Relazione Bioetica.pdf - Liceo Ginnasio Statale Orazio di Roma

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17.06.2013 Views

proprio se il medico non mi è amico ragionerà in modo automatico e freddo, per darmi il consiglio migliore. Se ti deve dare solo un po’ di zucchero e basta è chiaro che il medico potrà anche stare seduto un quarto d’ora al tuo capezzale, parlare con te del più e del meno e stabilire quel rapporto amichevole del quale tanto abbiamo bisogno e sul quale è fondata in gran parte la medicina alternativa che trae la sua forza proprio dal colloquio, ma se ho una carenza di potassio e il mio cuore è in sofferenza io ho bisogno di un medico che nel giro di pochi secondi mi faccia un’endovena di potassio, non di chiacchiere. E ciò accade se il medico sa eseguire automaticamente tutte le procedure necessarie a farmi l’endovena, se cioè è tecnicamente preparato. Allora forse è vero che il soggetto più che una persona è un utente, ma io non riesco in nessun modo a immaginarmi che sia preferibile un rapporto di amicizia anziché di prestazione professionale. Questo è valido più in generale. Un giocatore che è amico o odia il portiere sbaglierà il rigore, è solo se lui riesce ad essere freddo, e quindi eseguire una procedura automatica, che riuscirà a segnare, ma se pensa “Ora gliela faccio pagare a questo figlio di buona donna che l’altra volta mi ha detto…” allora sbaglierà il tiro. Mi è stato poi chiesto dei comitati di bioetica: ce ne sono di tutti i tipi. Intanto si deve sapere che in tutte le ricerche che direttamente o indirettamente riguardano l’uomo, per poterle pubblicare si deve avere l’autorizzazione del comitato di bioetica dell’istituzione a cui il ricercatore appartiene, non si può più pubblicare niente nelle riviste internazionali se l’articolo non recita in fondo: Il programma di questa ricerca è stato approvato dal comitato di bioetica di questo istituto. Ogni istituzione che abbia a che fare con questi problemi, istituti di ricerca, ospedali, cliniche ecc deve nominare un suo comitato di bioetica, cosa a cui provvede l’ente stesso. L’istituzione provvede autonomamente e deve fare delle scelte opportune finalizzate alla ricerca che vuole perseguire, per es. io faccio parte del comitato di bioetica dell’istituto di genetica delle popolazioni del Consiglio Nazionale delle Ricerche che sta in Sardegna. I responsabili di quell’istituto hanno pensato che io potevo svolgere questa funzione. Quando si progettano esperimenti sull’uomo, si deve presentare una relazione in cui il progetto è chiaramente definito in tutti i suoi passaggi e il comitato di bioetica approva o non approva il progetto. Il comitato di bioetica ad es. può intervenire su come è gestito il reparto di terapia intensiva: è il comitato di bioetica che fornisce le garanzie che ci si sta movendo secondo procedure e linee eticamente accettabili. Sara: Buongiorno, io sono Sara. Lei ha detto che l’aborto è permesso dopo tre mesi di gravidanza, io le chiedo cosa cambia eticamente rispetto ai mesi successivi o precedenti. Prof. Terrenato: La distinzione tra primo e secondo trimestre è del tutto arbitraria, anche se ragionevole. Sara: Lei ha anche detto che le scelte devono essere affidate alla coscienza individuale, ma in una società dove da tempo immemorabile c’è una legislazione, dove ci sono precise regole, per mantenerne l’efficienza, la libertà assoluta di scelta non potrebbe portare alcuni disagi o a delle scelte irresponsabili? Maria: Buongiorno, sono Maria- Lei ha parlato molto della legge e su che cosa si deve fondare, però io non ho ben capito quello che lei intende, perché se la legge si deve fondare sul dato di fatto, allora in Italia c’è il traffico delle donne ma io non credo che nessuna legge possa autorizzarlo e d’altro canto non sempre il fatto che una legge funzioni è garanzia che questa legge è giusta. Poi una seconda questione: la legge 40

