la mia fede,<br />

il mio amore, Cristo risorge.<br />

Due uomini tristi si allontanavano, lentamente,<br />

da Gerusalemme, dalla città dell’incontro. Erano<br />

così delusi da non riconoscere Gesù in quel viandante<br />

che andava con loro lungo la via.<br />

Quante volte perdiamo l’occasione di riconosce-<br />

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Cristo è risorto<br />

re Gesù, nostra salvezza, nelle situazioni concrete<br />

del nostro esistere e nei volti che incontriamo per<br />

strada? Scoprire Gesù significa innanzitutto mettere<br />

a nudo il nostro essere. Finché ci copriamo, mettiamo<br />

questa o quell’altra maschera, non abbiamo<br />

occhi limpidi per vedere il Signore. Non riusciremo<br />

a vedere chi ha sete o ha fame, chi è in carcere o in<br />

ospedale, chi è triste, solo, abbandonato, senza speranza<br />

e senza amore. E fintanto che non riusciamo<br />

a vedere questi nostri fratelli, non vedremo Gesù,<br />

non lo riconosceremo. Come non lo riconosciamo<br />

in quello che abbiamo, nella nostra gioia, nelle nostre<br />

conquiste, nelle nostre verità. Il rimedio non è<br />

un proposito, dettato dalle circostanze o dalle emozioni<br />

del momento: sappiamo quanto poco durano<br />

i nostri propositi! L’unico rimedio è quello che ci ha<br />

indicato Gesù: dobbiamo nascere di nuovo, nascere<br />

alla vita della grazia, lasciarci illuminare, dal di<br />

dentro, dalla luce della risurrezione.<br />

Permettetemi di proporvi un rito che nelle chiese<br />

tradizionali è noto come «il Rito della Luce». Non si<br />

tratta di una processione con le candele; pensate di<br />

afferrare tra le vostre mani una fiaccola. Fa tanta<br />

luce, dà calore! È la luce di Gesù: illumina il volto<br />

di ognuno! Donate questa fiaccola a chi vi sta vicino<br />

e accettate la loro. È una fiaccola piena di luce e<br />

di calore; ma su questa nuova fiaccola c’è scritta<br />

una parola in più: carità - condivisione - amore. Gli<br />

ortodossi, la mattina di Pasqua, al termine della Veglia,<br />

tornano a casa, portando la loro candelina accesa,<br />

segno di Gesù, luce del mondo.<br />

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Capitolo 5<br />

Dobbiamo cercare di interiorizzare la fiaccola, la<br />

luce di Gesù: a poco a poco farla penetrare dentro<br />

di noi, tutto il nostro essere dovrà essere trasfigurato<br />

dalla presenza di Cristo Gesù: risorti con lui a<br />

nuova vita. L’oggi, vissuto nel segno della risurrezione<br />

di Gesù, può essere per la nostra vita una gloriosa<br />

identificazione con lui, partendo dalla realtà<br />

della condivisione e dell’amore verso tutte le creature,<br />

dalle più emarginate alle più vicine, per gridare,<br />

a voce spiegata e senza finzioni, l’urlo della giustizia<br />

e della uguaglianza.<br />

È vero che il luogo dell’incontro è nel quotidiano.<br />

I discepoli di Emmaus incontrano Gesù lungo la<br />

strada, ma non lo riconoscono. Per riconoscerlo<br />

nella quotidianità bisogna prima averlo incontrato<br />

nel mistero, nella preghiera, nella più ardita delle<br />

meditazioni. Questo è il nostro compito: vivere accanto<br />

al mistero per farlo nostro e solo dopo potremo<br />

incontrare Gesù lungo la strada. Immaginiamo<br />

questa scena: Gesù cammina lungo la strada, tanti<br />

lo attorniano. Tra la folla una donna: «Se potrò toccare<br />

solo le sue vesti, sarò guarita!». Si fa strada come<br />

può e sfiora con la sua mano la veste del Signore.<br />

E Gesù: «Chi mi ha toccato?». «Ma, maestro, sei<br />

schiacciato da tanta gente e domandi: chi mi ha<br />

toccato?» «Ho sentito come una potenza, uscire da<br />

me». Quella donna può raffigurare ognuno di noi.<br />

Cerchiamo di accostarci a Gesù! Una potenza uscirà<br />

da lui e inonderà il nostro essere e il nostro esistere<br />

e sarà allora che potremo con assoluta verità urlare:<br />

«Il Signore è veramente risorto!» (Lc 24:34).<br />

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2. «Egli non è qui…»<br />

Cristo è risorto<br />

L’ultimo capitolo del vangelo di Matteo ci presenta<br />

una scena ripetutasi migliaia di volta in Israele: delle<br />

donne che vanno a ungere un corpo. Questa volta<br />

però, l’atto cui si prestano Maria Maddalena e le<br />

altre, ha dei risvolti più tragici. Stavano ungendo il<br />

corpo del loro Maestro, stavano per imbalsamare il<br />

loro progetto, le loro speranze, il loro sogno. Un<br />

progetto che vedeva Gesù sul trono d’Israele; un sogno<br />

che ha toccato il suo apice massimo con l’entrata<br />

trionfale di Gesù sulla groppa di un asino, ma<br />

che si è trasformato in un incubo sul Golgota. Un<br />

incubo che ha visto perire il Maestro, uno dei discepoli<br />

e mette a dura prova l’incolumità di Pietro.<br />

Con una domanda in testa, la stessa che si ponevano<br />

i discepoli sulla via d’Emmaus, la stessa di Pietro<br />

e di chi sa quanti altri, le donne si avvicinano al<br />

sepolcro. Ellen G. White, nella Speranza dell’uomo,<br />

assicura che l’idea della risurrezione non sfiorava<br />

nemmeno la loro mente. S’interrogavano su come<br />

avrebbero fatto a far rotolare la pietra, ma non potevano<br />

sospettare di ciò che stava per capitare loro.<br />

Il v. 6 si apre con un’affermazione che sconvolge<br />

ancora di più una situazione di per sé già molto tesa,<br />

a causa degli eventi descritti nei versetti 2, 3 e 4<br />

(un terremoto, un essere che risplendeva come la<br />

folgore, dei soldati terrorizzati). L’angelo dice: «Egli<br />

non è qui». L’angelo continua: «È risuscitato…».<br />

Anche se le donne si trovano in uno stato confusionale,<br />

l’affermazione pronunciata dal messaggero di-<br />

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Capitolo 5<br />

vino si scontra con una realtà angosciante ma vera;<br />

una realtà che le donne avevano provato sulla loro<br />

pelle e che bruciava ancora. Queste fedeli discepole<br />

di Gesù avevano percorso la via verso il Golgota insieme<br />

al Maestro, si erano macchiate del suo sangue<br />

mentre lo tiravano giù dalla croce, avevano assistito<br />

alla tumulazione del corpo. La proposta dell’angelo<br />

è allettante, ma le donne fanno fatica ad accettarla.<br />

Oggi comprendiamo bene questo modo di<br />

vivere la fede.<br />

La nostra realtà è maestra nel proporre una religione<br />

«fai da te», dove ciò che conta è quello che io<br />

ho sperimentato, ciò che io ho percepito con i miei<br />

sensi, piuttosto che quello che «altri» hanno detto<br />

centinaia d’anni fa. Come si fa a convincere una<br />

mamma che la voce sentita durante una seduta spiritica,<br />

non era quella del figlio morto giovanissimo<br />

in un incidente stradale?<br />

L’angelo comprende che le donne hanno bisogno<br />

di stimoli più forti per vincere la loro incredulità.<br />

Gesù stesso, pochi giorni dopo andrà incontro a<br />

Tommaso, che aveva posto delle condizioni precise<br />

in cambio della sua fede nella risurrezione: «Voglio<br />

vedere e toccare…». Gesù lo accontenta.<br />

L’angelo invita le donne ad avanzare: «Venite a<br />

vedere il luogo dove giaceva…». Ma la tomba vuota<br />

non basta. La tomba vuota incute timore non fede;<br />

fa pensare all’inganno non alla risurrezione. La<br />

tomba vuota stimolerà la fantasia dell’uomo che<br />

cercherà di trovare una soluzione più logica della<br />

risurrezione. Si è ipotizzato che il corpo di Gesù sia<br />

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Cristo è risorto<br />

stato rapito, che non sia mai stato in quella tomba.<br />

Si è pensato addirittura che la spugna che il soldato<br />

romano avvicina alla bocca di Gesù, oltre all’aceto,<br />

usato al tempo di Gesù per diluire i farmaci,<br />

contenesse una sostanza ottenuta da una pianta che<br />

si chiamava mandragola, un forte anestetico. Questa,<br />

avrebbe permesso a Gesù non solo di fingere<br />

una morte apparente, ma anche di non sentire il dolore.<br />

Durante la notte, quindi, incurante delle ferite,<br />

Gesù avrebbe spostato la pietra e sarebbe sparito<br />

nel nulla.<br />

L’angelo però, non ha ancora esaurito le armi per<br />

sconfiggere l’incredulità delle donne. Egli aggiunge<br />

un particolare al suo discorso. Dice: «… come aveva<br />

detto…». Come «lui» aveva detto; Gesù, la Parola,<br />

l’aveva detto. La Parola che era nel principio; la<br />

stessa che si è rivelata ai patriarchi e ai profeti e che<br />

ha abitato in mezzo agli uomini piena di grazia e<br />

verità, stava rivelandosi ancora una volta alle donne.<br />

Le donne possono di nuovo sentirla, palparla<br />

perché è lì, concreta forse più di prima, quando si<br />

rivolgeva loro attraverso sembianze umane. Finalmente<br />

prende forma anche nella loro memoria, il<br />

piano di Dio, il progetto di Dio, il sogno di Dio. Questo<br />

è il momento in cui le donne lasciano cadere<br />

dalle loro mani gli unguenti e abbandonano definitivamente<br />

il loro progetto per accogliere senza riserve<br />

quello di Dio.<br />

Siamo partecipi di un progetto che si realizzerà<br />

definitivamente, non perché c’è stato presentato attraverso<br />

prodigi, né perché c’è stata mostrata una<br />

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tomba vuota, ma perché la Parola in tutte le sue<br />

