Relazione Bioetica.pdf - Liceo Ginnasio Statale Orazio di Roma

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che decidono di ricorrervi (MASSIMO FRANCO, «Quesiti ed elezioni, date diverse. Anche un cattolico può votare sì», in «CdS», 15 gennaio 2005). Parole che valgono il giorno dopo all’on. Fassino la reazione della Chiesa per bocca di Mons. Rino Fisischella, ausiliare del card. Ruini e rettore della Lateranense («Se i quesiti fossero approvati peggiorerebbero la legge, facendo venire meno valori fondamentali della morale, che attengono sia al rispetto dell’embrione, sia al rispetto della coppia e del nascituro»: LUIGI ACCATTOLI, «Quesiti sulla fecondazione. I cattolici non voteranno sì», in «CdS», 16 gennaio 2005). Il presidente dei Ds Massimo D’Alema, ad aprile, pur sostenendo il sì e condannando gli inviti all’astensione dei vescovi come un’astuzia politica, esprimerà sorprendentemente dubbi sulla fecondazione eterologa, in quanto «l’anonimato del padre lede i diritti del bimbo che nasce» (MARCO IMARISIO, D’Alema e la fecondazione eterologa: ho dubbi, in «CdS», 30 aprile 2005). Tra i cattolici nella maggioranza, preannuncia la sua astensione il vicepremier e segretario dell’Udc on. Marco Follini. I cattolici del centrosinistra si presentano al voto in ordine sparso, pur concordi nel giudicare il referendum un errore (ad esempio, il prof. Pietro Scoppola dichiara di sentirsi come il nipotino del Manzoni, e preferirebbe non essere nelle liste elettorali di giugno: RENZO GIACOMELLI, Quelle urne che dividono, in «FC», n.23, 2005). 64 L’on. Rosy Bindi (Margherita), pur imputando alla maggioranza l’intenzione di cercare uno scontro ideologico, difende il divieto alla fecondazione eterologa stabilito dalla legge 40 (DARIA GORODISKY, La Bindi avverte l’Ulivo: resti il no all’eterologa, in «Corriere della Sera», 7 gennaio 2005): la parlamentare deciderà poi di andare a votare, contro l’indicazione dei vescovi, indicando il no ai quattro quesiti. Dichiara che andrà a votare, in dissenso dal card. Ruini, anche l’on. Pierluigi Castagnetti della Margherita, il quale auspica una modifica parlamentare che migliori la legge, ad esempio eliminando il vincolo dei tre embrioni da impiantare (LORENZO SALVIA, Castagnetti: Ruini sbaglia, la legge si può cambiare, in «CdS», 18 gennaio 2005). Invece l’on. Clemente Mastella, vice presidente della Camera e leader dell’Udeur, criticando il “voltagabbanismo etico” di chi agirebbe nella questione del referendum per calcolo politico, 65 annuncia che si asterrà, perché non votare è l’unico gesto politico efficace contro il referendum (intervista a Clemente Mastella di Giovanni Ruggiero, «Chi è contro non vota, unico gesto efficace», in «Avv», 12 maggio 2005). Il presidente dell’AP-UDEUR Mino Martinazzoli lamenta la mancanza di una forza moderatrice come la vecchia DC nell’attuale dissidio tra laici e cattolici e si esprime per il no, in nome del principio di responsabilità che impone di difendere le vite più vulnerabili (intervista a Martinazzoli di ALDO CAZZULLO, Martinazzoli: nessuno tocchi l’embrione, è da nazisti, in «Corriere della Sera», 10 febbraio 2005). Il presidente della Margherita Francesco Rutelli interviene a marzo ufficializzando la posizione del suo partito nel senso della libertà di coscienza, con l’appoggio della componente margheritiana che appoggia Romano Prodi, guidata dal prof. Arturo Parisi (“Sul referendum libertà di coscienza”, in «Rep», 10 marzo 2005), suscitando con ciò un certo malcontento a sinistra; il malcontento diviene aperta irritazione allorché l’ex sindaco di Roma annuncia, alla fine della campagna referendaria, la sua personale astensione, motivandola con il “macello” e la “legislazione inaccettabile” che il sì provocherebbe (MONICA GUERZONI, Rutelli annuncia l’astensione e critica gli alleati, in «CdS», 4 giugno 2005). 