Relazione Bioetica.pdf - Liceo Ginnasio Statale Orazio di Roma

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17.06.2013 Views

discorso, nella fase in cui voi ponete le domande e si apre il dibattito di cui sarete i veri protagonisti. Proporrei che si facessero tre, quattro interventi a cui, se è d’accordo, il professore risponderà. Federico: Buongiorno, sono Federico e volevo chiederle, professore, dei chiarimenti sulla legge relativa alla procreazione assistita su cui ci sarà il referendum. Volevo sapere cosa è cambiato con questa legge nella prassi medica rispetto a prima e cosa vogliono ottenere i quesiti referendari . Antonio: Sono Antonio Giulianelli del primo D. Mi sembra che nel suo intervento lei abbia escluso che ci sia un diritto oggettivo, e allora vorrei chiederle che differenza c’è tra regola e legge. Inoltre sono rimasto perplesso, professore, quando, parlando di procreazione assistita, a proposito del soggetto, lei ha usato l’espressione utente e non persona. Prof.ssa Fierro: Anch’io volevo porre una domanda al professore. Tra le tante cose che ci ha detto vorrei che lei ci spiegasse un po’ più in profondità come funzionano i comitati di bioetica, chi li elegge, come si accordano soprattutto, se, come mi è sembrato, manca una regolamentazione precisa in materia. Un altro spunto tra i tanti che mi ha colpito è stato quando lei ha affermato che quanto più la medicina si disumanizza, tanto più raggiunge picchi di efficienza. Mi colpisce l’automatismo, e quindi mi chiedo come si concilii l’automatismo con quella che poi deve essere una scelta individuale, di ordine etico Gabriele: Volevo chiedere un chiarimento al professore. Ma prima volevo anche dire che i discorsi che si fanno si possono o no condividere a seconda dei punti di vista. Ad es. si è detto che nel passato il 70%, 80% dei bambini che nascevano non superava il primo anno di vita. E questi sono stati definiti sventurati. Secondo me sfortunati sono gli altri, siamo noi che sopravviviamo, naturalmente questo è il mio parere del tutto personale. L’osservazione che volevo fare è che il professore ha detto che la legge riflette il comportamento di tutti, e che in base a quel comportamento diffuso si fa la legge. Ma, io obietto, la legge morale non dovrebbe fondarsi su elementi sensibili, sull’ esperienza, sull’osservazione del mos moris, bensì dovrebbe essere elaborata dalla ragion pura? Ce lo dice anche Kant: non è la ragion pratica che deve elaborare la morale, basandosi sul comportamento dei più, ma deve essere la ragion pura pratica che elabori la legge morale in base al tu devi, cioè la coscienza individuale. Come si era criticata una ragion pura che aveva elaborato una morale astratta così si critica una ragion pratica che elabora i contenuti morali sulla base dei contenuti sensibili. Prof.ssa Fierro: Hai fatto un po’ di confusione tra ragion pura e ragion pura pratica. Ma lasciamo perdere. Prof. Terrenato: Allora andiamo per ordine. Io ho appena accennato alla fecondazione assistita, ma poiché mi avete fatto la domanda non mi tirerò indietro. Cercherò di dire quale secondo me è l’unico vero nodo grosso in discussione, ed è rappresentato da questo fatto. Quando si è verificato che non ci sono le condizioni per avere una fecondazione per via naturale, c’è l’indicazione di tentare di avere una fecondazione in vitro, cioè si mettono sotto il microscopio da una parte un uovo e dall’altra degli spermatozoi, e si cerca di ottenere che uno spermatozoo penetri in un uovo e si formi la prima cellula dalla quale si può sviluppare un embrione. Mentre è facile avere a disposizione gli spermatozoi, perché una sola eiaculazione ne può contenere più di 100

