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Relazione Bioetica.pdf - Liceo Ginnasio Statale Orazio di Roma

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moderno, embrioni, cioè esseri umani, per la manipolazione genetica a fini <strong>di</strong> ricerca. Sarebbe l’uovo <strong>di</strong> Colombo. Risolverebbe<br />

senza danni per nessuno la questione del limite dei tre embrioni da impiantare posto dalla legge 40.<br />

Obiezione / 1. Non essendo stupido né insensibile, Amato capisce che la <strong>di</strong>stinzione tra una vita umana fecondata e una vita<br />

umana personale che arriva dopo una parentesi, una no man’s land abitata dagli ovociti non sviluppati, dagli ooti<strong>di</strong>, è troppo sottile<br />

anche per lui. È però vero che perfino Joseph Ratzinger, ragionando <strong>di</strong> queste cose con Ernesto Galli della Loggia, ebbe modo <strong>di</strong><br />

essere prudente, e anche lui <strong>di</strong>stinse tra vita in generale e vita personale, certamente vita umana. Così Amato <strong>di</strong>ce: invocate il<br />

principio <strong>di</strong> precauzione, perché vi sembra esile la base <strong>di</strong> questo ragionamento sostenuto da dati empirici? Tenete però conto del<br />

fatto che il principio <strong>di</strong> precauzione deve essere ragionevole: a volte precauzione significa evitare il male maggiore, rassegnarsi a<br />

quello minore. Il male maggiore sarebbe in questo caso impe<strong>di</strong>re che il desiderio <strong>di</strong> figli abbia il suo corso con l’aiuto della tecnica, il<br />

male minore un residuo dubbio che ci sia continuità fra quello sta<strong>di</strong>o dell’ootide, del pre-embrione, e quello successivo, e che dunque<br />

si torni all’uso della vita umana fecondata come mezzo, insomma alla sua negazione.<br />

La mia obiezione è semplice. Primo, inverto male maggiore e male minore.<br />

Quel residuo dubbio sull’uso come mezzo <strong>di</strong> una vita umana in corso <strong>di</strong> sviluppo pesa <strong>di</strong> più del desiderio <strong>di</strong> avere figli con<br />

l’assistenza della tecnica. Secondo, nego una premessa non verificata. È infatti poco empirico, poco galileiano, affermare che con<br />

questa legge 40, con i suoi <strong>di</strong>vieti, si impe<strong>di</strong>sce la fecondazione me<strong>di</strong>calmente assistita. E i dati sulla attività <strong>di</strong> fecondazione<br />

artificiale dopo il varo e l’esecutività della legge <strong>di</strong>mostrano che non c’è un drammatico o anche solo rilevante calo delle natalità<br />

ottenute con queste meto<strong>di</strong>che. Il vero problema posto dalla legge e dal referendum abrogazionista è quello della illimitata libertà <strong>di</strong><br />

ricerca scientifica, costi quel che costi, significhi quel che significhi. Secondo Amato i sostenitori della legge argomentano in modo<br />

dogmatico, ma è vero l’opposto: sono gli abrogazionisti che agitano una ban<strong>di</strong>era ideologica e miracolistica, qualche volta perfino<br />

una certezza sciamanica o stregonesca nelle magnifiche sorti e progressive della scienza. Loro vogliono inequivocabilmente: la<br />

<strong>di</strong>agnosi preimpianto sistematica, la privatizzazione assoluta <strong>di</strong> tutta la faccenda nel rapporto esclusivo tra utenti e me<strong>di</strong>ci, la<br />

produzione <strong>di</strong> embrioni in numero illimitato a scopo <strong>di</strong> ricerca scientifica, la fecondazione eterologa, la declassazione del<br />

«concepito» a nullità giuri<strong>di</strong>ca senza in<strong>di</strong>vidualità (...).<br />

(Giuliano Ferrara, I <strong>di</strong>ritti dell’uomo? Cominciano con l’embrione, in «Corriere della Sera», 12 aprile 2005)<br />

Testo n. 30<br />

Giovanni Sartori: è contro la ragione affermare che l’embrione è già persona.<br />

(…) Passo a precisare, come promesso, che la tesi dell’«embrione eguale persona» non è sottoscritta, che io sappia, da nessuna<br />

altra religione. Non è con<strong>di</strong>visa dalla Chiesa Anglicana e dalla maggior parte delle Chiese protestanti. Ancor più significativo, non è<br />

con<strong>di</strong>visa dalle altre religioni monoteistiche. In riferimento al Talmud, il libro sacro dell’ebraismo, la dottrina è che l’embrione<br />

<strong>di</strong>venta gradualmente persona nel secondo mese <strong>di</strong> gravidanza, e cioè quando il feto dà inizio alla formazione degli organi.<br />

Analogamente nella religione islamica l’anima entra nel corpo quaranta giorni dopo la procreazione, dal che <strong>di</strong>scende che oggi viene<br />

ammessa senza problemi la sperimentazione sull’embrione.<br />

La crociata del car<strong>di</strong>nal Ruini è dunque una crociata solitaria. Può benissimo darsi che in Italia la vinca. Ma sarebbe una vittoria<br />

