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Chiara Provesi - Scuola Superiore di Studi Storici, Geografici ...

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<strong>Chiara</strong> <strong>Provesi</strong><br />

I CAVALIERI E LE LORO DONNE. UNO STUDIO DEI CORREDI FUNERARI DI VI – VII SECOLO<br />

INTRODUZIONE<br />

SECONDO UNA PROSPETTIVA DI GENDER<br />

Con questo contributo intendo tracciare un percorso <strong>di</strong> analisi attraverso due necropoli italiane<br />

<strong>di</strong> VI-VII secolo (Vicenne-Campochiaro e Spilamberto), allo scopo <strong>di</strong> ritrovarvi, se possibile,<br />

in<strong>di</strong>zi che avallino la teoria riguardante l'esistenza delle cosiddette "donne dei cavalieri 1<br />

".<br />

La storiografia è ormai quasi del tutto concorde nel considerare lo spazio de<strong>di</strong>cato alla<br />

sepoltura dei morti per l'alto me<strong>di</strong>oevo come lo scenario ove si svolgevano rituali funerari i cui<br />

simboli, la cui gestualità, in altre parole il cui linguaggio, erano comprensibili e riconoscibili per<br />

il pubblico che a tali cerimonie assisteva. Pertanto, lo stu<strong>di</strong>o delle tracce materiali dei rituali<br />

funerari – gli eventuali oggetti <strong>di</strong> corredo, la <strong>di</strong>sposizione delle sepolture all'interno della<br />

necropoli, l'ubicazione della necropoli stessa nel contesto geografico – deve necessariamente<br />

tener conto non tanto delle norme e delle abitu<strong>di</strong>ni che regolavano la vita quoti<strong>di</strong>ana della<br />

comunità che utilizzava la necropoli, quanto piuttosto la valenza simbolica <strong>di</strong> tutti questi dati,<br />

2<br />

nessuno dei quali è casuale, ma risponde a precise esigenze funzionali e culturali . Tanto è vero<br />

che, come è stato sottolineato, il periodo storico a cui risalgono le gran<strong>di</strong> necropoli con corre<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

armi corrisponde, sul piano concreto, a un fenomeno economico e sociale che vide l'introduzione<br />

<strong>di</strong> gruppi estranei all'interno <strong>di</strong> comunità periferiche, e la loro trasformazione in proprietari<br />

terrieri: mentre la fonte principale <strong>di</strong> ricchezza e potere <strong>di</strong>ventava il possesso <strong>di</strong> terre, le nuove<br />

élites, e le vecchie <strong>di</strong> riflesso, scelsero <strong>di</strong> auto-rappresentarsi come guerrieri 3<br />

. È stato<br />

sufficentemente <strong>di</strong>mostrato come un forte investimento nella gestione dei corre<strong>di</strong> funerari<br />

corrispondesse a situazioni <strong>di</strong> particolare instabilità sociale: la carenza <strong>di</strong> un saldo potere centrale<br />

1 C. LA ROCCA, I rituali funerari nella transizione dai Longobar<strong>di</strong> ai Carolingi, in Il futuro dei Longobar<strong>di</strong>. L'Italia<br />

e la costruzione dell'Europa <strong>di</strong> Carlo Magno, a cura <strong>di</strong> C. BERTELLI e G. P. BROGIOLO, Milano, 2000, pp. 50-53.<br />

2 H. HÄRKE, Cemeteries as places of power, in, Topographies of Power in the Early Middle Ages, (The<br />

transformation of the roman world, 6), a cura <strong>di</strong> M. DE JONG e F. THEUWS, Leida – Boston – Colonia, 2001, pp. 9-<br />

30. e A. M. GIUNTELLA, Note su alcuni aspetti della ritualità funeraria nell’altome<strong>di</strong>oevo. Consuetu<strong>di</strong>ni e<br />

innovazioni, in Sepolture tra VI e VIII secolo – 7° seminario sul tardoantico e l’altome<strong>di</strong>oevo in Italia<br />

centrosettentrionale, a cura <strong>di</strong> G. P. BROGIOLO e G. CANTINO, 1998, pp. 61-75.<br />

3 C. LA ROCCA, La trasformazione del territorio in Occidente, in Morfologie sociali e culturali in Europa fra tarda<br />

antichità e alto me<strong>di</strong>oevo. Atti della XLV Settimana <strong>di</strong> Stu<strong>di</strong>o della fondazione CISAM, 2 volumi, Spoleto, 1998,<br />

volume I, pp. 257-91.<br />

1


<strong>Chiara</strong> <strong>Provesi</strong><br />

che definisse le posizioni sociali degli in<strong>di</strong>vidui e dei gruppi familiari e che gestisse le modalità<br />

<strong>di</strong> successione rendeva oltremodo drammatica e destabilizzante la per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> un membro della<br />

famiglia. Ciò è vero soprattutto nel caso in cui a morire erano in<strong>di</strong>vidui che avrebbero potuto<br />

migliorare o legittimare lo status del gruppo familiare: ad esempio, una donna in piena età fertile,<br />

che avrebbe potuto comportare per la famiglia un potenziale <strong>di</strong> alleanza con altri gruppi<br />

attraverso il matrimonio e <strong>di</strong> continuità grazie alla prole che avrebbe partorito 4 . Per questi<br />

membri, si sentiva evidentemente la necessità <strong>di</strong> rendere il più possibile visibile il prestigio che<br />

ha portato – o che avrebbe portato – il defunto al gruppo familiare, sottolineandolo attraverso un<br />

corredo ricco dal punto <strong>di</strong> vista simbolico e una collocazione all'interno del sepolcreto che<br />

ostentasse i legami del gruppo con i cosidetti "fondatori", seppelliti nelle tombe più ricche e<br />

