CCOMUNITA' - Comunitachersina
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COMUNITA’<br />
HERSINA<br />
FOGLIO DEI CHERSINI E DEI LORO AMICI<br />
Il 3 gennaio a Trieste si svolgerà la nostra<br />
festa di SAN ISIDORO, Patrono di Cherso<br />
Sped. in abb. Post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n°46) art. 1, comma 2, DCB Trieste - Quadrimestrale n. 82 - Iscritto al n. 718<br />
del Registro Giornali e Periodici del Tribunale di Trieste - 26.01.1998 - Editore: Società Francesco Patrizio della Comunità Chersina<br />
Buon Natale<br />
2012<br />
e<br />
Buon Anno<br />
2013<br />
Novembre 2012 n. 88<br />
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Il 3 Gennaio a Trieste<br />
festeggeremo il nostro Protettore<br />
Sant’Isidoro Martire; verrà celebrata<br />
la Messa alle ore 16.30 nella Chiesa di<br />
Santa Rita e Sant’Andrea<br />
(via Locchi n.22) al termine la<br />
festa continuerà nella sede<br />
dell’Associazione delle Comunità<br />
Istriane (via Belpoggio n.29/1) dove ci<br />
intratteremo, come di consueto, su temi<br />
culturali chersini e gusteremo i dolci<br />
tipici della nostra tradizione.<br />
Approfittiamo anche per ringraziare gli autori delle fotografie dei numerosi eventi pubblicati in questo<br />
numero:<br />
Giuseppe Ringraziamo Cernigoi, per Ennio le fotografie Piovesan, degli Chiara eventi Tomaz, pubblicati: Tonin Pugiotto, Mery Coglievina, Giacomo Negovetti,<br />
Gianfranco Miksa, Lucia Cruzic.<br />
Gianni Albano, Giacomo Negovetich, Enrico Panusca, Chiara e Ennio Piovesan, Tonin Pugiotto.<br />
C OMUNITA’<br />
HERSINA<br />
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2<br />
5<br />
8<br />
12<br />
Comunità Chersina<br />
Periodico della Società Francesco Patrizio<br />
della Comunità Chersina<br />
Direttore responsabile<br />
Angelo Sandri<br />
Direttore editoriale<br />
Luigi Tomaz<br />
Redazione<br />
Marino Bellemo, Romano Pavan,<br />
Mauro Peruzzi, Chiara Tomaz<br />
Anno XXXV - Numero 88<br />
Novembre 2012<br />
C<br />
Registrazione<br />
Tribunale Trieste<br />
n.178 del 26.01.1988<br />
Sped. in abb. postale d.l. 353/2003<br />
(conv. in L. 27.02.2004 n.46)<br />
art. 1, comma 2, DCB Trieste<br />
Progetto grafico<br />
Chiara Tomaz<br />
Impaginazione<br />
Chiara Tomaz<br />
Stampa<br />
mosetti tecniche grafiche<br />
via Caboto 19/5 - 34147 Trieste<br />
fax 040.280416<br />
tel. 040.824960<br />
info@mosetti.ts.it<br />
1<br />
SOMMARIO<br />
ATTIVITA’ PRIMAVERILE-ESTIVA RECENSIONI<br />
AVVENIMENTI<br />
Il XXXV Raduno annuale<br />
14 L’intensa attività di Aldo Policek 21 Incontro annuale della classe 1935<br />
Cena Estiva<br />
nel primo biennio post-bellico 22 Restauro cappellina votiva nei<br />
Pellegrinaggio a San Salvador<br />
1945-’47 in una lettera-articolo di<br />
pressi di San Biagio a Cherso<br />
Messa del sabato sera<br />
Giorgio Sepcic<br />
15 Poisie in dialeto chersin de Aldo<br />
RACCONTI DI VITA CHERSINA<br />
Policek de Pitor<br />
23 Quanti ricordi in una fotografia<br />
24 Vacanze a Cherso<br />
24 Nel ricordo di Manfredi<br />
24 Il grammofono<br />
27<br />
27<br />
30<br />
32<br />
CHERSINITA’ SENZA FRONTIERE<br />
America<br />
Australia<br />
LUTTI<br />
Zaccaria Mocolo<br />
La nostra Comunità ricorda chi ci<br />
ha lasciato<br />
INFORMAZIONI<br />
36 Ringraziamo per i contributi<br />
AVVISO<br />
Tutti coloro che con i loro interventi intendono<br />
collaborare a questa nostra Rivista devono tener<br />
conto che oltre alla raccolta, alla rielaborazione<br />
dei testi e alla cernita del materiale, gran<br />
parte del lavoro è costituito dalla composizione<br />
del giornale che una volta terminata con difficoltà<br />
è modificabile. Quindi vi preghiamo di:<br />
INVIARE IL MATERIALE ENTRO MARZO<br />
ED ENTRO OTTOBRE.<br />
Approfittiamo per dirvi che il materiale arrivato<br />
in ritardo sarà eventualmente tenuto in considerazione<br />
per il numero sucessivo.<br />
Ribadiamo altresì che il materiale va spedito<br />
preferibilmente, per evitare dispersioni, alla<br />
Segretaria all’indirizzo e.mail:<br />
chiaratomaz@gmail.com.<br />
Allegato a questo numero del giornale è il supplemento<br />
n.17: I QUADERNI DELL’ESODO.<br />
IN COPERTINA:<br />
Sintesi monumentale del centro storico di<br />
Cherso. Vetrata di Gigi Tomaz collocata a Cherso<br />
in casa di Tonina Santulin.<br />
Sede e recapiti<br />
c/o Associazione Comunità Istriane<br />
via Belpoggio, n. 29/1<br />
34123 Trieste<br />
Luigi Tomaz tel. 041.400741<br />
e.mail: chiaratomaz@gmail.com<br />
e.mail: chersonelcuore@libero.it<br />
www.comunitachersina.com<br />
Conto corrente postale<br />
n. 11338340, intestato a:<br />
Società Francesco Patrizio<br />
della Comunità Chersina<br />
CAB 12400<br />
ABI 07601<br />
Questo numero è stato chiuso in tipografia<br />
nel mese di Novembre 2012<br />
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2<br />
ATTIVITA’ PRIMAVERILE -ESTIVA 2012<br />
IL XXXV RADUNO ANNUALE<br />
Padova, Domenica 27 maggio<br />
CRONACA TRATTA DAL VERBALE DETTAGLIATO DELL’ASSEMBLEA<br />
Domenica 27 Maggio 2012 alle<br />
ore 9.30, come annunciato dettagliatamente<br />
nell’ultimo numero della<br />
rivista Comunità Chersina del mese<br />
di Aprile, è iniziato il Raduno annuale<br />
della Comunità con l’apertura delle<br />
porte del salone degli studi teologici<br />
nel chiosco della Magnolia del convento<br />
di Sant’Antonio a Padova. I lavori<br />
hanno avuto inizio alle ore 10.30.<br />
Come già stabilito dal Consiglio<br />
Direttivo della Comunità, nella sua<br />
ultima seduta del 28 Marzo in Chioggia,<br />
il primo punto dell’ordine del<br />
giorno ha riguardato l’istituzione del<br />
seggio elettorale per l’elezione dei 7<br />
delegati della Comunità Chersina nel<br />
Consiglio generale dell’Associazione<br />
Comunità Istriane di via Belpoggio<br />
a Trieste. Su proposta del Presidente<br />
Luigi Tomaz è stato insediato con<br />
approvazione unanime dell’Assemblea<br />
il seggio elettorale nelle persone<br />
del presidente Luigi Bonavita e della<br />
scrutatrice Benita Mocolo in Peruzzi,<br />
ai quali la segretaria Chiara Tomaz<br />
ha consegnato le schede elettorali, i<br />
tabulati per la registrazione dei voti,<br />
le penne e quant’altro necessario.<br />
Le schede elettorali comprendevano<br />
una lista di 9 persone corrispondenti<br />
ai membri del Consiglio Direttivo della<br />
Comunità eletti dall’assemblea del<br />
raduno precedente. La scheda comprendeva<br />
anche 6 righe bianche per<br />
l’eventuale scelta di candidati liberi.<br />
Va precisato che l’operazione della<br />
preparazione delle schede era stata<br />
fatta in base alle delibere del Consiglio<br />
Direttivo e del Comitato Esecutivo<br />
non essendo pervenuta alcuna<br />
proposta di candidatura da parte degli<br />
aventi diritto al voto.<br />
Gli interventi oratori sono iniziati<br />
col presidente Tomaz che ha commemorato<br />
la figura di padre Vittorino<br />
Bommarco ricordando che era mancato<br />
al raduno dell’anno scorso perché<br />
già ammalato e che è passato<br />
a miglior vita nei mesi successivi al<br />
raduno stesso. Con padre Vittorino è<br />
cessata la presenza plurisecolare dei<br />
grandi frati chersini della Basilica del<br />
Santo di Padova. Tomaz aveva già<br />
commemorato padre Vittorino nell’ultimo<br />
numero della nostra rivista.<br />
Tomaz ha elencato l’attività svolta<br />
dal nuovo Direttivo durante l’annata<br />
2011-2012, citando la prima seduta<br />
del 30 Giugno 2011 per la elezione<br />
delle cariche sociali (Presidente, Vice<br />
presidente, Segretaria, Tesoriere,<br />
Comitato esecutivo).<br />
Passando all’attività estiva ha ricordato<br />
l’ottimamente riuscita cena<br />
comunitaria organizzata nella serata<br />
del 12 agosto 2011 a Cherso, con la<br />
partecipazione delle rappresentanze<br />
locali, italiane, americane, canadesi<br />
e australiane. Le cene estive hanno<br />
superato il trentennio registrando una<br />
vieppiù maggiore partecipazione, nel<br />
2011 superando le 100 unità.<br />
Ottima è stata anche la partecipazione<br />
al Pellegrinaggio alla Madonna<br />
di San Salvador del 15 Agosto, come<br />
ben dimostrano le fotografie fatte<br />
all’aperto sul posto.<br />
Pur non rientrando nell’attività<br />
Inizio dell’Assemblea<br />
C OMUNITA’<br />
HERSINA<br />
della Comunità Chersina, ha aggiunto<br />
Tomaz, vanno ricordati i due ormai<br />
tradizionali incontri della classe 1935,<br />
il 16 Agosto, e della Classe 1931<br />
(ottantenni), il 18 Agosto. Doverosamente<br />
il Presidente ha ricordato l’intensa<br />
attività dei Chersini d’Australia<br />
in modo particolare nell’Associazione<br />
Santa Maria di Cherso fondata dagli<br />
originari di Caisole.<br />
Nel Dicembre 2011 è stata distribuita<br />
la rivista Comunità Chersina<br />
n.86 con tutti i particolari dell’annata<br />
2011.<br />
Il 4 Gennaio 2012 a Trieste si<br />
è svolta la celebrazione del Santo<br />
patrono Isidoro, anche questa con<br />
grande partecipazione sia in Chiesa<br />
che nel salone dell’Associazione<br />
delle Comunità Istriane dove, dopo i<br />
discorsi, si è svolto come al solito il<br />
rinfresco a base della produzione dolciaria<br />
della tradizione isolana.<br />
Quest’anno 2012 ha avuto particolare<br />
rilievo la celebrazione della<br />
Giornata del Ricordo. Sabato 4 e sabato<br />
11 Febbraio 2012 il quotidiano<br />
La voce di Romagna-Rimini e San<br />
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Il pranzo “Al Fagiano” di Padova<br />
Marino ha dedicato due intere pagine<br />
di grande formato alle fughe dei<br />
chersini attraverso il Mare Adriatico<br />
per raggiungere l’Italia; fughe seguite<br />
al rifiuto del governo iugoslavo di<br />
concedere il diritto di opzione per la<br />
cittadinanza italiana stabilito dal Trattato<br />
di Pace. Il giornalista Aldo Viroli<br />
ha composto i due grandi servizi giornalistici<br />
servendosi degli inserti specifici<br />
della nostra Rivista. Contemporaneamente<br />
Cherso è stato presente<br />
e protagonista alla grande manifestazione<br />
tenuta il 10 Febbraio a Brescia,<br />
organizzata dal Centro Mondiale per<br />
la Cultura Giuliano Dalmata. Manifestazione<br />
che ha avuto come tema la<br />
discussione sui due libri della Storia<br />
Adriatica del primo e secondo millennio,<br />
scritti da Luigi Tomaz; protagonisti<br />
dei dibattiti alcuni massimi esponenti<br />
cattedratici della storiografia<br />
lombarda e .<br />
La rivista Comunità Chersina<br />
dell’Aprile 2012 ha dato esaustivo resoconto<br />
degli avvenimenti di Romagna<br />
e di Brescia.<br />
Il presidente Tomaz ha concluso<br />
citando la produzione libraria degli<br />
Esuli chersini in Italia, il libro del nuovo<br />
consigliere della Comunità Anto-<br />
Una delle tavolate<br />
3<br />
a cura di Chiara Tomaz<br />
nio Zett dal titolo Miniere d’Arsia, tra<br />
eventi storici e sociali, libro dal contenuto<br />
originale nel quale nessun istriano<br />
si era ancora inoltrato: l’epopea<br />
Novembre 2012 n. 88<br />
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4<br />
ATTIVITA’ PRIMAVERILE -ESTIVA 2012<br />
Il tavolo con la torta “Millefoglie”.<br />
Il Tesoriere, Cap.Alvise Bommarco, esibisce una ciliegia arrivata<br />
direttamente da Cherso.<br />
pluricentenaria dell’estrazione del<br />
carbone dal sottosuolo istriano. Tomaz<br />
ha poi accennato al video-opuscolo<br />
intitolato Nonno Checo di Lucio<br />
Tomaz. Nei numeri precedenti della<br />
La signora Maria Bommarco col libro delle poesie appena presentato<br />
tra Giacomo e Chiara.<br />
nostra Rivista, di<br />
tutte queste opere<br />
sono riportati i<br />
resoconti precisi,<br />
puntuali e anche<br />
bene illustrati; è<br />
però doveroso,<br />
indipendentemente<br />
dalla Rivista,<br />
darne relazione<br />
annuale<br />
nel verbale del<br />
raduno.<br />
Tomaz ha<br />
concluso esibendo<br />
la prima<br />
copia del libro<br />
da diversi anni<br />
atteso e annunciato<br />
come imminente<br />
già nel<br />
Raduno dell’anno<br />
scorso: Le<br />
poisie in dialeto<br />
chersin de Aldo<br />
Policek de Pitor,<br />
libro che in 338<br />
pagine contiene<br />
oltre a una breve<br />
presentazione e<br />
ad un congruo<br />
numero di disegni<br />
con vedute<br />
di Cherso, 900<br />
poesie di tutte le<br />
lunghezze anche di più pagine il tutto<br />
coordinato con grande fatica dal<br />
Presidente e dalla Segretaria della<br />
Comunità Chersina, Chiara Tomaz. I<br />
primi scatoloni del libro appena stam-<br />
C OMUNITA’<br />
HERSINA<br />
pato attendevano<br />
nel Salone da<br />
pranzo del ristorante<br />
Al Fagiano.<br />
Di questa interessantissima<br />
pubblicazione<br />
vien data ampia<br />
recensione nelle<br />
pagine seguenti.<br />
Aperta la discussione<br />
il primo<br />
a prendere<br />
la parola è stato<br />
Antonio Zett<br />
che ha illustrato<br />
il suo libro sulle<br />
miniere di Albona,<br />
di cui abbia-<br />
mo estesamente parlato nell’ultimo<br />
numero. è intervenuto quindi il vicepresidente<br />
Mauro Peruzzi per altre<br />
questioni organizzative.<br />
Nel frattempo si erano concluse<br />
le operazioni di votazione e alla fine<br />
ne è stato dato pubblicamente il resoconto<br />
che in sintesi è il seguente:<br />
votanti 66<br />
schede bianche 1<br />
schede nulle 5<br />
Sono stati eletti nell’ordine:<br />
CANDIDATO VOTI<br />
1 BOMMARCO ALVISE 50<br />
2 TOMAZ CHIARA 33<br />
3 PERUZZI MAURO 31<br />
4 TOMAZ LUIGI 25<br />
5 PALAZZOLO D. CARMEN 21<br />
6 PAVAN ROMANO 20<br />
7 SUSSICH BONAVITA PAOLA 16<br />
hanno ricevuto voti anche:<br />
8 ZETT ANTONIO 15<br />
9 BELLEMO MARINO 7<br />
10 PITTALIS LUCIANA 6<br />
11 NEGOVETICH GIACOMO 4<br />
che hanno diritto a sostituire gli<br />
eletti che si dovessero dimettere durante<br />
il mandato.<br />
Alle ore 12.15 l’Assemblea si è<br />
sciolta e i partecipanti si sono recati in<br />
Basilica per la Messa di Pentecoste<br />
celebrata per loro, in base all’accordo,<br />
con il padre Enzo Poiana responsabile<br />
della basilica stessa. La presenza<br />
dei Chersini è stata segnalata<br />
durante l’omelia dai padri celebranti.<br />
Terza ed ultima tappa del Raduno<br />
è stato il ristorante “Al Fagiano”<br />
che ha saputo anche quest’anno farsi<br />
onore come gli anni precedenti. I<br />
commensali già, dotati di buono pasto,<br />
sono stati 70, cifra di due unità<br />
superiore a quella dell’anno scorso.<br />
Alla fine del pranzo sono stati distribuiti<br />
con libera offerta 60 libri delle<br />
poesie di Aldo Policek de Pitor.<br />
Alle 16.30 sono cominciati i saluti<br />
per le partenze e alle 17.00 è partita<br />
la solita corriera organizzata a Trieste<br />
con tappe all’andata e al ritorno.<br />
La Chersinità è viva!<br />
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La cena estiva di tutte le rappresentanze<br />
dei chersini sparsi per il<br />
mondo e ancora residenti è stata organizzata<br />
il 13 di Agosto ed ha avuto<br />
successo da tutti riconosciuto come<br />
superiore a quello degli anni precedenti.<br />
Sempre più, di anno in anno,<br />
la manifestazione assume l’aspetto<br />
di compimento del Raduno portando<br />
così il messaggio del Raduno stesso<br />
anche a buona parte di quelli che<br />
non possono permettersi di essere<br />
presenti in Maggio a Padova e poi,<br />
in Agosto, a Cherso pur avendo fissa<br />
residenza in altre regioni, nazioni e<br />
continenti del mondo. L’avvenimento<br />
più importante per la storia della<br />
nostra Comunità Chersina è stato la<br />
distribuzione del libro Le poisie in dialeto<br />
chersin de Aldo Policek De Pitor<br />
già in buona parte distribuite ai partecipanti<br />
al raduno di Padova.<br />
Erano presenti Chersini d’America,<br />
d’Australia, del Canada, d’Italia<br />
e di altri paesi d’Europa ed anche<br />
residenti a Cherso iscritti o gravitanti<br />
attorno alla Comunità degli Italiani di<br />
Cherso, il cui presidente Gianfranco<br />
Surdich ha portato il saluto con un<br />
simpatico discorso pronunciato al<br />
microfono nel quale ha annunciato<br />
l’inizio dei lavori di restauro del palazzo<br />
della Comunità Italiana, restauro<br />
finanziato dal Governo italiano in<br />
LA CENA ESTIVA A CHERSO<br />
Venerdì 13 agosto<br />
Il trio delle fisarmoniche.<br />
accordo con l’Unione degli italiani di<br />
Fiume e dell’Istria. Anche il rappresentante<br />
dei chersini di New York,<br />
Antonio Coglievina, ha portato il saluto<br />
degli aderenti alla Susaida. A proposito<br />
di Antonio Coglievina non si<br />
può non prender nota della presenza<br />
al suo tavolo di una rappresentanza<br />
della città di Altamura in Puglia dove<br />
lui era stato accolto nel campo profughi<br />
quando era esulato da Cherso<br />
per poi stabilirsi a New York portando<br />
in America la moglie pugliese d.o.c.<br />
5<br />
a cura di Chiara Tomaz<br />
con la quale ha la possibilità oggi di<br />
trascorrere le vacanze a Cherso nella<br />
villa che ha acquistato e restaurato in<br />
Strada Nova e intitolata “Villa Drinda”.<br />
La dirigenza della Comunità Chersina<br />
era rappresentata dal presidente<br />
Luigi Tomaz, dalla segretaria Chiara<br />
Tomaz e dal consigliere Marino Bellemo.<br />
Marino, con la famiglia propria<br />
e quella di suo fratello, era sistemato<br />
al tavolo dei Bellemo originari chioggiotti,<br />
autentici chersini e da Cherso<br />
esulati in Germania, mentre Chiara<br />
Padre Renato, Meyra, Gigi e Annamaria, Piero e Gilda. Il presidente della Comunità Italiana, Gianfranco Surdich<br />
Novembre 2012 n. 88<br />
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6<br />
ATTIVITA’ PRIMAVERILE -ESTIVA 2012<br />
Andrino Coglievina tra la moglie Mary e la sorella Annamaria con i coniugi Albano di<br />
Bergamo.<br />
Iniziano le danze ... Nicolino, Piero e Giacomo.<br />
L’altra metà della sala.<br />
C OMUNITA’<br />
HERSINA<br />
era al tavolo dei Bertotto di Brescia e<br />
del figlio di Bruna Bertotto, Enrico Panusca,<br />
che per suo conto rappresentava<br />
la nutrita presenza dei Triestini.<br />
Su altro tavolo c’erano altri chersini di<br />
New York, i coniugi Andrino e Mary<br />
Coglievina pur essi soprannominati<br />
Drinda e cugini della pur presente<br />
Giannina Coglievina sposata Peia,<br />
