Relazione Bioetica.pdf - Liceo Ginnasio Statale Orazio di Roma
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nell’errore <strong>di</strong> ritenere che questo può essere stabilito da qualche autorità o dalla<br />
tra<strong>di</strong>zione o da qualche libro, né nell’errore <strong>di</strong> pensare che la soluzione <strong>di</strong> questi<br />
problemi sia nel seguire la natura. Seguire la natura: questa è una corbelleria, scusatemi<br />
la parola un po’ forte, è una sciocchezza dalla quale dovete guardarvi e vi invito a<br />
riflettere su questo. È possibile che molti <strong>di</strong> voi siano convinti che invece si debba<br />
seguire la natura, ma non funziona, non funziona seguire la natura. La strada che ci <strong>di</strong>ce<br />
che l’unico modo per risolvere giustamente questi problemi sia nascere secondo natura,<br />
morire secondo natura, curarsi secondo natura, è una strada errata .È sbagliata perché<br />
non si capisce perché non si capisce cosa vuol <strong>di</strong>re natura, perché la parola natura può<br />
avere <strong>di</strong>fferenti significati e del tutto naturale può essere anche un terremoto o un<br />
cataclisma. La natura comprende al suo interno sia fenomeni negativi che positivi . Oggi<br />
vi sentireste <strong>di</strong> <strong>di</strong>re “seguiamo la natura” dopo quello che è successo col maremoto?<br />
Vogliamo seguirla la natura, o invece la dobbiamo correggere, mo<strong>di</strong>ficare, guidare? Mica<br />
vi sentirete <strong>di</strong> <strong>di</strong>re che la natura è sempre benigna, è sempre un bene! Quello che è<br />
successo con il maremoto è naturale o non è naturale? Certo che è naturale! Di fatti<br />
naturali ne sono successi e ne succedono tanti, non era certo un fatto artificiale. Era<br />
sicuramente la realizzazione <strong>di</strong> processi naturali, che forse potevano essere previsti<br />
meglio e controllati meglio. Ma prevedere meglio e controllare meglio è un artificio.<br />
Allora non è vero che bisogna seguire la natura, non potete pensare che la soluzione dei<br />
problemi etici stia nel seguire la natura. Ma, scusate, se la natura porta una persona a<br />
nascere in modo tale che poi per tutta la vita avrà gravi sofferenze, non possiamo forse<br />
intervenire correggendola e portare quella stessa persona a nascere senza avere gravi<br />
sofferenze? Lo abbiamo sempre fatto questo impegno a migliorare la natura, perché non<br />
dovremmo farlo nelle questioni <strong>di</strong> cui si occupa la bioetica usando dei meto<strong>di</strong> che<br />
peraltro sono naturali? Perché le procedure a cui ricorriamo, e che sembrerebbero<br />
artificiali, come quelle della procreazione assistita, dell’ingegneria genetica, non sono<br />
nient’altro che l’uso <strong>di</strong> leggi naturali che abbiamo conosciuto bene, che ci permettono<br />
<strong>di</strong> realizzare alcune innovazioni, <strong>di</strong> risolvere problemi che prima restavano irrisolti<br />
perché conoscevamo meno la natura. Quin<strong>di</strong> in realtà è naturale anche ricorrere a<br />
tecniche messe a punto sulla base <strong>di</strong> un’applicazione delle leggi naturali della biologia ,<br />
non ci si pone così facendo fuori della natura. Il punto decisivo non è se seguiamo o no la<br />
natura , ma se ciò che facciamo è accettabile o meno moralmente . “Seguire la<br />
natura”: i filosofi hanno già mille volte argomentato contro la confusione che è presente<br />
in tale formula . La parola “natura” contiene tutto e il contrario <strong>di</strong> tutto. Chi <strong>di</strong>ce che<br />
cosa è naturale? Perché è naturale quella cosa lì e quella no? Non confondete poi ciò che<br />
è natura e dunque ciò che è, con ciò che deve essere. L’etica ha a che fare con il dover<br />
essere, questa è un’altra delle cose che dal <strong>di</strong>ciottesimo secolo in avanti Kant e Hume<br />
hanno fissato chiaramente . Non facciamo pasticci. Se noi dovessimo fare ciò che è<br />
naturale probabilmente adesso saremmo ancora all’epoca delle caverne. Quin<strong>di</strong> che<br />
senso ha ? E poi il telefonino lo usate o non lo usate? E che natura è quella?<br />
Veniamo al terzo punto. Un linguaggio che può essere adeguato nel campo della<br />
bioetica, è quello dei <strong>di</strong>ritti. Fare ricorso al linguaggio dei <strong>di</strong>ritti nel campo delle<br />
questioni bioetica significa richiamare come vali<strong>di</strong> dei <strong>di</strong>ritti in<strong>di</strong>viduali, principalmente<br />
dei <strong>di</strong>ritti <strong>di</strong> autonomia. Però dobbiamo subito fare una precisazione . Noi qui stiamo<br />
parlando non già <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritti giuri<strong>di</strong>camente riconosciuti , ma come accade nel caso della<br />
bioetica <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritti non ancora co<strong>di</strong>ficati e dunque prevalentemente <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritti morali e<br />
cioè pretese moralmente valide che riteniamo <strong>di</strong> potere fare riconoscere dagli altri. Ma<br />
allora deve risultare chiaro che richiamare un <strong>di</strong>ritto in quanto <strong>di</strong>ritto morale, non può<br />
in alcun modo volere <strong>di</strong>re pretendere <strong>di</strong> fare ciò che si vuole. Come abbiamo detto nel<br />
campo della bioetica sono in gioco dei <strong>di</strong>ritti morali, ovvero una pretesa che ciò che<br />
inten<strong>di</strong>amo fare o che chie<strong>di</strong>amo che ci venga fatto fare è un comportamento giusto,