significative della necropoli. Altra accortezza imprescin<strong>di</strong>bile per lo stu<strong>di</strong>o dei contesti<br />

cimiteriali è la considerazione dell'ambito locale in cui i riti si mettevano in scena: mancando una<br />

legittimazione statale dello status dei gruppi familiari coinvolti, era <strong>di</strong> fronte alla propria<br />

comunità o comunque a quelle <strong>di</strong> riferimento che si considerava utile e proficuo ostentare il<br />

proprio prestigio. Per questo motivo, le regole che gestivano i riti all'interno <strong>di</strong> una necropoli<br />

erano valide solamente per quel determinato contesto: pur esistendo dei criteri generali, la stessa<br />

tipologia <strong>di</strong> oggetti <strong>di</strong> corredo, come vedremo, poteva assumere sfumature <strong>di</strong> significato <strong>di</strong>verse<br />

in <strong>di</strong>versi siti. Normalmente, erano i "fondatori" a dettare il linguaggio <strong>di</strong> prestigio <strong>di</strong> una<br />

necropoli: le altre sepolture, più o meno, richiamavano significativamente la composizione del<br />

corredo delle tombe più antiche. Contrariamente a quanto si riteneva in passato, i rituali funerari<br />

<strong>di</strong> questo tipo nulla hanno a che vedere con credenze pagane: piuttosto, la responsabilità della<br />

chiesa sui riti <strong>di</strong> passaggio concernenti la morte, lungi dall'essere scontata, è un fenomeno che<br />

non ha ancora avuto luogo e che si affermerà progressivamente nel corso del VII e dell'VIII<br />

secolo. Inoltre, con l'introduzione <strong>di</strong> un co<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> leggi scritte nella metà del VII secolo, e con la<br />

conseguente regolarizzazione della successione ere<strong>di</strong>taria, risultava meno pressante l'esigenza <strong>di</strong><br />

investire molte ricchezze nella costituzione dei corre<strong>di</strong> funerari, che <strong>di</strong>monuirono gradatamente<br />

fino a scomparire del tutto 5<br />

.<br />

4 I. BARBIERA, Il sesso svelato degli antenati. Strategie funerarie <strong>di</strong> rappresentazione dei generei a Kranj Lajh e<br />

Iskra in Slovenia (VI-XI secolo), in Agire da donna. Modelli e pratiche <strong>di</strong> rappresentazione (secoli VI-IX), a cura <strong>di</strong><br />

C. La Rocca, Tunrnhout, 2007, pp. 23-52.<br />

5 C. LA ROCCA, Segni <strong>di</strong> <strong>di</strong>stinzione. Dai corre<strong>di</strong> funerari alle donazioni “post obitum”, in L'Italia centrosettentrionale<br />

longobarda, a cura <strong>di</strong> L. PAROLI, Firenze, 1997, pp. 31-54.<br />

2


3<br />

I cavalieri e le loro donne<br />

L'analisi dei corre<strong>di</strong> secondo una prospettiva <strong>di</strong> genere è un'operazione assai utile per lo stu<strong>di</strong>o<br />

<strong>di</strong> una necropoli altome<strong>di</strong>evale. Mentre il sesso degli inumati, rilevabile attraverso l'analisi<br />

antropologica degli scheletri, ove possibile, costituisce un'informazione <strong>di</strong> carattere biologico, il<br />

genere appartiene, invece, all'ambito culturale e, per questo motivo, lungi dall'essere un dato<br />

immutabile, si esprime <strong>di</strong>versamente in contesti e in perio<strong>di</strong> <strong>di</strong>versi. Se si considera, come s'è<br />

detto, che ogni necropoli obbe<strong>di</strong>va a proprie regole, significative per il pubblico che assisteva ai<br />

rituali funerari, non risulta allora inverosimile che, in <strong>di</strong>versi cimiteri, la stessa tipologia <strong>di</strong><br />

oggetti <strong>di</strong> corredo potesse caratterizzare identità <strong>di</strong> genere <strong>di</strong>fferenti. In passato, e spesso tuttora<br />

in alcune pubblicazioni <strong>di</strong> necropoli, si riteneva che alcune tipologie <strong>di</strong> corredo, come le armi,<br />

fossero sempre maschili, mentre altre, come i gioielli, femminili. Inoltre, la sovrapposizione<br />

concettuale tra identità sessuale e identità <strong>di</strong> genere è spesso risultata problematica nel caso <strong>di</strong><br />

sepolture dotate <strong>di</strong> corre<strong>di</strong> a caratterizzazione neutra (cioè, contenenti oggetti che non sono<br />

ascrivibili né alla categoria dei maschili, né a quella dei femminili). Un metodo utile ad evitare<br />

tali frainten<strong>di</strong>menti è costituito dal confronto incrociato delle tipologie degli oggetti <strong>di</strong> corredo<br />

così come esse appaiono tra loro combinate nelle sepolture <strong>di</strong> una singola necropoli: attraverso la<br />

costruzione <strong>di</strong> una tabella che evidenzi gli abbinamenti <strong>di</strong> oggetti nei corre<strong>di</strong>, è possibile<br />

conoscere quali tipologie appaiano solamente in abbinamento tra loro (maschili e femminili) e<br />

quali invece siano deposte in<strong>di</strong>fferentemente con tutte le altre tipologie (neutri) 6<br />

. Una volta che il<br />

linguaggio <strong>di</strong> genere <strong>di</strong> un sito cimiteriale è reso più chiaro da questa operazione, sarà allora più<br />

semplice comprendere a quali sepolture si è voluto dare una caratterizzazione <strong>di</strong> genere specifica.<br />

