5 - Testimonigeova
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SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 1<br />
Cristo è risorto<br />
Riscoprire il fondamento<br />
della vita cristiana<br />
Michele Abiusi, Samuele Bacchiocchi,<br />
Gabriele Ciantia, Duilio D’Arpino, Vittorio Fantoni,<br />
Rodolfo Ferraro, Michele Gaudio,<br />
Giovanni Leonardi, Giuseppe Marrazzo,<br />
Daniele Monachini, Adelio Pellegrini<br />
EDIZIONI ADV
SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 2<br />
a<br />
Segni dei tempi, anno L, n. 1/2003<br />
Pubblicazione semestrale già registrata presso il tribunale di Firenze n. 837<br />
del 12/02/1954. In fase di registrazione presso il tribunale di Roma.<br />
Direttore responsabile: Franco Evangelisti<br />
Redazione: Giuseppe Marrazzo<br />
Revisione: Maurizio Caracciolo ed Enza Laterza<br />
Impaginazione: Enza Laterza<br />
Grafica di copertina: Valeria Rizzo<br />
Editore: Edizioni ADV dell’Ente Patrimoniale UICCA<br />
Falciani - Impruneta FI<br />
Tel 055/2326291; fax 055/2326241<br />
Sito: www.edizioniadv.it; e-mail: segni@edizioniadv.it<br />
Stampatore: Legoprint S.p.A. - Lavis TN<br />
ISBN: 88-7659-136-2<br />
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Una copia (anche arretrata): Euro 3,30<br />
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fatture.<br />
© 2003 Edizioni ADV<br />
Tutti i diritti sono riservati all’editore. La riproduzione in qualsiasi forma,<br />
intera o parziale, è vietata in italiano e in ogni altra lingua. I diritti sono<br />
riservati in tutto il mondo.<br />
I testi biblici riportati, salvo diversa indicazione, sono tratti dalla versione<br />
Nuova Riveduta, 1994, Società Biblica di Ginevra, CH 1211 Ginevra<br />
(Svizzera). Questa versione traduce il tetragramma ebraico YHWH con<br />
SIGNORE in maiuscoletto per distinguerlo dalla parola Signore che traduce<br />
«adhonai». Là dove ricorre «adhonai YHWH», l’espressione è stata resa<br />
con «il Signore, DIO» per evitare la ripetizione.<br />
Tiratura: 5.000 copie
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INTRODUZIONE<br />
Da alcuni secoli le riflessioni teologiche circa la risurrezione<br />
di Cristo costituiscono un problema: per<br />
molti Cristo è risorto sì, ma solo nel cuore dei discepoli.<br />
L’apostolo Paolo, però, dichiara in modo<br />
perentorio: «Cristo Gesù è colui che è morto e, ancor<br />
più, è risuscitato» (Rm 8:34).<br />
Lo scetticismo ateo<br />
Augusto Guerriero, giornalista di politica internazionale,<br />
che scriveva su Epoca e Corriere della Sera con<br />
la firma di Ricciardetto, verso la fine degli anni Sessanta<br />
scrisse un paio di articoli sulla critica neotestamentaria;<br />
la reazione dei lettori fu immediata.<br />
Proseguì quella sua personale ricerca senza trovare<br />
risposte. Nel 1972 scrisse un articolo sulla risurrezione<br />
accogliendo le critiche teologiche bultmaniane<br />
e rendendole di dominio pubblico. «Ciò che importa»<br />
scriveva «non è che Gesù sia risorto corporalmente,<br />
ma che egli per me è il Risorto. Egli è risorto<br />
nel kérygma. Il fatto storico di Pasqua non è la risurrezione<br />
di Cristo, ma la fede pasquale dei discepoli». 1<br />
In quel tempo la chiesa cattolica olandese aveva<br />
accolto un nuovo catechismo in cui si prendeva atto<br />
della distanza tra la fede e la storia. Ricciardetto<br />
giunse alla seguente conclusione: «Questo nuovo<br />
catechismo sedicente cattolico fa tabula rasa di tutto:<br />
l’idea della risurrezione è superata, il sepolcro<br />
3
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Introduzione<br />
vuoto è leggenda e i primi cristiani che attestarono<br />
di aver visto il Risorto, attestarono non un fatto, ma<br />
la loro fede. È la prima volta che un libro di dottrina<br />
cattolica sorpassa per audacia e direi per radicalismo<br />
di negazione le critiche protestanti». 2<br />
Quando verso la fine della sua vita gli fu chiesto<br />
se era soddisfatto di aver toccato studi così ardui, rispose:<br />
«Non avevo scelta. Dovevo farlo. Ma il frutto<br />
è amaro. Si va avanti e poi ci si accorge che il problema<br />
supremo è rimasto insoluto come prima, e<br />
solo il tormento è aumentato. “Tu non mi cercheresti<br />
se non mi avessi già trovato”. È uno dei pensieri<br />
più poetici di Pascal, e, solo a ricordarlo, mi vengono<br />
le lacrime agli occhi. Ma non è vero. Si cerca<br />
perché non si è trovato: quaesivi et non inveni». 3<br />
L’illuminismo e la risurrezione<br />
Nel Settecento, Reimarus, con il suo atteggiamento<br />
scettico verso la risurrezione di Cristo, riteneva che<br />
il cristianesimo fosse fondato su «una pia frode».<br />
Nel secolo dei Lumi i teologi si impegnarono a<br />
eliminare tutti quegli elementi della fede cristiana<br />
che contrastavano la ragione umana autonoma.<br />
Lessing diceva che «la realtà è razionale e gli esseri<br />
umani hanno le capacità epistemologiche necessarie<br />
per scoprire quest’ordine razionale del<br />
mondo». La risurrezione di Cristo diventa un «nonavvenimento<br />
frainteso». Non è un avvenimento storico<br />
in quanto non ci sono testimoni presenti nella<br />
tomba quando Cristo risuscita; è un fatto della fede<br />
e della predicazione apostolica.<br />
4
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Cristo è risorto<br />
Demitizzazione<br />
Rudolf Bultmann, seguendo il metodo storico<br />
morfologico (formgeschichtlich) smonta tutta l’impalcatura<br />
storica e soprannaturale del Nuovo Testamento,<br />
e la risurrezione di Cristo come la nascita<br />
verginale, l’ascensione, la parousia e l’escatologia<br />
diventano un «mito».<br />
Per Karl Barth, in risposta al soggettivismo di<br />
Bultmann, la risurrezione è un evento storico oggettivo<br />
ma nessuna ricerca storica potrà mai legittimare<br />
le scelte della fede né la fede deve dipendere<br />
da una indagine storica. Secondo la cristologia secolare<br />
di Dietrich Bonhoeffer la risurrezione non è<br />
un evento oltremondano, ma «vuol dire liberazione<br />
dalle preoccupazioni, dalle miserie, dalle angosce,<br />
dai desideri, dal peccato e dalla morte». 4<br />
Teologia della speranza<br />
Negli anni Sessanta, mentre i teologi secolari acquistavano<br />
popolarità nel mondo anglo-americano<br />
e presentavano la figura areligiosa di Cristo, alcuni<br />
teologi tedeschi sceglievano la via della speranza e<br />
dell’escatologia.<br />
Per Jürgen Moltmann, autore della Teologia della<br />
speranza, solo la risurrezione di Cristo dà alla sua<br />
morte un valore salvifico. «La risurrezione non<br />
svuota la croce (cfr. 1 Cor 11:17), ma la riempie di<br />
escatologia e di significato salvifico… Il Cristo risorto<br />
è il Gesù storico e crocifisso, e viceversa». 5<br />
La nostra speranza si fonda sulla croce perché<br />
essa annuncia liberazione e salvezza, ma anche sul-<br />
5
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Introduzione<br />
la risurrezione perché ci introduce nella signoria<br />
del Dio che viene.<br />
La risurrezione di Cristo è l’anticipazione della<br />
futura giustizia di Dio; essa ci presenta il traguardo<br />
della nostra speranza: la vittoria sulla morte, la risurrezione<br />
finale e la vita nuova. Per l’apostolo Paolo<br />
i due eventi, la crocifissione e la risurrezione, non<br />
possono essere separati neanche per i credenti:<br />
«Considero queste cose come tanta spazzatura al fine<br />
di guadagnare Cristo e di essere trovato in lui<br />
non con una giustizia mia, derivante dalla legge, ma<br />
con quella che si ha mediante la fede in Cristo: la<br />
giustizia che viene da Dio, basata sulla fede. Tutto<br />
questo allo scopo di conoscere Cristo, la potenza<br />
della sua risurrezione, la comunione delle sue sofferenze,<br />
divenendo conforme a lui nella sua morte,<br />
per giungere in qualche modo alla risurrezione dei<br />
morti. Non che io abbia già ottenuto tutto questo o<br />
sia già arrivato alla perfezione; ma proseguo il cammino<br />
per cercare di afferrare ciò per cui sono anche<br />
stato afferrato da Cristo Gesù» (Fil 3:10-12).<br />
Gesù storico<br />
Oscar Cullmann, in risposta al metodo di Bultmann,<br />
respinge le sue tesi fondamentali: scetticismo<br />
storico, ermeneutica esistenziale e demitizzazione.<br />
Per Cullmann la storia fa parte del nucleo essenziale<br />
della rivelazione cristiana che egli chiama<br />
Storia della salvezza e Gesù ne è l’evento centrale.<br />
Tutte le fasi di questa storia sono orientate verso la<br />
croce e la risurrezione di Cristo.<br />
6
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Cristo è risorto<br />
Wolfhart Pannenberg è ancora più radicale di<br />
Cullmann nel respingere lo scetticismo storico di<br />
Bultmann. Per lui la risurrezione di Cristo è il sigillo<br />
inconfondibile e definitivo della divinità di Gesù.<br />
Anche se la fede non può essere fondata sui bruta<br />
facta - i fatti in se stessi - Pannenberg conferisce valore<br />
al Cristo storico affermando che la cristologia<br />
deve partire dal Cristo di allora e non da quello che<br />
significa per noi. «La storia è l’orizzonte più ampio,<br />
dice Pannenberg, entro il quale la teologia cristiana<br />
si muove. Tutti i problemi e le soluzioni teologiche<br />
trovano il loro senso solo nel contesto della storia di<br />
Dio con l’umanità e attraverso queste, con l’intera<br />
creazione verso il futuro che il mondo mantiene<br />
ancora celato che è già manifesto in Gesù Cristo». 6<br />
La storia si comprende dal suo punto terminale.<br />
Solo Gesù ha indicato la chiave di interpretazione<br />
di tutta la storia umana. La fine della storia è indicata<br />
proletticamente, in anticipo, nella storia di Gesù.<br />
La vita e le opere di Gesù riassumono e anticipano<br />
la fine della storia. La risurrezione di Gesù è<br />
un avvenimento storico oggettivo testimoniato da<br />
tutti coloro che hanno avuto accesso alle prove, ma<br />
ha un effetto retroattivo in quanto «Gesù non diventa<br />
semplicemente qualcosa, che egli prima non<br />
sarebbe stato, ma la sua pretesa prepasquale viene<br />
convalidata da Dio». 7<br />
La parola dunque ai testimoni!<br />
Testimoni che non sono caduti vittime di allucinazioni<br />
collettive, ma hanno «visto» e «toccato», han-<br />
7
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Introduzione<br />
no parlato con il Cristo risorto. Non sono stati creduloni<br />
e ingenui; non hanno voluto riaccendere la<br />
fiaccola della speranza per restare vittime di una<br />
più cocente sconfitta.<br />
Pietro e altri discepoli si accertarono che il sepolcro<br />
fosse vuoto. Pietro notò che le fasce erano in<br />
terra ma il sudario che era sul capo di Gesù era piegato<br />
in un luogo a parte (cfr. Gv 20:6,7).<br />
Le apparizioni di Gesù dopo la sua crocifissione,<br />
i colloqui in Galilea e l’apparizione sulla via di Damasco<br />
all’ultimo degli apostoli, Paolo, sono alcuni<br />
aspetti reali che pur non rispondendo alle categorie<br />
di «documenti storici», così come lo comprendiamo<br />
noi, sono affermazioni autorevoli che meritano<br />
di essere considerate, perché «se non vi è risurrezione<br />
dei morti, neppure Cristo è stato risuscitato;<br />
e se Cristo non è stato risuscitato, vana dunque è la<br />
nostra predicazione e vana pure è la vostra fede»<br />
(1 Cor 15:13,14).<br />
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PARTE I<br />
«Egli è risuscitato dai morti»
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Capitolo 1<br />
UN FALSO STORICO?<br />
Introduzione<br />
«Possiamo essere protestanti o cattolici, ortodossi o<br />
riformati, progressisti o conservatori. Ma, se vogliamo<br />
che la nostra fede abbia fondamento, dobbiamo<br />
avere visto e udito gli angeli presso il sepolcro spalancato<br />
e vuoto». È cosi che il grande teologo Karl<br />
Barth afferma la sua fede nella risurrezione, anzi<br />
l’origine della fede necessaria per essere un seguace<br />
dell’uomo di Nazaret.<br />
I vangeli ci presentano i seguaci del nazareno (cfr.<br />
Mt 2:23) nascosti, sconfitti e impauriti: «… mentre<br />
erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i<br />
discepoli per timore dei Giudei…» (Gv 20:19).<br />
Essi sono i residui di una setta (At 24:5) venuta<br />
dalla poco affidabile Galilea (cfr. Gv 7:41,52) che<br />
hanno abbandonato (cfr. Mc 14:50) il loro «dubbioso»<br />
maestro (Mt 12:24), anzi alcuni lo hanno addirittura<br />
tradito (cfr. Mc 14:43,44; 66-71).<br />
Però alcuni giorni dopo li incontriamo nuovamente<br />
nel luogo da loro più temuto, perché centro<br />
di un potere che ha già operato per l’annientamento<br />
della nuova fede. Li incontriamo non negli angoli<br />
bui del tempio, nascosti e silenziosi, ma mentre<br />
11
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Capitolo 1<br />
benedicono Dio con grandi segni e grande gioia<br />
(cfr. Lc 24:51-53), predicando la storia del loro maestro<br />
e accusando i capi religiosi della sua morte (cfr.<br />
At 2:22-24; 3:14,15; 4:8-10).<br />
Che cosa ha potuto trasformare, anzi convertire,<br />
quegli uomini impauriti? Da dove proviene questo<br />
coraggio? La risposta è una: «anastasis» cioè «alzarsi<br />
in alto», «ergersi sopra», «risorgere».<br />
Troviamo qui l’elemento che trasforma un’apparente<br />
sconfitta (la crocifissione) in una completa<br />
vittoria. Ma analizziamo insieme questo evento<br />
centrale della nostra fede. E facciamolo dal punto<br />
di vista storico; infatti il primo tentativo di «negazionismo»<br />
nasce proprio all’epoca degli avvenimenti:<br />
«… i capi dei sacerdoti radunatisi con gli anziani<br />
e tenuto consiglio, diedero una forte somma di denaro<br />
ai soldati, dicendo: Dite così, i suoi discepoli<br />
sono venuti di notte e lo hanno rubato mentre dormivamo»<br />
(Mt 28:11-13).<br />
Ecco la tesi che cercheremo di analizzare insieme:<br />
la risurrezione è una menzogna montata dai discepoli<br />
o la verità fondante del cristianesimo? Paolo<br />
ribadisce che «se Cristo non è stato risuscitato,<br />
vana dunque è la nostra predicazione e vana pure è<br />
la vostra fede» (1 Cor 15:14).<br />
1. La crocifissione<br />
L’evento che prepara la vittoria del principe della vita<br />
(cfr. At 3:15), di colui che si proclama essere «la<br />
risurrezione e la vita» (Gv 11:25), è la morte vergognosa<br />
sul Calvario. Dramma assolutamente inatte-<br />
12
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Cristo è risorto<br />
so (cfr. Mt 16:21,22) ma centrale nella costruzione<br />
delle verità evangeliche.<br />
Alcuni hanno cercato di negare l’esistenza o il<br />
supplizio di Gesù. Dobbiamo riconoscere la poca<br />
affidabilità di un tale proposito. La storia ha confermato<br />
quest’evento senza dubbi. Sarà la base storica<br />
dell’indagine sulla risurrezione. Ma ricordiamo<br />
le testimonianze.<br />
a. Plinio, il giovane<br />
Plinio come governatore della Bitinia scrive, tra il<br />
111 e il 113 d.C., la sua famosa lettera all’imperatore<br />
Traiano. In seguito ad alcune denunce, Plinio arresta<br />
e interroga dei cristiani. Questi dichiarano<br />
«che hanno l’abitudine di riunirsi prima dell’aurora<br />
in giorni scelti e di cantare degli inni al Cristo come<br />
a un Dio». La risposta di Traiano è: «Non si devono<br />
ricercare; ma se denunciati e riconosciuti tali (seguaci<br />
di Cristo), li devi mandare al supplizio». Questo<br />
testo ci insegna poco su Gesù ma ha il merito di<br />
attestare l’importanza del cristianesimo in Asia, ottanta<br />
anni dopo la morte del Signore. 8<br />
b. Tacito<br />
Il contributo di Tacito è senz’altro più ricco, egli è<br />
tra l’altro rinomato per la sua onestà e il suo spirito<br />
critico. Ecco come ci racconta la prima persecuzione<br />
scatenata da Nerone contro i discepoli di Gesù<br />
nel 64 d.C.: «Per fare tacere la voce che l’accusava<br />
dell’incendio di Roma, Nerone evidenziò dei colpevoli<br />
e inflisse loro delle pene molto ricercate, essi<br />
13
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Capitolo 1<br />
furono odiati per la loro infamia, e furono chiamati<br />
cristiani dal popolino. L’autore di questo nome fu,<br />
sotto il regno di Tiberio, condannato al supplizio<br />
dal procuratore Ponzio Pilato. Questa spregevole<br />
superstizione, parzialmente repressa in questo momento,<br />
risorgeva di nuovo, non solo in Giudea, luogo<br />
d’origine di questo male, ma anche nella città<br />
dove fiorivano tutte le atrocità».<br />
Uno storico come Goguel scrive: «Un fatto è acquisito,<br />
Tacito era a conoscenza di un documento<br />
né giudeo né cristiano che legava il cristianesimo al<br />
Cristo crocifisso da Ponzio Pilato». 9<br />
c. Svetonio<br />
Svetonio (64-141) è l’altro storico romano che menziona<br />
Gesù nella sua opera Vita dei dodici Cesari.<br />
Secondo quanto afferma l’imperatore Claudio<br />
«bandì dalla città i giudei che, istigati dalla dottrina<br />
di Cristo, creavano sempre disordini». Come molti<br />
romani dell’epoca, Svetonio confonde i giudei e i cristiani<br />
(per similitudine nella forma del culto e della<br />
fede). «Crestus» è ritenuta una deformazione di Cristo.<br />
Lo stesso autore scrive di Nerone: «Furono condannati<br />
a morte i cristiani, gente dedita al culto di<br />
una nuova e malefica credenza religiosa». Di nuovo<br />
una validissima testimonianza non biblica. 10<br />
d. Giuseppe Flavio<br />
Giuseppe Flavio è uno storico giudeo che nasce nel<br />
37 o 38 d.C. e muore nel 97 d.C., quindi un testimone<br />
che visse immediatamente dopo la missione<br />
14
SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 15<br />
Cristo è risorto<br />
di Gesù. Il suo libro Guerra giudaica, pubblicato nel<br />
77 d.C., cioè subito dopo la catastrofe nella quale<br />
crolla il popolo eletto, è un documento unico.<br />
L’uomo è poco simpatico; è un opportunista che<br />
tradisce i suoi soldati per venderli all’esercito romano<br />
comandato da Vespasiano e Tito, incaricati di<br />
rappacificare la Giudea. Egli prenderà il nome dalla<br />
famiglia «Flavia» che seguirà in qualità di guida e<br />
storico. Nei suoi scritti menziona due contemporanei<br />
di Gesù: Giovanni battista, del quale racconta la<br />
predicazione e la morte con precisione, e Giacomo,<br />
primo responsabile della chiesa di Gerusalemme<br />
dopo la crocifissione e del quale riporta la lapidazione.<br />
Lo descrive con queste parole: «Il fratello di<br />
Gesù, chiamato Cristo».<br />
Citiamo un altro testo molto più esplicito: «In<br />
quell’epoca apparve Gesù, uomo saggio, se lo dobbiamo<br />
chiamare uomo. Perché ha compiuto delle<br />
cose meravigliose, è stato maestro di quelli che ricevettero<br />
con gioia la verità e ha richiamato molti<br />
ebrei e molti greci. Era il Cristo. È stato accusato<br />
dai dirigenti della nostra nazione, Pilato lo condannò<br />
alla croce; ma i suoi fedeli non rinunciarono<br />
al loro amore per lui; perché il terzo giorno apparve<br />
loro risorto, come era stato annunciato dai profeti<br />
di Dio… Ancora oggi sussiste la setta che, da lui,<br />
ricevette il nome di cristiani».<br />
Questo brano è discusso; qualcuno parla di manomissione<br />
del testo originale da parte di un cristiano,<br />
però è chiaro per tutti gli specialisti che Giuseppe<br />
riconosce Gesù come un personaggio storico. 11<br />
15
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Capitolo 1<br />
e. La Baraïta<br />
Ecco il contenuto del testo di una baraïta (tradizione<br />
non ufficiale) del trattato sul sinedrio che presenta<br />
il processo di Gesù come giuridicamente perfetto:<br />
«… un araldo lanciò un proclama… alla vigilia<br />
della festa di Pasqua, Gesù fu impiccato. Quaranta<br />
giorni prima, l’araldo aveva proclamato:<br />
“Sarà portato fuori per essere lapidato perché ha<br />
praticato le arti magiche e sedotto Israele rendendolo<br />
apostata. Se qualcuno ha qualcosa da dire per<br />
sua difesa, venga e lo dica”. Poiché nessuno si è presentato<br />
in sua difesa, fu impiccato alla vigilia di Pasqua.<br />
Ulla risponde: “Pensi che si debba cercare<br />
qualcosa per la sua difesa? Perché diventò un seduttore?”.<br />
Il misericordioso gli rispose: “Non devi<br />
risparmiarlo né passare la sua colpa sotto silenzio”».<br />
Testo sicuramente deludente. Ma come osserva<br />
Francois Refoulé, che è la nostra fonte: «Un<br />
risultato è certo: mai dai tempi più antichi, l’esistenza<br />
di Gesù fu messa in dubbio». 12<br />
Nei primi secoli sorgono altri avversari della<br />
nuova religione, come Celso, Porfiro, Giuliano l’apostata<br />
e Trifone. 13 Attaccano la poca cultura degli<br />
evangelisti o la teologia della fede cristiana ma non<br />
contestano la realtà storica di Gesù di Nazaret.<br />
Ora vediamo più da vicino la risurrezione.<br />
2. La risurrezione<br />
Per il nostro studio possiamo dividere la risurrezione<br />
in due elementi:<br />
a. Un evento storico costruito dai discepoli;<br />
16
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Cristo è risorto<br />
b. Un fenomeno o processo miracoloso, profondamente<br />
insolito e inatteso.<br />
a. Un falso storico costruito dai discepoli?<br />
Diciamo subito che se i capi religiosi avessero avuto<br />
il corpo di Gesù, nel tentativo di negare l’avvenimento,<br />
lo avrebbero presentato e probabilmente<br />
esibito in tutta Gerusalemme per dimostrare la<br />
morte del Nazareno.<br />
Non hanno il «cadavere» di Cristo. Questo è un<br />
dato certo. Dal momento che non hanno esitato a<br />
violare le regole della Pasqua per fare arrestare,<br />
processare e condannare Gesù dai romani, trasgredire<br />
le leggi della contaminazione contenute in Levitico<br />
non sarebbe stato un problema: «il fine giustifica<br />
i mezzi». Sono stati necessari ben sei processi<br />
per eliminare Gesù: davanti ad Anna, suocero di<br />
Caiafa, davanti al sommo sacerdote Caiafa, davanti<br />
al Sinedrio, davanti al procuratore Ponzio Pilato,<br />
davanti al re Erode, di nuovo davanti a Pilato (cfr.<br />
Gv 18:13,24,28; Lc 23:6,7,11,12).<br />
Ma analizziamo la menzogna dei discepoli: «Passato<br />
il sabato, Maria Maddalena, Maria, madre di<br />
Giacomo, e Salome comprarono degli aromi per<br />
andare a ungere Gesù… Or Gesù, essendo risuscitato<br />
la mattina del primo giorno della settimana,<br />
apparve prima a Maria Maddalena dalla quale aveva<br />
scacciato sette demoni… Essi udito che egli viveva<br />
ed era stato visto da lei, non lo credettero.<br />
Dopo di questo, apparve in modo diverso a due di<br />
loro… e questi andarono ad annunziarlo agli altri,<br />
17
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Capitolo 1<br />
ma neppure a quelli credettero» (Mc 16:1,9,11-13).<br />
Nell’epoca in cui gli autori dei vangeli organizzano<br />
i loro racconti, la testimonianza di una donna, è<br />
bene ricordarlo, non può essere accettata in un tribunale<br />
romano, greco o ebraico. In una qualsiasi<br />
forma di contesa sociale e non solo giuridica, l’intervento<br />
di un testimone femminile non è ricevibile.<br />
Giuseppe Flavio, storico dell’epoca di Gesù, scrive<br />
nel suo libro Antichità giudaiche: «Le testimonianze<br />
di donne non valgono e non sono ascoltate<br />
tra noi, a motivo della leggerezza e della sfacciataggine<br />
di quel sesso». Allora perché aver scelto delle<br />
donne come testimoni della risurrezione?<br />
Non solo è una donna colei che per prima dialoga<br />
con il Maestro, ma è addirittura stata liberata da<br />
sette demoni e il vangelo la presenta come «una<br />
peccatrice» (Lc 7:39; Gv 11:1,2 associando Maria<br />
Maddalena con Maria di Betania come fanno numerosi<br />
teologi). Infatti, come prova del disagio di<br />
una presenza femminile, presentiamo una testimonianza,<br />
chiaramente falsa, di un apocrifo datato di<br />
un’epoca molto tardiva e chiamato il Vangelo copto<br />
di Tommaso scoperto nel 1945 nel deserto egiziano<br />
di Nag Hammadi. Nell’ultimo frammento si legge:<br />
«“Maria deve andare via da noi, disse Pietro, perché<br />
le donne non sono degne della via”. E Gesù rispose:<br />
“Ecco, io la guiderò in modo da farne un maschio,<br />
affinché diventi uno spirito vivo uguale a noi maschi.<br />
Poiché solo la donna che si farà maschio entrerà<br />
nel regno dei cieli”». 14<br />
La Maria qui in questione è proprio la Maddale-<br />
18
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Cristo è risorto<br />
na. Che cosa pensare di questa montatura? Non si<br />
poteva gettare un fondamento peggiore per la costruzione<br />
di una nuova chiesa! Ma non è tutto: in<br />
che luce si mettono gli uomini che diventeranno i<br />
pilastri di questa chiesa?<br />
Matteo, citato prima, ricorda per ben due volte in<br />
pochi versetti, che i discepoli «non credettero». Che<br />
cosa pensare del racconto di Giovanni, un altro «testimone<br />
oculare», che menziona un Tommaso che<br />
non solo dubita come gli altri, ma che chiede una prova<br />
fisica, vuole toccare con mano come se avesse voluto<br />
dire che gli altri sono stati presi da allucinazioni.<br />
Ritorniamo a Matteo che, inventando il suo falso,<br />
ricorderà, fino all’ultimo capitolo, il dubbio presente<br />
nei discepoli sul monte dell’ascensione (cfr. Mt<br />
28:17). Visto che la fede è la base della nuova religione,<br />
sembra incredibile sapere quanto ne siano<br />
sprovvisti i pionieri di questo movimento. Anzi sarebbe<br />
meglio dire: come si presentano mancanti,<br />
proprio loro che sono gli autori dell’informazione.<br />
Che cosa pensare delle condizioni nelle quali Gesù<br />
è seppellito? Innanzitutto è impressionante vedere<br />
fino a che punto il racconto della crocifissione<br />
sia conforme alle abitudini dell’epoca.<br />
Nel giugno 1968, l’archeologo Tzaferis, lavorando<br />
sotto la direzione del Dipartimento della antichità<br />
dei musei d’Israele, scopre quattro tombe a<br />
Ras el-Masaref, a nord di Gerusalemme, vicino al<br />
monte Scopus. Nella quarta tomba si ritrovano i resti<br />
di un uomo che è stato crocifisso e il dottor Haas<br />
del Dipartimento di anatomia dell’università ebrai-<br />
19
SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 20<br />
Capitolo 1<br />
ca esamina i resti. I vasi ritrovati nella tomba indicano<br />
il primo secolo dopo Cristo, come l’epoca della<br />
morte di Yohanan Ben Ha’galgal, nome ritrovato<br />
sull’ossario del crocifisso. Un chiodo di 17 centimetri<br />
è stato infilzato nel tallone e le due gambe sono<br />
state spezzate. Il dott. Haas scrive: «I due talloni sono<br />
stati inchiodati con un lungo chiodo di ferro. Le<br />
tibie sono state fratturate intenzionalmente. I piedi<br />
sono giunti, le ginocchia l’una sopra l’altra, il sinistro<br />
sul destro, il corpo si è contorto, le braccia erano<br />
stese e trafitte da chiodi negli avambracci. Abbiamo<br />
qua il caso di una morte per crocifissione». 15<br />
Il racconto del Nuovo Testamento è estremamente<br />
preciso sui vari dettagli della morte di Gesù,<br />
senza parlare della descrizione dei costumi romani:<br />
flagellazione, spartizione dei vestiti del condannato,<br />
scritta o titulus appesa sopra la vittima che indica i<br />
suoi crimini; nonché il preciso rituale ebraico di<br />
seppellimento (preparazione del corpo, uso di unguenti,<br />
rivestimento di lino). Per un approfondimento<br />
consigliamo la lettura del magnifico libro di<br />
Joachim Jeremias, Gerusalemme al tempo di Gesù,<br />
ricerche di storia economica e sociale per il periodo<br />
neotestamentario, edizioni Dehoniane.<br />
Ma lo stesso preciso racconto sarebbe alquanto<br />
grossolano e così ovviamente confutabile nella ricostruzione<br />
della risurrezione?<br />
Se ti specializzi per conquistarti l’autorità della<br />
verità lo fai fino alla fine, non è così? Nel suo libro<br />
Understanding History Louis Gottschalk scrive che<br />
la credibilità di un autore dipende dall’«assenza di<br />
20
SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 21<br />
Cristo è risorto<br />
contraddizione, assenza di anacronismi, conformità<br />
con altri fatti o dati storici, geografici o scientifici<br />
già conosciuti». 16 Mai un simile esame è stato<br />
confermato numerose volte come per il racconto<br />
dei vangeli relativo alle circostanze della morte e<br />
della risurrezione di Gesù.<br />
Ma ritorniamo ai vari elementi che il racconto<br />
evangelico ci propone. La tomba descritta nei vangeli<br />
corrisponde, secondo l’archeologo Alan Millard,<br />
alle scoperte fatte. Nel suo libro Trésor des<br />
temps bibliques scrive: «Un gran numero di tombesepolcri,<br />
scavati fra il 50 a.C. e il 135 d.C., sono stati<br />
scoperti intorno a Gerusalemme. La città è situata<br />
sulla cresta di colline calcaree… ricoperte da un<br />
sottile strato di terra, i morti erano spesso deposti<br />
in cavità naturali o in tombe scavate nella roccia…<br />
La descrizione della tomba di Gesù (cfr. Mt 27:60)<br />
corrisponde alle scoperte effettuate. L’ingresso era<br />
chiuso da un’enorme pietra che si faceva rotolare<br />
davanti all’ingresso per vietarne l’ingresso ai vari<br />
predatori». 17<br />
Alcune di queste pietre sono state ritrovate, il loro<br />
peso può variare da una a due tonnellate.<br />
Nella parte del manoscritto di Bèze, conservato<br />
nella biblioteca di Cambridge, che si riferisce a questo<br />
racconto del vangelo di Marco, troviamo quest’annotazione<br />
tra parentesi: «E quando vi fu deposto,<br />
Giuseppe chiuse il sepolcro con una pietra che<br />
una ventina di uomini non potevano spostare».<br />
Questo commento aggiunto al margine del testo è<br />
considerato dagli studiosi un commento di un co-<br />
21
SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 22<br />
Capitolo 1<br />
pista del primo secolo in funzione delle regole che i<br />
copisti seguivano nel loro lavoro di copia dei manoscritti.<br />
18 Non è l’unico elemento che ostacola i<br />
presunti discepoli-ladri. Il testo ci dice che il sepolcro<br />
era guardato e sigillato.<br />
Analizziamo questi due particolari.<br />
1. La guardia armata: secondo il famoso ellenista<br />