attivista della Comunità Italiana.<br />
Unanime ed entusiasta è stato<br />
l’apprezzamento per il menù che consisteva<br />
in un’abbondantissima quantità<br />
di maialino da latte con le patate<br />
e in alternativa in arrosto di pollo per<br />
quelli a cui il maialino poteva riuscire<br />
indigesto. Il risultato conclusivo ha dimostrato<br />
che i Chersini sanno digerire<br />
perfettamente sia la porchetta che<br />
il pollo. Specialmente gradite sono<br />
state le insalate molto ricche e ben<br />
condite con l’olio locale. Non sono<br />
mancati i dolci tra i quali la mousse di<br />
cioccolato e un’apprezzata quantità<br />
de buzulini de miel, dolce tipico della<br />
tradizione chersina caratterizzato dal<br />
miele di salvia prodotto dagli alveari<br />
dei monti isolani. Vino non mancava<br />
e il prezzo della cena era modico.<br />
Ma non solo per cenare si riuniscono<br />
i Chersini a metà Agosto, ma<br />
anche per cantare e per ballare al<br />
ritmo dei canti popolari che vengono<br />
evocati quando i Chersini si incontrano<br />
in tanti e spensieratamente. Il<br />
signor Flego, che solitamente gli altri<br />
anni animava canti e balli con la<br />
sua magistrale fisarmonica, quella<br />
sera era occupato ad esibirsi con la<br />
sua clapa nell’attigua piazzetta del<br />
Museo. Il signor Bibo, gestore del ristorante<br />
“Nono Frane” - il nostro indimenticato<br />
“Fontego” - ha superato la<br />
nostra paura di rimanere senza musica<br />
riuscendo ad ingaggiare ben tre<br />
fisarmoniche che hanno accontentato<br />
tutti in modo egregio suonando in<br />
perfetto accordo.<br />
Era presente per la prima volta<br />
Rosaria Coglievina, da noi lanciata<br />
nel numero precedente come poetessa<br />
popolare di Cherso. Rosaria ha<br />
distribuito a ciascuno dei presenti la<br />
copia della poesia dedicata al Raduno.<br />
A qualcuno, abituato alle poesie<br />
dialettali scritte da autori che hanno<br />
imparato nelle scuole superiori la lingua<br />
italiana ufficiale, il modo di esprimersi<br />
di Rosaria può sembrare un po’<br />
primitivo. Rosaria infatti, data la sua<br />
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età, ha potuto frequentare soltanto le<br />
classi d’obbligo della scuola elementare<br />
croata; e perciò quando si esprime<br />
nel dialetto locale italo-veneto<br />
attinge da quanto ha imparato in famiglia<br />
e per la strada dai parenti e dai<br />
concittadini, cioè il dialetto autentico<br />
che gli autori che hanno frequentato<br />
le scuole superiori hanno inconsciamente<br />
ingentilito per il contatto con la<br />
lingua letteraria. Quanto più la parlata<br />
popolaresca locale può sembrare<br />
rozza, tanto più deve essere considerata<br />
un preziosissimo documento<br />
nel linguaggio popolare veramente<br />
parlato.<br />
Erano presenti due sacerdoti, padre<br />
Renato giunto espressamente<br />
da Genova per il pellegrinaggio del<br />
giorno 15 ed il nuovo sacerdote don<br />
Corrado Della Rosa residente a Pordenone,<br />
nipote della maestra chersina<br />
Rita Basilisco esulata a Chions nel<br />
Friuli dopo il passaggio post bellico<br />
dell’Isola alla Iugoslavia. Don Corrado<br />
si considera, come gli altri della<br />
sua famiglia, autentico chersino. Di<br />
lui abbiamo già parlato, qui ci limitiamo<br />
a dire che all’inizio della cena<br />
ha chiesto a padre Renato di aprire<br />
l’evento con la preghiera del Padre<br />
Nostro il che è stato fatto con grande<br />
soddisfazione di tutti i presenti favorevolmente<br />
colpiti dalla novità del gesto.<br />
La religione è componente molto<br />
radicata della nostra cultura popolare<br />
chersina e manifestazioni come questa<br />
e come quella della Madonna di<br />
San Salvador giustamente vengono<br />
apprezzate anche dai cosiddetti non<br />
praticanti.<br />
I preparativi della cena sono alquanto<br />
faticosi perchè è particolarmente<br />
complicato concordare con<br />
tutti il menù e la composizione dei tavoli<br />
basata sull’esigenze di gruppi di<br />
amici che desiderano stare insieme<br />
pur essendo in numero, di solito, superiore<br />
o inferiore ai posti disponibili.<br />
Va riconosciuto ad Annamaria Tomaz<br />
la pazienza e la capacità di riuscire<br />
sempre ad accontentare tutti in duetre<br />
settimane di trattative.<br />
Una splendida bimba con i genitori.<br />
La signora Emilia Coglievina con i nipoti pugliesi.<br />
I Bertotto di Brescia con Chiara Tomaz ed Enrico Panusca.<br />
7<br />
a cura di Chiara Tomaz<br />
Novembre 2012 n. 88<br />
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8<br />
ATTIVITA’ PRIMAVERILE -ESTIVA 2012<br />
Il giorno 15 agosto grande successo<br />
ha avuto il pellegrinaggio a<br />
San Salvador, da tutti i partecipanti<br />
considerato superiore agli anni scorsi.<br />
Hanno celebrato ovviamente padre<br />
Renato Gatti che circa 30 anni<br />
fa è stato portato a San Salvador da<br />
padre Vitale Bommarco e cha da allora<br />
è sempre arrivato appositamente<br />
a Cherso, e don Corrado della Rosa<br />
PELLEGRINAGGIO A SAN SALVADOR<br />
Mercoledì 15 Agosto<br />
che ha celebrato per la prima volta<br />
avendo ricevuto la consacrazione sacerdotale<br />
nei mesi precedenti. La sua<br />
grande aspirazione come abbiamo<br />
scritto anche noi era quella di celebrare<br />
a San Salvador e la sua grande<br />
soddisfazione è stata di poterlo fare.<br />
Tutti i partecipanti sono stati ben lieti<br />
di gioire con lui. All’omelia don Corrado<br />
ha sintetizzato la presenza di tanti<br />
Uliveti dorati dal sole del mattino. La scarpetta della Madonna.<br />
C OMUNITA’<br />
HERSINA<br />
esuli con la bella frase riferita alla celebrazione<br />
stessa chiamando il Santuario:<br />
“L’altare che guarda i paesi da<br />
cui arriviamo” riferendosi alle terre<br />
d’oltre adriatico tra le quali gli esuli di<br />
Cherso sono sparpagliati. Ha parlato<br />
e distribuito la comunione anche la<br />
professoressa Mejra Moise che due<br />
sere prima aveva partecipato, seduta<br />
al tavolo della presidenza, alla cena,<br />
Esuli di seconda e terza generazione all’inizio della salita, alle sette del mattino, Chiara T., Giuliana Padovan, Roberta Bommarco<br />
con le figlie Francesca ed Anna, etc.<br />
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ai canti e soprattutto ai balli (non dimentichiamoci<br />
che oltre alle lettere<br />
antiche e alla filosofia, Mejra ha insegnato<br />
ai giovani il ballo classico e che<br />
ad uno dei primi raduni degli anni ’70<br />
a Sottomarina di Chioggia aveva fatto<br />
esibire sul palco alcune delle migliori<br />
sue allieve; Mejra ha riscosso il battimani<br />
dei partecipanti alla cena per la<br />
terza laurea di recente conseguita a<br />
90 anni).<br />
Tra la commozione generale<br />
sull’altare della messa all’aperto erano<br />
state poste quattro grandi rose<br />
rosse per ricordare Delia, Matteo,<br />
Maria Stella e Monica, sempre presenti<br />
al pellegrinaggio fino a che sono<br />
passati prematuramente a miglior<br />
vita. Seguendo l’usanza generale di<br />
tutti i pellegrinaggi del mondo, dopo<br />
il rito, gli atti di fede e la commozione<br />
dei ricordi, con celerità dovuta alla<br />
lunga pratica sono state imbandite le<br />
tavole per ridare ai partecipanti l’energia<br />
richiesta per il ritorno lungo la<br />
strada discoscesa serpeggiante sotto<br />
il solleone di metà agosto levatosi nel<br />
frattempo. Innaffiati da vini di varia<br />
provenienza sono stati distribuiti sa-<br />
poritissimi pesci “in savor”, insaccati<br />
vari, soppressa, salami e formaggi<br />
tagliati sul momento, con ceste di<br />
pane. Non si può dimenticare l’eccellente<br />
strudel alla mandorla, Ottimo il<br />
servizio prestato dalla squadra ormai<br />
affiatata di imbanditori. La Madonna<br />
de San Salvador certamente gioiva<br />
quella mattina apprezzando la spontaneità<br />
della festicciola conclusasi<br />
con un corale “va Pensiero” intonato<br />
da Marino Bellemo e da padre Renato.<br />
Per la salita<br />
e per la discesa<br />
tra la baia<br />
di Cherso ed il<br />
santuario i partecipanti,<br />
oltre<br />
alla recita dei<br />
tradizionali tre<br />
rosari, hannoperpetuato<br />
anche per<br />
quest’anno il<br />
rito della scarpetta<br />
della Madonna,<br />
rito che<br />
per i giovani<br />
partecipanti per<br />
Don Corrado celebra all’altare che<br />
guarda i paesi dai quali ritorniamo ...<br />
9<br />
a cura di Chiara Tomaz<br />
le prime volte ha costituito una gradita<br />
sorpresa. Su una pietra levigata<br />
dai passi di tante migliaia di fedeli,<br />
che attraversa la strada dell’originale<br />
acciottolato, si osserva una buca<br />
strana che ha la forma dell’interno<br />
di una scarpetta femminile, da sempre<br />
viene considerata dai chersini “la<br />
scarpa dela Madona” e come tale è<br />
stata finora tramandata dai genitori<br />
ai figli. Il racconto, semplice come<br />
un fioretto francescano, narra di una<br />
tremendo “neverin” notturno nel quale<br />
si è trovata coinvolta la Madonna<br />
col Bambino in braccio mentre pas-<br />
Novembre 2012 n. 88<br />
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10<br />
ATTIVITA’ PRIMAVERILE -ESTIVA 2012<br />
La sempre presente Meyira distribuisce la Comunione<br />
C OMUNITA’<br />
HERSINA<br />
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sava sulla strada sfiorando il massiccio<br />
selciato. Con un tremendo boato<br />
un fulmine fece perdere l’equilibrio<br />
alla Madonna. Maria affondò il piede<br />
nella pietra che per non farLe male<br />
si era momentaneamente rammollita.<br />
Come la Madonna estrasse il piede<br />
dalla pietra in questa ne rimase la<br />
forma che da allora ha resistito a tutte<br />
le intemperie ed è rimasta intatta.<br />
Per dare un segno visibile nella fede<br />
in questa storiella i viandanti quando<br />
salgono a San Salvador mettono<br />
tre pietruzze sulla … scarpetta dopo<br />
11<br />
aver tolto le pietruzze postevi da chi li<br />
ha preceduti.<br />
La presenza costante dei tre<br />
sassolini rappresenta la continuità<br />
ininterrotta della fede popolare nella<br />
“scarpeta dela Madona de San<br />
Salvador”.<br />
Chiara con Laura Cellani-Fermeglia e il marito Gildo (di New York). Don Corrado con il papà.<br />
Sardele in savor, formaggio, salame, sopressa e l’ammiratissimo strudel alle mandorle.<br />
a cura di Chiara Tomaz<br />
Novembre 2012 n. 88<br />
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12<br />
ATTIVITA’ PRIMAVERILE -ESTIVA 2012<br />
L’altar maggiore del Duomo con Don Corrado e padre Renato.<br />
MESSA DEL SABATO SERA<br />
C OMUNITA’<br />
HERSINA<br />
La Messa celebrata in lingua italiana<br />
il Sabato sera è stata da noi ricordata<br />
pochissime volte; ciò per evitare<br />
l’accusa di strumentalizzazione.<br />
Come tutte le altre ricorrenze<br />
annuali anche questa delle Messe<br />
prefestive ha una sua storia. La tradizione<br />
è iniziata al tempo del parroco<br />
Mons. Prendivoi e delle presenze<br />
estive a Cherso di Don Matteo Fillini,<br />
chersino, canonico di Trieste, ed<br />
è derivata da una Messa che veniva<br />
celebrata in italiano ogni mattina<br />
alle ore 7.00 per i chersini residenti<br />
in grado di capire l’italiano meglio<br />
della lingua croata. Le prime Messe<br />
pomeridiane del Sabato in italiano<br />
erano celebrate appunto da Don Matteo<br />
Fillini. Nell’alternarsi degli anni la<br />
celebrazione è entrata nel calendario<br />
liturgico della parrocchia del Duomo<br />
quale “Messa per i turisti”, termine<br />
tutto sommato difficilmente criticabile<br />
perché anche i chersini esuli, che la<br />
frequentano in buon numero, sono<br />
pienamente turisti e pagano la tassa<br />
di soggiorno. In verità comunque la<br />
Messa del sabato sera è considerata<br />
da tutti i chersini, “Esuli-turisti” e “Rimasti”,<br />
la Messa dei chersini battezzati<br />
in quella Chiesa e che appunto<br />
per ciò si considerano pienamente<br />
fratelli e sotto le volte del Duomo si<br />
sentono tutti sotto il tetto della propria<br />
famiglia. Prima collaboratrice per la<br />
buona riuscita della celebrazione è la<br />
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signora Annamaria Tomaz, che distribuisce<br />
i foglietti delle “pagelline” della<br />
Messa in lingua italiana stampate a<br />
Rovigo, organizza le letture dei fedeli<br />
e intona tutti i canti, esattamente al<br />
momento giusto con assoluta precisione<br />
dato che questo servizio volontario<br />
è abituata a svolgerlo anche in<br />
altre chiese.<br />
La serie delle Sante Messe prefestive<br />
dell’estate 2012 si è svolta in<br />
modo assai soddisfacente anche con<br />
qualche episodio inconsueto, quale,<br />
il canto dell’Ave Maria di Schubert<br />
nell’assolo del tenore Teo accompagnato<br />
dalla brava organista Giannina<br />
Castellan che continua la tradizione<br />
del padre, il maestro di musica bandistica,<br />
Antonio – Tone – Bunicci di<br />
unanime ottima memoria al quale il<br />
nostro Aldo Policek de Pitor ha dedicato<br />
un componimento poetico ora<br />
stampato nel libro appena pubblicato.<br />
Il Canto dell’Ave Maria è stato voluto<br />
dai genitori per ricordare in straordinaria<br />
preghiera il figlio Giampaolo<br />
Filippas passato all’improvviso a miglior<br />
vita a Trieste. La morte del figlio<br />
è avvenuta dopo quella della figlia.<br />
Il padre Stefano Filipas, chiamato a<br />
NOTA:<br />
(*) Questa nota sul quadro non è superflua<br />
ma necessaria per ristabilire la<br />
verità nelle teste facilone anche di giornalisti<br />
che si spacciano per conoscitori della<br />
storia delle località dell’arcipelago del<br />
Quarnaro. Più d’uno di questi, convinto di<br />
riuscir simpatico, ha chiamato la nostra<br />
13<br />
a cura di Luigi Tomaz<br />
Cherso Nelo de Orto, non ha retto al del V secolo quando sul podere di<br />
dolore ed è spirato anche lui all’im- un senatore romano, al vertice del<br />
provviso durante il sonno qualche colle Esquilino, era caduta la neve<br />
settimana dopo. Una storia che non disegnando, col suo strato bianco, la<br />
può passare inosservata.<br />
pianta di quella Basilica che tosto fu<br />
Oltre a questa nota molto triste la costruita a gloria della Madre di Dio,<br />
sorte ci ha offerto la nota lieta della conosciuta ufficialmente quale Santa<br />
concelebrazione della Messa del sa- Maria Maggiore ma chiamata dal pobato<br />
anche da parte di don Corrado polo cristiano Madonna della Neve(*).<br />
della Rosa da pochi mesi ordinato sacerdote<br />
dal vescovo di Pordenone e<br />
animato da lunga attesa di poter celebrare<br />
nella Chiesa frequentata a suo<br />
tempo dai suoi nonni e zii tra i quali<br />
Don Nicolò Basilisco.<br />
Le Messe si sono sempre concluse,<br />
come gli anni precedenti, con le<br />
belle canzoni mariane della nostra<br />
gioventù. Il potere evocativo di quelle<br />
canzoni le fa ricantare con le lacrime<br />
nel cuore a tutti i chersini presenti con<br />
lo sguardo rivolto al bel quadro che<br />
domina la Chiesa dall’altar maggiore<br />
e rappresenta la Madonna col Bambino<br />
seduta tra le nuvole e rivolta con<br />
attenzione materna a tutto il popolo<br />
di Cherso tra una cornice di angeli<br />
mentre in basso è rievocata realisticamente<br />
la scena svoltasi a Roma<br />
la caldissima mattina di un 5 Agosto Ciacule davanti il portale del Duomo.<br />
Madonna Santa Maria delle Nevi, come<br />
se Cherso fosse una località turistica invernale.<br />
Il quadro rappresenta invece il Papa<br />
Liborio accorso in pompa magna a verificare<br />
il miracolo assieme al proprietario<br />
del fondo con la moglie nel classico<br />
aspetto delle matrone romane, tutti intenti<br />
a discutere con l’architetto inginocchiato<br />
a terra nel bel centro della grande tela<br />
con la tavola da disegno ed il compasso<br />
tra le mani, ritratto mentre si accinge a rilevare<br />
il grafico in base al quale costruire<br />
la grande Basilica romana.<br />
Vista totale dell’interno del Duomo.<br />
Novembre 2012 n. 88<br />
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14<br />
RECENSIONI<br />
L’INTENSA ATTIVITà DI ALDO POLICEK<br />
NEL PRIMO BIENNIO POST-BELLICO 1945-’47<br />
Dalla lettura delle mie pagelle della<br />
scuola elementare risulta che, durante<br />
l’anno scolastico 1947-’48, Aldo<br />
Policek è stato preside ed insegnante<br />
della scuola settennale italiana di<br />
Cherso. Il 18 Giugno 1948 come presidente<br />
della Commissione esaminatrice,<br />
firmò la mia pagella d’esame di<br />
“maturità inferiore”.<br />
La scadenza degli organici intellettuali<br />
ed educativi (accanto al Policek,<br />
solamente Antonietta Cella, la<br />
signora Descovich e Karla Rupnik,<br />
professoressa di lingua croata) oberava<br />
i singoli insegnanti a svolgere<br />
più materie. Aldo Policek ci insegna-<br />
IN UNA LETTERA-ARTICOLO DI GIORGIO Sepčić<br />
Appena ricevuto il libro “Le poisie in dialeto chersin de Aldo Policek de Pitor”, il dott. prof. Giorgio Sepčić ci ha scritto<br />
una bella lettera di plauso dicendosi allievo del poeta e ricordando la sua attività culturale extrascolastica. A questa<br />
lettera abbiamo risposto ringraziandolo commossi e suggerendogli di approfondire il tema in un articoletto da stampare<br />
nella nostra Rivista per lasciare traccia nella nostra piccola storia locale di un periodo della nostra storia culturale<br />
oggi quasi sconosciuto. Il “dottor Giorgio“ ha con grande cortesia risposto al nostro invito onorandoci dell’articolo che<br />
pubblichiamo assieme alla recensione del libro.<br />
va l’italiano e la geografia. I programmi<br />
d’insegnamento, specie per alcune<br />
materie, non erano ben precisati<br />
e i libri mancavano del tutto a quel<br />
tempo. Gli insegnanti compensavano<br />
queste mancanze col loro sapere e la<br />
loro esperienza.<br />
Il Policek si differenziava dagli altri<br />
per una particolare originalità di metodo<br />
didattico: si serviva di libri d’avventura,<br />
Salgari in primo piano, per<br />
illustrare particolarmente nel campo<br />
della geografia il mondo fuori dalla<br />
nostra isola. Durante le ore dedicate<br />
alla lingua italiana tendeva a farci capire<br />
più la componente estetica che<br />
