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RAFFAELE GARGIULO<br />

TU PRIMUS CIRCUMDEDISTI<br />

ME DIVINO AUXILIO<br />

FRANCIS DRAKE - IL CORSARO DELLA REGINA<br />

RIVISTA MARITTIMA


Raffaele GARGIULO<br />

TU PRIMUS CIRCUMDEDISTI ME, DIVINO AUXILIO!<br />

FRANCIS DRAKE – IL CORSARO DELLA REGINA<br />

«Solo pochi uomini possono dare del Tu al mare. Quei pochi non glielo danno».<br />

Antico proverbio marinaro<br />

Rivista Marittima


2<br />

FRANCIS DRAKE - IL CORSARO DELLA REGINA<br />

Supplemento alla Rivista Marittima


INDICE<br />

PREMESSA pag. 3<br />

INTRODUZIONE pag. 8<br />

L’AVVENTO INGLESE pag. 13<br />

LA NASCITA DI UN CORSARO pag. 22<br />

L’INVINCIBILE ARMATA pag.72<br />

IL TRAMONTO pag. 76<br />

BIBLIOGRAFIA pag. 78


4<br />

FRANCIS DRAKE - IL CORSARO DELLA REGINA<br />

Supplemento alla Rivista Marittima


FRANCIS DRAKE - IL CORSARO DELLA REGINA<br />

I l<br />

PREMESSA<br />

28 novembre 1520 Ferdinando Magellano<br />

raggiunse il passaggio che oggi è<br />

noto come Stretto di Magellano e raggiunse<br />

l’Oceano Pacifico. La spedizione, intrapresa<br />

tra il 10 agosto 1519 e il 6 settembre<br />

1522 da una flotta di 5 navi capitanate dal<br />

portoghese Ferdinando Magellano al servizio<br />

della corona spagnola, fu la prima a intraprendere<br />

la circumnavigazione del globo.<br />

Il viaggio si concluse con gravi perdite;<br />

ritornò solo una nave, la Victoria nel 1522,<br />

al comando di Juan Sebastian Elcano (1),<br />

uno dei sopravvissuti della spedizione. Dei<br />

234 tra soldati e marinai che formavano<br />

l’equipaggio iniziale, infatti, soltanto 18 si<br />

salvarono. La storia del viaggio è nota grazie<br />

agli appunti dell’uomo di fiducia e cronista<br />

di Magellano, il vicentino Antonio Pigafetta.<br />

Quale fu dunque l’importanza della<br />

scoperta di Magellano?<br />

Magellano voleva assicurare alla Spagna<br />

le Isole delle Spezie e le altre conquiste, con<br />

la posta della sua vita; ma quello che aveva iniziato come un’impresa eroica finisce in<br />

un miserando baratto: l’imperatore Carlo V rivende le Molucche al Portogallo per trecentocinquantamila<br />

ducati che continuarono a essere sfruttate dai portoghesi. La via di<br />

ponente scoperta da Magellano non viene quasi più percorsa, l’itinerario da lui segnato<br />

non porta né guadagni né oro e né alcun beneficio alla Spagna. La sua grande scoperta<br />

geografica, lo stretto, aveva ben poco valore pratico, dal momento che era lontano e<br />

pericoloso e non valeva la pena di rischiare quando al di là non c’era null’altro se non<br />

la distesa deserta del Pacifico. Anche dopo la sua morte la sventura continua a perseguitare<br />

chiunque fidasse in Magellano; quasi tutte le flotte spagnole che vollero ripete-<br />

Aprile 2011<br />

Ferdinando Magellano.<br />

(1) In realtà, una nave la San Antonio, disertò e ritornò in Spagna prima della scoperta dello Stretto di<br />

Magellano e la Trinidad fu catturata dai portoghesi a Ternate essendo rimasta nelle acque dell’arcipelago<br />

delle Filippine per riparazioni a seguito di un incaglio in bassi fondali, mentre la Victoria, rientrava in<br />

Spagna. L’equipaggio della Tinidad fu imprigionato dai portoghesi e dopo alcuni anni, nel 1526, ritornarono<br />

in patria solo 5 superstiti.<br />

5


6<br />

Carta dello Stretto di Magellano di Jocodus Hondius del 1633.<br />

FRANCIS DRAKE - IL CORSARO DELLA REGINA<br />

re la sua spedizione perirono nello stretto che porta il suo nome; ben presto i navigatori<br />

imparano paurosi a evitarlo. Gli Spagnoli preferirono concentrarsi nello sfruttamento<br />

dei tesori del Messico e del Perù e trasportare le merci in lunghe carovane oltre l’istmo<br />

di Panama, piuttosto che sfidare i cupi fiordi della Patagonia. La strada di Magellano,<br />

la cui scoperta era stata salutata con giubilo da tutto il mondo, viene così completamente<br />

messa al bando a causa dei pericoli che presenta, tanto che nel corso di una sola<br />

generazione finisce per cadere del tutto nell’oblio, per trasformarsi di nuovo in un mi-<br />

Supplemento alla Rivista Marittima


FRANCIS DRAKE - IL CORSARO DELLA REGINA<br />

to. Tanto leggendaria diventa, che l’audace pirata Francis Drake per cinquantotto anni<br />

l’adopera come rifugio da dove balzare di sorpresa come un falco sugli ignari coloni<br />

spagnoli della costa occidentale, saccheggiandone i carichi d’argento. Allora soltanto<br />

gli spagnoli se ne rammentano e costruiscono frettolosamente una fortezza per impedirvi<br />

l’entrata ad altri filibustieri. Ma la sventura perseguita chiunque segue Magellano.<br />

La flotta condotta da Sarmiento, per ordine del re di Spagna, nello stretto, si sfracella<br />

sugli scogli, la fortezza ivi eretta va in rovina e il nome di Porto Hambre, Porto<br />

della Fame, serba l’orrendo ricordo della morte per inedia dei suoi colonizzatori (2).<br />

Pochi pescatori di balene, di tanto in tanto un veliero temerario, solcano quello stretto<br />

di cui Magellano sognava fare la via maestra del commercio fra l’Europa e l’Oriente.<br />

(2) Pedro Sarmiento de Gamboa è stato uno dei grandi navigatori del XVI secolo e le sue vicende gli permisero<br />

di mettere in evidenza delle doti non comuni di perizia marinaresca e di forza morale. Tuttavia la<br />

maggiore impresa legata al suo nome, il tentativo, da parte della Spagna, di colonizzare e fortificare lo<br />

Stretto di Magellano, per impedire il ripetersi di incursioni piratesche come quella di Francis Drake, è<br />

passato alla storia come uno dei più clamorosi fallimenti. La sfortuna sembra essersi particolarmente accanita<br />

contro la pur indomita volontà di questo insigne uomo di mare, distruggendo i suoi progetti che pure<br />

egli aveva preparato con cura e senso dell’organizzazione. È probabile che, se anche le due città da lui<br />

fondate nello Stretto — quella del Nome di Gesù e quella del Re Filippo — non fossero state cancellate<br />

dal freddo e dalla fame, la loro funzione strategica sarebbe stata comunque vanificata dalla scoperta da<br />

parte di Schouten e Le Maire, compiuta nel 1616, della rotta del Capo Horn, che permise ancora una volta<br />

ai nemici della Spagna — gli Olandesi, questa volta, e tanti altri dopo di loro — di violare il passaggio<br />

dall’Atlantico al Pacifico, penetrando nelle immensità del «lago spagnolo» e minacciando i traffici iberici<br />

e le indifese città della costa occidentale del Nuovo Mondo. Tuttavia la storia non si può fare con i se e<br />

con i ma, e il tragico destino delle due città magellaniche fondate da Sarmiento è rimasto come un tetro<br />

avvertimento che i disegni umani nulla possono contro la forza del destino, quando non sono accompagnati<br />

dal sorriso benevolo dell’incostante Dea bendata.<br />

Aprile 2011<br />

7


8<br />

INTRODUZIONE<br />

FRANCIS DRAKE - IL CORSARO DELLA REGINA<br />

Gli Spagnoli non riuscirono a dimenticare del tutto l’oceano che Magellano aveva<br />

dato loro. Anche dopo che Carlo V aveva rinunciato alle Molucche, gli Spagnoli<br />

inviarono alcune spedizioni nel Pacifico. Nel 1537 dal Messico Cortès mandò due navi,<br />

al comando di Pedro de Alvarado (3) ed Hernando Grijalva, in perlustrazione lungo<br />

la linea dell’equatore alla ricerca di due isole che si diceva fossero ricche d’oro. Scoprirono<br />

un certo numero di isole, tra cui le Gilberts, ma non trovarono l’oro. A seguito<br />

di una tempesta le due navi si separarono e l’equipaggio della nave di Grijalva allora<br />

si ammutinò, trucidò il comandante e poco dopo fece naufragio al largo della Nuova<br />

Guinea. Sette superstiti raggiunsero le Molucche e furono presi prigionieri dai portoghesi.<br />

Nel 1542 la Spagna si ricordò finalmente delle «Isole di San Lazzaro», per cui<br />

Magellano aveva perso la vita. Ci fu una nuova spedizione, partita anch’essa dal Messico<br />

(4), guidata da Ruy Lòpez de Villalobos (5) al quale si deve il merito di aver dato<br />

il nome all’arcipelago delle Filippine, in onore del figlio di Carlo V, e ne prese formalmente<br />

possesso in nome della Spagna. Anche se fu necessario conquistare Mindanao<br />

con la forza, ben presto gli Spagnoli poterono commerciare liberamente con gli abitanti<br />

di molte isole. Questo suscitò le ire dei portoghesi, che dalle Molucche fecero sapere<br />

che tutte le isole del Pacifico appartenevano al Portogallo; ma Villalobos contestò le<br />

(3) Pedro de Alvarado y Contreras, (Badajoz, incerto 1485-1495 circa – Guadalajara, 4 luglio 1541) conosciuto<br />

come Don Pedro de Alvarado e Tonatiuh dai nativi messicani, è stato un condottiero spagnolo e governatore<br />

del Guatemala. Il soprannome Tonatiuh (letteralmente «figlio del sole») era dovuto ai suoi capelli biondi e<br />

al suo carattere esuberante e spaccone. Durante i combattimenti diventava però diffidente e crudele oltre misura,<br />

e fu spesso rimproverato dallo stesso Cortés per eccessiva ferocia. Nel 1519 fece parte della terza spedizione<br />

di Hernán Cortés nel Messico. Partecipò alla conquista dell’Impero degli Aztechi e fu uno dei cinque<br />

spagnoli che insieme con Cortés fecero prigioniero l’imperatore Montezuma nella sua reggia. Alvarado era<br />

l’uomo di fiducia di Hernan Cortès, il quale, costretto ad allontanarsi dal Messico per affrontare le truppe inviate<br />

dal governatore di Cuba contro di lui, gli affidò il comando degli uomini. Egli non si dimostrò all’altezza<br />

del suo astuto e calcolatore comandante, massacrò infatti un gruppo di Aztechi durante una cerimonia religiosa<br />

nel Templo Mayor di Tenochtitlán, facendo scoppiare una rivolta che causò la morte di molti soldati iberici.<br />

Cortés al suo ritorno redarguì aspramente Alvarado, non riuscendo più a ristabilire la pace con gli offesi aztechi.<br />

Fu anzi costretto a fuggire da Tenochtitlán con gravi perdite, in una notte (30 giugno - 1º luglio 1520) ricordata<br />

dai Conquistadores come La Noche Triste, la triste notte della sconfitta. Durante gli scontri notturni<br />

tra conquistadores e indigeni, Alvarado sistematosi con pochi uomini a guardia degli argini che portavano da<br />

Tenochtitlán alla terraferma, tenne a bada per ore migliaia di guerrieri aztechi e venne perciò soprannominato<br />

dai nemici stessi «Tonatiuh», figlio del Sole. Durante la conquista della capitale divenne famoso con el salto<br />

de Alvarado. Circondato dai nemici e con alle spalle un canale, puntò la sua lancia nell’acqua e, a mò di primitivo<br />

salto con l’asta, raggiunse con un balzo la sponda di fronte, lasciando sbalorditi gli avversari. Nel 1523<br />

Alvarado intraprese la campagna di occupazione del Guatemala. Fu uno degli artefici della conquista della<br />

parte settentrionale dell’America centrale (attuali Stati di Guatemala, di El Salvador e dell’Honduras), insieme<br />

ad Hernán Cortés, suo diretto superiore, a Diego de Rojas e al proprio fratello Gonzalo de Alvarado. Nel 1527<br />

si recò in Spagna richiamato da Carlo V, che, in virtù dei servigi resi alla Corona, lo nominò governatore e capitano<br />

generale del Guatemala. Morì cadendo in un precipizio, mentre combatteva per sedare una ribellione di<br />

Indios messicani. Dai cronisti dell’epoca viene descritto come un uomo energico e crudele.<br />

Supplemento alla Rivista Marittima


FRANCIS DRAKE - IL CORSARO DELLA REGINA<br />

loro pretese sostenendo che soltanto le Molucche erano portoghesi mentre le restanti<br />

isole erano in territorio castigliano. Dopo aver trascorso un anno nelle Filippine, si imbarcò<br />

in un maldestro viaggio di esplorazione che alla fine lo portò a Timore, dove si<br />

lasciò invischiare in una serie di negoziati, complessi e sleali, con i portoghesi e con i<br />

sovrani indigeni. In questo periodo mandò uno dei suoi comandanti, Ynigo de Retez,<br />

in Messico. Retez percorse 230 leghe lungo la costa settentrionale della grande isola<br />

della Nuova Guinea, a cui diede il nome, ma non riuscì ad attraversare il Pacifico e<br />

(4) A quel tempo nessuno usava lo Stretto di Magellano.<br />

(5) Ruy López de Villalobos (1500 - Isola Amboina, 4 aprile 1544) è stato un esploratore spagnolo che<br />

salpò dal Pacifico messicano per individuare una rotta affidabile e definitiva per consentire il traffico alle navi<br />

spagnole nelle Indie Orientali, vicino alla linea di demarcazione tra Spagna e Portogallo istituita col Trattato<br />

di Saragozza del 1529. A López de Villalobos fu chiesto nel 1541 dal viceré della Nuova Spagna, Antonio<br />

de Mendoza, primo amministratore del Nuovo Mondo, di guidare una spedizione sulle «Islas del Ponente»<br />

(Isole dell’Ovest, oggi note col nome di Filippine). La sua flotta era composta da sei galeoni, Santiago,<br />

Jorge, San Antonio, San Cristóbal, San Martín e San Juan, e partì da Barra de Navidad (Jalisco) il 1º novembre<br />

1542 con circa 400 uomini. Il 25 dicembre la flotta giunse alle Isole Revillagigedo, al largo delle coste<br />

messicane. Qui avvistarono il galeone di Alavaro de Saavedra, il Los Reyes. Il giorno seguente scoprirono<br />

un gruppo di isole a 9° o 10° Nord che chiamarono Corrales. Il 6 gennaio 1543 videro molte piccole isole alla<br />

stessa latitudine che chiamarono Los Jardines (I Giardini). Si trattava di Enewetak e Ulithi. Tra il 6 ed il<br />

23 gennaio 1543 il galeone San Cristóbal, guidato da Gines de Mafra, che era stato membro della ciurma<br />

della spedizione Magellano del 1519-1522, si separò dal resto della flotta nel corso di una forte tempesta al<br />

termine della quale si ritrovò nei pressi dell’isola di Mazaua, luogo in cui Magellano si era ancorato nel<br />

1521. Questa fu la seconda visita di de Mafra nelle Filippine, in quella che oggi è identificata come Limasawa,<br />

nella parte meridionale dell’isola di Leyte. La storia di Limasawa fu scritta nel 1667 da un frate gesuita,<br />

Francisco Combés e tradotta da molti storici. Il resto della flotta, il 28 febbraio 1543, entrò nella baia di<br />

Baganga, che chiamarono Malaga, sulla costa orientale di Mindanao. López de Villalobos chiamò Mindanao<br />

Caesaria Karoli, in onore dell’Imperatore del Sacro Romano Impero, Carlo V. La flotta vi rimase per 32<br />

giorni e l’equipaggio soffrì una dura fame. Il 31 marzo 1543 la flotta ripartì per Mazaua alla ricerca di cibo a<br />

lento moto a causa degli scarsi venti. Dopo molti giorni di penosa sofferenza raggiunsero Sarangani. Il galeone<br />

San Cristóbal, che aveva raggiunto Limasawa due mesi prima, apparve inaspettatamente e provvidenzialmente<br />

con un carico di riso e altri generi alimentari. Il 4 agosto 1543 la San Juan e la San Cristóbal furono<br />

rimandate a Leyte e Samar per prendere altro cibo; la San Juan avrebbe dovuto caricare il necessario per<br />

la traversata del Pacifico, e ripartire per il Messico. Un contingente portoghese arrivò il 7 agosto con una lettera<br />

di Jorge de Castro, governatore portoghese delle Molucche, che chiedeva una spiegazione per la presenza<br />

della flotta in territorio portoghese. López de Villalobos rispose con una lettere datata 9 agosto, dicendo di<br />

non aver oltrepassato il confine, e di essere in territorio della corona di Castiglia. La San Juan partì per il<br />

Messico il 27 agosto 1543, con Bernardo de la Torre come capitano. Un’altra lettera di Castro giunse la prima<br />

settimana di settembre con la stessa protesta, e López de Villalobos scrisse la risposta il 12 settembre con<br />

lo stesso messaggio. Partì per Leyte, con le restanti navi, senza la San Juan e la San Cristóbal. La flotta non<br />

poteva proseguire a causa dei deboli venti. Nell’aprile 1544 partì per l’isola Ambonia. Lui e il suo equipaggio<br />

fecero poi rotta verso le isole di Samar e Leyte, che chiamarono Las Islas Filipinas in onore del principe<br />

di Spagna, Filippo II. Cacciato dai nativi ostili, affamato e sofferente, López de Villalobos fu obbligato ad<br />

abbandonare i suoi insediamenti sull’isola e la spedizione. Con i suoi uomini cercò rifugio nelle Molucche,<br />

dove si scontrarono con i Portoghesi che li catturarono. López de Villalobos morì di febbre tropicale (o, come<br />

la chiamavano i portoghesi, di «crepacuore») il 4 aprile 1544 nella sua cella sull’isola di Ambonia. Sopravvissero<br />

circa 117 membri dell’equipaggio, tra cui de Mafra e Guido de Lavezaris. Salparono verso Malacca,<br />

dove i Portoghesi li imbarcarono per Lisbona. De Mafra che redasse un manoscritto sull’intera vicenda<br />

che rimase nascosto per molti secoli, fino agli inizi del XX secolo quando fu scoperto in un archivio e<br />

pubblicato nel 1920.<br />

Aprile 2011<br />

9


10<br />

FRANCIS DRAKE - IL CORSARO DELLA REGINA<br />

tornò alle Molucche. Alla fine i Portoghesi<br />

portarono Villalobos in India insieme<br />

ai suoi uomini, ma durante il<br />

viaggio, nel 1547, egli morì sull’isola<br />

di Amboina. Questo tentativo di prendere<br />

definitivamente possesso delle<br />

Filippine non portò dunque a nulla;<br />

tuttavia Filippo II era fermamente intenzionato<br />

a crearsi un impero anche<br />

nel Pacifico e ordinò al vicerè del<br />

Messico di intraprendere la conquista<br />

e la colonizzazione delle Filippine.<br />

L’impresa fu organizzata da Andrès<br />

de Urdaneta (6), che nel 1525 aveva<br />

partecipato anche all’infelice spedizione,<br />

comandata da Sebastian Elcano<br />

e Garcìa Jofre de Loiasa (7), che mirava<br />

a prendere possesso delle Molucche<br />

per conto della Spagna. Nel frattempo<br />

Urdaneta si era fatto monaco e<br />

si occupava prevalentemente di geografia,<br />

ma poiché il suo superiore gli<br />

Andres de Urdaneta.<br />

aveva proibito di ricoprire una carica<br />

secolare, il comando della spedizione<br />

andò a Miguel Lòpez de Legaspi. Con Urdaneta come pilota, nel novembre del 1564<br />

Legaspi lasciò il Messico con una flotta di quattro navi, passò velocemente per le Ladrones<br />

e raggiunse le Filippine,con molto tatto e notevole abilità diplomatica, si conquistò<br />

la lealtà dei capi di molte isole e fondò un insediamento permanente a Cebu. A<br />

partire da quel momento le Filippine sarebbero rimaste per quattro secoli sotto la Spa-<br />

(6) Andrés de Urdaneta (Ordizia, 30 novembre 1498 - Città del Messico, 3 giugno 1568) è stato un<br />

esploratore, navigatore e frate dell’Ordine di Sant’Agostino spagnolo. Partecipò alle spedizioni di García<br />

Jofre de Loaísa e Miguel López de Legazpi e tracciò la principale rotta marina tra Filippine e Acapulco<br />

conosciuta come «Rotta di Urdaneta». Urdaneta prese parte alla sfortunata spedizione di García Jofre de<br />

Loaísa ordinata da Carlo V per tentare di colonizzare le Isole Molucche su cui i Portoghesi cercavano di<br />

imporvi il loro controllo. La spedizione, composta da 7 navi, salpò da La Coruña il 24 luglio 1525. Dopo<br />

vari contrattempi avvenuti nello Stretto di Magellano e dopo la perdita di 6 navi, nell’ottobre del 1526<br />

l’equipaggio, sotto il comando di Carquizano, riuscì ad arrivare a Mindanao a bordo della Santa Maria<br />

de la Victoria. Da qui il viaggio proseguì verso le Isole Molucche dove gli Spagnoli fondarono il forte di<br />

Tidore. Re Carlo V il 22 aprile del 1529 firmò il Trattato di Saragozza con il quale vendette i diritti sulle<br />

Isole Mollucche al Portogallo in cambio di un risarcimento monetario. Urdaneta rimase nelle isole per<br />

circa nove anni durante i quali studiò le stelle, le correnti marine e i venti annotando le proprie conclusioni<br />

in diari e mappe. Lasciò le isole il 15 febbraio del 1535 e attraccò a Lisbona il 26 giugno del 1536.<br />

Al suo arrivo i portoghesi requisirono tutti i suoi appunti e studi poiché gli spagnoli avrebbero potuto utilizzarli<br />

a proprio vantaggio in eventuali future spedizioni (da considerare che in quell’epoca di spietata<br />

concorrenza la documentazione relativa alle scoperte di nuove terre era ritenuta segretissima). (continua)<br />

Supplemento alla Rivista Marittima


FRANCIS DRAKE - IL CORSARO DELLA REGINA<br />

gna, fino a quando gli Stati Uniti le conquistarono durante la guerra ispano-americana<br />

del 1898. Il risultato geografico di Urdaneta fu ancora più importante di quello politico<br />

di Legaspi. Si offrì, infatti, di portare in Messico la notizia dei successi di Legaspi seguendo<br />

una rotta orientale: evitando i venti e le correnti che avevano ostacolato gli altri<br />

piloti, Urdaneta attraversò il Pacifico compiendo un ampio arco che lo portò oltre i<br />

40° nord. Qui trovò dei venti che soffiavano da ovest e raggiunse il Messico. La scoperta<br />

di quello che divenne noto come il «passaggio di Urdaneta» trasformò completamente<br />

il commercio del Pacifico, poiché a quel punto non era più necessario che ogni<br />

viaggio verso ovest diventasse una circumnavigazione del globo e, trovata ormai una<br />

rotta per il ritorno, la Spagna era finalmente in grado di sfruttare il grande oceano. Il<br />

proibitivo Stretto di Magellano continuava a essere evitato; era più comodo trasportare<br />

uomini e merci via terra attraverso l’Istmo di Panama piuttosto che arrischiarsi in quel<br />

desolato passaggio meridionale. Numerosi porti spuntarono lungo le coste dell’America<br />

Centrale, di quella Meridionale e del Messico, ed ebbero inizio regolari scambi<br />

commerciali tra quei porti spagnoli e le Filippine. Il mezzo più affidabile era il galeone<br />

di Acapulco, che lasciava Manila, la nuova capitale delle Filippine, ogni giugno con<br />

un carico di spezie e sete pregiate e arrivava ad Acapulco, in Messico, in dicembre attraverso<br />

il passaggio di Urdaneta. Il galeone di Acapulco continuò ad andare avanti e<br />

indietro lungo quella rotta per più di due secoli.<br />

Questa rotta trans-pacifica era tuttavia obbligata, dal momento che tutti i piloti seguivano<br />

le rotte già note e consolidate: la rotta nord-occidentale di Magellano che arrivava<br />

alle isole Ladrones e alle Filippine per l’andata, e il passaggio di Urdaneta, attraverso<br />

un tratto di mare ancora più privo di isole, per il ritorno. Le relativamente isolate<br />

Hawaii non furono scoperte, anche se si trovavano praticamente alla latitudine di Acapulco,<br />

e non si sapeva quasi nulla neanche dei numerosi arcipelaghi che si trovano a<br />

(segue Nota 6) Riuscì comunque a scappare dal Portogallo e a fare ritorno in Spagna. Nel 1538 si diresse<br />

in Messico dove si occupò nello studio e nella stesura di articoli circa vari argomenti come la navigazione<br />

nei Caraibi, la formazione delle tempeste tropicali e la riproduzione delle tartarughe marine. Nel 1553 divenne<br />

frate dell’Ordine di Sant’Agostino. Il 24 settembre del 1559 Filippo II ordinò al viceré Luis de Velazco<br />

di preparare una spedizione di conquista e colonizzazione delle Filippine; il re fece richiesta a Urdaneta<br />

di fare da comandante, ma egli rifiutò, accettando invece l’incarico di consigliere nautico e si occupò<br />

di disegnare mappe per la navigazione. Miguel López de Legazpi fu nominato comandante. La spedizione<br />

salpò da La Navidad (nella costa ovest del Messico) il 21 novembre del 1564 e arrivò nelle Filippine il 13<br />

febbraio. Legazpi rimase nelle isole ma fece richiesta a Urdaneta di fare ritorno in Nuova Spagna per disegnare<br />

una nuova rotta per il ritorno e per richiedere aiuti per la colonizzazione. Urdaneta partì da San<br />

Miguel, nell’isola di Cebu, il 1 giugno 1565 e grazie alla corrente Kuroshivo arrivò ad Acapulco l’8 ottobre.<br />

Questo viaggio si rivelò di grossa importanza poiché, grazie ai precisi calcoli di Urdaneta, stabilì una<br />

nuova affidabile e veloce rotta per le Filippine che verrà utilizzata dai navigatori sino al XVII secolo. Fece<br />

ritorno in Castiglia per rendere rapporto al re Filippo II e scrisse le sue memorie sul viaggio. Ritornò<br />

ancora una volta in Messico dove morì il 3 giugno del 1568.<br />

(7) Il 24 agosto 1525 Juan Sebastiàn Elcano salpò di nuovo da la Coruña sempre diretto verso le Molucche,<br />

partecipando con 4 sue navi alla spedizione di Garcia Jofre de Loiasa. Al comando della Sancti Spiritus,<br />

Elcano fece naufragio nello Stretto di Magellano; trasbordato sulla nave ammiraglia della spedizione,<br />

la San Lesmes, entrava con questa nell’Oceano Pacifico. Morto Loiasa, Elcano assunse il comando della<br />

spedizione, ma senza dare alcun ordine, poiché era già stremato dalle fatiche e dallo scorbuto, ai quali<br />

soccombette.<br />

Aprile 2011<br />

11


12<br />

FRANCIS DRAKE - IL CORSARO DELLA REGINA<br />

sud della rotta di Magellano.<br />

Tuttavia anche i «conquistadores» spagnoli del Perù dovevano aver sentito parlare<br />

di queste isole del Pacifico del Sud e i geografi pensavano che potessero essere gli<br />

avamposti del grande e sconosciuto continente meridionale (8). Le uniche spedizioni<br />

che erano riuscite ad attraversare lo Stretto di Magellano — quella di Loiasa e Elcano,<br />

e quella dello stesso Magellano — avevano ignorato il problema puntando a nord subito<br />

dopo aver raggiunto l’Oceano Pacifico. Affamati di nuove terre, gli Spagnoli si<br />

misero in testa che il continente sconosciuto raggiungesse i 15° sud e arrivasse a 600<br />

leghe dal Perù nel Pacifico meridionale. Nel 1567 andarono a cercarlo.<br />

Il viaggio fu ispirato da Pedro Sarmiento de Gamboa, una personalità forte e insolita,<br />

esperto in matematica e astronomia, che aveva studiato a fondo le tradizioni degli<br />

Incas e si era occupato di magia nera al punto di attirare l’attenzione dell’inquisizione.<br />

Sarmiento riuscì a suscitare l’interesse del vicerè del Perù, che era suo amico, per la ricerca<br />

della Terra Australis e il vicerè autorizzò l’uso di due piccole navi — la Los<br />

Reyes (nave ammiraglia) da 200 tonnellate e la Todos Santos da 140 — equipaggiate<br />

ottimisticamente per un viaggio di sole 600 leghe. Il giovane nipote del vicerè, Alvaro<br />

de Mendaña de Neira (9), ebbe il comando nominale della spedizione e l’ordine di<br />

«convertire tutti gli infedeli al cristianesimo». Il 20 novembre del 1567 le due navi —<br />

con a bordo circa 150 persone tra navigatori, soldati, sacerdoti e schiavi — partirono<br />

dal porto di Callao, sul Pacifico, passarono tra le Isole Marchesi e le Tuamoto senza<br />

avvistare terra e, dopo aver scoperto le Isole Ellice ed esservisi fermati, all’ottantesimo<br />

giorno di viaggio arrivarono a una costa accidentata che pensarono fosse la costa della<br />

Terra Australis. Esplorandola si accorsero che si trattava di un’isola, parte di un arcipelago<br />

che battezzarono Isole Salomone, dal momento che erano convinti che le favolose<br />

miniere di re Salomone si trovassero nel Pacifico meridionale. Dopo un soggiorno<br />

di sei mesi, in cui ebbero non pochi problemi con gli indigeni, tornarono indietro e<br />

raggiunsero Callao nell’agosto del 1568, dopo una attraversamento, burrascoso e tormentato<br />

dalla fame, del Passaggio di Urdaneta.<br />

Mendaña tornò infiammato dal desiderio di altre scoperte, ma fino al 1595 (10) non<br />

ebbe un’altra opportunità di cercare la Terra Australis. Nei 27 anni che separarono i<br />

due viaggi di Mendaña, infatti, gli spagnoli del Nuovo Mondo avevano ben altre e più<br />

pressanti preoccupazioni, dal momento che il loro monopolio della navigazione nel<br />

(8) Che la Terra Australis esistesse continuavano a essere tutti convinti; si riteneva infatti che iniziasse<br />

proprio a sud dello Stretto di Magellano e che si estendesse per miglia di miglia in direzione ovest fino a<br />

raggiungere l’estremità meridionale del mondo, mentre località come la Nuova Guinea, note soltanto vagamente,<br />

avrebbero costituito la costa settentrionale dell’ipotetico continente.<br />

(9) Sarmiento de Gamboa fu leggermente amareggiato di non essere stato nominato capitano-generale<br />

della spedizione ma imbarcato con il ruolo di cosmografo della spedizione. Negli scritti di Sarmiento egli<br />

si autodichiara capitano della nave ammiraglia, e almeno allo stesso livello del pilota e navigatore Hernando<br />

Gallego. Mentre l’obbiettivo di Sarmiento erano le ricchezze che si potevano conquistare, la priorità<br />

di Mendaña era la conversione dei pagani al cristianesimo. All’interno dei posti di comando si crearono<br />

profonde spaccature, perfino prima della partenza.<br />

Supplemento alla Rivista Marittima


FRANCIS DRAKE - IL CORSARO DELLA REGINA<br />

Il passaggio di Urdaneta.<br />

Pacifico fu infranto, e con costi notevoli, dalla comparsa degli spregiudicati corsari<br />

della regina Elisabetta.<br />

L’avvento inglese<br />

L’Inghilterra aveva impiegato molto tempo a diventare una nazione marinara. Pur<br />

(10) Una spedizione più grande e costosa fu pianificata all’inizio del 1590, dopo che Mendaña aveva passato<br />

anni a chiedere l’appoggio di Madrid e Lima. Quattro navi e 378 uomini, donne e bambini avrebbero<br />

dovuto stabilire una colonia sulle isole Salomone. Di nuovo, i comandanti del viaggio avevano «personalità<br />

estremamente divergenti». Mendaña era ancora uno di loro, accompagnato dalla moglie Doña Isabel<br />

Barreto, dalla sorella e dai tre fratelli di lei. Il capo pilota era un giovane navigatore portoghese di nome<br />

Pedro Fernández de Quirós. Un rissoso vecchio soldato, Pedro Merino Manrique, fu scelto come maestro<br />

di campo. Manrique provocò liti ancora prima della partenza della flotta. Le quattro navi, la San Geronimo<br />

(la Capitana), la San Isabel (la Almiranta), la piccola fregata Santa Catalina e il galeone San Felipe<br />

lasciarono Callao il 9 aprile 1595. Il morale fu alto il primo mese, e furono celebrati quindici matrimoni.<br />

Mendaña fece preparare a Quirós carte che raffiguravano solo il Perù e le isole Salomone. Il 21 luglio<br />

1595 le navi raggiunsero le isole Marchesi, (che presero il nome dalla moglie del viceré del Perù, García<br />

Hurtado de Mendoza, marchese di Cañete) accolti da 400 indigeni in canoa. Nonostante (continua)<br />

Aprile 2011<br />

13


14<br />

FRANCIS DRAKE - IL CORSARO DELLA REGINA<br />

essendo isolani, gli Inglesi non avevano alcuna dimestichezza con il mare aperto; la<br />

loro fonte più importante di scambi con l’estero era l’esportazione di lana, e in seguito<br />

di tessuti di lana, e per il trasporto delle loro merci di solito si servivano di spedizionieri<br />

stranieri. Mentre i mercanti italiani arrivavano in Cina e i marinai portoghesi<br />

doppiavano il Capo di Buona Speranza, gli Inglesi se ne rimanevano a casa, impegnati<br />

dapprima nella guerra con la Francia, che sembrava senza fine, e poi in quel conflitto<br />

civile durato un’intera generazione, noto come la guerra delle Due Rose. I viaggi generalmente<br />

non andavano oltre le Fiandre, il Portogallo o la Francia, forse perché i<br />

mari gelidi che bagnavano le loro coste non incoraggiavano certo la navigazione.<br />

Cominciarono a guardarsi attorno soltanto dopo che Enrico VII era salito al trono e<br />

aveva sostituito la dinastia Tudor ai due contendenti Lancaster e York, ma lo fecero<br />

con notevole gradualità. Alcuni pescatori di Brisbane arrivarono in Islanda; nel 1497 i<br />

fratelli Caboto toccarono Terranova; all’inizio del sedicesimo secolo qualche geografo<br />

inglese diffuse la notizia delle scoperte di Colombo e Vasco da Gama, cosicché gli inglesi<br />

si resero conto di quanto grande fosse la posta in gioco e di quali fossero le pretese<br />

di Spagna e Portogallo. Ci fu qualche incerto tentativo di portare avanti le scoperte<br />

di Caboto, ma se ne ricavò ben poco.<br />

Verso il 1530 il geografo Roger Barlow e il mercante Robert Throne, che aveva abitato<br />

a Siviglia, scrissero la loro «Dichiarazione delle Indie», il primo clamoroso manifesto<br />

dell’espansione marittima inglese.<br />

Questo documento, che fu sottoposto a Enrico VIII nel 1540, raccomandava di ricercare<br />

una rotta inglese verso le Isole delle Spezie lungo l’unica via che non avrebbe<br />