LE DONNE DEI CAVALIERI<br />

A partire dal VII secolo, gli oggetti utilizzati nella composizione dei corre<strong>di</strong> più ricchi<br />

all'interno delle necropoli erano caratterizzati dai materiali preziosi e dalla cura nella<br />

fabbricazione: ciò è evidente soprattutto nel caso delle armi che, riccamente decorate ad<br />

agemina, sembrano non tanto destinate all'uso in battaglia, quanto piuttosto paiono assumere una<br />

funzione estetica. Tale considerazione avalla la teoria secondo cui il linguaggio dei rituali<br />

funerari non obbe<strong>di</strong>sce alle regole della vita quoti<strong>di</strong>niana. Molto spesso, i corre<strong>di</strong> a<br />

caratterizzazione maschile <strong>di</strong> questo periodo contengono elementi che alludono più o meno<br />

6 G. HALSALL, Settlement and social organization. The Merovingian region of Metz, Cambridge, 1993.


<strong>Chiara</strong> <strong>Provesi</strong><br />

esplicitamente al ruolo del cavaliere a cavallo 7 : si possono ritrovare tombe contenenti solamente<br />

alcuni accessori del cavaliere o della bardatura (come gli speroni o il morso) ma anche sepolture<br />

contenenti cavalli, o parti del corpo <strong>di</strong> cavalli, all'interno della medesima tomba del cosiddetto<br />

"cavaliere" (come nelle necropoli <strong>di</strong> Vicenne a Campo Basso o <strong>di</strong> S. Mauro a Cividale 8<br />

) o in una<br />

fossa ad essa attigua. Altrettanto spesso, accanto alle sepolture dei cavalieri, si ritrovano tombe<br />

fortemente caratterizzate in senso femminile e il cui corredo contiene oggetti particolarmente<br />

ricchi o atipici nel complesso del cimitero. Il "cavaliere" e la "donna del cavaliere" fungono in<br />

molti casi da "fondatori" della necropoli: sono cioè tra le sepolture più antiche e ricche <strong>di</strong> un<br />

gruppo familiare, attorno alle quali altri membri del gruppo sottolineavano il loro prestigio<br />

seppellendo i propri morti assieme a un corredo che frequentemente richiama nella tipologia dei<br />

materiali i corre<strong>di</strong> dei fondatori.<br />

LA NECROPOLI DI VICENNE<br />

La necropoli <strong>di</strong> Vicenne-Campochiaro (CB), scoperta nel 1987 e composta da 175 tombe,<br />

costituisce, a mio parere, un buon esempio per <strong>di</strong>mostrare il fenomeno delle "donne dei<br />

cavalieri" (fig. 1). La particolarità <strong>di</strong> questo sepolcreto, come è evidente, è l'alto numero <strong>di</strong><br />

deposizioni <strong>di</strong> cavallo (ben do<strong>di</strong>ci), caso unico in Italia per questo periodo: gli scheletri equini<br />

sono stati ritrovati interi all'interno della medesima fossa <strong>di</strong> alcuni defunti. Le analisi<br />

osteologiche e zoologiche hanno evidenziato che si tratta <strong>di</strong> animali anziani al momento della<br />

morte e in cattive con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> salute a causa <strong>di</strong> prolungati sforzi 10<br />

: si tratta quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> cavalli che<br />

erano stati sfruttati per il lavoro dei campi e che nel contesto funerario sono serviti a<br />

"interpretare" il ruolo del cavallo <strong>di</strong> battaglia. Ciò <strong>di</strong>mostra, da una parte l'alto costo <strong>di</strong> un<br />

cavallo, anche da un punto <strong>di</strong> vista puramente economico, per cui si è preferito rinunciare agli<br />

esemplari ormai vecchi e inutilizzabili, e dall'altra, ancora una volta, l'alterità del linguaggio<br />

funerario rispetto alle reali attività economiche degli in<strong>di</strong>vidui che utilizzano la necropoli.<br />

7<br />

C. LA ROCCA, Tombe con corredo, etnicità e prestigio sociale: l'Italia longobarda del VII secolo attraverso<br />

l'interpretazione archeologica, in Archeologia e storia dei Longobar<strong>di</strong> in Trentino. Atti del Convegno nazionale <strong>di</strong><br />

stu<strong>di</strong>o, a cura <strong>di</strong> S. GASPARRI, Mezzolombardo, 2008, p. 68.<br />

8<br />

P. LOPREATO, La Necropoli Di San Mauro-Cividale, in L'oro Degli Avari. Popolo Delle Steppe In Europa, a cura<br />

<strong>di</strong> E. ARSLAN e M. BUORA, Milano, 2000, pp. 196-97.<br />

9<br />

V. CEGLIA, La necropoli altome<strong>di</strong>evale <strong>di</strong> Vicenne a Campochiaro, in Samnium. Archeologia del Molise, Roma,<br />

1991, pp. 329-34.<br />

10<br />

S. BÖKÖNTYI, Two more horse graves from Vicenne, in Samnium, pp. 342-43.<br />

4<br />

9


5<br />

I cavalieri e le loro donne<br />

La pubblicazione della necropoli <strong>di</strong> Vicenne è assai carente e <strong>di</strong>stribuita in <strong>di</strong>versi saggi<br />

scientifici il cui scopo è soprattutto quello <strong>di</strong> identificare l'appartenenza etnica dei defunti: a<br />

causa della frequenza atipica <strong>di</strong> deposizioni <strong>di</strong> cavalli, è stato infatti proposto che si trattasse <strong>di</strong><br />

una popolazione bulgara, e, più precisamente, del seguito che accompagnò Alzecone nei territori<br />

del ducato beneventano, come testimoniato da un passo dell'Historia Langobardorum <strong>di</strong> Paolo<br />