e professore universitario di greco A.T. Robinson, la<br />
frase di Pilato: «prendete una guardia» (Mt 27:65) si<br />
riferisce alle guardie romane e non giudee che erano<br />
in azione intorno al tempio e continuamente collaboravano<br />
con il sinedrio e le varie manifestazioni<br />
liturgiche. 19 In ogni caso i capi religiosi sono disposti<br />
a pagare «una forte somma di denaro» ai soldati<br />
perché dicano una menzogna (cfr. Mt 28:12).<br />
In più il sepolcro era sigillato ma solo dei soldati<br />
romani potevano vegliare su un sigillo che rappresentava<br />
l’autorità dell’imperatore. Tramite Flavius<br />
Vegitius Renetus, storico militare romano che visse<br />
diversi secoli dopo Cristo, abbiamo diverse informazioni<br />
che ci permettono di sapere le caratteristiche<br />
di una guardia romana. 20<br />
Dedicando all’imperatore Valentiniano l’opera<br />
Instituzioni militari dei romani, Flavius lo incoraggia<br />
a restaurare i metodi di difesa utilizzati nell’epoca<br />
vicina al tempo di Gesù. Sappiamo dunque<br />
che un corpo di guardia comprendeva 36 uomini,<br />
armati con le armi migliori, quattro dei quali erano<br />
disposti davanti alla porta, al ponte o al luogo da vigilare,<br />
gli altri dodici dormivano in semi cerchio davanti<br />
a loro, con la testa verso l’interno; per rubare<br />
22
SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 23<br />
Cristo è risorto<br />
od oltrepassarli il ladro doveva scavalcarli. Si facevano<br />
turni di quattro ore, questa rotazione avveniva<br />
giorno e notte. Ricordiamo che in caso di mancato<br />
dovere, cioè sonno o furto, il drappello di turno<br />
in quel momento subiva la pena di morte.<br />
2. Anche sul sigillo romano usato per proteggere<br />
il sepolcro di Gesù abbiamo diverse notizie. È stata<br />
scoperta a Nazaret una lastra di marmo utilizzata<br />
come avvertimento per i profanatori di tombe. La<br />
scritta in greco reca il seguente testo: «Decreto di<br />
Cesare. È mio piacere che le tombe dimorino eternamente<br />
inviolate, per quelli che le hanno fatte, per<br />
il culto degli antenati o dei figli, o per altri membri<br />
del casato… È obbligatorio onorare i morti, ed è<br />
formalmente vietato disturbarli nel loro riposo. Se<br />
qualcuno profana una tomba, chiedo che il colpevole<br />
sia condannato alla pena capitale per delitto di<br />
violazione di sepoltura».<br />
Il dott. P.L. Maier nel suo libro First Easter, dal<br />
quale proviene questo documento, aggiunge che in<br />
un primo tempo il delitto di profanazione era punibile<br />
con una forte multa; all’epoca di Cristo siamo<br />
passati dalla multa alla pena capitale. 21<br />
Possiamo a questo punto concludere, grazie a diverse<br />
prove storiche, che per motivi religiosi e politici,<br />
i giudei portarono Ponzio Pilato a giustiziare<br />
Gesù di Nazaret. Per assicurarsi della sua morte furono<br />
adottate sei misure di sicurezza:<br />
1. Gesù fu crocifisso, uno dei metodi di esecuzione<br />
più efficaci e crudeli mai concepito.<br />
2. Il corpo fu deposto in un sepolcro di pietra solida.<br />
23
SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 24<br />
Capitolo 1<br />
3. Il corpo fu sigillato con un lenzuolo imbevuto<br />
di litri di unguenti secondo il costume ebraico.<br />
4. La pietra davanti al sepolcro pesava circa un<br />
paio di tonnellate.<br />
5. Una guardia romana di sicurezza, una delle migliori<br />
unità di combattimento, vegliava sulla tomba.<br />
6. La tomba portava i sigilli ufficiali romani che<br />
condannavano a morte i trasgressori.<br />
E noi dovremo credere che uomini increduli, impauriti<br />
e disorganizzati, come erano i discepoli dopo<br />
la morte di Gesù, avessero affrontato questi pericoli<br />
per rubare il corpo di Gesù e riscrivere poi la più<br />
inverosimile e inattendibile storia di risurrezione?<br />
b. Una spiegazione inattesa<br />
«I giudei, infatti chiedono miracoli e i greci cercano<br />
sapienza, ma noi predichiamo Cristo crocifisso,<br />
che per i giudei è scandalo e per gli stranieri pazzia»<br />
(1 Cor 1:22,23).<br />
Dicevamo nella nostra introduzione che la risurrezione<br />
è un elemento inatteso. Paolo nella prima<br />
epistola ai Corinzi lo esprime con i termini di pazzia<br />
per i pagani e scandalo per i giudei.<br />
Analizziamo l’uno e l’altro.<br />
Pazzia per i pagani<br />
«Quando sentirono parlare di risurrezione dei morti,<br />
alcuni se ne beffavano e altri dicevano: su questo<br />
ti ascolteremo un’altra volta» (At 17:32).<br />
Paolo si trova davanti all’areopago di Atene, di<br />
fronte ai saggi, ai filosofi della grande città della<br />
24
SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 25<br />
Cristo è risorto<br />
cultura greca. Se è riuscito ad attirare la loro attenzione<br />
e anche la loro simpatia con il suo discorso filosoficamente<br />
ben costruito, usando giri di parole<br />
per lui inconsueti e spingendosi addirittura a citare<br />
un poeta pagano (cfr. At 17:28), riceve però in risposta<br />
una risata collettiva quando accenna alla risurrezione.<br />
I greci credevano che la natura umana avesse<br />
una scintilla divina tramite il concetto dell’immortalità<br />
dell’anima, figuriamoci per un dio. Per quelli<br />
di loro che non sono atei, la visione di un dio morto<br />
e risorto ha del burlesco.<br />
Il mondo pagano non può accettare un dio che<br />
muoia. Spesso la predicazione di Paolo finisce nel<br />
tumulto o nella violenza, ma mai come in questa<br />
circostanza cade nel ridicolo. Per i greci l’uomo è il<br />
risultato di un addizione: corpo più anima, materia<br />
più spirito. Due realtà distinte, contrapposte, spesso<br />
in lotta tra di loro.<br />
A prova del nostro dire ricordiamo le parole di<br />
Oscar Cullmann: «Questa dottrina, il grande Socrate<br />
non si è limitato a insegnarla, quando, il giorno<br />
della sua morte (suicidio), ha esaminato con i suoi<br />
discepoli gli argomenti filosofici a favore dell’immortalità<br />
dell’anima… Platone ci mostra inoltre come<br />
Socrate affronti la morte con una calma e una<br />
serenità assolute. La sua morte è una bella morte.<br />
Non vi è orrore in essa. Socrate non può temere la<br />
morte, perché essa ci libera del corpo». 22<br />
Nelle culture di impronta ellenistica non è concepibile<br />
una risurrezione che coinvolga anche il<br />
25
SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 26<br />
Capitolo 1<br />
corpo. Un dio, immortale per natura, non può morire,<br />
dunque non può risorgere.<br />
Ben noto a questo soggetto il graffito ritrovato sul<br />
muro di una casa del colle Palatino a Roma, in cui il<br />
Messia viene satiricamente dipinto con una testa<br />
d’asino sulla croce. Accanto al crocifisso compare la<br />
figura di un uomo in preghiera. Sotto si legge:<br />
«Alexamenos adora il suo dio». Il graffito per gli studiosi,<br />
come James Harpur e John Fergusson, si riferisce<br />
derisoriamente a uno schiavo preso di mira dai<br />
compagni per la fede in Cristo, un dio che morì. 23<br />
Scandalo per i giudei<br />
«Poi, mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò<br />
loro di non raccontare ad alcuno le cose che avevano<br />
visto, fino a quando il Figlio dell’uomo fosse risuscitato<br />
dai morti. Essi tennero per sé la cosa domandandosi<br />
fra di loro che cosa significasse quel<br />
risuscitare dai morti» (Mc 9:9,10).<br />
La crocifissione di Cristo stupisce e sorprende i<br />
discepoli, senz’altro non se lo aspettavano, ma la recente<br />
delusione non permette loro di accogliere la<br />
buona notizia della risurrezione. Basta ricordare le<br />
parole dei discepoli di Emmaus: «Noi speravamo<br />
che fosse lui che avrebbe liberato Israele» (Lc<br />
24:21). Ci troviamo in Luca 24 dopo la risurrezione<br />
del Maestro, le donne hanno già visto Gesù e alcuni<br />
discepoli hanno confermato di aver trovato le cose<br />
come queste hanno detto. Però i due discepoli di<br />
Emmaus sono tristi e delusi, avevano delle «speranze»<br />
e sono andate deluse.<br />
26
SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 27<br />
Cristo è risorto<br />
Non insisteremo mai abbastanza sullo stato di<br />
depressione e di incredulità dei discepoli che tutti<br />
gli evangelisti dipingono, uno stato presente anche<br />
nell’episodio di Emmaus. Tutti loro aspettavano il<br />
Cristo Re e le parole riportate dal vangelo di Marco<br />
qui sopra, ricordano che Gesù aveva preannunciato<br />
la sua risurrezione ma che i discepoli non capivano<br />
che cosa significassero quelle parole.<br />
All’epoca di Cristo, nell’interpretazione ebraica<br />
dell’attesa del Messia nessuno aspettava la morte<br />
del liberatore. Sia esso messia - re o messia - sia esso<br />
sacerdote, in nessuno dei casi e delle attese il<br />
Messia doveva risorgere, semplicemente perché<br />
non doveva morire. Le diverse correnti rabbiniche<br />
dell’epoca confermano questo fatto. 24<br />
Gli ebrei vivono da tempo sotto dominazione,<br />
hanno gli occhi pieni del Messia trionfatore «figlio di<br />
Davide» o del Messia di Daniele «figlio dell’uomo<br />
che viene sulle nuvole del cielo». Come non ricordare<br />
i testi scoperti a Qumran nel 1947 e attribuiti alla<br />
setta degli esseni, che visse all’epoca di Cristo! Erano<br />
ebrei ultraortodossi che aspettavano il Messia nella<br />
solitudine del deserto giudaico. Il frammento 4Q521<br />
dice: «I cieli e la terra ubbidiranno al suo Messia, e<br />
tutto quello che è in essi. Non si scosterà dai comandamenti<br />
dei santi. Prendete forza dal suo servizio,<br />
voi che cercate il Signore… Glorificherà i pii sul<br />
trono dell’eterno regno. Libererà i prigionieri, ridarà<br />
la vista ai ciechi, rialzerà gli oppressi… Guarirà gli<br />
ammalati, risusciterà i morti e agli umili annuncerà<br />
liete notizie. Condurrà i santi e li pascolerà…». 25<br />
27
SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 28<br />
Capitolo 1<br />
Certo abbiamo Isaia 53 e Daniele 9 a favore di un<br />
Messia sofferente ma la loro difficile comprensione,<br />
insieme al bisogno di speranza dell’epoca, non permisero<br />
una corretta interpretazione di quei testi.<br />
Ricordiamo che l’interpretazione del Salmo 16:8-<br />
11, da parte di Pietro in Atti 2 è avvenuta dopo l’evento.<br />
In Matteo 16:22, Pietro prende Gesù in disparte<br />
(perché certi errori è meglio non riprenderli<br />
davanti a tutti) e rimprovera e incoraggia il «povero»<br />
Gesù che parla di una impossibile e incomprensibile<br />
morte.<br />
Ritornando ai nostri discepoli di Emmaus, Luca,<br />
al capitolo 24, dice che Gesù deve spiegare loro le<br />
Scritture (v. 27) e che i loro occhi si devono aprire<br />
(v. 31) per capire l’avvenimento.<br />
La risurrezione è un fatto talmente difficile da<br />
credere e capire che Gesù stesso deve usare molte<br />
prove per convincere i discepoli: «Ai quali anche,<br />
dopo che ebbe sofferto, si presentò vivente con molte<br />
prove, facendosi vedere da loro per quaranta<br />
giorni» (At 1:3). Gesù si fa vedere, parla, si fa toccare<br />
(da Tommaso), mangia e beve insieme a loro (cfr.<br />
At 10:40,41) per convincerli.<br />
Ritornando alla tesi dei capi religiosi, è credibile<br />
l’invenzione di una tale favola così inadeguata per il<br />
mondo greco ed ebraico?<br />
Da parte nostra proponiamo una chiave di lettura<br />
molto più semplice ed efficace di quella che alcuni<br />
uomini in crisi avrebbero potuto inventare.<br />
Proposta già scoperta da «altri» credenti in Cristo.<br />
Il Corano riporta nella sura IV al verso 155, 156 e<br />
28
SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 29<br />
Cristo è risorto<br />
157 le seguenti parole: «Non hanno creduto in Gesù,<br />
hanno (gli infedeli) inventato contro Maria un’atroce<br />
menzogna. Vanno dicendo: “Abbiamo messo<br />
a morte il messia, Gesù figlio di Maria, l’apostolo di<br />
Dio”. No, non l’hanno ucciso, non l’hanno crocifisso,<br />
un altro individuo che gli assomigliava, gli fu sostituito…<br />
Non l’hanno realmente ucciso. Dio lo ha<br />
innalzato presso di lui». 26<br />
Ecco una soluzione molto più comoda e facile;<br />
possibile che di fronte alla guardia romana, al sigillo<br />
imperiale, all’odio dei sacerdoti, all’inviolabilità<br />
della tomba, alla poco credibile invenzione di una<br />
«risurrezione», la tesi del sosia non sia germogliata<br />
nella mente dei discepoli? Nessuna morte da spiegare<br />
ai seguaci, nessun ostacolo da scavalcare e<br />
nessuna risurrezione da creare e sostenere, con in<br />
più, l’appoggio dell’Antico Testamento che ci racconta<br />
di un Elia salito in cielo vivo senza incontrare<br />
la morte. Menzogna per menzogna quest’ultima<br />
è molto più attendibile.<br />
Conclusione<br />
«Dai giudei cinque volte ho ricevuto quaranta colpi<br />
meno uno; tre volte sono stato battuto con le verghe,<br />
una volta sono stato lapidato, tre volte ho fatto<br />
naufragio, ho passato un giorno e una notte negli<br />
abissi marini. Spesso in viaggio, in pericolo sui fiumi,<br />
in pericolo per i briganti, in pericolo da parte<br />
dei miei connazionali, in pericolo da parte degli<br />
stranieri, in pericolo nelle città, in pericolo nei deserti,<br />
in pericolo sul mare, in pericoli tra falsi fra-<br />
29
SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 30<br />
Capitolo 1<br />
telli; in fatiche e in pene, spesse volte in veglie, nella<br />
fame e nella sete, spesse volte in digiuni, nel freddo<br />
e nella nudità» (2 Cor 11:24-27).<br />
Scrive qui l’uomo che «devastava» la chiesa trascinando<br />
uomini e donne in carcere, l’uomo che<br />
spirava minacce e strage contro i discepoli del Signore<br />
(cfr. At 8:3; 9:1).<br />
Perché Paolo soffre tutto questo, Stefano viene<br />
lapidato, Giacomo giustiziato con la spada, gli altri<br />
discepoli uccisi di morte violenta? Perché i fratelli<br />
di Gesù così ostili si ritrovano a pregare con i discepoli?<br />
Perché gli ebrei così forti dei loro sentimenti<br />
patriottici si dissociano dai loro fratelli? Per<br />
una menzogna, dicono i capi del sinedrio, per secoli<br />
la chiesa sarà perseguitata con ferocia prima dagli<br />
ebrei poi dai romani, continuando a testimoniare<br />
in tutto il bacino del Mediterraneo e oltre, solo<br />
per una menzogna?<br />
O piuttosto perché, come scrive Paolo: «Poiché vi<br />
ho prima di tutto trasmesso, come l’ho ricevuto anch’io,<br />
che Cristo morì per i nostri peccati, secondo<br />
le Scritture; che è stato risuscitato il terzo giorno,<br />
che apparve a Cefa, poi ai dodici, poi apparve a più<br />
di cinquecento fratelli in una volta, dei quali la<br />
maggior parte rimane ancora in vita… apparve anche<br />
a me» (1 Cor 15:3-8). Cristo è apparso, dice Paolo,<br />
e la maggioranza di questi cinquecento è in vita,<br />
cioè andate a verificare. «Nella Bibbia» dice Clark<br />
Pinnock, professore di semiologia all’università di<br />
Toronto «non esistono altri documenti nell’antichità<br />
che siano attestati da un insieme così perfetto<br />
30
SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 31<br />
Cristo è risorto<br />
di testimonianze storiche e testuali, e offrendo una<br />
tale quantità di fatti sui quali una decisione intelligente<br />
non possa essere presa». 27<br />
La Bibbia cita nomi, luoghi, eventi, descrive le<br />
circostanze di cambiamenti sociali, politici; racconta<br />
scontri militari; descrive costumi e ambienti di<br />
regni del Medio oriente. Offre, come nel caso della<br />
risurrezione, una quantità di prove che convincono,<br />
ma come disse il filosofo francese Pascal: «C’è abbastanza<br />
luce da poter credere, ma anche abbastanza<br />
ombra per dubitare».<br />
Per quel che ci riguarda concluderemo insieme<br />
allo storico Will Durant: «Che un così esiguo numero<br />
di semplici uomini, abbiano potuto inventare in<br />
una generazione, una personalità così potente e seducente,<br />
una morale così elevata e una tale visione<br />
della fratellanza umana, sarebbe un miracolo molto<br />
più grande di tutti quelli menzionati nei vangeli». 28<br />
31
SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 32
SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 33<br />
Capitolo 2<br />
PRIGIONIERO DELLA SPERANZA<br />
«Io posso distruggere il tempio di Dio e ricostruirlo<br />
in tre giorni» (Matteo 26:61).<br />
Io sono cristiano perché credo nella risurrezione<br />
di Gesù di Nazaret e spero nella mia, sono da tempo<br />
«prigioniero di questa speranza». 29<br />
«Tutta la fede cristiana è in bilico sul sepolcro di<br />
Gerusalemme», ha scritto Vittorio Messori, 30 tutto<br />
si fonda su ciò che è successo in quel giorno dell’aprile<br />
del 793 dalla fondazione di Roma. Nulla, forse,<br />
esisterebbe più del vangelo senza il messaggio<br />
della risurrezione.<br />
Il grande teologo W. Pannenberg afferma che tutta<br />
la vita di Gesù va compresa guardando dall’avanti<br />
all’indietro, partendo proprio dalla risurrezione<br />
del crocifisso. 31<br />
Con la Pasqua si realizza l’attesa apocalittica, si<br />
anticipa la pienezza escatologica: la risurrezione di<br />
Gesù annuncia quella degli uomini; osserva W.<br />
Kreck: «La croce di Cristo può essere capita nel modo<br />
giusto solo in unione con la risurrezione, così come,<br />
viceversa, pure l’importanza della sua risurrezione<br />
può essere interpretata nel modo giusto unicamente<br />
in unione con la morte maledetta in croce.<br />
33
SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 34<br />
Capitolo 2<br />
Solo a Pasqua diviene chiaro che questo fallito, questo<br />
giustiziato secondo la legge e respinto da Dio e<br />
dagli uomini, ha ragione e riceve giustizia da Dio». 32<br />
Il cristianesimo non è infatti un’ideologia, ma<br />
l’annuncio di un preciso evento: Gesù, morto in croce,<br />
è risorto per annunciare la vittoria sulla morte!<br />
I racconti pasquali, d’altronde, non sono cronaca,<br />
ma parlano del Risorto; l’evento sta e si qualifica<br />
nella persona del crocifisso che risorge.<br />
Questo è il vangelo; la «buona notizia» non poteva<br />
essere quella della morte di un giusto giustiziato<br />
ingiustamente, questa non è una «buona notizia»!<br />
La croce è buona notizia soltanto perché in essa Dio<br />
ha risposto all’uomo, alla sua secolare richiesta<br />
«mettiti nei miei panni», e lo ha fatto a modo suo.<br />
Ha suscitato e suscita sarcasmo la pretesa da<br />
parte di un giustiziato di essere il Messia: un salvatore<br />
che non salva se stesso.<br />
La croce è dunque il luogo in cui Dio pare contraddirsi;<br />
la tomba svuotata dalla morte è il luogo in<br />
cui Dio scioglie il quesito.<br />
Questa fede, di cui diamo qui testimonianza, risuona<br />
chiara nel grande credo cristiano di Nicea:<br />
«…e il terzo giorno risuscitò, secondo le Scritture;<br />
salì al cielo e siede alla destra del Dio Padre».<br />
«Disfate questo tempio ed in tre giorni lo riedificherò»,<br />
ecco una parola oscura, che risuonava più<br />
come minaccia che come conforto, al pari di molte<br />
promesse di Dio. E una parola che evoca, intanto, la<br />
morte.<br />
Afferma l’apostolo Paolo, nel più antico dei suoi<br />
34
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Cristo è risorto<br />
scritti: «Fratelli, non vogliamo che siate nell’ignoranza<br />
riguardo a quelli che dormono, affinché non<br />
siate tristi come gli altri che non hanno speranza»<br />
(1 Ts 4:13).<br />
La morte resta la nemica assoluta dell’uomo, nel<br />
pensiero biblico vita e morte realmente si escludono<br />
e si negano a vicenda.<br />
Per la Bibbia la morte è sempre in primo luogo<br />
reale e completa, colpisce l’uomo nella totalità del<br />
suo essere, mediante la cessazione della vita sotto<br />
tutte le sue forme, psichica e organica.<br />
La morte non è mai, per l’uomo biblico, un’amica<br />
liberatrice né un male necessario: è, invece, cosa<br />
orribile, solitudine radicale, una specie di nulla che<br />
annienta.<br />
La speranza di superarla non era nei patriarchi,<br />
se non come desiderio e fede di perpetuarsi nei figli,<br />
nel clan, nel popolo.<br />
Solo in modo estemporaneo, nei testi biblici più<br />
antichi, compare l’apertura verso una vita oltre la<br />
morte, una storia oltre la storia.<br />
Il sapiente descrive il «soggiorno dei morti» come<br />
un luogo in cui tutto è depotenziato: un luogo<br />
che non è neppure spazio vero. 33<br />
L’idea della risurrezione dei morti che apre ai redenti<br />
la vita nell’eternità, viene dopo, si manifesta<br />
chiaramente nelle pagine neotestamentarie (anche<br />
se già troviamo un accenno in Daniele 12:2), ma è<br />
insidiata dal dualismo platonico, penetrato precedentemente<br />
già nel giudaismo.<br />
La «salvezza» cristiana è la sconfitta della morte<br />
35
SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 36<br />
Capitolo 2<br />
mediante la risurrezione, come osserva Sergio<br />
Quinzio che dedicò a questa idea l’ultimo suo libro:<br />
«Riabbracciare un uomo uscito dalla tomba, sia il<br />
Signore, sia la persona amata, sarà fare l’esperienza<br />
della vita e insieme della morte. Morte e risurrezione<br />
sono inseparabili: non c’è risurrezione dove<br />
non c’è stata morte, ma non c’è nemmeno nessuna<br />
morte veramente sofferta fino in fondo, nessuna vera<br />
croce, se non c’è speranza di risurrezione... Ci<br />
sarà, nel futuro, la risurrezione dei morti, e i morti<br />
risusciteranno nella loro vera carne umana nella<br />
quale sono vissuti per tornare a vivere, senza fine,<br />
una vita perfettamente umana sotto nuovi cieli e sopra<br />
una nuova terra dove abiterà la giustizia, in una<br />
creazione anch’essa redenta e liberata dalla corruzione<br />
della morte. Il Signore ci assista e ci dia la forza<br />
di crederlo». 34<br />
«Disfate questo tempio ed in tre giorni lo riedificherò»,<br />
Gesù qui parla della vita, la sua, che si spegnerà.<br />
I suoi avversari ricorderanno bene questa<br />
parola al Golgota: «Il Regno di Dio annunziato da<br />
questo eccentrico predicatore itinerante non è giunto,<br />
i suoi avversari hanno vinto su tutta la linea e<br />
Dio non è intervenuto per liberarlo». 35<br />
Ecco, dunque, la sfida della domenica di Pasqua.<br />
Esiste Dio? Ed esiste accanto al crocifisso? 36 O la<br />
croce è la fine onorevole, ed eroica, della lotta di un<br />
uomo? Se Cristo fosse restato nell’abbandono della<br />
morte, che ne sarebbe di Dio, di quel Dio di cui lui,<br />
il giusto giustiziato, aveva parlato? Di quel Dio che<br />
lui aveva chiamato Abba, papà.<br />
36
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Cristo è risorto<br />
Alla croce, molti avevano detto: «Se sei il Figlio di<br />
Dio, scendi dalla croce…»; solo uno dice: «Veramente<br />
colui è il Figlio di Dio», era stato un centurione,<br />
che colto da un’istintiva emozione o rivelazione<br />
aveva riconosciuto nell’estrema debolezza del<br />
nazareno la sua estrema ispirazione. Ma era soltanto<br />
uno, uno tra tanti.<br />
Paolo dice: «Se abbiamo sperato in Cristo solo<br />
per questa vita, siamo i più miserabili degli uomini»<br />
(1 Cor 15:19).<br />
Per me, cristiano, è bello vedere come la persona<br />
Gesù abbia tanto significato anche per gli atei, per<br />
i non credenti; questo testimonia l’enorme valenza<br />
della sua persona e del suo messaggio, un segno<br />
della portata universale dell’uomo di Nazaret.<br />
Ma se alla croce «benignità e verità si sono incontrate,<br />
la giustizia e la pace si sono baciate» (Sal<br />
85:10), nella risurrezione di Gesù il mondo di Dio<br />
irrompe nella storia, ma con misura, quasi con discrezione.<br />
I testi evangelici della risurrezione ispirano alcune<br />
osservazioni.<br />
In Marco 16:6, l’angelo alla tomba afferma che il<br />
«Crocifisso è risuscitato»! La croce è l’icona di un<br />
martire preciso, quel Gesù che si diceva Figlio di<br />
Dio; la risurrezione proprio di lui mostra le sue ragioni.<br />
La croce, dono di sé, vince la morte. L’amore<br />
dunque non è forte come la morte, come diceva il<br />
Cantico (Ct 8:6), ma più forte della morte. È, questo,<br />
un passaggio tra l’antica e la nuova «alleanza».<br />
In Giovanni 20:9, proprio di Giovanni è detto che<br />
37
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Capitolo 2<br />
«vide e credette»; («non avevano ancora capito la<br />
Scrittura, secondo la quale egli doveva resuscitare<br />
dai morti…»); il giovane discepolo aveva ascoltato<br />
Gesù per anni, aveva visto prodigi, ma quella tomba<br />
vuota gli consegna l’alba, solo l’alba, di una fede<br />
nuova. Il testo in questione è scritto decenni dopo<br />
l’evento, quando la fede è già forte… quella forza, timidamente,<br />
iniziò davanti alla tomba vuota. Non fu<br />
subito Pasqua per tutti, dunque, lo fu per Gesù ma<br />
non ancora per i discepoli; così anche noi dobbiamo<br />
vincere tante incertezze.<br />
Poi c’è Maria Maddalena, che per prima lo vede,<br />
ma lo riconosce solo grazie all’istinto di donna: i<br />
due nomi rimbalzano da un cuore all’altro (cfr. Gv<br />
20:11-18). Questo ci dice che il risorto lo si riconosce<br />
non dall’esame della ragione, ma dal meccanismo<br />
del cuore. Se si ascolta.<br />
Ci dice anche che la Pasqua è uguale per tutti: è<br />
una donna, la cui testimonianza non valeva per la<br />
legislazione del tempo, che viene scelta come prima<br />
testimone. Si è diversi nella vita, sovente nella morte,<br />
ma non nella chiamata del risorto verso la vita.<br />
«Hanno tolto il mio Signore e l’hanno portato<br />
via», una parola che forse è anche di qualcuno di<br />
noi; qualcosa può avere tolto Gesù dall’orizzonte<br />
della nostra speranza, per portalo lontano, relegato<br />
nei ricordi infantili…<br />
E poi l’episodio di Emmaus, di Luca 24: «… cominciando<br />
da Mosè e da tutti i profeti…», la Scrittura<br />
viene riletta alla luce del risorto; ma ancora<br />
non capiscono che lui è lì accanto a loro, che il ri-<br />
38
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Cristo è risorto<br />
sorto appartiene loro, che non soltanto è morto, ma<br />
anche risorto per loro. Lo comprendono soltanto<br />
quando «spezza il pane», atto comunitario, simbolo<br />
di fraternità: ci dice che Cristo risorto è donato<br />
alla comunità, alla chiesa, essa sarà l’annunciatrice<br />
della Pasqua.<br />
Infine quell’affermazione di Luca 24:34: «Il Signore<br />
è veramente risorto». Veramente dunque,<br />
non spiritualmente, o simbolicamente.<br />
La risurrezione del crocifisso o, meglio, il crocifisso<br />
che risorge, afferma che Dio, il quale si è unito<br />
a noi nella precarietà della vita e nella ineluttabilità<br />
della morte, ci include nella sua risurrezione,<br />
che diviene pegno, promessa, anticipazione della<br />
nostra. È fede, questa, solo fede ma vale la pena<br />
pensarci, farci una scommessa (come dice Pascal in<br />
Pensieri, n. 233), rischiare, ma vivere pienamente<br />
quest’esperienza personale.<br />
Esiste uno spazio di discutibilità dell’evento pasquale?<br />
Occorre che i cristiani, che credono nella risurrezione<br />
di Cristo e pongono in questo evento il<br />
fulcro della speranza della loro propria risurrezione,<br />
rompano un equivoco da essi stessi creato.<br />
Spesso si sente affermare che la risurrezione pasquale<br />
è stato un evento storico che, come tale, deve<br />
imporsi alla ragione umana e trovare magari posto<br />
nei manuali di storia. Ma non abbiamo bisogno<br />
della scientificità storica per fondare la fede cristiana<br />
nel superamento della morte.<br />
Come non occorre avere decisive prove per credere<br />
che il mondo è uscito dalle mani di un Dio<br />
39
SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 40<br />
Capitolo 2<br />
creatore: «Per fede comprendiamo che i mondi sono<br />
stati formati dalla Parola di Dio…» (Eb 11:3).<br />
«Per fede, comprendiamo…», non è questa una<br />
fede esoterica che rifiuta di comprendere, cioè di<br />
elaborare, di cercare indizi, testimonianze, di individuare<br />
i limiti delle altre ipotesi, ma è una fede che<br />
si fonda su dimostrazioni spirituali frutto di una relazione<br />
con Dio, con ciò che già si conosce di lui.<br />
Io credo alle persone che amo, perché le amo; ma<br />
ho imparato ad amarle proprio perché non mi hanno<br />
tradito, perché sono degne di fede!<br />
La storia ci dice che un grande movimento è nato<br />
dalla convinzione forte che Gesù di Nazaret fosse<br />
risorto, la storia ci parla di chi affermava di avere<br />
visto il risorto e che quella convinzione aveva una<br />
presa fortissima sulla gente, anche su chi era stato<br />
culturalmente scettico su una tale ipotesi.<br />
Memorabile fu una trasmissione condotta da<br />
Sergio Zavoli, in cui un gruppo di intellettuali, credenti<br />
e non, discusse animatamente proprio di questo<br />
tema. Faceva parte di una eccezionale serie di<br />
incontri televisivi, dai quali è stato tratto un libro<br />
Credere, non credere.<br />
In seguito a interventi di monsignor Ersilio Tonini<br />
e di Irene Pivetti, il teologo valdese Paolo Ricca affermò:<br />
«Irene Pivetti e monsignor Tonini confondono,<br />
e mi rincresce, il piano della storia col piano della<br />
fede. Cioè, è vero che Gesù di Nazaret è nato, è<br />
vissuto, e personalmente cerco di seguirlo. Ma non<br />
posso dire che è il Figlio di Dio come se questa fosse<br />
una verità storica: è un’affermazione di fede». 37<br />
40
SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 41<br />
Cristo è risorto<br />
Aggiunse il filosofo P. Flores D’Arcais: «Credo che<br />
su questo non ci possano essere dubbi, altrimenti<br />
sarebbe come dire che noi, che non crediamo in Gesù<br />
Figlio di Dio, siamo dei mentecatti. È una pura<br />
scelta di fede pensare che quel personaggio storico<br />
sia anche Figlio di Dio… questa comunità credeva<br />
che una persona storica, un predicatore, fosse anche<br />
figlio di Dio: questo ci dice la storia, nulla più<br />
di questo». 38<br />
Sono d’accordo.<br />
Il teologo cattolico Piero Coda aggiunse: «Mi pare<br />
che bisogna distinguere molto bene tra fatto storico<br />
