Rivista Accademica n 21 - accademia dei rozzi

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17.06.2013 Views

14 L’iniziativa, coordinata dall’Amministrazione Comunale - Ufficio Arredo Urbano ed Aree Verdi, sotto la direzione dell’architetto Vito Depalo, è articolata in cinque fasi che rappresentano altrettanti tratti del circuito murario. La fase 1 (dalla Fortezza a Porta Laterina) e la fase 2 (Valle di Follonica e Porta Pispini) hanno già avuto inizio attraverso la ripulitura dalla vegetazione, il rilievo delle strutture e la rimozione di ampi interri (come nel caso della Fonte di Follonica) che celano i monumenti presenti. Le altre fasi, in corso di progettazione interesseranno la Valle di Porta Giustizia; la Valle della Pania e la Valle dell’orto botanico. La costituzione di un comitato composto da specialisti deciderà progressivamente le operazioni da svolgere e le modalità di sistemazione degli spazi per una fruizione del pubblico. Conoscenza, recupero, restauro, valorizzazione ed informazione sono le parole chiave del progetto; in quest’ottica si collocano le prime iniziative intraprese per la Fonte di Follonica, dove ricerca e restauro si collegano strettamente all’impiego delle più moderne tecnologie informatiche sia per comprendere il monumento sia per procedere alla sua valorizzazione. Un museo per la storia della città – Come abbiamo visto in queste pagine, l’attenzione della ricerca si è concentrata spesso sulla collina del Duomo, producendo una serie di risultati che finalmente fanno luce sulla storia di Siena fra periodo etrusco e medioevo. I due scavi recenti all’interno dell’Ospedale e del Duomo, forniscono una quantità di nuove informazioni che permettono di proporre nuove ipotesi fondate su un numero di indicatori impensabile nel passato anche recente. Inoltre, la collaborazione con specialisti in archeobotanica, geoarcheologia e archeozoologia ci dà modo di ricostruire dei grandi quadri illustrativi sull’evoluzione “naturalistica” della collina e delle sue trasformazioni nel tempo, della vegetazione che ha caratterizzato Siena nei secoli, degli animali che facevano parte della dieta alimentare ecc. Il panorama della conoscenza raggiunta per l’area dell’acropoli, unito agli affondi che si stanno realizzando per la città fra XIII e XIV secolo, potrebbero costituire un esteso e variegato materiale per un Museo sulla storia della città che dovrebbe trovar posto all’interno del Santa Maria della Scala, colmando un vuoto che effettivamente esiste. Il Museo archeologico, per quanto suggestivo nel suo allestimento, non fornisce, da solo, informazioni approfondite su Siena. Questo nuovo museo dovrebbe quindi mostrare l’evoluzione del colle di Santa Maria e centrare il tema delle frequentazioni fra età etrusco-arcaica ed ellenistica, la formazione della città romana e le sue vicende fra età della transizione ed altomedioevo, le trasformazioni del colle nel medioevo sino alla costruzione del Duomo e dell’Ospedale. Dell’allestimento dei percorsi di conoscenza dovranno fare parte, oltre alla pannellistica ed agli “oggetti”, una sezione multimediale nella quale mettere a disposizione di tutto il pubblico vari livelli di narrazione: dai prodotti video ai supporti interattivi, dalle simulazioni alle ricostruzioni virtuali, dalla piattaforma GIS della città agli archivi fotografici e descrittivi di scavi e scoperte occasionali svolte in antico. Un’antica brocca recuperata quasi integra nella volta del Convento di S. Maria del Carmine.

Montaperti Tra storia e leggenda di ROLANDO FORZONI Dall’archivio di Siena sono misteriosamente scomparsi tutti i documenti del secondo semestre dell’anno 1260. Conseguentemente la battaglia di Montaperti, avvenuta il 4 settembre di quello stesso anno, è stata cancellata dalla storia. Gli unici documenti storici, a tutti gli effetti, esistenti sull’argomento, sono gli atti dei notai al seguito dell’esercito fiorentino, nei quali, però è riportato minuziosamente solo quello che era avvenuto nelle file di questo esercito dal giorno in cui si mosse dalle rive dell’Arno fino al giorno precedente la battaglia, cioè fino al 3 settembre 1260, quando i fiorentini si trovavano accampati a Pieve Asciata. Per sapere qualcosa sull’epico scontro sono rimaste alcune “cronache senesi”, tutte reperite in biblioteche private e tutte scritte intorno al 1430, cioè 170 anni dopo il grande evento. Queste cronache sembrano dei racconti tramandati di padre in figlio (circa sei generazioni) che tendono ad esaltare l’eroismo dei senesi, senza mettere nella dovuta evidenza la strategia che, invece, è stata determinante ai fini dell’esito della battaglia. Molti insigni storici hanno cercato di interpretare queste cronache e sono giunti anche abbastanza vicini alla soluzione. In due miei studi, che sono stati pubblicati dal Comune di Asciano nel 1991 e nel 1999, ho messo a disposizione un altro mezzo d’indagine: la tradizione orale (ancora viva nella zona, almeno fino a cinquanta anni fa) e la perfetta conoscenza del territorio di riferimento. Così, incrociando le cronache senesi con questi nuovi elementi disponibili e tenendo nel dovuto conto quanto era già stato intuito dagli storici, sono riuscito ad individuare il luogo esatto dove ritengo sia avvenuto lo scontro tra i due eserciti, non- Montapertaccio: la piramide e, in primo piano, i resti del castello di Monteaperto. ché elementi più precisi circa la strategia e la tattica vincente del Comando senese. Ma, prima di affrontare l’argomento devo chiarire due punti. PUNTO PRIMO - Montaperti è un nome sbagliato. Le cronache senesi citano questa località con il nome di Monte Aperto. La gente del posto lo ha sempre chiamato, almeno fino a cinquanta anni fa, Montaperto. A Monte Aperto (nella valle della Malena) c’era un castello di proprietà della famiglia Berardenghi, che possedeva tutti i terreni della zona fino all’Arbia. Oggi questa località si chiama Montapertaccio (in toponomastica il suffisso “accio” viene applicato ai nomi di luogo nei quali è andato distrutto l’edificio più importante). I resti del castello sono ancora visibili sotto la piramide eretta, a ricordo della grande vittoria dei senesi, verso la fine del 1800. Ma per confondere le idee, nei pressi di Montapertaccio, oggi si trova un villaggio che porta il nome di Monteaperti. Anche questo è un nome inventato. Infatti secondo quanto riportato dal Romagnoli nel suo libro Cenni storico-artistici di Siena e suoi suburbi, stampato nel 1852, questa località vie- 15