Diacono 11<br />

. La carenza <strong>di</strong> informazioni precise e puntuali ha comportato alcune lacune nella mia<br />

analisi, come è evidente dalla quantità <strong>di</strong> sepolture lasciate in bianco nella piantina della<br />

necropoli: per esse, non conoscendo il corredo, non mi è stato possibile ricostruire la<br />

caratterizzazione <strong>di</strong> genere degli stessi.<br />

Delle molte sepolture con cavallo, la n. 16 appare essere la più antica (inizio VII secolo): si<br />

tratta della tomba <strong>di</strong> un uomo adulto seppellito con un corredo prettamente maschile. Assieme ai<br />

finimenti del cavallo, che sono collocati <strong>di</strong>rettamente sull'animale, si sono ritrovate anche un<br />

paio <strong>di</strong> staffe, i resti <strong>di</strong> uno scudo, lo scramasax in ferro, e la cuspide <strong>di</strong> una freccia. A<br />

caratterizzazione neutra, appartengono al corredo i resti della cintura (che però probabilmente era<br />

una cintura multipla atta a tenere le armi) e un coltello. Nessun elemento del corredo appartiene<br />

12<br />

all'ambito culturale legato al banchetto (vasi, stoviglie, bicchieri, etc) . A fianco della T. 16, la<br />

T. 15 (fine VI-primi VII) presenta, come caratteristica atipica rispetto alle altre tombe della<br />

necropoli, il contrasto tra la giovane età della defunta e la forte caratterizzazione <strong>di</strong> genere<br />

femminile del corredo. Come si può vedere dalla piantina, le sepolture infantili a Vicenne sono<br />

in genere dotate <strong>di</strong> un corredo a carattere neutro, probabilmente perché la giovane età dei defunti<br />

non rendeva la loro per<strong>di</strong>ta troppo traumatica per il prestigio del gruppo familiare. La T. 15,<br />

invece, pur essendo <strong>di</strong> bambina, presenta un corredo comprendente molti elementi connessi al<br />

genere femminile: un paio <strong>di</strong> fibule, due orecchini d'argento decorati e gli elementi in pasta vitrea<br />

<strong>di</strong> una collana per la quale è stato realizzato anche un pendaglio ricavato da una moneta. Altre<br />

due monete fanno parte del corredo, oltre ai resti <strong>di</strong> una cintura 13<br />

.<br />

La mia ipotesi è che le due tombe appena descritte costituiscano gli antenati <strong>di</strong> un gruppo<br />

familiare, che ha scelto <strong>di</strong> seppellire gli altri suoi membri imitandone il corredo. Per quanto<br />

riguarda le sepolture <strong>di</strong> genere maschile, tale imitazione non passa solamente attraverso la<br />

presenza delle medesime tipologie <strong>di</strong> armi nel corredo (lo scudo, ad esempio, è presente<br />

11 PAOLO DIACONO, Historia Langobardorum, V, 29.<br />

12 V. CEGLIA, Scheda 19, in Il futuro dei Longobar<strong>di</strong>, pp. 74-76.<br />

13 V. CEGLIA, Lo scavo della necropoli <strong>di</strong> Vicenne, “Conoscenze”, IV (1988), pp. 44-48.


<strong>Chiara</strong> <strong>Provesi</strong><br />

solamente nella già citata T.16 e nella T. 66, ad essa vicina), ma anche attraverso la sepoltura <strong>di</strong><br />

un cavallo contestuale a quella del defunto. Questa particolarità <strong>di</strong> Vicenne ritengo sia dovuta<br />

alla specificità del contesto culturale beneventano, nel quale l'utilizzo dell'immagine <strong>di</strong> un<br />

cavallo per ostentare il prestigio sociale ha una lunga tra<strong>di</strong>zione. Un altro elemento del corredo<br />

che, a mio parere, ricorre come segno <strong>di</strong>stintivo <strong>di</strong> questo grande gruppo familiare è costituito<br />

dalle monete: oggetto portatore <strong>di</strong> genere neutro, esse sono presenti in molte delle sepolture che<br />

circondano la T. 15 e la T. 16.<br />

Credo si possano in<strong>di</strong>viduare almeno altre due sepolture che ripetono lo stile della "donna del<br />

cavaliere" rappresentato dalla T. 15. Una <strong>di</strong> queste è la T. 76, anch'essa vicina a una sepoltura<br />

con cavallo (la T. 66) e datata al VII secolo. In essa è stato ritrovato un corredo caratterizzato in<br />

senso femminile dalla collana e dalla fibula in bronzo, mentre, tra gli oggetti <strong>di</strong> genere neutro è<br />

stata rinvenuta una moneta <strong>di</strong> Eraclio 14 . Un po' più tarda è la T. 114, datata alla seconda metà del<br />

VII secolo. Come la T. 15, pur contenendo un cadavere infantile, possiede un corredo a<br />

caratterizzazione femminile, a <strong>di</strong>fferenza delle altre sepolture della necropoli (una fuseruola, una<br />

coppia <strong>di</strong> orecchini, una collana, un pettine). Anche la T. 114 contiene una moneta, che dalle<br />

analisi numismatiche è risultata essere una copia beneventana della moneta <strong>di</strong> Eraclio seppellita<br />

nella T. 76 15<br />

, a conferma <strong>di</strong> questo continuo richiamo interno ai corre<strong>di</strong> che caratterizza un<br />

gruppo familiare.<br />

Particolare attenzione merita anche la T. 33, del VII secolo: in essa la deposizione <strong>di</strong> un<br />

cavallo e <strong>di</strong> elementi della bardatura (tra cui due staffe, l'una <strong>di</strong>versa dall'altra) e <strong>di</strong> armi della<br />

medesima tipologia <strong>di</strong> quelle della T. 16 (eccetto lo scudo) sono tutti elementi che caratterizzano<br />

