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ISOLA<br />
I titoli<br />
NOSTRA<br />
«... e là fantasticando coi miei pensieri, ai miei occhi s’apria,<br />
la giacente città, e l’alpi e il mare e la seminascosta, <strong>Isola</strong> mia»<br />
Pasquale Besenghi<br />
PERIODICO DELLA COMUNITÀ<br />
DEGLI ISOLANI<br />
ANNO XLV<br />
N. 378<br />
TRIESTE, 15 settembre 2009<br />
Poste Italiane S.p.A.-Sped. in Abb. Post . D.L. 353/2003 (Conv. in L. 27/02/04 n° 46) art. 1, comma 2, DCB<br />
Taxe perçue - Tassa pagata<br />
Attenzione! In caso di mancato recapito rinviare all’Ufficio Postale di Trieste C.P.O. detentore<br />
del conto, per la restituzione al mittente che si impegna a pagare la relativa tariffa.<br />
ISOLA NOSTRA - Via XXX Ottobre, 4 - 34122 TRIESTE - ITALIA Tel. 040.638.236<br />
E-mail: trieste@isolanostra.it<br />
La Festa del Carmine a Monte Grisa<br />
San Donato, compatrono di <strong>Isola</strong><br />
Il “Pier 21’’, approdo degli emigranti istriani in Canada<br />
Un isolano di adozione ricorda i suoi anni giovanili<br />
La generosità dell’Italia verso gli “altri’’<br />
Il perdon de Barbana
Domenica 22 novembre 2009<br />
FESTA DI SAN MAURO<br />
Trieste, chiesa di San Giacomo<br />
Alle ore 12.00 nella chiesa di San Giacomo Apostolo<br />
(nell’omonima piazza di Trieste) Santa Messa solenne in<br />
onore di San Mauro, patrono di <strong>Isola</strong> d’Istria.<br />
Sabato 7 novembre 2009<br />
COMMEMORAZIONE<br />
DEI DEFUNTI ISOLANI<br />
Alle ore 15.30 Santa Messa di suffragio per tutti i defunti<br />
isolani nella chiesa del cimitero di Sant’Anna a Trieste.<br />
Sabato 24 ottobre 2009<br />
SANTA MESSA<br />
NEL CIMITERO DI ISOLA<br />
Alle ore 15.30 nella chiesetta del cimitero di <strong>Isola</strong> sarà<br />
celebrata una Santa Messa in suffragio di tutti i defunti<br />
isolani, sepolti a <strong>Isola</strong> e in tutti gli angoli del mondo.<br />
Seguirà la benedizione delle tombe.<br />
L’uscita del prossimo numero di <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong> è prevista<br />
per la metà del mese di dicembre 2009. Per evitare spiacevoli<br />
disguidi è necessario che il materiale destinato alla<br />
pubblicazione arrivi in redazione (anche per posta o per<br />
e.mail) entro il<br />
10 NOVEMBRE 2009<br />
Cari amici di <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong>,<br />
ci presentiamo: siamo Walter Pohlen, Umberto Parma<br />
e Fabio Vascotto. Molti di voi sanno che <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong> ha<br />
presentato negli ultimi anni tre DVD riguardanti il nostro<br />
luogo natio.<br />
Ora, dopo “L’<strong>Isola</strong> chiamata Ricordo”, “<strong>Isola</strong>, estate<br />
1952” e “Cartoline da <strong>Isola</strong>”, siamo alla ricerca di fotografie<br />
o cartoline riguardanti lo<br />
SPORT ISOLANO<br />
Tutti conosciamo l’epopea della mitica “Ampelea”, tra<br />
l’altro ampiamente trattata nel prezioso volume “La favola<br />
dell’Ampelea” di Luca Dibenedetto. Il detto “diese de bone”<br />
riporta alla nostra mente la “grande “ Pullino, mentre la<br />
palestra situata all’interno del “Lido” fa rivivere tuttora<br />
in noi l’inizio della favolosa scalata al titolo mondiale di<br />
pugilato del “nostro” campione Nino Benvenuti.<br />
<strong>Non</strong> va dimenticato quanto gli atleti del nostro<br />
piccolo paese ci hanno regalato con grandi sacrifici ma<br />
con altrettante grosse soddisfazioni sia nel vasto ambito<br />
sportivo locale che con titoli italiani, europei, mondiali<br />
e olimpici.<br />
Per completare una Storia che ci riguarda da vicino,<br />
abbiamo in preparazione un DVD che cercherà di illustrare<br />
tutto lo sport di <strong>Isola</strong>, anche quello cosiddetto<br />
“minore”. Saremo veramente grati a quanti, tramite i loro<br />
ricordi fotografici, vorranno partecipare a questa grande<br />
realizzazione.<br />
Molto tempo è trascorso dal momento dell’esodo e<br />
numerose foto sicuramente sono andate perdute; ciononostante<br />
ci auguriamo che qualcuno di voi custodisca<br />
ancora qualche “rettangolino ingiallito” degli sport che si<br />
praticavano a <strong>Isola</strong>, magari dimenticato in qualche scatola<br />
sul fondo di un armadio.<br />
Se possedete una o più foto di qualsiasi sport praticato<br />
prima o dopo l’esodo, saremo veramente felici di riceverle<br />
tramite e-mail indirizzando a<br />
walterpohlen@gmail.com<br />
oppure, se preferite, consegnarle direttamente alla redazione<br />
di <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong> (Via XXX Ottobre 4 – 34122 Trieste<br />
– tel. 040-638236).<br />
Tutte le foto affidate alla Redazione, eseguita la copiatura,<br />
saranno restituite ai proprietari nel più breve tempo<br />
possibile. Per quelle inviate per e.mail sarà nostra cura<br />
darne immediato riscontro.<br />
Ringraziamo di cuore per la vostra disponibilità augurando<br />
a tutti: diese de bone!<br />
Walter, Berto e Fabio
15 Settembre 2009 ISOLA NOSTRA<br />
1<br />
ISOLA NOSTRA<br />
Periodico trimestrale della<br />
Comunità degli esuli d’<strong>Isola</strong><br />
d’Istria fondato da<br />
Don Attilio Delise nel 1965<br />
Direttore responsabile<br />
Franco Stener<br />
Assistenti di redazione<br />
Anita Vascotto<br />
Attilio Delise<br />
Umberto Parma<br />
Hanno collaborato a questo numero:<br />
Claudio Antonelli<br />
Marina Berani<br />
Luciano Bortolin<br />
Nicoletta Brigadini<br />
Suor Serafina Degrassi<br />
Claudio Delise<br />
Ferruccio Delise<br />
Mario Depase<br />
Licinio Dudine<br />
Emilio Felluga<br />
Mario Lorenzutti<br />
Alessandro Mirt<br />
Bruno Moscolin<br />
Giorgio Penzo<br />
Walter Pohlen<br />
Romano Silva<br />
Franco Stener<br />
Giuseppe Zaro<br />
Pietro Zovatto<br />
Gianni Zvitanovich<br />
Direzione, Redazione,<br />
Amministrazione<br />
Via XXX Ottobre, 4<br />
34122 TRIESTE<br />
Editrice: Associazione<br />
“ISOLA NOSTRA’’<br />
Autorizzazione del Trib. di<br />
Trieste n. 843 del 4.5.1992<br />
Conto corrente postale<br />
n. 11256344<br />
Orario degli uffici:<br />
Martedì dalle 10 alle 12<br />
Giovedì dalle 10 alle 12<br />
Venerdì dalle 16 alle 18<br />