Il dottor Giorgio col cilindro in testa mentre recita con dei coetanei.<br />
C OMUNITA’<br />
HERSINA<br />
non quella sociale della letteratura.<br />
Durevole nella mia memoria il suo<br />
commento di una ode carducciana<br />
(era un intenditore del Carducci)<br />
“Alle fonti del Clitumno” nel quale, a<br />
parer mio, oltre ai versi “i frassini al<br />
vento … l’aure odore fresco di silvestri<br />
salvie e timi …” che riportavano<br />
alla nostra Cherso, Aldo Policek accentuava<br />
quanto di bello, di grande,<br />
di indelebile il passato aveva trasfuso<br />
sul presente. Le gite scolastiche<br />
(leggi le camminate) fino ad Acquette<br />
(Vodice) o a San Giovanni delle Vigne<br />
(Loznati) o alla pineta di San Bartolomeo,<br />
erano vere e proprie lezioni<br />
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di geografia e storia locale che si alternavano<br />
con esercizi ginnici e gare<br />
di corsa attentamente cronometrate e<br />
commentate dal nostro preside.<br />
Aldo Policek amava gli sport. A<br />
Cherso, nell’immediato dopoguerra,<br />
sul primo campo sportivo dal fondo<br />
molto sassoso, ricavato da un orto<br />
in località Dari, il Policek formava e<br />
allenava una squadra femminile di<br />
pallacanestro che, come ricorda una<br />
ex giocatrice, la signora Antonia Etti<br />
Suriani nata Valcich, ebbe una breve<br />
ma vittoriosa stagione vincendo, in<br />
trasferta, le pallacestiste di Neresine<br />
e Lussin Piccolo (1).<br />
Aldo Policek contribuì a organizzare<br />
la prima squadra di calcio chersina<br />
– una piccola plurinazionale: vi<br />
giocavano tedeschi, italiani, croati e<br />
serbi; il Policek era un buon centrocampista.<br />
Aldo è stato una personalità polivalente<br />
e di spiccata socievolezza.<br />
La compagnia di attori-amatori chersini<br />
che operò a Cherso dall’autunno<br />
del 1945 alla primavera 1947, come<br />
testimoniano le signore Antonia-Etta<br />
Tomašević nata Ferarić, Caterina-Rina<br />
Petris, il dott. Ing. Alvise Chiole ed il<br />
sottoscritto, ebbe origine dall’incontro<br />
di due persone motivate e capaci: la<br />
signora Maria Doimi (Dujmović), nata<br />
Castellan ed Aldo Policek. La signora<br />
Maria Doimi-Mora, figlia di agricoltori,<br />
eccelleva per bellezza, straordinaria<br />
intelligenza ed inclinazione per tutte<br />
le cose belle. Alunna prediletta di Luisa<br />
Moratto nelle recitazioni scolastiche,<br />
portava nella memoria i canti più<br />
significativi dei poemi omerici, della<br />
Divina Commedia, i pascoliani canti<br />
di Castelvecchio eccetera che di tanto<br />
in tanto rievocava. Mancata mae-<br />
NOTE:<br />
(1) Aldo, nell’immediato dopoguerra,<br />
riorganizzò la squadra femminile di<br />
pallacanestro che era già attiva fino al<br />
1943. Le ragazze chersine indossavano<br />
magliette azzurre con lo stemma comunale<br />
del “cavallino” rampante ricamato in<br />
giallo-oro sul petto e le partite venivano<br />
giocate nel piazzale tra la casa Baici e<br />
la frisera, già allora vi giocava la signora<br />
Etty. A proposito, Comunità Chersina, ha<br />
pubblicato nel n.43 del Dicembre 2001 un<br />
brano di Diario di Italo Valentin che del ritorno<br />
a Cherso dopo la guerra scrive: “Ri-<br />
stra per contrarietà del padre, perfezionò<br />
il bel parlare-scrivere in italiano<br />
presso l’ufficio dell’avvocato Romolo<br />
Politeo, ove lavorava come scrivanaimpiegata,<br />
e dialogando con padre<br />
Ignazio, frate del convento francescano<br />
di Cherso, che ammirava per<br />
la sua estesa cultura ed erudizione.<br />
In famiglia (era cugina di mia madre<br />
per parte materna) ripeteva che furono<br />
proprio le recite realizzate dai frati<br />
a darle lo spunto per la formazione di<br />
una compagnia amatoriale teatrale in<br />
un periodo nel quale la nostra Cherso<br />
cominciava a percepire i cambiamenti<br />
che avvenivano e cercava di mantenere<br />
vivo il proprio stile di vita e le<br />
distintive attitudini culturali.<br />
La Doimi trovò nel Policek il socio<br />
ideale. Aldo fu non solo l’attore principale,<br />
ma il correttore attento dei testi<br />
che modificava per non irritare la censura<br />
del tempo (mi sono note le correzioni-modificazioni<br />
apportate nei<br />
dialoghi de “La maestrina” nei quali<br />
si parla di socialismo); lo scrittore di<br />
monologhi e scenette parodiche su<br />
figure e personalità chersine: il Jurissa,<br />
la Craizza, Mario Codacovich ed<br />
altri e sui costumi della Cherso-città<br />
e Cherso-contado. Molto succosa la<br />
sua burlesca “Mi so ‘venski d’Aquilonia…”<br />
(2).<br />
Le recite, che venivano eseguite<br />
nella sala principale del Dopolavoro<br />
frequentemente erano il prologo di<br />
balli, veglioni sociali. Alcune recite<br />
vennero richieste e in parte sponsorizzate<br />
dalla Susaida (Society chersina).<br />
Il programma della recita comprendeva<br />
una scenetta di carattere<br />
patriottico propagandistico sul genere<br />
“Il ritorno del partigiano” seguiva il<br />
pezzo teatrale. Il repertorio comprese<br />
vidi e salutai con piacere Etty, valida pivot<br />
della squadra femminile di basket che io<br />
nel 1942, in un impeto di incosciente e<br />
giovanile sportività, ebbi l’ardire di allenare.<br />
Gli incontri con le squadre di Neresine<br />
e Lussino si svolsero in quel periodo.<br />
(2) A proposito della burlesca precisiamo<br />
che esisteva almeno dagli anni<br />
venti e fu cantata dalla compagnia amatoriale<br />
del Dopolavoro chersino in questa<br />
forma:<br />
“ja sen venski de Aquilonia deta Orlez po<br />
15<br />
a cura di Luigi Tomaz<br />
farse venete (del Gallina), seguì la<br />
goldoniana “la locandiera” ed infine<br />
“la maestrina” di D. Nicodemi considerata,<br />
nella memoria collettiva dei<br />
chersini, indimenticabile per le interpretazioni<br />
superbe del nostro Aldo,<br />
nella parte del conte sindaco, della<br />
maestrina Mery (Maria Costreni) e<br />
della bambina Gianna (Giannina?)<br />
Chiole che commossero il pubblico.<br />
La regista di tutte le rappresentazioni-recite<br />
fu la signora Maria Doimi-<br />
Mora; di altri membri del complesso<br />
che li intervistati ricordano furono i<br />
signori Maria (Mery) e Nicolò (Nico)<br />
Gembressi, Rita Coglievina (Smocariza),<br />
Gasparetto, fratello della Costreni,<br />
Antonio Sepcich (Piciona) soprannominato<br />
Prospero dal nome di<br />
un personaggio che aveva interpretato.<br />
Grazie a queste recite il dialetto<br />
chersino-veneto si arricchì di espressioni<br />
come … per un toco de marì…<br />
; fa che la penetri…; i caschi casca.<br />
Sono d’accordo con la Direzione<br />
editoriale di codesta rivista sulla necessità<br />
di far conoscere anche questo<br />
piccolo frammento di storia locale<br />
e di ricordare i personaggi che ne<br />
furono interpreti. I partecipanti all’inchiesta<br />
da me proposta si scusano di<br />
eventuali dimenticanze di fatti e personaggi.<br />
Le eventuali risposte, commenti,<br />
critiche che dovessero seguire<br />
a questa lettera-articoletto contribuiranno<br />
a completare la storia di quel<br />
biennio post-bellico che, a detta di<br />
molti chersini, fu ricco di eventi vissuti<br />
molto intensamente dalla nostra<br />
comunità.<br />
Giorgio Sepčić<br />
talianski / Ja sen mezo americanski par<br />
che in Africa mi gà son stà… / Par no<br />
sporcar scarpetize mi ga ciolto la curiera<br />
E su cvela guantijera un banic mi ga<br />
butà… / Mi su stado in Dopolavoro e<br />
gà bevudo n’aranziata / Ma mi go fato<br />
na stranudata parché un baiculo mi go<br />
trovà…”.<br />
Per valutare i comportamenti di Aldo<br />
è molto importante dunque prendere nota<br />
che egli, dal ‘45 al ‘47, ha tentato di ridar<br />
vita alle tradizioni chersine prebelliche.<br />
Novembre 2012 n. 88<br />
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16<br />
RECENSIONI<br />
POISIE IN DIALETO CHERSIN DE ALDO POLICEK DE PITOR<br />
pubblicate a cura di Luigi-Gigi Tomaz<br />
Padre Antonio Vitale Bommarco,<br />
allora arcivescovo emerito di Gorizia,<br />
mi ha consegnato tutta la produzione<br />
poetica, edita e inedita, di Aldo Policek<br />
de Pitor, perché io mi prendessi<br />
la cura di ordinarla e di pubblicarla<br />
evitandone la dispersione. Io ho accettato<br />
il voluminoso fardello cartaceo<br />
impegnandomi a portarlo alla<br />
pubblicazione nei tempi che gli altri<br />
impegni mi potevano permettere.<br />
Padre Bommarco aveva curato la<br />
copiatura di parte dei manoscritti con<br />
la collaborazione di sua cognata, la<br />
signora Maria Bunicci-Bommarco,<br />
moglie dell’attivissimo fratello Alvise,<br />
attuale Segretario amministrativo della<br />
Comunità.<br />
Io sono stato impegnato in questi<br />
ultimi anni nella preparazione e pubblicazione<br />
di alcuni miei libri di storia<br />
adriatica stampati col contributo governativo<br />
condizionato a precisi impegni<br />
di calendario. Appena ho avuto<br />
qualche mese di tempo mi sono dedicato<br />
all’opera poetica di Aldo Policek.<br />
Il lavoro di revisione dei testi, di composizione<br />
generale e di ripetute correzioni<br />
delle spesso infedeli letture<br />
da parte dei computers nel passaggio<br />
dall’uno all’altro è stato alquanto<br />
faticoso e mi sarebbe stato assolutamente<br />
impossibile affrontarlo da solo<br />
dato oltretutto che io sono capace di<br />
scrivere e disegnare solamente con<br />
le penne e le matite tradizionali ormai<br />
superate dall’elettronica. Mi è stato<br />
perciò indispensabile e basilare la<br />
collaborazione preziosa di mia nipote<br />
Chiara Tomaz, segretaria della Comunità<br />
Chersina.<br />
La bozza definitiva è stata<br />
approvata sia dal Comitato Esecutivo<br />
sia dal Consiglio Direttivo della Comunità<br />
convocati secondo le regole<br />
statutarie. A ciascuno va il ringraziamento<br />
che si è meritato.<br />
I precedenti di questa pubblicazione<br />
Nel Settembre 1984 io pubblicai<br />
il libretto di 64 pagine intitolato Aldo<br />
Policek de Pitor – Poesie Chersine,<br />
che comprende 73 composizioni in<br />
versi e una quindicina di miei disegni<br />
eseguiti per la circostanza.<br />
L’ introduzione inquadra il libretto<br />
tra le pubblicazioni della Comunità<br />
Chersina della quale io ero stato<br />
l’ideatore ed il fondatore assieme al<br />
Padre Antonio Vitale Bommarco allora<br />
Ministro Generale dell’Ordine dei<br />
Frati Francescani Conventuali. Il libretto<br />
nella prima pagina di frontespizio<br />
è infatti indicato quale quarto dei<br />
Quaderni della Comunità Chersina.<br />
A parlare a me e a Padre Bommarco<br />
delle Poesie che Aldo Policek<br />
scriveva, era stato Domenico Bon,<br />
Ufficiale Giudiziario di San Donà di<br />
Piave e Jesolo, chersino di Caisole<br />
C OMUNITA’<br />
HERSINA<br />
membro del Consiglio della Comunità<br />
chersina. Io sapevo che Aldo abitava<br />
e insegnava a Jesolo ma non m’era<br />
giunta notizia della sua passione poetica<br />
che d’altronde allora consisteva<br />
in una cartella di manoscritti mai pubblicati.<br />
La decisione di darne alle stampe<br />
un saggio fu presa con entusiasmo<br />
non solo da noi, ma anche dallo stesso<br />
Aldo che rispose al nostro invito<br />
con grande disponibilità ovviamente<br />
collaborando alla prima selezione dei<br />
suoi lavori. La mia Presentazione era<br />
breve e non s’addentrava in conside-<br />
LE POISIE IN DIALETO CHERSIN<br />
DE ALDO POLICEK DE PITOR<br />
a cura di luigi.gigi tomaz<br />
edizioni di comunità chersina<br />
Dicembre 2011 n. 86<br />
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7
azioni critiche letterarie limitandosi<br />
alla ragione prima della pubblicazione<br />
quale documento della Chersinità,<br />
cioè della bimillenaria cultura popolare<br />
latino-italico-veneta della gente di<br />
Cherso, nell’isola omonima, costretta<br />
all’Esodo in massa dal Trattato di<br />
Pace del 1947 portando con sé tutti<br />
i valori civili che il nuovo possessore<br />
iugoslavo aveva programmato di sradicare<br />
nell’intento di effettuare una<br />
“pulizia etnica” innestandovi modi,<br />
storia, usi e lingue di importazione<br />
aliena.<br />
Io concludevo:<br />
Nulla è più interessante della<br />
espressione poetica nel linguaggio<br />
popolare. Una moltitudine può essere<br />
sterminata ma resta una massa<br />
sorda di individui se non sente, non<br />
canta, non parla e non scrive per gli<br />
stessi impeti, con le stesse immagini<br />
e le stesse parole.<br />
Un piccolo gruppo invece ha diritto<br />
alla dignità di popolo quando sa<br />
esprimersi in tipicità di linguaggio, coerenza<br />
di stile e omogeneità di sentimento.<br />
Con questa convinzione, ai<br />
canti e al vocabolarietto, aggiungiamo<br />
questa raccolta di poesie nel dialetto<br />
istro-veneto dell’isola.<br />
Un dialetto che produce poesia è<br />
vitale e fecondo, perciò affidargli un<br />
messaggio non è perdita di tempo.<br />
Il Poeta, d’altronde, canta ad alta<br />
voce per se stesso. Lo farebbe anche<br />
se nessuno lo ascoltasse.<br />
Buon per noi che siamo in grado<br />
di ascoltarlo e di capirlo ancora in<br />
tanti.<br />
Oggi i dialetti a più d’uno danno<br />
fastidio. Questo nostro è poi anche<br />
così… fuori posto; non si inquadra né<br />
con i trattati né con le carte geografiche.<br />
Ce ne scusiamo, ma non è colpa<br />
nostra. D’altronde più avanti (nel<br />
contenuto del libretto) l’autore stesso<br />
ci consiglia:<br />
Da chi che ghe seca<br />
sto nostro parlar,<br />
rispondighe: Neca!<br />
No sta bazilar.<br />
Cussì ga parlado<br />
nei tempi che fu<br />
i nostri antenati<br />
e parlemo anche nu.<br />
La prima divulgazione<br />
Il libretto fu presentato al Raduno<br />
della Comunità Chersina tenuto<br />
il 16 Settembre 1984 a Sottomarina<br />
di Chioggia nel grandissimo salone<br />
del Palace Hotel Vittoria e ne ha<br />
dato notizia e riportato la cronaca il<br />
nostro giornale Comunità Chersina<br />
dell’Aprile 1985. Vi leggiamo: Il Poeta,<br />
presente per la prima volta al<br />
Raduno, ha vinto la riservatezza ed è<br />
intervenuto con belle parole applauditissime.<br />
È molto importante, nella<br />
considerazione che noi abbiamo di<br />
noi stessi e in quella che gli altri hanno<br />
di noi, che questo libretto di poesie<br />
vive, scritte negli ultimi anni, si sia aggiunto<br />
ai libri e ai quaderni pubblicati<br />
nel settennio scandito dai Raduni che<br />
si sono succeduti ininterrottamente<br />
dal 1977. … Di queste raccolte,<br />
come delle Poesie uscite per ultime,<br />
si potrà dire tutto, in bene e in male<br />
a seconda dell’angolo visuale e della<br />
libertà intellettuale e culturale dei critici,<br />
ma non si potrà mai negare il valore<br />
del documento. Una storia si può<br />
inventare e di un fatto o di una catena<br />
di fatti storici si possono dare mille interpretazioni,<br />
ma non si può coltivare<br />
per decenni un dialetto inventato, né<br />
inventare un’antologia di canti popolari.<br />
Noi stiamo testimoniando per<br />
i contemporanei, ma soprattutto per<br />
i posteri, qual è stata ed è la nostra<br />
civiltà culturale e quale sia la sua attuale<br />
vitalità …<br />
Queste cose le ho dette io allora<br />
dopo l’intervento del nostro Poeta<br />
che era commosso come non mai e<br />
mi ha voluto fare omaggio … poetico<br />
del libretto delle sue poesie, da me<br />
allora distribuito, con questa dedica<br />
scritta al centro della pagina di frontespizio:<br />
A Luigino Tomaz, bandiera<br />
della Chersinità, con affetto e riconoscenza<br />
– Aldo Policek.<br />
La dedica commosse anche me<br />
perché il titolo di Bandiera costituiva<br />
il riconoscimento massimo della validità<br />
di quanto io avevo progettato<br />
e attuato fino ad allora; un apprezzamento<br />
particolarmente gradito in<br />
quanto venutomi da una persona a<br />
me nota fin dall’infanzia, quale riservata,<br />
taciturna e schiva di effusioni.<br />
Della sincerità non avevo il minimo<br />
dubbio conoscendo di Aldo Policek<br />
la caratterialità piuttosto scontrosa e<br />
refrattaria al compromesso.<br />
In quelle due righe di dedica, dichiaratamente<br />
affettuosa e riconoscente,<br />
Aldo mi ha chiamato non<br />
17<br />
a cura di Luigi Tomaz<br />
Luigi o Gigi come io mi firmo e sono<br />
da tutti chiamato e conosciuto, ma<br />
Luigino come tutti mi chiamavano a<br />
Cherso nella mia adolescenza quando<br />
abitavo nella stessa antica casa<br />
con la facciata in Piazza dove abitava<br />
anche lui, che quando io ero bambino<br />
era già un giovanotto.<br />
Avevamo due portoni d’entrata<br />
separati ma attigui e alcune mie finestre<br />
si aprivano sul suo cortile. Io frequentavo<br />
suo fratello Dino col quale<br />
potevo giocare perché aveva solo un<br />
paio d’anni meno di me.<br />
Molte poesie di Aldo evocano<br />
in me la sua casa e i rapporti tra la<br />
casa mia e la sua famiglia; non soltanto<br />
rapporti vaghi e generici ma<br />
anche drammatici. Il negozio di stoffe<br />
di suo padre si apriva di fronte le<br />
nostre abitazioni e la mattina del 20<br />
Aprile 1945, quando iniziò la battaglia<br />
per la conquista di Cherso da parte<br />
dell’armata iugoslava di Tito, la prima<br />
cannonata sparata dai monti contro<br />
l’abitato a scopo intimidatorio, colpì<br />
una finestra sottotetto della mia abitazione<br />
devastando un vano della grande<br />
soffitta. Le schegge arrivarono a<br />
colpire l’armadio della sottostante camera<br />
dei miei genitori e mia madre,<br />
che era alla finestra della camera,<br />
rimase illesa per miracolo. Il padre<br />
di Aldo, sior Miro, che si trovava alla<br />
porta del negozio, fu invece colpito<br />
da un’altra scheggia in piena fronte e<br />
dopo qualche giorno per quella ferita<br />
perse la vita. Aldo ha scritto sotto il<br />
titolo MORTE DEL PADRE:<br />
Iera de April…<br />
un fior de azal e fogo<br />
un maledeto ordegno<br />
pien de morte<br />
te ga ciolto<br />
padre desiderado.<br />
Io sono uno dei pochi che in quella<br />
poesiola di poche righe piene di riferimenti<br />
per i più indecifrabili, sono in<br />
grado di capire il complesso momento<br />
evocato.<br />
Aldo nel settembre 1943 era stato<br />
