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Relazione Bioetica.pdf - Liceo Ginnasio Statale Orazio di Roma

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possibilità, in una coppia che si vuole sposare, <strong>di</strong> capire qual è il patrimonio genetico<br />

dell’altro, che potrebbe essere identico in entrambi i coniugi. Vorrei chiederle un’altra<br />

cosa: lei ha parlato molto delle legislazioni che gli altri stati hanno. Però, a me, sin da<br />

quando ero piccola, hanno insegnato che, se mio fratello sbaglia, non è che io sono<br />

autorizzata a sbagliare. Mi sembra, perciò, che il paragone con gli altri stati non possa<br />

essere strumentalizzato in un senso o nell’altro, perché il nostro ragionamento deve<br />

essere autonomo, non deve <strong>di</strong>pendere da quello che fanno altri stati. Infatti, per<br />

esempio, la Germania da <strong>di</strong>eci anni ha praticamente la nostra stessa legislazione in<br />

questo ambito o quasi identica, però non si è posta la domanda <strong>di</strong> quello che fanno gli<br />

altri stati. Inoltre, lei ha parlato molto del problema del <strong>di</strong>ritto alla salute e<br />

dell’uguaglianza, specie nelle donne single che vogliono ricorrere all’inseminazione<br />

artificiale. Però la mia domanda è questa: se la legge già stabilisce che l’embrione è un<br />

essere umano, esso ha anche dei <strong>di</strong>ritti; quin<strong>di</strong> non si viene a creare un conflitto <strong>di</strong><br />

interessi fra lui e la madre? Sul fatto, poi, che sia un essere umano, il prof. Terrenato ci<br />

ha detto che la scienza non può darci risposta, anche se l’unica cosa che ci <strong>di</strong>ce è che,<br />

quando si è verificata la fusione tra l’ovulo e lo spermatozoo, non c’è più un salto nel<br />

passaggio dal non essere alla vita. Perciò io credo che già questa sia, invece, una<br />

risposta più che convincente, perché, se non c’è nessun salto, mi pare evidente che già<br />

da quel momento l’embrione è un essere umano.<br />

Prof. Rodotà: Queste domande girano tutte intorno alla questione della procreazione<br />

assistita e al problema dell’embrione. Perciò sarò necessariamente sintetico e, se c’è<br />

qualche punto non chiaro, fatemelo notare subito. Anzitutto, riguardo al tema<br />

dell’adozione devo <strong>di</strong>re che si tratta, in verità, <strong>di</strong> un problema, perché purtroppo le<br />

procedure relative, in Italia e in genere negli altri stati, sono molto lente. Sapete anche<br />

che si va molto all’estero, il che vuol <strong>di</strong>re che questa gran<strong>di</strong>ssima offerta, uso questa<br />

parola con molto timore, <strong>di</strong> bambini adottabili in Italia, non è così consistente da<br />

sod<strong>di</strong>sfare la domanda. Poi, avendo parlato molto con psicologi e psicanalisti, posso <strong>di</strong>re<br />

che non è assolutamente fungibile l’adozione rispetto alla procreazione. Adesso io non<br />

voglio <strong>di</strong>lungarmi, ma posso affermare che il bisogno del figlio proprio appartiene al<br />

vissuto profondo delle donne. La verità è che ci può essere una maggiore propensione<br />

dell’uomo ad accettare la logica dell’adozione, mentre la donna vuole avere un figlio<br />

proprio. So bene che è una generalizzazione, anche pericolosa, ma c’è all’interno <strong>di</strong><br />

questo complesso meccanismo della generazione il fatto che la donna vede negata una<br />

sua funzione antropologica, cioè quella <strong>di</strong> potersi riprodurre, qualora vi sia un ostacolo<br />

<strong>di</strong> tipo fisico, una patologia che le impe<strong>di</strong>sca ciò. Quin<strong>di</strong>, in questo senso, la<br />

<strong>di</strong>sponibilità ottenuta attraverso le tecnologie non è una forzatura del processo<br />

naturale, ma in realtà si ra<strong>di</strong>ca in un’esigenza profonda. Del resto io ho parlato con<br />

decine <strong>di</strong> donne che hanno fatto questo tipo <strong>di</strong> procedura e, guardate, si tratta <strong>di</strong> una<br />

cosa terribilmente e drammaticamente pesante, dal punto <strong>di</strong> vista psicologico e dal<br />

punto <strong>di</strong> vista fisico. L’idea che sia una passeggiata è una stupidaggine; infatti ci sono<br />

moltissime indagini che hanno sottolineato la complessità <strong>di</strong> questa materia. Io ho<br />

lavorato molto, dato che sono abbastanza vecchio, per la riforma della <strong>di</strong>sciplina<br />

dell’adozione, perché essa fosse, da una parte, uno strumento a favore del bambino e,<br />

in secondo luogo, perché rompesse con l’idea che il rapporto tra un genitore e un<br />

bambino o una bambina fosse determinato soltanto da un legame <strong>di</strong> sangue e non<br />

potesse essere soprattutto costituito dagli affetti. Vedo, perciò, nella biologizzazione<br />

della vita una sfida impropria a questa idea della costruzione consapevole del legame<br />

affettivo, della fatica che ciò comporta, della responsabilità reciproca e quin<strong>di</strong> io sono<br />

tutt’altro che ostile al ricorso all’adozione. Ripeto, in anni lontani ho lavorato in questa<br />

<strong>di</strong>rezione, ma vedo un problema che è quello che vi ho sottolineato, perché altrimenti

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