16<br />

la sepoltura in senso maschile . È presente anche qui una sorta <strong>di</strong> moneta, anche se costituita dal<br />

castone <strong>di</strong> un anello, che nella parte inferiore imita il tipo recto <strong>di</strong> un tremissis con busto umano<br />

<strong>di</strong> profilo vestito e <strong>di</strong>ademato 17 . La caratteristica particolare, tuttavia, in questa tomba è costituita<br />

dalla presenza <strong>di</strong> una fibula in bronzo 18<br />

.<br />

Per quanto è dato <strong>di</strong> sapere in base ai corre<strong>di</strong> pubblicati, ci sono solamente tre esemplari <strong>di</strong><br />

fibula in tutta la necropoli. Anche se è errato attribuire un'identificazione <strong>di</strong> genere agli oggetti <strong>di</strong><br />

14<br />

Campochiaro (Vicenne) T. 76, in Samnium cit, pp. 353-354.<br />

15<br />

V. CEGLIA, La necropoli <strong>di</strong> Campochiaro (Italia), in Roma e I barbari. La nascita <strong>di</strong> un nuovo mondo, 2008, a<br />

cusa <strong>di</strong> J. J. AILLAGON pp. 469-75.<br />

16<br />

B. GENITO, Tombe con cavallo a Vicenne, in Samnium, pp. 335-38.<br />

17<br />

E. ARSLAN, Monete auree ed anello con castone da Vicenne, in Samnium, pp. 344-45.<br />

18<br />

Campochiaro (Vicenne) T. 33, in Samnium, pp. 347-50.<br />

6


7<br />

I cavalieri e le loro donne<br />

corredo senza un confronto serrato con la specificità locale <strong>di</strong> una necropoli data, è però risaputo<br />

che la fibula è un oggetto solitamente <strong>di</strong> genere femminile nei corre<strong>di</strong> funerari <strong>di</strong> questo<br />

periodo 19<br />

: a Vicenne, la fibula risulta invece neutra per la sua presenza in una tomba che<br />

contiene anche armi e altri oggetti a caratterizzazione maschile.<br />

Esiste almeno un altro esempio, in Italia, <strong>di</strong> contesto cimiteriale che presenta la deposizione <strong>di</strong><br />

fibule sia in tombe a caratterizzazione femminile sia in sepolture <strong>di</strong> genere maschile: mi riferisco<br />

alla necropoli altome<strong>di</strong>evale <strong>di</strong> contrada Santo Stefano a Castel Trosino, scoperta nel 1893 e<br />

20<br />

comprendente 220 sepolture . Ad un’analisi più approfon<strong>di</strong>ta, tuttavia, risulta chiaro che il<br />

<strong>di</strong>scrimine in questo caso è costituito dalla tipologia delle fibule stesse. Infatti, mentre le fibule a<br />

<strong>di</strong>sco, ad arco, a croce e zoomorfe sono state inserite sempre in corre<strong>di</strong> a caratterizzazione<br />

femminile, nelle sepolture <strong>di</strong> genere maschile sono state ritrovate fibule <strong>di</strong> un’unica tipologia,<br />

che è stata definita“a braccia”. 21 È stato <strong>di</strong>mostrato che la fibula non era un oggetto <strong>di</strong> vestiario<br />

solamente femminile, ma che la sua attribuzione esclusiva a tale genere avviene, nell’alto<br />

me<strong>di</strong>oevo, solo nel contesto particolare delle necropoli 22<br />

; il caso <strong>di</strong> Castel Trosino non è,<br />

dunque, da considerarsi troppo eccentrico, ma piuttosto la deposizione <strong>di</strong> fibule in tombe <strong>di</strong><br />

genere maschile – fenomeno che si <strong>di</strong>stanzia dagli altri casi del medesimo periodo in Italia –<br />

contribuisce a <strong>di</strong>mostrare la particolarità e il carattere locale delle <strong>di</strong>namiche rituali <strong>di</strong> ciascuna<br />

necropoli altome<strong>di</strong>evale.<br />

Il caso <strong>di</strong> Vicenne, però, è <strong>di</strong>verso da quello appena descritto. L'analisi tipologica, infatti, ha<br />

evidenziato la somiglianza tra la fibula della tomba <strong>di</strong> cavaliere e le due fibule ritrovate in<br />

deposizioni <strong>di</strong> genere femminile (quelle della T. 15 e della T. 76): la forma a capi ripiegati, la<br />

decorazione incisa e il materiale <strong>di</strong> fabbricazione (il bronzo) risultano gli stessi per tutti e tre gli<br />

23<br />

esemplari . Credo, allora, che la fibula all'interno della T. 33 non costituisca una regola, ma<br />

piuttosto un'eccezione. È un'affermazione che necessita <strong>di</strong> conferma, ma si potrebbe pensare che<br />

con il corredo della T. 33 si sia voluto accennare simbolicamente alla tipologia della "donna del<br />

19 I. BARBIERA, Offering Brooches to the Dead: the Changing Gendered Value of a Gift between Antiquity and the<br />

Early Middle Ages, relazione non pubblicata, International Me<strong>di</strong>eval Congress, Leeds, 11-14 Luglio 2011.<br />