costretto, con un’altra ottantina di giovani<br />
chersini, ad arruolarsi ... volontario<br />
nell’armata di Tito e proprio nell’aprile<br />
1945 attendeva impaziente il<br />
congedo pensando alla piazza soleggiata<br />
della sua Cherso per ritornare<br />
tra la gente della sua lingua, e dove<br />
l’attendeva il padre che desiderava riabbracciare<br />
con rinnovato affetto.<br />
Novembre 2012 n. 88<br />
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18<br />
RECENSIONI<br />
Quando tornò, il padre non c’era<br />
più: era stato ucciso da un “ordigno<br />
pieno di morte” lanciato contro la<br />
piazza soleggiata da quell’esercito di<br />
… liberazione per il quale il figlio era<br />
stato costretto a combattere.<br />
Quel primo libretto delle Poesie<br />
chersine ebbe grande diffusione<br />
nell’ambiente giuliano-dalmata e rimase<br />
esposto per anni nelle vetrine<br />
della Libreria Italo Svevo di Trieste.<br />
Da allora Aldo fu considerato il poeta<br />
della chersinità e delle parlate<br />
dialettali del litorale istro-dalmatico.<br />
Il legame con la Comunità Chersina,<br />
che era totalmente mancato in precedenza,<br />
da allora divenne indissolubile<br />
e produsse canti di autentico amore,<br />
come:<br />
COMUNITÀ CHERSINA<br />
un fià de aria marina<br />
un ritrato de casa<br />
da metar in suasa<br />
par guardar ogni tanto<br />
e rivivar l’incanto<br />
de le nostre contrade<br />
… e come AL RADUNO:<br />
Go fato un bagno de chersinità<br />
par lavarme le rabie de ogni jorno<br />
se go tociado in meso la mia jente<br />
e gnente altro no gavevo atorno<br />
si no la vose dei mii paesani<br />
dei mii fradei sparsi par el mondo.<br />
Me pareva de essar soto acqua<br />
circondado da un grando girotondo<br />
de visi conossudi, e go pregado:<br />
Signor no stame far tornar a gala<br />
l’acqua xe cussì ciara e fresca qua<br />
che me vien voia de morir negado<br />
in questo bagno de chersinità.<br />
Il secondo libretto<br />
Nel 1989 la Comunità Chersina<br />
pubblicava un secondo libretto di Poesie<br />
Chersine di Aldo Policek de<br />
Pitor con lo stesso titolo ma con l’aggiunta<br />
di due sottotitoli: Tra Schermi<br />
e stropi e Poesie del mar e dintorni.<br />
Lo spessore della carta e il numero di<br />
pagine - 83 più 5 bianche - lo faceva<br />
apparire più folto anche di contenuto,<br />
ma le poesie, che erano distribuite<br />
una per facciata, erano soltanto 46.<br />
Come specificano i due sottotitoli,<br />
le composizioni poetiche sono tutte<br />
di argomento marinaro-piscatorio ed<br />
in particolare quelle della prima parte<br />
sono tutte generiche in quanto non si<br />
riferiscono a particolarità chersine.<br />
Di chersino hanno il dialetto col<br />
quale sono espresse il che è per noi<br />
comunque molto importante. Tradotte<br />
in un’altra parlata o nella lingua italiana<br />
letteraria manterrebbero tutto il<br />
loro effetto di briosa satira piacevole<br />
e spiritosa.<br />
Ecco la prima,<br />
EL SALVAOMINI (Il salvagente):<br />
Te iera el salvaomini<br />
un grando buzulà<br />
fato de suvro e tela<br />
in bianco piturà (…)<br />
El salvadone inveze<br />
no esisteva. Te par?<br />
lore se salva sempre<br />
a son de ciacular!<br />
Come il primo libretto, anche il<br />
secondo contiene un Glossario delle<br />
voci tipiche compilato a cura di Matteo<br />
Fillini per rendere comprensibili ai<br />
non chersini le parole caratteristiche<br />
del dialetto chersino. I termini schermo<br />
e stropo si trovano nel glossario<br />
ma mancano tra le poesie che Aldo<br />
ha dedicato ai singolo arnesi delle<br />
barche e dei pescatori.<br />
Il terzo libretto<br />
In data non indicata nella stessa<br />
edizione, che però, nelle note bibliografiche<br />
leggibili sul risvolto di copertina<br />
del quarto ed ultimo libretto che<br />
sarà pubblicato nel 1995, troviamo<br />
indicata nel 1993, la Stamperia Comunale<br />
di Jesolo realizzava il terzo<br />
libretto intitolato Aldo Policek – Si<br />
un jorno de bora, una foja… . Altri<br />
nomi non vi si leggono oltre a quello<br />
del presentatore Rodolfo Murador.<br />
Le pagine sono una cinquantina e le<br />
poesie, in prevalenza di pochi versi<br />
ciascuna, campeggiano una per pagina<br />
lasciando bianca addirittura la<br />
facciata di retro-pagina sicché il numero<br />
delle nuove creazioni del poeta<br />
non supera il 44.<br />
Cherso non figura nel titolo dell’opuscolo<br />
e stranamente neanche tra i<br />
versi delle poesie che contiene.<br />
Bene ha scritto nella presentazione<br />
il Murador: “Le parole della poesia<br />
di Aldo Policek appartengono alla letteratura<br />
dell’esilio. L’abitare, l’essere<br />
distante da quel luogo naturale che<br />
può essere la patria (Cherso e l’Istria)<br />
risuona costantemente nei suoi versi<br />
e si amplifica in echi che determinano<br />
il senso dell’esistenza stessa del poeta.<br />
C OMUNITA’<br />
HERSINA<br />
In quell’ultima raccolta il richiamo<br />
a Cherso è molto più sfumato,<br />
ma l’assedio della lontananza resta<br />
presente e vivissimo nella precisa<br />
e costante costruzione di frammenti<br />
elegiaci che, se anche possono appartenere<br />
a quadri della nostra città,<br />
di fatto non hanno più un luogo:<br />
proprio per questo sono parole di nostalgia<br />
grande, irreparabile, assoluta,<br />
perché sentita, oltre che nello spazio,<br />
anche nel tempo.”.<br />
Il libretto è del 1993 e ben fa il presentatore<br />
a chiamare ultime le poesie<br />
che contiene. Ultime sia perché riferite<br />
allora alla data di pubblicazione,<br />
sia - come è più probabile - perché<br />
scritte dopo le altre, quando Aldo<br />
sentiva di aver superato il limite oltre<br />
il quale si apre il versante della vita<br />
che porta all’esilio totale anche delle<br />
nostalgie che comunque costituiscono,<br />
ancorché disperate, i legami col<br />
passato.<br />
Il quarto libretto<br />
Come stiamo per constatare, il<br />
quarto libretto di poesie, stampato<br />
pur questo a Jesolo dopo due anni,<br />
nel 1995, ritorna ai temi e ai ricordi<br />
espliciti della Chersinità violentata e<br />
alle immagini chersine. Pur pubblicato<br />
dopo, riporta componimenti composti<br />
prima e ripresenta addirittura le<br />
più significative poesie già pubblicate<br />
nel primo libretto del 1984 e scelte<br />
allora in quanto efficaci ed adatte a<br />
rappresentare il mondo fisico dell’isola<br />
protagonista dei versi successivi<br />
del poeta.<br />
Questa quarta pubblicazione s’intitola:<br />
La fiaba dela tera dei canti e<br />
si compone di due parti nettamente<br />
distinte, la prima, di una settantina di<br />
pagine, tutta riservata ad una lunga<br />
descrizione quasi storica della vita<br />
chersina dai tempi tranquilli passati<br />
in pace quando tutti cantavano in un<br />
grande coro di gente umanamente<br />
felice, fino ai tempi della guerra e della<br />
tragedia post-bellica quando tutti i<br />
canti sono cessati e l’isola felice si è<br />
trasformata in terra del terrore e della<br />
violenza più insensata e inaccettabile:<br />
Qua se ga messo in armo le prisoni<br />
le foibe, i campi de concentramento.<br />
L’ultima joventù portada via<br />
se ga trovado in bosco, in t’un momento.<br />
Una coltrina opaca de teror<br />
ga sofigado tute le canzoni<br />
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… Po’, come par incanto, se ga visto<br />
de stele rosse pien el firmamento<br />
… Uno cun l’altro quei pochi rimasti<br />
se dumandava: Cos questo sarà?<br />
Fin a che un zerto “Druze” ga spiegado<br />
che quel jera “Sloboda”, libertà<br />
… Allora i ghe ga deto: Grazie tante<br />
… ma preferimo andar par mondo. E<br />
po’ cussì xe stado.<br />
La lunga narrazione, tutta in versi,<br />
è trapunta da singoli canti evidenziati<br />
dai loro titoli e dalla diversa metrica.<br />
Sono canti di cittadini distinti nelle<br />
varie professioni, nei vari mestieri e<br />
nelle situazioni in cui si sono trovati<br />
contro la loro volontà.<br />
Preceduti dal CANTO DEL VENTO<br />
DE LEVANTE, dal CANTO DELL’ON-<br />
DA CHE SBISIGA IN GERINA e da<br />
quello dell’OROLOGIO della torre<br />
civica CHE BATE LE ORE, cantano<br />
LE BABE IN PESCARIA, LA LAVAN-<br />
DERA CHE RESENTA IN CRUSSIA,<br />
EL POETA ed il suo GATO, EL CAM-<br />
PAGNOL CHE ZAPA LA TERA, EL<br />
PESCADOR, EL MARANGON, EL<br />
FABRO, el zampognaro del contado<br />
col suo ludro, EL GOBO CALIGHER,<br />
EL COSCRITO che parte militare, I<br />
MORTI SENZA CROSE, L’ESULE e<br />
così via.<br />
Nel 1995 Aldo Policek sembra ritenesse<br />
che il quarto libretto fosse<br />
l’ultima e definitiva sua pubblicazione<br />
e ciò giustifica la scelta dei due separati<br />
contenuti, non più valida oggi in<br />
quest’opera completa. Le due parti,<br />
apparentemente in contrasto, a ben<br />
considerare si integrano dandoci la<br />
sintesi del percorso poetico ormai rivolto<br />
alla sua fine.<br />
Abbiamo già detto che la scelta<br />
delle …e altre poesie, è stata mirata<br />
a suo tempo a presentare il mondo<br />
naturale, fisico, dell’isola della quale il<br />
poeta s’accingeva a trattare all’inizio<br />
del suo poetare e che poi ripresenta<br />
quali radici originarie del suo poetare<br />
ormai concluso.<br />
Le poesie già pubblicate nel 1984<br />
e ripubblicate nel 1995 sono ODORI,<br />
COLORI, MASIERE, CHERSO PAR MI:<br />
Cherso par mi xe i oci de mia madre<br />
limpidi come l’acqua de funtana<br />
un letin bianco e una nina nana<br />
che me indormenza…<br />
è evidente il ritorno nostalgico<br />
al sonno in culla dell’inizio della<br />
vita, come il primo approccio vitale<br />
all’esuberante ambiente naturale<br />
dell’Isola natale:<br />
All’alba se sveja la bava de tera<br />
la vien so dal monte<br />
la svola lesiera<br />
la sbrissa sui veci uliveri, la toca<br />
el mar che ga subito pele de oca…<br />
e ancora:<br />
go fato un bochè de fiori chersini<br />
un bochè de violete,<br />
de ciclamini…<br />
e poi<br />
Fina indove che l’ocio pol guardar<br />
xe masiere<br />
de monte fin a in mar…<br />
C’è anche Stà zita, bora la poesia<br />
premiata al Concorso “Dialetti da salvare”,<br />
già edita nel secondo libretto<br />
del 1989: è da notare che, con chiarezza<br />
geografica, il poeta vi indica la<br />
traversata dell’Esule dall’una all’altra<br />
sponda dell’Adriatico; tragitto che la<br />
bora, de Segna, bava galiota e striga<br />
malegnasa, dopo aver scavalcato<br />
i monti di Cherso, compie ancora<br />
talvolta arrivando a tazar l’anima del<br />
figlio del Quarnaro riparato tra le due<br />
foci del Piave.<br />
Tra le altre poesie, le ultime, troviamo<br />
UN SOSPIRO DE BAVA:<br />
La sera xe vignuda<br />
cussì in zito<br />
che no se gavario gnanca inacorto<br />
se no jera par tuto quel silenzio…<br />
no più vose de amici in alegria<br />
no canti de oseleti fora in orto<br />
solo lesiero, un sospirar de bava<br />
e un mancar de la luce…<br />
Alora gò capido che la sera<br />
iera arivada fin a la mia porta.<br />
I versi della pagina precedente IN<br />
PONTA DEI PIE anticipano l’arrivo<br />
della sera finale: Sera de agosto, calda<br />
e senza vento<br />
prego Idio che la longa mia jornada<br />
faza una fin cussì.<br />
Sarò cuntento de partir par quel mondo<br />
sconossudo<br />
su la ponta dei pìe, senza susuri<br />
a pian, in zito, come son vignudo…<br />
Il quarto libretto dunque non è in<br />
contrasto col terzo, ma lo completa;<br />
non riprende lo spirito dei precedenti<br />
ma compone una sintesi conclusiva<br />
che riassume il progredire, non episodico<br />
ma coerente, delle variazioni impresse<br />
al suo lungo canto dall’intimo<br />
vagare del suo animo sensibilissimo<br />
fino ad imporgli apparenti incostanze.<br />
19<br />
a cura di Luigi Tomaz<br />
Tra le ultime composizioni, con<br />
nostra grande meraviglia, troviamo<br />
le ultimissime che definiamo così sia<br />
perché sono animate da una nostalgia<br />
che indica lunghe riflessioni su<br />
fatti e cose di un’epoca già da tempo<br />
superata, sia perché - non certo<br />
per caso - Aldo ha voluto collocarle<br />
nelle pagine finali dopo la preghiera<br />
a Idio di farlo partire a pian in zito, su<br />
la ponta dei pìe, e dopo l’arrivo della<br />
Sera alla sua porta ed anche dopo<br />
il SOGNO DE UN BASTIMENTO IN<br />
DISARMO ARMISADO IN MANDRA-<br />
CIO che sogna el suo viagio ultimo in<br />
rota verso el cielo. Aldo si è identificato<br />
ormai con quel bastimento.<br />
Sono quattro poesie tutte dedicate<br />
a Jesolo, dove l’esule da Cherso<br />
ha trovato la sua residenza e si è fatto<br />
stimare fino a meritarsi l’intitolazione<br />
di una strada. I titoli sono espliciti<br />
ed inequivocabili: JESOLO JERI E<br />
OJ, LA VECIA SCOLA JESOLANA,<br />
FUNERAL DE ISTÀ, RIMPIANTO<br />
DELL’ALBERGO ANTICA JESOLO.<br />
Ma se la differenza degli argomenti<br />
è netta, rimane comunque il<br />
linguaggio che è ancora il dialetto<br />
chersino. Aldo Policek, nella seconda<br />
residenza, si è tosto integrato senza<br />
perdere niente della sua origine quarnerina.<br />
D’altronde il parlare chersino<br />
è fratello dei parlari veneti che spesso<br />
si differenziano per come vengono<br />
cadenzati e modulati nella pronuncia<br />
ma poco si distinguono nella lettura<br />
degli scritti.<br />
Aldo dimostra comunque la sua<br />
perfetta conoscenza della mentalità<br />
e dei comportamenti iesolani che<br />
non appaiono tanto diversi da quelli<br />
degli autentici chersini di prima del<br />
cataclisma che li ha colpiti alla metà<br />
del secolo scorso. Il Rimpianto per<br />
l’Albergo Antica Jesolo, potrebbe infatti<br />
intitolarsi Rimpianto per l’Albergo<br />
Fontego di Cherso.<br />
i componimenti finora inediti<br />
pubblicati nella presente raccolta<br />
Le considerazioni fino a qui esposte<br />
sulle quattro raccolte di poesie<br />
già pubblicate, ci ha fatto intravvedere<br />
una relazione tra di loro non casuale<br />
ma meditata e voluta - o quantomeno<br />
accettata, con convinzione dallo stesso<br />
autore. Per questa ragione anche<br />
noi, che la condividiamo, abbiamo<br />
ritenuto giusto iniziare l’attuale rac-<br />
Novembre 2012 n. 88<br />
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20<br />
RECENSIONI<br />
colta generale riportando nell’ordine<br />
di successione originario le poesie<br />
dei quattro libretti con la sola eccezione<br />
della lunga composizione La<br />
fiaba dela tera dei canti che abbiamo<br />
spostato dopo le poesie sciolte mai<br />
pubblicate e perciò, a quanto riteniamo<br />
di poter presumere, non ordinate<br />
dall’autore.<br />
Ci è parso logico anticipare a La<br />
fiaba dela tera dei canti, l’altra lunga<br />
composizione intitolata La Montagna,<br />
storie dela storia de Cherso,<br />
l’unica opera datata dall’autore e che<br />
perciò sappiamo essere stata scritta<br />
nell’inverno 1987-‘88. Nella presente<br />
raccolta generale occupa ben<br />
32 pagine e racconta ad episodi, in<br />
venti canti e un epilogo, la storia un<br />
poco vera un poco imaginada del mio<br />
Cherso.<br />
L’autore la presenta così e aggiunge:<br />
scuseme tanto si no son<br />
Omero ma l’amor par el scojo xe<br />
sinziero. Ogni canto è preceduto da<br />
una presentazione non dialettale e gli<br />
episodi cominciano dalla più remota<br />
antichità mitologica e preistorica arrivando<br />
fino all’esodo. Storicamente<br />
non è sempre da prendere sul serio<br />
per l’evidente mancanza degli opportuni<br />
aggiornamenti su personaggi e<br />
fatti, ma nel complesso, come opera<br />
un poco vera e un poco imaginada è<br />
valida ed efficace nell’evocare periodi<br />
e sentimenti.<br />
La fiaba dela tera dei canti, come<br />
abbiamo già detto, è una panoramica<br />
della storia dell’ultimo secolo. Gli<br />
episodi trattati tra il racconto e i canti,<br />
vanno dal primo periodo, quando tutti<br />
cantavano mantenendo viva un’autentica<br />
tradizione di operoso ottimismo,<br />
alla conclusione tragica della<br />
Guerra Mondiale 1940-‘45 quando<br />
la nuova situazione politica ha ridotto<br />
tutti i chersini al disperato silenzio e<br />
alla fuga.<br />
I due lavori tra di loro si integrano<br />
in quanto la Fiaba - che nello stile<br />
fiabesco racconta una realtà storica<br />
dura e tragica concretamente sofferta<br />
da un popolo costretto a migrare<br />
per sopravvivere - completa la parte<br />
finale della storia ricordata dalla Montagna<br />
che svetta sull’isola di Cherso<br />
fin dai tempi della Creazione.<br />
Abbiamo già accennato alle Poisie<br />
siolte mai pubblicate che noi ab-<br />
biamo chiamato appunto Poisie siolte<br />
in dialeto chersin per distinguerle<br />
da quelle pubblicate qui, inserite in<br />
quattro capitoli iniziali corrispondenti<br />
ai titoli delle originarie edizioni. Abbiamo<br />
anche pensato di distinguerle da<br />
altri lavori che Aldo può aver scritto in<br />
lingua letteraria non dialettale.<br />
Le abbiamo collocate subito dopo<br />
i primi quattro capitoli considerata la<br />
varietà e la frammentarietà degli argomenti<br />
che le fanno ritenere scritte<br />
a suo tempo assieme alle altre negli<br />
stessi periodi di ispirazione delle altre<br />
poi scelte di volta in volta in base alle<br />
esigenze dei momenti e dei convincimenti<br />
di chi aveva avuto le iniziative<br />
di pubblicarle.<br />
Il numero delle Poisie siolte supera<br />
quello delle poesie pubblicate<br />
e nell’insieme le une e le altre sono<br />
circa 400. Nel tentativo di agevolarne<br />
l’individuazione abbiamo pensato di<br />
raggruppare le sciolte per temi riducendo<br />
al minimo lo spostamento di<br />
quelle comprese nei titoli dei libretti. I<br />
temi sono Chersinità, Luoghi e personaggi,<br />
Mesi dell’anno e relative<br />
festività, Rizete (Ricette) della cucina<br />
tradizionale chersina, Jesolo. Tutti<br />
gli altri ci è parso sfuggano a raggruppamenti<br />
in quanto trattano degli<br />
argomenti più vari, unificati soltanto<br />
dalla immanente angoscia dell’esodo<br />
dall’Isola - Scojo - perduta.<br />
Tutto questo viene prima delle<br />
due grandi composizioni che l’autore<br />
stesso, col suo scherzoso riferimento<br />
ad Omero autorizza a chiamare<br />
poemetti, La Montagna, storia delle<br />