Telefono 040/63.82.36<br />
Grafica e stampa:<br />
STUDIO 92 RO-MA<br />
Dal dolore la gioia dell'esperienza cristiana<br />
14-15 settembre : Esaltazione della S.Croce e Maria Addolorata<br />
In settembre si respira l’aria melanconica dell’autunno,<br />
non è propriamente un’idea precisa, ma<br />
un’atmosfera che brilla nell’aria con le foglie crepitanti<br />
sotto i piedi e gli alberi che perdono le chiome<br />
al vento.<br />
La liturgia ci propone due momenti di significativa<br />
riflessione spirituale. Uno, il principale, l’Esaltazione<br />
della Santa Croce, a cui si tributa un atteggiamento di<br />
adorazione, perché, in essa e tramite essa, gli uomini<br />
nella loro universalità hanno conosciuto “il mistero<br />
di amore” che il Figlio primogenito - in obbedienza<br />
al Padre - in un progetto di amore ha voluto redimere<br />
l’umanità dal peccato. La liturgia ricorda che “Dio è la<br />
nostra rupe”, è “pietoso e perdona la nostra colpa”.<br />
La società secolarizzata moderna sembra sentirsi<br />
esente da ogni colpa esistenziale, vive alla giornata<br />
senza l’assillo della responsabilità, passa il suo tempo<br />
“senza infamia e senza lodo”, direbbe Dante ai contemporanei<br />
agnostici, trasgressori e gaudenti. L’evangelista<br />
San Giovanni ricorda una verità risplendente: “Dio ha<br />
tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito,<br />
perché chiunque crede in Lui non muoia, ma abbia la<br />
vita eterna”.<br />
L’altro momento che la liturgia pone oggetto di<br />
meditazione è la Beata Vergine Maria Addolorata – il<br />
15 settembre – memoria particolarmente sentita nella<br />
CROCE<br />
Anch’io pendo accanto a te,<br />
ma su una croce ignorata,<br />
sulle mie bianche carni d’adolescente<br />
scorre un brivido di ribellione.<br />
<strong>Non</strong> ti chiedo come il buon ladrone<br />
il paradiso furtivo.<br />
Presso di te resto muto<br />
come agnello immolato<br />
al suo destino<br />
di sangue incruento.<br />
Sull’ultima speranza<br />
tu mi parli con il silenzio.<br />
Anch’io vorrei gridare<br />
sospeso tra cielo e terra:<br />
perché mi hai abbandonato?<br />
ma con il gemito<br />
d’una lacrima<br />
d’amore umano.<br />
Pietro Zovatto<br />
Cattedrale di San Giusto a Trieste. “A Te una spada trafiggerà l’anima” le dice Simone quando<br />
ai piedi della Croce fu “associata alla passione di Cristo” mentre lo strazio del cuore zittiva ogni<br />
gemito silenzioso.<br />
Tematiche aspre e ascetiche presenta la liturgia ai cristiani, non per galvanizzare la nostra devozione<br />
ma per portarci nel cuore del dogma cristiano: Cristo morto e risorto, e noi, con Maria in<br />
un rapporto di solidarietà con quel dolore per avere la virtù di risorgere con Cristo, che ha lasciato<br />
il sepolcro vuoto. Come<br />
l’uomo svuotato l’animo<br />
da ogni rancore, vive della<br />
“verità cristiana tutta<br />
intera”.<br />
Don Pietro Zovatto<br />
La Pietà di Michelangelo<br />
Buonarroti, Basilica<br />
di san Pietro in Roma.<br />
L’Addolorata, la donna<br />
che accoglie nel suo grembo<br />
il corpo senza più vita<br />
del figlio, è il titolo della<br />
Madonna che sta ai piedi<br />
della Croce e che riceve,<br />
nel momento più alto<br />
della storia dell’umanità,<br />
il privilegio di una maternità<br />
universale. La festa,<br />
che si è affermata intorno<br />
all’anno Mille, viene<br />
celebrata con particolare<br />
solennità il 15 settembre
2 15 Settembre 2009<br />
ISOLA NOSTRA<br />
La Festa del Carmine a Monte Grisa<br />
Per la 42° anno domenica<br />
19 luglio gli isolani<br />
sono saliti al santuario<br />
di Monte Grisa per onorare e<br />
rendere grazie alla Madonna<br />
del Carmine e per assolvere<br />
quel voto ricevuto quale eredità<br />
dai loro padri. <strong>Non</strong>ostante il<br />
grande caldo, dalla rotonda sottostante<br />
il santuario si è snodata<br />
la processione, accompagnata<br />
dai “penei” delle Confraternite<br />
e da canti e preghiere in onore<br />
della Madonna. Suggestivo il<br />
momento dell’invocazione alla<br />
Vergine e della benedizione<br />
a <strong>Isola</strong> e a tutta l’Istria dalla<br />
grande balconata che domina<br />
il golfo di Trieste.<br />
E’ seguita la Santa Messa<br />
solenne, officiata dal rettore del<br />
Santuario mons. Vazzoler, e la<br />
preghiera finale alla Madonna<br />
davanti all’altare dedicato ai<br />
nostri Santi patroni.<br />
Un ringraziamento particolare<br />
all’amico Mario Depase, al<br />
coro e a tutti coloro che hanno<br />
collaborato alla riuscita di questo<br />
nostro tradizionale incontro.<br />
Un saluto infine ad Alcide Ben-<br />
Processione.<br />
Benedizione dalla balconata.<br />
La statua con i carabinieri.<br />
venuti, residente in Brasile, che<br />
durante una sua permanenza in<br />
Italia, ha voluto essere presente<br />
con noi a Monte Grisa<br />
Rotonda sotto il santuario.<br />
Altare SS. Patroni.<br />
FOTO DI PINI ZARO
15 Settembre 2009 ISOLA NOSTRA<br />
3<br />
San Donato, compatrono di <strong>Isola</strong><br />
Anche quest’anno gli<br />
isolani si sono ritrovati<br />
numerosi domenica 9<br />
agosto all’appuntamento della<br />
festa di San Donà, compatrono<br />
di <strong>Isola</strong>. Ad officiare la Santa<br />
Messa solenne il parroco di San<br />
Giacomo (e ormai isolano di<br />
adozione…) don Roberto Rosa,<br />
che da alcuni anni ci ospita nella<br />
sua bella chiesa. A dare ancor<br />
maggiore solennità alla celebrazione<br />
il coro dei Carabinieri<br />
in congedo e la presenza, vicino<br />
all’altare, del busto di san Donato,<br />
trasferito per l’occasione<br />
da <strong>Isola</strong> con il permesso del<br />
vescovo di Capodistria.<br />
Alla fine della S.Messa si è<br />
snodata una breve processione<br />
nel piazzale antistante la chiesa,<br />
con il busto del Santo portato a<br />
braccia da quattro nostri concittadini.<br />
Pur essendo una calda domenica<br />
di agosto tanti isolani<br />
hanno sentito il dovere di essere<br />
presenti, così da tener vive certe<br />
proprie tradizioni perché – si sa<br />
– il tempo passa ma una parte<br />
del cuore resta sempre legata<br />
alla natia <strong>Isola</strong>.<br />