20 L. PAROLI e M. RICCI, La necropoli altome<strong>di</strong>evale <strong>di</strong> Castel Trosino, Catalogo, Firenze, 2005, pp. 7-17 per<br />

l’inquadramento generale e la piantina.<br />

21 L. PAROLI e M. RICCI, La necropoli altome<strong>di</strong>evale <strong>di</strong> Castel Trosino, Tavole, Firenze, 2005, Tavola 66, n. 8, a<br />

titolo <strong>di</strong> esempio. Si tratta, appunto, <strong>di</strong> una fibula a braccia deposta nella T. 90, assieme a un corredo fortemente<br />

caratterizzato in senso maschile.<br />

22 I. BARBIERA, Offering Brooches to the Dead. Ringrazio la dottoressa Barbiera anche per la segnalazione della<br />

presenza <strong>di</strong> fibule maschili a Castel Trosino.<br />

23 Tavole 81, n. 64 e 1 n. 5 (rispettivamente, appartenenti alla T. 76 e alla T. 33), in Samnium, pp. 363 e 356.


<strong>Chiara</strong> <strong>Provesi</strong><br />

cavaliere" senza che vi sia una sepoltura <strong>di</strong> genere femminile nelle imme<strong>di</strong>ate vicinanze 24<br />

. Ho<br />

voluto esporre questa idea perché ho ritrovato qualcosa <strong>di</strong> simile, anche se esplicitato al<br />

contrario, nella seconda necropoli che presenterò.<br />

LA NECROPOLI DI SPILAMBERTO.<br />

La necropoli <strong>di</strong> Spilamberto (MO) è stata scavata dal 2003 al 2009. A causa del numero<br />

esiguo <strong>di</strong> sepolture (34 in tutto), è verosimile che il sito sia stato utilizzato nell'arco <strong>di</strong> un paio <strong>di</strong><br />

generazioni, che chi si è occupato dello scavo ha ritenuto comprese tra 570 e 600 ca (fig. 2). Una<br />

delle problematiche nate dallo stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> questa necropoli è costituita dalla presenza<br />

preponderante <strong>di</strong> sepolture femminili rispetto a quelle maschili. Si è allora ipotizzato che gli<br />

uomini, membri guerrieri della fara <strong>di</strong> Spilamberto, fossero morti in battaglia lontano da casa:<br />

nella ricostruzione della necropoli allestita in occasione della mostra "Il tesoro <strong>di</strong> Spilamberto.<br />

Signori Longobar<strong>di</strong> alla frontiera" è stata ad<strong>di</strong>rittura teorizzata l'esistenza <strong>di</strong> fosse sovrastate dal<br />

simulacro <strong>di</strong> una colomba, a riprendere il passo <strong>di</strong> Paolo Diacono riguardo alla necropoli <strong>di</strong><br />

25<br />

Pavia . Bisogna anzitutto sottolineare il fatto che a Spilamberto non sono ancora state eseguite<br />

accurate analisi osteologiche, impe<strong>di</strong>te anche dallo stato <strong>di</strong> cattiva conservazione degli scheletri.<br />

In secondo luogo, l'identificazione del sesso degli inumati (che viene a sovrapporsi<br />

all'identificazione <strong>di</strong> genere) è stato ricostruito attraverso i corre<strong>di</strong>. Infine, l'identità <strong>di</strong> genere dei<br />

corre<strong>di</strong> sembra sia stata definita sulla base <strong>di</strong> parametri accettati a priori come vali<strong>di</strong>. Secondo<br />

queste analisi, in conclusione, si è ritenuto che, siccome ci sono poche sepolture con armi, gli<br />

uomini <strong>di</strong> questa comunità non devono essere stati seppelliti qui 26<br />

.<br />

Applicando anche in questo caso il confronto incrociato degli oggetti <strong>di</strong> corredo per<br />

ricostruire le attribuzioni <strong>di</strong> genere in questa specifica necropoli, risultano maschili anche oggetti<br />

come l'acciarino, o, probabilmente, i vasi in ceramica, che in altri contesti apportano un'identità<br />

<strong>di</strong> genere neutra. Infatti, mentre nelle sepolture con gioielli sono presenti solo vasellame e<br />

24 Non mi sento in grado <strong>di</strong> attribuire troppa certezza a questa ipotesi perché non esiste una spiegazione che<br />

impe<strong>di</strong>sca <strong>di</strong> attribuire una caratterizzazione neutra alle fibule <strong>di</strong> Vicenne, se non attraverso il confronto con gli<br />

esempi delle altre necropoli e in particolare a quello del sito <strong>di</strong> Spilamberto. La presenza <strong>di</strong> una fibula nella T. 33 è<br />

stata spiegata anche interpretandola come una fibbia da borsa Samnium, p. 347.<br />

25 PAOLO DIACONO, Historia Langobardorum, V, 34.<br />

26 P. DE VINGO, Spilamberto, Archeologia <strong>di</strong> una necropoli longobarda, in Il tesoro <strong>di</strong> Spilamberto. Signori<br />

Longobar<strong>di</strong> alla frontiera, a cura <strong>di</strong> A. BREDA, Spilamberto, 2010, pp. 29-67.<br />

8


9<br />

I cavalieri e le loro donne<br />

bicchieri in vetro o in bronzo 27<br />

, in quelle con armi si sono ritrovati oggetti da mensa in ceramica,<br />

appunto, e mai in altri materiali. Se questa considerazione è corretta (infatti, mancando anche in<br />

questo caso un'e<strong>di</strong>zione completa della necropoli, è bene considerare quanto detto con una certa<br />

cautela), allora le tombe <strong>di</strong> genere maschile aumentano visibilmente <strong>di</strong> numero. Tuttavia, se<br />

anche il materiale <strong>di</strong> fabbricazione degli oggetti da mensa non dovesse realmente costituire un<br />

carattere <strong>di</strong>stintivo <strong>di</strong> un genere piuttosto che <strong>di</strong> un altro, si potrebbe comunque ritenere che le<br />

sepolture <strong>di</strong> genere neutro contenessero deposizioni maschili. In altre parole, gli uomini <strong>di</strong><br />