2004 riconosce all’embrione lo stato di soggetto ed allora se una legge dello stato riconosce questo, perché devono essere la madre e il padre a decidere per lui? Prof. Terrenato: Vedo che si torna sempre sullo stesso argomento. Io non credo che sia possibile una definizione scientifica ed obiettiva di tutti questi problemi; io non credo che sia possibile, a proposito degli embrioni, che uno scienziato dica “Questo è una persona umana e questo non lo è”. Non credo che sia possibile. Allora succede che, poiché non credo che ci sia questa definizione, diventa molto più importante qual è il complesso di convinzioni filosofiche che si ha nella testa relativo a questo tipo di problemi. Ad esempio, se si crede nell’esistenza dell’anima, ci si deve porre il problema di quando quest’anima si associa ad un corpo; l’opinione della chiesa è variata moltissimo nel corso dei secoli, neanche la chiesa ci ha dato definizioni univoche, ma la linea di tendenza è stata di una progressiva anticipazione. All’inizio si parlava addirittura di settimane dopo la nascita, ci sono stati secoli in cui si pensava che comunque la cosa riguardasse solo i maschi , ma non le femmine che non avrebbero ricevuto l’anima. Recentemente la chiesa si è fatta più rigida ed è arrivata all’opinione, io dico opinione perché non c’è nulla di scientificamente provato, che l’anima si formi al momento della formazione della prima cellula embrionale. Allora è chiaro che se condividete questa opinione chiamerete quella cellula persona. Ora, secondo me, questa cellula è priva di alcune caratteristiche fondamentali, come quella di essere autonoma, di poter vivere indipendentemente dal corpo materno. Naturalmente è quello che penso adesso, allo stato delle conoscenze attuali, nel 2005, perché magari con grande facilità tra 50 anni sarà possibile far crescere questa cellula fecondata in una macchina, in un particolare brodo di coltura, che la farà sviluppare fino alla nascita, rendendola non autonoma badate, ma indipendente dal corpo materno. Non posso escludere che questo avvenga, ma ciò non modifica affatto la mia opinione sul suo grado di autonomia. Noi abbiamo oggi una legge che costringe, in buona sostanza, tutti coloro che vogliono utilizzare una tecnica di fecondazione assistita ad espatriare, perché le condizioni in Italia non ci sono, devono andare in Inghilterra, in Svizzera, in Francia, in Spagna, in Svezia, dove poter accedere a questo tipo di intervento. Quindi è stata elaborata, secondo me, una legge che non gode della caratteristica principale delle leggi buone, cioè della condivisione, rappresentando in un qualche modo l’opinione della maggioranza. In queste condizioni io preferirei che non ci fosse alcuna legge, a parte alcune regole generali che possono essere stabilite sulle misure igieniche, ecc. Infatti si configura questa situazione “Tu, donna, sei sterile, ebbene allora devi fare la fecondazione assistita”; oppure: “Tu, donna, sei sterile, ebbene allora non devi fare la fecondazione assistita”, perché le due prescrizioni sono simmetriche, l’una è l’immagine speculare dell’altra. A me piacerebbe invece questa situazione: “Tu, donna, sei sterile. Vuoi la fecondazione assistita? Ebbene se la vuoi, io te la posso dare”. Questa è la mia opinione. Posso io non credere che esista l’anima o per questo devo essere escluso dalla comunità dei pensanti? Prof.ssa Fierro: Mi viene da ribadire, cosa che ha già detto il professore, come questa legge sia discriminante sul piano dei diritti dei cittadini, perché succederà come al tempo della proibizione dell’aborto che chi aveva danaro andava ad abortire all’estero e chi non ne aveva si rivolgeva alle mammane rischiando la pelle. Così oggi chi ha i mezzi economici si reca nelle cliniche straniere per la procreazione assistita e chi non ne ha deve rinunciare. Prof.ssa D’Adamo: Io sono una letterata, quindi forse non sono la persona più indicata per dialogare con lei. Comunque, proprio in un dibattito televisivo ho visto un confronto

2004 riconosce all’embrione lo stato <strong>di</strong> soggetto ed allora se una legge dello stato<br />

riconosce questo, perché devono essere la madre e il padre a decidere per lui?<br />

Prof. Terrenato: Vedo che si torna sempre sullo stesso argomento. Io non credo che sia<br />

possibile una definizione scientifica ed obiettiva <strong>di</strong> tutti questi problemi; io non credo<br />

che sia possibile, a proposito degli embrioni, che uno scienziato <strong>di</strong>ca “Questo è una<br />

persona umana e questo non lo è”. Non credo che sia possibile. Allora succede che,<br />

poiché non credo che ci sia questa definizione, <strong>di</strong>venta molto più importante qual è il<br />

complesso <strong>di</strong> convinzioni filosofiche che si ha nella testa relativo a questo tipo <strong>di</strong><br />

problemi. Ad esempio, se si crede nell’esistenza dell’anima, ci si deve porre il problema<br />