e fede. Da una parte c’è… l’evento storico di Gesù<br />
Cristo: mi pare che questo, proprio da un punto<br />
di vista storico, non possa essere messo in dubbio.<br />
La fede è qualcosa di nuovo, di gratuito e libero. Se<br />
ci fosse imposto di credere… che questo evento storico<br />
è con evidenza assoluta - impositiva, appunto,<br />
per la ragione - un evento soprannaturale, allora<br />
verrebbe distrutta la struttura stessa del rapporto<br />
umano con la libertà. Non solo non sarebbe più fede,<br />
ma direi che non sarebbe neppure conoscenza<br />
né accettazione reciproca. Tra Gesù Cristo e l’uomo,<br />
quindi la fede… è un atto gratuito; perché c’è un’apertura<br />
verso Dio, che è anche scelta, libertà». 39<br />
Franco Cardini: «È evidente che la nostra fede è<br />
fondata su un fatto storico; ma è altrettanto evidente…<br />
che come storico avrei delle difficoltà a comprovare<br />
quelle realtà storiche che sento tali come<br />
cristiano e che sono un fatto di fede». 40<br />
La risurrezione ci porta al di là della storia, appar-<br />
41
SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 42<br />
Capitolo 2<br />
tiene al mondo di Dio; non è documentabile con i criteri<br />
della scienza storica, e neppure negabile da essi.<br />
Mi piace esprimermi con Karl Barth affermando<br />
che l’evento della risurrezione non è storico ma che<br />
è veramente accaduto come atto esclusivo di Dio,<br />
l’unica analogia si ha con la creazione, che richiede<br />
anch’essa l’esercizio della fede (cfr. Eb 11:3).<br />
Tutti a Gerusalemme, hanno visto il Crocifisso,<br />
ma solo i discepoli hanno visto il Risorto…<br />
Perché Gesù risorto non è apparso ai potenti?<br />
La croce aveva testimoni, favorevoli e contrari, è<br />
stato evento storicizzabile.<br />
Perché Gesù non è apparso, dopo, a Pilato, al sinedrio<br />
dei capi, non ha fatto irruzione nel tempio,<br />
invece che in qualche casa privata? Perché non ha<br />
ridicolizzato gli increduli? Non ha consegnato ai<br />
suoi, per sempre, delle prove oggettive e inoppugnabili<br />
della potenza divina, del fatto che egli era<br />
divino, atto a vincere la morte? Perché?<br />
Perché Gesù si offre agli uomini che lo desiderano,<br />
si fa incontrare nella relazione e non nella dimostrazione;<br />
vuole dei figli fiduciosi, non dei cortigiani<br />
impauriti.<br />
Scrive ancora Messori: «La tutela della libertà<br />
dell’uomo è affidata al chiaroscuro in cui Gesù ha<br />
avvolto la sua Pasqua (per dirla col solito Pascal),<br />
concedendo “abbastanza luce per credere” ma lasciando<br />
“abbastanza ombra per potere dubitare”. Il<br />
bagliore di oggi può illuminare la strada, ma soltanto<br />
per chi sia disponibile a farsene guidare. Cuo-<br />
42
SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 43<br />
Cristo è risorto<br />
re del vangelo non è un autoritario “tu devi”. Bensì<br />
un affettuoso “se tu vuoi”». 41<br />
Il Dio biblico è sempre un «Dio che si nasconde»<br />
e che si rivela; rivela il suo amore appassionato attraverso<br />
il suo dolore; cela, talvolta, il suo potere.<br />
Ha scelto la croce, la debolezza, la sofferenza, per<br />
conquistare gli uomini e non ha poi rovinato tutto,<br />
imponendo loro il suo inaudito potere.<br />
La Pasqua è una promessa: per credere alle promesse<br />
occorre avere fiducia in chi le fa; occorre conoscerlo<br />
e apprezzarlo.<br />
La Pasqua è per me la promessa di superare la<br />
morte, la mia morte.<br />
Se mi concentro su questo mi perdo, la mente mi<br />
pulsa e smarrisco le mie categorie, quelle che mi<br />
hanno accompagnato per tutti i miei anni di vita, e<br />
allora vado dal mio cuore e gli chiedo aiuto: aiutami<br />
a credere. E dico al Signore: aiutami a credere<br />
in un Dio pazzo, che è morto per me ed è risorto per<br />
indicarmi la strada. Aiutami a dare la giusta risposta<br />
al quesito che tormentò Pilato: «Che farò dunque<br />
di Gesù detto Cristo?» (Mt 27:22).<br />
Il rabbino Heschel afferma: «Dio non può farcela<br />
da solo. Per realizzare il suo sogno, deve entrare<br />
nei sogni dell’uomo. E l’uomo deve poter sognare il<br />
sogno di Dio».<br />
Io desidero sognare il sogno del mio Dio, sognare<br />
che la vita vince; che vince il bene; che vince la<br />
giustizia. Che la mia favola triste, come un postmoderno<br />
ha definito la nostra storia, ha un senso; là in<br />
fondo sono atteso.<br />
43
SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 44<br />
Capitolo 2<br />
Certo è un Dio strano, troppo sognatore, quello<br />
del vangelo; ma solo lui poteva animare la mia fede;<br />
avevo bisogno proprio di un Dio così.<br />
Daniele Garrone, teologo valdese, afferma: «Se tu<br />
sai che bisogna aspettare il giorno in cui i sepolcri si<br />
aprono… allora lì non c’è più nessuna risposta. C’è il<br />
silenzio e sei soltanto nelle braccia di Dio…».<br />
E io aspetto quel giorno, certo che, da quella Pasqua,<br />
le tombe sono diventate più deboli e incapaci<br />
di trattenere per sempre gli uomini di buona volontà,<br />
attendo come quel bimbo che gioca sulla<br />
spiaggia in modo serio e concentrato, ma anche in<br />
un alone di transitorietà e leggerezza, fino al momento<br />
in cui ode la voce di qualcuno che gli dice:<br />
«vieni a casa, si è fatta sera».<br />
44
SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 45<br />
Capitolo 3<br />
«NON LO CREDETTERO»<br />
Introduzione<br />
Il termine «risurrezione» ci ricorda il grande romanzo<br />
scritto da Tolstoj tra il 1889 e il 1899, dove si<br />
racconta la storia di Nechljudov, giurato nel processo<br />
in cui viene condannata la donna da lui un tempo<br />
sedotta. Divorato dal rimorso, abbandona la sua<br />
vita di agiato possidente per seguirla e salvarla dall’ergastolo;<br />
ma respinto da lei, si rifugia nella parola<br />
evangelica.<br />
Pensiamo forse al racconto della risurrezione di<br />
Lazzaro, ma ancora non ci aiuta a capire. Per quanto<br />
sia straordinario che un morto, sepolto già da<br />
quattro giorni, risorga, la morte colpirà nuovamente<br />
l’amico di Gesù. Lazzaro muore due volte. Lazzaro<br />
compie all’indietro, verso la vita, il passo che<br />
aveva fatto in avanti, verso la morte.<br />
Equivoci sul termine risurrezione<br />
1. I testimoni<br />
Fra i testimoni potrebbero trovarsi tre tipi di persone:<br />
a. Coloro che registrano l’evento, senza però essere<br />
coinvolti. Sono degli osservatori esterni… se<br />
vogliamo, i cronisti di un giornale indipendente.<br />
45
SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 46<br />
Capitolo 3<br />
b. Coloro che considerano Gesù come un sovversivo.<br />
Il loro racconto non può essere neutrale, manterrebbe<br />
una vena polemica perché viene dagli oppositori.<br />
c. Coloro che sono colpiti dal messaggio di Gesù.<br />
Possono riportare il fatto in modo neutrale? No,<br />
perché la loro vita è cambiata radicalmente grazie<br />
all’azione di Gesù e dello Spirito Santo.<br />
Circa la risurrezione dobbiamo ammettere che<br />
abbiamo il racconto dei soli seguaci di Cristo. Nei<br />
vangeli si citano anche i nemici di Gesù ma il racconto<br />
viene trasmesso da coloro che credono.<br />
È un difetto? Non è detto. Infatti solo i discepoli<br />
di Gesù potevano avere una visione particolare. Il<br />
loro compito era di diffondere la via cristiana, trovare<br />
altri discepoli; desideravano che altri si interessassero<br />
a Gesù.<br />
L’annuncio apostolico<br />
In questo modo i primi cristiani non hanno raccontato<br />
la storia, ma hanno annunciato un messaggio<br />
(kérygma) per loro fondamentale. Il loro compito<br />
era di proclamare le cose che avevano «viste e udite»,<br />
per trovare altri discepoli. «Quanto a noi, non<br />
possiamo non parlare delle cose che abbiamo viste<br />
e udite» (At 4:20).<br />
«Viste e udite» è questa l’espressione chiave che<br />
si ritrova in un testo molto antico. In Matteo 11:2-5<br />
ritroviamo Giovanni il battista che ha dubbi su Gesù<br />
e si chiede se è veramente lui il Messia che il popolo<br />
d’Israele stava aspettando, oppure se occorre<br />
46
SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 47<br />
Cristo è risorto<br />
aspettarne un altro. Ai discepoli di Giovanni, Gesù<br />
risponde: «Andate a riferire a Giovanni quello che<br />
udite e vedete: i ciechi ricuperano la vista e gli zoppi<br />
camminano; i lebbrosi sono purificati e i sordi<br />
odono; i morti risuscitano e il vangelo è annunciato<br />
ai poveri. Beato colui che non si sarà scandalizzato<br />
di me!». Questo vuol dire che quando Dio agisce<br />
sempre lo si può vedere, ma non sempre si può<br />
vedere che è Dio che sta operando.<br />
Il termine in sé<br />
Sembra ovvio il significato perché per parlare di ritorno<br />
alla vita occorre premettere la morte di Gesù;<br />
in questa affermazione non c’è nulla di ambiguo.<br />
Non importa come avvenne la sua morte, ma accadde.<br />
Nella risurrezione si dice: «Gesù vive». Questa<br />
potrebbe apparire un’affermazione ambigua. Sarebbe<br />
senza ambiguità se fosse riferita a Lazzaro, al<br />
figlio della vedova di Nain, alla figlia di Iairo. La vita<br />
di Gesù non è un ritorno al passato, ma al futuro.<br />
La risurrezione è il momento in cui il Gesù morto<br />
ritorna a vivere. Questo avvenimento è senza testimoni.<br />
Nessuno, infatti, ha mai detto di aver visto<br />
Gesù mentre risuscitava; i discepoli hanno detto di<br />
aver visto il Cristo risorto. Ognuno dei testimoni riporta<br />
ora un aspetto ora un altro, ma tutti riconoscono<br />
nel Cristo glorificato il Gesù conosciuto prima<br />
della morte. Se un testimone oculare fosse stato<br />
presente nella tomba al momento della risurrezione<br />
e avesse detto che Gesù era risorto, la sua non<br />
sarebbe stata una confessione di fede, ma la crona-<br />
47
SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 48<br />
Capitolo 3<br />
ca di un fatto di cui era stato testimone oculare. Ma<br />
se lo stesso ipotetico testimone avesse invece detto:<br />
«Dio ha risuscitato Gesù», non avrebbe riportato<br />
solo l’evento, ma ne avrebbe dato l’interpretazione,<br />
parlando anche dell’autore.<br />
L’avvenimento della risurrezione è percepibile<br />
solo nella fede. Non si può vedere il Risorto quando<br />
si vuole, così, come posso vedere un amico; anzi è<br />
lui che si fa vedere a chi, dove e quando vuole.<br />
2. L’evangelista Marco<br />
Qui si tratta della risurrezione di Cristo che solo per<br />
fede possiamo cogliere, e per fede comprendiamo<br />
che Gesù non compie nessun passo all’indietro, ma<br />
si proietta verso l’eternità. Gesù non ha rimesso il<br />
piede nella casa terrena ma è entrato, con tutta la<br />
sua persona, nella casa del cielo. «La risurrezione di<br />
Gesù non è un ritorno alla nostra vita terrena, ma<br />
un progredire trionfante al di là della vita terrena,<br />
oltre la morte, oltre la tomba». 42<br />
Questo meraviglioso inno alla vita, la vittoria di<br />
Cristo, cambia definitivamente il senso della nostra<br />
esistenza e della nostra morte. Egli ha aperto una<br />
strada, un cammino, ha aperto una breccia nelle<br />
mura della città; tramite quel cammino, chi crede<br />
in lui potrà entrare nella città. Quale città? La nuova<br />
capitale del regno di Dio, la città senza cimiteri,<br />
senza ospedali, senza poliziotti, senza carri armati.<br />
Marco era un uomo semplice, il suo è il vangelo<br />
più concreto; egli si preoccupa dei fatti, senza abbellimenti,<br />
senza fronzoli. È il cronista credente che<br />
48
SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 49<br />
Cristo è risorto<br />
racconta. Ha raccolto le testimonianze, le ha confrontate,<br />
criticate, perché è semplice non ingenuo.<br />
Il suo obiettivo è raccontare, non ha una teoria,<br />
non ha una preoccupazione apologetica come Matteo,<br />
né stilistica come Giovanni. La nostra mente,<br />
oggi, ci impedisce di leggere il vangelo di Marco<br />
con lo stesso candore con cui è stato scritto.<br />
L’uomo non può accettare facilmente la risurrezione<br />
e la vita eterna senza l’esperienza della fede.<br />
Già nei primi secoli i doceti (docetismo) non credevano<br />
alla realtà della passione né alla morte di Gesù.<br />
Secondo loro Gesù aveva sofferto ed era morto<br />
solo in apparenza. Per noi la morte di Cristo, il suo<br />
seppellimento… sono rassicuranti. Gesù è il primo<br />
in ogni cosa ed è sicuramente originale.<br />
Marco racconta: «Passato il sabato, Maria Maddalena,<br />
Maria, madre di Giacomo, e Salome comprarono<br />
degli aromi per andare a ungere Gesù. La<br />
mattina del primo giorno della settimana, molto presto,<br />
vennero al sepolcro al levar del sole. E dicevano<br />
tra di loro: “Chi ci rotolerà la pietra dall’apertura del<br />
sepolcro?”. Ma, alzati gli occhi, videro che la pietra<br />
era stata rotolata; ed era pure molto grande.<br />
Entrate nel sepolcro, videro un giovane seduto a<br />
destra, vestito di una veste bianca, e furono spaventate.<br />
Ma egli disse loro: “Non vi spaventate! Voi cercate<br />
Gesù il Nazareno che è stato crocifisso; egli è<br />
risuscitato; non è qui; ecco il luogo dove l’avevano<br />
messo. Ma andate a dire ai suoi discepoli e a Pietro<br />
che egli vi precede in Galilea; là lo vedrete, come vi<br />
ha detto”. Esse, uscite, fuggirono via dal sepolcro,<br />
49
SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 50<br />
Capitolo 3<br />
perché erano prese da tremito e da stupore; e non<br />
dissero nulla a nessuno, perché avevano paura»<br />
(Mc 16:1-8). Tutti gli studiosi ritengono che questa<br />
fosse la conclusione di Marco e quella che segue è<br />
un’aggiunta, forse dello stesso Marco o di un suo<br />
discepolo (comunque è un testo originale e autorevole),<br />
ma è un’aggiunta.<br />
Le donne<br />
Non pensavano per nulla alla risurrezione. Anche<br />
se mosse da un grande affetto per il Maestro, la loro<br />
unica preoccupazione era di recarsi alla sua<br />
tomba per proseguire l’opera di unzione del cadavere<br />
che avevano interrotto venerdì pomeriggio poco<br />
prima del tramonto del sole. L’unica cosa di cui<br />
si preoccupano è sapere chi potrà loro aprire la<br />
tomba, chi potrà far rotolare la pesante pietra posta<br />
come chiusura, e il sigillo.<br />
Il sepolcro è vuoto<br />
La pietra è già posta di lato. Chi è stato? Sono stati<br />
alcuni apostoli, venuti prima di loro? Forse i nemici<br />
hanno fatto sparire il corpo? In ogni caso sono<br />
stupite e inquiete. Eppure vogliono sapere che cosa<br />
sia successo, entrano nella tomba e trovano un giovane<br />
che con molta naturalezza, dice loro: «Non vi<br />
spaventate! Voi cercate Gesù il Nazareno che è stato<br />
crocifisso; egli è risuscitato; non è qui; ecco il luogo<br />
dove l’avevano messo. Ma andate a dire ai suoi<br />
discepoli e a Pietro che egli vi precede in Galilea; là<br />
lo vedrete, come vi ha detto» (vv. 6,7).<br />
50
SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 51<br />
Cristo è risorto<br />
Qual è l’effetto della notizia? Gioia? Pianto? Eloquenza?<br />
Entusiasmo? No, niente di tutto questo.<br />
Troviamo invece stupore, costernazione, meraviglia,<br />
spavento, fuga e silenzio. Le donne scappano e<br />
si chiudono nel silenzio, quando parlano è per farsi<br />
deridere dagli apostoli. I racconti della risurrezione<br />
sono di un’accecante chiarezza su un punto ben<br />
preciso: l’incredulità. La diffidenza trova un terreno<br />
fertile non tanto nei nemici di Gesù, quanto nei<br />
suoi discepoli, negli amici più intimi.<br />
- Le donne non credono all’angelo e scappano<br />
impaurite.<br />
- Gli apostoli non credono a Maria Maddalena.<br />
- Non credono neppure ai discepoli nella via di<br />
Emmaus.<br />
- Tommaso non crede agli altri apostoli che pure<br />
sono unanimi.<br />
Lo scetticismo dell’uomo contemporaneo è stato<br />
preceduto da quello dei discepoli. Gli amici più intimi<br />
di Gesù hanno avuto difficoltà ad accettare l’evento.<br />
I nemici stessi si sono rivelati più aperti dei<br />
discepoli. Questo vuol dire che la testa dei primi<br />
credenti è fatta con lo stesso legno con cui è fatta<br />
quella di noi uomini moderni. Alla fine cedettero,<br />
ma solo dopo ripetute manifestazioni, solo dopo<br />
aver toccato, visto, mangiato con il Risorto. Meglio<br />
così anche per noi: se fossero stati troppo ingenui,<br />
creduloni, faciloni, avremmo potuto trovare un<br />
buon alibi al nostro scetticismo. Rifiutare di essere<br />
ingenui non vuol dire essere insensibili e chiusi davanti<br />
al fatto più straordinario.<br />
51
SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 52<br />
Capitolo 3<br />
Marco continua: «Or Gesù, essendo risuscitato la<br />
mattina del primo giorno della settimana, apparve<br />
prima a Maria Maddalena, dalla quale aveva scacciato<br />
sette demoni. Questa andò ad annunziarlo a<br />
coloro che erano stati con lui, i quali facevano cordoglio<br />
e piangevano. Essi, udito che egli viveva ed<br />
era stato visto da lei, non lo credettero. Dopo questo,<br />
apparve in modo diverso a due di loro che erano<br />
in cammino verso i campi; e questi andarono ad<br />
annunziarlo agli altri; ma neppure a quelli credettero.<br />
Poi apparve agli undici mentre erano a tavola e<br />
li rimproverò della loro incredulità e durezza di<br />
cuore, perché non avevano creduto a quelli che l’avevano<br />
visto risuscitato» (Mc 16:9-14).<br />
Se la risurrezione è un’invenzione letteraria, se i<br />
vangeli sono stati scritti per diffondere questo racconto,<br />
bisogna riconoscere che l’autore non poteva<br />
essere più maldestro: non si poteva sottolineare ancora<br />
di più, in così poche parole, le tante volte che i<br />
discepoli hanno dubitato e sono stati increduli.<br />
Marco si concentra su un finale stringato e conciso;<br />
racconta una serie di eventi in modo così ravvicinato<br />
che sembra che sia passata una sola giornata tra<br />
la risurrezione e l’ascensione di Gesù. Sembra che<br />
abbia fretta di dire la verità più sostanziale: Gesù è<br />
seduto alla destra del Padre.<br />
Forse questo atteggiamento maldestro ci mostra<br />
invece la buona fede di Marco.<br />
Chiunque altro si sarebbe preoccupato di ricostruire<br />
i fatti. Immaginate un poliziotto, un investigatore,<br />
un giudice, un giornalista, uno storico: essi<br />
52
SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 53<br />
Cristo è risorto<br />
avrebbero fatto una ricostruzione fantasiosa ma attendibile.<br />
Marco no!<br />
Le testimonianze sulla risurrezione di Gesù sono<br />
frammentarie, incerte, a volte dissonanti. Personalmente<br />
mi preoccupo anche quando le testimonianze<br />
sono troppo armoniose, mi rimane il sospetto<br />
che si siano accordati prima. La dissonanza è causata<br />
dal fatto che l’evento raccontato è troppo<br />
straordinario, troppo estraneo da ogni consuetudine.<br />
È unico e prodigioso.<br />
53
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Capitolo 4<br />
DALL’EVENTO ALLA MISSIONE<br />
1. Il testo di Giovanni<br />
Il capitolo 21 del quarto vangelo è oggetto di discussione<br />
fra gli studiosi. Quasi tutti i commentatori<br />
riconoscono che si tratta di un’aggiunta che fu redatta<br />
prima che questo iniziasse a diffondersi, considerato<br />
che compare in tutti i manoscritti e nelle<br />
più antiche versioni. Per quanto riguarda l’autore i<br />
pareri non sono unanimi.<br />
Alcuni ritengono che sia stato Giovanni stesso a<br />
effettuarla, altri invece pensano che siano stati i discepoli<br />
di Giovanni mentre lui era ancora in vita, altri<br />
ancora sostengono che sia stata un’aggiunta eseguita<br />
dopo la sua morte, altri invece presentano la<br />
tesi che sia stata la tradizione ecclesiastica antica<br />
che, sulla base di testimonianze, abbia operato la<br />
redazione di questo racconto.<br />
Non esistono allo stato attuale ricerche o elementi<br />
sufficientemente solidi per potersi esprimere<br />
con certezza a riguardo. Tuttavia in seguito a delle<br />
considerazioni sulla struttura del libro come del<br />
contesto immediato, il capitolo dà tutta l’impressione<br />
di essere realmente un’aggiunta.<br />
La confessione di fede di Tommaso in Giovanni<br />
55
SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 56<br />
Capitolo 4<br />
20:28 segnerebbe la fine del vangelo, in una prima<br />
stesura. Questa conclusione riprende tre espressioni<br />
del Prologo in rapporto alla divinità di Gesù (la<br />
Parola) e alla testimonianza resagli. Così, secondo<br />
l’antica usanza di scrivere, l’inizio e la fine di un’opera<br />
vengono a coincidere, formando un’inclusione.<br />
Giovanni 1:1-4 Giovanni 20:31<br />
a. «... la Parola era Dio». a. «... Gesù è il Cristo,<br />
il Figlio di Dio...»<br />
b. «In lei era la vita...» b. «… abbiate vita nel suo<br />
nome»<br />
c. «Egli venne... affinché c. «... affinché crediate…<br />
tutti credessero...». affinché, credendo».<br />
Il libro, dunque, si conclude con Giovanni 20:30-31,<br />
riprende con una narrazione (cfr. 21:1-23) e poi termina<br />
nuovamente in modo simile (cfr. 21:24-25). Le<br />
due conclusioni, in effetti, hanno stesso stile, vocabolario<br />
e tema.<br />
Giovanni 20:30 Giovanni 21:24,25<br />
a. «Or Gesù fece in a. «Questo è il discepolo<br />
presenza dei discepoli che rende testimonianza<br />
molti altri segni di queste cose… Or vi<br />
miracolosi... sono ancora molte altre<br />
cose che Gesù ha fatte...».<br />
b. ...che non sono scritti b. «se si scrivessero… penso<br />
in questo libro». che il mondo stesso non<br />
potrebbe contenere i libri<br />
che se ne scriverebbero».<br />
56
SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 57<br />
Cristo è risorto<br />
La coerenza interna del vangelo ci incoraggia ad<br />
affermare che sia stato Giovanni stesso, in seguito a<br />
una rilettura, a operare l’aggiunta. Probabilmente<br />
egli si rese conto di aver tralasciato due avvenimenti<br />
importanti: la riabilitazione di Pietro e il far chiarezza<br />
riguardo al fatto che egli (Giovanni) non sarebbe<br />
morto (Gv 21:23).<br />
Il procedimento di revisione, cui sarebbe stato<br />
oggetto la prima edizione del vangelo, non intaccherebbe<br />
il messaggio ne svalorizzerebbe l’ispirazione<br />
di cui è stato oggetto. D’altronde, Luca 1:1-3,<br />
testimonia che l’ispirazione divina non è sempre<br />
«redazione di getto», essa può comportare anche lo<br />
studio, la ricerca e perché no, una revisione di quello<br />
che si è scritto. Lo stesso procedimento redazionale<br />
di «conclusione-ripresa», Giovanni lo usa nella<br />
sua prima lettera. In 1 Giovanni 5 il testo sembra<br />
concludere al v. 13 per poi riprendere nuovamente.<br />
Giovanni 20-21 1 Giovanni 5<br />
a. Racconto (20:1-29) a. Testo (5:1-12)<br />
b. Conclusione (20:30-31) b. Conclusione (5:13)<br />
c. Racconto (21:1-23) c. Testo (5:14-21)<br />
d. Conclusione (21:24,25)<br />
Si è già osservato come la conclusione (Gv 20:30-31)<br />
contenga una dichiarazione solenne su Gesù quale<br />
Figlio di Dio. Questa è una formulazione posta al<br />
centro di una narrazione, in questo caso le due apparizioni,<br />
in armonia con l’antico stile semitico di<br />
sviluppare un racconto.<br />
57
SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 58<br />
Capitolo 4<br />
Ecco il movimento del testo che evidenzia maggiormente<br />
la coerenza interna:<br />
a. Racconto dell’apparizione ai discepoli (20:19-29).<br />
b. Dichiarazione solenne su Gesù, Figlio di Dio<br />
(20:30,31).<br />
c. Racconto dell’apparizione ai discepoli (21:1-25).<br />
Non potendo far passare sotto silenzio queste<br />
brevissime ma importanti considerazioni letterarie<br />
che valorizzano un testo spesso sminuito d’autorità,<br />
ci accingiamo adesso, con maggior forza, a esaminarne<br />
il contenuto.<br />
2. L’apparizione in prospettiva missionaria<br />
Giovanni testimonia con questo racconto della terza<br />
apparizione di Gesù «ai suoi discepoli». Questo<br />
computo tiene conto solo delle apparizioni ai discepoli<br />
menzionate nel suo vangelo (20:19-29; 21) e<br />
non considera né l’apparizione a Maria Maddalena<br />
(20:11-18), che farebbe salire il numero a quattro,<br />
né agli altri evangelisti e a Paolo (1 Cor 15:6-8).<br />
Il testo informa che quest’apparizione è avvenuta<br />
in occasione di una pesca dei discepoli. Prima di<br />
incontrare Gesù i discepoli erano pescatori. Probabilmente<br />
la delusione e lo scoraggiamento li indusse<br />
a ritornare alle loro attività. Ma a differenza di<br />
prima essi stanno insieme. Questa unità, nonostante<br />
il possibile scoraggiamento, è da sottolineare.<br />
L’attività della pesca in sé come la sua infruttuosità,<br />
per affinità tematica e per luogo geografico in cui si<br />
svolse, non poteva che ricordare ai discepoli due avvenimenti<br />
della loro storia con Gesù. La pesca mi-<br />
58
SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 59<br />
Cristo è risorto<br />
racolosa e la moltiplicazione dei pani. Entrambi<br />
questi avvenimenti sono inseriti in una prospettiva<br />
evangelistica. Durante la pesca miracolosa, come in<br />
altre occasioni in rapporto alla pesca, Gesù disse<br />
che avrebbe fatto di loro dei pescatori d’uomini (Lc<br />
5:4-10; Mt 4:19; Mc 1:16-17).<br />
La stessa prospettiva missionaria la si trova nella<br />
moltiplicazione dei pani (Gv 6:1-21), questo avvenimento<br />
inoltre si svolge nello stesso luogo dell’apparizione,<br />
la riva del lago di Tiberiade. È evidente che<br />
il messaggio per i discepoli è estremamente forte.<br />
Nella tradizione biblica la nozione della pesca assume<br />
un duplice significato: simbolo della giustizia<br />
di Dio (Ger 16:16) e della sua benedizione (Ez<br />
47:10,11). Gesù scegliendo quel luogo e quella circostanza,<br />
fa appello alla memoria dei discepoli per<br />
presentare loro nuovamente la missione per la quale<br />
erano stati chiamati e per la quale lui stesso era<br />
venuto sulla terra: salvare la razza umana.<br />
Questo accento missionario-ecclesiale è inoltre<br />
enfatizzato dal colloquio tra Gesù e Pietro dove troviamo<br />
espressioni quali : «Pasci i miei agnelli… pastura<br />
le mie pecore… pasci le mie pecore...» (Gv<br />
21:15-17). Il testo dell’apparizione dunque incoraggia<br />
ad adoperare una lettura spirituale allo scopo di<br />
trarre degli insegnamenti e delle applicazioni a questo<br />
proposito. Una lettura di questo tipo non è unica.<br />
Fin dai primi secoli della storia dell’esegesi cristiana,<br />
come anche nel periodo della Riforma, l’attenzione<br />
di questo capitolo si è focalizzata su un’interpretazione<br />
in chiave allegorica. In questa pro-<br />
59
SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 60<br />
Capitolo 4<br />
spettiva ogni aspetto della narrazione trova un’applicazione<br />
sia nella storia della missione della chiesa<br />
sia in quella dell’esperienza missionaria individuale.<br />
Senza trascurare o minimizzare la validità<br />
storica dell’apparizione, noi riprendiamo questo<br />
approccio spirituale cercando di riscoprire e valorizzare<br />
alcune delle possibili applicazioni per la<br />
missione dei credenti.<br />
Nel mare, di notte<br />
Il mare nella simbologia biblica è spesso sinonimo<br />
di popoli (Ap 19:6) e di difficoltà per il popolo di<br />
Dio (Dn 7:2-3; Mc 4:37; Ap 13:1; 21:1).<br />
I discepoli si trovavano nella barca in mezzo al<br />
mare e di notte. L’inizio della storia cristiana non è<br />
stato facile, il cristianesimo era la «nuova via» (At<br />
9:2) considerata con sospetto e opposizione, non furono<br />
poche le difficoltà e i fallimenti.<br />
I primi cristiani dovettero confrontarsi con il giudaismo,<br />
con il paganesimo e con alcune tendenze<br />
eretiche che a mano a mano sorgevano. Anche oggi<br />
i cristiani conoscono le difficoltà della predicazione.<br />
Nonostante ci si dichiari cristiani, i valori del<br />
cristianesimo con i suoi insegnamenti si sono persi.<br />
È sempre più difficile suscitare interesse per Gesù.<br />
I veri seguaci di Cristo rischieranno sempre di trovarsi<br />
controcorrente (Gal 1:10).<br />
L’insuccesso della pesca<br />
È interessante osservare come le pesche infruttuose<br />
dei discepoli sono state quelle durante le quali Ge-<br />
60
SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 61<br />
Cristo è risorto<br />
sù era assente. La successiva presenza-ordine del<br />
Cristo diventa provvidenziale per la riuscita. Gesù<br />
affermò in un’altra occasione che senza di lui non<br />
avrebbero potuto fare nulla (Gv 15:5).<br />
I discepoli lo verificarono nella loro vita, e uomini<br />
e donne lo confermarono con le loro esperienze<br />
nel corso della storia, come anche oggi.<br />
Con Gesù la vita e le attività cambiano prendendo<br />
una svolta positiva. Ogni sforzo missionario per<br />
Gesù, deve essere fatto con lui. Sarebbe grave anche<br />
per noi oggi lavorare per il proprietario della vigna<br />
senza conoscerlo. Pretendere di portare il messaggio<br />
del Vangelo senza avere un rapporto intimo con<br />
Gesù significa fallire.<br />
Le reti dal lato destro<br />
Ascoltando la voce del Cristo e gettando le reti dal<br />
lato destro della barca come lui aveva ordinato, i discepoli<br />
conobbero il successo.<br />
L’intervento di Gesù è preceduto da un atto di<br />
confessione. Gesù chiede se avevano del pesce e i discepoli<br />
gli risposero: «No». Ammisero le proprie incapacità.<br />
Solo dopo questo riconoscimento, la potenza<br />
divina può avere spazio. Anche noi, come<br />
chiesa e come individui, abbiamo bisogno di passare<br />
attraverso l’esperienza del «no», inteso sia come<br />
espressione d’autentica resa a Gesù sia come confessione<br />
di fede pubblica (Mt 10:32-33).<br />
È rilevante notare inoltre come la destra sia carica<br />
di significato teologico nelle Scritture. Tra i vari<br />
significati troviamo il simbolo dell’azione efficace e<br />
61
SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 62<br />
Capitolo 4<br />
salvifica di Dio (cfr. Dt 32:40; Sal 18:36; 118:15). Gesù<br />
vuole anche oggi dirigere e orientare i nostri impegni,<br />