FOTO DI MARINA BERANI
4 15 Settembre 2009<br />
ISOLA NOSTRA<br />
Il “Pier 21’’, approdo degli emigranti istriani in Canada<br />
Scoperte due targhe ricordo nel Museo Canadese dell’Immigrazione<br />
Siamo tornati da poco<br />
18 luglio 2009. da Halifax, città e porto<br />
della Nuova Scozia sulla costa atlantica, dove ci siamo recati a<br />
rendere omaggio al “Pier 21”, punto di entrata degli emigranti in<br />
terra canadese sin dagli anni ’20 del secolo scorso. Come sempre<br />
noi giuliani, friulani e dalmati ci siamo ritrovati numerosi in questo<br />
incontro, che ci ha portato indietro nel tempo.<br />
Quante speranze, quante emozioni sono passate per questo<br />
porto. Di sicuro non fu facile, dopo esser stati costretti ad abbandonare<br />
la nostra terra, l’approdo in un posto così lontano, una<br />
lingua sconosciuta, altre tradizioni, un’altra cultura… Comunque,<br />
famiglie intere cercarono di rifarsi una nuova vita in questo<br />
grande paese, mettendocela tutta. Quanti interrogativi si sono<br />
fatti gli adulti all’arrivo su quel Molo 21 e anche dopo… chissà<br />
se sapremo adattarci, chissà se riusciremo ad inserirci? Come<br />
verremo trattati? Quanti pensieri…!<br />
Si sa che il Canada è un paese sterminato, e la gente che arrivava<br />
in questo porto veniva poi mandata altrove in treno, e quindi<br />
le prime divisioni avvenivano già ad Halifax. Chi veniva trasferito<br />
da una parte, chi da un’altra. Durante la traversata, a bordo della<br />
nave, si erano fatte delle nuove amicizie, ma ora, all’arrivo, altri<br />
distacchi dolorosi… Questa era un po’ la nostra storia.<br />
Avevamo lasciato la nostra terra istriana a malincuore, rinunciando<br />
a tutto quello che avevamo di più caro pur di esser liberi,<br />
di poter parlare il nostro dialetto, di professare la nostra religione<br />
senza quelle paure che si pativano in Istria in quei tempi. Famiglie<br />
divise, amicizie spezzate… noi giuliani e dalmati avevamo pagato<br />
per tutti per colpe che non avevamo mai avute.<br />
Le nostre navi partivano da Trieste per luoghi lontani, Au-<br />
In occasione dello scoprimento delle targhe ricordo al Pier 21,<br />
Mario Lorenzutti (grilo, che stava in Vicolo Traverso prima<br />
e in via Pregavor dopo…) ha avuto il piacere di incontrare<br />
le sorelle Anita e Loredana Vascotto (ciciola, fie de Mario e<br />
Carmela, che le stava in via Manzioli…). E’ stato un incontro<br />
bello ed emozionante ritrovarsi dopo cinquant’anni: iera de<br />
<strong>Isola</strong> che no se se vedeva…<br />
Tramite <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong>, un saluto a tutti i compaesani da Mario,<br />
Anita e Loredana.<br />
Una delle stanze del Museo.<br />
stralia, Stati Uniti, Canada e<br />
altri paesi, ma la nostra gente<br />
partiva anche da altri porti in<br />
Europa per giungere a quel<br />
“Molo 21”. Ogni partenza era<br />
uno strazio, sia per quelli che<br />
partivano che per quelli che<br />
rimanevano a terra. Tante lacrime<br />
e tanta tristezza, spesso<br />
si lasciava dietro la famiglia:<br />
Andè voi che sé più zovani,<br />
andè a farve ‘na vita, dicevano<br />
con l’amarezza nel cuore i più<br />
anziani. Questo era quello che<br />
si sentiva… Forse erano i figli<br />
migliori che lasciavano per<br />
sempre le nostre terre…<br />
Oggi siamo ritornati dopo<br />
più di 50 anni a render omaggio<br />
a questo “Pier 21” o Molo 21,<br />
per posare due targhe ricordo<br />
in memoria delle nostra gente<br />
arrivata in questo porto, diventato<br />
ora Museo Nazionale<br />
dell’Immigrazione. Ho visto<br />
la nostra gente visitare tutto in<br />
grande silenzio, forse di colpo<br />
siamo ritornati a rivivere quei<br />
primi momenti in terra canadese,<br />
pensando anche a quelli<br />
che non sono più con noi. Nel<br />
museo ci sono anche le foto di<br />
tutte le navi che portarono gli<br />
emigranti, non solo italiane,<br />
quindi si sentiva dire: Questa xe<br />
la nave che semo vignui noi…<br />
mi son rivà co la Saturnia…<br />
mi cola Vulcania…Me ricordo<br />
come ‘desso… me par de veder<br />
‘ncora la fila… Chissà dove<br />
sarà finida quela famiglia, no li<br />
Federazione Giuliano Dalmata<br />
Canadese<br />
In memory of all Istrians, Fiumani<br />
and Dalmatians who, forced<br />
to abandon their homes, found<br />
in Canada a new and generous<br />
homeland.<br />
A ricordo degli Istriani, Fiumani<br />
e Dalmati che, costretti ad abbandonare<br />
le loro terre, trovarono<br />
nel Canada una nuova e generosa<br />
patria.<br />
18 luglio 2009<br />
gò più visti da quela volta…<br />
E’ stata una bella cerimonia,<br />
con vari discorsi di circostanza,<br />
toccando quei momenti lontani<br />
nel tempo ma ancora tanto<br />
presenti nei nostri cuori. Ci è<br />
stato offerto un pranzo dentro<br />
al Museo e il tutto è stato molto<br />
bene organizzato. Ci siamo<br />
incontrati con gente nostra che<br />
non si vedeva da anni. Si sentiva<br />
ciacolar di nuovo nel nostro<br />
bel dialetto, mai dimenticato.<br />
Presente alla cerimonia<br />
anche il console italiano ad<br />
Halifax, con il quale si è potuto<br />
scambiare do ciacole. Alla<br />
sera abbiamo partecipato alla<br />
cena di gala nel nostro albergo.<br />
Menù eccellente, la compagnia<br />
pure e così, come sempre, xe<br />
finì anche cola cantada. In altre<br />
parole, mi sembra che ci sia<br />
ancora voglia di stare assieme
15 Settembre 2009 ISOLA NOSTRA<br />
5<br />
e di sentirsi orgogliosamente<br />
istriani.<br />
E’ l’ora dei bilanci. Dopo<br />
tanti anni posso dire che la<br />
nostra gente si è inserita bene<br />
nell’ambiente canadese e qui si<br />
trova a casa. Tutti, lavorando<br />
duro e con fatica, si sono fatti<br />
una vita più che dignitosa e<br />
spesso si sente dire così: In<br />
principio iera duro, ma ‘desso<br />
stemo ben. L’Istria ne manca,<br />
ma ‘desso qua xe casa nostra,<br />
qua se nati i nostri fioi, i nipoti.<br />
I nostri fioi xe ben avviadi, e<br />
speremo che no’ ghe tochi come<br />
che ne gà tocà a noi.<br />
Avremmo un desiderio da<br />
chiedere: chiediamo ai nuovi<br />
venuti, a quelli che vivono nelle<br />