Spilamberto sono ancora qui, molto probabilmente; tuttavia per molti <strong>di</strong> loro si è deciso <strong>di</strong><br />

costituire un corredo a scarsa caratterizzazione maschile. È necessario allora cercare <strong>di</strong> capire il<br />

motivo per cui si è sentito il bisogno <strong>di</strong> enfatizzare il genere femminile in maniera più evidente<br />

<strong>di</strong> quello maschile.<br />

Se si accetta l'ipotesi che i vasi in ceramica siano portatori <strong>di</strong> genere maschile, non risultano a<br />

Spilambero corre<strong>di</strong> esclusivamente <strong>di</strong> genere neutro. Tuttavia, calcolando per ogni corredo<br />

sepolto la percentuale <strong>di</strong> oggetti identificativi per il genere, risulta che le sepolture che<br />

presentano una maggiore caratterizzazione maschile o femminile appaiono raggruppate in<br />

quattro zone <strong>di</strong>verse della necropoli; in tre <strong>di</strong> esse, accanto alle sepolture appena nominate, una<br />

fossa conteneva lo scheletro <strong>di</strong> un cavallo decapitato. Ritengo, perciò, che si possano in<strong>di</strong>viduare<br />

almeno quattro nuclei familiari, per ognuno dei quali le tombe dei "fondatori" si trovano in<br />

corrispondenza <strong>di</strong> una fossa rituale. Si tratta <strong>di</strong> fosse in cui sono stati rinvenuti resti <strong>di</strong> materiale<br />

combusto; il ritrovamento in uno <strong>di</strong> questi della man<strong>di</strong>bola <strong>di</strong> un cavallo ha fatto pensare che si<br />

trattasse <strong>di</strong> luoghi destinati a una fase del rituale funerario, della quale, purtroppo, è dato <strong>di</strong><br />

sapere assai poco. Almeno in due <strong>di</strong> queste fosse la presenza <strong>di</strong> fori abbastanza regolari attorno<br />

alla buca centrale riconducono verosimilmente alla presenza in origine <strong>di</strong> una struttura <strong>di</strong><br />

copertura sostenuta da pali in materiale deperibile.<br />

Il gruppo <strong>di</strong> fondatori ritenuto il più antico è collocato nella zona nord-orientale della<br />

necropoli. Comprende una sepoltura <strong>di</strong> cavallo accanto alla quale si trovano due tombe con<br />

corredo a forte caratterizzazione femminile (T. 62 e T. 60). Sia la T. 62 che la T. 60 sono dotate<br />

<strong>di</strong> un corredo composto da oggetti particolarmente pregiati e atipici nel contesto del cimitero,<br />

come una meravigliosa se<strong>di</strong>a pieghevole con ageminatura <strong>di</strong> ottone a motivi geometrici e<br />

vegetali (T. 62) o un cucchiaio con iscrizione (T. 60). Entrambe queste sepolture comprendono<br />

27 E. ROFFIA, I vetri <strong>di</strong> Spilamberto, in Il tesoro <strong>di</strong> Spilamberto, pp. 69-75.


<strong>Chiara</strong> <strong>Provesi</strong><br />

nel proprio corredo una fibula a <strong>di</strong>sco, una delle quali (T. 62) è stata realizzata da un cammeo<br />

tardo-romano attorno al quale è stata costruita una cornice <strong>di</strong> argento dorato con perle <strong>di</strong> fiume e<br />

paste vitree 28<br />

. Sembra chiara non solamente l'eccezionalità <strong>di</strong> quest'ultimo manufatto, ma anche<br />

il richiamo interno tra i corre<strong>di</strong> delle due tombe. Sepoltura <strong>di</strong> "fondatore" per un altro gruppo<br />

parentale, la T. 65, anch'essa fortemente caratterizzata in senso femminile, si trova affiancata a<br />

una sepoltura <strong>di</strong> cavallo acefalo, senza che vi sia, nelle vicinanze, una tomba che si possa<br />

definire "<strong>di</strong> cavaliere". L'ultimo dei gruppi <strong>di</strong> "fondatori" comprendente una sepoltura equina è<br />

composto dalla T. 68, con corredo <strong>di</strong> genere femminile, e dalla T. 69, caratterizzata in senso<br />

maschile da una spatha, un coltello e un vaso in ceramica.<br />

Data l'esiguità del numero <strong>di</strong> sepolture nella necropoli, non mi è stato possibile ritrovare un<br />

elemento del corredo ripreso dalle altre tombe dei gruppi familiari corrispondenti a ciascun<br />

nucleo <strong>di</strong> "fondatori". Tuttavia, quanto detto sinora permette comunque alcune considerazioni.<br />

Anzitutto, è evidente a Spilamberto che le sepolture <strong>di</strong> cavallo, per ben due volte, sono<br />

strettamente connesse a tombe che si caratterizzano per un corredo femminile. Si potrebbe <strong>di</strong>re<br />

che, in questa necropoli, ci sono casi <strong>di</strong> "donne <strong>di</strong> cavaliere" senza i cavalieri. Se è vero, da una<br />

parte, che una forte enfatizzazione delle sepolture femminili, per la datazione a cui si ritiene<br />

risalga la necropoli in questione, è un fenomeno già conosciuto (le tombe con corredo maschile e<br />

29<br />

<strong>di</strong> armi aumentano soprattutto a partire dal VII secolo ), d'altra parte, la mancanza dei<br />