milioni, non è altrettanto facile ottenere le uova. L’organismo femminile è fatto in modo tale che ogni 28 giorni un solo uovo viene maturato e quindi ce ne sarebbe a disposizione solo uno. Ora siccome la tecnica della fecondazione in vitro è altamente inefficiente, riesce sì e no un terzo delle volte in cui si prova, e siccome avere a disposizione più uova non è una cosa semplice ed indolore per una donna, che deve essere bombardata con una grande quantità di ormoni, e ciò implica abbastanza sofferenza ed anche rischi alla salute, si cerca di avere tante uova, sei-sette uova con una sola stimolazione, e questo numero garantisce che almeno uno possa funzionare. E questo provoca un problema enorme perché si hanno a disposizione tanti embrioni che possono essere congelati e poi utilizzati, ma è ovvio che con questa procedura possono avanzare embrioni. Che farne? Poiché lo statuto ontologico dell’embrione non è condiviso, persistono opinioni divergenti. Io per esempio non credo che l’embrione sia una persona perché è incapace di vita autonoma, ma vedete che nel momento in cui io vi do la mia opinione vi do anche una giustificazione. Perché non credo che sia una persona? Perché secondo me per avere una persona bisogna che sia capace di vita autonoma, l’embrione nelle prime fasi di sviluppo non lo è e quindi non è una persona. Però io non posso avere un millimetro di critica verso coloro che affermano ”E invece secondo me è una persona”. Io nella mia testa ho la convinzione che questo concetto non sia vendibile. Diverso il caso in cui qualcuno mi voglia convincere che sia giusto ammazzare: fa parte di quelle opinioni a condivisione universale che non possono essere messe in discussione, mentre il caso dell’embrione può essere messo in discussione. E su questo punto che si sta svolgendo la battaglia, perché la legge ha cominciato a mettere delle forti limitazioni al numero degli embrioni che si possono produrre, il che determina il fatto che la procedura non è efficace, fallisce quasi sempre, quindi secondo me è una legge che ha questa contraddizione interna: sembrerebbe che voglia dare ordine a un argomento, in realtà fa in modo che quella operazione non possa essere effettuata. Ora siccome c’è una forte variabilità internazionale delle procedure in questo campo, diventa una selezione di classe: chi ha abbastanza soldi e vuole a tutti i costi un figlio attraverso la procreazione assistita, perché per vie normali non riesce a generarlo, può aggirare la legge recandosi all’estero, va in Svizzera o in Inghilterra dove questa operazione può essere fatta. Dopo ci sono altre questioni: chi e per quanto si conservano gli embrioni, cosa fare delle cellule staminali, e infiniti altri problemi, ma il nodo rimane questo. E’ per questo che io penso che una legge in materia non possa essere largamente condivisa, ed io penso anche che una legge funziona solo quando le norme che prescrive sono largamente condivise, e cioè che la vasta maggioranza pensa che siano giuste. Poi magari la vasta maggioranza cercherà anche di non rispettare queste leggi, cercherà di imbrogliare: e così rispondo anche alla seconda domanda. Io non appartengo per niente a nessun tipo principale o derivato di scuola idealistica; ho studiato Kant, l’ho trovato molto interessante, ma non mi detta le regole con le quali giudicare le leggi, mi è irrilevante questo tipo di filosofia, mi è estranea la concezione che una qualche legge debba far riferimento ad un ideale. Naturalmente questa è semplicemente un’opinione, non voglio venderla come una certezza assoluta. Devo poi rispondere a chi mi ha fatto l’obiezione di aver usato la parola utente invece che persona. Per me “utente” non ha nessuna connotazione negativa, ma se per voi lo ha, allora la ritiro e dirò persona. Passiamo al punto relativo al rapporto medico-paziente: le procedure sono diventate così complesse che non è più possibile che esse si svolgano in un rapporto medicopaziente più amichevole di quello che è in realtà. Voglio dire che sono sicuro che

milioni, non è altrettanto facile ottenere le uova. L’organismo femminile è fatto in<br />

modo tale che ogni 28 giorni un solo uovo viene maturato e quin<strong>di</strong> ce ne sarebbe a<br />

<strong>di</strong>sposizione solo uno. Ora siccome la tecnica della fecondazione in vitro è altamente<br />

inefficiente, riesce sì e no un terzo delle volte in cui si prova, e siccome avere a<br />