nostre case, nei nostri paesi, che<br />
frequentano le nostre chiese,<br />
che seppelliscono i morti nei<br />
Lega Istriana of Chatam and<br />
Southwestern, Ontario<br />
Istria... forced to leave you, open<br />
wound forever. For offering us a<br />
new life, thank-you Canada.<br />
Istria... a forza lasciata, ferita<br />
aperta nei nostri cuori. Per l’offerta<br />
di una nuova vita, grazie<br />
Canada.<br />
18 luglio 2009<br />
Il testo delle due targhe ricordo<br />
poste al Museo Canadese dell’Immigrazione<br />
al Molo 21<br />
nostri cimiteri…: per favore,<br />
non falsificate la storia, quella<br />
appartiene a noi.<br />
Halifax si è presentata con<br />
il suo volto migliore, ci ha accolto<br />
a braccia aperte. In porto<br />
erano ormeggiati grandi velieri,<br />
provenienti da diversi paesi del<br />
mondo. Belle le passeggiate<br />
lungo la marina, sui moli di<br />
legno, e sentire quella bava de<br />
mar che ne pareva de esser in<br />
Istria. Alla sera fuochi di artificio<br />
e divertimento per tutti.<br />
Una parola vada infine anche<br />
al nostro Nuovo Grande<br />
Paese, civile e democratico,<br />
che ci ha dato la possibilità<br />
di rifarci una nuova vita nella<br />
Libertà e nel rispetto reciproco,<br />
facendoci sentire nuovamente<br />
uomini liberi. Grazie, Canada,<br />
per quello che ci hai dato.<br />
Mario Lorenzutti, grilo<br />
Una partenza senza ritorno<br />
Mio padre e mia madre portarono sempre nell’anima il lutto per la perdita della terra natia, la<br />
loro adorata Istria, dove non vollero mai più tornare neanche per una fugace visita. Soprattutto<br />
mio padre non si riebbe mai più dal trauma del crollo del proprio mondo e degli inauditi atti<br />
di ferocia di cui furono vittime tanti suoi amici, a Pisino, ad opera dei “liberatori” titini.<br />
Questo fardello doloroso di memorie e di lutti è stato da loro trasmesso a me. La rinuncia forzata alla<br />
terra natale è la perdita di un qualcosa di insostituibile che aiutava a dar senso all’assurdità della vita. Di<br />
qui un sentimento di “destino mancato” che hanno tanti esuli, soprattutto quelli che vivono all’estero.<br />
Sconfitta, esodo, perdita della terra natale… tali parole evocano negli italiani brani lirici, avvenimenti<br />
biblici, pagine di storia riguardanti popoli esotici. La parola “esodo” - per noi – non ha<br />
invece nulla di indeterminato, di vaporoso, di romantico. Esodo fu la nostra partenza di massa, con<br />
la perdita di una delle cose più preziose dell’uomo: il microcosmo che lo ha visto nascere e gli ha<br />
riempito l’anima di colori, suoni, sapori, che mai più ritroverà altrove. La tragedia della nostra gente<br />
si consumò, in qui giorni lontani, nell’assenza di ogni segno di attenzione, di solidarietà, di simpatia,<br />
e senza la presenza dei riflettori, delle telecamere e delle cineprese che invece illumineranno a giorno<br />
e riprenderanno per le platee del mondo i sanguinosi scontri tra le etnie jugoslave, anni dopo.<br />
L’Istria si svuotò. Anche l’anima venne strappata ai luoghi. I morti ingoiati dalle foibe sono morti<br />
per sempre. Forse è stata la superstizione balcanica di far morire con gli infoibati anche un cane<br />
nero ad aver sortito il suo effetto. Nessuno, niente più tornerà. L’estraneità dei luoghi fu suggellata<br />
per sempre in quei tragici giorni.<br />
La morte nelle foibe segnò l’agonia e la fine di un popolo. Questa morte avvenne nell’isolamento,<br />
nell’indifferenza, nel silenzio. Fu una morte solitaria, senza funerali, senza segni di lutto,<br />
senza cordoglio, senza riti di passaggio. Fu una morte – appunto per questo – che non è mai stata<br />
esorcizzata. Una morte rimasta per sempre in molti sopravvissuti, come purtroppo ho potuto constatare<br />
nella mia famiglia, nei miei genitori, in me stesso.<br />
Il Presidente più amato degli italiani, Pertini, non fece mai pericolose confusioni circa i martiri “doc”.<br />
Quando andò a Trieste volle commemorare le vittime della Rsiera di San Sabba, ma non le vittime delle<br />
foibe. <strong>Non</strong> confondiamo i cattivi con i buoni… <strong>Non</strong> confondiamo i morti innocenti… Ai Finzi Contini i<br />
loro giardini, sempre al centro della produzione letteraria e cinematografica del mondo intero di cui non si<br />
intravede la fine. Silenzio assoluto invece per più di mezzo secolo sui nostri morti dell’Istria, sulle nostre<br />
case di pietra occupate da altri, e sullo sradicamento che è stato la peggiore tragedia che poteva capitare a<br />
noi, popolo non nomade ma profondamente attaccato alla terra, e popolo di una sola patria. Noi profughi<br />
per tanti anni siamo stati ignorati, oppure considerati moralmente come dei nazifascisti…<br />
L’avversione del comunismo ha impedito a molti di noi di restare in Italia. Ma anche all’estero, nei<br />
consolati italiani risultavamo “nati in Jugoslavia”. Poi i buoni e magnifici vicini dell’Est si sono scannati.<br />
E – che Dio mi perdoni – questo mi è apparso come un ritorno alla verità delle cose. Il sangue è ripreso a<br />
scorrere. Le foibe hanno ripreso la loro funzione balcanica di carnai comuni. La Jugoslavia, paese costruito<br />
anche sul nostro sangue, si è disintegrata. Per noi le cose hanno ripreso il loro senso. Le nuove morti e il<br />
nuovo sangue ci hanno dato infine ragione. E finalmente, oggi, la nostra tragedia è stata riconosciuta. Le<br />
tante iniziative a nostro favore, tra le quali la Giornata del Ricordo e i francobolli per onorare l’italianità<br />
delle terre perdute, hanno messo fine all’indifferenza e al silenzio nei nostri confronti.<br />
Anche l’attuale presidente della Repubblica Giorgio Napoletano, ex-comunista, ha fatto un sentito,<br />
ammirevole mea culpa circa il silenzio che ha avvolto per troppo tempo – in Italia – il dramma<br />
delle foibe. Ma questi riconoscimenti giungono dopo mezzo secolo di indifferenza, troppo tardi per<br />
i miei genitori e per tantissimi altri, morti lontano dalle amate terre. Né possono dissipare in noi<br />
l’amarezza di tutta una vita.<br />
Claudio Antonelli (già Antonaz) - Canada<br />
Partenza dalla Stazione Marittima di Trieste di emigranti giuliani.