manifestazioni c’è lo ha testimoniato. Siamo disposti<br />

a rinunciare ai nostri sogni per abbracciare con<br />

tutte le nostre forze, il sogno di Dio?<br />

Che il Signore Gesù possa sempre essere per noi<br />

tutti la Parola risuscitata dalla tomba per compiere<br />

il piano di Dio.<br />

3. Non era un fantasma<br />

Capitolo 5<br />

«Gesù… comparve in mezzo a loro, e disse: “Pace a<br />

voi!”. Ma essi, sconvolti e atterriti, pensavano di vedere<br />

un fantasma. Ed egli disse loro: “Perché siete<br />

turbati? E perché sorgono dubbi nel vostro cuore?<br />

Guardate le mie mani e i miei piedi, perché sono<br />

proprio io; toccatemi e guardate; perché un fantasma<br />

non ha carne e ossa come vedete che ho io”. E,<br />

detto questo, mostrò loro le mani e i piedi… Poi disse<br />

loro: “Queste sono le cose che io vi dicevo<br />

quand’ero ancora con voi: che si dovevano compiere<br />

tutte le cose scritte di me nella legge di Mosè, nei<br />

profeti e nei Salmi”. Allora aprì loro la mente per<br />

capire le Scritture e disse loro: “Così è scritto, che il<br />

Cristo avrebbe sofferto e sarebbe risorto dai morti il<br />

terzo giorno, e che nel suo nome si sarebbe predicato<br />

il ravvedimento per il perdono dei peccati a<br />

tutte le genti... Voi siete testimoni di queste cose”…<br />

Poi li condusse fuori fin presso Betania; e, alzate in<br />

alto le mani, li benedisse… si staccò da loro e fu<br />

portato su nel cielo» (Luca 24:36-53).<br />

Le luci languide del tramonto di venerdì erano<br />

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Cristo è risorto<br />

spirate con lo spegnersi dell’ultimo respiro dell’Uomo<br />

di Nazaret. Il sabato passò anonimo.<br />

Il primo giorno della settimana, di prima mattina,<br />

Maria Maddalena si reca al sepolcro per ungere<br />

di oli aromatici il corpo di Gesù, ma arrivata presso<br />

la tomba la trova spalancata e vuota. I suoi piedi<br />

diventano veloci e leggeri come quelli di una gazzella.<br />

Il vento, mentre corre, le investe i lunghi capelli<br />

neri, frementi come la criniera di un puledro alla<br />

sua prima galoppata. Il fresco mattutino incontra i<br />

suoi occhi e concorre col vento a spalancare i rubinetti<br />

delle sue lacrime. Raggiunge la casa dei discepoli.<br />

Bussa furiosamente alla porta: «Aprite! Aprite!<br />

Hanno rubato il corpo di Gesù!».<br />

Pietro e Giovanni, seguiti da Maria, corrono fino<br />

al sepolcro: la tomba effettivamente è vuota. I due<br />

apostoli rientrano, mentre Maria rimane.<br />

Rivolta verso l’esterno, si siede sulla pietra tombale.<br />

Sente gocce di rugiada che le cadono sul volto.<br />

C’è un silenzio ossessivo, rotto solo dal garrire<br />

impietoso di uno stormo di rondini. Maria, a testa<br />

china, stanca e affranta, piange silenziosamente.<br />

D’un tratto, ode un rumore di passi, e con le lacrime<br />

che le annebbiano la vista, vede i piedi di qualcuno<br />

che si avvicina. Supponendo che sia il guardiano,<br />

senza neppure la forza di sollevare lo sguardo,<br />

lo supplica: «Per favore, dimmi dove hai messo<br />

il corpo del mio Signore, affinché io possa andare a<br />

riprenderlo!». Ma nel silenzio della mattina ode il<br />

suono dolce e familiare di una voce: «Maria!».<br />

Maddalena riconosce quella voce, solleva lo<br />

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Capitolo 5<br />

sguardo e vede il volto luminoso del suo Salvatore.<br />

Finalmente capisce: Gesù è risorto.<br />

Gesù è risorto<br />

Gesù è risorto e si presenta ai discepoli con un messaggio<br />

di consolazione e di speranza: «Pace a voi!».<br />

È lo stesso messaggio di cui hanno bisogno i suoi<br />

discepoli odierni, stretti, come quelli di allora, in una<br />

morsa di paura e di sconforto. Ma i discepoli, «sconvolti<br />

e atterriti, pensavano di vedere un fantasma».<br />

Il fantasma è una figura… fantasmagorica per<br />

antonomasia, una visione effimera e irreale.<br />

Come allora, oggi. Quando siamo sconvolti e atterriti,<br />

persino Gesù risorto rischia di essere scambiato<br />

per un fantasma, o una visione illusoria.<br />

Quando anche per noi, come per le aspettative<br />

dei discepoli, Gesù non è il conquistatore che ci<br />

aspettavamo, sconvolti dalla delusione, rischiamo<br />

di scambiare il Dio vivente per il fantasma di un<br />

idolo morto. Atterriti dalle brutture di un mondo<br />

che ha «l’apparenza» della religiosità, mentre ne ha<br />

«rinnegato la potenza» (2 Tm 3:5), magari anche<br />

noi pensiamo a un Salvatore fantasma, a un Dio<br />

delle ricorrenze: Natale, Pasqua, nascite e funerali.<br />

E questa fede precaria e formale sfocia nel turbamento<br />

della coscienza che dà origine al dubbio:<br />

forse è solo una favola…<br />

Non è una favola<br />

Ma ecco Gesù risorto venirci ancora in soccorso:<br />

«Perché siete turbati? E perché sorgono dubbi nel<br />

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Cristo è risorto<br />

vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi,<br />

perché sono proprio io; toccatemi e guardate».<br />

Guardate, toccate! Cioè, non accontentatevi di<br />

tradizioni che sembrano favole, ma guardate e toccate!<br />

Non siate paghi della visione eterea di un Dio<br />

fantasma, ma guardate e toccate!<br />

Guardate: scrutate, cercate, studiate, indagate…<br />

con il cuore e la mente alleati: cercate Dio.<br />

Toccate: toccate con mano: non accontentatevi di<br />

una conoscenza teorica, usate il metodo interattivo;<br />

non limitatevi a inviare un’e-mail; ma «chattate»<br />

con il Signore.<br />

Non c’è che un mezzo per riuscire in quest’impresa:<br />

«Queste sono le cose che io vi dicevo<br />

quand’ero ancora con voi: che si dovevano compiere<br />

tutte le cose scritte di me nella legge di Mosè, nei<br />

profeti e nei Salmi».<br />

La legge di Mosè, i profeti e i Salmi rappresentano<br />

la Bibbia. Non c’è altro modo per conoscere per<br />

esperienza il Salvatore risorto se non lo studio della<br />

Bibbia. Uno studio che coinvolga ragione e sentimento.<br />

Uno studio che sappia fare tabula rasa di apriorismi,<br />

soggettivismi, sentito-dire e tradizioni.<br />

Uno studio all’insegna dell’umile sottomissione a<br />

Cristo, affinché ci apra «la mente per capire le<br />

Scritture». Solo allora, come i discepoli, comprenderemo<br />

il significato profondo della Bibbia: «è<br />

scritto che il Cristo avrebbe sofferto e sarebbe risorto<br />

dai morti il terzo giorno, e che nel suo nome<br />

si sarebbe predicato il ravvedimento per il perdono<br />

dei peccati a tutte le genti».<br />

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Capitolo 5<br />

Gesù è morto e risorto; per cui io, nel suo nome,<br />

sono autorizzato a predicare che il pentimento produce<br />

il perdono per tutti.<br />

Sono un testimone<br />

«Voi siete testimoni di queste cose».<br />

Sono anch’io un testimone. Il mio Signore ha<br />

perdonato i miei peccati, i miei errori, le mie miserie;<br />

è disposto a fare la stessa cosa anche a beneficio<br />

di chiunque glielo chieda.<br />

«Poi li condusse fuori fin presso Betania; e, alzate<br />

in alto le mani, li benedisse… si staccò da loro e<br />

fu portato su nel cielo».<br />

Cristo nato, morto e risorto è anche il Cristo tornato<br />

in cielo. Ma non basta, anche Cristo è disposto<br />

a donare il bene supremo della vita eterna. È il Cristo<br />

che tornerà. Attraverso le pagine della Bibbia<br />

echeggia, infatti, un triplice messaggio: Cristo è stato<br />

annunciato, è venuto e tornerà.<br />

Cristo predetto, venuto e veniente<br />

La promessa di un salvatore è preannunciata in tutte<br />

le Scritture ebraiche. Patriarchi e profeti hanno<br />

previsto, sognato e atteso il compimento profetico<br />

dell’avvento.<br />

Cristo è venuto, è la promessa realizzata.<br />

Cristo tornerà, è la conclusione della missione di<br />

salvezza di Gesù.<br />

Cristo predetto, venuto e veniente.<br />

Questo triplice messaggio ha il suo baricentro<br />

nella risurrezione di Gesù. Perché se Gesù è risorto,<br />

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Cristo è risorto<br />

Gesù ritorna; e se Gesù ritorna, allora io aspetto Gesù.<br />

E mentre lo aspetto, lo cerco. E se lo cerco, desidero<br />

trovarlo. E se desidero trovarlo, lo cerco dove<br />

so di poterlo trovare. E dove lo posso trovare?<br />

Nella Bibbia.<br />

Un tesoro nascosto<br />

Molti anni fa una coppia di sposi comprò un campo<br />

agricolo con un pozzo. Cercò di coltivare la terra<br />

ma essa produceva così poco che a stento i due<br />

riuscivano a vivere.<br />

Un giorno passò un forestiero che chiese da bere:<br />

l’acqua del pozzo aveva uno strano sapore. Il forestiero<br />

non disse niente, ma tempo dopo tornò e<br />

comperò la fattoria.<br />

Pochi giorni dopo, in mezzo alla fattoria, proprio<br />

vicino al pozzo dell’acqua, sorgeva un altro pozzo,<br />

ma molto più prezioso: un pozzo di petrolio. Il forestiero<br />

aveva scoperto la presenza del petrolio facendo<br />

analizzare l’acqua: perciò si era affrettato a<br />

vendere tutto per acquistare il podere.<br />

Ovviamente, il suo comportamento morale è discutibile;<br />

ma noi vogliamo fare un’applicazione spirituale<br />

di quest’episodio.<br />

Gesù racconta una storia simile: «Il regno dei cieli<br />

è simile a un tesoro nascosto nel campo, che un<br />

uomo, dopo averlo trovato, nasconde; e per la gioia<br />

che ne ha, va e vende tutto quello che ha, e compra<br />

quel campo» (Mt 13:44). Il campo rappresenta la<br />

Bibbia, e il tesoro è Gesù Cristo, che può essere scoperto<br />

mediante lo studio della Parola!<br />

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Capitolo 5<br />

Amico, fratello, decidi di cercare Gesù! Gesù risuscitato,<br />

Gesù che ritorna, Gesù tramite il quale i<br />

nostri sogni più sublimi non sono più sogni, ma formidabili<br />

certezze di tutti i sogni di pace, amore e<br />

salvezza.<br />

Come il sogno famoso di Martin Luther King,<br />

che risuona ancora nelle orecchie di tutti gli affamati<br />

e assetati di giustizia e libertà: «Ho fatto un<br />

sogno, oggi. Ho sognato che, un giorno, ogni valle<br />

sarà innalzata, ogni monte sarà abbassato, i luoghi<br />

scabri diventeranno pianura... e la gloria del Signore<br />

sarà rivelata».<br />

Ho fatto un sogno<br />

Anch’io ho fatto un sogno. È un sogno cominciato<br />

quando qualcuno mi narrò la storia della risurrezione<br />

e ascensione di Gesù... Da allora faccio lo<br />

stesso sogno tutti i giorni.<br />

Io sogno di vedere, nel cielo tempestoso, una<br />

piccola nuvola che diviene sempre più grande e luminosa.<br />

Sogno di accorgermi, mentre si avvicina alla terra,<br />

che questa nuvola in realtà è una folla di angeli<br />

che circonda il Cristo che ritorna.<br />

Io sogno di essere presente e di vedere Gesù che<br />

si rivolge ai morti, esclamando: «Svegliatevi, o voi<br />

che dormite nella polvere!».<br />

Sogno di contemplare i volti luminosi dei martiri<br />

di ogni tempo e di udire il loro grido di trionfo:<br />

«O morte, dov’è la tua vittoria? O morte, dov’è il tuo<br />

potere?».<br />

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Cristo è risorto<br />

Sogno di vedere il Dio Creatore che restaura la<br />

terra, la quale diverrà bella e sicura come quando<br />

era stata creata.<br />

Sogno di vivere in eterno in questa terra purificata<br />

dal male, insieme a Dio Padre, Gesù e lo Spirito<br />

Santo.<br />

Ma soprattutto sogno che questo sogno non sia<br />

soltanto il mio, ma quello di tutti.<br />

E questo sogno è la certezza della fede, la mia<br />

speranza e il tuo privilegio grazie a Gesù Cristo risuscitato<br />

e perciò salvatore del mondo.<br />

4. Cristo, la primizia<br />

«Poiché, come tutti muoiono in Adamo, così anche<br />

in Cristo saranno tutti vivificati; ma ciascuno al suo<br />

turno: Cristo, la primizia; poi quelli che sono di Cristo,<br />

alla sua venuta» (1 Cor 15:22,23).<br />

Nel capitolo 15 di 1 Corinzi, Paolo non ha alcuna<br />

intenzione apologetica; egli non si preoccupa di dimostrare<br />

che la risurrezione sia un avvenimento<br />

che nessuno possa confutare o negare. Anche citando<br />

i cinquecento fratelli, «dei quali la maggior parte<br />

rimane ancora in vita», non intende portare una<br />

prova inconfutabile, ma vuole sottolineare ai suoi<br />

lettori che egli non è il solo a credere alla risurrezione<br />

di Cristo. Se proprio si cerca una prova, questa<br />

va ricercata nell’esperienza personale di ciascuno.<br />

Senza la risurrezione la predicazione è vuota<br />

come è vuota la fede dei corinzi.<br />

La risurrezione di Cristo è la «primizia» che annuncia<br />

un grande raccolto.<br />

81


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Capitolo 5<br />

«Già e non ancora»<br />

La vita cristiana è una continua tensione fra il<br />

«tutto è compiuto», pronunciato sulla croce da Gesù<br />

e sancito dalla sua risurrezione, e il «non ancora»<br />

perché continuiamo a vivere in un mondo segnato<br />

dalla morte, dalla malattia e dal dolore. Come Gesù<br />

è risorto così risusciteranno anche i credenti, «ma<br />

ciascuno al suo turno» (1 Cor 15:23), dice l’apostolo.<br />

«Turno», «ordine» è l’unica volta che viene adoperato<br />

il termine greco tagma che letteralmente significa<br />

«truppa», e generalmente viene tradotto con<br />

«ordine», «ruolo» in senso lato. È un termine militare<br />

per dare l’idea di una serie di truppe. Gesù risorge<br />

quel mattino radioso, ma sarà seguito dalla<br />

«truppa» dei suoi santi che dormono. Una metafora<br />

mutuata dalla vita militare: la risurrezione è iniziata,<br />

non completata quando Cristo risuscitò. Ma<br />

«ordine» ha anche una valenza cronologica: non è<br />

ancora il nostro tempo, ma verrà presto!<br />

Cristo «la primizia»<br />

La mannella delle primizie che al tempo di Pasqua<br />

veniva agitata davanti al Signore, era tipo della<br />

risurrezione di Cristo. Come antitipo della mannella<br />

agitata, il nostro Signore fu risuscitato dai<br />

morti. Simile alla mannella agitata, che era il primo<br />

grano maturo raccolto prima della mietitura, Cristo<br />

è la primizia di quella messe immortale di redenti<br />

che alla risurrezione futura saranno raccolti nel<br />

granaio di Dio.<br />

L’offerta a Dio della primizia era, in pratica, un<br />

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SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 83<br />

Cristo è risorto<br />

modo per riconoscere la sovranità di Dio in tutte le<br />

manifestazioni della vita (cfr. Dt 26:1-11). Le primizie<br />

dettero origine a due grandi feste del calendario<br />

ebraico: gli azzimi (coincideva con l’offerta dei primi<br />

frutti), che serviva di preparazione alla vera e<br />

massima festa delle primizie; la Pentecoste, che veniva<br />

celebrata a fine raccolto.<br />

In senso figurato, le primizie non solo sono il meglio<br />

di un insieme, ma addirittura influiscono su di<br />

esso santificandolo; così Israele è come primizia di<br />

Dio fra tutti i popoli e lo sono oggi i cristiani fra tutte<br />

le nazioni.<br />

Secondo l’apostolo Paolo, Cristo risuscita come<br />

primizia di quelli che dormono, come anticipazione<br />

di quello che avverrà per molti, non solo in senso<br />

temporale, ma anche in quanto ne è la causa.<br />

Anzi, per essere più precisi, Mosè, Lazzaro e altri<br />

ancora sono risuscitati prima di Cristo, ma hanno<br />

potuto farlo in virtù di un’anticipazione della risurrezione<br />

di Cristo.<br />

Senza la vittoria di Cristo sulla morte, nessun’altra<br />

risurrezione sarebbe stata possibile. In questo<br />

senso reale Cristo è il primo frutto di quelli che risuscitano.<br />

Così l’immagine fa pensare a una consacrazione<br />

dei frutti successivi, a motivo proprio della benedizione<br />

divina insita nelle primizie.<br />

L’identità di destino fra primizia e resto del raccolto,<br />

acquista in Paolo valore di certezza. «Sappiamo<br />

infatti che fino a ora tutta la creazione geme ed<br />

è in travaglio; non solo essa, ma anche noi, che ab-<br />

83


SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 84<br />

Capitolo 5<br />

biamo le primizie dello Spirito, gemiamo dentro di<br />

noi, aspettando l’adozione, la redenzione del nostro<br />

corpo» (Rm 8:22,23).<br />

«Poi, quelli che sono di Cristo»<br />

«Poi» è usato per enumerare eventi successivi in<br />

ordine cronologico. La risurrezione di Cristo viene<br />

separata, come «primizia», dalla risurrezione dei<br />

giusti. «Quelli che sono di Cristo» sono coloro che,<br />

seguendolo sono morti credendo nelle sue promesse,<br />

nel suo progetto di vita per noi. Sono compresi<br />

tutti i giustificati dalla fede dall’Antico Testamento<br />

ai tempi di Paolo e tutti coloro che sarebbero venuti<br />

dopo. I giusti di tutti i tempi sono descritti come<br />

«quelli che sono di Cristo», il cui Redentore ha lavato<br />

i loro peccati nel proprio sangue.<br />

«Alla sua venuta»<br />

Paolo unisce la risurrezione dei fedeli al ritorno di<br />

Cristo: «Ecco, io vi dico un mistero: non tutti morremo,<br />

ma tutti saremo trasformati, in un momento,<br />

in un batter d’occhio, al suono dell’ultima tromba.<br />

Perché la tromba squillerà, e i morti risusciteranno<br />

incorruttibili, e noi saremo trasformati. Infatti bisogna<br />

che questo corruttibile rivesta incorruttibilità<br />

e che questo mortale rivesta immortalità» (1 Cor<br />

15:51-53).<br />

«Infatti, se crediamo che Gesù morì e risuscitò,<br />

crediamo pure che Dio, per mezzo di Gesù, ricondurrà<br />

con lui quelli che si sono addormentati. Poiché<br />

vi diciamo questo fondandoci sulla parola del<br />

84


SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 85<br />

Cristo è risorto<br />

Signore: che noi viventi, i quali saremo rimasti fino<br />

alla venuta del Signore, non precederemo quelli che<br />

si sono addormentati; perché il Signore stesso, con<br />

un ordine, con voce d’arcangelo e con la tromba di<br />

Dio, scenderà dal cielo, e prima risusciteranno i<br />

morti in Cristo» (1 Ts 4:14-16).<br />

Conclusione<br />

La morte continuerà a mietere le sue vittime, come<br />

pure la guerra, le pestilenze, ecc. Continueremo a<br />

vivere in un brutto mondo, ma con un’ottica nuova,<br />

se abbiamo sempre presente davanti ai nostri occhi<br />

la «beata speranza».<br />

85


SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 86


SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 87<br />

Capitolo 6<br />

I NOMI DEL RISORTO<br />

NELL’APOCALISSE<br />

Giovanni pone al centro dell’Apocalisse la persona<br />

di Cristo Gesù. Il libro inizia con le parole: «Rivelazione<br />

(apocalypsis, cioè la cosa nascosta nei confronti<br />

della quale si solleva il velo) di Gesù Cristo,<br />

che Dio gli diede per mostrare ai suoi servi le cose<br />

che devono avvenire tra breve» (Ap 1:1).<br />

Lo scopo dell’autore è di annunciare le cose che<br />

devono «avvenire tra breve» e l’imminenza del suo<br />

compimento, «il tempo è vicino» (v. 3); Giovanni<br />

presenta le difficoltà future della chiesa e il modo in<br />

cui si realizzerà quel mondo di pace e di felicità,<br />

annunciato da Dio. Nella prospettiva del compimento<br />

della Parola di Dio, l’Apocalisse presenta il<br />

trionfo definitivo di Cristo su Satana, mediante la<br />

vittoria della chiesa sulla ribellione dell’umanità nei<br />

confronti del Creatore. Per questo motivo, Louis<br />

Bonnet scrive: «L’Apocalisse resta, per la chiesa di<br />

tutti i tempi, la sorgente alla quale può attingere la<br />

consolazione e gli incoraggiamenti di cui essa ha bisogno<br />

nei giorni della prova». 43<br />

La consolazione, la forza, la speranza che anima<br />

la chiesa sono l’espressione della grazia presente<br />

87


SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 88<br />

Capitolo 6<br />

nella prima beatitudine: «Beato chi legge e beati coloro<br />

che ascoltano le parole di questa profezia e fanno<br />

tesoro delle cose che vi sono scritte» (1:3). La felicità<br />

deriva dall’opera di Cristo e da Cristo stesso<br />

che è presentato con diversi nomi e attributi che caratterizzano<br />

la sua presenza nella storia della chiesa<br />

attraverso i secoli per concludersi nel trionfo finale,<br />

cioè il suo ritorno con potenza e gloria.<br />

L’Apocalisse presenta il compimento del progetto<br />

divino della creazione, quel progetto che è stato<br />

ostacolato dal peccato, cioè dalla rottura del rapporto<br />

di amicizia e fiducia tra l’uomo e Dio. Nel presentare<br />

il trionfo del bene, Giovanni si riallaccia alla<br />

speranza dell’Antico Testamento. Infatti «non c’è<br />

nessun commentatore» scrive Charles Brütsch,<br />

«che non abbia fatto rilevare la stretta relazione che<br />

esiste tra l’Apocalisse e l’Antico Testamento». 44<br />

Del resto scrive Antoine Feuillet: «L’Apocalisse di<br />

Giovanni potrebbe essere definita, per un certo verso,<br />

una rilettura dell’Antico Testamento alla luce<br />

dell’avvenimento del cristianesimo. A questo proposito<br />

non ci sono libri nel Nuovo Testamento che siano<br />

più interessanti e suggestivi». 45<br />

Gesù Cristo, il Signore<br />

Il re umile, giusto e vittorioso che, secondo la profezia<br />

di Zaccaria (1:11; 9:9), sarebbe entrato in Gerusalemme<br />

sulla cavalcatura di un asino, nell’esultanza<br />

della folla che lo accoglie con grida di allegrezza,<br />

l’Apocalisse lo chiama «Gesù» (che significa:<br />

«Yhwh salva»), «Cristo» (che significa «unto»,<br />

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SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 89<br />

Cristo è risorto<br />

«Messia» cfr. Ap 1:1,2,5). In alcuni casi si trova solo<br />

«Gesù» (cfr. 1:9; 14:12; 22:16), in altri solo «Cristo»<br />

(cfr. 11:15; 20:4,6) e in altri ancora «Signore Gesù»<br />

(cfr. 22:20,21).<br />

Testimone fedele e veritiero<br />

Questo Gesù Cristo «è il testimone fedele» (1:5;<br />

3:14), colui che è venuto nel mondo per «testimoniare<br />

della verità» (Gv 18:37), perché parla di ciò<br />

che sa e di ciò che ha veduto, allo scopo di farci conoscere<br />

il Padre (Gv 1:18; 14:9).<br />

Il Signore, in occasione del suo ritorno, descritto<br />

in forma epica, dipinto mentre cavalca il destriero<br />

della vittoria, viene presentato come il «Fedele e Veritiero»<br />

(Ap 19:11); cioè come colui che mantiene le<br />

sue promesse di bene, di liberazione, di ristabilimento<br />

del regno e della giustizia. Isaia aveva annunciato<br />

che il re della nuova terra non «giudicherà<br />

dall’apparenza…» (11:3).<br />

Primogenito dei morti<br />

È il «primogenito dei morti», il primo risuscitato in<br />

ordine di tempo, perché non è successivamente deceduto,<br />

come è avvenuto per coloro che Gesù stesso<br />

ha risuscitato durante il suo ministero. 46<br />

Principe dei re della terra<br />

A questi titoli Giovanni ne aggiunge un altro: «Il<br />

principe dei re della terra» (Ap 1:5). Questa espressione<br />

richiama quanto Paolo scrive ai Colossesi. Il<br />

Signore, dopo la sua ascensione è salito in alto, si è<br />

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SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 90<br />

Capitolo 6<br />

posto a sedere alla destra del Padre e degli angeli; le<br />

signorie, i principati e le potenze gli sono sottoposte<br />

essendo lui il capo. Ha esposto le forze nemiche<br />

al pubblico spettacolo perché ha trionfato su di loro<br />

mediante la croce (Col 1:16; 2:10,15), realizzando<br />

così la sua regalità come Messia profetizzato già<br />

nel Salmo 2, al quale il Signore proponeva: «Chiedimi,<br />

io ti darò in eredità le nazioni e le estremità<br />

della terra in tuo possesso» (v. 8).<br />

Nel Salmo 89:27 leggiamo a tale proposito: «Io<br />

inoltre lo costituirò mio primogenito, il più eccelso<br />

dei re della terra». Isaia aveva profetizzato di lui: «...<br />

e il dominio riposerà sulle sue spalle» (9:5). «La giustizia<br />

sarà la cintura delle sue reni e la fedeltà la cintura<br />

dei suoi fianchi. Non si farà né male né danno<br />

su tutto il mio monte santo, poiché la conoscenza<br />

del SIGNORE riempirà la terra, come le acque coprono<br />

il fondo del mare» (Is 11:5,9). Questa realtà verrà<br />

confermata dal profeta Daniele che lo presenta come<br />

Figlio dell’uomo (cfr. 7:13).<br />

Figlio dell’uomo<br />

Questo titolo «Figlio dell’uomo», Giovanni lo attribuisce<br />

a Cristo Gesù in due momenti: quando si<br />

muove tra i sette candelabri come Sommo Sacerdote<br />

(Ap 1:13) e in occasione della sua seconda venuta<br />

(Ap 14:14). Questo titolo in oriente, dopo la<br />

deportazione di Giuda in Babilonia, indica l’uomo<br />

che nel tempo mitico sarà il salvatore dell’umanità<br />

(cfr. Dn 7:13). Il Figlio dell’uomo, Gesù, si è manifestato<br />

nella storia, nel tempo, in uno spazio geo-<br />

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SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 91<br />

Cristo è risorto<br />

grafico delimitato la cui azione è stata annunciata<br />

da testimoni. Come testimone della verità da parte<br />

del Padre, Cristo Gesù può dare alla chiesa la grazia<br />

della fedeltà nell’annuncio della Parola di Dio. Essendo<br />

lui «il primogenito dei morti» è garante, nei<br />

confronti dei martiri e di coloro che hanno creduto<br />

fino alla fine, della grazia della risurrezione, cioè<br />

della vita che trionfa sulla morte.<br />

Primo e ultimo, il vivente<br />

Gesù Cristo, vestito con paramenti sacerdotali, dice<br />

di sé: «Non temere, io sono il primo e l’ultimo, e il<br />

vivente. Ero morto, ma ecco sono vivo per i secoli<br />

dei secoli, e tengo le chiavi della morte e del soggiorno<br />

dei morti» (Ap 1:18; cfr. 22:13).<br />

Gesù dichiara la sua propria divinità presentandosi<br />

come fece al profeta Isaia: «Così parla il SI-<br />

GNORE, re d’Israele e suo redentore, il SIGNORE degli<br />

eserciti: Io sono il primo e sono l’ultimo e fuori di<br />

me non c’è Dio» (Is 44:6 cfr. 48:12). Gesù, come il<br />

Padre, è chiamato «primo e ultimo», cioè colui che<br />

è l’origine e il compimento della creazione. Già Paolo<br />

scrivendo ai colossesi, afferma: «Poiché in lui sono<br />

state create tutte le cose che sono nei cieli e sulla<br />

terra, le visibili e le invisibili: troni, signorie, principati,<br />

potenze; tutte le cose sono state create per<br />

mezzo di lui e in vista di lui. Egli è prima di ogni cosa<br />

e tutte le cose sussistono in lui» (1:16,17).<br />

Il Cristo della storia, quale scopo della creazione,<br />

sussisterà quando la tragedia del male finirà. Allora<br />

Gesù porterà a compimento il progetto del Padre.<br />

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SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 92<br />

