Relazione Bioetica.pdf - Liceo Ginnasio Statale Orazio di Roma

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17.06.2013 Views

parte cattolica, da parte della Chiesa, si dà la scelta dell’astensione. Mi chiedo se questo non sia più che altro un escamotage di carattere politico. Ma se si indicasse con chiarezza la scelta del no, in caso di sconfitta forse probabile, forse una sconfitta toglierebbe valore ad una testimonianza? Perché “sia il vostro parlare sì, sì, no, no”, dice il Vangelo. Mons. Sgreccia: Mi consentite di stare seduto perché a quest’ora sono un po’ stanco anch’io? Anzitutto volevo completare la risposta per la professoressa Fierro. Cosa dice la morale, dico anche l’etica laica, sulle sperimentazioni? Su questo punto generalmente le posizioni sono abbastanza vicine. Primo, la sperimentazione lecita è quella che non sopprime nessun soggetto. Quindi una sperimentazione, dunque, che fosse distruttiva del soggetto, naturalmente è illecita. Secondo, una sperimentazione è lecita se non provoca danno fisico al soggetto. Quindi è lecito fare la sperimentazione se non si producono dei danni. Quella fatta dai nazisti faceva dei danni e qualche volta uccideva. Terzo, la sperimentazione è lecita se è terapeutica, cioè richiesta per il bene del soggetto su cui si fa l’intervento. Quindi diciamo sì alla sperimentazione terapeutica, non distruttiva e non rischiosa. Si dice di no a tutto il resto, naturalmente. Questa sperimentazione può essere fatta o sull’uomo o sulla donna, purché osservi quelle condizioni. Rispondo a Francesca. L’adozione non è la sostituzione della famiglia. La famiglia adottante rimane diversa dalla famiglia generante. Il bambino adottato ha la sua famiglia e se la ritrova farebbe bene a ritornare in quella famiglia, se è adatta a riceverlo. L’adozione è solo un impegno generoso, noi la raccomandiamo: l’impegno di una famiglia che impiega il suo affetto, le sue cure, la sua opera educativa per un bambino che famiglia non ha, cioè non ce l’ha in quel momento, ma ha avuto la sua famiglia, che potrebbe essere morta o potrebbe essere incapace di educarlo. Le famiglie sono diverse, i matrimoni sono diversi: c’è una famiglia che aiuta un’altra famiglia che non può farlo. Invece, la fecondazione artificiale fa, – bisogna che mi facciate parlare, non deve dire di no, prima ancora di avermi ascoltato! – la fecondazione artificiale è, questo è quello che colpisce, l’unione di un uomo con una donna che dà un figlio, non è più quell’uomo che genera e ti diventa padre, sono due padri e questo non è il concetto di matrimonio né di famiglia. Può essere una famiglia, dove ci sono due padri dello stesso individuo? Può essere un matrimonio, dove due sono gli sposi della stessa donna? Questo è il punto, la magagna. Sì, ma uno è il padre vero e quell’altro è una famiglia che lo aiuta a crescere. Il padre dell’adottato non presume di sostituire la sua famiglia naturale. Prof.ssa Fierro: Uno alla volta! E’ bello il dibattito, mi piace, però uno alla volta! Vieni a fare la domanda! E anche chi non fosse stato convinto, può anche ribadire il proprio pensiero. Tutto con assoluta tranquillità! Federico: Buongiorno, mi chiamo Federico. Volevo ribattere la prima domanda. Secondo Lei, quindi, ha più importanza il padre naturale, di quello che educa un bambino? Il primo è il padre naturale, il secondo è quello che lo educa. Io definirei padre più chi educa un bambino di chi lo procrea. Faccio altre due domande. La seconda cosa. Lei ha fatto riferimento più volte all’umiliazione di chi si è sottoposto alla fecondazione assistita, il trattamento disumano, ha fatto leva anche sulla parte più tecnica, giustamente. Dovendo portare avanti una tesi cerca di muovere, giustamente ho detto, questi sentimenti. Io credo, comunque, che chi si sottoponga all’inseminazione artificiale sia conscio spesso, poi ci sono sempre i casi limite, credo che si informi, su