(segue nota 10) gli Spagnoli ne ammirassero la «graziosa forma» e la carnagione «quasi bianca», le relazioni<br />

divennero subito violente. Quando la spedizione ripartì due settimane dopo, Quirós stimò che 200<br />

isolani erano stati uccisi. Nonostante le assicurazioni di Mendaña che le Salomone erano vicine, non furono<br />

raggiunte prima dell’8 settembre, e questa volta si trattò dell’isola di Nendo, che essi chiamarono<br />

«Santa Cruz». La San Isabel era però scomparsa, e nonostante le ricerche dei due vascelli più piccoli non<br />

fu possibile ritrovarla. Sul luogo dell’odierna Graciosa Bay fu fondato un insediamento. Le relazioni con<br />

gli isolani e il loro capo Malope iniziarono bene, con la fornitura di cibo e aiuto nella costruzione degli<br />

edifici. Il morale spagnolo era però basso, e una malattia (quasi certamente malaria) colpì il gruppo. I rapporti<br />

peggiorarono velocemente fino a portare ai soliti episodi di violenza. Scossi da divisioni interne e da<br />

una mortalità sempre crescente, le lotte intestine aumentarono e l’insediamento iniziò a cadere a pezzi. Lo<br />

stesso Mendaña morì il 18 ottobre 1595, lasciando la moglie come erede e il governatore, il fratello Lorenzo,<br />

come capitano-generale. Il 30 ottobre si decise di abbandonare l’insediamento. Dopo la partenza<br />

del 18 novembre 1595, 47 persone morirono nel giro di un mese. Solitamente si assegna a Pedro Fernández<br />

de Quirós il merito di aver condotto la San Geronimo nelle Filippine senza l’aiuto di carte, giungendo<br />

a Manila l’11 febbraio 1596. Oltre 50 persone morirono nelle dodici settimane di viaggio da Santa Cruz,<br />

in parte a causa del rifiuto di Doña Isabel di condividere con gli altri la propria riserva personale di cibo<br />

ed acqua. La fregata (che trasportava il corpo di Mendaña) scomparve durante il viaggio a causa di una<br />

tempesta, mentre il galeone San Felipe arrancò fino all’estremità meridionale di Mindanao, molti giorni<br />

dopo. Dei 378 uomini che salparono dal Perù, circa in 100 sopravvissero, ma dieci di loro morirono poco<br />

dopo l’arrivo a Manila. A Doña Isabel Barreto furono resi gli onori e Quirós fu lodato per il suo servizio e<br />

assolto da ogni responsabilità per le uccisioni di Santa Cruz. Tre mesi dopo Doña Isabel sposò il cugino<br />

del governatore. Continuò a essere agitata per un possibile ritorno alle isole Salomone. Morì nel 1612.<br />

Tornato in Perù nel giugno del 1597, Quirós iniziò la campagna di ritorno alle isole Salomone, guidando<br />

gli spagnoli verso la nuova avventura nel 1605. La spedizione fu fallimentare e le isole rimasero inviolate<br />

fino al 1767, quando Philip Carteret avvistò Santa Cruz e Malaita.<br />

Supplemento alla Rivista Marittima


FRANCIS DRAKE - IL CORSARO DELLA REGINA<br />

I viaggi di Mendaña nell’Oceano Pacifico.<br />

interferito con le pretese della Spagna e del Portogallo: oltre il polo Nord, poi a occidente<br />

lungo l’ipotetico Stretto di Anian (11) e attraverso l’America settentrionale fin<br />

nell’Oceano Pacifico. Ma c’era davvero una rotta settentrionale? La «Dichiarazione<br />

delle Indie» rispondeva con un’affermazione che avrebbe potuto benissimo costituire<br />

(11) Tra la fine del XV e il XX secolo, gli Europei hanno cercato di stabilire una rotta commerciale marina<br />

che passasse a nord e a ovest del continente europeo. Gli Inglesi chiamarono la rotta passaggio a nordovest,<br />

mentre gli spagnoli la battezzarono stretto di Anián. Il desiderio di trovare questa rotta motivò gran<br />

parte dell’esplorazione europea di entrambe le coste del Nord America. Nel 1539 Hernán Cortés incaricò<br />

Francisco de Ulloa di navigare lungo l’odierna Baja California alla ricerca dello Stretto di Anián. L’8<br />

agosto 1585, l’esploratore inglese John Davis entrò nello Stretto di Cumberland presso la costa dell’isola<br />

di Baffin. Nel 1609, Henry Hudson navigò lungo il fiume che oggi porta il suo nome (fiume Hudson) alla<br />

ricerca del passaggio. Hudson in seguito esplorò l’artico canadese e scoprì la baia che da lui prese il nome.<br />

Nel 1845 una ben equipaggiata spedizione di due navi, guidata da Sir John Franklin, tentò di forzare<br />

il passaggio attraverso i ghiacci artici dalla Baia di Baffin al Mare di Beaufort. Quando la spedizione non<br />

rientrò, diverse spedizioni di soccorso e squadre di ricerca esplorarono l’artico canadese tra i due corpi<br />

d’acqua aperta, producendo alla fine la carta nautica di un possibile passaggio. Della spedizione sono state<br />

ritrovate poche tracce, ma alcuni indizi indicano che le navi vennero bloccate dalla morsa di ghiaccio<br />

nel 1845 vicino all’Isola di Re William, a circa metà strada del passaggio, e non furono in grado di disincagliarsi<br />

nell’estate successiva. Lo stesso Franklin, apparentemente, morì nel 1847. Non è chiaro il motivo<br />

per cui tutti i 134 membri della spedizione, pur ben equipaggiata e ben rifornita, perirono. L’ipotesi<br />

più recente ritiene che la morte sia stata causata dal piombo rilasciato dai contenitori metallici contenenti<br />

le scorte alimentari della spedizione. Per la fornitura di cibo si era fatta una gara d’appalto al ribasso.<br />

Questa ipotesi è confortata dall’autopsia del primo morto della spedizione, ritrovato pochi anni fa e che il<br />

ghiaccio ha conservato in buone condizioni. Così, mentre percorrevano le vie di terra per raggiungere un<br />

forte o un villaggio, gli uomini della spedizione si nutrivano con cibo intossicato dal piombo. Il passaggio<br />

a Nord-Ovest venne infine conquistato nel 1906, quando l’esploratore norvegese Roald Amundsen, che<br />

era salpato giusto in tempo per sfuggire ai creditori che cercavano di fermare la spedizione, (continua)<br />

Aprile 2011<br />

15


16<br />

FRANCIS DRAKE - IL CORSARO DELLA REGINA<br />

La linea di demarcazione del<br />

trattato di Tordesillas (immagine<br />

a pagina 41 del supplemento<br />

Il Portogallo e l’epopea delle<br />

grandi scoperte geografiche –<br />

Suppl. RM settembre 2009).<br />

Le zone di influenza scaturite dal<br />

trattato di Tordesillas (immagine<br />

a pagina 45 del supplemento Il<br />

Portogallo e l’epopea delle grandi<br />

scoperte geografiche –<br />

Suppl. RM settembre 2009).<br />

lo slogan dell’intero sedicesimo secolo: «non esiste terra non abitabile, né mare non<br />

navigabile». Quello che gli Inglesi dovevano fare era attraversare il polo Nord, che i<br />

ghiacci non potevano rendere impraticabile più di quanto il caldo torrido avesse reso<br />

inattraversabile l’equatore; dopo di che, dicevano gli autori della Dichiarazione, le navi<br />

avrebbero navigato verso sud-ovest lungo «la parte posteriore della terra appena<br />

scoperta… e poi puntato verso le terre e le isole situate tra i Tropici e sotto l’equatore<br />

celeste», dove senza dubbio «avrebbero trovato le terre e le isole più ricche del mondo,<br />

dove abbondano oro, pietre preziose, unguenti, spezie…, e poi sarebbero tornate<br />

per la stessa strada».<br />

Negli anni Cinquanta del XVI secolo, l’Inghilterra compiva sistematicamente viaggi<br />

lungo la rotta settentrionale — ma attraverso il Passaggio a nord-est, non a nordovest.<br />

Sebastiano Caboto (12), servitore di molti re, aveva sostenuto di aver raggiunto<br />

(segue nota 11) completò un viaggio di tre anni su di un peschereccio per la pesca delle aringhe adattato<br />

allo scopo, di 47 tonnellate di stazza. Alla fine di questo viaggio, entrò nella città di Circle, in Alaska, e<br />

inviò un telegramma che annunciava il suo successo. La sua rotta, tuttavia, non era pratica dal punto di vista<br />

commerciale: in aggiunta al tempo che occorreva, alcune delle sue acque erano estremamente poco<br />

profonde. Il primo passaggio in una sola stagione venne effettuato solo nel 1944, quando la St. Roch, uno<br />

schooner della Reale Polizia a cavallo canadese, riuscì nell’impresa.<br />

(12) Sebastiano Caboto (Venezia, 1484-Londra, 1557) è stato un celebre navigatore. Conosciuto anche come<br />

Sebastian Cabot, era figlio del navigatore Giovanni Caboto e di Mattea Caboto. Sebastiano raccontò a Richard<br />

Eden di essere nato a Bristol e di essere andato a vivere a Venezia quando aveva quattro anni. (continua)<br />

Supplemento alla Rivista Marittima


FRANCIS DRAKE - IL CORSARO DELLA REGINA<br />

l’Asia navigando a est lungo il Circolo Polare Artico. Nel 1533 partirono tre navi nel<br />

tentativo di raggiungere la Russia. L’Inghilterra organizzò la Muscovy Company e per<br />

un’intera generazione si impegnò stabilmente in un commercio proficuo con la Russia<br />

senza alcun serio tentativo di arrivare in Oriente. Tuttavia il Passaggio a nord-ovest divenne<br />

oggetto di un rinnovato interesse dopo il 1576, quando Martin Frobisher andò<br />

alla ricerca dello Stretto di Anian, primo di tutta una serie di viaggiatori inglesi che in<br />

epoche diverse avrebbe tentato quell’impresa.<br />

Il successo dell’avventura russa spinse l’Inghilterra a sviluppare la propria flotta<br />

mercantile; la Russia era un ottimo mercato per i tessuti inglesi ed era ragionevole cer-<br />

(segue nota 12) In un’altra versione, disse a Gasparo Contarini, l’ambasciatore veneziano alla corte di Carlo<br />

V di essere nato a Venezia, ma di essere stato educato in Inghilterra. Cominciò a navigare assieme al padre<br />

Giovanni Caboto, un marinaio italiano (il cui luogo di nascita è conteso fra le città di Venezia, Genova,<br />

e di Gaeta), al servizio dell’Inghilterra, nel maggio 1497. Giovanni Caboto, partì da Bristol, con la nave<br />

Matthew per raggiungere Terranova in Canada, anche se è controverso il luogo in cui egli approdò; infatti<br />

é incerto se fosse la Nuova Scozia o Terranova. Quando Caboto approdò in Canada la scambiò per la Cina,<br />

questo perché non riuscì a trovare il passaggio a nord-ovest che si era prefisso di oltrepassare per arrivarvi.<br />

Nel 1512 Sebastiano venne assunto da Enrico VIII d’Inghilterra come cartografo in quel di Greenwich.<br />

Nello stesso anno venne nominato capitano da Ferdinando II di Aragona. Alla morte di Ferdinando II,<br />

tornò in Inghilterra, nel 1517, dove cercò di vincere l’opposizione del Vice-Ammiraglio Perte per una nuova<br />

spedizione. Nel 1522, tornò in Spagna, ove ebbe un nuovo incarico e assunse il grado di piloto mayor<br />

nella Casa del Contratacion di Siviglia; di fatto divenne il cosmografo più importante del regno, (continua)<br />

Aprile 2011<br />

17


18<br />

FRANCIS DRAKE - IL CORSARO DELLA REGINA<br />

care altri sbocchi (13). Per espandere i propri traffici, gli Inglesi guardavano verso le<br />

Indie Occidentali, dove i tessuti erano molto richiesti e gli Spagnoli che controllavano<br />

la regione non erano in grado di fornirli. Gli Inglesi, inoltre, si offrirono di portare<br />

un’altra merce agli spagnoli che dominavano i Carabi: schiavi africani. Gli indigeni<br />

delle Indie Occidentali non erano adatti alle miniere e alle piantagioni delle Indie Spagnole;<br />

alcuni, come i Caribi, erano feroci e intrattabili, mentre quelli docili morivano<br />

rapidamente a causa delle malattie importate dagli europei. Gli Spagnoli avevano bisogno<br />

di robusti africani, ma non riuscivano a procurarseli facilmente perché il Portogallo<br />

controllava la costa occidentale dell’Africa. Gli Inglesi, che non riconoscevano<br />

l’autorità del Papa e non si preoccupavano minimamente della linea di demarcazione<br />

(segue nota 12) responsabile del Padron real, la carta del mondo più accurata del tempo, aggiornata con le<br />

notizie riportate da ogni spedizione che tornava dalle Indie Occidentali . In quel periodo offrì segretamente<br />

i suoi servigi anche a Venezia. Voleva trovare il Passaggio a nord-ovest per la Cina. Il 4 marzo 1525 ricevette<br />

il grado di Capitano Generale della Spagna. Siccome voleva scoprire un nuovo itinerario per le<br />

Molucche, riuscì a ottenere il comando della spedizione che era composta di tre navi con 150 uomini d’equipaggio<br />

partendo da Cadice il 5 aprile 1526. Arrivò, però, solo fino al Río de la Plata, pensando di poter<br />

giungere nel favoloso regno di Birù (Perù), che ancora non era stato conquistato. Nella zona dell’attuale<br />

città argentina di Santa Fe fondò un villaggio fortificato, detto di «Santo Spirito». Rimase nella zona per<br />

vari anni, esplorando alcuni fiumi delle vicinanze e facendo osservazioni di carattere naturalistico. I suoi<br />

luogotenenti Francisco Cesar, Francisco de Rojas, Martin Mendes e Miguel de Rodas si inoltrarono all’interno<br />

alla ricerca del favoloso regno del Perù, ma arrivarono, forse, solo nella zona dell’attuale Bolivia.<br />

Nell’agosto 1530 il villaggio che aveva fatto costruire venne distrutto dai nativi, così decise di rientrare in<br />

Spagna. Giunto lì, chiese a Carlo V altre navi per un’altra spedizione, ma le sue richieste non furono accolte,<br />

anche perché in quel periodo il re Carlo V aveva concesso a Francisco Pizarro l’autorizzazione alla<br />

conquista del Perù. Venne, quindi, incarcerato nelle prigioni spagnole del Nord-Africa con l’accusa di<br />

aver abbandonato i suoi luogotenenti. Era il 1 febbraio 1532. Morì a Londra nel 1557 mentre stava organizzando<br />

un’impresa esplorativa per conto della «Company Merchant Adventurers», organizzazione il cui<br />

scopo era trovare il mitico passaggio a nord-ovest. Tradizione vuole che sul letto di morte, assistito da Richard<br />

Eden, delirasse di un metodo infallibile per il calcolo della longitudine in mare che aveva tenuto segreto<br />

per anni. Non si hanno notizie sul luogo della sua sepoltura.<br />

(13) Al contrario, la Spagna e il Portogallo avevano ben poco da esportare, e la Spagna, in particolare,<br />

fondò il proprio impero d’oltremare sullo sfruttamento, non sul commercio.<br />

(14) Il papa Alessandro VI (nato Rodrigo Llançol Borgia, (Xàtiva, 1º gennaio 1431 - Roma, 18 agosto<br />

1503), fu il 214º papa della Chiesa cattolica dal 1492 alla morte) valendosi della sua autorità di rappresentante<br />

di Cristo in terra, con la bolla del 4 maggio 1493 divise la sfera terrestre in due emisferi (bolla Inter<br />

caetera); la linea di sezione (raya) passava a circa cento leghe dalle Isole del Capo Verde. Tutto ciò che da<br />

quel giorno sarà scoperto sulla sfera terrestre (le popolazioni, le terre, le isole e i mari) a ponente di quella<br />

linea apparterrà alla Spagna, ciò che rimane a oriente sarà del Portogallo. In un primo tempo ambedue gli<br />

Stati si dichiararono soddisfatti e riconoscenti del bel dono. Ma ben presto il Portogallo manifestò la propria<br />

insoddisfazione circa la suddivisione e richiese che la linea di confine venisse spostata un po’ più a<br />

ovest. Ciò si verificò col trattato di Tordesillas, stipulato il 7 giugno 1494, fra i Re Cattolici, Isabella di Castiglia<br />

e Ferdinando d’Aragona, e il re del Portogallo, Giovanni II di Avis, che stabiliva la linea di demarcazione<br />

fra i rispettivi ambiti di conquista e di evangelizzazione che trasportava il confine di duecentosettanta<br />

leghe (leguas) a ponente delle isole di Capo Verde (quindi non più 550 chilometri bensì 2.000 chilometri a<br />

ovest di Capo Verde), in virtù del quale al Portogallo toccherà il Brasile, al tempo non ancora scoperto (una<br />

lega equivaleva a poco meno di sei chilometri). In conseguenza degli obblighi assunti con il papato i sovrani,<br />

in cambio di una serie di diritti e di privilegi, s’impegnarono a promuovere l’apostolato nelle terre scoperte,<br />

a costruire e a mantenere chiese e monasteri, a provvedere a un numero sufficiente di sacerdoti per il<br />

servizio divino e per il ministero delle anime. Con la firma del trattato di Tordesillas, confermato dal papa<br />

Giulio II nel 1506 con la bolla Ea Quae, la divisione del modo fu confermata e fu accantonata (continua)<br />

Supplemento alla Rivista Marittima


FRANCIS DRAKE - IL CORSARO DELLA REGINA<br />

(14), non si sentivano affatto in dovere di mantenersi<br />

fuori dalle acque portoghesi ed erano liberi<br />

di fornire schiavi all’America spagnola<br />

(15). Questo tipo di commercio ebbe inizio in<br />

modo decisamente poco ufficiale verso il 1530<br />

quando William Hawkins di Plymouth si inserì<br />

come intermediario tra i Portoghesi della Guinea<br />

e i Portoghesi del Brasile. Fece tre viaggi, nel<br />

corso dei quali caricò degli schiavi in Africa Occidentale<br />

— sottraendoli ai portoghesi che cercavano<br />

di monopolizzare il commercio degli<br />

schiavi — e li vendette ai coloni che stavano<br />

cercando di fondare insediamenti in Brasile per<br />

conto del Portogallo. Questi viaggi attraverso<br />

l’Atlantico continuarono per molti anni, anche<br />

se ben presto gli Inglesi abbandonarono il Brasile<br />

in favore degli insediamenti spagnoli a Hispaniola<br />

e in altre isole dei Carabi. La famiglia<br />

Aprile 2011<br />

John Hawkins.<br />

(segue nota 14) la minaccia di una guerra tra Spagna e Portogallo. Per quanto a prima vista possa apparire<br />

grottesca una generosità che regala quasi mezzo mondo, con un tratto di penna, a due sole nazioni, senza<br />

curarsi delle altre, bisogna però ammirare questa soluzione pacifica come uno dei pochi atti ragionevoli<br />

della storia, uno dei pochi casi in cui un conflitto sia stato risolto per accordo pacifico invece che con la<br />

violenza. Per anni e per decenni il trattato di Tordesillas ha, in effetti, evitato ogni guerra coloniale tra la<br />

Spagna e il Portogallo, pur essendo, sino dal primo giorno, una soluzione provvisoria. Se, infatti, si taglia<br />

una mela con un coltello, la linea di sezione dovrebbe apparire anche sulla superficie opposta e invisibile.<br />

Ovviamente sia la Spagna che il Portogallo pensarono come violare il trattato di Tordesillas e le bolle<br />

pontificie: il Portogallo oltrepassò le 370 leghe conquistando tutto l’attuale Brasile; la Spagna superò la linea<br />

del Pacifico arrivando alle Molucche.<br />

In realtà la decisione di papa Alessandro VI non era tanto un regalo a Spagna e Portogallo, quanto una<br />

spudorata spoliazione dei privilegi che il Portogallo aveva già ottenuto e il grande evento atlantico delle<br />

scoperte trovò il quindi il papa come grande interprete in quanto spagnolo (era un Borgia) e pertanto legato<br />

ai sovrani cattolici di Spagna. L’ambizione pontificia di distribuire territori ancora sconosciuti, era anche<br />

legata alla convinzione del tempo che il papa, vicario di Pietro e rappresentante del Cristo sulla terra,<br />

era Signore di ogni cosa. I pagani, coloro che erano fuori dalla Grazia della vera fede, non avevano diritto<br />

a nulla finchè non riconoscevano la sovranità del Cristo e della sua Chiesa. In conseguenza degli obblighi<br />

assunti con il patronato i sovrani, in cambio di una serie di diritti e di privilegi, s’impegnano a promuovere<br />

l’apostolato nelle terre scoperte, a costruire e a mantenere chiese e monasteri, a provvedere a un numero<br />

sufficiente di sacerdoti per il servizio divino e il ministero delle anime. Sul piano politico i documenti<br />

emanati da Alessandro VI esaltarono l’universalità del vicario di Cristo in terra, a dispetto di tutte quelle<br />

correnti interne alla cattolicità che volevano in qualche modo ridurre i privilegi del pontefice (prima fra<br />

tutte la corrente dei conciliaristi, ancora attiva, anche se in maniera inconsistente) e sanzionarono giuridicamente<br />

la nascita del colonialismo occidentale nel Nuovo Mondo.<br />

(15) Il trattato di Tordesillas era considerato dagli altri stati un atto di concessione; in particolare dall’Inghilterra,<br />

che tre anni dopo la pubblicazione delle bolle alessandrine avrebbe respinto del tutto l’autorità<br />

papale e successivamente anche l’Olanda e la Francia renderanno inutile ogni mediazione pontificia. Enrico<br />

VII, re d’Inghilterra, violò i confini tracciati dal pontefice, non riconoscendo il trattato di Tordesillas<br />

e cogliendo a pretesto che il pontefice aveva citato l’est e l’ovest, pensò bene di conquistare nord.<br />

19


20<br />

Hawkins rimase il centro del triangolo Inghilterra-Guinea-Hispaniola specializzato nel<br />

commercio degli schiavi; e il piu audace esponente di questa grande stirpe di navigatori<br />

fu il figlio di William, Jonh Hawkins (16), che Elisabetta nominò cavaliere per la<br />

sua abilità come mercante di schiavi.<br />

Nell’ottobre del 1562 John Hawkins, fece il suo primo viaggio per conto proprio.<br />

Con tre navi e cento uomini si recò in Sierra Leone nella Guinea Portoghese, catturò<br />

300 africani e li portò a Hispaniola. Anche se Inghilterra e Spagna avevano idee molto<br />

diverse in campo religioso, tuttavia non c’era ancora la forte ostilità che sarebbe scoppiata<br />

in seguito, e Hawkins, che era il benvenuto nelle Indie Spagnole, nell’attraversamento<br />

dell’Atlantico si servì addirittura di un pilota spagnolo. Sorvolando disinvoltamente<br />

sul fatto che stavano acquistando merci sottratte nel Portogallo, gli Spagnoli erano<br />

lieti di avere gli schiavi negri di Hawkins ed erano disposti a pagarli bene con pelli,<br />

zenzero, perle e altro. Una parte di tutto, questo Hawkins la spedì direttamente in Inghilterra,<br />

il resto, stranamente, lo caricò su due navi prese a noleggio per venderlo in<br />

Spagna. Le autorità spagnole di Cadice non poterono<br />

tollerare l’affronto; a loro non importava granchè<br />

che Hawkins avesse ottenuto il carico vendendo<br />

schiavi rubati, ma c’erano regolamenti ben precisi<br />

che vietavano il commercio nelle Indie Occidentali<br />

alle navi non spagnole. Le mercanzie furono confiscate,<br />

ma nonostante questo Hawkins quadagnò parecchio<br />

(17). Hawkins era comunque deciso a commerciare<br />

con le Indie spagnole nonostante le restrizioni<br />

imposte dalla Spagna e, nel 1564, condusse<br />

una seconda spedizione con cinque navi compresa la<br />

Jesus of Lubeck, un vascello di 700 tonnellate della<br />

marina inglese prestatogli da Elisabetta. Dopo aver<br />

Francis Drake.<br />

FRANCIS DRAKE - IL CORSARO DELLA REGINA<br />

caricato ancora una volta schiavi in Guinea, nonostante<br />

una difficile traversata dell’Atlantico riuscì a<br />

portare il suo carico umano nei porti del Mar delle Antille, come veniva chiamata la costa<br />

caraibica dell’America del Sud. Gli schiavi erano così richiesti che le autorità portuali<br />

ignorarono i regolamenti che proibivano agli stranieri di commerciare nel Nuovo<br />

Mondo e, grazie a complicità e raggiri, Hawkins riuscì di nuovo ad avere un notevole<br />

guadagno. Tuttavia il governo spagnolo protestò con la regina Elisabetta che, nonostante<br />

in privato fosse uno dei finanziatori dell’impresa di Hawkins, lo sconfessò ipocritamente<br />

in pubblico diffidandolo dall’effettuare qualsiasi ulteriore viaggio nelle Indie ed<br />

(16) Sir John Hawkins (Plymouth, 1532 - Porto Rico, 12 novembre 1595) discendente da una famiglia di<br />

armatori del Devonshire, inizialmente si occupò del traffico di schiavi nel Nuovo Mondo. Compì diversi<br />

viaggi: il primo tra il 1562 e il 1563 e il secondo nel 1564. Questi viaggi gli procurarono una certa stima e<br />

si creò anche un proprio stemma: rappresentava uno schiavo di colore in catene.<br />

(17) Tra i suoi finanziatori c’era anche la regina Elisabetta, anche se come azionista segreta.<br />

Supplemento alla Rivista Marittima


FRANCIS DRAKE - IL CORSARO DELLA REGINA<br />

evitando così un’indesiderata crisi con la Spagna. Ciò nondimeno nel 1566 Hawkins<br />

riuscì a far compiere a uno dei suoi comandanti, John Lovell, un altro viaggio con un<br />

carico di schiavi — una spedizione importante dal momento che si trattò della prima<br />

esperienza sul mare del più illustre navigatore e corsaro (18) inglese, Francis Drake.<br />

(18) Una nave corsara era quella che navigava agli ordini di un re e compiva «azioni di guerra» contro gli<br />

interessi di un paese nemico (normalmente si trattava di indebolire il suo potere commerciale e coloniale).<br />

I corsari avevano un documento che autorizzava la nave a portare avanti queste azioni. I detti documenti<br />

avevano il nome di «Lettera di corsa», o «Lettera di marca» o «Patente di corsa» (letter of marque). Essa<br />

era una garanzia (o commissione) emessa da un governo nazionale che autorizzava l’agente designato a<br />

cercare, catturare o distruggere, beni o personale appartenenti a una parte che aveva commesso una qualche<br />

offesa alle leggi o ai beni o ai cittadini della nazione che rilasciava la patente. Questa veniva di norma<br />

usata per autorizzare dei gruppi di privati ad assalire e catturare bastimenti mercantili di una nazione nemica.<br />

Una nave privata, armata e dotata di capitano ed equipaggio, che operasse con una lettera di corsa<br />

(talvolta intestata all’armatore, che restava a terra), era chiamata una nave corsara. Circa gli uomini coinvolti,<br />

alcuni studiosi li hanno espressivamente definiti «mercenari di marina». Il contenuto formale della<br />

garanzia era in realtà un’autorizzazione rilasciata all’agente a oltrepassare i confini nazionali («marca»,<br />

sta per frontiera) perché una volta oltre confine potesse legittimamente cercare, catturare o distruggere beni<br />

o personale della fazione ostile («rappresaglia»), non necessariamente una nazione, in modo e con<br />

un’entità che fosse proporzionata all’offesa originale, obiettivo da raggiungersi, originariamente, in una<br />

sola «corsa». La guerra di corsa come pirateria regolamentata veniva considerata una misura di vendetta,<br />

una ritorsione ai limiti della dichiarazione di guerra, e il mantenimento di una almeno approssimativa proporzionalità<br />

era inteso a giustificare l’azione davanti alle altre nazioni, che avrebbero altrimenti potuto<br />

considerarla come un vero e proprio atto di guerra o di pirateria. Va detto, però, che stante la concreta indizione<br />

di vere e proprie campagne belliche, molti studiosi chiamano le operazioni così autorizzate con la<br />

locuzione guerra di corsa. La distinzione non è solo formale, in quanto la pirateria era diretta contro tutti e<br />

chiunque (venendo sanzionata con la pena di morte da infliggere sul posto della cattura del pirata), mentre<br />

la guerra di corsa era effettuata contro nemici ben individuati, politici o di fede. Di conseguenza le attività<br />

belliche e depredatorie dei corsari barbareschi o delle consimili organizzazioni cristiane, quale quella dei<br />

Cavalieri di San Giovanni di Gerusalemme, di Rodi e di Malta non possono essere considerate piratesche,<br />

bensì corsare, dal momento che non colpivano mai i propri confratelli di fede. Come per le garanzie interne<br />

(giudiziarie e di polizia) di ricerca, arresto, cattura o morte, la lettera di corsa doveva infatti godere di<br />

un certo grado di specificità per essere considerata legittima, onde assicurarsi che l’agente non abusasse<br />

della sua autorità e non superasse gli intenti di mandato dell’autorità emittente. La differenza, invero, tra<br />

un «corsaro» e un «pirata» era nei fatti sottile, spesso impercettibile, ma concretamente si tradusse spesso<br />

in una sorta di «licenza di predazione a fini istituzionali». Ultimi a usare navi corsare furono, nella seconda<br />

guerra mondiale, i Tedeschi che armarono mercantili registrandoli come incrociatori ausiliari, tra cui<br />

l’Atlantis, il Penguin e altre. Anche gli Inglesi risposero, subito dopo Dunquerque, armando come incrociatore<br />

ausiliario il Rhone, una nave francese che, come le omologhe tedesche, usava mascherarsi per<br />

cambiare il proprio aspetto e sembrare una nave di paese neutrale, in modo da poter attaccare il naviglio<br />

mercantile diretto ai porti nemici. Secondo buona parte degli storici, la maggioranza delle imprese corsare<br />

aveva il solo reale scopo di compiere azioni di pirateria o di predoneria per conto del proprio governo,<br />

poiché i bottini ottenibili erano cospicui, talvolta rilevanti sul bilancio della nazione. I corsari avevano più<br />

possibilità di fare buoni bottini dei pirati: le loro navi partivano, legalmente, da un porto, quindi potevano<br />

essere preparate già in cantiere e progettate appositamente come navi da guerra leggere, quando catturavano<br />

una preda essa era legittima, quindi potevano prendere prigioniero l’equipaggio, vendere il legno<br />

catturato all’asta, depredare tutto il carico con comodo (e non limitarsi ad arraffare i preziosi e scappare<br />

con il bottino come i pirati), inoltre il bottino poteva essere venduto all’asta con calma, in piena legalità,<br />

cercando di spuntare il prezzo migliore per l’armatore. A differenza che nella pirateria però i profitti andavano<br />

in preferenza all’armatore-investitore e ai suoi ufficiali in comando, mentre tra i pirati le quote del<br />

bottino erano ripartite più democraticamente. Le guerre di corsa, del resto, rappresentano una quasi logica<br />

evoluzione della conclusione della stagione delle grandi scoperte (dopo che l’America e l’Oceano Indiano<br />

erano stati ormai ben individuati e colonizzati), quando per l’esaurimento di nuove terre ricche da scoprire<br />

e colonizzare non restò che aggredire le terre già colonizzate, spostando su questi mari il naviglio precedentemente<br />

impiegato in esplorazioni (anch’esso composto di navi armate - in senso militare). (continua)<br />

Aprile 2011<br />

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22<br />

La nascita del corsaro<br />

FRANCIS DRAKE - IL CORSARO DELLA REGINA<br />

La storia dei primi anni di Drake è incerta e confusa quanto quella dei primi anni di<br />

Magellano: abbiamo pochi fatti e molte congetture, abbondantemente colme di aneddoti<br />

apocrifi. Nacque a Tavistock, nel Devonshire, tra il 1539 e il 1545 — il 1541 sembra la<br />

data più probabile — ed era, a quanto sembra, uno dei dodici figli del Reverendo Edmund<br />

Drake, un marinaio diventato predicatore. Edmud Drake apparteneva alla classe<br />

dei gentlemen, si trattava cioè di una persona non nobile che aveva però il diritto di portare<br />

le armi; viveva sulle proprietà di Lord Francis Russel, figlio del primo Conte di<br />

Bedford, che fece da padrino al figlio del suo affittuario al quale per questo fu imposto il<br />

suo nome, Francis. Drake padre seguì Enrico VIII quando questi si separò dalla Chiesa<br />

di Roma e divenne un fiero oppositore del cattolicesimo, caratteristica questa ereditata<br />

da Francis. L’estremismo protestante causò a Edmund grossi problemi quando Maria, la<br />

figlia cattolica del protestante Enrico, salì al trono nel 1553: avendo rifiutato di abbandonare<br />

la vecchia fede, al contrario di quanto avevano fatto i suoi vicini, subì pesanti<br />

persecuzioni. Questo è tutto quello che si conosce dell’infanzia di Francis Drake: che<br />

nacque in una famiglia modesta, ma rispettabile e rispettata, e che nei suoi primi anni<br />

ebbe buoni motivi per odiare i cattolici (e anche gli spagnoli, dato che il marito della regina<br />

Maria era Filippo II di Spagna e sua madre Caterina d’Aragona). Evidentemente,<br />

durante il regno di Maria la coerenza religiosa costò a Edmund il posto e ridusse la famiglia<br />

in povertà. Era dunque naturale che i figli di Drake cercassero lavoro come marinai,<br />

dato che non soltanto avevano trascorso l’adolescenza in una città di mare (il padre<br />

si era trasferito sulla Manica, nel porto di Gillingham, nel Kent, per evitare le persecuzioni<br />

religiose), ma erano in qualche modo imparentati con la famosa famiglia Hawkins.<br />

È possibile che il vecchio William Hawkins di Plymouth fosse lo zio di Francis Drake,<br />

dal momento che i figli di William, John e William, chiamavano Drake cugino. Come<br />

apprendista Francis lavorò su di una nave per piccolo cabotaggio, che il padrone gli lasciò<br />

in eredità quando aveva soltanto diciotto anni, ma che fu costretto a vendere quando<br />

sulla Manica i commerci diminuirono. A quel punto però aveva già una certa esperienza<br />

in fatto di navigazione e nel 1564 si fece assumere dagli Hawkins (19). A quel<br />

tempo sembra che la sua personalità fosse ormai ben definita. Era energico, audace, ambizioso,<br />

volitivo; aveva buon cuore, era allegro e generoso, intelligente, coraggioso, intraprendente,<br />

paziente e affabile. Vale a dire che era il tipo adatto per diventare un eroe<br />

da leggenda. Per di più, come tutti i grandi uomini, aveva una serie di idee fisse: era un<br />