indirizzandoci verso il bene degli uomini e il<br />
successo della missione.<br />
La barca era distante dalla riva<br />
Il testo biblico precisa che la barca era a circa centodieci<br />
metri dalla riva quando i discepoli sentirono<br />
la voce di Gesù.<br />
La distanza che li separava dal maestro si traduce<br />
per noi nella distanza spazio-temporale che ci separa<br />
dall’incontro personale con lui. Nonostante la distanza<br />
il Signore può compiere meraviglie nella nostra<br />
vita se glielo permettiamo. Dal cielo provengono<br />
aiuti e direttive divine indispensabili per conoscere il<br />
successo nella missione che lui ci ha affidato.<br />
Pietro e i discepoli vanno incontro a Gesù<br />
Scorrendo ancora la trama della narrazione biblica<br />
troviamo Pietro che, con quella vivacità e impulsività<br />
con il quale il vangelo lo caratterizza, per primo<br />
si butta in acqua e raggiunge il Signore, seguito poi<br />
dagli altri discepoli.<br />
La realtà missionaria testimonia come ognuno di<br />
noi sia diverso dall’altro. La diversità dei tempi di<br />
reazione caratterizza chi trasmette il messaggio e<br />
chi lo riceve. C’è chi come Pietro, corre e arriva prima<br />
degli altri. C’è chi invece, come i discepoli, ha<br />
bisogno di più tempo. Dal testo in questione risulta<br />
che l’aspetto temporale non abbia importanza per<br />
Gesù, ciò che conta è l’obbiettivo prefissosi e l’im-<br />
62
SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 63<br />
Cristo è risorto<br />
pegno per raggiungerlo. Ognuno di noi quando riconosce<br />
la voce di Gesù e decide di andargli incontro<br />
lo fa con i propri limiti e con i propri tempi. Il<br />
Signore, conoscendoli, li rispetta.<br />
Questo deve essere un esempio per noi a rispettare<br />
i tempi degli altri. Per Gesù ciò che conta è avere<br />
i suoi discepoli sulla spiaggia per fare colazione<br />
con loro.<br />
La colazione<br />
Arrivati sulla riva, i discepoli si trovano davanti a<br />
una scena che forse li avrà lasciati perplessi. Gesù<br />
aveva già del pane e stava arrostendo del pesce. La<br />
colazione era quasi pronta.<br />
Perché allora il Maestro chiede del pesce? Evidentemente,<br />
egli vuole portare le loro menti a riflettere<br />
su delle verità molto più profonde la cui<br />
portata teologica trascendesse la semplice preparazione<br />
di un pasto. La menzione del pesce e del pane<br />
evoca ancora una volta l’esperienza della moltiplicazione.<br />
In quella esperienza i pani e i pesci rappresentavano<br />
la pochezza, la limitatezza e l’incapacità<br />
umana; la folla sfamata invece, il segno del successo<br />
che si trova quando questa nostra pochezza si<br />
unisce alla potenza divina.<br />
Nella prospettiva della missione e del suo compimento<br />
finale Gesù resta l’aiuto e il protagonista<br />
principale. Noi siamo suoi collaboratori. Se il Signore<br />
volesse, il mondo intero verrebbe a conoscenza<br />
del suo messaggio in meno d’un istante. Ciò<br />
nonostante chiede la nostra collaborazione e ci affi-<br />
63
SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 64<br />
Capitolo 4<br />
da una parte importante. Quale segno d’onore e di<br />
privilegio collaborare con chi potrebbe fare a meno<br />
di noi. Non siamo i protagonisti principali della preparazione<br />
del regno di Dio e della salvezza degli uomini,<br />
ma suoi preziosi collaboratori (cfr. Gv 14:1-4).<br />
Nel pensiero ebraico la partecipazione a un pasto<br />
era molto importante. Era un segno di intimità e<br />
comunione profonda (cfr. Ap 3:20). A Qumran e in<br />
altri ambienti religiosi affini al mondo ebraico dell’epoca<br />
aveva anche valore religioso. La partecipazione<br />
a un banchetto liturgico era anticipazione e<br />
celebrazione messianica. In diversi testi extrabiblici,<br />
al banchetto escatologico degli eletti viene offerto<br />
del pesce e più precisamente il mostro marino<br />
Leviatan (4 Esd 6:49-52 ; 2 Bar 29:4 ; 1 Enoch 60:7-<br />
9,24-25). 42bis<br />
Gesù, riferendosi a questo pensiero, utilizza il<br />
simbolo del pasto per parlare del suo secondo incontro<br />
con i suoi figli nel regno del Padre (Mt 8:11;<br />
26:29). L’aspetto del pasto, dunque, mette in evidenza<br />
le due componenti dell’opera della salvezza:<br />
l’apporto divino (il pane e il pesce già arrostito) e<br />
l’apporto umano (i centocinquatatre pesci).<br />
L’alba… fine della notte<br />
Questo pasto si consuma all’alba. Non può passare<br />
inosservata tutta la simbologia che la Scrittura attribuisce<br />
alla notte.<br />
Nel nostro contesto l’accento è sia positivo sia negativo.<br />
La notte è il periodo migliore per la pesca<br />
ma è anche faticoso, questo diventa il segno del mo-<br />
64
SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 65<br />
Cristo è risorto<br />
mento favorevole che viviamo per l’evangelizzazione<br />
del mondo anche se non è privo di difficoltà.<br />
In questa prospettiva l’alba richiama il tempo<br />
dell’intervento decisivo di Dio salvatore, che metterà<br />
fine alla missione e accoglierà i suoi figli nella<br />
comunione per l’eternità. La Scrittura insegna che<br />
ciò si realizzerà al ritorno di Gesù (1 Ts 4:13-18).<br />
Inoltre l’associazione alba-Gesù è caratteristica<br />
nel Nuovo Testamento. Gesù viene chiamato la lucente<br />
stella del mattino (2 Pt 1:19; Ap 22:16).<br />
La scomparsa della notte, che come il mare è<br />
simbolo delle difficoltà, è dunque figura del coronamento<br />
del piano della salvezza. Giovanni nell’Apocalisse,<br />
vedendo la nuova creazione afferma in<br />
effetti che non ci saranno più né mare né notte (cfr.<br />
Ap 21:1; 22:5).<br />
Un lettura di questo tipo ci lascia supporre che il<br />
racconto di quest’apparizione possa essere anche un<br />
compendio della storia della missione che Cristo affida<br />
agli uomini. Ogni parte del racconto dell’apparizione<br />
coincide con un aspetto del processo dell’evangelizzazione.<br />
Questo, sia in una prospettiva universale,<br />
nella quale viene evocata la missione della chiesa<br />
nel corso dei secoli, sia in una prospettiva più locale<br />
che, inscrivendosi nella storia dell’individuo,<br />
considera l’apporto del singolo verso la missione.<br />
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Capitolo 5<br />
BREVI MEDITAZIONI<br />
1. L’urlo della giustizia e del perdono<br />
Sono intimamente felice di avere questa opportunità<br />
di penetrare insieme con voi nella memoria di<br />
un evento lontano che, tuttavia, ci coinvolge personalmente.<br />
A morire e a risorgere, infatti, è il Figlio<br />
di Dio, che si è incarnato, che s’incarna e si umanizza<br />
in tutti noi, in ognuno di noi: Cristo muore,<br />
noi moriamo. Cristo risorge, noi risorgiamo. C’è,<br />
però, una parola che non rende sempre vera quest’asserzione:<br />
libertà.<br />
La morte - la risurrezione di Gesù non ci viene<br />
imposta, ma solo proposta - dobbiamo accettarla,<br />
farla nostra. Ed è qui che si gioca il grande dramma<br />
dell’esistere dell’uomo. Il sasso che s’innalza e, poi,<br />
abbassandosi, colpisce e uccide mentre una voce risuona<br />
nell’aria; una parola, forse da noi stessi, nel<br />
nostro segreto, tante volte ripetuta: «Sono, forse, il<br />
custode del mio fratello?». Allora mi domando:<br />
«Cristo è risorto?». Le tante parole di vendetta, di<br />
odio, di cattiveria fanno risuonare nella mia mente,<br />
diventata incredula: Cristo è veramente risorto?<br />
Quella povera vergine, massacrata in ciò che ha di<br />
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Capitolo 5<br />
più intimo e poi venduta a tanti, a troppi, porta la<br />
mia mente a ribellarsi, ma intanto resto inerte e mi<br />
limito a dire in un sussurro velato: Ma… Cristo è risorto.<br />
Quei poveri bambini ai quali viene insegnato<br />
che, per essere veri uomini, devono imparare a uccidere<br />
e a vincere per confusi ideali, creano in me<br />
un urlo: Cristo è risorto! Ma quante volte anch’io<br />
calpesto, guardandoli, le vie dello sfruttamento e<br />
dell’egoismo! È vero che quel Cristo che invoco risorto,<br />
mi ha voluto insegnare il perdono: ma perdono<br />
senza giustizia è parola disumana. Perdono senza<br />
uguaglianza è parola vuota.<br />
Solo quando so correre nella pianura della vita<br />
con tutte le potenzialità del mio spirito e abbracciare<br />
quel lebbroso da cui fuggivo inorridito, Cristo<br />
risorge nel mio cuore.<br />
Solo quando so denunciare ogni lieve ingiustizia,<br />
in cui s’è invischiato il mio piede, Cristo risorge.<br />
Solo quando so attraversare le porte del dolore e<br />
penetrare là dove si soffre, Cristo risorge.<br />
Solo quando so scavalcare muri che vogliono<br />
proteggere il mio perbenismo e guardo in faccia<br />
ogni dura e crudele realtà, Cristo risorge.<br />
Solo quando in quella luce, che penetra tra sbarre<br />
d’ogni tipo, ci sono la mia speranza, la mia fede,<br />
il mio amore, Cristo risorge.<br />
Due uomini tristi si allontanavano, lentamente,<br />
da Gerusalemme, dalla città dell’incontro. Erano<br />
così delusi da non riconoscere Gesù in quel viandante<br />
che andava con loro lungo la via.<br />
Quante volte perdiamo l’occasione di riconosce-<br />
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Cristo è risorto<br />
re Gesù, nostra salvezza, nelle situazioni concrete<br />
del nostro esistere e nei volti che incontriamo per<br />
strada? Scoprire Gesù significa innanzitutto mettere<br />
a nudo il nostro essere. Finché ci copriamo, mettiamo<br />
questa o quell’altra maschera, non abbiamo<br />
occhi limpidi per vedere il Signore. Non riusciremo<br />
a vedere chi ha sete o ha fame, chi è in carcere o in<br />
ospedale, chi è triste, solo, abbandonato, senza speranza<br />
e senza amore. E fintanto che non riusciamo<br />
a vedere questi nostri fratelli, non vedremo Gesù,<br />
non lo riconosceremo. Come non lo riconosciamo<br />
in quello che abbiamo, nella nostra gioia, nelle nostre<br />
conquiste, nelle nostre verità. Il rimedio non è<br />
un proposito, dettato dalle circostanze o dalle emozioni<br />
del momento: sappiamo quanto poco durano<br />
i nostri propositi! L’unico rimedio è quello che ci ha<br />
indicato Gesù: dobbiamo nascere di nuovo, nascere<br />
alla vita della grazia, lasciarci illuminare, dal di<br />
dentro, dalla luce della risurrezione.<br />
Permettetemi di proporvi un rito che nelle chiese<br />
tradizionali è noto come «il Rito della Luce». Non si<br />
tratta di una processione con le candele; pensate di<br />
afferrare tra le vostre mani una fiaccola. Fa tanta<br />
luce, dà calore! È la luce di Gesù: illumina il volto<br />
di ognuno! Donate questa fiaccola a chi vi sta vicino<br />
e accettate la loro. È una fiaccola piena di luce e<br />
di calore; ma su questa nuova fiaccola c’è scritta<br />
una parola in più: carità - condivisione - amore. Gli<br />
ortodossi, la mattina di Pasqua, al termine della Veglia,<br />
tornano a casa, portando la loro candelina accesa,<br />
segno di Gesù, luce del mondo.<br />
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Capitolo 5<br />
Dobbiamo cercare di interiorizzare la fiaccola, la<br />
luce di Gesù: a poco a poco farla penetrare dentro<br />
di noi, tutto il nostro essere dovrà essere trasfigurato<br />
dalla presenza di Cristo Gesù: risorti con lui a<br />
nuova vita. L’oggi, vissuto nel segno della risurrezione<br />
di Gesù, può essere per la nostra vita una gloriosa<br />
identificazione con lui, partendo dalla realtà<br />
della condivisione e dell’amore verso tutte le creature,<br />
dalle più emarginate alle più vicine, per gridare,<br />
a voce spiegata e senza finzioni, l’urlo della giustizia<br />
e della uguaglianza.<br />
È vero che il luogo dell’incontro è nel quotidiano.<br />
I discepoli di Emmaus incontrano Gesù lungo la<br />
strada, ma non lo riconoscono. Per riconoscerlo<br />
nella quotidianità bisogna prima averlo incontrato<br />
nel mistero, nella preghiera, nella più ardita delle<br />
meditazioni. Questo è il nostro compito: vivere accanto<br />
al mistero per farlo nostro e solo dopo potremo<br />
incontrare Gesù lungo la strada. Immaginiamo<br />
questa scena: Gesù cammina lungo la strada, tanti<br />
lo attorniano. Tra la folla una donna: «Se potrò toccare<br />
solo le sue vesti, sarò guarita!». Si fa strada come<br />
può e sfiora con la sua mano la veste del Signore.<br />
E Gesù: «Chi mi ha toccato?». «Ma, maestro, sei<br />
schiacciato da tanta gente e domandi: chi mi ha<br />
toccato?» «Ho sentito come una potenza, uscire da<br />
me». Quella donna può raffigurare ognuno di noi.<br />
Cerchiamo di accostarci a Gesù! Una potenza uscirà<br />
da lui e inonderà il nostro essere e il nostro esistere<br />
e sarà allora che potremo con assoluta verità urlare:<br />
«Il Signore è veramente risorto!» (Lc 24:34).<br />
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2. «Egli non è qui…»<br />
Cristo è risorto<br />
L’ultimo capitolo del vangelo di Matteo ci presenta<br />
una scena ripetutasi migliaia di volta in Israele: delle<br />
donne che vanno a ungere un corpo. Questa volta<br />
però, l’atto cui si prestano Maria Maddalena e le<br />
altre, ha dei risvolti più tragici. Stavano ungendo il<br />
corpo del loro Maestro, stavano per imbalsamare il<br />
loro progetto, le loro speranze, il loro sogno. Un<br />
progetto che vedeva Gesù sul trono d’Israele; un sogno<br />
che ha toccato il suo apice massimo con l’entrata<br />
trionfale di Gesù sulla groppa di un asino, ma<br />
che si è trasformato in un incubo sul Golgota. Un<br />
incubo che ha visto perire il Maestro, uno dei discepoli<br />
e mette a dura prova l’incolumità di Pietro.<br />
Con una domanda in testa, la stessa che si ponevano<br />
i discepoli sulla via d’Emmaus, la stessa di Pietro<br />
e di chi sa quanti altri, le donne si avvicinano al<br />
sepolcro. Ellen G. White, nella Speranza dell’uomo,<br />
assicura che l’idea della risurrezione non sfiorava<br />
nemmeno la loro mente. S’interrogavano su come<br />
avrebbero fatto a far rotolare la pietra, ma non potevano<br />
sospettare di ciò che stava per capitare loro.<br />
Il v. 6 si apre con un’affermazione che sconvolge<br />
ancora di più una situazione di per sé già molto tesa,<br />
a causa degli eventi descritti nei versetti 2, 3 e 4<br />
(un terremoto, un essere che risplendeva come la<br />
folgore, dei soldati terrorizzati). L’angelo dice: «Egli<br />
non è qui». L’angelo continua: «È risuscitato…».<br />
Anche se le donne si trovano in uno stato confusionale,<br />
l’affermazione pronunciata dal messaggero di-<br />
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Capitolo 5<br />
vino si scontra con una realtà angosciante ma vera;<br />
una realtà che le donne avevano provato sulla loro<br />
pelle e che bruciava ancora. Queste fedeli discepole<br />
di Gesù avevano percorso la via verso il Golgota insieme<br />
al Maestro, si erano macchiate del suo sangue<br />
mentre lo tiravano giù dalla croce, avevano assistito<br />
alla tumulazione del corpo. La proposta dell’angelo<br />
è allettante, ma le donne fanno fatica ad accettarla.<br />
Oggi comprendiamo bene questo modo di<br />
vivere la fede.<br />
La nostra realtà è maestra nel proporre una religione<br />
«fai da te», dove ciò che conta è quello che io<br />
ho sperimentato, ciò che io ho percepito con i miei<br />
sensi, piuttosto che quello che «altri» hanno detto<br />
centinaia d’anni fa. Come si fa a convincere una<br />
mamma che la voce sentita durante una seduta spiritica,<br />
non era quella del figlio morto giovanissimo<br />
in un incidente stradale?<br />
L’angelo comprende che le donne hanno bisogno<br />
di stimoli più forti per vincere la loro incredulità.<br />
Gesù stesso, pochi giorni dopo andrà incontro a<br />
Tommaso, che aveva posto delle condizioni precise<br />
in cambio della sua fede nella risurrezione: «Voglio<br />
vedere e toccare…». Gesù lo accontenta.<br />
L’angelo invita le donne ad avanzare: «Venite a<br />
vedere il luogo dove giaceva…». Ma la tomba vuota<br />
non basta. La tomba vuota incute timore non fede;<br />
fa pensare all’inganno non alla risurrezione. La<br />
tomba vuota stimolerà la fantasia dell’uomo che<br />
cercherà di trovare una soluzione più logica della<br />
risurrezione. Si è ipotizzato che il corpo di Gesù sia<br />
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Cristo è risorto<br />
stato rapito, che non sia mai stato in quella tomba.<br />
Si è pensato addirittura che la spugna che il soldato<br />
romano avvicina alla bocca di Gesù, oltre all’aceto,<br />
usato al tempo di Gesù per diluire i farmaci,<br />
contenesse una sostanza ottenuta da una pianta che<br />
si chiamava mandragola, un forte anestetico. Questa,<br />
avrebbe permesso a Gesù non solo di fingere<br />
una morte apparente, ma anche di non sentire il dolore.<br />
Durante la notte, quindi, incurante delle ferite,<br />
Gesù avrebbe spostato la pietra e sarebbe sparito<br />
nel nulla.<br />
L’angelo però, non ha ancora esaurito le armi per<br />
sconfiggere l’incredulità delle donne. Egli aggiunge<br />
un particolare al suo discorso. Dice: «… come aveva<br />
detto…». Come «lui» aveva detto; Gesù, la Parola,<br />
l’aveva detto. La Parola che era nel principio; la<br />
stessa che si è rivelata ai patriarchi e ai profeti e che<br />
ha abitato in mezzo agli uomini piena di grazia e<br />
verità, stava rivelandosi ancora una volta alle donne.<br />
Le donne possono di nuovo sentirla, palparla<br />
perché è lì, concreta forse più di prima, quando si<br />
rivolgeva loro attraverso sembianze umane. Finalmente<br />
prende forma anche nella loro memoria, il<br />
piano di Dio, il progetto di Dio, il sogno di Dio. Questo<br />
è il momento in cui le donne lasciano cadere<br />
dalle loro mani gli unguenti e abbandonano definitivamente<br />
il loro progetto per accogliere senza riserve<br />
quello di Dio.<br />
Siamo partecipi di un progetto che si realizzerà<br />
definitivamente, non perché c’è stato presentato attraverso<br />
prodigi, né perché c’è stata mostrata una<br />
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tomba vuota, ma perché la Parola in tutte le sue<br />
manifestazioni c’è lo ha testimoniato. Siamo disposti<br />
a rinunciare ai nostri sogni per abbracciare con<br />
tutte le nostre forze, il sogno di Dio?<br />
Che il Signore Gesù possa sempre essere per noi<br />
tutti la Parola risuscitata dalla tomba per compiere<br />
il piano di Dio.<br />
3. Non era un fantasma<br />
Capitolo 5<br />
«Gesù… comparve in mezzo a loro, e disse: “Pace a<br />
voi!”. Ma essi, sconvolti e atterriti, pensavano di vedere<br />
un fantasma. Ed egli disse loro: “Perché siete<br />
turbati? E perché sorgono dubbi nel vostro cuore?<br />
Guardate le mie mani e i miei piedi, perché sono<br />
proprio io; toccatemi e guardate; perché un fantasma<br />
non ha carne e ossa come vedete che ho io”. E,<br />
detto questo, mostrò loro le mani e i piedi… Poi disse<br />
loro: “Queste sono le cose che io vi dicevo<br />
quand’ero ancora con voi: che si dovevano compiere<br />
tutte le cose scritte di me nella legge di Mosè, nei<br />
profeti e nei Salmi”. Allora aprì loro la mente per<br />
capire le Scritture e disse loro: “Così è scritto, che il<br />
Cristo avrebbe sofferto e sarebbe risorto dai morti il<br />
terzo giorno, e che nel suo nome si sarebbe predicato<br />
il ravvedimento per il perdono dei peccati a<br />
tutte le genti... Voi siete testimoni di queste cose”…<br />
Poi li condusse fuori fin presso Betania; e, alzate in<br />
alto le mani, li benedisse… si staccò da loro e fu<br />
portato su nel cielo» (Luca 24:36-53).<br />
Le luci languide del tramonto di venerdì erano<br />
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Cristo è risorto<br />
spirate con lo spegnersi dell’ultimo respiro dell’Uomo<br />
di Nazaret. Il sabato passò anonimo.<br />
Il primo giorno della settimana, di prima mattina,<br />
Maria Maddalena si reca al sepolcro per ungere<br />
di oli aromatici il corpo di Gesù, ma arrivata presso<br />
la tomba la trova spalancata e vuota. I suoi piedi<br />
diventano veloci e leggeri come quelli di una gazzella.<br />
Il vento, mentre corre, le investe i lunghi capelli<br />
neri, frementi come la criniera di un puledro alla<br />
sua prima galoppata. Il fresco mattutino incontra i<br />
suoi occhi e concorre col vento a spalancare i rubinetti<br />
delle sue lacrime. Raggiunge la casa dei discepoli.<br />
Bussa furiosamente alla porta: «Aprite! Aprite!<br />
Hanno rubato il corpo di Gesù!».<br />
Pietro e Giovanni, seguiti da Maria, corrono fino<br />
al sepolcro: la tomba effettivamente è vuota. I due<br />
apostoli rientrano, mentre Maria rimane.<br />
Rivolta verso l’esterno, si siede sulla pietra tombale.<br />
Sente gocce di rugiada che le cadono sul volto.<br />
C’è un silenzio ossessivo, rotto solo dal garrire<br />
impietoso di uno stormo di rondini. Maria, a testa<br />
china, stanca e affranta, piange silenziosamente.<br />
D’un tratto, ode un rumore di passi, e con le lacrime<br />
che le annebbiano la vista, vede i piedi di qualcuno<br />
che si avvicina. Supponendo che sia il guardiano,<br />
senza neppure la forza di sollevare lo sguardo,<br />
lo supplica: «Per favore, dimmi dove hai messo<br />
il corpo del mio Signore, affinché io possa andare a<br />
riprenderlo!». Ma nel silenzio della mattina ode il<br />
suono dolce e familiare di una voce: «Maria!».<br />
Maddalena riconosce quella voce, solleva lo<br />
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Capitolo 5<br />
sguardo e vede il volto luminoso del suo Salvatore.<br />
Finalmente capisce: Gesù è risorto.<br />
Gesù è risorto<br />
Gesù è risorto e si presenta ai discepoli con un messaggio<br />
di consolazione e di speranza: «Pace a voi!».<br />
È lo stesso messaggio di cui hanno bisogno i suoi<br />
discepoli odierni, stretti, come quelli di allora, in una<br />
morsa di paura e di sconforto. Ma i discepoli, «sconvolti<br />
e atterriti, pensavano di vedere un fantasma».<br />
Il fantasma è una figura… fantasmagorica per<br />
antonomasia, una visione effimera e irreale.<br />
Come allora, oggi. Quando siamo sconvolti e atterriti,<br />
persino Gesù risorto rischia di essere scambiato<br />
per un fantasma, o una visione illusoria.<br />
Quando anche per noi, come per le aspettative<br />
dei discepoli, Gesù non è il conquistatore che ci<br />
aspettavamo, sconvolti dalla delusione, rischiamo<br />
di scambiare il Dio vivente per il fantasma di un<br />
idolo morto. Atterriti dalle brutture di un mondo<br />
che ha «l’apparenza» della religiosità, mentre ne ha<br />
«rinnegato la potenza» (2 Tm 3:5), magari anche<br />
noi pensiamo a un Salvatore fantasma, a un Dio<br />
delle ricorrenze: Natale, Pasqua, nascite e funerali.<br />
E questa fede precaria e formale sfocia nel turbamento<br />
della coscienza che dà origine al dubbio:<br />
forse è solo una favola…<br />
Non è una favola<br />
Ma ecco Gesù risorto venirci ancora in soccorso:<br />
«Perché siete turbati? E perché sorgono dubbi nel<br />
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Cristo è risorto<br />
vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi,<br />
perché sono proprio io; toccatemi e guardate».<br />
Guardate, toccate! Cioè, non accontentatevi di<br />
tradizioni che sembrano favole, ma guardate e toccate!<br />
Non siate paghi della visione eterea di un Dio<br />
fantasma, ma guardate e toccate!<br />
Guardate: scrutate, cercate, studiate, indagate…<br />
con il cuore e la mente alleati: cercate Dio.<br />
Toccate: toccate con mano: non accontentatevi di<br />
una conoscenza teorica, usate il metodo interattivo;<br />
non limitatevi a inviare un’e-mail; ma «chattate»<br />
con il Signore.<br />
Non c’è che un mezzo per riuscire in quest’impresa:<br />
«Queste sono le cose che io vi dicevo<br />
quand’ero ancora con voi: che si dovevano compiere<br />
tutte le cose scritte di me nella legge di Mosè, nei<br />
profeti e nei Salmi».<br />
La legge di Mosè, i profeti e i Salmi rappresentano<br />
la Bibbia. Non c’è altro modo per conoscere per<br />
esperienza il Salvatore risorto se non lo studio della<br />
Bibbia. Uno studio che coinvolga ragione e sentimento.<br />
Uno studio che sappia fare tabula rasa di apriorismi,<br />
soggettivismi, sentito-dire e tradizioni.<br />
Uno studio all’insegna dell’umile sottomissione a<br />
Cristo, affinché ci apra «la mente per capire le<br />
Scritture». Solo allora, come i discepoli, comprenderemo<br />
il significato profondo della Bibbia: «è<br />
scritto che il Cristo avrebbe sofferto e sarebbe risorto<br />
dai morti il terzo giorno, e che nel suo nome<br />
si sarebbe predicato il ravvedimento per il perdono<br />
dei peccati a tutte le genti».<br />
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Capitolo 5<br />
Gesù è morto e risorto; per cui io, nel suo nome,<br />
sono autorizzato a predicare che il pentimento produce<br />
il perdono per tutti.<br />
Sono un testimone<br />
«Voi siete testimoni di queste cose».<br />
Sono anch’io un testimone. Il mio Signore ha<br />
perdonato i miei peccati, i miei errori, le mie miserie;<br />
è disposto a fare la stessa cosa anche a beneficio<br />
di chiunque glielo chieda.<br />
«Poi li condusse fuori fin presso Betania; e, alzate<br />
in alto le mani, li benedisse… si staccò da loro e<br />
fu portato su nel cielo».<br />
Cristo nato, morto e risorto è anche il Cristo tornato<br />
in cielo. Ma non basta, anche Cristo è disposto<br />
a donare il bene supremo della vita eterna. È il Cristo<br />
che tornerà. Attraverso le pagine della Bibbia<br />
echeggia, infatti, un triplice messaggio: Cristo è stato<br />
annunciato, è venuto e tornerà.<br />
Cristo predetto, venuto e veniente<br />
La promessa di un salvatore è preannunciata in tutte<br />
le Scritture ebraiche. Patriarchi e profeti hanno<br />
previsto, sognato e atteso il compimento profetico<br />
dell’avvento.<br />
Cristo è venuto, è la promessa realizzata.<br />
Cristo tornerà, è la conclusione della missione di<br />
salvezza di Gesù.<br />
Cristo predetto, venuto e veniente.<br />
Questo triplice messaggio ha il suo baricentro<br />
nella risurrezione di Gesù. Perché se Gesù è risorto,<br />
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Cristo è risorto<br />
Gesù ritorna; e se Gesù ritorna, allora io aspetto Gesù.<br />
E mentre lo aspetto, lo cerco. E se lo cerco, desidero<br />
trovarlo. E se desidero trovarlo, lo cerco dove<br />
so di poterlo trovare. E dove lo posso trovare?<br />
Nella Bibbia.<br />
Un tesoro nascosto<br />
Molti anni fa una coppia di sposi comprò un campo<br />
agricolo con un pozzo. Cercò di coltivare la terra<br />
ma essa produceva così poco che a stento i due<br />
riuscivano a vivere.<br />
Un giorno passò un forestiero che chiese da bere:<br />
l’acqua del pozzo aveva uno strano sapore. Il forestiero<br />
non disse niente, ma tempo dopo tornò e<br />
comperò la fattoria.<br />
Pochi giorni dopo, in mezzo alla fattoria, proprio<br />
vicino al pozzo dell’acqua, sorgeva un altro pozzo,<br />
ma molto più prezioso: un pozzo di petrolio. Il forestiero<br />
aveva scoperto la presenza del petrolio facendo<br />
analizzare l’acqua: perciò si era affrettato a<br />
vendere tutto per acquistare il podere.<br />
Ovviamente, il suo comportamento morale è discutibile;<br />
ma noi vogliamo fare un’applicazione spirituale<br />
di quest’episodio.<br />
Gesù racconta una storia simile: «Il regno dei cieli<br />
è simile a un tesoro nascosto nel campo, che un<br />
uomo, dopo averlo trovato, nasconde; e per la gioia<br />
che ne ha, va e vende tutto quello che ha, e compra<br />
quel campo» (Mt 13:44). Il campo rappresenta la<br />
Bibbia, e il tesoro è Gesù Cristo, che può essere scoperto<br />
mediante lo studio della Parola!<br />
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Capitolo 5<br />
Amico, fratello, decidi di cercare Gesù! Gesù risuscitato,<br />
Gesù che ritorna, Gesù tramite il quale i<br />
nostri sogni più sublimi non sono più sogni, ma formidabili<br />
certezze di tutti i sogni di pace, amore e<br />
salvezza.<br />
Come il sogno famoso di Martin Luther King,<br />
che risuona ancora nelle orecchie di tutti gli affamati<br />
e assetati di giustizia e libertà: «Ho fatto un<br />
sogno, oggi. Ho sognato che, un giorno, ogni valle<br />
sarà innalzata, ogni monte sarà abbassato, i luoghi<br />
scabri diventeranno pianura... e la gloria del Signore<br />
sarà rivelata».<br />
Ho fatto un sogno<br />
Anch’io ho fatto un sogno. È un sogno cominciato<br />
quando qualcuno mi narrò la storia della risurrezione<br />
e ascensione di Gesù... Da allora faccio lo<br />
stesso sogno tutti i giorni.<br />
Io sogno di vedere, nel cielo tempestoso, una<br />
piccola nuvola che diviene sempre più grande e luminosa.<br />
Sogno di accorgermi, mentre si avvicina alla terra,<br />
che questa nuvola in realtà è una folla di angeli<br />
che circonda il Cristo che ritorna.<br />
Io sogno di essere presente e di vedere Gesù che<br />
si rivolge ai morti, esclamando: «Svegliatevi, o voi<br />
che dormite nella polvere!».<br />
Sogno di contemplare i volti luminosi dei martiri<br />
di ogni tempo e di udire il loro grido di trionfo:<br />
«O morte, dov’è la tua vittoria? O morte, dov’è il tuo<br />
potere?».<br />
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Cristo è risorto<br />
Sogno di vedere il Dio Creatore che restaura la<br />
terra, la quale diverrà bella e sicura come quando<br />
era stata creata.<br />
Sogno di vivere in eterno in questa terra purificata<br />
dal male, insieme a Dio Padre, Gesù e lo Spirito<br />
Santo.<br />
Ma soprattutto sogno che questo sogno non sia<br />
soltanto il mio, ma quello di tutti.<br />
E questo sogno è la certezza della fede, la mia<br />
speranza e il tuo privilegio grazie a Gesù Cristo risuscitato<br />
e perciò salvatore del mondo.<br />
4. Cristo, la primizia<br />
«Poiché, come tutti muoiono in Adamo, così anche<br />
in Cristo saranno tutti vivificati; ma ciascuno al suo<br />
turno: Cristo, la primizia; poi quelli che sono di Cristo,<br />
alla sua venuta» (1 Cor 15:22,23).<br />
Nel capitolo 15 di 1 Corinzi, Paolo non ha alcuna<br />
intenzione apologetica; egli non si preoccupa di dimostrare<br />
che la risurrezione sia un avvenimento<br />