66 Contro l’indicazione del non voto data dalle gerarchie vaticane, il leader dell’Ulivo Romano Prodi dice invece che si recherà a votare, in quanto “cattolico adulto”, mantenendo però il riserbo sulla sua scelta (FRANCESCO ALBERTI, Prodi: sono adulto, vado a votare, in «CdS», 9 marzo 2005), e viene non troppo velatamente rimbeccato anche da «Famiglia Cristiana» (BEPPE DEL COLLE, È cattolico “adulto” anche chi si asterrà, in «FC», n.12, 2005): a giugno il segretario della CEI mons. Betori ribadirà la linea del card. Ruini e manifesterà la sua perplessità proprio verso quei cattolici che andranno alle urne (LUIGI ACCATTOLI, I vescovi: perplessi sui cattolici che votano, in «CdS», 1 giugno 2005). Si schiera con i Radicali l’ex vicepresidente dell’Azione Cattolica Antonio Tombolini, in difesa di un referendum che «potrebbe anche essere la vittoria dei cattolici che non si inchinano» (ALDO CAZZULLO, Il cattolico «eretico»: al referendum con i radicali, in «CdS», 22 marzo 2005). Preannuncia tre sì e un no (sulla fecondazione eterologa) Pierre Carniti, ex segretario generale della Cisl negli anni ’80, cattolico e militante nei Ds con i Cristiano sociali (DARIA GORODISKY, Carniti: penso al no. Meglio adottare i figli, in «CdS», 10 maggio 2005). Si recherà a votare anche l’ex parlamentare democristiano Mario Segni, che fu il promotore del referendum sulla legge elettorale del 1993, esprimendosi per tre no e un sì (al primo quesito, riguardante la ricerca sugli embrioni congelati): vd. ALESSANDRO TROCINO, Segni: sono credente, ma a votare non rinuncio, in «CdS», 1 giugno 2005. Nel pieno della campagna referendaria, scalpore suscita la dichiarazione per il sì a tre quesiti (il no è per la fecondazione eterologa) del vice presidente del Consiglio, ministro degli Esteri e leader di Alleanza Nazionale on. Gianfranco Fini, (GIOVANNA CASADIO, Fini voterà sì, in «Rep», 10 maggio 2005), il quale successivamente, in un’intervista concessa al «Corriere della Sera» quasi alla vigilia della consultazione, aggiunge che è 64 L’apologo narra che una volta il piccolo raccontò all’illustre nonno di una lite tra un gruppo di amichetti. Espose le motivazioni degli uni e degli altri, e il Manzoni dette ragione a tutti i litiganti. «Ma, nonno, come possono aver ragione tutti?», chiese stupito il fanciullo. «Hai ragione anche tu», rispose lo scrittore. 65 Allusione anche alla posizione dell’on. Fini («l’ultimo che si è iscritto nel “club dei voltagabbana”», secondo il leader dell’Udeur), che, pur avendo sostenuto la legge 40 in Parlamento, aveva preannunciato qualche giorno prima di votare tre sì al referendum. 66 Posizione che procura all’on. Rutelli il plauso degli antireferendari (commenti elogiativi sul «Foglio», quotidiano vicino agli astensionisti: il testo integrale della conferenza stampa, tenuta da Rutelli il 3 giugno, è pubblicato col titolo Una guerra culturale, un leader coraggioso, in «Il Foglio», 9 giugno 2005) e le critiche, fra gli altri, dell’ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio nel governo Ciampi, Antonio Maccanico (Dl) – vd. DARIA GORODISKY, Maccanico: si è schierato troppo con la Cei, in «CdS», 4 giugno 2005 –, e del suo antico maestro Marco Pannella, che però non infierisce (GIOVANNA CASADIO, “È un abbraccio a Ruini ma anche Prodi fa danno”, in «Rep», 4 giugno 2005), mentre altri rievocano i trascorsi radicali dell’ex sindaco di Roma (FILIPPO CECCARELLI, Da radicale a papista le 2 vite di Francesco, ibid.).

