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CCOMUNITA' - Comunitachersina

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COMUNITA’<br />

HERSINA<br />

FOGLIO DEI CHERSINI E DEI LORO AMICI<br />

Il 3 gennaio a Trieste si svolgerà la nostra<br />

festa di SAN ISIDORO, Patrono di Cherso<br />

Sped. in abb. Post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n°46) art. 1, comma 2, DCB Trieste - Quadrimestrale n. 82 - Iscritto al n. 718<br />

del Registro Giornali e Periodici del Tribunale di Trieste - 26.01.1998 - Editore: Società Francesco Patrizio della Comunità Chersina<br />

Buon Natale<br />

2012<br />

e<br />

Buon Anno<br />

2013<br />

Novembre 2012 n. 88<br />

GIORNALE88 3.indd 1 22/11/2012 17:36:29


Il 3 Gennaio a Trieste<br />

festeggeremo il nostro Protettore<br />

Sant’Isidoro Martire; verrà celebrata<br />

la Messa alle ore 16.30 nella Chiesa di<br />

Santa Rita e Sant’Andrea<br />

(via Locchi n.22) al termine la<br />

festa continuerà nella sede<br />

dell’Associazione delle Comunità<br />

Istriane (via Belpoggio n.29/1) dove ci<br />

intratteremo, come di consueto, su temi<br />

culturali chersini e gusteremo i dolci<br />

tipici della nostra tradizione.<br />

Approfittiamo anche per ringraziare gli autori delle fotografie dei numerosi eventi pubblicati in questo<br />

numero:<br />

Giuseppe Ringraziamo Cernigoi, per Ennio le fotografie Piovesan, degli Chiara eventi Tomaz, pubblicati: Tonin Pugiotto, Mery Coglievina, Giacomo Negovetti,<br />

Gianfranco Miksa, Lucia Cruzic.<br />

Gianni Albano, Giacomo Negovetich, Enrico Panusca, Chiara e Ennio Piovesan, Tonin Pugiotto.<br />

C OMUNITA’<br />

HERSINA<br />

GIORNALE88 3.indd 2 22/11/2012 17:36:30


2<br />

5<br />

8<br />

12<br />

Comunità Chersina<br />

Periodico della Società Francesco Patrizio<br />

della Comunità Chersina<br />

Direttore responsabile<br />

Angelo Sandri<br />

Direttore editoriale<br />

Luigi Tomaz<br />

Redazione<br />

Marino Bellemo, Romano Pavan,<br />

Mauro Peruzzi, Chiara Tomaz<br />

Anno XXXV - Numero 88<br />

Novembre 2012<br />

C<br />

Registrazione<br />

Tribunale Trieste<br />

n.178 del 26.01.1988<br />

Sped. in abb. postale d.l. 353/2003<br />

(conv. in L. 27.02.2004 n.46)<br />

art. 1, comma 2, DCB Trieste<br />

Progetto grafico<br />

Chiara Tomaz<br />

Impaginazione<br />

Chiara Tomaz<br />

Stampa<br />

mosetti tecniche grafiche<br />

via Caboto 19/5 - 34147 Trieste<br />

fax 040.280416<br />

tel. 040.824960<br />

info@mosetti.ts.it<br />

1<br />

SOMMARIO<br />

ATTIVITA’ PRIMAVERILE-ESTIVA RECENSIONI<br />

AVVENIMENTI<br />

Il XXXV Raduno annuale<br />

14 L’intensa attività di Aldo Policek 21 Incontro annuale della classe 1935<br />

Cena Estiva<br />

nel primo biennio post-bellico 22 Restauro cappellina votiva nei<br />

Pellegrinaggio a San Salvador<br />

1945-’47 in una lettera-articolo di<br />

pressi di San Biagio a Cherso<br />

Messa del sabato sera<br />

Giorgio Sepcic<br />

15 Poisie in dialeto chersin de Aldo<br />

RACCONTI DI VITA CHERSINA<br />

Policek de Pitor<br />

23 Quanti ricordi in una fotografia<br />

24 Vacanze a Cherso<br />

24 Nel ricordo di Manfredi<br />

24 Il grammofono<br />

27<br />

27<br />

30<br />

32<br />

CHERSINITA’ SENZA FRONTIERE<br />

America<br />

Australia<br />

LUTTI<br />

Zaccaria Mocolo<br />

La nostra Comunità ricorda chi ci<br />

ha lasciato<br />

INFORMAZIONI<br />

36 Ringraziamo per i contributi<br />

AVVISO<br />

Tutti coloro che con i loro interventi intendono<br />

collaborare a questa nostra Rivista devono tener<br />

conto che oltre alla raccolta, alla rielaborazione<br />

dei testi e alla cernita del materiale, gran<br />

parte del lavoro è costituito dalla composizione<br />

del giornale che una volta terminata con difficoltà<br />

è modificabile. Quindi vi preghiamo di:<br />

INVIARE IL MATERIALE ENTRO MARZO<br />

ED ENTRO OTTOBRE.<br />

Approfittiamo per dirvi che il materiale arrivato<br />

in ritardo sarà eventualmente tenuto in considerazione<br />

per il numero sucessivo.<br />

Ribadiamo altresì che il materiale va spedito<br />

preferibilmente, per evitare dispersioni, alla<br />

Segretaria all’indirizzo e.mail:<br />

chiaratomaz@gmail.com.<br />

Allegato a questo numero del giornale è il supplemento<br />

n.17: I QUADERNI DELL’ESODO.<br />

IN COPERTINA:<br />

Sintesi monumentale del centro storico di<br />

Cherso. Vetrata di Gigi Tomaz collocata a Cherso<br />

in casa di Tonina Santulin.<br />

Sede e recapiti<br />

c/o Associazione Comunità Istriane<br />

via Belpoggio, n. 29/1<br />

34123 Trieste<br />

Luigi Tomaz tel. 041.400741<br />

e.mail: chiaratomaz@gmail.com<br />

e.mail: chersonelcuore@libero.it<br />

www.comunitachersina.com<br />

Conto corrente postale<br />

n. 11338340, intestato a:<br />

Società Francesco Patrizio<br />

della Comunità Chersina<br />

CAB 12400<br />

ABI 07601<br />

Questo numero è stato chiuso in tipografia<br />

nel mese di Novembre 2012<br />

GIORNALE88 3.indd 1 22/11/2012 17:36:30


2<br />

ATTIVITA’ PRIMAVERILE -ESTIVA 2012<br />

IL XXXV RADUNO ANNUALE<br />

Padova, Domenica 27 maggio<br />

CRONACA TRATTA DAL VERBALE DETTAGLIATO DELL’ASSEMBLEA<br />

Domenica 27 Maggio 2012 alle<br />

ore 9.30, come annunciato dettagliatamente<br />

nell’ultimo numero della<br />

rivista Comunità Chersina del mese<br />

di Aprile, è iniziato il Raduno annuale<br />

della Comunità con l’apertura delle<br />

porte del salone degli studi teologici<br />

nel chiosco della Magnolia del convento<br />

di Sant’Antonio a Padova. I lavori<br />

hanno avuto inizio alle ore 10.30.<br />

Come già stabilito dal Consiglio<br />

Direttivo della Comunità, nella sua<br />

ultima seduta del 28 Marzo in Chioggia,<br />

il primo punto dell’ordine del<br />

giorno ha riguardato l’istituzione del<br />

seggio elettorale per l’elezione dei 7<br />

delegati della Comunità Chersina nel<br />

Consiglio generale dell’Associazione<br />

Comunità Istriane di via Belpoggio<br />

a Trieste. Su proposta del Presidente<br />

Luigi Tomaz è stato insediato con<br />

approvazione unanime dell’Assemblea<br />

il seggio elettorale nelle persone<br />

del presidente Luigi Bonavita e della<br />

scrutatrice Benita Mocolo in Peruzzi,<br />

ai quali la segretaria Chiara Tomaz<br />

ha consegnato le schede elettorali, i<br />

tabulati per la registrazione dei voti,<br />

le penne e quant’altro necessario.<br />

Le schede elettorali comprendevano<br />

una lista di 9 persone corrispondenti<br />

ai membri del Consiglio Direttivo della<br />

Comunità eletti dall’assemblea del<br />

raduno precedente. La scheda comprendeva<br />

anche 6 righe bianche per<br />

l’eventuale scelta di candidati liberi.<br />

Va precisato che l’operazione della<br />

preparazione delle schede era stata<br />

fatta in base alle delibere del Consiglio<br />

Direttivo e del Comitato Esecutivo<br />

non essendo pervenuta alcuna<br />

proposta di candidatura da parte degli<br />

aventi diritto al voto.<br />

Gli interventi oratori sono iniziati<br />

col presidente Tomaz che ha commemorato<br />

la figura di padre Vittorino<br />

Bommarco ricordando che era mancato<br />

al raduno dell’anno scorso perché<br />

già ammalato e che è passato<br />

a miglior vita nei mesi successivi al<br />

raduno stesso. Con padre Vittorino è<br />

cessata la presenza plurisecolare dei<br />

grandi frati chersini della Basilica del<br />

Santo di Padova. Tomaz aveva già<br />

commemorato padre Vittorino nell’ultimo<br />

numero della nostra rivista.<br />

Tomaz ha elencato l’attività svolta<br />

dal nuovo Direttivo durante l’annata<br />

2011-2012, citando la prima seduta<br />

del 30 Giugno 2011 per la elezione<br />

delle cariche sociali (Presidente, Vice<br />

presidente, Segretaria, Tesoriere,<br />

Comitato esecutivo).<br />

Passando all’attività estiva ha ricordato<br />

l’ottimamente riuscita cena<br />

comunitaria organizzata nella serata<br />

del 12 agosto 2011 a Cherso, con la<br />

partecipazione delle rappresentanze<br />

locali, italiane, americane, canadesi<br />

e australiane. Le cene estive hanno<br />

superato il trentennio registrando una<br />

vieppiù maggiore partecipazione, nel<br />

2011 superando le 100 unità.<br />

Ottima è stata anche la partecipazione<br />

al Pellegrinaggio alla Madonna<br />

di San Salvador del 15 Agosto, come<br />

ben dimostrano le fotografie fatte<br />

all’aperto sul posto.<br />

Pur non rientrando nell’attività<br />

Inizio dell’Assemblea<br />

C OMUNITA’<br />

HERSINA<br />

della Comunità Chersina, ha aggiunto<br />

Tomaz, vanno ricordati i due ormai<br />

tradizionali incontri della classe 1935,<br />

il 16 Agosto, e della Classe 1931<br />

(ottantenni), il 18 Agosto. Doverosamente<br />

il Presidente ha ricordato l’intensa<br />

attività dei Chersini d’Australia<br />

in modo particolare nell’Associazione<br />

Santa Maria di Cherso fondata dagli<br />

originari di Caisole.<br />

Nel Dicembre 2011 è stata distribuita<br />

la rivista Comunità Chersina<br />

n.86 con tutti i particolari dell’annata<br />

2011.<br />

Il 4 Gennaio 2012 a Trieste si<br />

è svolta la celebrazione del Santo<br />

patrono Isidoro, anche questa con<br />

grande partecipazione sia in Chiesa<br />

che nel salone dell’Associazione<br />

delle Comunità Istriane dove, dopo i<br />

discorsi, si è svolto come al solito il<br />

rinfresco a base della produzione dolciaria<br />

della tradizione isolana.<br />

Quest’anno 2012 ha avuto particolare<br />

rilievo la celebrazione della<br />

Giornata del Ricordo. Sabato 4 e sabato<br />

11 Febbraio 2012 il quotidiano<br />

La voce di Romagna-Rimini e San<br />

GIORNALE88 3.indd 2 22/11/2012 17:36:31


Il pranzo “Al Fagiano” di Padova<br />

Marino ha dedicato due intere pagine<br />

di grande formato alle fughe dei<br />

chersini attraverso il Mare Adriatico<br />

per raggiungere l’Italia; fughe seguite<br />

al rifiuto del governo iugoslavo di<br />

concedere il diritto di opzione per la<br />

cittadinanza italiana stabilito dal Trattato<br />

di Pace. Il giornalista Aldo Viroli<br />

ha composto i due grandi servizi giornalistici<br />

servendosi degli inserti specifici<br />

della nostra Rivista. Contemporaneamente<br />

Cherso è stato presente<br />

e protagonista alla grande manifestazione<br />

tenuta il 10 Febbraio a Brescia,<br />

organizzata dal Centro Mondiale per<br />

la Cultura Giuliano Dalmata. Manifestazione<br />

che ha avuto come tema la<br />

discussione sui due libri della Storia<br />

Adriatica del primo e secondo millennio,<br />

scritti da Luigi Tomaz; protagonisti<br />

dei dibattiti alcuni massimi esponenti<br />

cattedratici della storiografia<br />

lombarda e .<br />

La rivista Comunità Chersina<br />

dell’Aprile 2012 ha dato esaustivo resoconto<br />

degli avvenimenti di Romagna<br />

e di Brescia.<br />

Il presidente Tomaz ha concluso<br />

citando la produzione libraria degli<br />

Esuli chersini in Italia, il libro del nuovo<br />

consigliere della Comunità Anto-<br />

Una delle tavolate<br />

3<br />

a cura di Chiara Tomaz<br />

nio Zett dal titolo Miniere d’Arsia, tra<br />

eventi storici e sociali, libro dal contenuto<br />

originale nel quale nessun istriano<br />

si era ancora inoltrato: l’epopea<br />

Novembre 2012 n. 88<br />

GIORNALE88 3.indd 3 22/11/2012 17:36:32


4<br />

ATTIVITA’ PRIMAVERILE -ESTIVA 2012<br />

Il tavolo con la torta “Millefoglie”.<br />

Il Tesoriere, Cap.Alvise Bommarco, esibisce una ciliegia arrivata<br />

direttamente da Cherso.<br />

pluricentenaria dell’estrazione del<br />

carbone dal sottosuolo istriano. Tomaz<br />

ha poi accennato al video-opuscolo<br />

intitolato Nonno Checo di Lucio<br />

Tomaz. Nei numeri precedenti della<br />

La signora Maria Bommarco col libro delle poesie appena presentato<br />

tra Giacomo e Chiara.<br />

nostra Rivista, di<br />

tutte queste opere<br />

sono riportati i<br />

resoconti precisi,<br />

puntuali e anche<br />

bene illustrati; è<br />

però doveroso,<br />

indipendentemente<br />

dalla Rivista,<br />

darne relazione<br />

annuale<br />

nel verbale del<br />

raduno.<br />

Tomaz ha<br />

concluso esibendo<br />

la prima<br />

copia del libro<br />

da diversi anni<br />

atteso e annunciato<br />

come imminente<br />

già nel<br />

Raduno dell’anno<br />

scorso: Le<br />

poisie in dialeto<br />

chersin de Aldo<br />

Policek de Pitor,<br />

libro che in 338<br />

pagine contiene<br />

oltre a una breve<br />

presentazione e<br />

ad un congruo<br />

numero di disegni<br />

con vedute<br />

di Cherso, 900<br />

poesie di tutte le<br />

lunghezze anche di più pagine il tutto<br />

coordinato con grande fatica dal<br />

Presidente e dalla Segretaria della<br />

Comunità Chersina, Chiara Tomaz. I<br />

primi scatoloni del libro appena stam-<br />

C OMUNITA’<br />

HERSINA<br />

pato attendevano<br />

nel Salone da<br />

pranzo del ristorante<br />

Al Fagiano.<br />

Di questa interessantissima<br />

pubblicazione<br />

vien data ampia<br />

recensione nelle<br />

pagine seguenti.<br />

Aperta la discussione<br />

il primo<br />

a prendere<br />

la parola è stato<br />

Antonio Zett<br />

che ha illustrato<br />

il suo libro sulle<br />

miniere di Albona,<br />

di cui abbia-<br />

mo estesamente parlato nell’ultimo<br />

numero. è intervenuto quindi il vicepresidente<br />

Mauro Peruzzi per altre<br />

questioni organizzative.<br />

Nel frattempo si erano concluse<br />

le operazioni di votazione e alla fine<br />

ne è stato dato pubblicamente il resoconto<br />

che in sintesi è il seguente:<br />

votanti 66<br />

schede bianche 1<br />

schede nulle 5<br />

Sono stati eletti nell’ordine:<br />

CANDIDATO VOTI<br />

1 BOMMARCO ALVISE 50<br />

2 TOMAZ CHIARA 33<br />

3 PERUZZI MAURO 31<br />

4 TOMAZ LUIGI 25<br />

5 PALAZZOLO D. CARMEN 21<br />

6 PAVAN ROMANO 20<br />

7 SUSSICH BONAVITA PAOLA 16<br />

hanno ricevuto voti anche:<br />

8 ZETT ANTONIO 15<br />

9 BELLEMO MARINO 7<br />

10 PITTALIS LUCIANA 6<br />

11 NEGOVETICH GIACOMO 4<br />

che hanno diritto a sostituire gli<br />

eletti che si dovessero dimettere durante<br />

il mandato.<br />

Alle ore 12.15 l’Assemblea si è<br />

sciolta e i partecipanti si sono recati in<br />

Basilica per la Messa di Pentecoste<br />

celebrata per loro, in base all’accordo,<br />

con il padre Enzo Poiana responsabile<br />

della basilica stessa. La presenza<br />

dei Chersini è stata segnalata<br />

durante l’omelia dai padri celebranti.<br />

Terza ed ultima tappa del Raduno<br />

è stato il ristorante “Al Fagiano”<br />

che ha saputo anche quest’anno farsi<br />

onore come gli anni precedenti. I<br />

commensali già, dotati di buono pasto,<br />

sono stati 70, cifra di due unità<br />

superiore a quella dell’anno scorso.<br />

Alla fine del pranzo sono stati distribuiti<br />

con libera offerta 60 libri delle<br />

poesie di Aldo Policek de Pitor.<br />

Alle 16.30 sono cominciati i saluti<br />

per le partenze e alle 17.00 è partita<br />

la solita corriera organizzata a Trieste<br />

con tappe all’andata e al ritorno.<br />

La Chersinità è viva!<br />

GIORNALE88 3.indd 4 22/11/2012 17:36:34


La cena estiva di tutte le rappresentanze<br />

dei chersini sparsi per il<br />

mondo e ancora residenti è stata organizzata<br />

il 13 di Agosto ed ha avuto<br />

successo da tutti riconosciuto come<br />

superiore a quello degli anni precedenti.<br />

Sempre più, di anno in anno,<br />

la manifestazione assume l’aspetto<br />

di compimento del Raduno portando<br />

così il messaggio del Raduno stesso<br />

anche a buona parte di quelli che<br />

non possono permettersi di essere<br />

presenti in Maggio a Padova e poi,<br />

in Agosto, a Cherso pur avendo fissa<br />

residenza in altre regioni, nazioni e<br />

continenti del mondo. L’avvenimento<br />

più importante per la storia della<br />

nostra Comunità Chersina è stato la<br />

distribuzione del libro Le poisie in dialeto<br />

chersin de Aldo Policek De Pitor<br />

già in buona parte distribuite ai partecipanti<br />

al raduno di Padova.<br />

Erano presenti Chersini d’America,<br />

d’Australia, del Canada, d’Italia<br />

e di altri paesi d’Europa ed anche<br />

residenti a Cherso iscritti o gravitanti<br />

attorno alla Comunità degli Italiani di<br />

Cherso, il cui presidente Gianfranco<br />

Surdich ha portato il saluto con un<br />

simpatico discorso pronunciato al<br />

microfono nel quale ha annunciato<br />

l’inizio dei lavori di restauro del palazzo<br />

della Comunità Italiana, restauro<br />

finanziato dal Governo italiano in<br />

LA CENA ESTIVA A CHERSO<br />

Venerdì 13 agosto<br />

Il trio delle fisarmoniche.<br />

accordo con l’Unione degli italiani di<br />

Fiume e dell’Istria. Anche il rappresentante<br />

dei chersini di New York,<br />

Antonio Coglievina, ha portato il saluto<br />

degli aderenti alla Susaida. A proposito<br />

di Antonio Coglievina non si<br />

può non prender nota della presenza<br />

al suo tavolo di una rappresentanza<br />

della città di Altamura in Puglia dove<br />

lui era stato accolto nel campo profughi<br />

quando era esulato da Cherso<br />

per poi stabilirsi a New York portando<br />

in America la moglie pugliese d.o.c.<br />

5<br />

a cura di Chiara Tomaz<br />

con la quale ha la possibilità oggi di<br />

trascorrere le vacanze a Cherso nella<br />

villa che ha acquistato e restaurato in<br />

Strada Nova e intitolata “Villa Drinda”.<br />

La dirigenza della Comunità Chersina<br />

era rappresentata dal presidente<br />

Luigi Tomaz, dalla segretaria Chiara<br />

Tomaz e dal consigliere Marino Bellemo.<br />

Marino, con la famiglia propria<br />

e quella di suo fratello, era sistemato<br />

al tavolo dei Bellemo originari chioggiotti,<br />

autentici chersini e da Cherso<br />

esulati in Germania, mentre Chiara<br />

Padre Renato, Meyra, Gigi e Annamaria, Piero e Gilda. Il presidente della Comunità Italiana, Gianfranco Surdich<br />

Novembre 2012 n. 88<br />

GIORNALE88 3.indd 5 22/11/2012 17:36:45


6<br />

ATTIVITA’ PRIMAVERILE -ESTIVA 2012<br />

Andrino Coglievina tra la moglie Mary e la sorella Annamaria con i coniugi Albano di<br />