cosa andrà incontro e sia disposto ad essere umiliato, a quello che ha detto Lei, pur di ottenere un bambino, perché la voglia di avere un bambino credo sia più forte della propria dignità, se possiamo definire umiliazione questo trattamento. Inoltre l’ultima cosa: quando Lei si è riferito all’inseminazione artificiale di primo tipo, quella iniziale, definiamola così, ha detto che non poteva essere definito giusto procreare un bambino, immettendo lo sperma del padre dentro l’ovulo della madre, perché non c’era l’atto spirituale, sessuale, appunto il coinvolgimento. Anche in questo caso Lei, la Chiesa cioè, comunque riporto le sue parole, mette avanti l’atto in sé, l’atto pratico, a ciò che poi scaturisce. Quindi, secondo Lei, è più importante come viene concepito il bambino piuttosto che il bambino stesso? Allora perché viene rifiutato il modo di ottenere un bambino così? Grazie! Mons. Sgreccia: Dovete applaudirlo perché è intelligente, sa girare bene le frasi e ha una posizione un po’ provocatoria, ma io cerco di rispondere, se mi consentite. Dunque è più importante la prima domanda che mi ha fatto, perché ci sono più domande. È più importante il padre che genera o il padre che adotta? Io dico che sono importanti tutti e due, al punto tale che dovrebbero essere la stessa persona. La stessa persona che genera dovrebbe avere la possibilità di educarlo. Quando questo non c’è, qualcuno fa del tutto per sostituirlo al meglio. Debbo dire, però, che il diritto dà più precedenza, oggi come oggi, su questo punto anche in contrasto con le associazioni delle famiglie adottanti, perché voi sapete che c’è un’associazione. Quando, per esempio, un bambino adottato si è inserito in una famiglia, se ad un certo punto esce fuori la famiglia naturale, e si riscontra che questa famiglia è adatta (non sono pazzi, non sono in galera, ma è adatta a svolgere l’educazione), il diritto attuale concede che il figlio ritorni alla sua famiglia naturale, perché dà la precedenza alla famiglia generante. Naturalmente bisogna farlo almeno, noi diciamo, con le debite cautele, perché bisogna avere l’accordo del bambino. Se il bambino ancora è piccolo e non è in grado di fare tutti i ragionamenti, potrebbe avere un trauma in questo passaggio, però io dico che il diritto dà la priorità alla famiglia generante. Questo non è il caso della fecondazione artificiale perché il padre non è morto, non è in prigione, non è matto: il padre c’è e lo riceve e il padre che ha dato il seme c’è e si nasconde, ed è nell’anonimato. In Francia, voi sapete, che la cosiddetta fecondazione eterologa, poi hanno finito per approvarla, in certi casi, a certe condizioni ha avuto degli ostacoli. Questo padre che oltretutto ha dato il patrimonio genetico, ma non si conosce, è responsabile o non è responsabile? può essere chiamato se si scopre una malattia nel figlio che può risalire al padre? Come si fa a rintracciare e verificare una malattia genetica? La perdita del filo ereditario è una delle ragioni, non una ragione di fede, una ragione morale, ma una ragione biologica, per cui in Francia molti si sono opposti alla fecondazione eterologa. E’ chiaro che quando il padre è lo stesso che ha generato ed è lo stesso che lo educa, c’è, intendo, la forza naturale, c’è la forza dell’affetto e se c’è una malattia si sa che può essere rintracciata nel padre e nella madre. Allora, in questo caso, si va a vedere che tipo di malattia può essere,di là non è rintracciabile. Questa è stata una delle ragioni, ripeto, non tutte queste ragioni sono dovute alla fede cattolica, ci sono molti che sono contrari alla fecondazione artificiale pur non avendo nessuna fede. I musulmani, per esempio, sono contrari e molti laici sono contrari, quindi c’è una ragione di ragioni. Ecco, per quanto riguarda poi l’inseminazione artificiale, mi pare di avere risposto, come del resto vale anche per la fecondazione in vitro, in entrambe manca l’atto coniugale. L’atto coniugale non è un fatto di poco conto: il generare è l’atto più alto che può compiere una coppia, un uomo e una donna. Vi faccio, se mi permettete, una piccola parentesi: noi individui umani adulti, possiamo fare tre tipi di attività, di azioni. C’è l’attività biologica, per esempio il nutrirsi, la circolazione sanguigna che avviene in noi e senza di noi, come negli animali

cosa andrà incontro e sia <strong>di</strong>sposto ad essere umiliato, a quello che ha detto Lei, pur <strong>di</strong><br />

ottenere un bambino, perché la voglia <strong>di</strong> avere un bambino credo sia più forte della<br />

propria <strong>di</strong>gnità, se possiamo definire umiliazione questo trattamento. Inoltre l’ultima<br />

cosa: quando Lei si è riferito all’inseminazione artificiale <strong>di</strong> primo tipo, quella iniziale,<br />

definiamola così, ha detto che non poteva essere definito giusto procreare un bambino,<br />

immettendo lo sperma del padre dentro l’ovulo della madre, perché non c’era l’atto<br />

spirituale, sessuale, appunto il coinvolgimento. Anche in questo caso Lei, la Chiesa cioè,<br />

comunque riporto le sue parole, mette avanti l’atto in sé, l’atto pratico, a ciò che poi<br />

scaturisce. Quin<strong>di</strong>, secondo Lei, è più importante come viene concepito il bambino<br />

piuttosto che il bambino stesso? Allora perché viene rifiutato il modo <strong>di</strong> ottenere un<br />

bambino così? Grazie!<br />

Mons. Sgreccia: Dovete applau<strong>di</strong>rlo perché è intelligente, sa girare bene le frasi e ha<br />

una posizione un po’ provocatoria, ma io cerco <strong>di</strong> rispondere, se mi consentite. Dunque<br />

