Relazione Bioetica.pdf - Liceo Ginnasio Statale Orazio di Roma

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in Laterano, ove il cardinale esorta centinaia di parroci a motivare i fedeli per l’astensione, giacché votare no aiuterebbe oggettivamente chi vuole abrogare la legge 40, permettendo il raggiungimento del quorum, vd. LUIGI ACCATTOLI, Ruini ai parroci di Roma «Invitate a non votare», in «CdS», 11 marzo 2005). È chiara la posizione della Chiesa: astenersi dal referendum per far mancare il quorum dei votanti (il 50% degli aventi diritto al voto più 1), compromettendo così la validità della consultazione, a salvaguardia della legge 40, secondo una strategia probabilmente ispirata dal magistrato e cattolico militante Carlo Casini, già protagonista della campagna referendaria antiabortista contro la legge 194 nel 1981 e fondatore del Movimento per la Vita (il quale garantisce sulla legittimità dell’astensione, criticando la posizione espressa dal sen. Andreotti per il voto, vd. l’intervista a Carlo Casini di Marina Corradi, «Referendum, astensione militante», in «Avv», 29 gennaio 2005, testo n. 13). 58 Non tutti i sacerdoti, però, almeno in un primo tempo sembrano disposti a seguire la linea del cardinale Ruini (poi si adegueranno). Si esprime per il voto, monsignor Paolo Urso, vescovo di Ragusa («chi non vota dà una risposta che non è chiara»: GIAN GUIDO VECCHI, Urso: voterò, ci vogliono risposte chiare, in «CdS», 23 gennaio 2005); preferisce lasciare la libertà ai fedeli di esprimersi secondo coscienza monsignor Giovanni Melis Fois, vescovo emerito di Nuoro («Il cardinale Ruini rifletteva su cose concrete, pratiche, ma quelle non fanno parte dell’insegnamento della Chiesa! Non è che la dottrina dica di andare a votare o meno ai referendum: dice di difendere la vita»: GIAN GUIDO VECCHI, Melis Fois: ciascuno scelga secondo la propria coscienza, in «CdS», 20 gennaio 2005); non esclude di andare a votare monsignor Giovanni Volta, vescovo emerito di Pavia («Per uno stesso obiettivo non è detto che ci sia solo un mezzo adatto, i mezzi validi possono essere diversi»: GIAN GUIDO VECCHI, Volta: per arrivare all’obiettivo non si privilegi una sola strada, in «CdS», 21 gennaio 2005); dichiarano che andranno a votare monsignor Giuseppe Casale, arcivescovo emerito di Foggia (quest’ultimo esprimendo coraggiosamente forti critiche alla legge 40 in nome di una concezione laica dei rapporti tra Chiesa e Stato, 59 vd. il colloquio con mons. Casale di Chiara Valentini, Chi ha fede va sempre alle urne, in «L’E», 7 aprile 2005) e il noto prete “no global” don Vitaliano Della Sala (ALDO CAZZULLO, Il prete no global: al referendum voterò no, in «CdS», 8 febbraio 2005). 60 Don Leonardo Zega, ex direttore del settimanale cattolico «FC» (peraltro apertamente schierato su posizioni astensioniste), giudica pur legittima, ma poco nobile la scelta dell’astensione e rivendica per i credenti la libertà di coscienza («non è giusto che il cristiano, di fronte a scelte così importanti, debba rispondere solo alle imposizioni delle gerarchie, senza interrogare la sua coscienza»: ORAZIO LA ROCCA, “Non votare è legittimo ma mi pare poco nobile”, in «Rep», 19 maggio 2005). Sorprendente è l’intervista a don Luigi Maria Verzé, fondatore dell’Istituto San Raffaele di Milano, nella quale ammette che un cattolico libero e responsabile, in teoria potrebbe votare sì al referendum (ALDO CAZZULLO, «Fecondazione, i cattolici possono anche votare sì», in «CdS», 2 febbraio 2005: poi, però, don Verzé rettificherà le sue dichiarazioni). Don Giovanni Franzoni, l’ex abate di San Paolo fuori le Mura, ben noto negli anni Settanta per le sue posizioni di aperta contestazione alle autorità ecclesiali, dichiara che è immorale