Antonio Manetti e la rinascita dell’intaglio a Siena nel XIX secolo di SILVIA RONCUCCI La scuola d’intaglio senese vanta una lunga tradizione artistica che vide nel XVI secolo un periodo di grande sviluppo grazie a personaggi come Meo di Nuto, fra Giovanni da Verona e soprattutto Antonio Barili. Quest’ultimo divenne un vero e proprio modello nell’Ottocento per tutti gli artisti che contribuirono a rivitalizzare la scuola di intaglio cittadina che dopo secoli di decadenza già alla fine del Settecento aveva iniziato a dare prove di alto livello 1 . La tradizione vuole che i due responsabili del “nuovo corso” della produzione d’intaglio siano stati Angelo Barbetti, capostipite di una delle più celebri famiglie di intagliatori senesi, e Antonio Manetti. La vicenda del Manetti, vissuto tra il 1805 e il 1887, ricopre tutta la parabola di rinascita e nuova crisi dell’artigianato senese ed è emblematica di quella degli artisti del tempo, la cui produzione si intrecciò necessariamente con la vita delle maggiori istituzioni senesi, vale a dire l’Istituto di Belle Arti, le contrade, i cantieri diretti da Agostino Fantastici e soprattutto l’Opera del Duomo. La formazione dell’artista avvenne a Siena presso Gioacchino Guidi 2 e a Roma 1 Per notizie sulla scuola di intaglio senese tra Settecento e Ottocento cfr. i seguenti scritti di S. CHIARUGI: Botteghe di mobilieri in Toscana, Firenze, Spes, 1994; “Ebanisti e intagliatori a Siena all’epoca della Restaurazione”, in Antichità Viva, a. XXIV, 1985, pp. 40-50 e “La fortuna degli intagliatori senesi”, in Siena tra Purismo e Liberty, Milano, Arnoldo Monadori editore, 1988, pp. 298-307. 2 P. GIUSTI, Memorie, ms., (1869-76), p. 239. 3 Ibidem, p. 240. 4 Savini fu coinvolto sicuramente nei restauri del soffitto che si svolsero negli anni ’30 e probabilmente nei lavori di costruzione dell’organo avvenuti nel 1858. In una Nota degli intagliatori in legno che hanno la- dove fu apprendista tra il 1827 e il 1830 nella bottega di Sebastiano Savini 3 , intagliatore senese che lavorò in alcuni palazzi e chiese cittadine tra cui San Paolo fuori le mura 4 . Questi anni romani lasceranno il segno nella produzione di un artista che assorbì l’insegnamento della Roma antica e papale: la sua misura compositiva, la solenne pacatezza delle sue figure, la sua capacità di non scadere mai in un virtuosismo fine a sé stesso, come invece faranno gli intagliatori della generazione successiva, si uniscono all’esempio della scuola artistica senese, che vide nell’Istituto delle Belle Arti e nelle figure <strong>dei</strong> direttori Francesco Nenci e Luigi Mussini <strong>dei</strong> sostanziali punti di riferimento. Lo storicismo è la parola d’ordine della produzione artistica di quest’epoca e questo vale soprattutto per gli intagliatori per cui la ripresa di modelli classici, ma anche rinascimentali e barocchi, ad un certo punto oltrepassò i limiti della falsificazione 5 . Tornato da Roma iniziò per Manetti un periodo felice il cui punto di partenza fu la realizzazione del paliotto per l’Altare Maggiore della Chiesa di Sant’Antonio da Padova alle Murella nella Contrada della Tartuca, raffigurante Storie di Sant’Antonio da vorato nei lacunari delle navate della Basilica di San Paolo (ABPSP, 1816-1867, S.Paolo-Ornato dell’emiciclo) compare infatti anche “Savini Sebastiano” che è elencato inoltre fra un gruppo di artisti che si dedicarono a un altro lavoro per la chiesa, probabilmente il rifacimento dell’organo. 5 Sulla produzione artistica a Siena nell’Ottocento e il ruolo <strong>dei</strong> direttori dell’Istituto d’Arte cfr. AA.VV., La cultura artistica a Siena nell’Ottocento, Milano, Amilcare Pizzi, 1994. Mi riferisco in particolare alla figura di Icilio Federigo Ioni, con cui la produzione di falsi a Siena raggiunse altissimi livelli (cfr. ibidem, pp. 569-570). 31
32 Angelo per il remenate destro del Duomo di Siena.