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© Musei Vaticani<br />

Primo piano Primo piano<br />

corse per celebrare il Maestro e la sua pittura,<br />

ricca come la sua vita di luce e di ombre.<br />

Caravaggio, 400 anni dopo<br />

Come mai c’è stata una tale sorprendente<br />

risposta di pubblico per un artista scomparso<br />

ormai da quattro secoli?<br />

“Caravaggio rappresenta, oltre che<br />

l’uomo moderno in un’epoca non illuminata,<br />

un pittore che con la sua arte rischiara<br />

il secolo: lo rischiara perché della<br />

scienza della luce egli diventa il più<br />

grande interprete”, questa è la risposta di<br />

Emmanuele Francesco Maria Emanuele,<br />

presidente del Palaexpo.<br />

La luce che a tratti squarcia le tele,<br />

dipinge con toni potenti figure e passio-<br />

42 • n. 2, maggio-agosto 2008<br />

ni così umane da far rabbrividire i Santi,<br />

sconvolgere i lineamenti delle Madonne,<br />

stravolgere i convenzionali tratti degli<br />

Amori. I chiaroscuri e i contrasti spesso<br />

esasperati fra luci e ombre non hanno altro<br />

risultato che far emergere i personaggi<br />

come delle rivelazioni improvvise.<br />

In questo apparire dall’oscurità dell’uomo,<br />

qualsiasi uomo, e persino il Papa (Paolo<br />

V, ritratto dall’artista nel 1606, o il<br />

futuro Urbano VIII), si rivela indissolubilmente<br />

legato al buio da cui si staglia la sua<br />

figura. Senza ombra, la luce non sarebbe<br />

altrettanto luminosa e senza la scura notte<br />

le stelle non parrebbero così brillanti.<br />

Bene e male non sono chiari e ben definiti<br />

da confini precisi: entrambi albergano<br />

A sinistra: Deposizione (1600-1604, Musei<br />

Vaticani, Città del Vaticano).<br />

nel cuore umano e le passioni che agitano<br />

i gesti e la vita sono un insieme fin troppo<br />

coeso di aspirazioni spirituali e desideri carnali.<br />

L’epoca che forse separò maggiormente<br />

i due impulsi – i cavalli alati dell’Auriga<br />

di Platone che tirano l’uno verso il cielo e<br />

l’altro verso l’abisso – e scindendoli ne idealizzò<br />

uno e irrimediabilmente condannò<br />

l’altro, fu proprio quella in cui visse Caravaggio.<br />

L’artista viene ancora oggi ricordato<br />

per la forza spregiudicata ai limiti della follia,<br />

con cui impose ai suoi contemporanei,<br />

scandalo dopo scandalo, opere in cui l’aspirazione<br />

spirituale non era minore di quella<br />

carnale che tanto agitava la sua vita.<br />

Egli frequentava Costanza Colonna, il<br />

cardinale Del Monte (suo protettore che<br />

ne aveva intuito lo straordinario talento) e<br />

il Gran Maestro dell’Ordine dei Cavalieri<br />

di Malta De Wignancourt; ma allo stesso<br />

tempo passava la notte fra osterie e taverne,<br />

prostitute e delinquenti. Forse per questo<br />

la “Notte di Caravaggio” è tanto scura.<br />

Forse per questo la luce nei suoi quadri è<br />

così potente: perché mostrano un’inquietudine<br />

religiosa ben più tormentata e profonda<br />

di quella dei suoi contemporanei manieristi<br />

rinchiusi nelle accademie; avendo allo<br />

stesso tempo una carnalità, un’irriverenza<br />

e una povertà che sfocia spesso nella miseria,<br />

rifuggite e condannate dai dogmi della<br />

stessa Chiesa cui le opere erano rivolte.<br />

Il secolo iniziato col rogo di Giordano<br />

Bruno sulla piazza di Campo de’ Fiori, segnato<br />

dalle parole e dai tormenti del genio<br />

folle del Tasso; il secolo delle contraddizioni<br />

che lacerano dentro e scindono la mente, è<br />

anche il secolo del teatro. Caravaggio, l’artista,<br />

ha testimoniato attraverso l’ampiezza<br />

dei gesti e la tridimensionalità degli oggetti<br />

che paiono bucare la tela (pur coi suoi eccessi,<br />

i colori stridenti e un naturalismo che<br />