(segue nota 18) L’emissione di lettere di corsa a privati venne vietata dapprima con il trattato di Utrecht<br />

(1713) e fu poi definitivamente bandita per i firmatari della Dichiarazione di Parigi del 1856. Gli Stati<br />

Uniti non furono tra i firmatari e a tuttora ancora non sono vincolati da quella dichiarazione, tant’è che<br />

ancora oggi la Costituzione degli Stati Uniti (Art. 1, sez. 8) affida al Congresso il potere di concedere le<br />

lettere di corsa. Gli Stati Uniti emisero in seguito delle dichiarazioni, durante la guerra di secessione americana<br />

(1861-65) e durante la guerra contro la Spagna (1898), con le quali s’impegnarono a attenersi ai<br />

principi della Dichiarazione di Parigi per tutta la durata delle ostilità. Durante la guerra di secessione comunque,<br />

gli Stati Confederati d’America emisero delle lettere di corsa.<br />

(19 ) È all’età di 13 anni che il piccolo Francis mise per la prima volta piede su una nave facendosi le ossa<br />

navigando nelle acque del Mare del Nord e all’età di 23 anni fece il suo primo viaggio nel Nuovo Mondo.<br />

Supplemento alla Rivista Marittima


FRANCIS DRAKE - IL CORSARO DELLA REGINA<br />

protestante convinto, il che era permesso ora che la protestante Elisabetta aveva sostituito<br />

la cattolica Maria, e detestava spagnoli e cattolici con tutto il cuore. Questi pregiudizi<br />

furono rafforzati dal suo primo viaggio con il giovane Hawkins, durante il quale si recò<br />

a San Sebastian, nel Golfo di Guascogna, per salvare alcuni marinai di Plymouth che<br />

erano finiti nelle grinfie dell’Inquisizione spagnola. Nel 1566, quando si imbarcò alle<br />

dipendenze del comandante John Lovell per un viaggio in cui si trasportavano schiavi,<br />

acquisì un ulteriore buon motivo di odio nei confronti degli Spagnoli: Lovell, un mercante<br />

non certo ricco, fu truffato nel porto di Rio Hacha, nel Mar delle Antille, dagli<br />

Spagnoli che non gli pagarono il carico di schiavi e per questo Drake tornò a casa senza<br />

aver guadagnato nulla. Sulla nave di Lovell era stato soltanto un commissario di bordo,<br />

ma quasi subito ottenne un posto più importante in un’altra spedizione che stava per lasciare<br />

l’Inghilterra. John Hawkins, che per ordine di Elisabetta era inattivo dal 1565,<br />

aveva persuaso la regina a lasciarlo partire per un terzo viaggio in Africa e in America.<br />

Ancora una volta Elisabetta investiva privatamente nell’impresa mentre in pubblico<br />

ostentava di non saperne nulla. Il progetto era rischioso, poiché Filippo II era sempre più<br />

adirato per il modo in cui nei Caraibi i suoi stessi ufficiali facevano affari con gli Inglesi;<br />

pertanto ne aveva condannati alcuni e aveva dato ordini severissimi per prevenire<br />

qualsiasi ingerenza inglese nelle Indie. Hawkins era ancora convinto di poter commerciare<br />

con gli spagnoli delle Indie ansiosi di comprare i suoi schiavi, tuttavia prese la precauzione<br />

di armare pesantemente le sue navi. Il giovane Francis Drake, allora poco più<br />

che ventenne, fu assunto come pilota, o ufficiale in seconda, ma ben presto ebbe il comando<br />

della Judith, vascello di 50 tonnellate (20). La flotta di Hawkins lasciò l’Inghil-<br />

(20) Quando Drake cominciò ad andare per mare la navigazione internazionale su piccola scala aveva fatto<br />

pochi progressi rispetto ai vecchi requisiti della navigazione sotto costa; e le regole del mestiere non<br />

erano state trasmesse da teorici e da trattati, bensì da padre in figlio o da padrone ad apprendista. La nave<br />

non aveva solo la funzione di entrare in porti ben tracciati, con essa si scandagliavano insenature ed estuari<br />

soggetti alle maree, o addirittura si compivano le operazioni di carico e scarico dopo che la nave era<br />

stata deliberatamente insabbiata su una riva aperta che vi si prestasse. Negli stretti bracci di mare il capitano<br />

doveva avvertire quasi per istinto fattori che il suo omologo su una grande nave commerciale transatlantica<br />

poteva tralasciare per lunghi periodi: banchi di sabbia mobili; correnti locali; tempo e maree mutevoli;<br />

ancoraggi buoni e cattivi; direzione del vento al mattino ma anche quella che sarebbe potuta essere<br />

al pomeriggio. Se si disponeva di carte esse erano imprecise e avare. La precoce padronanza della navigazione<br />

sotto costa fu per Drake una preparazione ideale al tempo in cui si sarebbe dovuto muovere fra insenature,<br />

estuari e isole nel Mare delle Antille. Nelle acque insufficientemente indicate nelle carte nautiche<br />

(e tali erano la maggior parte delle acque costiere) lo scandaglio era uno strumento essenziale; era costituito<br />

da una sagola graduata a braccia (65 cm circa), munita all’estremità di un peso di piombo. Un marinaio<br />

esperto lanciava lo scandaglio un poco più avanti della nave e leggeva la profondità nel momento in<br />

cui il peso toccava in fondo in verticale. Era possibile farsi un’idea della natura del fondo dalla sabbia o<br />

dai sassolini appiccicati al sego contenuto nell’incavo del piombo. L’uso dello scandaglio fu una delle<br />

specializzazioni di base e più essenziali che il suo primo capitano insegnò a Drake nella navigazione della<br />

Manica; e sarà una delle esperienze più fruttuose quando dovrà muoversi nel Mare delle Antille dove il<br />

cabotaggio con piccole imbarcazioni risulterà fondamentale per i suoi successi. Ma la padronanza di questa<br />

arte non lo indusse a tralasciare il materiale stampato che gli si offriva; il libro francese di navigazione<br />

che si porterà dietro intorno al mondo era probabilmente una delle prime edizioni francesi del famoso Arte<br />

de navegar di Medina. Il proprietario-capitano del brigantino sul quale Drake imparò il mestiere, John<br />

Lovell, era un vecchio senza eredi. Sotto di lui Drake divenne un abile uomo di mare e continuò a servire<br />

utilmente il padrone. Quando il vecchio morì, Drake ereditò la piccola imbarcazione.<br />

Aprile 2011<br />

23


24<br />

Rada di Cartagena.<br />

FRANCIS DRAKE - IL CORSARO DELLA REGINA<br />

terra nell’ottobre del 1567 e come al solito caricò schiavi in Guinea, saccheggiando nel<br />

frattempo parecchie navi portoghesi. Poi gli Inglesi portarono il loro carico nel Mar delle<br />

Antille, dove 1’accoglienza fu glaciale. Per paura del re Filippo, le autorità portuali<br />

impedirono a Hawkins qualsiasi tipo di commercio, anche se i proprietari delle piantagioni<br />

erano desiderosi come sempre di acquistare i suoi schiavi. Gli Inglesi vendettero<br />

alcuni negri a Santa Marta, sulla costa dell’attuale Colombia, ma a Rio Hacha dovettero<br />

attaccare la città per ottenere il permesso di commerciare. Hawkins, con l’aiuto di<br />

Drake, cacciò le autorità portuali e le tenne lontano mentre cercava acquirenti per gli<br />

schiavi. Anche a Cartagena incontrarono ostilità e dovettero bombardare il porto per costringere<br />

gli Spagnoli a lasciarli commerciare. Ma alla fine ebbero ciò che volevano e<br />

Hawkins, carico d’oro e di perle, iniziò il viaggio di ritorno.<br />

Durante l’attraversamento del braccio di mare che separa lo Yucatàn da Cuba forti<br />

burrasche colpirono le navi che ne uscirono molto danneggiate, e Hawkins fu costretto<br />

a puntare alla svelta verso San Juan de Ulùa, un porto sulla costa messicana vicino a<br />

Vera Cruz. Per lui era imbarazzante, dal momento che ufficialmente non doveva trovarsi<br />

affatto in quelle acque e non gli restava che chiedere garbatamente il permesso di<br />

Supplemento alla Rivista Marittima


FRANCIS DRAKE - IL CORSARO DELLA REGINA<br />

attraccare in un porto in cui le navi inglesi non potevano entrare. Ma era altrettanto<br />

imbarazzante per le autorità locali, dato che San Juan de Ulùa era il porto in cui veniva<br />

imbarcato l’argento diretto in Spagna, e in quel momento c’erano dodici navi cariche<br />

di lingotti, per un valore di milioni di dollari, pronte a salpare. Da parte loro ben sapevano<br />

che Hawkins era a conoscenza dell’argento, e sapevano anche che, se avesse deciso<br />

di prenderlo, probabilmente non sarebbero stati in grado di impedirglielo. Ma di<br />

fronte a un tale atto di vera e propria pirateria Hawkins esitava e così finì con il mettersi<br />

d’accordo con le autorità di San Juan de Ulùa: avrebbe potuto riparare le sue navi,<br />

ma non avrebbe cercato di prendere l’argento.<br />

Sfortunatamente, un’altra flotta di tredici navi arrivò proprio il giorno seguente, con<br />

parecchie settimane di anticipo rispetto alla data prevista, con a bordo il nuovo viceré<br />

del Messico, Don Martin Enriquez. Il viceré rimase sbalordito nel trovare in porto ben<br />

cinque navi inglesi — che, per di più, occupavano una posizione strategica che permetteva<br />

loro di controllare il porto.<br />

Hawkins permise ai nuovi venuti di entrare nel porto, anche perché impedirlo sarebbe<br />

stato un atto di guerra, ed Enriquez seppe dell’accordo dalle imbarazzatissime autorità<br />

portuali. Gli ufficiali locali potevano anche ignorare gli ordini di re Filippo, ma il<br />

viceré non poteva proprio, anche perché era stato mandato dalla Spagna appositamente<br />

per far rispettare tali ordini e tenere lontane dal Messico le navi inglesi. Tuttavia era<br />

consapevole della superiorità di Hawkins e così fece sapere al comandante inglese che<br />

l’accordo sarebbe stato rispettato. Per parecchi giorni le cinque navi inglesi rimasero<br />

tranquillamente ancorate nel porto mentre venivano compiute le necessarie riparazioni<br />

e gli equipaggi facevano amicizia con gli spagnoli. Poi, a un segnale stabilito, gli Spagnoli<br />

attaccarono a tradimento la flotta inglese parzialmente in disarmo. La Jesus of<br />

Lubeck, la nave più grande, fu catturata insieme ad altre due e gli Inglesi che si trovavano<br />

a riva furono massacrati, ma Hawkins e Drake riuscirono a uscire dal porto,<br />

Hawkins sulla Minion, Drake sulla sua Judith. Le due navi erano terribilmente sovraccariche<br />

avendo preso a bordo i superstiti delle altre navi e il viaggio di ritorno fu<br />

straordinariamente penoso. La Minion aveva talmente tanti uomini a bordo che riusciva<br />

a stento a rimanere a galla e cento volontari furono sbarcati sulla costa del Golfo<br />

del Messico, dove furono catturati dagli Spagnoli e sottoposti ai più atroci tormenti da<br />

parte dell’Inquisizione.<br />

Nel gennaio del 1569 la Minion e la Judith arrivarono separatamente nel porto di<br />

Plymouth e subito il racconto dell’infamia spagnola scatenò la collera di tutta l’Inghilterra<br />

con un effetto simile a quello provocato dall’attacco giapponese a Pearl Harbor:<br />

una nazione infuriata voleva la guerra. Francis Drake, che aveva visto con i suoi occhi<br />

il tradimento di San Juan de Ulùa, era il meno disposto a perdonare. Giurò di vendicarsi<br />

e di farla pagare agli Spagnoli, e non una volta soltanto. La regina Elisabetta, politicamente<br />

esposta su troppi fronti, rifiutò di dichiarare guerra alla Spagna, tuttavia fece<br />

ampiamente capire che avrebbe approvato eventuali azioni di rappresaglia. Gli anni<br />

dell’amicizia anglo-spagnola erano finiti; l’irregolare ma lucroso commercio di schiavi<br />

lungo la costa del Mar delle Antille non era più possibile; le due nazioni si erano avviate<br />

su una strada che le avrebbe portate allo scontro del 1588, quello dell’Invencible<br />

Aprile 2011<br />

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FRANCIS DRAKE - IL CORSARO DELLA REGINA<br />

Armada. La perfidia di Don Martin Enriquez scatenò contro la Spagna un demone nella<br />

persona di Francis Drake — «il Drago», lo chiamavano gli Spagnoli con un amaro<br />

gioco di parole basato sulla deformazione del suo cognome. Ormai si aggirava per i<br />

mari spinto da un implacabile desiderio di vendetta, combattendo la sua guerra privata<br />

contro la Spagna. Le sue rappresaglie erano spietate, e le sue imprese diventarono<br />

sempre più spettacolari fino a quando, dieci anni dopo San Juan de Ulùa, la sua sete di<br />

vendetta lo portò attorno al mondo sulle orme di Magellano e lo inserì nel novero dei<br />

grandi circumnavigatori.<br />

Nell’estate del 1569 Drake prese moglie, Mary Newman, e subito dopo iniziò i suoi<br />

attacchi contro la Spagna. Nel 1571 compì viaggi segreti nelle Indie Occidentali con la<br />

Dragon e con la Swan per azioni di rappresaglia e nel 1571 soltanto con la Swan. Di<br />

queste spedizioni si sa ben poco: catturò alcune navi nel Mare delle Antille e si impossessò<br />

del carico, ma sembra che lo scopo principale fosse la ricognizione territoriale.<br />

Dedicò infatti un’attenzione particolare all’Istmo di Panamà, poiché tutti i tesori sottratti<br />

al Perù dovevano attraversare questa sottile striscia di terra prima di essere spediti<br />

in Spagna, dal momento che la rotta che passava attraverso lo Stretto di Magellano<br />

continuava a non essere usata. Drake prese contatto con i Cimarrones, o Maroons, un<br />

gruppo di schiavi negri fuggitivi e di donne indiane che vivevano nelle foreste dell’istmo<br />

e che gli Spagnoli non uscivano a riportare sotto il loro controllo. Costoro odiavano<br />

gli Spagnoli tanto quanto Drake e si misero d’accordo con lui per cercare di intercettare<br />

la carovana di muli che trasportava il carico di oro e di argento dal Pacifico all’Atlantico.<br />

Partendo da una base operativa segreta che si chiamava Port Plenty, nel<br />

Golfo di Darien, Drake bersagliava con molto successo gli Spagnoli e ben presto progettò<br />

un attacco a sorpresa contro il porto di Nombre de Dios, da cui partivano le navi<br />

cariche di tesori.<br />

Nel 1572 Drake era di nuovo in Inghilterra e nel maggio di quello stesso anno partì<br />

con due navi, la Pasha e la Swan, per compiere un temerario attacco contro Nombre de<br />

Dios. Due suoi fratelli, John e Joseph, si unirono a lui. A Port Plenty assemblarono alcune<br />

scialuppe, o piccole barche armate a schooner, che avevano portato smontate dall’Inghilterra.<br />

Silenziosamente avanzarono lungo la costa verso Nombre de Dios, e<br />

Drake continuò imperterrito anche quando seppe che la città si aspettava un attacco da<br />

parte dei Maroons e che la guarnigione era stata appena rafforzata. Con soli 73 uomini<br />

penetrò a Nombre de Dios durante la notte, mise in fuga i difensori e si impadronì del<br />

tesoro reale. Ma un acquazzone tropicale bagnò la polvere da sparo inglese e lo stesso<br />

Drake fu ferito e cadde; intrappolati nella tesoreria in mezzo all’oro e all’argento, i<br />

suoi uomini abbandonarono i pesanti lingotti e fuggirono con il loro comandante gravemente<br />

ferito. Durante la convalescenza a Port Plenty, Drake capì che non sarebbe<br />

mai riuscito a ripetere l’attacco contro Nombre de Dios e ripiegò sul progetto alternativo<br />

che prevedeva di prendere il carico di lingotti d’oro e d’argento durante l’attraversamento,<br />

via terra, dell’Istmo.<br />

Era la stagione delle piogge e per parecchi mesi non ci sarebbe stato nessun carico<br />

di lingotti.<br />

Drake trascorse la maggior parte del tempo facendo scorrerie nel Mare delle Antille;<br />

Supplemento alla Rivista Marittima


FRANCIS DRAKE - IL CORSARO DELLA REGINA<br />

entrava e usciva dal porto di Cartagena<br />

a suo piacimento, catturando<br />

le grosse navi spagnole e ostacolando<br />

il commercio lungo l’intera<br />

costa; disorientava gli Spagnoli<br />

con attacchi imprevedibili; e buona<br />

parte del tesoro del Perù andò a<br />

finire in Inghilterra invece che in<br />

Spagna. In questo periodo Drake<br />

fece affondare la Swan, perché non<br />

aveva più abbastanza uomini per<br />

manovrarla. Tornato a Port Plenty<br />

seppe che suo fratello John era stato<br />

ucciso in un attacco audace, ma<br />

sconsiderato, contro gli Spagnoli e<br />

inoltre le febbri tropicali cominciarono<br />

a diffondersi nel campo, causando<br />

molte morti, tra cui quella di<br />

Joseph Drake. Quando i Maroons<br />

gli fecero sapere che un carico di<br />

lingotti era arrivato alla città di Panamà,<br />

il porto sulla costa del Pacifico,<br />

Drake si mise in marcia attraverso<br />

l’istmo per impadronirsene e<br />

nel corso di questo viaggio vide<br />

per la prima volta il Pacifico. La<br />

negligenza di un marinaio inglese ubriaco impedì, proprio all’ultimo momento, di impadronirsi<br />

dell’oro spagnolo e Drake ritornò sulla costa atlantica dell’istmo a mani<br />

vuote. Qui si alleò con un pirata francese e catturò un secondo convoglio spagnolo<br />

quasi nel porto di Nombre de Dios. Saccheggiò poi parecchie altre città lungo la costa,<br />

conquistandosi una reputazione di corsaro imprevedibile e invincibile, ma cavalleresco,<br />

che rispettava le dame e rilasciava garbatamente i prigionieri senza far loro alcun<br />

male. Per questo motivo gli Spagnoli non riuscirono mai a nutrire un vero e proprio<br />

odio verso di lui; lo temevano, ma nello stesso tempo lo guardavano con malcelato rispetto<br />

e riluttante ammirazione.<br />

Nell’agosto del 1573 arrivò a Plymouth, al comando di una nave spagnola carica<br />

del bottino di quindici mesi di attacchi corsari. Durante il viaggio molte volte rischiò<br />

di perdere il prezioso carico, ma la sua intraprendenza, la sua energia e la sua notevole<br />

fortuna gli consentirono di superare tutte le difficoltà. In effetti, il suo successo era stato<br />

tale che finì col mettere in imbarazzo la regina Elisabetta, che stava ancora cercando<br />

di evitare la guerra con la Spagna. Nonostante in privato fosse fiera dei fulminei attacchi<br />

di Drake, dei suoi incredibili successi, della sua rapidità nell’agire, del suo cavalleresco<br />

e incurante eroismo, in pubblico ostentava la propria disapprovazione nei con-<br />

Aprile 2011<br />

La <strong>copertina</strong> dell’opera «The World Encompassed» di Francis<br />

Fletcher.<br />

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28<br />

FRANCIS DRAKE - IL CORSARO DELLA REGINA<br />

fronti dei suoi atti di pirateria, e per parecchi anni Drake fu costretto a rimanere nell’ombra<br />

e a frenare il suo patriottico desiderio di far guerra alla Spagna.<br />

Così toccò a un altro inglese 1’onore di essere il primo a navigare nel grande Mare<br />

Meridionale che Drake aveva sperato di raggiungere: John Oxenham di Plymouth.<br />

Oxenham, che era stato ufficiale a bordo della Pasha nel corso della spedizione di<br />

Drake del 1572, intraprese per conto proprio una spedizione corsara nelle Indie Occidentali<br />

nel 1575 con una nave da 120 tonnellate e 70 uomini.<br />

Dopo essere sbarcato a Port Plenty, nascose la sua nave e si avviò attraverso l’istmo<br />

in compagnia dei Maroons. In un fiume dell’interno costruì una scialuppa di circa<br />

quattordici metri e discese il fiume fino al Pacifico, diventando così il primo inglese a<br />

entrare in quell’oceano dopo un certo John Chilton, che nel 1572 aveva navigato come<br />

passeggero a bordo di una nave spagnola. Oxenham saccheggiò le Isole delle Perle, a<br />

sud di Panamà, e catturò due navi che provenivano dal Perù con un prezioso carico di<br />

oro e argento; ma non appena gli Spagnoli seppero che un pirata inglese scorrazzava<br />

liberamente in un oceano che la Spagna considerava un lago di sua proprietà, fu dato<br />

immediatamente l’allarme generale e Oxenham fu costretto a scendere a terra, fu intrappolato<br />

nell’istmo e catturato con tutti i suoi uomini. Portato a Lima per essere interrogato,<br />

Oxenham ammise di essersi dato alla pirateria senza alcuna autorizzazione e<br />

a proprio rischio e pericolo, e fu impiccato. Gli Spagnoli avevano tutto il diritto di<br />

condannare a morte Oxenham, ma nel 1576 la Spagna fece numerosi atti di aggressione<br />

in mare aperto contro navi britanniche e l’opinione pubblica inglese fu di nuovo incline<br />

alla guerra, e Drake era il più bellicoso di tutti. All’inizio del 1577 ottenne l’approvazione<br />

della regina per un’azione incisiva: un’intrusione inglese nel Pacifico non<br />

limitata, ma a tutto campo. Drake sapeva del viaggio di Oxenham, ma non del suo tragico<br />

destino, e pertanto aveva intenzione di unire le proprie forze alle sue nel Pacifico.<br />

Ma mentre il viaggio oceanico di Oxenham non era stato null’altro che un attacco occasionale,<br />

una rapida incursione piratesca lungo la costa occidentale dell’istmo, Drake<br />

pianificò un lungo viaggio che unisse l’esplorazione geografica a lucrosi attacchi contro<br />

i porti spagnoli del Pacifico. Il progetto iniziale prevedeva un viaggio di 13 mesi in<br />

cui avrebbe navigato nel Pacifico attraverso lo Stretto di Magellano, avrebbe attaccato<br />

le navi spagnole lungo la costa del Cile e del Perù e sarebbe tornato in Inghilterra riattraversando<br />

lo stretto. Da un punto di vista geografico lo scopo principale dell’impresa<br />

era la scoperta della Terra Australis Incognita, che, secondo le teorie del tempo, dallo<br />

Stretto di Magellano si sarebbe estesa verso nord-ovest fino a una latitudine di 30°<br />

sud. Drake avrebbe dovuto trascorrere cinque mesi nel continente meridionale, fare<br />

amicizia con gli indigeni, organizzare l’esportazione dei tessuti inglesi e scoprire se<br />

c’era abbondanza di oro, argento e spezie. Ma Drake non voleva puntare tutto sull’ipotetica<br />

esistenza del continente meridionale e sui profitti che ne potevano eventualmente<br />

derivare; pertanto, dopo aver esplorato la Terra Australis, o nell’eventualità che la<br />

suddetta terra non esistesse, avrebbe attraversato il Pacifico fino alle Molucche, e poi<br />

avrebbe puntato verso nord, prendendo possesso di tutte le isole, che sembrassero promettenti,<br />

non ancora controllate dalla Spagna o dal Portogallo. Avrebbe visitato il Catai<br />

e Cipango — la Cina e il Giappone — e avviato il commercio con quei paesi. Poi,<br />

Supplemento alla Rivista Marittima


FRANCIS DRAKE - IL CORSARO DELLA REGINA<br />

una volta raggiunta l’estremità nord-occidentale del Pacifico, avrebbe cercato lo Stretto<br />

di Anian e, dopo averlo attraversato in direzione est, sarebbe tornato nell’Atlantico.<br />

Non aveva comunque alcuna intenzione di proseguire verso ovest oltre le Molucche e<br />

di tornare in Inghilterra attraverso l’Oceano Indiano e il Capo di Buona Speranza.<br />

Questo piano grandioso suscitò grandi controversie in Inghilterra, dal momento che<br />

la lobby dei pacifisti si opponeva a qualsiasi violazione dei diritti spagnoli nel Pacifico.<br />

Il Lord Tesoriere di Inghilterra, Lord Burghley, era il principale oppositore di<br />

Drake; Sir Christopher Hatton, vice-ciambellano di Elisabetta e membro del suo Consiglio<br />

Privato, era al contrario il suo più acceso sostenitore davanti alla regina. Elisabetta<br />

si lasciò convincere da Hatton: non solo approvò il progetto, ma ancora una volta<br />

vi investì personalmente del denaro e per far in modo che il potente Lord Burghley<br />

non creasse problemi, ordinò che non gli fosse detto nulla fino a dopo la partenza di<br />

Drake. Tuttavia, il segretario personale di Hatton, un cortigiano brillante, ma infido, di<br />

nome Thomas Doughty, informò Burghley. Non riuscendo à bloccare la spedizione,<br />

Burghley fece in modo che Doughty vi partecipasse con una carica importante e con il<br />

compito di cercare di rovesciare Drake e di impedirgli di attaccare i porti spagnoli. Così<br />

anche Drake, come Magellano, era al centro di una congiura prima ancora di salpare;<br />

e Drake, come Magellano, avrebbe avuto a che fare con un comandante che preparava<br />

1’ammutinamento non appena fossero stati in alto mare. La regina diede a Drake<br />

tutto il suo appoggio. Secondo un resoconto pressoché contemporaneo del viaggio,<br />

prima della partenza gli aveva donato una spada dichiarando: «Noi dichiariamo che<br />

chi colpisce voi, Drake, colpisce noi». Finanziamenti, navi e uomini per la spedizione<br />

furono messi a disposizione in abbondanza. Per motivi di sicurezza Drake fingeva che<br />

la meta della spedizione fosse Alessandria d’Egitto; ma se questo poteva confondere e<br />

trarre in inganno gli spagnoli, in Inghilterra tutti sapevano che stava per partire per un<br />

viaggio molto ambizioso e uomini delle migliori famiglie facevano a gara per procurarsi<br />

un posto a bordo delle sue navi. Così, un buon numero di «avventurieri gentiluomini»<br />

entrarono a far parte dell’equipaggio di Drake, alcuni affidabili e utili quanto<br />

qualsiasi marinaio di professione, altri — come l’infido Thomas Doughty — destinati<br />

a creare problemi: testardi, inaffidabili e insubordinati.<br />

Le navi erano cinque. L’ammiraglia di Drake era la Pelican, una nave da 100 tonnellate<br />

armata con 18 cannoni. La Elizabeth, da 80 tonnellate e con 16 cannoni, era la<br />

vice-ammiraglia ed era comandata da John Winter, ritenuto il nipote di Sir William<br />

Winter, Grand’ammiraglio di Elisabetta. Un avventuriero gentiluomo, John Thomas,<br />

fu nominato comandante del brigantino da 30 tonnellate Marigold, con 16 cannoni. Un<br />

altro di questi avventurieri di buona famiglia, John Chester, fu posto al comando di<br />

una nave da carico, da 50 tonnellate e con 5 cannoni, poco più di un «magazzino» galleggiante<br />

progettato per il trasporto di grossi carichi; era stata chiamata Swan, in ricordo<br />

della piccola nave che Drake aveva dovuto affondare nei Caraibi nel 1573. Thomas<br />

Moore, il carpentiere che aveva avuto l’incarico di affondare la Swan, era il comandante<br />

della quinta nave della flotta di Drake, da 15 tonnellate, chiamata Christopher.<br />

Thomas Doughty era stato nominato Capitano delle Truppe di terra e insieme al suo<br />

fratellastro, John Doughty, erano degli «avventurieri gentiluomini». L’intero equipag-<br />

Aprile 2011<br />

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30<br />

FRANCIS DRAKE - IL CORSARO DELLA REGINA<br />

gio delle cinque navi era composto da 150 uomini e 14 ragazzi; Drake aveva con sé il<br />

fratello minore, Thomas, un giovane cugino, John Drake, e due «avventurieri gentiluomini»,<br />

William e John Hawkins, che probabilmente erano i nipoti del famoso Sir John<br />

Hawkins al cui servizio Drake si era imbarcato per la prima volta.<br />

Le navi erano equipaggiate lussuosamente. Il racconto ufficiale del viaggio, pubblicato<br />

nel 1628 e basato sul diario del cappellano di Drake, Francis Fletcher, intitolato<br />

The World Encompassed by Sir Francis Drake (La circumnavigazione del mondo a<br />

opera di Sir Francis Drake) dice che le navi erano equipaggiate «con una grande abbondanza<br />

di tutto ciò che un viaggio tanto lungo e pericoloso poteva richiedere; e inoltre<br />

con alcune scialuppe facili da montare, ma trasportate a bordo smontate, che sarebbero<br />

state assemblate quando fosse stato necessario. E Drake non aveva neppure trascurato<br />

tutto ciò che poteva rallegrare la vista e l’udito, dal momento che aveva voluto<br />

musici esperti, mobili lussuosi (tutte le stoviglie destinate alla sua tavola, e addirittura<br />

molte di quelle di cucina, erano di argento puro) e un assortimento di articoli di squisita<br />

fattura, affinché la civiltà e la magnificenza del suo paese natale potessero essere<br />

apprezzate appieno da tutte le nazioni che avesse visitato». Il 15 novembre del 1577<br />

questa grande flotta partì da Plymouth. Così ebbe inizio quella che The World Encompassed<br />

chiamò «quella audace impresa, di notevole successo, compiuta da quel raro e<br />

degnissimo comandante, Francis Drake, che per primo circumnavigò il mondo» (21).<br />

Stando a quanto racconta un pilota portoghese, che si chiamava Nuño da Silva, catturato<br />

da Drake agli inizi del viaggio e costretto ad accompagnarlo quasi per l’intero<br />

percorso, Drake tenne un diario illustrato della spedizione. Silva, che racconta anche<br />

come uno dei tre libri che Drake portò con sé fosse il diario di Pigafetta, dice che<br />

«Francis Drake teneva un diario in cui annotava i particolari della navigazione e descriveva<br />

uccelli, alberi e leoni marini. Dipingeva molto bene e aveva con sé un ragazzo,<br />

un parente di suo cugino, che è un grande pittore. Quando si chiudevano insieme<br />

nella sua cabina non facevano che dipingere». Una lettera, custodita al British Museum,<br />

inviata dall’ambasciatore spagnolo in Inghilterra a re Filippo II di Spagna in data<br />

16 ottobre 1580 riferisce che «Drake ha consegnato alla regina un diario in cui è descritto<br />

tutto ciò che gli è accaduto nei tre anni in cui è stato in viaggio». Questo preziosissimo<br />

documento deve essere sparito quasi subito, dal momento che non è stato inserito<br />

nella prima edizione della raccolta di racconti di viaggi inglesi di Richard Hakluyt,<br />

apparsa nel 1589, e neppure nella seconda edizione, notevolmente ampliata, del 1598-<br />

1600. Tuttavia, anche senza la descrizione fatta personalmente da Drake, non mancano<br />

certo le narrazioni di prima mano. La prima a essere pubblicata fu una narrazione anonima,<br />

ritenuta opera di un marinaio di nome Francis Pretty, che Hakluyt inserì nella<br />

sua raccolta e che fu eliminata dall’edizione del 1589 su richiesta di alcuni amici di<br />

Drake che, sostenendo di essere impegnati nella stesura di un loro racconto, non volevano<br />

anticipazioni. Tuttavia essa fu inserita in alcune copie di quel testo e, quando fu<br />

chiaro che l’altro racconto non sarebbe apparso, fu pubblicata nella seconda edizione<br />

di Hakluyt. Questa seconda edizione comprende anche una traduzione della deposizione<br />

di Nuño da Silva di fronte alle autorità spagnole in Messico e una relazione del<br />

viaggio del primo ufficiale di Drake, John Winter, con la Elizabeth, scritta da un mari-<br />

Supplemento alla Rivista Marittima


FRANCIS DRAKE - IL CORSARO DELLA REGINA<br />

naio di nome Edward Cliffe.<br />

Inoltre, almeno altri due membri<br />

della spedizione tenevano un<br />

diario: un marinaio di nome John<br />

Cooke e il cappellano Francis<br />

Fletcher. Questi diari non furono<br />

pubblicati fino al diciannovesimo<br />

secolo, ma servirono da base<br />

per The World Encompassed by<br />

Sir Francis Drake, apparso nel<br />

1628, compilato dal nipote e<br />

omonimo del circumnavigatore,<br />

Sir Francis Drake, baronetto, figlio<br />

di suo fratello Thomas. The<br />

World Encompassed è essenzialmente<br />

il racconto, ampiamente<br />

rivisto e abbellito, di Francis<br />

Fletcher, con l’aggiunta di dettagli<br />

presi da Cooke e da altri: non<br />

per nulla Fletcher può essere<br />

considerato il Pigafetta di Drake.<br />

È evidente che Fletcher se ne<br />

rendeva conto, anche perché conosceva<br />

l’opera di Pigafetta e vi<br />

si ispirò. Il viaggio ebbe un inizio<br />

difficile. Venti contrari co-<br />

Una raffigurazione dell’epoca dei giganti della Patagonia.<br />

strinsero la flotta a rifugiarsi nel<br />

porto di Falmouth fin dal secondo<br />

giorno e le burrasche del diciassettesimo e diciottesimo giorno danneggiarono a tal<br />

punto le navi che furono costrette a tornare a Plymouth per riparazioni e non poterono<br />

ripartire fino al 13 dicembre. Mentre le navi venivano rimesse in sesto, Thomas Doughty<br />

cominciò a sobillare l’equipaggio; a quanto sembra Drake non riuscì a capire chi<br />

fosse il vero colpevole e individuò uno egli scagnozzi di Doughty, James Syday, a cui<br />

impedì di proseguire il viaggio anche se erano vecchi amici e avevano combattuto insieme.<br />

Quando la spedizione riuscì finalmente a partire Drake non finse più di recarsi<br />

ad Alessandria d’Egitto, come aveva sostenuto fino a quel momento, e mantenendo la<br />

propria rotta nell’Atlantico comunicò che, qualora le navi si fossero separate, il primo<br />

punto di incontro sarebbe stata l’isola (in realtà si trattava di un promontorio) di Mogador,<br />

lungo la costa nord-occidentale dell’Africa. Il 27 dicembre la flotta era all’ancora<br />

nel porto di Mogador. Nei quattro giorni di soggiorno su questo promontorio desertico<br />

i navigatori raccolsero legna da ardere, montarono una delle quattro scialuppe<br />

prefabbricate che avevano portato con sé e ricevettero la visita di alcuni indigeni marocchini<br />

arrivati a dorso di cammello. Drake li accolse amichevolmente li intrattenne<br />