che nessuno possa confutare o negare. Anche citando<br />
i cinquecento fratelli, «dei quali la maggior parte<br />
rimane ancora in vita», non intende portare una<br />
prova inconfutabile, ma vuole sottolineare ai suoi<br />
lettori che egli non è il solo a credere alla risurrezione<br />
di Cristo. Se proprio si cerca una prova, questa<br />
va ricercata nell’esperienza personale di ciascuno.<br />
Senza la risurrezione la predicazione è vuota<br />
come è vuota la fede dei corinzi.<br />
La risurrezione di Cristo è la «primizia» che annuncia<br />
un grande raccolto.<br />
81
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Capitolo 5<br />
«Già e non ancora»<br />
La vita cristiana è una continua tensione fra il<br />
«tutto è compiuto», pronunciato sulla croce da Gesù<br />
e sancito dalla sua risurrezione, e il «non ancora»<br />
perché continuiamo a vivere in un mondo segnato<br />
dalla morte, dalla malattia e dal dolore. Come Gesù<br />
è risorto così risusciteranno anche i credenti, «ma<br />
ciascuno al suo turno» (1 Cor 15:23), dice l’apostolo.<br />
«Turno», «ordine» è l’unica volta che viene adoperato<br />
il termine greco tagma che letteralmente significa<br />
«truppa», e generalmente viene tradotto con<br />
«ordine», «ruolo» in senso lato. È un termine militare<br />
per dare l’idea di una serie di truppe. Gesù risorge<br />
quel mattino radioso, ma sarà seguito dalla<br />
«truppa» dei suoi santi che dormono. Una metafora<br />
mutuata dalla vita militare: la risurrezione è iniziata,<br />
non completata quando Cristo risuscitò. Ma<br />
«ordine» ha anche una valenza cronologica: non è<br />
ancora il nostro tempo, ma verrà presto!<br />
Cristo «la primizia»<br />
La mannella delle primizie che al tempo di Pasqua<br />
veniva agitata davanti al Signore, era tipo della<br />
risurrezione di Cristo. Come antitipo della mannella<br />
agitata, il nostro Signore fu risuscitato dai<br />
morti. Simile alla mannella agitata, che era il primo<br />
grano maturo raccolto prima della mietitura, Cristo<br />
è la primizia di quella messe immortale di redenti<br />
che alla risurrezione futura saranno raccolti nel<br />
granaio di Dio.<br />
L’offerta a Dio della primizia era, in pratica, un<br />
82
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Cristo è risorto<br />
modo per riconoscere la sovranità di Dio in tutte le<br />
manifestazioni della vita (cfr. Dt 26:1-11). Le primizie<br />
dettero origine a due grandi feste del calendario<br />
ebraico: gli azzimi (coincideva con l’offerta dei primi<br />
frutti), che serviva di preparazione alla vera e<br />
massima festa delle primizie; la Pentecoste, che veniva<br />
celebrata a fine raccolto.<br />
In senso figurato, le primizie non solo sono il meglio<br />
di un insieme, ma addirittura influiscono su di<br />
esso santificandolo; così Israele è come primizia di<br />
Dio fra tutti i popoli e lo sono oggi i cristiani fra tutte<br />
le nazioni.<br />
Secondo l’apostolo Paolo, Cristo risuscita come<br />
primizia di quelli che dormono, come anticipazione<br />
di quello che avverrà per molti, non solo in senso<br />
temporale, ma anche in quanto ne è la causa.<br />
Anzi, per essere più precisi, Mosè, Lazzaro e altri<br />
ancora sono risuscitati prima di Cristo, ma hanno<br />
potuto farlo in virtù di un’anticipazione della risurrezione<br />
di Cristo.<br />
Senza la vittoria di Cristo sulla morte, nessun’altra<br />
risurrezione sarebbe stata possibile. In questo<br />
senso reale Cristo è il primo frutto di quelli che risuscitano.<br />
Così l’immagine fa pensare a una consacrazione<br />
dei frutti successivi, a motivo proprio della benedizione<br />
divina insita nelle primizie.<br />
L’identità di destino fra primizia e resto del raccolto,<br />
acquista in Paolo valore di certezza. «Sappiamo<br />
infatti che fino a ora tutta la creazione geme ed<br />
è in travaglio; non solo essa, ma anche noi, che ab-<br />
83
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Capitolo 5<br />
biamo le primizie dello Spirito, gemiamo dentro di<br />
noi, aspettando l’adozione, la redenzione del nostro<br />
corpo» (Rm 8:22,23).<br />
«Poi, quelli che sono di Cristo»<br />
«Poi» è usato per enumerare eventi successivi in<br />
ordine cronologico. La risurrezione di Cristo viene<br />
separata, come «primizia», dalla risurrezione dei<br />
giusti. «Quelli che sono di Cristo» sono coloro che,<br />
seguendolo sono morti credendo nelle sue promesse,<br />
nel suo progetto di vita per noi. Sono compresi<br />
tutti i giustificati dalla fede dall’Antico Testamento<br />
ai tempi di Paolo e tutti coloro che sarebbero venuti<br />
dopo. I giusti di tutti i tempi sono descritti come<br />
«quelli che sono di Cristo», il cui Redentore ha lavato<br />
i loro peccati nel proprio sangue.<br />
«Alla sua venuta»<br />
Paolo unisce la risurrezione dei fedeli al ritorno di<br />
Cristo: «Ecco, io vi dico un mistero: non tutti morremo,<br />
ma tutti saremo trasformati, in un momento,<br />
in un batter d’occhio, al suono dell’ultima tromba.<br />
Perché la tromba squillerà, e i morti risusciteranno<br />
incorruttibili, e noi saremo trasformati. Infatti bisogna<br />
che questo corruttibile rivesta incorruttibilità<br />
e che questo mortale rivesta immortalità» (1 Cor<br />
15:51-53).<br />
«Infatti, se crediamo che Gesù morì e risuscitò,<br />
crediamo pure che Dio, per mezzo di Gesù, ricondurrà<br />
con lui quelli che si sono addormentati. Poiché<br />
vi diciamo questo fondandoci sulla parola del<br />
84
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Cristo è risorto<br />
Signore: che noi viventi, i quali saremo rimasti fino<br />
alla venuta del Signore, non precederemo quelli che<br />
si sono addormentati; perché il Signore stesso, con<br />
un ordine, con voce d’arcangelo e con la tromba di<br />
Dio, scenderà dal cielo, e prima risusciteranno i<br />
morti in Cristo» (1 Ts 4:14-16).<br />
Conclusione<br />
La morte continuerà a mietere le sue vittime, come<br />
pure la guerra, le pestilenze, ecc. Continueremo a<br />
vivere in un brutto mondo, ma con un’ottica nuova,<br />
se abbiamo sempre presente davanti ai nostri occhi<br />
la «beata speranza».<br />
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Capitolo 6<br />
I NOMI DEL RISORTO<br />
NELL’APOCALISSE<br />
Giovanni pone al centro dell’Apocalisse la persona<br />
di Cristo Gesù. Il libro inizia con le parole: «Rivelazione<br />
(apocalypsis, cioè la cosa nascosta nei confronti<br />
della quale si solleva il velo) di Gesù Cristo,<br />
che Dio gli diede per mostrare ai suoi servi le cose<br />
che devono avvenire tra breve» (Ap 1:1).<br />
Lo scopo dell’autore è di annunciare le cose che<br />
devono «avvenire tra breve» e l’imminenza del suo<br />
compimento, «il tempo è vicino» (v. 3); Giovanni<br />
presenta le difficoltà future della chiesa e il modo in<br />
cui si realizzerà quel mondo di pace e di felicità,<br />
annunciato da Dio. Nella prospettiva del compimento<br />
della Parola di Dio, l’Apocalisse presenta il<br />
trionfo definitivo di Cristo su Satana, mediante la<br />
vittoria della chiesa sulla ribellione dell’umanità nei<br />
confronti del Creatore. Per questo motivo, Louis<br />
Bonnet scrive: «L’Apocalisse resta, per la chiesa di<br />
tutti i tempi, la sorgente alla quale può attingere la<br />
consolazione e gli incoraggiamenti di cui essa ha bisogno<br />
nei giorni della prova». 43<br />
La consolazione, la forza, la speranza che anima<br />
la chiesa sono l’espressione della grazia presente<br />
87
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Capitolo 6<br />
nella prima beatitudine: «Beato chi legge e beati coloro<br />
che ascoltano le parole di questa profezia e fanno<br />
tesoro delle cose che vi sono scritte» (1:3). La felicità<br />
deriva dall’opera di Cristo e da Cristo stesso<br />
che è presentato con diversi nomi e attributi che caratterizzano<br />
la sua presenza nella storia della chiesa<br />
attraverso i secoli per concludersi nel trionfo finale,<br />
cioè il suo ritorno con potenza e gloria.<br />
L’Apocalisse presenta il compimento del progetto<br />
divino della creazione, quel progetto che è stato<br />
ostacolato dal peccato, cioè dalla rottura del rapporto<br />
di amicizia e fiducia tra l’uomo e Dio. Nel presentare<br />
il trionfo del bene, Giovanni si riallaccia alla<br />
speranza dell’Antico Testamento. Infatti «non c’è<br />
nessun commentatore» scrive Charles Brütsch,<br />
«che non abbia fatto rilevare la stretta relazione che<br />
esiste tra l’Apocalisse e l’Antico Testamento». 44<br />
Del resto scrive Antoine Feuillet: «L’Apocalisse di<br />
Giovanni potrebbe essere definita, per un certo verso,<br />
una rilettura dell’Antico Testamento alla luce<br />
dell’avvenimento del cristianesimo. A questo proposito<br />
non ci sono libri nel Nuovo Testamento che siano<br />
più interessanti e suggestivi». 45<br />
Gesù Cristo, il Signore<br />
Il re umile, giusto e vittorioso che, secondo la profezia<br />
di Zaccaria (1:11; 9:9), sarebbe entrato in Gerusalemme<br />
sulla cavalcatura di un asino, nell’esultanza<br />
della folla che lo accoglie con grida di allegrezza,<br />
l’Apocalisse lo chiama «Gesù» (che significa:<br />
«Yhwh salva»), «Cristo» (che significa «unto»,<br />
88
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Cristo è risorto<br />
«Messia» cfr. Ap 1:1,2,5). In alcuni casi si trova solo<br />
«Gesù» (cfr. 1:9; 14:12; 22:16), in altri solo «Cristo»<br />
(cfr. 11:15; 20:4,6) e in altri ancora «Signore Gesù»<br />
(cfr. 22:20,21).<br />
Testimone fedele e veritiero<br />
Questo Gesù Cristo «è il testimone fedele» (1:5;<br />
3:14), colui che è venuto nel mondo per «testimoniare<br />
della verità» (Gv 18:37), perché parla di ciò<br />
che sa e di ciò che ha veduto, allo scopo di farci conoscere<br />
il Padre (Gv 1:18; 14:9).<br />
Il Signore, in occasione del suo ritorno, descritto<br />
in forma epica, dipinto mentre cavalca il destriero<br />
della vittoria, viene presentato come il «Fedele e Veritiero»<br />
(Ap 19:11); cioè come colui che mantiene le<br />
sue promesse di bene, di liberazione, di ristabilimento<br />
del regno e della giustizia. Isaia aveva annunciato<br />
che il re della nuova terra non «giudicherà<br />
dall’apparenza…» (11:3).<br />
Primogenito dei morti<br />
È il «primogenito dei morti», il primo risuscitato in<br />
ordine di tempo, perché non è successivamente deceduto,<br />
come è avvenuto per coloro che Gesù stesso<br />
ha risuscitato durante il suo ministero. 46<br />
Principe dei re della terra<br />
A questi titoli Giovanni ne aggiunge un altro: «Il<br />
principe dei re della terra» (Ap 1:5). Questa espressione<br />
richiama quanto Paolo scrive ai Colossesi. Il<br />
Signore, dopo la sua ascensione è salito in alto, si è<br />
89
SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 90<br />
Capitolo 6<br />
posto a sedere alla destra del Padre e degli angeli; le<br />
signorie, i principati e le potenze gli sono sottoposte<br />
essendo lui il capo. Ha esposto le forze nemiche<br />
al pubblico spettacolo perché ha trionfato su di loro<br />
mediante la croce (Col 1:16; 2:10,15), realizzando<br />
così la sua regalità come Messia profetizzato già<br />
nel Salmo 2, al quale il Signore proponeva: «Chiedimi,<br />
io ti darò in eredità le nazioni e le estremità<br />
della terra in tuo possesso» (v. 8).<br />
Nel Salmo 89:27 leggiamo a tale proposito: «Io<br />
inoltre lo costituirò mio primogenito, il più eccelso<br />
dei re della terra». Isaia aveva profetizzato di lui: «...<br />
e il dominio riposerà sulle sue spalle» (9:5). «La giustizia<br />
sarà la cintura delle sue reni e la fedeltà la cintura<br />
dei suoi fianchi. Non si farà né male né danno<br />
su tutto il mio monte santo, poiché la conoscenza<br />
del SIGNORE riempirà la terra, come le acque coprono<br />
il fondo del mare» (Is 11:5,9). Questa realtà verrà<br />
confermata dal profeta Daniele che lo presenta come<br />
Figlio dell’uomo (cfr. 7:13).<br />
Figlio dell’uomo<br />
Questo titolo «Figlio dell’uomo», Giovanni lo attribuisce<br />
a Cristo Gesù in due momenti: quando si<br />
muove tra i sette candelabri come Sommo Sacerdote<br />
(Ap 1:13) e in occasione della sua seconda venuta<br />
(Ap 14:14). Questo titolo in oriente, dopo la<br />
deportazione di Giuda in Babilonia, indica l’uomo<br />
che nel tempo mitico sarà il salvatore dell’umanità<br />
(cfr. Dn 7:13). Il Figlio dell’uomo, Gesù, si è manifestato<br />
nella storia, nel tempo, in uno spazio geo-<br />
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SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 91<br />
Cristo è risorto<br />
grafico delimitato la cui azione è stata annunciata<br />
da testimoni. Come testimone della verità da parte<br />
del Padre, Cristo Gesù può dare alla chiesa la grazia<br />
della fedeltà nell’annuncio della Parola di Dio. Essendo<br />
lui «il primogenito dei morti» è garante, nei<br />
confronti dei martiri e di coloro che hanno creduto<br />
fino alla fine, della grazia della risurrezione, cioè<br />
della vita che trionfa sulla morte.<br />
Primo e ultimo, il vivente<br />
Gesù Cristo, vestito con paramenti sacerdotali, dice<br />
di sé: «Non temere, io sono il primo e l’ultimo, e il<br />
vivente. Ero morto, ma ecco sono vivo per i secoli<br />
dei secoli, e tengo le chiavi della morte e del soggiorno<br />
dei morti» (Ap 1:18; cfr. 22:13).<br />
Gesù dichiara la sua propria divinità presentandosi<br />
come fece al profeta Isaia: «Così parla il SI-<br />
GNORE, re d’Israele e suo redentore, il SIGNORE degli<br />
eserciti: Io sono il primo e sono l’ultimo e fuori di<br />
me non c’è Dio» (Is 44:6 cfr. 48:12). Gesù, come il<br />
Padre, è chiamato «primo e ultimo», cioè colui che<br />
è l’origine e il compimento della creazione. Già Paolo<br />
scrivendo ai colossesi, afferma: «Poiché in lui sono<br />
state create tutte le cose che sono nei cieli e sulla<br />
terra, le visibili e le invisibili: troni, signorie, principati,<br />
potenze; tutte le cose sono state create per<br />
mezzo di lui e in vista di lui. Egli è prima di ogni cosa<br />
e tutte le cose sussistono in lui» (1:16,17).<br />
Il Cristo della storia, quale scopo della creazione,<br />
sussisterà quando la tragedia del male finirà. Allora<br />
Gesù porterà a compimento il progetto del Padre.<br />
91
SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 92<br />
Capitolo 6<br />
Nel presentarsi alla chiesa di Smirne la cui parola<br />
significa «amarezza» e richiama le sofferenze che la<br />
chiesa avrebbe subito, Gesù è presentato, oltre che<br />
«il primo e l’ultimo», come colui «che fu morto e<br />
tornò in vita» (Ap 2:8). Il Signore vuole esprimere<br />
così la sua prerogativa di confortare il singolo credente<br />
e la comunità che dovrà confrontarsi con la<br />
sofferenza e l’opposizione violenta.<br />
Gesù si propone come «il vivente», colui che ha<br />
vita in sé per sua natura, la stessa caratteristica con<br />
cui si presentava il Signore nell’Antico Testamento.<br />
L’espressione ricorda Giosuè, quando diceva: «Da<br />
questo riconoscerete che il Dio vivente è in mezzo a<br />
voi» (Gs 3:10); così lo presenta il profeta Geremia<br />
(10:10; Lam 3:39); Pietro riconosce Gesù come «Figlio<br />
del Dio vivente» (Mt 16:16); il sommo sacerdote<br />
nel sinedrio, nel processo di condanna, rivolgendosi<br />
a Gesù dice: «Ti scongiuro per il Dio vivente di dirci<br />
se tu sei il Cristo, il Figlio di Dio» (Mt 26:63); o come<br />
Gesù stesso aveva detto: «... il Padre vivente mi<br />
ha mandato» (Gv 6:57); Barnaba e Paolo esortavano<br />
così gli abitanti di Listra: «Vi predichiamo che da<br />
queste vanità vi convertiate al Dio vivente» (At<br />
14:15); e Paolo nelle sue lettere scriveva: «Chiamati<br />
figli del Dio vivente» (Rm 9:26); i credenti sono come<br />
una lettera «scritta con lo Spirito del Dio vivente»<br />
(2 Cor 3:3), esortati a «servire il Dio vivente e vero»<br />
(1 Ts 1:9; cfr. 1 Tm 3:5; 4:10); abbiamo posta la<br />
nostra speranza nel Dio vivente (Eb 3:12; 4:12;<br />
10:31; 12:22; Ap 7:2). Gesù in Apocalisse è il «Dio vivente»<br />
per natura, come lo era per l’antico Israele.<br />
92
SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 93<br />
Cristo è risorto<br />
A questa realtà si deve aggiungere il tempo dell’incarnazione,<br />
nella natura di figlio dell’uomo, nella<br />
quale sperimenta la morte e la risurrezione. Colui<br />
che è stato appeso sulla croce, è morto, è stato<br />
sepolto, ma la cui integrità ha trionfato sull’oblio ed<br />
è ora il Signore «vivente» che trasmette alle membra<br />
della sua Chiesa una vita non più soggetta alla<br />
morte (Gv 14:19) «per i secoli dei secoli e tengo le<br />
chiavi della morte e del soggiorno dei morti» (Ap<br />
1:18), cioè fa del soggiorno dei morti, l’Ades, un luogo<br />
dal quale i credenti possono con diritto uscirne.<br />
Figlio di Dio<br />
Come Sommo Sacerdote, nelle sue funzioni di presentare<br />
il popolo dei credenti al Padre, è colui che<br />
cammina in mezzo ai sette candelabri d’oro, simbolo<br />
della chiesa (Ap 2:1). Alla chiesa di Tiatiri si<br />
presenta come «Figlio di Dio, che ha gli occhi come<br />
fiamma di fuoco, e i piedi simili a bronzo incandescente»<br />
(2:18). Gesù viene condannato perché si è<br />
proposto come Figlio di Dio (Lc 22:70), è descritto<br />
con «occhi come fiamma di fuoco», perché è colui<br />
che può penetrare e conoscere le realtà misteriose e<br />
nascoste (Ap 1:15), i cui piedi di «bronzo incandescente»<br />
esprimono fermezza e sicurezza.<br />
«Santo, veritiero... che ha le chiavi di Davide»<br />
Alla chiesa di Filadelfia, Gesù è presentato come «il<br />
Santo, il Veritiero, colui che ha la chiave di Davide,<br />
colui che apre e nessuno chiude, che chiude e nessuno<br />
apre» (Ap 3:7).<br />
93
SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 94<br />
Capitolo 6<br />
«Santo» era il titolo con il quale veniva indicato<br />
il Dio d’Israele (cfr. 2 Re 19:22; Sal 71:22; 78:41;<br />
89:18). Questo titolo caratterizza il libro di Isaia<br />
(cfr. Is 1:4; 10:20; 12:6; 29:19; ecc.) e lo ritroviamo<br />
nel vangelo di Marco (1:24) e in Giovanni (6:69) dove<br />
Gesù è chiamato il «santo di Dio».<br />
«Veritiero», come in Apocalisse 19:11 in cui il<br />
Signore viene nella sua potenza con i nomi «Fedele<br />
e Veritiero». Questo titolo è in contrapposizione alle<br />
calunnie con le quali è stato accusato durante la<br />
sua vita e per questo condannato. La Parola di Gesù<br />
è verità assoluta, è Parola di Dio. Il Signore<br />
adempirà fedelmente quanto annunciato dalla sua<br />
Rivelazione.<br />
Gesù, presentato con le «chiavi», simbolo dell’autorità<br />
del prefetto di palazzo, «di Davide» casa<br />
regnante, sono il simbolo dell’autorità di Gesù sulla<br />
casa di Dio (Eb 3:6), cioè sul suo regno (Mt 28:29).<br />
Erede di Davide, secondo la carne, è il vero Re di<br />
Dio annunciato dai profeti, quale «Principe della<br />
pace», «Dio Potente», «Padre eterno» (Is 9:5).<br />
È il futuro re Davide profetizzato (Ger 30:9; Ez<br />
34:23; 37:24), al quale il Padre darà il trono di Davide<br />
(Lc 1:32). È lui che aprirà le porte del regno o<br />
le chiuderà, manifestando il dono della sua grazia e<br />
la manifestazione del suo giudizio infallibile. Sebbene<br />
il compito della chiesa sia quello di annunciare<br />
e introdurre, mediante il battesimo, i fedeli nella<br />
casa di Dio (Mt 16:19; Gv 20:23), è il Signore solo<br />
che conosce i suoi (2 Tm 2:19).<br />
94
SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 95<br />
Cristo è risorto<br />
«Amen, testimone Fedele e Veritiero...»<br />
All’ultima chiesa, Laodicea, Gesù è presentato come<br />
«l’Amen, il testimone fedele e veritiero, il principio<br />
della creazione di Dio (Ap 3:14).<br />
«L’aggettivo ebraico “amen” significa “fermo”,<br />
“saldo” e in senso morale, “fedele”. Usato come avverbio<br />
significa “in verità”, come la formula “amen,<br />
amen” che ricorre 25 volte nel vangelo di Giovanni.<br />
Qui l’Amen esprime in forma ebraica la stessa<br />
idea del “testimone Fedele e Veritiero”. Cristo è la<br />
verità incrollabile, la fedeltà assoluta, personificata.<br />
L’espressione il “principio della creazione di Dio”<br />
è stata intesa dagli ariani e dai razionalisti nel senso<br />
di “prima creatura” di Dio o “capolavoro” della creazione;<br />
ma questo senso non risponde al concetto che<br />
ci è dato di Cristo nel messaggio di Laodicea e, in genere,<br />
nell’Apocalisse e negli scritti del Nuovo Testamento.<br />
Se Cristo fosse una semplice creatura, come<br />
potrebbe essere l’Amen, come possederebbe l’onniscienza<br />
presupposta nel “conoscere le tue opere”, come<br />
sarebbe la fonte d’ogni bene spirituale (v. 18)?...<br />
Se fosse una semplice creatura come sarebbe l’alfa<br />
e l’omega, il principio e la fine, il primo e l’ultimo, e<br />
come sarebbe adorato da tutte le creature (cfr 1:5-<br />
7; 5:11-14; 22)?<br />
Se invece intendiamo la parola principio in senso<br />
attivo, significa che Cristo è anteriore alla creazione<br />
e ne è l’originatore, la causa efficiente o, per<br />
dirla, con Giovanni, è colui che era nel principio<br />
con Dio e per mezzo del quale è stata fatta ogni cosa<br />
(Gv 1:1-3; cfr Col 1:15-17; 2:9; Eb 1).<br />
95
SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 96<br />
Capitolo 6<br />
Come tale egli ha il potere di adempiere ogni promessa».<br />
47<br />
Leone della tribù di Giuda, rampollo di Davide<br />
A Giovanni che piange perché nessuno è in grado di<br />
aprire il rotolo che presenta gli avvenimenti che<br />
realizzano il destino finale del regno di Dio, Gesù<br />
viene presentato come «il leone della tribù di Giuda,<br />
il rampollo di Davide, (che) ha vinto per aprire<br />
il libro e i suoi sette sigilli» (Ap 5:5).<br />
Queste due espressioni, che presentano Gesù come<br />
un figlio dell’umanità: «il leone della tribù di<br />
Giuda» 48 e «il rampollo di Davide», sono un invito<br />
per la chiesa a non insistere solo sulla divinità di Cristo,<br />
ma a prendere in considerazione anche la forza<br />
della sua umanità. I due attributi del Messia sono<br />
presi da Genesi 49:8-10 e da Isaia 11:1,2,10. Il leone<br />
è il simbolo del Messia nella sua forza contro il male<br />
e i suoi nemici. Non è vinto, ma si lascia vincere;<br />
non subisce, ma determina i tempi e i momenti.<br />
La parola greca che traduce «rampollo» significa<br />
anche «radice», perché il Messia è nello stesso tempo<br />
radice di Davide, quanto alla divinità e suo rampollo,<br />
germoglio, quanto all’umanità. Come diceva<br />
Andrea di Cesarea: «Cristo è la radice di Davide, come<br />
Creatore, secondo la sua divinità, ma viene dalla<br />
radice di Davide secondo la sua umanità».<br />
Il Messia non è solo il germoglio di Davide, ma è<br />
anche colui che lo precede, lo produce, lo genera e lo<br />
porta. Questa espressione ricorda quella del Salmo<br />
110:1, in cui si dichiara che il Messia è contempora-<br />
96
SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 97<br />
Cristo è risorto<br />
neamente figlio e Signore di Davide (Mt 22:41-46). Il<br />
Messia prima dell’incarnazione, come «radice»,<br />
precede non solo Davide, ma anche Mosè, Abraamo<br />
e tutto il popolo d’Israele e la comunità dei santi.<br />
Possiamo allora osare affermare che se ci sono stati<br />
Abraamo, Mosè, Davide e il popolo, essi sono esistiti<br />
in vista dell’incarnazione del Figlio di Dio. È lui<br />
che porta in sé Davide e i patriarchi; egli è contemporaneamente<br />
lo scopo e il termine verso il quale<br />
questi e tutta la storia d’Israele convergono. La seconda<br />
persona delle divinità è l’anima, il principio,<br />
lo spirito, la vita dell’alleanza al termine della quale<br />
egli si incarna nella persona di Gesù. 49<br />
Agnello<br />
In mezzo al trono, alle quattro creature viventi e in<br />
mezzo agli anziani, l’apostolo vede un «Agnello in<br />
piedi, che sembrava essere stato immolato, e aveva<br />
sette corna e sette occhi che sono i sette Spiriti di<br />
Dio, mandati per tutta la terra» (Ap 5:6).<br />
Davanti a lui le quattro creature viventi e i ventiquattro<br />
anziani «cantavano un nuovo cantico, dicendo:<br />
“Tu sei degno di prendere il libro e di aprirne<br />
i sigilli, perché sei stato immolato e hai acquistato<br />
a Dio, con il tuo sangue, gente di ogni tribù,<br />
lingua, popolo e nazione e ne hai fatto per il nostro<br />
Dio un regno e dei sacerdoti; e regneranno sulla terra”.<br />
E vidi, e udii voci di molti angeli intorno al trono,<br />
alle creature viventi e agli anziani; e il loro numero<br />
era di miriadi di miriadi, e migliaia di migliaia.<br />
Essi dicevano a gran voce: “Degno è l’Agnel-<br />
97
SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 98<br />
Capitolo 6<br />
lo, che è stato immolato, di ricevere la potenza, le<br />
ricchezze, la sapienza, la forza, l’onore, la gloria e la<br />
lode. E tutte le creature che sono nel cielo, sulla terra,<br />
sotto la terra e nel mare, e tutte le cose che sono<br />
in essi, udii che dicevano: “A Colui che siede sul<br />
trono, e all’Agnello, siano la lode, l’onore, la gloria e<br />
la potenza, nei secoli dei secoli. Le quattro creature<br />
viventi dicevano: “Amen!”. E gli anziani si prostrarono<br />
e adorarono”» (Ap 5:9-14).<br />
Il titolo «Agnello» 50 è il nome con il quale il libro<br />
dell’Apocalisse indica più volte Gesù Cristo. È simbolo<br />
della pace, della docilità, dell’innocenza e della<br />
mitezza. È stato annunciato un vincitore, un<br />
eroe, un leone e appare un «agnello». Questo leone<br />
in forma di agnello raffigura la grazia manifestata<br />
nella redenzione. Gesù è la pietra angolare sulla<br />
quale ognuno edifica la propria esistenza, o contro<br />
la quale ognuno infrange la propria vita. Per questo<br />
motivo ha il diritto di rivelare, rompendo i sigilli, la<br />
vittoria nel tempo e quella finale.<br />
In Cristo Gesù, nella sua persona e nella sua opera,<br />
vi è il centro e si riassume tutto il significato della<br />
storia degli uomini e dell’eternità. Egli è colui che<br />
svela i pensieri di Dio, ne è la Parola e il realizzatore.<br />
Senza di lui e fuori di lui questo mondo è un<br />
enigma, un incomprensibile caos e, come diceva<br />
Voltaire, la storia dell’umanità è spesso sembrata<br />
come una burla cattiva. Gesù solo, malgrado tutti i<br />
misteri che la sua persona e la sua opera presentano<br />
alla nostra mente di persone limitate, è la sola<br />
luce (Gv 8:12). Questo simbolo della grazia porta<br />
98
SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 99<br />
Cristo è risorto<br />
per l’eternità i segni della sua immolazione, la ferita<br />
dalla quale è uscito il sangue, cioè la vita. «La parola<br />
qui usata per indicare l’agnello, arnios, è tipica<br />
dell’Apocalisse dove la si trova 29 volte in dodici capitoli.<br />
Altrove ricorre una sola volta in Giovanni<br />
«Pasci i miei agnelli» (21:15). Il simbolo dell’agnello<br />
indica il carattere immacolato, e l’opera espiatoria<br />
di Cristo si riallaccia al capitolo 53 di Isaia, alle<br />
leggi relative all’agnello pasquale, al sacrificio quotidiano<br />
e ad altri sacrifici, «ombra di cose che dovevano<br />
avvenire» (Col 2:17). Il sacrificio estremo<br />
della propria vita è stato per Cristo la via per ottenere<br />
la suprema autorità. L’apparente vittoria di Satana,<br />
la croce, è stata, in realtà, la sua disfatta.<br />
«Le “sette corna” sono il simbolo della pienezza<br />
della potestà e della forza e “i sette occhi”, secondo<br />
la spiegazione che ne è data, rappresentano la pienezza<br />
dello Spirito di Dio che è anche lo Spirito di<br />
Cristo e ch’egli manda per tutta la terra. “Egli dunque,<br />
essendo stato esaltato dalla destra di Dio e<br />
avendo ricevuto dal Padre lo Spirito Santo promesso,<br />
ha sparso quello che ora vedete e udite” (At<br />
2:33). “Ma quando sarà venuto il Consolatore che io<br />
vi manderò da parte del Padre, lo Spirito della verità<br />
che procede dal Padre, egli testimonierà di me”<br />
(Gv 15:26; cfr. Ap 1:4; 3:1; 4:5). “Lo Spirito scruta<br />
ogni cosa, anche le profondità di Dio” (1 Cor 2:10);<br />
quindi i sette occhi sono il segno dell’onniscienza<br />
divina del Cristo». 51<br />
Gesù, mediante la sua vittoria sul male, ha potuto<br />
riconciliare tanto le cose che sono sulla terra<br />
99
SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 100<br />
Capitolo 6<br />
quanto quelle che sono nei cieli (cfr. Col 1:20; Ef<br />
1:10). «Gli uni (gli angeli) con voce sonora per i<br />
quali nulla ha mai alterato lo splendore, pubblicano<br />
la fedeltà dell’Altissimo che corona magnificamente<br />
l’umile e perseverante sottomissione alla sua volontà;<br />
gli altri (l’umanità), su un tono più grave e<br />
con un accento più contenuto, come conviene a degli<br />
esseri il cui canto è nato nelle lacrime, glorificano<br />
la sua grazia che cancella l’infedeltà e perdona la<br />
rivolta; quelli mostrano a noi uomini, nel loro<br />
esempio, la scala luminosa sulla quale hanno potuto<br />
elevarsi fino a Dio senza mai uscire dal bene,<br />
raggiungere la perfezione, ma senza la caduta, realizzare<br />
il progetto nel seno dell’innocenza, glorificando<br />
così la santità e la veracità di questo Dio che<br />
non permette che il peccato possa mai essere considerato<br />
come necessario o anche come utile in sé;<br />
e dall’altro lato, noi uomini risponderemo a loro<br />
mostrando, con umiltà profonda, i bui abissi del<br />
peccato dove eravamo precipitati, ma da cui la mano<br />
di Dio ci ha ritirati mediante prodigi senza uguali;<br />
glorificando così ai loro occhi questa grazia “che<br />
è sovrabbondata là dove il peccato è abbondato” e<br />
che, cambiando il male stesso in bene, compie il<br />
miracolo dei miracoli.<br />
Dal seno dei due popoli che ne formeranno uno,<br />
si eleverà allora, su toni diversi, questo inno comune,<br />
ultima parola della storia degli esseri liberi, di<br />
cui il canto degli angeli e la lode dei pastori nella<br />
notte di Natale fu il preludio: “Gloria a Dio e all’Agnello<br />
che è seduto sul trono! Alleluia!”». 52<br />
