Rivista Accademica n 21 - accademia dei rozzi

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fiorentina dello stesso anno e la cui doratura fu condotta tra il ’46 e il ’48 da Andrea e Giuseppe Vannetti 29 , gli stessi doratori con cui aveva collaborato per il paliotto della Tartuca e per l’ampliamento dell’orchestra del Duomo. Tra il ’44 e il ’50 completò invece il davanzale per l’Altare Maggiore della Chiesa di San Giacomo e Cristoforo, oratorio della Contrada della Torre, con Storie di San Giacomo Maggiore la cui doratura fu curata da Girolamo e Pompeo Danti tra il ’50 e il ’52 30 . Manetti fece parte anche della équipe di artisti occupati nei lavori per la Chiesa di San Giusto e Clemente a Castelnuovo Berardenga diretti ancora una volta dal Fantastici su commissione della famiglia Saracini 31 . Qui realizzò gli intagli del pulpito della chiesa nonché un’arme Saracini, forse quella che compare al centro del cancelletto presbiteriale 32 . L’intaglio del cancello si deve a Giuseppe Pocaterra 33 , erede della scuola del Barbetti caratterizzata da un intaglio opulento che si distingue da quello più sottile e quasi metallico degli allievi di Manetti, Pasquale Leoncini in testa. Per i Saracini Manetti aveva già lavorato in passato avendo realizzato nel 1842 una cornice ancora visibile nella collezione Chigi Saracini 34 . Questa incornicia un dipinto attribuito ad un autore romano del X- VIII secolo, ma probabilmente frutto del la- 30 Tutti i documenti relativi alle commissioni fatte all’artista per la chiesa della Torre, i pagamenti corrispostigli e sulle vicende della doratura si trovano in ACTO, X Economato A. Museo e Chiesa, b. 1, 1834- 1851. 31 Notizie sugli arredi della chiesa si trovano in F. CALDERAI e G. MAZZONI, 1992, pp. 73-80 e in G. MAZZONI, 1992, pp. 251-252. 32 ACS, 765, Filza delle note settimanali di spese occorse per la costruzione della nuova chiesa e canonica di Castelnuovo, “Chiesa Canonica, ed Oratorio in Castelnuovoberardenga, nuova costruzione, ricevute e riscontri”, “Nota delle spese commesse dai Nobili SSigri CCavri Marco, ed Alessandro FFLI Saracini per la costruzione della nuova Chiesa, Canonica, e Cappella situate in Castelnuovo berardenga con più la distinzione dei contanti passati dai prefati Nobili Sigri all’Assistente Sigre Giuseppe Mariani a detta costruzione, il tutto estratto dai rispettivi giornali di spesa della Casa padronale di Siena” . Nel documento si dice “20 agosto 1846. Detto L. 113.6.8 pagate ad voro di Francesco Nenci: Manetti dice infatti di aver consegnato la sua cornice completata al Nenci il quale poco dopo ricevette dei pagamenti per un “paese a olio” commissionatogli dai Saracini, cosa ancora più interessante poiché il Nenci non si dedicò quasi mai ai paesaggi 35 . Ovviamente proseguiva l’impegno dell’intagliatore per i restauri del Duomo. Tra il ‘42 e il ‘51 lavorò ai restauri del remenate e dell’olimascolo sinistro, purtroppo però non ci sono opere sicuramente attribuibili all’artista, anche perché il suo nome non compare più nei documenti di pagamento a partire dal ’51 36 . Paliotto con “Sacra Famiglia” per l’Oratorio di S. Giacomo (Contrada della Torre). Antonio Manetti per avere scolpita l’arma Saracini, e fatti gli ornati del pulpito della Chiesa”. 33 Ibidem “16 settembre 1846. Detto L. 100 pagate all’intagliatore Pocaterra in saldo dei lavori fatti nel cancellato del presbiterio della nuova chiesa”. 34 La realizzazione della cornice, le vicende della doratura e il pagamento sono attestati in ACS, Giornale C pell’Entrata, ed Uscita dal 1 Sett. 1840 al 31 Agosto 1842, 279, ins. 26; Documenti di corredo e ricevute, 331, ins. 662. 35 La consegna della cornice al Nenci è attestata in ACS, Documenti di corredo e ricevute, 331, ins. 662 mentre il pagamento del quadro in Giornale D pell’Entrata, ed Uscita dal 1 Sett.1842 al 31 Agosto 1845, 280, ins. 9. 36 I lavori di restauro della facciata a cui Manetti si dedicò dal ’40 al ’51 sono attestati in AOMS, Mandati di uscita dal 1834 al 1843, 1608, ins. da 86 a 223; Mandati di uscita dal 1844 al 1852, 1609, ins. 22 e Lavori e restauri straordinari, Carteggio e atti, 1625, ins. da 93 a 118. 37

