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In vista del nuovissimo protocollo d'intesa, le - Club Alpino Italiano

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DIBATTITI Il futuro <strong>del</strong>la montagna<br />

Urgono scelte<br />

coraggiose<br />

Qua<strong>le</strong> futuro per <strong>le</strong> nostre montagne? Se lo è chiesto il Gruppo<br />

italiano scrittori di montagna (GISM) il 12 febbraio durante un<br />

incontro nella sede <strong>del</strong>la Sezione di Milano <strong>del</strong> <strong>Club</strong> alpino. Un<br />

simposio che si è aperto con la consegna ad A<strong>le</strong>ssandro Gogna<br />

<strong>del</strong> premio De Simoni per <strong>le</strong> sue peculiarità di “alpinista la cui attività<br />

ad alto livello risulta improntata da intenti e volontà d’ordine artistico<br />

e creativo”. A rompere il ghiaccio è stato Mattia Sella, pronipote <strong>del</strong><br />

grande alpinista e fotografo Vittorio, con una rif<strong>le</strong>ssione sulla possibilità<br />

che <strong>le</strong> origini scientifiche <strong>del</strong>l’alpinismo rappresentino ancor<br />

oggi un mo<strong>del</strong>lo valido. Al termine di una carrellata di grandi alpinisti<br />

e scienziati, <strong>le</strong> conclusioni sono state tuttavia amare. Sella ha parlato<br />

di competizione, strumentalizzazione, poca serietà scientifica, di una<br />

cultura che sembra avere la peggio in un’epoca dove “fast life”, tecnicismo,<br />

agonismo e consumismo sono la causa di una “erosione cultura<strong>le</strong>”<br />

che sembra non avere fine. Paro<strong>le</strong> dure, taglienti.<br />

Claudio Smiraglia <strong>del</strong> Comitato glaciologico italiano ha posto invece<br />

la domanda-chiave: che cosa può fare il <strong>Club</strong> alpino davanti ai<br />

cambiamenti climatici in atto? Oggi si assiste a una grande acce<strong>le</strong>razione<br />

di alcuni fenomeni e quasi nessuno sembra disposto ad accettare<br />

i disagi di una vita più “al natura<strong>le</strong>”. Per tentare di “autodepurarsi”,<br />

la Terra dovrà “scrollarsi di dosso” questo suo abitante così<br />

invadente?<br />

Anniba<strong>le</strong> Salsa ha analizzato la situazione dal punto di <strong>vista</strong> <strong>del</strong><strong>le</strong><br />

sue tre identità di presidente genera<strong>le</strong> <strong>del</strong> CAI, socio GISM e studioso<br />

di scienze umane e sociali. Salsa ci ha ricordato che l’uomo e la<br />

natura sono imprescindibili e ogni paesaggio natura<strong>le</strong> deve anche<br />

essere visto come paesaggio cultura<strong>le</strong>, cioè frutto <strong>del</strong>la cultura e <strong>del</strong>l’azione<br />

<strong>del</strong>l’uomo. L’attua<strong>le</strong> “cultura <strong>del</strong>la fretta” ci sta portando, ha<br />

osservato, a un’eccessiva sportivizzazione.<br />

Il futuro <strong>del</strong>la montagna, dice Salsa, dipende anche dai nostri comportamenti:<br />

i nostri avi avevano una visione <strong>le</strong>gata alla stretta necessità,<br />

ma noi, figli dei tempi moderni, possiamo fare scelte più libere,<br />

anche morali. E i giovani rappresentano il nostro cana<strong>le</strong> privi<strong>le</strong>giato<br />

per diffondere il messaggio.<br />

Spiro Dalla Porta Xydias, presidente <strong>del</strong> GISM, ha denunciato l’attua<strong>le</strong><br />

situazione <strong>del</strong>l’alpinismo condizionata da interessi economici<br />

preva<strong>le</strong>nti sull’etica <strong>del</strong>la montagna. Nuove opere <strong>del</strong>l’uomo preludono<br />

a un futuro non molto roseo per <strong>le</strong> nostre montagne: la struttura<br />

turistica sulla cima <strong>del</strong> Piccolo Cervino qua<strong>le</strong> nuovo simbolo<br />

<strong>del</strong>la “civilissima” Svizzera, un’autostrada “cinese” per avvicinare il<br />

mondo al campo base <strong>del</strong>l’Everest, a 5500 metri…Le vette, dice<br />

Spiro, non sono solo e<strong>le</strong>vazione <strong>del</strong> corpo, ma anche <strong>del</strong>lo spirito.<br />

Non è la montagna che ci appartiene, ma siamo noi che apparteniamo<br />

alla montagna. E solo noi potremo farla rinascere.<br />

Una nota positiva, per concludere, grazie all’ottimismo di Piero<br />

Car<strong>le</strong>si, “voce narrante” <strong>del</strong> GISM e presidente <strong>del</strong>la Commissione<br />

scientifica “G. Nangeroni” <strong>del</strong> CAI Milano: l’evoluzione <strong>del</strong>la società<br />

nei prossimi cent’anni, osserva Car<strong>le</strong>si, richiederà scelte coraggiose<br />

e positive e il futuro <strong>del</strong>la montagna potrebbe rivelarsi più roseo di<br />

quanto ci si possa aspettare. A noi, appassionati di montagna, piace<br />

senz’altro credere che possa essere così.<br />

Dolores De Felice

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