Relazione Bioetica.pdf - Liceo Ginnasio Statale Orazio di Roma

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17.06.2013 Views

precedentemente indicati. Che fare in questa situazione? Certamente di fronte ad una legge iniqua è necessario dire e manifestare il proprio dissenso e rifiuto del voto. Ma talora questo non basterebbe ad assolvere tutto il dovere in difesa della vita? Ecco le parole testuali dell’Enciclica: «Un particolare problema di coscienza potrebbe porsi in quei casi in cui un voto parlamentare risultasse determinante per favorire una legge più restrittiva, volta cioè a restringere il numero degli aborti autorizzati, in alternativa ad una legge più permissiva già in vigore o messa al voto. Simili casi non sono rari. Si registra infatti il dato che mentre in alcune parti del mondo continuano le campagne per l’introduzione di leggi a favore dell’aborto, sostenute non poche volte da potenti organismi internazionali, in altre Nazioni invece – in particolare in quelle che hanno già fatto l’amara esperienza di simili legislazioni permissive – si vanno manifestando segni di ripensamento. Nel caso ipotizzato, quando non fosse possibile scongiurare o abrogare completamente una legge abortista, un parlamentare, la cui personale assoluta opposizione all’aborto fosse chiara e a tutti nota, potrebbe lecitamente offrire il proprio sostegno a proposte mirate a limitare i danni di una tale legge e diminuire gli effetti negativi sul piano della cultura e della moralità pubblica. Così facendo, infatti, non si attua una collaborazione illecita a una legge ingiusta; piuttosto si compie un legittimo e doveroso tentativo di limitarne gli aspetti iniqui.» 28 E’ questo un punto che ha particolare rilevanza in molti paesi ex-comunisti ove le leggi abortiste sono estremamente permissive. E’ vero che qui si parla soprattutto di leggi sull’aborto, ma i criteri indicati, che giustificano l’appoggio ad una legge non immune da carenze e difformità con le esigenze morali, ma capace comunque di limitare una legge peggiore, valgono anche per le leggi e in fatto di fecondazione artificiale umana. Quando scoppiasse un incendio in una città, chi si trova a prestare soccorso, pur non potendo estinguerlo completamente e preservare tutte le persone, rimane obbligato a limitare al massimo il danno che minaccia la vita delle persone. Si noti bene che non si parla di criterio del “male minore”, perché il male, quando si tratta di perdite di vite umane, non è “minore” e non si può mai scegliere, quello che si sceglie è un obiettivo positivo, quello di salvare tutte le vite possibili. Poiché questo appoggio a leggi che comunque rimangono negative in alcune parti, anche se vengono portate a confronto con altre peggiori, può offrire l’immagine di un compromesso o di un cedimento, è perciò necessario che chi segue il principio di diminuzione del danno spieghi bene che l’appoggio che si dà vale soltanto in questa ottica di diminuzione del danno e non vuol dire adesione a tutto il disposto della legge 29 . Ci limitiamo a riportare le posizioni più specifiche e di natura giuridica e politica della Chiesa in questo delicato settore. E’ ovvio, infatti, che la Chiesa intende svolgere, come missione propria, una più vasta formazione delle coscienze per il rispetto alla vita ed un’opera di costante servizio alla vita più fragile e più esposta. In questa ottica la Chiesa ha come termine di confronto l’affermazione del Vangelo: «Tutto quello che avete fatto ad uno di questi miei più piccoli lo avete fatto a me». 30 (Trascrizione autorizzata rivista dall’autore) 28 Giovanni Paolo II, Lettera Enciclica Evangelium Vitae, o.c.n.73 29 Precisazioni ulteriori in merito sono state date dalla Congregazione per la Dottrina della Fede nel documento “Nota dottrinale circa alcune questioni riguardanti l’impegno e il comportamento dei cattolici nella vita politica”, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2002. 30 Vangelo secondo Matteo, cap.25, v.40

