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Relazione Bioetica.pdf - Liceo Ginnasio Statale Orazio di Roma

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Le riflessioni che nascono a questo proposito portano a conclusioni curiose.Noi sappiamo che a lungo la stessa chiesa cattolica ha<br />

resistito alla teoria dell’evoluzione, non tanto perché sembrava contrastare col racconto biblico dei sette giorni della creazione (su<br />

questo erano già d’accordo i commentatori antichi, la Bibbia parla per metafore ed espressioni poetiche, e sette giorni potrebbero<br />

anche voler <strong>di</strong>re sette milioni <strong>di</strong> anni) ma perché cancellava il salto ra<strong>di</strong>cale, la <strong>di</strong>fferenza miracolosa tra forme <strong>di</strong> vita preumane e<br />

l’apparizione dell’Uomo, annullava la <strong>di</strong>fferenza tra una scimmia, che è un animale bruto, e un uomo che ha ricevuto un’anima<br />

razionale. Poi lentamente la chiesa ha non <strong>di</strong>co sostenuto ma ammesso il darwinismo purché si riconoscesse che, nella continuità<br />

della catena della vita dal primo unicellulare ad Adamo, s’inseriva una spaccatura, il momento in cui a un essere vivente viene<br />

conferita un’anima immortale. Solo i fondamentalisti protestanti (e qualche sciagurato consulente del nostro ministero della Pubblica<br />

Istruzione) hanno continuato ad avere orrore dell’ipotesi evoluzionista.<br />

Ora la battaglia certamente neo-fondamentalista sulla pretesa <strong>di</strong>fesa della vita, per cui l’embrione è già essere umano in quanto in<br />

futuro potrebbe <strong>di</strong>ventarlo, sembra portare i credenti più rigorosi sulla stessa frontiera dei vecchi materialisti evoluzionisti <strong>di</strong> un<br />

tempo: non c’è frattura (quella definita da San Tommaso) nel corso dell’evoluzione dai vegetali agli animali e agli uomini, la vita ha<br />

tutta lo stesso valore. E infatti Sartori nella sua polemica si chiede se non si faccia una certa confusione tra la <strong>di</strong>fesa della vita e la<br />

<strong>di</strong>fesa della vita umana, perché il <strong>di</strong>fendere a ogni costo la vita ovunque là dove si manifesti, in qualsiasi forma si manifesti,<br />

porterebbe a definire come omici<strong>di</strong>o non solo spargere il proprio seme a fini non fecondativi, ma anche mangiare pollie ammazzare<br />

zanzare, per non <strong>di</strong>re del rispetto dovuto ai vegetali (...).<br />

(Umberto Eco, Embrioni alla porta del Para<strong>di</strong>so, in «L’Espresso», 17 marzo 2005)<br />

Testo n. 24<br />

Giuliano Amato: la legge 40 non tutela l’embrione.<br />

Giuliano Amato ha davanti a sé, denso <strong>di</strong> annotazioni, il documento <strong>di</strong> monsignor Elio Sgreccia, presidente della Pontificia<br />

Accademia per la vita, pubblicato martedì scorso sul Corriere.<br />

Che cosa la colpisce?<br />

«Monsignor Sgreccia fornisce tutti gli argomenti che valgono non a <strong>di</strong>fesa della legge 40, ma contro la fecondazione artificiale in<br />

assoluto. Ma se si parte dai suoi principi, la legge 40 è il peggiore dei compromessi possibili tra quegli argomenti e la realtà che essa<br />

vuole regolare».<br />

Perché?<br />

«Nel documento è scritto che la fecondazione assistita <strong>di</strong>sumanizza il generare. Fa del figlio un mezzo, per sod<strong>di</strong>sfare il desiderio<br />

<strong>di</strong> maternità e paternità, anziché uno scopo. Porta a creare embrioni che si <strong>di</strong>sperdono, e apre spazi a fenomeni degenerativi:<br />

l’eugenetica e il mercato degli embrioni».<br />

Una preoccupazione con<strong>di</strong>visa da molti.<br />

«Ma l’idea per cui la fecondazione naturale darebbe alla nascita <strong>di</strong> un figlio una nobiltà che la fecondazione artificiale non ha è<br />

vera fino a un certo punto. Quanti figli nella storia sono nati al solo scopo <strong>di</strong> garantire ai genitori da vecchi una fonte <strong>di</strong><br />

