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Rivista Accademica n 21 - accademia dei rozzi

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20<br />

po di “stiance” sul quale esiste un detto: “Ci<br />

nascono solo stiance per la gran quantità di<br />

sangue che vi fu versato nella battaglia”.<br />

Per i fiorentini fu un colpo durissimo:<br />

non solo non si aspettavano un attacco alle<br />

spalle, ma erano andati distrutti tutti i rifornimenti.<br />

Quando la notizia raggiunse i soldati fiorentini<br />

che combattevano sul Piano delle<br />

Pansarine (a poco più di un chilometro di<br />

distanza) deve essere subentrata la paura di<br />

essere caduti in una trappola. Se si aggiunge<br />

a ciò la stanchezza della marcia forzata fatta<br />

poche ore prima, lo scarso e frettoloso rifocillamento<br />

(lo storico E. Salvini mette in evidenza<br />

questi particolari, ma probabilmente<br />

anche i senesi vi avevano fatto debito<br />

conto), è facile immaginare come il<br />

Comando fiorentino abbia perso il controllo<br />

della situazione.<br />

Così cominciò la “rotta”, il “si salvi chi<br />

può”. Uomini impauriti che cercavano<br />

scampo verso i guadi della Malena per riprendere<br />

le strade dalle quali erano arrivati.<br />

È a questo punto che la colonna<br />

dell’Aldobrandino, con i suoi 400 cavalieri,<br />

scende dal Piano delle Pansarine alla sottostante<br />

valle della Malena (distante qualche<br />

centinaio di metri) per chiudere tutte le vie<br />

di fuga ai fiorentini. Così il piano di battaglia<br />

<strong>dei</strong> senesi prende corpo e dimostra la<br />

sua grande validità.<br />

I fiorentini sono chiusi in una morsa e<br />

tutti quelli che tentano di fuggire vengono<br />

inesorabilmente uccisi.<br />

Il cronista Jachomo da Marrano ha ragione<br />

di scrivere (ovviamente in senso figurato):<br />

“…cresceva la Malena di sangue de’<br />

fiorentini…”. Questo fa presumere che anche<br />

il divino poeta non abbia esagerato<br />

quando parla dell’“…Arbia colorata in rosso.”,<br />

dal momento che la Malena si immette<br />

in questo corso d’acqua a poco più di un<br />

chilometro di distanza.<br />

Anche il carroccio fiorentino cadde in<br />

mano ai senesi all’attraversamento della<br />

Malena.<br />

La battaglia era ormai finita e i senesi avevano<br />

trionfato.<br />

A questo punto, secondo lo stesso cronista,<br />

il conte Aldobrandino, che nel frattempo<br />

era salito al castello di Monte Aperto,<br />

dette ordine di interrompere la carneficina<br />

(gli storici parlano di circa 15.000 morti da<br />

parte fiorentina).<br />

Quanto sopra dimostra che anche nella<br />

valle della Malena si verificò una fase importantissima<br />

di questa grande battaglia. E<br />

ancora una volta la tradizione orale ci viene<br />

incontro. Il toponimo: Il Borro all’Amo (un<br />

ruscello affluente della Malena vicino a<br />

Montapertaccio) una volta si chiamava<br />

«Borro a lame»: la località nota tutt’oggi come<br />

“Paradiso”, non lontano dal Piano delle<br />

Pansarine verso la Biena, molto probabilmente<br />

deve il suo nome al fatto che non fu<br />

coinvolta in nessuna fase della battaglia;<br />

l’altro toponimo: Fiorentine, potrebbe ricordare<br />

il posto dove si rifugiarono le donne<br />

al seguito dell’esercito invasore.<br />

Questo è tutto.<br />

Non ho la pretesa di aver risolto il problema,<br />

ma ritengo di avere fatto un po’ di<br />

luce sui molti aspetti oscuri che ancora avvolgono<br />

l’epica battaglia di Montaperti.<br />

La valle della Biena. In primo piano la super strada Siena Bettolle (ex via Scialenga), il campo di Stiance; al centro il bosco del<br />

Quercione, sulla destra il profilo del piano delle Pansarine.

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