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Relazione Bioetica.pdf - Liceo Ginnasio Statale Orazio di Roma

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con il seme <strong>di</strong> un donatore? Se la donna è fertile e l’uomo non lo è, e se entrambi desiderano un figlio nato da lei, non è <strong>di</strong>sumano<br />

stabilire questo <strong>di</strong>vieto? Sia nella prima che nella seconda situazione, il risultato è che la speranza <strong>di</strong> un figlio viene negata per legge.<br />

(Umberto Veronesi, Perché io voto sì, in «L’Espresso», 7 aprile 2005, pp.30-32)<br />

Testo n. 33<br />

Card. Ersilio Tonini: al prof. Veronesi <strong>di</strong>co che la scienza non può essere onnipotente.<br />

(…) E dunque il car<strong>di</strong>nale ha voglia <strong>di</strong> fare qualche domanda al professore. Di portargli qualche argomento contrario.<br />

Per esempio ho letto che per Veronesi la proibizione della <strong>di</strong>agnosi reimpianto sull’embrione è «inumana». Questa <strong>di</strong>agnosi porta<br />

alla selezione ed eliminazione degli embrioni malati, e per la legge italiana è eugenetica. Ho sottogli occhi gli atti <strong>di</strong> un convegno <strong>di</strong><br />

filosofi e bioeticisti invitati da Robert Edwards, un «padre» della provetta, alla Royal Society nel novembre scorso a Londra.<br />

Veronesi non ne sa niente? È raggelante: è stato affermato senza remore che, visto che la <strong>di</strong>agnosi reimpianto è possibile, abbiamo<br />

ora il «dovere morale» <strong>di</strong> migliorare la specie, <strong>di</strong> fare uomini più intelligenti e più riusciti. Che i genitori hanno il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> scegliersi i<br />

figli come li vogliono. Che «ci sono esseri umani che non sono persone» (cioè i minorati, i dementi non sono persone). Uno dei più<br />

famosi bioeticisti britannici, Gregory Stock, ha scritto u n libro dal titolo «Redesigning humans», ri<strong>di</strong>segnare gli uomini. Davvero<br />

non vede, professore, che il <strong>di</strong>vieto alla <strong>di</strong>agnosi sugli embrioni è una barriera a una deriva eugenetica già chiara – che è anche questa<br />

la posta in gioco?<br />

C’è la ricerca, altro nodo drammatico. L’uso degli embrioni. Per Veronesi non c’è problema: «Piuttosto che finire in un<br />

lavan<strong>di</strong>no – ha detto – gli embrioni potrebbero essere fondamentali per la ricerca sulle staminali: donatori <strong>di</strong> cellule così<br />

come un adulto, constatata la morte cerebrale, può essere donatore <strong>di</strong> organi».<br />

Ma l’embrione è vivo, scoppia <strong>di</strong> vita, lo <strong>di</strong>ce l’etimo greco, «en bruo», sono pieno, sono colmo, germoglio. È talmente vivo che<br />

occorre bloccarlo col gelo a meno 195 gra<strong>di</strong>, per fermarlo. In Gran Bretagna siamo già al cinismo sinistro della relatrice Lisa<br />

Bortolotti al convegno <strong>di</strong> Edwards, che ha detto che «la <strong>di</strong>gnità degli embrioni consiste nell’essere usati come cadaveri negli istituti<br />

<strong>di</strong> anatomia». Ma, vorrei chiedere a Veronesi, davvero non sente esitazioni davanti a una ricerca che usi e uccida l’embrione per<br />

curare altri uomini? Non si rende conto che qui siamo sul crinale in cui si supera e cancella il messaggio cristiano, ma ormai<br />

universale, per cui tutti gli uomini sono uguali fra loro? Che ci si butta alle spalle Kant, che gli uomini da fine <strong>di</strong>ventano solo un<br />

mezzo? E se poi il professore volesse rispondermi che fino a 14 giorni dall’unione dei gameti non c’è nulla, o, come ha affermato,<br />

che «l’anima esiste se c’è un pensiero», gli chiederei se allora è d’accordo con quella filosofa inglese, per la quale ci sono esseri<br />

umani che n on sono persone. Se un autistico o un cerebroleso sono persone, oppure no.<br />