Prof.ssa Fierro: Ragazzi, avete preparato qualche domanda? Chi comincia con le domande, per non far cominciare sempre me? Allora, comincia Giacomo. Giacomo: Lei ha detto che la vita comincia dal momento in cui c’è l’embrione, cioè la fusione di un uomo e una donna, i due sposi. Però nella prassi, la Chiesa riconosce come essere vivente solamente il bambino. E’ solo, infatti, il bambino e non l’embrione ad entrare nella Comunità dei credenti, quando viene battezzato. Prof.ssa Fierro: Io approfitto di questa pausa per fare a mia volta una domanda. Dalla prima parte di questa ricchissima analisi che Lei ci ha fornito, risultano una serie di dati, anche dal punto di vista scientifico, molto rigorosi. Emerge, però, anche una certa condizione della donna che diventa una sorta di cavia, per giunta maltrattata; sembra che la donna (almeno da quello che ho compreso dalla sua relazione) invece di diventare soggetto beneficiario della scienza ne diventi vittima. Vorrei, quindi, una precisazione in questo senso circa la posizione della Chiesa proprio su quelle che sono le regole che devono presiedere alla sperimentazione o se invece non ci debba essere assolutamente sperimentazione. Prof.ssa Maestri: Al di là delle varie tecniche di fecondazione, c’è il problema fondamentale legato al dibattito riguardo al momento in cui possiamo parlare di persona umana (e qui ci sono tante opinioni diverse). Leggevo, proprio pochi giorni fa, un articolo di Rita Levi Montalcini, in cui la studiosa sosteneva che prima di quindici giorni non c’è traccia di cordone neuronale e quindi non essendoci ancora, neppure in modo rudimentale, questo sviluppo cerebrale non si può parlare di essere umano vero e proprio. Ovviamente, ci sono poi tutta una serie di posizioni diverse sostenute ovviamente dalla Chiesa. Circa queste posizioni diverse sostenute dalla Chiesa, per cui la persona umana è, diciamo, al momento stesso del concepimento, vorrei sapere quando esse sono cambiate in questo senso. Ricordo, infatti, che nella Summa Theologica di San Tommaso non si dice questo, ma si mette in evidenza il concetto dell’ominazione, dell’infusione dell’anima, usando certamente parole antiche. Del resto anche Dante nel XXV canto del Purgatorio dice che come al feto l’articular del cerebro è perfetto / lo motor primo a lui si volge lieto. Vorrei sapere, quindi, in quale momento c’è stato questo cambiamento e se forse, per alcuni aspetti, non sarebbe il caso di ritornare agli antichi Padri della Chiesa. Mons. Sgreccia: Ringrazio anzitutto, tutti quelli che hanno posto le questioni perché aiutano a chiarire, se possibile meglio, le informazioni. La prima domanda riguarda la posizione della Chiesa che sostiene l’inizio della vita dalla fecondazione, però battezza il bambino dopo la nascita. Questo è vero, in quanto è solo dopo la nascita che incomincia la vita sociale del soggetto. Egli viene ad essere ricevuto nella comunità: nella comunità civile, perché viene trascritto nei registri del Municipio, nella comunità ecclesiale, perché viene a ricevere il Battesimo che lo inserisce in Cristo e nella Chiesa. Ma con la parola individuo, proprio per usare la terminologia di San Tommaso, si dice che è individuo quello che è indivisibile in sé e diviso da tutti gli altri (Indivisum in se et divisum a quolibet alio). Nel momento della fecondazione in cui il patrimonio genetico del padre, con lo spermatozoo, si unisce al patrimonio genetico della madre, l’ovulo, incomincia un’unità organica, perché i due patrimoni genetici subito si mettono in dialogo fra loro, ruotano e cominciano a costruire il soggetto unitario, un unum, un’unità che materialmente si potrà anche dividere ma allora non si potrà più parlare di individuo primo. Può originare, se uno lo divide, nei primi tempi due individui; però ha

Prof.ssa Fierro: Ragazzi, avete preparato qualche domanda? Chi comincia con le<br />

domande, per non far cominciare sempre me? Allora, comincia Giacomo.<br />

Giacomo: Lei ha detto che la vita comincia dal momento in cui c’è l’embrione, cioè la<br />

fusione <strong>di</strong> un uomo e una donna, i due sposi. Però nella prassi, la Chiesa riconosce come<br />

essere vivente solamente il bambino. E’ solo, infatti, il bambino e non l’embrione ad<br />

entrare nella Comunità dei credenti, quando viene battezzato.<br />

Prof.ssa Fierro: Io approfitto <strong>di</strong> questa pausa per fare a mia volta una domanda. Dalla<br />

prima parte <strong>di</strong> questa ricchissima analisi che Lei ci ha fornito, risultano una serie <strong>di</strong> dati,<br />

anche dal punto <strong>di</strong> vista scientifico, molto rigorosi. Emerge, però, anche una certa<br />