38 Tra il ’49 e il ’51 l’intagliatore eseguì altre opere per la sua contrada, la Torre, tra cui il ciborio sull’Altare Maggiore e gli squisiti paliotti per gli altari laterali, in legno intagliato e dipinto in bianco e oro con al centro l’uno la Sacra Famiglia e l’altro la Madonna col Bambino. Malauguratamente le condizioni economiche in cui versava l’artista in questi anni non erano delle migliori. I contrasti con l’Opera del Duomo, nati in seguito alle accuse di irregolarità nei lavori mossegli dall’ingegnere Zannetti, fecero cadere in disgrazia l’artista che fu costretto a riparare a Livorno, dove si recò a dirigere una bottega di intaglio locale nella speranza di ottenere nuove commissioni e dove continuò ad essere raggiunto dalle accuse della Deputazione 37 . Degli ultimi anni della sua vita si sa poco o niente se non che nel 1854 si associò al Bullettino delle Arti del disegno, che nel 1858 entrò a far parte dell’Accademia delle Arti e Manifatture di Firenze 38 e che partecipò alla Esposizione provinciale di arti e manifatture cittadine del 1862, dove pre- Tabernacolo per la Chiesa di S. Antonio da Padova alle Murella (Contrada della Tartuca). 37 Notizie sulle accuse mosse a Manetti e su come l’artista cercò di difendersi si trovano in AOMS, Lavori e restauri straordinari, Carteggio e atti, 1625, f. 1, ins. 107, 109 e f. 2, ins. 2, 3 e 11 e 19 e ASS, Governo di Siena, 386, ins. 20, 1844, “Restauro del rimenate a sinistra della facciata del Duomo”, ins. 66 datato 24/6/1844. La notizia della dipartita di Manetti a Livorno si trova in P. GIUSTI, ms., (1869- 76), p. 248 ed è confermata da una lettera dell’artista in AOMS, Lavori e restauri straordinari, Carteggio e atti, 1625, f. 2, ins. 11. 38 S. CHIARUGI, 1994, pp. 503-504. sentò un paliotto in noce dipinto d’oro e un tabernacolo per Madonna ma senza ottenere alcun premio, se non un sentito elogio di Vincenzo Cambi 39 . Appartiene forse alla produzione degli anni ’60-70 un paliotto con al centro il Transito della Vergine e ai lati San Bartolomeo e San Gaetano da Thiene conservato nella Chiesa di Santa Maria Assunta a Piancastagnaio 40 e forse un tempo collocato sotto l’Altare Maggiore. Anche se Manetti fu uno degli artisti che maggiormente contribuirono a rendere famosa la scuola di intaglio ottocentesca, come molti altri non ebbe vita facile e finì in miseria, forse per il suo carattere difficile, forse per un caso del destino, sicuramente perché ancora legato a vecchi retaggi di bottega e privo, a differenza di altri, di una moderna mentalità “industriale”. Indubbiamente, oltre alle opere citate, valgono a esaltarne i meriti i lavori degli artisti di cui fu maestro, come Pasquale Leoncini, Luigi Marchetti, Fulvio Corsini e soprattutto Enea Becheroni, Tito Sarrocchi e Giovanni Duprè. Vaso d’altare nell’Oratorio di S. Leonardo (Contrada di Val di Montone). 39 C. RIDOLFI, Rapporto sulla Esposizione provinciale di arti e manifatture fatta a Siena in occasione del X congresso dei dotti italiani nel settembre 1862, Siena, Tip. nel R. Istituto dei Sordomuti L. Lazzeri, 1862, p. 114. 40 Per notizie relative al paliotto cfr. M. MANGIAVACCHI, “I beni Culturali”, in AAVV, La pieve di Santa Maria Assunta e le chiese di Piancastagnaio, a cura di Carlo Prezzolini, San Quirico, editoriale Donchisciotte, 1993, pp. 87-89 e la scheda dell’opera fatta dalla Sovrintendenza ai Beni Artistici ed Architettonici di Siena n. 00171320.