100
SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 101<br />
Cristo è risorto<br />
Parola di Dio<br />
Nel quadro che ritrae il Signore veniente su un cavallo<br />
bianco, Giovanni, dopo averlo presentato come<br />
«fedele e veritiero», aggiunge: «Il suo nome è la<br />
Parola di Dio» (v. 13). «Come la parola rivela il pensiero<br />
nascosto, così il Figlio è la rivelazione del Dio<br />
invisibile, “l’impronta della sua essenza”, “l’immagine”<br />
sua. Egli ne rivela l’amore infinito, ma ne rivela<br />
pure la giustizia e la santità. Questo nome del Figlio<br />
fatto carne si trova solo negli scritti di Giovanni (Gv<br />
1:1; 1 Gv 1:1)». 53<br />
Re dei re e Signore dei signori<br />
«Sulla veste e sulla coscia» in modo ben visibile<br />
«porta scritto questo nome: “RE DEI RE, SIGNORE DEI<br />
SIGNORI”» (Ap 19:16). «Nome che anche i sovrani<br />
dell’antichità si sono attribuiti (cfr. Dn 2:37), ma<br />
che in realtà appartiene a Dio solo e al suo Cristo<br />
(Dn 4:25). In questa sovrana autorità sta la garanzia<br />
della vittoria di Cristo sulla coalizione dei poteri del<br />
mondo che gli sono avversi». 54<br />
La lucente stella del mattino<br />
Gesù stesso, dopo essersi indicato, come aveva fatto<br />
precedentemente, la radice - rampollo - e progenie<br />
di Davide (Ap 5:5), riferendosi senz’altro a Isaia<br />
11:10, presentandosi come il Messia, il Re perfetto<br />
ed eterno annunciato, della famiglia di Davide (Is<br />
11:1; Lc 1:32,69), si definisce: «la lucente stella del<br />
mattino» (Ap 22:16). «L’apparizione di Cristo, quale<br />
re glorioso, segnerà l’alba del giorno eterno, la fi-<br />
101
SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 102<br />
Capitolo 6<br />
ne delle tenebre, il regno della luce; perciò egli si<br />
chiama la lucente stella mattutina che annuncia e<br />
introduce il giorno» 55 e «dissipa tutte le tenebre». 56<br />
Alfa e omega, il principio e la fine<br />
Dopo aver annunciato per l’ultima volta la sua venuta<br />
imminente, il Signore stesso, richiamando<br />
quanto appena era stato detto (cfr. Ap 22:12), ripete<br />
il suo titolo «alfa e omega, il primo e l’ultimo, il<br />
principio e la fine» (v. 13).<br />
Abbiamo già visto che Gesù è stato presentato<br />
come primo e ultimo (cfr. 1:18; 2:8), mostrando i<br />
suoi attributi divini come chi segue l’umanità nella<br />
sua storia e la porta a compimento con la realizzazione<br />
del suo regno, confermando e compiendo il<br />
suo progetto originario espresso già alla creazione,<br />
ma alterato dalla separazione dell’uomo da Dio. A<br />
questa caratteristica si aggiunge quella di essere<br />
l’alfa e l’omega, prima e ultima lettera dell’alfabeto<br />
greco. L’apostolo attribuisce la prima e l’ultima lettera<br />
dell’alfabeto greco al Signore Dio onnipotente<br />
(cfr. 1:8), colui che suggella la proclamazione del ritorno<br />
del Figlio nella sua potenza e gloria e con gli<br />
angeli suoi. L’Apocalisse si conclude attribuendo,<br />
questa volta a Gesù quello che in precedenza aveva<br />
riferito al Padre.<br />
102
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PARTE II<br />
La vita del Risorto,<br />
oggi e domani
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SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 105<br />
Capitolo 7<br />
BATTESIMO E RISURREZIONE<br />
«Che diremo dunque? Rimarremo forse nel peccato<br />
affinché la grazia abbondi? No di certo! Noi che<br />
siamo morti al peccato, come vivremmo ancora in<br />
esso? O ignorate forse che tutti noi, che siamo stati<br />
battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella<br />
sua morte? Siamo dunque stati sepolti con lui<br />
mediante il battesimo nella sua morte, affinché, come<br />
Cristo è stato risuscitato dai morti mediante la<br />
gloria del Padre, così anche noi camminassimo in<br />
novità di vita» (Romani 6:1-4).<br />
Risurrezione di Cristo e dei credenti<br />
La risurrezione di Cristo non è soltanto risurrezione<br />
della sua persona, ma speranza di risurrezione per<br />
tutti coloro che hanno stabilito un rapporto di solidarietà<br />
con lui. L’apostolo Paolo esprime chiaramente<br />
questo fatto, e lo fa con una duplice prospettiva.<br />
Una, molto più comunemente nota, è quella della risurrezione<br />
dei morti al momento del ritorno in gloria<br />
del Cristo: «Certa è quest’affermazione: se siamo<br />
morti con lui, con lui anche vivremo» (2 Tm 2:11).<br />
«Il Signore stesso, con un ordine, con voce d’arcangelo<br />
e con la tromba di Dio, scenderà dal cielo,<br />
105
SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 106<br />
Capitolo 7<br />
e prima risusciteranno i morti in Cristo» (1 Ts 4:16).<br />
La seconda, molto meno sottolineata, si riferisce<br />
a una esperienza che deve avvenire «qui e ora» nella<br />
vita del credente. Il vangelo chiama quest’esperienza<br />
anche nuova nascita, conversione, santificazione.<br />
L’apostolo Paolo la paragona a una vera e<br />
propria risurrezione, perché come per la risurrezione<br />
escatologica, essa implica una morte e l’inizio<br />
miracoloso di una nuova vita.<br />
Il contesto<br />
La chiesa cristiana ha dovuto attraversare, fin dalle<br />
sue origini, una serie molto lunga di errori dottrinali<br />
(eresie) e morali. Il primo grande problema<br />
teologico che la chiesa primitiva dovette affrontare,<br />
aveva a che fare con le modalità della salvezza:<br />
com’è che si è salvati?<br />
Il primo nucleo di cristiani, provenienti tutti dal<br />
giudaismo, era generalmente abituato a pensare<br />
che la salvezza fosse frutto della coesistenza di due<br />
fattori: da una parte, l’atteggiamento benevolo (noi<br />
diremmo, dalla grazia) di Dio, visto che tutti sono<br />
peccatori; dall’altra, l’operare dell’uomo.<br />
Le seguenti testimonianze rabbiniche possono<br />
chiarire la loro visione.<br />
«Il mondo viene giudicato con bontà e ciascuno<br />
in base alla somma delle sue opere». 57 «Grande è la<br />
legge. A colui che la mette in pratica, essa procura<br />
la vita in questo mondo e nel mondo avvenire». 58<br />
Il professore Paolo Sacchi dice: «Il giudizio farisaico<br />
va... visto come un conto (heshbon) fatto da<br />
106
SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 107<br />
Cristo è risorto<br />
Dio calcolando, in maniera che sfugge all’uomo nei<br />
particolari ma non nel criterio di fondo, a pro dell’uomo<br />
le osservanze della legge, e contro l’uomo le<br />
trasgressioni. L’uomo salvato è pertanto un giustificato<br />
e non un giusto, perché ogni uomo ha le sue<br />
colpe, solo che si ammette che in definitiva sia stato<br />
l’uomo stesso che permette a Dio di giustificarlo<br />
attraverso il suo “fare la legge”». 59<br />
In questa prospettiva, il messaggio e l’opera di<br />
Cristo potevano essere facilmente fraintesi. Il rischio<br />
di una pretesa autosalvezza umana era notevole<br />
e si esprimeva con una insistenza particolare<br />
sull’osservanza della legge, vista non come via del<br />
bene per onorare il progetto di Dio per la vita dell’uomo,<br />
ma come via attraverso cui l’uomo conquista<br />
la propria salvezza.<br />
In contrasto con questo modo di capire, Cristo aveva<br />
già specificato che il nostro «buon operare» non ci<br />
fa acquisire nessun diritto davanti a Dio di cui rimaniamo<br />
«... servi inutili: abbiamo fatto quello che eravamo<br />
in obbligo di fare» (Lc 17:10).<br />
L’apostolo Paolo riprende il concetto di Gesù e lo<br />
sviluppa in quella dottrina straordinaria che noi definiamo<br />
«giustificazione per fede» o «salvezza per<br />
sola grazia». Egli nega che la salvezza possa essere il<br />
frutto di un nostro operare lungo la via tracciata dalla<br />
legge, «perché mediante le opere della legge nessuno<br />
sarà giustificato davanti a lui; infatti la legge dà<br />
soltanto la conoscenza del peccato» (Rm 3:20).<br />
La salvezza, egli continua, viene solo dalla grazia<br />
di Dio, rivelata e offerta attraverso Gesù (cfr. v. 24).<br />
107
SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 108<br />
Capitolo 7<br />
Appena prima del testo di Romani 6 che stiamo<br />
discutendo, l’apostolo aveva affermato che la legge<br />
era data (anche) per rivelare l’enormità del nostro<br />
peccato, rendendo così ancora più necessaria la grazia<br />
di Dio: «La legge poi è intervenuta a moltiplicare<br />
la trasgressione; ma dove il peccato è abbondato,<br />
la grazia è sovrabbondata, affinché, come il peccato<br />
regnò mediante la morte, così pure la grazia regni<br />
mediante la giustizia a vita eterna, per mezzo di Gesù<br />
Cristo, nostro Signore» (Rm 5:20,21).<br />
Il nuovo equivoco<br />
Come il giudaismo rischiava di vanificare la grazia<br />
di Dio in Cristo, attraverso l’esaltazione della legge<br />
e delle buone opere, così i cristiani rischiano di vanificare<br />
il senso della stessa grazia in nome della<br />
grazia stessa.<br />
Agli occhi di molti, la grazia diventa la facile giustificazione<br />
per la trasgressione della legge del Signore<br />
e per il disimpegno morale. Alla fin fine, si dice,<br />
non è vero che quello che conta è la grazia di Dio e<br />
non quello che noi facciamo?<br />
L’apostolo Paolo è consapevole di questo rischio e<br />
cerca continuamente di superarlo (cfr. Rm 3:31;<br />
6:15; 7:7). Romani 6:1 è probabilmente quello più<br />
esplicito: «Che diremo dunque? Rimarremo forse<br />
nel peccato affinché la grazia abbondi? No di certo!».<br />
Grazia non è solo perdono<br />
Il grande equivoco è che la grazia sia solo perdono.<br />
Invece essa è, soprattutto, restaurazione di una re-<br />
108
SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 109<br />
Cristo è risorto<br />
lazione, quella tra l’uomo e Dio. Il perdono è solo il<br />
primo gradino di tale processo, ma la grazia non si<br />
ferma a esso, e prosegue fino al raggiungimento del<br />
suo obiettivo finale.<br />
La grazia nasce dalla realtà del peccato che ci ha<br />
portati lontano da Dio e ci ha fatto perdere tutto ciò<br />
che Dio rappresentava in termini di vita, di pace, di<br />
armonia, di giustizia, di speranza. Il perdono è l’espressione<br />
del desiderio di Dio di non permettere<br />
che la nostra ribellione, il nostro peccato, distrugga<br />
tutto questo per sempre. Il perdono consente di ristabilire<br />
la nostra relazione con Dio, ma quando<br />
siamo con lui, tutto cambia. Il figlio prodigo della<br />
parabola, rientra a casa del padre certamente perdonato<br />
e amato, ma non continua a vivere in questa<br />
casa come aveva fatto durante il suo pellegrinaggio<br />
lungo le vie della disubbidienza e del male.<br />
Il ritorno a casa è ritorno a una vita nuova.<br />
L’Apostolo scrive: «... affinché, come Cristo è stato<br />
risuscitato dai morti mediante la gloria del Padre,<br />
così anche noi camminassimo in novità di vita»<br />
(Rm 6:4).<br />
Quel «affinché» ci conferma quello che stiamo<br />
scoprendo. La grazia di Cristo ha uno scopo, quello<br />
di una vita nuova che deve realizzarsi nella nostra<br />
realtà attuale. La grazia di Dio è perdono del peccato,<br />
ma anche superamento della nostra condizione<br />
di peccato. Dio non ci offre la grazia quando ci<br />
perdona e noi, di conseguenza, rispondiamo con<br />
una vita nuova derivante dalle nostre capacità. Se<br />
così fosse, rimarremmo ancora nell’ottica giudaica<br />
109
SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 110<br />
Capitolo 7<br />
della salvezza per opere. La nuova vita di cui Paolo<br />
parla, non è la nostra risposta alla grazia di Dio, ma<br />
è il risultato della stessa grazia che continua a operare<br />
in noi. Paragonando questa nuova vita alla risurrezione<br />
di Cristo, l’Apostolo ci dice che entrambe<br />
avvengono «mediante la gloria [qui sta per “potenza”]<br />
di Dio» (Rm 6:4).<br />
La risurrezione e la nuova vita non sono realtà<br />
che possiamo realizzare con le nostre forze. Cristo,<br />
per sperimentare la potenza della risurrezione, ha<br />
dovuto abbandonarsi totalmente, con la sua morte,<br />
nelle mani del Padre. Allo stesso modo, il credente<br />
che è stato conquistato dall’amore e dall’esempio<br />
del Cristo, si affida totalmente alla grazia del Padre<br />
per lasciare che la sua potenza lo inizi a una vita<br />
nuova e migliore.<br />
Il battesimo come morte e risurrezione<br />
Per esprimere tutto questo, Paolo si rifà al significato<br />
del battesimo, che tutti i credenti, sia di origine<br />
giudaica che pagana, avevano ricevuto.<br />
Il battesimo cristiano è, per la Bibbia, un lavacro<br />
totale che si realizza attraverso una piena immersione<br />
nell’acqua. Ognuno poteva vedervi un segno<br />
della grandezza della grazia che perdona e purifica.<br />
Dio vuole e può effettivamente perdonarci ogni<br />
peccato, anche il più grande, il più ripetuto e ostinato<br />
(1 Gv 1:9).<br />
Ma Paolo, ci vede qualcosa che è ancora più radicale.<br />
Entrare nelle acque battesimali è molto più<br />
che essere lavati. Quell’acqua diventa una tomba, e<br />
110
SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 111<br />
Cristo è risorto<br />
l’entrarvi un morire. Ma non è il morire fisico della<br />
nostra vita terrena, e la risurrezione che ne consegue<br />
non è quella del tempo della fine. Si tratta di un<br />
morire nella nostra vita e alla nostra vita orientata<br />
al peccato, alla disubbidienza, all’autonomia, per<br />
risuscitare a una vita improntata alla comunione<br />
con Cristo, alla fedeltà.<br />
La legge di Dio, ritrova qui la sua funzione originale<br />
e piena. Dopo avere rivelato il nostro peccato,<br />
essa ci indica ora cosa significa vivere con Dio. Giovanni<br />
scriveva che «il peccato è la trasgressione della<br />
legge» di Dio (1 Gv 3:4). Paolo dice lo stesso, anche<br />
se in altro modo, in Romani 7:7-24, dove oppone<br />
la legge di Dio «santa», «giusta», «buona», «spirituale»<br />
al peccato che porta a fare proprio il contrario<br />
di quello che la legge insegna.<br />
L’apostolo, chiude il capitolo 7 con il grido disperato<br />
di chi, avendo compreso la bellezza della grazia<br />
e dell’amore di Dio, sperimenta comunque la sua<br />
propria incapacità a vivere in essi: «Misero me uomo!<br />
Chi mi trarrà da questo corpo di morte?» (v. 24).<br />
Egli non cerca solo la grazia che perdona. Non cerca<br />
solo la libertà dalla condanna del peccato, ma<br />
anche la liberazione dalla sua forza. Cerca la libertà<br />
dei figli di Dio che vogliono vivere nella casa del Padre<br />
facendo la sua volontà.<br />
Al capitolo 6, l’apostolo aveva già indicato la via<br />
della sua speranza. Egli aveva detto che Dio perdona<br />
e libera. Grazie a essa l’uomo vecchio può diventare<br />
nuovo, lo schiavo del peccato può diventare<br />
libero di fare il bene: «Così anche voi fate conto<br />
111
SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 112<br />
Capitolo 7<br />
di essere morti al peccato, ma viventi a Dio, in Cristo<br />
Gesù. Non regni dunque il peccato nel vostro<br />
corpo mortale per ubbidire alle sue concupiscenze;<br />
e non prestate le vostre membra al peccato, come<br />
strumenti d’iniquità; ma presentate voi stessi a Dio,<br />
come di morti fatti viventi, e le vostre membra come<br />
strumenti di giustizia a Dio; infatti il peccato<br />
non avrà più potere su di voi; perché non siete sotto<br />
la legge ma sotto la grazia» (Rm 6:11-14).<br />
Al capitolo 8, allarga la pista verso la libertà, presentando<br />
l’azione dello Spirito che ci libera dalla<br />
strapotenza del peccato che porta al male, e ci rende<br />
figli di Dio capaci di vivere una grazia liberatrice.<br />
L’uomo naturale, che segue le sue passioni e le<br />
sue vie, che si esalta nella sua indipendenza, «non è<br />
sottomesso alla legge di Dio, e neppure può esserlo»<br />
(8:7). Ma voi, aggiunge per i credenti in Cristo, «non<br />
siete» più «nella carne ma nello Spirito, se lo Spirito<br />
di Dio abita veramente in voi» (8:9). La conseguenza<br />
è logica: se l’uomo carnale non ubbidisce alla<br />
legge di Dio, sarà l’uomo spirituale a farlo, non<br />
per la sua capacità, ma proprio perché guidato e sostenuto<br />
dallo Spirito.<br />
Nella vita cristiana tutto è grazia, il perdono, il<br />
morire con Cristo, il risorgere con lui a una vita<br />
nuova, l’ubbidire alla legge di Dio, l’essere guidati e<br />
sostenuti dallo Spirito di Dio. Tutto è frutto dell’amore<br />
e della potenza di Dio.<br />
Se i giudei credevano che l’operare dell’uomo secondo<br />
la legge rendesse fruibile la grazia di Dio, e<br />
se molti cristiani pensano che la grazia di Dio ren-<br />
112
SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 113<br />
Cristo è risorto<br />
de superato e superfluo il nostro vivere secondo la<br />
legge, noi diciamo, con l’apostolo Paolo, che è appunto<br />
perché tutto è grazia, che vogliamo e possiamo<br />
camminare nelle vie della legge del Signore,<br />
non per raggiungere la salvezza con le nostre forze,<br />
ma perché salvati e liberati dalla potenza multiforme<br />
della grazia di Dio in Cristo, da cui tutto viene e<br />
alla cui gloria vogliamo che tutto contribuisca.<br />
113
SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 114
SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 115<br />
Capitolo 8<br />
ESSERE CROCIFISSI E VIVERE<br />
«Sono stato crocifisso con Cristo: non sono più io<br />
che vivo, ma Cristo vive in me! La vita che vivo ora<br />
nella carne, la vivo nella fede nel Figlio di Dio il quale<br />
mi ha amato e ha dato se stesso per me» (Gal 2:20).<br />
Chiedo e mi chiedo spesso cosa significhi essere cristiani.<br />
Lo chiedo perché ho spesso l’impressione<br />
che lo si fraintenda.<br />
Molti pensano che significhi «credere» nella veridicità<br />
di qualcosa che ha a che fare con Cristo nella<br />
sua esistenza storica, nella sua divinità, nella sua potenza,<br />
nel suo amore, nel suo insegnamento. Tutto<br />
questo è giusto, ma manca qualcosa di essenziale.<br />
C’è nei vangeli un’espressione che suona molto<br />
strana. Gesù dice, secondo quanto riportato da Giovanni<br />
17:3, che la vita eterna consiste nel «conoscere»<br />
il Padre e il Figlio che egli ha mandato. Se questo<br />
è vero, significa che anche Satana, per fare un<br />
esempio, sarà salvato? Non conosce egli Dio e Cristo<br />
molto meglio di qualsiasi uomo?<br />
Il problema è che noi attribuiamo alla parola<br />
«conoscere» un significato mentale, razionale,<br />
mentre la Bibbia gli attribuisce anche un significato<br />
relazionale. Conoscere Dio o Cristo non significa<br />
115
SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 116<br />
Capitolo 8<br />
soltanto sapere qualcosa di lui, ma vivere con lui<br />
un’esperienza di profonda solidarietà, come avviene,<br />
per esempio, nella relazione coniugale, in cui<br />
due diventano uno, e che la Bibbia definisce appunto<br />
come un «conoscersi» (Gn 2:24; 4:1).<br />
Questo spiega perché il profeta Isaia può descrivere<br />
la perfetta pace e armonia del regno di Dio in<br />
termini di conoscenza: «Non si farà né male né danno<br />
su tutto il mio monte santo, poiché la conoscenza<br />
del SIGNORE riempirà la terra, come le acque coprono<br />
il fondo del mare» (11:9).<br />
L’apostolo Paolo descrive la sua esperienza di fede<br />
cristiana, non come un semplice conoscere qualcosa<br />
di Cristo, e neppure come un credere in lui, ma<br />
come un identificarsi con lui, un diventare uno con<br />
lui al punto tale da sentirsi morto con il Cristo che<br />
muore, e vivo solo perché Cristo vive in lui.<br />
Così dicendo, l’apostolo sembra rinunciare alla<br />
sua autonomia, alla sua capacità di giudizio, alla<br />
sua libertà, alla sua propria vita addirittura, per vivere<br />
la vita di un altro.<br />
In molti altri testi, l’apostolo Paolo esprime questi<br />
concetti con una parola che in greco è doulos e<br />
che i traduttori un po’ timidamente traducono con<br />
«servo» di Cristo (Rm 1:1; Gal 1:10), ma che in<br />
realtà vuol dire «schiavo». Lo schiavo è come un’estensione<br />
del suo padrone. Il suo corpo è agli ordini<br />
della mente di un altro, come se l’altro veramente<br />
vivesse in lui e lui per l’altro. Questo è il sentimento<br />
dell’apostolo nei confronti di Cristo, con la<br />
differenza che lo schiavo è tale perché ha perso la li-<br />
116
SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 117<br />
Cristo è risorto<br />
bertà, mentre Paolo, facendosi volontariamente<br />
schiavo di Cristo, la riconquista scoprendo e vivendo<br />
il vero senso della sua identità e della sua vita<br />
(Rm 8:2,21; 1 Cor 9:19; 10:29; 2 Cor 3:17; Gal 2:4).<br />
Com’è possibile tutto questo? La spiegazione data<br />
da Paolo è che il suo rinunciare a se stesso a favore<br />
di Cristo non ha origine in un atto di violenza<br />
che lui abbia subito, come avviene nel caso della<br />
schiavitù, ma in un atto d’amore da parte di colui<br />
che è diventato il suo Signore. Colui che egli serve,<br />
dice Paolo, è «il Figlio Dio il quale mi ha amato e ha<br />
dato se stesso per me». Se Paolo si identifica pienamente<br />
con Cristo è perché Cristo, per primo, si è<br />
identificato con lui. Se rinuncia a se stesso è perché<br />
Cristo, per primo, ha rinunciato a se stesso per lui.<br />
Se è disposto a offrire la sua vita è perché Cristo ha<br />
dato, per primo, la propria vita per lui.<br />
Paolo si abbassa di fronte a colui che lo innalza,<br />
muore per colui che lo fa vivere, si fa schiavo di colui<br />
che dona la libertà. Per questo egli muore e vive,<br />
si fa schiavo ed è libero, rinuncia a se stesso e scopre<br />
chi è veramente.<br />
Paolo non aveva cominciato il suo rapporto con<br />
Cristo in questo modo. Al contrario, c’era stato un<br />
tempo in cui egli vedeva in Cristo un nemico da cui<br />
prendere le distanze e da annientare. Paolo, a quel<br />
tempo conosciuto come Saulo, voleva che Cristo<br />
morisse perché lui e il suo popolo potessero vivere.<br />
Egli condivideva le parole del sommo sacerdote che<br />
riteneva utile «che un uomo solo muoia per il popolo<br />
e non perisca tutta la nazione» (Gv 11:50).<br />
117
SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 118<br />
Capitolo 8<br />
E la cosa si realizzò veramente, ma in senso opposto<br />
alle loro intenzioni. Cristo morì per il suo popolo<br />
e per Paolo, non perché la sua vita fosse oggettivamente<br />
un pericolo per loro, ma perché essi<br />
avevano bisogno della testimonianza del suo amore,<br />
un amore che si offre fino in fondo, fino alle ultime<br />
sue conseguenze.<br />
Paolo scoprirà che Cristo non era morto perché<br />
nemico, ma proprio perché amico, e questa scoperta<br />
farà cambiare il senso e il corso della sua vita.<br />
Paolo scoprirà che Cristo era morto «per lui», per<br />
salvarlo da una falsa comprensione di sé, da una<br />
prospettiva di autosufficienza orgogliosa che avrebbe<br />
portato il suo popolo alla catastrofe spirituale e<br />
politica, e se stesso alla morte eterna.<br />
Così, nel Cristo che muore, Paolo riconosce la necessità<br />
della morte di quello che egli era, e l’accetta.<br />
Ma scopre anche che nel Cristo che risorge c’è per<br />
lui anche la possibilità di una vita nuova, riempita<br />
di nuovi valori e nuove prospettive. Sulla croce del<br />
Golgota, con Cristo muore anche il vecchio persecutore<br />
arrogante, e dalla tomba di Giuseppe d’Arimatea<br />
risorge, con Cristo, anche la persona di colui<br />
che sarebbe diventato l’apostolo delle genti.<br />
Questa è la fede di Paolo, il suo conoscere Cristo.<br />
Non è solo una conoscenza che riempie la mente,<br />
ma un’esperienza che trasforma e riempie la vita. Si<br />
può definire in altro modo l’essere cristiani?<br />
118
SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 119<br />
Capitolo 9<br />
LA VITA DEL RISORTO<br />
Introduzione<br />
Abbiamo già detto che i primi cristiani non erano<br />
interessati a dimostrare scientificamente come sia<br />
potuta accadere la risurrezione. Né erano interessati<br />
a provare i perché e i come della risurrezione. Per<br />
loro non c’erano dubbi, avevano parlato con il Cristo<br />
risorto, l’avevano toccato, avevano mangiato insieme…<br />
e questo era sufficiente. Inoltre la tomba<br />
vuota parlava ancora più eloquentemente.<br />
Perché è importante la risurrezione di Gesù?<br />
Tramite la risurrezione il credente capisce che Gesù<br />
è veramente il Figlio di Dio. Nel giorno della Pentecoste,<br />
Pietro lo dichiarò apertamente: «Questo Gesù,<br />
Dio lo ha risuscitato; di ciò, noi tutti siamo testimoni.<br />
Egli dunque, essendo stato esaltato dalla destra<br />
di Dio e avendo ricevuto dal Padre lo Spirito<br />
Santo promesso, ha sparso quello che ora vedete e<br />
udite… Sappia dunque con certezza tutta la casa d’Israele<br />
che Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù<br />
che voi avete crocifisso» (At 2:32,33,36).<br />
Nonostante la sua predicazione, i miracoli e le<br />
sue azioni prodigiose, se non fosse stato per la ri-<br />
119
SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 120<br />
Capitolo 9<br />
surrezione Cristo sarebbe stato considerato un<br />
semplice uomo, un maestro o al massimo un profeta.<br />
Fu solo dopo la risurrezione che i suoi seguaci<br />
ebbero la certezza che Gesù era pienamente colui<br />
che affermava di essere.<br />
Inizia una nuova era<br />
I primi cristiani desideravano un reale cambiamento<br />
della loro vita: volevano essere riconciliati con<br />
Dio, liberati dal loro egocentrismo. Presto si resero<br />
conto che non potevano ottenere queste cose solo<br />
attraverso le osservanze scrupolose della Torah. «La<br />
sola cosa che poteva veramente trasformare la personalità<br />
umana era un nuovo centro e una nuova<br />
forza vitale». 60<br />
La vita ripiegata su se stessi, lontana dal progetto<br />
divino, diventa una prigione. L’uomo crede di emanciparsi<br />
rifiutando il Padre ed eliminando dal proprio<br />
orizzonte il suo Creatore, ma deve accorgersi,<br />
amaramente, che non ha trovato una libertà più<br />
grande ma una servitù più spietata.<br />
Il figlio che chiede di andare via dalla casa paterna,<br />
appena varca la soglia di casa sua, fa morire la<br />
sua piena libertà. Voleva spendere una ricchezza<br />
non sua per godersi finalmente la vita e fare quello<br />
che riteneva giusto, ma si ritrova presto a pascolare<br />
porci, senza dignità, da «figlio» diventa «un servo».<br />
Ricupera la dignità di figlio solo facendo ritorno alla<br />
casa paterna.<br />
Per descrivere il ritorno a casa, Paolo applica<br />
l’immagine della risurrezione al battesimo del cre-<br />
120
SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 121<br />
Cristo è risorto<br />
dente. Il battesimo è una scelta fatta con consapevolezza<br />
da adulti e non un semplice rito fatto per<br />
procura quando, da bambini, non si ha alcuna consapevolezza.<br />
In Romani 6 Paolo descrive così il battesimo: «O<br />
ignorate forse che tutti noi, che siamo stati battezzati<br />
in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua<br />
morte? Siamo dunque stati sepolti con lui mediante<br />
il battesimo nella sua morte, affinché, come Cristo<br />
è stato risuscitato dai morti mediante la gloria<br />
del Padre, così anche noi camminassimo in novità<br />
di vita» (Rm 6:3,4). Per questo motivo l’apostolo<br />
Paolo potrà dire che non è più lui che vive, perché<br />
il suo io è stato crocifisso, ma è Cristo che vive in lui<br />
(cfr. Gal 2:20).<br />
«Nella morte e nella risurrezione di Gesù si è realizzata<br />
la fine della storia; la storia del mondo intero<br />
è stata immessa in un movimento eterno». 61<br />
Gesù, garante della vita eterna<br />
Quest’affermazione implica almeno due cose: già<br />
adesso, la qualità della vita acquista un significato<br />
nuovo e immenso, ma vuol dire anche che la morte<br />
non avrà l’ultima parola. Con la risurrezione, Gesù<br />
si lascia definitivamente alle spalle la morte. Gesù<br />
la vince, la supera, non è più sottoposto a essa. 62<br />
Verso la fine degli anni Cinquanta, Oscar Cullmann<br />
scandalizzò il mondo dei teologi, affermando<br />
che la speranza cristiana non può essere fondata<br />
sull’immortalità dell’anima, ma solo sulla risurrezione<br />
e distrusse, una volta per tutte, quel comodo<br />
121
SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 122<br />
Capitolo 9<br />
cuscino su cui poggiare la nostra carnalità. Oggi<br />
non c’è più uno studioso serio della Scrittura, cattolico<br />
o protestante, che non riconosca la validità<br />
dell’insegnamento di Gesù.<br />
A Corinto, non credevano in tanti nella risurrezione.<br />
Perché?<br />
Il capitolo 15 della prima lettera ai Corinti tocca in<br />
profondità il segreto dell’uomo: la vita, la morte e la<br />
risurrezione. Con una descrizione logica rigorosa,<br />
Paolo si sforza di presentare alla comunità greca l’elemento<br />
fondamentale del suo pensiero: se Cristo<br />
non è risorto la vostra fede è un’illusione!<br />
«Vi ricordo, fratelli, il vangelo che vi ho annunziato,<br />
che voi avete anche ricevuto, nel quale state<br />
anche saldi, mediante il quale siete salvati, purché<br />
lo riteniate quale ve l’ho annunziato; a meno che<br />
non abbiate creduto invano. Poiché vi ho prima di<br />
tutto trasmesso, come l’ho ricevuto anch’io, che Cristo<br />
morì per i nostri peccati, secondo le Scritture;<br />
che fu seppellito; che è stato risuscitato il terzo giorno,<br />
secondo le Scritture; che apparve a Cefa, poi ai<br />
dodici. Poi apparve a più di cinquecento fratelli in<br />
una volta, dei quali la maggior parte rimane ancora<br />
in vita e alcuni sono morti. Poi apparve a Giacomo,<br />
poi a tutti gli apostoli; e, ultimo di tutti, apparve anche<br />
a me, come all’aborto; perché io sono il minimo<br />
degli apostoli, e non sono degno di essere chiamato<br />
apostolo, perché ho perseguitato la chiesa di Dio»<br />
(1 Cor 15:1-9).<br />
In Cristo Gesù, Dio compie la salvezza dell’uma-<br />
122
SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 123<br />
Cristo è risorto<br />
nità. Questa salvezza inizia concretamente con la<br />