l’invito ad astenersi (LORENZO SALVIA, Don Franzoni, il prete ribelle: immorale l’invito ad astenersi, in «CdS», 4 giugno 2005). Per le altre confessioni cristiane, a giugno si registra il parere favorevole della Tavola Valdese alla consultazione referendaria. Quanto alle altre religioni, a marzo il «Corriere» dà notizia di un appello per il voto, in base alla libertà di coscienza, firmato da Amos Luzzatto, presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, e altri esponenti dell’ebraismo italiano (MONICA GUERZONI, Luzzatto e Reibman: noi voteremo. Un appello delle comunità ebraiche, in «CdS», 22 marzo 2005). Non andrà a votare, non per far mancare il quorum ma per sfiducia nel sistema politico italiano Mario Scialoja, presidente della Lega musulmana in Italia, il quale, ricordando che secondo la dottrina islamica l’embrione diventa persona 40 giorni dopo il concepimento, invita i suoi correligionari a votare secondo coscienza (MARIOLINA IOSSA, «L’embrione non è una persona, sì ai referendum», in «CdS», 25 marzo 2005). Le parole pronunciate il 17 gennaio dal cardinale Ruini sollevano la dura reazione di un famoso opinionista laico come Eugenio Scalfari, che le giudica un’invadenza (illegittima, alla luce degli artt. 1 e 2 del Concordato Lateranense) in un campo del tutto estraneo all’evangelizzazione e alla catechesi che sono proprie della funzione episcopale, e quindi lesive del principio di laicità solennemente accettato da Stato e Chiesa e ribadito nel Concordato (EUGENIO SCALFARI, Quei vescovi che violano i patti concordatari, in «Rep», 23 gennaio 2005, testo n. 14). 61 Gli risponde accusandolo di «continuare a tenere comizi» come uno scatenato militante di parte (ROBERTO ZUCCOLINI, Pera difende i vescovi «Astensione legittima». Capezzone: fai comizi, in «CdS», 20 marzo 2005). 58 Sulla trentennale rivalità politica che ha opposto Carlo Casini alla radicale Emma Bonino nei campi più disparati (aborto, droga, terrorismo, violenza sessuale, fecondazione assistita) vd. l’articolo di VITTORIO ZINCONE, Da trent’anni l’un contro l’altra armati, in «Magazine», suppl. «CdS», n.5, 3 febbraio 2005. Va ricordato che fu proprio il magistrato Casini a far arrestare nel 1975 Emma Bonino accusandola di organizzare aborti clandestini. 59 Alle parole dell’intervistatrice («Ruini parla della necessità di difendere comunque i valori cristiani sotto tiro. E la dirigente di un pilastro della campagna antireferendum come il comitato “Scienza & Vita”, Jole Santolini, sostiene addirittura che “si gioca il futuro dell’uomo”») mons. Casale testualmente risponde: «Si fa una gran confusione. Le leggi dello Stato non possono essere la traduzione meccanica dei principi etici della religione cattolica. Questi principi devono essere mediati dalla dialettica politica, devono tener conto di altre sensibilità, di altre convinzioni. Le leggi sono sempre frutto di un compromesso fra le varie opinioni in campo. Se così non fosse avremmo uno stato teocratico» (con singolare consonanza con le riflessioni di un pensatore laico come Flores d’Arcais, cfr. il testo n. 19). 60 A marzo il suo no diventa però un sì in un’inchiesta di «Repubblica» sul voto dei preti (ORAZIO LA ROCCA, I preti di frontiera spiazzati da Ruini “Non votare sarà una grande fatica”, in «Rep», 12 marzo 2005). 61 Critiche in consonanza con quelle della radicale Emma Bonino, che parla di «atteggiamento (...) inaccettabile delle gerarchie ecclesiastiche che possono predicare alle coscienze ma non entrare sul piano politico» (vd. l’intervista alla Bonino di GIOVANNA CASADIO, “Il Vaticano non faccia politica, questo scontro fa bene al paese”, in «Rep», 18 gennaio 2005). Un ulteriore attacco di Scalfari al card. Ruini esce in piena campagna