Bergamo.<br />

Iniziano le danze ... Nicolino, Piero e Giacomo.<br />

L’altra metà della sala.<br />

C OMUNITA’<br />

HERSINA<br />

era al tavolo dei Bertotto di Brescia e<br />

del figlio di Bruna Bertotto, Enrico Panusca,<br />

che per suo conto rappresentava<br />

la nutrita presenza dei Triestini.<br />

Su altro tavolo c’erano altri chersini di<br />

New York, i coniugi Andrino e Mary<br />

Coglievina pur essi soprannominati<br />

Drinda e cugini della pur presente<br />

Giannina Coglievina sposata Peia,<br />

attivista della Comunità Italiana.<br />

Unanime ed entusiasta è stato<br />

l’apprezzamento per il menù che consisteva<br />

in un’abbondantissima quantità<br />

di maialino da latte con le patate<br />

e in alternativa in arrosto di pollo per<br />

quelli a cui il maialino poteva riuscire<br />

indigesto. Il risultato conclusivo ha dimostrato<br />

che i Chersini sanno digerire<br />

perfettamente sia la porchetta che<br />

il pollo. Specialmente gradite sono<br />

state le insalate molto ricche e ben<br />

condite con l’olio locale. Non sono<br />

mancati i dolci tra i quali la mousse di<br />

cioccolato e un’apprezzata quantità<br />

de buzulini de miel, dolce tipico della<br />

tradizione chersina caratterizzato dal<br />

miele di salvia prodotto dagli alveari<br />

dei monti isolani. Vino non mancava<br />

e il prezzo della cena era modico.<br />

Ma non solo per cenare si riuniscono<br />

i Chersini a metà Agosto, ma<br />

anche per cantare e per ballare al<br />

ritmo dei canti popolari che vengono<br />

evocati quando i Chersini si incontrano<br />

in tanti e spensieratamente. Il<br />

signor Flego, che solitamente gli altri<br />

anni animava canti e balli con la<br />

sua magistrale fisarmonica, quella<br />

sera era occupato ad esibirsi con la<br />

sua clapa nell’attigua piazzetta del<br />

Museo. Il signor Bibo, gestore del ristorante<br />

“Nono Frane” - il nostro indimenticato<br />

“Fontego” - ha superato la<br />

nostra paura di rimanere senza musica<br />

riuscendo ad ingaggiare ben tre<br />

fisarmoniche che hanno accontentato<br />

tutti in modo egregio suonando in<br />

perfetto accordo.<br />

Era presente per la prima volta<br />

Rosaria Coglievina, da noi lanciata<br />

nel numero precedente come poetessa<br />

popolare di Cherso. Rosaria ha<br />

distribuito a ciascuno dei presenti la<br />

copia della poesia dedicata al Raduno.<br />

A qualcuno, abituato alle poesie<br />

dialettali scritte da autori che hanno<br />

imparato nelle scuole superiori la lingua<br />

italiana ufficiale, il modo di esprimersi<br />

di Rosaria può sembrare un po’<br />

primitivo. Rosaria infatti, data la sua<br />

GIORNALE88 3.indd 6 22/11/2012 17:36:54


età, ha potuto frequentare soltanto le<br />

classi d’obbligo della scuola elementare<br />

croata; e perciò quando si esprime<br />

nel dialetto locale italo-veneto<br />

attinge da quanto ha imparato in famiglia<br />

e per la strada dai parenti e dai<br />

concittadini, cioè il dialetto autentico<br />

che gli autori che hanno frequentato<br />

le scuole superiori hanno inconsciamente<br />

ingentilito per il contatto con la<br />

lingua letteraria. Quanto più la parlata<br />

popolaresca locale può sembrare<br />

rozza, tanto più deve essere considerata<br />

un preziosissimo documento<br />

nel linguaggio popolare veramente<br />

parlato.<br />

Erano presenti due sacerdoti, padre<br />

Renato giunto espressamente<br />

da Genova per il pellegrinaggio del<br />

giorno 15 ed il nuovo sacerdote don<br />

Corrado Della Rosa residente a Pordenone,<br />

nipote della maestra chersina<br />

Rita Basilisco esulata a Chions nel<br />

Friuli dopo il passaggio post bellico<br />

dell’Isola alla Iugoslavia. Don Corrado<br />

si considera, come gli altri della<br />

sua famiglia, autentico chersino. Di<br />

lui abbiamo già parlato, qui ci limitiamo<br />

a dire che all’inizio della cena<br />

ha chiesto a padre Renato di aprire<br />

l’evento con la preghiera del Padre<br />

Nostro il che è stato fatto con grande<br />

soddisfazione di tutti i presenti favorevolmente<br />

colpiti dalla novità del gesto.<br />

La religione è componente molto<br />

radicata della nostra cultura popolare<br />

chersina e manifestazioni come questa<br />

e come quella della Madonna di<br />

San Salvador giustamente vengono<br />

apprezzate anche dai cosiddetti non<br />

praticanti.<br />

I preparativi della cena sono alquanto<br />

faticosi perchè è particolarmente<br />

complicato concordare con<br />

tutti il menù e la composizione dei tavoli<br />

basata sull’esigenze di gruppi di<br />

amici che desiderano stare insieme<br />

pur essendo in numero, di solito, superiore<br />

o inferiore ai posti disponibili.<br />

Va riconosciuto ad Annamaria Tomaz<br />

la pazienza e la capacità di riuscire<br />

sempre ad accontentare tutti in duetre<br />

settimane di trattative.<br />

Una splendida bimba con i genitori.<br />

La signora Emilia Coglievina con i nipoti pugliesi.<br />

I Bertotto di Brescia con Chiara Tomaz ed Enrico Panusca.<br />

7<br />

a cura di Chiara Tomaz<br />

Novembre 2012 n. 88<br />

GIORNALE88 3.indd 7 22/11/2012 17:37:10


8<br />

ATTIVITA’ PRIMAVERILE -ESTIVA 2012<br />

Il giorno 15 agosto grande successo<br />

ha avuto il pellegrinaggio a<br />

San Salvador, da tutti i partecipanti<br />

considerato superiore agli anni scorsi.<br />

Hanno celebrato ovviamente padre<br />

Renato Gatti che circa 30 anni<br />

fa è stato portato a San Salvador da<br />

padre Vitale Bommarco e cha da allora<br />

è sempre arrivato appositamente<br />

a Cherso, e don Corrado della Rosa<br />

PELLEGRINAGGIO A SAN SALVADOR<br />

Mercoledì 15 Agosto<br />

che ha celebrato per la prima volta<br />

avendo ricevuto la consacrazione sacerdotale<br />

nei mesi precedenti. La sua<br />

grande aspirazione come abbiamo<br />

scritto anche noi era quella di celebrare<br />

a San Salvador e la sua grande<br />

soddisfazione è stata di poterlo fare.<br />

Tutti i partecipanti sono stati ben lieti<br />

di gioire con lui. All’omelia don Corrado<br />

ha sintetizzato la presenza di tanti<br />

Uliveti dorati dal sole del mattino. La scarpetta della Madonna.<br />

C OMUNITA’<br />

HERSINA<br />

esuli con la bella frase riferita alla celebrazione<br />

stessa chiamando il Santuario:<br />

“L’altare che guarda i paesi da<br />

cui arriviamo” riferendosi alle terre<br />

d’oltre adriatico tra le quali gli esuli di<br />

Cherso sono sparpagliati. Ha parlato<br />

e distribuito la comunione anche la<br />

professoressa Mejra Moise che due<br />

sere prima aveva partecipato, seduta<br />

al tavolo della presidenza, alla cena,<br />

Esuli di seconda e terza generazione all’inizio della salita, alle sette del mattino, Chiara T., Giuliana Padovan, Roberta Bommarco<br />

con le figlie Francesca ed Anna, etc.<br />

GIORNALE88 3.indd 8 22/11/2012 17:37:26


ai canti e soprattutto ai balli (non dimentichiamoci<br />

che oltre alle lettere<br />

antiche e alla filosofia, Mejra ha insegnato<br />

ai giovani il ballo classico e che<br />

ad uno dei primi raduni degli anni ’70<br />

a Sottomarina di Chioggia aveva fatto<br />

esibire sul palco alcune delle migliori<br />

sue allieve; Mejra ha riscosso il battimani<br />

dei partecipanti alla cena per la<br />

terza laurea di recente conseguita a<br />

90 anni).<br />

Tra la commozione generale<br />

sull’altare della messa all’aperto erano<br />

state poste quattro grandi rose<br />

rosse per ricordare Delia, Matteo,<br />

Maria Stella e Monica, sempre presenti<br />

al pellegrinaggio fino a che sono<br />

passati prematuramente a miglior<br />

vita. Seguendo l’usanza generale di<br />

tutti i pellegrinaggi del mondo, dopo<br />

il rito, gli atti di fede e la commozione<br />

dei ricordi, con celerità dovuta alla<br />

lunga pratica sono state imbandite le<br />

tavole per ridare ai partecipanti l’energia<br />

richiesta per il ritorno lungo la<br />

strada discoscesa serpeggiante sotto<br />

il solleone di metà agosto levatosi nel<br />

frattempo. Innaffiati da vini di varia<br />

provenienza sono stati distribuiti sa-<br />

poritissimi pesci “in savor”, insaccati<br />

vari, soppressa, salami e formaggi<br />

tagliati sul momento, con ceste di<br />

pane. Non si può dimenticare l’eccellente<br />

strudel alla mandorla, Ottimo il<br />

servizio prestato dalla squadra ormai<br />

affiatata di imbanditori. La Madonna<br />

de San Salvador certamente gioiva<br />

quella mattina apprezzando la spontaneità<br />

della festicciola conclusasi<br />

con un corale “va Pensiero” intonato<br />

da Marino Bellemo e da padre Renato.<br />

Per la salita<br />

e per la discesa<br />

tra la baia<br />

di Cherso ed il<br />

santuario i partecipanti,<br />

oltre<br />

alla recita dei<br />

tradizionali tre<br />

rosari, hannoperpetuato<br />

anche per<br />

quest’anno il<br />

rito della scarpetta<br />

della Madonna,<br />

rito che<br />

per i giovani<br />

partecipanti per<br />

Don Corrado celebra all’altare che<br />

guarda i paesi dai quali ritorniamo ...<br />

9<br />

a cura di Chiara Tomaz<br />

le prime volte ha costituito una gradita<br />

sorpresa. Su una pietra levigata<br />

dai passi di tante migliaia di fedeli,<br />

che attraversa la strada dell’originale<br />

acciottolato, si osserva una buca<br />

strana che ha la forma dell’interno<br />

di una scarpetta femminile, da sempre<br />

viene considerata dai chersini “la<br />

scarpa dela Madona” e come tale è<br />

stata finora tramandata dai genitori<br />

ai figli. Il racconto, semplice come<br />

un fioretto francescano, narra di una<br />

tremendo “neverin” notturno nel quale<br />

si è trovata coinvolta la Madonna<br />

col Bambino in braccio mentre pas-<br />

Novembre 2012 n. 88<br />

GIORNALE88 3.indd 9 22/11/2012 17:37:36


10<br />

ATTIVITA’ PRIMAVERILE -ESTIVA 2012<br />

La sempre presente Meyira distribuisce la Comunione<br />

C OMUNITA’<br />

HERSINA<br />

GIORNALE88 3.indd 10 22/11/2012 17:38:01


sava sulla strada sfiorando il massiccio<br />

selciato. Con un tremendo boato<br />

un fulmine fece perdere l’equilibrio<br />

alla Madonna. Maria affondò il piede<br />

nella pietra che per non farLe male<br />

si era momentaneamente rammollita.<br />

Come la Madonna estrasse il piede<br />

dalla pietra in questa ne rimase la<br />

forma che da allora ha resistito a tutte<br />

le intemperie ed è rimasta intatta.<br />

Per dare un segno visibile nella fede<br />

in questa storiella i viandanti quando<br />

salgono a San Salvador mettono<br />

tre pietruzze sulla … scarpetta dopo<br />

11<br />

aver tolto le pietruzze postevi da chi li<br />

ha preceduti.<br />

La presenza costante dei tre<br />

sassolini rappresenta la continuità<br />

ininterrotta della fede popolare nella<br />

“scarpeta dela Madona de San<br />

Salvador”.<br />

Chiara con Laura Cellani-Fermeglia e il marito Gildo (di New York). Don Corrado con il papà.<br />

Sardele in savor, formaggio, salame, sopressa e l’ammiratissimo strudel alle mandorle.<br />

a cura di Chiara Tomaz<br />

Novembre 2012 n. 88<br />

GIORNALE88 3.indd 11 22/11/2012 17:38:23


12<br />

ATTIVITA’ PRIMAVERILE -ESTIVA 2012<br />

L’altar maggiore del Duomo con Don Corrado e padre Renato.<br />

MESSA DEL SABATO SERA<br />

C OMUNITA’<br />

HERSINA<br />

La Messa celebrata in lingua italiana<br />

il Sabato sera è stata da noi ricordata<br />

pochissime volte; ciò per evitare<br />

l’accusa di strumentalizzazione.<br />

Come tutte le altre ricorrenze<br />

annuali anche questa delle Messe<br />

prefestive ha una sua storia. La tradizione<br />

è iniziata al tempo del parroco<br />

Mons. Prendivoi e delle presenze<br />

estive a Cherso di Don Matteo Fillini,<br />

chersino, canonico di Trieste, ed<br />

è derivata da una Messa che veniva<br />

celebrata in italiano ogni mattina<br />

alle ore 7.00 per i chersini residenti<br />

in grado di capire l’italiano meglio<br />

della lingua croata. Le prime Messe<br />

pomeridiane del Sabato in italiano<br />

erano celebrate appunto da Don Matteo<br />

Fillini. Nell’alternarsi degli anni la<br />

celebrazione è entrata nel calendario<br />

liturgico della parrocchia del Duomo<br />

quale “Messa per i turisti”, termine<br />

tutto sommato difficilmente criticabile<br />

perché anche i chersini esuli, che la<br />

frequentano in buon numero, sono<br />

pienamente turisti e pagano la tassa<br />

di soggiorno. In verità comunque la<br />

Messa del sabato sera è considerata<br />

da tutti i chersini, “Esuli-turisti” e “Rimasti”,<br />

la Messa dei chersini battezzati<br />

in quella Chiesa e che appunto<br />

per ciò si considerano pienamente<br />

fratelli e sotto le volte del Duomo si<br />

sentono tutti sotto il tetto della propria<br />

famiglia. Prima collaboratrice per la<br />

buona riuscita della celebrazione è la<br />

GIORNALE88 3.indd 12 22/11/2012 17:38:35


signora Annamaria Tomaz, che distribuisce<br />

i foglietti delle “pagelline” della<br />

Messa in lingua italiana stampate a<br />

Rovigo, organizza le letture dei fedeli<br />

e intona tutti i canti, esattamente al<br />

momento giusto con assoluta precisione<br />

dato che questo servizio volontario<br />

è abituata a svolgerlo anche in<br />

altre chiese.<br />

La serie delle Sante Messe prefestive<br />

dell’estate 2012 si è svolta in<br />

modo assai soddisfacente anche con<br />

qualche episodio inconsueto, quale,<br />

il canto dell’Ave Maria di Schubert<br />

nell’assolo del tenore Teo accompagnato<br />

dalla brava organista Giannina<br />

Castellan che continua la tradizione<br />

del padre, il maestro di musica bandistica,<br />

Antonio – Tone – Bunicci di<br />

unanime ottima memoria al quale il<br />

nostro Aldo Policek de Pitor ha dedicato<br />

un componimento poetico ora<br />

stampato nel libro appena pubblicato.<br />

Il Canto dell’Ave Maria è stato voluto<br />

dai genitori per ricordare in straordinaria<br />

preghiera il figlio Giampaolo<br />

Filippas passato all’improvviso a miglior<br />

vita a Trieste. La morte del figlio<br />

è avvenuta dopo quella della figlia.<br />

Il padre Stefano Filipas, chiamato a<br />

NOTA:<br />

(*) Questa nota sul quadro non è superflua<br />

ma necessaria per ristabilire la<br />

verità nelle teste facilone anche di giornalisti<br />

che si spacciano per conoscitori della<br />

storia delle località dell’arcipelago del<br />

Quarnaro. Più d’uno di questi, convinto di<br />

riuscir simpatico, ha chiamato la nostra<br />

13<br />

a cura di Luigi Tomaz<br />

Cherso Nelo de Orto, non ha retto al del V secolo quando sul podere di<br />

dolore ed è spirato anche lui all’im- un senatore romano, al vertice del<br />

provviso durante il sonno qualche colle Esquilino, era caduta la neve<br />

settimana dopo. Una storia che non disegnando, col suo strato bianco, la<br />

può passare inosservata.<br />

pianta di quella Basilica che tosto fu<br />

Oltre a questa nota molto triste la costruita a gloria della Madre di Dio,<br />

sorte ci ha offerto la nota lieta della conosciuta ufficialmente quale Santa<br />

concelebrazione della Messa del sa- Maria Maggiore ma chiamata dal pobato<br />

anche da parte di don Corrado polo cristiano Madonna della Neve(*).<br />

della Rosa da pochi mesi ordinato sacerdote<br />

dal vescovo di Pordenone e<br />

animato da lunga attesa di poter celebrare<br />

nella Chiesa frequentata a suo<br />

tempo dai suoi nonni e zii tra i quali<br />

Don Nicolò Basilisco.<br />

Le Messe si sono sempre concluse,<br />

come gli anni precedenti, con le<br />

belle canzoni mariane della nostra<br />

gioventù. Il potere evocativo di quelle<br />

canzoni le fa ricantare con le lacrime<br />

nel cuore a tutti i chersini presenti con<br />

lo sguardo rivolto al bel quadro che<br />

domina la Chiesa dall’altar maggiore<br />

e rappresenta la Madonna col Bambino<br />

seduta tra le nuvole e rivolta con<br />

attenzione materna a tutto il popolo<br />

di Cherso tra una cornice di angeli<br />

mentre in basso è rievocata realisticamente<br />

la scena svoltasi a Roma<br />

la caldissima mattina di un 5 Agosto Ciacule davanti il portale del Duomo.<br />

Madonna Santa Maria delle Nevi, come<br />

se Cherso fosse una località turistica invernale.<br />

Il quadro rappresenta invece il Papa<br />

Liborio accorso in pompa magna a verificare<br />

il miracolo assieme al proprietario<br />

del fondo con la moglie nel classico<br />

aspetto delle matrone romane, tutti intenti<br />

a discutere con l’architetto inginocchiato<br />

a terra nel bel centro della grande tela<br />

con la tavola da disegno ed il compasso<br />

tra le mani, ritratto mentre si accinge a rilevare<br />

il grafico in base al quale costruire<br />

la grande Basilica romana.<br />

Vista totale dell’interno del Duomo.<br />

Novembre 2012 n. 88<br />

GIORNALE88 3.indd 13 22/11/2012 17:38:44


14<br />

RECENSIONI<br />

L’INTENSA ATTIVITà DI ALDO POLICEK<br />

NEL PRIMO BIENNIO POST-BELLICO 1945-’47<br />

Dalla lettura delle mie pagelle della<br />

scuola elementare risulta che, durante<br />

l’anno scolastico 1947-’48, Aldo<br />

Policek è stato preside ed insegnante<br />

della scuola settennale italiana di<br />

Cherso. Il 18 Giugno 1948 come presidente<br />

della Commissione esaminatrice,<br />

firmò la mia pagella d’esame di<br />

“maturità inferiore”.<br />

La scadenza degli organici intellettuali<br />

ed educativi (accanto al Policek,<br />

solamente Antonietta Cella, la<br />

signora Descovich e Karla Rupnik,<br />

professoressa di lingua croata) oberava<br />

i singoli insegnanti a svolgere<br />

più materie. Aldo Policek ci insegna-<br />

IN UNA LETTERA-ARTICOLO DI GIORGIO Sepčić<br />

Appena ricevuto il libro “Le poisie in dialeto chersin de Aldo Policek de Pitor”, il dott. prof. Giorgio Sepčić ci ha scritto<br />

una bella lettera di plauso dicendosi allievo del poeta e ricordando la sua attività culturale extrascolastica. A questa<br />

lettera abbiamo risposto ringraziandolo commossi e suggerendogli di approfondire il tema in un articoletto da stampare<br />

nella nostra Rivista per lasciare traccia nella nostra piccola storia locale di un periodo della nostra storia culturale<br />

oggi quasi sconosciuto. Il “dottor Giorgio“ ha con grande cortesia risposto al nostro invito onorandoci dell’articolo che<br />