risurrezione di Cristo. Nel pensiero paolino la risurrezione<br />
ha la stessa importanza dell’incarnazione<br />
nel pensiero di Giovanni. Perché allora nella comunità<br />
di Corinto nasce e si sviluppa un pensiero<br />
ostile nei confronti di questa verità?<br />
È possibile che Paolo abbia a che fare con dei credenti<br />
d’origine giudaica seguaci dello gnosticismo, i<br />
quali non comprendono la necessità di una risurrezione<br />
fisica di Cristo e degli uomini. L’insistenza di<br />
Paolo sulla signoria di Cristo che sarà riconosciuta<br />
in modo definitivo alla sua gloriosa apparizione<br />
vuole smascherare l’umana illusione di credere che<br />
si possa giungere alla perfezione senza passare attraverso<br />
la trasformazione radicale della parousia.<br />
La risurrezione dai morti<br />
Dopo aver ricordato la confessione di fede antica,<br />
Paolo fa un ragionamento per assurdo: ritiene che<br />
se Cristo non è risorto non può neanche esserci una<br />
risurrezione dei morti.<br />
«Ora se si predica che Cristo è stato risuscitato<br />
dai morti, come mai alcuni tra voi dicono che non<br />
c’è risurrezione dei morti? Ma se non vi è risurrezione<br />
dei morti, neppure Cristo è stato risuscitato; e<br />
se Cristo non è stato risuscitato, vana dunque è la<br />
nostra predicazione e vana pure è la vostra fede. Noi<br />
siamo anche trovati falsi testimoni di Dio, poiché<br />
abbiamo testimoniato di Dio, che egli ha risuscitato<br />
il Cristo; il quale egli non ha risuscitato, se è vero che<br />
i morti non risuscitano. Difatti, se i morti non risu-<br />
123
SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 124<br />
Capitolo 9<br />
scitano, neppure Cristo è stato risuscitato; e se Cristo<br />
non è stato risuscitato, vana è la vostra fede; voi<br />
siete ancora nei vostri peccati. Anche quelli che sono<br />
morti in Cristo, sono dunque periti. Se abbiamo<br />
sperato in Cristo per questa vita soltanto, noi siamo<br />
i più miseri fra tutti gli uomini» (1 Cor 15:12-19).<br />
«La vita di Cristo sulla terra non avrebbe potuto<br />
rivestire l’importanza che ha se la sua agonia non<br />
fosse stata seguita dalla risurrezione. Il ritorno all’esistenza<br />
di Cristo appartiene alla nuova creazione».<br />
63 Senza la risurrezione non ha più senso né la<br />
predicazione né la fede dei credenti. Anzi l’apostolo<br />
ritiene che senza questo orizzonte luminoso, pieno<br />
di vita, non avrebbe alcun senso l’esistenza stessa.<br />
Allora sente opportuno ribadire una verità dimenticata.<br />
Cristo è risuscitato dai morti (vv. 20-25).<br />
«Ma ora Cristo è stato risuscitato dai morti, primizia<br />
di quelli che sono morti. Infatti, poiché per<br />
mezzo di un uomo è venuta la morte, così anche per<br />
mezzo di un uomo è venuta la risurrezione dei morti.<br />
Poiché, come tutti muoiono in Adamo, così anche<br />
in Cristo saranno tutti vivificati; ma ciascuno al<br />
suo turno: Cristo, la primizia; poi quelli che sono di<br />
Cristo, alla sua venuta; poi verrà la fine, quando<br />
consegnerà il regno nelle mani di Dio Padre, dopo<br />
che avrà ridotto al nulla ogni principato, ogni potestà<br />
e ogni potenza. Poiché bisogna ch’egli regni finché<br />
abbia messo tutti i suoi nemici sotto i suoi piedi»<br />
(1 Cor 15:20-25).<br />
La comunità di Corinto viveva un momento molto<br />
difficile: si erano creati dei partiti, avevano un<br />
124
SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 125<br />
Cristo è risorto<br />
problema etico, una persona intratteneva rapporti<br />
intimi con la seconda moglie di suo padre defunto,<br />
non avevano capito bene il senso del matrimonio<br />
cristiano, non avevano idee chiare circa la libertà<br />
cristiana (sembrava più un libertinaggio), credevano<br />
di aver ricevuto la ricchezza dei doni spirituali e<br />
in un certo senso erano convinti di essere già redenti,<br />
già ripieni della potenza divina. Erano degli<br />
entusiasti.<br />
Perché allora preoccuparsi per un evento futuro<br />
se il mondo celeste era già entrato nel loro presente<br />
terreno? Per questo motivo si aveva in gran stima<br />
il parlare in lingue, ma la risurrezione futura aveva<br />
poca importanza perché già nel presente i credenti<br />
avevano ricevuto la nuova vita (Ef 2:6; Gal 2:12-13).<br />
Alcuni studiosi ritengono che a Corinto regnasse<br />
la convinzione che il battezzato appartenesse già al<br />
mondo celeste e non volevano più sentire parlare di<br />
risurrezione futura, perché quel regno futuro era<br />
già presente in loro tramite la Cena del Signore e la<br />
vita quotidiana. Ma se i credenti di Corinto credevano<br />
di essere già nella vita eterna anche senza il<br />
corpo, perché Paolo dice loro che la loro speranza è<br />
vana? Avrebbe potuto dire che avevano una speranza<br />
falsa, non che non avevano alcuna speranza.<br />
Paolo insiste sulla risurrezione di Cristo, perché<br />
solo tramite essa «la morte è stata sommersa dalla<br />
vittoria» (1 Cor 15:54-57).<br />
«Nella risurrezione dei morti l’essenziale è unicamente<br />
la signoria di Gesù sulle potenze terrene…<br />
Una teologia della risurrezione che non divenga<br />
125
SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 126<br />
teologia della croce non può che condurre all’esaltazione<br />
(cfr. Corinzi), e cioè a un altro aspetto della<br />
teologia della gloria combattuta dalla Riforma. Sulla<br />
terra solo seguendo la croce è possibile partecipare<br />
alla Signoria del Risorto». 64<br />
126
SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 127<br />
Capitolo 10<br />
LA RISURREZIONE DEI CREDENTI<br />
L’assemblea universale di tutti i credenti sarà resa<br />
possibile al ritorno di Cristo da due eventi principali:<br />
la risurrezione dei santi e la trasformazione<br />
dei viventi. Quest’ultima è generalmente nota come<br />
la «traslazione».<br />
L’uso del vocabolo «traslazione» non è corretto,<br />
dal momento che tanto i credenti morti quanto<br />
quelli viventi saranno traslati, cioè trasportati dalla<br />
terra al cielo. Nondimeno, qui il termine «traslazione»<br />
viene utilizzato secondo l’accezione teologica<br />
accettata: la trasformazione dei santi viventi.<br />
La risurrezione dei credenti avverrà al momento<br />
del ritorno di Cristo, chiamato anche «l’ultimo giorno»<br />
(Gv 6:39,40,44,54). Paolo spiega: «Come tutti<br />
muoiono in Adamo, così anche in Cristo saranno<br />
tutti vivificati ma ciascuno al suo turno: Cristo, la<br />
primizia; poi quelli che sono di Cristo, alla sua venuta»<br />
(1 Cor 15:22,23; cfr. Fil 3:20,21; 1 Ts 4:16).<br />
Paolo indugia dicendo che tanto la risurrezione<br />
di tutti i santi «addormentati» quanto la traslazione<br />
di tutti i credenti viventi, avranno luogo congiuntamente<br />
alla venuta di Cristo: «Perché il Signore stesso,<br />
con un ordine, con voce d’arcangelo e con la<br />
127
SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 128<br />
Capitolo 10<br />
tromba di Dio, scenderà dal cielo, e prima risusciteranno<br />
i morti in Cristo; poi noi viventi, che saremo<br />
rimasti, verremo rapiti insieme con loro, sulle<br />
nuvole, a incontrare il Signore nell’aria; e così saremo<br />
sempre con il Signore» (1 Ts 4:16,17).<br />
1. La risurrezione dei non credenti<br />
Che cosa accadrà ai non credenti? Saranno anche<br />
loro risuscitati? Quando? Paolo, nelle sue epistole,<br />
non fa nessun riferimento alla risurrezione dei non<br />
credenti, benché Luca riporti il suo insegnamento<br />
in Atti 24:15, «ci sarà una risurrezione dei giusti e<br />
degli ingiusti». La ragione del silenzio di Paolo è<br />
semplicemente dovuta al fatto che la risurrezione<br />
dei non credenti non era un problema sollevato dai<br />
suoi interlocutori.<br />
Comunque, la Bibbia non tace su questo punto.<br />
Il riferimento più esplicito nell’Antico Testamento<br />
alla risurrezione di credenti e non credenti, si trova<br />
in Daniele 12:2: «Molti di quelli che dormono nella<br />
polvere della terra si risveglieranno; gli uni per la vita<br />
eterna, gli altri per la vergogna e per una eterna<br />
infamia».<br />
Nel Nuovo Testamento, la risurrezione è rappresentata<br />
in alcune parabole dove si parla di una separazione<br />
finale dei malfattori dai giusti (cfr. Mt<br />
13:41,43,49,50; 25:31,46).<br />
L’affermazione più esplicita si trova nel vangelo<br />
di Giovanni, dove Gesù dice: «Non vi meravigliate<br />
di questo; perché l’ora viene in cui tutti quelli che<br />
sono nelle tombe udranno la sua voce e ne verran-<br />
128
SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 129<br />
Cristo è risorto<br />
no fuori; quelli che hanno operato bene, in risurrezione<br />
di vita; quelli che hanno operato male, in risurrezione<br />
di giudizio» (Gv 5:28,29).<br />
Tutti e tre i testi citati (At 24:15; Dn 12:2; Gv<br />
5:28,29), sembrano suggerire che la risurrezione dei<br />
giusti e degli ingiusti avrà luogo contemporaneamente;<br />
comunque, Apocalisse 20, suggerisce che vi<br />
saranno due risurrezioni separate. La risurrezione<br />
dei credenti avviene prima, alla seconda venuta di<br />
Cristo e il risultato sarà la vita: «Beato e santo è colui<br />
che partecipa alla prima risurrezione. Su di loro<br />
non ha potere la morte seconda, ma saranno sacerdoti<br />
di Dio e di Cristo e regneranno con lui quei mille<br />
anni» (Ap 20:6). La seconda risurrezione, quella<br />
dei non credenti, avviene alla fine del millennio e ne<br />
consegue la condanna e la seconda morte: «E se<br />
qualcuno non fu trovato scritto nel libro della vita,<br />
fu gettato nello stagno di fuoco… Questa è la morte<br />
seconda» (20:15,14).<br />
Le due fasi<br />
Per uno studioso, i brani che parlano della risurrezione<br />
dei credenti e dei non credenti, e il riferimento<br />
dell’Apocalisse alle due risurrezioni separate da<br />
mille anni, sembrano una palese contraddizione.<br />
Questa contraddizione apparente non ha però disturbato<br />
gli scrittori della Bibbia, in quanto per essi<br />
la realtà della risurrezione era più importante della<br />
sua modalità. Questo perché la maggior parte dei<br />
richiami alla risurrezione fanno riferimento al fatto<br />
piuttosto che alle sue fasi.<br />
129
SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 130<br />
Capitolo 10<br />
Due risurrezioni<br />
L’insegnamento di due distinte risurrezioni costituisce<br />
un aspetto piuttosto singolare del premillenarismo,<br />
cioè la risurrezione dei credenti avviene prima<br />
del millennio.<br />
Gli avventisti, infatti, con altre denominazioni,<br />
credono che la risurrezione dei giusti e la traslazione<br />
dei credenti viventi, avvengano in un medesimo<br />
momento, all’inizio del millennio, quando Cristo ritornerà<br />
in modo personale, visibile e glorioso.<br />
I non credenti in quel momento viventi verranno<br />
distrutti, mentre gli empi già deceduti rimarranno<br />
nelle tombe fino alla seconda risurrezione che avverrà<br />
alla fine del millennio.<br />
Durante il millennio i redenti saranno in cielo,<br />
mentre Satana sarà isolato su questa terra rimasta<br />
desolata. Alla fine dei mille anni, gli empi risusciteranno.<br />
Questo evento permetterà a Satana di compiere<br />
l’ultimo tentativo per ottenere il controllo di<br />
questo mondo al momento in cui i redenti discenderanno<br />
su questa terra. Dio, comunque, metterà a<br />
effetto il giudizio sugli empi, distruggendoli per<br />
sempre, questa è la morte seconda (Ap 20:13,15).<br />
Dopo tutto questo, Dio ricreerà questa terra, e i redenti<br />
l’abiteranno per sempre.<br />
Confrontata con altre posizioni, l’interpretazione<br />
avventista risulta più aderente alla Scrittura. Non vi<br />
sono tre o quattro risurrezioni, come sostengono alcuni<br />
dispensazionalisti, ma solo due: una per i credenti<br />
e una per i non credenti. Questo significa che<br />
i giusti risuscitano e ricevono la ricompensa allo<br />
130
SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 131<br />
Cristo è risorto<br />
stesso momento, similmente tutti gli empi risuscitano<br />
e ricevono la condanna allo stesso momento. 65<br />
Non c’è confusione tra chi vive sulla terra e chi<br />
vive nel cielo durante il millennio. Non c’è divisione<br />
tra un regno millenario giudaico sulla terra e un regno<br />
cristiano nel cielo. C’è un solo regno di Dio che<br />
ingloba tutti i credenti di tutti i secoli.<br />
2. La risurrezione del corpo<br />
Quale tipo di corpo riceveranno i credenti alla risurrezione?<br />
Sarà il corpo risuscitato ricongiunto<br />
con le anime di coloro che sono morti? Sarà un corpo<br />
fisico o spirituale? Sarà simile o radicalmente diverso<br />
da quello presente? Come sarà conservata la<br />
nostra identità personale? Mio padre avrà ottantatré<br />
anni e mia madre ottantuno?<br />
Prima che si tenti di rispondere a queste domande<br />
circa la natura del corpo alla risurrezione, si devono<br />
considerare, anche se brevemente, le due<br />
maggiori obiezioni che sono mosse contro la dottrina<br />
della risurrezione del corpo. Queste provengono,<br />
da una parte dal dualismo filosofico e dall’altra dal<br />
materialismo «scientifico».<br />
Obiezioni alla risurrezione<br />
Il dualismo filosofico greco vedeva l’esistenza fisica<br />
come qualcosa di malvagio in sé e, quindi, da sopprimere.<br />
La salvezza era vista come la liberazione<br />
dell’anima dalla prigionia del corpo.<br />
Apparentemente questo concetto dualistico della<br />
natura umana ha influenzato alcuni cristiani di Co-<br />
131
SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 132<br />
Capitolo 10<br />
rinto a tal punto che sono giunti a scartare la dottrina<br />
della risurrezione. Questo lo si desume dalla domanda<br />
di Paolo: «Come mai alcuni tra voi dicono<br />
che non c’è risurrezione dei morti?» (1 Cor 15:12).<br />
«Possiamo solo supporre» scrive Antony Hoekema<br />
«che questo fosse dovuto all’influsso del pensiero<br />
greco che insegnava l’immortalità dell’anima, e<br />
negava la risurrezione del corpo. Paolo risponde a<br />
questo errore, indicando che chi accetta la risurrezione<br />
di Cristo, non può negare la risurrezione dei<br />
credenti». 66<br />
Il dualismo filosofico ha pesantemente influenzato<br />
il pensiero cristiano. Nel primo cristianesimo,<br />
gli gnostici negavano la risurrezione del corpo perché,<br />
come dice J.N.D. Kelly: «La materia è intrinsecamente<br />
malvagia, non può partecipare alla salvezza,<br />
perché è privilegio dell’anima; e così, se di risurrezione<br />
si deve parlare, essa deve essere esclusivamente<br />
spirituale, consistente nell’illuminazione della<br />
mente da parte della verità». 67<br />
Nel nostro tempo, il dualismo ha condotto molti<br />
cristiani a rifiutare la nozione di una risurrezione<br />
fisica del corpo perché essa perpetuerebbe l’esistenza<br />
materiale presente che, in se stessa, è malvagia.<br />
Così, molti credono che alla risurrezione i redenti<br />
riceveranno corpi non fisici, ma spirituali.<br />
La debolezza di questo ragionamento è basata<br />
sul presupposto dualistico che la materia in sé sia<br />
malvagia e debba essere distrutta. Questo insegnamento<br />
è chiaramente screditato dai passi biblici<br />
che insegnano che la materia, incluso il corpo uma-<br />
132
SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 133<br />
Cristo è risorto<br />
no, è parte integrante della creazione di Dio, definita<br />
«molto buona» (Gn 1:4,10,12,18,21,25,31). Il salmista<br />
dichiara: «Sei tu che hai formato le mie reni,<br />
che mi hai intessuto nel seno di mia madre. Io ti celebrerò,<br />
perché sono stato fatto in modo stupendo.<br />
Meravigliose sono le tue opere, e l’anima mia lo sa<br />
molto bene.» (Sal 139:13,14). Va qui notato che alla<br />
risurrezione, il corpo è definito da Paolo «spirituale»,<br />
non perché sarà etereo, ma perché sarà sottomesso<br />
dallo Spirito Santo.<br />
Materialismo «scientifico»<br />
Il materialismo scientifico vede la materia come l’unica<br />
realtà finale. Siccome si vive in un corpo materiale<br />
che è prodotto dal caso piuttosto che da una<br />
scelta, quando giunge la morte, finisce ogni cosa. I<br />
credenti influenzati da questo postulato rifiutano<br />
qualsiasi nozione di risurrezione del corpo.<br />
Essi ritengono che l’immortalità sia costituita da un<br />
lato dall’influsso che si esercita sugli altri e, dall’altro,<br />
attraverso le caratteristiche ereditarie che si è<br />
in grado di trasmettere ai posteri. Quest’opinione<br />
nega non solo l’insegnamento della Bibbia, ma anche<br />
il desiderio fondamentale del cuore umano. In<br />
un’epoca dove la scienza subatomica regna sovrana,<br />
non è impossibile credere che lo stesso Dio che<br />
ha chiamato il mondo all’esistenza non continui a<br />
controllarne le particelle infinitesimali. Credere nella<br />
risurrezione del corpo significa credere che Dio<br />
esercita il proprio controllo su tutte le cose, incluso<br />
il nostro essere.<br />
133
SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 134<br />
Capitolo 10<br />
Il fatto della risurrezione<br />
La fede cristiana nella risurrezione del corpo non<br />
deriva da speculazioni filosofiche o da pensieri fantasiosi<br />
come quello della nozione dell’immortalità<br />
dell’anima, ma dal convincimento che un tale evento<br />
sia realmente già accaduto con la risurrezione di<br />
Cristo. Visto che il Figlio dell’uomo è il rappresentante<br />
di tutta l’umanità, ciò che gli è avvenuto, non<br />
è altro che il paradigma di quello che accadrà a ogni<br />
credente. Cristo è risorto corporalmente dalla tomba,<br />
così, si ha ragione di credere che anche noi risorgeremo<br />
nella medesima maniera.<br />
Gesù è giustamente chiamato «il primogenito dai<br />
morti» (Col 1:18), perché, come si esprime George<br />
Eldon Ladd: «Egli è a capo di un nuovo ordine d’esistenza<br />
- la vita della risurrezione». 68 Il fatto della<br />
risurrezione di Cristo ha reso la risurrezione dei<br />
credenti una certezza perché Cristo ha riportato la<br />
vittoria sulla morte. Il carattere escatologico della<br />
risurrezione di Gesù è evidente nella dichiarazione<br />
di Paolo quando afferma che egli è «la primizia di<br />
quelli che sono morti» (1 Cor 15:20).<br />
L’espressione «primizia» significa poco per i cittadini<br />
urbanizzati dei nostri giorni. Ai tempi biblici essa<br />
aveva un ricco significato in quanto si riferiva ai<br />
primi frutti della raccolta che venivano offerti a Dio<br />
per avere ancora una volta provveduto a un nuovo<br />
raccolto. Quindi, i primi frutti che venivano portati<br />
al tempio, erano visti non solo come una speranza in<br />
un nuovo raccolto, ma come il suo reale avvio. La risurrezione<br />
di Cristo, allora, costituisce «i primi frut-<br />
134
SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 135<br />
Cristo è risorto<br />
ti», nel senso che ha reso la risurrezione dei credenti<br />
non solo una possibilità, ma una certezza.<br />
1 Corinzi 15 propone il discorso più completo intorno<br />
alla risurrezione del corpo. Qui Paolo spiega<br />
a chiare lettere quanto la nostra risurrezione dipenda<br />
da quella di Cristo. «Se Cristo non è risuscitato<br />
vana è dunque la nostra predicazione e vana è pure<br />
la vostra fede. Noi siamo anche trovati falsi testimoni<br />
di Dio… Se Cristo non è stato risuscitato, vana<br />
è la vostra fede e voi siete ancora nei vostri peccati.<br />
Anche quelli che sono morti in Cristo sono<br />
quindi periti» (1 Cor 15:14,17,18).<br />
Questa è un’affermazione che colpisce. Negare la<br />
risurrezione di Cristo significa distruggere la nostra<br />
fede in Dio e nella sua promessa di risuscitarci al ritorno<br />
di Cristo. La ragione è semplice: mediante la<br />
sua risurrezione Cristo ha vinto la morte per tutti<br />
coloro che lo seguono.<br />
3. Le caratteristiche del corpo della risurrezione<br />
Che tipo di corpo riceveranno al ritorno di Cristo i<br />
credenti risorti o trasformati?<br />
Intorno al quesito posto dai corinzi, Paolo dice:<br />
«Ma qualcuno dirà: “Come risuscitano i morti? E<br />
con quale corpo ritornano?”. Insensato, quello che<br />
tu semini non è vivificato, se prima non muore; e<br />
quanto a ciò che tu semini, non semini il corpo che<br />
deve nascere, ma un granello nudo, di frumento per<br />
esempio, o di qualche altro seme; e Dio gli dà un<br />
corpo come lo ha stabilito; a ogni seme, il proprio<br />
corpo» (1 Cor 15:35-38).<br />
135
SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 136<br />
Capitolo 10<br />
Attraverso l’analogia del seme, Paolo spiega la<br />
continuità e la discontinuità che esiste fra il nostro<br />
corpo fisico attuale e il futuro corpo della risurrezione.<br />
La continuità è stabilita dalla relazione tra il<br />
seme e la nuova pianta che germoglia da esso. La<br />
discontinuità è vista nella differenza tra il seme che<br />
è seminato e la nuova pianta che da esso germoglia.<br />
Paolo sta dicendo: Dio dà un corpo a ogni tipo di seme<br />
che è seminato, così offrirà un corpo a ogni persona<br />
che è sepolta. Il fatto che i corpi defunti siano<br />
sepolti come i semi nella terra, potrebbe aver suggerito<br />
a Paolo l’analogia del seme.<br />
Paolo sviluppa ulteriormente l’analogia della semina<br />
e della mietitura per far sembrare la cosa più<br />
vicina a una descrizione del corpo della risurrezione:<br />
«Così è pure della risurrezione dei morti. Il corpo<br />
è seminato corruttibile e risuscita incorruttibile;<br />
è seminato ignobile e risuscita glorioso; è seminato<br />
debole e risuscita potente; è seminato corpo naturale<br />
e risuscita corpo spirituale. Se c’è un corpo naturale,<br />
c’è anche un corpo spirituale» (1 Cor 15:42-44).<br />
Quattro contrasti<br />
In 1 Corinzi 15:42,44, Paolo spiega la differenza fra<br />
il nostro corpo presente e il corpo della risurrezione<br />
mediante quattro contrasti.<br />
1. I nostri corpi presenti sono deperibili (phtora)<br />
- soggetti alla malattia e alla morte - ma i nostri corpi<br />
risuscitati saranno indistruttibili (aphtharsia) -<br />
non più soggetti alla malattia e alla morte.<br />
2. I nostri corpi presenti sperimentano il disono-<br />
136
SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 137<br />
Cristo è risorto<br />
re d’essere abbassati in una tomba, ma i nostri corpi<br />
risuscitati sperimenteranno la gloria di una trasformazione<br />
interiore ed esteriore.<br />
3. I nostri corpi presenti sono deboli, si stancano<br />
facilmente e si esauriscono, ma i corpi risuscitati<br />
saranno pieni di forza, perché verrà loro conferita<br />
un’energia illimitata che permetterà di raggiungere<br />
tutti gli obiettivi.<br />
4. I nostri corpi presenti sono fisici (sôma psychikon),<br />
ma i nostri corpi risuscitati saranno spirituali<br />
(sôma pneumatikon). Quest’ultimo contrasto<br />
ha condotto molti a credere che il corpo della risurrezione<br />
sarà «spirituale» nel senso che sarà privo di<br />
ogni sostanza fisica. «Spirituale» deve essere compreso<br />
come l’opposto di «fisico».<br />
Il corpo «spirituale»<br />
Paolo, da parte sua credeva, e la Bibbia insegna forse<br />
che al secondo avvento i credenti riceveranno un<br />
corpo immateriale e non fisico, totalmente privo di<br />
sostanza fisica?<br />
Questa è l’interpretazione di alcuni studiosi. Essi<br />
definiscono il «corpo spirituale» (sôma pneumatico)<br />
come se significasse «composto di spirito», come<br />
se lo «spirito fosse una qualche sostanza celeste<br />
ed eterea». 69 Secondo questo modo di vedere, lo<br />
«spirito» sarebbe la sostanza e il «corpo» sarebbe la<br />
forma del corpo risuscitato.<br />
Nel suo libro Raised Immortal: Resurrection and<br />
Immortality in the New Testament, Murray Harris<br />
definisce il corpo spirituale così: «Il corpo spiritua-<br />
137
SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 138<br />
Capitolo 10<br />
le è l’organo della comunicazione della persona risuscitata<br />
con il mondo celeste. È una forma somatica<br />
che corrisponde pienamente allo spirito perfezionato<br />
del cristiano e perfettamente adattata all’ambiente<br />
celeste». 70<br />
La definizione di Harris del «corpo spirituale»<br />
quale organo adattato per «l’ambiente celeste», è<br />
basata sull’idea comune che i redenti trascorreranno<br />
l’eternità nel cielo e non sulla terra. Siccome si<br />
crede che il cielo sia un luogo «spirituale», i redenti<br />
devono avere un «corpo spirituale» adatto all’ambiente<br />
del cielo.<br />
Questa convinzione si basa sull’ipotesi che Dio<br />
condannerà questa terra alla desolazione eterna e<br />
creerà, invece, un nuovo mondo «celeste» per la dimora<br />
dei santi. Una tale congettura fa sorgere seri<br />
quesiti intorno alla sapienza divina nell’aver creato<br />
questo pianeta per sostenervi la vita umana e subumana.<br />
Dopo l’atto creativo, solo in un secondo momento,<br />
Dio avrebbe compreso che questo pianeta<br />
non poteva essere considerato quale soggiorno ideale<br />
ed eterno per redenti. Per risolvere il problema,<br />
Dio eventualmente, creerebbe un «pianeta celeste»<br />
e fornirebbe i santi risuscitati con «corpi spirituali»<br />
adatti per l’ambiente celeste. Questa visione si ispira<br />
più al dualismo greco che al realismo biblico.<br />
Bisogna riconoscere che il linguaggio di Paolo in<br />
questo brano, se non è inserito nel contesto più ampio<br />
dei suoi scritti, può indurre il lettore a credere a<br />
un’esistenza non materiale del corpo risuscitato.<br />
Un’idea simile viene a mancare di fondamento se si<br />
138
SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 139<br />
Cristo è risorto<br />
considera il confronto tra la risurrezione di Cristo e<br />
quella dei credenti (cfr. Col 1:18; 1 Cor 15:20).<br />
Se Cristo è la «primizia di coloro che si sono addormentati»<br />
(1 Cor 15:20), allora i credenti risuscitati<br />
avranno corpi simili a quello di Cristo. Il paragone<br />
non è esagerato visto che alla sua risurrezione,<br />
Cristo si è riappropriato delle qualità divine che<br />
aveva temporaneamente messo da parte durante il<br />
tempo dell’incarnazione (Fil 2:7). Eppure rimane il<br />
fatto che il corpo risuscitato di Cristo fosse certamente<br />
fisico, dal momento che è stato toccato (Gv<br />
20:17, 27) e che si è alimentato (Lc 24:41,43).<br />
Guidati dallo Spirito<br />
È interessante considerare l’uso che Paolo fa nella<br />
medesima epistola delle due parole «naturale» (psychikos)<br />
e «spirituale» (pneumatikos): «Ma l’uomo<br />
naturale (psychikos) non riceve le cose dello Spirito<br />
di Dio, perché esse sono pazzia per lui; e non le può<br />
conoscere, perché devono essere giudicate spiritualmente.<br />
L’uomo spirituale (pneumatikos), invece,<br />
giudica ogni cosa ed egli stesso non è giudicato da<br />
nessuno» (1 Cor 2:14,15).<br />
È ovvio che l’uomo spirituale in questo passo non<br />
sia una persona non fisica, ma piuttosto qualcuno<br />
che è guidato dallo Spirito Santo, in contrasto con<br />
qualcuno che è guidato dagli impulsi naturali. Similmente,<br />
il corpo «naturale» descritto in 1 Corinzi<br />
15:44, è quello soggetto alla legge del peccato e<br />
della morte, mentre il corpo della risurrezione è<br />
quello che sarà guidato dallo Spirito Santo.<br />
139
SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 140<br />
Capitolo 10<br />
Il corpo risuscitato è chiamato «spirituale» perché<br />
non è governato da impulsi carnali, ma dallo<br />
Spirito Santo. Questo non è un dualismo antropologico<br />
tra la «natura» e lo «spirito», ma una distinzione<br />
morale fra la vita condotta dallo Spirito Santo e<br />
quella, invece, controllata dai desideri peccaminosi.<br />
Antony Hoekema analizza questo punto così:<br />
«Qui, spirituale (pneumatikos) non significa immateriale.<br />
Piuttosto, significa qualcuno che è guidato,<br />
almeno in linea di principio, dallo Spirito Santo, distinguendosi<br />
così da qualcuno che è semplicemente<br />
guidato dagli impulsi naturali. In modo analogo,<br />
il corpo naturale descritto in 1 Corinzi 15:44, è quello<br />
che partecipa all’esistenza presente, maledetta<br />
dal peccato; ma il corpo spirituale della risurrezione<br />
è quello che sarà totalmente e non solo parzialmente,<br />
guidato e diretto dallo Spirito Santo». 71<br />
Questa visione permette di comprendere l’affermazione<br />
paolina espressa qualche versetto dopo:<br />
«Carne e sangue non possono ereditare il regno di<br />
Dio, né i corpi che si decompongono possono ereditare<br />
l’incorruttibilità» (1 Cor 15:50). È evidente che<br />
Paolo non sta sostenendo che il corpo risuscitato sarebbe<br />
non fisico, perché, scrivendo ai Romani, dice:<br />
«Ma non siete nella carne, siete nello Spirito, se lo<br />
Spirito di Dio abita veramente in voi» (Rm 8:9).<br />
Con l’espressione «non essere nella carne», Paolo<br />
non intende dire che i credenti guidati dallo Spirito<br />
Santo avessero già abbandonato il proprio corpo;<br />
vuole sottolineare che, già nella vita presente, essi<br />
sono guidati da valori spirituali (cfr. Rm 8:4-8).<br />
140
SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 141<br />
Cristo è risorto<br />
Se Paolo, già nella vita presente, considera i credenti<br />
come persone non «carnali», l’assenza di «carne<br />
e sangue» nel regno di Dio, non può significare<br />
assenza di un corpo fisico, ma semplicemente assenza<br />
delle limitazioni naturali, carnali e le inclinazioni<br />
peccaminose della vita presente perché i redenti<br />
saranno guidati completamente dallo Spirito.<br />
G.C. Berkouwer espone così il proprio pensiero:<br />
«Il “corpo spirituale” non ha nulla a che vedere con<br />
ciò che a volte chiamiamo “spiritualizzare”. “Spiritualizzare”<br />
presuppone sempre un dualismo, il quale<br />
porta in sé una svalutazione del corpo e questo<br />
non si trova da nessuna parte negli insegnamenti di<br />
Paolo. Egli parla del corpo “controllato dal pneuma<br />
(spirito)”. Questo Spirito è già all’opera all’interno<br />
del corpo dell’uomo, ma solo alla risurrezione governerà<br />