per certi tratti anticipa il Verismo) la follia e<br />

le tragedie d’un’epoca, inscenate anche da<br />

Shakespeare, Cervantes e Racine.<br />

Gli slanci e le preghiere salgono allora<br />

con più intensità se i soggetti si rivelano<br />

all’improvviso, come su un palcoscenico<br />

illuminato solo per un attimo e la cui luce,<br />

come la vita del pittore lombardo spesso<br />

attorniata dalle tenebre, appare nondimeno<br />

destinata a non spegnersi mai.<br />

Si ringrazia l’Ufficio stampa delle Scuderie<br />

del Quirinale per aver fornito le immagini che<br />

illustrano questo articolo.<br />

Foto: Guido Frazzini<br />

D.U.C.K.<br />

dedicated to Uncle Carl<br />

A dieci anni dalla scomparsa di Carl Barks, l’uomo che ha reso<br />

Paperopoli la capitale del fumetto.<br />

di Carmelo Di Natale e Selene Favuzzi<br />

Dieci anni fa, alle luci del nuovo millennio,<br />

si spegneva l’astro forse più luminoso della<br />

storia dei fumetti: Carl Barks. Mancava<br />

solo qualche mese al suo centesimo compleanno,<br />

tanto che il Novecento si potrebbe<br />

scherzosamente definire “il secolo dei<br />

paperi”. Se siano state la libertà e la solitudine<br />

dell’infanzia negli sterminati campi<br />

dell’Oregon, o le difficoltà uditive iniziate<br />

sin da piccolo a suscitare tanta esuberanza<br />

creativa, non ci è dato conoscere; sappiamo<br />

però che, circondato da un mondo di cui<br />

percepiva i suoni ovattati e spesso lontani,<br />

il bambino e poi ragazzo mise l’anima nei<br />

disegni tracciati su qualsiasi cosa gli capitasse<br />

a tiro, coltivando la fantasia più dei<br />

frutti che crescevano dalla terra dei suoi genitori.<br />

Nel 1916, quando aveva solo 15 anni,<br />

la morte della madre e i problemi all’udito<br />

che peggioravano di giorno in giorno gli<br />

impedirono di continuare gli studi, cosa di<br />

cui si rattristò sempre… Iniziò forse allora<br />

il desiderio d’un nuovo mondo, un mondo<br />

diverso; fatto della stessa materia di quello<br />

reale: con le stesse difficoltà e sconfitte,<br />

con la stessa aspra durezza, ma sostenuto<br />

da un’incredibile voglia di tentare ancora,<br />

d’andare avanti e contrastare ogni caduta<br />

con la leggerezza che solo un sorriso può<br />

suscitare. Mirabolanti avventure di paperi<br />

dalle emozioni più umane che mai conducono<br />

il lettore alle vette più alte, per poi<br />

precipitarlo bruscamente giù, da dove s’era<br />

partiti. Tutto finisce com’era iniziato… E<br />

dopo innumerevoli guai e tante onomatopeiche<br />

quanto dolorose cadute, solo due<br />

cose son cambiate: una risata e la voglia di<br />

scalare ancora quella montagna, fosse anche<br />

solo per l’attimo in cui la brezza della<br />

conquista aveva sfiorato le piume al vento.<br />

Il mondo tutt’altro che puramente ideale<br />

nato dalla tavolozza di Barks, in cui però<br />

riesce facile e meravigliosamente divertente<br />

evadere, rispecchia la vita, quella vera<br />

quanto la proverbiale sfortuna e l’eterna<br />

ricerca di lavoro che assillano Paperino-<br />

Donald Duck, il più malleabile dei paperi,<br />

rispecchiano le vicende personali dello<br />

stesso artista (e hanno affascinato generazioni<br />

intere e scavato un solco profondo<br />

nel nostro immaginario collettivo, sino<br />

A destra: Carl Barks. Il titolo di questo<br />

articolo (D.U.C.K.) fa riferimento alla<br />

dedica affettuosa con cui il cartoonist Don<br />

“Keno” Rosa, erede spirituale di Barks,<br />

chiude solitamente le sue tavole (è infatti<br />

l’acronimo di Dedicated to Uncle Carl by<br />

Keno).<br />

panorama per i giovani • 43


Foto: Disney<br />

Primo piano Primo piano<br />

Due storie scritte e disegnate da Carl Barks.<br />

Sopra: Paperino nel tempo che fu (1951; in<br />