pubblichiamo assieme alla recensione del libro.<br />

va l’italiano e la geografia. I programmi<br />

d’insegnamento, specie per alcune<br />

materie, non erano ben precisati<br />

e i libri mancavano del tutto a quel<br />

tempo. Gli insegnanti compensavano<br />

queste mancanze col loro sapere e la<br />

loro esperienza.<br />

Il Policek si differenziava dagli altri<br />

per una particolare originalità di metodo<br />

didattico: si serviva di libri d’avventura,<br />

Salgari in primo piano, per<br />

illustrare particolarmente nel campo<br />

della geografia il mondo fuori dalla<br />

nostra isola. Durante le ore dedicate<br />

alla lingua italiana tendeva a farci capire<br />

più la componente estetica che<br />

Il dottor Giorgio col cilindro in testa mentre recita con dei coetanei.<br />

C OMUNITA’<br />

HERSINA<br />

non quella sociale della letteratura.<br />

Durevole nella mia memoria il suo<br />

commento di una ode carducciana<br />

(era un intenditore del Carducci)<br />

“Alle fonti del Clitumno” nel quale, a<br />

parer mio, oltre ai versi “i frassini al<br />

vento … l’aure odore fresco di silvestri<br />

salvie e timi …” che riportavano<br />

alla nostra Cherso, Aldo Policek accentuava<br />

quanto di bello, di grande,<br />

di indelebile il passato aveva trasfuso<br />

sul presente. Le gite scolastiche<br />

(leggi le camminate) fino ad Acquette<br />

(Vodice) o a San Giovanni delle Vigne<br />

(Loznati) o alla pineta di San Bartolomeo,<br />

erano vere e proprie lezioni<br />

GIORNALE88 3.indd 14 22/11/2012 17:38:45


di geografia e storia locale che si alternavano<br />

con esercizi ginnici e gare<br />

di corsa attentamente cronometrate e<br />

commentate dal nostro preside.<br />

Aldo Policek amava gli sport. A<br />

Cherso, nell’immediato dopoguerra,<br />

sul primo campo sportivo dal fondo<br />

molto sassoso, ricavato da un orto<br />

in località Dari, il Policek formava e<br />

allenava una squadra femminile di<br />

pallacanestro che, come ricorda una<br />

ex giocatrice, la signora Antonia Etti<br />

Suriani nata Valcich, ebbe una breve<br />

ma vittoriosa stagione vincendo, in<br />

trasferta, le pallacestiste di Neresine<br />

e Lussin Piccolo (1).<br />

Aldo Policek contribuì a organizzare<br />

la prima squadra di calcio chersina<br />

– una piccola plurinazionale: vi<br />

giocavano tedeschi, italiani, croati e<br />

serbi; il Policek era un buon centrocampista.<br />

Aldo è stato una personalità polivalente<br />

e di spiccata socievolezza.<br />

La compagnia di attori-amatori chersini<br />

che operò a Cherso dall’autunno<br />

del 1945 alla primavera 1947, come<br />

testimoniano le signore Antonia-Etta<br />

Tomašević nata Ferarić, Caterina-Rina<br />

Petris, il dott. Ing. Alvise Chiole ed il<br />

sottoscritto, ebbe origine dall’incontro<br />

di due persone motivate e capaci: la<br />

signora Maria Doimi (Dujmović), nata<br />

Castellan ed Aldo Policek. La signora<br />

Maria Doimi-Mora, figlia di agricoltori,<br />

eccelleva per bellezza, straordinaria<br />

intelligenza ed inclinazione per tutte<br />

le cose belle. Alunna prediletta di Luisa<br />

Moratto nelle recitazioni scolastiche,<br />

portava nella memoria i canti più<br />

significativi dei poemi omerici, della<br />

Divina Commedia, i pascoliani canti<br />

di Castelvecchio eccetera che di tanto<br />

in tanto rievocava. Mancata mae-<br />

NOTE:<br />

(1) Aldo, nell’immediato dopoguerra,<br />

riorganizzò la squadra femminile di<br />

pallacanestro che era già attiva fino al<br />

1943. Le ragazze chersine indossavano<br />

magliette azzurre con lo stemma comunale<br />

del “cavallino” rampante ricamato in<br />

giallo-oro sul petto e le partite venivano<br />

giocate nel piazzale tra la casa Baici e<br />

la frisera, già allora vi giocava la signora<br />

Etty. A proposito, Comunità Chersina, ha<br />

pubblicato nel n.43 del Dicembre 2001 un<br />

brano di Diario di Italo Valentin che del ritorno<br />

a Cherso dopo la guerra scrive: “Ri-<br />

stra per contrarietà del padre, perfezionò<br />

il bel parlare-scrivere in italiano<br />

presso l’ufficio dell’avvocato Romolo<br />

Politeo, ove lavorava come scrivanaimpiegata,<br />

e dialogando con padre<br />

Ignazio, frate del convento francescano<br />

di Cherso, che ammirava per<br />

la sua estesa cultura ed erudizione.<br />

In famiglia (era cugina di mia madre<br />

per parte materna) ripeteva che furono<br />

proprio le recite realizzate dai frati<br />

a darle lo spunto per la formazione di<br />

una compagnia amatoriale teatrale in<br />

un periodo nel quale la nostra Cherso<br />

cominciava a percepire i cambiamenti<br />

che avvenivano e cercava di mantenere<br />

vivo il proprio stile di vita e le<br />

distintive attitudini culturali.<br />

La Doimi trovò nel Policek il socio<br />

ideale. Aldo fu non solo l’attore principale,<br />

ma il correttore attento dei testi<br />

che modificava per non irritare la censura<br />

del tempo (mi sono note le correzioni-modificazioni<br />

apportate nei<br />

dialoghi de “La maestrina” nei quali<br />

si parla di socialismo); lo scrittore di<br />

monologhi e scenette parodiche su<br />

figure e personalità chersine: il Jurissa,<br />

la Craizza, Mario Codacovich ed<br />

altri e sui costumi della Cherso-città<br />

e Cherso-contado. Molto succosa la<br />

sua burlesca “Mi so ‘venski d’Aquilonia…”<br />

(2).<br />

Le recite, che venivano eseguite<br />

nella sala principale del Dopolavoro<br />

frequentemente erano il prologo di<br />

balli, veglioni sociali. Alcune recite<br />

vennero richieste e in parte sponsorizzate<br />

dalla Susaida (Society chersina).<br />

Il programma della recita comprendeva<br />

una scenetta di carattere<br />

patriottico propagandistico sul genere<br />

“Il ritorno del partigiano” seguiva il<br />

pezzo teatrale. Il repertorio comprese<br />

vidi e salutai con piacere Etty, valida pivot<br />

della squadra femminile di basket che io<br />

nel 1942, in un impeto di incosciente e<br />

giovanile sportività, ebbi l’ardire di allenare.<br />

Gli incontri con le squadre di Neresine<br />

e Lussino si svolsero in quel periodo.<br />

(2) A proposito della burlesca precisiamo<br />

che esisteva almeno dagli anni<br />

venti e fu cantata dalla compagnia amatoriale<br />

del Dopolavoro chersino in questa<br />

forma:<br />

“ja sen venski de Aquilonia deta Orlez po<br />

15<br />

a cura di Luigi Tomaz<br />

farse venete (del Gallina), seguì la<br />

goldoniana “la locandiera” ed infine<br />

“la maestrina” di D. Nicodemi considerata,<br />

nella memoria collettiva dei<br />

chersini, indimenticabile per le interpretazioni<br />

superbe del nostro Aldo,<br />

nella parte del conte sindaco, della<br />

maestrina Mery (Maria Costreni) e<br />

della bambina Gianna (Giannina?)<br />

Chiole che commossero il pubblico.<br />

La regista di tutte le rappresentazioni-recite<br />

fu la signora Maria Doimi-<br />

Mora; di altri membri del complesso<br />

che li intervistati ricordano furono i<br />

signori Maria (Mery) e Nicolò (Nico)<br />

Gembressi, Rita Coglievina (Smocariza),<br />

Gasparetto, fratello della Costreni,<br />

Antonio Sepcich (Piciona) soprannominato<br />

Prospero dal nome di<br />

un personaggio che aveva interpretato.<br />

Grazie a queste recite il dialetto<br />

chersino-veneto si arricchì di espressioni<br />

come … per un toco de marì…<br />

; fa che la penetri…; i caschi casca.<br />

Sono d’accordo con la Direzione<br />

editoriale di codesta rivista sulla necessità<br />

di far conoscere anche questo<br />

piccolo frammento di storia locale<br />

e di ricordare i personaggi che ne<br />

furono interpreti. I partecipanti all’inchiesta<br />

da me proposta si scusano di<br />

eventuali dimenticanze di fatti e personaggi.<br />

Le eventuali risposte, commenti,<br />

critiche che dovessero seguire<br />

a questa lettera-articoletto contribuiranno<br />

a completare la storia di quel<br />

biennio post-bellico che, a detta di<br />

molti chersini, fu ricco di eventi vissuti<br />

molto intensamente dalla nostra<br />

comunità.<br />

Giorgio Sepčić<br />

talianski / Ja sen mezo americanski par<br />

che in Africa mi gà son stà… / Par no<br />

sporcar scarpetize mi ga ciolto la curiera<br />

E su cvela guantijera un banic mi ga<br />

butà… / Mi su stado in Dopolavoro e<br />

gà bevudo n’aranziata / Ma mi go fato<br />

na stranudata parché un baiculo mi go<br />

trovà…”.<br />

Per valutare i comportamenti di Aldo<br />

è molto importante dunque prendere nota<br />

che egli, dal ‘45 al ‘47, ha tentato di ridar<br />

vita alle tradizioni chersine prebelliche.<br />

Novembre 2012 n. 88<br />

GIORNALE88 3.indd 15 22/11/2012 17:38:45


16<br />

RECENSIONI<br />

POISIE IN DIALETO CHERSIN DE ALDO POLICEK DE PITOR<br />

pubblicate a cura di Luigi-Gigi Tomaz<br />

Padre Antonio Vitale Bommarco,<br />

allora arcivescovo emerito di Gorizia,<br />

mi ha consegnato tutta la produzione<br />

poetica, edita e inedita, di Aldo Policek<br />

de Pitor, perché io mi prendessi<br />

la cura di ordinarla e di pubblicarla<br />

evitandone la dispersione. Io ho accettato<br />

il voluminoso fardello cartaceo<br />

impegnandomi a portarlo alla<br />

pubblicazione nei tempi che gli altri<br />

impegni mi potevano permettere.<br />

Padre Bommarco aveva curato la<br />

copiatura di parte dei manoscritti con<br />

la collaborazione di sua cognata, la<br />

signora Maria Bunicci-Bommarco,<br />

moglie dell’attivissimo fratello Alvise,<br />

attuale Segretario amministrativo della<br />

Comunità.<br />

Io sono stato impegnato in questi<br />

ultimi anni nella preparazione e pubblicazione<br />

di alcuni miei libri di storia<br />

adriatica stampati col contributo governativo<br />

condizionato a precisi impegni<br />

di calendario. Appena ho avuto<br />

qualche mese di tempo mi sono dedicato<br />

all’opera poetica di Aldo Policek.<br />

Il lavoro di revisione dei testi, di composizione<br />

generale e di ripetute correzioni<br />

delle spesso infedeli letture<br />

da parte dei computers nel passaggio<br />

dall’uno all’altro è stato alquanto<br />

faticoso e mi sarebbe stato assolutamente<br />

impossibile affrontarlo da solo<br />

dato oltretutto che io sono capace di<br />

scrivere e disegnare solamente con<br />

le penne e le matite tradizionali ormai<br />

superate dall’elettronica. Mi è stato<br />

perciò indispensabile e basilare la<br />

collaborazione preziosa di mia nipote<br />

Chiara Tomaz, segretaria della Comunità<br />

Chersina.<br />

La bozza definitiva è stata<br />

approvata sia dal Comitato Esecutivo<br />

sia dal Consiglio Direttivo della Comunità<br />

convocati secondo le regole<br />

statutarie. A ciascuno va il ringraziamento<br />

che si è meritato.<br />

I precedenti di questa pubblicazione<br />

Nel Settembre 1984 io pubblicai<br />

il libretto di 64 pagine intitolato Aldo<br />

Policek de Pitor – Poesie Chersine,<br />

che comprende 73 composizioni in<br />

versi e una quindicina di miei disegni<br />

eseguiti per la circostanza.<br />

L’ introduzione inquadra il libretto<br />

tra le pubblicazioni della Comunità<br />

Chersina della quale io ero stato<br />

l’ideatore ed il fondatore assieme al<br />

Padre Antonio Vitale Bommarco allora<br />

Ministro Generale dell’Ordine dei<br />

Frati Francescani Conventuali. Il libretto<br />

nella prima pagina di frontespizio<br />

è infatti indicato quale quarto dei<br />

Quaderni della Comunità Chersina.<br />

A parlare a me e a Padre Bommarco<br />

delle Poesie che Aldo Policek<br />

scriveva, era stato Domenico Bon,<br />

Ufficiale Giudiziario di San Donà di<br />

Piave e Jesolo, chersino di Caisole<br />

C OMUNITA’<br />

HERSINA<br />

membro del Consiglio della Comunità<br />

chersina. Io sapevo che Aldo abitava<br />

e insegnava a Jesolo ma non m’era<br />

giunta notizia della sua passione poetica<br />

che d’altronde allora consisteva<br />

in una cartella di manoscritti mai pubblicati.<br />

La decisione di darne alle stampe<br />

un saggio fu presa con entusiasmo<br />

non solo da noi, ma anche dallo stesso<br />

Aldo che rispose al nostro invito<br />

con grande disponibilità ovviamente<br />

collaborando alla prima selezione dei<br />

suoi lavori. La mia Presentazione era<br />

breve e non s’addentrava in conside-<br />

LE POISIE IN DIALETO CHERSIN<br />

DE ALDO POLICEK DE PITOR<br />

a cura di luigi.gigi tomaz<br />

edizioni di comunità chersina<br />

Dicembre 2011 n. 86<br />

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7


azioni critiche letterarie limitandosi<br />

alla ragione prima della pubblicazione<br />

quale documento della Chersinità,<br />

cioè della bimillenaria cultura popolare<br />

latino-italico-veneta della gente di<br />

Cherso, nell’isola omonima, costretta<br />

all’Esodo in massa dal Trattato di<br />

Pace del 1947 portando con sé tutti<br />

i valori civili che il nuovo possessore<br />

iugoslavo aveva programmato di sradicare<br />

nell’intento di effettuare una<br />

“pulizia etnica” innestandovi modi,<br />

storia, usi e lingue di importazione<br />

aliena.<br />

Io concludevo:<br />

Nulla è più interessante della<br />

espressione poetica nel linguaggio<br />

popolare. Una moltitudine può essere<br />

sterminata ma resta una massa<br />

sorda di individui se non sente, non<br />

canta, non parla e non scrive per gli<br />

stessi impeti, con le stesse immagini<br />

e le stesse parole.<br />

Un piccolo gruppo invece ha diritto<br />

alla dignità di popolo quando sa<br />

esprimersi in tipicità di linguaggio, coerenza<br />

di stile e omogeneità di sentimento.<br />

Con questa convinzione, ai<br />

canti e al vocabolarietto, aggiungiamo<br />

questa raccolta di poesie nel dialetto<br />

istro-veneto dell’isola.<br />

Un dialetto che produce poesia è<br />

vitale e fecondo, perciò affidargli un<br />

messaggio non è perdita di tempo.<br />

Il Poeta, d’altronde, canta ad alta<br />

voce per se stesso. Lo farebbe anche<br />

se nessuno lo ascoltasse.<br />

Buon per noi che siamo in grado<br />

di ascoltarlo e di capirlo ancora in<br />

tanti.<br />

Oggi i dialetti a più d’uno danno<br />

fastidio. Questo nostro è poi anche<br />

così… fuori posto; non si inquadra né<br />

con i trattati né con le carte geografiche.<br />

Ce ne scusiamo, ma non è colpa<br />

nostra. D’altronde più avanti (nel<br />

contenuto del libretto) l’autore stesso<br />

ci consiglia:<br />

Da chi che ghe seca<br />

sto nostro parlar,<br />

rispondighe: Neca!<br />

No sta bazilar.<br />

Cussì ga parlado<br />

nei tempi che fu<br />

i nostri antenati<br />

e parlemo anche nu.<br />

La prima divulgazione<br />

Il libretto fu presentato al Raduno<br />

della Comunità Chersina tenuto<br />

il 16 Settembre 1984 a Sottomarina<br />

di Chioggia nel grandissimo salone<br />

del Palace Hotel Vittoria e ne ha<br />

dato notizia e riportato la cronaca il<br />

nostro giornale Comunità Chersina<br />

dell’Aprile 1985. Vi leggiamo: Il Poeta,<br />

presente per la prima volta al<br />

Raduno, ha vinto la riservatezza ed è<br />

intervenuto con belle parole applauditissime.<br />

È molto importante, nella<br />

considerazione che noi abbiamo di<br />

noi stessi e in quella che gli altri hanno<br />

di noi, che questo libretto di poesie<br />

vive, scritte negli ultimi anni, si sia aggiunto<br />

ai libri e ai quaderni pubblicati<br />

nel settennio scandito dai Raduni che<br />

si sono succeduti ininterrottamente<br />

dal 1977. … Di queste raccolte,<br />

come delle Poesie uscite per ultime,<br />

si potrà dire tutto, in bene e in male<br />

a seconda dell’angolo visuale e della<br />

libertà intellettuale e culturale dei critici,<br />

ma non si potrà mai negare il valore<br />

del documento. Una storia si può<br />

inventare e di un fatto o di una catena<br />

di fatti storici si possono dare mille interpretazioni,<br />

ma non si può coltivare<br />

per decenni un dialetto inventato, né<br />

inventare un’antologia di canti popolari.<br />

Noi stiamo testimoniando per<br />

i contemporanei, ma soprattutto per<br />

i posteri, qual è stata ed è la nostra<br />

civiltà culturale e quale sia la sua attuale<br />

vitalità …<br />

Queste cose le ho dette io allora<br />

dopo l’intervento del nostro Poeta<br />

che era commosso come non mai e<br />

mi ha voluto fare omaggio … poetico<br />

del libretto delle sue poesie, da me<br />

allora distribuito, con questa dedica<br />

scritta al centro della pagina di frontespizio:<br />

A Luigino Tomaz, bandiera<br />

della Chersinità, con affetto e riconoscenza<br />

– Aldo Policek.<br />

La dedica commosse anche me<br />

perché il titolo di Bandiera costituiva<br />

il riconoscimento massimo della validità<br />

di quanto io avevo progettato<br />

e attuato fino ad allora; un apprezzamento<br />

particolarmente gradito in<br />

quanto venutomi da una persona a<br />

me nota fin dall’infanzia, quale riservata,<br />

taciturna e schiva di effusioni.<br />

Della sincerità non avevo il minimo<br />

dubbio conoscendo di Aldo Policek<br />

la caratterialità piuttosto scontrosa e<br />

refrattaria al compromesso.<br />

In quelle due righe di dedica, dichiaratamente<br />

affettuosa e riconoscente,<br />

Aldo mi ha chiamato non<br />

17<br />

a cura di Luigi Tomaz<br />

Luigi o Gigi come io mi firmo e sono<br />

da tutti chiamato e conosciuto, ma<br />

Luigino come tutti mi chiamavano a<br />

Cherso nella mia adolescenza quando<br />

abitavo nella stessa antica casa<br />

con la facciata in Piazza dove abitava<br />

anche lui, che quando io ero bambino<br />

era già un giovanotto.<br />

Avevamo due portoni d’entrata<br />

separati ma attigui e alcune mie finestre<br />

si aprivano sul suo cortile. Io frequentavo<br />

suo fratello Dino col quale<br />

potevo giocare perché aveva solo un<br />

paio d’anni meno di me.<br />

Molte poesie di Aldo evocano<br />

in me la sua casa e i rapporti tra la<br />

casa mia e la sua famiglia; non soltanto<br />

rapporti vaghi e generici ma<br />

anche drammatici. Il negozio di stoffe<br />

di suo padre si apriva di fronte le<br />

nostre abitazioni e la mattina del 20<br />

Aprile 1945, quando iniziò la battaglia<br />

per la conquista di Cherso da parte<br />

dell’armata iugoslava di Tito, la prima<br />

cannonata sparata dai monti contro<br />

l’abitato a scopo intimidatorio, colpì<br />

una finestra sottotetto della mia abitazione<br />

devastando un vano della grande<br />

soffitta. Le schegge arrivarono a<br />

colpire l’armadio della sottostante camera<br />

dei miei genitori e mia madre,<br />

che era alla finestra della camera,<br />

rimase illesa per miracolo. Il padre<br />

di Aldo, sior Miro, che si trovava alla<br />

porta del negozio, fu invece colpito<br />

da un’altra scheggia in piena fronte e<br />

dopo qualche giorno per quella ferita<br />

perse la vita. Aldo ha scritto sotto il<br />

titolo MORTE DEL PADRE:<br />

Iera de April…<br />

un fior de azal e fogo<br />

un maledeto ordegno<br />

pien de morte<br />

te ga ciolto<br />

padre desiderado.<br />

Io sono uno dei pochi che in quella<br />

poesiola di poche righe piene di riferimenti<br />

per i più indecifrabili, sono in<br />

grado di capire il complesso momento<br />

evocato.<br />

Aldo nel settembre 1943 era stato<br />

costretto, con un’altra ottantina di giovani<br />

chersini, ad arruolarsi ... volontario<br />

nell’armata di Tito e proprio nell’aprile<br />

1945 attendeva impaziente il<br />

congedo pensando alla piazza soleggiata<br />

della sua Cherso per ritornare<br />

tra la gente della sua lingua, e dove<br />

l’attendeva il padre che desiderava riabbracciare<br />

con rinnovato affetto.<br />

Novembre 2012 n. 88<br />

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18<br />

RECENSIONI<br />

Quando tornò, il padre non c’era<br />

più: era stato ucciso da un “ordigno<br />

pieno di morte” lanciato contro la<br />

piazza soleggiata da quell’esercito di<br />

… liberazione per il quale il figlio era<br />

stato costretto a combattere.<br />

Quel primo libretto delle Poesie<br />

chersine ebbe grande diffusione<br />

nell’ambiente giuliano-dalmata e rimase<br />

esposto per anni nelle vetrine<br />

della Libreria Italo Svevo di Trieste.<br />

Da allora Aldo fu considerato il poeta<br />

della chersinità e delle parlate<br />

dialettali del litorale istro-dalmatico.<br />

Il legame con la Comunità Chersina,<br />

che era totalmente mancato in precedenza,<br />

da allora divenne indissolubile<br />

e produsse canti di autentico amore,<br />

come:<br />

COMUNITÀ CHERSINA<br />

un fià de aria marina<br />

un ritrato de casa<br />

da metar in suasa<br />

par guardar ogni tanto<br />

e rivivar l’incanto<br />

de le nostre contrade<br />

… e come AL RADUNO:<br />

