Relazione Bioetica.pdf - Liceo Ginnasio Statale Orazio di Roma

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17.06.2013 Views

assoluta certezza, di scoprire in tempo buona parte dei problemi presenti nel nascituro, come anche, ad esempio, l’ernia diaframmale o la sindrome di Down. E’ eticamente giusta, allora, l’interruzione di gravidanza, pratica comunemente chiamata aborto? Bisogna o meno considerare l’embrione come forma di vita avente diritti? Con la sua personale risposta da genetista a quest’ultima domanda, Terrenato ha suscitato qualche perplessità fra i ragazzi, affermando che “forma di vita”, può essere considerata solo quella autosufficiente. Comunque il professore ha fatto, a mio avviso correttamente, notare che queste devono rimanere scelte e opinioni assolutamente individuali, come il ricorso stesso alla fecondazione in vitro (terzo punto: nascita), ormai sempre più frequente, poiché la società impone alle donne di posticipare la maternità intorno ai 35/36 anni con un rischio molto maggiore di sterilità. Del resto la soggettività dei pazienti non può essere sostituita o assoggettata dalle leggi, per la funzionalità delle quali, non basta che siano scritte, quanto che siano condivise dall’opinione comune, e per questo ci vogliono molti anni, e che, inoltre , non possono prendere provvedimenti, ad esempio, per tutte le malattie fetali; né dal medico, che non può assumersi la piena responsabilità delle decisioni: i dottori, infatti, non si limitano più a prescrivere il semplice rimedio, ma si preoccupano di indicare ai malati tutte le possibili vie da seguire e scegliere. Terrenato ha, infine, concluso con un rapidissimo accenno alle cure omeopatiche, nelle quali i medici hanno, invece, una profonda responsabilità etica: conviene intervenire con rimedi innocui per l’organismo, rischiando di non essere efficaci e tempestivi, seppur con farmaci, nella cura di qualsivoglia malattia o infezione?. Con questo interrogativo si è conclusa una conferenza interessantissima che certo non si proponeva di rispondere con oggettiva sicurezza alle domande che attanagliano coscienze di milioni di persone, ma che certamente ha avuto il merito di rendere partecipi di tali questioni noi giovani studenti, spesso all’oscuro e poco informati di ciò, grazie al contributo di un eminente uomo di scienza, che come tale non ha avuto bisogno di parole complicate per affascinare un’aula magna gremita da circa un migliaio di ragazzi. Federico M.

Relazione sulla conferenza tenuta dal prof. Stefano Rodotà Il 7 marzo 2005 Stefano Rodotà, professore di diritto civile all’università La Sapienza di Roma, intellettuale poliedrico, molto attivo nella vita civile e politica, nonché garante della Privacy, ci ha onorato della sua presenza nell’aula magna del Liceo Orazio. In questa occasione egli ci ha parlato, in maniera chiara ed esaustiva, di un tema di grande attualità: la Bioetica. Riporto di seguito i passi più importanti del suo intervento. La Bioetica (Bios-ethòs, ossia morale di vita) è una scienza nuova, nata agli inizi degli anni’70. Essa si occupa di tutte le problematiche relative al ciclo vitale e a ciò che precede e segue la vita. Queste problematiche, oggetto di accese diatribe, traggono origine principalmente dalle numerose innovazioni derivanti dallo straordinario progresso scientifico e tecnologico che ha caratterizzato gli ultimi decenni. Per l’importanza e la delicatezza con cui vanno affrontate le questioni attinenti alla Bioetica, bisogna prendere le distanze dall’uso delle leggi e del diritto per imporre un punto di vista autoritario: ne deriverebbe infatti un approccio relativistico tale da rendere oltremodo difficile l’equilibrata disamina delle singole problematiche. Una volta delineato il quadro introduttivo, il prof. Rodotà è passato ad affrontare in dettaglio alcune delle questioni di maggiore attualità, riportando anche esempi concreti. Oggi le persone si trovano nel corso della vita a doversi porre un grave interrogativo: cosa fare di se stessi. Fino a qualche anno fa, infatti, ognuno di noi era sotto tutela del proprio medico il quale stabiliva quando e come curare. Questo rapporto è stato completamente rovesciato. Adesso infatti, il medico può applicare un certo tipo di terapia solo dopo aver avvisato la persona e chiesto il suo consenso, Ne è un esempio l’episodio recente di quella donna che ha preferito morire piuttosto che sottoporsi ad un intervento di amputazione di una gamba e continuare così a vivere con una grave menomazione. Abbiamo dunque acquistato un potere drammatico, ossia quello di decidere della nostra vita e della nostra morte. Nel sistema americano è stato da tempo introdotto il cosiddetto “Living Will”, un testamento di vita che dà la facoltà alla persona di governare la parte finale della propria vita in modo autonomo. Per esempio si può decidere anticipatamente se si vuole che venga praticato o meno in punto di morte l’accanimento terapeutico o la terapia antidolore. Vediamo dunque come la scelta di morire con dignità sia sempre più nelle mani dell’interessato. Uno dei problemi oggi più spinosi, che divide le coscienze come pochi altri, è quello dell’eutanasia, del cosiddetto suicidio assistito. Una persona che si trova in condizioni drammatiche ma nonostante tutto continua a vivere può chiedere al medico di sospendere le cure, di “staccare la spina”? In Italia attualmente l’eutanasia non è legalizzata ma è consentita invece in paesi Europei quali Svizzera, Belgio e Olanda. Dopo aver affrontato i problemi relativi alla morte, il professore si è soffermato su quelli relativi alla vita e in particolar modo a ciò che precede la vita, ossia la procreazione. Il problema della sterilità è oggi un fenomeno in progressivo aumento, a causa, secondo alcuni studiosi, dello stress e dell’ambiente. Tuttavia grazie ai progressi della scienza e della tecnologia si sono trovati metodi in grado di superare questa “impasse”. E’ il caso dell’inseminazione artificiale, ovvero della formazione “in vitro” di un embrione e del

