Relazione Bioetica.pdf - Liceo Ginnasio Statale Orazio di Roma

Relazione Bioetica.pdf - Liceo Ginnasio Statale Orazio di Roma Relazione Bioetica.pdf - Liceo Ginnasio Statale Orazio di Roma

liceo.orazio.it
from liceo.orazio.it More from this publisher
17.06.2013 Views

Relazione sulla conferenza tenuta dal prof. Eugenio Lecaldano La bioetica è una disciplina nuova, particolarmente interessante e che soprattutto in questo periodo ci riguarda molto da vicino. Così ha esordito il professore Lecaldano ricordandoci il referendum che si terrà nel maggio di questo anno e che ci porterà a prendere posizione su alcuni aspetti della procreazione assistita.”Ho una particolare opinione”,dice il professore,”tutti devono avere una loro opinione”. Ognuno deve decidere sulle questioni che lo riguardano,le persone hanno il dovere di riflettere e approfondire tali questioni. Farsi un’opinione vuol dire leggere,informarsi,studiare. La bioetica è una disciplina nuova nata una trentina di anni fa,dal1970 in poi. È nuova anche se in realtà si innesta su una lunga riflessione precedente,continuazione di una riflessione filosofica. La parola stessa bioetica ci suggerisce che si tratta di una riflessione che gli esseri umani fanno su problemi che hanno a che fare con la vita. Può essere concepita in maniera ristretta o ampia a seconda del tipo di vita. La bioetica in senso ristretto analizza la vita umana,la bioetica in senso ampio qualsiasi tipo di vita:umana,animale e vegetale. Tra il 1960 e il 1970 si sono fatti molti passi in avanti nel campo della biologia:è cambiato il nostro modo di conoscere la vita e di intervenire su di essa. Gli esseri umani hanno dovuto affrontare problemi etici mai affrontati perché la biologia e la medicina si sono trasformate. Con la bioetica sono cambiate le condizioni in cui un uomo nasce,si cura e muore. Per la prima voltagli esseri umani possono far nascere una vita in provetta. Anche il significato della morte è cambiato:mentre cinquanta anni fa si considerava morto colui nel quale cessava l’ attività cardiaca e respiratoria;ora si considera morto colui il cui cervello ha smesso di funzionare. Inoltre oggi è cambiato anche il modo di morire:le persone vengono attaccate a macchine che sostengono le loro funzioni vitali e spesso raggiungono uno stato vegetativo permanente. È giusto mantenere in vita queste persone?... Un’altra novità e quella dei trapianti,fino a poco tempo fa era una cosa impensabile che si potessero usare gli organi di persone morte cerebralmente,ora lo si fa. È importante ricordare che l’Italia è fuori da gran parte della ricerca biologica. L’Italia non ha brevetti,laboratori e strutture adatte alla ricerca e si limita ad esprimere giudizi su quello che fanno gli altri paesi. Tutto ciò è dovuto al fatto che l’Italia ha rifiutato di partecipare al progetto “Genoma”, consistente nel ricostruire il genoma,portato a termine nel 2001. Il progetto ha avuto esiti importanti e di quelle scoperte noi pagheremo l’uso.. Questo non è un problema da sottovalutare,se continuiamo a restare fuori dalla ricerca viva non andremo avanti. Il professore ha proseguito con una serie di esempi, alcune nuove questioni relative alle ultime scoperte;problemi su cui ognuno di noi dovrebbe interrogarsi perché un giorno potranno interessarci di persona. Pensiamo ad esempio alla clonazione: questa nuova tecnica è già stata applicata agli animali e continua ad esserlo. È giusto? Abbiamo il diritto di operare in qualsiasi modo su di loro?non ci dovrebbero essere dei limiti anche in questo settore? Un’altra questione è quella relativa ai vegetali geneticamente modificati. È giusto sfruttare le nuove scoperte o no? La produzione aumenterebbe e molte persone ne potrebbero beneficiare,che fare? Questi sono solo alcuni dei tanti interrogativi su cui le ultime scoperte ci inducono a riflettere. Come ha più volte sottolineato il professore la nostra riflessione non deve fermarsi all’apparenza,bensì essere basata sullo studio,sull’informazione e sulla lettura di tanti libri. Nella riflessione inoltre non bisogna perdere di vista alcuni quadri fondamentali. La soluzione giusta di ogni problema è quella a cui arriva ciascuno di noi. Dal XVIII secolo,con pensatori come Kant e Hume,l’etica non ha avuto a che fare con

l’eteronomia bensì con l’autonomia. È qualcosa che riguarda le persone coinvolte,è un errore ritenere che la soluzione giusta per me possa arrivare da un’autorità esterna. L’etica è un settore in cui ciascuno di noi ha la completa sovranità e libertà,ognuno deve far sentire la propria opinione. “Se la società non lo ha ancora capito lo capirà” ha affermato fiducioso Lecaldano. Non si deve cadere,ha continuato il professore,nell’idea che ciò che è giusto possa essere detto da autorità o libri. Ne si deve cadere nella autoillusione che è quella di pensare che,siccome si ha a che fare con “vita” e “morte”,bisogna seguire la natura. La “natura” ha diversi significati, può essere sia buona che maligna. Se facessimo solo ciò che è naturale saremmo ancora all’epoca delle caverne. L’ultima cosa che il professore ha sottolineato è la necessità di un linguaggio dei diritti. Avere diritti non vuol dire fare ciò che si vuole,bensì affermare una propria prerogativa e una propria libertà pubblicamente e avere ragioni solide. La prima ragione è conoscere, riflettere, leggere, studiare, studiare, studiare!!! Annachiara S.

l’eteronomia bensì con l’autonomia. È qualcosa che riguarda le persone coinvolte,è un<br />

errore ritenere che la soluzione giusta per me possa arrivare da un’autorità esterna.<br />

L’etica è un settore in cui ciascuno <strong>di</strong> noi ha la completa sovranità e libertà,ognuno deve<br />

far sentire la propria opinione. “Se la società non lo ha ancora capito lo capirà” ha<br />

affermato fiducioso Lecaldano. Non si deve cadere,ha continuato il professore,nell’idea<br />

che ciò che è giusto possa essere detto da autorità o libri. Ne si deve cadere nella autoillusione<br />

che è quella <strong>di</strong> pensare che,siccome si ha a che fare con “vita” e<br />

“morte”,bisogna seguire la natura. La “natura” ha <strong>di</strong>versi significati, può essere sia<br />

buona che maligna. Se facessimo solo ciò che è naturale saremmo ancora all’epoca delle<br />

caverne. L’ultima cosa che il professore ha sottolineato è la necessità <strong>di</strong> un linguaggio<br />

dei <strong>di</strong>ritti. Avere <strong>di</strong>ritti non vuol <strong>di</strong>re fare ciò che si vuole,bensì affermare una propria<br />

prerogativa e una propria libertà pubblicamente e avere ragioni solide. La prima ragione<br />

è conoscere, riflettere, leggere, stu<strong>di</strong>are, stu<strong>di</strong>are, stu<strong>di</strong>are!!!<br />

Annachiara S.

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!