Montaperti<br />

Tra storia e leggenda<br />

di ROLANDO FORZONI<br />

Dall’archivio di Siena sono misteriosamente<br />

scomparsi tutti i documenti del secondo<br />

semestre dell’anno 1260. Conseguentemente<br />

la battaglia di Montaperti, avvenuta<br />

il 4 settembre di quello stesso anno,<br />

è stata cancellata dalla storia.<br />

Gli unici documenti storici, a tutti gli effetti,<br />

esistenti sull’argomento, sono gli atti<br />

<strong>dei</strong> notai al seguito dell’esercito fiorentino,<br />

nei quali, però è riportato minuziosamente<br />

solo quello che era avvenuto nelle file di<br />

questo esercito dal giorno in cui si mosse<br />

dalle rive dell’Arno fino al giorno precedente<br />

la battaglia, cioè fino al 3 settembre 1260,<br />

quando i fiorentini si trovavano accampati<br />

a Pieve Asciata.<br />

Per sapere qualcosa sull’epico scontro<br />

sono rimaste alcune “cronache senesi”, tutte<br />

reperite in biblioteche private e tutte scritte<br />

intorno al 1430, cioè 170 anni dopo il grande<br />

evento.<br />

Queste cronache sembrano <strong>dei</strong> racconti<br />

tramandati di padre in figlio (circa sei generazioni)<br />

che tendono ad esaltare l’eroismo<br />

<strong>dei</strong> senesi, senza mettere nella dovuta evidenza<br />

la strategia che, invece, è stata determinante<br />

ai fini dell’esito della battaglia.<br />

Molti insigni storici hanno cercato di interpretare<br />

queste cronache e sono giunti anche<br />

abbastanza vicini alla soluzione.<br />

In due miei studi, che sono stati pubblicati<br />

dal Comune di Asciano nel 1991 e nel<br />

1999, ho messo a disposizione un altro<br />

mezzo d’indagine: la tradizione orale (ancora<br />

viva nella zona, almeno fino a cinquanta<br />

anni fa) e la perfetta conoscenza del territorio<br />

di riferimento.<br />

Così, incrociando le cronache senesi<br />

con questi nuovi elementi disponibili e tenendo<br />

nel dovuto conto quanto era già stato<br />

intuito dagli storici, sono riuscito ad individuare<br />

il luogo esatto dove ritengo sia<br />

avvenuto lo scontro tra i due eserciti, non-<br />

Montapertaccio: la piramide e, in primo piano, i resti del<br />

castello di Monteaperto.<br />

ché elementi più precisi circa la strategia e<br />

la tattica vincente del Comando senese.<br />

Ma, prima di affrontare l’argomento devo<br />

chiarire due punti.<br />

PUNTO PRIMO - Montaperti è un nome<br />

sbagliato. Le cronache senesi citano questa<br />

località con il nome di Monte Aperto. La<br />

gente del posto lo ha sempre chiamato, almeno<br />

fino a cinquanta anni fa, Montaperto.<br />

A Monte Aperto (nella valle della Malena)<br />

c’era un castello di proprietà della famiglia<br />

Berardenghi, che possedeva tutti i terreni<br />

della zona fino all’Arbia. Oggi questa località<br />

si chiama Montapertaccio (in toponomastica<br />

il suffisso “accio” viene applicato ai<br />

nomi di luogo nei quali è andato distrutto<br />

l’edificio più importante). I resti del castello<br />

sono ancora visibili sotto la piramide eretta,<br />

a ricordo della grande vittoria <strong>dei</strong> senesi,<br />

verso la fine del 1800.<br />

Ma per confondere le idee, nei pressi di<br />

Montapertaccio, oggi si trova un villaggio<br />

che porta il nome di Monteaperti. Anche<br />

questo è un nome inventato. Infatti secondo<br />

quanto riportato dal Romagnoli nel suo<br />

libro Cenni storico-artistici di Siena e suoi suburbi,<br />

stampato nel 1852, questa località vie- 15

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