Aprile 2011<br />

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FRANCIS DRAKE - IL CORSARO DELLA REGINA<br />

con un banchetto e donò loro tessuti, scarpe e un giavellotto; i marocchini promisero<br />

di tornare il giorno seguente per uno scambio di merci e quando li vide arrivare Drake<br />

mandò loro incontro alcuni dei suoi uomini. Tuttavia, davanti agli occhi sbalorditi degli<br />

Inglesi, il primo uomo che mise piede a riva, un tale di nome John Fry, fu catturato<br />

e portato via dai marocchini prima che i suoi compagni potessero intervenire.<br />

Furioso per questa violazione delle leggi dell’ospitalità, Drake condusse una pattuglia<br />

nell’interno, ma non trovò Fry e neppure un indigeno da prendere in ostaggio. La<br />

flotta aveva ormai completato gli approvvigionamenti ed era pronta a partire, ma di<br />

Fry non si avevano notizie, e il 31 dicembre le navi partirono senza di lui. Nel frattempo<br />

Fry era stato condotto davanti al sovrano locale, il quale aveva dichiarato che il suo<br />

paese non intendeva sottomettersi al Portogallo e temeva che le navi ancorate a Mogador<br />

fossero navi da guerra portoghesi. Quando seppe che erano inglesi e che la sua indipendenza<br />

non era affatto minacciata, il sovrano fece le proprie scuse a Fry, gli offrì<br />

dei doni e lo fece riaccompagnare alle navi con un messaggio conciliante per Drake.<br />

Ma quando Fry arrivò a Mogador, la flotta era ormai partita e per lui il viaggio finì lì;<br />

rimase ospite del sovrano marocchino per qualche tempo e infine tornò a casa a bordo<br />

di una nave inglese che si era fermata a Mogador.<br />

La flotta continuò la navigazione lungo la costa marocchina. A questo punto Drake<br />

ammise francamente quello che i suoi uomini sospettavano ormai da tempo: erano diretti<br />

al Pacifico attraverso lo Stretto di Magellano, che da 30 anni nessuna nave aveva<br />

attraversato e che, secondo alcune voci, nel frattempo si «era chiuso». Il 7 gennaio, a<br />

causa del maltempo, si fermarono di nuovo sulla costa marocchina a Capo Ghir. Fu<br />

poi la volta di Capo Barbas e infine di Capo Blanco. A Capo Blanco gli inglesi fecero<br />

scorta di pesce fresco ed effettuarono qualche piccola riparazione alle navi. Drake aveva<br />

anche sperato di fare rifornimento di acqua fresca, ma non ne trovò; anzi, gli si presentò<br />

una delegazione di indigeni che voleva acquistare acqua da lui. Gli offrirono come<br />

schiavi una donna, ossuta e sfinita, e il suo bambino che sembrava sul punto di<br />

morire di fame, ma, racconta Fletcher, Drake non aveva alcuna intenzione di commerciare<br />

quel genere di merce. «Avevano però anche ambra grigia e alcune resine piuttosto<br />

pregiate, che ci offrirono in cambio di acqua (di cui avevano grande necessità)...».<br />

A Capo Blanco, Thomas Doughty fece sbarcare i suoi soldati per un’esercitazione, e<br />

sfruttò l’occasione per fare propaganda contro Drake, il quale nonostante lo venne a<br />

sapere, tuttavia non se ne preoccupò. Dopo sei giorni la flotta partì per le Isole di Capo<br />

Verde, controllate dai Portoghesi. Qui era assolutamente necessario procurarsi acqua<br />

dolce dal momento che Drake, con la sua solita audacia, pensava di «intraprendere la<br />

traversata eventualmente fino alla costa del Brasile senza toccare terra», piuttosto che<br />

dirigersi verso ovest soltanto dopo aver seguito la consueta rotta attorno alla protuberanza<br />

dell’Africa, rotta che riduceva notevolmente la navigazione in mare aperto. Passando<br />

attraverso le Isole di Capo Verde, evitarono Boavista, che non sembrava promettente,<br />

e si fermarono a Maio, una piccola isola a ovest di São Tiago, l’isola più<br />

grande dell’arcipelago. Maio si rivelò un posto squallido e desolato, i cui abitanti, che<br />

vivevano nel terrore dei pirati, non appena videro arrivare gli Inglesi gettarono sale nei<br />

pozzi e si rifugiarono nell’interno. Drake mandò alcuni uomini a esplorare l’isola: tro-<br />

Supplemento alla Rivista Marittima


FRANCIS DRAKE - IL CORSARO DELLA REGINA<br />

varono ampie coltivazioni di noci di cocco, platani, fichi e viti, ma le uniche sorgenti<br />

di acqua dolce erano talmente lontane dal porto da non essere utilizzabili. Perciò il 31<br />

gennaio puntarono a ovest, verso la città São Tiago, che era ben difesa e Drake non<br />

volle rischiare un’incursione. Mentre le sue navi passavano allargo senza entrare in<br />

porto, le batterie costiere spararono un colpo a salve, in onore di Drake, apparentemente,<br />

ma anche per consigliargli di non avvicinarsi. Al largo della costa sud-occidentale<br />

dell’isola gli Inglesi catturarono una preda preziosa: la Santa Maria, una nave portoghese<br />

diretta in Brasile con un carico di vino e tessuti. Nei confronti del Portogallo<br />

Drake non era assetato di vendetta come nei confronti della Spagna, ma considerava le<br />

navi portoghesi una buona preda e le attaccava indiscriminatamente proprio come<br />

quelle spagnole, soprattutto perché disprezzava allo stesso modo tutti i cattolici e pensava<br />

che i Portoghesi fossero in qualche modo imparentati con gli Spagnoli. Dopo<br />

aver imprigionato gli uomini della Santa Maria, mandò a bordo della nave catturata un<br />

equipaggio di 28 uomini, con Thomas Doughty come comandante, e ribattezzò la nave<br />

Mary. Sempre alla ricerca d’acqua, Drake superò l’isola che i Portoghesi chiamavano<br />

Foga, «fuoco», a causa dei suoi vulcani attivi, e si fermò nella vicina Brava «l’isola<br />

più bella e piacevole del mondo», dove «in molti punti giungevano fino al mare ruscelli<br />

argentei di acqua dolce e pura». Brava era abitata soltanto da un’eremita, che all’arrivo<br />

degli Inglesi si nascose «lasciando dietro di sé le tracce del suo falso culto; vale<br />

a dire una croce con un crocifisso, un altare con la sua pietra consacrata e altri idoli<br />

di legno di rozza fattura». Qui il 1° febbraio caricarono una piccola scorta d’acqua, ma<br />

la mancanza di un ancoraggio, che impedì alle navi di avvicinarsi a riva, rese il compito<br />

difficile. Anche se alcuni dei suoi uomini non ne furono affatto contenti, nei confronti<br />

dei portoghesi della Santa Maria Drake si comportò con la consueta generosità,<br />

lasciandoli liberi e dando loro, in cambio della loro nave, la scialuppa che era stata assemblata<br />

a Mogador. Prima di lasciarli andare li rifornì anche di cibo, vino e indumenti.<br />

Drake trattenne soltanto un pilota portoghese, Nuño da Silva, che gli Inglesi chiamarono<br />

Sylvester. Silva conosceva la costa brasiliana e, insiste Fletcher, «quando seppe<br />

che eravamo diretti verso il Mare del Zur, cioè verso il Mare Meridionale, si dimostrò<br />

desideroso di prestare il proprio aiuto». Quanto fosse effettivamente volontario<br />

l’arruolamento di Silva è tutto da vedere, dal momento che nel suo racconto Silva afferma<br />

di essere stato un prigioniero; tuttavia si comportò lealmente e a bordo delle navi<br />

inglesi fu sempre trattato bene. A Brava, Drake ebbe il primo scontro aperto con<br />

Thomas Doughty. Diventato comandante della nave catturata, Doughty si era messo a<br />

esercitare la sua autorità con spavalderia, accusando il fratello di Drake, Thomas, di<br />

aver sottratto parte del carico della Mary. L’inchiesta che ne seguì scagionò completamente<br />

Thomas Drake e dimostrò chiaramente che Doughty stava complottando contro<br />

il Comandante generale, per cui Drake gli tolse il comando della Mary e lo mandò a<br />

bordo dell’ammiraglia, la Pelican. Drake stesso assunse il comando della Mary, e Thomas<br />

Hord, che era il primo ufficiale della Pelican, ne divenne il comandante. Ben presto<br />

Doughty cominciò a pretendere per sé il comando dell’ammiraglia, e intanto spaventava<br />

i marinai con i suoi esperimenti di magia nera, tanto che Drake fu costretto a<br />

mandarlo per punizione sulla piccola nave da carico, la Swan. Anche lì Doughty conti-<br />

Aprile 2011<br />

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FRANCIS DRAKE - IL CORSARO DELLA REGINA<br />

nuò a complottare contro Drake. Il 2 febbraio la flotta, che ora era formata di sei navi,<br />

cominciò la traversata dell’Atlantico e per 63 giorni navigò in mare aperto senza vedere<br />

terra. The World Encompassed dice che sarebbe stato bello poter raccontare che durante<br />

«la lunga traversata del vasto golfo, dove non si vedeva che mare e cielo» Dio<br />

aveva dato loro «un’ininterrotta dimostrazione della sua paterna sollecitudine», ma a<br />

essere sinceri «spesso incontrammo venti contrari, burrasche indesiderate e (in quell’occasione)<br />

bonacce ancora più indesiderate...». Tuttavia, la pioggia quasi quotidiana<br />

garantì loro un buon rifornimento di acqua dolce e furono rallegrati dalla vista di argentei<br />

e luccicanti pesci volanti e di altre meraviglie del mare, «l’opera più bella dell’eterno<br />

Dio». La flotta rimase unita durante l’attraversamento dell’oceano, anche se<br />

per un’intera giornata, tra il 28 e il 29 marzo, la Mary fu persa di vista. Il 5 aprile raggiunsero<br />

la costa del Sud America verso i 31° 30’ sud e sulla riva videro i grandi fuochi<br />

degli indigeni; ma non c’era alcun porto e dovettero seguire la costa verso sud. Poi<br />

per circa due settimane le tempeste di vento tennero la flotta nei pressi dell’estuario<br />

del Rio de la Plata. Drake ritornò sulla Pelican e nominò suo fratello Thomas comandante<br />

della Mary. I marinai uccisero moltissime foche che, diceva Fletcher, «non soltanto<br />

fornivano una buona carne... ma dal loro grasso si ricavava anche una grande<br />

quantità di olio». Per ucciderle era necessario «colpirle sul naso con un bastone, dato<br />

che altrove non si fa loro alcun male». Fletcher era molto ansioso di vedere i giganti<br />

della Patagonia di cui aveva parlato Pigafetta e sperava di trovarne qualcuno qui, anche<br />

se la Patagonia era molto più a sud. Tutto quello che riuscì a vedere, tuttavia, fu<br />

un’impronta gigantesca sulla sabbia «che non poteva che essere l’impronta del piede<br />

di un gigante». Da questo dedusse che, quanto meno dal Rio de la Plata fino allo Stretto<br />

di Magellano, il continente sudamericano doveva essere interamente abitato da giganti.<br />

La flotta ripartì il 27 aprile e quasi subito la nave da carico Swan fu separata<br />

dalle altre. Drake cominciò a rendersi conto di avere troppe navi e decise di ridurre la<br />

flotta non appena avesse raggiunto un buon porto; ma nel frattempo la Swan non compariva<br />

e l’8 maggio anche la Mary sparì. Il 12 maggio le altre quattro navi gettarono le<br />

ancore a 47° sud, presso un promontorio che Drake chiamò Cape Hope e il giorno seguente<br />

si recò con una barca aperta a esplorare la baia all’interno del capo. Quando fu<br />

vicino a riva, narra The World Encompassed, «comparve uno degli indigeni, dall’aspetto<br />

gradevole, che cantava e ballava al suono di un sonaglio che agitava con la mano,<br />

aspettando che Drake scendesse a terra. Ma improvvisamente il tempo cambiò,<br />

scese una nebbia fitta e scura accompagnata da una tempesta tanto violenta che il nostro<br />

Comandante generale, che si trovava ormai a tre leghe dalla sua nave, pensò fosse<br />

meglio tornare indietro, piuttosto che sbarcare o attendere oltre». Tuttavia la nebbia divenne<br />

così fitta che Drake si perse e fu salvato soltanto dal coraggio del comandante<br />

Thomas della Marigold, che nonostante l’uragano entrò nella baia per prenderlo a bordo<br />

della sua nave. Dopo un’assenza di sei giorni la Mary era rientrata proprio prima<br />

della tempesta, ma sparì di nuovo nel forte vento e non fu rivista per un bel pò. Il tempo<br />

burrascoso della Patagonia sballottava le piccole navi come se fossero state dei giocattoli;<br />

fino a quel momento nessuna era andata perduta, ma a ogni scomparsa Drake<br />

si preoccupava terribilmente e non riusciva ad avere pace fino a quando la nave non<br />

Supplemento alla Rivista Marittima


FRANCIS DRAKE - IL CORSARO DELLA REGINA<br />

tornava. Quando il tempo migliorò Drake scese a terra, sperando di avere qualche contatto<br />

con gli indigeni: era possibile vederli da lontano — ed era comunque evidente<br />

che erano di statura normale — ma fuggivano non appena comparivano gli Inglesi.<br />

Nel corso di una di queste puntate scoprì un magazzino che conteneva 50 «struzzi» essiccati<br />

— si trattava di nandù dell’America del Sud, imparentati con i più grandi struzzi<br />

africani — in procinto di essere preparati per essere mangiati.<br />

Il porto di Cape Hope non sembrava abbastanza sicuro e inoltre cibo, legname e acqua<br />

dolce non erano facilmente reperibili, così il 15 maggio la flotta partì e si spostò in<br />

una baia «bella, sicura e vantaggiosa» a 47° 30’ sud. Le navi vi gettarono le ancore il<br />

18 maggio e vi rimasero 15 giorni; Drake chiamò il posto Seal Bay, anche se successivamente<br />

divenne famoso come Port Desire. Il suo primo pensiero fu per le navi perdute<br />

e non appena furono arrivati a Seal Bay si mise alla ricerca della Swan e della<br />

Mary: mandò John Winter a sud con la Elizabeth, mentre da parte sua andò a nord con<br />

la Pelican. Drake trovò la Swan non lontano da Seal Bay e la condusse in porto; la nave<br />

era in cattive condizioni e Drake mise in pratica la decisione di ridurre il numero<br />

delle navi, demolendo la Swan e recuperando il ferro, mentre le parti in legno vennero<br />

utilizzate come legna da ardere. Thomas Doughty e il suo fratellastro John, che si trovavano<br />

in una specie di detenzione a bordo della Swan, furono trasferiti sulla Pelican,<br />

ma ripresero i loro consueti tentativi di far ammutinare gli uomini. Drake continuò a<br />

dimostrare molta tolleranza nei confronti di quei due sobillatori, che qualsiasi altro comandante<br />

avrebbe gettato in mare molto tempo prima; si limitò invece a rimproverarli<br />

e, per liberarsene, li trasferì a bordo della Christopher, il cui comandante, il vecchio ed<br />

energico ex-carpentiere Thomas Moone, li avrebbe tenuti sotto controllo. A Seal Bay, i<br />

navigatori ricevettero la visita di alcuni indigeni della Patagonia che, stando al racconto<br />

di Edward Cliffe, si avvicinarono a meno di cento passi dagli Inglesi e «si disposero<br />

molto ordinatamente, formando una specie di anello, mentre ogni uomo aveva arco e<br />

frecce... Poi gli indigeni... si avvicinarono ancora ai nostri uomini, dimostrandosi molto<br />

gradevoli tanto che il Signor Winter danzò con loro. Trovarono molto piacevole il<br />

suono delle trombe e delle viole... Sono molto portati all’allegria e all’ilarità, ma sono<br />

anche molto astuti e pronti a rubare qualsiasi cosa abbiano a portata di mano: infatti<br />

uno di loro tolse il berretto dalla testa del nostro Comandante generale (nel momento<br />

in cui si era chinato». Cliffe fa notare che gli indigeni «erano di statura media», mentre<br />

Fletcher ne parla come se fossero stati dei giganti e li descrive in un modo talmente simile<br />

a quello di Pigafetta che sembra quasi che lo stia parafrasando. Un gigante, dice<br />

Fletcher, trovandosi un mattino vicino ad alcuni inglesi che stavano bevendo i consueti<br />

bicchieri di vino «volle fare come loro» e preso il bicchiere in mano non fece in tempo<br />

a portarlo alle labbra che lo aspirò con il naso e (trattandosi di un forte vino delle Canarie)<br />

gli diede improvvisamene alla testa fino a farlo sentire ubriaco o guanto meno<br />

sopraffatto dall’alcool a tal punto che finì disteso a terra non riuscendo più a mantenersi<br />

in piedi. Gli altri indiani si spaventarono credendo che fosse stato ferito, ma l’uomo<br />

si mise a sedere sempre stringendo in mano il bicchiere pieno di vino, e poi lo annusò<br />

con cautela per vedere «se da seduto aveva più fortuna che stando in piedi. Lo<br />

annusò a lungo e cominciò a sorseggiarlo a poco a poco fino a quando lo ebbe bevuto<br />

Aprile 2011<br />

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FRANCIS DRAKE - IL CORSARO DELLA REGINA<br />

tutto, e gli piacque tanto che, avendo imparato come si chiamava quella bevanda, ogni<br />

mattina scendeva di corsa dalle montagne gridando con voce tonante, “Vino, vino, vino”,<br />

fino a quando arrivava alle nostre tende e ogni volta trangugiava da solo più vino<br />

di venti uomini...». Sia gli uomini che le donne andavano in giro nudi fatta eccezione<br />

per mantelli di pelliccia che talvolta portavano sulle spalle o attorno ai fianchi o non<br />

portavano affatto, a seconda del capriccio, sostiene Fletcher. Gli uomini si lasciavano<br />

crescere i capelli, mentre le donne se li rasavano con rasoi di pietra. «Gli uomini hanno<br />

una statura e una corporatura tanto straordinaria che non sono paragonabili a nessun<br />

altro essere umano», racconta, e «le donne hanno un fisico adeguato a quello degli<br />

uomini». Il loro cibo preferito era la carne di struzzo e quella di foca. Dal momento<br />

che gli altri resoconti del viaggio non dicono affatto che gli indiani di Seal Bay fossero<br />

dei giganti, l’autore di The World Encompassed non affronta l’argomento ed evita<br />

qualsiasi riferimento alle loro dimensioni. In cambio, nel descrivere l’abitudine di quegli<br />

indigeni di pitturarsi il corpo, avanza un’ipotesi interessante: «Alcuni si lavano il<br />

viso con zolfo o con una sostanza analoga; altri si dipingono tutto il corpo di nero, lasciando<br />

scoperto soltanto il collo sia davanti che dietro, un pò come le nostre dame<br />

che portano scollature molto ampie. Alcuni si dipingono una spalla nera e l’altra bianca;<br />

e lo stesso fanno con i fianchi e le gambe, che dipingono con gli stessi colori, ma<br />

in modo che uno sia l’opposto dell’altro. Sulle parti nere sono disegnate delle lune<br />

bianche, e su quelle bianche dei soli neri... Deve esserci un qualche vantaggio nel dipingersi<br />

il corpo, dato che l’usanza è così diffusa, e io suppongo che serva a difendersi<br />

dal freddo pungente. Infatti, i colori che sono spalmati direttamente sulla pelle penetrano<br />

nella carne, e finiscono con l’otturare i pori cosicché il freddo o l’aria gelida non<br />

possono penetrarvi e farli rabbrividire». Il 3 giugno Drake era pronto a lasciare Seal<br />

Bay, anche se la Mary non era ancora riapparsa. Avevano fatto un’abbondante provvista<br />

di carne fresca — le foche erano talmente numerose che ne furono uccise 200 in<br />

una sola ora — ed erano pronti ad affrontare l’inverno. Per ridurre ulteriormente il numero<br />

delle proprie navi, il 12 giugno Drake decise di abbandonare la Christopher, e<br />

nella ridistribuzione degli uomini i fratelli Doughty furono affidati al comandante<br />

Winter della Elizabeth, Cinque giorni dopo la flotta gettava l’ancora in una baia a 50°<br />

20’ sud, probabilmente l’estuario del Santa Cruz che Juan Serrano aveva scoperto nel<br />

1520. Dall’analisi delle carte, che si basavano sul viaggio di Magellano, Drake dedusse<br />

che si trovavano a meno di 200 miglia dallo stretto; tuttavia non se la sentiva di entrarvi<br />

senza aver prima fatto un ultimo tentativo di trovare la nave catturata ai portoghesi,<br />

la Mary. Pertanto il 18 giugno salpò di nuovo con le altre tre navi, pronto, se necessario,<br />

a risalire interamente la costa prima di abbandonare la ricerca. Ma il giorno<br />

dopo la nave, che da tanto tempo mancava all’appello, fu avvistata a breve distanza,<br />

però «era malandata e faceva acqua a causa delle durissime condizioni meteorologiche<br />

che aveva dovuto affrontare». Vedendo quali erano le condizioni della nave, Drake decise<br />

di condurre la flotta nel porto più vicino, una baia la cui latitudine era, seconde i<br />

suoi calcoli, 49° 30’ sud. E così, il 20 giugno, i navigatori inglesi entrarono a Porto<br />

San Julian, laddove 58 anni prima aveva avuto luogo l’ammutinamento contro Magellano<br />

e alcuni comandanti spagnoli erano stati messi a morte. Se possiamo credere al<br />

Supplemento alla Rivista Marittima


FRANCIS DRAKE - IL CORSARO DELLA REGINA<br />

racconto del pilota portoghese Nuño da Silva, a Porto San Juliàn il ricordo di Magellano<br />

era ancora vivo. Il 22 giugno, dopo aver ancorato le navi, Drake guidò un gruppo di<br />

uomini a riva per fare rifornimento di acqua dolce, prendendo con sé suo fratello Thomas,<br />

il comandante John Thomas della Marigold, un gentiluomo di nome Robert Winter<br />

e altri tre, tra cui il signor Oliver, il capo dei cannonieri dell’ammiraglia. Silva dice<br />

che «quattro indiani arrivarono con le loro barche e gli Inglesi diedero loro pane e vino;<br />

e quando gli Indiani ebbero mangiato e bevuto, se ne andarono subito e, fermatisi<br />

non molto lontano, uno degli indiani gridò: Magallañes, Esta he minha Terra, vale a<br />

dire: «Magellano, questa è la mia terra». È assai dubbio che gli Indigeni della Patagonia<br />

fossero in grado si pronunciare anche una sola frase in portoghese ed è altrettanto<br />

improbabile che fossero giganteschi come sosteneva Francis Fletcher. Il diario di Fletcher<br />

li definisce «zoticoni vecchi e sgradevoli, segnati dalle intemperie» di dimensioni<br />

imponenti, ma ancora una volta The World Encompassed rifiuta tale testimonianza,<br />

dal momento che il racconto di Edward Cliffe la nega nel modo più esplicito. Cliffe dice<br />

così: «Questi uomini non sono affatto di statura gigantesca, come hanno detto gli<br />

Spagnoli, ma sono alti come gli Inglesi: infatti in Inghilterra ha visto uomini anche più<br />

alti di loro. Ma senza alcun dubbio gli Spagnoli non immaginavano che qualche inglese<br />

sarebbe arrivato qui poco tempo dopo di loro e avrebbe smascherato tutte le loro<br />

bugie, ed erano convinti di poter tranquillamente ingannare il mondo». L’autore di The<br />

World Encompassed segue Cliffe e abbellisce il suo racconto per deridere. ancora di<br />

più gli Spagnoli attribuendo a Magellano una fantasiosa, e immaginaria, etimologia<br />

del nome «Patagones», che deriverebbe dalla statura dei giganti che gli Spagnoli sostenevano<br />

di aver visto: «Tutto sommato Magellano non mentì interamente nel chiamarli<br />

giganti, poiché in linea di massima sono diversi dagli altri uomini, sia per statura,<br />

che per corporatura, robustezza e forza, e anche per la sgradevolezza della loro voce;<br />

tuttavia non sono affatto giganteschi né mostruosi come è stato detto, dal momento<br />

che esistono uomini inglesi alti quanto il più alto di costoro, ma certamente gli Spagnoli<br />

non pensavano che qualche inglese sarebbe venuto qui e li avrebbe sconfessati, e<br />

per questo mentirono ancora più sfacciatamente; e il nome «Pentagones» — cinque<br />

cubiti — cioè due metri e trenta, indica la statura del più alto di tutti». Il nome dato da<br />

Magellano si riferiva invece ai grossi piedi dei giganti. Tuttavia tutte le narrazioni concordano<br />

nel descrivere quanto avvenne tra gli indigeni e il gruppo di inglesi che era<br />

andato a riva. Drake offrì loro dei regali, che accolsero con soddisfazione, poi Oliver,<br />

il cannoniere, diede loro una dimostrazione della gittata e della potenza di un arco inglese.<br />

Gli indigeni cercarono di ottenere lo stesso risultato con i loro archi, ma non vi<br />

riuscirono e rimasero colpiti e intimoriti. Arrivò quindi un altro indigeno, «di carattere<br />

ben peggiore» dice The World Encompassed, «poiché non gradì l’atteggiamento amichevole<br />

degli altri indigeni, sembrò molto adirato con loro e... cercò di farli diventare<br />

nostri nemici; senza che il nostro comandante generale e i suoi uomini ne avessero alcun<br />

sospetto». Robert Winter prese l’arco di Oliver per dare anche al nuovo venuto<br />

una dimostrazione di tiro con l’arco, ma la corda si spezzò e gli indigeni, non comprendendo<br />

che le spade e i fucili degli Inglesi erano armi, pensarono che, senza l’arco,<br />

gli stranieri fossero ormai indifesi. Mentre Winter tendeva nuovamente l’arco, fu ferito<br />

Aprile 2011<br />

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FRANCIS DRAKE - IL CORSARO DELLA REGINA<br />

dagli indigeni alla spalla e poi nei polmoni, ma non cadde. Oliver afferrò il suo fucile,<br />

ma fece cilecca e fu trucidato dalle frecce degli Indiani. A questo punto soltanto l’astuzia<br />

e l’abilità di Drake salvarono la situazione, egli infatti riuscì a fare in modo che<br />

gli indigeni esaurissero le loro frecce senza riuscire a colpire gli Inglesi e quando non<br />

ebbero più frecce prese personalmente il fucile di Oliver e fece fuoco contro l’uomo<br />

che aveva trucidato il cannoniere. Udendo lo straziante grido del morente, gli indigeni<br />

si rifugiarono nei boschi in preda al panico, permettendo agli Inglesi di fuggire e di<br />

mettere in salvo il ferito Robert Winter.<br />

Egli morì due giorni dopo e quando Drake andò a riva per ricuperare il corpo di Oliver,<br />

lo trovò che giaceva nel punto in cui era caduto, ma spogliato degli abiti e con una<br />

freccia inglese conficcata nell’occhio destro. Durante i due mesi a Porto San Juliàn,<br />

durante i quali gli uomini furono impegnati a raccogliere legna e a fare provvista d’acqua,<br />

non ci furono più incidenti con gli indigeni. Tuttavia, in questo periodo, il comportamento<br />

di Thomas Doughty divenne intollerabile, e Drake, ben consapevole di<br />

quanto era accaduto a Magellano proprio nello stesso luogo, decise che era venuto il<br />

momento di agire e i1 30 giugno lo fece giudicare da un’improvvisata giuria di circa<br />

40 uomini. Il racconto di Edward Cliffe è estremamente conciso: «Alla fine di giugno<br />

Thomas Doughty fu sottoposto a giudizio, accusato e giudicato colpevole di alcuni<br />

reati; e condannato da Drake. Fu decapitato il 2 luglio 1578». Questo fu l’avvenimento<br />

più controverso dell’intero viaggio; Doughty infatti, come il suo predecessore Juan de<br />

Cartagena, abbandonato proprio nel medesimo luogo, aveva amici potenti in patria,<br />

amici che non cessarono di considerare la sua morte un assassinio legale perpetrato da<br />

un comandante arrogante e dittatoriale. Del processo di Doughty esistono pertanto versioni<br />

pro-Drake e anti-Drake. Il diario di Francis Fletcher parla favorevolmente di<br />

Doughty, a quanto sembra poiché verso la fine del viaggio il cappellano litigò con<br />

Drake e finì per provare antipatia nei suoi confronti. Fletcher sostiene che Doughty<br />

negò di aver commesso qualsiasi colpa e di lui dice che «era timorato di Dio, amava la<br />

sua parola ed era sempre desideroso di edificare gli altri e rafforzare la propria fede in<br />

Cristo». Molto più ostile a Drake è il racconto di John Cooke, che fu agli ordini del<br />

Comandante John Winter a bordo della Elizabeth. Come vedremo, Winter e gli uomini<br />

della Elizabeth avevano i loro buoni motivi per dipingere Drake con i colori il più possibile<br />

foschi e il diario di Cooke, conservato al British Museum, dimostra segni evidenti<br />

di manipolazioni a opera di qualche letterato desideroso di enfatizzare la posizione<br />

anti Drake. Il diario dice che a Porto San Julian Drake «sputò tutto il suo veleno<br />

contro Doughty», che Drake afferrò Doughty, lo fece legare e lo accusò non soltanto<br />

di ammutinamento, ma di una serie di crimini commessi prima del viaggio. Doughty<br />

replicò: «Lasciatemi vivere affinché possa raggiungere il mio paese e lì sarò giudicato<br />

dalle leggi di Sua Maestà». Al che Drake rispose: «No, Thomas Doughty, istituirò una<br />

giuria che valuti le mie accuse contro di te». Fu istituita una giuria, con a capo il comandante<br />

John Winter; Drake elencò le colpe attribuite a Doughty, tra cui anche l’aver<br />

rivelato il progetto del viaggio a Lord Burghley e l’aver tentato di far ammutinare l’equipaggio.<br />

La giuria, evidentemente intimidita dai modi decisi di Drake, emise velocemente<br />

un verdetto di colpevolezza e Drake chiese una sentenza di morte. Per paura di<br />

Supplemento alla Rivista Marittima


FRANCIS DRAKE - IL CORSARO DELLA REGINA<br />

Drake la giuria si dichiarò d’accordo, anche se Cooke sostiene che in privato molti trovarono<br />

la sentenza troppo dura; e così Doughty fu giustiziato, vittima del rancore e<br />

dell’insicurezza di Drake. È probabile che la versione di Cooke possa essere liquidata<br />

come un documento confezionato appositamente per difendere i propri interessi. D’altro<br />

lato, sembra che gli avvenimenti narrati in The World Encompassed abbiano subito<br />

una distorsione esattamente opposta, con il nipote di Drake che, mezzo secolo dopo,<br />

cercava di manipolarli in modo da giustificare l’esecuzione di Doughty. Infatti, mentre<br />

il diario di Fletcher sostiene che Doughty fino all’ultimo si proclamò innocente, The<br />

World Encompassed, anche se liberamente basato sulle affermazioni di Fletcher, sostiene<br />

che Doughty, dopo aver sentito le accuse mosse contro di lui, fu «colpito da rimorso<br />

per il proprio comportamento sconsiderato e scortese e riconobbe di meritare la<br />

morte, anzi molte morti; dal momento che aveva cospirato, non solo per impedire il<br />

viaggio, ma per rovesciarne il comandante...». Prosegue poi nella descrizione del processo,<br />

celebrato su di un’isola in una baia di Porto San Juliàn: quando la giuria ebbe<br />

esaminato le prove a carico di Doughty, decretò all’unanimità che «aveva meritato la<br />

morte». All’isola fu dato il nome di True Justice and Judgement (Isola della giustizia e<br />

di un giusto processo) in memoria di questo verdetto, anche se il diario di Fletcher dice:<br />

«Chiamammo l’isola Island of Blood (Isola di sangue) in ricordo di quanto era accaduto<br />

a noi e a Magellano». Quindi Drake comunicò la sentenza a Doughty e gli offrì<br />

la possibilità di scegliere: essere giustiziato su quell’isola, essere abbandonato sulla<br />

terraferma come Juan de Cartagena, o tornare in Inghilterra ed essere giudicato dall’alta<br />

corte della regina Elisabetta. Doughty «ringraziò umilmente il Comandante generale<br />

per la sua clemenza» e il giorno seguente diede la propria risposta. Da buon cristiano,<br />

disse, non voleva mettere a repentaglio il proprio corpo tra selvaggi pagani, dove non<br />

ci sarebbe stato nessuno che celebrasse per lui un funerale e una sepoltura cristiana.<br />

Quanto al ritorno in Inghilterra, dubitava che ci fosse qualcuno disposto ad accompagnarlo<br />

in un simile viaggio, e inoltre «la vergogna stessa del ritorno sarebbe stata come<br />

la morte, o se possibile ancora più penosa». Preferiva dunque essere messo a morte<br />

sull’isola, chiedeva soltanto di poter fare la comunione insieme a Drake e di «poter<br />

morire della morte di un gentiluomo». Il giorno seguente Francis Fletcher somministrò<br />

la comunione a Drake e a Doughty, e dopo aver ricevuto questo cibo santo, pranzarono<br />

alla stessa tavola. Alla fine del pranzo arrivò il boia — non Drake, come sostennero in<br />

seguito voci di provenienza spagnola — e Doughty offrì con mansuetudine il collo al<br />

boia. L’autore di The World Encompassed esprime il proprio stupore di fronte alla<br />

coincidenza: sia la prima che la seconda circumnavigazione videro l’esecuzione degli<br />

ammutinati a Porto San Juliàn, «una nuova coppia di vite parallele da aggiungere a<br />

quelle di Plutarco; in quello stesso posto, più o meno nello stesso periodo dell’anno, ci<br />

fu l’esecuzione di due gentiluomini, condannati per lo stesso motivo, impegnati entrambi<br />

nello stesso ruolo, dotati entrambi di eccellenti qualità, a 58 anni di distanza<br />

l’uno dall’altro». Francis Fletcher che, come abbiamo già visto, apprezzava talmente il<br />

racconto di Pigafetta da prendersi la briga di trovare i giganti della Patagonia laddove<br />

nessun altro dei suoi compagni li vide, arrivando fino a inserire nel suo diario i dettagli<br />

più importanti della descrizione dello stesso Pigafetta. A questo punto introduce un<br />

Aprile 2011<br />

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FRANCIS DRAKE - IL CORSARO DELLA REGINA<br />

tocco macabro sostenendo che a Porto San Juliàn trovarono la forca sulla quale Magellano<br />

aveva fatto issare i corpi squartati degli ammutinati e addirittura le loro ossa<br />

— probabilmente quelle di Quesada e Mendoza. Questo racconto fu inserito in The<br />