storie… e la Fiaba dela tera dei<br />
canti che da sole occupano oltre 50<br />
pagine.<br />
Non tanto per l’argomento, quanto<br />
per la sua lunghezza che occupa 13<br />
pagine, dopo i due … poemetti storico-fiabeschi,<br />
abbiamo collocato la<br />
Storia de Vizenzo e Catarina, squasi<br />
un “Romeo e Giulieta” a la chersina.<br />
Il lavoro è firmato alla fine e ne<br />
ricaviamo la convinzione che l’autore<br />
avesse pensato di pubblicarlo in un<br />
opuscolo. Non è una storia d’amore<br />
qualunque così come il riferimento<br />
a Giulietta e Romeo non è generico<br />
ma si riferisce alla inconciliabilità dei<br />
reciproci amori per la inflessibile opposizione<br />
delle situazioni famigliari.<br />
I due sfortunati innamorati veronesi<br />
non riuscirono a superare il muro<br />
C OMUNITA’<br />
HERSINA<br />
dell’odio che divideva i Montecchi dai<br />
Capuleti e così Vinzenzo, chiamato<br />
anche Cencio, che era di famiglia di<br />
pescatori originaria da Chioggia, non<br />
è riuscito a superare l’opposizione<br />
implacabile del padre di lei che era un<br />
ricco e taccagno campagnolo. L’opposizione<br />
del vecchio non era tanto<br />
dovuta alla condizione di Vizenzo che<br />
era uno squattrinato, ma al fatto che<br />
Vizenzo era un italiano e come tale<br />
odiato dallo zappaterra di sentimento<br />
croato. La vicenda si inquadra nella<br />
situazione chersina degli inizi del<br />
secolo scorso quando i Frati croati<br />
ottennero la divisione della provincia<br />
francescana dalmata da quella patavina<br />
e i frati chersini optarono quasi<br />
tutti per Padova lasciando il grande<br />
convento ai frati venuti da fuori. Si era<br />
nel periodo dei preparativi di guerra<br />
da parte del Regno d’Italia … “nemico<br />
della Chiesa che teneva il Papa<br />
prigioniero in Vaticano” e i frati avevano<br />
buon gioco nel sobillare i popolani<br />
chersini che praticavano la Chiesa di<br />
San Francesco. L’incitamento contro<br />
i chioggiotti è documentato da relazioni,<br />
articoli e pubblicazioni ormai<br />
storiche .<br />
I due innamorati fuggirono in barca<br />
e scomparvero in mare. Il fatto<br />
quindi viene a completare gli episodi<br />
della Fiaba dela tera dei canti.<br />
Al tema degli amori giovanili appartiene<br />
il successivo capitolo delle<br />
Gnaghe che nella breve premessa, il<br />
nostro Aldo definisce, con le parole di<br />
Giacomo Scotti tratte da L’arcipelago<br />
del Quarnero, la “gnaga”, una stranissima<br />
serenata fatta con voce nasale<br />
che sembra il gnaulìo di un gatto … il<br />
pretendente canta e recita la cantilena<br />
amorosa fatta anche di invettive.<br />
Sono venti cantilene scherzose,<br />
per venti donne amorose. Possono<br />
costituire un recupero storico oppure<br />
sono creazioni dell’autore? Chissà!<br />
Aldo ha scritto che ogni riferimento<br />
eventuale a persone o fatti … è voluto<br />
e per niente casuale e perciò ci<br />
lascia nel dubbio. Nell’ordine, dopo<br />
le Gnaghe abbiamo posto il capitolo<br />
delle Filastroche, dei Modi di dire e<br />
degli Indovinelli chersini. Di questa<br />
raccolta siamo certi che costituisce<br />
un recupero anche perché una parte<br />
è stata già pubblicata in separati opuscoli<br />
da noi per la Comunità Chersina<br />
attorno al 1970-’80.<br />
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Segue Par modo de dir e, alla<br />
fine, l’Abecedario chersin che in 21<br />
pagine, seguendo l’ordine alfabetico,<br />
Abbiamo ricevuto dal fratello Cap. Comandante Dino Policek il seguente ricordo di Aldo:<br />
Mi viene offerta l’opportunità di mettere due righe per il libro di Aldo. Non sono di penna ma quello che mi sgorga<br />
ora è questo:<br />
«Cossa dise Aldo?»<br />
Nel mestier me ga orientado la bussola. Nela vita spesso xe stado lu el faro che me indicava el giusto porto. Nei<br />
vari momenti: fradelo, padre, amico e compagno de rimpatriade. Tanti momenti tristi nele nostre vite ma anche tanta<br />
felicità. Come quando partivimo da Jesolo par Cherso con la nostra “Opanka”. Adesso el me fa cumpanìa cu i sui<br />
scriti. Nel nostro dialetto: la richeza de quel parlar comun, dote dei povari e dei signori, che la madre consegnava a<br />
ognidun. Ecco: legendo LA MONTAGNA<br />
Riceviamo e pubblichiamo:<br />
“Noi, nati nel 1935, con i nostri incontri<br />
annuali dimostriamo che dopo<br />
aver rattoppato la nostra “lunga tela”<br />
-che non è stata mai interrotta ma<br />
soltanto ritardata per causa di guerre,<br />
esodi, scelte di vita individuali- la<br />
nostra amicizia è sempre più forte.<br />
L’amicizia supera le frontiere!<br />
Tutti i nostri coetanei aspettano<br />
il mese d’Agosto per incontrarsi. Se<br />
qualcuno è assente lo è per motivi di<br />
solito giustificati, ma ci arrivano comunque<br />
i saluti telefonici e qualche<br />
scritto da Italia, Francia, Florida e Australia.<br />
Ci dispiace soltanto che ce ne<br />
sono alcuni ed alcune, pochissimi<br />
in verità, che in tutti questi anni d’incontri<br />
non hanno mai voluto essere<br />
presenti. Vuol dire che non sentono<br />
l’amore verso questa nostra Cherso,<br />
non sentono il bisogno di evocare i ricordi<br />
dell’amicizia d’infanzia.<br />
Li perdoniamo - ognuno ha le proprie<br />
idee. Noi abbiamo fatto un’amicizia<br />
stretta “che ci accomuna in uno<br />
spirito indelebile di chersinità”, come<br />
ha detto Giorgio Sepčić.<br />
Con noi c’è sempre presente la<br />
nostra cara professoressa Meyra<br />
Moise Lucchi. Ogni anno si taglia la<br />
torta e si brinda.”<br />
Marija Žic - Rogić<br />
offre al lettore la possibilità di conoscere<br />
il significato e talvolta anche la<br />
presumibile origine delle parole dia-<br />
Inverno otantasete otantaoto:<br />
Xe scrito a la fin de la storia.<br />
E de colpo me vien in memoria<br />
Quela specie de vecio saloto<br />
Pien de libri e de carte, imuciade<br />
Sul scritorio e de sovra i scafai;<br />
Cumpanìa de le longhe jornade<br />
che no te abandonava mai.<br />
E la luce un fià smorta de sera,<br />
Che l’ardeva anche fin l’albisar,<br />
Co le storie de la nostra tera,<br />
Instancabile, ti stavi a notar.<br />
Mi le legio e rilegio sovente<br />
E par mi le me xe senpre nove:<br />
No me par che de altro sia gnente<br />
Che cussì me ralegra e... comove.<br />
INCONTRO ANNUALE DEI NATI NEL 1935<br />
I partecipanti al raduno<br />
annuale dei<br />
nati nel 1935.<br />
La professoressa<br />
Meyra Moise alla<br />
cena con i quattro<br />
suoi ex-allievi del<br />
ginnasio italiano:<br />
da sinistra FrancescoBommarco,<br />
professoressa<br />
Meyra, il pittore<br />
Matteo-Teo/Mate<br />
Solis e il dottor<br />
professor Giorgio<br />
Sepčić.<br />
21<br />
a cura di Luigi Tomaz<br />
lettali più tipiche e antiche del parlar<br />
chersin.<br />
Luigi-Gigi Tomaz<br />
Novembre 2012 n. 88<br />
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22<br />
AVVENIMENTI<br />
RESTAURO DELLA CAPPELLINA VOTIVA<br />
NEI PRESSI DELLA SPIAGGETTA DI SAN BIAGIO<br />
Un giorno della scorsa primavera, un<br />
gruppo di amici Chersini e Vicentini,<br />
su iniziativa dei signori Giacomino<br />
e Maria Pia Dalla Valle, che da anni<br />
trascorrono le loro vacanze a Cherso,<br />
si sono uniti per attuare una lodevole<br />
iniziativa: restaurare la vecchia cappella<br />
votiva ormai in rovina nei pressi<br />
di San Biagio, vicino a Cherso, meta<br />
preferita delle gite in barca degli amici<br />
turisti italiani.<br />
Il lavoro è stato effettuato il 23 Maggio.<br />
Siccome l’accesso alla cappella<br />
non permette l’uso di alcun veicolo,<br />
il gruppetto di volontari ha dovuto<br />
portare il materiale da costruzione<br />
necessario in barca fino alla spiaggia<br />
più vicina per poi trascinarlo a mano<br />
e a piedi attraverso un terreno quasi<br />
inaccessibile fino a 50 metri sopra<br />
il mare al culmine della scogliera, in<br />
posizione ben visibile dal mare, a suo<br />
La cappelletta dopo il restauro.<br />
La cappelletta prima del restauro.<br />
tempo pensata per coloro che passano<br />
in barca lungo le nostre acque.<br />
In un solo giorno di intenso lavoro la<br />
cappella è stata trasformata da un<br />
mucchio di rovine in una suggestiva<br />
chiesetta grazie alla buona volontà<br />
degli amici: Giacomino, Antonio Manzardo,<br />
Gianfranco Surdić, Mariano e<br />
Franz Sablić - Piciona, Nino Surdić -<br />
Gurla, Dino Cremenic - Ciariza, Vlado<br />
Dlačić, Mirko Francisković guidati<br />
dal capo mastro Stefano Centenaro.<br />
La cappelleta è stata completamente<br />
ricostruita, dai muri al tetto. Prima<br />
della ricostruzione esistevano i resti<br />
precedenti della stessa edicola risalenti<br />
agli anni’20 quando era stata<br />
costruita a ricordo di un pastore della<br />
mandria di pecore di San Biagio che<br />
era morto in quel posto cadendo sulla<br />
scogliera. Successivamente trascurata<br />
era stata dotata, nel secondo do-<br />
C OMUNITA’<br />
HERSINA<br />
Vista della cappelletta dal mare..<br />
Il gruppo di amici al lavoro.<br />
poguerra, da un turista, di un dipinto<br />
riproducente la faccia della Madonna<br />
che era stato distrutto dalle intemperie.<br />
La facciata è stata dipinta di bianco<br />
in modo che possa essere ben vista<br />
da lontano. Nella parte anteriore<br />
della nicchia è stato posto il dipinto<br />
votivo della Vergine Maria. Vi è stata<br />
posta anche la dedica in ceramica in<br />
memoria di Monica Dalla Valle, figlia<br />
scomparsa di Giacomino e Maria Pia<br />
che le hanno dedicato la cappeletta<br />
restaurata. A completamento dell’opera<br />
il signor Antonio-Toni Manzardo,<br />
ha dotato la cappelletta di una fonte<br />
luminosa. Un panello solare infatti da<br />
allora permette alla stessa di essere<br />
vista dal mare anche di notte.<br />
La benedizione della cappelletta votiva<br />
ristrutturata ha avuto luogo all’inizio<br />
della stagione estiva, il 20 Giugno,<br />
quando già era a Cherso in vacanza<br />
un buon numero<br />
di italiani amici di<br />
Giacomino e Maria<br />
Pia, alcuni venuti<br />
appositamente da<br />
Fara Vicentino con<br />
amici chersini convenuti<br />
in barca fino<br />
alla baia di San<br />
Biagio, e a piedi<br />
fino alla cappella<br />
dove la cerimonia<br />
è stata celebrata<br />
dal nuovo parroco<br />
di Cherso.<br />
Daniele Surdich<br />
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RACCONTI DI VITA CHERSINA<br />
A distanza di tempo, rovistando<br />
tra le mie scartoffie, con grande<br />
sorpresa ho trovato una fotografia<br />
risalente al 1934, nella quale sono<br />
ritratto io, Andrea Fucci detto Scarpelin,<br />
(l’unico seduto) e il mio carissimo<br />
amico Renato Surdich detto Spalani,<br />
che non è più tra noi. Nella foto è presente<br />
anche un nostro comune amico<br />
Antonio Fucci, pugile chersino, chiamato<br />
a Cherso Tonin boxer. Tonin,<br />
pur essendo mio omonimo, non era<br />
mio parente; era il nostro allenatore<br />
di corse campestri delle due specialità<br />
dei 5000 (qualche volta 4000) e<br />
dei 400 metri. Il quarto del gruppo è<br />
Domenico, detto Pipiza, che si era<br />
aggregato per la foto. Questa fotografia<br />
che io possiedo è l’unica copia<br />
rimasta. Non pensavo di averla. La<br />
avevo chiesta tempo addietro anche<br />
alla famiglia di Renato che però non<br />
l’ha trovata, così si pensava di averla<br />
perduta. Questa foto è un ricordo di<br />
noi chersini a quell’epoca quattordicenni,<br />
quando eravamo con altri 7-8<br />
ragazzi, più o meno della stessa età,<br />
appassionati alla corsa e facevamo a<br />
gara a chi arrivava primo. Primo era<br />
sempre immancabilmente Renato.<br />
Tonin Fucci, nostro allenatore, come<br />
ho detto faceva il pugile, ma spesso<br />
si allenava anche lui correndo assieme<br />
a noi. Un giorno ci disse: “Adesso<br />
organizzeremo una corsa campestre<br />
sulle distanze dei 5000 metri”, ci spiegò<br />
il percorso: Porta Marcella – Prà<br />
– Capitaneria di porto – Peschera –<br />
Riva Scalini de Rialto – Fortezza –<br />
Cimitero – Strada per Smergo – Strada<br />
Nova – Prà con traguardo ancora<br />
a Porta Marcella. è arrivato primo,<br />
manco a dirlo, sempre lui, Renato e<br />
io Andrea arrivai secondo e poi dietro<br />
gli altri ragazzi. Se n’era parlato<br />
da parte di tutti perché l’avvenimento<br />
aveva avuto una certa notorietà. Alla<br />
premiazione erano presenti alcune<br />
autorità, e precisamente un rappresentante<br />
del Comune, la famosa<br />
maestra Luisa Morato e il nostro allenatore<br />
che ci consegnò i premi. A<br />
Renato un piccolo orologio e a me e<br />
ad Andrea una penna. Da quel giorno<br />
partì il nostro vero allenamento che<br />
durò circa due mesi. Tonin aveva infatti<br />
ricevuto l’incarico dal Comune di<br />
Cherso di portare due o tre ragazzi ad<br />
una corsa campestre a Pisino, in rappresentanza<br />
del nostro Comune. Alla<br />
gara partecipavano ragazzi di tutti i<br />
QUANTI RICORDI IN UNA FOTOGRAFIA<br />
di Andrea Fucci “Scarpelin”<br />
Comuni dell’Istria: un centinaio. Tonin<br />
fece la proposta di iscrivere alla gara<br />
me e Renato. In un primo momento<br />
ricordo che ci eravamo riservati la<br />
risposta perché era inverno e le nostre<br />
famiglie, che erano povere, non<br />
erano in grado di comprarci indumenti<br />
invernali. Facemmo presente tutto<br />
questo al nostro allenatore che, per<br />
niente preoccupato, ci disse: “I vostri<br />
famigliari non dovranno spendere neanche<br />
una lira, provvederò io ai cappotti”.<br />
Per essere in regola ci portò<br />
in Comune a fare la Carta d’Identità,<br />
essendo noi ancora minorenni, così<br />
alla fine di Ottobre, inizio Novembre,<br />
si era in partenza. Il piroscafo salpava<br />
alle 4 del mattino per porto Albona.<br />
Tonin avrebbe dovuto passare a<br />
prendere prima uno e poi l’altro di noi<br />
due. A me era venuta un’idea: all’epoca<br />
si ballava al Dopolavoro in Prà,<br />
così avevo proposto a Tonin di venirci<br />
a prendere al ballo, saremmo rimasti<br />
lì al caldo ad aspettare fino all’orario<br />
del piroscafo. Quando Tonin arrivò, ci<br />
fece la sorpresa: aveva con sé due<br />
suoi cappotti e ce li diede in prestito.<br />
Come si vede dalla fotografia erano<br />
un po’ grandi e con il nastrino a lutto<br />
perché suo papà<br />
era morto da poco.<br />
Imbarco, dunque,<br />
alle quattro e<br />
arrivo alle otto a Pisino<br />
dove abbiamo<br />
trovato le rappresentanze<br />
di tutti gli<br />
altri comuni e alcuni<br />
amici di Tonin che si<br />
complimentavano<br />
con lui per i suoi incontri<br />
di pugilato.<br />
Alle dieci si parte<br />
per la corsa campestre<br />
di 5 chilometri.<br />
Su 100 concorrenti,<br />
a metà percorso,<br />
Renato era già dodicesimo,<br />
io quattordicesimo.<br />
A trequarti<br />
del percorso<br />
Renato settimo, io<br />
nono. Ad un tratto<br />
vedo Renato al bordo<br />
dello stradone<br />
sdraiato, mi fermo,<br />
mi dice che ha male<br />
ad una gamba, mi<br />
incita a proseguire<br />
almeno per raggiun-<br />
23<br />
gere il traguardo. La gara si conclude:<br />
primo Tofetti, secondo Rodela.<br />
Alla fine io sono arrivato ottavo. Non<br />
male! Tonin mi chiese di Renato, gli<br />
spiegai quello che era successo e lo<br />
andammo a prendere. Ritornammo a<br />
Cherso la sera stessa.<br />
Dopo questa abbiamo fatto un’altra<br />
trasferta a Pola per i 400 metri.<br />
Anche in questa gara hanno vinto altri<br />
più veloci e purtroppo non è andata<br />
come avevamo sperato.<br />
Visto che i risultati non arrivavano,<br />
io e Renato ad un certo momento<br />
abbiamo deciso di smettere gli allenamenti<br />
e abbiamo informato di questo<br />
Tonin, ringraziandolo per quanto<br />
aveva fatto per noi, nonostante i suoi<br />
tanti impegni nel pugilato e con la famiglia.<br />
Così si è conclusa la nostra<br />
carriera di corridori campestri.<br />
Credo di fare cosa gradita a quanti<br />
sono ancora in vita e per il ricordo<br />
di quelli che purtroppo non sono più<br />
tra noi, inviandovi la fotografia per la<br />
pubblicazione con tanti saluti a tutti i<br />
Chersini.<br />
Andrea Fucci Scarpelin,<br />
Novembre 2012 n. 88<br />
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24<br />
RACCONTI DI VITA CHERSINA<br />
VACANZE A CHERSO di Tonin Smarich, lauranese-chersino<br />
più avanti pubblichiamo la foto ed iol necrologio del dottor Smarich. Qui riportiamo due significativi capitoli<br />
del suo libro Cronache lauranesi a suo tempo scritti per la rivista degli esuli fiumani.<br />
Mia mamma era chersina: una Tomaz.<br />
Credo che il nonno, originario<br />
da Montona, fosse capitato nell’isola<br />
come funzionario doganale(*) dell’epoca<br />
di Franz Joseph. Successivamente<br />
aveva avviato per il figlio Luigi<br />
un forno con spaccio di pane, dove<br />
mio padre, allievo fornaio, conobbe la<br />
bella Rosina portandola seco a Laurana.<br />
A quei tempi i nostri genitori erano<br />
più prolifici, sicché noi, sei fratelli<br />
Zmarich, avevamo a Cherso 5 cugini<br />
Tomaz, figli di zio Luigi panettiere. I<br />
nostri rapporti erano e sono tuttora<br />
improntati ad una fraterna amicizia<br />
che il tempo non ha cancellato.<br />
Per trascorrere le sue vacanze,<br />
mia mamma, che era affezionata a<br />
Cherso e a sua sorella nubile Caterina,<br />
approfittava della festività di S.<br />
Antonio, i cui frati avevano nell’isola<br />
un convento famoso zeppo di novizi;<br />
il 5 agosto poi, c’era la festa della<br />
patrona e la Fiera, che durava parecchie<br />
giornate, coinvolgendo tutti<br />
gli isolani. Calavano da Belei, Orlez,<br />
Neresine, Pernata, Caisole, i paesani<br />
vestiti nei loro tradizionali costumi, e,<br />
al pomeriggio, in piazza dietro al Fontego,<br />
eseguivano i loro balli al suono<br />
del ludro.<br />
Io, come paggetto di mia mamma,<br />
essendo nato 7 anni dopo Manfredi,<br />
l’accompagnavo con gioia nelle sue<br />
rimpatriate. C’imbarcavamo alle due<br />
del pomeriggio nel piroscafo di linea,<br />
che giornalmente faceva la spola tra<br />
Cherso e Fiume, costeggiando la costa<br />
liburnica; si entrava poi nel canale<br />
di Fianona dove la manovra di approdo<br />
e di stacco era sempre complicata,<br />
si attraversava Boccagrande, per<br />