diseducativo esortare all’astensione, criticando in modo non troppo velato le gerarchie vaticane (FRANCESCO VERDERAMI, Fini: diseducativo spingere all’astensione, in «CdS», 8 giugno 2005). 67 Intervengono nella querelle autorevoli personalità dal versante delle istituzioni. L’ex capo dello Stato sen. Francesco Cossiga annuncia che non andrà a votare e farà campagna per l’astensione (perché «da cittadino e da cattolico non si può tollerare che questioni di etica così complesse possano essere risolte con questo mostriciattolo»: LORENZO FUCCARO, Cossiga: farò campagna per l’astensione, in «CdS», 17 gennaio 2005; posizione ribadita, in dissenso da Andreotti e Scalfaro, ma con singolare consonanza con quest’ultimo per quanto riguarda il problema del riconoscimento di garanzie alle coppie omosessuali, nell’intervista di LORENZO FUCCARO, Cossiga: astenersi è meno rischioso. Sì a nuovi diritti per le coppie gay, in «Corriere della Sera», 30 gennaio 2005). Il senatore a vita Giulio Andreotti, sette volte presidente del Consiglio e punto di riferimento istituzionale per il mondo cattolico, ricordando che i cattolici hanno sempre enunciato l’obbligo di andare a votare, preannuncia il suo no e giudica, nel caso specifico, l’astensione un rischio («non solo dal punto di vista politico ma anche aritmetico: se chi difende la legge si divide tra chi vota no e chi non vota, rischia di far prevalere la minoranza»: intervista ad Andreotti di ALDO CAZZULLO, «Al referendum bisogna votare e dire no», in «CdS», 28 gennaio 2005). Poi, però, corregge la sua posizione, inchinandosi al card. Ruini e decidendo di non andare a votare, in segno di obbedienza (vd. l’intervista a Giulio Andreotti di ALDO CAZZULLO, Andreotti: mi inchino a Ruini, non andrò più a votare, in «Corriere della Sera», 20 marzo 2005): rettifica che gli vale il plauso dell’on. Mastella, segretario dell’Udeur (MARGHERITA DE BAC, Mastella: sto con Giulio, inaccettabile litigare tra noi, in «Corriere della Sera», 21 marzo 2005) e le rampogne del prof. Parisi, presidente dell’Assemblea federale della Margherita e già vicepresidente dell’Azione Cattolica (il quale accusa di conformismo il senatore a vita: per lui, a detta del prof. Parisi, «un cattolico è uno che non capisce ma si adegua»: MARGHERITA DE BAC, Parisi attacca Andreotti «Cattolico conformista», in «CdS», 21 marzo 2005). È dell’avviso di votare, concordando con la prima posizione del sen. Andreotti, l’ex capo dello Stato, già membro dell’Assemblea Costituente, sen. Oscar Luigi Scalfaro, il quale ricorda che il voto è un diritto essenziale e la Costituzione lo riconosce come dovere civico (intervista a Scalfaro di MASSIMO FRANCO, «Andreotti ha ragione, i valori non si difendono con l’astensione», in «CdS», 29 gennaio 2005). A campagna referendaria quasi ultimata dichiara il suo voto per il sì il sindaco di Roma Walter Veltroni (WALTER VELTRONI, Voto quattro sì, ecco perché, in «CdS», 5 giugno 2005). Lo svolgimento della campagna referendaria registra discese in campo e duelli verbali tra i grandi intellettuali e opinionisti di parte laica e cattolica. Con un commento apparso a gennaio sul «Corriere della Sera» lo storico e politologo Ernesto Galli della Loggia nota il contraddittorio (a suo giudizio) atteggiamento della Chiesa, che invoca la natura per tutelare il principio della vita umana ma lascia che la fine di essa alla natura venga sottratta e fatta dipendere in molti casi dal funzionamento delle macchine, per il proseguimento di una vita meramente vegetativa (ERNESTO GALLI DELLA LOGGIA, Le contraddizioni della Chiesa, in «Corriere della Sera», 23 gennaio 2005, testo n. 18). Gli rispondono qualche giorno dopo, dalle colonne dell’«Avvenire», il prof. Francesco D’Agostino, presidente del Comitato Nazionale di Bioetica, e il cardinale Ersilio Tonini: il primo per ricordare che la morte è sempre stata accertata con degli strumenti, quali sono anche le dita del medico sul polso del paziente; che la determinazione della morte spetta alla scienza, a cui la Chiesa giustamente si affida, non alla teologia; che la differente considerazione della Chiesa per l’individuo in stato di morte cerebrale e per l’embrione sta nel fatto che il donatore di organi è di fatto un cadavere, mentre l’embrione è un individuo vivente (intervista a Francesco D’Agostino di MARINA CORRADI, Per la vita, dall’inizio alla fine, in «Avv», 26 gennaio 2005, testo n. 19); il secondo per confutare la supposta “disinvoltura” della Chiesa nell’accettare la metodica scientifica della morte cerebrale, ricordando che fu proprio la Pontificia Accademia delle Scienze a riconoscere nel 1985 il maggior rigore scientifico del criterio della morte cerebrale e che l’individuo in stato di morte cerebrale è comunque morto, ed è moralmente lecito che il suo corpo possa essere utile agli altri, mediante l’espianto degli organi (intervista al cardinale Ersilio Tonini di MARINA CORRADI, Dal nascere al morire, le scelte della Chiesa, in «Avv», 27 gennaio 2005). Il filosofo Massimo Cacciari, in un’intervista sull’«Espresso» di fine gennaio (colloquio con Massimo Cacciari di CHIARA VALENTINI, Quattro volte sì, in «L’E», 27 gennaio 2005), critica aspramente la posizione della Chiesa cattolica, dimentica che essa nei secoli ha avuto posizioni diverse sul tema dell’embrione-persona e l’infusione in esso dell’anima, come attestano Alberto Magno e San Tommaso (l’Aquinate sarà spesso chiamato in causa nella querelle fra laici e cattolici), ma auspica che dopo la preventivata vittoria dei sì si possa aprire un serio confronto sulla base della proposta di legge di Giuliano Amato. Il principio di marzo vede il botta e risposta fra il politologo Giovanni Sartori, professore emerito alle università di New York e Firenze, e il filosofo cattolico Rocco Buttiglione, ministro per le Politiche comunitarie. Inizia Sartori, affermando che, sul piano razionale, la vita umana si distingue dalla vita in genere e dalla vita animale in specie, perché l’uomo è capace di riflettere su se stesso, è caratterizzato dalla autoconsapevolezza: egli nega perciò che l’embrione abbia i diritti delle persone già nate, anzi tutte le persone ragionevoli dovrebbero volere che gli embrioni siano utilizzati 67 Non solo così suscitando sconcerto tra quegli esponenti di An che si richiamano ai valori cattolici e polemiche sia nel partito che nel governo (ROBERTO ZUCCOLINI, Fecondazione, tensione in An per i tre sì di Fini, in «CdS», 11 maggio 2005; GIOVANNA CASADIO, Il sì di Fini spacca il governo, in «Rep», 11 maggio 2005), rinfocolate ulteriormente dall’intervista apparsa l’8 giugno (vd. GIANLUCA LUZI, An in rivolta contro Fini, in «Rep», 9 giugno 2005; sulla modernità del presidente Fini rispetto al suo partito vd. il commento di EDMONDO BERSELLI, La destra eterologa, ibid.), ma anche prestando il fianco a maligni pettegolezzi, che vorrebbero legare l’esternazione del vicepremier a un presunto flirt con l’avvenente ministro per le Pari opportunità, Stefania Prestigiacomo, di FI (illazioni fermamente smentite da entrambi gli interessati: vd. GIOVANNA CASADIO, “Io e Gianfranco? Solo calunnie, è una campagna avvelenata, in «Rep», 12 maggio 2005; LORENZO SALVIA, «Io e la Prestigiacomo? Illazioni disgustose», in «CdS», 13 maggio 2005), la quale a sua volta si era pronunciata per un convinto sì ai quattro quesiti.