World Encompassed, dove, tuttavia, troviamo scritto, erroneamente, che le ossa erano<br />

quelle di «Juan Cartagena, cugino del vescovo di Burgos». L’intera storia potrebbe essere<br />

dubbia quanto l’incontro di Fletcher con i giganti, se non fosse che il ritrovamento<br />

della forca e delle ossa è descritto anche nei diari di John Cooke e di un anonimo<br />

marinaio della raccolta di Hakluyt. In tutta la faccenda dell’esecuzione di Thomas<br />

Doughty il punto in discussione era se Drake avesse o meno il diritto di metterlo a<br />

morte. Nessuno metteva in dubbio che avesse il potere di far giustiziare un marinaio<br />

insubordinato, ma Doughty era un gentiluomo, e i suoi sostenitori facevano notare con<br />

forza come, in un caso simile, la procedura corretta sarebbe stata farlo processare in<br />

Inghilterra. Per questo motivo, dopo il ritorno in patria Drake fu duramente attaccato.<br />

Che Drake fosse convinto di agire correttamente traspare dall’unico racconto di prima<br />

mano di un osservatore imparziale: Nuño da Silva, il pilota portoghese. Nel suo diario<br />

di bordo, in data 30 giugno, Silva annota semplicemente: «La sentenza fu che dovesse<br />

morire», e in data 2 luglio: «Gli fu tagliata la testa». Tuttavia Silva fu interrogato dagli<br />

Spagnoli il maggio seguente, dopo che Drake lo aveva sbarcato in uno porto messicano,<br />

e in quell’occasione dichiarò che quando Drake condannò alla decapitazione il<br />

suddetto gentiluomo inglese, il capitano Doughty, quest’ultimo lo sfidò chiedendogli<br />

di mostrare con quale autorità poteva farlo decapitare, e il suddetto Francis Drake radunò<br />

tutti i suoi uomini, senza dimenticarne neppure uno. Dopo essersi sistemato più<br />

in alto rispetto agli altri, estrasse alcuni documenti, li baciò, li pose sulla testa di Doughty,<br />

e li lesse ad alta voce. Dopo averli letti li mostrò a tutti e tutti li esaminarono.<br />

Eseguita la decapitazione prese in mano la testa, la mostrò a tutti e la gettò via esclamando<br />

«Lunga vita alla regina d’Inghilterra». Tutti i presenti dissero che quei documenti<br />

gli erano stati consegnati dalla regina e che era grazie all’autorità da lei ricevuta<br />

che aveva giustiziato Doughty e intrapreso il viaggio. Il racconto di John Cooke indica,<br />

invece, la posizione dei nemici di Drake già nella frase iniziale: «Il 15 novembre<br />

dell’anno 1577 Francis Drake, John Winter e Thomas Doughty, come compagni di pari<br />

grado e gentiluomini legati da amicizia, partirono da Plyrnouth con una flotta di cinque<br />

navi e 164 uomini, nobili e marinai». Se Drake, Winter e Doughty erano in realtà<br />

«compagni di pari grado e gentiluomini legati da amicizia», allora Drake come prirmus<br />

inter pares non aveva l’autorità di condannare a morte Doughty. La questione deve<br />

essere stata discussa a lungo nelle settimane che seguirono l’esecuzione, dal momento<br />

che Drake ritenne opportuno fare una plateale affermazione della propria autorità<br />

suprema, e definire una volta per tutte il problema delle rispettive posizioni di marinai<br />

e gentiluomini a bordo delle sue navi. Il suo discorso è riportato nel diario di<br />

Cooke ed è uno dei classici della letteratura marinara inglese del sedicesimo secolo.<br />

Secondo Cooke, Drake radunò tutti i suoi a Porto San Juliàn domenica 15 agosto,<br />

«poiché aveva qualcosa di importante da comunicare loro». Gli uomini si riunirono e<br />

Francis Fletcher si offrì di fare un sermone. «No, prego, cappellano Fletcher» — rispose<br />

Drake — «oggi il sermone devo farlo io, anche se non predico molto bene». Do-<br />

Supplemento alla Rivista Marittima


FRANCIS DRAKE - IL CORSARO DELLA REGINA<br />

po aver ordinato agli equipaggi di ogni nave di rimanere uniti, Drake disse: «Signori,<br />

sono un pessimo oratore, poiché la mia educazione non è stata quella di un letterato,<br />

ma ora devo parlare, e tutti ascoltino bene quello che sto per dire e ne prendano nota<br />

se lo desiderano, perché non dirò nulla di cui non sarò disposto a rendere conto in Inghilterra,<br />

davanti a Sua Maestà. Orbene, signori, siamo molto lontano dal nostro paese<br />

e dai nostri amici, siamo circondati da ogni lato dai nostri nemici, per cui non possiamo<br />

tenere in poco conto anche un solo uomo, dal momento che non potremmo procurarci<br />

un uomo anche se fossimo disposti a pagarlo diecimila sterline. Pertanto dobbiamo<br />

mettere fine a questi ammutinamenti e a queste controversie, poiché in nome di<br />

Dio il solo pensarci mi fa uscire di senno. Qui c’è un tale disaccordo e una tale contrapposizione<br />

tra marinai e gentiluomini, e viceversa, che il solo sentirne parlare mi fa<br />

impazzire. Ma, signori, devo lasciar perdere; dal momento che ho bisogno che i gentiluomini<br />

operino con i marinai, e i marinai con i gentiluomini. Suvvia, dimostriamo di<br />

essere uniti e non diamo occasione al nemico di rallegrarsi della nostra sconfitta. Inoltre,<br />

se qui c’è qualcuno che vuole tornare a casa, me lo faccia sapere; ecco la Marigold,<br />

una nave di cui posso benissimo fare a meno, io la equipaggerò per un immediato<br />

ritorno. Ma stiano ben attenti ad andare diritto in patria, poiché se li troverò sulla<br />

mia strada li affonderò certamente; avete tempo fino a domani per pensarci». Nessuno<br />

parlò di tornare a casa; una volta debellata la cospirazione di Doughty, il viaggio poté<br />

continuare secondo i piani prestabiliti attraverso lo Stretto di Magellano, e lungo la costa<br />

occidentale del Sud America le navi spagnole sarebbero state attaccate nonostante i<br />

tentativi di impedirlo da parte della fazione che in Inghilterra era contraria alla guerra.<br />

Drake chiese quindi ai suoi uomini se erano contenti di seguirlo ed essi risposero di sì;<br />

poi si rivolse agli ufficiali delle tre navi rimaste. (Pochi giorni prima aveva fatto scaricare<br />

e affondare la Mary, la malandata nave catturata ai portoghesi). Drake disse: «Capitano<br />

Winter, vi sollevo dal comando della Elisabeth, e voi, John Thomas, da quello<br />

della Marigold, e voi, Thomas Hood, dal ruolo di capitano della Pelican, e voi, William<br />

Markham, da quello di capitano della Elizabeth, e Nicholas Antony da capitano<br />

della Marigold; insomma, per farla breve, da questo momento sollevo tutti gli ufficiali<br />

dai loro incarichi». Dopo un attimo di incredulo e sbalordito silenzio, John Winter e<br />

John Thomas chiesero quale fosse il motivo della loro destituzione. C’era forse qualche<br />

motivo, replicò Drake, per il quale non li avrebbe dovuti destituire? Mentre i due,<br />

confusi e mortificati, non osavano rispondere, chiamò alcuni uomini, li rimproverò per<br />

aver contestato la sua autorità e accettò il loro giuramento di ubbidienza. Poi rifece la<br />

storia del viaggio, prendendo in esame e contestando l’opinione di coloro che ritenevano<br />

si trattasse di un’impresa privata di «compagni di pari grado» per un profitto personale.<br />

Era stata la regina in persona, dichiarò, che aveva voluto quella spedizione e<br />

che lo aveva scelto come comandante generale, infatti, fattolo chiamare in udienza privata,<br />

gli aveva detto: «Drake, sarei lieta di vendicarmi di alcune offese ricevute dal re<br />

di Spagna». E mostrò la ricevuta di un investimento di mille corone da parte della regina,<br />

dichiarando però che la sovrana gli aveva giurato che, se qualcuno avesse fatto<br />

sapere al re di Spagna del suo coinvolgimento nella spedizione, gli avrebbe fatto tagliare<br />

la testa. Drake proseguì: «E ora consideriamo che cosa abbiamo fatto finora,<br />

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42<br />

La GOLDEN HIND.<br />

FRANCIS DRAKE - IL CORSARO DELLA REGINA<br />

Abbiamo seminato zizzania tra tre potenti principi, Sua maestà il re, il re di Spagna e<br />

quello del Portogallo, e se questo viaggio non avesse successo, non solo saremmo disprezzati<br />

personalmente... ma sarebbe anche una brutta macchia per il nostro Paese... e<br />

che trionfo per la Spagna e il Portogallo...». Dopodichè reintegrò gli ufficiali nei rispettivi<br />

ranghi, mettendo bene in chiaro che sarebbero stati servitori della regina agli<br />

ordini del comandante da lei scelto, Francis Drake, e promettendo che sarebbero stati<br />

pagati bene anche se avesse dovuto vendersi la camicia. «Infatti» — continuò — «ho<br />

buone ragioni per promettere e per mantenere la mia promessa, poiché ho delle proprietà<br />

in Inghilterra... e qualora io non dovessi far ritorno sarà Sua Maestà a pagare a<br />

ognuno il suo salario, poiché, tutti noi, voi e io, siamo qui per servirli». Nel rivelare ai<br />

suoi uomini la complicità della regina, Drake aveva corso un rischio enorme, dal momento<br />

che alla fine la regina lo avrebbe saputo e si sarebbe potuta adirare ed Elisabetta<br />

non ci pensava due volte a far tagliare la testa ai cortigiani che l’avevano scontentata.<br />

Ma in questo modo aveva ottenuto la lealtà dei suoi uomini e dei suoi ufficiali: ora vedevano<br />

lo scopo del viaggio sotto una nuova luce e smisero di mettere in dubbio l’autorità<br />

di Drake. Il 17 agosto, due giorni dopo, le tre navi lasciavano Porto San Juliàn,<br />

anche se l’inverno non era ancora finito. A differenza di Magellano, che era partito di<br />

lì il 24 agosto del 1520 soltanto per trascorrere i due mesi seguenti accampato, senza<br />

Supplemento alla Rivista Marittima


FRANCIS DRAKE - IL CORSARO DELLA REGINA<br />

saperlo, poco a nord dello stretto non ancora scoperto, Drake puntò direttamente verso<br />

il braccio di mare e in quattro giorni arrivò al promontorio che Magellano aveva chiamato<br />

Capo delle Undicimila Vergini, oggi noto semplicemente come Capo Virgines.<br />

Poco oltre si innalzavano le scogliere, grigie e ripide, che segnano l’ingresso dello<br />

Stretto di Magellano.<br />

A Capo Virgines Drake cambiò formalmente il nome della nave ammiraglia da Pelican<br />

a Golden Hind (Cerva dorata), in onore del suo amico e finanziatore Sir Christopher<br />

Hatton, il cui stemma recava un cervo scintillante.<br />

Poi penetrò audacemente nello stretto e il 24 agosto raggiunse tre isole che si trovano<br />

al suo interno. Era il giorno di San Bartolomeo e Drake chiamò un’isola Saint<br />

Bartholomew, un’altra Saint George e alla terza diede il nome della regina. Qui i viaggiatori<br />

incontrarono, racconta The World Encompassed, «una grande quantità di strani<br />

uccelli, che non sanno volare». La descrizione di Edward Cliffe non lascia adito ad alcun<br />

dubbio circa la natura di questi uccelli incapaci di volare: «Non hanno ali, ma corte<br />

penne di cui si servono per nuotare. Il loro colore è prevalentemente nero, con qualche<br />

macchia bianca sotto la pancia e attorno al collo. Camminano stando in posizione<br />

eretta, tanto che da lontano li si potrebbe prendere per bambini piccoli». E Francis<br />

Fletcher diede loro il nome con cui li indichiamo ancora oggi: «I volatili che i Gallesi<br />

chiamano Pinguini e Magellano ha definito oche». Non ci sono pinguini a nord dell’equatore;<br />

ma gli uccelli marini del nord, le grandi alche, non volano, sono bianche e nere,<br />

camminano goffamente in posizione eretta e nuotano velocemente. La grande alca<br />

era nota con il nome di «pinguino» molto tempo prima del viaggio di Magellano: qualcuno<br />

sostiene che i pescatori della Britannia le diedero un nome celtico, pen-gwyn,<br />

«testa bianca», altri invece ritengono che il nome derivi dal latino pinguis, che significa<br />

«grasso». In ogni caso non è più possibile confondere i pinguini del nord con quelli<br />

del sud, dal momento che la grande alca, cacciata senza pietà per la carne, le uova e il<br />

grasso, è estinta fin dal 1844, Anche gli uomini di Drake fecero buona caccia di pinguini;<br />

infatti in un solo giorno ne uccisero 3.000. Nel passare attraverso lo stretto, si<br />

resero conto dell’esatta geografia del luogo, a differenza di quanto era accaduto a Magellano.<br />

Gli Spagnoli, ancora imbevuti di concetti medievali, erano convinti che la costa<br />

settentrionale della Terra del Fuoco fosse la costa della Terra Australis; ma Francis<br />

Fletcher dichiara: «Durante l’attraversamento scoprimmo che la Terra Australis, ritenuta<br />

terra incognita prima che vi arrivassimo noi, non era un continente... ma isole».<br />

Naturalmente per il momento rimaneva pur sempre la possibilità che a sud delle isole<br />

ci fosse un continente sconosciuto. Lo stretto, di per sé, era un posto tetro che incuteva<br />

timore. The World Encompassed parla di «montagne che si innalzano con guglie e cuspidi<br />

di altezza tale che potrebbero essere annoverate tra le meraviglie del mondo», ed<br />

Edward Cliffe dice che «la costa è molto alta da entrambi i lati ma, specialmente verso<br />

il Mare Meridionale, si innalzano colline terribilmente alte e rocce scoscese, le cui<br />

sommità sono bianche di neve in agosto, settembre e ottobre. Ciò nonostante le parti<br />

basse delle colline sono ricoperte di bellissimi boschi folti e impenetrabili, ricchi; di<br />

alberi strani e sconosciuti, che fioriscono per tutto l’anno». Avvicinandosi all’estremità<br />

che dà sul Pacifico, videro un numero tale di bracci di mare che si aprivano verso sud<br />

Aprile 2011<br />

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FRANCIS DRAKE - IL CORSARO DELLA REGINA<br />

che non furono più sicuri della rotta da seguire, e la descrizione di Magellano non era<br />

loro d’aiuto. Stavano infatti passando lungo la costa settentrionale dell’Isola di Santa<br />

Inés, frastagliata e interrotta da molte insenature che traevano facilmente in inganno.<br />

Più volte Drake dovette ancorare le navi e mandare una barca in ricognizione. A un<br />

certo punto le pattuglie in avanscoperta incontrarono una canoa piena di indigeni della<br />

Patagonia, che, dice The World Encompassed, erano «di statura normale, ma ben fatti».<br />

Neppure Fletcher ha il coraggio di chiamarli giganti, tuttavia descrive con cura i<br />

loro attrezzi (accette e coltelli, lunghi quasi trenta centimetri, fatti di conchiglie affilate),<br />

le loro usanze nomadi e il loro modo di dipingersi il corpo. Il 6 settembre 1578,<br />

scrive Fletcher, «Dio ebbe finalmente pietà di noi, ci fece uscire da quel labirinto ed<br />

entrare nel Mare Meridionale». Ad attraversare lo stretto Drake impiegò soltanto 17<br />

giorni, a Magellano era stato necessario un mese. Drake aveva deciso di costruire un<br />

monumento alla regina Elisabetta a Capo Deseado, proprio di fronte al Pacifico; tuttavia<br />

non trovò alcun ancoraggio e forti venti lo spinsero al largo impedendogli la progettata<br />

cerimonia. A quel punto il piano di viaggio prevedeva di perlustrare il Pacifico<br />

fino a 30° sud alla ricerca della Terra Australis; ma per fare questo avrebbero dovuto<br />

puntare diritto verso ovest, il che significava dover affrontare ancora le rigide temperature<br />

di quelle latitudini. Pertanto Drake, una volta entrato nel Pacifico, lasciò perdere<br />

la ricerca del continente meridionale e decise di seguire la rotta di Magellano, lungo la<br />

costa del Sud America e poi a nord-ovest attraverso il grande oceano. Si era reso conto<br />

che il freddo pungente aveva debilitato alcuni dei suoi uomini e aveva intenzione di<br />

raggiungere il più velocemente possibile l’equatore. Tuttavia, all’inizio quel piano<br />

andò in fumo; Edward Cliffe racconta che «dopo aver percorso circa 70 leghe verso<br />

nord-ovest, il vento cominciò a soffiare proprio contro di noi, con grande violenza,<br />

mentre pioggia, grandine, neve e fitta nebbia continuarono per più di tre settimane, impedendoci<br />

di navigare». Gli dei della tempesta scatenarono violente burrasche e mare<br />

grosso. Era raro vedere il sole, una notte ci fu l’eclisse di luna e la flotta si disperse. Le<br />

navi furono riportate verso lo stretto, ma in quella tempesta senza fine non riuscirono a<br />

trovare un ancoraggio. Furono sballottate senza sosta fino alla fine di settembre, sempre<br />

in vista della terra, ma senza riuscire a raggiungere la riva. Il 30 settembre, durante<br />

un uragano particolarmente furioso, la Marigold fu trascinata via e affondò con tutto<br />

1’equipaggio. Il 7 ottobre la Golden Hind e la Elizabeth riuscirono a entrare in una<br />

baia vicina all’estremità occidentale dello stretto, sperando di trovarvi riparo. Gettarono<br />

le ancore, ma dopo poche ore la Golden Hind ruppe gli ormeggi e fu spinta in mare<br />

aperto in piena notte. La Elizabeth, la nave di John Winter, rimase all’ancora per tutta<br />

la notte. «Il giorno dopo» — scrive Edward Cliffe — «evitando a stento il rischio di finire<br />

sugli scogli, rientrammo nello stretto, gettammo le ancore in una baia aperta e vi<br />

restammo per due giorni, dopo aver fatto un grande fuoco sulla riva in modo che, se<br />

Drake fosse penetrato nello stretto, potesse trovarci. [Poi] raggiungemmo una laguna,<br />

dove rimanemmo per tre settimane, e la chiamammo Porto della Salute, poiché la<br />

maggior parte dei nostri uomini, gravemente debilitati dai lunghi turni di guardia, dal<br />

freddo, dall’umidità e da una dieta misera, in poco tempo (Dio sia lodato) si ristabilirono.<br />

In quella laguna trovammo mitili incredibilmente grandi (alcuni lunghi quasi<br />

Supplemento alla Rivista Marittima


FRANCIS DRAKE - IL CORSARO DELLA REGINA<br />

mezzo metro) dalla carne molto gradevole. Lasciammo quel porto ai primi di novembre,<br />

rinunciando alla prosecuzione del viaggio per volontà del comandante Winter (nonostante<br />

il dispiacere dei marinai) e riattraversammo nuovamente lo stretto».<br />

La diserzione di Winter — perché era una vera e propria diserzione, avendo abbandonato<br />

il proprio Comandante generale — costituisce un secondo curioso parallelismo<br />

con il viaggio di Magellano. Ancora una volta un comandante aveva tradito il proprio<br />

giuramento e nello Stretto di Magellano aveva abbandonato una grande impresa per<br />

far ritorno in Europa. Le circostanze erano tuttavia piuttosto diverse, dal momento che<br />

coloro che avevano preso il controllo della San Antonio, nel 1520, erano nemici giurati<br />

di Magellano, mentre John Winter si era sempre comportato lealmente. È possibile<br />

che la vigliaccheria di Winter sia stata semplicemente il frutto della stanchezza: il passaggio<br />

dello stretto e le successive settimane di tempesta erano state tali che Winter ne<br />

aveva ormai abbastanza e non se la sentiva più di affrontare la prospettiva di altri mesi<br />

di navigazione nel Pacifico. Gli sembrava che andare avanti fosse inutile, poiché i<br />

venti dell’ovest e quelli del nord convergevano sull’estremità occidentale dello stretto,<br />

come se volessero impedirne il superamento. E forse era addirittura convinto che<br />

Drake fosse morto, avendo atteso invano il suo ritorno per quasi un mese. Così, senza<br />

far alcun tentativo di trovare la Golden Hind, Winter tornò indietro. A gennaio la Elizabeth<br />

arrivò in Brasile, dove acquistò frutta e carne dagli Indiani e fu accolta male dai<br />

coloni portoghesi. In marzo iniziò la traversata dell’Atlantico, che fu molto lenta, visto<br />

che ai primi di maggio era ancora a sud del Tropico del Cancro, in quello che Cliffe<br />

chiama «il mare di erbe» — il Mar dei Sargassi — e il 2 giugno arrivò in Inghilterra.<br />

Winter si sentì in dovere di raccontare le vicende occorse durante il viaggio con Drake<br />

e i parallelismi con il viaggio di Magellano sono ancora più evidenti. Troviamo, infatti,<br />

alcuni uomini di Drake, arrivati in patria molto prima di lui, che raccontano bugie<br />

sul Comandante generale proprio come avevano fatto gli uomini della San Antonio.<br />

Winter parlò dell’esecuzione di Thomas Doughty, citandola come esempio della tirannia<br />

di Drake, nell’evidente tentativo di giustificare la propria defezione. Venne messo<br />

in circolazione il manoscritto di John Cooke, in cui Drake era descritto come un comandante<br />

infame e dispotico, sotto il cui comando era impossibile prestare servizio. E<br />

ci furono anche altre calunnie, al punto che Elisabetta cominciò a chiedersi a che razza<br />

d’uomo avesse affidato il comando di quella difficile impresa. Nel frattempo Drake,<br />

ignaro dell’affondamento della Marigold e della diserzione della Elizabeth, sperava di<br />

incontrare le navi disperse nel luogo fissato per l’appuntamento, allargo della costa del<br />

Perù. Ma quando, il 7 ottobre, fu spinto al largo, lontano dall’ancoraggio che aveva<br />

chiamato «Baia della separazione dagli amici», i venti trascinarono la Golden Hind<br />

verso sud-est, sotto lo stretto e lontano dal Perù; la nave era come «un pellicano abbandonato<br />

in una landa desolata». Quando i venti si placarono, si trovò a circa 55°<br />

sud, in un gruppo di isole al largo della punta del continente. Qui gettarono le ancore e<br />

si riposarono per due giorni; ma i venti «tornarono a soffiare con violenza e non fu<br />

possibile restarvi più a lungo». Volente o nolente la Golden Hind fu spinta ancora più<br />

a sud, cosicché i marinai pensarono che sarebbero stati trascinati fino al gelido polo<br />

sud. In un momento di tregua, Drake ordinò a otto uomini dell’equipaggio di prendere<br />

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FRANCIS DRAKE - IL CORSARO DELLA REGINA<br />

una scialuppa e di recarsi in una vicina isola per fare provviste. Tra di loro c’era un<br />

trombettiere olandese, molti servi di John Hawkins e un marinaio della Cornovaglia,<br />

Peter Carder, che scrisse un resoconto delle loro strane e spaventose avventure. Nella<br />

scialuppa c’erano soltanto provviste per un giorno, ma né carte né bussola, dal momento<br />

che non era previsto che stessero via a lungo. Tuttavia, dice Carder, «durante la<br />

notte il tempo peggiorò improvvisamente tanto da farci perdere di vista la nostra nave,<br />

e nonostante gli altri ci cercassero e noi cercassimo loro, per circa due settimane non<br />

riuscimmo più a ritrovarci. Nondimeno due giorni dopo averli persi di vista, raggiungemmo<br />

la riva e ci cibammo di mitili, ostriche, granchi e di radici che trovammo nei<br />

boschi, e due settimane dopo aver perso i nostri compagni tornammo nello Stretto di<br />

Magellano e scendemmo a terra in due punti del continente. Qui trovammo ostriche,<br />

mitili e granchi, come in precedenza, e riempimmo i barilotti di acqua dolce, e una<br />

volta incontrammo anche dei selvaggi, ma fuggirono quando ci videro arrivare». Ebbe<br />

quindi inizio una delle vicissitudini più difficili e penose di quell’età di audaci esplorazioni.<br />

Otto uomini in una piccola scialuppa navigarono lungo una costa ostile, fermandosi<br />

nello stretto per uccidere, salare ed essiccare alcuni pinguini, poi a Porto San Julian<br />

per pescare abramidi e sgombri, e infine vicino all’estuario del Rio de la Plata per<br />

cacciare e arrostire foche. Mentre erano a caccia nei boschi dal lato uruguayano del<br />

fiume, furono attaccati dagli Indiani, che li ferirono tutti e ne catturarono quattro. I sopravvissuti<br />

si misero in salvo sulla scialuppa e si diressero verso un’isola a circa tre leghe<br />

dalla riva. Due dei feriti morirono durante il viaggio e la scialuppa naufragò sulla<br />

costa rocciosa dell’isola. Carder e un certo William Pitcher di Londra, gli unici sopravvissuti,<br />

passarono due mesi sull’isola mangiando granchi, anguille e frutta. Sull’isola,<br />

però, non c’era acqua dolce e furono costretti a bere le loro urine. Dopo aver costruito<br />

una zattera di fortuna con legname trasportato dalle correnti, la caricarono di cibo<br />

e si diressero verso il continente, usando due pali al posto dei remi. La traversata richiese<br />

due giorni e tre notti. «Non appena sbarcati, trovammo un ruscello di gradevolissima<br />

acqua dolce» — scrive Carder — «che William Pitcher, il mio unico compagno<br />

e conforto, tormentato da una sete terribile, bevve in quantità eccessiva (nonostante<br />

io cercassi di dissuaderlo) e mezz’ora dopo, con mio grande dolore e sconforto,<br />

morì davanti ai miei occhi. Lo seppellii nella sabbia come meglio potei». Ormai solo,<br />

Carder incontrò degli Indiani amichevoli che lo portarono al loro villaggio e gli diedero<br />

da mangiare carne di armadillo e altre leccornie. Rimase con loro alcuni mesi, imparando<br />

il loro linguaggio e insegnando loro a costruirsi degli scudi che si rivelarono<br />

molto utili in una guerra contro una tribù vicina. Quegli Indiani erano cannibali che arrostivano<br />

e mangiavano i nemici, e tra coloro che furono mangiati c’erano due portoghesi<br />

e alcuni uomini di colore che, avendo sentito che c’era un inglese che viveva con<br />

loro, erano venuti per catturarlo. Quando fu stanco di vivere in mezzo a quei selvaggi,<br />

Carder si diresse verso la costa sperando di trovare una nave inglese o francese che lo<br />

riportasse in patria. Invece finì nelle mani di alcuni portoghesi, ma uno di loro, che<br />

aveva simpatia per gli Inglesi, lo protesse e lo aiutò. Le autorità decisero di scrivere a<br />

Lisbona per avere istruzioni sul da farsi, e intanto il suo amico portoghese lo assunse<br />

come sovrintendente in una piantagione di canna da zucchero. Due anni dopo Lisbona<br />

Supplemento alla Rivista Marittima


FRANCIS DRAKE - IL CORSARO DELLA REGINA<br />

Il passaggio di Drake.<br />

comunicò che Carder doveva essere mandato in Portogallo come prigioniero; ma, aiutato<br />

dal suo amico, evitò la cattura e alla fine trovò un passaggio a bordo di una nave<br />

mercantile portoghese diretta in Europa. La nave fu catturata nei pressi delle Azzorre<br />

da due navi da guerra inglesi e, alla fine di novembre del 1586, Carder tornò finalmente<br />

in patria, — 9 anni e 14 giorni dopo la separazione dalla flotta di Drake. Stranamente,<br />

dopo tutto quel tempo la regina stava ancora cercando informazioni sul processo a<br />

Thomas Doughty. Carder fu condotto alla sua presenza e, racconta, «ebbe la compiacenza<br />

di parlare con me per un’ora delle mie peripezie e della mia incredibile fuga, e<br />

anche dell’esecuzione di Doughty; poi mi consegnò 22 pezzi d’oro». Dopo aver perso<br />

di vista la scialuppa di Carder e compagni, la Golden Hind continuò a essere spinta a<br />

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FRANCIS DRAKE - IL CORSARO DELLA REGINA<br />

sud dalle tempeste finché, il 28 ottobre 1578, secondo The World Encompassed, «raggiungemmo<br />

l’estremità meridionale del continente». In effetti, Drake era arrivato alla<br />

punta estrema dell’America Meridionale, che successivamente sarebbe stata chiamata<br />

Capo Horn. Alcuni dubitano che Drake abbia effettivamente scoperto Capo Horn e ritengono<br />

che il punto più meridionale da lui raggiunto sia Henderson Island, circa 50<br />

miglia a nord-ovest del capo. Soltanto Felix Reisenberg, nel suo libro Cape Horn del<br />

1941, sostiene che Drake avrebbe trovato un’isola poi scomparsa. Comunque, qualunque<br />

sia il punto in cui era effettivamente finito, Drake fu in grado di guardare verso<br />

sud e non vide altro che la distesa d’acqua che oggi viene chiamata Passaggio di<br />

Drake. In questo modo condivide con Bartolomeo Dias (22) l’onore di aver tagliato<br />

via un lembo della Terra Australis Incognita, dato che la sua involontaria scoperta<br />

provò che il Sud America a un certo punto ha fine e che al di là dello Stretto di Magellano<br />

non è collegato ad alcun continente meridionale. Giunto a riva, si gettò a terra su<br />

di un promontorio erboso e allargò le braccia quanto più potè, come se cercasse di<br />

prendere possesso della «estremità meridionale del continente» in nome della regina<br />

Elisabetta. Francis Fletcher racconta che «con il mio ragazzo raggiunsi la parte più<br />

meridionale dell’isola fino al mare. Trovai che quell’isola si trova tre parti di grado più<br />

a sud delle altre isole. E dopo aver eretto un masso di una certa grandezza, con gli<br />

utensili che sempre appositamente porto con me quando vado a riva, incisi il nome di<br />

Sua Maestà, quello del suo regno, il giorno, il mese e l’anno». La tempesta che durava<br />

senza sosta da 51 giorni finalmente finì e i navigatori lasciarono la «regione più meridionale»<br />

dopo averle cambiato nome, dice Fletcher, «da Terra incognita a terra nunc<br />

bene cognita» — terra ora ben conosciuta. Non c’era più alcun motivo per cercare lo<br />

sconosciuto continente nel sud del Pacifico e, trovati finalmente venti favorevoli,<br />

Drake si diresse a nord-ovest e poi a nord, senza allontanarsi dalla costa del Cile desolata<br />

e rocciosa, dando inizio alla prima esplorazione inglese del Pacifico.<br />

Non videro né porti né insediamenti fino a quando raggiunsero i 37° sud e arrivarono<br />

all’isola di Mocha. Vi gettarono le ancore e Drake scese a terra in perlustrazione<br />

con una decina di uomini (23). L’isola era abitata da indiani che vi si erano rifugiati<br />

per sottrarsi alle crudeltà dei conquistatori spagnoli e nella raccolta di Hakluyt leggiamo<br />

che «Gli indigeni si avvicinarono a noi dimostrando molta cortesia, portandoci patate,<br />

radici e due pecore molto grasse, che il Comandante generale accettò e per le quali<br />

diede in cambio alcuni oggetti». Drake fece loro comprendere che avevano bisogno<br />

d’acqua, e il giorno seguente gli Indiani li condussero a una sorgente. Mentre vi si recavano,<br />

tuttavia, uno degli uomini di Drake usò la parola spagnola agua, pensando che<br />

gli Indiani la capissero più facilmente. Non soltanto la capirono benissimo, ma conclusero<br />

che i nuovi arrivati fossero spagnoli e si pentirono immediatamente della loro<br />

ospitalità. Il mattino seguente Drake mandò due uomini a riva a riempire d’acqua i barili.<br />

Gli Indiani li accompagnarono per un buon tratto, poi piombarono su di loro e li<br />

trucidarono. Drake, che li stava aspettando nella sua barca con i barili ancora vuoti, vide<br />

l’attacco e si precipitò a riva con nove uomini nel tentativo di salvarli. Centinaia di<br />

indiani, nascosti dietro le rocce, si precipitarono su di loro e nell’imboscata tutti gli Inglesi<br />

furono feriti. «Il Comandante generale fu ferito al viso, sotto l’occhio destro, vi-<br />

Supplemento alla Rivista Marittima


FRANCIS DRAKE - IL CORSARO DELLA REGINA<br />

cino al naso, la freccia infatti lo colpì sotto la basis cerebri, con qualche rischio per la<br />

vita; e inoltre fu ferito seriamente alla testa. Gli altri, i nove uomini che erano nella<br />

barca, furono feriti mortalmente in diverse parti del corpo». In qualche modo Drake e i<br />

suoi uomini riuscirono a mettersi in salvo sulla barca e le loro ferite si dimostrarono<br />

meno gravi di quanto inizialmente erano sembrate; infatti, quel pomeriggio stesso<br />

Drake era al comando mentre la Golden Hind lasciava in tutta fretta l’isola. Non volle<br />

tentare alcuna azione punitiva, dicendo che preferiva non mettere a rischio la vita di<br />

uno solo dei suoi uomini piuttosto che distruggere un centinaio di nemici, e inoltre, sapendo<br />

che gli indiani li avevano presi per spagnoli, sotto sotto approvava la loro ferocia<br />

anche se ne era stato l’innocente vittima. Quattro giorni dopo, il 30 novembre, erano<br />

ancorati in una baia a circa 32° sud, quando un indiano amichevole si avvicinò con<br />

una canoa; gli diedero un pò di stoffa, un coltello da macellaio e qualche altra cosa. Ne<br />

fu così felice che si recò subito al villaggio e mostrò i doni ai suoi amici, i quali portarono<br />

galline, uova, un grasso cinghiale e altre provviste da donare a Drake. Un altro<br />

indiano, evidentemente il capo della tribù, parlava spagnolo e, non sapendo che Drake<br />

era nemico della Spagna, disse a Drake (che parlava benissimo spagnolo) che il porto<br />

di Valparaiso non era lontano e che all’ancora c’era una nave spagnola carica i tesori.<br />

Nascondendo la propria soddisfazione, Drake fece in modo che l’indiano facesse loro<br />

da pilota e il 5 dicembre arrivarono a Valparaiso, che a quel tempo era un piccolo villaggio<br />

di circa nove famiglie. Il cronista di Hakluyt dichiara: «Quando vi arrivammo,<br />

trovammo la nave all’ancora con a bordo otto spagnoli e tre uomini di colore, i quali,<br />

credendo che fossimo spagnoli, ci diedero il benvenuto con i tamburi e prepararono<br />

una bottiglia (brocca) di vino del Cile da bere con noi: ma non appena fummo saliti a<br />

bordo, uno dei nostri cominciò a menare colpi e abbatté uno degli spagnoli dicendo<br />