Capitolo 6<br />

Nel presentarsi alla chiesa di Smirne la cui parola<br />

significa «amarezza» e richiama le sofferenze che la<br />

chiesa avrebbe subito, Gesù è presentato, oltre che<br />

«il primo e l’ultimo», come colui «che fu morto e<br />

tornò in vita» (Ap 2:8). Il Signore vuole esprimere<br />

così la sua prerogativa di confortare il singolo credente<br />

e la comunità che dovrà confrontarsi con la<br />

sofferenza e l’opposizione violenta.<br />

Gesù si propone come «il vivente», colui che ha<br />

vita in sé per sua natura, la stessa caratteristica con<br />

cui si presentava il Signore nell’Antico Testamento.<br />

L’espressione ricorda Giosuè, quando diceva: «Da<br />

questo riconoscerete che il Dio vivente è in mezzo a<br />

voi» (Gs 3:10); così lo presenta il profeta Geremia<br />

(10:10; Lam 3:39); Pietro riconosce Gesù come «Figlio<br />

del Dio vivente» (Mt 16:16); il sommo sacerdote<br />

nel sinedrio, nel processo di condanna, rivolgendosi<br />

a Gesù dice: «Ti scongiuro per il Dio vivente di dirci<br />

se tu sei il Cristo, il Figlio di Dio» (Mt 26:63); o come<br />

Gesù stesso aveva detto: «... il Padre vivente mi<br />

ha mandato» (Gv 6:57); Barnaba e Paolo esortavano<br />

così gli abitanti di Listra: «Vi predichiamo che da<br />

queste vanità vi convertiate al Dio vivente» (At<br />

14:15); e Paolo nelle sue lettere scriveva: «Chiamati<br />

figli del Dio vivente» (Rm 9:26); i credenti sono come<br />

una lettera «scritta con lo Spirito del Dio vivente»<br />

(2 Cor 3:3), esortati a «servire il Dio vivente e vero»<br />

(1 Ts 1:9; cfr. 1 Tm 3:5; 4:10); abbiamo posta la<br />

nostra speranza nel Dio vivente (Eb 3:12; 4:12;<br />

10:31; 12:22; Ap 7:2). Gesù in Apocalisse è il «Dio vivente»<br />

per natura, come lo era per l’antico Israele.<br />

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SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 93<br />

Cristo è risorto<br />

A questa realtà si deve aggiungere il tempo dell’incarnazione,<br />

nella natura di figlio dell’uomo, nella<br />

quale sperimenta la morte e la risurrezione. Colui<br />

che è stato appeso sulla croce, è morto, è stato<br />

sepolto, ma la cui integrità ha trionfato sull’oblio ed<br />

è ora il Signore «vivente» che trasmette alle membra<br />

della sua Chiesa una vita non più soggetta alla<br />

morte (Gv 14:19) «per i secoli dei secoli e tengo le<br />

chiavi della morte e del soggiorno dei morti» (Ap<br />

1:18), cioè fa del soggiorno dei morti, l’Ades, un luogo<br />

dal quale i credenti possono con diritto uscirne.<br />

Figlio di Dio<br />

Come Sommo Sacerdote, nelle sue funzioni di presentare<br />

il popolo dei credenti al Padre, è colui che<br />

cammina in mezzo ai sette candelabri d’oro, simbolo<br />

della chiesa (Ap 2:1). Alla chiesa di Tiatiri si<br />

presenta come «Figlio di Dio, che ha gli occhi come<br />

fiamma di fuoco, e i piedi simili a bronzo incandescente»<br />

(2:18). Gesù viene condannato perché si è<br />

proposto come Figlio di Dio (Lc 22:70), è descritto<br />

con «occhi come fiamma di fuoco», perché è colui<br />

che può penetrare e conoscere le realtà misteriose e<br />

nascoste (Ap 1:15), i cui piedi di «bronzo incandescente»<br />

esprimono fermezza e sicurezza.<br />

«Santo, veritiero... che ha le chiavi di Davide»<br />

Alla chiesa di Filadelfia, Gesù è presentato come «il<br />

Santo, il Veritiero, colui che ha la chiave di Davide,<br />

colui che apre e nessuno chiude, che chiude e nessuno<br />

apre» (Ap 3:7).<br />

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SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 94<br />