assoluta certezza, <strong>di</strong> scoprire in tempo buona parte dei problemi presenti nel nascituro,<br />

come anche, ad esempio, l’ernia <strong>di</strong>aframmale o la sindrome <strong>di</strong> Down. E’ eticamente<br />

giusta, allora, l’interruzione <strong>di</strong> gravidanza, pratica comunemente chiamata aborto?<br />

Bisogna o meno considerare l’embrione come forma <strong>di</strong> vita avente <strong>di</strong>ritti? Con la sua<br />

personale risposta da genetista a quest’ultima domanda, Terrenato ha suscitato qualche<br />

perplessità fra i ragazzi, affermando che “forma <strong>di</strong> vita”, può essere considerata solo<br />

quella autosufficiente. Comunque il professore ha fatto, a mio avviso correttamente,<br />

notare che queste devono rimanere scelte e opinioni assolutamente in<strong>di</strong>viduali, come il<br />

ricorso stesso alla fecondazione in vitro (terzo punto: nascita), ormai sempre più<br />

frequente, poiché la società impone alle donne <strong>di</strong> posticipare la maternità intorno ai<br />

35/36 anni con un rischio molto maggiore <strong>di</strong> sterilità. Del resto la soggettività dei<br />

pazienti non può essere sostituita o assoggettata dalle leggi, per la funzionalità delle<br />

quali, non basta che siano scritte, quanto che siano con<strong>di</strong>vise dall’opinione comune, e<br />

per questo ci vogliono molti anni, e che, inoltre , non possono prendere provve<strong>di</strong>menti,<br />

ad esempio, per tutte le malattie fetali; né dal me<strong>di</strong>co, che non può assumersi la piena<br />

responsabilità delle decisioni: i dottori, infatti, non si limitano più a prescrivere il<br />

semplice rime<strong>di</strong>o, ma si preoccupano <strong>di</strong> in<strong>di</strong>care ai malati tutte le possibili vie da<br />

seguire e scegliere.<br />

Terrenato ha, infine, concluso con un rapi<strong>di</strong>ssimo accenno alle cure omeopatiche, nelle<br />

quali i me<strong>di</strong>ci hanno, invece, una profonda responsabilità etica: conviene intervenire<br />

con rime<strong>di</strong> innocui per l’organismo, rischiando <strong>di</strong> non essere efficaci e tempestivi,<br />

seppur con farmaci, nella cura <strong>di</strong> qualsivoglia malattia o infezione?.<br />

Con questo interrogativo si è conclusa una conferenza interessantissima che certo non si<br />

proponeva <strong>di</strong> rispondere con oggettiva sicurezza alle domande che attanagliano<br />

coscienze <strong>di</strong> milioni <strong>di</strong> persone, ma che certamente ha avuto il merito <strong>di</strong> rendere<br />

partecipi <strong>di</strong> tali questioni noi giovani studenti, spesso all’oscuro e poco informati <strong>di</strong> ciò,<br />

grazie al contributo <strong>di</strong> un eminente uomo <strong>di</strong> scienza, che come tale non ha avuto<br />

bisogno <strong>di</strong> parole complicate per affascinare un’aula magna gremita da circa un migliaio<br />

<strong>di</strong> ragazzi.<br />

Federico M.

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