Relazione Bioetica.pdf - Liceo Ginnasio Statale Orazio di Roma

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17.06.2013 Views

e sono quindi morte, piuttosto che rimanere per tutta la vita con una gravissima menomazione. C’è, poi, il caso dei testimoni di Geova, che rifiutano i prelievi di sangue. Ma, fino a che punto si può accettare il rifiuto delle cure? Sicuramente i minorenni devono rimanere sotto la tutela del medico fino alla maggiore età, perché essi non possono ancora esprimersi liberamente e di certo non possono farlo per lui i genitori, troppo coinvolti nella situazione. Nel giro di pochissimo tempo, quindi, si è acquisito un potere particolare, si è entrati in una nuova realtà. Ognuno può, infatti, decidere cosa fare di se stesso, quando far nascere i propri figli, quando morire. Altro problema, infatti, è quello dell’eutanasia, del morire con dignità. Oggi è legittimo il rifiuto delle cure e dell’accanimento terapeutico, indicato già da Pio XII come una non difesa della vita dignitosa. Molto spesso, infatti, questo trattamento provoca un allungamento delle sofferenze della persona senza garantirne la sopravvivenza. Si finisce così per preferire le cosiddette terapie del dolore che accorciano la vita perché sono metodi pesanti, ma molto più civili di trattare il paziente. Il problema rimane quindi nelle mani dell’interessato ed è quindi d’importanza estrema fornire norme adeguate alle persone per l’utilizzo di queste tecniche. Infine Rodotà ha sollevato altre due questioni: la prima riguardo alla vendita di parti del corpo, che è pratica legale e all’ ordine del giorno in India ,in Turchia o in Moldavia ,per esempio dove vi è una grande povertà. E’ un tema drammatico, perché ci sono le condizioni per creare una sorta di cannibalismo da parte dei più ricchi. La seconda questione riguarda invece l’applicazione di un chip sotto pelle ai malati che li permetterebbe di essere identificati a distanza. Lo stesso procedimento si sta utilizzando in America nelle discoteche, il che può essere divertente di primo impatto, ma bisogna anche pensare alle conseguenze. Si finisce,in questo modo,per essere considerati solo un numero. Tra le molte domande rivolte al professore, è stato chiesto se non sia preferibile il metodo dell’ adozione rispetto all’ utilizzo di queste nuove tecniche, ancora abbastanza pericolose e non regolamentate a dovere . Rodotà dice che le procedure di adozione in Italia sono molto lente. Questo, perché? L’offerta non è così consistente rispetto alla domanda; infatti, si preferisce andare all’estero per adottare un bambino. Il problema però è un altro: per la donna è importante avere un figlio proprio, di solito è più propenso l’uomo all’idea dell’adozione. Come sempre,però, è bene non generalizzare. Ad ogni modo, con questa pratica, è come se alla donna fosse negata una funzione antropologica e le fosse imposta una forzatura. E’ necessaria quindi, secondo il professore, una riforma dell’adozione; prima di tutto che tuteli il bambino e poi che rivaluti il legame affettivo con i genitori a scapito di quello di sangue. Valeria G.

Relazione sulla conferenza tenuta dal prof. Stefano Rodotà La parola bioetica è un termine nuovo, utilizzato per la prima volta negli anni settanta per indicare tutti i problemi della nostra vita resi drammatici dal progresso scientifico e tecnologico. Per tutta la storia dell'umanità è stato necessario il rapporto sessuale per la nascita di un bambino. Ora non è più così, l'uomo non solo è in grado di intervenire sul ciclo vitale di un essere umano, bensì sulla sua stesa nascita. Fa riflettere il fatto che molti soldati americani, prima di partire per l'Irak, abbiano depositato il loro seme nelle apposite banche, affinché le mogli potessero avere un figlio da loro qualora essi fossero morti. Le nuove tecnologie, quindi, ci permettono di perpetuare noi stessi, tramite i figli, dopo la morte. Il professore è passato quindi ad analizzare più da vicino alcune questioni specifiche. Fino a poco tempo fa ognuno era sotto la tutela del proprio medico; ora quest'ultimo, anche per fare il minimo intervento, deve informare il paziente sui pro, i contro e le modalità e, dunque, procedere solo con il suo consenso. Sono un esempio due casi italiani di persone che hanno rifiutato l' amputazione di un arto e poi sono morte. O ancora i testimoni di Geova che si rifiutano di sottoporsi a trasfusioni. Abbiamo un potere drammatico di decidere della nostra vita. I pazienti possono rifiutare le cure e i medici non possono curare una persona se si provoca ad essa dolore senza guarirla. È possibile compilare un "testamento di vita" dove indicare ciò che vogliamo sia fatto se ci dovessimo trovare in un situazione in cui non possiamo decidere. Un altro problema è quello del "suicidio assistito". Una persona che sopravvive grazie ad una macchina o ad una medicina la può rifiutare, può rifiutare un intervento e così condannarsi a morte. Ma ci sono casi in cui una persona sopravvive in condizioni terribili senza nessun aiuto da poter sospendere, soltanto a causa di una fibra forte che lo fa andare avanti. In questi casi ci sono paesi come la Svizzera, il Belgio o l'Olanda dove è possibile praticare il "suicidio assistito". In Italia la discussione è ancora aperta. Il professore ha introdotto poi la questione della fecondazione assistita. Anche per quanto riguarda questa nuova tecnica ci sono dei problemi. Innanzi tutto chi ha il diritto di far uso di questa tecnica? Può essere utilizzata anche da singoli individui? Nel caso di una donna sola come ci si deve comportare? Se la procreazione medicalmente assistita è una terapia della sterilità che tocca la salute della donna posso negargli l'accesso alle tecniche? Pensiamo ad esempio a come nella vita di tutti i giorni una donna può avere un rapporto occasionale, rimanere incinta e decidere di crescere il figlio da sola. A questo punto diventa un problema di uguaglianza. Come è riportato nell'articolo 3 della nostra costituzione, non si può essere discriminati per problemi personali, come quello di essere una donna sola. Ci sono paesi che consentono anche a donne sole di servirsi della procreazione assistita. Altra questione importante è quella della fecondazione eterologa, con seme di donatore. Quando una coppia che non può avere figli decide di ricorrere alla fecondazione eterologa è giusto concedere ai figli il diritto di conoscere le proprie origini biologiche. A questo proposito i genetisti studiando i rapporti tra genitori e figli hanno calcolato che almeno il 10% di noi non è figlio del padre legale.