Capitolo 6<br />

«Santo» era il titolo con il quale veniva indicato<br />

il Dio d’Israele (cfr. 2 Re 19:22; Sal 71:22; 78:41;<br />

89:18). Questo titolo caratterizza il libro di Isaia<br />

(cfr. Is 1:4; 10:20; 12:6; 29:19; ecc.) e lo ritroviamo<br />

nel vangelo di Marco (1:24) e in Giovanni (6:69) dove<br />

Gesù è chiamato il «santo di Dio».<br />

«Veritiero», come in Apocalisse 19:11 in cui il<br />

Signore viene nella sua potenza con i nomi «Fedele<br />

e Veritiero». Questo titolo è in contrapposizione alle<br />

calunnie con le quali è stato accusato durante la<br />

sua vita e per questo condannato. La Parola di Gesù<br />

è verità assoluta, è Parola di Dio. Il Signore<br />

adempirà fedelmente quanto annunciato dalla sua<br />

Rivelazione.<br />

Gesù, presentato con le «chiavi», simbolo dell’autorità<br />

del prefetto di palazzo, «di Davide» casa<br />

regnante, sono il simbolo dell’autorità di Gesù sulla<br />

casa di Dio (Eb 3:6), cioè sul suo regno (Mt 28:29).<br />

Erede di Davide, secondo la carne, è il vero Re di<br />

Dio annunciato dai profeti, quale «Principe della<br />

pace», «Dio Potente», «Padre eterno» (Is 9:5).<br />

È il futuro re Davide profetizzato (Ger 30:9; Ez<br />

34:23; 37:24), al quale il Padre darà il trono di Davide<br />

(Lc 1:32). È lui che aprirà le porte del regno o<br />

le chiuderà, manifestando il dono della sua grazia e<br />

la manifestazione del suo giudizio infallibile. Sebbene<br />

il compito della chiesa sia quello di annunciare<br />

e introdurre, mediante il battesimo, i fedeli nella<br />

casa di Dio (Mt 16:19; Gv 20:23), è il Signore solo<br />

che conosce i suoi (2 Tm 2:19).<br />

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Cristo è risorto<br />

«Amen, testimone Fedele e Veritiero...»<br />

All’ultima chiesa, Laodicea, Gesù è presentato come<br />

«l’Amen, il testimone fedele e veritiero, il principio<br />

della creazione di Dio (Ap 3:14).<br />

«L’aggettivo ebraico “amen” significa “fermo”,<br />

“saldo” e in senso morale, “fedele”. Usato come avverbio<br />

significa “in verità”, come la formula “amen,<br />

amen” che ricorre 25 volte nel vangelo di Giovanni.<br />

Qui l’Amen esprime in forma ebraica la stessa<br />

idea del “testimone Fedele e Veritiero”. Cristo è la<br />

verità incrollabile, la fedeltà assoluta, personificata.<br />

L’espressione il “principio della creazione di Dio”<br />

è stata intesa dagli ariani e dai razionalisti nel senso<br />

di “prima creatura” di Dio o “capolavoro” della creazione;<br />

ma questo senso non risponde al concetto che<br />

ci è dato di Cristo nel messaggio di Laodicea e, in genere,<br />

nell’Apocalisse e negli scritti del Nuovo Testamento.<br />

Se Cristo fosse una semplice creatura, come<br />

potrebbe essere l’Amen, come possederebbe l’onniscienza<br />

presupposta nel “conoscere le tue opere”, come<br />

sarebbe la fonte d’ogni bene spirituale (v. 18)?...<br />

Se fosse una semplice creatura come sarebbe l’alfa<br />

e l’omega, il principio e la fine, il primo e l’ultimo, e<br />

come sarebbe adorato da tutte le creature (cfr 1:5-<br />

7; 5:11-14; 22)?<br />

Se invece intendiamo la parola principio in senso<br />

attivo, significa che Cristo è anteriore alla creazione<br />

e ne è l’originatore, la causa efficiente o, per<br />

dirla, con Giovanni, è colui che era nel principio<br />

con Dio e per mezzo del quale è stata fatta ogni cosa<br />

(Gv 1:1-3; cfr Col 1:15-17; 2:9; Eb 1).<br />

95


SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 96<br />

Capitolo 6<br />

Come tale egli ha il potere di adempiere ogni promessa».<br />

47<br />

Leone della tribù di Giuda, rampollo di Davide<br />

A Giovanni che piange perché nessuno è in grado di<br />

aprire il rotolo che presenta gli avvenimenti che<br />

realizzano il destino finale del regno di Dio, Gesù<br />

viene presentato come «il leone della tribù di Giuda,<br />

il rampollo di Davide, (che) ha vinto per aprire<br />

il libro e i suoi sette sigilli» (Ap 5:5).<br />

Queste due espressioni, che presentano Gesù come<br />

un figlio dell’umanità: «il leone della tribù di<br />

Giuda» 48 e «il rampollo di Davide», sono un invito<br />

per la chiesa a non insistere solo sulla divinità di Cristo,<br />

ma a prendere in considerazione anche la forza<br />

della sua umanità. I due attributi del Messia sono<br />

presi da Genesi 49:8-10 e da Isaia 11:1,2,10. Il leone<br />

è il simbolo del Messia nella sua forza contro il male<br />

e i suoi nemici. Non è vinto, ma si lascia vincere;<br />

non subisce, ma determina i tempi e i momenti.<br />

La parola greca che traduce «rampollo» significa<br />

anche «radice», perché il Messia è nello stesso tempo<br />

radice di Davide, quanto alla divinità e suo rampollo,<br />

germoglio, quanto all’umanità. Come diceva<br />

Andrea di Cesarea: «Cristo è la radice di Davide, come<br />

Creatore, secondo la sua divinità, ma viene dalla<br />

radice di Davide secondo la sua umanità».<br />

Il Messia non è solo il germoglio di Davide, ma è<br />

anche colui che lo precede, lo produce, lo genera e lo<br />

porta. Questa espressione ricorda quella del Salmo<br />

110:1, in cui si dichiara che il Messia è contempora-<br />

96


SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 97<br />

Cristo è risorto<br />

neamente figlio e Signore di Davide (Mt 22:41-46). Il<br />

Messia prima dell’incarnazione, come «radice»,<br />

precede non solo Davide, ma anche Mosè, Abraamo<br />

e tutto il popolo d’Israele e la comunità dei santi.<br />

Possiamo allora osare affermare che se ci sono stati<br />

Abraamo, Mosè, Davide e il popolo, essi sono esistiti<br />

in vista dell’incarnazione del Figlio di Dio. È lui<br />

che porta in sé Davide e i patriarchi; egli è contemporaneamente<br />

lo scopo e il termine verso il quale<br />

questi e tutta la storia d’Israele convergono. La seconda<br />

persona delle divinità è l’anima, il principio,<br />

lo spirito, la vita dell’alleanza al termine della quale<br />

egli si incarna nella persona di Gesù. 49<br />

Agnello<br />

In mezzo al trono, alle quattro creature viventi e in<br />

mezzo agli anziani, l’apostolo vede un «Agnello in<br />

piedi, che sembrava essere stato immolato, e aveva<br />

sette corna e sette occhi che sono i sette Spiriti di<br />

Dio, mandati per tutta la terra» (Ap 5:6).<br />

Davanti a lui le quattro creature viventi e i ventiquattro<br />

anziani «cantavano un nuovo cantico, dicendo:<br />

“Tu sei degno di prendere il libro e di aprirne<br />

i sigilli, perché sei stato immolato e hai acquistato<br />

a Dio, con il tuo sangue, gente di ogni tribù,<br />

lingua, popolo e nazione e ne hai fatto per il nostro<br />

Dio un regno e dei sacerdoti; e regneranno sulla terra”.<br />

E vidi, e udii voci di molti angeli intorno al trono,<br />

alle creature viventi e agli anziani; e il loro numero<br />

era di miriadi di miriadi, e migliaia di migliaia.<br />

Essi dicevano a gran voce: “Degno è l’Agnel-<br />

97


SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 98<br />

Capitolo 6<br />

lo, che è stato immolato, di ricevere la potenza, le<br />

ricchezze, la sapienza, la forza, l’onore, la gloria e la<br />

lode. E tutte le creature che sono nel cielo, sulla terra,<br />

sotto la terra e nel mare, e tutte le cose che sono<br />

in essi, udii che dicevano: “A Colui che siede sul<br />

trono, e all’Agnello, siano la lode, l’onore, la gloria e<br />

la potenza, nei secoli dei secoli. Le quattro creature<br />

viventi dicevano: “Amen!”. E gli anziani si prostrarono<br />

e adorarono”» (Ap 5:9-14).<br />

Il titolo «Agnello» 50 è il nome con il quale il libro<br />

dell’Apocalisse indica più volte Gesù Cristo. È simbolo<br />

della pace, della docilità, dell’innocenza e della<br />

mitezza. È stato annunciato un vincitore, un<br />

eroe, un leone e appare un «agnello». Questo leone<br />

in forma di agnello raffigura la grazia manifestata<br />

nella redenzione. Gesù è la pietra angolare sulla<br />

quale ognuno edifica la propria esistenza, o contro<br />

la quale ognuno infrange la propria vita. Per questo<br />

motivo ha il diritto di rivelare, rompendo i sigilli, la<br />

vittoria nel tempo e quella finale.<br />

In Cristo Gesù, nella sua persona e nella sua opera,<br />

vi è il centro e si riassume tutto il significato della<br />

storia degli uomini e dell’eternità. Egli è colui che<br />

svela i pensieri di Dio, ne è la Parola e il realizzatore.<br />

Senza di lui e fuori di lui questo mondo è un<br />

enigma, un incomprensibile caos e, come diceva<br />

Voltaire, la storia dell’umanità è spesso sembrata<br />

come una burla cattiva. Gesù solo, malgrado tutti i<br />

misteri che la sua persona e la sua opera presentano<br />

alla nostra mente di persone limitate, è la sola<br />

luce (Gv 8:12). Questo simbolo della grazia porta<br />

98


SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 99<br />

Cristo è risorto<br />

per l’eternità i segni della sua immolazione, la ferita<br />

dalla quale è uscito il sangue, cioè la vita. «La parola<br />

qui usata per indicare l’agnello, arnios, è tipica<br />

dell’Apocalisse dove la si trova 29 volte in dodici capitoli.<br />

Altrove ricorre una sola volta in Giovanni<br />

«Pasci i miei agnelli» (21:15). Il simbolo dell’agnello<br />

indica il carattere immacolato, e l’opera espiatoria<br />

di Cristo si riallaccia al capitolo 53 di Isaia, alle<br />

leggi relative all’agnello pasquale, al sacrificio quotidiano<br />

e ad altri sacrifici, «ombra di cose che dovevano<br />

avvenire» (Col 2:17). Il sacrificio estremo<br />

della propria vita è stato per Cristo la via per ottenere<br />

la suprema autorità. L’apparente vittoria di Satana,<br />

la croce, è stata, in realtà, la sua disfatta.<br />

«Le “sette corna” sono il simbolo della pienezza<br />

della potestà e della forza e “i sette occhi”, secondo<br />

la spiegazione che ne è data, rappresentano la pienezza<br />

dello Spirito di Dio che è anche lo Spirito di<br />

Cristo e ch’egli manda per tutta la terra. “Egli dunque,<br />

essendo stato esaltato dalla destra di Dio e<br />

avendo ricevuto dal Padre lo Spirito Santo promesso,<br />

ha sparso quello che ora vedete e udite” (At<br />

2:33). “Ma quando sarà venuto il Consolatore che io<br />

vi manderò da parte del Padre, lo Spirito della verità<br />

che procede dal Padre, egli testimonierà di me”<br />

(Gv 15:26; cfr. Ap 1:4; 3:1; 4:5). “Lo Spirito scruta<br />

ogni cosa, anche le profondità di Dio” (1 Cor 2:10);<br />

quindi i sette occhi sono il segno dell’onniscienza<br />

divina del Cristo». 51<br />

Gesù, mediante la sua vittoria sul male, ha potuto<br />

riconciliare tanto le cose che sono sulla terra<br />

99


SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 100<br />

Capitolo 6<br />

quanto quelle che sono nei cieli (cfr. Col 1:20; Ef<br />

1:10). «Gli uni (gli angeli) con voce sonora per i<br />

quali nulla ha mai alterato lo splendore, pubblicano<br />

la fedeltà dell’Altissimo che corona magnificamente<br />

l’umile e perseverante sottomissione alla sua volontà;<br />

gli altri (l’umanità), su un tono più grave e<br />

con un accento più contenuto, come conviene a degli<br />

esseri il cui canto è nato nelle lacrime, glorificano<br />

la sua grazia che cancella l’infedeltà e perdona la<br />

rivolta; quelli mostrano a noi uomini, nel loro<br />

esempio, la scala luminosa sulla quale hanno potuto<br />

elevarsi fino a Dio senza mai uscire dal bene,<br />

raggiungere la perfezione, ma senza la caduta, realizzare<br />

il progetto nel seno dell’innocenza, glorificando<br />

così la santità e la veracità di questo Dio che<br />

non permette che il peccato possa mai essere considerato<br />

come necessario o anche come utile in sé;<br />

e dall’altro lato, noi uomini risponderemo a loro<br />

mostrando, con umiltà profonda, i bui abissi del<br />

peccato dove eravamo precipitati, ma da cui la mano<br />

di Dio ci ha ritirati mediante prodigi senza uguali;<br />

glorificando così ai loro occhi questa grazia “che<br />

è sovrabbondata là dove il peccato è abbondato” e<br />

che, cambiando il male stesso in bene, compie il<br />

miracolo dei miracoli.<br />

Dal seno dei due popoli che ne formeranno uno,<br />

si eleverà allora, su toni diversi, questo inno comune,<br />

ultima parola della storia degli esseri liberi, di<br />

cui il canto degli angeli e la lode dei pastori nella<br />

notte di Natale fu il preludio: “Gloria a Dio e all’Agnello<br />

che è seduto sul trono! Alleluia!”». 52<br />

100


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Cristo è risorto<br />

Parola di Dio<br />

Nel quadro che ritrae il Signore veniente su un cavallo<br />

bianco, Giovanni, dopo averlo presentato come<br />

«fedele e veritiero», aggiunge: «Il suo nome è la<br />

Parola di Dio» (v. 13). «Come la parola rivela il pensiero<br />

nascosto, così il Figlio è la rivelazione del Dio<br />

invisibile, “l’impronta della sua essenza”, “l’immagine”<br />

sua. Egli ne rivela l’amore infinito, ma ne rivela<br />

pure la giustizia e la santità. Questo nome del Figlio<br />

fatto carne si trova solo negli scritti di Giovanni (Gv<br />

1:1; 1 Gv 1:1)». 53<br />

Re dei re e Signore dei signori<br />

«Sulla veste e sulla coscia» in modo ben visibile<br />

«porta scritto questo nome: “RE DEI RE, SIGNORE DEI<br />

SIGNORI”» (Ap 19:16). «Nome che anche i sovrani<br />

dell’antichità si sono attribuiti (cfr. Dn 2:37), ma<br />

che in realtà appartiene a Dio solo e al suo Cristo<br />

(Dn 4:25). In questa sovrana autorità sta la garanzia<br />

della vittoria di Cristo sulla coalizione dei poteri del<br />

mondo che gli sono avversi». 54<br />

La lucente stella del mattino<br />

Gesù stesso, dopo essersi indicato, come aveva fatto<br />

precedentemente, la radice - rampollo - e progenie<br />

di Davide (Ap 5:5), riferendosi senz’altro a Isaia<br />

11:10, presentandosi come il Messia, il Re perfetto<br />

ed eterno annunciato, della famiglia di Davide (Is<br />

11:1; Lc 1:32,69), si definisce: «la lucente stella del<br />

mattino» (Ap 22:16). «L’apparizione di Cristo, quale<br />

re glorioso, segnerà l’alba del giorno eterno, la fi-<br />

101


SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 102<br />

Capitolo 6<br />

ne delle tenebre, il regno della luce; perciò egli si<br />

chiama la lucente stella mattutina che annuncia e<br />

introduce il giorno» 55 e «dissipa tutte le tenebre». 56<br />

Alfa e omega, il principio e la fine<br />

Dopo aver annunciato per l’ultima volta la sua venuta<br />

imminente, il Signore stesso, richiamando<br />

quanto appena era stato detto (cfr. Ap 22:12), ripete<br />

il suo titolo «alfa e omega, il primo e l’ultimo, il<br />

principio e la fine» (v. 13).<br />

Abbiamo già visto che Gesù è stato presentato<br />

come primo e ultimo (cfr. 1:18; 2:8), mostrando i<br />

suoi attributi divini come chi segue l’umanità nella<br />

sua storia e la porta a compimento con la realizzazione<br />

del suo regno, confermando e compiendo il<br />

suo progetto originario espresso già alla creazione,<br />

ma alterato dalla separazione dell’uomo da Dio. A<br />

questa caratteristica si aggiunge quella di essere<br />

l’alfa e l’omega, prima e ultima lettera dell’alfabeto<br />

greco. L’apostolo attribuisce la prima e l’ultima lettera<br />

dell’alfabeto greco al Signore Dio onnipotente<br />

(cfr. 1:8), colui che suggella la proclamazione del ritorno<br />

del Figlio nella sua potenza e gloria e con gli<br />

angeli suoi. L’Apocalisse si conclude attribuendo,<br />

questa volta a Gesù quello che in precedenza aveva<br />

riferito al Padre.<br />

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PARTE II<br />

La vita del Risorto,<br />

oggi e domani


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Capitolo 7<br />

BATTESIMO E RISURREZIONE<br />

«Che diremo dunque? Rimarremo forse nel peccato<br />

affinché la grazia abbondi? No di certo! Noi che<br />

siamo morti al peccato, come vivremmo ancora in<br />

esso? O ignorate forse che tutti noi, che siamo stati<br />

battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella<br />

sua morte? Siamo dunque stati sepolti con lui<br />

mediante il battesimo nella sua morte, affinché, come<br />

Cristo è stato risuscitato dai morti mediante la<br />

gloria del Padre, così anche noi camminassimo in<br />

novità di vita» (Romani 6:1-4).<br />

Risurrezione di Cristo e dei credenti<br />

La risurrezione di Cristo non è soltanto risurrezione<br />

della sua persona, ma speranza di risurrezione per<br />

tutti coloro che hanno stabilito un rapporto di solidarietà<br />

con lui. L’apostolo Paolo esprime chiaramente<br />

questo fatto, e lo fa con una duplice prospettiva.<br />

Una, molto più comunemente nota, è quella della risurrezione<br />

dei morti al momento del ritorno in gloria<br />

del Cristo: «Certa è quest’affermazione: se siamo<br />

morti con lui, con lui anche vivremo» (2 Tm 2:11).<br />

«Il Signore stesso, con un ordine, con voce d’arcangelo<br />

e con la tromba di Dio, scenderà dal cielo,<br />

105


SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 106<br />

Capitolo 7<br />

e prima risusciteranno i morti in Cristo» (1 Ts 4:16).<br />

La seconda, molto meno sottolineata, si riferisce<br />

a una esperienza che deve avvenire «qui e ora» nella<br />

vita del credente. Il vangelo chiama quest’esperienza<br />

anche nuova nascita, conversione, santificazione.<br />

L’apostolo Paolo la paragona a una vera e<br />

propria risurrezione, perché come per la risurrezione<br />

escatologica, essa implica una morte e l’inizio<br />

miracoloso di una nuova vita.<br />

Il contesto<br />

La chiesa cristiana ha dovuto attraversare, fin dalle<br />

sue origini, una serie molto lunga di errori dottrinali<br />

(eresie) e morali. Il primo grande problema<br />

teologico che la chiesa primitiva dovette affrontare,<br />

aveva a che fare con le modalità della salvezza:<br />

com’è che si è salvati?<br />

Il primo nucleo di cristiani, provenienti tutti dal<br />

giudaismo, era generalmente abituato a pensare<br />

che la salvezza fosse frutto della coesistenza di due<br />

fattori: da una parte, l’atteggiamento benevolo (noi<br />

diremmo, dalla grazia) di Dio, visto che tutti sono<br />

peccatori; dall’altra, l’operare dell’uomo.<br />

Le seguenti testimonianze rabbiniche possono<br />

chiarire la loro visione.<br />

«Il mondo viene giudicato con bontà e ciascuno<br />

in base alla somma delle sue opere». 57 «Grande è la<br />

legge. A colui che la mette in pratica, essa procura<br />

la vita in questo mondo e nel mondo avvenire». 58<br />

Il professore Paolo Sacchi dice: «Il giudizio farisaico<br />

va... visto come un conto (heshbon) fatto da<br />

106


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Cristo è risorto<br />

Dio calcolando, in maniera che sfugge all’uomo nei<br />

particolari ma non nel criterio di fondo, a pro dell’uomo<br />

le osservanze della legge, e contro l’uomo le<br />

trasgressioni. L’uomo salvato è pertanto un giustificato<br />

e non un giusto, perché ogni uomo ha le sue<br />

colpe, solo che si ammette che in definitiva sia stato<br />

l’uomo stesso che permette a Dio di giustificarlo<br />

attraverso il suo “fare la legge”». 59<br />

In questa prospettiva, il messaggio e l’opera di<br />

Cristo potevano essere facilmente fraintesi. Il rischio<br />

di una pretesa autosalvezza umana era notevole<br />

e si esprimeva con una insistenza particolare<br />

sull’osservanza della legge, vista non come via del<br />

bene per onorare il progetto di Dio per la vita dell’uomo,<br />

ma come via attraverso cui l’uomo conquista<br />

la propria salvezza.<br />

In contrasto con questo modo di capire, Cristo aveva<br />

già specificato che il nostro «buon operare» non ci<br />

fa acquisire nessun diritto davanti a Dio di cui rimaniamo<br />

«... servi inutili: abbiamo fatto quello che eravamo<br />

in obbligo di fare» (Lc 17:10).<br />

L’apostolo Paolo riprende il concetto di Gesù e lo<br />

sviluppa in quella dottrina straordinaria che noi definiamo<br />

«giustificazione per fede» o «salvezza per<br />

sola grazia». Egli nega che la salvezza possa essere il<br />

frutto di un nostro operare lungo la via tracciata dalla<br />

legge, «perché mediante le opere della legge nessuno<br />

sarà giustificato davanti a lui; infatti la legge dà<br />

soltanto la conoscenza del peccato» (Rm 3:20).<br />

La salvezza, egli continua, viene solo dalla grazia<br />

di Dio, rivelata e offerta attraverso Gesù (cfr. v. 24).<br />

107


SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 108<br />

Capitolo 7<br />

Appena prima del testo di Romani 6 che stiamo<br />

discutendo, l’apostolo aveva affermato che la legge<br />

era data (anche) per rivelare l’enormità del nostro<br />

peccato, rendendo così ancora più necessaria la grazia<br />

di Dio: «La legge poi è intervenuta a moltiplicare<br />

la trasgressione; ma dove il peccato è abbondato,<br />

la grazia è sovrabbondata, affinché, come il peccato<br />

regnò mediante la morte, così pure la grazia regni<br />

mediante la giustizia a vita eterna, per mezzo di Gesù<br />

Cristo, nostro Signore» (Rm 5:20,21).<br />

Il nuovo equivoco<br />

Come il giudaismo rischiava di vanificare la grazia<br />

di Dio in Cristo, attraverso l’esaltazione della legge<br />

e delle buone opere, così i cristiani rischiano di vanificare<br />

il senso della stessa grazia in nome della<br />

grazia stessa.<br />

Agli occhi di molti, la grazia diventa la facile giustificazione<br />

per la trasgressione della legge del Signore<br />

e per il disimpegno morale. Alla fin fine, si dice,<br />

non è vero che quello che conta è la grazia di Dio e<br />

non quello che noi facciamo?<br />

L’apostolo Paolo è consapevole di questo rischio e<br />

cerca continuamente di superarlo (cfr. Rm 3:31;<br />

6:15; 7:7). Romani 6:1 è probabilmente quello più<br />

esplicito: «Che diremo dunque? Rimarremo forse<br />

nel peccato affinché la grazia abbondi? No di certo!».<br />

Grazia non è solo perdono<br />

Il grande equivoco è che la grazia sia solo perdono.<br />

Invece essa è, soprattutto, restaurazione di una re-<br />

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Cristo è risorto<br />

lazione, quella tra l’uomo e Dio. Il perdono è solo il<br />

primo gradino di tale processo, ma la grazia non si<br />

ferma a esso, e prosegue fino al raggiungimento del<br />

suo obiettivo finale.<br />

La grazia nasce dalla realtà del peccato che ci ha<br />

portati lontano da Dio e ci ha fatto perdere tutto ciò<br />

che Dio rappresentava in termini di vita, di pace, di<br />

armonia, di giustizia, di speranza. Il perdono è l’espressione<br />

del desiderio di Dio di non permettere<br />

che la nostra ribellione, il nostro peccato, distrugga<br />

tutto questo per sempre. Il perdono consente di ristabilire<br />

la nostra relazione con Dio, ma quando<br />

siamo con lui, tutto cambia. Il figlio prodigo della<br />

parabola, rientra a casa del padre certamente perdonato<br />

e amato, ma non continua a vivere in questa<br />

casa come aveva fatto durante il suo pellegrinaggio<br />

lungo le vie della disubbidienza e del male.<br />

Il ritorno a casa è ritorno a una vita nuova.<br />

L’Apostolo scrive: «... affinché, come Cristo è stato<br />

risuscitato dai morti mediante la gloria del Padre,<br />

così anche noi camminassimo in novità di vita»<br />

(Rm 6:4).<br />

Quel «affinché» ci conferma quello che stiamo<br />

scoprendo. La grazia di Cristo ha uno scopo, quello<br />

di una vita nuova che deve realizzarsi nella nostra<br />

realtà attuale. La grazia di Dio è perdono del peccato,<br />

ma anche superamento della nostra condizione<br />

di peccato. Dio non ci offre la grazia quando ci<br />

perdona e noi, di conseguenza, rispondiamo con<br />

una vita nuova derivante dalle nostre capacità. Se<br />

così fosse, rimarremmo ancora nell’ottica giudaica<br />

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Capitolo 7<br />

della salvezza per opere. La nuova vita di cui Paolo<br />

parla, non è la nostra risposta alla grazia di Dio, ma<br />

è il risultato della stessa grazia che continua a operare<br />

in noi. Paragonando questa nuova vita alla risurrezione<br />

di Cristo, l’Apostolo ci dice che entrambe<br />

avvengono «mediante la gloria [qui sta per “potenza”]<br />

di Dio» (Rm 6:4).<br />

La risurrezione e la nuova vita non sono realtà<br />

che possiamo realizzare con le nostre forze. Cristo,<br />

per sperimentare la potenza della risurrezione, ha<br />

dovuto abbandonarsi totalmente, con la sua morte,<br />

nelle mani del Padre. Allo stesso modo, il credente<br />

che è stato conquistato dall’amore e dall’esempio<br />

del Cristo, si affida totalmente alla grazia del Padre<br />

per lasciare che la sua potenza lo inizi a una vita<br />

nuova e migliore.<br />

Il battesimo come morte e risurrezione<br />

Per esprimere tutto questo, Paolo si rifà al significato<br />

del battesimo, che tutti i credenti, sia di origine<br />

giudaica che pagana, avevano ricevuto.<br />

Il battesimo cristiano è, per la Bibbia, un lavacro<br />

totale che si realizza attraverso una piena immersione<br />

nell’acqua. Ognuno poteva vedervi un segno<br />

della grandezza della grazia che perdona e purifica.<br />

Dio vuole e può effettivamente perdonarci ogni<br />

peccato, anche il più grande, il più ripetuto e ostinato<br />

(1 Gv 1:9).<br />

Ma Paolo, ci vede qualcosa che è ancora più radicale.<br />

Entrare nelle acque battesimali è molto più<br />

che essere lavati. Quell’acqua diventa una tomba, e<br />

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Cristo è risorto<br />

l’entrarvi un morire. Ma non è il morire fisico della<br />

nostra vita terrena, e la risurrezione che ne consegue<br />

non è quella del tempo della fine. Si tratta di un<br />

morire nella nostra vita e alla nostra vita orientata<br />

al peccato, alla disubbidienza, all’autonomia, per<br />

risuscitare a una vita improntata alla comunione<br />

con Cristo, alla fedeltà.<br />

La legge di Dio, ritrova qui la sua funzione originale<br />

e piena. Dopo avere rivelato il nostro peccato,<br />

essa ci indica ora cosa significa vivere con Dio. Giovanni<br />

scriveva che «il peccato è la trasgressione della<br />

legge» di Dio (1 Gv 3:4). Paolo dice lo stesso, anche<br />

se in altro modo, in Romani 7:7-24, dove oppone<br />

la legge di Dio «santa», «giusta», «buona», «spirituale»<br />

al peccato che porta a fare proprio il contrario<br />

di quello che la legge insegna.<br />

L’apostolo, chiude il capitolo 7 con il grido disperato<br />

di chi, avendo compreso la bellezza della grazia<br />

e dell’amore di Dio, sperimenta comunque la sua<br />

propria incapacità a vivere in essi: «Misero me uomo!<br />

Chi mi trarrà da questo corpo di morte?» (v. 24).<br />

Egli non cerca solo la grazia che perdona. Non cerca<br />

solo la libertà dalla condanna del peccato, ma<br />

anche la liberazione dalla sua forza. Cerca la libertà<br />

dei figli di Dio che vogliono vivere nella casa del Padre<br />

facendo la sua volontà.<br />

Al capitolo 6, l’apostolo aveva già indicato la via<br />

della sua speranza. Egli aveva detto che Dio perdona<br />

e libera. Grazie a essa l’uomo vecchio può diventare<br />

nuovo, lo schiavo del peccato può diventare<br />

libero di fare il bene: «Così anche voi fate conto<br />

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SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 112<br />