sulle pagine dell’«Avvenire» un editoriale di Gianfranco Marcelli, che, appellandosi ai principi della Costituzione repubblicana recepiti nell’Accordo del 1984 (in specie al principio della libertà di manifestazione del pensiero, che Scalfari vorrebbe precluso, fra tutti i cittadini italiani, solo ai vescovi), rimprovera a Scalfari di avere una visione antiquata dei rapporti tra Stato e Chiesa, forse nostalgica del Concordato mussoliniano, che fissava limiti rigidi all’attività ecclesiale (GIANFRANCO MARCELLI, Scalfari arcaico. Idea mussoliniana dei Patti, in «Avv», 25 gennaio 2005, testo n. 15). Mentre avanza la campagna referendaria, continuano a confrontarsi gli scienziati, soprattutto sul tema della validità delle terapie basate sulle cellule staminali embrionali (che sono, giova ricordarlo, totipotenti, ossia capaci di diventare tutti i tessuti dell’organismo umano) e sul destino degli embrioni congelati, rimasti nelle banche dei centri per la fecondazione artificiale (in Italia sono circa 31 mila, destinati a “morte” sicura): sul «Corriere della Sera» del 15 gennaio 2005 intervengono il filosofo cattolico Francesco D’Agostino, presidente del Comitato Nazionale per la Bioetica e docente all’Università di Tor Vergata, e il genetista Carlo Alberto Redi, direttore del laboratorio di Biologia dello sviluppo dell’Università di Pavia, il primo per ribadire la necessità di porre limiti allo sperimentalismo in nome del rispetto della vita umana (vd. l’intervista di FRANCA PORCIANI, «È necessario porsi dei limiti. Puntiamo sulle staminali adulte», in «CdS», 15 gennaio 2005, testo n. 16), il secondo, al contrario, per condannare il tentativo, operato con la legge 40, di frenare la scienza in un ambito che promette terapie risolutive di malattie oggi incurabili (vd. FRANCA PORCIANI, «Sbagliato frenare la scienza. Ecco cosa potremmo curare», in «CdS», 15 gennaio 2005, testo n. 17). Ma nega risolutamente che le terapie con le cellule staminali embrionali abbiano recato il benché minimo giovamento ai malati di Alzheimer, Parkinson e patologie incurabili il prof. Angelo Vescovi, ricercatore di fama internazionale, all’Istituto San Raffaele di Milano, proprio nel campo delle staminali: lo studioso, invece, denuncia gli enormi interessi economici che allignerebbero dietro la ricerca sulle staminali embrionali («A oggi non esistono terapie, nemmeno sperimentali, che implichino l’impiego di staminali embrionali, né si può attualmente prevedere se e quando questo diventerà possibile, data la scarsa conoscenza dei meccanismi che regolano l’attività di queste cellule, e la loro intrinseca tendenza a produrre tumori»: intervista ad Angelo Vescovi di MARINA CORRADI, L’inganno delle staminali embrionali, in «Avv», 22 febbraio 2005). Per Edoardo Boncinelli, docente di Biologia e Genetica presso l’Università Vita-Salute di Milano, l’embrione non può considerarsi un essere senziente se non dopo la comparsa, al quattordicesimo giorno dalla fecondazione, di una minima traccia di sistema nervoso, mentre esula dalla biologia la domanda quando l’embrione diventi persona: ma è a questa domanda che tutti siamo chiamati a dare una risposta, per noi e per i nostri figli (occorre perciò fissare dei limiti convenzionali: EDOARDO BONCINELLI, Embrioni. Non esiste l’ora X, in «CdS», 26 gennaio 2005). Il ginecologo Carlo Flamigni denuncia poi che a seguito della legge 40 sarebbero calate del 10% le nascite da procreazione assistita (colloquio con Carlo Flamigni di Chiara Valentini, Gravidanze congelate, in «L’E», 17 marzo 2005). Entrano in campo i politici, e lo scontro si infiamma. Di fronte a un referendum che tocca anzitutto le coscienze, si creano schieramenti trasversali: la Casa delle Libertà e l’Ulivo patiscono inaspettate lacerazioni al loro interno. Non pochi parlamentari della maggioranza concordano con quelli dell’opposizione sui referendum o, viceversa, sulla difesa della legge 40 (si pronunciano generalmente a difesa della legge 40 i parlamentari cattolici degli opposti schieramenti, ma vi sono eccezioni), favorendo la nascita di comitati e appelli trasversali. 62 Il «Corriere della Sera» del 7 gennaio 2005 (p.8) pubblica la foto dei parlamentari Enrico Morando (Ds) e Alfredo Biondi (FI) che reggono sorridenti gli scatoloni con le firme raccolte per chiedere i referendum. Il presidente del Consiglio on. Silvio Berlusconi lascia libertà di coscienza al suo partito (LORENZO FUCCARO, Berlusconi: sulla fecondazione libertà di scelta, in «CdS», 15 gennaio 2005) e mantiene per tutta la campagna referendaria un basso profilo, evitando esternazioni con prudente discrezione ed evitando, soprattutto, che il referendum possa essere visto come un banco di prova per la tenuta del governo. 63 Il ministro per le Pari opportunità Stefania Prestigiacomo, “liberal” di Forza Italia, preannuncia il suo sì ai quattro quesiti (nell’intervista di GIOVANNA CASADIO, “Sono cattolica ma andrò a votare e farò campagna per il quorum”, in «Rep», 19 gennaio 2005); la Prestigiacomo poi si rende protagonista di una polemica con il suo collega di governo Carlo Giovanardi (Udc), ministro per i Rapporti col Parlamento, grande sponsor della legge 40 e convinto antireferendario, durante una trasmissione di La7 (MARGHERITA DE BAC, Fecondazione, lite nel Polo sulla Prestigiacomo, in «CdS», 12 aprile 2005). Preannuncia successivamente il suo sì anche il collega di governo e di partito on. Antonio Martino, ministro della Difesa (LORENZO SALVIA, Martino: fecondazione, voterò quattro sì, in «CdS», 4 maggio 2005). Per l’opposizione esordisce il 15 gennaio anche il segretario dei Ds, on. Piero Fassino, che auspica un confronto senza asprezze manicheistiche («Non si tratta di una guerra fra scienza e fede, né tra chi non crede e credenti, secondo la rappresentazione di comodo della destra») e afferma che anche un credente può votare sì a un referendum che ha il solo scopo di garantire che la procreazione assistita possa essere utilizzata con serenità e sicurezza dalle coppie referendaria sulle pagine dell’«Espresso», 19 maggio 2005 (Chi è davvero per la vita?): in esso il giornalista accusa la morale ruiniana che «ostacola la procreazione di nuove vite e procura comunque embrioni sacrificati». 62 Come il comitato “Donne per l’astensione”, promosso dalle onn. Guerci (An), Tarzia (Udc), Martini (Lega), con l’adesione delle onn. Baio Dossi (Dl) e Mussolini (Alternativa Sociale), l’appello di 40 parlamentari della Cdl per il sì del 19 maggio 2005. 63 Vd. sul silenzio del presidente del Consiglio: MARCO GALLUZZO, La mossa di Berlusconi: non entro in questo gioco, in «CdS», 11 giugno 2005. A campagna ormai inoltrata, si esprime per il voto e critica l’astensione la consorte del presidente del Consiglio, signora Veronica Lario, la quale, rievocando una dolorosa esperienza personale, afferma che proibire certe tecniche favorisce la fuga all’estero, verso Paesi che, «meno scrupolosi, potrebbero consentire qualsiasi cosa» (vd. l’intervista alla signora Lario di MARIA LATELLA, Veronica Berlusconi: quel mio dramma e la scelta di andare a votare, in «CdS», 8 aprile 2005).