Go fato un bagno de chersinità<br />

par lavarme le rabie de ogni jorno<br />

se go tociado in meso la mia jente<br />

e gnente altro no gavevo atorno<br />

si no la vose dei mii paesani<br />

dei mii fradei sparsi par el mondo.<br />

Me pareva de essar soto acqua<br />

circondado da un grando girotondo<br />

de visi conossudi, e go pregado:<br />

Signor no stame far tornar a gala<br />

l’acqua xe cussì ciara e fresca qua<br />

che me vien voia de morir negado<br />

in questo bagno de chersinità.<br />

Il secondo libretto<br />

Nel 1989 la Comunità Chersina<br />

pubblicava un secondo libretto di Poesie<br />

Chersine di Aldo Policek de<br />

Pitor con lo stesso titolo ma con l’aggiunta<br />

di due sottotitoli: Tra Schermi<br />

e stropi e Poesie del mar e dintorni.<br />

Lo spessore della carta e il numero di<br />

pagine - 83 più 5 bianche - lo faceva<br />

apparire più folto anche di contenuto,<br />

ma le poesie, che erano distribuite<br />

una per facciata, erano soltanto 46.<br />

Come specificano i due sottotitoli,<br />

le composizioni poetiche sono tutte<br />

di argomento marinaro-piscatorio ed<br />

in particolare quelle della prima parte<br />

sono tutte generiche in quanto non si<br />

riferiscono a particolarità chersine.<br />

Di chersino hanno il dialetto col<br />

quale sono espresse il che è per noi<br />

comunque molto importante. Tradotte<br />

in un’altra parlata o nella lingua italiana<br />

letteraria manterrebbero tutto il<br />

loro effetto di briosa satira piacevole<br />

e spiritosa.<br />

Ecco la prima,<br />

EL SALVAOMINI (Il salvagente):<br />

Te iera el salvaomini<br />

un grando buzulà<br />

fato de suvro e tela<br />

in bianco piturà (…)<br />

El salvadone inveze<br />

no esisteva. Te par?<br />

lore se salva sempre<br />

a son de ciacular!<br />

Come il primo libretto, anche il<br />

secondo contiene un Glossario delle<br />

voci tipiche compilato a cura di Matteo<br />

Fillini per rendere comprensibili ai<br />

non chersini le parole caratteristiche<br />

del dialetto chersino. I termini schermo<br />

e stropo si trovano nel glossario<br />

ma mancano tra le poesie che Aldo<br />

ha dedicato ai singolo arnesi delle<br />

barche e dei pescatori.<br />

Il terzo libretto<br />

In data non indicata nella stessa<br />

edizione, che però, nelle note bibliografiche<br />

leggibili sul risvolto di copertina<br />

del quarto ed ultimo libretto che<br />

sarà pubblicato nel 1995, troviamo<br />

indicata nel 1993, la Stamperia Comunale<br />

di Jesolo realizzava il terzo<br />

libretto intitolato Aldo Policek – Si<br />

un jorno de bora, una foja… . Altri<br />

nomi non vi si leggono oltre a quello<br />

del presentatore Rodolfo Murador.<br />

Le pagine sono una cinquantina e le<br />

poesie, in prevalenza di pochi versi<br />

ciascuna, campeggiano una per pagina<br />

lasciando bianca addirittura la<br />

facciata di retro-pagina sicché il numero<br />

delle nuove creazioni del poeta<br />

non supera il 44.<br />

Cherso non figura nel titolo dell’opuscolo<br />

e stranamente neanche tra i<br />

versi delle poesie che contiene.<br />

Bene ha scritto nella presentazione<br />

il Murador: “Le parole della poesia<br />

di Aldo Policek appartengono alla letteratura<br />

dell’esilio. L’abitare, l’essere<br />

distante da quel luogo naturale che<br />

può essere la patria (Cherso e l’Istria)<br />

risuona costantemente nei suoi versi<br />

e si amplifica in echi che determinano<br />

il senso dell’esistenza stessa del poeta.<br />

C OMUNITA’<br />

HERSINA<br />

In quell’ultima raccolta il richiamo<br />

a Cherso è molto più sfumato,<br />

ma l’assedio della lontananza resta<br />

presente e vivissimo nella precisa<br />

e costante costruzione di frammenti<br />

elegiaci che, se anche possono appartenere<br />

a quadri della nostra città,<br />

di fatto non hanno più un luogo:<br />

proprio per questo sono parole di nostalgia<br />

grande, irreparabile, assoluta,<br />

perché sentita, oltre che nello spazio,<br />

anche nel tempo.”.<br />

Il libretto è del 1993 e ben fa il presentatore<br />

a chiamare ultime le poesie<br />

che contiene. Ultime sia perché riferite<br />

allora alla data di pubblicazione,<br />

sia - come è più probabile - perché<br />

scritte dopo le altre, quando Aldo<br />

sentiva di aver superato il limite oltre<br />

il quale si apre il versante della vita<br />

che porta all’esilio totale anche delle<br />

nostalgie che comunque costituiscono,<br />

ancorché disperate, i legami col<br />

passato.<br />

Il quarto libretto<br />

Come stiamo per constatare, il<br />

quarto libretto di poesie, stampato<br />

pur questo a Jesolo dopo due anni,<br />

nel 1995, ritorna ai temi e ai ricordi<br />

espliciti della Chersinità violentata e<br />

alle immagini chersine. Pur pubblicato<br />

dopo, riporta componimenti composti<br />

prima e ripresenta addirittura le<br />

più significative poesie già pubblicate<br />

nel primo libretto del 1984 e scelte<br />

allora in quanto efficaci ed adatte a<br />

rappresentare il mondo fisico dell’isola<br />

protagonista dei versi successivi<br />

del poeta.<br />

Questa quarta pubblicazione s’intitola:<br />

La fiaba dela tera dei canti e<br />

si compone di due parti nettamente<br />

distinte, la prima, di una settantina di<br />

pagine, tutta riservata ad una lunga<br />

descrizione quasi storica della vita<br />

chersina dai tempi tranquilli passati<br />

in pace quando tutti cantavano in un<br />

grande coro di gente umanamente<br />

felice, fino ai tempi della guerra e della<br />

tragedia post-bellica quando tutti i<br />

canti sono cessati e l’isola felice si è<br />

trasformata in terra del terrore e della<br />

violenza più insensata e inaccettabile:<br />

Qua se ga messo in armo le prisoni<br />

le foibe, i campi de concentramento.<br />

L’ultima joventù portada via<br />

se ga trovado in bosco, in t’un momento.<br />

Una coltrina opaca de teror<br />

ga sofigado tute le canzoni<br />

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… Po’, come par incanto, se ga visto<br />

de stele rosse pien el firmamento<br />

… Uno cun l’altro quei pochi rimasti<br />

se dumandava: Cos questo sarà?<br />

Fin a che un zerto “Druze” ga spiegado<br />

che quel jera “Sloboda”, libertà<br />

… Allora i ghe ga deto: Grazie tante<br />

… ma preferimo andar par mondo. E<br />

po’ cussì xe stado.<br />

La lunga narrazione, tutta in versi,<br />

è trapunta da singoli canti evidenziati<br />

dai loro titoli e dalla diversa metrica.<br />

Sono canti di cittadini distinti nelle<br />

varie professioni, nei vari mestieri e<br />

nelle situazioni in cui si sono trovati<br />

contro la loro volontà.<br />

Preceduti dal CANTO DEL VENTO<br />

DE LEVANTE, dal CANTO DELL’ON-<br />

DA CHE SBISIGA IN GERINA e da<br />

quello dell’OROLOGIO della torre<br />

civica CHE BATE LE ORE, cantano<br />

LE BABE IN PESCARIA, LA LAVAN-<br />

DERA CHE RESENTA IN CRUSSIA,<br />

EL POETA ed il suo GATO, EL CAM-<br />

PAGNOL CHE ZAPA LA TERA, EL<br />

PESCADOR, EL MARANGON, EL<br />

FABRO, el zampognaro del contado<br />

col suo ludro, EL GOBO CALIGHER,<br />

EL COSCRITO che parte militare, I<br />

MORTI SENZA CROSE, L’ESULE e<br />

così via.<br />

Nel 1995 Aldo Policek sembra ritenesse<br />

che il quarto libretto fosse<br />

l’ultima e definitiva sua pubblicazione<br />

e ciò giustifica la scelta dei due separati<br />

contenuti, non più valida oggi in<br />

quest’opera completa. Le due parti,<br />

apparentemente in contrasto, a ben<br />

considerare si integrano dandoci la<br />

sintesi del percorso poetico ormai rivolto<br />

alla sua fine.<br />

Abbiamo già detto che la scelta<br />

delle …e altre poesie, è stata mirata<br />

a suo tempo a presentare il mondo<br />

naturale, fisico, dell’isola della quale il<br />

poeta s’accingeva a trattare all’inizio<br />

del suo poetare e che poi ripresenta<br />

quali radici originarie del suo poetare<br />

ormai concluso.<br />

Le poesie già pubblicate nel 1984<br />

e ripubblicate nel 1995 sono ODORI,<br />

COLORI, MASIERE, CHERSO PAR MI:<br />

Cherso par mi xe i oci de mia madre<br />

limpidi come l’acqua de funtana<br />

un letin bianco e una nina nana<br />

che me indormenza…<br />

è evidente il ritorno nostalgico<br />

al sonno in culla dell’inizio della<br />

vita, come il primo approccio vitale<br />

all’esuberante ambiente naturale<br />

dell’Isola natale:<br />

All’alba se sveja la bava de tera<br />

la vien so dal monte<br />

la svola lesiera<br />

la sbrissa sui veci uliveri, la toca<br />

el mar che ga subito pele de oca…<br />

e ancora:<br />

go fato un bochè de fiori chersini<br />

un bochè de violete,<br />

de ciclamini…<br />

e poi<br />

Fina indove che l’ocio pol guardar<br />

xe masiere<br />

de monte fin a in mar…<br />

C’è anche Stà zita, bora la poesia<br />

premiata al Concorso “Dialetti da salvare”,<br />

già edita nel secondo libretto<br />

del 1989: è da notare che, con chiarezza<br />

geografica, il poeta vi indica la<br />

traversata dell’Esule dall’una all’altra<br />

sponda dell’Adriatico; tragitto che la<br />

bora, de Segna, bava galiota e striga<br />

malegnasa, dopo aver scavalcato<br />

i monti di Cherso, compie ancora<br />

talvolta arrivando a tazar l’anima del<br />

figlio del Quarnaro riparato tra le due<br />

foci del Piave.<br />

Tra le altre poesie, le ultime, troviamo<br />

UN SOSPIRO DE BAVA:<br />

La sera xe vignuda<br />

cussì in zito<br />

che no se gavario gnanca inacorto<br />

se no jera par tuto quel silenzio…<br />

no più vose de amici in alegria<br />

no canti de oseleti fora in orto<br />

solo lesiero, un sospirar de bava<br />

e un mancar de la luce…<br />

Alora gò capido che la sera<br />

iera arivada fin a la mia porta.<br />

I versi della pagina precedente IN<br />

PONTA DEI PIE anticipano l’arrivo<br />

della sera finale: Sera de agosto, calda<br />

e senza vento<br />

prego Idio che la longa mia jornada<br />

faza una fin cussì.<br />

Sarò cuntento de partir par quel mondo<br />

sconossudo<br />

su la ponta dei pìe, senza susuri<br />

a pian, in zito, come son vignudo…<br />

Il quarto libretto dunque non è in<br />

contrasto col terzo, ma lo completa;<br />

non riprende lo spirito dei precedenti<br />

ma compone una sintesi conclusiva<br />

che riassume il progredire, non episodico<br />

ma coerente, delle variazioni impresse<br />

al suo lungo canto dall’intimo<br />

vagare del suo animo sensibilissimo<br />

fino ad imporgli apparenti incostanze.<br />

19<br />

a cura di Luigi Tomaz<br />

Tra le ultime composizioni, con<br />

nostra grande meraviglia, troviamo<br />

le ultimissime che definiamo così sia<br />

perché sono animate da una nostalgia<br />

che indica lunghe riflessioni su<br />

fatti e cose di un’epoca già da tempo<br />

superata, sia perché - non certo<br />

per caso - Aldo ha voluto collocarle<br />

nelle pagine finali dopo la preghiera<br />

a Idio di farlo partire a pian in zito, su<br />

la ponta dei pìe, e dopo l’arrivo della<br />

Sera alla sua porta ed anche dopo<br />

il SOGNO DE UN BASTIMENTO IN<br />

DISARMO ARMISADO IN MANDRA-<br />

CIO che sogna el suo viagio ultimo in<br />

rota verso el cielo. Aldo si è identificato<br />

ormai con quel bastimento.<br />

Sono quattro poesie tutte dedicate<br />

a Jesolo, dove l’esule da Cherso<br />

ha trovato la sua residenza e si è fatto<br />

stimare fino a meritarsi l’intitolazione<br />

di una strada. I titoli sono espliciti<br />

ed inequivocabili: JESOLO JERI E<br />

OJ, LA VECIA SCOLA JESOLANA,<br />

FUNERAL DE ISTÀ, RIMPIANTO<br />

DELL’ALBERGO ANTICA JESOLO.<br />

Ma se la differenza degli argomenti<br />

è netta, rimane comunque il<br />

linguaggio che è ancora il dialetto<br />

chersino. Aldo Policek, nella seconda<br />

residenza, si è tosto integrato senza<br />

perdere niente della sua origine quarnerina.<br />

D’altronde il parlare chersino<br />

è fratello dei parlari veneti che spesso<br />

si differenziano per come vengono<br />

cadenzati e modulati nella pronuncia<br />

ma poco si distinguono nella lettura<br />

degli scritti.<br />

Aldo dimostra comunque la sua<br />

perfetta conoscenza della mentalità<br />

e dei comportamenti iesolani che<br />

non appaiono tanto diversi da quelli<br />

degli autentici chersini di prima del<br />

cataclisma che li ha colpiti alla metà<br />

del secolo scorso. Il Rimpianto per<br />

l’Albergo Antica Jesolo, potrebbe infatti<br />

intitolarsi Rimpianto per l’Albergo<br />

Fontego di Cherso.<br />

i componimenti finora inediti<br />

pubblicati nella presente raccolta<br />

Le considerazioni fino a qui esposte<br />

sulle quattro raccolte di poesie<br />

già pubblicate, ci ha fatto intravvedere<br />

una relazione tra di loro non casuale<br />

ma meditata e voluta - o quantomeno<br />

accettata, con convinzione dallo stesso<br />

autore. Per questa ragione anche<br />

noi, che la condividiamo, abbiamo<br />

ritenuto giusto iniziare l’attuale rac-<br />

Novembre 2012 n. 88<br />

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20<br />

RECENSIONI<br />

colta generale riportando nell’ordine<br />

di successione originario le poesie<br />

dei quattro libretti con la sola eccezione<br />

della lunga composizione La<br />

fiaba dela tera dei canti che abbiamo<br />

spostato dopo le poesie sciolte mai<br />

pubblicate e perciò, a quanto riteniamo<br />

di poter presumere, non ordinate<br />

dall’autore.<br />

Ci è parso logico anticipare a La<br />

fiaba dela tera dei canti, l’altra lunga<br />

composizione intitolata La Montagna,<br />

storie dela storia de Cherso,<br />

l’unica opera datata dall’autore e che<br />

perciò sappiamo essere stata scritta<br />

nell’inverno 1987-‘88. Nella presente<br />

raccolta generale occupa ben<br />

32 pagine e racconta ad episodi, in<br />

venti canti e un epilogo, la storia un<br />

poco vera un poco imaginada del mio<br />

Cherso.<br />

L’autore la presenta così e aggiunge:<br />

scuseme tanto si no son<br />

Omero ma l’amor par el scojo xe<br />

sinziero. Ogni canto è preceduto da<br />

una presentazione non dialettale e gli<br />

episodi cominciano dalla più remota<br />

antichità mitologica e preistorica arrivando<br />

fino all’esodo. Storicamente<br />

non è sempre da prendere sul serio<br />

per l’evidente mancanza degli opportuni<br />

aggiornamenti su personaggi e<br />

fatti, ma nel complesso, come opera<br />

un poco vera e un poco imaginada è<br />

valida ed efficace nell’evocare periodi<br />

e sentimenti.<br />

La fiaba dela tera dei canti, come<br />

abbiamo già detto, è una panoramica<br />

della storia dell’ultimo secolo. Gli<br />

episodi trattati tra il racconto e i canti,<br />

vanno dal primo periodo, quando tutti<br />

cantavano mantenendo viva un’autentica<br />

tradizione di operoso ottimismo,<br />

alla conclusione tragica della<br />

Guerra Mondiale 1940-‘45 quando<br />

la nuova situazione politica ha ridotto<br />

tutti i chersini al disperato silenzio e<br />

alla fuga.<br />

I due lavori tra di loro si integrano<br />

in quanto la Fiaba - che nello stile<br />

fiabesco racconta una realtà storica<br />

dura e tragica concretamente sofferta<br />

da un popolo costretto a migrare<br />

per sopravvivere - completa la parte<br />

finale della storia ricordata dalla Montagna<br />

che svetta sull’isola di Cherso<br />

fin dai tempi della Creazione.<br />

Abbiamo già accennato alle Poisie<br />

siolte mai pubblicate che noi ab-<br />

biamo chiamato appunto Poisie siolte<br />

in dialeto chersin per distinguerle<br />

da quelle pubblicate qui, inserite in<br />

quattro capitoli iniziali corrispondenti<br />

ai titoli delle originarie edizioni. Abbiamo<br />

anche pensato di distinguerle da<br />

altri lavori che Aldo può aver scritto in<br />

lingua letteraria non dialettale.<br />

Le abbiamo collocate subito dopo<br />

i primi quattro capitoli considerata la<br />

varietà e la frammentarietà degli argomenti<br />

che le fanno ritenere scritte<br />

a suo tempo assieme alle altre negli<br />

stessi periodi di ispirazione delle altre<br />

poi scelte di volta in volta in base alle<br />

esigenze dei momenti e dei convincimenti<br />

di chi aveva avuto le iniziative<br />

di pubblicarle.<br />

Il numero delle Poisie siolte supera<br />

quello delle poesie pubblicate<br />

e nell’insieme le une e le altre sono<br />

circa 400. Nel tentativo di agevolarne<br />

l’individuazione abbiamo pensato di<br />

raggruppare le sciolte per temi riducendo<br />

al minimo lo spostamento di<br />

quelle comprese nei titoli dei libretti. I<br />

temi sono Chersinità, Luoghi e personaggi,<br />

Mesi dell’anno e relative<br />

festività, Rizete (Ricette) della cucina<br />

tradizionale chersina, Jesolo. Tutti<br />

gli altri ci è parso sfuggano a raggruppamenti<br />

in quanto trattano degli<br />

argomenti più vari, unificati soltanto<br />

dalla immanente angoscia dell’esodo<br />

dall’Isola - Scojo - perduta.<br />

Tutto questo viene prima delle<br />

due grandi composizioni che l’autore<br />

stesso, col suo scherzoso riferimento<br />

ad Omero autorizza a chiamare<br />

poemetti, La Montagna, storia delle<br />

storie… e la Fiaba dela tera dei<br />

canti che da sole occupano oltre 50<br />

pagine.<br />

Non tanto per l’argomento, quanto<br />

per la sua lunghezza che occupa 13<br />

pagine, dopo i due … poemetti storico-fiabeschi,<br />

abbiamo collocato la<br />

Storia de Vizenzo e Catarina, squasi<br />

un “Romeo e Giulieta” a la chersina.<br />

Il lavoro è firmato alla fine e ne<br />

ricaviamo la convinzione che l’autore<br />

avesse pensato di pubblicarlo in un<br />

opuscolo. Non è una storia d’amore<br />

qualunque così come il riferimento<br />

a Giulietta e Romeo non è generico<br />

ma si riferisce alla inconciliabilità dei<br />

reciproci amori per la inflessibile opposizione<br />

delle situazioni famigliari.<br />

I due sfortunati innamorati veronesi<br />

non riuscirono a superare il muro<br />

C OMUNITA’<br />

HERSINA<br />

dell’odio che divideva i Montecchi dai<br />

Capuleti e così Vinzenzo, chiamato<br />

anche Cencio, che era di famiglia di<br />

pescatori originaria da Chioggia, non<br />

è riuscito a superare l’opposizione<br />

implacabile del padre di lei che era un<br />

ricco e taccagno campagnolo. L’opposizione<br />

del vecchio non era tanto<br />

dovuta alla condizione di Vizenzo che<br />

era uno squattrinato, ma al fatto che<br />

Vizenzo era un italiano e come tale<br />

odiato dallo zappaterra di sentimento<br />

croato. La vicenda si inquadra nella<br />

situazione chersina degli inizi del<br />

secolo scorso quando i Frati croati<br />

ottennero la divisione della provincia<br />

francescana dalmata da quella patavina<br />

e i frati chersini optarono quasi<br />

tutti per Padova lasciando il grande<br />

convento ai frati venuti da fuori. Si era<br />

nel periodo dei preparativi di guerra<br />

da parte del Regno d’Italia … “nemico<br />

della Chiesa che teneva il Papa<br />

prigioniero in Vaticano” e i frati avevano<br />

buon gioco nel sobillare i popolani<br />

chersini che praticavano la Chiesa di<br />

San Francesco. L’incitamento contro<br />

i chioggiotti è documentato da relazioni,<br />

articoli e pubblicazioni ormai<br />

storiche .<br />

I due innamorati fuggirono in barca<br />

e scomparvero in mare. Il fatto<br />

quindi viene a completare gli episodi<br />

della Fiaba dela tera dei canti.<br />

Al tema degli amori giovanili appartiene<br />

il successivo capitolo delle<br />

Gnaghe che nella breve premessa, il<br />

nostro Aldo definisce, con le parole di<br />

Giacomo Scotti tratte da L’arcipelago<br />

del Quarnero, la “gnaga”, una stranissima<br />

serenata fatta con voce nasale<br />

che sembra il gnaulìo di un gatto … il<br />

pretendente canta e recita la cantilena<br />

amorosa fatta anche di invettive.<br />

Sono venti cantilene scherzose,<br />

per venti donne amorose. Possono<br />

costituire un recupero storico oppure<br />

sono creazioni dell’autore? Chissà!<br />

Aldo ha scritto che ogni riferimento<br />

eventuale a persone o fatti … è voluto<br />

e per niente casuale e perciò ci<br />

lascia nel dubbio. Nell’ordine, dopo<br />

le Gnaghe abbiamo posto il capitolo<br />

delle Filastroche, dei Modi di dire e<br />

degli Indovinelli chersini. Di questa<br />

raccolta siamo certi che costituisce<br />

un recupero anche perché una parte<br />

è stata già pubblicata in separati opuscoli<br />

da noi per la Comunità Chersina<br />

attorno al 1970-’80.<br />

GIORNALE88 3.indd 20 22/11/2012 17:38:48


Segue Par modo de dir e, alla<br />

fine, l’Abecedario chersin che in 21<br />

pagine, seguendo l’ordine alfabetico,<br />

Abbiamo ricevuto dal fratello Cap. Comandante Dino Policek il seguente ricordo di Aldo:<br />