lingua originale e bianco e nero a sinistra,<br />

nella versione italiana a destra). Nella<br />

pagina seguente: Paperino e Paperina, Il<br />

marinaio antico-ma-non-troppo (1966).<br />

a ispirare, a detta dello stesso Spielberg,<br />

certi tratti del suo Indiana Jones). Il celebre<br />

palmipede con la blusa alla marinara<br />

non è però frutto della fantasia del maestro<br />

dell’Oregon: il suo papà è infatti un altro<br />

straordinario cartoonist americano, Al Taliaferro,<br />

il quale, insieme allo sceneggiatore<br />

Ted Osborne, compone nel 1934 la storica<br />

tavola La gallinella saggia, riadattamento<br />

del lungometraggio omonimo in cui per la<br />

prima volta compare Paperino. Così come<br />

Topolino, anche Paperino vede la luce prima<br />

sul grande schermo e poi sulle strisce<br />

a fumetti. Il grande Taliaferro continuerà<br />

per oltre trent’anni a disegnare comics con<br />

protagonista Paperino, a cui affianca valenti<br />

comprimari come i tre pestiferi nipotini<br />

Qui, Quo e Qua, la fidanzata Paperina e<br />

l’onnisciente professor Pico de Paperis<br />

(ispirato al filosofo italiano Pico della Mirandola).<br />

Taliaferro costruisce un personag-<br />

44 • n. 2, maggio-agosto 2008<br />

gio che sembra fatto apposta per le gags: fisionomia<br />

buffa (testa piccola e becco allungatissimo),<br />

carattere irascibile e facilone,<br />

ripetute imprecazioni; il successo del personaggio<br />

convince Walt Disney a far incontrare<br />

Paperino con il “suo” Topolino: sarà la<br />

mano dell’inarrivabile Floyd Gottfredson,<br />

coadiuvato proprio dalla sceneggiatura del<br />

secondo papà di Paperino Ted Osborne,<br />

a celebrare l’evento in storie memorabili<br />

come Topolino e il mistero dei cappotti<br />

(1935), Topolino giornalista (1935) e la<br />

scoppiettante Topolino nella casa dei fantasmi<br />

(1936). Il Paperino di Taliaferro, se<br />

certo non difetta in simpatia, manca ancora<br />

tuttavia di spessore psicologico, connotazione<br />

sociale, nonché, in qualche senso, di<br />

un vissuto, vale a dire di un corpus di storie<br />

che definiscano i momenti chiave della sua<br />

vita e che fungano da riferimento filologico<br />

su cui sviluppare altre trame.<br />

Su questo sostrato inizia a lavorare Carl<br />

Barks: già nel suo primo comic Disney,<br />

Paperino e l’oro del pirata, sono presenti<br />

vari elementi di discontinuità con il Donald<br />

di Taliaferro, precursori della fantastica<br />

crescita che il personaggio conoscerà<br />

grazie all’artista di Merrill. La storia, realizzata<br />

nel 1942 in collaborazione con il<br />

cartoonist Jack Hannah, vede Paperino e i<br />

tre nipotini alla ricerca di un vecchio tesoro,<br />

cui anela però anche il famigerato criminale<br />

Pietro Gambadilegno (personaggio<br />

antico quanto Topolino). Sono molteplici<br />

le novità che Barks apporta in questa tavola;<br />

innanzitutto i caratteri somatici di Paperino<br />

non sono più irregolari e buffoneschi:<br />

il becco si accorcia, la testa si ingrandisce,<br />

tutto il corpo diviene più proporzionato e<br />

antropomorfo, segno che il ruolo di Paperino<br />

non è più solo quello di impacciato<br />

protagonista di esilaranti gags. Da allora<br />

tutti gli artisti Disney, compreso lo stesso<br />

Taliaferro, riprodurranno Paperino con le<br />

fattezze del personaggio barksiano, apportando<br />

al più modifiche marginali. Paperino<br />

e l’oro del pirata è inoltre la prima<br />

storia di carattere avventuroso che vede<br />

Paperino come protagonista principale:<br />

per di più, la cornice spaziale del racconto<br />

è ben lontana da quell’ambiente urbano,<br />

in qualche modo “domestico”, che aveva<br />

sempre fatto da sfondo alle peripezie del<br />