Abaxo Perro (Muori, cane). Per farla breve, catturammo tutti gli spagnoli tranne uno<br />

che riuscì a gettarsi in mare e a raggiungere a nuoto la città per dare l’allarme». L’arrivo<br />

di una nave inglese in un porto cileno ebbe l’impatto di un terremoto. Tranne la<br />

breve e sfortunata incursione di Oxenham nei pressi di Panamà, nessun inglese era mai<br />

penetrato nel Pacifico e Oxenham era arrivato via terra, attraversando l’istmo. Questa<br />

volta Drake arrivava dall’altra parte dell’istmo, attraverso il quasi dimenticato Stretto<br />

di Magellano, facendo irruzione in un territorio che, dai tempi della conquista di Pizarro<br />

e Valdivia, quasi mezzo secolo prima, era stato esclusivo dominio della Spagna. Era<br />

come se una possente tromba avesse suonato la fine del monopolio spagnolo nel Pacifico.<br />

La gente di Valparaiso, che era stata avvisata, abbandonò la città senza aspettare<br />

di sperimentare la generosità di Drake. Con tutta calma, gli uomini di Drake perlustrarono<br />

i magazzini del porto e trovarono una gran quantità di vino cileno e alcune assi di<br />

legno di cedro. Caricarono tutto il vino sulla Golden Hind e anche parte delle assi, per<br />

farne legna da ardere. Saccheggiarono e sconsacrarono anche la chiesa, portando via<br />

un calice d’argento, due ampolle e una tovaglia da altare che Drake diede a Francis<br />

Fletcher. Ricompensarono quindi il loro pilota indiano, lo fecero sbarcare e liberarono<br />

anche l’equipaggio della nave spagnola, trattenendo soltanto un certo Juan Griego,<br />

perché facesse loro da pilota mentre procedevano lungo la costa. L’8 dicembre partirono<br />

portando con sè la nave catturata. Una volta ripreso il mare, Drake esaminò la nave<br />

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FRANCIS DRAKE - IL CORSARO DELLA REGINA<br />

spagnola e il suo carico, composto prevalentemente di vino, ma che comprendeva anche<br />

oro per un valore di 37.000 ducati e «una grande croce d’oro, ornata di smeraldi,<br />

su cui era inchiodato un Cristo dello stesso metallo». Sebbene l’Inghilterra non fosse<br />

ancora in guerra con la Spagna, Drake ritenne giusto impossessarsi di quel carico a<br />

parziale riparazione delle perdite subite a causa del tradimento di San Juan de UIùa. In<br />

cerca di un posto in cui riparare la nave e assemblare un’altra scialuppa, il 19 dicembre<br />

Drake si diresse, verso l’estuario del Coquimbo, a circa 29° 30’ sud. Qui mandò a<br />

riva 14 uomini a far rifornimento d’acqua e a esplorare la zona, non sapendo che proprio<br />

a nord del fiume c’era una grande guarnigione spagnola e che gli spagnoli avvertiti<br />

da spie indiane ne avevano mandato un contingente di cavalleria ad attaccarli.<br />

Drake però aveva sistemato delle sentinelle che videro avanzare la cavalleria spagnola<br />

e consentirono agli Inglesi di ritirarsi in tempo. Era chiaro, comunque, che non si trattava<br />

di un posto adatto e Drake si diresse verso un porto più favorevole a 27° 55’ sud.<br />

Il 19 gennaio del 1579 continuò la navigazione in direzione nord. In una località chiamata<br />

Tarapacà, mentre erano alla ricerca d’acqua, trovarono uno spagnolo addormentato<br />

con a fianco 13 lingotti d’argento. Senza svegliarlo, «lo liberammo del suo carico<br />

che altrimenti gli avrebbe potuto causare delle preoccupazioni. Mentre continuavamo<br />

ad andare alla ricerca dell’acqua, scendemmo a terra non lontano e incontrammo uno<br />

spagnolo con un ragazzo indiano che aveva con se otto agnelli di pecora peruviana [lama]:<br />

ogni pecora portava due bisacce di cuoio e in ciascuna c’erano 50 libbre di argento<br />

puro, in tutto 800 libbre; non potevamo certo permettere che un gentiluomo spagnolo<br />

si trasformasse in mandriano, e senza farci pregare offrimmo loro i nostri servizi e<br />

diventammo noi stessi mandriani». Un poco più a nord, a 22° 30’ sud, raggiunsero la<br />

grande città indiana di Mormorena, in mano spagnola e governata da due amministratori<br />

spagnoli. Drake non volle saccheggiare una città indiana, ma preferì commerciare<br />

e i due spagnoli non fecero obiezioni: Scambiando coltelli e specchietti con carne e<br />

pesce, gli Inglesi ottennero anche alcuni lama, che Francis Fletcher descrisse con cura:<br />

«La loro altezza e lunghezza è pari a quella di una mucca. Hanno il collo simile a<br />

quello dei cammelli, mentre la testa ricorda quella delle pecore. Gli Spagnoli se ne servono<br />

con notevoli vantaggi. La loro lana è straordinariamente bella la loro carne molto<br />

gradevole e, inoltre, sono in grado di trasportare su percorsi di montagna carichi notevoli<br />

per 300 leghe filate, laddove non è possibile nessun altro tipo di trasporto». Drake<br />

cercò di impossessarsi di tutta la ricchezza possibile: arrivato il 7 febbraio nel porto di<br />

Arica a 20° sud e trovate due navi spagnole che l’equipaggio terrorizzato aveva abbandonato,<br />

scoprì «più di quaranta barre d’argento (delle dimensioni dei mattoni usati come<br />

proiettili) delle quali ci facemmo carico per alleviare il loro peso». Nel porto successivo<br />

trovò una terza nave che aveva trasportato 800 barre d’argento, ma la notizia<br />

del suo arrivo lo aveva preceduto e la nave era stata scaricata in tempo. Ora la sua destinazione<br />

era Callao, il porto di Lima, capitale del Perù spagnolo, a 12° 30’ S. Quando<br />

Drake vi arrivò, il 15 febbraio, 15 o 20 navi spagnole erano in porto, ma per lo più<br />

si trovavano agli ormeggi e senza vele, come se si ritenesse del tutto impossibile che<br />

un nemico potesse entrare in porto. Proprio al largo di Callao, Drake catturò una piccola<br />

nave spagnola e obbligò il pilota, Gaspar Martén, a condurlo in porto nel buio<br />

Supplemento alla Rivista Marittima


FRANCIS DRAKE - IL CORSARO DELLA REGINA<br />

della notte. Drake interrogò Martén per avere notizie della Marigold e della Elizabeth,<br />

ma lo spagnolo non ne sapeva nulla. Gli diede invece alcune utili informazioni sui movimenti<br />

della flotta spagnola che trasportava preziosi: una nave, la Nuestra Señora del<br />

Valle, che apparteneva a un ben noto comandante di nome Miguel Angel, si trovava a<br />

Callao per caricare 1.500 lingotti d’argento, insieme a sete, tessuti e monete d’argento;<br />

un’altra nave, la Cacafuego, era passata da Callao due settimane prima, dove aveva caricato<br />

una grande quantità di oro e argento da trasportare a Panamà. Drake seppe anche<br />

che il suo amico Oxenham era in prigione a Panarnà con altri due inglesi ed ebbe<br />

le ultime notizie sulla situazione politica mondiale, venendo a conoscenza della morte<br />

di re Sebastiano del Portogallo nel corso di una guerra contro il Marocco e di quelle,<br />

quasi contemporanee, di re Enrico III di Francia e di papa Gregorio XIII (24). Con notevole<br />

sangue freddo gettò le ancore in porto, proprio in mezzo alle navi spagnole, e<br />

diede rapidamente inizio all’attacco abbordando la nave di Miguel Angel, ma scoprì<br />

che il suo carico di tesori non era ancora arrivato. Poi abbordò la San Cristobal, che<br />

era appena arrivata da Panamà ed era carica di merce varia. Nell’attacco un inglese fu<br />

ucciso, ma in generale gli Spagnoli, che consideravano Drake una specie di demone<br />

che si era scatenato in mezzo a loro, opposero poca resistenza. Dopo aver saccheggiato<br />

tutte le navi del porto senza aver trovato merce preziosa, Drake prese il carico della<br />

San Cristobal, tagliò i cavi delle ancore di tutte le navi spagnole, rese inutilizzabili le<br />

due più grandi tagliando via gli alberi maestri e le lasciò andare alla deriva in una gran<br />

confusione. Poi il 16 febbraio partì alla ricerca della Cacafuego e del suo prezioso carico.<br />

La notizia di quanto stava avvenendo raggiunse a mezzanotte il palazzo di Lima<br />

in cui risiedeva Don Francisco de Toledo, viceré del Perù, Quest’uomo, energico e abile,<br />

che si conquistò una discutibile notorietà per aver ordinato 1’esecuzione di Tupac<br />

Amaru, l’ultimo degli Incas, decise di farla finita una volta per tutte con quel bucaniere<br />

e inviò due navi a dargli la caccia. «Anche se partirono lo stesso giorno e si misero<br />

alla caccia dei corsari» — dichiara un documento ufficiale spagnolo del 18 febbraio —<br />

«non riuscirono a raggiungerli e non ottennero alcun successo, poiché mentre preparavano<br />

le loro navi, il nemico si era allontanato. E non poterono neppure inseguirlo molto<br />

a lungo, dato che, a causa della fretta con cui le navi erano state equipaggiate, non<br />

avevano abbastanza provviste. Pertanto fecero ritorno in quello stesso porto per rifornirsi<br />

di quanto era necessario». Per rallentare i suoi inseguitori Drake lasciò libera la<br />

nave da carico San Cristobal, che aveva preso come bottino ma lasciò a bordo il pilota<br />

greco, di nome Juan Griego, e da lui gli spagnoli appresero il nome del loro demoniaco<br />

avversario: «Il Comandante Francisco Andreque». Il viceré Toledo decretò che, a<br />

spese del re, fossero inviate navi a mettere in guardia tutti i porti della costa contro gli<br />

attacchi di «Andreque». Il 20 febbraio Drake raggiunse il porto di Paita e ci entrò sperando<br />

di trovarvi la Cacafuego. Non c’era, ma mentre saccheggiava alcune imbarcazioni<br />

all’ancora, Drake seppe che la nave aveva fatto tappa a Paita soltanto due giorni<br />

prima. Affrettandosi verso nord, gli Inglesi scrutavano 1’orizzonte in cerca della Cacafuego,<br />

nella speranza, per dirla con The World Encompassed, di poter fare «una cortesia<br />

al suo capitano liberandolo dalla preoccupazione di prendersi cura di quanto trasportava<br />

la nave». Nella raccolta di Hakluyt troviamo che «Il nostro Comandante ge-<br />

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52<br />

FRANCIS DRAKE - IL CORSARO DELLA REGINA<br />

nerale promise che chi avesse avvistato per primo la nave avrebbe avuto la sua catena<br />

d’oro in cambio della buona notizia. Accadde che mentre John Drake saliva di vedetta,<br />

verso le tre [del primo marzo 1579] la vide e verso le sei la raggiungemmo e la abbordammo».<br />

Nuño da Silva aggiunse un curioso dettaglio: a quel punto, racconta, la Golden<br />

Hind era talmente carica di tesori spagnoli che si trovava sbilanciata e navigava<br />

male; per ovviare a questo inconveniente, una volta avvistata la Cacafuego Drake fece<br />

riempire d’acqua alcune giare che avevano contenuto vino cileno e le fece appendere a<br />

poppa, dopo di che la nave fu più bilanciata. Ma Julian Corbett, la cui biografia di<br />

Drake del 1898 è tuttora considerata un’opera fondamentale, ritiene che Silva, o il suo<br />

traduttore cinquecentesco, si sia sbagliato e che Drake abbia semplicemente usato un<br />

trucco, molto comune tra i pirati dell’epoca, per ingannare la preda. Secondo Corbett,<br />

infatti, Drake avrebbe appeso le giare piene d’acqua per continuare a mantenere alzate<br />

le vele senza avanzare molto, in modo da non superare la Cacafuego prima del tramonto<br />

ed essere pronto a manovrare velocemente, se necessario. Il comandante della<br />

Cacafuego era San Juan de Anton, un biscaglino che, secondo Nuño da Silva, era stato<br />

allevato in Inghilterra. La sua nave era insolitamente grande e carica di tesori; i resoconti<br />

spagnoli la indicano semplicemente come la Nao Rica, «la nave ricca», anche se<br />

il vero nome sembra che fosse Nuestra Señora de la Concepcion. Cacafuego era in verità<br />

un soprannome, il cui significato è anche troppo chiaro. Poche settimane dopo il<br />

suo incontro con Drake, San Juan de Anton si presentò davanti alla corte reale di Panamà<br />

per raccontare la sua storia e la raccontò anche a Pedro Sarmiento de Gamboa,<br />

lo scopritore delle Isole Salomone, che la pubblicò. Sarmiento racconta che: «A mezzogiorno<br />

di domenica 1° marzo, San Juan de Anton, che si trovava in mare a bordo<br />

della sua nave vide, vicino a riva, una nave che andava nella sua stessa direzione, verso<br />

Panarnà. Pensò che fosse un brigantino proveniente da Guayaquil e si diresse a<br />

quella volta. Verso le nove di sera, l’imbarcazione inglese tagliò la strada alla nave di<br />

San Juan e immediatamente le si accostò. San Juan salutò, ma la nave corsara non ricambiò<br />

il saluto. Pensando che fosse una nave proveniente dal Cile, dove in quel periodo<br />

era in atto una ribellione, San Juan si accostò alla murata. Ma gli Inglesi stavano<br />

già abbordando la sua nave gridando: “Inglesi! Ammainate le vele!” Qualcuno disse:<br />

“Ammainate le vele, comandante San Juan; altrimenti, state in guardia, o rischiate di<br />

essere affondati”. San Juan rispose: “Che razza di inglese è mai chi mi ordina di ammainare<br />

le vele? Se le ammaini lui!” Poi gli Inglesi attaccarono e la nave spagnola fu<br />

costretta alla resa. Chiesero quindi chi fosse il pilota — continua Sarmiento — e dove<br />

fosse il comandante proprio allo stesso San Juan che si trovava da solo sul ponte. Rifiutò<br />

di rispondere. Non vedendo nessun altro sul ponte, lo presero e lo portarono sulla<br />

nave inglese, dove vide il corsara Francis Drake che si stava togliendo l’elmo e la cotta<br />

di maglia di ferro. Francis Drake abbracciò San Juan e Anton dicendo: “Abbi pazienza,<br />

perché in guerra si fa così” e diede subito ordine che fosse rinchiuso nella cabina<br />

di poppa, con dodici uomini di guardia». Il mattino seguente, alle nove, Drake salì<br />

a bordo della Cacafuego per fare colazione, dopo aver dato ordine di apparecchiare la<br />

sua tavola per San Juan de Anton, come se avesse dovuto far colazione lui stesso. Fino<br />

a mezzogiorno Drake esaminò il tesoro di cui si era impadronito, poi diede ordine di<br />

Supplemento alla Rivista Marittima


FRANCIS DRAKE - IL CORSARO DELLA REGINA<br />

partire e le due navi si mossero insieme verso nord-ovest. Nei tre giorni seguenti la<br />

scialuppa trasportò il tesoro dalla Cacafuego sulla Golden Hind. Il bottino era immenso,<br />

dice The World Encompassed: «Una discreta quantità di gioielli e pietre preziose,<br />

13 ceste di monete d’argento, ottanta libbre [circa 40 kg] di oro, 26 tonnellate di argento<br />

non coniato, due bellissime coppe di argento dorato e altri oggetti del genere,<br />

per un valore di circa 360.000 pesos». Un ragazzo che faceva parte dell’equipaggio<br />

della nave spagnola commentò: «La nostra nave non dovrebbe essere chiamata Cacafuego<br />

(fuoco) ma Cacaplata (argento)», il che divertì molto Drake e i suoi uomini. Il<br />

trattamento riservato da Drake ai prigionieri spagnoli fu esemplare. Sarmiento racconta<br />

che «l’inglese fece molti regali a coloro che aveva derubato. A tutti diede 30 o 40<br />

pesos in denaro, mentre ad alcuni donò oggetti di provenienza portoghese... A San<br />

Juan de Anton regalò un fucile a pietra focaia, dicendogli che gli era stato mandato<br />

dalla Germania e che gli era molto caro... A un mercante di nome Cuevas donò alcuni<br />

ventagli ornati di specchietti, dicendo gli che erano per la sua signora. E infine consegnò<br />

a San Juan de Anton una coppa d’argento dorato che recava al centro la scritta<br />

Franciscus Draqus». Conversando con San Juan de Anton, Drake parlò del tradimento<br />

di San Juan de Ulua, lamentandosi per la slealtà del viceré Martin Enriquez e facendo<br />

notare come ben 300 inglesi fossero morti a causa del suo tradimento, mentre Drake<br />

aveva perso personalmente 7.000 pesos. Pregò, infine, il comandante spagnolo di intercedere<br />

presso il viceré del Perù in favore di John Oxenbam e degli altri Inglesi prigionieri<br />

a Lima. San Juan gli assicurò, a torto, che Oxenham non sarebbe stato giustiziato<br />

e «Francis se ne rallegrò molto e la sua collera si calmò, dal momento che ogni<br />

volta che parlava di simili cose si arrabbiava molto». Con l’altro comandante Drake si<br />

mise persino a discutere della rotta, sottolineando che c’erano quattro rotte possibili<br />

dal Pacifico all’Atlantico: «Una attraverso il Capo di Buona Speranza e l’India; un’altra<br />

attraverso la Norvegia, e un’altra ancora per lo Stretto di Magellano. Non volle indicare<br />

qual era la quarta». Sarmiento pensa che si trattasse dello stretto di Anian, che<br />

dalle coste della Cina portava oltre il Polo Nord. Drake disse a San Juan che pensava<br />

di arrivare in Inghilterra in sei mesi; ma l’altro gli rispose che avrebbe impiegato non<br />

meno di un anno. Il 7 marzo, Drake lasciò libero San Juan de Anton e gli riconsegnò la<br />

sua nave, ormai priva del carico. Era ancora convinto che la Marigold e la Elizabeth lo<br />

stessero seguendo e, per evitare che la Cacafuego fosse nuovamente catturata, e depredata,<br />

dalle altre due navi inglesi, consegnò a San Juan un salvacondotto in inglese.<br />

L’originale di questo interessante documento è andato perduto, ma il testo è giunto fino<br />

a noi in modo tortuoso; finì nelle mani dell’Inquisizione di Lima, dove Oxenham e<br />

i suoi uomini erano interrogati, e un prigioniero inglese, John Butler, lo tradusse in ottimo<br />

spagnolo a beneficio dei suoi carcerieri. La traduzione spagnola è finita successivamente<br />

negli archivi dell’Inquisizione e il cui testo recita:<br />

La cattura della Cacafuego aveva calmato la cupidigia di Drake che cominciava a<br />

pensare che fosse ora di lasciare la costa del Sud America per intraprendere la fase seguente<br />

del suo viaggio. Tuttavia era incerto se andare nelle Molucche e in Cina o risalire<br />

semplicemente la costa occidentale dell’America fìno a raggiungere lo Stretto di<br />

Anian che lo avrebbe fatto arrivare direttamente in patria. Mentre meditava sulla deci-<br />

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FRANCIS DRAKE - IL CORSARO DELLA REGINA<br />

sione da prendere, continuava ad andare a nord e continuava, quasi per abitudine, a<br />

«Signor Winter, se piace a Dio che per buona sorte la Signoria Vostra incontri<br />

San Juan de Anton, vi prego di trattarlo bene, secondo quanto Io gli ho promesso e<br />

la Signoria Vostra avesse necessità di qualsiasi cosa trasportata dalla nave di San<br />

Juan de Anton, gli paghi il doppio del valore delle merci che sono a bordo. Date ordine<br />

che nessuno dei vostri soldati lo ferisca o gli faccia alcun male... Io, il vostro<br />

comandante il cui cuore è molto preoccupato per la vostra sorte,<br />

Francis DRAKE»<br />

saccheggiare le navi spagnole. Raggiunto il punto più occidentale del Sud America,<br />

non seguì ulteriormente la costa, ma si diresse verso nord-ovest e il Nicaragua. Strada<br />

facendo, catturò una nave che trasportava una preziosa raccolta di carte del Pacifico,<br />

copiate da quelle di Urdaneta. Pochi giorni dopo, il 16 marzo, la Golden Hind raggiunse<br />

l’isola di Cafio, al largo delle coste del Nicaragua; qui Drake rimase per otto giorni,<br />

riparando la nave, facendo rifornimenti e assemblando un’altra scialuppa. Dopo un<br />

forte terremoto, che per fortuna non gli causò alcun danno, i1 24 marzo partì per il<br />

Messico che era ancora governato dal suo vecchio nemico, Don Martin Enriquez. Il 4<br />

aprile, circa un’ora prima dell’alba, sempre al largo delle coste del Nicaragua, Drake si<br />

imbattè in una nave spagnola. A bordo c’era Don Francisco Zarate, un gentiluomo di<br />

nobili natali il cui resoconto della propria cattura getta nuova luce sulla personalità di<br />

Drake. «Al chiaro di luna vedemmo una nave molto vicina. Il nostro timoniere le gridò<br />

di allontanarsi, ma nessuno rispose, come se fossero stati addormentati. Il timoniere<br />

allora gridò più forte e chiese loro da dove venivano. Risposero “dal Perù” e che la nave<br />

era “di Miguel Angel”, un comandante molto noto da quelle parti». Drake aveva<br />

obbligato uno spagnolo, catturato di recente su di un’altra nave, a dare quella risposta.<br />

Poi, improvvisamente — scriveva Zarate — «passò alla nostra poppa ordinandoci di<br />

ammainare le vele e sparandoci sette o otto colpi di archibugio. In un primo momento<br />

pensammo che si trattasse di uno scherzo, ma non era così. Da parte nostra non ci fu<br />

nessuna resistenza, anche perché a bordo non c’erano più di sei uomini svegli, cosi salirono<br />

sulla nostra nave con ben poco rischio da parte loro, come se fossero stati nostri<br />

amici. Non fecero male a nessuno, ma si limitarono a prendere le spade e le chiavi dei<br />

passeggeri». Questo ci fa capire perché le sue imprese piratesche avevano tanto successo,<br />

anche contro navi più grandi e meglio armate: attaccava di sorpresa, con un’audacia<br />

tale che spesso coglieva i nemici del tutto impreparati. Mai cedette alla tentazione<br />

di un attacco imprudente contro un nemico ben preparato ma, colpendo velocemente<br />

e imprevedibilmente, demoralizzava e disorientava completamente gli spagnoli al<br />

punto che soltanto di rado i suoi attacchi causavano morti, sia da una parte che dall’ara<br />

(25). Zarate dice che Drake è «un nipote di John Hawkins ed è colui che, circa cinque<br />

Supplemento alla Rivista Marittima


FRANCIS DRAKE - IL CORSARO DELLA REGINA<br />

anni fa, prese il porto di Nombre de Dios. Si chiama Francisco Drac, ha circa 35 anni,<br />

è di bassa statura, con una bella barba ed è uno dei più grandi marinai che abbiano solcato<br />

i mari, sia come navigatore che come comandante. La sua nave è un galeone di<br />

circa 400 tonnellate (26) e naviga benissimo. L’equipaggio è di un centinaio di uomini,<br />

tutti della marina e in età da combattere, e sono tutti esperti come ci si può aspettare da<br />

soldati che hanno combattuto in Italia. Ognuno di loro mette una cura particolare nel<br />

tenere pulito il proprio archibugio. Drake tratta i suoi uomini con affetto ed essi lo rispettano.<br />

Si fa servire con piatti d’argento con bordi dorati e con ghirlande dorate, che<br />

recano il suo stemma. A bordo ha tutte le leccornie possibili e acque profumate….<br />

Pranza e cena al suono delle viole». Drake fu gentile con Zarate, che pure non aveva<br />

oro da offrirgli. Chiese allo spagnolo se conosceva Don Martin Enriquez: «Si rispose.<br />

C’è qualche suo parente o qualche cosa che gli appartenga a bordo di questa nave?»<br />

No, signore. «Bene, trovarmi di fronte a lui mi procurerebbe più gioia che trovare tutto<br />

l’oro e l’argento delle Indie. Vedreste come i gentiluomini dovrebbero mantenere la<br />

propria parola». Quando lasciò liberi gli Spagnoli, dopo aver regalato a ogni uomo una<br />

manciata di monete d’argento, pregò vivamente Zarate «di dire ad alcuni inglesi che si<br />

trovavano a Lima che lo aveva incontrato e che stava bene. Da questo si deduce che ha<br />

spie in tutto questo regno e in Perù». Zarate non sapeva che le «spie» erano Oxenham<br />

e i suoi uomini, in attesa di essere giustiziati. Verso il 15 aprile Drake arrivò alla città<br />

di Guatulco, o Aquatulco, a 15° 40’ nord: la saccheggiò, si impadronì di alcuni tesori e<br />

profanò una chiesa cattolica. Qui, inoltre, rilasciò tutti i prigionieri, tra cui Nuño da<br />

Silva, che aveva catturato più di 14 mesi prima nelle Isole di Capo Verde. Silva andò a<br />

Città del Messico dove, incautamente, ammise davanti a Don Martin Enriquez di aver<br />

fatto parecchie volte la comunione, a bordo della Golden Hind, secondo il rito protestante.<br />

Anche se insistette di averlo fatto perché costretto, fu chiamato davanti all’Inquisizione<br />

e accusato di essersi volontariamente macchiato di eresia. Cosa che negò<br />

anche sotto tortura; tuttavia gli inquisitori, memori del trattamento cortese riservato da<br />

Drake agli altri prigionieri, rifiutarono di credere che il pilota portoghese fosse stato<br />

costretto ad abbracciare il protestantesimo contro la sua volontà; fu pertanto dannato a<br />

confessare pubblicamente il proprio peccato e a essere esiliato per sempre dalle Indie.<br />

Sembra che Silva si sia poi trasferito definitivamente in Inghilterra e nel 1593 prese<br />

parte a una spedizione di bucanieri lungo la costa brasiliana. A Guatulco, Drake decise<br />

che era ora di abbandonare la pirateria e pensare finalmente alla prossima destinazione.<br />

Prese seriamente in considerazione l’idea di lasciar perdere le Molucche e tornare<br />

in Inghilterra con il bottino; ma lungo quale rotta? Andare a sud, ripassando per lo<br />

Stretto di Magellano, voleva dire rischiare di finire nelle grinfie delle flottiglie spagnole<br />

che incrociavano lungo le coste del Sud America nella speranza di intercettarlo, e<br />

inoltre non aveva nessuna voglia di sperimentare di nuovo la violenza delle tempeste<br />

dell’Antartico. Puntare a nord, verso l’ipotetico Stretto di Anian, voleva dire andare al-<br />

(25) Sembra che non abbia ucciso neppure un solo spagnolo e, a quanto si sa, ebbe una sola perdita: un<br />

uomo trucidato a Callao.<br />

(26) L’esagerazione è di almeno quattro volte.<br />

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FRANCIS DRAKE - IL CORSARO DELLA REGINA<br />

la ricerca dell’ignoto, ed esitava a farlo. Non restavano che le Molucche, ma quando,<br />

alla latitudine del Nicaragua, tentò di accostare verso ovest, Drake si trovò in una bonaccia<br />

e non gli rimase altra scelta che continuare ad andare a nord, lungo quello che<br />

gli elisabettiani chiamavano «la parte posteriore dell’America». Tenendosi molto al<br />

largo, seguì la costa del Messico e risalì la Baja California, sempre senza trovare un<br />

vento favorevole che lo spingesse verso ovest; ma a quel punto era ormai tanto a nord<br />

che decise di cercare lo Stretto di Anian. Nel frattempo anche gli spagnoli cercavano<br />

di scoprire quale potesse essere la rotta di Drake, e i documenti ufficiali, che nei primi<br />

mesi del 1579 andavano avanti e indietro, riflettono la loro preoccupazione e la loro<br />

perplessità. In febbraio, a Callao, Drake aveva detto che pensava di tornare in Inghilterra<br />

«passando per la Cina e la rotta portoghese», vale a dire passando per il Capo di<br />

Buona Speranza. Ma un documento redatto in aprile e indirizzato al re Filippo II indica<br />

che gli spagnoli erano convinti che avesse cercato deliberatamente di ingannarli. Il<br />

suddetto documento considera le varie possibilità, scartando lo Stretto di Anian (27)<br />

«poiché nessuno vi è mai passato e non si sa neppure se esista davvero». E non era<br />

neppure possibile che Drake pensasse di tornare navigando in acque portoghesi, poiché<br />

«la navigazione è lunga e pericolosa, e dovrebbe circumnavigare tutto il mondo<br />

prima di arrivare in patria... non potrebbe trasportare su una sola nave tutte le provviste<br />

necessarie per 80 uomini, anche se a bordo non avesse altro carico che i viveri....<br />

dovrebbe toccare i porti portoghesi, o quanto meno passarvi non lontano: con il rischio<br />

di essere catturato... Nel raggiungere l’Asia rischierebbe anche di incontrare i turchi<br />

ma soprattutto, avendo dichiarato di voler tornare in patria passando dalla Cina, dobbiamo<br />

credere il contrario». E inoltre, se Drake voleva seguire quella rotta, perché mai<br />

aveva rilasciato un pilota esperto come Silva? La cosa più probabile, concludeva il documento,<br />

era che «tornasse attraverso lo Stretto di Magellano» dal quale era arrivato.<br />

Avendo stabilito, a proprio uso e consumo, che Drake sarebbe stato presto di ritorno<br />

lungo le coste del Sud America, gli Spagnoli si prepararono a intercettarlo. La Golden<br />

Hind lasciò Guatulco 1’11 aprile 1579 e navigò verso nord-ovest senza vedere terra fino<br />

al 3 giugno, quando raggiunse i 42° nord al largo delle coste dell’Oregon. Qui trovarono<br />

un clima estremamente rigido per parecchi giorni, con effetti pesanti su uomini<br />

che avevano trascorso molti mesi ai tropici. Il 15 giugno venti contrari costrinsero la<br />

nave a dirigersi verso la costa, che era spuntata del tutto inaspettatamente, dal momento<br />

che nessuno pensava che l’America del nord arrivasse tanto a ovest. Gettarono le<br />

ancore in una baia aperta e poco riparata, a una latitudine di circa 48° nord, pressappoco<br />

quella dell’isola di Vancouver. Le tempeste di vento che li avevano tormentati cessarono,<br />

ma furono sostituite dalla «nebbia più fitta e maleodorante». Il freddo non diminuiva<br />

e, peggio ancora, il vento che continuava a soffiare da nord sembrava impedire<br />

qualsiasi ulteriore ricerca dello Stretto di Anian e del Passaggio a nord-ovest. Tornarono<br />

dunque indietro, navigando lungo una costa dove, in giugno, le colline erano<br />

(27) Qui chiamato lo stretto de los bacallaos, dei «baccalà».<br />

(28) Alcuni geografi sostengono che, a causa della nebbia, Drake approdò un po’ più a nord, in un punto<br />

noto oggi come «la baia di Drake».<br />

Supplemento alla Rivista Marittima


FRANCIS DRAKE - IL CORSARO DELLA REGINA<br />

bianche di neve e il 17 di quello stesso mese trovarono un buon porto, a 38° 30’ nord.<br />

Qui scesero a terra per un soggiorno di più di un mese. Erano arrivati alla Baia di San<br />

Francisco (28). Non era la prima volta che degli Europei arrivavano in California. È<br />

possibile che già nel 1520 una spedizione portoghese avesse attraversato il Pacifico<br />

partendo dalle Molucche e avesse scoperto la costa del Nord America, anche se è un’ipotesi<br />

poco attendibile. Tuttavia non c’è alcun dubbio sul fatto che un gruppo di spagnoli,<br />

comandanti da Juan Rodriguez Cabrillo, abbia esplorato meticolosamente l’intera<br />

costa, nel 1542-1543, arrivando fino a 44° nord. Sembra che Drake non sapesse di<br />

Cabrillo, dal momento che si considerò lo scopritore di quel territorio. Gli Inglesi trovarono<br />

1’estate di San Francisco terribilmente rigida; faceva così freddo che sarebbero<br />

stati costretti a indossare abiti invernali. Se «pesanti esercizi fisici e la necessità di<br />

compiere lavori manuali» non li avessero riscaldati. E ciò non era interamente dovuto<br />

alle difficoltà di adeguarsi al clima temperato dopo un lungo soggiorno ai tropici, poiché<br />

dopo breve tempo incontrarono alcuni indiani che «non erano mai stati ai tropici, e<br />

che erano abituati a quel paese e a quel clima... e ciò nonostante arrivavano tremando<br />

avvolti nelle loro pesanti pellicce, tenendosi stretti gli uni agli altri, come per scaldarsi<br />

reciprocamente». Alcuni dei marinai di Drake avevano prestato servizio nelle spedizioni<br />

che erano andate alla ricerca del passaggio a nord-ovest e sostenevano che faceva<br />

più freddo qui, in giugno, che a 72° nord, al largo della costa settentrionale della<br />

Norvegia. Questo misterioso freddo, così insolito rispetto alla consueta mitezza di quel<br />

clima, ha stupito i geografi; tuttavia coloro che conoscono la nebbia di San Francisco<br />

saranno perfettamente d’accordo con la seguente affermazione di Francis Fletcher:<br />

«Nei quattordici giorni di permanenza mai, in nessuna ora del giorno o della notte, l’aria<br />

fu abbastanza limpida da consentirei di calcolare l’altezza del sole o delle stelle».<br />

All’indomani del loro arrivo, un certo numero di indigeni apparve sulla riva e un uomo<br />

si diresse verso la loro nave con una canoa. Quando era ancora molto lontano cominciò<br />

a parlare a coloro che erano a bordo e quando fu vicino si fermò e cominciò<br />

«un lungo e noioso discorso», con molti gesti, segni e atti di riverenza, dopo di che<br />

tornò a riva. Poco dopo ne arrivò un altro allo stesso modo, e poi un terzo, che portava<br />

in dono alcune penne nere legate a una corda e un piccolo cestino di giunchi intrecciati<br />

che conteneva un erba chiamata tobàh (29). Legò quei doni a un corto bastone e li<br />

gettò nella barca della nave. Drake avrebbe voluto regalargli a sua volta qualcosa, ma<br />

l’indiano ignorò alcuni oggetti che gli vennero inviati su di un asse e prese soltanto un<br />

cappello che dalla nave gli fu gettato in acqua, poi ritornò a riva. Gli Inglesi ebbero<br />

l’impressione di essere stati scambiati per dei. Sulla Golden Hind si era aperta una falla;<br />

per alleggerire la nave in modo da poterla riparare, Drake 1’aveva fatta ancorare vicino<br />

a riva e aveva fatto scaricare buona parte delle vettovaglie e del carico. Un gruppo<br />

di uomini rizzò delle tende e cominciò a costruire un fortino e, mentre lavoravano,<br />

arrivarono moltissimi indiani che si misero a guardare pieni di stupore e di timore re-<br />

(29) Nella raccolta di Hakluyt quest’erba è erroneamente chiamata tabacco; ma il tabacco era noto in Inghilterra<br />

fin dal 1565 mentre il tobàh era chiaramente qualcosa di sconosciuto agli uomini di Drake.<br />