costeggiare poi i pendii della costa<br />
Mio fratello Manfredi aveva sette<br />
anni più di me, essendo nato nel<br />
1914 dopo le sorelle Iolanda, Nori, Ita<br />
e Rosina. Giovinetto, papà lo mandò<br />
a Gratz ad imparare il tedesco nonché<br />
l’arte di fare i salumi. Vi rimase<br />
tre anni, ed al ritorno sistemò in casa<br />
un piccolo salumificio. Allo stesso<br />
tempo coltivava i suoi hobbies: giocava<br />
mediano nella squadra paesana<br />
di calcio; suonava il bombardino<br />
nella locale fanfara; a casa poi strimpellava<br />
continuamente il mandolino o<br />
chersina, dove i pascoli con le greggi<br />
s’intervallavano alle vanesi coltivate a<br />
viti, od ombreggiate da ulivi secolari.<br />
All’imbrunire su in alto, la chiesetta<br />
di S. Salvador preannunciava la<br />
meta vicina: ecco il faro e poi l’ampio<br />
porto con la cittadina distesa a sinistra<br />
ai piedi delle colline.<br />
Tutta Cherso si riversava sul molo:<br />
le ragazze per far mostra dei nuovi<br />
vestiti, gli operai a scaricare le merci,<br />
altri a ricevere i parenti o gli amici.<br />
Il cugino Peppin, con zia Catina,<br />
ci aspettavano sorridenti con accanto<br />
uno dei fratelli Mocolo pronto a portarci<br />
fagotti e valigie. Io già correvo<br />
a salutare al lato opposto della piazza<br />
zio Luigi che mi avrebbe offerto i<br />
gustosi buzolai, ed accanto a lui zia<br />
Tonina nel negozio di ferramenta, e<br />
poi gli amici d’infanzia, Giorgetto, Marino,<br />
Emilio Bellemo, nella cui barca<br />
nei giorni di vento si bordisava, pericolosamente<br />
inclinati sul pelo dell’acqua.<br />
Il giorno del Santo una grande<br />
processione si snodava per le vie<br />
della città, i cui balconi e finestre<br />
erano addobbate di arazzi e coperte<br />
ricamate. Avanzavano gli enormi<br />
gonfaloni delle confraternite, portati<br />
con fatica dai più prestanti accoliti,<br />
poi veniva il baldacchino, tutto il clero<br />
in pompa magna, e dietro un nucleo<br />
di fraticelli salmodianti. In chiesa, un<br />
profumo intenso di gigli ci accoglieva<br />
tra le ampie navate.<br />
Abitavamo in una grande casa<br />
posta in fondo alla piazza. Al pianterreno<br />
c’era il negozio di generi alimentari,<br />
dove però si vendeva di tutto,<br />
compresi articoli di drogheria e ferramenta,<br />
sacchi di verderame e reti<br />
zincate.<br />
NEL RICORDO DI MANFREDI ...<br />
la fisarmonica. Amava gli uccelli ed i<br />
piccoli animali; teneva in casa un’infinità<br />
di gabbiette con cardellini, lugari<br />
e verzolini, nel terrazzo di casa esterno<br />
una grande gabbia con dentro un<br />
merlo spennacchiato. L’otto Settembre<br />
si trovava al deposito militare di<br />
Cervignano; con mezzi di fortuna raggiunse<br />
Laurana portandosi dietro un<br />
cucciolo di pastore belga. I tempi erano<br />
duri e mio fratello si industriava a<br />
commerciare con tutto ciò che gli capitava<br />
tra le mani. Anch’io, studente a<br />
C OMUNITA’<br />
HERSINA<br />
Da un lato c’era l’osteria “Vaporetto”<br />
(dell’amico Giorgetto) dall’altro,<br />
verso la riva, la macelleria dei fratelli<br />
Baici, dove regnava sovrano l’agnello,<br />
dalla carne profumata.<br />
Il cugino Peppin ne comprava un<br />
bel pezzo per farne il brodo, che a parte<br />
il sapore un po’ dolciastro, era poi<br />
delizioso nel suo piatto di carne; altre<br />
volte appariva la gustosa scarpena<br />
al forno o i saporiti sgombretti fatti in<br />
savor. Eccomi qua! è Piero Grisan,<br />
arguto e dalla pronta battuta, che ci<br />
viene a dare un salutino. Quando mi<br />
trovo ai raduni chersini, canto ancora<br />
le sue strofe che raccontano stralci di<br />
vita quotidiana, armonizzati sui motivi<br />
più popolari: “ quando arriva il Cherso…”,<br />
e “La Mirandola va…”.<br />
Quanti ricordi vivi e gioiosi: quella<br />
notte che mi svegliai solo nel letto<br />
grande di zia Catina, perché mamma<br />
e gli altri erano usciti, ed io a piangere<br />
disperato sulle scale, finchè giunse il<br />
cugino Silvio a prendermi in braccio:<br />
“sta bon, bàziza”. Oppure quella volta<br />
che, portata da Laurana un’immensa<br />
anguria, ne mangiai tanta che durante<br />
la notte, riempito el bucalin continuai<br />
a fare pipì fuori dal vaso; o quando<br />
ancora, rovistando in soffitta, tra le<br />
ghirlande di cartapesta, venni redarguito<br />
dalla Dumiza (la donna di casa)<br />
e la feci rotolare giù dagli scalini. E<br />
qui devo finire […]. Sono le quattro<br />
del mattino e noi ci avviamo al molo<br />
per salire sul piroscafo, le cui macchine<br />
sono già sotto pressione […]. Si<br />
sale a bordo, “leva la zima!”, un ultimo<br />
sussulto e Cherso è già lontana.<br />
(*) In verità il nonno era giunto a Cherso al<br />
comando di una vedetta costiera della Imperial-Regia<br />
Guardia di Finanza austriaca.<br />
Bologna, lo aiutavo nei suoi commerci<br />
portando a casa pacchi di maglie<br />
sgargianti confezionate in tessuto<br />
autarchico. Manfredi le scambiava<br />
con formaggi pecorini o cosciotto di<br />
maiale; altre volte la merce di scambio<br />
consisteva in sacchetti di sale e<br />
di zucchero; si macellava clandestinamente<br />
qualche sorana e così il<br />
giro continuava. L’orizzonte però era<br />
sempre più buio e l’avvenire insicuro.<br />
I miei decisero che era più opportuno<br />
allontanarmi e mi spedirono a Gratz<br />
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in Austria. Manfredi rimase: non aveva<br />
mai fatto del male a nessuno; non<br />
si era mai interessato di politica; al<br />
contrario, conoscendo bene il tedesco<br />
aveva aiutato qualche contadino<br />
incappato nelle rappresaglie dei tedeschi.<br />
Qualcuno lo avvisò del pericolo<br />
che correva, ma egli, cosciente<br />
della propria innocenza ed incapace<br />
di valutare la malvagità degli uomini,<br />
rimase accanto alla mamma e alle<br />
sorelle attendendo al suo lavoro. Lo<br />
prelevarono una sera di aprile assie-<br />
La terribile tragedia della nave<br />
Concordia mi ha riportato immediatamente<br />
all’infanzia, nella casa vecchia<br />
della nonna, a Cherso, situata in un<br />
vicolo silenziosissimo, imprigionato<br />
tra le case, privo anche dei suoni più<br />
genuini della natura. Non c’era un<br />
albero per ospitare i cinguettanti uccellini<br />
o le stridenti cicale nella calura<br />
estiva, né un filo d’erba per accogliere<br />
i grilli, né la confusione di un pollaio<br />
con il chicchirichì del gallo all’alba.<br />
L’unica musica che interrompeva<br />
i pensieri e le emozioni e scandiva i<br />
ritmi della vita quotidiana era quella<br />
delle campane oppure quella interiore<br />
che esplodeva in canti, ritornelli,<br />
filastrocche, ma raramente si sentiva<br />
uscire da qualche apparecchio di riproduzione.<br />
Nessuno in quel “clanzic” possedeva<br />
un apparecchio radio, anche<br />
perchè non c’era l’elettricità e non so<br />
quante famiglia ne possedessero una<br />
in tutto il paese.(mi riferisco agli anni<br />
1930-‘40)<br />
Ricordo una finestra di una casa<br />
in Pecris, sotto alla quale, al tramonto,<br />
si fermavano dei Chersini ad<br />
ascoltare e commentare le notizie diffuse<br />
dalla voce stentorea di una delle<br />
rare radio presenti, che trasmetteva<br />
soprattutto notizie di cronaca e, in seguito,<br />
bollettini di guerra.<br />
Per udire della musica riprodotta,<br />
magari ballabile, era necessario avere<br />
un grammofono.<br />
Il nostro era arrivato da New York<br />
negli anni 1930. L’aveva portato mio<br />
padre al suo ritorno a Cherso, dopo<br />
essere rimasto alcuni anni negli USA.<br />
Si trattava di una valigetta nera un<br />
po’ ruvida che aveva all’interno una<br />
grande tasca rigida dove venivano<br />
custoditi dei dischi, un piatto, leg-<br />
me ad altri giovani lauranesi; ricomparve<br />
per alcuni giorni nelle soffitte<br />
della Pensione Vittoria adibite a carceri;<br />
faceva cenni dall’alto e salutava<br />
Lupo che giù in strada abbaiava festosamente.<br />
Poi più nulla. Aveva tanti<br />
amici anche tra la gente di montagna<br />
ma nessuno tese la mano. Ebbero<br />
persino il coraggio di venire nel cuore<br />
della notte, poiché di giorno non osavano<br />
mostrare alla gente le loro facce<br />
di assassini, a battere il portone di<br />
casa in cerca delle sorelle che però si<br />
IL GRAMMOFONO<br />
di Annamaria Zennaro Marsi<br />
germente molleggiato, sul quale veniva<br />
appoggiato il disco e un braccio<br />
grosso, flessibile, in ottone, con una<br />
testa pesante sulla quale si inseriva<br />
la” puntina”.<br />
Una manovella, che aveva uno<br />
spazio interno per riporla, veniva infilata<br />
in un’ apposita guida e, girandola,<br />
serviva a dare la giusta velocità al<br />
disco, prima di abbassare la testina<br />
e inserire la puntina nel primo solco<br />
esterno. La mamma non permetteva<br />
che facessimo noi figlie quell’operazione,<br />
in quanto temeva che rovinassimo<br />
il disco.<br />
I dischi a 78 giri venivano conservati,<br />
delicatamente, in una busta di<br />
carta color nocciola con un foro centrale<br />
dal quale risaltava il centro colorato<br />
verde o azzurro del disco, sul<br />
quale erano incisi le case di riproduzione<br />
(Columbia, Victor, La voce del<br />
Padrone, con il musetto del cagnolino<br />
Nipper davanti alla tromba), il nome<br />
dei cantanti, quello degli autori e il titolo<br />
del pezzo musicale.<br />
Era un avvenimento emozionante,<br />
quando, durante qualche festa, il<br />
grammofono veniva stanato da chissà<br />
quale nascondiglio. Eravamo tutti<br />
in attesa di sentire il ritmo delle polke,<br />
delle mazurke e, soprattutto, delle<br />
tante canzoni che, in parte, conoscevamo<br />
a memoria. Delle voci possenti,<br />
baritonali o tenorili, raccontavano delle<br />
storie come quella della “Capinera<br />
che stava tra i monelli per le strade<br />
tutto il dì”, o quella del “Re dei cuori”<br />
o a Natale “Tu scendi dalle stelle” assieme<br />
a molti brani di musica lirica.<br />
Mia madre cantava molto spesso<br />
anche senza il grammofono, anche<br />
perchè, per il troppo uso, si era formata,<br />
su alcuni dischi più ascoltati,<br />
una leggera fenditura che conferiva<br />
25<br />
erano rifugiate presso persone amiche.<br />
Oggi nel cimitero la tua foto si<br />
trova vicino a quella di papà Antonio,<br />
ma il tuo corpo straziato chiede ancora<br />
di essere ricoperto dalla terra<br />
rossa del nostro Camposanto. Forse<br />
qualcuno che 50 anni orsono partecipò<br />
al tuo martirio cammina ancora<br />
per le strade di Laurana ed incontrandomi<br />
abbassa il capo perché non ha<br />
il coraggio di dire dove ti hanno infoibato.<br />
Avevi trent’anni. A noi è rimasto<br />
soltanto il tuo dolce ricordo.<br />
al canto un breve salto con uno “stick,<br />
stick” molesto. Delle volte la musica “<br />
s’incantava”; ripeteva cioè la stessa<br />
parola, finché qualcuno non sollevava<br />
il braccio per spostare la graffiante<br />
puntina.<br />
C’era poi un brano che mi incuriosiva<br />
moltissimo e dava delle indicazioni<br />
su come doveva essere una<br />
donna per essere bella.<br />
“Una donna, una donna per essere<br />
bella / deve avere, deve avere<br />
3 cose nere: / occhi e ciglia e nere<br />
chiome. / Nere chiome tra le donne è<br />
difficile trovar.”<br />
Proseguiva con altre 3 cose bianche<br />
o rosa, sempre difficili da trovar.<br />
Qualche musica era anche proibita<br />
in quanto mia madre ne individuava<br />
dei doppi sensi e quei dischi<br />
li teneva nascosti. Erano insomma<br />
solo per adulti, non li voleva ascoltare<br />
e rimproverava mio padre di averli<br />
comperati. Dal canto suo mio padre<br />
non notava alcuna sconvenienza, né,<br />
noi bimbe, riuscivamo a percepirne<br />
il doppio senso. Tra le voci tenorili<br />
spiccava quella di Caruso che cantava,<br />
oltre al celeberrimo “O Sole mio“<br />
anche un pezzo dolcissimo dal titolo<br />
“Amor mio”, che trasmetteva forti e<br />
struggenti emozioni. Spesso delle<br />
vicine di casa oppure delle giovani<br />
ragazze, cugine della mamma, organizzavano<br />
delle feste da ballo in una<br />
cantina spaziosa, sgomberata per<br />
l’occasione e chiedevano in prestito<br />
a mia madre il grammofono. Pur essendone<br />
estremamente gelosa, e ritenendo<br />
quel ballo clandestino sconveniente,<br />
lo prestava, analizzandolo<br />
poi con attenzione e rabbuiandosi se<br />
ritornava con la puntina consumata o<br />
con qualche disco segnato e malmenato,<br />
si riprometteva di non prestarlo<br />
Novembre 2012 n. 88<br />
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26<br />
RACCONTI DI VITA CHERSINA<br />
mai più. Chiudeva le puntine in una<br />
scatoletta di latta e il grammofono<br />
spariva, fino alla prossima occasione.<br />
Nelle belle giornate di sole e di festa<br />
andavamo, con la barca del papà,<br />
in Drasiza e mia madre, per rendere<br />
più gradevole la gita, portava con sè<br />
la valigetta con i suoi dischi preferiti.<br />
La appoggiava su una grossa pietra,<br />
mentre io assaporavo con curiosità e<br />
trepidazione quel “miracoloso fruscio<br />
iniziale” e quel movimento del disco<br />
che, girando la manovella, acquistava<br />
gradatamente in velocità, come<br />
una trottola e poi ... via con la musica!<br />
Vi sarete chiesti perchè la grave<br />
sciagura della nave della Costa mi<br />
abbia fatto ricordare il grammofono.<br />
Ebbene, tra i numerosi dischi ce n’era<br />
uno, con il centro verde della CO-<br />
LUMBIA . S’intitolava:<br />
“IL SIRIO”<br />
ed era cantata dal duo “Romito &<br />
Palma”, che, non solo mia madre, ma<br />
anche mio padre ascoltavano ripetutamente.<br />
Cantavano insieme spessissimo.<br />
Iniziava con un zum zum<br />
zum … e da Genova il Sirio partiva<br />
... e anche nelle trattorie di Cherso,<br />
soprattutto tra i marinai, venivano improvvisati<br />
dei cori che ricordavano le<br />
vicende tragiche e commoventi del<br />
piroscafo SIRIO.<br />
Si trattava di una struggente e<br />
malinconica melodia che narrava la<br />
triste vicenda di alcuni emigranti per<br />
lo più veneti, friulani e istriani che<br />
partirono da Genova nell’agosto del<br />
1906.<br />
“E da Genova il Sirio partiva,<br />
per l’ America verso il loro destin ...<br />
Urtò il Sirio un terribile scoglio,<br />
di tanta gente la misera fin.<br />
Si udivano le grida strazianti,<br />
padri e madri con le onde lottar,<br />
abbracciavano i cari lor figli<br />
che sparivano tra le onde del mar ...”<br />
Non si seppe esattamente perchè<br />
il capitano Giuseppe Picone, un napoletano,<br />
esperto di navigazione, effettuasse<br />
quell’imprevisto, temerario<br />
cambiamento di rotta che fece incagliare<br />
la nave tra gli scogli, peraltro<br />
ben indicati sulle carte nautiche, di<br />
Capo Palos, sulla costa frastagliata<br />
spagnola, (si disse per imbarcare degli<br />
emigranti clandestini).<br />
Purtroppo quell’errore, che costò<br />
la vita a più di 300 persone, fu presto<br />
dimenticato ed altri incidenti analoghi,<br />
come il naufragio del Titanic che<br />
avvenne 6 anni dopo, turbarono la<br />
storia della navigazione. La casualità<br />
volle che la nave che per prima portò<br />
soccorso al Sirio fosse comandata da<br />
un capitano di nome Vranich originario<br />
proprio delle nostre terre.<br />
Il mare era calmo e la visibilità ottima,<br />
una giornata serena, non certamente<br />
come quella nebbiosa che<br />
fece incagliare il piroscafo Cirkvenica,<br />
capitanata dal chersino Chinchella,<br />
contro gli scogli<br />
della Lanterna, proprio<br />
quando era già<br />
giunto in vista del<br />
molo di Cherso. Era<br />
il 12 novembre 1915<br />
e, fortunatamente, il<br />
forte urto, che provocò<br />
ingenti danni alla<br />
nave, non causò vittime.<br />
L’affondamento<br />
del Sirio, chiamato in<br />
seguito il Titanic dei<br />
poveri, colpì tanto l’opinione<br />
pubblica che<br />
venne ricordato in un<br />
disco, poi riprodotto<br />
anche in tempi recenti,<br />
divenendo un must<br />
(come si dice ora),<br />
tra le canzoni degli<br />
emigranti, assieme a<br />
“S. Lucia”, ”Partono i<br />
bastimenti“, ai brani<br />
del grande Caruso e<br />
ad altri canti nostalgici<br />
che si effondevano<br />
dai grammofoni della<br />
Little Italy.<br />
C OMUNITA’<br />
HERSINA<br />
Incredibile quanto i ricordi siano<br />
legati alla musica e come un solco<br />
inciso rimanga impresso nella nostra<br />
mente e nel nostro cuore, come pezzetto<br />
di un mosaico, ricordi che aiutano<br />
a ricostruire il puzzle della nostra<br />
vita.<br />
Il grammofono, entrato in casa<br />
prima della mia nascita, allietò tutte<br />
le ricorrenze più importanti, accompagnò<br />
i balli nelle cantine di giovani<br />
Chersini festaioli, rimase muto e<br />
nascosto durante le vicende belliche,<br />
rischiò di finire in mani “foreste” durante<br />
una perquisizione nella casa in<br />
Prà, quando le due “drugarize” che<br />
erano entrate, come furie, nella nostra<br />
casa, dopo aver rovistato dappertutto<br />
e, dopo aver scoperchiato il<br />
baule della biancheria, vollero aprire<br />
tutte le porte degli armadi, scoprendo<br />
sotto al lavaman la preziosa valigetta.<br />
Pensando che contenesse dei<br />
gioielli o chissà quale preziosa sorpresa,<br />
la appoggiarono sul letto e la<br />
aprirono avidamente. Noi eravamo<br />
tremanti, guardavamo mia madre,<br />
impietrita, che non proferiva parola.<br />
Le due donne gesticolarono nervosamente,<br />
discutendo tra di loro, forzarono<br />
la testina di ottone cercando<br />
di girarla, si scambiarono espressioni<br />
stupite, senza però riuscire ad intuire<br />
l’utilizzo di quella misteriosa valigetta<br />
che conteneva degli oggetti a loro<br />
sconosciuti, fortunatamente i dischi<br />
erano riposti da un’altra parte, finché,<br />
borbottando, se ne andarono.<br />
Il nostro caro e ormai vecchio<br />
grammofono era salvo!<br />
Ci accompagnò nell’esodo del<br />
1948, finendo nel magazzino n.18<br />
del Porto Vecchio di Trieste, assieme<br />
ai mobili e ad altre nostre masserizie<br />
trasportate da Cherso.<br />
Con immenso piacere e tanta<br />
commozione, lo risentimmo al Silos,<br />
il “palazzo” che ci ospitò da profughi,<br />
finché, soppiantato dalla radio, venne,<br />