sulle pagine dell’«Avvenire» un e<strong>di</strong>toriale <strong>di</strong> Gianfranco Marcelli, che, appellandosi ai principi della Costituzione<br />

repubblicana recepiti nell’Accordo del 1984 (in specie al principio della libertà <strong>di</strong> manifestazione del pensiero, che<br />

Scalfari vorrebbe precluso, fra tutti i citta<strong>di</strong>ni italiani, solo ai vescovi), rimprovera a Scalfari <strong>di</strong> avere una visione<br />

antiquata dei rapporti tra Stato e Chiesa, forse nostalgica del Concordato mussoliniano, che fissava limiti rigi<strong>di</strong><br />

all’attività ecclesiale (GIANFRANCO MARCELLI, Scalfari arcaico. Idea mussoliniana dei Patti, in «Avv», 25<br />

gennaio 2005, testo n. 15).<br />

Mentre avanza la campagna referendaria, continuano a confrontarsi gli scienziati, soprattutto sul tema della vali<strong>di</strong>tà<br />

delle terapie basate sulle cellule staminali embrionali (che sono, giova ricordarlo, totipotenti, ossia capaci <strong>di</strong> <strong>di</strong>ventare<br />

tutti i tessuti dell’organismo umano) e sul destino degli embrioni congelati, rimasti nelle banche dei centri per la<br />

fecondazione artificiale (in Italia sono circa 31 mila, destinati a “morte” sicura): sul «Corriere della Sera» del 15<br />

gennaio 2005 intervengono il filosofo cattolico Francesco D’Agostino, presidente del Comitato Nazionale per la<br />