6 15 Settembre 2009<br />
ISOLA NOSTRA<br />
AVVISI AI NAVIGANTI<br />
(su Internet…)<br />
Vecchi canti del folklore<br />
triestino (tratti dal DVD<br />
“Passeggiando per Trieste”)<br />
interpretati da Gino Dagri:<br />
Marinaresca, Trieste mia, Co<br />
son lontan de ti, Te go dito, La gà<br />
la gà, ma anche “Madonnina<br />
del Mare”, il canto di origine<br />
gradese ma tanto caro agli<br />
isolani, su<br />
www.youtube.com<br />
Lo scorso 3 aprile Ferruccio<br />
Delise ha presentato ad <strong>Isola</strong><br />
il suo libro di 327 pagine su<br />
“Il porto di <strong>Isola</strong> dal 1857 al<br />
1923”. Ora l’intero volume<br />
può essere visionato sul sito<br />
www.ilmandracchio.org<br />
Le opere della nostra<br />
concittadina Fernanda<br />
Goina Gordini<br />
sono visibili sul sito<br />
(interamente dedicato<br />
alla pittura)<br />
www.pittart.com<br />
26 settembre 2009<br />
Raduno<br />
ex allievi<br />
Liceo<br />
“Combi’’<br />
Il raduno annuale degli ex allievi, previsto per sabato<br />
26 settembre, inizierà alle ore 11.30 presso la chiesa<br />
del Villaggio del Pescatore con l’intento, prima di tutto,<br />
di rivolgere un pensiero agli amici che ci hanno lasciato.<br />
Proseguirà alle ore 13.00 nella sala del ristorante “Ai sette<br />
nani” di Sistiana.<br />
Per collaborare alla riuscita dell’evento è sufficiente<br />
che ognuno degli interessati si impegni ad avvisare il maggior<br />
numero di amici e cerchi di reperire foto, documenti,<br />
libri di testo dell’ambito scolastico da poter esibire, o - per<br />
l’occasione - prepari qualche racconto su fatti significativi<br />
e curiosi avvenuti all’epoca.<br />
Importante inoltre confermare la partecipazione per<br />
tempo entro e non oltre il giorno 20 settembre telefonando<br />
la sera dopo le 20.30 ad Ugo, al numero 040-299606.<br />
Walter Pohlen, come riportato<br />
in altra parte del<br />
giornale, attende materiale<br />
per il suo prossimo DVD<br />
dedicato allo sport isolano.<br />
Ma è anche felice di essere<br />
contattato dagli amici isolani<br />
sparsi per il mondo.<br />
Questa è la sua e-mail :<br />
walterpohlen@gmail.com<br />
La facciata del ginnasio-liceo<br />
“Carlo Combi” di Capodistria.<br />
Già Collegio dei Nobili o Ginnasio<br />
Giustinopolitano – fondato a Capodistria<br />
nel XVII secolo – è sempre<br />
stata scuola di vanto durante il<br />
periodo veneziano, asburgico e<br />
italiano. Nel 1919, alla fine del<br />
conflitto e con il ritorno dell’Istria<br />
all’Italia, la scuola venne intitolata<br />
al patriota e irredentista Carlo<br />
Combi (Capodistria 1847 – Venezia<br />
1884) che qui studiò e fu poi professore.<br />
Fu frequentata tra gli altri da<br />
istriani celebri come Gian Rinaldo<br />
Carli (a cui è oggi intitolato), Vittorio<br />
Italico Zuppelli, Pier Antonio<br />
Quarantotto Gambini e Bruno<br />
Maier. Al collegio, nel marzo 2008,<br />
è stato dedicato un francobollo<br />
dalle Poste Italiane.
15 Settembre 2009 ISOLA NOSTRA<br />
7<br />
Ricorrendo un desiderio: la nazionalità italiana<br />
Mi chiamo Claudio Delise e sono nato a Lussinpiccolo nel 1939 da<br />
genitori isolani: come ho scritto a <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong> in una mia precedente<br />
lettera mi considero “pianta isolana con frutto lussignano”.<br />
Scappato in Italia da Lussinpiccolo nel 1957 per fuggire da un regime<br />
che non mi apparteneva, dopo varie vicissitudini sono approdato<br />
nel 1960 in Francia, ottenendo poi la cittadinanza e finendo così di<br />
trascinare sui miei documenti la parola “Jugoslavia”, affibbiatami<br />
da una burocrazia italiana che non conosceva la nostra storia. Potrei<br />
dire che la mia Patria ha rubato le mie origini.<br />
Egregio sig. Console,<br />
Certifico sul mio onore che<br />
tutto quello che è scritto nella<br />
mia lettera corrisponde a verità.<br />
Mi chiamo Claudio (Claude)<br />
Delise e sono nato l’11 gennaio<br />
del 1939 a Lussinpiccolo, allora<br />
territorio italiano in provincia<br />
di Pola. Ora la località si chiama<br />
Mali Losinj ed è diventata<br />
prima jugoslava e in seguito<br />
croata. Mio padre si chiamava<br />
Giuseppe Delise ed era nato a<br />
<strong>Isola</strong> d’Istria nel 1905, località<br />
diventata ora slovena. Anche<br />
mia madre, Carmela Berga-<br />
LEGGE 15.2.1989 n.° 54<br />
Norme sulla compilazione di<br />
documenti rilasciati a cittadini<br />
italiani nati in Comuni ceduti<br />
dall’Italia ad altri Stati<br />
in base al Trattato di Pace<br />
ART. 1 – Tutte le Amministrazioni<br />
dello Stato, del<br />
parastato, degli enti locali e<br />
qualsiasi altro ufficio o ente,<br />
nel rilasciare attestazioni,<br />
dichiarazioni, documenti in<br />
genere a cittadini italiani nati<br />
in comuni già sotto sovranità<br />
italiana ed oggi compresi nei<br />
territori ceduti ad altri Stati, ai<br />
sensi del Trattato di Pace con<br />
le potenze alleate e associate,<br />
quando deve essere indicato<br />
il luogo di nascita dell’interessato,<br />
hanno l’obbligo<br />
di riportare unicamente il<br />
nome italiano del Comune<br />
senza alcun riferimento<br />
allo Stato cui attualmente<br />
appartiene.<br />
ART. 2 – Le amministrazioni,<br />
gli enti, gli uffici di cui<br />
all’art. 1 sono obbligati, su<br />
richiesta anche orale del<br />
cittadino stesso, ad adeguare<br />
il documento alle norme della<br />
presente legge.<br />
masco, è nata nel 1905 a <strong>Isola</strong><br />
d’Istria. Per conoscenza, la nonna<br />
paterna si chiamava Sopracina,<br />
quella materna Candido,<br />
nata a Rigolato in Carnia.<br />
Ho frequentato le scuole<br />
italiane a Lussinpiccolo fino<br />
alla quarta elementare. Poi,<br />
dopo il Trattato di Pace di Parigi<br />