da noi, un po’ trascurato, finendo,<br />
a causa dei traslochi successivi,<br />
ormai malconcio e con i dischi scalfiti,<br />
fessurati e anche frantumati, in qualche<br />
cantina, non senza lasciare un<br />
solco profondo nella mia memoria.<br />
Il suo crepitìo è un brivido sulla<br />
mia pelle, il suo fruscio una languida<br />
carezza tra note malinconiche, tristi,<br />
dolci e allegre, che mi trasportano<br />
nella magica atmosfera della mia<br />
infanzia, tra gli amati e vagheggiati<br />
clanzici di Cherso, in ricordi ed emozioni<br />
senza tempo.<br />
Annamaria Zennaro Marsi<br />
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CHERSINITà SENZA FRONTIERE<br />
Matteo Sabini ci ha mandato la seguente<br />
“canzone che veniva cantata<br />
dai nostri antenati oltre cent’anni fa”.<br />
Ascolteme a mi, ascolteme a mi,<br />
semo fradei e za me capì.<br />
No stemo far ciacule, ma demose del tì.<br />
Perchè al putel apena nato, a dir<br />
mama ghe se insegna<br />
no l ‘sa dir gnente, ma l’impara mama,<br />
mama a borbotar.<br />
Anche papà, no basta mama, ghe se<br />
agiunge vin e pan<br />
e col pianse opur co l’ciama sempre<br />
el parla in italian.<br />
Lassè pur che i canti e i suffi e che i<br />
fazi pur dispetti,<br />
ne la patria dei Negovetti, no se parla<br />
che italian.<br />
Po sui banchi de la scola, senza lettere<br />
se impara<br />
xe la lingua a noi cara , che no se pol<br />
imaginar.<br />
Il nostro attivissimo corrispondente<br />
Daniele Velcich, che come ben<br />
sappiamo è anche presidente fondatore<br />
dell’Associazione dei Chersini<br />
Santa Maria isola di Cherso, ci ha<br />
mandato dall’Australia la sua consueta<br />
corrispondenza giornalistica accompagnata<br />
da una pagina del giornale<br />
australiano di Sydney in lingua<br />
italiana La Fiamma. L’intera pagina<br />
elenca tutti i dettagli della vita avventurosa<br />
e attiva del protagonista appunto<br />
Daniele Velcich. Noi ci siamo<br />
interessati per primi e in profondità di<br />
questo solerte personaggio chersino<br />
di Caisole pubblicando i diari della<br />
sua fuga dall’isola assieme a tredici<br />
compagni di avventura nel 1947, con<br />
l’arrivo dopo 24 ore di navigazione su<br />
una piccola barchetta da trasporto,<br />
a Chioggia; delle sue peregrinazioni<br />
per i campi profughi italiani; della sua<br />
prima sosta a Fertilia in Sardegna; del<br />
suo viaggio verso l’Australia e della<br />
sua particolarissima e tenace volontà<br />
di sistemare se stesso e tutta la sua<br />
famiglia mai dimenticando però la più<br />
grande famiglia del suo antichissimo<br />
paese e la sua isola d’origine, cui ha<br />
saputo dare una sede nel cuore di<br />
quel nuovissimo continente.<br />
U.S.A.<br />
Noi ringraziamo, ma per amore della<br />
verità storica dobbiamo portare<br />
alcune correzioni a questa canzone<br />
che veniva cantata nel periodo precedente<br />
la prima Guerra Mondiale,<br />
soprattutto quando la Lega Nazionale<br />
degli Italiani Irredenti organizzava<br />
le gite tra le varie località dell’Istria,<br />
delle isole del Quarnaro e di Zara e<br />
Dalmazia.<br />
… Ocio fradei voi za ne capì<br />
Nu semo quei de la gente del Sì<br />
… Al putel apena nato, a dir mama<br />
ghe se insegna<br />
no el sa gnente, ma el se insegna<br />
mama, mama a borbotar.<br />
Po’ sui banchi de la scola scienze e<br />
lettere l’impara<br />
Nela lingua la più cara che se possi<br />
imaginar<br />
Lassè pur che i canti e i subi e che i<br />
fazi pur dispeti,<br />
ne la patria de Rosseti, no se parla<br />
che italian.<br />
AUSTRALIA<br />
Onorati i meriti di Daniele Velcich<br />
Egli ci scrive: “Gentilissimi cari<br />
amici del direttivo Comunità Chersina,<br />
vi mando questa pagina de La<br />
Fiamma, il giornale italiano di Sydney.<br />
La Fiamma ha voluto scrivere la storia<br />
della mia vita come esule e come<br />
emigrante, fino alla sistemazione a<br />
Sydney e nello stato di N.S.W. Quando<br />
il signor Armando Tornari, direttore<br />
de La Fiamma, mi ha detto che voleva<br />
scrivere la storia della mia vita,<br />
mi aveva sorpreso in quanto non<br />
me la aspettavo mai che io, Daniele<br />
Velcich, avessi meritato un riconoscimento<br />
del genere. Sì, è vero, sono<br />
sempre disposto a collaborare con le<br />
associazioni e ad aiutare quando c’è<br />
bisogno i nostri soci e paesani singoli<br />
o in comunità. Quando è uscita la pagina<br />
mi sono sentito tanto umile per<br />
il riconoscimento dei sacrifici ma ho<br />
provato anche una grandissima gioia.<br />
Il mio più grande desiderio è quello di<br />
far conoscere la nostra cara isola di<br />
Cherso a Sydney in Australia e in altri<br />
paesi del mondo. Ho lavorato sempre<br />
con grande amore e fedeltà per tutti.<br />
Sento il bisogno di ringraziare comunque<br />
gli amici e le amiche del mio<br />
fedele Comitato che mi ha permesso<br />
di arrivare a tanta soddisfazione.”<br />
27<br />
a cura di Luigi Tomaz<br />
Tutta la canzone, che era alquanto<br />
lunga, è stata da noi pubblicata su<br />
una delle prime edizioni di Comunità<br />
Chersina, così come si cantava a<br />
Zara.<br />
A proposito, l’ultimo numero della rivista<br />
“Neresine” riporta un brano della<br />
stessa canzone con evidente derivazione<br />
dalla versione triestina adattata<br />
con una scusabile ignoranza geografico-politica.<br />
Vi è scritto tra l’altro:<br />
se i croati vol le scole<br />
che i vada su a Lubiana<br />
perché l’Istria se italiana<br />
e italiana la resterà.<br />
I croati a Lubiana non potevano trovare<br />
la loro lingua ma quella degli<br />
sloveni!<br />
In ogni caso i Negovetti sono tutti<br />
molto simpatici ma sono stati aggiunti<br />
per scherzo da qualche bontempone.<br />
Anche noi siamo soddisfatti per il<br />
grande riconoscimento dei suoi meriti<br />
che l’amico Daniele sta raccogliendo<br />
in Australia. Pur modestamente noi<br />
abbiamo iniziato a pubblicare i suoi<br />
meriti e ad esaltare anche recentissimamente<br />
la sua grande capacità<br />
di dedicarsi alla Comunità dei fratelli<br />
Esuli dall’isola di Cherso che la residenza<br />
in Australia ha reso, oltre che<br />
Esuli, anche emigranti.<br />
Rinnoviamo perciò le nostre congratulazioni<br />
e la nostra ammirazione<br />
per la sua vita dedicata alla sistemazione<br />
della sua grande famiglia personale<br />
per la quale ha costruito un<br />
certo numero di abitazioni mai dimenticando<br />
di organizzare la Società dei<br />
compatrioti fornendola di un’ampia<br />
sede messa anche a disposizione di<br />
altre Comunità di Esuli istriani-fiumani-dalmati,<br />
ma anche di altri emigranti<br />
provenienti dalla regione storica delle<br />
Tre Venezie.<br />
Dalla lettura dei notiziari dei giornalini<br />
delle varie Associazioni e Comunità<br />
di Esuli operanti a Trieste e in<br />
genere in Italia, noi siamo gli unici a<br />
seguire sistematicamente anche i fratelli<br />
che dopo l’Esodo hanno dovuto<br />
emigrare oltre gli oceani.<br />
Novembre 2012 n. 88<br />
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28<br />
CHERSINITà SENZA FRONTIERE<br />
C OMUNITA’<br />
HERSINA<br />
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29<br />
Novembre 2012 n. 88<br />
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30<br />
LUTTI<br />
Zaccaria fondatore e presidente del gruppo<br />
Marinai d’Italia.<br />
Montecchio Maggiore<br />
11 Ottobre 2012<br />
All’alba del 6 Giugno 2012 si è<br />
spento mio papà, Zaccaria Mocolo.<br />
Per tutte le figlie il papà è una figura<br />
importante, ma Zaccaria era veramente<br />
un “grande” per tutti.<br />
Nato a Cherso il 12 Agosto 1923,<br />
figlio di Zaccaria e di Pasquetta de<br />
prison.<br />
Aveva vent’anni quando il 21 Ottobre<br />
1943, i titini lo portarono via dal<br />
suo paese con altri suoi coetanei e<br />
partendo da Smergo, e costeggiata<br />
l’isola di Veglia arrivarono sulla costa<br />
croata dove, sempre a piedi, furono<br />
costretti a combattere sulle montagne<br />
sopra Segna.<br />
Papà non parlava molto della<br />
guerra, ma ci ricordava piangendo di<br />
quando ha visto morire con una granata<br />
suo cugino Francesco Mocolo e<br />
di quando scappava con il suo fraterno<br />
amico Giacomo Castellan che in<br />
seguito sarebbe divenuto suo cognato<br />
in quanto marito di zia Bruna.<br />
Catturato dai tedeschi quale combattente<br />
comunista fu portato al carcere<br />
di Trieste e quindi internato in<br />
Germania.<br />
ZACCARIA MOCOLO<br />
Alcuni giorni fà, il destino ha voluto<br />
che trovassi una sua agendina<br />
scritta nel campo di concentramento<br />
dove è segnata la data in cui fu deportato<br />
in Germania: il 5 Aprile 1944.<br />
Per due anni poi rimase internato nel<br />
lager di Dachau .<br />
Nell’agendina, nel giorno 18 Giugno<br />
1944 ha scritto una frase:<br />
Mai come oggi sento che è dolce<br />
piangere quando<br />
si è oppressi da<br />
ignota nostalgia.<br />
Penso tanto al<br />
mio caro Marietto<br />
e prego il<br />
buon Dio che<br />
sia ancora in vita<br />
onde io possa<br />
ancora riabbracciarlo<br />
assieme a<br />
mamma, papà,<br />
Bruna, Benita e<br />
Augusta.<br />
Non abbiamo<br />
mai saputo come<br />
è morto suo fratello<br />
Mario, né<br />
se si sono mai<br />
incontrati.<br />
Molte volte<br />
abbiamo chiesto,<br />
ma forse<br />
per pudore o per<br />
cancellare un ricordo<br />
troppo dolorososinghiozzando<br />
cambiava<br />
argomento…<br />
Mio papà non<br />
ha mai serbato<br />
rancore o avuto<br />
parole di rabbia<br />
per alcuno. Di<br />
Cherso ricordava<br />
tutti i suoi<br />
amici e i momenti<br />
più belli della<br />
sua giovinezza,<br />
ha saputo far<br />
amare a tutti noi<br />
la sua isola e ci<br />
ha trasmesso il<br />
valore delle nostre<br />
radici.<br />
C OMUNITA’<br />
HERSINA<br />
Nel 1947, tramite una parente di<br />
Neresine, sposata con un montecchiano,<br />
la famiglia Mocolo si ricongiunge<br />
a Montecchio Maggiore (Vicenza)<br />
dove nel 1951 Zaccaria sposa<br />
mia mamma Maria.<br />
Il 22 Maggio i miei genitori hanno<br />
festeggiato le nozze di diamante,<br />
papà ci teneva tantissimo che questa<br />
bella notizia fosse pubblicata sul gior-<br />
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nalino, “te raccomando che i me meta<br />
anche la foto dove semo soridenti”.<br />
A Montecchio si è fatto benvolere<br />
da tutti, passato il primo tempo<br />
in cui era il “foresto” in breve si era<br />
fatto tantissimi amici, è sempre stato<br />
molto attivo in campo sociale: nel<br />
1967 è stato tra i fondatori del Gruppo<br />
Donatori di Sangue, premiato con<br />
medaglia d’oro, nel 1974 ha fondato<br />
a Montecchio Maggiore il Gruppo locale<br />
dell’Associazione Marinai d’Italia<br />
di cui è stato presidente fino al 2008,<br />
quando ha dato le dimissioni per l’avanzata<br />
età.<br />
Tutti lo ricordano sempre presente<br />
alle manifestazioni con la bandiera, ci<br />
ha tramandato il rispetto per la Patria<br />
(mi go perso un fradel!).<br />
Tanta dedizione è stata contraccambiata<br />
con la partecipazione, le<br />
tante dimostrazioni di stima e di affetto<br />
e la premura di quanti ci sono<br />
stati vicini in questo momento.<br />
Il giorno della cerimonia funebre<br />
sono state ammainate le bandiere<br />
della piazza principale e della scuola,<br />
in chiesa tante bandiere di tante<br />
associazioni ma vicino alla bara con<br />
il cuscino di ulivo e lavanda c’erano<br />
i gagliardetti di Cherso e dell’Associazione<br />
Nazionale Venezia Giulia<br />
e Dalmazia con il presidente provinciale<br />
Coriolano Fagarazzi e la sorella<br />
Annamaria.<br />
All’uscita dalla chiesa, sul sagrato<br />
il canto degli esuli “Va pensiero” di G.<br />
Verdi.<br />
Abbiamo salutato Zaccaria, che<br />
tra le mani tiene un sacchettino di<br />
erbe profumate da lui raccolte l’ultima<br />
volta che è andato a Cherso, è il profumo<br />
della sua terra….<br />
Giuliana Mocolo<br />
La Comunità Chersina ringrazia la<br />
figlia Giuliana ed esprime sincere condoglianze<br />
a tutta la famiglia Mocolo e<br />
in particolare al nipote Mauro Peruzzi<br />
(figlio della sorella Benita) che è il<br />
vice-presidente della Comunità Chersina.<br />
Zaccaria Mocolo deve rimanere<br />
nella nostra memoria come uno dei<br />
tanti chersini che si sono fatti onore<br />
nelle località di nuova residenza.<br />
Zaccaria con la moglie Maria e le figlie Annamaria e Giuliana, felici e ... sorridenti!<br />
L’agenda del 1944.<br />
31<br />
Novembre 2012 n. 88<br />
GIORNALE88 3.indd 31 22/11/2012 17:39:20
32<br />
LUTTI<br />
LA NOSTRA COMUNITà RICORDA CHI CI HA LASCIATO<br />
Ci scrive il fratello Cristoforo Lemessi:<br />
Carina, nata a Cherso il 9 gennaio<br />
1926, aveva studiato alle magistrali a<br />
Pola e completato le scuole superiori<br />
al liceo di Parenzo, si era laureata<br />
poi in medicina a Padova il 22 luglio<br />
1952. Era stata maestra a Cherso<br />
Ho ricevuto in questi giorni il n.<br />
87-aprile 2012 della nostra rivista<br />
“COMUNITA’ CHERSINA”; chi vi scrive<br />
è il figlio di Adelmina Spadoni nata<br />
a Cherso l’8 agosto 1924, morta a<br />
Massa-Carrara il giorno 20 settembre<br />
2011.<br />
CARINA LEMESSI<br />
e, durante gli studi universitari, ad<br />
Arqua’ Petrarca (Padova); in quegli<br />
anni io abitavo con lei, mi faceva un<br />
pò da mamma, in attesa che i miei si<br />
sistemassero e che mamma e Fiora<br />
lasciassero definitivamente l’amata<br />
Cherso.<br />
Dopo la laurea, fu medico a Mirano e<br />
poi medico condotto a Marghera-Catene<br />
e Chirignago, dopodiché vinse<br />
il concorso provinciale e fu nominata<br />
Ufficiale sanitario per la terraferma<br />
veneziana, rimanendo in questo ruolo<br />
fino alla pensione.<br />
Di lei ci sarebbe da dire tanto e solo<br />
bene. Era però piuttosto schiva e riservata,<br />
ma molto affezionata ai nipoti<br />
e pronipoti, che a loro volta le erano<br />
molto legati.<br />
A questa mia allego quello che hanno<br />
detto di lei i miei figli alle esequie:<br />
Tu che da sempre eri per noi il punto<br />
di riferimento per un consiglio, la<br />
risoluzione di un problema, di un “do-<br />
ADELMINA GIOVANNA-NINA SPADONI<br />
Chiedo di pubblicare nel nostro giornale<br />
questa luttuosa notizia nel primo<br />
anniversario della morte. Il ritardo è<br />
dovuto a diversi impegni personali<br />
che non mi hanno permesso di scriverVi<br />
prima.<br />
In allegato invio diverse foto di mia<br />
mamma: da sola e insieme a mio<br />
padre Natale Ostrogovich nato a<br />
Veglia nel 1916 e morto a Massa<br />
nel 1988, una foto dei suoi fratelli:<br />
Gildo,Vittorio, Aldo, Nicolò e Renato<br />
che hanno vissuto negli Stati Uniti<br />
d’America ed uno in Australia, anche<br />
loro deceduti. Aveva altre due sorelle<br />
Antonia e Anna.<br />
Mia mamma era sorella di Nicolò<br />
Spadoni del quale avete pubblicato il<br />
diario “Le sofferte avventure di un…<br />
volontario del 1943”, nel supplemento<br />
n.5 de “I Quaderni dell’Esodo” di<br />
Comunità Chersina n. 76.<br />
Ho avuto due occasioni di visitare<br />
Cherso e la casa paterna di mia<br />
mamma in contrada Rialto: nel 1976<br />
e nel 2008. Con orgoglio, in estate,<br />
porto la maglietta con il disegno dell’isola<br />
di Cherso.<br />
C OMUNITA’<br />
HERSINA<br />
loretto”… “te passarà” era il tuo motto<br />
per noi, tu che solo poche volte hai<br />
dovuto aggrottare la fronte per portarci<br />
di corsa all’ospedale. Ci mancheranno<br />
la tua saggezza, la tua ironia,<br />
i sorrisi rubati, i consigli e pure le critiche,<br />
ma ti rivedremo ancora, con il<br />
loden sulle spalle in pieno inverno, in<br />
bicicletta in mezzo alla nebbia per arrivare<br />
in tempo al circolo per il bridge<br />
pomeridiano. Sentiremo il tuo colpo<br />
di tosse in fondo alla Chiesa e cercheremo<br />
il tuo passo fermo due metri<br />
avanti a noi. Tu cosi’ indipendente e<br />
lucida, fino all’ultimo abbiamo creduto<br />
che non ci avresti mai lasciato. Il<br />
tempo di tornare alla casa del Padre<br />
è però giunto lo stesso, e per noi l’ora<br />
di lasciarti andare, senza dimenticare<br />
quanto ci hai lasciato.<br />
Comunità Chersina si unisce al dolore<br />
dei famigliari anche nel ricordo del<br />
padre Nicolò che ha dedicato la vita<br />
alla storia di Cherso.<br />
Colgo l’occasione di ringraziarVi e<br />
chiedo il Vs. aiuto, di pubblicare la<br />
mia e-mail: francesco.ostrogoivich@<br />
alice.it per avere notizie dei miei parenti<br />
in America ed in Australia.<br />
Da diversi anni passo le mie vacanze<br />
estive, dieci giorni a Veglia.<br />
Mia mamma era sempre felice quando<br />
le portavo la nostra rivista e mi ricordava<br />
le famiglie che conosceva e<br />
di alcune eravamo parenti (esempio<br />
la famiglia Pugiotto).<br />
Lascio ampia libertà di pubblicare<br />
questa lettera; l’importante è ricordare<br />
ai parenti, agli amici e ai conoscenti<br />
il ricordo di mia mamma Adelmina<br />
Giovanna SPADONI Ved. Ostrogovich<br />
meglio conosciuta come NINA<br />
nel suo primo anniversario di morte.<br />
E’ morta ad 87 anni.<br />
Noi figli: Nives, Luigi, Antonio e Francesco<br />
la ricordano sempre con affetto<br />
sapendo, che ora, è insieme al marito<br />
Natale ed ai suoi fratelli e sorelle.<br />
Con Affetto,<br />
il figlio Francesco Ostrogovich<br />
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Nata a Cherso il 3 settembre 1915 e<br />
passata a miglior vita a Rimini il 14<br />
Maggio 2012.<br />
Il giorno 19 Agosto 2012 ci ha lasciato<br />
il dottor Antonio Zmarich di anni 90.<br />
Era nato a Laurana ma la mamma<br />
chersina Rosa Tomaz lo aveva educato<br />
alla chersinità e lui si è sempre<br />
sentito profondamente chersino, in<br />
altra parte di questa rivista pubblichiamo<br />
quanto da lui raccontato sul<br />
giornale dei Fiumani e poi ripetuto nel<br />
suo libro Cronache Lauranesi sulle<br />
grandi giornate di Cherso in festa,<br />
attorno al 13 Giugno, ricorrenza di<br />
Sant’Antonio di Padova, che nella<br />
località aveva ed ha un antichissimo<br />
grande Convento con una grande<br />
chiesa e una radicatissima tradizione<br />
popolare.<br />
Tonin era esulato a Padova e nel padovano<br />