<strong>di</strong>seducativo esortare all’astensione, criticando in modo non troppo velato le gerarchie vaticane (FRANCESCO<br />

VERDERAMI, Fini: <strong>di</strong>seducativo spingere all’astensione, in «CdS», 8 giugno 2005). 67<br />

Intervengono nella querelle autorevoli personalità dal versante delle istituzioni. L’ex capo dello Stato sen.<br />

Francesco Cossiga annuncia che non andrà a votare e farà campagna per l’astensione (perché «da citta<strong>di</strong>no e da<br />

cattolico non si può tollerare che questioni <strong>di</strong> etica così complesse possano essere risolte con questo mostriciattolo»:<br />

LORENZO FUCCARO, Cossiga: farò campagna per l’astensione, in «CdS», 17 gennaio 2005; posizione riba<strong>di</strong>ta, in<br />

<strong>di</strong>ssenso da Andreotti e Scalfaro, ma con singolare consonanza con quest’ultimo per quanto riguarda il problema del<br />

riconoscimento <strong>di</strong> garanzie alle coppie omosessuali, nell’intervista <strong>di</strong> LORENZO FUCCARO, Cossiga: astenersi è<br />

meno rischioso. Sì a nuovi <strong>di</strong>ritti per le coppie gay, in «Corriere della Sera», 30 gennaio 2005). Il senatore a vita Giulio<br />

