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Rivista Accademica n 21 - accademia dei rozzi

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Bandinello Bandinelli nella chiesa di San<br />

Cristoforo, si conclude nel 1557 con la<br />

tomba di Celia Petrucci nella cripta<br />

dell’Osservanza.<br />

Fra le novità portate alla luce da questo<br />

lavoro si segnalano la scoperta delle lapidi<br />

di Guidoccio Cozzarelli e di Giovanni di<br />

Fruosino Mangoni, capostipite di una vera<br />

e propria dinastia di musici della Cattedrale<br />

e del Palazzo Pubblico; ma anche la provenienza<br />

effettiva della lastra trecentesca mutila<br />

con l’effigie di un sacerdote, conservata<br />

presso il Museo dell’Opera del Duomo e ritenuta<br />

da Enzo Carli di un rettore del<br />

Battistero, originaria invece della chiesa di<br />

San Salvatore nell’Onda. Non meno interessante<br />

è il ritrovamento di una succinta<br />

descrizione del magnifico sepolcro <strong>dei</strong> genitori<br />

di Pio II Piccolomini, eretto un tempo<br />

nella basilica di San Francesco e distrutto<br />

dal nefasto incendio del 1655; labile traccia<br />

per eventuali ulteriori ipotesi di ricostruzione<br />

di questo perduto monumento rinascimentale.<br />

L’autrice ha potuto inoltre identificare<br />

come frammento sepolcrale il bel pannello<br />

mutilo con San Francesco che riceve<br />

le stimmate nella chiesa di San Martino, ricollegandolo<br />

in via ipotetica ad una tipologia<br />

di sepolcro creata da Nicola Pisano in<br />

Toscana e diffusa da Tino di Camaino in<br />

ambiente napoletano; il reperto verrebbe<br />

così a costituire una prova dell’esistenza di<br />

un sepolcro di questa struttura anche a<br />

Siena, e in date davvero precoci (1300 ca.).<br />

Tuttavia il pregio, forse essenziale, di<br />

questo libro consiste nell’aver delineato un<br />

quadro complessivo virtuale <strong>dei</strong> sepolcri un<br />

tempo esistiti a Siena, che devono essere<br />

stati ben più numerosi di quello che le vestigia<br />

odierne permettono di intuire; la gran<br />

quantità di frammenti reperiti – cuspidi con<br />

il Redentore benedicente, calchi in gesso di<br />

rilievi con la scena della lezione universitaria,<br />

angeli reggicortina, rilievi con storie cristologiche<br />

o pannelli con angeli – consente<br />

infatti di immaginare una notevole quantità<br />

di monumenti sepolcrali di complessa articolazione:<br />

dalle tombe pensili parietali a<br />

quelle <strong>dei</strong> professori dello Studium senense,<br />

dai sarcofagi <strong>dei</strong> religiosi a quelli <strong>dei</strong> laici.<br />

Il lavoro, nel suo complesso, esamina le<br />

tipologie sepolcrali tenendo sempre presente<br />

lo sfondo storico in cui i singoli reperti si<br />

collocano, ed intessendo una rete di rapporti<br />

formali con l’arte sepolcrale e gli usi funerari<br />

non solo senesi, ma anche italiani e di<br />

altri Paesi.<br />

A tal fine il capitolo iniziale dell’opera<br />

delinea l’originarsi degli usi funerari cristiani<br />

fino a tutto il Medioevo, per scendere nel<br />

contesto senese a partire dal periodo in cui<br />

sono attestate le prime consuetudini locali.<br />

Si crea così il tessuto connettivo entro cui<br />

trovano il loro posto le fonti documentarie<br />

e le singole attestazioni materiali di natura<br />

sepolcrale.<br />

La doverosa evoluzione della ricerca da<br />

tesi di laurea a volume dotato di un ricco –<br />

anche se non sempre inappuntabile – apparato<br />

iconografico, oltre che di preziosi indici,<br />

ha quindi dotato gli studiosi di un nuovo<br />

strumento di lavoro indispensabile per<br />

conoscere gli aspetti storici e artistici della<br />

cultura funeraria senese dal medioevo al tardo<br />

rinascimento.<br />

A.L.<br />

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