Capitolo 7<br />

di essere morti al peccato, ma viventi a Dio, in Cristo<br />

Gesù. Non regni dunque il peccato nel vostro<br />

corpo mortale per ubbidire alle sue concupiscenze;<br />

e non prestate le vostre membra al peccato, come<br />

strumenti d’iniquità; ma presentate voi stessi a Dio,<br />

come di morti fatti viventi, e le vostre membra come<br />

strumenti di giustizia a Dio; infatti il peccato<br />

non avrà più potere su di voi; perché non siete sotto<br />

la legge ma sotto la grazia» (Rm 6:11-14).<br />

Al capitolo 8, allarga la pista verso la libertà, presentando<br />

l’azione dello Spirito che ci libera dalla<br />

strapotenza del peccato che porta al male, e ci rende<br />

figli di Dio capaci di vivere una grazia liberatrice.<br />

L’uomo naturale, che segue le sue passioni e le<br />

sue vie, che si esalta nella sua indipendenza, «non è<br />

sottomesso alla legge di Dio, e neppure può esserlo»<br />

(8:7). Ma voi, aggiunge per i credenti in Cristo, «non<br />

siete» più «nella carne ma nello Spirito, se lo Spirito<br />

di Dio abita veramente in voi» (8:9). La conseguenza<br />

è logica: se l’uomo carnale non ubbidisce alla<br />

legge di Dio, sarà l’uomo spirituale a farlo, non<br />

per la sua capacità, ma proprio perché guidato e sostenuto<br />

dallo Spirito.<br />

Nella vita cristiana tutto è grazia, il perdono, il<br />

morire con Cristo, il risorgere con lui a una vita<br />

nuova, l’ubbidire alla legge di Dio, l’essere guidati e<br />

sostenuti dallo Spirito di Dio. Tutto è frutto dell’amore<br />

e della potenza di Dio.<br />

Se i giudei credevano che l’operare dell’uomo secondo<br />

la legge rendesse fruibile la grazia di Dio, e<br />

se molti cristiani pensano che la grazia di Dio ren-<br />

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Cristo è risorto<br />

de superato e superfluo il nostro vivere secondo la<br />

legge, noi diciamo, con l’apostolo Paolo, che è appunto<br />

perché tutto è grazia, che vogliamo e possiamo<br />

camminare nelle vie della legge del Signore,<br />

non per raggiungere la salvezza con le nostre forze,<br />

ma perché salvati e liberati dalla potenza multiforme<br />

della grazia di Dio in Cristo, da cui tutto viene e<br />

alla cui gloria vogliamo che tutto contribuisca.<br />

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Capitolo 8<br />

ESSERE CROCIFISSI E VIVERE<br />

«Sono stato crocifisso con Cristo: non sono più io<br />

che vivo, ma Cristo vive in me! La vita che vivo ora<br />

nella carne, la vivo nella fede nel Figlio di Dio il quale<br />

mi ha amato e ha dato se stesso per me» (Gal 2:20).<br />

Chiedo e mi chiedo spesso cosa significhi essere cristiani.<br />

Lo chiedo perché ho spesso l’impressione<br />

che lo si fraintenda.<br />

Molti pensano che significhi «credere» nella veridicità<br />

di qualcosa che ha a che fare con Cristo nella<br />

sua esistenza storica, nella sua divinità, nella sua potenza,<br />

nel suo amore, nel suo insegnamento. Tutto<br />

questo è giusto, ma manca qualcosa di essenziale.<br />

C’è nei vangeli un’espressione che suona molto<br />

strana. Gesù dice, secondo quanto riportato da Giovanni<br />

17:3, che la vita eterna consiste nel «conoscere»<br />

il Padre e il Figlio che egli ha mandato. Se questo<br />

è vero, significa che anche Satana, per fare un<br />

esempio, sarà salvato? Non conosce egli Dio e Cristo<br />

molto meglio di qualsiasi uomo?<br />

Il problema è che noi attribuiamo alla parola<br />

«conoscere» un significato mentale, razionale,<br />

mentre la Bibbia gli attribuisce anche un significato<br />

relazionale. Conoscere Dio o Cristo non significa<br />

115


SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 116<br />

Capitolo 8<br />

soltanto sapere qualcosa di lui, ma vivere con lui<br />

un’esperienza di profonda solidarietà, come avviene,<br />

per esempio, nella relazione coniugale, in cui<br />

due diventano uno, e che la Bibbia definisce appunto<br />

come un «conoscersi» (Gn 2:24; 4:1).<br />

Questo spiega perché il profeta Isaia può descrivere<br />

la perfetta pace e armonia del regno di Dio in<br />

termini di conoscenza: «Non si farà né male né danno<br />

su tutto il mio monte santo, poiché la conoscenza<br />

del SIGNORE riempirà la terra, come le acque coprono<br />

il fondo del mare» (11:9).<br />

L’apostolo Paolo descrive la sua esperienza di fede<br />

cristiana, non come un semplice conoscere qualcosa<br />

di Cristo, e neppure come un credere in lui, ma<br />

come un identificarsi con lui, un diventare uno con<br />

lui al punto tale da sentirsi morto con il Cristo che<br />

muore, e vivo solo perché Cristo vive in lui.<br />

Così dicendo, l’apostolo sembra rinunciare alla<br />

sua autonomia, alla sua capacità di giudizio, alla<br />

sua libertà, alla sua propria vita addirittura, per vivere<br />

la vita di un altro.<br />

In molti altri testi, l’apostolo Paolo esprime questi<br />

concetti con una parola che in greco è doulos e<br />

che i traduttori un po’ timidamente traducono con<br />

«servo» di Cristo (Rm 1:1; Gal 1:10), ma che in<br />

realtà vuol dire «schiavo». Lo schiavo è come un’estensione<br />

del suo padrone. Il suo corpo è agli ordini<br />

della mente di un altro, come se l’altro veramente<br />

vivesse in lui e lui per l’altro. Questo è il sentimento<br />

dell’apostolo nei confronti di Cristo, con la<br />

differenza che lo schiavo è tale perché ha perso la li-<br />

116


SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 117<br />

Cristo è risorto<br />

bertà, mentre Paolo, facendosi volontariamente<br />

schiavo di Cristo, la riconquista scoprendo e vivendo<br />

il vero senso della sua identità e della sua vita<br />

(Rm 8:2,21; 1 Cor 9:19; 10:29; 2 Cor 3:17; Gal 2:4).<br />

Com’è possibile tutto questo? La spiegazione data<br />

da Paolo è che il suo rinunciare a se stesso a favore<br />

di Cristo non ha origine in un atto di violenza<br />

che lui abbia subito, come avviene nel caso della<br />

schiavitù, ma in un atto d’amore da parte di colui<br />

che è diventato il suo Signore. Colui che egli serve,<br />

dice Paolo, è «il Figlio Dio il quale mi ha amato e ha<br />

dato se stesso per me». Se Paolo si identifica pienamente<br />

con Cristo è perché Cristo, per primo, si è<br />

identificato con lui. Se rinuncia a se stesso è perché<br />

Cristo, per primo, ha rinunciato a se stesso per lui.<br />

Se è disposto a offrire la sua vita è perché Cristo ha<br />

dato, per primo, la propria vita per lui.<br />

Paolo si abbassa di fronte a colui che lo innalza,<br />

muore per colui che lo fa vivere, si fa schiavo di colui<br />

che dona la libertà. Per questo egli muore e vive,<br />

si fa schiavo ed è libero, rinuncia a se stesso e scopre<br />

chi è veramente.<br />

Paolo non aveva cominciato il suo rapporto con<br />

Cristo in questo modo. Al contrario, c’era stato un<br />

tempo in cui egli vedeva in Cristo un nemico da cui<br />

prendere le distanze e da annientare. Paolo, a quel<br />

tempo conosciuto come Saulo, voleva che Cristo<br />

morisse perché lui e il suo popolo potessero vivere.<br />

Egli condivideva le parole del sommo sacerdote che<br />

riteneva utile «che un uomo solo muoia per il popolo<br />

e non perisca tutta la nazione» (Gv 11:50).<br />

117


SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 118<br />

Capitolo 8<br />

E la cosa si realizzò veramente, ma in senso opposto<br />

alle loro intenzioni. Cristo morì per il suo popolo<br />

e per Paolo, non perché la sua vita fosse oggettivamente<br />

un pericolo per loro, ma perché essi<br />

avevano bisogno della testimonianza del suo amore,<br />

un amore che si offre fino in fondo, fino alle ultime<br />

sue conseguenze.<br />

Paolo scoprirà che Cristo non era morto perché<br />

nemico, ma proprio perché amico, e questa scoperta<br />

farà cambiare il senso e il corso della sua vita.<br />

Paolo scoprirà che Cristo era morto «per lui», per<br />

salvarlo da una falsa comprensione di sé, da una<br />

prospettiva di autosufficienza orgogliosa che avrebbe<br />

portato il suo popolo alla catastrofe spirituale e<br />

politica, e se stesso alla morte eterna.<br />

Così, nel Cristo che muore, Paolo riconosce la necessità<br />

della morte di quello che egli era, e l’accetta.<br />

Ma scopre anche che nel Cristo che risorge c’è per<br />

lui anche la possibilità di una vita nuova, riempita<br />

di nuovi valori e nuove prospettive. Sulla croce del<br />

Golgota, con Cristo muore anche il vecchio persecutore<br />

arrogante, e dalla tomba di Giuseppe d’Arimatea<br />

risorge, con Cristo, anche la persona di colui<br />

che sarebbe diventato l’apostolo delle genti.<br />

Questa è la fede di Paolo, il suo conoscere Cristo.<br />

Non è solo una conoscenza che riempie la mente,<br />

ma un’esperienza che trasforma e riempie la vita. Si<br />

può definire in altro modo l’essere cristiani?<br />

118


SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 119<br />

Capitolo 9<br />

LA VITA DEL RISORTO<br />

Introduzione<br />

Abbiamo già detto che i primi cristiani non erano<br />

interessati a dimostrare scientificamente come sia<br />

potuta accadere la risurrezione. Né erano interessati<br />

a provare i perché e i come della risurrezione. Per<br />

loro non c’erano dubbi, avevano parlato con il Cristo<br />

risorto, l’avevano toccato, avevano mangiato insieme…<br />

e questo era sufficiente. Inoltre la tomba<br />

vuota parlava ancora più eloquentemente.<br />

Perché è importante la risurrezione di Gesù?<br />

Tramite la risurrezione il credente capisce che Gesù<br />

è veramente il Figlio di Dio. Nel giorno della Pentecoste,<br />

Pietro lo dichiarò apertamente: «Questo Gesù,<br />

Dio lo ha risuscitato; di ciò, noi tutti siamo testimoni.<br />

Egli dunque, essendo stato esaltato dalla destra<br />

di Dio e avendo ricevuto dal Padre lo Spirito<br />

Santo promesso, ha sparso quello che ora vedete e<br />

udite… Sappia dunque con certezza tutta la casa d’Israele<br />

che Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù<br />

che voi avete crocifisso» (At 2:32,33,36).<br />

Nonostante la sua predicazione, i miracoli e le<br />

sue azioni prodigiose, se non fosse stato per la ri-<br />

119


SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 120<br />

Capitolo 9<br />

surrezione Cristo sarebbe stato considerato un<br />

semplice uomo, un maestro o al massimo un profeta.<br />

Fu solo dopo la risurrezione che i suoi seguaci<br />

ebbero la certezza che Gesù era pienamente colui<br />

che affermava di essere.<br />

Inizia una nuova era<br />

I primi cristiani desideravano un reale cambiamento<br />

della loro vita: volevano essere riconciliati con<br />

Dio, liberati dal loro egocentrismo. Presto si resero<br />

conto che non potevano ottenere queste cose solo<br />

attraverso le osservanze scrupolose della Torah. «La<br />

sola cosa che poteva veramente trasformare la personalità<br />

umana era un nuovo centro e una nuova<br />

forza vitale». 60<br />

La vita ripiegata su se stessi, lontana dal progetto<br />

divino, diventa una prigione. L’uomo crede di emanciparsi<br />

rifiutando il Padre ed eliminando dal proprio<br />

orizzonte il suo Creatore, ma deve accorgersi,<br />

amaramente, che non ha trovato una libertà più<br />

grande ma una servitù più spietata.<br />

Il figlio che chiede di andare via dalla casa paterna,<br />

appena varca la soglia di casa sua, fa morire la<br />

sua piena libertà. Voleva spendere una ricchezza<br />

non sua per godersi finalmente la vita e fare quello<br />

che riteneva giusto, ma si ritrova presto a pascolare<br />

porci, senza dignità, da «figlio» diventa «un servo».<br />

Ricupera la dignità di figlio solo facendo ritorno alla<br />

casa paterna.<br />

Per descrivere il ritorno a casa, Paolo applica<br />

l’immagine della risurrezione al battesimo del cre-<br />

120


SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 121<br />

Cristo è risorto<br />

dente. Il battesimo è una scelta fatta con consapevolezza<br />

da adulti e non un semplice rito fatto per<br />

procura quando, da bambini, non si ha alcuna consapevolezza.<br />

In Romani 6 Paolo descrive così il battesimo: «O<br />

ignorate forse che tutti noi, che siamo stati battezzati<br />

in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua<br />

morte? Siamo dunque stati sepolti con lui mediante<br />

il battesimo nella sua morte, affinché, come Cristo<br />

è stato risuscitato dai morti mediante la gloria<br />

del Padre, così anche noi camminassimo in novità<br />

di vita» (Rm 6:3,4). Per questo motivo l’apostolo<br />

Paolo potrà dire che non è più lui che vive, perché<br />

il suo io è stato crocifisso, ma è Cristo che vive in lui<br />

(cfr. Gal 2:20).<br />

«Nella morte e nella risurrezione di Gesù si è realizzata<br />

la fine della storia; la storia del mondo intero<br />

è stata immessa in un movimento eterno». 61<br />

Gesù, garante della vita eterna<br />

Quest’affermazione implica almeno due cose: già<br />

adesso, la qualità della vita acquista un significato<br />

nuovo e immenso, ma vuol dire anche che la morte<br />

non avrà l’ultima parola. Con la risurrezione, Gesù<br />

si lascia definitivamente alle spalle la morte. Gesù<br />

la vince, la supera, non è più sottoposto a essa. 62<br />

Verso la fine degli anni Cinquanta, Oscar Cullmann<br />

scandalizzò il mondo dei teologi, affermando<br />

che la speranza cristiana non può essere fondata<br />

sull’immortalità dell’anima, ma solo sulla risurrezione<br />

e distrusse, una volta per tutte, quel comodo<br />

121


SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 122<br />

Capitolo 9<br />

cuscino su cui poggiare la nostra carnalità. Oggi<br />

non c’è più uno studioso serio della Scrittura, cattolico<br />

o protestante, che non riconosca la validità<br />

dell’insegnamento di Gesù.<br />

A Corinto, non credevano in tanti nella risurrezione.<br />

Perché?<br />

Il capitolo 15 della prima lettera ai Corinti tocca in<br />

profondità il segreto dell’uomo: la vita, la morte e la<br />

risurrezione. Con una descrizione logica rigorosa,<br />

Paolo si sforza di presentare alla comunità greca l’elemento<br />

fondamentale del suo pensiero: se Cristo<br />

non è risorto la vostra fede è un’illusione!<br />

«Vi ricordo, fratelli, il vangelo che vi ho annunziato,<br />

che voi avete anche ricevuto, nel quale state<br />

anche saldi, mediante il quale siete salvati, purché<br />

lo riteniate quale ve l’ho annunziato; a meno che<br />

non abbiate creduto invano. Poiché vi ho prima di<br />

tutto trasmesso, come l’ho ricevuto anch’io, che Cristo<br />

morì per i nostri peccati, secondo le Scritture;<br />

che fu seppellito; che è stato risuscitato il terzo giorno,<br />

secondo le Scritture; che apparve a Cefa, poi ai<br />

dodici. Poi apparve a più di cinquecento fratelli in<br />

una volta, dei quali la maggior parte rimane ancora<br />

in vita e alcuni sono morti. Poi apparve a Giacomo,<br />

poi a tutti gli apostoli; e, ultimo di tutti, apparve anche<br />

a me, come all’aborto; perché io sono il minimo<br />

degli apostoli, e non sono degno di essere chiamato<br />

apostolo, perché ho perseguitato la chiesa di Dio»<br />

(1 Cor 15:1-9).<br />

In Cristo Gesù, Dio compie la salvezza dell’uma-<br />

122


SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 123<br />

Cristo è risorto<br />

nità. Questa salvezza inizia concretamente con la<br />

risurrezione di Cristo. Nel pensiero paolino la risurrezione<br />

ha la stessa importanza dell’incarnazione<br />

nel pensiero di Giovanni. Perché allora nella comunità<br />

di Corinto nasce e si sviluppa un pensiero<br />

ostile nei confronti di questa verità?<br />

È possibile che Paolo abbia a che fare con dei credenti<br />

d’origine giudaica seguaci dello gnosticismo, i<br />

quali non comprendono la necessità di una risurrezione<br />

fisica di Cristo e degli uomini. L’insistenza di<br />

Paolo sulla signoria di Cristo che sarà riconosciuta<br />

in modo definitivo alla sua gloriosa apparizione<br />

vuole smascherare l’umana illusione di credere che<br />

si possa giungere alla perfezione senza passare attraverso<br />

la trasformazione radicale della parousia.<br />

La risurrezione dai morti<br />

Dopo aver ricordato la confessione di fede antica,<br />

Paolo fa un ragionamento per assurdo: ritiene che<br />

se Cristo non è risorto non può neanche esserci una<br />

risurrezione dei morti.<br />

«Ora se si predica che Cristo è stato risuscitato<br />

dai morti, come mai alcuni tra voi dicono che non<br />

c’è risurrezione dei morti? Ma se non vi è risurrezione<br />

dei morti, neppure Cristo è stato risuscitato; e<br />

se Cristo non è stato risuscitato, vana dunque è la<br />

nostra predicazione e vana pure è la vostra fede. Noi<br />

siamo anche trovati falsi testimoni di Dio, poiché<br />

abbiamo testimoniato di Dio, che egli ha risuscitato<br />

il Cristo; il quale egli non ha risuscitato, se è vero che<br />

i morti non risuscitano. Difatti, se i morti non risu-<br />

123


SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 124<br />

Capitolo 9<br />

scitano, neppure Cristo è stato risuscitato; e se Cristo<br />

non è stato risuscitato, vana è la vostra fede; voi<br />

siete ancora nei vostri peccati. Anche quelli che sono<br />

morti in Cristo, sono dunque periti. Se abbiamo<br />

sperato in Cristo per questa vita soltanto, noi siamo<br />

i più miseri fra tutti gli uomini» (1 Cor 15:12-19).<br />

«La vita di Cristo sulla terra non avrebbe potuto<br />

rivestire l’importanza che ha se la sua agonia non<br />

fosse stata seguita dalla risurrezione. Il ritorno all’esistenza<br />

di Cristo appartiene alla nuova creazione».<br />

63 Senza la risurrezione non ha più senso né la<br />

predicazione né la fede dei credenti. Anzi l’apostolo<br />

ritiene che senza questo orizzonte luminoso, pieno<br />

di vita, non avrebbe alcun senso l’esistenza stessa.<br />

Allora sente opportuno ribadire una verità dimenticata.<br />

Cristo è risuscitato dai morti (vv. 20-25).<br />

«Ma ora Cristo è stato risuscitato dai morti, primizia<br />

di quelli che sono morti. Infatti, poiché per<br />

mezzo di un uomo è venuta la morte, così anche per<br />

mezzo di un uomo è venuta la risurrezione dei morti.<br />

Poiché, come tutti muoiono in Adamo, così anche<br />

in Cristo saranno tutti vivificati; ma ciascuno al<br />

suo turno: Cristo, la primizia; poi quelli che sono di<br />

Cristo, alla sua venuta; poi verrà la fine, quando<br />

consegnerà il regno nelle mani di Dio Padre, dopo<br />

che avrà ridotto al nulla ogni principato, ogni potestà<br />

e ogni potenza. Poiché bisogna ch’egli regni finché<br />

abbia messo tutti i suoi nemici sotto i suoi piedi»<br />

(1 Cor 15:20-25).<br />

La comunità di Corinto viveva un momento molto<br />

difficile: si erano creati dei partiti, avevano un<br />

124


SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 125<br />

Cristo è risorto<br />

problema etico, una persona intratteneva rapporti<br />

intimi con la seconda moglie di suo padre defunto,<br />

non avevano capito bene il senso del matrimonio<br />

cristiano, non avevano idee chiare circa la libertà<br />