pennuto più famoso del mondo. Infine, in<br />

Paperino e l’oro del pirata, Donald per la<br />

prima volta rivaleggia con un fiero antagonista,<br />

Gambadilegno: fino a quel momento<br />

Topolino era stato l’unico eroe Disney<br />

contrapposto ad avversari dichiarati<br />

(Macchia Nera, il pirata Orango, lo stesso<br />

Gambadilegno ecc...).<br />

Gli elementi di novità portati da Barks<br />

e Hannah in questa prima opera rappresentano<br />

una piccola rivoluzione nell’universo<br />

disneyano; negli anni a venire il maestro<br />

dell’Oregon svilupperà ulteriormente la personalità<br />

di Paperino e degli altri personaggi<br />

in becco e piedi palmati, guadagnandosi<br />

così l’affettuoso appellativo di Duckman,<br />

ovvero Uomo dei Paperi. Barks farà vivere<br />

a Paperino avventure straordinarie, conducendolo<br />

per mano in ogni luogo e in ogni<br />

tempo. Come non ricordare a tal proposito<br />

racconti come Paperino e il mistero degli<br />

Incas (1949), in cui Paperino ed i nipotini<br />

si spingono fino alle soglie di Machu Picchu<br />

per risolvere il mistero di alcune uova<br />

quadre dalla crosta dura come pietra, o Paperino<br />

e il feticcio (1949), in cui i quattro si<br />

trovano costretti ad affrontare, nel cuore più<br />

nero dell’Africa nera, un inquietante zombie<br />

evocato da uno stregone per riparare a un<br />

antico torto. In continuità con questa apertura<br />

al mondo e all’avventura, Barks decide<br />

di inventare una città fantastica in cui far risiedere<br />

Paperino e gli altri paperi: nasce così<br />

Duckburg, vale a dire Paperopoli.<br />

Il Paperino di Barks muta da storia in<br />

storia, non è un personaggio psicologicamente<br />

statico: troviamo così un Paperino<br />

profondo conoscitore del cinema<br />

western affrontare il temibile Bomba<br />

Serpenero in una fantomatica<br />

città del West (Paperino sceriffo a<br />

Valmitraglia, 1948) o ancora un Paperino<br />

umile e laborioso lattaio che resiste alle<br />

angherie di un furfante che vuole rubargli<br />

il posto di lavoro (la commovente Paperino<br />

vita da lattaio, 1957). Ad ogni modo, è<br />

ben vero che esiste un filo conduttore che<br />

collega tutte le avventure barksiane vissute<br />

da Paperino, mediante il quale se ne identificano<br />

i caratteri psicologici e sociologici<br />

fondamentali: la povertà, la sfortuna, l’inguaribile<br />

pigrizia, l’inettitudine. Il Paperino<br />

di Barks è quindi personaggio che si colloca<br />

pienamente nella letteratura novecentesca<br />

ma che, al contempo, rappresenta l’antieroe<br />

per antonomasia per la societas americana,<br />

l’antitesi del self-made man pur rimanendo<br />

una figura in cui (a detta dello stesso autore)<br />

ogni americano può identificarsi.<br />

Il maestro dell’Oregon sviluppa ulteriormente<br />

la famiglia dei paperi che Taliaferro<br />

aveva iniziato a delineare: approfondisce<br />

innanzitutto la personalità di Qui,<br />

Quo e Qua, i quali, pur rimanendo discoli<br />

e indistinguibili (in pratica sono un unico<br />

personaggio), si rivelano spesso saggi,<br />

intelligenti, affettuosi e all’occorrenza<br />

persino colti. Barks oppone poi a Paperino<br />

l’irritante cugino Gastone Paperone,<br />

papero mediocre e scansafatiche quanto<br />

l’eroe vestito alla marinara, ma inverosimilmente<br />

e sfacciatamente fortunato. I<br />

due sono contrapposti in numerose storie:<br />

risaltano in particolare Paperino e l’oro<br />

gelato (1945) e la parzialmente censurata<br />

Paperino e il tesoro dei Vichinghi (1949).<br />

Altri grandi personaggi barksiani sono il<br />

geniale inventore Archimede Pitagorico<br />

(la cui abilità “ingegneristica” è ben diversa<br />

dall’accademica erudizione del Pico<br />

de Paperis di Taliaferro) e la saggia e simpatica<br />