Mi viene offerta l’opportunità di mettere due righe per il libro di Aldo. Non sono di penna ma quello che mi sgorga<br />

ora è questo:<br />

«Cossa dise Aldo?»<br />

Nel mestier me ga orientado la bussola. Nela vita spesso xe stado lu el faro che me indicava el giusto porto. Nei<br />

vari momenti: fradelo, padre, amico e compagno de rimpatriade. Tanti momenti tristi nele nostre vite ma anche tanta<br />

felicità. Come quando partivimo da Jesolo par Cherso con la nostra “Opanka”. Adesso el me fa cumpanìa cu i sui<br />

scriti. Nel nostro dialetto: la richeza de quel parlar comun, dote dei povari e dei signori, che la madre consegnava a<br />

ognidun. Ecco: legendo LA MONTAGNA<br />

Riceviamo e pubblichiamo:<br />

“Noi, nati nel 1935, con i nostri incontri<br />

annuali dimostriamo che dopo<br />

aver rattoppato la nostra “lunga tela”<br />

-che non è stata mai interrotta ma<br />

soltanto ritardata per causa di guerre,<br />

esodi, scelte di vita individuali- la<br />

nostra amicizia è sempre più forte.<br />

L’amicizia supera le frontiere!<br />

Tutti i nostri coetanei aspettano<br />

il mese d’Agosto per incontrarsi. Se<br />

qualcuno è assente lo è per motivi di<br />

solito giustificati, ma ci arrivano comunque<br />

i saluti telefonici e qualche<br />

scritto da Italia, Francia, Florida e Australia.<br />

Ci dispiace soltanto che ce ne<br />

sono alcuni ed alcune, pochissimi<br />

in verità, che in tutti questi anni d’incontri<br />

non hanno mai voluto essere<br />

presenti. Vuol dire che non sentono<br />

l’amore verso questa nostra Cherso,<br />

non sentono il bisogno di evocare i ricordi<br />

dell’amicizia d’infanzia.<br />

Li perdoniamo - ognuno ha le proprie<br />

idee. Noi abbiamo fatto un’amicizia<br />

stretta “che ci accomuna in uno<br />

spirito indelebile di chersinità”, come<br />

ha detto Giorgio Sepčić.<br />

Con noi c’è sempre presente la<br />

nostra cara professoressa Meyra<br />

Moise Lucchi. Ogni anno si taglia la<br />

torta e si brinda.”<br />

Marija Žic - Rogić<br />

offre al lettore la possibilità di conoscere<br />

il significato e talvolta anche la<br />

presumibile origine delle parole dia-<br />

Inverno otantasete otantaoto:<br />

Xe scrito a la fin de la storia.<br />

E de colpo me vien in memoria<br />

Quela specie de vecio saloto<br />

Pien de libri e de carte, imuciade<br />

Sul scritorio e de sovra i scafai;<br />

Cumpanìa de le longhe jornade<br />

che no te abandonava mai.<br />

E la luce un fià smorta de sera,<br />

Che l’ardeva anche fin l’albisar,<br />

Co le storie de la nostra tera,<br />

Instancabile, ti stavi a notar.<br />

Mi le legio e rilegio sovente<br />

E par mi le me xe senpre nove:<br />

No me par che de altro sia gnente<br />

Che cussì me ralegra e... comove.<br />

INCONTRO ANNUALE DEI NATI NEL 1935<br />

I partecipanti al raduno<br />

annuale dei<br />

nati nel 1935.<br />

La professoressa<br />

Meyra Moise alla<br />

cena con i quattro<br />

suoi ex-allievi del<br />

ginnasio italiano:<br />

da sinistra FrancescoBommarco,<br />

professoressa<br />

Meyra, il pittore<br />

Matteo-Teo/Mate<br />

Solis e il dottor<br />

professor Giorgio<br />

Sepčić.<br />

21<br />

a cura di Luigi Tomaz<br />

lettali più tipiche e antiche del parlar<br />

chersin.<br />

Luigi-Gigi Tomaz<br />

Novembre 2012 n. 88<br />

GIORNALE88 3.indd 21 22/11/2012 17:38:51


22<br />

AVVENIMENTI<br />

RESTAURO DELLA CAPPELLINA VOTIVA<br />

NEI PRESSI DELLA SPIAGGETTA DI SAN BIAGIO<br />

Un giorno della scorsa primavera, un<br />

gruppo di amici Chersini e Vicentini,<br />

su iniziativa dei signori Giacomino<br />

e Maria Pia Dalla Valle, che da anni<br />

trascorrono le loro vacanze a Cherso,<br />

si sono uniti per attuare una lodevole<br />

iniziativa: restaurare la vecchia cappella<br />

votiva ormai in rovina nei pressi<br />

di San Biagio, vicino a Cherso, meta<br />

preferita delle gite in barca degli amici<br />

turisti italiani.<br />

Il lavoro è stato effettuato il 23 Maggio.<br />

Siccome l’accesso alla cappella<br />

non permette l’uso di alcun veicolo,<br />

il gruppetto di volontari ha dovuto<br />

portare il materiale da costruzione<br />

necessario in barca fino alla spiaggia<br />

più vicina per poi trascinarlo a mano<br />

e a piedi attraverso un terreno quasi<br />

inaccessibile fino a 50 metri sopra<br />

il mare al culmine della scogliera, in<br />

posizione ben visibile dal mare, a suo<br />

La cappelletta dopo il restauro.<br />

La cappelletta prima del restauro.<br />

tempo pensata per coloro che passano<br />

in barca lungo le nostre acque.<br />

In un solo giorno di intenso lavoro la<br />

cappella è stata trasformata da un<br />

mucchio di rovine in una suggestiva<br />

chiesetta grazie alla buona volontà<br />

degli amici: Giacomino, Antonio Manzardo,<br />

Gianfranco Surdić, Mariano e<br />

Franz Sablić - Piciona, Nino Surdić -<br />

Gurla, Dino Cremenic - Ciariza, Vlado<br />

Dlačić, Mirko Francisković guidati<br />

dal capo mastro Stefano Centenaro.<br />

La cappelleta è stata completamente<br />

ricostruita, dai muri al tetto. Prima<br />

della ricostruzione esistevano i resti<br />

precedenti della stessa edicola risalenti<br />

agli anni’20 quando era stata<br />

costruita a ricordo di un pastore della<br />

mandria di pecore di San Biagio che<br />

era morto in quel posto cadendo sulla<br />

scogliera. Successivamente trascurata<br />

era stata dotata, nel secondo do-<br />

C OMUNITA’<br />

HERSINA<br />

Vista della cappelletta dal mare..<br />

Il gruppo di amici al lavoro.<br />

poguerra, da un turista, di un dipinto<br />

riproducente la faccia della Madonna<br />

che era stato distrutto dalle intemperie.<br />

La facciata è stata dipinta di bianco<br />

in modo che possa essere ben vista<br />

da lontano. Nella parte anteriore<br />

della nicchia è stato posto il dipinto<br />

votivo della Vergine Maria. Vi è stata<br />

posta anche la dedica in ceramica in<br />

memoria di Monica Dalla Valle, figlia<br />

scomparsa di Giacomino e Maria Pia<br />

che le hanno dedicato la cappeletta<br />

restaurata. A completamento dell’opera<br />

il signor Antonio-Toni Manzardo,<br />

ha dotato la cappelletta di una fonte<br />

luminosa. Un panello solare infatti da<br />

allora permette alla stessa di essere<br />

vista dal mare anche di notte.<br />

La benedizione della cappelletta votiva<br />

ristrutturata ha avuto luogo all’inizio<br />

della stagione estiva, il 20 Giugno,<br />

quando già era a Cherso in vacanza<br />

un buon numero<br />

di italiani amici di<br />

Giacomino e Maria<br />

Pia, alcuni venuti<br />

appositamente da<br />

Fara Vicentino con<br />

amici chersini convenuti<br />

in barca fino<br />

alla baia di San<br />

Biagio, e a piedi<br />

fino alla cappella<br />

dove la cerimonia<br />

è stata celebrata<br />

dal nuovo parroco<br />

di Cherso.<br />

Daniele Surdich<br />

GIORNALE88 3.indd 22 22/11/2012 17:38:53


RACCONTI DI VITA CHERSINA<br />

A distanza di tempo, rovistando<br />

tra le mie scartoffie, con grande<br />

sorpresa ho trovato una fotografia<br />

risalente al 1934, nella quale sono<br />

ritratto io, Andrea Fucci detto Scarpelin,<br />

(l’unico seduto) e il mio carissimo<br />

amico Renato Surdich detto Spalani,<br />

che non è più tra noi. Nella foto è presente<br />

anche un nostro comune amico<br />

Antonio Fucci, pugile chersino, chiamato<br />

a Cherso Tonin boxer. Tonin,<br />

pur essendo mio omonimo, non era<br />

mio parente; era il nostro allenatore<br />

di corse campestri delle due specialità<br />

dei 5000 (qualche volta 4000) e<br />

dei 400 metri. Il quarto del gruppo è<br />

Domenico, detto Pipiza, che si era<br />

aggregato per la foto. Questa fotografia<br />

che io possiedo è l’unica copia<br />

rimasta. Non pensavo di averla. La<br />

avevo chiesta tempo addietro anche<br />

alla famiglia di Renato che però non<br />

l’ha trovata, così si pensava di averla<br />

perduta. Questa foto è un ricordo di<br />

noi chersini a quell’epoca quattordicenni,<br />

quando eravamo con altri 7-8<br />

ragazzi, più o meno della stessa età,<br />

appassionati alla corsa e facevamo a<br />

gara a chi arrivava primo. Primo era<br />

sempre immancabilmente Renato.<br />

Tonin Fucci, nostro allenatore, come<br />

ho detto faceva il pugile, ma spesso<br />

si allenava anche lui correndo assieme<br />

a noi. Un giorno ci disse: “Adesso<br />

organizzeremo una corsa campestre<br />

sulle distanze dei 5000 metri”, ci spiegò<br />

il percorso: Porta Marcella – Prà<br />

– Capitaneria di porto – Peschera –<br />

Riva Scalini de Rialto – Fortezza –<br />

Cimitero – Strada per Smergo – Strada<br />

Nova – Prà con traguardo ancora<br />

a Porta Marcella. è arrivato primo,<br />

manco a dirlo, sempre lui, Renato e<br />

io Andrea arrivai secondo e poi dietro<br />

gli altri ragazzi. Se n’era parlato<br />

da parte di tutti perché l’avvenimento<br />

aveva avuto una certa notorietà. Alla<br />

premiazione erano presenti alcune<br />

autorità, e precisamente un rappresentante<br />

del Comune, la famosa<br />

maestra Luisa Morato e il nostro allenatore<br />

che ci consegnò i premi. A<br />

Renato un piccolo orologio e a me e<br />

ad Andrea una penna. Da quel giorno<br />

partì il nostro vero allenamento che<br />

durò circa due mesi. Tonin aveva infatti<br />

ricevuto l’incarico dal Comune di<br />

Cherso di portare due o tre ragazzi ad<br />

una corsa campestre a Pisino, in rappresentanza<br />

del nostro Comune. Alla<br />

gara partecipavano ragazzi di tutti i<br />

QUANTI RICORDI IN UNA FOTOGRAFIA<br />

di Andrea Fucci “Scarpelin”<br />

Comuni dell’Istria: un centinaio. Tonin<br />

fece la proposta di iscrivere alla gara<br />

me e Renato. In un primo momento<br />

ricordo che ci eravamo riservati la<br />

risposta perché era inverno e le nostre<br />

famiglie, che erano povere, non<br />

erano in grado di comprarci indumenti<br />

invernali. Facemmo presente tutto<br />

questo al nostro allenatore che, per<br />

niente preoccupato, ci disse: “I vostri<br />

famigliari non dovranno spendere neanche<br />

una lira, provvederò io ai cappotti”.<br />

Per essere in regola ci portò<br />

in Comune a fare la Carta d’Identità,<br />

essendo noi ancora minorenni, così<br />

alla fine di Ottobre, inizio Novembre,<br />

si era in partenza. Il piroscafo salpava<br />

alle 4 del mattino per porto Albona.<br />

Tonin avrebbe dovuto passare a<br />

prendere prima uno e poi l’altro di noi<br />

due. A me era venuta un’idea: all’epoca<br />

si ballava al Dopolavoro in Prà,<br />

così avevo proposto a Tonin di venirci<br />

a prendere al ballo, saremmo rimasti<br />

lì al caldo ad aspettare fino all’orario<br />

del piroscafo. Quando Tonin arrivò, ci<br />

fece la sorpresa: aveva con sé due<br />

suoi cappotti e ce li diede in prestito.<br />

Come si vede dalla fotografia erano<br />

un po’ grandi e con il nastrino a lutto<br />

perché suo papà<br />

era morto da poco.<br />

Imbarco, dunque,<br />

alle quattro e<br />

arrivo alle otto a Pisino<br />

dove abbiamo<br />

trovato le rappresentanze<br />

di tutti gli<br />

altri comuni e alcuni<br />

amici di Tonin che si<br />

complimentavano<br />

con lui per i suoi incontri<br />

di pugilato.<br />

Alle dieci si parte<br />

per la corsa campestre<br />

di 5 chilometri.<br />

Su 100 concorrenti,<br />

a metà percorso,<br />

Renato era già dodicesimo,<br />

io quattordicesimo.<br />

A trequarti<br />

del percorso<br />

Renato settimo, io<br />

nono. Ad un tratto<br />

vedo Renato al bordo<br />

dello stradone<br />

sdraiato, mi fermo,<br />

mi dice che ha male<br />

ad una gamba, mi<br />

incita a proseguire<br />

almeno per raggiun-<br />

23<br />

gere il traguardo. La gara si conclude:<br />

primo Tofetti, secondo Rodela.<br />

Alla fine io sono arrivato ottavo. Non<br />

male! Tonin mi chiese di Renato, gli<br />

spiegai quello che era successo e lo<br />

andammo a prendere. Ritornammo a<br />

Cherso la sera stessa.<br />

Dopo questa abbiamo fatto un’altra<br />

trasferta a Pola per i 400 metri.<br />

Anche in questa gara hanno vinto altri<br />

più veloci e purtroppo non è andata<br />

come avevamo sperato.<br />

Visto che i risultati non arrivavano,<br />

io e Renato ad un certo momento<br />

abbiamo deciso di smettere gli allenamenti<br />

e abbiamo informato di questo<br />

Tonin, ringraziandolo per quanto<br />

aveva fatto per noi, nonostante i suoi<br />

tanti impegni nel pugilato e con la famiglia.<br />

Così si è conclusa la nostra<br />

carriera di corridori campestri.<br />

Credo di fare cosa gradita a quanti<br />

sono ancora in vita e per il ricordo<br />

di quelli che purtroppo non sono più<br />

tra noi, inviandovi la fotografia per la<br />

pubblicazione con tanti saluti a tutti i<br />

Chersini.<br />

Andrea Fucci Scarpelin,<br />

Novembre 2012 n. 88<br />

GIORNALE88 3.indd 23 22/11/2012 17:38:55


24<br />

RACCONTI DI VITA CHERSINA<br />

VACANZE A CHERSO di Tonin Smarich, lauranese-chersino<br />

più avanti pubblichiamo la foto ed iol necrologio del dottor Smarich. Qui riportiamo due significativi capitoli<br />

del suo libro Cronache lauranesi a suo tempo scritti per la rivista degli esuli fiumani.<br />