<strong>di</strong>sposizione più uova non è una cosa semplice ed indolore per una donna, che deve<br />

essere bombardata con una grande quantità <strong>di</strong> ormoni, e ciò implica abbastanza<br />

sofferenza ed anche rischi alla salute, si cerca <strong>di</strong> avere tante uova, sei-sette uova con<br />

una sola stimolazione, e questo numero garantisce che almeno uno possa funzionare. E<br />

questo provoca un problema enorme perché si hanno a <strong>di</strong>sposizione tanti embrioni che<br />

possono essere congelati e poi utilizzati, ma è ovvio che con questa procedura possono<br />

avanzare embrioni. Che farne? Poiché lo statuto ontologico dell’embrione non è<br />

con<strong>di</strong>viso, persistono opinioni <strong>di</strong>vergenti. Io per esempio non credo che l’embrione sia<br />

una persona perché è incapace <strong>di</strong> vita autonoma, ma vedete che nel momento in cui io<br />

vi do la mia opinione vi do anche una giustificazione. Perché non credo che sia una<br />

persona? Perché secondo me per avere una persona bisogna che sia capace <strong>di</strong> vita<br />

autonoma, l’embrione nelle prime fasi <strong>di</strong> sviluppo non lo è e quin<strong>di</strong> non è una persona.<br />

Però io non posso avere un millimetro <strong>di</strong> critica verso coloro che affermano ”E invece<br />

secondo me è una persona”. Io nella mia testa ho la convinzione che questo concetto<br />

non sia ven<strong>di</strong>bile.<br />

Diverso il caso in cui qualcuno mi voglia convincere che sia giusto ammazzare: fa parte<br />

<strong>di</strong> quelle opinioni a con<strong>di</strong>visione universale che non possono essere messe in <strong>di</strong>scussione,<br />

mentre il caso dell’embrione può essere messo in <strong>di</strong>scussione. E su questo punto che si<br />

sta svolgendo la battaglia, perché la legge ha cominciato a mettere delle forti<br />

limitazioni al numero degli embrioni che si possono produrre, il che determina il fatto<br />

che la procedura non è efficace, fallisce quasi sempre, quin<strong>di</strong> secondo me è una legge<br />

che ha questa contrad<strong>di</strong>zione interna: sembrerebbe che voglia dare or<strong>di</strong>ne a un<br />

argomento, in realtà fa in modo che quella operazione non possa essere effettuata. Ora<br />

siccome c’è una forte variabilità internazionale delle procedure in questo campo,<br />

<strong>di</strong>venta una selezione <strong>di</strong> classe: chi ha abbastanza sol<strong>di</strong> e vuole a tutti i costi un figlio<br />

attraverso la procreazione assistita, perché per vie normali non riesce a generarlo, può<br />

aggirare la legge recandosi all’estero, va in Svizzera o in Inghilterra dove questa<br />

operazione può essere fatta.<br />

Dopo ci sono altre questioni: chi e per quanto si conservano gli embrioni, cosa fare delle<br />

cellule staminali, e infiniti altri problemi, ma il nodo rimane questo. E’ per questo che<br />

io penso che una legge in materia non possa essere largamente con<strong>di</strong>visa, ed io penso<br />

anche che una legge funziona solo quando le norme che prescrive sono largamente<br />

con<strong>di</strong>vise, e cioè che la vasta maggioranza pensa che siano giuste. Poi magari la vasta<br />

maggioranza cercherà anche <strong>di</strong> non rispettare queste leggi, cercherà <strong>di</strong> imbrogliare: e<br />

così rispondo anche alla seconda domanda. Io non appartengo per niente a nessun tipo<br />

principale o derivato <strong>di</strong> scuola idealistica; ho stu<strong>di</strong>ato Kant, l’ho trovato molto<br />

interessante, ma non mi detta le regole con le quali giu<strong>di</strong>care le leggi, mi è irrilevante<br />

questo tipo <strong>di</strong> filosofia, mi è estranea la concezione che una qualche legge debba far<br />

riferimento ad un ideale. Naturalmente questa è semplicemente un’opinione, non voglio<br />

venderla come una certezza assoluta.<br />

Devo poi rispondere a chi mi ha fatto l’obiezione <strong>di</strong> aver usato la parola utente invece<br />

che persona. Per me “utente” non ha nessuna connotazione negativa, ma se per voi lo<br />

ha, allora la ritiro e <strong>di</strong>rò persona.<br />

Passiamo al punto relativo al rapporto me<strong>di</strong>co-paziente: le procedure sono <strong>di</strong>ventate<br />

così complesse che non è più possibile che esse si svolgano in un rapporto me<strong>di</strong>copaziente<br />

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