Nonna Papera, nonna materna di<br />

Paperino.<br />

Ma è Scrooge<br />

McDuck, o v v e r o<br />

Paperon de’<br />

Paperoni, <br />

anziano<br />

e ricchissimo<br />

zio di Paperino,<br />

il personaggio<br />

davvero straordinario<br />

partorito dalla fantasia di Carl<br />

Barks. Il papero in marsina e cilindro,<br />

ispirato al crudele Scrooge di Charles Dickens,<br />

estremizza con la sua enorme ricchezza<br />

(tre ettari cubici di denaro sonante<br />

stipati in un improbabile e antieconomico<br />

deposito quadrato) la povertà di Paperino.<br />

Di nobili origini scozzesi (come emerge in<br />

Paperino e il segreto del vecchio castello,<br />

1948), Zio Paperone rappresenta proprio<br />

il self-made man, l’americano ambizioso<br />

che parte da zero e gira il mondo in cerca<br />

d’oro e di fortuna, dimostrandosi di volta in<br />

Foto: Disney<br />

volta “più duro dei duri e più furbo dei furbi”,<br />

pur mantenendosi per lo più corretto e<br />

leale nei confronti dei propri rivali (su tutti<br />

i miliardari Cuordipietra Famedoro e John<br />

D. Rockerduck, anch’essi frutto del genio<br />

barksiano). Questo bagaglio di esperienze<br />

conduce Paperone a vivere un rapporto<br />

morboso con il suo denaro (e specialmente<br />

con la Numero Uno, il suo primo decino),<br />

tale da spingerlo all’avarizia e alla cupidigia<br />

più estrema (eclatante il caso della storia Zio<br />

Paperone e il ventino fatale, 1951), ma anche<br />

ad affermazioni di grande intelligenza<br />

e caparbietà (basti pensare a Zio Paperone<br />

e la disfida dei dollari, del 1952, o a Zio<br />

Paperone e la fattucchiera, del 1961, in cui<br />

compaiono rispettivamente i ladri Bassotti<br />

e la strega napoletana Amelia). A differenza<br />

dello Scrooge di Charles Dickens, Zio Paperone<br />

si dimostra peraltro personaggio in<br />

grado di gesti di grande umanità e generosità:<br />

sono da ricordare la discreta solidarietà<br />

offerta alla femme fatale Doretta Doremì,<br />

suo primo e unico grande amore, nella meravigliosa<br />

Zio Paperone e la stella del Polo<br />

(1953) o l’affetto dimostrato al suo fedele<br />

cane da slitta nel freddo inverno dell’Alaska<br />

in Zio Paperone a nord dello Yukon (1965).<br />

Fantastiche sono poi le avventure di Zio<br />

Paperone alla ricerca di tesori nascosti<br />

insieme ai suoi nipoti: in particolare<br />

va senz’altro segnalata Zio Paperone<br />

e le sette città di Cibola (1954).<br />

Il lascito di Carl Barks alla Disney e alla<br />

storia del fumetto in generale è di enorme<br />

importanza, per mole, qualità e innovazione<br />

stilistica. Le sue storie hanno profondamente<br />

influenzato molti importanti autori, da Jack<br />

Bradbury a Tony Strobl, da Paul Murry a<br />

Dick Kinney, da Al Hubbard al grande Romano<br />

Scarpa, il maestro veneziano scomparso<br />

nel 2005, fino a Don Rosa, il cartoonist<br />

del Kentucky erede designato dell’Uomo<br />

dei Paperi e autore della monumentale Saga<br />

di Paperon de’ Paperoni (1991), una sorta<br />

di manuale a fumetti di filologia barksiana. I<br />

personaggi del maestro dell’Oregon raccontano,<br />

con acume e leggerezza, la complessità<br />

della società americana e forniscono uno<br />

spaccato assai penetrante del modello sociologico<br />

che si è rivelato egemone in tutto<br />

l’Occidente. E questo facendo ridere, piangere,<br />

sognare, arrabbiare, giocare, in una parola<br />

crescere, più generazioni di bambini e<br />

adulti, non solo americani: non male per un<br />

uomo cresciuto allevando buoi in uno sperduto<br />

villaggio dell’America profonda noto<br />

al più per l’annuale Festival delle patate...<br />

panorama per i giovani • 45

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