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FRANCIS DRAKE - IL CORSARO DELLA REGINA<br />

verenziale. Erano armati, tuttavia posarono archi e frecce a un cenno di Drake che stava<br />

ben all’erta nonostante l’innocenza fanciullesca, almeno all’apparenza, di quei californiani.<br />

Gli uomini erano nudi; le donne portavano soltanto indumenti di corda attorno<br />

alla vita e mantelli di pelle di daino sulle spalle. Nella speranza di mantenere il<br />

tono amichevole dell’incontro, Drake diede loro camicie e pezzi di stoffa, «sistemando<br />

generosamente su di loro quanto serviva a coprire la loro nudità» — cita The World<br />

Encompassed — «cercando nello stesso tempo di far loro capire che non eravamo dei<br />

ma uomini e avevamo bisogno anche noi di coprire le nostre vergogne; e inoltre mangiammo<br />

e bevemmo davanti a loro, affinché capissero che senza cibo non potevamo<br />

vivere ed eravamo quindi uomini esattamente come loro». Ciò nondimeno gli indiani<br />

continuarono a considerare gli Inglesi degli dei e poco tempo dopo i visitatori ebbero<br />

modo di osservare un aspetto meno fanciullesco di questi indigeni; infatti, non appena<br />

furono tornati alle loro case, a circa tre quarti di miglio dal porto, cominciarono una<br />

strana cerimonia, dando inizio «a una sorta di pianto lamentoso, le donne in particolar<br />

modo alzavano la voce in urla stridule e piene di dolore».<br />

Passarono due giorni senza che gli Indiani si facessero vedere poi arrivarono in gran<br />

numero, portando piume e sacchetti di tobàh come offerte per le nuove divinità. Salirono<br />

sulla collina ai cui piedi gli Inglesi avevano costruito il loro forte e un altro oratore si<br />

fece avanti pronunciando con voce tonante un discorso infuocato. Quando ebbe finito<br />

gli altri si inchinarono «in modo sognante» e gridarono ad alta voce come per approvare<br />

quanto aveva detto; quindi gli uomini deposero i loro archi e scesero dalla collina per<br />

presentare le loro offerte a Drake. «Nel frattempo le donne cominciarono a fare violenza<br />

a se stesse come se fossero state disperate, piangendo e urlando con voce stridula e<br />

lamentosa, strappandosi la carne dalle guance con le unghie in modo mostruoso, mentre<br />

il sangue colava sui loro seni... e gettandosi a terra con furia, senza preoccuparsi delle<br />

condizioni del terreno, che fosse cioè pulito o morbido, ma sbattendo con violenza su<br />

pietre, cumuli appuntiti, ceppi di legno, cespugli spinosi». Drake rimase allibito di fronte<br />

a un rito tanto violento. Radunati i propri uomini, pregò Dio «di aprire i loro occhi<br />

affinché potessero essere chiamati alla conoscenza del Dio vivente». Il canto dei salmi<br />

e la lettura della Bibbia piacque a tal punto agli Indiani che negli incontri seguenti chiesero<br />

agli Inglesi di cantare ancora. Alla fine della cerimonia Drake offrì doni agli Indiani,<br />

che educatamente li rifiutarono come se «pensassero che l’essersi potuti avvicinare<br />

liberamente a noi fosse un dono più che sufficiente». Tre giorni dopo, i1 26 giugno, gli<br />

Indiani arrivarono ancora più numerosi, come se fossero venuti da tutte le zone vicine<br />

per vedere gli Inglesi. Questa volta c’era anche il re, con una guardia del corpo di cento<br />

guerrieri. Era preceduto da due araldi che si avvicinarono al fortino inglese e annunciarono,<br />

sia a gesti che a parole, che il loro hiòh (30) voleva incontrare Drake e come prima<br />

cosa desiderava inviargli alcuni doni in segno di pace e di amicizia. Drake acconsentì<br />

e poco dopo apparve il corteo reale, guidato da «un uomo dal fisico imponente»<br />

che reggeva uno scettro di legno nero, al quale erano attaccate due corone di piume e<br />

tre catene fatte con anelli d’osso e un sacchetto di tobàh. Accanto a questo dignitario<br />

camminava lo hiòh, che portava una corona intrecciata e un mantello di pelli di coniglio;<br />

anche le sue guardie del corpo erano in uniforme e i loro visi erano dipinti ciascu-<br />

Supplemento alla Rivista Marittima


FRANCIS DRAKE - IL CORSARO DELLA REGINA<br />

no con un colore diverso. Seguivano gli uomini comuni, nudi ma con decorazioni di<br />

piume tra i capelli, mentre l’ultima parte della processione era composta da un gruppo<br />

di donne e bambini che portavano cesti di tobàh, di radici chiamate petàh, di pesce arrostito,<br />

semi e altro. Mentre lo hiòh si avvicinava, Drake, sempre all’erta, si tenne pronto<br />

a un eventuale attacco. Ma gli Indiani non avevano affatto intenzioni bellicose: colui<br />

che reggeva lo scettro si lanciò in un discorso, lungo mezz’ora, ripetendo «con voce<br />

forte e virile» le parole che un altro dignitario gli sussurrava; il discorso fu seguito da<br />

danze e canti solenni, anche se le donne, che avevano il seno graffiato e il corpo contuso<br />

a causa delle lesioni che si erano autoflitte durante la marcia, danzavano senza unirsi<br />

ai canti. Finite le danze, lo hiòh fece segno a Drake di sedersi.<br />

Poi posò una corona di piume sulla testa di Drake, ornò il suo collo con molte collane<br />

d’osso, gli offrì altri doni e lo salutò con il nome di hiòh. È possibile che il monarca<br />

indigeno volesse semplicemente far comprendere che considerava Drake un uomo il<br />

cui status era pari al suo e, quindi, degno di rispetto. Forse chiamandolo hiòh intendeva<br />

soltanto dare inizio a uno scambio cerimoniale di nomi e si aspettava che l’inglese, in<br />

cambio chiamasse lui «Drake». Ma per gli esploratori, del tutto ignari delle sottigliezze<br />

dell’etnologia, le azioni dello hiòh non lasciavano adito a dubbi ed erano una «supplica<br />

affinché lui [Drake] assumesse il comando della provincia e del regno e diventasse il<br />

loro sovrano». Drake non poté certo rifiutare il generoso omaggio. Pertanto «preso lo<br />

scettro, la corona e le insegne del suddetto paese nelle proprie mani; augurandosi null’altro<br />

che di far cosa gradita alla regina». Mentre Drake e lo hiòh sedevano uno di<br />

fianco all’altro iniziarono di nuovo le danze e gli Indiani si strinsero attorno agli Inglesi,<br />

preferendo i più giovani e i più attraenti, e offrirono loro le erbe e i semi che avevano<br />

portato con sé. Nei giorni seguenti gli Indiani si recarono di frequente al fortino inglese.<br />

Fu chiaro che si trattava di «gente docile, innocente e di buon carattere, priva di<br />

astuzia o di slealtà; usavano gli archi e le frecce (le loro uniche armi e in pratica la loro<br />

unica ricchezza) con molta abilità, ma quel tipo di armi non era certo in grado di nuocere<br />

molto, essendo poco robuste e più adatte a bambini che a uomini». Portarono in<br />

dono pesci (che catturavano con molta abilità a mani nude) mitili e foche mostrando<br />

ferite e piaghe sperando che i loro ospiti le guarissero con la semplice imposizione delle<br />

mani. Sempre nel tentativo di persuadere gli Indiani della propria natura mortale, gli<br />

Inglesi non tentarono alcuna guarigione miracolosa ma si limitarono ad applicare le<br />

medicine e gli unguenti che avevano con sé. Quando le navi furono quasi completamente<br />

riparate, Drake fece un’escursione nell’entroterra con alcuni dei suoi uomini.<br />

Visitarono così il villaggio indiano, le cui abitazioni erano scavate nel terreno e avevano<br />

il tetto fatto di legno e terriccio, e scoprirono che 1’entroterra, fertile e caldo, ricco<br />

di «cervi molto grassi e molto grossi» e di altri animali, era molto più gradevole della<br />

gelida costa. A questo territorio, che gli Spagnoli avevano già battezzato California,<br />

Drake diede il nome di «Nuova Albione», e lo fece per due motivi: uno, a causa delle<br />

bianche scogliere che si innalzano di fronte al mare, 1’altro per una certa affinità con il<br />

proprio paese — l’Inghilterra — che talvolta viene chiamato così. Quando fu quasi il<br />

momento della partenza, Drake eresse un monumento sulla riva — una piastra di ottone,<br />

inchiodata a un robusto palo, su cui era incisa una dichiarazione con la quale l’In-<br />

Aprile 2011<br />

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60<br />

FRANCIS DRAKE - IL CORSARO DELLA REGINA<br />

ghilterra rivendicava il proprio diritto al possesso della Nuova Albione. Per esporre il<br />

ritratto della regina e lo stemma regale, fece incastonare una moneta da sei penny al<br />

centro della piastra (31). Il 23 luglio gli Inglesi erano pronti a partire — con una certa<br />

riluttanza poiché si era trattato di un soggiorno gradevole — erano ora sul punto di lasciare<br />

uno dei porti più tranquilli e sicuri che esistessero al mondo per le incertezze del<br />

Pacifico. Anche gli Indiani erano dispiaciuti e piangendo amaramente e torcendosi le<br />

mani dimostravano la propria disperazione per la partenza dei loro dei. Fecero un falò<br />

e bruciarono una catena e un mazzo di piume e si prepararono per un’altra delle loro<br />

barbare cerimonie. Dalla cima delle colline guardarono la Golden Hind mentre navigava<br />

nella baia e i loro fuochi sacrificali erano ancora visibili anche quando la nave era<br />

ormai in alto mare. Il giorno seguente i viaggiatori superarono le Farallon Islands, famose<br />

per le loro foche, proprio al largo della costa di San Francisco. La temperatura<br />

era ancora rigida e il vento continuava a soffiare da nord-ovest, cosa che fece abbandonare<br />

tutte le speranze di trovare un passaggio che portasse in Europa attraverso uno<br />

stretto settentrionale e così, con il consenso di tutti , Drake «si diresse verso le Isole<br />

delle Molucche». Per 68 giorni avrebbero seguito la rotta di Magellano attraverso il<br />

mare aperto, fino a quando, i1 30 settembre, raggiunsero la Island of Thieves (32).<br />

Mentre Drake stava completando la traversata del Pacifico — durata un mese in<br />

meno rispetto a quella di Magellano e infinitamente meno penosa — gli Spagnoli del<br />

Perù erano angosciati dalla prospettiva di un suo ritorno sulle loro coste. «È cosa che<br />

terrorizza chiunque, questo viaggio e l’audacia di quest’uomo di bassa estrazione sociale,<br />

figlio di genitori spregevoli (si dice, infatti, che suo padre fosse un ciabattino)»<br />

— scriveva il generale Miguel de Eraso a re Filippo II il l0 maggio 1579. Nei mesi seguenti<br />

gli Spagnoli rimasero in guardia aspettandosi il ritorno di Drake. Pedro Sarmiento<br />

de Gamboa, che aveva sostenuto l’opportunità di seguire Drake attraverso il<br />

Golfo di Panamà e di catturarli al largo del Nicaragua, ma che non era stato ascoltato,<br />

era convinto che Drake sarebbe tornato in Inghilterra attraverso lo Stretto di Anian: «A<br />

un uomo che ha avuto l’audacia di fare ciò che ha fatto non mancherà certo il coraggio<br />

di tentare questa impresa, soprattutto in questo periodo in cui può trarre vantaggio dall’estate<br />

artica». Tuttavia, anche se Sarmiento pensava che la rotta meno probabile fosse<br />

quella attraverso lo Stretto di Magellano, gli fu assegnato il compito di pattugliare<br />

(31) Per molto tempo si pensò che questo monumento fosse andato perduto, fino a quando la piastra d’ottone<br />

fu scoperta per caso nel 1937 da Beryle Shinn, il segretario ventiseienne di un grande magazzino alla cui<br />

automobile era scoppiato un pneumatico mentre percorreva una strada sulla collina che si affaccia su Richardson<br />

Bay, nella Marin County. Cambiata la ruota, mentre si riposava seduto su di un mucchio di pietre,<br />

sentì qualcosa che lo pungeva e trovò un pezzo di ottone nascosto tra i sassi. Pensò che potesse essergli utile<br />

e lo prese con sé. Più tardi, stava per farlo a pezzi quando vide una scritta a mala pena leggibile. Il pezzo<br />

d’ottone fu portato dall’illustre storico Herbert E. Bolton, dell’Università della California, che pieno di stupore<br />

lesse: «Sia noto a tutti che oggi 17 giugno 1579, per grazia di Dio e in nome di sua maestà la regina Elisabetta<br />

di Inghilterra e dei suoi successori io prendo possesso per sempre di questo regno, il cui re e il cui<br />

popolo liberamente ha consegnato nelle mani di Sua Maestà il proprio titolo e il proprio diritto su tutto il territorio<br />

da me chiamato Nuova Albione e che come tale dovrà essere noto a tutte le genti. Francis Drake».<br />

(32) Isola dei Ladroni.<br />

Supplemento alla Rivista Marittima


FRANCIS DRAKE - IL CORSARO DELLA REGINA<br />

la costa e quando, alla fine di settembre, Drake non era ancora comparso, si convinse<br />

che fosse sfuggito al pattugliamento e stesse dirigendosi verso lo stretto. Sarmiento<br />

ebbe l’incarico di inseguirlo e di catturarlo. L’11 ottobre 1579 partì da Callao con due<br />

navi e 108 uomini, con il compito di dare la caccia a Drake, esplorare lo stretto (che<br />

nessuna nave spagnola aveva attraversato da più di 50 anni) ai fini della navigazione e<br />

vedere dove fosse possibile fortificarlo per evitare altre intrusioni da parte degli Inglesi.<br />

Nonostante le burrasche, Sarmiento si diresse verso sud, senza trovare traccia di<br />

Drake, ma compiendo la prima esplorazione dettagliata della frastagliata costa meridionale<br />

del Cile e prendendo possesso in nome di re Filippo II, il 22 novembre, dell’arcipelago<br />

che si trova al largo di quella costa (33). Sentendo dagli indiani che due<br />

grandi navi, con a bordo uomini barbuti, avevano gettato le ancore non lontano, pensò<br />

che facessero parte della flotta di Drake e si affrettò verso lo stretto. Le navi non c’erano<br />

— in effetti si trattava di navi inesistenti, poiché in quell’anno nei pressi della Patagonia<br />

c’erano soltanto le navi di Sarmiento — tuttavia egli esplorò con cura lo stretto<br />

e la regione circostante anche se incontrò notevole difficoltà nell’individuare l’imboccatura<br />

occidentale del passaggio in mezzo agli innumerevoli canali. Per Magellano<br />

trovare l’imboccatura orientale, più ampia e meno complessa, era stato molto meno<br />

difficile. Nello stretto le navi di Sarmiento furono separate e, come era ormai consuetudine<br />

durante quel tipo di viaggi, l’altro comandante abbandonò l’impresa dopo pochi<br />

giorni, lasciando lo stretto dal lato del Pacifico e tornando velocemente in Perù. Continuando<br />

ormai da solo, Sarmiento incontrò molti indigeni della Patagonia che, secondo<br />

lo storico della spedizione (poco affidabile), erano alti più di due metri e mezzo; dieci<br />

uomini dell’equipaggio circondarono un gigante con un occhio solo, dalla mole imponente,<br />

che catturarono per portarlo in Spagna. Alla fine del 1580 Sarmiento raggiunse<br />

finalmente il lato atlantico dello stretto e, in segno di gratitudine per essere uscito da<br />

quel labirinto di canali, scrisse nel suo diario: «Sia noto a tutti che per compiere questo<br />

viaggio e questa esplorazione abbiamo scelto come avvocata e patrona la Nostra Misericordiosa<br />

Signora, la Santa Vergine Maria. Per questo motivo, e per tutti i prodigi da<br />

lei compiuti in nostro favore, il nome di STRETTO DELLA MADRE DE DIOS è dato<br />

allo stretto che finora è stato chiamato de Magallanes (34). Questo pio tentativo di<br />

cambiare il nome dello stretto valse a Sarmiento il disprezzo di scrittori posteriori, come<br />

John Callander, che nel XVIII secolo compilò una raccolta di racconti di viaggio, il<br />

quale lo definì «un uomo vanaglorioso», mentre è evidente che non intendeva affatto<br />

disprezzare Magellano; comunque il nuovo nome fu ignorato da tutti. Dopo aver lasciato<br />

lo stretto, Sarmiento si diresse in Europa, che raggiunse passando dalle Isole di<br />

Capo Verde, i cui residenti portoghesi non volevano credere che avesse attraversato il<br />

Mare Meridionale passando per lo stretto. Raggiunse la Spagna verso la metà di agosto<br />

del 1580 e strada facendo venne a sapere che Drake era arrivato in Inghilterra in<br />

(33) Vedi nota 2.<br />

(34) Quando Magellano scoprì il passaggio, il 28 novembre 1520, lo chiamò «Stretto di tutti i Santi» ma i<br />

posteri gli diedero il nome di Stretto di Magellano, in onore dello scopritore.<br />

Aprile 2011<br />

61


62<br />

FRANCIS DRAKE - IL CORSARO DELLA REGINA<br />

primavera. In realtà Drake era ancora<br />

per mare e, una settimana dopo<br />

l’arrivo di Sarmiento in Spagna,<br />

si stava avvicinando alle Azzorre,<br />

che Sarmiento aveva toccato circa<br />

un mese prima. Ma Drake era arrivato<br />

seguendo una rotta completamente<br />

diversa, non attraverso lo<br />

stretto, ma navigando verso ovest<br />

attorno al mondo. Dopo aver navigato<br />

per più di due mesi attraverso<br />

l’oceano a ovest di San Francisco,<br />

il 30 settembre 1579 gli uomini di<br />

Drake avvistarono terra a circa 8°<br />

nord. Da un gruppo di isole, dice<br />

Hakluyt, «arrivò un gran numero<br />

di canoe, alcune con quattro, altre<br />

con sei, altre addirittura con quattordici<br />

uomini, che portavano noci<br />

di cocco e altra frutta. Le loro canoe<br />

erano scavate all’interno ed<br />

erano state costruite con grande<br />

abilità e destrezza, dal momento<br />

che erano molto lisce sia dentro<br />

che fuori. Su ciascun lato era stato Isola di Ternate.<br />

legato un tronco di legno lungo circa<br />

un metro e mezzo, più o meno, a dimensioni della barca». Gli isolani avevano «il<br />

lobo dell’orecchio perforato in modo da formare un cerchio, che scendeva molto al di<br />

sotto delle guance, a cui appendevano oggetti di un certo peso». Il 6 ottobre Drake era<br />

nelle Filippine e cinque giorni dopo gettava le ancore a Mindanao, per fare provvista<br />

di acqua. A differenza di Magellano che aveva indugiato su quelle isole, e l’indugio gli<br />

era stato fatale, Drake tirò dritto evitando di molestare gli insediamenti spagnoli di<br />

Manila e Luzon e puntò direttamente sulle Molucche dove arrivo il 3 novembre. Da<br />

quando nel 1529 Carlo V aveva vanificato tutta 1’opera di Magellano vendendo i suoi<br />

diritti al Portogallo, la storia delle Isole delle Spezie era stata assai tormentata. I Portoghesi<br />

non erano mai i riusciti a insediarvisi saldamente, al contrario di quanto avevano<br />

fatto nel XVI secolo a Malacca e lungo la costa del Malabar, dove si erano costruiti un<br />

impero. Per un certo periodo si erano creati una solida base a Ternate, ma dipendevano<br />

pur sempre dalla benevolenza del sultano, benevolenza che cercavano di mantenere<br />

aiutandolo nella sua eterna lotta con la rivale Tidore.<br />

Quando alcuni naufraghi spagnoli si stabilirono a Tidore verso la fine del 1520, i<br />

Portoghesi furono in grado di assediarli e alla fine di conquistarli. Ma intanto le Molucche<br />

avevano perso il monopolio sul commercio dei chiodi di garofano, il che com-<br />

Supplemento alla Rivista Marittima


FRANCIS DRAKE - IL CORSARO DELLA REGINA<br />

plicava la posizione dei portoghesi. Il massiccio acquisto portoghese di queste spezie<br />

ne aveva fatto aumentare il prezzo e ciò aveva incoraggiato lo sviluppo di nuove piantagioni<br />

sulle isole di Banda e di Amboina, le quali vendevano i loro prodotti soprattutto<br />

ai mercanti di Giava, che li spedivano in Cina e in India tramite la città islamica di<br />

Brunei, sulla costa settentrionale del Borneo. Brunei divenne la rivale di Ternate, mentre<br />

proprio di fronte a Malacca, sull’isole di Sumatra, un sultanato di nome Atjeh era<br />

entrato in competizione con Malacca per il commercio del pepe. Atjeh non soltanto tagliò<br />

fuori i portoghesi da buona parte dei traffici che in condizioni normali sarebbero<br />

transitati per Malacca, ma attaccò la stessa Malacca nel 1537, nel 1547 e nel 1551, arrivando<br />

quasi a cacciare i Portoghesi dalla loro fortezza costruita in un punto strategico.<br />

Il Portogallo cercò di risolvere questi problemi stabilendo dei centri commerciali<br />

sulle altre isole delle Indie Orientali e convertendo gli indigeni per renderli più cooperativi.<br />

Nel 1546 il missionario San Francesco Saverio predicò ad Amboina e nelle Molucche<br />

e ne derivarono alcune conversioni, anche se superficiali, soprattutto ad Amboina;<br />

dalle altre parti l’Islam manteneva saldamente le proprie posizioni. Ma mentre i<br />

Portoghesi si occupavano di Amboina, Ternate decise di liberarsi una volta per tutte<br />

del loro dominio. Il sultano Hairun di Ternate, che era salito al trono nel 1545, non riuscì<br />

nel tentativo di catturare il forte portoghese sull’isola, ma l’assassinio di Hairun, a<br />

opera dei portoghesi, fece precipitare una situazione già critica e il figlio e successore<br />

Baabullah prese il forte nel 1574. I Portoghesi di Goa, troppo esposti nel loro tentativo<br />

di controllare migliaia di miglia di Indie, non furono in grado di dare alcun aiuto. Nelle<br />

Indie Orientali l’influenza portoghese si ridusse dapprima ad Amboina e, dopo i1<br />

1578, a un avamposto su Tidore, un’isola che in precedenza era stata legata alla Spagna.<br />

Quando, verso la fine del 1579, Drake arrivò alle Molucche trovò i portoghesi in<br />

difficoltà, quasi in procinto di essere espulsi dall’intera regione. In effetti, soltanto<br />

l’annessione del Portogallo da parte della Spagna, avvenuta pochi anni dopo, li avrebbe<br />

salvati dalla cacciata definitiva dalle Isole delle Spezie, grazie all’appoggio fornito<br />

dalle truppe spagnole di stanza a Manila. Drake si sarebbe voluto recare immediatamente<br />

a Tidore, dal momento che non sapeva della sconfitta portoghese a Ternate:<br />

pensava, infatti, che Tidore fosse sotto il controllo di un sovrano locale e che Ternate<br />

fosse un focolaio cattolico. Tuttavia, il 4 novembre, mentre si trovava al largo dell’isola<br />

di Motir, che dipendeva da Ternate, Drake vide arrivare delle canoe che trasportavano<br />

alcuni dignitari di Ternate. Costoro lo implorarono di andare nella loro isola, non a<br />

Tidore sostenendo che al momento i Portoghesi si trovavano su quest’ultima isola.<br />

Drake rimase allibito e sulle prime non volle credere a un tale cambiamento dell’equilibrio<br />

politico, ma alla fine si lasciò convincere e accettò la tesi che il sultano Baabullah<br />

era nemico giurato del Portogallo. Mandò dunque un mantello di velluto al sultano<br />

e un messaggio con il quale gli comunicava che il suo unico scopo era un pacifico<br />

commercio. Secondo Hakluyt, il sultano «era mosso da molta simpatia verso di noi e<br />

inviò al nostro Comandante generale un messaggio speciale con il quale gli comunicava<br />

la propria amicizia e inoltre affermava che consegnava se stesso e la propria isola<br />

all’autorità del monarca famoso di cui eravamo sudditi». Sembra assai improbabile<br />

che Baabullah volesse diventare vassallo della regina Elisabetta dopo aver trascorso<br />

Aprile 2011<br />

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64<br />

FRANCIS DRAKE - IL CORSARO DELLA REGINA<br />

tanti anni nel tentativo di cacciare i Portoghesi e con tutta probabilità si trattò di un<br />

malinteso analogo a quello che si era già verificato in California. Ad ogni modo sulla<br />

base di questo «trattato verbale», la British East India Company avrebbe rivendicato, a<br />

dire la verità senza molto successo, la sovranità sulle Molucche. Da Ternate arrivarono<br />

tre grandi prau (35) per salutare la Golden Hind. Ciascuna aveva 80 rematori, che remavano<br />

al suono di cimbali d’ottone. Lungo i fianchi di queste imbarcazioni erano<br />

schierati soldati armati di spade, pugnali e scudi; su ciascuna c’era un piccolo pezzo di<br />

artiglieria lungo circa un metro. I personaggi più importanti dell’isola, elegantemente<br />

vestiti in abiti bianchi di Calicut, sedevano all’ombra di stuoie sottili e raffinate, in ordine<br />

di importanza. A mano a mano che le canoe si avvicinavano alla nave, i rematori<br />

assumevano un ritmo solenne, e i dignitari, a partire da quello più importante, cominciarono<br />

a fare profondi inchini. Poi apparve il prau del sultano che, dice Hakluyt, «era<br />

accompagnato da sei persone anziane, gravi e solenni, le quali si inchinavano con meravigliosa<br />

umiltà. Il re era di alta statura e sembrava apprezzare molto la nostra musica».<br />

Per un pò rimase ad ascoltare le trombe e gli altri strumenti, poi offrì banane, canna<br />

da zucchero, galline, noci di cocco, cibi a base di sagù e altre provviste, e dichiarò<br />

che il giorno seguente sarebbe salIto a bordo della nave di Drake. Il sultano non tornò<br />

il giorno seguente, mandò invece il fratello, che porse le sue scuse e invitò Drake ad<br />

andare a riva, offrendo se stesso in ostaggio a garanzia di un sicuro ritorno. Memore<br />

dei tradimenti di altri sultani ai danni di Magellano, Drake esitò e i suoi ufficiali lo<br />

pregarono vivamente di non correre rischi. Alla fine però cedette alle suppliche del fratello<br />

del sultano consentendo ad alcuni gentiluomini di recarsi a palazzo. Furono ricevuti<br />

da un altro fratello del sultano e da circa un migliaio di isolani. Il palazzo reale,<br />

che si trovava vicino al vecchio forte portoghese, era magnificamente ornato di drappi<br />

e favolose sete. Mentre aspettavano l’arrivo del sultano, gli Inglesi incontrarono la nobiltà<br />

di Ternate e anche quattro «romani», come venivano chiamati — custodi dei libri<br />

mastri, responsabili cioè della contabilità del commercio dei chiodi di garofano — due<br />

turchi, un italiano e uno spagnolo. Finalmente apparve il sultano Baabullah, vestito<br />

con un abito d’oro, con in testa un copricapo di lamine d’oro simile a una corona, una<br />

pesante catena d’oro al collo e le mani ornate di enormi diamanti, smeraldi e rubini.<br />

Un paggio reggeva un ventaglio decorato con otto zaffiri. L’incontro fu soddisfacente:<br />

il sultano concesse agli Inglesi il permesso di acquistare chiodi di garofano e li incaricò<br />

di portare a Drake i suoi ossequi, ma non andò a bordo della Golden Hind e Drake<br />

non mise piede a Ternate. Concluso l’accordo commerciale, Drake diede ordine di partire<br />

poiché era sempre più impaziente di rivedere l’Inghilterra e trovava, assai poco interessanti<br />

le questioni commerciali; ai suoi occhi il carico di tesori sottratti agli Spagnoli<br />

era molto più importante che non portare a bordo qualche barile di profumati<br />

chiodi di garofano. Tuttavia, prima che gli Inglesi lasciassero Ternate, accadde un fatto<br />

strano anche se è possibile che The World Encompassed ne abbia dato una versione<br />

assai distorta. Tra i molti curiosi che si erano recati a bordo della Golden Hind c’era un<br />

(35) Veloce imbarcazione a vela, lunga e stretta, attrezzata con una o due vele di prua e di poppa ampiamente<br />

usata in acque malesi e un tempo popolare tra i pirati malesi.<br />

Supplemento alla Rivista Marittima


FRANCIS DRAKE - IL CORSARO DELLA REGINA<br />

tale non originario delle Molucche «un distinto gentiluomo» accompagnato da un interprete.<br />

Disse di essere cinese imparentato con la famiglia dell’imperatore regnante,<br />

di essere stato ingiustamente accusato di un delitto che meritava la pena di morte e che<br />

la sentenza era stata commutata nell’esilio con la conseguente impossibilità di mettere<br />

più piede in Cina a meno di portare con sé «qualche informazione che sua maestà non<br />

avesse mai udito». Interrogò a lungo Drake sulla rotta che lo aveva portato attorno al<br />

mondo, pensando che una narrazione così interessante potesse valergli il perdono imperiale<br />

e con grande venerazione ringraziò Dio per avergli fatto conoscere, in modo<br />

così inaspettato, cose tanto meravigliose. Poi cominciò a pregare caldamente Drake di<br />

recarsi in Cina, cercando di tentarlo con il racconto delle meraviglie di quel paese, parlandogli,<br />

per esempio, di cannoni di ottone, vecchi di duemila anni, «costruiti in modo<br />

tanto perfetto da essere in grado di colpire una moneta da uno scellino» e di altre curiosità<br />

analoghe. Ma Drake non si lasciò convincere. Il 9 novembre 1579 lasciò Ternate<br />

per riprendere il viaggio di ritorno. Non potendo seguire la consueta rotta portoghese<br />

che immetteva nell’Oceano Indiano attraverso lo Stretto di Malacca poichè lo<br />

avrebbe portato pericolosamente a tiro dei cannoni della guarnigione che presidiava lo<br />

stretto, fu costretto a trovare una rotta che lo portasse a sud attraverso 1’arcipelago indonesiano.<br />

Non aveva però alcuna carta e sarebbe stato costretto a navigare per tentativi.<br />

Dopo cinque giorni raggiunsero una piccola isola disabitata a sud delle Molucche e<br />

non lontana dall’equatore. Qui trascorsero quasi un mese, per riposarsi e riparare la nave.<br />

L’isola era ricca di ogni ben di Dio e di animali delle specie più rare; abbondavano<br />

inoltre i «granchi di terra», di «dimensioni tali che uno era sufficiente a saziare quattro<br />

uomini affamati». L’isola fu chiamata Crab Island (Isola dei Granchi). Il 12 dicembre<br />

ripresero il mare, seguendo una rotta in direzione ovest che li portò in un vicolo cieco:<br />

il Golfo di Tomini, tra i due bracci settentrionali dell’Isola di Celebes, in cui navigarono<br />

per tre giorni prima di rendersi conto del loro errore. Modificata la rotta, puntarono<br />

verso sud, «rimanendo intrappolati tra molte isole» e trovandosi di fronte a una navigazione<br />

difficile: la barriera corallina, la cui complessità e pericolosità era al tempo<br />

sconosciuta agli Inglesi. Essa si celava sotto acque in apparenza innocue, i canali erano<br />

stretti e fino all’8 gennaio non riuscirono a uscire dall’arcipelago e a trovare un<br />

passaggio verso ovest. Finalmente furono spiegate le vele e la Golden Hind avanzava<br />

velocemente spinta da un frizzante vento di nord-est quando, del tutto inaspettatamente,<br />

«la nostra nave si incagliò in una secca»: la nave era finita sugli affilati spuntoni<br />

della barriera corallina. Drake pregò con fervore Dio e ordinò ai suoi uomini di mettersi<br />

alle pompe. Rimasero incagliati per tutta la notte, in balia delle onde che minacciavano<br />

di spezzare la nave e di scagliarla con violenza ancora peggiore contro la barriera.<br />

La costa più vicina era a sei leghe di distanza, e il pericolo era grande; la scialuppa<br />

della nave non avrebbe potuto portare più di 20 uomini, mentre a bordo ve ne erano<br />

più di 60. Ma riuscirono a salvarsi. Alleggerirono la nave scaricando otto cannoni pesanti<br />

e la maggior parte del carico di chiodi di garofano; poi il vento cambiò consentendo<br />

alla nave di raddrizzarsi e quando salì la marea riuscirono a liberare la chiglia<br />

che da circa venti ore era intrappolata sulla barriera. Rimaneva il problema di uscire da<br />

Celebes, poiché sapevano di essere ancora nei pressi dei due lunghi bracci dell’isola.<br />

Aprile 2011<br />

65


66<br />

La circumnavigazione di Drake.<br />

FRANCIS DRAKE - IL CORSARO DELLA REGINA<br />

Per quasi un mese Drake vagò per l’Indonesia, finché 1’8 febbraio raggiunse un Isola<br />

che The World Encompassed chiama Barativa, a 7° 30’ sud (36). I suoi abitanti si rivelarono<br />

ospitali e dopo la difficile navigazione in quel mare reso pericoloso dalla barriera<br />

corallina, fu piacevole godere della loro ospitalità. Giava era suddivisa in un certo<br />

numero di principati indigeni, uniti prevalentemente dall’ostilità nei confronti dei portoghesi.<br />

Lungo la costa settentrionale poterono commerciare soltanto nel porto di Bantam,<br />

mentre ebbero un’accoglienza ostile in città portuali come Giacarta e Surabaya.<br />

Drake si fermò a Giacarta, che riteneva fosse la capitale dell’intera isola. Dopo aver<br />

mandato a terra un gruppo di uomini con doni per il sovrano, andò a riva lui stesso il<br />

13 marzo, «con molti gentiluomi e al re (dal quale fu ricevuto calorosamente) fece<br />

ascoltare la musica inglese e diede una dimostrazione del modo in cui usiamo le armi».<br />

Il rajah Donan, sovrano di Giacarta, l’indomani si recò a bordo della nave e lo<br />

stesso fecero tre principi minori. Apprezzarono moltissimo la bravura dei musici di<br />

Drake e il giorno seguente ricambiarono la cortesia con un concerto di musica giavanese,<br />

a quanto sembra suonata da un’orchestra gamelan, che i navigatori trovarono<br />

molto strana, ma gradevole. Mentre i carpentieri di bordo ripulirono, con grande difficoltà,<br />

la chiglia della nave dai balani di cui era ricoperta, l’equipaggio inglese si approvvigionò<br />

di capre, noci di cocco, banane e galline. Ci furono molte feste e molta allegria,<br />

anche se, ricorda Hakluyt, «qui tutti sono affetti dal mal francese». Per curarlo,<br />

aggiunge, bisogna «sedersi nudi al sole, per far uscire gli umori velenosi». Il 26 marzo<br />