Mia mamma era chersina: una Tomaz.<br />

Credo che il nonno, originario<br />

da Montona, fosse capitato nell’isola<br />

come funzionario doganale(*) dell’epoca<br />

di Franz Joseph. Successivamente<br />

aveva avviato per il figlio Luigi<br />

un forno con spaccio di pane, dove<br />

mio padre, allievo fornaio, conobbe la<br />

bella Rosina portandola seco a Laurana.<br />

A quei tempi i nostri genitori erano<br />

più prolifici, sicché noi, sei fratelli<br />

Zmarich, avevamo a Cherso 5 cugini<br />

Tomaz, figli di zio Luigi panettiere. I<br />

nostri rapporti erano e sono tuttora<br />

improntati ad una fraterna amicizia<br />

che il tempo non ha cancellato.<br />

Per trascorrere le sue vacanze,<br />

mia mamma, che era affezionata a<br />

Cherso e a sua sorella nubile Caterina,<br />

approfittava della festività di S.<br />

Antonio, i cui frati avevano nell’isola<br />

un convento famoso zeppo di novizi;<br />

il 5 agosto poi, c’era la festa della<br />

patrona e la Fiera, che durava parecchie<br />

giornate, coinvolgendo tutti<br />

gli isolani. Calavano da Belei, Orlez,<br />

Neresine, Pernata, Caisole, i paesani<br />

vestiti nei loro tradizionali costumi, e,<br />

al pomeriggio, in piazza dietro al Fontego,<br />

eseguivano i loro balli al suono<br />

del ludro.<br />

Io, come paggetto di mia mamma,<br />

essendo nato 7 anni dopo Manfredi,<br />

l’accompagnavo con gioia nelle sue<br />

rimpatriate. C’imbarcavamo alle due<br />

del pomeriggio nel piroscafo di linea,<br />

che giornalmente faceva la spola tra<br />

Cherso e Fiume, costeggiando la costa<br />

liburnica; si entrava poi nel canale<br />

di Fianona dove la manovra di approdo<br />

e di stacco era sempre complicata,<br />

si attraversava Boccagrande, per<br />

costeggiare poi i pendii della costa<br />

Mio fratello Manfredi aveva sette<br />

anni più di me, essendo nato nel<br />

1914 dopo le sorelle Iolanda, Nori, Ita<br />

e Rosina. Giovinetto, papà lo mandò<br />

a Gratz ad imparare il tedesco nonché<br />

l’arte di fare i salumi. Vi rimase<br />

tre anni, ed al ritorno sistemò in casa<br />

un piccolo salumificio. Allo stesso<br />

tempo coltivava i suoi hobbies: giocava<br />

mediano nella squadra paesana<br />

di calcio; suonava il bombardino<br />

nella locale fanfara; a casa poi strimpellava<br />

continuamente il mandolino o<br />

chersina, dove i pascoli con le greggi<br />

s’intervallavano alle vanesi coltivate a<br />

viti, od ombreggiate da ulivi secolari.<br />

All’imbrunire su in alto, la chiesetta<br />

di S. Salvador preannunciava la<br />

meta vicina: ecco il faro e poi l’ampio<br />

porto con la cittadina distesa a sinistra<br />

ai piedi delle colline.<br />

Tutta Cherso si riversava sul molo:<br />

le ragazze per far mostra dei nuovi<br />

vestiti, gli operai a scaricare le merci,<br />

altri a ricevere i parenti o gli amici.<br />

Il cugino Peppin, con zia Catina,<br />

ci aspettavano sorridenti con accanto<br />

uno dei fratelli Mocolo pronto a portarci<br />

fagotti e valigie. Io già correvo<br />

a salutare al lato opposto della piazza<br />

zio Luigi che mi avrebbe offerto i<br />

gustosi buzolai, ed accanto a lui zia<br />

Tonina nel negozio di ferramenta, e<br />

poi gli amici d’infanzia, Giorgetto, Marino,<br />

Emilio Bellemo, nella cui barca<br />

nei giorni di vento si bordisava, pericolosamente<br />

inclinati sul pelo dell’acqua.<br />

Il giorno del Santo una grande<br />

processione si snodava per le vie<br />

della città, i cui balconi e finestre<br />

erano addobbate di arazzi e coperte<br />

ricamate. Avanzavano gli enormi<br />

gonfaloni delle confraternite, portati<br />

con fatica dai più prestanti accoliti,<br />

poi veniva il baldacchino, tutto il clero<br />

in pompa magna, e dietro un nucleo<br />

di fraticelli salmodianti. In chiesa, un<br />

profumo intenso di gigli ci accoglieva<br />

tra le ampie navate.<br />

Abitavamo in una grande casa<br />

posta in fondo alla piazza. Al pianterreno<br />

c’era il negozio di generi alimentari,<br />

dove però si vendeva di tutto,<br />

compresi articoli di drogheria e ferramenta,<br />

sacchi di verderame e reti<br />

zincate.<br />

NEL RICORDO DI MANFREDI ...<br />

la fisarmonica. Amava gli uccelli ed i<br />

piccoli animali; teneva in casa un’infinità<br />

di gabbiette con cardellini, lugari<br />

e verzolini, nel terrazzo di casa esterno<br />

una grande gabbia con dentro un<br />

merlo spennacchiato. L’otto Settembre<br />

si trovava al deposito militare di<br />

Cervignano; con mezzi di fortuna raggiunse<br />

Laurana portandosi dietro un<br />

cucciolo di pastore belga. I tempi erano<br />

duri e mio fratello si industriava a<br />

commerciare con tutto ciò che gli capitava<br />

tra le mani. Anch’io, studente a<br />

C OMUNITA’<br />

HERSINA<br />

Da un lato c’era l’osteria “Vaporetto”<br />

(dell’amico Giorgetto) dall’altro,<br />

verso la riva, la macelleria dei fratelli<br />

Baici, dove regnava sovrano l’agnello,<br />

dalla carne profumata.<br />

Il cugino Peppin ne comprava un<br />

bel pezzo per farne il brodo, che a parte<br />

il sapore un po’ dolciastro, era poi<br />

delizioso nel suo piatto di carne; altre<br />

volte appariva la gustosa scarpena<br />

al forno o i saporiti sgombretti fatti in<br />

savor. Eccomi qua! è Piero Grisan,<br />

arguto e dalla pronta battuta, che ci<br />

viene a dare un salutino. Quando mi<br />

trovo ai raduni chersini, canto ancora<br />

le sue strofe che raccontano stralci di<br />

vita quotidiana, armonizzati sui motivi<br />

più popolari: “ quando arriva il Cherso…”,<br />

e “La Mirandola va…”.<br />

Quanti ricordi vivi e gioiosi: quella<br />

notte che mi svegliai solo nel letto<br />

grande di zia Catina, perché mamma<br />

e gli altri erano usciti, ed io a piangere<br />

disperato sulle scale, finchè giunse il<br />

cugino Silvio a prendermi in braccio:<br />

“sta bon, bàziza”. Oppure quella volta<br />

che, portata da Laurana un’immensa<br />

anguria, ne mangiai tanta che durante<br />

la notte, riempito el bucalin continuai<br />

a fare pipì fuori dal vaso; o quando<br />

ancora, rovistando in soffitta, tra le<br />

ghirlande di cartapesta, venni redarguito<br />

dalla Dumiza (la donna di casa)<br />

e la feci rotolare giù dagli scalini. E<br />

qui devo finire […]. Sono le quattro<br />

del mattino e noi ci avviamo al molo<br />

per salire sul piroscafo, le cui macchine<br />

sono già sotto pressione […]. Si<br />

sale a bordo, “leva la zima!”, un ultimo<br />

sussulto e Cherso è già lontana.<br />

(*) In verità il nonno era giunto a Cherso al<br />

comando di una vedetta costiera della Imperial-Regia<br />

Guardia di Finanza austriaca.<br />

Bologna, lo aiutavo nei suoi commerci<br />

portando a casa pacchi di maglie<br />

sgargianti confezionate in tessuto<br />

autarchico. Manfredi le scambiava<br />

con formaggi pecorini o cosciotto di<br />

maiale; altre volte la merce di scambio<br />

consisteva in sacchetti di sale e<br />

di zucchero; si macellava clandestinamente<br />

qualche sorana e così il<br />

giro continuava. L’orizzonte però era<br />

sempre più buio e l’avvenire insicuro.<br />

I miei decisero che era più opportuno<br />

allontanarmi e mi spedirono a Gratz<br />

GIORNALE88 3.indd 24 22/11/2012 17:38:55


in Austria. Manfredi rimase: non aveva<br />

mai fatto del male a nessuno; non<br />

si era mai interessato di politica; al<br />

contrario, conoscendo bene il tedesco<br />

aveva aiutato qualche contadino<br />

incappato nelle rappresaglie dei tedeschi.<br />

Qualcuno lo avvisò del pericolo<br />

che correva, ma egli, cosciente<br />

della propria innocenza ed incapace<br />

di valutare la malvagità degli uomini,<br />

rimase accanto alla mamma e alle<br />

sorelle attendendo al suo lavoro. Lo<br />

prelevarono una sera di aprile assie-<br />

La terribile tragedia della nave<br />

Concordia mi ha riportato immediatamente<br />

all’infanzia, nella casa vecchia<br />

della nonna, a Cherso, situata in un<br />

vicolo silenziosissimo, imprigionato<br />

tra le case, privo anche dei suoni più<br />

genuini della natura. Non c’era un<br />

albero per ospitare i cinguettanti uccellini<br />

o le stridenti cicale nella calura<br />

estiva, né un filo d’erba per accogliere<br />

i grilli, né la confusione di un pollaio<br />

con il chicchirichì del gallo all’alba.<br />

L’unica musica che interrompeva<br />

i pensieri e le emozioni e scandiva i<br />

ritmi della vita quotidiana era quella<br />

delle campane oppure quella interiore<br />

che esplodeva in canti, ritornelli,<br />

filastrocche, ma raramente si sentiva<br />

uscire da qualche apparecchio di riproduzione.<br />

Nessuno in quel “clanzic” possedeva<br />

un apparecchio radio, anche<br />

perchè non c’era l’elettricità e non so<br />

quante famiglia ne possedessero una<br />

in tutto il paese.(mi riferisco agli anni<br />

1930-‘40)<br />

Ricordo una finestra di una casa<br />

in Pecris, sotto alla quale, al tramonto,<br />

si fermavano dei Chersini ad<br />

ascoltare e commentare le notizie diffuse<br />

dalla voce stentorea di una delle<br />

rare radio presenti, che trasmetteva<br />

soprattutto notizie di cronaca e, in seguito,<br />

bollettini di guerra.<br />

Per udire della musica riprodotta,<br />

magari ballabile, era necessario avere<br />

un grammofono.<br />

Il nostro era arrivato da New York<br />

negli anni 1930. L’aveva portato mio<br />

padre al suo ritorno a Cherso, dopo<br />

essere rimasto alcuni anni negli USA.<br />

Si trattava di una valigetta nera un<br />

po’ ruvida che aveva all’interno una<br />

grande tasca rigida dove venivano<br />

custoditi dei dischi, un piatto, leg-<br />

me ad altri giovani lauranesi; ricomparve<br />

per alcuni giorni nelle soffitte<br />

della Pensione Vittoria adibite a carceri;<br />

faceva cenni dall’alto e salutava<br />

Lupo che giù in strada abbaiava festosamente.<br />

Poi più nulla. Aveva tanti<br />

amici anche tra la gente di montagna<br />

ma nessuno tese la mano. Ebbero<br />

persino il coraggio di venire nel cuore<br />

della notte, poiché di giorno non osavano<br />

mostrare alla gente le loro facce<br />

di assassini, a battere il portone di<br />

casa in cerca delle sorelle che però si<br />

IL GRAMMOFONO<br />

di Annamaria Zennaro Marsi<br />

germente molleggiato, sul quale veniva<br />

appoggiato il disco e un braccio<br />

grosso, flessibile, in ottone, con una<br />

testa pesante sulla quale si inseriva<br />

la” puntina”.<br />

Una manovella, che aveva uno<br />

spazio interno per riporla, veniva infilata<br />

in un’ apposita guida e, girandola,<br />

serviva a dare la giusta velocità al<br />

disco, prima di abbassare la testina<br />

e inserire la puntina nel primo solco<br />

esterno. La mamma non permetteva<br />

che facessimo noi figlie quell’operazione,<br />

in quanto temeva che rovinassimo<br />

il disco.<br />

I dischi a 78 giri venivano conservati,<br />

delicatamente, in una busta di<br />

carta color nocciola con un foro centrale<br />

dal quale risaltava il centro colorato<br />

verde o azzurro del disco, sul<br />

quale erano incisi le case di riproduzione<br />

(Columbia, Victor, La voce del<br />

Padrone, con il musetto del cagnolino<br />

Nipper davanti alla tromba), il nome<br />

dei cantanti, quello degli autori e il titolo<br />

del pezzo musicale.<br />

Era un avvenimento emozionante,<br />

quando, durante qualche festa, il<br />

grammofono veniva stanato da chissà<br />

quale nascondiglio. Eravamo tutti<br />

in attesa di sentire il ritmo delle polke,<br />

delle mazurke e, soprattutto, delle<br />

tante canzoni che, in parte, conoscevamo<br />

a memoria. Delle voci possenti,<br />

baritonali o tenorili, raccontavano delle<br />

storie come quella della “Capinera<br />

che stava tra i monelli per le strade<br />

tutto il dì”, o quella del “Re dei cuori”<br />

o a Natale “Tu scendi dalle stelle” assieme<br />

a molti brani di musica lirica.<br />

Mia madre cantava molto spesso<br />

anche senza il grammofono, anche<br />

perchè, per il troppo uso, si era formata,<br />

su alcuni dischi più ascoltati,<br />

una leggera fenditura che conferiva<br />

25<br />

erano rifugiate presso persone amiche.<br />

Oggi nel cimitero la tua foto si<br />

trova vicino a quella di papà Antonio,<br />

ma il tuo corpo straziato chiede ancora<br />

di essere ricoperto dalla terra<br />

rossa del nostro Camposanto. Forse<br />

qualcuno che 50 anni orsono partecipò<br />

al tuo martirio cammina ancora<br />

per le strade di Laurana ed incontrandomi<br />

abbassa il capo perché non ha<br />

il coraggio di dire dove ti hanno infoibato.<br />

Avevi trent’anni. A noi è rimasto<br />

soltanto il tuo dolce ricordo.<br />

al canto un breve salto con uno “stick,<br />

stick” molesto. Delle volte la musica “<br />

s’incantava”; ripeteva cioè la stessa<br />

parola, finché qualcuno non sollevava<br />

il braccio per spostare la graffiante<br />

puntina.<br />

C’era poi un brano che mi incuriosiva<br />

moltissimo e dava delle indicazioni<br />

su come doveva essere una<br />

donna per essere bella.<br />

“Una donna, una donna per essere<br />

bella / deve avere, deve avere<br />

3 cose nere: / occhi e ciglia e nere<br />

chiome. / Nere chiome tra le donne è<br />

difficile trovar.”<br />

Proseguiva con altre 3 cose bianche<br />

o rosa, sempre difficili da trovar.<br />

Qualche musica era anche proibita<br />

in quanto mia madre ne individuava<br />

dei doppi sensi e quei dischi<br />

li teneva nascosti. Erano insomma<br />

solo per adulti, non li voleva ascoltare<br />

e rimproverava mio padre di averli<br />

comperati. Dal canto suo mio padre<br />

non notava alcuna sconvenienza, né,<br />

noi bimbe, riuscivamo a percepirne<br />

il doppio senso. Tra le voci tenorili<br />

spiccava quella di Caruso che cantava,<br />

oltre al celeberrimo “O Sole mio“<br />

anche un pezzo dolcissimo dal titolo<br />

“Amor mio”, che trasmetteva forti e<br />

struggenti emozioni. Spesso delle<br />

vicine di casa oppure delle giovani<br />

ragazze, cugine della mamma, organizzavano<br />

delle feste da ballo in una<br />

cantina spaziosa, sgomberata per<br />

l’occasione e chiedevano in prestito<br />

a mia madre il grammofono. Pur essendone<br />

estremamente gelosa, e ritenendo<br />

quel ballo clandestino sconveniente,<br />

lo prestava, analizzandolo<br />

poi con attenzione e rabbuiandosi se<br />

ritornava con la puntina consumata o<br />

con qualche disco segnato e malmenato,<br />

si riprometteva di non prestarlo<br />

Novembre 2012 n. 88<br />

GIORNALE88 3.indd 25 22/11/2012 17:38:56


26<br />

RACCONTI DI VITA CHERSINA<br />

mai più. Chiudeva le puntine in una<br />

scatoletta di latta e il grammofono<br />

spariva, fino alla prossima occasione.<br />

Nelle belle giornate di sole e di festa<br />

andavamo, con la barca del papà,<br />

in Drasiza e mia madre, per rendere<br />

più gradevole la gita, portava con sè<br />

la valigetta con i suoi dischi preferiti.<br />

La appoggiava su una grossa pietra,<br />

mentre io assaporavo con curiosità e<br />

trepidazione quel “miracoloso fruscio<br />

iniziale” e quel movimento del disco<br />

che, girando la manovella, acquistava<br />

gradatamente in velocità, come<br />

una trottola e poi ... via con la musica!<br />

Vi sarete chiesti perchè la grave<br />

sciagura della nave della Costa mi<br />

abbia fatto ricordare il grammofono.<br />

Ebbene, tra i numerosi dischi ce n’era<br />

uno, con il centro verde della CO-<br />

LUMBIA . S’intitolava:<br />

“IL SIRIO”<br />

ed era cantata dal duo “Romito &<br />

Palma”, che, non solo mia madre, ma<br />

anche mio padre ascoltavano ripetutamente.<br />

Cantavano insieme spessissimo.<br />

Iniziava con un zum zum<br />

zum … e da Genova il Sirio partiva<br />

... e anche nelle trattorie di Cherso,<br />

soprattutto tra i marinai, venivano improvvisati<br />

dei cori che ricordavano le<br />

vicende tragiche e commoventi del<br />

piroscafo SIRIO.<br />

Si trattava di una struggente e<br />

malinconica melodia che narrava la<br />

triste vicenda di alcuni emigranti per<br />

lo più veneti, friulani e istriani che<br />

partirono da Genova nell’agosto del<br />

1906.<br />

“E da Genova il Sirio partiva,<br />

per l’ America verso il loro destin ...<br />

Urtò il Sirio un terribile scoglio,<br />

di tanta gente la misera fin.<br />

Si udivano le grida strazianti,<br />

padri e madri con le onde lottar,<br />

abbracciavano i cari lor figli<br />

che sparivano tra le onde del mar ...”<br />

Non si seppe esattamente perchè<br />