e sono quin<strong>di</strong> morte, piuttosto che rimanere per tutta la vita con una gravissima<br />

menomazione.<br />

C’è, poi, il caso dei testimoni <strong>di</strong> Geova, che rifiutano i prelievi <strong>di</strong> sangue.<br />

Ma, fino a che punto si può accettare il rifiuto delle cure? Sicuramente i minorenni<br />

devono rimanere sotto la tutela del me<strong>di</strong>co fino alla maggiore età, perché essi non<br />

possono ancora esprimersi liberamente e <strong>di</strong> certo non possono farlo per lui i genitori,<br />

troppo coinvolti nella situazione.<br />

Nel giro <strong>di</strong> pochissimo tempo, quin<strong>di</strong>, si è acquisito un potere particolare, si è entrati in<br />

una nuova realtà. Ognuno può, infatti, decidere cosa fare <strong>di</strong> se stesso, quando far<br />

nascere i propri figli, quando morire.<br />

Altro problema, infatti, è quello dell’eutanasia, del morire con <strong>di</strong>gnità.<br />

Oggi è legittimo il rifiuto delle cure e dell’accanimento terapeutico, in<strong>di</strong>cato già da Pio<br />

XII come una non <strong>di</strong>fesa della vita <strong>di</strong>gnitosa.<br />

Molto spesso, infatti, questo trattamento provoca un allungamento delle sofferenze<br />

della persona senza garantirne la sopravvivenza.<br />

Si finisce così per preferire le cosiddette terapie del dolore che accorciano la vita<br />

perché sono meto<strong>di</strong> pesanti, ma molto più civili <strong>di</strong> trattare il paziente.<br />

Il problema rimane quin<strong>di</strong> nelle mani dell’interessato ed è quin<strong>di</strong> d’importanza estrema<br />

fornire norme adeguate alle persone per l’utilizzo <strong>di</strong> queste tecniche.<br />

Infine Rodotà ha sollevato altre due questioni: la prima riguardo alla ven<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> parti del<br />

corpo, che è pratica legale e all’ or<strong>di</strong>ne del giorno in In<strong>di</strong>a ,in Turchia o in Moldavia ,per<br />

esempio dove vi è una grande povertà. E’ un tema drammatico, perché ci sono le<br />

con<strong>di</strong>zioni per creare una sorta <strong>di</strong> cannibalismo da parte dei più ricchi.<br />

La seconda questione riguarda invece l’applicazione <strong>di</strong> un chip sotto pelle ai malati che<br />

li permetterebbe <strong>di</strong> essere identificati a <strong>di</strong>stanza. Lo stesso proce<strong>di</strong>mento si sta<br />

utilizzando in America nelle <strong>di</strong>scoteche, il che può essere <strong>di</strong>vertente <strong>di</strong> primo impatto,<br />

ma bisogna anche pensare alle conseguenze. Si finisce,in questo modo,per essere<br />

considerati solo un numero.<br />

Tra le molte domande rivolte al professore, è stato chiesto se non sia preferibile il<br />

metodo dell’ adozione rispetto all’ utilizzo <strong>di</strong> queste nuove tecniche, ancora abbastanza<br />

pericolose e non regolamentate a dovere .<br />

Rodotà <strong>di</strong>ce che le procedure <strong>di</strong> adozione in Italia sono molto lente.<br />

Questo, perché? L’offerta non è così consistente rispetto alla domanda; infatti, si<br />

preferisce andare all’estero per adottare un bambino.<br />

Il problema però è un altro: per la donna è importante avere un figlio proprio, <strong>di</strong> solito<br />

è più propenso l’uomo all’idea dell’adozione. Come sempre,però, è bene non<br />

generalizzare.<br />

Ad ogni modo, con questa pratica, è come se alla donna fosse negata una funzione<br />

antropologica e le fosse imposta una forzatura.<br />

E’ necessaria quin<strong>di</strong>, secondo il professore, una riforma dell’adozione; prima <strong>di</strong> tutto<br />

che tuteli il bambino e poi che rivaluti il legame affettivo con i genitori a scapito <strong>di</strong><br />

quello <strong>di</strong> sangue.<br />

Valeria G.

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