<strong>di</strong> quando quest’anima si associa ad un corpo; l’opinione della chiesa è variata<br />

moltissimo nel corso dei secoli, neanche la chiesa ci ha dato definizioni univoche, ma la<br />

linea <strong>di</strong> tendenza è stata <strong>di</strong> una progressiva anticipazione. All’inizio si parlava<br />

ad<strong>di</strong>rittura <strong>di</strong> settimane dopo la nascita, ci sono stati secoli in cui si pensava che<br />

comunque la cosa riguardasse solo i maschi , ma non le femmine che non avrebbero<br />

ricevuto l’anima. Recentemente la chiesa si è fatta più rigida ed è arrivata all’opinione,<br />

io <strong>di</strong>co opinione perché non c’è nulla <strong>di</strong> scientificamente provato, che l’anima si formi al<br />

momento della formazione della prima cellula embrionale. Allora è chiaro che se<br />

con<strong>di</strong>videte questa opinione chiamerete quella cellula persona. Ora, secondo me, questa<br />

cellula è priva <strong>di</strong> alcune caratteristiche fondamentali, come quella <strong>di</strong> essere autonoma,<br />

<strong>di</strong> poter vivere in<strong>di</strong>pendentemente dal corpo materno. Naturalmente è quello che penso<br />

adesso, allo stato delle conoscenze attuali, nel 2005, perché magari con grande facilità<br />

tra 50 anni sarà possibile far crescere questa cellula fecondata in una macchina, in un<br />

particolare brodo <strong>di</strong> coltura, che la farà sviluppare fino alla nascita, rendendola non<br />

autonoma badate, ma in<strong>di</strong>pendente dal corpo materno. Non posso escludere che questo<br />

avvenga, ma ciò non mo<strong>di</strong>fica affatto la mia opinione sul suo grado <strong>di</strong> autonomia. Noi<br />

abbiamo oggi una legge che costringe, in buona sostanza, tutti coloro che vogliono<br />

utilizzare una tecnica <strong>di</strong> fecondazione assistita ad espatriare, perché le con<strong>di</strong>zioni in<br />

Italia non ci sono, devono andare in Inghilterra, in Svizzera, in Francia, in Spagna, in<br />

Svezia, dove poter accedere a questo tipo <strong>di</strong> intervento. Quin<strong>di</strong> è stata elaborata,<br />

secondo me, una legge che non gode della caratteristica principale delle leggi buone,<br />

cioè della con<strong>di</strong>visione, rappresentando in un qualche modo l’opinione della<br />

maggioranza. In queste con<strong>di</strong>zioni io preferirei che non ci fosse alcuna legge, a parte<br />

alcune regole generali che possono essere stabilite sulle misure igieniche, ecc. Infatti si<br />

configura questa situazione “Tu, donna, sei sterile, ebbene allora devi fare la<br />

fecondazione assistita”; oppure: “Tu, donna, sei sterile, ebbene allora non devi fare la<br />

fecondazione assistita”, perché le due prescrizioni sono simmetriche, l’una è l’immagine<br />

speculare dell’altra. A me piacerebbe invece questa situazione: “Tu, donna, sei sterile.<br />

Vuoi la fecondazione assistita? Ebbene se la vuoi, io te la posso dare”. Questa è la mia<br />

opinione. Posso io non credere che esista l’anima o per questo devo essere escluso dalla<br />

comunità dei pensanti?<br />

Prof.ssa Fierro: Mi viene da riba<strong>di</strong>re, cosa che ha già detto il professore, come questa<br />

legge sia <strong>di</strong>scriminante sul piano dei <strong>di</strong>ritti dei citta<strong>di</strong>ni, perché succederà come al<br />

tempo della proibizione dell’aborto che chi aveva danaro andava ad abortire all’estero e<br />

chi non ne aveva si rivolgeva alle mammane rischiando la pelle. Così oggi chi ha i mezzi<br />

economici si reca nelle cliniche straniere per la procreazione assistita e chi non ne ha<br />

deve rinunciare.<br />

Prof.ssa D’Adamo: Io sono una letterata, quin<strong>di</strong> forse non sono la persona più in<strong>di</strong>cata<br />

per <strong>di</strong>alogare con lei. Comunque, proprio in un <strong>di</strong>battito televisivo ho visto un confronto

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