Andreotti, sette volte presidente del Consiglio e punto <strong>di</strong> riferimento istituzionale per il mondo cattolico, ricordando che<br />

i cattolici hanno sempre enunciato l’obbligo <strong>di</strong> andare a votare, preannuncia il suo no e giu<strong>di</strong>ca, nel caso specifico,<br />

l’astensione un rischio («non solo dal punto <strong>di</strong> vista politico ma anche aritmetico: se chi <strong>di</strong>fende la legge si <strong>di</strong>vide tra<br />

chi vota no e chi non vota, rischia <strong>di</strong> far prevalere la minoranza»: intervista ad Andreotti <strong>di</strong> ALDO CAZZULLO, «Al<br />

referendum bisogna votare e <strong>di</strong>re no», in «CdS», 28 gennaio 2005). Poi, però, corregge la sua posizione, inchinandosi<br />

al card. Ruini e decidendo <strong>di</strong> non andare a votare, in segno <strong>di</strong> obbe<strong>di</strong>enza (vd. l’intervista a Giulio Andreotti <strong>di</strong> ALDO<br />

CAZZULLO, Andreotti: mi inchino a Ruini, non andrò più a votare, in «Corriere della Sera», 20 marzo 2005): rettifica<br />

che gli vale il plauso dell’on. Mastella, segretario dell’Udeur (MARGHERITA DE BAC, Mastella: sto con Giulio,<br />

inaccettabile litigare tra noi, in «Corriere della Sera», 21 marzo 2005) e le rampogne del prof. Parisi, presidente<br />

dell’Assemblea federale della Margherita e già vicepresidente dell’Azione Cattolica (il quale accusa <strong>di</strong> conformismo il<br />

senatore a vita: per lui, a detta del prof. Parisi, «un cattolico è uno che non capisce ma si adegua»: MARGHERITA DE<br />

BAC, Parisi attacca Andreotti «Cattolico conformista», in «CdS», 21 marzo 2005). È dell’avviso <strong>di</strong> votare,<br />

concordando con la prima posizione del sen. Andreotti, l’ex capo dello Stato, già membro dell’Assemblea Costituente,<br />

sen. Oscar Luigi Scalfaro, il quale ricorda che il voto è un <strong>di</strong>ritto essenziale e la Costituzione lo riconosce come dovere<br />

civico (intervista a Scalfaro <strong>di</strong> MASSIMO FRANCO, «Andreotti ha ragione, i valori non si <strong>di</strong>fendono con<br />

l’astensione», in «CdS», 29 gennaio 2005). A campagna referendaria quasi ultimata <strong>di</strong>chiara il suo voto per il sì il<br />

sindaco <strong>di</strong> <strong>Roma</strong> Walter Veltroni (WALTER VELTRONI, Voto quattro sì, ecco perché, in «CdS», 5 giugno 2005).<br />

Lo svolgimento della campagna referendaria registra <strong>di</strong>scese in campo e duelli verbali tra i gran<strong>di</strong> intellettuali e<br />

opinionisti <strong>di</strong> parte laica e cattolica. Con un commento apparso a gennaio sul «Corriere della Sera» lo storico e<br />

politologo Ernesto Galli della Loggia nota il contrad<strong>di</strong>ttorio (a suo giu<strong>di</strong>zio) atteggiamento della Chiesa, che invoca la<br />

natura per tutelare il principio della vita umana ma lascia che la fine <strong>di</strong> essa alla natura venga sottratta e fatta <strong>di</strong>pendere<br />

in molti casi dal funzionamento delle macchine, per il proseguimento <strong>di</strong> una vita meramente vegetativa (ERNESTO<br />

GALLI DELLA LOGGIA, Le contrad<strong>di</strong>zioni della Chiesa, in «Corriere della Sera», 23 gennaio 2005, testo n. 18). Gli<br />

rispondono qualche giorno dopo, dalle colonne dell’«Avvenire», il prof. Francesco D’Agostino, presidente del Comitato<br />