del 1947, il territorio venne<br />
a far parte della Jugoslavia.<br />
Cessarono le scuole in lingua<br />
italiana. <strong>Non</strong> conoscendo la<br />
lingua non mi restò altro che<br />
intraprendere un mestiere. In<br />
un primo tempo desideravo fare<br />
il falegname, ma non ci fu la<br />
possibilità in quanto non c’era<br />
disponibilità di posti. Mi misero<br />
a fare il carpentiere nel cantiere<br />
dove costruivano e riparavano<br />
velieri e barche varie. Per due<br />
anni appresi bene il mestiere<br />
ma, nel terzo anno, il maestro<br />
che mi insegnava il lavoro andò<br />
in pensione. Fui affidato ad un<br />
istruttore d’origine e di lingua<br />
croata.<br />
<strong>Non</strong> vi dico il cruccio e le<br />
angherie che ho sopportato.<br />
<strong>Non</strong> era un uomo, ma si accostava<br />
di più ad un animale.<br />
Continue bestemmie e insulti<br />
contro di me e la mia famiglia.<br />
Un giorno presi il coraggio a<br />
due mani e con paura gli domandai<br />
perché mi trattava in<br />
questo modo considerandomi<br />
un fascista, e perché indirizzava<br />
continuamente insulti verso i<br />
miei genitori. Mi rispose dicendo:<br />
tu sei italiano!<br />
La decisione era presa. Alla<br />
prima occasione che si presentava<br />
sarei scappato in Italia, la<br />
mia vera Patria. Appena arrivai<br />
in Italia attraverso varie vicissitudini,<br />
ebbi un’amara sorpresa:<br />
l’arresto, le impronte digitali e<br />
la frase: Ma tu sei jugoslavo!<br />
Un anno di campo profughi<br />
ad Altamura, in Puglia, presso<br />
un ex campo di concentramento<br />
costruito dagli inglesi durante<br />
l’avanzata alleata verso il Nord<br />
Italia. Poi altri trasferimenti nei<br />
campi profughi di Cremona e<br />
Marina di Carrara. In seguito<br />
Tanti avrebbero già dimenticato, ma io non posso farlo. Per<br />
questo, a 70 anni, il mio sogno più bello sarebbe di poter ottenere<br />
la cittadinanza italiana, e per questo ho inviato la seguente lettera<br />
al Consolato Italiano di Metz.<br />
La memoria di sé, della propria famiglia, della lingua madre<br />
sono valori assoluti. A casa mia si parlava il dialetto istriano,<br />
ho frequentato scuole italiane, sogno e penso in italiano: chi può<br />
essere più italiano di me?<br />
Auguri di cuore a tutti<br />
mio fratello mi invitò di andare<br />
da lui a Busalla, in Liguria. Lavorai<br />
con lui come falegname,<br />
poi con un’impresa che piantava<br />
alberi di pino sulle colline<br />
e in un cantiere che costruiva<br />
case popolari. Terminati questi<br />
lavori mi imbarcai su una nave<br />
chiamata “Ega” fino al suo<br />
disarmo a La Spezia.<br />
Nel maggio 1960 sono arrivato<br />
in Francia a cercare lavoro,<br />
ma non potei restarvi a lungo<br />
perché mi mancava il contratto<br />
di lavoro, e di conseguenza dovetti<br />
rientrare in Italia. Rimasi<br />
sorpreso quando la ditta per cui<br />
avevo lavorato e che aveva sede<br />
a Parigi, mi inviò il contratto<br />
di lavoro. Prima di partire mi<br />
fecero la visita medica obbli-<br />
gatoria a Milano. I titolari di<br />
questa impresa erano tre fratelli<br />
originari del Friuli. Il 15 settembre<br />
del 1962 a Dieppe mi<br />
sono sposato con una cittadina<br />
francese; anche lei ha imparato<br />
a parlare italiano.<br />
Per non restare di nazionalità<br />
jugoslava nel 1994 mi sono<br />
naturalizzato francese, dato che<br />
non potevo ottenere la mia vera<br />
nazionalità e identità italiana.<br />
A volte mi pongo una domanda:<br />
perché ho fatto tanto?<br />
Il mio più bel sogno sarebbe<br />
che un giorno potessi ottenere<br />
la nazionalità italiana in modo<br />
tale di poter dire a mai madre:<br />
ora sono come Te, anch’io sono<br />
italiano! Viva l’Italia!<br />
Claudio Delise, Reims<br />
Cittadinanza italiana: un miraggio<br />
Claudio Delise ha inviato a “<strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong>” copia della lettera<br />
che ha spedito al console italiano di Metz nella quale chiede gli<br />
venga riconosciuta la nazionalità di appartenenza essendo nato a<br />
Lussinpiccolo, territorio integrante del regno d’Italia nel 1939 e da<br />
cui è dovuto fuggire in Italia nell’ottobre 1957. Per la burocrazia<br />
italiana, malgrado un disegno di legge varato nel 1989, egli risulta<br />
essere cittadino jugoslavo, e per cancellare dai suoi dati anagrafici<br />
una cittadinanza non voluta ha scelto quella francese nell’attesa<br />
che lo Stato Italiano lo riconosca suo cittadino!<br />
Sullo stesso argomento riportiamo un breve articolo a firma del<br />
giornalista Fausto Biloslavo (di chiare origini istriane) pubblicato<br />
sul settimanale “Panorama” del 2 luglio scorso:<br />
L’ira dell’esule colpisce la ASL<br />
Con l’italianità non si scherza. Romano Cramer, esule con la sua<br />
famiglia dall’Istria dopo l’ultima guerra, non ci ha visto più quando<br />
a febbraio l’ASL di Milano gli ha consegnato un documento per<br />
l’accertamento di invalidità in cui si è ritrovato nato in Croazia.<br />
“Sono un esule italiano al 100 per 100, nato ad Albona nel 1946,<br />
quando non era ancora stata ceduta alla Jugoslavia” tuona<br />
Cramer, che ha querelato l’Azienda Sanitaria per omissione di<br />
atti d’ufficio.<br />
Una legge del 1989 prevede infatti che tutti i documenti riguardanti<br />
gli esuli “hanno l’obbligo di riportare unicamente il nome<br />
italiano del comune senza alcun riferimento allo stato a cui<br />
attualmente appartiene”.<br />
Speriamo che entrambe le posizioni possano essere regolarizzate<br />
con soddisfazione degli aventi diritto, e che a casi del genere<br />
si ponga la doverosa attenzione onde evitare che l’amarezza<br />
persista negli animi degli interessati.<br />
R.S.
