17.06.2013 Views

Rivista Accademica n 21 - accademia dei rozzi

Rivista Accademica n 21 - accademia dei rozzi

Rivista Accademica n 21 - accademia dei rozzi

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

56<br />

Siena, senza preoccuparsi di affermare verità<br />

che avrebbero scatenato inevitabili, pesanti<br />

reazioni polemiche. Chiari segnali della<br />

querelle si trovano in alcune opere dell’erudito,<br />

che la Vigni cita puntualmente, e<br />

perfino nell’Elogio storico del Cavaliere scritto<br />

dal figlio, apparso nella seconda edizione,<br />

stampata a Lucca, con pungenti critiche<br />

annotate dai suoi avversari nel preciso intento<br />

di screditarne la figura.<br />

Alessia Zappelli, già autrice di un pregevole<br />

saggio su Alcibiade Bellanti Lucarini,<br />

illustra la figura di questo nobile senese vissuto<br />

tra Seicento e Settecento, per metterne<br />

in risalto i significativi punti di contatto<br />

con la vita e con le opere del Pecci. Infatti,<br />

anche il Lucarini fu Cavaliere dell’Ordine<br />

stefaniano, ebbe rilevanti incarichi pubblici,<br />

si dedicò a studi eruditi, uno <strong>dei</strong> quali di carattere<br />

morale, politico e finanziario e di sapore<br />

preilluministico: il Parere… per la Città<br />

e Stato di Siena…, fu oggetto della profonda<br />

revisione critica operata da Giovanni<br />

Antonio nelle Annotazioni e Aggiunte al<br />

Discorso del Lucarini.<br />

E proprio di questo saggio si serve<br />

Danilo Marrara nel suo intervento finale<br />

volto ad interpretare il pensiero dell’erudito<br />

davanti al dinamismo riformista espresso dai<br />

granduchi alla metà del XVIII secolo. Il<br />

Pecci, infatti, pur assiduamente intento ad<br />

indagare negli antichi codici e a scrivere di<br />

storia patria, non si disinteressava delle vicende<br />

politiche della sua città e del<br />

Granducato, che anzi considerava con amarezza<br />

e disprezzo, assai scontento del modo<br />

di governare <strong>dei</strong> sovrani lorenesi e, soprattutto,<br />

<strong>dei</strong> loro rappresentanti in Siena. La<br />

sua ostinata esaltazione della passata grandezza<br />

repubblicana, tanto utopistica, quanto<br />

ormai fuori del tempo, può essere interpretata<br />

come un modo di ripudiare la nuova<br />

legislazione granducale e specialmente il<br />

progetto di soppressione dello Stato Senese,<br />

sostituito dalle due province di Siena e di<br />

Grosseto praticamente con pari dignità di<br />

giurisdizione. La sua rigida chiusura verso alcune<br />

riforme lorenesi, che avrebbero poi rivelato<br />

una non modesta carica di modernità,<br />

lo pone lontano anche dai principi illuministici<br />

che stavano ormai affermandosi in<br />

Europa e nella stessa Siena, dove<br />

l’Accademia <strong>dei</strong> Fisiocritici supportava importanti<br />

esperimenti scientifici; mentre la<br />

sua segnalazione di quella larga frangia della<br />

nobiltà civica affermatasi con la violenza e<br />

con l’arbitrio, lo porta a sviluppare temi dirompenti<br />

e sorprendentemente innovativi.<br />

Sulla base di queste riflessioni, Marrara<br />

individua aspetti di contraddittorietà difficilmente<br />

riconducibili ad una concezione<br />

unitaria del pensiero pecciano, che, forse,<br />

solo dalla lettura attenta del corposo copialettere<br />

potrebbe ricevere una verifica chiarificatrice.<br />

Certo, anche se non è possibile dire<br />

quanto sia stato grande questo erudito<br />

settecentesco – conclude l’illustre studioso<br />

– non è nemmeno possibile negare il grande<br />

interesse offerto dalla sua attività storiografica<br />

e dalla sua ricerca erudita<br />

Una conclusione che sembra collimare<br />

con lo spirito del colto e stimolante contributo<br />

offerto nella precedente sessione da<br />

Mario De Gregorio, che, partendo dall’esame<br />

dell’Autobiografia letteraria redatta dal<br />

Pecci, cerca di capire se l’opera dell’erudito<br />

debba essere ristretta entro i limiti angusti<br />

della storiografia localistica, oppure abbia<br />

titoli per accedere ad una dimensione disciplinare<br />

più moderna e illuminata. Anche<br />

per De Gregorio emergono elementi contraddittori,<br />

ma non sono né scarsi né inconsistenti<br />

i pregi riconoscibili all’erudito che<br />

volle “ additare le parzialità e dimostrare<br />

gl’abbagli” e che potrebbe ricevere ulteriori<br />

congrui apprezzamenti se solo venissero<br />

stampate sue opere ancora inedite.<br />

Al di là del non modesto valore scientifico<br />

da attribuire alla comune iniziativa delle<br />

due antiche Accademie senesi, va comunque<br />

considerato che un tale approfondimento<br />

sulla vita e sugli scritti di Giovanni<br />

Antonio Pecci era più che doveroso e che le<br />

istituzioni cittadine preposte alla gestione<br />

della cultura già da tempo avrebbero dovuto<br />

farsene carico.<br />

Inoltre fa piacere considerare come i relatori<br />

provengano non solo da Siena, ma<br />

anche da Grosseto e altri centri di quella<br />

Maremma a cui l’erudito aveva rivolto una<br />

particolare attenzione storiografica nel ricordo<br />

della forza territoriale dell’antica<br />

Repubblica. Gli stessi relatori, svolgendo la<br />

loro opera culturale a Firenze, Pisa e Siena<br />

hanno dato al convegno una significativa<br />

valenza regionale, solo in apparenza contrastante<br />

con gli interessi del Pecci, che soffriva<br />

sì l’egemonia granducale, ma aveva anche

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!