completamente la sua vita… Questa transizione<br />
non squalifica il corpo, ma indica una rottura.<br />
Questa rottura non è fra l’essere perduto del corpo<br />
e la liberazione dell’anima da esso, perché lo<br />
Spirito di Dio già vive nell’esistenza concreta e terrena<br />
dell’uomo». 72 Berkouwer continua dicendo<br />
che la divisione avverrà fra corpi corruttibili e incorruttibili.<br />
73<br />
Il corpo non è malvagio in sé<br />
Se, al secondo avvento, Dio dovesse mutare i nostri<br />
corpi attuali in corpi immateriali, allora, come Antony<br />
A. Hoekema indica, «il diavolo avrebbe ottenuto<br />
una grande vittoria, dal momento che Dio si<br />
vedrebbe costretto a cambiare gli esseri umani con<br />
141
SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 142<br />
Capitolo 10<br />
un corpo che egli ha creato, in creature di tipo diverso,<br />
senza corpi fisici (come gli angeli). Allora,<br />
davvero, potrebbe sembrare che la materia diventi<br />
malvagia in sé al punto da essere eliminata. E dunque,<br />
in un certo senso, i filosofi greci avrebbero ragione.<br />
La materia non è malvagia in sé, ma fa parte<br />
della creazione di Dio, definita “molto buona”». 77<br />
Nel racconto della creazione, Dio esprime per<br />
ben sette volte la propria soddisfazione in merito alla<br />
perfezione della creazione materiale dicendo che<br />
«era buona» (Gn 1:4,10,12,18,21,25,31). Nel settimo<br />
giorno, poi, si è riposato per riconoscere il completamento<br />
della creazione perfetta (2:1-3). Per celebrare<br />
la buona notizia della perfetta creazione, della<br />
completa redenzione e della restaurazione finale<br />
del mondo, Dio ha istituito il sabato (Es 20:11; Dt<br />
5:15; Lc 4:16:21; 13:10-13; Eb 4:9).<br />
Il settimo giorno celebra queste notizie meravigliose<br />
e gioiose e trovo impossibile concepire che<br />
alla fine Dio possa cambiare la struttura e la composizione<br />
del corpo umano.<br />
Se il corpo della redenzione dovesse essere radicalmente<br />
diverso dal corpo della creazione, allora<br />
Dio dovrebbe ammettere che il disegno originale<br />
del corpo umano era in qualche modo lacunoso,<br />
che il modello genesiaco, maschi e femmine, non rifletterebbe<br />
adeguatamente l’immagine di Dio (cfr.<br />
Gn 1:27). Per risolvere tutto questo, Dio si vedrebbe<br />
costretto a creare un nuovo tipo di esseri umani così<br />
da non trovarsi più nei guai. Questo ragionamento<br />
sarebbe, a dir poco, assurdo, per chiunque creda<br />
142
SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 143<br />
Cristo è risorto<br />
nell’onniscienza e nell’immutabilità di Dio. Cambiare<br />
modelli e strutture può essere normale per gli<br />
esseri umani che procedono per tentativi, ma sarebbe<br />
anormale e inadeguato per Dio che conosce<br />
la fine sin dall’inizio.<br />
4. Il significato della risurrezione del corpo<br />
Cosa significa «risurrezione del corpo»? Gli scrittori<br />
biblici sapevano bene quanto noi, che non può significare<br />
la riabilitazione dei nostri corpi fisici attuali.<br />
Primo, perché molti corpi sono malati o<br />
deformati; secondo, perché alla morte si decompongono<br />
e diventano polvere: «Tu ritiri il loro fiato<br />
e muoiono e ritornano nella loro polvere» (Sal<br />
104:29; Ec 3:20; Gn 3:19). Malgrado questa testimonianza<br />
biblica, molti cristiani hanno creduto attraverso<br />
i secoli, alla risurrezione delle stesse particelle<br />
che formano il corpo morto. Questa fede è<br />
espressa nelle prime stesure del Credo apostolico<br />
che afferma: «Io credo… nella risurrezione della<br />
carne, piuttosto che in quella del “corpo”». 75<br />
Tertulliano (160-225 circa), che è considerato il<br />
padre del cristianesimo latino, presenta ampiamente<br />
nel suo trattato La risurrezione della carne, l’idea<br />
che Dio risusciterà la stessa «carne che è stata consegnata<br />
alla terra». Egli si appella alle parole di Gesù:<br />
«Gli stessi capelli della nostra testa sono tutti<br />
contati», per provare che saranno tutti restaurati alla<br />
risurrezione. «Se si dovevano perdere», ragiona<br />
Tertulliano, «dove sarebbe l’utilità d’avere una cura<br />
così numerale d’essi?». 76<br />
143
SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 144<br />
Capitolo 10<br />
Il corpo indica la persona<br />
Questo malinteso del significato della «risurrezione<br />
del corpo» poteva essere evitato riconoscendo la<br />
semplice verità che per gli scrittori biblici, il termine<br />
«corpo» è semplicemente un sinonimo di «persona».<br />
Per esempio, quando Paolo scrive: «Aspettando<br />
l’adozione, la redenzione del nostro corpo»<br />
(Rm 8:23), egli semplicemente intende la redenzione<br />
del nostro essere totale. Questo significato è evidente<br />
un po’ più avanti nella stessa epistola, dove<br />
Paolo invita a «presentare i vostri corpi come un<br />
sacrificio vivente, santo e gradito a Dio. Questo è il<br />
vostro culto spirituale» (Rm 12:1). Il presentare i<br />
nostri «corpi» a Dio è definito esplicitamente come<br />
offrire la nostra «adorazione spirituale» attraverso<br />
tutto il nostro essere.<br />
Quando Paolo parla della risurrezione del corpo,<br />
sta chiaramente pensando all’intera persona. Come<br />
Michael Perry giustamente indica: «Nel pensiero di<br />
Paolo, il corpo non è qualcosa di esteriore all’uomo<br />
stesso, qualcosa che egli abbia. È ciò che egli è. Infatti<br />
sôma (la parola greca per “corpo”), è l’equivalente più<br />
prossimo alla nostra parola “personalità”». 77<br />
Tenendo allora conto di tutto questo, credere nella<br />
risurrezione del corpo, significa credere che il<br />
mio «essere» umano, il mio «Io» sarà restaurato a<br />
nuova vita. Significa che non sarò diverso da colui<br />
che sono ora. Sarò solo me stesso. In breve, significa<br />
che Dio si impegna a conservare la mia individualità,<br />
la mia personalità e il mio carattere.<br />
È importante notare come in questo intero capi-<br />
144
SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 145<br />
Cristo è risorto<br />
tolo Paolo parli della risurrezione delle persone.<br />
Non c’è nessun riferimento al ricongiungimento dei<br />
corpi risuscitati, ad anime spirituali. Infatti, «l’anima<br />
- psiche» non è mai menzionata. Se la risurrezione<br />
avesse richiesto il ricongiungimento del corpo<br />
all’anima, non risulterebbe strano il silenzio di<br />
Paolo nella sua discussione sulla natura della risurrezione?<br />
Dopo tutto, un tale concetto è fondamentale<br />
per comprendere ciò che succede alla risurrezione<br />
sia per il corpo sia per l’anima. L’assenza di<br />
qualsiasi riferimento all’anima indica chiaramente<br />
come Paolo credesse nella risurrezione dell’intera<br />
persona, corpo e anima.<br />
Dovrebbe essere menzionato il fatto che in 1 Corinzi<br />
15:44 Paolo usa l’aggettivo psychikon, che deriva<br />
dal sostantivo psyche (anima) e che generalmente<br />
è tradotto con «naturale» o «fisico». Ma egli lo utilizza<br />
per descrivere il «corpo fisico» (sôma psychikon)<br />
che è sepolto, non l’anima spirituale che si ritiene sopravviva<br />
alla morte. Questo mostra come per Paolo<br />
l’aspetto «animato» (psychikon) del corpo umano,<br />
venga sepolto alla morte e attenda la risurrezione.<br />
Per considerare seriamente la risurrezione, è necessario<br />
prendere in considerazione anche la morte.<br />
Karl Barth ha affermato una profonda verità<br />
quando ha detto: «Chi non sa che cosa sia la morte,<br />
non sa neppure che cosa sia la risurrezione». 78<br />
Entrambe, la morte e la risurrezione, influenzano<br />
la totalità della persona. Helmut Thielicke sottolinea<br />
questo punto in modo personale ed enfatico:<br />
«Non posso considerare la mia morte come qualco-<br />
145
SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 146<br />
Capitolo 10<br />
sa che non colpisca il vero me stesso, pensando che<br />
sia immortale, e che, passandomi accanto, vada oltre<br />
la mia anima. No, tutto di me scende nella morte.<br />
Niente mi dà il diritto di rigettare la totalità dell’uomo<br />
- che le Scritture proclamano come un tutto<br />
- che si muove verso la distruzione della morte, in<br />
maniera da dividerlo improvvisamente in un corpo<br />
e un’anima, in una parte distruttibile e un’altra indistruttibile<br />
dell’io. Ma, come cristiano, scendo in<br />
questa morte con la completa fiducia che non posso<br />
rimanervi confinato, dal momento che sono un<br />
essere che Dio ha chiamato per nome e che per questo,<br />
sarò nuovamente richiamato nel giorno di Dio.<br />
Sono sotto la protezione di colui che è risorto per<br />
primo. Non sono immortale, ma attendo la mia risurrezione».<br />
79<br />
L’identità delle persone risuscitate<br />
Il centro della promessa biblica della risurrezione è<br />
dato dal fatto che le persone risuscitate saranno le<br />
stesse che precedentemente esistevano sulla terra.<br />
Dio non risusciterà un gruppo indefinito di persone<br />
rassomiglianti, ma le stesse persone che sono<br />
morte. Questo suscita la domanda: come possiamo<br />
spiegare la conservazione dell’identità personale fra<br />
questa vita e la vita futura? Che cosa garantisce la<br />
continuità dell’identità personale d’una persona da<br />
questa vita alla prossima?<br />
I dualisti dichiarano che non hanno assolutamente<br />
nessuna difficoltà nel garantire la continuità<br />
dell’identità personale, perché «la stessa persona<br />
146
SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 147<br />
Cristo è risorto<br />
che muore continua senza interruzione a esistere<br />
(quale anima disincarnata) con Cristo fino a ricevere<br />
il corpo della risurrezione». 80<br />
La natura dei corpi risuscitati potrà essere diversa<br />
perché ogni corpo sarà radicalmente trasformato,<br />
ma l’identità personale dura, perché l’anima,<br />
che incorpora le caratteristiche essenziali d’ogni<br />
persona, sopravvive alla morte del corpo ed<br />
eventualmente è riunita con il corpo risuscitato.<br />
I dualisti sostengono che sia un «errore fatale»<br />
quello proposto da quanti sostengono una natura<br />
umana unitaria, in quanto esso non possa garantire<br />
la continuità dell’identità personale. Dicono che<br />
l’opinione unitaria «non possa mostrare che le<br />
persone risuscitate siano le stesse persone vissute<br />
sulla terra e che non siano delle semplici copie;<br />
che in questo modo non si possa preservare il<br />
principio dell’identità personale». 81<br />
Questa critica è basata sulla supposizione che dal<br />
momento che l’opinione unitaria non contempli alcuna<br />
continuità del corpo o dell’anima fra la morte<br />
e la risurrezione, i corpi risuscitati debbano essere<br />
«persone diverse malgrado possano rassomigliare o<br />
pensare allo stesso modo». 82<br />
Questa critica al concetto unitario dell’uomo biblico<br />
non convince per due motivi. Primo, la Bibbia<br />
non afferma mai che l’identità personale di un individuo<br />
sia preservata dopo la morte dalla sopravvivenza<br />
dell’anima. Nella Bibbia, «l’anima» non è una<br />
componente immateriale o razionale della natura<br />
umana che sopravviva alla morte del corpo. Piutto-<br />
147
SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 148<br />
Capitolo 10<br />
sto, l’anima costituisce la vita fisica e spirituale nella<br />
sua totalità, soggetta essa stessa alla legge del<br />
peccato e della morte. Secondo, la sopravvivenza<br />
dell’identità personale non dipende dalla continuità<br />
delle sostanze fisiche o spirituali, ma dalla conservazione<br />
che Dio mette in atto in merito al carattere<br />
e alla personalità di ogni individuo.<br />
La Bibbia assicura il mantenimento della nostra<br />
identità attraverso la similitudine dei «nomi scritti<br />
nel libro della vita» (Fil 4:3; Ap 3:5; 13:8; 17:8;<br />
20:12). Il nome, nella Bibbia, rappresenta il carattere,<br />
la personalità, come lo dimostrano vari nomi<br />
usati per descrivere il carattere di Dio. Questo suggerisce<br />
che Dio conserva un quadro accurato del carattere<br />
di ogni persona vissuta su questo pianeta. Il<br />
registro d’ogni vita non trascura nessun particolare.<br />
Gesù dice: «Io vi dico che di ogni parola oziosa che<br />
avranno detta, gli uomini renderanno conto nel<br />
giorno del giudizio; poiché in base alle tue parole<br />
sarai giustificato e in base alle tue parole sarai condannato»<br />
(Mt 12:36, 37).<br />
La sfida della vita cristiana consiste nel «crescere<br />
in grazia e nella conoscenza» (2 Pt 3:18) al fine di<br />
sviluppare un carattere che risulti adeguato per l’eternità.<br />
Il carattere e la personalità, sviluppati in<br />
questa vita, sono conservati nella memoria di Dio<br />
che, al ritorno di Cristo, unirà al corpo dei risuscitati.<br />
Questo spiega l’importanza della formazione di<br />
un carattere cristiano in questa vita presente, perché<br />
esso costituirà l’identità personale nel mondo futuro.<br />
Lo sviluppo del carattere del credente è un’opera<br />
148
SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 149<br />
Cristo è risorto<br />
che dura tutta la vita. Richiede la sottomissione quotidiana<br />
di sé alla potenza dello Spirito Santo. Paolo<br />
dice che «l’afflizione produce pazienza, la pazienza<br />
esperienza e l’esperienza speranza» (Rm 5:3-4).<br />
Ogni credente sviluppa il proprio carattere attraverso<br />
le proprie tentazioni, le lotte, le sconfitte, le<br />
delusioni, le vittorie e la crescita in grazia che<br />
ognuno sperimenta. Questo significa che ammettere<br />
la possibilità di «copie multiple» di persone alla<br />
risurrezione, tutte rassomiglianti fra loro, che agiscano<br />
e pensino allo stesso modo, è inconcepibile.<br />
Il problema della nostra identità è di tipo psicologico<br />
e non ontologico e si risolve affidandosi a Dio<br />
che ha donato il suo unigenito Figlio per salvare<br />
ogni essere umano nella sua unicità e non per creare<br />
delle «copie». Come questo avvenga è lasciato alla<br />
saggezza e alla potenza divine. Ogni essere umano<br />
ha un carattere o personalità propria, che Dio ricorda<br />
e che riunirà al corpo risuscitato.<br />
C. Hartshorne sostiene che alla morte, gli esseri<br />
umani continuano «a vivere nella memoria completa<br />
e infallibile di Dio… La morte non può essere<br />
la distruzione, né tanto meno, lo svanire del libro<br />
della propria vita; può solo determinarne la pagina<br />
conclusiva. La morte scrive la parola fine sull’ultima<br />
pagina; nulla viene più aggiunto al libro, sia che<br />
si voglia aggiungere, sia che si voglia sottrarre». 83<br />
Implicazioni pratiche<br />
Le implicazioni pratiche della fede nella risurrezione<br />
dell’intera persona non sono difficili da notarsi.<br />
149
SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 150<br />
Capitolo 10<br />
Riguardo al fatto che alla sua venuta Cristo risusciti<br />
i credenti restituendo a ognuno la propria personalità<br />
e carattere, Ellen G. White afferma: «I caratteri<br />
formati in questa vita determinano il destino<br />
futuro». 84<br />
Questo significa anche che «questo è il tempo per<br />
tutti di coltivare le facoltà che Dio ha offerto, affinché<br />
ogni credente possa formarsi un carattere utile<br />
per questa vita e per quella più elevata dopo». 85<br />
Credere nella risurrezione significa anche avere<br />
rispetto del corpo in quanto dal modo in cui ci relazioniamo<br />
con esso determinerà la nostra identità<br />
nella risurrezione.<br />
Il richiamo al seme e al frutto usato da Paolo,<br />
suggerisce che esiste un flusso di continuità fra il<br />
corpo attuale e il corpo risuscitato. Questa continuità<br />
condanna l’ascetismo esasperato di coloro<br />
che disprezzano i loro corpi come qualcosa di terreno<br />
o da scartare nel regno dei cieli. Essa condanna<br />
anche la licenza di quanti credono di poter soddisfare<br />
le passioni fisiche senza nessun freno pensando<br />
erroneamente che ciò che avviene nel corpo<br />
non abbia alcun influsso sulla mente e sullo spirito.<br />
Al momento della risurrezione i componenti della<br />
famiglia potranno riconoscersi, anche se il loro<br />
aspetto non sarà più lo stesso. La loro individualità<br />
e personalità sono state provvidenzialmente custodite<br />
nella memoria di Dio e con la risurrezione sono<br />
associate a un corpo nuovo di zecca.<br />
Quando rivediamo i nostri compagni della scuola<br />
elementare o superiore dopo venti o trent’anni,<br />
150
SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 151<br />
Cristo è risorto<br />
abbiamo, a volte, difficoltà a riconoscerli perché la<br />
loro sembianza esteriore è cambiata negli anni, ma<br />
basta stare insieme alcuni momenti per rendersi<br />
conto che la loro personalità non è cambiata. Sono<br />
ancora Maria, Giovanni e Roberto che abbiamo conosciuto<br />
anni prima.<br />
Lo stesso principio si applica al riconoscimento<br />
dei nostri cari risuscitati. Li riconosceremo malgrado<br />
i miglioramenti notevoli della loro sembianza fisica,<br />
perché Dio risusciterà la loro individualità e<br />
personalità, uniche per ogni individuo. Quindi è possibile<br />
dire che la fede nella risurrezione del corpo<br />
imponga a ognuno di prendere sul serio il proprio<br />
essere totale con i suoi componenti mentali, fisici e<br />
spirituali, perché siamo «il tempio dello Spirito Santo…<br />
che avete ricevuto da Dio» (1 Cor 6:19) e che<br />
Dio miracolosamente risusciterà al ritorno di Cristo.<br />
151
SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 152<br />
NOTE<br />
Introduzione<br />
1 A. GUERRIERO, Quaesivi et non inveni, Mondadori, Milano,<br />
1973, p. 184.<br />
2 A. GUERRIERO, op. cit., p. 185.<br />
3 A. GUERRIERO, op. cit., p. 9.<br />
4 D. BONHOEFFER, Resistenza e resa, Bompiani, Milano, 1969, p. 226.<br />
5 J. MOLTMANN, Il Dio crocifisso, Queriniana, Brescia, 1973, p. 186.<br />
6 W. PANNENBERG citato da A. McGrath, Teologia cristiana,<br />
Claudiana, Torino, 2001, p. 383.<br />
7 W. PANNENBERG, Cristologia, Morcelliana, Brescia, 1974, p. 164.<br />
Capitolo 1<br />
8 PLINIO il giovane, Epitres, libro X, lettera 96, (ed. francese).<br />
9 TACITO, Annales, libro XV, 44, (ed. francese).<br />
10 SVETONIO, Vita dei Cesari, Libro V, p. 325, libro VI, p. 359.<br />
11 Giuseppe FLAVIO, Antichità giudaiche, XVIII, III.<br />
12 Talmud, Sanhèdrin 43, Paques.<br />
13 Per una riflessione sui nemici del cristianesimo nascente cfr.<br />
G. STÉVENY, A la decouverte du Christ, Vie et santé, pp. 28-29.<br />
14 Citato da V. MESSORI, Dicono che è risorto, Sei Frontiere, p. 41.<br />
15 J. MCDOWELL, La Resurection, Editeur de littérature bibliques,<br />
pp. 67-68.<br />
16 J. MCDOWELL, op. cit., p. 50.<br />
17 A. MILLARD, Tresor des temps bibliques, Sator-Cerf, pp. 174-175.<br />
18 J. MCDOWELL, op. cit, p. 76.<br />
19 J. MCDOWELL, op. cit, p. 79.<br />
20 J. MCDOWELL, op. cit, p. 81.<br />
152
SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 153<br />
Cristo è risorto<br />
21 J. MCDOWELL, op. cit, p. 85.<br />
22 O. CULLMANN, Immortalità dell’anima o risurrezione dei morti?,<br />
Paideia, Brescia, 1968, p. 20.<br />
23 J. HARPER, Ai tempi della Bibbia, Mondadori, p. 162.<br />
24 G. THEISEN, L’ombre du Galileen, Cerf.<br />
25 R. EISEMAN, Les manuscrits de la mer Morte révélés, Fayard,<br />
pp. 16-23.<br />
26 Il Corano, Flammarion, sura IV intitolata «Le donne», p. 103,<br />
(ed. francese).<br />
27 J. MCDOWELL, op. cit., p. 17.<br />
28 J. MCDOWELL, op. cit, p.141.<br />
Capitolo 2<br />
29 Zaccaria 9:12.<br />
30 Dal Corriere della Sera del 31 marzo 2002, art. di V. MESSORI,<br />
«E se fosse vero che quel giorno è risorto?».<br />
31 Pannenberg sostiene una cristologia dal basso. Una cristologia<br />
dall’alto parte dalla Trinità e dall’incarnazione, e per lui<br />
resta incompleta, quella dal basso parte dalla storia e dal Gesù<br />
risorto. Pannenberg insiste sulla oggettività dell’evento pasquale.<br />
La tradizione della tomba vuota, dal punto di vista storico,<br />
è tanto originaria come quella delle apparizioni, ma è oggettivamente<br />
dipendente da questa. Solo alla luce delle apparizioni,<br />
la tomba vuota testimonia l’avvenuta risurrezione;<br />
senza il Gesù che appare, la tomba vuota si presta a tante interpretazioni<br />
differenti. Secondo tale autore le due tradizioni<br />
si danno mutuamente grande forza: ciò che viene confermato<br />
da due diversi dati non può essere il prodotto di fantasia soggettiva.<br />
In certa misura tale dimensione pasquale della croce<br />
è condivisa da moltissimi; scrive B. Forte: «In tutto questo risplende<br />
già la luce di Pasqua: in realtà è impossibile pensare<br />
153
SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 154<br />
Note<br />
alla croce e tentare di penetrarne il mistero, senza contemporaneamente<br />
guardare alla risurrezione, in cui ciò che era la<br />
‘absconditas Dei sub contrario’ del Venerdì santo si manifesta<br />
nel pieno fulgore del Risorto» - B. FORTE, Gesù di Nazaret, storia<br />
di Dio, Dio nella storia, Paoline, Roma, 1984, p. 279.<br />
32 W. KRECK, Dogmatica evangelica, Claudiana, Torino, 1986, p. 295.<br />
33 Ecclesiaste 9:5,10.<br />
34 S. QUINZIO, Mysterium Iniquitatis, Adelphi, Milano, 1995,<br />
pp. 50,51.<br />
35 F. FERRARIO, Libertà di credere, Claudiana, Torino, 2000, p. 41.<br />
36 Occorre capire ciò che accadde alla croce tra Cristo e il Padre<br />
e cosa significa il fatto che Dio ha abbandonato il Figlio;<br />
con l’esperienza della croce si definisce il particolare rapporto<br />
di Gesù con Dio, il Padre. Scrive a riguardo J. Moltmann:<br />
«Nell’abbandono totale di Gesù da parte del suo Dio e Padre,<br />
Paolo vede il dono del Figlio da parte del Padre per gli uomini<br />
empi ed abbandonati da Dio» - J. MOLTMANN, Le Dieu crucifié,<br />
CERF-Mame, Paris, 1974, p. 280.<br />
Con tale atto, Dio mostra di non avere abbandonato gli uomini:<br />
«… il Padre lascia suo Figlio alla croce per divenire il<br />
Padre abbandonato, donato. Il Figlio è abbandonato a questa<br />
morte, per diventare il Signore dei morti e dei viventi… Abbandonando<br />
il Figlio, il Padre abbandona anche se stesso.<br />
Lasciando il Figlio, anche il Padre si lascia, anche se non nello<br />
stesso modo» - Ibidem.<br />
Come mostrano Romani 8:32 e Galati 2:20, l’abbandono di Gesù<br />
da parte di Dio si caratterizza come un dono d’amore: «La<br />
croce di Cristo è la prova dell’amore solidale di Dio, cioè della<br />
sua personale e amorevole solidarietà con noi nel nostro dolore»<br />
- J. STOTT, La croce di Cristo, Ed. GBU, Roma, 2001, p. 450.<br />
Moltmann scrive pagine intense a commento del grido finale<br />
154
SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 155<br />
di Gesù, «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?»,<br />
di cui sottolinea l’aspetto più vero e drammatico, veramente<br />
«si tratta del grido rivolto a Dio da uno abbandonato», e ancora:<br />
«E solo qui sulla croce, Cristo non chiama più Dio confidenzialmente<br />
“Padre”, ma solo ufficialmente “Dio”, quasi<br />
dubitasse di essere il Figlio di Dio Padre… Cristo sopporta<br />
l’abbandono da parte di Dio, abbandono in cui nessuno può<br />
più intercedere per l’altro, in cui ognuno è solo e non ce la fa<br />
più….». E perché tutto questo? «Il vangelo dice: ciò è avvenuto<br />
“per noi”, per te e per me, affinché non siamo più soli.<br />
Dio ha dato il proprio Figlio “per noi”, perché divenisse fratello<br />
di tutti gli abbandonati e li conducesse a Dio». Tale sofferto<br />
abbandono tra Padre e Figlio manifesta, per contrasto,<br />
la loro intima unione: «Alla croce il Padre e il Figlio sono nell’abbandono,<br />
separati nel modo più profondo e nel contempo,<br />
nel dono, sono uno nel modo più intimo» - J. MOLTMANN,<br />
Chi è Cristo per noi oggi?, Queriniana, Brescia, 1995, p. 41.<br />
37 S. ZAVOLI, Credere, non credere, Rai-Eri Piemme, Casale<br />
Monferrato, 1996, p. 203.<br />
38 S. ZAVOLI, op. cit., pp. 203,204.<br />
39 S. ZAVOLI, op. cit., p. 210.<br />
40 S. ZAVOLI, op. cit., p. 211.<br />
41 V. MESSORI, art. cit.<br />
Cristo è risorto<br />
Capitolo 3<br />
42 R.L. BRUCKBERGER, L’histoire de Jésus Christ, Grasset,<br />
1965, p. 536.<br />
Capitolo 5<br />
42bis Il leviatan è un serpente marino, un mostro spaventoso,<br />
padrone delle acque che richiama alla mente le potenze<br />
155
SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 156<br />
Note<br />
opposte al Signore e al suo popolo (cfr. Is 27:1). In Giobbe<br />
appare come un drago celeste che provoca la notte divorando<br />
momentaneamente il sole (cfr. Gb 3:8,9). Probabilmente<br />
il «drago fuggente» (Gb 26:13) e «il serpente», che si trova in<br />
fondo al mare (Am 9:3), alludono al leviatan che, nonostante<br />
la sua mostruosità, resta assoggettato a Dio.<br />
Capitolo 6<br />
43 L. BONNET, Le Nouveau Testament, t. IV, Èpitre aux Hèbreux,<br />
Épitres catholiques, L’Apocalypse, revue et augmentée par A.<br />
Schrœder, 3a ed., Georges Bridel Éditeur, Lausanne, 1905, p. 346.<br />
44 C. BRÜTSCH, La Clartée de l’Apocalypse, Labor et Fides,<br />
Genève, 1966, p. 411.<br />
45 A. FEUILLET, L’Apocalypse, état de la question, Paris, 1963, p. 65.<br />
46 Cronologicamente parlando prima di Gesù, senza successivamente<br />
morire, è risuscitato Mosè, della cui morte ne parla<br />
la Scrittura (Dt 34:6) e viene presentato in vita in occasione<br />
della trasfigurazione di Gesù (Lc 9:30,33). La lettera di Giuda,<br />
alludendo alla risurrezione di Mosè, dice che l’arcangelo Michele<br />
contendeva con il diavolo il corpo di Mosè (v. 9). La stessa<br />
risurrezione di Mosè, pur anteriore a quella di Gesù, è il risultato<br />
della vittoria sulla morte ottenuta da Gesù stesso.<br />
47 E. BOSIO, L’Apocalisse - Commentario esegetico-pratico del<br />
Nuovo Testamento, Claudiana, Firenze, 1924; reprint, Torino<br />
1990, p. 43.<br />
48 Giuda significa «lode del Signore» (Gn 29:35); «Giuda, ti<br />
loderanno i tuoi fratelli» (Gn 59:8).<br />
49 Cfr. A. REYMOND, L’Apocalypse, t. I, Lausanne 1904, pp. 164,165<br />
50 Cfr. Ap 5:6,8,12,13; 6:1; 7:9,10,14,17; 12:11; 13:8; 14:1,4,10;<br />
15:3; 17:14; 19:7,9; 21:9,14,22,23,27; 22:1,3.<br />
51 A. REYMOND, op. cit., pp. 51,52.<br />
156
SdT 1/03 26-05-2003 15:08 Pagina 157<br />
52 F. GODET, Études bibliques, t. I, Ancien testament, 4a ed.,<br />
Paris, 1889, pp. 34,35.<br />
53 F. GODET, op. cit., p. 131.<br />
54 Ibidem.<br />
55 F. GODET, op. cit., p. 150.<br />
56 L. BONNET, op .cit., p. 448.<br />
Cristo è risorto<br />
Capitolo 7<br />
57 R. AKIBA, Mishnah Abot, 3:15.<br />
58 R. AKIBA, Mishnah Abot, 6:7.<br />
59 P. SACCHI, Storia del mondo giudaico, Torino, Sei, 1976, p. 182.<br />
Capitolo 9<br />
60 J. DRANE, Gesù e i quattro Vangeli, Claudiana, 1979, p. 85.<br />
61 P. BENSI, Pensare la fede oggi, Fedeltà, Firenze, 1998, p. 75.<br />
62 Cfr. P. BENSI, op. cit., p. 73.<br />
63 R. MEYER, La vie après la mort, Belle Rivière, Lausanne,<br />
1989, p. 61.<br />
64 E. KÄSEMANN, Appello alla libertà, Claudiana, p. 105.<br />
Capitolo 10<br />
65 Gli avventisti credono che alla venuta di Cristo avrà luogo<br />
anche una «risurrezione speciale» di alcuni oppositori dell’opera<br />
di Dio. Questo insegnamento si fonda in primo luogo su<br />
Apocalisse 1:7 che dice che «anche coloro che lo hanno crocifisso»<br />
vedranno la gloriosa venuta di Cristo (cfr. Dn 12:2).<br />
66 A.A. HOEKEMA, The Bible and the Future, Grand Rapids,<br />
1979, p. 247.<br />
67 J.N.D. KELLY, Early Christian Doctrines, New York, 1960, p. 467.<br />
68 G.E. LADD, The Last Things, Grand Rapids, 1979, p.79.<br />
69 Cfr. per esempio, W.D. DAVIES, Paul and Rabbinic Judaism,<br />
157
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Note<br />
New York, 1955, pp. 183,308; R. KABISCH, Die Eschatologie des<br />
Paulus, Göttingen, 1893, pp. 113,188,206,269; R. Bultmann,<br />
Theology of the New Testament, London, 1952, vol. 1, p. 198.<br />
70 M.J. HARRIS, Raised Immortal. Resurrection and Immortality<br />
in the New Testament, London, 1986, p. 121.<br />
71 A.A. HOEKEMA, op. cit., p. 250.<br />
72 G.C. BERKOUWER, The Return of Christ, Grand Rapids,<br />
1963, p. 192.<br />
73 Ibidem.<br />
74 A.A. HOEKEMA op. cit., p. 250.<br />
75 Uno studio comparativo riguardante le versioni del Credo<br />
apostolico si trova in Ph. SCHAFF, History of the Christian<br />
Church, Grand Rapids, 1982, p. 181.<br />
76 Tertullian, «On the Resurrection of the Flesh» in The Ante-<br />
Nicene Fathers, Grand Rapids, 1973, vol. 3, p. 571.<br />
77 M. PERRY, The Resurrection of Man, Oxford, 1975, p. 119.<br />
78 K. BARTH, Dogmatica in sintesi, Roma, 1969, p. 227.<br />
79 H. THIELICKE, Death and Life, Philadelphia, 1970, p. 198.<br />
80 J.W. COOPER, «The Identity of the Resurrected Persons: Fatal<br />
Flaw of Monistic Anthropology» Calvin Theological Journal<br />
23, n. 1 aprile 1988, p. 26.<br />
81 J.W. COOPER, art. cit., p. 20.<br />
82 J.W. COOPER, art. cit., p. 27.<br />
83 C. HARTSHORNE, The Logic of Perfection, Lasalle, Illinois,<br />
1962, pp. 177-178.<br />
84 E. G. WHITE, Child Guidance, Nashville, 1954, p. 229.<br />
85 E. G. WHITE, op. cit., pp. 164-165.<br />
158
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SOMMARIO<br />
Introduzione G. Marrazzo 3<br />
I Parte - «EGLI È RISUSCITATO DAI MORTI»<br />
1. Un falso storico? D. Monachini 11<br />
2. Prigioniero della speranza V. Fantoni 33<br />
3. «Non lo credettero» G. Marrazzo 45<br />
4. Dall’evento alla missione M. Gaudio 55<br />
5. Brevi meditazioni<br />
L’urlo della giustizia e del perdono D. D’Arpino 67<br />
«Egli non è qui» G. Ciantia 71<br />
Non era un fantasma R. Ferraro 74<br />
Cristo, la primizia M. Abiusi 81<br />
6. I nomi del Risorto nell’Apocalisse A. Pellegrini 87<br />
II Parte - LA VITA DEL RISORTO,<br />
OGGI E DOMANI<br />
7. Battesimo e risurrezione G. Leonardi 105<br />
8. Essere crocifissi e vivere G. Leonardi 115<br />
9. La vita del Risorto G. Marrazzo 119<br />
10. La risurrezione dei credenti S. Bacchiocchi 127<br />
Note 152
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Finito di stampare nel mese di maggio 2003<br />
da Legoprint - Trento