il capitano Giuseppe Picone, un napoletano,<br />

esperto di navigazione, effettuasse<br />

quell’imprevisto, temerario<br />

cambiamento di rotta che fece incagliare<br />

la nave tra gli scogli, peraltro<br />

ben indicati sulle carte nautiche, di<br />

Capo Palos, sulla costa frastagliata<br />

spagnola, (si disse per imbarcare degli<br />

emigranti clandestini).<br />

Purtroppo quell’errore, che costò<br />

la vita a più di 300 persone, fu presto<br />

dimenticato ed altri incidenti analoghi,<br />

come il naufragio del Titanic che<br />

avvenne 6 anni dopo, turbarono la<br />

storia della navigazione. La casualità<br />

volle che la nave che per prima portò<br />

soccorso al Sirio fosse comandata da<br />

un capitano di nome Vranich originario<br />

proprio delle nostre terre.<br />

Il mare era calmo e la visibilità ottima,<br />

una giornata serena, non certamente<br />

come quella nebbiosa che<br />

fece incagliare il piroscafo Cirkvenica,<br />

capitanata dal chersino Chinchella,<br />

contro gli scogli<br />

della Lanterna, proprio<br />

quando era già<br />

giunto in vista del<br />

molo di Cherso. Era<br />

il 12 novembre 1915<br />

e, fortunatamente, il<br />

forte urto, che provocò<br />

ingenti danni alla<br />

nave, non causò vittime.<br />

L’affondamento<br />

del Sirio, chiamato in<br />

seguito il Titanic dei<br />

poveri, colpì tanto l’opinione<br />

pubblica che<br />

venne ricordato in un<br />

disco, poi riprodotto<br />

anche in tempi recenti,<br />

divenendo un must<br />

(come si dice ora),<br />

tra le canzoni degli<br />

emigranti, assieme a<br />

“S. Lucia”, ”Partono i<br />

bastimenti“, ai brani<br />

del grande Caruso e<br />

ad altri canti nostalgici<br />

che si effondevano<br />

dai grammofoni della<br />

Little Italy.<br />

C OMUNITA’<br />

HERSINA<br />

Incredibile quanto i ricordi siano<br />

legati alla musica e come un solco<br />

inciso rimanga impresso nella nostra<br />

mente e nel nostro cuore, come pezzetto<br />

di un mosaico, ricordi che aiutano<br />

a ricostruire il puzzle della nostra<br />

vita.<br />

Il grammofono, entrato in casa<br />

prima della mia nascita, allietò tutte<br />

le ricorrenze più importanti, accompagnò<br />

i balli nelle cantine di giovani<br />

Chersini festaioli, rimase muto e<br />

nascosto durante le vicende belliche,<br />

rischiò di finire in mani “foreste” durante<br />

una perquisizione nella casa in<br />

Prà, quando le due “drugarize” che<br />

erano entrate, come furie, nella nostra<br />

casa, dopo aver rovistato dappertutto<br />

e, dopo aver scoperchiato il<br />

baule della biancheria, vollero aprire<br />

tutte le porte degli armadi, scoprendo<br />

sotto al lavaman la preziosa valigetta.<br />

Pensando che contenesse dei<br />

gioielli o chissà quale preziosa sorpresa,<br />

la appoggiarono sul letto e la<br />

aprirono avidamente. Noi eravamo<br />

tremanti, guardavamo mia madre,<br />

impietrita, che non proferiva parola.<br />

Le due donne gesticolarono nervosamente,<br />

discutendo tra di loro, forzarono<br />

la testina di ottone cercando<br />

di girarla, si scambiarono espressioni<br />

stupite, senza però riuscire ad intuire<br />

l’utilizzo di quella misteriosa valigetta<br />

che conteneva degli oggetti a loro<br />

sconosciuti, fortunatamente i dischi<br />

erano riposti da un’altra parte, finché,<br />

borbottando, se ne andarono.<br />

Il nostro caro e ormai vecchio<br />

grammofono era salvo!<br />

Ci accompagnò nell’esodo del<br />

1948, finendo nel magazzino n.18<br />

del Porto Vecchio di Trieste, assieme<br />

ai mobili e ad altre nostre masserizie<br />

trasportate da Cherso.<br />

Con immenso piacere e tanta<br />

commozione, lo risentimmo al Silos,<br />

il “palazzo” che ci ospitò da profughi,<br />

finché, soppiantato dalla radio, venne,<br />

da noi, un po’ trascurato, finendo,<br />

a causa dei traslochi successivi,<br />

ormai malconcio e con i dischi scalfiti,<br />

fessurati e anche frantumati, in qualche<br />

cantina, non senza lasciare un<br />

solco profondo nella mia memoria.<br />

Il suo crepitìo è un brivido sulla<br />

mia pelle, il suo fruscio una languida<br />

carezza tra note malinconiche, tristi,<br />

dolci e allegre, che mi trasportano<br />

nella magica atmosfera della mia<br />

infanzia, tra gli amati e vagheggiati<br />

clanzici di Cherso, in ricordi ed emozioni<br />

senza tempo.<br />

Annamaria Zennaro Marsi<br />

GIORNALE88 3.indd 26 22/11/2012 17:38:56


CHERSINITà SENZA FRONTIERE<br />

Matteo Sabini ci ha mandato la seguente<br />

“canzone che veniva cantata<br />

dai nostri antenati oltre cent’anni fa”.<br />

Ascolteme a mi, ascolteme a mi,<br />

semo fradei e za me capì.<br />

No stemo far ciacule, ma demose del tì.<br />

Perchè al putel apena nato, a dir<br />

mama ghe se insegna<br />

no l ‘sa dir gnente, ma l’impara mama,<br />

mama a borbotar.<br />

Anche papà, no basta mama, ghe se<br />

agiunge vin e pan<br />

e col pianse opur co l’ciama sempre<br />

el parla in italian.<br />

Lassè pur che i canti e i suffi e che i<br />

fazi pur dispetti,<br />

ne la patria dei Negovetti, no se parla<br />

che italian.<br />

Po sui banchi de la scola, senza lettere<br />

se impara<br />

xe la lingua a noi cara , che no se pol<br />

imaginar.<br />

Il nostro attivissimo corrispondente<br />

Daniele Velcich, che come ben<br />

sappiamo è anche presidente fondatore<br />

dell’Associazione dei Chersini<br />

Santa Maria isola di Cherso, ci ha<br />

mandato dall’Australia la sua consueta<br />

corrispondenza giornalistica accompagnata<br />

da una pagina del giornale<br />

australiano di Sydney in lingua<br />

italiana La Fiamma. L’intera pagina<br />

elenca tutti i dettagli della vita avventurosa<br />

e attiva del protagonista appunto<br />

Daniele Velcich. Noi ci siamo<br />

interessati per primi e in profondità di<br />

questo solerte personaggio chersino<br />

di Caisole pubblicando i diari della<br />

sua fuga dall’isola assieme a tredici<br />

compagni di avventura nel 1947, con<br />

l’arrivo dopo 24 ore di navigazione su<br />

una piccola barchetta da trasporto,<br />

a Chioggia; delle sue peregrinazioni<br />

per i campi profughi italiani; della sua<br />

prima sosta a Fertilia in Sardegna; del<br />

suo viaggio verso l’Australia e della<br />

sua particolarissima e tenace volontà<br />

di sistemare se stesso e tutta la sua<br />

famiglia mai dimenticando però la più<br />

grande famiglia del suo antichissimo<br />

paese e la sua isola d’origine, cui ha<br />

saputo dare una sede nel cuore di<br />

quel nuovissimo continente.<br />

U.S.A.<br />

Noi ringraziamo, ma per amore della<br />

verità storica dobbiamo portare<br />

alcune correzioni a questa canzone<br />

che veniva cantata nel periodo precedente<br />

la prima Guerra Mondiale,<br />

soprattutto quando la Lega Nazionale<br />

degli Italiani Irredenti organizzava<br />

le gite tra le varie località dell’Istria,<br />

delle isole del Quarnaro e di Zara e<br />

Dalmazia.<br />

… Ocio fradei voi za ne capì<br />

Nu semo quei de la gente del Sì<br />

… Al putel apena nato, a dir mama<br />

ghe se insegna<br />

no el sa gnente, ma el se insegna<br />

mama, mama a borbotar.<br />

Po’ sui banchi de la scola scienze e<br />

lettere l’impara<br />

Nela lingua la più cara che se possi<br />

imaginar<br />

Lassè pur che i canti e i subi e che i<br />

fazi pur dispeti,<br />

ne la patria de Rosseti, no se parla<br />

che italian.<br />

AUSTRALIA<br />

Onorati i meriti di Daniele Velcich<br />

Egli ci scrive: “Gentilissimi cari<br />

amici del direttivo Comunità Chersina,<br />

vi mando questa pagina de La<br />

Fiamma, il giornale italiano di Sydney.<br />

La Fiamma ha voluto scrivere la storia<br />

della mia vita come esule e come<br />

emigrante, fino alla sistemazione a<br />

Sydney e nello stato di N.S.W. Quando<br />

il signor Armando Tornari, direttore<br />

de La Fiamma, mi ha detto che voleva<br />

scrivere la storia della mia vita,<br />

mi aveva sorpreso in quanto non<br />

me la aspettavo mai che io, Daniele<br />

Velcich, avessi meritato un riconoscimento<br />

del genere. Sì, è vero, sono<br />

sempre disposto a collaborare con le<br />

associazioni e ad aiutare quando c’è<br />

bisogno i nostri soci e paesani singoli<br />

o in comunità. Quando è uscita la pagina<br />

mi sono sentito tanto umile per<br />

il riconoscimento dei sacrifici ma ho<br />

provato anche una grandissima gioia.<br />

Il mio più grande desiderio è quello di<br />

far conoscere la nostra cara isola di<br />

Cherso a Sydney in Australia e in altri<br />

paesi del mondo. Ho lavorato sempre<br />

con grande amore e fedeltà per tutti.<br />

Sento il bisogno di ringraziare comunque<br />

gli amici e le amiche del mio<br />

fedele Comitato che mi ha permesso<br />

di arrivare a tanta soddisfazione.”<br />

27<br />

a cura di Luigi Tomaz<br />

Tutta la canzone, che era alquanto<br />

lunga, è stata da noi pubblicata su<br />

una delle prime edizioni di Comunità<br />

Chersina, così come si cantava a<br />

Zara.<br />

A proposito, l’ultimo numero della rivista<br />

“Neresine” riporta un brano della<br />

stessa canzone con evidente derivazione<br />

dalla versione triestina adattata<br />

con una scusabile ignoranza geografico-politica.<br />

Vi è scritto tra l’altro:<br />

se i croati vol le scole<br />

che i vada su a Lubiana<br />

perché l’Istria se italiana<br />

e italiana la resterà.<br />

I croati a Lubiana non potevano trovare<br />

la loro lingua ma quella degli<br />

sloveni!<br />

In ogni caso i Negovetti sono tutti<br />

molto simpatici ma sono stati aggiunti<br />

per scherzo da qualche bontempone.<br />

Anche noi siamo soddisfatti per il<br />

grande riconoscimento dei suoi meriti<br />

che l’amico Daniele sta raccogliendo<br />

in Australia. Pur modestamente noi<br />

abbiamo iniziato a pubblicare i suoi<br />

meriti e ad esaltare anche recentissimamente<br />

la sua grande capacità<br />

di dedicarsi alla Comunità dei fratelli<br />

Esuli dall’isola di Cherso che la residenza<br />

in Australia ha reso, oltre che<br />

Esuli, anche emigranti.<br />

Rinnoviamo perciò le nostre congratulazioni<br />

e la nostra ammirazione<br />

per la sua vita dedicata alla sistemazione<br />

della sua grande famiglia personale<br />

per la quale ha costruito un<br />

certo numero di abitazioni mai dimenticando<br />

di organizzare la Società dei<br />

compatrioti fornendola di un’ampia<br />

sede messa anche a disposizione di<br />

altre Comunità di Esuli istriani-fiumani-dalmati,<br />

ma anche di altri emigranti<br />

provenienti dalla regione storica delle<br />

Tre Venezie.<br />

Dalla lettura dei notiziari dei giornalini<br />

delle varie Associazioni e Comunità<br />

di Esuli operanti a Trieste e in<br />

genere in Italia, noi siamo gli unici a<br />

seguire sistematicamente anche i fratelli<br />

che dopo l’Esodo hanno dovuto<br />

emigrare oltre gli oceani.<br />

Novembre 2012 n. 88<br />

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28<br />

CHERSINITà SENZA FRONTIERE<br />

C OMUNITA’<br />

HERSINA<br />

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29<br />

Novembre 2012 n. 88<br />

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30<br />

LUTTI<br />

Zaccaria fondatore e presidente del gruppo<br />

Marinai d’Italia.<br />

Montecchio Maggiore<br />

11 Ottobre 2012<br />

All’alba del 6 Giugno 2012 si è<br />

spento mio papà, Zaccaria Mocolo.<br />

Per tutte le figlie il papà è una figura<br />

importante, ma Zaccaria era veramente<br />

un “grande” per tutti.<br />

Nato a Cherso il 12 Agosto 1923,<br />

figlio di Zaccaria e di Pasquetta de<br />

prison.<br />

Aveva vent’anni quando il 21 Ottobre<br />

1943, i titini lo portarono via dal<br />

suo paese con altri suoi coetanei e<br />

partendo da Smergo, e costeggiata<br />

l’isola di Veglia arrivarono sulla costa<br />

croata dove, sempre a piedi, furono<br />

costretti a combattere sulle montagne<br />

sopra Segna.<br />

Papà non parlava molto della<br />

guerra, ma ci ricordava piangendo di<br />

quando ha visto morire con una granata<br />

suo cugino Francesco Mocolo e<br />

di quando scappava con il suo fraterno<br />

amico Giacomo Castellan che in<br />

seguito sarebbe divenuto suo cognato<br />

in quanto marito di zia Bruna.<br />

Catturato dai tedeschi quale combattente<br />

comunista fu portato al carcere<br />

di Trieste e quindi internato in<br />

Germania.<br />

ZACCARIA MOCOLO<br />

Alcuni giorni fà, il destino ha voluto<br />

che trovassi una sua agendina<br />

scritta nel campo di concentramento<br />

dove è segnata la data in cui fu deportato<br />

in Germania: il 5 Aprile 1944.<br />

Per due anni poi rimase internato nel<br />

lager di Dachau .<br />

Nell’agendina, nel giorno 18 Giugno<br />

1944 ha scritto una frase:<br />

Mai come oggi sento che è dolce<br />

piangere quando<br />

si è oppressi da<br />

ignota nostalgia.<br />

Penso tanto al<br />

mio caro Marietto<br />

e prego il<br />

buon Dio che<br />

sia ancora in vita<br />

onde io possa<br />

ancora riabbracciarlo<br />

assieme a<br />

mamma, papà,<br />

Bruna, Benita e<br />

Augusta.<br />

Non abbiamo<br />

mai saputo come<br />

è morto suo fratello<br />

Mario, né<br />

se si sono mai<br />

incontrati.<br />

Molte volte<br />

abbiamo chiesto,<br />

ma forse<br />

per pudore o per<br />

cancellare un ricordo<br />

troppo dolorososinghiozzando<br />

cambiava<br />

argomento…<br />

Mio papà non<br />

ha mai serbato<br />

rancore o avuto<br />

parole di rabbia<br />

per alcuno. Di<br />

Cherso ricordava<br />

tutti i suoi<br />

amici e i momenti<br />

più belli della<br />

sua giovinezza,<br />

ha saputo far<br />

amare a tutti noi<br />

la sua isola e ci<br />

ha trasmesso il<br />

valore delle nostre<br />

radici.<br />

C OMUNITA’<br />

HERSINA<br />

Nel 1947, tramite una parente di<br />

Neresine, sposata con un montecchiano,<br />

la famiglia Mocolo si ricongiunge<br />

a Montecchio Maggiore (Vicenza)<br />

dove nel 1951 Zaccaria sposa<br />

mia mamma Maria.<br />

Il 22 Maggio i miei genitori hanno<br />

festeggiato le nozze di diamante,<br />

papà ci teneva tantissimo che questa<br />

bella notizia fosse pubblicata sul gior-<br />

GIORNALE88 3.indd 30 22/11/2012 17:39:18


nalino, “te raccomando che i me meta<br />

anche la foto dove semo soridenti”.<br />

A Montecchio si è fatto benvolere<br />

da tutti, passato il primo tempo<br />

in cui era il “foresto” in breve si era<br />

fatto tantissimi amici, è sempre stato<br />

molto attivo in campo sociale: nel<br />

1967 è stato tra i fondatori del Gruppo<br />

Donatori di Sangue, premiato con<br />

medaglia d’oro, nel 1974 ha fondato<br />

a Montecchio Maggiore il Gruppo locale<br />

dell’Associazione Marinai d’Italia<br />

di cui è stato presidente fino al 2008,<br />

quando ha dato le dimissioni per l’avanzata<br />

età.<br />

Tutti lo ricordano sempre presente<br />

alle manifestazioni con la bandiera, ci<br />

ha tramandato il rispetto per la Patria<br />

(mi go perso un fradel!).<br />

Tanta dedizione è stata contraccambiata<br />

con la partecipazione, le<br />

tante dimostrazioni di stima e di affetto<br />

e la premura di quanti ci sono<br />

stati vicini in questo momento.<br />

Il giorno della cerimonia funebre<br />

sono state ammainate le bandiere<br />

della piazza principale e della scuola,<br />

in chiesa tante bandiere di tante<br />

associazioni ma vicino alla bara con<br />

il cuscino di ulivo e lavanda c’erano<br />

i gagliardetti di Cherso e dell’Associazione<br />

Nazionale Venezia Giulia<br />

e Dalmazia con il presidente provinciale<br />

Coriolano Fagarazzi e la sorella<br />

Annamaria.<br />

All’uscita dalla chiesa, sul sagrato<br />

il canto degli esuli “Va pensiero” di G.<br />

Verdi.<br />

Abbiamo salutato Zaccaria, che<br />

tra le mani tiene un sacchettino di<br />

erbe profumate da lui raccolte l’ultima<br />

volta che è andato a Cherso, è il profumo<br />

della sua terra….<br />

Giuliana Mocolo<br />

La Comunità Chersina ringrazia la<br />

figlia Giuliana ed esprime sincere condoglianze<br />

a tutta la famiglia Mocolo e<br />

in particolare al nipote Mauro Peruzzi<br />

(figlio della sorella Benita) che è il<br />

vice-presidente della Comunità Chersina.<br />

Zaccaria Mocolo deve rimanere<br />

nella nostra memoria come uno dei<br />

tanti chersini che si sono fatti onore<br />

nelle località di nuova residenza.<br />

Zaccaria con la moglie Maria e le figlie Annamaria e Giuliana, felici e ... sorridenti!<br />