cristiana (sembrava più un libertinaggio), credevano<br />

di aver ricevuto la ricchezza dei doni spirituali e<br />

in un certo senso erano convinti di essere già redenti,<br />

già ripieni della potenza divina. Erano degli<br />

entusiasti.<br />

Perché allora preoccuparsi per un evento futuro<br />

se il mondo celeste era già entrato nel loro presente<br />

terreno? Per questo motivo si aveva in gran stima<br />

il parlare in lingue, ma la risurrezione futura aveva<br />

poca importanza perché già nel presente i credenti<br />

avevano ricevuto la nuova vita (Ef 2:6; Gal 2:12-13).<br />

Alcuni studiosi ritengono che a Corinto regnasse<br />

la convinzione che il battezzato appartenesse già al<br />

mondo celeste e non volevano più sentire parlare di<br />

risurrezione futura, perché quel regno futuro era<br />

già presente in loro tramite la Cena del Signore e la<br />

vita quotidiana. Ma se i credenti di Corinto credevano<br />

di essere già nella vita eterna anche senza il<br />

corpo, perché Paolo dice loro che la loro speranza è<br />

vana? Avrebbe potuto dire che avevano una speranza<br />

falsa, non che non avevano alcuna speranza.<br />

Paolo insiste sulla risurrezione di Cristo, perché<br />

solo tramite essa «la morte è stata sommersa dalla<br />

vittoria» (1 Cor 15:54-57).<br />

«Nella risurrezione dei morti l’essenziale è unicamente<br />

la signoria di Gesù sulle potenze terrene…<br />

Una teologia della risurrezione che non divenga<br />

125


SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 126<br />

teologia della croce non può che condurre all’esaltazione<br />

(cfr. Corinzi), e cioè a un altro aspetto della<br />

teologia della gloria combattuta dalla Riforma. Sulla<br />

terra solo seguendo la croce è possibile partecipare<br />

alla Signoria del Risorto». 64<br />

126


SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 127<br />

Capitolo 10<br />

LA RISURREZIONE DEI CREDENTI<br />

L’assemblea universale di tutti i credenti sarà resa<br />

possibile al ritorno di Cristo da due eventi principali:<br />

la risurrezione dei santi e la trasformazione<br />

dei viventi. Quest’ultima è generalmente nota come<br />

la «traslazione».<br />

L’uso del vocabolo «traslazione» non è corretto,<br />

dal momento che tanto i credenti morti quanto<br />

quelli viventi saranno traslati, cioè trasportati dalla<br />

terra al cielo. Nondimeno, qui il termine «traslazione»<br />

viene utilizzato secondo l’accezione teologica<br />

accettata: la trasformazione dei santi viventi.<br />

La risurrezione dei credenti avverrà al momento<br />

del ritorno di Cristo, chiamato anche «l’ultimo giorno»<br />

(Gv 6:39,40,44,54). Paolo spiega: «Come tutti<br />

muoiono in Adamo, così anche in Cristo saranno<br />

tutti vivificati ma ciascuno al suo turno: Cristo, la<br />

primizia; poi quelli che sono di Cristo, alla sua venuta»<br />

(1 Cor 15:22,23; cfr. Fil 3:20,21; 1 Ts 4:16).<br />

Paolo indugia dicendo che tanto la risurrezione<br />

di tutti i santi «addormentati» quanto la traslazione<br />

di tutti i credenti viventi, avranno luogo congiuntamente<br />

alla venuta di Cristo: «Perché il Signore stesso,<br />

con un ordine, con voce d’arcangelo e con la<br />

127


SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 128<br />

Capitolo 10<br />

tromba di Dio, scenderà dal cielo, e prima risusciteranno<br />

i morti in Cristo; poi noi viventi, che saremo<br />

rimasti, verremo rapiti insieme con loro, sulle<br />

nuvole, a incontrare il Signore nell’aria; e così saremo<br />

sempre con il Signore» (1 Ts 4:16,17).<br />

1. La risurrezione dei non credenti<br />

Che cosa accadrà ai non credenti? Saranno anche<br />

loro risuscitati? Quando? Paolo, nelle sue epistole,<br />

non fa nessun riferimento alla risurrezione dei non<br />

credenti, benché Luca riporti il suo insegnamento<br />

in Atti 24:15, «ci sarà una risurrezione dei giusti e<br />

degli ingiusti». La ragione del silenzio di Paolo è<br />

semplicemente dovuta al fatto che la risurrezione<br />

dei non credenti non era un problema sollevato dai<br />

suoi interlocutori.<br />

Comunque, la Bibbia non tace su questo punto.<br />

Il riferimento più esplicito nell’Antico Testamento<br />

alla risurrezione di credenti e non credenti, si trova<br />

in Daniele 12:2: «Molti di quelli che dormono nella<br />

polvere della terra si risveglieranno; gli uni per la vita<br />

eterna, gli altri per la vergogna e per una eterna<br />

infamia».<br />

Nel Nuovo Testamento, la risurrezione è rappresentata<br />

in alcune parabole dove si parla di una separazione<br />

finale dei malfattori dai giusti (cfr. Mt<br />

13:41,43,49,50; 25:31,46).<br />

L’affermazione più esplicita si trova nel vangelo<br />

di Giovanni, dove Gesù dice: «Non vi meravigliate<br />

di questo; perché l’ora viene in cui tutti quelli che<br />

sono nelle tombe udranno la sua voce e ne verran-<br />

128


SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 129<br />

Cristo è risorto<br />

no fuori; quelli che hanno operato bene, in risurrezione<br />

di vita; quelli che hanno operato male, in risurrezione<br />

di giudizio» (Gv 5:28,29).<br />

Tutti e tre i testi citati (At 24:15; Dn 12:2; Gv<br />

5:28,29), sembrano suggerire che la risurrezione dei<br />

giusti e degli ingiusti avrà luogo contemporaneamente;<br />

comunque, Apocalisse 20, suggerisce che vi<br />

saranno due risurrezioni separate. La risurrezione<br />

dei credenti avviene prima, alla seconda venuta di<br />

Cristo e il risultato sarà la vita: «Beato e santo è colui<br />

che partecipa alla prima risurrezione. Su di loro<br />

non ha potere la morte seconda, ma saranno sacerdoti<br />

di Dio e di Cristo e regneranno con lui quei mille<br />

anni» (Ap 20:6). La seconda risurrezione, quella<br />

dei non credenti, avviene alla fine del millennio e ne<br />

consegue la condanna e la seconda morte: «E se<br />

qualcuno non fu trovato scritto nel libro della vita,<br />

fu gettato nello stagno di fuoco… Questa è la morte<br />

seconda» (20:15,14).<br />

Le due fasi<br />

Per uno studioso, i brani che parlano della risurrezione<br />

dei credenti e dei non credenti, e il riferimento<br />

dell’Apocalisse alle due risurrezioni separate da<br />

mille anni, sembrano una palese contraddizione.<br />

Questa contraddizione apparente non ha però disturbato<br />

gli scrittori della Bibbia, in quanto per essi<br />

la realtà della risurrezione era più importante della<br />

sua modalità. Questo perché la maggior parte dei<br />

richiami alla risurrezione fanno riferimento al fatto<br />

piuttosto che alle sue fasi.<br />

129


SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 130<br />

Capitolo 10<br />

Due risurrezioni<br />

L’insegnamento di due distinte risurrezioni costituisce<br />

un aspetto piuttosto singolare del premillenarismo,<br />

cioè la risurrezione dei credenti avviene prima<br />

del millennio.<br />

Gli avventisti, infatti, con altre denominazioni,<br />

credono che la risurrezione dei giusti e la traslazione<br />

dei credenti viventi, avvengano in un medesimo<br />

momento, all’inizio del millennio, quando Cristo ritornerà<br />

in modo personale, visibile e glorioso.<br />

I non credenti in quel momento viventi verranno<br />

distrutti, mentre gli empi già deceduti rimarranno<br />

nelle tombe fino alla seconda risurrezione che avverrà<br />

alla fine del millennio.<br />

Durante il millennio i redenti saranno in cielo,<br />

mentre Satana sarà isolato su questa terra rimasta<br />

desolata. Alla fine dei mille anni, gli empi risusciteranno.<br />

Questo evento permetterà a Satana di compiere<br />

l’ultimo tentativo per ottenere il controllo di<br />

questo mondo al momento in cui i redenti discenderanno<br />

su questa terra. Dio, comunque, metterà a<br />

effetto il giudizio sugli empi, distruggendoli per<br />

sempre, questa è la morte seconda (Ap 20:13,15).<br />

Dopo tutto questo, Dio ricreerà questa terra, e i redenti<br />

l’abiteranno per sempre.<br />

Confrontata con altre posizioni, l’interpretazione<br />

avventista risulta più aderente alla Scrittura. Non vi<br />

sono tre o quattro risurrezioni, come sostengono alcuni<br />

dispensazionalisti, ma solo due: una per i credenti<br />

e una per i non credenti. Questo significa che<br />

i giusti risuscitano e ricevono la ricompensa allo<br />

130


SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 131<br />

Cristo è risorto<br />

stesso momento, similmente tutti gli empi risuscitano<br />

e ricevono la condanna allo stesso momento. 65<br />

Non c’è confusione tra chi vive sulla terra e chi<br />

vive nel cielo durante il millennio. Non c’è divisione<br />

tra un regno millenario giudaico sulla terra e un regno<br />

cristiano nel cielo. C’è un solo regno di Dio che<br />

ingloba tutti i credenti di tutti i secoli.<br />

2. La risurrezione del corpo<br />

Quale tipo di corpo riceveranno i credenti alla risurrezione?<br />

Sarà il corpo risuscitato ricongiunto<br />

con le anime di coloro che sono morti? Sarà un corpo<br />

fisico o spirituale? Sarà simile o radicalmente diverso<br />

da quello presente? Come sarà conservata la<br />

nostra identità personale? Mio padre avrà ottantatré<br />

anni e mia madre ottantuno?<br />

Prima che si tenti di rispondere a queste domande<br />

circa la natura del corpo alla risurrezione, si devono<br />

considerare, anche se brevemente, le due<br />

maggiori obiezioni che sono mosse contro la dottrina<br />

della risurrezione del corpo. Queste provengono,<br />

da una parte dal dualismo filosofico e dall’altra dal<br />

materialismo «scientifico».<br />

Obiezioni alla risurrezione<br />

Il dualismo filosofico greco vedeva l’esistenza fisica<br />

come qualcosa di malvagio in sé e, quindi, da sopprimere.<br />

La salvezza era vista come la liberazione<br />

dell’anima dalla prigionia del corpo.<br />

Apparentemente questo concetto dualistico della<br />

natura umana ha influenzato alcuni cristiani di Co-<br />

131


SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 132<br />

Capitolo 10<br />

rinto a tal punto che sono giunti a scartare la dottrina<br />

della risurrezione. Questo lo si desume dalla domanda<br />

di Paolo: «Come mai alcuni tra voi dicono<br />

che non c’è risurrezione dei morti?» (1 Cor 15:12).<br />

«Possiamo solo supporre» scrive Antony Hoekema<br />

«che questo fosse dovuto all’influsso del pensiero<br />

greco che insegnava l’immortalità dell’anima, e<br />

negava la risurrezione del corpo. Paolo risponde a<br />

questo errore, indicando che chi accetta la risurrezione<br />

di Cristo, non può negare la risurrezione dei<br />

credenti». 66<br />

Il dualismo filosofico ha pesantemente influenzato<br />

il pensiero cristiano. Nel primo cristianesimo,<br />

gli gnostici negavano la risurrezione del corpo perché,<br />

come dice J.N.D. Kelly: «La materia è intrinsecamente<br />

malvagia, non può partecipare alla salvezza,<br />

perché è privilegio dell’anima; e così, se di risurrezione<br />

si deve parlare, essa deve essere esclusivamente<br />

spirituale, consistente nell’illuminazione della<br />

mente da parte della verità». 67<br />

Nel nostro tempo, il dualismo ha condotto molti<br />

cristiani a rifiutare la nozione di una risurrezione<br />

fisica del corpo perché essa perpetuerebbe l’esistenza<br />

materiale presente che, in se stessa, è malvagia.<br />

Così, molti credono che alla risurrezione i redenti<br />

riceveranno corpi non fisici, ma spirituali.<br />

La debolezza di questo ragionamento è basata<br />

sul presupposto dualistico che la materia in sé sia<br />

malvagia e debba essere distrutta. Questo insegnamento<br />

è chiaramente screditato dai passi biblici<br />

che insegnano che la materia, incluso il corpo uma-<br />

132


SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 133<br />

Cristo è risorto<br />

no, è parte integrante della creazione di Dio, definita<br />

«molto buona» (Gn 1:4,10,12,18,21,25,31). Il salmista<br />

dichiara: «Sei tu che hai formato le mie reni,<br />

che mi hai intessuto nel seno di mia madre. Io ti celebrerò,<br />

perché sono stato fatto in modo stupendo.<br />

Meravigliose sono le tue opere, e l’anima mia lo sa<br />

molto bene.» (Sal 139:13,14). Va qui notato che alla<br />

risurrezione, il corpo è definito da Paolo «spirituale»,<br />

non perché sarà etereo, ma perché sarà sottomesso<br />

dallo Spirito Santo.<br />

Materialismo «scientifico»<br />

Il materialismo scientifico vede la materia come l’unica<br />

realtà finale. Siccome si vive in un corpo materiale<br />

che è prodotto dal caso piuttosto che da una<br />

scelta, quando giunge la morte, finisce ogni cosa. I<br />

credenti influenzati da questo postulato rifiutano<br />

qualsiasi nozione di risurrezione del corpo.<br />

Essi ritengono che l’immortalità sia costituita da un<br />

lato dall’influsso che si esercita sugli altri e, dall’altro,<br />

attraverso le caratteristiche ereditarie che si è<br />

in grado di trasmettere ai posteri. Quest’opinione<br />

nega non solo l’insegnamento della Bibbia, ma anche<br />

il desiderio fondamentale del cuore umano. In<br />

un’epoca dove la scienza subatomica regna sovrana,<br />

non è impossibile credere che lo stesso Dio che<br />

ha chiamato il mondo all’esistenza non continui a<br />

controllarne le particelle infinitesimali. Credere nella<br />

risurrezione del corpo significa credere che Dio<br />

esercita il proprio controllo su tutte le cose, incluso<br />

il nostro essere.<br />

133


SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 134<br />

Capitolo 10<br />

Il fatto della risurrezione<br />

La fede cristiana nella risurrezione del corpo non<br />

deriva da speculazioni filosofiche o da pensieri fantasiosi<br />

come quello della nozione dell’immortalità<br />

dell’anima, ma dal convincimento che un tale evento<br />

sia realmente già accaduto con la risurrezione di<br />

Cristo. Visto che il Figlio dell’uomo è il rappresentante<br />

di tutta l’umanità, ciò che gli è avvenuto, non<br />

è altro che il paradigma di quello che accadrà a ogni<br />

credente. Cristo è risorto corporalmente dalla tomba,<br />

così, si ha ragione di credere che anche noi risorgeremo<br />

nella medesima maniera.<br />

Gesù è giustamente chiamato «il primogenito dai<br />

morti» (Col 1:18), perché, come si esprime George<br />

Eldon Ladd: «Egli è a capo di un nuovo ordine d’esistenza<br />

- la vita della risurrezione». 68 Il fatto della<br />

risurrezione di Cristo ha reso la risurrezione dei<br />

credenti una certezza perché Cristo ha riportato la<br />

vittoria sulla morte. Il carattere escatologico della<br />

risurrezione di Gesù è evidente nella dichiarazione<br />

di Paolo quando afferma che egli è «la primizia di<br />

quelli che sono morti» (1 Cor 15:20).<br />

L’espressione «primizia» significa poco per i cittadini<br />

urbanizzati dei nostri giorni. Ai tempi biblici essa<br />

aveva un ricco significato in quanto si riferiva ai<br />

primi frutti della raccolta che venivano offerti a Dio<br />

per avere ancora una volta provveduto a un nuovo<br />

raccolto. Quindi, i primi frutti che venivano portati<br />

al tempio, erano visti non solo come una speranza in<br />

un nuovo raccolto, ma come il suo reale avvio. La risurrezione<br />

di Cristo, allora, costituisce «i primi frut-<br />

134


SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 135<br />

Cristo è risorto<br />

ti», nel senso che ha reso la risurrezione dei credenti<br />

non solo una possibilità, ma una certezza.<br />

1 Corinzi 15 propone il discorso più completo intorno<br />

alla risurrezione del corpo. Qui Paolo spiega<br />

a chiare lettere quanto la nostra risurrezione dipenda<br />

da quella di Cristo. «Se Cristo non è risuscitato<br />

vana è dunque la nostra predicazione e vana è pure<br />

la vostra fede. Noi siamo anche trovati falsi testimoni<br />

di Dio… Se Cristo non è stato risuscitato, vana<br />

è la vostra fede e voi siete ancora nei vostri peccati.<br />

Anche quelli che sono morti in Cristo sono<br />

quindi periti» (1 Cor 15:14,17,18).<br />

Questa è un’affermazione che colpisce. Negare la<br />

risurrezione di Cristo significa distruggere la nostra<br />

fede in Dio e nella sua promessa di risuscitarci al ritorno<br />

di Cristo. La ragione è semplice: mediante la<br />

sua risurrezione Cristo ha vinto la morte per tutti<br />

coloro che lo seguono.<br />

3. Le caratteristiche del corpo della risurrezione<br />

Che tipo di corpo riceveranno al ritorno di Cristo i<br />

credenti risorti o trasformati?<br />

Intorno al quesito posto dai corinzi, Paolo dice:<br />

«Ma qualcuno dirà: “Come risuscitano i morti? E<br />

con quale corpo ritornano?”. Insensato, quello che<br />

tu semini non è vivificato, se prima non muore; e<br />

quanto a ciò che tu semini, non semini il corpo che<br />

deve nascere, ma un granello nudo, di frumento per<br />

esempio, o di qualche altro seme; e Dio gli dà un<br />

corpo come lo ha stabilito; a ogni seme, il proprio<br />

corpo» (1 Cor 15:35-38).<br />

135


SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 136<br />

Capitolo 10<br />

Attraverso l’analogia del seme, Paolo spiega la<br />

continuità e la discontinuità che esiste fra il nostro<br />

corpo fisico attuale e il futuro corpo della risurrezione.<br />

La continuità è stabilita dalla relazione tra il<br />

seme e la nuova pianta che germoglia da esso. La<br />

discontinuità è vista nella differenza tra il seme che<br />

è seminato e la nuova pianta che da esso germoglia.<br />

Paolo sta dicendo: Dio dà un corpo a ogni tipo di seme<br />

che è seminato, così offrirà un corpo a ogni persona<br />

che è sepolta. Il fatto che i corpi defunti siano<br />

sepolti come i semi nella terra, potrebbe aver suggerito<br />

a Paolo l’analogia del seme.<br />

Paolo sviluppa ulteriormente l’analogia della semina<br />

e della mietitura per far sembrare la cosa più<br />

vicina a una descrizione del corpo della risurrezione:<br />

«Così è pure della risurrezione dei morti. Il corpo<br />

è seminato corruttibile e risuscita incorruttibile;<br />

è seminato ignobile e risuscita glorioso; è seminato<br />

debole e risuscita potente; è seminato corpo naturale<br />

e risuscita corpo spirituale. Se c’è un corpo naturale,<br />

c’è anche un corpo spirituale» (1 Cor 15:42-44).<br />

Quattro contrasti<br />

In 1 Corinzi 15:42,44, Paolo spiega la differenza fra<br />

il nostro corpo presente e il corpo della risurrezione<br />

mediante quattro contrasti.<br />

1. I nostri corpi presenti sono deperibili (phtora)<br />

- soggetti alla malattia e alla morte - ma i nostri corpi<br />

risuscitati saranno indistruttibili (aphtharsia) -<br />

non più soggetti alla malattia e alla morte.<br />

2. I nostri corpi presenti sperimentano il disono-<br />

136


SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 137<br />

Cristo è risorto<br />

re d’essere abbassati in una tomba, ma i nostri corpi<br />

risuscitati sperimenteranno la gloria di una trasformazione<br />

interiore ed esteriore.<br />

3. I nostri corpi presenti sono deboli, si stancano<br />

facilmente e si esauriscono, ma i corpi risuscitati<br />