con<strong>di</strong>zione della donna che <strong>di</strong>venta una sorta <strong>di</strong> cavia, per giunta maltrattata; sembra<br />

che la donna (almeno da quello che ho compreso dalla sua relazione) invece <strong>di</strong> <strong>di</strong>ventare<br />

soggetto beneficiario della scienza ne <strong>di</strong>venti vittima. Vorrei, quin<strong>di</strong>, una precisazione<br />

in questo senso circa la posizione della Chiesa proprio su quelle che sono le regole che<br />

devono presiedere alla sperimentazione o se invece non ci debba essere assolutamente<br />

sperimentazione.<br />

Prof.ssa Maestri: Al <strong>di</strong> là delle varie tecniche <strong>di</strong> fecondazione, c’è il problema<br />

fondamentale legato al <strong>di</strong>battito riguardo al momento in cui possiamo parlare <strong>di</strong> persona<br />

umana (e qui ci sono tante opinioni <strong>di</strong>verse). Leggevo, proprio pochi giorni fa, un<br />

articolo <strong>di</strong> Rita Levi Montalcini, in cui la stu<strong>di</strong>osa sosteneva che prima <strong>di</strong> quin<strong>di</strong>ci giorni<br />

non c’è traccia <strong>di</strong> cordone neuronale e quin<strong>di</strong> non essendoci ancora, neppure in modo<br />

ru<strong>di</strong>mentale, questo sviluppo cerebrale non si può parlare <strong>di</strong> essere umano vero e<br />

proprio. Ovviamente, ci sono poi tutta una serie <strong>di</strong> posizioni <strong>di</strong>verse sostenute<br />

ovviamente dalla Chiesa. Circa queste posizioni <strong>di</strong>verse sostenute dalla Chiesa, per cui la<br />

persona umana è, <strong>di</strong>ciamo, al momento stesso del concepimento, vorrei sapere quando<br />

esse sono cambiate in questo senso. Ricordo, infatti, che nella Summa Theologica <strong>di</strong> San<br />

Tommaso non si <strong>di</strong>ce questo, ma si mette in evidenza il concetto dell’ominazione,<br />

dell’infusione dell’anima, usando certamente parole antiche. Del resto anche Dante nel<br />

XXV canto del Purgatorio <strong>di</strong>ce che come al feto l’articular del cerebro è perfetto / lo<br />

motor primo a lui si volge lieto. Vorrei sapere, quin<strong>di</strong>, in quale momento c’è stato<br />

questo cambiamento e se forse, per alcuni aspetti, non sarebbe il caso <strong>di</strong> ritornare agli<br />

antichi Padri della Chiesa.<br />

Mons. Sgreccia: Ringrazio anzitutto, tutti quelli che hanno posto le questioni perché<br />

aiutano a chiarire, se possibile meglio, le informazioni. La prima domanda riguarda la<br />

posizione della Chiesa che sostiene l’inizio della vita dalla fecondazione, però battezza<br />

il bambino dopo la nascita. Questo è vero, in quanto è solo dopo la nascita che<br />

incomincia la vita sociale del soggetto. Egli viene ad essere ricevuto nella comunità:<br />

nella comunità civile, perché viene trascritto nei registri del Municipio, nella comunità<br />

ecclesiale, perché viene a ricevere il Battesimo che lo inserisce in Cristo e nella Chiesa.<br />

Ma con la parola in<strong>di</strong>viduo, proprio per usare la terminologia <strong>di</strong> San Tommaso, si <strong>di</strong>ce<br />

che è in<strong>di</strong>viduo quello che è in<strong>di</strong>visibile in sé e <strong>di</strong>viso da tutti gli altri (In<strong>di</strong>visum in se et<br />

<strong>di</strong>visum a quolibet alio). Nel momento della fecondazione in cui il patrimonio genetico<br />

del padre, con lo spermatozoo, si unisce al patrimonio genetico della madre, l’ovulo,<br />

incomincia un’unità organica, perché i due patrimoni genetici subito si mettono in<br />

<strong>di</strong>alogo fra loro, ruotano e cominciano a costruire il soggetto unitario, un unum,<br />

un’unità che materialmente si potrà anche <strong>di</strong>videre ma allora non si potrà più parlare <strong>di</strong><br />

in<strong>di</strong>viduo primo. Può originare, se uno lo <strong>di</strong>vide, nei primi tempi due in<strong>di</strong>vidui; però ha

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