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Rivista Accademica n 21 - accademia dei rozzi

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Questa è la straordinaria scoperta, la cui<br />

notizia è stata data dai media di tutto il<br />

mondo e che fa parte del percorso di visita<br />

progettato per la mostra di Duccio. In questo<br />

ambiente, nel quale lavorarono i più importanti<br />

pittori senesi della metà del XIII secolo,<br />

si trovano giustapposte le scene<br />

dell’Antico Testamento, sistemate nelle parti<br />

alte delle pareti perimetrali, a quelle del<br />

Nuovo, poste sulle superfici sottostanti.<br />

Partendo dalla zona sinistra dell’ambiente<br />

sono visibili da principio gli episodi del<br />

Paradiso terrestre, le storie mariane e l’infanzia<br />

di Cristo, Caino e Abele, Isacco ed Esaù,<br />

gli episodi della vita pubblica di Cristo ed il<br />

dramma della Passione (Crocifissione,<br />

Deposizione dalla croce, Deposizione nel sepolcro).<br />

Lo spazio interno era scandito dai due<br />

grandi pilastri ottagonali del coro, affrescati<br />

anch’essi, e da due colonne più piccole, di<br />

cui si sono conservate solo le basi in pietra.<br />

Si accedeva all’ambiente, coperto con volte a<br />

crociera, tramite tre ingressi aperti nella facciata<br />

posteriore della cattedrale, rivolta ad oriente.<br />

All’interno il collegamento con il<br />

Duomo era assicurato da una scalinata collocata<br />

nell’angolo nord-ovest del vano, pavimentato<br />

in laterizi.<br />

IL RECUPERO DEL CARMINE<br />

Il convento del Carmine, posto nel tratto<br />

finale di Pian <strong>dei</strong> Mantellini, fra Porta San<br />

Marco e Porta Laterina, è stato oggetto di un<br />

intervento di ristrutturazione agli inizi del<br />

2001.<br />

In uno <strong>dei</strong> locali del primo piano, la rimozione<br />

parziale del pavimento ha permesso<br />

di recuperare una ventina di forme ceramiche<br />

databili alla prima metà del Trecento che facevano<br />

parte del riempimento di una volta.<br />

Grazie alla segnalazione del responsabile <strong>dei</strong><br />

lavori di restauro (architetto Tarcisio Bratto)<br />

ed in accordo con la Soprintendenza<br />

Archeologica e con la Soprintendenza ai<br />

Beni Ambientali e Architettonici della<br />

Toscana, l’Area di Archeologia Medievale<br />

dell’Università di Siena ha realizzato un recupero<br />

d’emergenza sulla metà orientale della<br />

volta, provvedendo allo scavo e alla documentazione<br />

digitale.<br />

Il rinvenimento, di carattere straordinario,<br />

è stato presentato alla città in una mostra<br />

allestita nelle sale del Santa Maria della<br />

Scala (”C’era una Volta”) che ha riscosso un<br />

notevole successo di pubblico.<br />

Il riempimento era costituito da reperti<br />

in buono stato di conservazione; sono stati<br />

rinvenuti oltre 360 esemplari interi su un<br />

totale di 868 forme ceramiche, resti archeobotanici<br />

e materiali di vario genere (tubi fittili,<br />

carta, cuoio, ciotole in legno, ossa animali).<br />

La porzione di volta coperta dalla pavimentazione<br />

moderna lascia ipotizzare la<br />

presenza ancora sul posto di 2000-2500 pezzi<br />

di ceramica, oltre ad altri materiali organici,<br />

fra i quali certamente resti botanici e<br />

faunistici che permetterebbero di ricostruire<br />

uno spaccato approfondito dell’ambiente e<br />

della vita in un quartiere senese degli inizi<br />

del Trecento.<br />

In questi decenni il convento fu ampliato<br />

con la costruzione di un dormitorio;<br />

sfruttava un edificio più antico che fu sopraelevato<br />

e dotato di una volta a copertura<br />

del pianterreno. La porzione di volta a botte<br />

indagata, 12 x 4 metri, aveva un’ampiezza<br />

complessiva (“luce”) di 8,50 metri ed una<br />

lunghezza di 19 metri circa; era costruita in<br />

laterizi. Nella costruzione si procedeva simmetricamente<br />

dai lati (“imposte”) verso il<br />

centro (“chiave”): una struttura lignea fungeva<br />

da sagoma e da armatura provvisoria<br />

(“centina”). Gli arconi di rinforzo, costruiti<br />

contemporaneamente al resto della volta<br />

(“arconi estradossali”), ne aumentavano la<br />

resistenza e permettevano l’appoggio diretto<br />

del piano pavimentale. Un lucernario dava<br />

luce al piano inferiore; una piccola cisterna<br />

era posta nell’angolo nord-est della<br />

struttura.<br />

Per colmare lo spazio tra il piano pavimentale<br />

e la volta fu realizzato un riempimento<br />

dallo spessore di circa 2 metri in cui<br />

venne impiegato soprattutto vasellame. Si<br />

alternarono infatti quattro livelli di ceramiche<br />

con gettate di terra, mista ai rifiuti del<br />

cantiere e del convento: resti di pasto, indumenti<br />

lacerati, cuoio, impalcature, carta, vetri,<br />

ciotole di legno. In questo modo si riusciva<br />

a non gravare con carichi eccessivi sulla<br />

volta in mattoni, avendo creato tante ca- 9

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