8 15 Settembre 2009<br />
ISOLA NOSTRA<br />
Un isolano<br />
di adozione<br />
ricorda i<br />
suoi anni<br />
giovanili<br />
Una storia di vita che<br />
ci riguarda tutti da<br />
vicino<br />
Giorgio Penzo, Vienna<br />
della fame continuava<br />
il suo corso<br />
L’anno<br />
verso quello della fine<br />
con varie scaramucce isolate in<br />
certe località vicine alla costa e<br />
un forte inasprimento generale<br />
della situazione politica, che<br />
veniva fedelmente riportata<br />
ed esposta in strada dAlla<br />
nostra vicina dell’altro lato di<br />
via Besenghi. Uno spettacolo<br />
istrionico continuo e ricorrente<br />
di odio fazioso, mai provocato,<br />
veniva messo in scena dalla<br />
madre dell’imboscato, futuro<br />
eroe titino, Darko/Gualtiero.<br />
Uno sbattere violento di scuri<br />
annunciava il prossimo arrivo<br />
alla finestra della “pasionaria<br />
rossa”, tenuta a freno dalle<br />
numerose braccia delle compagne/comari,<br />
sempre pronte<br />
a fermarla in tempo prima del<br />
fatidico davanzale distante soltanto<br />
due metri dalla strada.<br />
Soltanto una parola usciva<br />
sempre dalle sue labbra livide, un<br />
solo epiteto veniva urlato in direzione<br />
del nostro appartamento:<br />
“Assesini!!”. Questi improvvisi<br />
scoppi di livore politico da parte<br />
della nostra bollente vicina di<br />
casa accadevano spesso e senza<br />
motivo quando mio padre faceva<br />
udire il suo pezzo d’opera preferito,<br />
cantato dalla sua bella voce<br />
tenorile di baritono già esibita in<br />
gioventù al Politeama Rossetti<br />
di Trieste.<br />
Egli cantava, come aveva<br />
sempre fatto da molti anni,<br />
l’epilogo del “Mefistofele” di<br />
Boito. Da allora io credo che<br />
lo considerasse già un presagio<br />
del suo tragico e inevitabile destino,<br />
prossimo a compiersi in<br />
Al centro nella foto, Galliano Penzo (padre dell’autore di queste pagine), di cui non si è saputo più<br />
nulla dopo la sua scomparsa in quei tragici mesi del 1945. Con lui, a destra, Dino Dudine (ragno), che<br />
subì la stessa tragica sorte, e a sinistra Gildo Mondo, emigrato negli Stati Uniti e scomparso a New<br />
York nel 1995 (nel numero precedente si era ipotizzato fosse “un certo Pagan”. Un grazie ai familiari per<br />
la precisazione, NdR).<br />
un non lontano futuro. Cantava,<br />
ormai disilluso ma troppo tardi<br />
consapevole di essere appartenuto<br />
ad un sistema politico sbagliato<br />
che si stava disfacendo,<br />
per essere rimpiazzato da un<br />
altro sistema – straniero - più<br />
crudele e spietato che in breve<br />
lo avrebbe “assesinato”.<br />
Cantava il mio papà “…di<br />
un sogno supremo… di un<br />
popolo fecondo… al quale voglio<br />
donar la vita…”. La voce<br />
della vicina del basso diveniva<br />
sempre più rauca ripetendo<br />
l’epiteto ingiurioso, ma lui<br />
continuava imperterrito nel suo<br />
“…sogno, il suo ultimo bisogno<br />
dell’esistenza…”. Rimaneva<br />
ancora in lui quel suo sogno di<br />
un patriottismo forte e sentito<br />
anche quando lo esprimeva con<br />
la musica.<br />
A molti altri invece mancava<br />
la consapevolezza di essere<br />
veri italiani di frontiera e accettavano<br />
con supina ignoranza<br />
le ideologie dell’Est e dei falsi<br />
profeti balcanici, desiderosi<br />
soltanto di occupare quelle terre<br />
“che l’Italia chiude e i suoi<br />
termini bagna”. Lui era consapevole<br />
che ai futuri occupatori<br />
importasse poco se gli interessi<br />
economici del nostro retroterra<br />
gravitavano su Trieste e non<br />
su Zagabria, e ancora meno se<br />
l’attrazione culturale verso il<br />
mondo latino-veneto-italiano<br />
esisteva e continuava ad esistere<br />
da ben tredici secoli, con la<br />
pacifica convivenza tra popoli<br />
diversi che l’Impero Austro-ungarico<br />
aveva tramandato.<br />
I “nostrani” del retroterra<br />
si erano tenuti lontani dalle<br />
lotte fratricide, dagli odii e dalle<br />
vendette sanguinose che per<br />
cinquecento anni erano state<br />
tramandate da una generazione<br />
all’altra tra gli Slavi del Sud.<br />
I diversi tentativi di unificare<br />
questa folla eterogenea condotta<br />
dai vari re, zupani, presidenti,<br />
poglovnik e “violette bianche”<br />
erano sempre stati vani. La<br />
penisola rimase preda di continue<br />
guerre, cominciando dalla<br />
battaglia di Kosovo Polje per<br />
continuare fino ai giorni nostri,<br />
trovando sempre motivi per<br />
conquistare terre appartenenti<br />
ad altri popoli, di cultura e<br />
tradizioni diverse.<br />
Purtroppo l’Europa stessa<br />
non fu esente da questa piaga,<br />
che cambiò ripetutamente i<br />
destini e i confini di molte<br />
Genti, causò l’avvicendarsi di<br />
diversi “ismi” a cominciare dal<br />
1917 e – continuando - finì per<br />
insanguinare il continente durante<br />
tutto il ventesimo secolo.<br />
Tutti questi movimenti politici<br />
furono più o meno mimetizzati<br />
da un patriottismo guidato da<br />
malsani ideali di conquista.<br />
Anche il mio genitore, come<br />
tanti altri, fu infettato da questo<br />
virus negli anni ’30 e per necessità<br />
economiche si iscrisse al<br />
Partito Fascista, pur conservando<br />
il suo rispetto verso le doti<br />
pacifiche dei nostri cosiddetti<br />
“allogeni”, che lui stimava essere<br />
instancabili lavoratori di una terra<br />
spesso avara di frutti. Rimase<br />
invece sempre forte quella sua<br />
innata diffidenza verso i più<br />
lontani “vicini” di oltre Sussak,<br />
una diffidenza alimentata probabilmente<br />
dalla sua conoscenza<br />
della storia adriatica e balcanica<br />
in particolare.<br />
In quell’anno di tragedia la<br />
nostra storia continuò a seguire<br />
il suo corso: nella primavera di<br />
sangue. Le memorie della mia<br />
adolescenza ferita per sempre
15 Settembre 2009 ISOLA NOSTRA<br />
9<br />
ritornano e sono presenti e vive<br />
nella mia mente di quattordicenne.<br />
Cominciano con il crescendo<br />
di una musica, dapprima lontana<br />
e indistinta, che si fa sempre più<br />
forte avvicinandosi in direzione<br />
della nostra abitazione. Rivedo<br />
i primi superstiti della vecchia<br />
banda municipale, con alla testa<br />
il corpulento MB dirigente il<br />
tempo della musica e portante<br />
sulla sommità del suo pancione<br />
la fedele grancassa, compagna<br />
di tante marce suonate durante<br />
l’“infausto ventennio”. Ma<br />
ancora abile a proclamare con<br />
il suo bravo boom-boom quel<br />
prossimo “ideale che nostro<br />
fine sarà... di una futura umanità”<br />
basata sulla fratellanza<br />
italo-slava.<br />
Poi, mentre le note musicali<br />
divenivano man mano sempre<br />
più rumorose, quella piccola<br />
folla osannante il nuovo vincente<br />
passò sotto le nostre finestre<br />
e si udì una voce più forte delle<br />
altre che urlava un a morte<br />
Penzo!!... seguita subito da un<br />