sostentamento, prima che fossero inventate le pensioni? Quanti figli nei paesi poveri vengono messi al mondo con la premessa che<br />

molti moriranno facendo mancare le braccia per coltivare la terra? Quanti figli vengono concepiti per caso con l’atto sessuale, e la<br />

prima decisione dei genitori è <strong>di</strong>struggerli? Credo che un figlio voluto, nato con la fecondazione artificiale, sia più amato <strong>di</strong> tanti figli<br />

nati per caso e per ragioni strumentali dalla fecondazione naturale. E poi negare a una coppia l’affetto <strong>di</strong> figli propri, cioè negarle <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>ventare famiglia, pone le premesse per l’inari<strong>di</strong>mento del rapporto; e nega il valore, cui la chiesa <strong>di</strong>ce <strong>di</strong> ispirarsi, della famiglia<br />

come comunità naturale».<br />

Proprio lei, il più aperto tra i laici del centrosinistra alle posizioni della Chiesa, ora le sta confutando.<br />

«Proprio perché sono tra coloro che con<strong>di</strong>vidono i timori della Chiesa, preoccupata che nella <strong>di</strong>ga si aprano varchi che portino a<br />

degenerazioni, non vedo nei <strong>di</strong>vieti assoluti il modo migliore <strong>di</strong> chiudere questi varchi. Posso fare un esempio paradossale? La<br />

circolazione provoca morti, ma non si impe<strong>di</strong>sce la circolazione per evitarli. Proprio perché mi pongo da un punto <strong>di</strong> vista per tanti<br />

versi simile a quello della Chiesa, <strong>di</strong>co che la legge 40 mette a repentaglio quell’embrione <strong>di</strong> cui vorrebbe rappresentare lo scudo<br />

morale».<br />

Per quale motivo?<br />

«La legge prevede che per limitare il numero degli embrioni si possano espiantare non più <strong>di</strong> tre ovociti dalla donna, per produrre<br />

non più <strong>di</strong> tre embrioni, tutti impiantati. Le conseguenze sono quelle che abbiamo letto sul Corriere: una <strong>di</strong>minuzione dei<br />

concepimenti. Se la donna ha meno <strong>di</strong> trent’anni, andrebbe incontro a un parto trigemino, per cui nessuno le impianta tre embrioni, e<br />

due finiscono nel lavan<strong>di</strong>no; oppure vengono siringati con la stessa siringa che in alcuni Stati americani si usa per la pena <strong>di</strong> morte.<br />

Se la donna ha più <strong>di</strong> trent’anni, può capitare che tre embrioni non bastino. Per cui si deve fare una nuova stimolazione ovarica, un<br />

trauma spaventosamente ingiusto cui nessuna donna dev’essere esposta per più <strong>di</strong> una volta; e vengono creati e <strong>di</strong>strutti inutilmente<br />

tre embrioni. E’ nota poi l’ipocrisia della legge, che impone l’impianto anche in caso <strong>di</strong> malattie genetiche: se poi le cose non vanno,<br />

la madre può sempre usare la legge sull’aborto... »<br />

Una legge da cambiare quin<strong>di</strong>?<br />

«Una legge destinata a non reggere. Che include anche il capitolo degli embrioni destinati a non nascere in frigorifero, dove<br />

muoiono uno a uno negli anni, mentre noi giriamo la testa da un’altra parte».<br />

C’è una via d’uscita?<br />

«Monsignor Sgreccia <strong>di</strong>ce che l’embrione c’è già quando l’ovocita viene fecondato, perché è comunque iniziata in quel momento<br />

la sua programmazione. Non è così. La fecondazione dell’ovocita non dà ancora luogo all’embrione. Prima i cosiddetti pronuclei<br />

maschile e femminile si accostano nell’ovocita fecondato, ma ciascuno conserva il proprio patrimonio genetico. Solo dopo si ha la<br />

comparsa <strong>di</strong> un’entità bicellulare, che è l’embrione. La mia proposta è <strong>di</strong> estrarre in un’unica volta quanti ovociti potranno servire,<br />

facendo sviluppare allo sta<strong>di</strong>o <strong>di</strong> embrione solo quelli da impiantare subito, e crioconservando gli ovociti fecondati a uno sta<strong>di</strong>o<br />

anteriore alla formazione dell’embrione» (...).<br />

(Aldo Cazzullo, Amato: sull’embrione la Chiesa sbaglia. Ma restino regole anche se vincono i sì, in «Corriere della Sera», 11<br />

febbraio 2005)

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