ha esercitato la sua professione<br />
di stimato professionista quale<br />
veterinario arrivando a coprire la no-<br />
CARMELA FILLINI<br />
Era sorella di Don Antonio del quale<br />
abbiamo scritto nell’occasione della<br />
dipartita qualche anno fa.<br />
Riceviamo dalla signora Gordana Tomas<br />
di Rimini:<br />
“A Rimini ci ha lasciato l’ultima rimasta<br />
della famiglia Fillini. E’ esulata nel<br />
1948 con i fratelli, le sorelle e la madre,<br />
mentre il padre, malato, ha finito<br />
i suoi giorni a Cherso.<br />
Noi conosciamo la storia del loro<br />
esodo, raccontataci più volte da loro<br />
stessi, e sappiamo quanto hanno<br />
sofferto nel lasciare il proprio paese,<br />
costretti a ricominciare la vita altrove,<br />
come tanti altri conterranei.<br />
Carmela godeva di buona salute e ha<br />
vissuto da nubile lavorando e aiutando<br />
la famiglia e i bisognosi. Ha visto<br />
morire tutti i fratelli e le sorelle, accudendoli<br />
fino all’ultimo respiro; non è<br />
stato facile per lei continuare la vita<br />
ANTONIO ZMARICH<br />
mina di Direttore del macello padovano<br />
e poi anche direttore del mercato<br />
ittico. Al suo funerale, celebrato il 23<br />
Agosto nella chiesa di Ponte di Brenta,<br />
ha partecipato una massa di cittadini<br />
veramente imponente che ha<br />
così dimostrato la grande stima che<br />
si era procurato con incessante servizio<br />
in tutta l’area euganea patavina.<br />
è sempre stato un grande sportivo<br />
e ha lasciato a Padova fama di<br />
campione giocando con grande prestigio<br />
nella squadra universitaria di<br />
rugby Petrarca. Per poter continuare<br />
a giocare nella squadra, anche dopo<br />
aver conseguito la laurea, è stato<br />
fatto iscrivere ad un’altra facoltà per<br />
poter far parte della allora famosa<br />
squadra studentesca. Sono cose di<br />
mezzo secolo fa quando i giornali dicevano<br />
di lui “collo e schiena d’acciaio<br />
e braccia come due mazze da fabbro”.<br />
Allora vestiva la maglia italiana<br />
della nazionale di rugby. Concluso da<br />
gran campione il periodo dello sport<br />
attivo durato per ben tre generazioni<br />
di bocia del Petrarca che lo hanno<br />
considerato modello insuperabile,<br />
collaborò allo sport locale dando<br />
tempo e danaro, con altri pionieri, alla<br />
squadra di basket a Ponte di Brenta<br />
che la sua costanza seppe portare a<br />
vertici che non ha più saputo mantenere.<br />
Il collo e la schiena d’acciaio e<br />
le braccia come due mazze da fabbro<br />
non sono un’invenzione giornalistica<br />
perché l’aspetto fisico di Tonin<br />
33<br />
da sola, ma ha trovato la forza nella<br />
fede e nella preghiera.<br />
Quando arrivava la vostra rivista era<br />
felicissima e la leggeva dalla prima<br />
all’ultima pagina. “Comunità Chersina”<br />
era rimasto l’unico ponte con la<br />
sua amata Cherso. Quando ci parlava<br />
della terra natale gli occhi le brillavano<br />
e la sua voce diventava malinconica.<br />
La frase che era solita dire: “La mia<br />
Cherso! Non la vedrò mai più!” denotava<br />
allo stesso tempo tanto amore e<br />
tanta tristezza.<br />
Carmela assieme ai suoi fratelli rimarrà<br />
per sempre nei nostri cuori.”<br />
La redazione di Comunità Chersina<br />
esprime la sua commozione nel constatare<br />
di quanta stima e di quanto<br />
affetto la famiglia di Don Fillini ha goduto<br />
tra la buona gente di Rimini.<br />
era veramente così come la voce che<br />
non poteva non essere notata. Fu<br />
anche cantore appassionato, voluto<br />
dalla corale Palestrina con la quale<br />
ha vinto 3 premi internazionali e della<br />
quale è divenuto anche Presidente.<br />
Tonin era anche buon pittore paesaggista,<br />
e molti istriani conservano gelosamente<br />
le vedute dei loro paesi da<br />
lui dipinti. L’Associazione Nazionale<br />
Venezia Giulia e Dalmazia di Padova<br />
ricorderà ancora per anni la sua<br />
sapienza culinaria e la sua grande<br />
capacità organizzativa realizzatasi<br />
in centinaia di pranzi, cene e raduni.<br />
Quando ha potuto ha partecipato fino<br />
al Maggio 2011 ai raduni della Comunità<br />
Chersina.<br />
Per quanto riguarda l’associazionismo<br />
giuliano-fiumano-dalmata è<br />
sempre stato presente e attivo e ha<br />
pubblicato oltre a simpatici articoli<br />
anche il libro intitolato Cronache Lauranesi<br />
nel quale ha saputo inserire il<br />
ricordo del fratello maggiore Manfredi<br />
fatto scomparire dagli occupatori titini<br />
dopo qualche giorno di carcere a<br />
Laurana, senza che nessuno avesse<br />
mai potuto ricordarsi una qualsiasi<br />
sua azione politica.<br />
Comunità Chersina esprime le sue<br />
condoglianze alla sorella Eleonora-<br />
Nori, che vive a Padova e ha superato<br />
i 101 anni, alla amatissima moglie<br />
Beatrice, ai figli Claudio, Mauro<br />
e Chiara, e ai nipoti Angela e Davide.<br />
Novembre 2012 n. 88<br />
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34<br />
LUTTI<br />
Il 9 settembre 2012, è venuto a mancare,<br />
in Astoria (NY-USA), Francesco<br />
Sablich, nato a Cherso il 2 febbraio<br />
1932.<br />
Arrivò in America nel 1959, riunendosi<br />
ai fratelli Mary e Teo che vi erano<br />
già arrivati quali profughi ed emigranti<br />
nel 1952. Nell’ambiente chersino di<br />
New York si incontrò con Marina Bunicci,<br />
figlia di Antonio, maestro di musica<br />
e direttore della banda musicale<br />
di Cherso. Si sposarono, ed ebbero<br />
tre figli: Luigi, Sergio e Carmela, che<br />
ha dato loro anche tre bei nipotini.<br />
Francesco, per ben 53 anni, è stato<br />
membro attivo della “Società Chersina<br />
di mutuo soccorso” e per oltre<br />
dieci anni è stato amministratore e<br />
cassiere della stessa.<br />
La Messa funebre è stata celebrata<br />
nella chiesa di S.Francesco in Astoria,<br />
dal parroco Don Vetrano, fratello<br />
del genero di Francesco, Paolo Vetrano,<br />
il quale nell’eulogia ha rivolto<br />
FRANCESCO SABLICH<br />
all’estinto parole di lode e di stima<br />
quale ottimo padre di famiglia.<br />
Durante la S.Messa il cognato Andrino<br />
Bunicci ha suonato per lui l’Ave<br />
Maria di Schubert e poi il Silenzio per<br />
accompagnarlo nel suo ultimo viaggio.<br />
A nome della famiglia, il figlio Luigi e<br />
i nipotini sono intervenuti per ringraziare<br />
i numerosi presenti che hanno<br />
voluto dare l’ultimo saluto al caro<br />
Francesco.<br />
Riproduciamo il simpatico e originale<br />
discorso letto dal genero Paolo.<br />
“Si dice che, quando uno sposa una<br />
ragazza Italiana, non prende solo<br />
moglie, ma acquisisce una famiglia al<br />
completo. Questo per me è stato non<br />
solo vero ma anche bello. E Frank,<br />
il Nonno come lo chiamavamo, era<br />
il capitano non solo della nostra famiglia,<br />
ma anche della nostra barca<br />
che la famiglia chiamava: “La Vita è<br />
Bella”.<br />
Il nonno ci ha insegnato molte cose<br />
per una bella vita, ed erano molto<br />
semplici.<br />
Faccio alcuni esempi: prima di tutto<br />
se si vuole pescare, non occorre<br />
una canna a mulinello o attrezzature<br />
costose, (anche se queste cose le<br />
avevo già tutte compresa la tuta ed<br />
il cappello). In verità, serve soltanto<br />
un pezzo di polistirolo su cui poter avvolgere<br />
il filo da pesca e un vecchio<br />
gancio arrugginito. Il nonno pescava<br />
meglio di tutti...<br />
Dopo c’era la cena che era un evento<br />
di famiglia; dovevamo tutti sederci in-<br />
Di anni 63, deceduto a New York USA<br />
il 22 Marzo 2012.<br />
Tutti i soci della Società Chersina di<br />
New York, di cui è stato membro per<br />
trent’anni, formulano alla famiglia le<br />
più sincere condoglianze.<br />
“Caro Ermido, siamo rimasti tutti<br />
molto addolorati per la tua prematura<br />
scomparsa. Hai lasciato la tua cara<br />
moglie Fernanda, due figlie: Jennifer<br />
e Jessica, tre nipotini: Harry di tre anni<br />
e due gemelle, Emilia e Charlotte di<br />
due mesi. Ti ricorderemo sempre.”<br />
C OMUNITA’<br />
HERSINA<br />
sieme a tavola. A cena si doveva bere<br />
anche il vino, (non vino costoso), un<br />
cartone da tre litri andava benissimo,<br />
bastava travasarlo dal cartone in una<br />
bella bottiglia prima di servirlo. Ad<br />
ogni modo, dopo un paio di bicchieri,<br />
non capivamo più niente.<br />
E dopo cena bisognava assaporare il<br />
caffè espresso, con l’aggiunta di qualche<br />
goccia di grappa che il Nonno<br />
chiamava “la correzione”. Anche qui,<br />
niente di diverso o più costoso della<br />
nostra “Grappa Julia”, era sufficiente.<br />
Mi mancherà davvero moltissimo l’espresso<br />
che bevevamo insieme.<br />
Le cose veramente importanti per il<br />
nonno, non erano stravaganti, costose<br />
o sfarzose.<br />
Erano cose che ci facevano sorridere<br />
e ridere. Erano cose semplici, che si<br />
facevano in famiglia.<br />
Guardando la bara del Nonno, mi<br />
pare che lui non l’avrebbe voluta<br />
così. E’ troppo elegante.<br />
Se fosse stato possibile, lui l’avrebbe<br />
fatta da sé, avrebbe unito delle<br />
tavole di pino trovate sotto il terrazzo<br />
a Selden, o forse alcuni scarti con il<br />
logo della “ConEd” (colla per il legno<br />
e sigillatura). Tale era lo stile del nonno.<br />
Perché guardate, non si tratta di<br />
fare mostra di sé, ciò non era importante<br />
per lui.<br />
Per il Nonno, l’importante eravamo<br />
noi. Tutti noi, qui insieme, la nostra<br />
famiglia.<br />
Lo stare insieme, sostenendoci e volendoci<br />
bene, ci ha insegnato che ciò<br />
è semplice…<br />
E ci ha reso felici”<br />
ERMIDO GRUS ANNA MARIA DOIMI<br />
Il 23 Agosto scorso è deceduta a Venezia<br />
mia sorella Anna Maria Doimi.<br />
Era nata a Cherso il 27 Luglio 1926,<br />
figlia dell’ingegnere navale Giovanni-<br />
Nini Doimi a suo tempo già sindaco di<br />
Cherso in esilio, prima della fondazione<br />
di Comunità Chersina.<br />
Vi pregherei di pubblicare questo<br />
annuncio nella rubrica “la nostra Comunità<br />
ricorda chi ci ha lasciato” del<br />
prossimo numero della Rivista.<br />
Nicolò Doimi.<br />
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SAVERINO DOIMI<br />
Saverino Doimi, chersino, nell’infanzia<br />
era un chierichetto leader (altarboy)<br />
nel Duomo di Cherso. Poi, in<br />
gioventù, lavorò presso il cantiere<br />
navale squero Chiole a Cherso. Nel<br />
1943 all’arrivo dei “Drusi” anche lui fu<br />
arruolato ed inviato in “bosco” con i<br />
primi 35 chersini, però lui fu uno dei<br />
fortunati che, dopo alcune settimane<br />
riuscì a far ritorno a Cherso perché<br />
ETTA CASTELLAN in POLDRUGO ANTONIA-ETTA BAICICH in GURIAN<br />
Nata a Cherso il 9 Maggio 1933 e<br />
morta a Cherso 22 Giugno 2012.<br />
Moglie e madre esemplare è ricordata<br />
con grande affetto dal marito Nicolò,<br />
dai figli, dai nipoti e da tantissimi<br />
chersini.<br />
ANTONIA NEGOVETTI<br />
Nata il16 Novembre 1917<br />
Morta il 20 Ottobre 2012 a Harden/<br />
Hatton USA<br />
Nata a Cherso il 14 Marzo 1928 e<br />
morta a Trieste il 6 Agosto 2012 a 84<br />
anni appena compiuti.<br />
LUISA BELLEMO<br />
Nata il 2 Gennaio 1947.<br />
Morta il 9 Novembre 2012 a Venezia-Mestre.<br />
Moglie del nostro consigliere<br />
Marino e da anni attiva nella<br />
Comunità Chersina. Ha lavorato<br />
come segretaria di direzione presso<br />
la Telecom. Abbiamo appreso la<br />
triste notizia quando il giornale era<br />
già in bozza e ci riserviamo di parlarne<br />
nel prossimo numero.<br />
35<br />
non idoneo. Sessant’anni fa emigrò<br />
da esule in America stabilendosi nel<br />
New Jersey. Fu membro della Società<br />
Chersina, ha sempre frequentato<br />
le feste e i raduni sociali. Ci conoscevamo<br />
sin da bambini, eravamo insieme<br />
chierichetti, insieme anche alla<br />
colonia di Erpelle, insieme pure nella<br />
tragedia che ci portò via da Cherso.<br />
Teo Sabini<br />
GIOVANNI-NINO SMUNDIN<br />
Nato a Cherso in Stradanova il 03<br />
Agosto 1920 e morto a Trieste il 25<br />
Agosto 2012<br />
Novembre 2012 n. 88<br />
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36<br />
CONTRIBUTI<br />
C OMUNITA’<br />
HERSINA<br />
... DALL’ITALIA E DA CHERSO<br />
Agostini Claudio Per simpatia e amicizia € 50,00<br />
Amato Susanna “ 50,00<br />
Ass. Ven. Giulia e Dalmazia “ 15,00<br />
Bacchia M. Giuseppina In memoria di Maria Bacchia “ 10.00<br />
Baici Lucia “ 70,00<br />
Bellemo Domenico “ 20.00<br />
Bellemo Maria Vittoria “ 20,00<br />
Benvin Giovanni In memoria del defunto Nicolò Benvin “ 30.00<br />
Bertotto Iginia In memoria dei genitori Antonia e Angelo “ 50,00<br />
Bommarco Francesco In memoria dei propri cari “ 50,00<br />
Bommarco Giuseppe “ 50,00<br />
Bommarco Laura “ 50,00<br />
Bunicelli Perisa Letizia Pro stampa “ 20,00<br />
Castellan Piero e Meri “ 20,00<br />
Ceglian Francesco “ 30,00<br />
Ceglian Rosaria In memoria dei miei defunti “ 15,00<br />
Cernigoi Giuseppe In memoria dei propri cari “ 10,00<br />
Chersi Giovanna, Mariuccia e Bice In memoria dei loro cari “ 20,00<br />
Chersi Nives e Nino In ricordo dei nostri cari genitori Antonio e Giovanna “ 50.00<br />
Coglievina Antonio In memoria dei genitori “ 30,00<br />
Coglievina Giannina In memoria dei genitori “ 20.00<br />
Coglievina Marino “ 15,00<br />
Conte Ester “ 10,00<br />
Crusi Mary “ 20.00<br />
Cuglianich Giovanni “ 30.00<br />
Dabic Mina “ 15.00<br />
De Battisti Franco “ 35.00<br />
Del Gos Mario In memoria dei genitori Wilma e Giuseppe “ 30,00<br />
Della Rosa Daniela In ricordo dei miei genitori “ 30,00<br />
Dlacic Dinko “ 30.00<br />
Doimi Nicolò In memoria della prof.ssa Anna Maria Doimi “ 50.00<br />
Donaggio Antonio In memoria dei miei genitori “ 100.00<br />
Draghicchio Nicolò In memoria della moglie Gabbi Maria “ 30,00<br />
Fatutta Laura “ 20,00<br />
Filippas Pugiotto Maria “ 20,00<br />
Franoli Anita “ 20,00<br />
Fucci Andrea In ricordo dei propri defunti “ 40.00<br />
Fucci Miriam In memoria dei propri cari “ 50,00<br />
Fucich Elena “ 10.00<br />
Givannini Carlo “ 10,00<br />
Godina Zaccaria Laura In ricordo dei propri cari “ 10,00<br />
Gurian Duilio In memoria di Etta Baicich, Antonio e Maria Saganich “ 30.00<br />
Marchian Giovanni “ 50,00<br />
Miletto Bracco Fulvia “ 15,00<br />
Miniutti Cesira “ 20.00<br />
Mocolo de Vita Ettuccia In memoria dei miei defunti “ 20,00<br />
Mocolo Zaccaria e famiglia “ 30.00<br />
Montanari Maria “ 30.00<br />
Moritz Gemma Ricordando i miei fratelli e genitori “ 30,00<br />
Muscardin Antonio In memoria della moglie Fabris Rina “ 10.00<br />
Muscardin Pietro e Giorgina In memoria dei propri cari “ 20,00<br />
Musich Francesco “ 20,00<br />
Negovetich Giacomo Ricordo genitori e sorella Giannina morta in Australia “ 30,00<br />
Orlich Etta In memoria del marito Nicolò “ 30,00<br />
Ossolgnack Smundin Etta In memoria del marito Nino Smundin “ 50,00<br />
Ostrogovich Francesco In memoria della madre Nina Spadoni “ 50.00<br />
Padovan Chiara Im memoria dei genitori e fratello Nini “ 50,00<br />
Pavan Romano In memoria della sorella Etta “ 50,00<br />
Pescarolo Maria Grazia e Agnese In memoria dei nostri defunti “ 20.00<br />
Piovesan Andrea In memoria di nonni Padovan Antonio, Antonietta “ 200,00<br />
Poldrugo Nicolò In memoria della moglie Etta Castellan “ 30,00<br />
Policek Dino In memoria del nonno pitor e della nonna Marieta “ 250.00<br />
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Pugiotto Antonio e Liliana “ 20.00<br />
Rupnik Meri Pro stampa “ 25.00<br />
Sablich Laura Per i nostri defunti “ 15,00<br />
Sablich Maria “ 20,00<br />
Sau Lidia “ 15.00<br />
Sovich Luisella e Matteo “ 30,00<br />
Stagni Graziano “ 30,00<br />
Stefani Antonella “ 20,00<br />
Stefani Mons. Cornelio In memoria di Luciano Stefani “ 20,00<br />
Surdich Gianfranco ed Etta Pro stampa “ 30,00<br />
Tomas Jozo In memoria di Carmela Fillini e suoi familiari “ 50.00<br />
Torcolini Gian Franco In memoria di Luciana “ 50,00<br />
Verbas Antonia “ 20,00<br />
Zago Enrica “ 10,00<br />
Zar Antonio In memoria dei propri cari “ 40,00<br />
... DAGLI STATI UNITI<br />
Bandera Antonietta $ 20.00<br />
Bandera Nick “ 20.00<br />
Bassi Anna e Mariuccia In memoria di Santo Bassi “ 20.00<br />
Benvin Anton Pro stampa “ 20.00<br />
Bosicevich Fillini Antonietta “ “ 20.00<br />
Castellan Pietro “ 20.00<br />
Cerleni Mario e Albina In memoria del genero Ermido Grus “ 20.00<br />
Chersi Nicolò Ricordando la moglie Caterina “ 30.00<br />
D’Antoni Claudio Pro stampa “ 20.00<br />
Diacci Maria “ 20.00<br />
Eggiman Tonetti Bruna “ “ 40.00<br />
Fatutta Elvina e famiglia In memoria di Nino Fatutta “ 20.00<br />
Fatutta Rudy Ricordando la mamma Giovanna Negovetich “ 50.00<br />
Fermeglia Cellani Laura Pro stampa “ 60.00<br />
Filini Bosilevich Meri In memoria del marito “ 20.00<br />
Francovich Natalina “ “ 30.00<br />
Galosich Vitich Laura Pro stampa “ 20.00<br />
Jurasic Vito “ 20.00<br />
Jurassi Domenico “ 20.00<br />
Krivicich John e Juliana “ “ 20.00<br />
Kucica Antonio “ 20.00<br />
Kucica Luigi (Rist. Ponticello) Ast. Pro stampa 100.00<br />
Madronich Arseni Valeria e Nada “ “ 55.00<br />
Negovetich Giovanna (Nina) “ “ 50.00<br />
Perovich Fabian “ 20.00<br />
Rubinich Anton e Maria “ “ 40.00<br />
Sabini Matteo “ “ 20.00<br />
Sepcic Nick e Mary Pro stampa “ 20.00<br />
Sintich Domenico “ 20.00<br />
Spadoni Elisabetta In memoria di Nicolò “ 20.00<br />
Tanfera Boris “ 20.00<br />
Tentor Anita In memoria del marito “ 30.00<br />
Tentor Anthony In memoria della moglie Inga “ 25.00<br />
Velcich Bianca “ 20.00<br />
Velcich Dino “ 20.00<br />
Verbas Maria In memoria del marito “ 30.00<br />
Associazione Santa Maria<br />
... DALL’AUSTRALIA<br />
Pro stampa $ 100.00<br />
Toich Emilio “ “ 100.00<br />
Velcich Daniele “ “ 100.00<br />
Davia Graziella “ “ 50.00<br />
Gill Maria “ “ 50.00<br />
Marusich Nino e Serafina “ “ 50.00<br />
Marussi Tonin “ “ 50.00<br />
Perovich Anna “ “ 50.00<br />
Policek Gherseni Licia “ “ 50.00<br />
Velcich Maria in Apap “ “ 50.00<br />
Velcich Giovanni “ “ 50.00<br />
Kucic Felice “ “ 20.00<br />
Battaia Giacomo<br />
In memoria della moglie Maria e<br />
dei cugini Sabini Vittoria e Sablich Francesco<br />
“ 100.00<br />
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Novembre 2012 n. 88<br />
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Cartolina dei bagni pubblici in Chimen negli anni 1930-1940<br />
C OMUNITA’<br />
HERSINA<br />
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