<strong>Bioetica</strong> e docente all’Università <strong>di</strong> Tor Vergata, e il genetista Carlo Alberto Re<strong>di</strong>, <strong>di</strong>rettore del laboratorio <strong>di</strong> Biologia<br />

dello sviluppo dell’Università <strong>di</strong> Pavia, il primo per riba<strong>di</strong>re la necessità <strong>di</strong> porre limiti allo sperimentalismo in nome<br />

del rispetto della vita umana (vd. l’intervista <strong>di</strong> FRANCA PORCIANI, «È necessario porsi dei limiti. Puntiamo sulle<br />

staminali adulte», in «CdS», 15 gennaio 2005, testo n. 16), il secondo, al contrario, per condannare il tentativo, operato<br />

con la legge 40, <strong>di</strong> frenare la scienza in un ambito che promette terapie risolutive <strong>di</strong> malattie oggi incurabili (vd.<br />

FRANCA PORCIANI, «Sbagliato frenare la scienza. Ecco cosa potremmo curare», in «CdS», 15 gennaio 2005, testo<br />

n. 17). Ma nega risolutamente che le terapie con le cellule staminali embrionali abbiano recato il benché minimo<br />

giovamento ai malati <strong>di</strong> Alzheimer, Parkinson e patologie incurabili il prof. Angelo Vescovi, ricercatore <strong>di</strong> fama<br />

internazionale, all’Istituto San Raffaele <strong>di</strong> Milano, proprio nel campo delle staminali: lo stu<strong>di</strong>oso, invece, denuncia gli<br />

enormi interessi economici che allignerebbero <strong>di</strong>etro la ricerca sulle staminali embrionali («A oggi non esistono terapie,<br />

nemmeno sperimentali, che implichino l’impiego <strong>di</strong> staminali embrionali, né si può attualmente prevedere se e quando<br />

questo <strong>di</strong>venterà possibile, data la scarsa conoscenza dei meccanismi che regolano l’attività <strong>di</strong> queste cellule, e la loro<br />

intrinseca tendenza a produrre tumori»: intervista ad Angelo Vescovi <strong>di</strong> MARINA CORRADI, L’inganno delle<br />

staminali embrionali, in «Avv», 22 febbraio 2005). Per Edoardo Boncinelli, docente <strong>di</strong> Biologia e Genetica presso<br />

l’Università Vita-Salute <strong>di</strong> Milano, l’embrione non può considerarsi un essere senziente se non dopo la comparsa, al<br />

quattor<strong>di</strong>cesimo giorno dalla fecondazione, <strong>di</strong> una minima traccia <strong>di</strong> sistema nervoso, mentre esula dalla biologia la<br />

domanda quando l’embrione <strong>di</strong>venti persona: ma è a questa domanda che tutti siamo chiamati a dare una risposta, per<br />

noi e per i nostri figli (occorre perciò fissare dei limiti convenzionali: EDOARDO BONCINELLI, Embrioni. Non esiste<br />

l’ora X, in «CdS», 26 gennaio 2005). Il ginecologo Carlo Flamigni denuncia poi che a seguito della legge 40 sarebbero<br />

calate del 10% le nascite da procreazione assistita (colloquio con Carlo Flamigni <strong>di</strong> Chiara Valentini, Gravidanze<br />

congelate, in «L’E», 17 marzo 2005).<br />

Entrano in campo i politici, e lo scontro si infiamma. Di fronte a un referendum che tocca anzitutto le coscienze, si<br />

creano schieramenti trasversali: la Casa delle Libertà e l’Ulivo patiscono inaspettate lacerazioni al loro interno. Non<br />

pochi parlamentari della maggioranza concordano con quelli dell’opposizione sui referendum o, viceversa, sulla <strong>di</strong>fesa<br />

della legge 40 (si pronunciano generalmente a <strong>di</strong>fesa della legge 40 i parlamentari cattolici degli opposti schieramenti,<br />

ma vi sono eccezioni), favorendo la nascita <strong>di</strong> comitati e appelli trasversali. 62 Il «Corriere della Sera» del 7 gennaio<br />