saranno pieni di forza, perché verrà loro conferita<br />

un’energia illimitata che permetterà di raggiungere<br />

tutti gli obiettivi.<br />

4. I nostri corpi presenti sono fisici (sôma psychikon),<br />

ma i nostri corpi risuscitati saranno spirituali<br />

(sôma pneumatikon). Quest’ultimo contrasto<br />

ha condotto molti a credere che il corpo della risurrezione<br />

sarà «spirituale» nel senso che sarà privo di<br />

ogni sostanza fisica. «Spirituale» deve essere compreso<br />

come l’opposto di «fisico».<br />

Il corpo «spirituale»<br />

Paolo, da parte sua credeva, e la Bibbia insegna forse<br />

che al secondo avvento i credenti riceveranno un<br />

corpo immateriale e non fisico, totalmente privo di<br />

sostanza fisica?<br />

Questa è l’interpretazione di alcuni studiosi. Essi<br />

definiscono il «corpo spirituale» (sôma pneumatico)<br />

come se significasse «composto di spirito», come<br />

se lo «spirito fosse una qualche sostanza celeste<br />

ed eterea». 69 Secondo questo modo di vedere, lo<br />

«spirito» sarebbe la sostanza e il «corpo» sarebbe la<br />

forma del corpo risuscitato.<br />

Nel suo libro Raised Immortal: Resurrection and<br />

Immortality in the New Testament, Murray Harris<br />

definisce il corpo spirituale così: «Il corpo spiritua-<br />

137


SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 138<br />

Capitolo 10<br />

le è l’organo della comunicazione della persona risuscitata<br />

con il mondo celeste. È una forma somatica<br />

che corrisponde pienamente allo spirito perfezionato<br />

del cristiano e perfettamente adattata all’ambiente<br />

celeste». 70<br />

La definizione di Harris del «corpo spirituale»<br />

quale organo adattato per «l’ambiente celeste», è<br />

basata sull’idea comune che i redenti trascorreranno<br />

l’eternità nel cielo e non sulla terra. Siccome si<br />

crede che il cielo sia un luogo «spirituale», i redenti<br />

devono avere un «corpo spirituale» adatto all’ambiente<br />

del cielo.<br />

Questa convinzione si basa sull’ipotesi che Dio<br />

condannerà questa terra alla desolazione eterna e<br />

creerà, invece, un nuovo mondo «celeste» per la dimora<br />

dei santi. Una tale congettura fa sorgere seri<br />

quesiti intorno alla sapienza divina nell’aver creato<br />

questo pianeta per sostenervi la vita umana e subumana.<br />

Dopo l’atto creativo, solo in un secondo momento,<br />

Dio avrebbe compreso che questo pianeta<br />

non poteva essere considerato quale soggiorno ideale<br />

ed eterno per redenti. Per risolvere il problema,<br />

Dio eventualmente, creerebbe un «pianeta celeste»<br />

e fornirebbe i santi risuscitati con «corpi spirituali»<br />

adatti per l’ambiente celeste. Questa visione si ispira<br />

più al dualismo greco che al realismo biblico.<br />

Bisogna riconoscere che il linguaggio di Paolo in<br />

questo brano, se non è inserito nel contesto più ampio<br />

dei suoi scritti, può indurre il lettore a credere a<br />

un’esistenza non materiale del corpo risuscitato.<br />

Un’idea simile viene a mancare di fondamento se si<br />

138


SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 139<br />

Cristo è risorto<br />

considera il confronto tra la risurrezione di Cristo e<br />

quella dei credenti (cfr. Col 1:18; 1 Cor 15:20).<br />

Se Cristo è la «primizia di coloro che si sono addormentati»<br />

(1 Cor 15:20), allora i credenti risuscitati<br />

avranno corpi simili a quello di Cristo. Il paragone<br />

non è esagerato visto che alla sua risurrezione,<br />

Cristo si è riappropriato delle qualità divine che<br />

aveva temporaneamente messo da parte durante il<br />

tempo dell’incarnazione (Fil 2:7). Eppure rimane il<br />

fatto che il corpo risuscitato di Cristo fosse certamente<br />

fisico, dal momento che è stato toccato (Gv<br />

20:17, 27) e che si è alimentato (Lc 24:41,43).<br />

Guidati dallo Spirito<br />

È interessante considerare l’uso che Paolo fa nella<br />

medesima epistola delle due parole «naturale» (psychikos)<br />

e «spirituale» (pneumatikos): «Ma l’uomo<br />

naturale (psychikos) non riceve le cose dello Spirito<br />

di Dio, perché esse sono pazzia per lui; e non le può<br />

conoscere, perché devono essere giudicate spiritualmente.<br />

L’uomo spirituale (pneumatikos), invece,<br />

giudica ogni cosa ed egli stesso non è giudicato da<br />

nessuno» (1 Cor 2:14,15).<br />

È ovvio che l’uomo spirituale in questo passo non<br />

sia una persona non fisica, ma piuttosto qualcuno<br />

che è guidato dallo Spirito Santo, in contrasto con<br />

qualcuno che è guidato dagli impulsi naturali. Similmente,<br />

il corpo «naturale» descritto in 1 Corinzi<br />

15:44, è quello soggetto alla legge del peccato e<br />

della morte, mentre il corpo della risurrezione è<br />

quello che sarà guidato dallo Spirito Santo.<br />

139


SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 140<br />

Capitolo 10<br />

Il corpo risuscitato è chiamato «spirituale» perché<br />

non è governato da impulsi carnali, ma dallo<br />

Spirito Santo. Questo non è un dualismo antropologico<br />

tra la «natura» e lo «spirito», ma una distinzione<br />

morale fra la vita condotta dallo Spirito Santo e<br />

quella, invece, controllata dai desideri peccaminosi.<br />

Antony Hoekema analizza questo punto così:<br />

«Qui, spirituale (pneumatikos) non significa immateriale.<br />

Piuttosto, significa qualcuno che è guidato,<br />

almeno in linea di principio, dallo Spirito Santo, distinguendosi<br />

così da qualcuno che è semplicemente<br />

guidato dagli impulsi naturali. In modo analogo,<br />

il corpo naturale descritto in 1 Corinzi 15:44, è quello<br />

che partecipa all’esistenza presente, maledetta<br />

dal peccato; ma il corpo spirituale della risurrezione<br />

è quello che sarà totalmente e non solo parzialmente,<br />

guidato e diretto dallo Spirito Santo». 71<br />

Questa visione permette di comprendere l’affermazione<br />

paolina espressa qualche versetto dopo:<br />

«Carne e sangue non possono ereditare il regno di<br />

Dio, né i corpi che si decompongono possono ereditare<br />

l’incorruttibilità» (1 Cor 15:50). È evidente che<br />

Paolo non sta sostenendo che il corpo risuscitato sarebbe<br />

non fisico, perché, scrivendo ai Romani, dice:<br />

«Ma non siete nella carne, siete nello Spirito, se lo<br />

Spirito di Dio abita veramente in voi» (Rm 8:9).<br />

Con l’espressione «non essere nella carne», Paolo<br />

non intende dire che i credenti guidati dallo Spirito<br />

Santo avessero già abbandonato il proprio corpo;<br />

vuole sottolineare che, già nella vita presente, essi<br />

sono guidati da valori spirituali (cfr. Rm 8:4-8).<br />

140


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Cristo è risorto<br />

Se Paolo, già nella vita presente, considera i credenti<br />

come persone non «carnali», l’assenza di «carne<br />

e sangue» nel regno di Dio, non può significare<br />

assenza di un corpo fisico, ma semplicemente assenza<br />

delle limitazioni naturali, carnali e le inclinazioni<br />

peccaminose della vita presente perché i redenti<br />

saranno guidati completamente dallo Spirito.<br />

G.C. Berkouwer espone così il proprio pensiero:<br />

«Il “corpo spirituale” non ha nulla a che vedere con<br />

ciò che a volte chiamiamo “spiritualizzare”. “Spiritualizzare”<br />

presuppone sempre un dualismo, il quale<br />

porta in sé una svalutazione del corpo e questo<br />

non si trova da nessuna parte negli insegnamenti di<br />

Paolo. Egli parla del corpo “controllato dal pneuma<br />

(spirito)”. Questo Spirito è già all’opera all’interno<br />

del corpo dell’uomo, ma solo alla risurrezione governerà<br />

completamente la sua vita… Questa transizione<br />

non squalifica il corpo, ma indica una rottura.<br />

Questa rottura non è fra l’essere perduto del corpo<br />

e la liberazione dell’anima da esso, perché lo<br />

Spirito di Dio già vive nell’esistenza concreta e terrena<br />

dell’uomo». 72 Berkouwer continua dicendo<br />

che la divisione avverrà fra corpi corruttibili e incorruttibili.<br />

73<br />

Il corpo non è malvagio in sé<br />

Se, al secondo avvento, Dio dovesse mutare i nostri<br />

corpi attuali in corpi immateriali, allora, come Antony<br />

A. Hoekema indica, «il diavolo avrebbe ottenuto<br />

una grande vittoria, dal momento che Dio si<br />

vedrebbe costretto a cambiare gli esseri umani con<br />

141


SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 142<br />

Capitolo 10<br />

un corpo che egli ha creato, in creature di tipo diverso,<br />

senza corpi fisici (come gli angeli). Allora,<br />

davvero, potrebbe sembrare che la materia diventi<br />

malvagia in sé al punto da essere eliminata. E dunque,<br />

in un certo senso, i filosofi greci avrebbero ragione.<br />

La materia non è malvagia in sé, ma fa parte<br />

della creazione di Dio, definita “molto buona”». 77<br />

Nel racconto della creazione, Dio esprime per<br />

ben sette volte la propria soddisfazione in merito alla<br />

perfezione della creazione materiale dicendo che<br />

«era buona» (Gn 1:4,10,12,18,21,25,31). Nel settimo<br />

giorno, poi, si è riposato per riconoscere il completamento<br />

della creazione perfetta (2:1-3). Per celebrare<br />

la buona notizia della perfetta creazione, della<br />

completa redenzione e della restaurazione finale<br />

del mondo, Dio ha istituito il sabato (Es 20:11; Dt<br />

5:15; Lc 4:16:21; 13:10-13; Eb 4:9).<br />

Il settimo giorno celebra queste notizie meravigliose<br />

e gioiose e trovo impossibile concepire che<br />

alla fine Dio possa cambiare la struttura e la composizione<br />

del corpo umano.<br />

Se il corpo della redenzione dovesse essere radicalmente<br />

diverso dal corpo della creazione, allora<br />

Dio dovrebbe ammettere che il disegno originale<br />

del corpo umano era in qualche modo lacunoso,<br />

che il modello genesiaco, maschi e femmine, non rifletterebbe<br />

adeguatamente l’immagine di Dio (cfr.<br />

Gn 1:27). Per risolvere tutto questo, Dio si vedrebbe<br />

costretto a creare un nuovo tipo di esseri umani così<br />

da non trovarsi più nei guai. Questo ragionamento<br />

sarebbe, a dir poco, assurdo, per chiunque creda<br />

142


SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 143<br />

Cristo è risorto<br />

nell’onniscienza e nell’immutabilità di Dio. Cambiare<br />

modelli e strutture può essere normale per gli<br />

esseri umani che procedono per tentativi, ma sarebbe<br />

anormale e inadeguato per Dio che conosce<br />

la fine sin dall’inizio.<br />

4. Il significato della risurrezione del corpo<br />

Cosa significa «risurrezione del corpo»? Gli scrittori<br />

biblici sapevano bene quanto noi, che non può significare<br />

la riabilitazione dei nostri corpi fisici attuali.<br />

Primo, perché molti corpi sono malati o<br />

deformati; secondo, perché alla morte si decompongono<br />

e diventano polvere: «Tu ritiri il loro fiato<br />

e muoiono e ritornano nella loro polvere» (Sal<br />

104:29; Ec 3:20; Gn 3:19). Malgrado questa testimonianza<br />

biblica, molti cristiani hanno creduto attraverso<br />

i secoli, alla risurrezione delle stesse particelle<br />

che formano il corpo morto. Questa fede è<br />

espressa nelle prime stesure del Credo apostolico<br />

che afferma: «Io credo… nella risurrezione della<br />

carne, piuttosto che in quella del “corpo”». 75<br />

Tertulliano (160-225 circa), che è considerato il<br />

padre del cristianesimo latino, presenta ampiamente<br />

nel suo trattato La risurrezione della carne, l’idea<br />

che Dio risusciterà la stessa «carne che è stata consegnata<br />

alla terra». Egli si appella alle parole di Gesù:<br />

«Gli stessi capelli della nostra testa sono tutti<br />

contati», per provare che saranno tutti restaurati alla<br />

risurrezione. «Se si dovevano perdere», ragiona<br />

Tertulliano, «dove sarebbe l’utilità d’avere una cura<br />

così numerale d’essi?». 76<br />

143


SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 144<br />

Capitolo 10<br />

Il corpo indica la persona<br />

Questo malinteso del significato della «risurrezione<br />

del corpo» poteva essere evitato riconoscendo la<br />

semplice verità che per gli scrittori biblici, il termine<br />

«corpo» è semplicemente un sinonimo di «persona».<br />

Per esempio, quando Paolo scrive: «Aspettando<br />

l’adozione, la redenzione del nostro corpo»<br />

(Rm 8:23), egli semplicemente intende la redenzione<br />

del nostro essere totale. Questo significato è evidente<br />

un po’ più avanti nella stessa epistola, dove<br />

Paolo invita a «presentare i vostri corpi come un<br />

sacrificio vivente, santo e gradito a Dio. Questo è il<br />

vostro culto spirituale» (Rm 12:1). Il presentare i<br />

nostri «corpi» a Dio è definito esplicitamente come<br />

offrire la nostra «adorazione spirituale» attraverso<br />

tutto il nostro essere.<br />

Quando Paolo parla della risurrezione del corpo,<br />

sta chiaramente pensando all’intera persona. Come<br />

Michael Perry giustamente indica: «Nel pensiero di<br />

Paolo, il corpo non è qualcosa di esteriore all’uomo<br />

stesso, qualcosa che egli abbia. È ciò che egli è. Infatti<br />

sôma (la parola greca per “corpo”), è l’equivalente più<br />

prossimo alla nostra parola “personalità”». 77<br />

Tenendo allora conto di tutto questo, credere nella<br />

risurrezione del corpo, significa credere che il<br />

mio «essere» umano, il mio «Io» sarà restaurato a<br />

nuova vita. Significa che non sarò diverso da colui<br />

che sono ora. Sarò solo me stesso. In breve, significa<br />

che Dio si impegna a conservare la mia individualità,<br />

la mia personalità e il mio carattere.<br />

È importante notare come in questo intero capi-<br />

144


SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 145<br />

Cristo è risorto<br />

tolo Paolo parli della risurrezione delle persone.<br />

Non c’è nessun riferimento al ricongiungimento dei<br />

corpi risuscitati, ad anime spirituali. Infatti, «l’anima<br />

- psiche» non è mai menzionata. Se la risurrezione<br />

avesse richiesto il ricongiungimento del corpo<br />

all’anima, non risulterebbe strano il silenzio di<br />

Paolo nella sua discussione sulla natura della risurrezione?<br />

Dopo tutto, un tale concetto è fondamentale<br />

per comprendere ciò che succede alla risurrezione<br />

sia per il corpo sia per l’anima. L’assenza di<br />

qualsiasi riferimento all’anima indica chiaramente<br />

come Paolo credesse nella risurrezione dell’intera<br />

persona, corpo e anima.<br />

Dovrebbe essere menzionato il fatto che in 1 Corinzi<br />

15:44 Paolo usa l’aggettivo psychikon, che deriva<br />

dal sostantivo psyche (anima) e che generalmente<br />

è tradotto con «naturale» o «fisico». Ma egli lo utilizza<br />

per descrivere il «corpo fisico» (sôma psychikon)<br />

che è sepolto, non l’anima spirituale che si ritiene sopravviva<br />

alla morte. Questo mostra come per Paolo<br />

l’aspetto «animato» (psychikon) del corpo umano,<br />

venga sepolto alla morte e attenda la risurrezione.<br />

Per considerare seriamente la risurrezione, è necessario<br />

prendere in considerazione anche la morte.<br />

Karl Barth ha affermato una profonda verità<br />

quando ha detto: «Chi non sa che cosa sia la morte,<br />

non sa neppure che cosa sia la risurrezione». 78<br />

Entrambe, la morte e la risurrezione, influenzano<br />

la totalità della persona. Helmut Thielicke sottolinea<br />

questo punto in modo personale ed enfatico:<br />

«Non posso considerare la mia morte come qualco-<br />

145


SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 146<br />

Capitolo 10<br />

sa che non colpisca il vero me stesso, pensando che<br />

sia immortale, e che, passandomi accanto, vada oltre<br />

la mia anima. No, tutto di me scende nella morte.<br />

Niente mi dà il diritto di rigettare la totalità dell’uomo<br />

- che le Scritture proclamano come un tutto<br />

- che si muove verso la distruzione della morte, in<br />

maniera da dividerlo improvvisamente in un corpo<br />

e un’anima, in una parte distruttibile e un’altra indistruttibile<br />

dell’io. Ma, come cristiano, scendo in<br />

questa morte con la completa fiducia che non posso<br />

rimanervi confinato, dal momento che sono un<br />

essere che Dio ha chiamato per nome e che per questo,<br />

sarò nuovamente richiamato nel giorno di Dio.<br />

Sono sotto la protezione di colui che è risorto per<br />

primo. Non sono immortale, ma attendo la mia risurrezione».<br />

79<br />

L’identità delle persone risuscitate<br />

Il centro della promessa biblica della risurrezione è<br />

dato dal fatto che le persone risuscitate saranno le<br />

stesse che precedentemente esistevano sulla terra.<br />

Dio non risusciterà un gruppo indefinito di persone<br />

rassomiglianti, ma le stesse persone che sono<br />

morte. Questo suscita la domanda: come possiamo<br />

spiegare la conservazione dell’identità personale fra<br />

questa vita e la vita futura? Che cosa garantisce la<br />

continuità dell’identità personale d’una persona da<br />

questa vita alla prossima?<br />

I dualisti dichiarano che non hanno assolutamente<br />

nessuna difficoltà nel garantire la continuità<br />

dell’identità personale, perché «la stessa persona<br />

146


SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 147<br />

Cristo è risorto<br />

che muore continua senza interruzione a esistere<br />

(quale anima disincarnata) con Cristo fino a ricevere<br />

il corpo della risurrezione». 80<br />

La natura dei corpi risuscitati potrà essere diversa<br />

perché ogni corpo sarà radicalmente trasformato,<br />

ma l’identità personale dura, perché l’anima,<br />

che incorpora le caratteristiche essenziali d’ogni<br />

persona, sopravvive alla morte del corpo ed<br />

eventualmente è riunita con il corpo risuscitato.<br />

I dualisti sostengono che sia un «errore fatale»<br />

quello proposto da quanti sostengono una natura<br />

umana unitaria, in quanto esso non possa garantire<br />

la continuità dell’identità personale. Dicono che<br />

l’opinione unitaria «non possa mostrare che le<br />

persone risuscitate siano le stesse persone vissute<br />

sulla terra e che non siano delle semplici copie;<br />

che in questo modo non si possa preservare il<br />

principio dell’identità personale». 81<br />

Questa critica è basata sulla supposizione che dal<br />

momento che l’opinione unitaria non contempli alcuna<br />

continuità del corpo o dell’anima fra la morte<br />

e la risurrezione, i corpi risuscitati debbano essere<br />

«persone diverse malgrado possano rassomigliare o<br />

pensare allo stesso modo». 82<br />

Questa critica al concetto unitario dell’uomo biblico<br />

non convince per due motivi. Primo, la Bibbia<br />

non afferma mai che l’identità personale di un individuo<br />

sia preservata dopo la morte dalla sopravvivenza<br />

dell’anima. Nella Bibbia, «l’anima» non è una<br />

componente immateriale o razionale della natura<br />

umana che sopravviva alla morte del corpo. Piutto-<br />

147


SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 148<br />

Capitolo 10<br />

sto, l’anima costituisce la vita fisica e spirituale nella<br />