Nazionale <strong>di</strong> <strong>Bioetica</strong>, e il car<strong>di</strong>nale Ersilio Tonini: il primo per ricordare che la morte è sempre stata accertata con degli<br />

strumenti, quali sono anche le <strong>di</strong>ta del me<strong>di</strong>co sul polso del paziente; che la determinazione della morte spetta alla<br />

scienza, a cui la Chiesa giustamente si affida, non alla teologia; che la <strong>di</strong>fferente considerazione della Chiesa per<br />

l’in<strong>di</strong>viduo in stato <strong>di</strong> morte cerebrale e per l’embrione sta nel fatto che il donatore <strong>di</strong> organi è <strong>di</strong> fatto un cadavere,<br />

mentre l’embrione è un in<strong>di</strong>viduo vivente (intervista a Francesco D’Agostino <strong>di</strong> MARINA CORRADI, Per la vita,<br />

dall’inizio alla fine, in «Avv», 26 gennaio 2005, testo n. 19); il secondo per confutare la supposta “<strong>di</strong>sinvoltura” della<br />

Chiesa nell’accettare la meto<strong>di</strong>ca scientifica della morte cerebrale, ricordando che fu proprio la Pontificia Accademia<br />

delle Scienze a riconoscere nel 1985 il maggior rigore scientifico del criterio della morte cerebrale e che l’in<strong>di</strong>viduo in<br />

stato <strong>di</strong> morte cerebrale è comunque morto, ed è moralmente lecito che il suo corpo possa essere utile agli altri,<br />

me<strong>di</strong>ante l’espianto degli organi (intervista al car<strong>di</strong>nale Ersilio Tonini <strong>di</strong> MARINA CORRADI, Dal nascere al morire,<br />

le scelte della Chiesa, in «Avv», 27 gennaio 2005). Il filosofo Massimo Cacciari, in un’intervista sull’«Espresso» <strong>di</strong><br />

fine gennaio (colloquio con Massimo Cacciari <strong>di</strong> CHIARA VALENTINI, Quattro volte sì, in «L’E», 27 gennaio 2005),<br />

critica aspramente la posizione della Chiesa cattolica, <strong>di</strong>mentica che essa nei secoli ha avuto posizioni <strong>di</strong>verse sul tema<br />

dell’embrione-persona e l’infusione in esso dell’anima, come attestano Alberto Magno e San Tommaso (l’Aquinate sarà<br />

spesso chiamato in causa nella querelle fra laici e cattolici), ma auspica che dopo la preventivata vittoria dei sì si possa<br />

aprire un serio confronto sulla base della proposta <strong>di</strong> legge <strong>di</strong> Giuliano Amato.<br />

Il principio <strong>di</strong> marzo vede il botta e risposta fra il politologo Giovanni Sartori, professore emerito alle università <strong>di</strong><br />

New York e Firenze, e il filosofo cattolico Rocco Buttiglione, ministro per le Politiche comunitarie. Inizia Sartori,<br />

affermando che, sul piano razionale, la vita umana si <strong>di</strong>stingue dalla vita in genere e dalla vita animale in specie, perché<br />

l’uomo è capace <strong>di</strong> riflettere su se stesso, è caratterizzato dalla autoconsapevolezza: egli nega perciò che l’embrione<br />

abbia i <strong>di</strong>ritti delle persone già nate, anzi tutte le persone ragionevoli dovrebbero volere che gli embrioni siano utilizzati<br />

67 Non solo così suscitando sconcerto tra quegli esponenti <strong>di</strong> An che si richiamano ai valori cattolici e polemiche sia nel partito che nel governo<br />

(ROBERTO ZUCCOLINI, Fecondazione, tensione in An per i tre sì <strong>di</strong> Fini, in «CdS», 11 maggio 2005; GIOVANNA CASADIO, Il sì <strong>di</strong> Fini spacca<br />

il governo, in «Rep», 11 maggio 2005), rinfocolate ulteriormente dall’intervista apparsa l’8 giugno (vd. GIANLUCA LUZI, An in rivolta contro Fini,<br />

in «Rep», 9 giugno 2005; sulla modernità del presidente Fini rispetto al suo partito vd. il commento <strong>di</strong> EDMONDO BERSELLI, La destra eterologa,<br />

ibid.), ma anche prestando il fianco a maligni pettegolezzi, che vorrebbero legare l’esternazione del vicepremier a un presunto flirt con l’avvenente<br />

ministro per le Pari opportunità, Stefania Prestigiacomo, <strong>di</strong> FI (illazioni fermamente smentite da entrambi gli interessati: vd. GIOVANNA CASADIO,<br />

“Io e Gianfranco? Solo calunnie, è una campagna avvelenata, in «Rep», 12 maggio 2005; LORENZO SALVIA, «Io e la Prestigiacomo? Illazioni<br />

<strong>di</strong>sgustose», in «CdS», 13 maggio 2005), la quale a sua volta si era pronunciata per un convinto sì ai quattro quesiti.

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