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Tra il ’49 e il ’51 l’intagliatore eseguì altre<br />

opere per la sua contrada, la Torre, tra cui il<br />

ciborio sull’Altare Maggiore e gli squisiti paliotti<br />

per gli altari laterali, in legno intagliato<br />

e dipinto in bianco e oro con al centro<br />

l’uno la Sacra Famiglia e l’altro la Madonna<br />

col Bambino.<br />

Malauguratamente le condizioni economiche<br />

in cui versava l’artista in questi anni<br />

non erano delle migliori. I contrasti con<br />

l’Opera del Duomo, nati in seguito alle accuse<br />

di irregolarità nei lavori mossegli dall’ingegnere<br />

Zannetti, fecero cadere in disgrazia<br />

l’artista che fu costretto a riparare a<br />

Livorno, dove si recò a dirigere una bottega<br />

di intaglio locale nella speranza di ottenere<br />

nuove commissioni e dove continuò ad essere<br />

raggiunto dalle accuse della<br />

Deputazione 37 .<br />

Degli ultimi anni della sua vita si sa poco<br />

o niente se non che nel 1854 si associò al<br />

Bullettino delle Arti del disegno, che nel<br />

1858 entrò a far parte dell’Accademia delle<br />

Arti e Manifatture di Firenze 38 e che partecipò<br />

alla Esposizione provinciale di arti e<br />

manifatture cittadine del 1862, dove pre-<br />

Tabernacolo per la Chiesa di S. Antonio da Padova<br />

alle Murella (Contrada della Tartuca).<br />

37 Notizie sulle accuse mosse a Manetti e su come<br />

l’artista cercò di difendersi si trovano in AOMS,<br />

Lavori e restauri straordinari, Carteggio e atti, 1625, f.<br />

1, ins. 107, 109 e f. 2, ins. 2, 3 e 11 e 19 e ASS,<br />

Governo di Siena, 386, ins. 20, 1844, “Restauro del rimenate<br />

a sinistra della facciata del Duomo”, ins. 66<br />

datato 24/6/1844. La notizia della dipartita di<br />

Manetti a Livorno si trova in P. GIUSTI, ms., (1869-<br />

76), p. 248 ed è confermata da una lettera dell’artista<br />

in AOMS, Lavori e restauri straordinari, Carteggio e atti,<br />

1625, f. 2, ins. 11.<br />

38 S. CHIARUGI, 1994, pp. 503-504.<br />

sentò un paliotto in noce dipinto d’oro e<br />

un tabernacolo per Madonna ma senza ottenere<br />

alcun premio, se non un sentito elogio<br />

di Vincenzo Cambi 39 .<br />

Appartiene forse alla produzione degli<br />

anni ’60-70 un paliotto con al centro il<br />

Transito della Vergine e ai lati San Bartolomeo<br />

e San Gaetano da Thiene conservato nella<br />

Chiesa di Santa Maria Assunta a<br />

Piancastagnaio 40 e forse un tempo collocato<br />

sotto l’Altare Maggiore.<br />

Anche se Manetti fu uno degli artisti che<br />

maggiormente contribuirono a rendere famosa<br />

la scuola di intaglio ottocentesca, come<br />

molti altri non ebbe vita facile e finì in<br />

miseria, forse per il suo carattere difficile,<br />

forse per un caso del destino, sicuramente<br />

perché ancora legato a vecchi retaggi di bottega<br />

e privo, a differenza di altri, di una moderna<br />

mentalità “industriale”.<br />

Indubbiamente, oltre alle opere citate,<br />

valgono a esaltarne i meriti i lavori degli artisti<br />

di cui fu maestro, come Pasquale<br />

Leoncini, Luigi Marchetti, Fulvio Corsini e<br />

soprattutto Enea Becheroni, Tito Sarrocchi<br />

e Giovanni Duprè.<br />

Vaso d’altare nell’Oratorio di S. Leonardo<br />

(Contrada di Val di Montone).<br />

39 C. RIDOLFI, Rapporto sulla Esposizione provinciale<br />

di arti e manifatture fatta a Siena in occasione del X congresso<br />

<strong>dei</strong> dotti italiani nel settembre 1862, Siena, Tip. nel<br />

R. Istituto <strong>dei</strong> Sordomuti L. Lazzeri, 1862, p. 114.<br />

40 Per notizie relative al paliotto cfr. M.<br />

MANGIAVACCHI, “I beni Culturali”, in AAVV, La pieve<br />

di Santa Maria Assunta e le chiese di Piancastagnaio, a<br />

cura di Carlo Prezzolini, San Quirico, editoriale<br />

Donchisciotte, 1993, pp. 87-89 e la scheda dell’opera<br />

fatta dalla Sovrintendenza ai Beni Artistici ed<br />

Architettonici di Siena n. 00171320.

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