2005 (p.8) pubblica la foto dei parlamentari Enrico Morando (Ds) e Alfredo Bion<strong>di</strong> (FI) che reggono sorridenti gli<br />

scatoloni con le firme raccolte per chiedere i referendum. Il presidente del Consiglio on. Silvio Berlusconi lascia libertà<br />

<strong>di</strong> coscienza al suo partito (LORENZO FUCCARO, Berlusconi: sulla fecondazione libertà <strong>di</strong> scelta, in «CdS», 15<br />

gennaio 2005) e mantiene per tutta la campagna referendaria un basso profilo, evitando esternazioni con prudente<br />

<strong>di</strong>screzione ed evitando, soprattutto, che il referendum possa essere visto come un banco <strong>di</strong> prova per la tenuta del<br />

governo. 63 Il ministro per le Pari opportunità Stefania Prestigiacomo, “liberal” <strong>di</strong> Forza Italia, preannuncia il suo sì ai<br />

quattro quesiti (nell’intervista <strong>di</strong> GIOVANNA CASADIO, “Sono cattolica ma andrò a votare e farò campagna per il<br />

quorum”, in «Rep», 19 gennaio 2005); la Prestigiacomo poi si rende protagonista <strong>di</strong> una polemica con il suo collega <strong>di</strong><br />

governo Carlo Giovanar<strong>di</strong> (Udc), ministro per i Rapporti col Parlamento, grande sponsor della legge 40 e convinto<br />

antireferendario, durante una trasmissione <strong>di</strong> La7 (MARGHERITA DE BAC, Fecondazione, lite nel Polo sulla<br />

Prestigiacomo, in «CdS», 12 aprile 2005). Preannuncia successivamente il suo sì anche il collega <strong>di</strong> governo e <strong>di</strong> partito<br />

on. Antonio Martino, ministro della Difesa (LORENZO SALVIA, Martino: fecondazione, voterò quattro sì, in «CdS»,<br />

4 maggio 2005). Per l’opposizione esor<strong>di</strong>sce il 15 gennaio anche il segretario dei Ds, on. Piero Fassino, che auspica un<br />

confronto senza asprezze manicheistiche («Non si tratta <strong>di</strong> una guerra fra scienza e fede, né tra chi non crede e credenti,<br />

secondo la rappresentazione <strong>di</strong> comodo della destra») e afferma che anche un credente può votare sì a un referendum<br />

che ha il solo scopo <strong>di</strong> garantire che la procreazione assistita possa essere utilizzata con serenità e sicurezza dalle coppie<br />

referendaria sulle pagine dell’«Espresso», 19 maggio 2005 (Chi è davvero per la vita?): in esso il giornalista accusa la morale ruiniana che «ostacola<br />

la procreazione <strong>di</strong> nuove vite e procura comunque embrioni sacrificati».<br />

62 Come il comitato “Donne per l’astensione”, promosso dalle onn. Guerci (An), Tarzia (Udc), Martini (Lega), con l’adesione delle onn. Baio Dossi<br />

(Dl) e Mussolini (Alternativa Sociale), l’appello <strong>di</strong> 40 parlamentari della Cdl per il sì del 19 maggio 2005.<br />

63 Vd. sul silenzio del presidente del Consiglio: MARCO GALLUZZO, La mossa <strong>di</strong> Berlusconi: non entro in questo gioco, in «CdS», 11 giugno<br />

2005. A campagna ormai inoltrata, si esprime per il voto e critica l’astensione la consorte del presidente del Consiglio, signora Veronica Lario, la<br />

quale, rievocando una dolorosa esperienza personale, afferma che proibire certe tecniche favorisce la fuga all’estero, verso Paesi che, «meno<br />

scrupolosi, potrebbero consentire qualsiasi cosa» (vd. l’intervista alla signora Lario <strong>di</strong> MARIA LATELLA, Veronica Berlusconi: quel mio dramma e<br />

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