è più importante la prima domanda che mi ha fatto, perché ci sono più domande. È più<br />

importante il padre che genera o il padre che adotta? Io <strong>di</strong>co che sono importanti tutti e<br />

due, al punto tale che dovrebbero essere la stessa persona. La stessa persona che genera<br />

dovrebbe avere la possibilità <strong>di</strong> educarlo. Quando questo non c’è, qualcuno fa del tutto<br />

per sostituirlo al meglio. Debbo <strong>di</strong>re, però, che il <strong>di</strong>ritto dà più precedenza, oggi come<br />

oggi, su questo punto anche in contrasto con le associazioni delle famiglie adottanti,<br />

perché voi sapete che c’è un’associazione. Quando, per esempio, un bambino adottato<br />

si è inserito in una famiglia, se ad un certo punto esce fuori la famiglia naturale, e si<br />

riscontra che questa famiglia è adatta (non sono pazzi, non sono in galera, ma è adatta a<br />

svolgere l’educazione), il <strong>di</strong>ritto attuale concede che il figlio ritorni alla sua famiglia<br />

naturale, perché dà la precedenza alla famiglia generante. Naturalmente bisogna farlo<br />

almeno, noi <strong>di</strong>ciamo, con le debite cautele, perché bisogna avere l’accordo del<br />

bambino. Se il bambino ancora è piccolo e non è in grado <strong>di</strong> fare tutti i ragionamenti,<br />

potrebbe avere un trauma in questo passaggio, però io <strong>di</strong>co che il <strong>di</strong>ritto dà la priorità<br />

alla famiglia generante. Questo non è il caso della fecondazione artificiale perché il<br />

padre non è morto, non è in prigione, non è matto: il padre c’è e lo riceve e il padre che<br />

ha dato il seme c’è e si nasconde, ed è nell’anonimato. In Francia, voi sapete, che la<br />

cosiddetta fecondazione eterologa, poi hanno finito per approvarla, in certi casi, a certe<br />

con<strong>di</strong>zioni ha avuto degli ostacoli. Questo padre che oltretutto ha dato il patrimonio<br />

genetico, ma non si conosce, è responsabile o non è responsabile? può essere chiamato<br />

se si scopre una malattia nel figlio che può risalire al padre? Come si fa a rintracciare e<br />

verificare una malattia genetica? La per<strong>di</strong>ta del filo ere<strong>di</strong>tario è una delle ragioni, non<br />

una ragione <strong>di</strong> fede, una ragione morale, ma una ragione biologica, per cui in Francia<br />

molti si sono opposti alla fecondazione eterologa. E’ chiaro che quando il padre è lo<br />

stesso che ha generato ed è lo stesso che lo educa, c’è, intendo, la forza naturale, c’è la<br />

forza dell’affetto e se c’è una malattia si sa che può essere rintracciata nel padre e<br />

nella madre. Allora, in questo caso, si va a vedere che tipo <strong>di</strong> malattia può essere,<strong>di</strong> là<br />

non è rintracciabile. Questa è stata una delle ragioni, ripeto, non tutte queste ragioni<br />

sono dovute alla fede cattolica, ci sono molti che sono contrari alla fecondazione<br />

artificiale pur non avendo nessuna fede. I musulmani, per esempio, sono contrari e molti<br />

laici sono contrari, quin<strong>di</strong> c’è una ragione <strong>di</strong> ragioni. Ecco, per quanto riguarda poi<br />

l’inseminazione artificiale, mi pare <strong>di</strong> avere risposto, come del resto vale anche per la<br />

fecondazione in vitro, in entrambe manca l’atto coniugale. L’atto coniugale non è un<br />

fatto <strong>di</strong> poco conto: il generare è l’atto più alto che può compiere una coppia, un uomo<br />

e una donna. Vi faccio, se mi permettete, una piccola parentesi: noi in<strong>di</strong>vidui umani<br />

adulti, possiamo fare tre tipi <strong>di</strong> attività, <strong>di</strong> azioni. C’è l’attività biologica, per esempio il<br />

nutrirsi, la circolazione sanguigna che avviene in noi e senza <strong>di</strong> noi, come negli animali

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