L’agenda del 1944.<br />

31<br />

Novembre 2012 n. 88<br />

GIORNALE88 3.indd 31 22/11/2012 17:39:20


32<br />

LUTTI<br />

LA NOSTRA COMUNITà RICORDA CHI CI HA LASCIATO<br />

Ci scrive il fratello Cristoforo Lemessi:<br />

Carina, nata a Cherso il 9 gennaio<br />

1926, aveva studiato alle magistrali a<br />

Pola e completato le scuole superiori<br />

al liceo di Parenzo, si era laureata<br />

poi in medicina a Padova il 22 luglio<br />

1952. Era stata maestra a Cherso<br />

Ho ricevuto in questi giorni il n.<br />

87-aprile 2012 della nostra rivista<br />

“COMUNITA’ CHERSINA”; chi vi scrive<br />

è il figlio di Adelmina Spadoni nata<br />

a Cherso l’8 agosto 1924, morta a<br />

Massa-Carrara il giorno 20 settembre<br />

2011.<br />

CARINA LEMESSI<br />

e, durante gli studi universitari, ad<br />

Arqua’ Petrarca (Padova); in quegli<br />

anni io abitavo con lei, mi faceva un<br />

pò da mamma, in attesa che i miei si<br />

sistemassero e che mamma e Fiora<br />

lasciassero definitivamente l’amata<br />

Cherso.<br />

Dopo la laurea, fu medico a Mirano e<br />

poi medico condotto a Marghera-Catene<br />

e Chirignago, dopodiché vinse<br />

il concorso provinciale e fu nominata<br />

Ufficiale sanitario per la terraferma<br />

veneziana, rimanendo in questo ruolo<br />

fino alla pensione.<br />

Di lei ci sarebbe da dire tanto e solo<br />

bene. Era però piuttosto schiva e riservata,<br />

ma molto affezionata ai nipoti<br />

e pronipoti, che a loro volta le erano<br />

molto legati.<br />

A questa mia allego quello che hanno<br />

detto di lei i miei figli alle esequie:<br />

Tu che da sempre eri per noi il punto<br />

di riferimento per un consiglio, la<br />

risoluzione di un problema, di un “do-<br />

ADELMINA GIOVANNA-NINA SPADONI<br />

Chiedo di pubblicare nel nostro giornale<br />

questa luttuosa notizia nel primo<br />

anniversario della morte. Il ritardo è<br />

dovuto a diversi impegni personali<br />

che non mi hanno permesso di scriverVi<br />

prima.<br />

In allegato invio diverse foto di mia<br />

mamma: da sola e insieme a mio<br />

padre Natale Ostrogovich nato a<br />

Veglia nel 1916 e morto a Massa<br />

nel 1988, una foto dei suoi fratelli:<br />

Gildo,Vittorio, Aldo, Nicolò e Renato<br />

che hanno vissuto negli Stati Uniti<br />

d’America ed uno in Australia, anche<br />

loro deceduti. Aveva altre due sorelle<br />

Antonia e Anna.<br />

Mia mamma era sorella di Nicolò<br />

Spadoni del quale avete pubblicato il<br />

diario “Le sofferte avventure di un…<br />

volontario del 1943”, nel supplemento<br />

n.5 de “I Quaderni dell’Esodo” di<br />

Comunità Chersina n. 76.<br />

Ho avuto due occasioni di visitare<br />

Cherso e la casa paterna di mia<br />

mamma in contrada Rialto: nel 1976<br />

e nel 2008. Con orgoglio, in estate,<br />

porto la maglietta con il disegno dell’isola<br />

di Cherso.<br />

C OMUNITA’<br />

HERSINA<br />

loretto”… “te passarà” era il tuo motto<br />

per noi, tu che solo poche volte hai<br />

dovuto aggrottare la fronte per portarci<br />

di corsa all’ospedale. Ci mancheranno<br />

la tua saggezza, la tua ironia,<br />

i sorrisi rubati, i consigli e pure le critiche,<br />

ma ti rivedremo ancora, con il<br />

loden sulle spalle in pieno inverno, in<br />

bicicletta in mezzo alla nebbia per arrivare<br />

in tempo al circolo per il bridge<br />

pomeridiano. Sentiremo il tuo colpo<br />

di tosse in fondo alla Chiesa e cercheremo<br />

il tuo passo fermo due metri<br />

avanti a noi. Tu cosi’ indipendente e<br />

lucida, fino all’ultimo abbiamo creduto<br />

che non ci avresti mai lasciato. Il<br />

tempo di tornare alla casa del Padre<br />

è però giunto lo stesso, e per noi l’ora<br />

di lasciarti andare, senza dimenticare<br />

quanto ci hai lasciato.<br />

Comunità Chersina si unisce al dolore<br />

dei famigliari anche nel ricordo del<br />

padre Nicolò che ha dedicato la vita<br />

alla storia di Cherso.<br />

Colgo l’occasione di ringraziarVi e<br />

chiedo il Vs. aiuto, di pubblicare la<br />

mia e-mail: francesco.ostrogoivich@<br />

alice.it per avere notizie dei miei parenti<br />

in America ed in Australia.<br />

Da diversi anni passo le mie vacanze<br />

estive, dieci giorni a Veglia.<br />

Mia mamma era sempre felice quando<br />

le portavo la nostra rivista e mi ricordava<br />

le famiglie che conosceva e<br />

di alcune eravamo parenti (esempio<br />

la famiglia Pugiotto).<br />

Lascio ampia libertà di pubblicare<br />

questa lettera; l’importante è ricordare<br />

ai parenti, agli amici e ai conoscenti<br />

il ricordo di mia mamma Adelmina<br />

Giovanna SPADONI Ved. Ostrogovich<br />

meglio conosciuta come NINA<br />

nel suo primo anniversario di morte.<br />

E’ morta ad 87 anni.<br />

Noi figli: Nives, Luigi, Antonio e Francesco<br />

la ricordano sempre con affetto<br />

sapendo, che ora, è insieme al marito<br />

Natale ed ai suoi fratelli e sorelle.<br />

Con Affetto,<br />

il figlio Francesco Ostrogovich<br />

GIORNALE88 3.indd 32 22/11/2012 17:39:23


Nata a Cherso il 3 settembre 1915 e<br />

passata a miglior vita a Rimini il 14<br />

Maggio 2012.<br />

Il giorno 19 Agosto 2012 ci ha lasciato<br />

il dottor Antonio Zmarich di anni 90.<br />

Era nato a Laurana ma la mamma<br />

chersina Rosa Tomaz lo aveva educato<br />

alla chersinità e lui si è sempre<br />

sentito profondamente chersino, in<br />

altra parte di questa rivista pubblichiamo<br />

quanto da lui raccontato sul<br />

giornale dei Fiumani e poi ripetuto nel<br />

suo libro Cronache Lauranesi sulle<br />

grandi giornate di Cherso in festa,<br />

attorno al 13 Giugno, ricorrenza di<br />

Sant’Antonio di Padova, che nella<br />

località aveva ed ha un antichissimo<br />

grande Convento con una grande<br />

chiesa e una radicatissima tradizione<br />

popolare.<br />

Tonin era esulato a Padova e nel padovano<br />

ha esercitato la sua professione<br />

di stimato professionista quale<br />

veterinario arrivando a coprire la no-<br />

CARMELA FILLINI<br />

Era sorella di Don Antonio del quale<br />

abbiamo scritto nell’occasione della<br />

dipartita qualche anno fa.<br />

Riceviamo dalla signora Gordana Tomas<br />

di Rimini:<br />

“A Rimini ci ha lasciato l’ultima rimasta<br />

della famiglia Fillini. E’ esulata nel<br />

1948 con i fratelli, le sorelle e la madre,<br />

mentre il padre, malato, ha finito<br />

i suoi giorni a Cherso.<br />

Noi conosciamo la storia del loro<br />

esodo, raccontataci più volte da loro<br />

stessi, e sappiamo quanto hanno<br />

sofferto nel lasciare il proprio paese,<br />

costretti a ricominciare la vita altrove,<br />

come tanti altri conterranei.<br />

Carmela godeva di buona salute e ha<br />

vissuto da nubile lavorando e aiutando<br />

la famiglia e i bisognosi. Ha visto<br />

morire tutti i fratelli e le sorelle, accudendoli<br />

fino all’ultimo respiro; non è<br />

stato facile per lei continuare la vita<br />

ANTONIO ZMARICH<br />

mina di Direttore del macello padovano<br />

e poi anche direttore del mercato<br />

ittico. Al suo funerale, celebrato il 23<br />

Agosto nella chiesa di Ponte di Brenta,<br />

ha partecipato una massa di cittadini<br />

veramente imponente che ha<br />

così dimostrato la grande stima che<br />

si era procurato con incessante servizio<br />

in tutta l’area euganea patavina.<br />

è sempre stato un grande sportivo<br />

e ha lasciato a Padova fama di<br />

campione giocando con grande prestigio<br />

nella squadra universitaria di<br />

rugby Petrarca. Per poter continuare<br />

a giocare nella squadra, anche dopo<br />

aver conseguito la laurea, è stato<br />

fatto iscrivere ad un’altra facoltà per<br />

poter far parte della allora famosa<br />

squadra studentesca. Sono cose di<br />

mezzo secolo fa quando i giornali dicevano<br />

di lui “collo e schiena d’acciaio<br />

e braccia come due mazze da fabbro”.<br />

Allora vestiva la maglia italiana<br />

della nazionale di rugby. Concluso da<br />

gran campione il periodo dello sport<br />

attivo durato per ben tre generazioni<br />

di bocia del Petrarca che lo hanno<br />

considerato modello insuperabile,<br />

collaborò allo sport locale dando<br />

tempo e danaro, con altri pionieri, alla<br />

squadra di basket a Ponte di Brenta<br />

che la sua costanza seppe portare a<br />

vertici che non ha più saputo mantenere.<br />

Il collo e la schiena d’acciaio e<br />

le braccia come due mazze da fabbro<br />

non sono un’invenzione giornalistica<br />

perché l’aspetto fisico di Tonin<br />

33<br />

da sola, ma ha trovato la forza nella<br />

fede e nella preghiera.<br />

Quando arrivava la vostra rivista era<br />

felicissima e la leggeva dalla prima<br />

all’ultima pagina. “Comunità Chersina”<br />

era rimasto l’unico ponte con la<br />

sua amata Cherso. Quando ci parlava<br />

della terra natale gli occhi le brillavano<br />

e la sua voce diventava malinconica.<br />

La frase che era solita dire: “La mia<br />

Cherso! Non la vedrò mai più!” denotava<br />

allo stesso tempo tanto amore e<br />

tanta tristezza.<br />

Carmela assieme ai suoi fratelli rimarrà<br />

per sempre nei nostri cuori.”<br />

La redazione di Comunità Chersina<br />

esprime la sua commozione nel constatare<br />

di quanta stima e di quanto<br />

affetto la famiglia di Don Fillini ha goduto<br />

tra la buona gente di Rimini.<br />

era veramente così come la voce che<br />

non poteva non essere notata. Fu<br />

anche cantore appassionato, voluto<br />

dalla corale Palestrina con la quale<br />

ha vinto 3 premi internazionali e della<br />

quale è divenuto anche Presidente.<br />

Tonin era anche buon pittore paesaggista,<br />

e molti istriani conservano gelosamente<br />

le vedute dei loro paesi da<br />

lui dipinti. L’Associazione Nazionale<br />

Venezia Giulia e Dalmazia di Padova<br />

ricorderà ancora per anni la sua<br />

sapienza culinaria e la sua grande<br />

capacità organizzativa realizzatasi<br />

in centinaia di pranzi, cene e raduni.<br />

Quando ha potuto ha partecipato fino<br />

al Maggio 2011 ai raduni della Comunità<br />

Chersina.<br />

Per quanto riguarda l’associazionismo<br />

giuliano-fiumano-dalmata è<br />

sempre stato presente e attivo e ha<br />

pubblicato oltre a simpatici articoli<br />

anche il libro intitolato Cronache Lauranesi<br />

nel quale ha saputo inserire il<br />

ricordo del fratello maggiore Manfredi<br />

fatto scomparire dagli occupatori titini<br />

dopo qualche giorno di carcere a<br />

Laurana, senza che nessuno avesse<br />

mai potuto ricordarsi una qualsiasi<br />

sua azione politica.<br />

Comunità Chersina esprime le sue<br />

condoglianze alla sorella Eleonora-<br />

Nori, che vive a Padova e ha superato<br />

i 101 anni, alla amatissima moglie<br />

Beatrice, ai figli Claudio, Mauro<br />

e Chiara, e ai nipoti Angela e Davide.<br />

Novembre 2012 n. 88<br />

GIORNALE88 3.indd 33 22/11/2012 17:39:24


34<br />

LUTTI<br />

Il 9 settembre 2012, è venuto a mancare,<br />

in Astoria (NY-USA), Francesco<br />

Sablich, nato a Cherso il 2 febbraio<br />

1932.<br />

Arrivò in America nel 1959, riunendosi<br />

ai fratelli Mary e Teo che vi erano<br />

già arrivati quali profughi ed emigranti<br />

nel 1952. Nell’ambiente chersino di<br />

New York si incontrò con Marina Bunicci,<br />

figlia di Antonio, maestro di musica<br />

e direttore della banda musicale<br />

di Cherso. Si sposarono, ed ebbero<br />

tre figli: Luigi, Sergio e Carmela, che<br />

ha dato loro anche tre bei nipotini.<br />

Francesco, per ben 53 anni, è stato<br />

membro attivo della “Società Chersina<br />

di mutuo soccorso” e per oltre<br />

dieci anni è stato amministratore e<br />

cassiere della stessa.<br />

La Messa funebre è stata celebrata<br />

nella chiesa di S.Francesco in Astoria,<br />

dal parroco Don Vetrano, fratello<br />

del genero di Francesco, Paolo Vetrano,<br />

il quale nell’eulogia ha rivolto<br />

FRANCESCO SABLICH<br />

all’estinto parole di lode e di stima<br />

quale ottimo padre di famiglia.<br />

Durante la S.Messa il cognato Andrino<br />

Bunicci ha suonato per lui l’Ave<br />

Maria di Schubert e poi il Silenzio per<br />

accompagnarlo nel suo ultimo viaggio.<br />

A nome della famiglia, il figlio Luigi e<br />

i nipotini sono intervenuti per ringraziare<br />

i numerosi presenti che hanno<br />

voluto dare l’ultimo saluto al caro<br />

Francesco.<br />

Riproduciamo il simpatico e originale<br />

discorso letto dal genero Paolo.<br />

“Si dice che, quando uno sposa una<br />

ragazza Italiana, non prende solo<br />

moglie, ma acquisisce una famiglia al<br />

completo. Questo per me è stato non<br />

solo vero ma anche bello. E Frank,<br />

il Nonno come lo chiamavamo, era<br />

il capitano non solo della nostra famiglia,<br />

ma anche della nostra barca<br />

che la famiglia chiamava: “La Vita è<br />

Bella”.<br />

Il nonno ci ha insegnato molte cose<br />

per una bella vita, ed erano molto<br />

semplici.<br />

Faccio alcuni esempi: prima di tutto<br />

se si vuole pescare, non occorre<br />

una canna a mulinello o attrezzature<br />

costose, (anche se queste cose le<br />

avevo già tutte compresa la tuta ed<br />

il cappello). In verità, serve soltanto<br />

un pezzo di polistirolo su cui poter avvolgere<br />

il filo da pesca e un vecchio<br />

gancio arrugginito. Il nonno pescava<br />

meglio di tutti...<br />

Dopo c’era la cena che era un evento<br />

di famiglia; dovevamo tutti sederci in-<br />

Di anni 63, deceduto a New York USA<br />

il 22 Marzo 2012.<br />

Tutti i soci della Società Chersina di<br />

New York, di cui è stato membro per<br />

trent’anni, formulano alla famiglia le<br />

più sincere condoglianze.<br />

“Caro Ermido, siamo rimasti tutti<br />

molto addolorati per la tua prematura<br />

scomparsa. Hai lasciato la tua cara<br />

moglie Fernanda, due figlie: Jennifer<br />

e Jessica, tre nipotini: Harry di tre anni<br />

e due gemelle, Emilia e Charlotte di<br />

due mesi. Ti ricorderemo sempre.”<br />

C OMUNITA’<br />

HERSINA<br />

sieme a tavola. A cena si doveva bere<br />

anche il vino, (non vino costoso), un<br />

cartone da tre litri andava benissimo,<br />

bastava travasarlo dal cartone in una<br />

bella bottiglia prima di servirlo. Ad<br />

ogni modo, dopo un paio di bicchieri,<br />

non capivamo più niente.<br />

E dopo cena bisognava assaporare il<br />

caffè espresso, con l’aggiunta di qualche<br />

goccia di grappa che il Nonno<br />

chiamava “la correzione”. Anche qui,<br />

niente di diverso o più costoso della<br />

nostra “Grappa Julia”, era sufficiente.<br />

Mi mancherà davvero moltissimo l’espresso<br />

che bevevamo insieme.<br />

Le cose veramente importanti per il<br />

nonno, non erano stravaganti, costose<br />

o sfarzose.<br />

Erano cose che ci facevano sorridere<br />

e ridere. Erano cose semplici, che si<br />

facevano in famiglia.<br />

Guardando la bara del Nonno, mi<br />

pare che lui non l’avrebbe voluta<br />

così. E’ troppo elegante.<br />

Se fosse stato possibile, lui l’avrebbe<br />

fatta da sé, avrebbe unito delle<br />

tavole di pino trovate sotto il terrazzo<br />

a Selden, o forse alcuni scarti con il<br />

logo della “ConEd” (colla per il legno<br />

e sigillatura). Tale era lo stile del nonno.<br />

Perché guardate, non si tratta di<br />

fare mostra di sé, ciò non era importante<br />

per lui.<br />

Per il Nonno, l’importante eravamo<br />

noi. Tutti noi, qui insieme, la nostra<br />

famiglia.<br />

Lo stare insieme, sostenendoci e volendoci<br />

bene, ci ha insegnato che ciò<br />

è semplice…<br />

E ci ha reso felici”<br />

ERMIDO GRUS ANNA MARIA DOIMI<br />

Il 23 Agosto scorso è deceduta a Venezia<br />

mia sorella Anna Maria Doimi.<br />

Era nata a Cherso il 27 Luglio 1926,<br />

figlia dell’ingegnere navale Giovanni-<br />

Nini Doimi a suo tempo già sindaco di<br />

Cherso in esilio, prima della fondazione<br />

di Comunità Chersina.<br />

Vi pregherei di pubblicare questo<br />

annuncio nella rubrica “la nostra Comunità<br />

ricorda chi ci ha lasciato” del<br />

prossimo numero della Rivista.<br />

Nicolò Doimi.<br />

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SAVERINO DOIMI<br />

Saverino Doimi, chersino, nell’infanzia<br />

era un chierichetto leader (altarboy)<br />

nel Duomo di Cherso. Poi, in<br />

gioventù, lavorò presso il cantiere<br />

navale squero Chiole a Cherso. Nel<br />

1943 all’arrivo dei “Drusi” anche lui fu<br />

arruolato ed inviato in “bosco” con i<br />

primi 35 chersini, però lui fu uno dei<br />

fortunati che, dopo alcune settimane<br />

riuscì a far ritorno a Cherso perché<br />

ETTA CASTELLAN in POLDRUGO ANTONIA-ETTA BAICICH in GURIAN<br />

Nata a Cherso il 9 Maggio 1933 e<br />

morta a Cherso 22 Giugno 2012.<br />

Moglie e madre esemplare è ricordata<br />

con grande affetto dal marito Nicolò,<br />

dai figli, dai nipoti e da tantissimi<br />

chersini.<br />

ANTONIA NEGOVETTI<br />

Nata il16 Novembre 1917<br />

Morta il 20 Ottobre 2012 a Harden/<br />

Hatton USA<br />

Nata a Cherso il 14 Marzo 1928 e<br />

morta a Trieste il 6 Agosto 2012 a 84<br />

anni appena compiuti.<br />

LUISA BELLEMO<br />

Nata il 2 Gennaio 1947.<br />

Morta il 9 Novembre 2012 a Venezia-Mestre.<br />

Moglie del nostro consigliere<br />

Marino e da anni attiva nella<br />

Comunità Chersina. Ha lavorato<br />

come segretaria di direzione presso<br />

la Telecom. Abbiamo appreso la<br />

triste notizia quando il giornale era<br />

già in bozza e ci riserviamo di parlarne<br />

nel prossimo numero.<br />

35<br />

non idoneo. Sessant’anni fa emigrò<br />

da esule in America stabilendosi nel<br />

New Jersey. Fu membro della Società<br />

Chersina, ha sempre frequentato<br />

le feste e i raduni sociali. Ci conoscevamo<br />

sin da bambini, eravamo insieme<br />

chierichetti, insieme anche alla<br />

colonia di Erpelle, insieme pure nella<br />

tragedia che ci portò via da Cherso.<br />

Teo Sabini<br />

GIOVANNI-NINO SMUNDIN<br />

Nato a Cherso in Stradanova il 03<br />

Agosto 1920 e morto a Trieste il 25<br />

Agosto 2012<br />

Novembre 2012 n. 88<br />

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36<br />

CONTRIBUTI<br />

C OMUNITA’<br />

HERSINA<br />

... DALL’ITALIA E DA CHERSO<br />

Agostini Claudio Per simpatia e amicizia € 50,00<br />

Amato Susanna “ 50,00<br />

Ass. Ven. Giulia e Dalmazia “ 15,00<br />

Bacchia M. Giuseppina In memoria di Maria Bacchia “ 10.00<br />

Baici Lucia “ 70,00<br />

Bellemo Domenico “ 20.00<br />

Bellemo Maria Vittoria “ 20,00<br />

Benvin Giovanni In memoria del defunto Nicolò Benvin “ 30.00<br />

Bertotto Iginia In memoria dei genitori Antonia e Angelo “ 50,00<br />

Bommarco Francesco In memoria dei propri cari “ 50,00<br />

Bommarco Giuseppe “ 50,00<br />

Bommarco Laura “ 50,00<br />

Bunicelli Perisa Letizia Pro stampa “ 20,00<br />

Castellan Piero e Meri “ 20,00<br />

Ceglian Francesco “ 30,00<br />

Ceglian Rosaria In memoria dei miei defunti “ 15,00<br />

Cernigoi Giuseppe In memoria dei propri cari “ 10,00<br />

Chersi Giovanna, Mariuccia e Bice In memoria dei loro cari “ 20,00<br />

Chersi Nives e Nino In ricordo dei nostri cari genitori Antonio e Giovanna “ 50.00<br />

Coglievina Antonio In memoria dei genitori “ 30,00<br />

Coglievina Giannina In memoria dei genitori “ 20.00<br />

Coglievina Marino “ 15,00<br />

Conte Ester “ 10,00<br />

Crusi Mary “ 20.00<br />

Cuglianich Giovanni “ 30.00<br />

Dabic Mina “ 15.00<br />

De Battisti Franco “ 35.00<br />

Del Gos Mario In memoria dei genitori Wilma e Giuseppe “ 30,00<br />

Della Rosa Daniela In ricordo dei miei genitori “ 30,00<br />

Dlacic Dinko “ 30.00<br />

Doimi Nicolò In memoria della prof.ssa Anna Maria Doimi “ 50.00<br />

Donaggio Antonio In memoria dei miei genitori “ 100.00<br />

Draghicchio Nicolò In memoria della moglie Gabbi Maria “ 30,00<br />

Fatutta Laura “ 20,00<br />

Filippas Pugiotto Maria “ 20,00<br />

Franoli Anita “ 20,00<br />

Fucci Andrea In ricordo dei propri defunti “ 40.00<br />

Fucci Miriam In memoria dei propri cari “ 50,00<br />

Fucich Elena “ 10.00<br />

Givannini Carlo “ 10,00<br />

Godina Zaccaria Laura In ricordo dei propri cari “ 10,00<br />

Gurian Duilio In memoria di Etta Baicich, Antonio e Maria Saganich “ 30.00<br />

Marchian Giovanni “ 50,00<br />

Miletto Bracco Fulvia “ 15,00<br />

Miniutti Cesira “ 20.00<br />

Mocolo de Vita Ettuccia In memoria dei miei defunti “ 20,00<br />

Mocolo Zaccaria e famiglia “ 30.00<br />

Montanari Maria “ 30.00<br />

Moritz Gemma Ricordando i miei fratelli e genitori “ 30,00<br />

Muscardin Antonio In memoria della moglie Fabris Rina “ 10.00<br />

Muscardin Pietro e Giorgina In memoria dei propri cari “ 20,00<br />

Musich Francesco “ 20,00<br />

Negovetich Giacomo Ricordo genitori e sorella Giannina morta in Australia “ 30,00<br />

Orlich Etta In memoria del marito Nicolò “ 30,00<br />

Ossolgnack Smundin Etta In memoria del marito Nino Smundin “ 50,00<br />

Ostrogovich Francesco In memoria della madre Nina Spadoni “ 50.00<br />

Padovan Chiara Im memoria dei genitori e fratello Nini “ 50,00<br />

Pavan Romano In memoria della sorella Etta “ 50,00<br />

Pescarolo Maria Grazia e Agnese In memoria dei nostri defunti “ 20.00<br />

Piovesan Andrea In memoria di nonni Padovan Antonio, Antonietta “ 200,00<br />

Poldrugo Nicolò In memoria della moglie Etta Castellan “ 30,00<br />

Policek Dino In memoria del nonno pitor e della nonna Marieta “ 250.00<br />

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Pugiotto Antonio e Liliana “ 20.00<br />

Rupnik Meri Pro stampa “ 25.00<br />

Sablich Laura Per i nostri defunti “ 15,00<br />

Sablich Maria “ 20,00<br />

Sau Lidia “ 15.00<br />

Sovich Luisella e Matteo “ 30,00<br />

Stagni Graziano “ 30,00<br />

Stefani Antonella “ 20,00<br />

Stefani Mons. Cornelio In memoria di Luciano Stefani “ 20,00<br />

Surdich Gianfranco ed Etta Pro stampa “ 30,00<br />

Tomas Jozo In memoria di Carmela Fillini e suoi familiari “ 50.00<br />

Torcolini Gian Franco In memoria di Luciana “ 50,00<br />

Verbas Antonia “ 20,00<br />

Zago Enrica “ 10,00<br />

Zar Antonio In memoria dei propri cari “ 40,00<br />

... DAGLI STATI UNITI<br />

Bandera Antonietta $ 20.00<br />

Bandera Nick “ 20.00<br />

Bassi Anna e Mariuccia In memoria di Santo Bassi “ 20.00<br />

Benvin Anton Pro stampa “ 20.00<br />

Bosicevich Fillini Antonietta “ “ 20.00<br />

Castellan Pietro “ 20.00<br />

Cerleni Mario e Albina In memoria del genero Ermido Grus “ 20.00<br />

Chersi Nicolò Ricordando la moglie Caterina “ 30.00<br />

D’Antoni Claudio Pro stampa “ 20.00<br />

Diacci Maria “ 20.00<br />

Eggiman Tonetti Bruna “ “ 40.00<br />

Fatutta Elvina e famiglia In memoria di Nino Fatutta “ 20.00<br />

Fatutta Rudy Ricordando la mamma Giovanna Negovetich “ 50.00<br />

Fermeglia Cellani Laura Pro stampa “ 60.00<br />

Filini Bosilevich Meri In memoria del marito “ 20.00<br />

Francovich Natalina “ “ 30.00<br />

Galosich Vitich Laura Pro stampa “ 20.00<br />

Jurasic Vito “ 20.00<br />

Jurassi Domenico “ 20.00<br />

Krivicich John e Juliana “ “ 20.00<br />

Kucica Antonio “ 20.00<br />

Kucica Luigi (Rist. Ponticello) Ast. Pro stampa 100.00<br />

Madronich Arseni Valeria e Nada “ “ 55.00<br />

Negovetich Giovanna (Nina) “ “ 50.00<br />

Perovich Fabian “ 20.00<br />

Rubinich Anton e Maria “ “ 40.00<br />

Sabini Matteo “ “ 20.00<br />

Sepcic Nick e Mary Pro stampa “ 20.00<br />

Sintich Domenico “ 20.00<br />

Spadoni Elisabetta In memoria di Nicolò “ 20.00<br />

Tanfera Boris “ 20.00<br />

Tentor Anita In memoria del marito “ 30.00<br />

Tentor Anthony In memoria della moglie Inga “ 25.00<br />

Velcich Bianca “ 20.00<br />

Velcich Dino “ 20.00<br />

Verbas Maria In memoria del marito “ 30.00<br />

Associazione Santa Maria<br />

... DALL’AUSTRALIA<br />

Pro stampa $ 100.00<br />

Toich Emilio “ “ 100.00<br />

Velcich Daniele “ “ 100.00<br />

Davia Graziella “ “ 50.00<br />

Gill Maria “ “ 50.00<br />

Marusich Nino e Serafina “ “ 50.00<br />

Marussi Tonin “ “ 50.00<br />

Perovich Anna “ “ 50.00<br />

Policek Gherseni Licia “ “ 50.00<br />

Velcich Maria in Apap “ “ 50.00<br />

Velcich Giovanni “ “ 50.00<br />

Kucic Felice “ “ 20.00<br />

Battaia Giacomo<br />

In memoria della moglie Maria e<br />

dei cugini Sabini Vittoria e Sablich Francesco<br />

“ 100.00<br />

37<br />

Novembre 2012 n. 88<br />

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38<br />

Cartolina dei bagni pubblici in Chimen negli anni 1930-1940<br />

C OMUNITA’<br />

HERSINA<br />

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