(Intervista al car<strong>di</strong>nale Ersilio Tonini <strong>di</strong> Marina Corra<strong>di</strong>, «Caro Veronesi, la scienza non è onnipotente», in «Avvenire», 6 giugno<br />

2005)<br />

Testo n. 34<br />

Comitato «Scienza & Vita» e «Comitato per il Sì ai referendum»: le ragioni dell’astensione e quelle del sì a confronto sul<br />

primo quesito.<br />

LA LEGGE 40 PROMUOVE LA RICERCA NEL RISPETTO DELLA VITA. Il primo referendum è stato presentato dai promotori<br />

“per consentire nuove cure per malattie come l’Alzheimer, il Parkinson, la sclerosi, il <strong>di</strong>abete, le car<strong>di</strong>opatie, i tumori”. Ad<br />

oggi non esiste un solo caso al mondo in cui le cellule staminali embrionali abbiano guarito tali malattie, mentre risultati<br />

incoraggianti sono stati raggiunti solo con le staminali adulte.<br />

IN REALTÀ IL REFERENDUM VUOLE introdurre la possibilità <strong>di</strong> produrre embrioni in numero superiore a quelli che verranno<br />

impiantati e il loro conseguente congelamento. Sugli embrioni soprannumerari si vogliono fare sperimentazioni <strong>di</strong>struttive. Inoltre<br />

questo referendum vuole consentire la clonazione.<br />

(da un dépliant del Comitato per la legge 40 «Scienza & Vita»)<br />

VOTIAMO SÌ AL 1° QUESITO.<br />

Consentendo la ricerca sulle cellule staminali pre-embrionali, <strong>di</strong>remo sì alla possibilità <strong>di</strong> nuove cure per molte malattie. Le<br />

cellule staminali pre-embrionali, avendo la caratteristica <strong>di</strong> moltiplicarsi e <strong>di</strong> <strong>di</strong>fferenziarsi, possono ricostituire qualsiasi parte del<br />

corpo umano. Da queste <strong>di</strong>pende il futuro della ricerca biome<strong>di</strong>ca e la possibilità <strong>di</strong> trovare cure per malattie oggi molto <strong>di</strong>ffuse,<br />

come il Parkinson, l’Alzheimer, il <strong>di</strong>abete.<br />

Da esse può derivare una speranza per milioni <strong>di</strong> persone. Perché impe<strong>di</strong>rlo, lasciando inutilizzati gli embrioni attualmente congelati,<br />

quando potrebbero essere utili per scoprire nuove cure?<br />

Votare Sì al 1° quesito referendario significa abrogare parte degli articoli 12, 13 e 14 della Legge 40/2004, consentendo nuove<br />

speranze <strong>di</strong> vita e <strong>di</strong> guarigione per molti malati.<br />

(da un dépliant del «Comitato per il Sì ai referendum»)<br />

Testo n. 35<br />

Marcello Pera: non voterò perché la questione della fecondazione artificiale non si risolve con un referendum, ma in<br />

Parlamento.<br />

(...) Dire «sì» ai quesiti referendari equivale a non toccare più alcunché per molti anni a venire. Ugualmente, <strong>di</strong>re «no» rende<br />

intangibile l’argomento. Ma <strong>di</strong> qui a poco si potrebbe sentire l’esigenza <strong>di</strong> tornarci sopra. Chi meglio del Parlamento può svolgere<br />

questa riflessione, anche in vista <strong>di</strong> future revisioni della legge? Dove meglio che in Parlamento si trovano persone rappresentanti <strong>di</strong><br />

tutte le opinioni, e consapevoli <strong>di</strong> tutte le esigenze da bilanciare, che, <strong>di</strong>scutendo per mesi o anni (come è accaduto da noi) alla fine<br />

riescono a trovare una soluzione <strong>di</strong> equilibrio, la quale, se non accontenta tutti, almeno scontenta il minor numero? Con i referendum<br />

in materia <strong>di</strong> bioetica – ma sarebbe lo stesso con i referendum in materia <strong>di</strong> pena <strong>di</strong> morte o <strong>di</strong> norme penali – non è in gioco un<br />

istituto della democrazia <strong>di</strong>retta; è in gioco la capacità della democrazia <strong>di</strong>retta <strong>di</strong> risolvere con l’accetta del «sì» e del «no» ciò che la<br />

democrazia parlamentare in<strong>di</strong>retta sa risolvere con gli strumenti più raffinati del confronto.

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