sua totalità, soggetta essa stessa alla legge del<br />

peccato e della morte. Secondo, la sopravvivenza<br />

dell’identità personale non dipende dalla continuità<br />

delle sostanze fisiche o spirituali, ma dalla conservazione<br />

che Dio mette in atto in merito al carattere<br />

e alla personalità di ogni individuo.<br />

La Bibbia assicura il mantenimento della nostra<br />

identità attraverso la similitudine dei «nomi scritti<br />

nel libro della vita» (Fil 4:3; Ap 3:5; 13:8; 17:8;<br />

20:12). Il nome, nella Bibbia, rappresenta il carattere,<br />

la personalità, come lo dimostrano vari nomi<br />

usati per descrivere il carattere di Dio. Questo suggerisce<br />

che Dio conserva un quadro accurato del carattere<br />

di ogni persona vissuta su questo pianeta. Il<br />

registro d’ogni vita non trascura nessun particolare.<br />

Gesù dice: «Io vi dico che di ogni parola oziosa che<br />

avranno detta, gli uomini renderanno conto nel<br />

giorno del giudizio; poiché in base alle tue parole<br />

sarai giustificato e in base alle tue parole sarai condannato»<br />

(Mt 12:36, 37).<br />

La sfida della vita cristiana consiste nel «crescere<br />

in grazia e nella conoscenza» (2 Pt 3:18) al fine di<br />

sviluppare un carattere che risulti adeguato per l’eternità.<br />

Il carattere e la personalità, sviluppati in<br />

questa vita, sono conservati nella memoria di Dio<br />

che, al ritorno di Cristo, unirà al corpo dei risuscitati.<br />

Questo spiega l’importanza della formazione di<br />

un carattere cristiano in questa vita presente, perché<br />

esso costituirà l’identità personale nel mondo futuro.<br />

Lo sviluppo del carattere del credente è un’opera<br />

148


SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 149<br />

Cristo è risorto<br />

che dura tutta la vita. Richiede la sottomissione quotidiana<br />

di sé alla potenza dello Spirito Santo. Paolo<br />

dice che «l’afflizione produce pazienza, la pazienza<br />

esperienza e l’esperienza speranza» (Rm 5:3-4).<br />

Ogni credente sviluppa il proprio carattere attraverso<br />

le proprie tentazioni, le lotte, le sconfitte, le<br />

delusioni, le vittorie e la crescita in grazia che<br />

ognuno sperimenta. Questo significa che ammettere<br />

la possibilità di «copie multiple» di persone alla<br />

risurrezione, tutte rassomiglianti fra loro, che agiscano<br />

e pensino allo stesso modo, è inconcepibile.<br />

Il problema della nostra identità è di tipo psicologico<br />

e non ontologico e si risolve affidandosi a Dio<br />

che ha donato il suo unigenito Figlio per salvare<br />

ogni essere umano nella sua unicità e non per creare<br />

delle «copie». Come questo avvenga è lasciato alla<br />

saggezza e alla potenza divine. Ogni essere umano<br />

ha un carattere o personalità propria, che Dio ricorda<br />

e che riunirà al corpo risuscitato.<br />

C. Hartshorne sostiene che alla morte, gli esseri<br />

umani continuano «a vivere nella memoria completa<br />

e infallibile di Dio… La morte non può essere<br />

la distruzione, né tanto meno, lo svanire del libro<br />

della propria vita; può solo determinarne la pagina<br />

conclusiva. La morte scrive la parola fine sull’ultima<br />

pagina; nulla viene più aggiunto al libro, sia che<br />

si voglia aggiungere, sia che si voglia sottrarre». 83<br />

Implicazioni pratiche<br />

Le implicazioni pratiche della fede nella risurrezione<br />

dell’intera persona non sono difficili da notarsi.<br />

149


SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 150<br />

Capitolo 10<br />

Riguardo al fatto che alla sua venuta Cristo risusciti<br />

i credenti restituendo a ognuno la propria personalità<br />

e carattere, Ellen G. White afferma: «I caratteri<br />

formati in questa vita determinano il destino<br />

futuro». 84<br />

Questo significa anche che «questo è il tempo per<br />

tutti di coltivare le facoltà che Dio ha offerto, affinché<br />

ogni credente possa formarsi un carattere utile<br />

per questa vita e per quella più elevata dopo». 85<br />

Credere nella risurrezione significa anche avere<br />

rispetto del corpo in quanto dal modo in cui ci relazioniamo<br />

con esso determinerà la nostra identità<br />

nella risurrezione.<br />

Il richiamo al seme e al frutto usato da Paolo,<br />

suggerisce che esiste un flusso di continuità fra il<br />

corpo attuale e il corpo risuscitato. Questa continuità<br />

condanna l’ascetismo esasperato di coloro<br />

che disprezzano i loro corpi come qualcosa di terreno<br />

o da scartare nel regno dei cieli. Essa condanna<br />

anche la licenza di quanti credono di poter soddisfare<br />

le passioni fisiche senza nessun freno pensando<br />

erroneamente che ciò che avviene nel corpo<br />

non abbia alcun influsso sulla mente e sullo spirito.<br />

Al momento della risurrezione i componenti della<br />

famiglia potranno riconoscersi, anche se il loro<br />

aspetto non sarà più lo stesso. La loro individualità<br />

e personalità sono state provvidenzialmente custodite<br />

nella memoria di Dio e con la risurrezione sono<br />

associate a un corpo nuovo di zecca.<br />

Quando rivediamo i nostri compagni della scuola<br />

elementare o superiore dopo venti o trent’anni,<br />

150


SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 151<br />

Cristo è risorto<br />

abbiamo, a volte, difficoltà a riconoscerli perché la<br />

loro sembianza esteriore è cambiata negli anni, ma<br />

basta stare insieme alcuni momenti per rendersi<br />

conto che la loro personalità non è cambiata. Sono<br />

ancora Maria, Giovanni e Roberto che abbiamo conosciuto<br />

anni prima.<br />

Lo stesso principio si applica al riconoscimento<br />

dei nostri cari risuscitati. Li riconosceremo malgrado<br />

i miglioramenti notevoli della loro sembianza fisica,<br />

perché Dio risusciterà la loro individualità e<br />

personalità, uniche per ogni individuo. Quindi è possibile<br />

dire che la fede nella risurrezione del corpo<br />

imponga a ognuno di prendere sul serio il proprio<br />

essere totale con i suoi componenti mentali, fisici e<br />

spirituali, perché siamo «il tempio dello Spirito Santo…<br />

che avete ricevuto da Dio» (1 Cor 6:19) e che<br />

Dio miracolosamente risusciterà al ritorno di Cristo.<br />

151


SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 152<br />

NOTE<br />

Introduzione<br />

1 A. GUERRIERO, Quaesivi et non inveni, Mondadori, Milano,<br />

1973, p. 184.<br />

2 A. GUERRIERO, op. cit., p. 185.<br />

3 A. GUERRIERO, op. cit., p. 9.<br />

4 D. BONHOEFFER, Resistenza e resa, Bompiani, Milano, 1969, p. 226.<br />

5 J. MOLTMANN, Il Dio crocifisso, Queriniana, Brescia, 1973, p. 186.<br />

6 W. PANNENBERG citato da A. McGrath, Teologia cristiana,<br />

Claudiana, Torino, 2001, p. 383.<br />

7 W. PANNENBERG, Cristologia, Morcelliana, Brescia, 1974, p. 164.<br />

Capitolo 1<br />

8 PLINIO il giovane, Epitres, libro X, lettera 96, (ed. francese).<br />

9 TACITO, Annales, libro XV, 44, (ed. francese).<br />

10 SVETONIO, Vita dei Cesari, Libro V, p. 325, libro VI, p. 359.<br />

11 Giuseppe FLAVIO, Antichità giudaiche, XVIII, III.<br />

12 Talmud, Sanhèdrin 43, Paques.<br />

13 Per una riflessione sui nemici del cristianesimo nascente cfr.<br />

G. STÉVENY, A la decouverte du Christ, Vie et santé, pp. 28-29.<br />

14 Citato da V. MESSORI, Dicono che è risorto, Sei Frontiere, p. 41.<br />

15 J. MCDOWELL, La Resurection, Editeur de littérature bibliques,<br />

pp. 67-68.<br />

16 J. MCDOWELL, op. cit., p. 50.<br />

17 A. MILLARD, Tresor des temps bibliques, Sator-Cerf, pp. 174-175.<br />

18 J. MCDOWELL, op. cit, p. 76.<br />

19 J. MCDOWELL, op. cit, p. 79.<br />

20 J. MCDOWELL, op. cit, p. 81.<br />

152


SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 153<br />

Cristo è risorto<br />

21 J. MCDOWELL, op. cit, p. 85.<br />

22 O. CULLMANN, Immortalità dell’anima o risurrezione dei morti?,<br />

Paideia, Brescia, 1968, p. 20.<br />

23 J. HARPER, Ai tempi della Bibbia, Mondadori, p. 162.<br />

24 G. THEISEN, L’ombre du Galileen, Cerf.<br />

25 R. EISEMAN, Les manuscrits de la mer Morte révélés, Fayard,<br />

pp. 16-23.<br />

26 Il Corano, Flammarion, sura IV intitolata «Le donne», p. 103,<br />

(ed. francese).<br />

27 J. MCDOWELL, op. cit., p. 17.<br />

28 J. MCDOWELL, op. cit, p.141.<br />

Capitolo 2<br />

29 Zaccaria 9:12.<br />

30 Dal Corriere della Sera del 31 marzo 2002, art. di V. MESSORI,<br />

«E se fosse vero che quel giorno è risorto?».<br />

31 Pannenberg sostiene una cristologia dal basso. Una cristologia<br />

dall’alto parte dalla Trinità e dall’incarnazione, e per lui<br />

resta incompleta, quella dal basso parte dalla storia e dal Gesù<br />

risorto. Pannenberg insiste sulla oggettività dell’evento pasquale.<br />

La tradizione della tomba vuota, dal punto di vista storico,<br />

è tanto originaria come quella delle apparizioni, ma è oggettivamente<br />

dipendente da questa. Solo alla luce delle apparizioni,<br />

la tomba vuota testimonia l’avvenuta risurrezione;<br />

senza il Gesù che appare, la tomba vuota si presta a tante interpretazioni<br />

differenti. Secondo tale autore le due tradizioni<br />

si danno mutuamente grande forza: ciò che viene confermato<br />

da due diversi dati non può essere il prodotto di fantasia soggettiva.<br />

In certa misura tale dimensione pasquale della croce<br />

è condivisa da moltissimi; scrive B. Forte: «In tutto questo risplende<br />

già la luce di Pasqua: in realtà è impossibile pensare<br />

153


SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 154<br />

Note<br />

alla croce e tentare di penetrarne il mistero, senza contemporaneamente<br />

guardare alla risurrezione, in cui ciò che era la<br />

‘absconditas Dei sub contrario’ del Venerdì santo si manifesta<br />

nel pieno fulgore del Risorto» - B. FORTE, Gesù di Nazaret, storia<br />

di Dio, Dio nella storia, Paoline, Roma, 1984, p. 279.<br />

32 W. KRECK, Dogmatica evangelica, Claudiana, Torino, 1986, p. 295.<br />

33 Ecclesiaste 9:5,10.<br />

34 S. QUINZIO, Mysterium Iniquitatis, Adelphi, Milano, 1995,<br />

pp. 50,51.<br />

35 F. FERRARIO, Libertà di credere, Claudiana, Torino, 2000, p. 41.<br />

36 Occorre capire ciò che accadde alla croce tra Cristo e il Padre<br />

e cosa significa il fatto che Dio ha abbandonato il Figlio;<br />

con l’esperienza della croce si definisce il particolare rapporto<br />

di Gesù con Dio, il Padre. Scrive a riguardo J. Moltmann:<br />

«Nell’abbandono totale di Gesù da parte del suo Dio e Padre,<br />

Paolo vede il dono del Figlio da parte del Padre per gli uomini<br />

empi ed abbandonati da Dio» - J. MOLTMANN, Le Dieu crucifié,<br />

CERF-Mame, Paris, 1974, p. 280.<br />

Con tale atto, Dio mostra di non avere abbandonato gli uomini:<br />

«… il Padre lascia suo Figlio alla croce per divenire il<br />

Padre abbandonato, donato. Il Figlio è abbandonato a questa<br />

morte, per diventare il Signore dei morti e dei viventi… Abbandonando<br />

il Figlio, il Padre abbandona anche se stesso.<br />

Lasciando il Figlio, anche il Padre si lascia, anche se non nello<br />

stesso modo» - Ibidem.<br />

Come mostrano Romani 8:32 e Galati 2:20, l’abbandono di Gesù<br />

da parte di Dio si caratterizza come un dono d’amore: «La<br />

croce di Cristo è la prova dell’amore solidale di Dio, cioè della<br />

sua personale e amorevole solidarietà con noi nel nostro dolore»<br />

- J. STOTT, La croce di Cristo, Ed. GBU, Roma, 2001, p. 450.<br />

Moltmann scrive pagine intense a commento del grido finale<br />

154


SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 155<br />

di Gesù, «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?»,<br />

di cui sottolinea l’aspetto più vero e drammatico, veramente<br />

«si tratta del grido rivolto a Dio da uno abbandonato», e ancora:<br />

«E solo qui sulla croce, Cristo non chiama più Dio confidenzialmente<br />

“Padre”, ma solo ufficialmente “Dio”, quasi<br />

dubitasse di essere il Figlio di Dio Padre… Cristo sopporta<br />

l’abbandono da parte di Dio, abbandono in cui nessuno può<br />

più intercedere per l’altro, in cui ognuno è solo e non ce la fa<br />

più….». E perché tutto questo? «Il vangelo dice: ciò è avvenuto<br />

“per noi”, per te e per me, affinché non siamo più soli.<br />

Dio ha dato il proprio Figlio “per noi”, perché divenisse fratello<br />

di tutti gli abbandonati e li conducesse a Dio». Tale sofferto<br />

abbandono tra Padre e Figlio manifesta, per contrasto,<br />

la loro intima unione: «Alla croce il Padre e il Figlio sono nell’abbandono,<br />

separati nel modo più profondo e nel contempo,<br />

nel dono, sono uno nel modo più intimo» - J. MOLTMANN,<br />

Chi è Cristo per noi oggi?, Queriniana, Brescia, 1995, p. 41.<br />

37 S. ZAVOLI, Credere, non credere, Rai-Eri Piemme, Casale<br />

Monferrato, 1996, p. 203.<br />

38 S. ZAVOLI, op. cit., pp. 203,204.<br />

39 S. ZAVOLI, op. cit., p. 210.<br />

40 S. ZAVOLI, op. cit., p. 211.<br />

41 V. MESSORI, art. cit.<br />

Cristo è risorto<br />

Capitolo 3<br />

42 R.L. BRUCKBERGER, L’histoire de Jésus Christ, Grasset,<br />

1965, p. 536.<br />

Capitolo 5<br />

42bis Il leviatan è un serpente marino, un mostro spaventoso,<br />

padrone delle acque che richiama alla mente le potenze<br />

155


SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 156<br />

Note<br />

opposte al Signore e al suo popolo (cfr. Is 27:1). In Giobbe<br />

appare come un drago celeste che provoca la notte divorando<br />

momentaneamente il sole (cfr. Gb 3:8,9). Probabilmente<br />

il «drago fuggente» (Gb 26:13) e «il serpente», che si trova in<br />

fondo al mare (Am 9:3), alludono al leviatan che, nonostante<br />

la sua mostruosità, resta assoggettato a Dio.<br />

Capitolo 6<br />

43 L. BONNET, Le Nouveau Testament, t. IV, Èpitre aux Hèbreux,<br />

Épitres catholiques, L’Apocalypse, revue et augmentée par A.<br />

Schrœder, 3a ed., Georges Bridel Éditeur, Lausanne, 1905, p. 346.<br />

44 C. BRÜTSCH, La Clartée de l’Apocalypse, Labor et Fides,<br />

Genève, 1966, p. 411.<br />

45 A. FEUILLET, L’Apocalypse, état de la question, Paris, 1963, p. 65.<br />

46 Cronologicamente parlando prima di Gesù, senza successivamente<br />

morire, è risuscitato Mosè, della cui morte ne parla<br />

la Scrittura (Dt 34:6) e viene presentato in vita in occasione<br />

della trasfigurazione di Gesù (Lc 9:30,33). La lettera di Giuda,<br />

alludendo alla risurrezione di Mosè, dice che l’arcangelo Michele<br />

contendeva con il diavolo il corpo di Mosè (v. 9). La stessa<br />

risurrezione di Mosè, pur anteriore a quella di Gesù, è il risultato<br />

della vittoria sulla morte ottenuta da Gesù stesso.<br />

47 E. BOSIO, L’Apocalisse - Commentario esegetico-pratico del<br />

Nuovo Testamento, Claudiana, Firenze, 1924; reprint, Torino<br />

1990, p. 43.<br />

48 Giuda significa «lode del Signore» (Gn 29:35); «Giuda, ti<br />

loderanno i tuoi fratelli» (Gn 59:8).<br />

49 Cfr. A. REYMOND, L’Apocalypse, t. I, Lausanne 1904, pp. 164,165<br />

50 Cfr. Ap 5:6,8,12,13; 6:1; 7:9,10,14,17; 12:11; 13:8; 14:1,4,10;<br />

15:3; 17:14; 19:7,9; 21:9,14,22,23,27; 22:1,3.<br />

51 A. REYMOND, op. cit., pp. 51,52.<br />

156


SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 157<br />

52 F. GODET, Études bibliques, t. I, Ancien testament, 4a ed.,<br />

Paris, 1889, pp. 34,35.<br />

53 F. GODET, op. cit., p. 131.<br />

54 Ibidem.<br />

55 F. GODET, op. cit., p. 150.<br />

56 L. BONNET, op .cit., p. 448.<br />

Cristo è risorto<br />

Capitolo 7<br />

57 R. AKIBA, Mishnah Abot, 3:15.<br />

58 R. AKIBA, Mishnah Abot, 6:7.<br />

59 P. SACCHI, Storia del mondo giudaico, Torino, Sei, 1976, p. 182.<br />

Capitolo 9<br />

60 J. DRANE, Gesù e i quattro Vangeli, Claudiana, 1979, p. 85.<br />

61 P. BENSI, Pensare la fede oggi, Fedeltà, Firenze, 1998, p. 75.<br />

62 Cfr. P. BENSI, op. cit., p. 73.<br />

63 R. MEYER, La vie après la mort, Belle Rivière, Lausanne,<br />

1989, p. 61.<br />

64 E. KÄSEMANN, Appello alla libertà, Claudiana, p. 105.<br />

Capitolo 10<br />

65 Gli avventisti credono che alla venuta di Cristo avrà luogo<br />

anche una «risurrezione speciale» di alcuni oppositori dell’opera<br />

di Dio. Questo insegnamento si fonda in primo luogo su<br />

Apocalisse 1:7 che dice che «anche coloro che lo hanno crocifisso»<br />

vedranno la gloriosa venuta di Cristo (cfr. Dn 12:2).<br />

66 A.A. HOEKEMA, The Bible and the Future, Grand Rapids,<br />

1979, p. 247.<br />

67 J.N.D. KELLY, Early Christian Doctrines, New York, 1960, p. 467.<br />

68 G.E. LADD, The Last Things, Grand Rapids, 1979, p.79.<br />

69 Cfr. per esempio, W.D. DAVIES, Paul and Rabbinic Judaism,<br />

157


SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 158<br />

Note<br />

New York, 1955, pp. 183,308; R. KABISCH, Die Eschatologie des<br />

Paulus, Göttingen, 1893, pp. 113,188,206,269; R. Bultmann,<br />

Theology of the New Testament, London, 1952, vol. 1, p. 198.<br />

70 M.J. HARRIS, Raised Immortal. Resurrection and Immortality<br />

in the New Testament, London, 1986, p. 121.<br />

71 A.A. HOEKEMA, op. cit., p. 250.<br />

72 G.C. BERKOUWER, The Return of Christ, Grand Rapids,<br />

1963, p. 192.<br />

73 Ibidem.<br />

74 A.A. HOEKEMA op. cit., p. 250.<br />

75 Uno studio comparativo riguardante le versioni del Credo<br />

apostolico si trova in Ph. SCHAFF, History of the Christian<br />

Church, Grand Rapids, 1982, p. 181.<br />

76 Tertullian, «On the Resurrection of the Flesh» in The Ante-<br />

Nicene Fathers, Grand Rapids, 1973, vol. 3, p. 571.<br />

77 M. PERRY, The Resurrection of Man, Oxford, 1975, p. 119.<br />

78 K. BARTH, Dogmatica in sintesi, Roma, 1969, p. 227.<br />

79 H. THIELICKE, Death and Life, Philadelphia, 1970, p. 198.<br />

80 J.W. COOPER, «The Identity of the Resurrected Persons: Fatal<br />

Flaw of Monistic Anthropology» Calvin Theological Journal<br />

23, n. 1 aprile 1988, p. 26.<br />

81 J.W. COOPER, art. cit., p. 20.<br />

82 J.W. COOPER, art. cit., p. 27.<br />

83 C. HARTSHORNE, The Logic of Perfection, Lasalle, Illinois,<br />

1962, pp. 177-178.<br />

84 E. G. WHITE, Child Guidance, Nashville, 1954, p. 229.<br />

85 E. G. WHITE, op. cit., pp. 164-165.<br />

158


SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 159<br />

SOMMARIO<br />

Introduzione G. Marrazzo 3<br />

I Parte - «EGLI È RISUSCITATO DAI MORTI»<br />

1. Un falso storico? D. Monachini 11<br />

2. Prigioniero della speranza V. Fantoni 33<br />

3. «Non lo credettero» G. Marrazzo 45<br />

4. Dall’evento alla missione M. Gaudio 55<br />

5. Brevi meditazioni<br />

L’urlo della giustizia e del perdono D. D’Arpino 67<br />

«Egli non è qui» G. Ciantia 71<br />

Non era un fantasma R. Ferraro 74<br />

Cristo, la primizia M. Abiusi 81<br />

6. I nomi del Risorto nell’Apocalisse A. Pellegrini 87<br />

II Parte - LA VITA DEL RISORTO,<br />

OGGI E DOMANI<br />

7. Battesimo e risurrezione G. Leonardi 105<br />

8. Essere crocifissi e vivere G. Leonardi 115<br />

9. La vita del Risorto G. Marrazzo 119<br />

10. La risurrezione dei credenti S. Bacchiocchi 127<br />

Note 152


SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 160<br />

Finito di stampare nel mese di maggio 2003<br />

da Legoprint - Trento

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