"cavalieri" non può non stupire. Considerata, tuttavia, la valenza locale assunta dal linguaggio <strong>di</strong><br />

ogni singola necropoli, <strong>di</strong> cui si è già detto, si potrebbe ipotizzare che in questo particolare<br />

contesto <strong>di</strong> frontiera con i territori bizantini (nei pressi del fiume Panaro) 30<br />

l'equilibrio sociale<br />

della comunità (o delle comunità) che hanno utilizzato per poche generazioni il sepolcreto fosse<br />

particolarmente instabile. Non è inverosimile pensare, allora, che per questi motivi si sia ritenuto<br />

più conveniente per i gruppi familiari investire maggiori energie sulle potenzialità <strong>di</strong> alleanza e<br />

<strong>di</strong> trasmissione dell'ere<strong>di</strong>tà: in altre parole, le funzioni simbolizzate – e ove possibile assolte –<br />

dai membri femminili del nucleo parentale. Per questo motivo, dunque, nella necropoli <strong>di</strong><br />

Spilamberto sono solamente tre le sepolture con corredo <strong>di</strong> genere fortemente caratterizzato in<br />

senso maschile, e non ci sono "cavalieri" accanto ai cavalli (eccetto un caso), né appare in<br />

28 N. GIORDANI, Il pendente-fibula della tomba femminile 62, in Il tesoro <strong>di</strong> Spilamberto, pp. 77-85.<br />

29 I. BARBIERA, Le dame barbare e I loro invisibili mariti: le trasformazioni dell’identità <strong>di</strong> genere nel V secolo, in<br />

Le trasformazioni del V secolo, a cura <strong>di</strong> P. DELOGU e S. GASPARRI Turnhout, 2010, pp. 37-69.<br />

30 A. BREDA, Pochi uomini alla frontiera, in Il tesoro <strong>di</strong> Spilamberto, p. 9.<br />

10


11<br />

I cavalieri e le loro donne<br />

nessuno dei corre<strong>di</strong> alcun oggetto che richiami anche solo velatamente l'attività equestre.<br />

Sembrerebbe quasi che la figura del cavaliere sia in qualche modo compresa nella semplice<br />

presenza del cavallo, così come, probabilmente, a Vicenne, per motivi opposti, è simbolizzata<br />

una ipotetica "donna del cavaliere" da una fibula sepolta nella T. 33.<br />

CONCLUSIONI<br />

Da quanto rilevato sinora risulta evidente che, per lo meno per le due necropoli <strong>di</strong> Vicenne e<br />

<strong>di</strong> Spilamberto, le sepolture che richiamano simbolicamente l'immagine del cavaliere sono<br />

accompagnate da sepolture in cui l'identificazione femminile è sottolineata dagli oggetti <strong>di</strong><br />

corredo, tra i quali figurano anche elementi che nell'ambito del sepolcreto paiono eccezionali per<br />

tipologia, per cura nella fabbricazione e per ricchezza dei materiali utilizzati. Probabilmente in<br />

un caso a Vicenne e certamente a Spilamberto, la coppia "cavaliere-donna del cavaliere" si<br />

riscontra anche in mancanza <strong>di</strong> uno dei due termini. Si potrebbe ipotizzare che il simbolo <strong>di</strong><br />

prestigio legato all'ambito maschile dell'identificazione con l'élite che si auto-definiva<br />

longobarda e quello legato alla creazione <strong>di</strong> alleanze matrimoniali e alla filiazione siano talmente<br />

inter-<strong>di</strong>pendenti tra loro nell'ideologia <strong>di</strong> VI-VII secolo che è possibile, in presenza <strong>di</strong> uno dei<br />

due, accennare semplicemente all'altro senza rappresentarlo esplicitamente. Del resto, anche<br />

nelle fonti scritte è possibile ritrovare questi simboli rappresentati in connessione tra loro.<br />

Quando Amalaberga, nipote <strong>di</strong> Teoderico il Grande (489-526) è concessa in sposa al re dei<br />

Turingi Ermanafrido, il controdono <strong>di</strong> quest'ultimo in cambio dell'alleanza con gli Amali è<br />

costituito da alcuni cavalli <strong>di</strong> altissima qualità 31 . Un altro esempio, in tal senso, è costituito da<br />

una fonte della seconda metà dell'VIII secolo: si tratta <strong>di</strong> una carta lucchese che contiene un<br />

lunghissimo elenco <strong>di</strong> documenti appartenuti ad Alahis (membro dell'alta aristocrazia legata al<br />

gruppo familiare del vescovo Talesperiano) e posti ora sotto la tutela della sua vedova, Ghittia; al<br />

termine dell'elenco, assieme ad altri mobilia sono citati gli speroni del defunto 32<br />

.<br />

Le considerazioni appena formulate non sarebbero state possibili senza un'analisi che tenesse<br />

conto della categoria <strong>di</strong> genere come appartenente all'ambito culturale e non biologico. Una<br />

lettura delle fonti, <strong>di</strong> qualsiasi tipologia, che si basi anche su questa <strong>di</strong>stinzione metodologica,<br />

che passi attraverso uno sguardo, per così <strong>di</strong>re, antropologico, permette <strong>di</strong> evitare falsanti<br />

31 CASSIODORO, Epistolae Theodoricianae Variae, IV,1.<br />

32 Co<strong>di</strong>ce Diplomatico Longobardo (CDL) II, 295 (768-774), pp. 439-44.


<strong>Chiara</strong> <strong>Provesi</strong><br />

imposizioni <strong>di</strong> categorie che appartengono a una cultura e a un sentire sociale (i nostri) <strong>di</strong>versi da<br />

quelli della realtà altome<strong>di</strong>evale.<br />

12


Allegato 1: Pianta della necropoli <strong>di</strong> Spilamberto<br />

13<br />

I cavalieri e le loro donne


<strong>Chiara</strong> <strong>Provesi</strong><br />

Allegato 2: pianta della necropoli <strong>di</strong> Vicenne<br />

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