(36) Probabilmente si trattava di Timor.<br />

Supplemento alla Rivista Marittima


FRANCIS DRAKE - IL CORSARO DELLA REGINA<br />

lasciarono Giava. La rotta puntava ora verso 1’Oceano Indiano e la navigazione fu<br />

tranquilla e rapida; navigarono in mare aperto fino al 21 maggio quando avvistarono il<br />

continente africano. Tre settimane dopo doppiarono il Capo di Buona Speranza. Ormai<br />

avevano raggiunto l’Atlantico, e non si avvicinarono alla costa fino al 15 luglio, quando<br />

si trovarono al largo della Guinea. Una settimana dopo si fermarono in Sierra Leone<br />

e passarono due giorni a far rifornimento di acqua dolce e a osservare «un gran numero<br />

di elefanti» e «ostriche che vivevano sugli alberi, moltiplicandosi e crescendo a<br />

dismisura, tanto da non permettere a nessun germoglio di svilupparsi». In agosto la<br />

Golden Hind superò le Canarie e le Azzorre e «il 26 settembre (lunedì per coloro che<br />

erano rimasti a casa, mentre per noi era domenica, il giorno del Signore) con l’animo<br />

pieno di gioia, ringraziando Dio con tutto il cuore arrivammo sani e salvi a Plymouth,<br />

il porto dal quale eravamo partiti, dopo due anni, dieci mesi e qualche giorno».<br />

La prima domanda di Drake, quando ancora non aveva gettato le ancore fu «se Elisabetta<br />

era ancora viva e in buona salute». Lo era, ma non sapeva esattamente che fare<br />

del successo del suo audace e cavalleresco bucaniere, anzi, in un primo momento sembrò<br />

addirittura che avrebbe sconfessato le sue azioni piratesche. A corte c’era molta<br />

esitazione e Drake lo venne a sapere, tanto che si chiese se per il suo viaggio sarebbe<br />

stato ricompensato o imprigionato. L’atteggiamento dell’inglese medio era meno equivoco.<br />

Per lui Drake aveva compiuto il viaggio più importante di tutti i tempi, eclissando<br />

Magellano, poiché si trattava della prima circumnavigazione portata a termine con<br />

successo dal comandante che 1’aveva iniziata. Il fatto che Drake fosse tornato a casa<br />

con le stive ricolme di tesori sottratti agli Spagnoli, rendeva il tutto ancora più eccitante.<br />

Certo, molti marinai erano morti — soltanto 58 dei 164 che erano partiti avevano<br />

completato la circumnavigazione, anche se altri erano tornati a casa sani e salvi a bordo<br />

della Elizabeth che aveva disertato — ma i rischi della navigazione erano noti a tutti.<br />

Il viaggio era senza ombra di dubbio un trionfo. La regina certamente ammirava<br />

l’impresa di Drake tanto quanto i suoi sudditi, ma doveva fare i conti con la politica.<br />

Gli amici di Thomas Doughty avevano duramente contestato l’esecuzione di Porto San<br />

Julian; il comandante John Winter, subito dopo il suo ritorno, aveva definito Drake un<br />

tiranno. La Spagna aveva reagito con sdegno alle razzie subite in Sud America, facendo<br />

temere la possibilità di confiscare per rappresaglia le proprietà inglesi in Spagna;<br />

Filippo II si era annesso il Portogallo e di conseguenza anche il Brasile e le Indie<br />

Orientali, e ora la potenza della Spagna era assai temibile. Ed Elisabetta prestava orecchio<br />

alle proteste dell’ambasciatore spagnolo in Inghilterra, Don Bernardino de Mendoza.<br />

Ma una settimana dopo il proprio arrivo Drake si presentò a corte con il bottino<br />

ed Elisabetta si rese conto di non poterlo rimproverare. Lo ricevette calorosamente e<br />

rabbonì Mendoza decretando che i torti subiti sarebbero stati risarciti. Una buona parte<br />

del tesoro fu depositata a garanzia delle rivendicazioni spagnole e di questa una certa<br />

quantità andò effettivamente nelle casse della Spagna; ma venne utilizzata per pagare i<br />

soldati spagnoli che in quel momento stavano soffocando la ribellione nei Paesi Bassi,<br />

invece di essere consegnata a coloro che legittimamente ne avevano diritto e pertanto<br />

non ci furono più restituzioni di sorta. Il resto del bottino fu diviso tra Drake, i suoi<br />

uomini e i suoi finanziatori, Elisabetta compresa. Lo storico William Camden, presso-<br />

Aprile 2011<br />

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68<br />

Nomina di Drake a baronetto.<br />

FRANCIS DRAKE - IL CORSARO DELLA REGINA<br />

ché contemporaneo, scriveva che «alcuni dei cortigiani più importanti rifiutarono di<br />

accettare l’oro di Drake perché frutto di pirateria. Ciò nondimeno, il popolo lo ammirava<br />

e lo lodava molto, ritenendo 1’esaltazione del nome e della gloria inglese importante<br />

quanto l’ampliamento dei confini». Il viaggio di Drake conseguì anche importanti<br />

risultati geografici: la sua puntata accidentale oltre Capo Horn, accidentale perché<br />

Drake era stato spinto così a sud dalla violenza dei venti, aveva dimostrato che 1’Atlantico<br />

e il Pacifico non erano affatto separati da una Terra Incognita che si estendeva<br />

oltre il Sud America. E il non aver trovato lo Stretto di Anian dimostrava che, ammesso<br />

che il suddetto stretto esistesse, doveva trovarsi decisamente più a nord del previsto.<br />

Il viaggio di Magellano, essendo stato il primo, era stato molto più proficuo. Forse<br />

il risultato più significativo della circumnavigazione di Drake non era tangibile ma<br />

diede l’impulso psicologico all’espansione marinara inglese. Ora che la bandiera inglese<br />

aveva fatto il giro del mondo, che cosa poteva impedire ricchezza e potenza? I<br />

parallelismi tra i due viaggi erano interessanti: entrambi erano iniziati con cinque navi<br />

ed erano finiti con una sola, sia l’uno che l’altro comandante avevano dovuto soffocare<br />

un ammutinamento nello stesso punto della costa della Patagonia, tutti e due avevano<br />

perso una nave a causa di una diserzione nello Stretto di Magellano, tutti e due ave-<br />

Supplemento alla Rivista Marittima


FRANCIS DRAKE - IL CORSARO DELLA REGINA<br />

vano attraversato il Pacifico più o meno<br />

nello stesso punto e tutti e due erano stati in<br />

mare circa tre anni. Ma Juan Sebastian Elcano<br />

era arrivato arrancando con un equipaggio<br />

di uomini più morti che vivi, Drake<br />

aveva raggiunto Plymouth in forma e di ottimo<br />

umore, portando con sé un immenso<br />

tesoro. Elisabetta non poté mantenere a lungo<br />

la sua freddezza nei confronti di un tale<br />

comandante e i1 4 aprile del 1581, sei mesi<br />

dopo il suo ritorno, gli diede la sua formale<br />

benedizione salendo a bordo della Golden<br />

Hind ormeggiata a Deptford, un sobborgo<br />

di Londra sul Tamigi. Una grande folla assisteva<br />

alla visita al punto da far crollare il<br />

ponte che era stato gettato tra la riva e la<br />

nave, e 200 persone caddero nel Tamigi,<br />

Lo stemma di Drake su ceralacca.<br />

anche se nessuno annegò e non ci furono<br />

feriti. Dopo i festeggiamenti, e terminato il banchetto, la regina nominò Drake cavaliere<br />

(37) e decretò che la sua nave fosse conservata a Dentford come monumento nazionale.<br />

Con il tempo, quando cominciò a marcire, la Golden Hind fu smantellata e con il<br />

suo legname fu fatto un seggio che venne donato all’Università di Oxtord. Come nuovo<br />

motto Drake scelse quello che era stato già concesso a Sebastian Elcano: Tu Primus<br />

Circumdedisti me: «Tu fosti il primo a circumnavigarmi» posto sopra il globo ma vi<br />

aggiunse il suo vecchio motto: Divino Auxilio: Con l’aiuto di Dio.<br />

Sir Francis Drake, come ormai veniva chiamato, non aveva ancora quarant’anni e<br />

non era meno ansioso di prima di attaccare le navi spagnole e di proclamare la gloria<br />

della regina Elisabetta sui mari del pianeta, perciò, subito dopo la cerimonia di<br />

Deptford, partecipò a un nuovo progetto: un viaggio nelle Azzorre previsto per il luglio<br />

1581. Lo scopo ufficiale era quello di aiutare Dom Antonio, il pretendente al trono<br />

del Portogallo, a far valere i suoi diritti; ma in realtà Drake progettava, come sempre,<br />

di colpire Filippo II intercettando le navi spagnole cariche dei tesori del Nuovo<br />

Mondo. Questo era da sempre il fine della politica estera di Drake: accrescere la potenza<br />

dell’Inghilterra e diminuire quella della Spagna trasferendo le ricchezze delle<br />

Americhe nei forzieri della regina Elisabetta. Il progetto andò a monte quando, a corte,<br />

si intromise la fazione pro-spagnola. Il risultato fu che la compagnia che aveva iniziato<br />

il viaggio subì gravi perdite e nel tentativo di rifarsi, nel maggio del 1582, organizzò<br />

una nuova spedizione. Drake non vi prese parte, ma era uno dei finanziatori: Edward<br />

Fenton, un esperto marinaio che aveva navigato nell’Artico con Martin Frobisher, condusse<br />

quattro vascelli verso le Molucche attraverso il Capo di Buona Speranza, con<br />

(37) Nel 1582 Sir Francis Drake divenne sindaco di Plymouth e, anche se non ufficialmente, consigliere<br />

del governo per gli affari navali.<br />

Aprile 2011<br />

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70<br />

FRANCIS DRAKE - IL CORSARO DELLA REGINA<br />

l’intenzione di attaccare,<br />

strada facendo, le navi spagnole<br />

e portoghesi. Ma l’equipaggio<br />

preferiva di gran<br />

lunga la pirateria alle Molucche,<br />

sentendosi molto più<br />

attratto dall’oro che dalle<br />

spezie, e quando fu al largo<br />

delle coste africane costrinse<br />

Fenton a dirigersi a ovest invece<br />

che a est, per ripetere il<br />

viaggio di Magellano. Tuttavia,<br />

dopo un fortunata incursione<br />

in Brasile, la spedizione<br />

fallì; Fenton, infatti, litigò<br />

con il suo primo ufficiale,<br />

il giovane William<br />

Hawkins, non raggiunse mai<br />

il Pacifico, poiché in preda<br />

allo sgomente preferì tornare<br />

indietro con Hawkins in catene,<br />

mentre una delle altre<br />

Lo stemma di Drake.<br />

navi, comandata dal cugino<br />

di Drake, John, tentò di raggiungere lo Stretto di Magellano, ma fu catturata dagli spagnoli<br />

vicino al Rio de la Plata. La triste fine del viaggio di Fenton scoraggiò per parecchi<br />

anni qualsiasi tentativo inglese di avventurarsi nel Pacifico. Lo stesso Drake era<br />

stato momentaneamente messo in disparte, vittima, delle macchinazioni del fratello di<br />

Thomas Doughty, John, e degli intrighi degli Spagnoli alla corte di Elisabetta. Ma la<br />

tensione tra Spagna e Inghilterra aumentò e Drake tornò alla ribalta come capo del<br />

partito favorevole alla guerra. Era chiaro ormai che re Filippo aveva intenzione di invadere<br />

l’Inghilterra e Drake, l’eroe nazionale, fu chiamato a difendere la patria. Secondo<br />

lui, per difendersi bisognava attaccare. E nel 1585 cominciò ad allestire la più grande<br />

flotta corsara che mai si fosse vista, ma ostacolato da numerosi ritardi di tipo burocratico,<br />

riuscì a salpare soltanto nel giugno dell’anno seguente. Saccheggiò Sào Tiago<br />

nell’arcipelago di Capo Verde, che durante la circumnavigazione aveva prudentemente<br />

evitato e attraversò l’Atlantico per attaccare la base spagnola di Santo Domingo, a Hispaniola.<br />

Poi, dando prova di un’eccezionale abilità militare, saccheggiò Cartagena sul<br />

Mar delle Antille e Saint Augustine, in Florida, e nel viaggio di ritorno si fermò per<br />

raccogliere i sopravvissuti della sfortunata colonia insediata da Sir Walter Raleigh in<br />

Virginia. La devastante campagna sconvolse tutto l’impero spagnolo d’oltremare e<br />

spinse Filippo a rimandare la progettata invasione; ma, ancora una volta, Elisabetta,<br />

privilegiando una politica prudente, sconfessò Drake ed evitò la guerra. Successivamente,<br />

nel 1586, una flotta spagnola cominciò a radunarsi nel porto di Cadice. Drake<br />

Supplemento alla Rivista Marittima


FRANCIS DRAKE - IL CORSARO DELLA REGINA<br />

L’Invincibile Armada.<br />

persuase Elisabetta a nominarlo Ammiraglio supremo e nell’aprile del 1587 prese il<br />

mare per la sua impresa più temeraria: un attacco sulle coste della Spagna. Egli audacemente<br />

entrò nel porto di Cadice, incendiò 32 navi spagnole e ne portò via altre quattro.<br />

Poi si diresse a Lisbona, ove distrusse altre 24 navi di re Filippo. In giugno era di<br />

ritorno a Plymouth, dopo aver distrutto, da solo, il nerbo della flotta spagnola in un’azione<br />

che chiamò «bruciacchiare la barba al re di Spagna». Quando tornò in patria, tuttavia,<br />

trovò Elisabetta di pessimo umore per problemi di politica interna e l’unica sua<br />

ricompensa fu una reprimenda. Da parte sua, Filippo iniziò tristemente a ricostruirsi<br />

una nuova flotta, mentre inviava negoziatori in Inghilterra fingendo di volere la pace.<br />

Drake avrebbe voluto ripetere 1’attacco contro Cadice, ma Elisabetta lo trattenne nonostante<br />

egli le facesse notare come, non attaccando la Spagna nelle sue acque territoriali,<br />

l’Inghilterra perdesse il proprio vantaggio. Per tutta la primavera del 1588 Elisabetta<br />

lo tenne a freno, mentre dalla Spagna giungevano notizie dell’imminente partenza<br />

della flotta di invasione, che salpò verso la metà di maggio, soltanto per essere rispedita<br />

indietro da una tempesta. A questo punto Drake ottenne il permesso di attacca-<br />

Aprile 2011<br />

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72<br />

re la Spagna, per sfruttare quello che definiva «il vantaggio del luogo e del momento».<br />

Il 30 maggio e ancora il 24 giugno tentò di salpare, ma fu costretto a tornare indietro<br />

da una tempesta. E il 12 luglio del 1588 la flotta spagnola — la Invencible Armada,<br />

come veniva chiamata — salpò nuovamente, aprendosi a fatica un varco in mare nonostante<br />

le continue tempeste e, una settimana dopo, apparve improvvisamente nella<br />

Manica. In tutta fretta gli ammiragli inglesi corsero a difendere la patria (38).<br />

L’invincibile Armata<br />

FRANCIS DRAKE - IL CORSARO DELLA REGINA<br />

Il progetto originario del re Filippo II di Spagna per l’invasione dell’Inghilterra<br />

(che fondeva i piani proposti dal Duca di Parma e dal Marchese di Santa Cruz) era di<br />

raccogliere almeno 500 navi a Lisbona e quindi farle navigare in formazione fino al<br />

canale della Manica. Una volta arrivate avrebbero dovuto imbarcare nelle Fiandre l’esercito<br />

della coalizione che si era creata contro l’odiata Elisabetta I (39) e trasportarlo<br />

in Inghilterra dove, sbarcato nelle spiagge del Kent, avrebbe spazzato via senza difficoltà<br />

le truppe inglesi per poi marciare su Londra. A comandare queste truppe vi era<br />

uno dei Principi e nobili che avevano aderito all’impresa, il Duca di Parma. Però le<br />

frequenti incursioni di Sir Francis Drake in Spagna, nei Caraibi e nell’Oceano Atlantico,<br />

viste in precedenza, ostacolarono la realizzazione del piano e fu possibile mettere<br />

insieme solo 138 navi (galeoni, caracche, pinacce, galee e galeazze). Filippo II poteva<br />

rivendicare a sé il trono inglese sia per motivi di origine dinastica (per quanto risibili),<br />

sia perché era stato principe consorte della regina Maria I.<br />

L’inizio della «Grande Impresa», nel 1587, venne rinviato per l’improvvisa morte<br />

del Marchese di Santa Cruz comandante dell’Armada. Il secondo tentativo avvenne<br />

nel maggio del 1588 ma la flotta venne sorpresa da una bufera e dovette rifugiarsi nel<br />

porto di la Coruña per riparare i danni subiti.<br />

Finalmente al terzo tentativo il 28 maggio del 1588 la flotta riuscì a salpare e il 29<br />

luglio l’Armada, comandata dal Duca di Medina-Sidonia (40) (uno dei più grandi nobili<br />

spagnoli, era nato nel 1550 ed era relativamente giovane e inesperto per quel comando),<br />

fece il suo ingresso nella Manica. La flotta si muoveva lentamente ed era<br />

schierata con una tattica da esercito terrestre: la prima fila era composta dai vascelli<br />

da battaglia più potenti, seguita da 4 file di navi da trasporto e dal resto della flotta di-<br />

(38) Celebre è l’aneddoto che narra come Drake al momento di aver appreso la notizia dell’avvistamento<br />

delle navi spagnole nella Manica non si scompose più di tanto e, anzi, sembra abbia continuato con serafica<br />

calma la partita a bocce a cui stava partecipando. Solo al termine della quale si diresse a bordo della<br />

sua nave.<br />

(39) Elisabetta I era odiata da tutta l’Europa cattolica, per le sue persecuzioni ai danni dei cattolici, cosicché<br />

si era formata contro di lei una coalizione guidata da Filippo II che aveva come obbiettivo la conquista<br />

e la conversione di tutta l’Inghilterra. Di questa alleanza facevano parte anche Giovanni de’ Medici,<br />

Alessandro Farnese, Amedeo di Savoia, Vespasiano Gonzaga Duca di Mantova e il Duca di Parma. L’assassinio<br />

di Maria Stuarda, una regina consacrata da Dio, aveva oltraggiato le monarchie europee, ma era<br />

anche la politica di sostegno ai ribelli delle Fiandre spagnole, oltre che la pirateria incoraggiata dallo stato<br />

e l’imperialismo nel Nuovo Mondo, che determinarono l’ostilità di molti nei suoi confronti.<br />

Supplemento alla Rivista Marittima


FRANCIS DRAKE - IL CORSARO DELLA REGINA<br />

sposta a scaglioni.<br />

Il primo attacco inglese contro l’Invincibile Armata avvenne il 30 luglio mentre le<br />

navi spagnole passavano davanti a Devon. Infatti la flotta inglese, forte di 200 vascelli,<br />

ormeggiata a Plymouth (41) contava fra le proprie forze almeno tre navi che oltre ad<br />

avere comandanti di grande valore e perizia potevano considerarsi delle vere e proprie<br />

macchine da guerra dell’epoca: l’ammiraglia, la Ark Royal da 38 cannoni, comandata<br />

da Charles Howard Conte di Effingham, la Revenge da 36 cannoni comandata da Sir<br />

Francis Drake e infine la Victory da 44 cannoni comandata da Sir John Hawkins (che<br />

come Drake aveva messo le sue attività corsare al servizio della corona).<br />

Gli Spagnoli nelle battaglie navali usavano ancora il «vecchio sistema» di abbordare<br />

le navi per conquistarle utilizzando i cannoni solo per indebolire il nemico (come<br />

nella battaglia di Lepanto del 1571), infatti i loro equipaggi erano molto preparati nei<br />

combattimenti corpo a corpo. In questo caso, però, di fronte allo schieramento inglese<br />

gli Spagnoli dovettero serrarsi in formazione difensiva. Gli Inglesi infatti (che avevano<br />

navi più piccole e leggere), mentre bombardavano il nemico non gli permisero mai<br />

di avvicinarsi abbastanza per lanciare i suoi grappini ed effettuare l’abbordaggio. Le<br />

navi inglesi non erano superiori tecnologicamente a quelle spagnole eccetto che per<br />

un particolare: l’affusto navale dei cannoni inglesi, che permetteva un fuoco più veloce,<br />

preciso, sicuro e disciplinato di quello (di derivazione terrestre) dei cannoni spagnoli.<br />

Per molti cannoni spagnoli le operazioni di ricarica dovevano essere eseguite<br />

uscendo — in parte — dall’opera morta ed esponendo un servente al fuoco nemico.<br />

Inoltre, nelle navi spagnole erano ancora molto diffusi i piccoli cannoni (falconi, falconetti,<br />

mignon) con funzione anti-uomo, mentre la marina britannica disponeva soprattutto<br />

di cannoni pesanti, con proiettili tra le 18 e le 42 libbre (e forse anche 60). Il<br />

volume di fuoco della flotta inglese fu comunque mai inferiore ad una bordata ogni 4<br />

minuti circa, con rare eccezioni di fuoco più veloce. Gli spagnoli, invece, tiravano<br />

molto lentamente e di solito dopo una salva a segno cercavano di manovrare per andare<br />

all’abbordaggio.<br />

Benché continuassero a cannoneggiare il nemico, gli inglesi non riuscirono a fare<br />

molti danni nelle file della flotta del Duca di Medina-Sidonia (le cui navi si trovavano<br />

sopravento), che in questa prima battaglia perse solo due galeoni, uno catturato da<br />

Drake e l’altro esploso per un incidente.<br />

Le schermaglie fra le due flotte continuarono fino al 2 agosto giorno in cui l’Armada<br />

cercò di distruggere con un contrattacco improvviso l’avanguardia inglese comandata<br />

da Martin Frobisher, che grazie alla marea e ai venti a lui favorevoli riuscì a salvarsi.<br />

Finalmente il 6 agosto l’Armada gettò l’ancora al largo di Calais per imbarcare<br />

(40) Alonso Perez de Guzman, Duca di Medina Sidonia, dopo la morte di Vera Cruz, cercò di schivare<br />

l’incarico di comandare l’Armada (ma non vi riuscì). Egli era malaticcio, non era un marinaio e soffriva<br />

addirittura il mal di mare!<br />

(41) Per l’occasione tutta la popolazione maschile delle città sulla Manica (compresi i cattolici che non<br />

volevano essere conquistati da un Re straniero) venne militarizzata e preparata ad affrontare eventuali<br />

operazioni di sbarco del nemico.<br />

Aprile 2011<br />

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74<br />

La battaglia di Graveline.<br />

FRANCIS DRAKE - IL CORSARO DELLA REGINA<br />

l’esercito (le truppe di Alessandro Farnese non erano riuscite ad arrivare al punto<br />

d’incontro). La notte del 7 agosto però 8 navi incendiarie inglesi vennero lanciate<br />

contro le navi spagnole che, prese alla sprovvista, dovettero disperdersi lasciando il<br />

tempo agli Inglesi di attaccarle.<br />

La battaglia che ne seguì (nota come battaglia delle Gravelines) si combatté a distanza<br />

ravvicinata e fu disastrosa per gli Spagnoli che persero tre galeoni e furono costretti<br />

a ritirarsi nella Manica.<br />

L’Armada spagnola non era stata realmente battuta sul mare, pur avendo subito<br />

danni pesanti e perdite dolorose, aveva però perso la speranza di sbarcare sul suolo<br />

britannico e sconfiggere gli Inglesi; manovrava ormai a fatica e avrebbe dovuto aprirsi<br />

un varco in mare, combattendo, per raggiungere le coste dei Paesi Bassi. Medina<br />

Sidonia decise, quindi, di desistere dall’impresa e cercò faticosamente di riorganizzarsi.<br />

Ormai il tentativo di imbarcare le truppe con la conseguente invasione era fallito<br />

così i galeoni spagnoli cercarono di ritornare in patria ma a causa dei venti contrari<br />

decisero di puntare verso nord circumnavigando l’Inghilterra.<br />

Gli Inglesi, che fino ad allora avevano seguito i nemici, li lasciarono andare tranquillamente,<br />

anche se coscienti che sarebbero ritornati. Il 10 agosto la flotta inglese si<br />

Supplemento alla Rivista Marittima


FRANCIS DRAKE - IL CORSARO DELLA REGINA<br />

avvicinò per cercare di attaccare le navi spagnole rimaste attardate, ma Medina Sidonia<br />

riuscì a ricompattare le sue navi e si preparò a dar nuovamente battaglia, cosa che<br />

gli inglesi vollero evitare e, quindi, dopo un fiacco scambio di cannonate, le due flotte<br />

si separarono definitivamente.<br />

Ma un’incredibile serie di tre violentissime tempeste si abbatté sugli spagnoli. La<br />

prima li sorprese il 12 agosto, al largo delle Isole Orcadi e sulle Isole Shetland; la seconda<br />

il 12 settembre al largo delle coste irlandesi seguita dopo pochi giorni da una<br />

terza al largo delle coste del Connacht (sempre in Irlanda). L’Armada fece ritorno in<br />

patria disordinatamente alla fine di settembre. Delle 138 navi con 24.000 uomini che<br />

erano salpate a Lisbona, 45 imbarcazioni e 10.000 uomini andarono perduti (42). La<br />

grande impresa di Filippo II sfumò e lo stesso re cattolico pensò che Dio proteggeva i<br />

protestanti e puniva coloro che credevano in lui (43).<br />

Grazie a questo importantissimo successo, l’Inghilterra della regina Elisabetta I<br />

(44) affermò il proprio predominio sui mari e inflisse una battuta d’arresto al tentativo<br />

spagnolo di egemonia sullo scacchiere europeo. La Spagna continuò però la sua guerra<br />

navale contro l’Inghilterra con altre flotte spagnole che operarono nella Manica nei<br />

decenni seguenti, riuscendo anche a ottenere alcuni importanti successi (come nelle<br />

campagne delle isole Azzorre).<br />

E mentre il conflitto tra Spagna e Inghilterra sfociava in una delle più famose battaglie<br />

navali della storia, si concludeva un terzo viaggio di circumnavigazione — anche<br />

questo inglese, dal momento che Thomas Cavendish (45) stava tornando a casa dopo<br />

aver ripetuto l’impresa di Magellano e Drake.<br />

Il tramonto<br />

Dopo aver incisivamente contribuito a salvare il suo paese dall’invasione spagnola,<br />

la stella di Sir Francis Drake cominciò la sua fase calante. In compagnia di Sir John<br />

(42) Gli Inglesi persero una sola nave e 60 uomini.<br />

(43) Famosa è la frase di Filippo II «Ho mandato le mie navi a combattere contro gli uomini, non contro<br />

le tempeste!».<br />

(44) Con l’Invincibile Armata in fuga, la regina si recò a Tilbury, sull’estuario del Tamigi dove è concentrato<br />

il grosso delle truppe inglesi che non sono state impiegate poiché di sbarco e di invasione non si è visto<br />

nemmeno l’ombra. Lei con la corazza dorata e l’elmo sul suo stallone bianco, apparendo come una regina<br />

delle amazzoni, passa in rassegna i soldati rivolgendosi loro con tono familiare e parole di gratitudine, anche<br />

se non avevano fatto proprio nulla. Anzi avanzano la paga che non gli era stata data da maggio. Howard<br />

e Drake erano rimasti pure loro in difficoltà, e per non rischiare l’ammutinamento di taluni equipaggi avevano<br />

anticipato di tasca propria viveri e medicinali. Ma al dunque – nonostante la vittoria – Elisabetta, notoriamente<br />

avara, spilluzzicò sui conti sicchè i due comandanti ci rimisero anche quelli.<br />

(45) Sir Thomas Cavendish (Trimley St. Martin, 19 settembre 1560 - Oceano Atlantico, maggio 1592) è stato<br />

un navigatore, esploratore e corsaro inglese noto con il soprannome di the Navigator. Fu il primo uomo a<br />

tentare volontariamente di circumnavigare il globo terrestre, in quanto le precedenti spedizioni di Magellano,<br />

Loaisa, Drake e Loyola non erano state organizzate con quell’intento. Dopo la prima circumnavigazione,<br />

che lo rese ricco grazie all’oro sottratto agli spagnoli, ne tentò una seconda ma non fu fortunato e morì<br />

in mare ancora giovane a soli 32 anni.<br />

Aprile 2011<br />

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76<br />

FRANCIS DRAKE - IL CORSARO DELLA REGINA<br />

Hawkins riprese le scorrerie nei Carabi, ma<br />

la fortuna ormai gli aveva voltato le spalle.<br />

Nel 1595 attaccò senza successo San Juan<br />

di Puerto Rico. I cannoni dal castello El<br />

Morro spararono una palla di cannone nella<br />

cabina della nave ammiraglia di Drake, ma<br />

egli sopravvisse. Gli insuccessi si susseguirono<br />

e, nella loro ultima spedizione, nel<br />

1596, trovarono la morte. Hawkins morì a<br />

Puerto Rico mente Drake morì di dissenteria<br />

di fronte a Puerto Bello nel 1596 dopo<br />

aver attaccato ancora San Juan, dove avevano<br />

cercato riparo alcune navi tesoriere<br />

spagnole. Entrambi furono sepolti in mare<br />

in una bara di piombo. Qui termina l’avventura<br />

di uno dei più famosi uomini di<br />

mare di tutti i tempi! Un corsaro, ma anche<br />

un grande esploratore e un accorto uomo<br />

politico e militare.<br />

La stampa patriottica inglese, negli anni<br />

e nei decenni successivi, spesso farà ricorso<br />

alla sua figura di salvatore della Patria. Chi Filippo di Spagna.<br />

lo emulerà? (46)<br />

Una leggenda narra che ogni volta che l’Inghilterra sarà in pericolo, se si suona il<br />

tamburo (47) di Sir Francis Drake — il corsaro della Regina — egli tornerà per salvare<br />

il Paese! «Con Ausilio Divino!».<br />

(46) Sembra che i famosi Lloyd’s siano intenzionati ad assoldare una loro flotta armata «I Corsari della<br />

Regina» per fermare i pirati somali. Così recita l’articolo di Fabio Cavalera sul Corriere della Sera del 19<br />

febbraio 2011, a pagina 23: «Il progetto è dei Lloyd’s. E non poteva essere così, visto che qui, nel mercato<br />

londinese delle assicurazioni, si negoziano i grandi rischi che il commercio internazionale incontra lungo<br />

le sue rotte. Nasce da una semplice domanda: i pirati della Somalia non sonmo per caso un pericolo e un<br />

ostacolo alla navigazione e alle transazioni globali? Ecco allora la soluzione. L’hanno dovuta studiare per<br />

bene, perché non è una cosetta da niente: per pattugliare i mari più pericolosi, per difendersi dalle scorrerie<br />

dei banditi, pera attaccare i filibustieri e ridurli al silenzio, non bastano le forze militari che già operano<br />

nel Golfo di Aden. No, occorre un deterrente più efficace. Ovvero, i corsari, si proprio loro. Quasi<br />

d’obbligo: l’Inghilterra non è la patria di Francis Drake, uomo d’avventura, navigatore e politico, insignito<br />

del titolo di cavaliere da Elisabetta I ma pur sempre famoso e temuto corsaro? Pirati contro corsari o<br />

corsari contro pirati, questo è lo scenario bellico che nelle acque più turbolente del pianeta potremo presto<br />

osservare se dovesse diventare operativa (e pare che lo sarà presto) l’idea degli assicuratori londinesi. Vogliono<br />

formare una flotta di 18 navi da impiegare come protezione per i carichi in transito. Navi mercantili,<br />

a prima vista, dotate però del migliore armamento in modo da respingere gli assalti. (continua)<br />

Supplemento alla Rivista Marittima


FRANCIS DRAKE - IL CORSARO DELLA REGINA<br />

(segue Nota 46) Ha già un nome questa Mondialpol privata del mare: Convoy Escort Programme, Programma<br />

di Scorta ai Convogli. Ne hanno discusso i Lloyd’s e gli assicuratori fra di loro, poi con alcuni<br />

governi e con le maggiori compagnie di spedizione marittima, infine hanno fatto lobbying a Washington<br />

(così riferisce il Times di ieri) per convincere gli Americani. Insomma, un passetto alla volta e, adesso,<br />

sono vicini alla meta. Le rotte commerciali saranno protette. Con una certa distinzione si può equivocare:<br />

corsaro non è sinonimo di pirata. – Puntualizza l’autore dell’articolo –. Quella del corsaro è una figura<br />

che l’Inghilterra conosce dal XIII secolo, da quando Enrico III, con la Letter of Marque and Reprisal (la<br />

lettera di corsa e rappresaglia), affidò a uomini di sua fiducia la licenza di scatenare la loro furia addosso<br />

alle forxe ostili che, nei mari, minacciavano la monarchia. I corsari, sentinelle autorizzate dal potere pubblico,<br />

caricavano i pirati, i banditi senza legge che issavano la Jolly Roger, la bandiera nera con il teschio<br />

e le tibie incrociate. E in cambio trattenevano una parte del bottino recuperato. Sir Francis Drake, capace<br />

di sconfiggere l’Armada spagnola, divenne il corsaro mito fra la metà e la fine del millecinquecento. Chi<br />

lo emulerà? Il progetto degli assicuratori della City lo conosceremo presto ma qualche dettaglio è già<br />

uscito: sulle 18 navi di scorta, oltre al personale civile, ci saranno otto individui armati, autorizzati ad<br />

aprire il fuoco antipirati. Avranno a disposizione dei cannoncini, in postazione fissa, e i gommoni per gli<br />

inseguimenti. Qualcuno azzarda anche l’ipotesi che vi possa essere l’appoggio di un Nimrod, un aereo da<br />

pattugliamento. Chissà. Uno degli architetti del Programma di Scorta, il broker Sean Woolerson ha ammesso<br />

al Times che è tutto vero e che la strategia per combattere i banditi degli oceani è ormai piuttosto<br />

avanti. Siamo al 70% del nostro cammino. Il che significa che entro l’anno i corsari torneranno nei mari<br />

del sud. Sotto quale vessillo?». Qualcuno ha suonato il tamburo di Drake!<br />

(47) Il tamburo di Drake si trova ancora oggi a Plymouth e secondo alcuni testimoni si sarebbe messo a<br />

rullare da solo quando l’Ammiraglio Nelson fu nominato cittadino di Plymouth, quando Napoleone fu<br />

portato nella città come prigioniero. Un’altra volta si è sentito rullare, nel 1914, poco prima dello scoppio<br />

della Prima Guerra Mondiale e ancora durante la Seconda Guerra Mondiale, quando le truppe alleate furono<br />

evacuate dalla spiaggia di Dunquerque. Un’altra leggenda narra che se il tamburo verrà spostato dalla<br />

città (Plymouth) essa cadrà. Le imprese di Drake furono celebrate dal poeta patriottico vittoriano Henry<br />

Newbolt nel poema Il tamburo di Drake. Un poema intitolato allo stesso modo fu anche scritto dalla poetessa<br />

tardo vittoriana Norah M. Holland.<br />

Aprile 2011<br />

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FRANCIS DRAKE - IL CORSARO DELLA REGINA<br />

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Supplemento alla Rivista Marittima

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