<strong>di</strong> Pirro votata, altrove e alla lunga, a una pesante sconfitta. Tanto più che se la vince dovrà poi ripartire in crociata contro l’aborto.<br />

Altrimenti avremmo un embrione (che fino a 18 giorni dall’ovulazione ha ancora una <strong>di</strong>mensione inferiore al millimetro e non<br />

contiene organi o tessuti <strong>di</strong>fferenziati) tutelato, e un feto non tutelato, comunque meno tutelato. Un evidente assurdo.<br />

A prescindere da questo assurdo, il fatto è che oramai la società cristiana dell’Occidente tiene alla vita, non accetta <strong>di</strong> morire<br />

soffrendo inutilmente, e quin<strong>di</strong> si affida alla me<strong>di</strong>cina per le malattie che ci fanno soffrire e morire. La legge 40, scrive Veronesi, «è<br />

inumana e ingiusta». In Italia 30 mila bambini nascono ogni anno con gravi malformazioni. È giusto, è umano, farli nascere così? La<br />

gente teme <strong>di</strong> morire afflitta dal morbo <strong>di</strong> Parkinson o dall’Alzheimer, e la sperimentazione sull’embrione promette (forse a torto,<br />

ma questo non lo sa neanche la Chiesa) <strong>di</strong> curare malattie che ci terrorizzano. Il car<strong>di</strong>nal Ruini crede davvero che su queste questioni,<br />

su queste angosce, la gente voterà contro la me<strong>di</strong>cina? Fermo restando – anch’io ho fermissime convinzioni bioetiche – che<br />

l’eugenetica deve essere soltanto curativa e che non deve mai imboccare la pericolosissima china <strong>di</strong> una umanità geneticamente<br />

manipolata.<br />

Allora, quando è che la vita <strong>di</strong>venta propriamente umana? La risposta che non crea problemi è la risposta ovvia, e cioè che la<br />

persona umana, l’in<strong>di</strong>viduo-persona, è tale quando esce dall’utero della madre, quando comincia a esistere in in<strong>di</strong>pendenza, da solo.<br />

Questa era l’ottica del <strong>di</strong>ritto (fino alla legge 40) che stabiliva al momento della nascita l’acquisto della personalità giuri<strong>di</strong>ca. E<br />

questa potrebbe essere l’unica <strong>di</strong>scontinuità riconosciuta dalla biologia, che deve altrimenti essere «continuista». Ma, attenzione, non<br />

è che la biologia possa sostenere la tesi dell’embrione-persona. Anzi, la biologia ci mette <strong>di</strong> fronte al fatto (evoluzionista?) che la<br />

specie umana con<strong>di</strong>vide con i primati, con gli animali superiori, più del 95 per cento del patrimonio genico; che il cuore (il primo<br />

organo che <strong>di</strong>venta funzionalmente attivo nella organogenesi) comincia a battere solo nella quarta settimana dopo la fecondazione; e<br />

che un altissimo numero <strong>di</strong> embrioni si perdono, e cioè che il più delle volte l’embrione non <strong>di</strong>venta un bambino. Oggi la Chiesa<br />

chiede ai giuristi cattolici e ai biologi cattolici <strong>di</strong> sottoscrivere la tesi che l’embrione è già un essere umano. Ma chi la sottoscrive lo<br />

fa come credente, non certo come giurista o uomo <strong>di</strong> scienza. Questa tesi è razionalmente insostenibile.<br />

E comunque non ci siamo lo stesso. La religione non esiste per far nascere quante più persone possibili (soffriamo già,<br />

globalmente, <strong>di</strong> sovrappopolazione), e ancor meno per prolungare artificialmente la vita (per decenni) <strong>di</strong> una vita puramente vegetale.<br />

La religione esiste per sconfiggere la morte, per promettere all’uomo la immortalità. E a questo fine occorre l’anima. Senza l’anima<br />

non c’è resurrezione dei corpi né vita eterna. E dunque la chiesa ci deve saper <strong>di</strong>re quando arriva. Sennò rischia <strong>di</strong> non arrivare mai<br />

(…).<br />

(Giovanni Sartori, Ma l’anima non ha certezze, in «Corriere della Sera», 16 aprile 2005)<br />

Testo n. 31<br />

Paolo Flores d’Arcais: il fattore religioso non può con<strong>di</strong>zionare le scelte <strong>di</strong> una società democratica.<br />

(…) Qualche mese fa Eugenio Scalfari ha sostenuto – con dovizia <strong>di</strong> riferimenti testuali – che i suoi interventi (l’autore si rivolge<br />

al card. Ruini, ndc) violano le norme del Concordato, e quin<strong>di</strong> la Costituzione italiana. Non entro nel merito, ma solo perché voglio<br />

spingermi oltre e domandare se i suoi interventi, malgrado il paternalistico abbraccio alla democrazia («per il suo bene») non

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