urlo di assenso.<br />
Mamma, già scossa ed intimorita<br />
per quello che accadeva<br />
per strada, si strinse a me in<br />
cerca di conforto e tutta tremante<br />
mi chiese se avevo udito<br />
anch’io quell’orribile invettiva<br />
di odio lanciata dal basso. Consapevole<br />
di averla udita bene, io<br />
cercavo invano di contraddirla<br />
dicendole che si sbagliava, ma<br />
lei continuò a piangere tutta la<br />
notte, invocando speso il nome<br />
del marito.<br />
La chiassata continuò anche<br />
a causa del bravo MB che,<br />
rinforzato dai diversi brindisi<br />
offertigli, proseguì, indaffarato<br />
a battere le sua grancassa fino a<br />
qualche anno più tardi: quando il<br />
castello di sogni della sua “futura<br />
umanità” crollò improvvisamente,<br />
per essere rimpiazzato<br />
dalla fratellanza di conquista<br />
praticata dai nuovi arrivati. Il<br />
battito della sua grancassa rimase<br />
sempre più solitario in quella<br />
via Besenghi dove tutti man<br />
mano abbandonarono le proprie<br />
case, lasciandole in mano ai<br />
“foresti”, gente che parlava una<br />
lingua diversa dalla loro.<br />
L’arrivo dei “liberatori”<br />
Questo non avvenne in pochi<br />
giorni o mesi. <strong>Isola</strong> appartenne<br />
ancora agli isolani, anche se per<br />
la strada l’orda dei primi “liberatori”<br />
si riversò in paese. Giunse<br />
per prima una accozzaglia<br />
estremamente incolta, sudicia,<br />
ma pacifica, stupita di trovarsi<br />
in contatto con chi non parlava<br />
nessuno dei loro idiomi, che si<br />
esentava di partecipare alle loro<br />
danze in cerchio e restava indifferente<br />
e muta all’abbondanza di<br />
lodi inneggianti al generalissimo<br />
vincitore. Erano vestiti con divise<br />
diverse, talvolta molto malandate,<br />
di foggia italiana, tedesca<br />
o inglese, con l’aggiunta anche<br />
di note folcloristiche come pelli<br />
caprine e calzature dalla punta<br />
ricurva.<br />
Nel complesso offrivano lo<br />
spettacolo di chi era rimasto per<br />
molto tempo separato dal mondo<br />
più civile e aveva bisogno di un<br />
urgente ritorno alle più elementari<br />
norme igieniche. Di questa<br />
mancanza ne fui vittima io stesso,<br />
per essermi avvicinato un po’<br />
troppo ad osservare un gruppo<br />
di questi poveracci mentre si<br />
stavano spidocchiando e curando<br />
le piaghe scabbiose con l’acqua<br />
di mare nei pressi del bagno su<br />
scòio. Rimasto infettato dai loro<br />
problemi cutanei, fui pennellato<br />
con un unguento viscido a base di<br />
zolfo dalle buone suore del dott.<br />
Bugada. Poi, sofferente di un prurito<br />
incessante, restai avvolto per<br />
ben tre giorni in un lenzuolo, ad<br />
espiare la vendetta dell’occupatore<br />
contro la presunta “reazione<br />
in agguato”…<br />
Nel frattempo il “ras” della<br />
piccola combriccola comunista<br />
locale, il fino ad allora oscuro<br />
BD, firmava senza interruzione<br />
il suoi numerosi ordini… tutti<br />
immancabilmente rinforzati da<br />
un Morte al fascismo! (peraltro<br />
giù morto…) e da una Libertà<br />
ai popoli! (mai goduta, e sempre<br />
proibita tanto da Mosca quanto<br />
da Belgrado).<br />
L’arresto di mio padre<br />
Tra i nuovi compiti di questo<br />
sarto, capo dei Poteri Popolari<br />
isolani, c’era anche quello di<br />
aver fatto chiamare mia madre<br />
dichiarandole – ma non per<br />
iscritto – che per la sicurezza sua<br />
e della famiglia lui consigliava al<br />
capofamiglia (cioè a mio padre)<br />
di ritornare in paese, se riteneva<br />
di essere innocente e di non aver<br />
commesso alcuna malefatta ai<br />
danni di altri. Se questa innocenza<br />
fosse risultata essere la verità,<br />
lui non sarebbe stato né arrestato<br />
né punito.<br />
Portata questa dichiarazione<br />
a conoscenza di mio padre (che<br />
nel frattempo era stato rilasciato<br />
dall’ospedale di Trieste), egli<br />
ritornò a <strong>Isola</strong> ma, quasi arrivato<br />
in paese, venne arrestato<br />
mentre era in compagnia del<br />
parroco mons. Dagri che, come<br />
lui, rientrava dalla città. L’imberbe<br />
opportunista del momento<br />
inviato per il fermo - con il suo<br />
bravo fucile e fazzoletto rosso al<br />
collo – si vantò pure di aver dato,<br />
senza ragione o provocazione,<br />
dò sul muso al prigioniero che<br />
si consegnava volontariamente<br />
alla “giustizia popolare”.<br />
Mia madre, avvertita quasi<br />
subito del suo arresto, lo vide<br />
per l’ultima volta nella piccola<br />
ex caserma del Vièr, dove si era<br />
recata per portargli un cambio di<br />
biancheria, ritirando quella smessa<br />
già tutta macchiata di sangue<br />
per le botte inflitte nel frattempo<br />
al prigioniero. In quello che fu il<br />
suo ultimo contatto con la famiglia<br />
- prima di essere condotto<br />
nelle carceri di Capodistria - le<br />
sue ultime parole furono: “’Genia!<br />
Ti raccomando i bambini!”.<br />
A mia madre fu negato il permesso<br />
di rivederlo un’altra volta, ma<br />
ricevette il suo ultimo cambio di<br />
biancheria, ancora più intrisa del<br />
suo sangue…<br />
Il 9 maggio di quel tragico<br />
1945 era arrivato e la mia<br />
avventura isolana si stava avviando<br />
verso la sua dolorosa<br />
fine con la scomparsa del caro<br />
genitore, amato e rispettato da<br />
colleghi ed amici, lavoratore<br />
instancabile, dedicato alla famiglia,<br />
alle buone letture, alla<br />
storia, al canto e alla musica.<br />
Di lui e di tutti quelli come lui<br />
che con lui scomparvero in quel<br />
violento mese di sangue, non si<br />
seppe più nulla. Rimase soltanto<br />
la vergogna delle condanne<br />
tardive al lavoro obbligatorio<br />
emesse anni dopo, quando gli<br />
accusati e condannati erano<br />
purtroppo scomparsi già da<br />
anni, vittime per sempre delle<br />
sevizie subite, del tradizionale<br />
colpo alla nuca o di voli forzati<br />
nelle foibe del retroterra istriano.<br />
Erano troppo ignoranti questi<br />
“giudici popolari” per poter<br />
comprendere che gli assassinati<br />
politici di quell’anno non erano<br />
più in grado di sopportare le<br />
penalità addizionali dei lunghi<br />
anni di lavoro forzato…?<br />
Idealismo? Opportunismo?<br />
Povero il mio caro genitore,<br />
rimasto illuso e troppo tardi<br />
intrappolato per potersi ritirare
10 15 Settembre 2009<br />
ISOLA NOSTRA<br />
da un sistema politico sbagliato...<br />
Eri soltanto un idealista o<br />
forse un opportunista? Forse un<br />
po’ entrambe le cose. Ma non<br />
spetta a me giudicarti, poiché<br />
ciò ti è costato la tua vita ancora<br />
giovane e una morte priva di un<br />
come, un quando e un dove…<br />
<strong>Non</strong> ti è servito a nulla l’essere<br />
stato una brava persona, stimata<br />
e benvoluta da tutti coloro con i<br />
quali hai avuto contatti di lavoro<br />
e di amicizia, sempre allegro<br />
e pronto ad aiutare il prossimo.<br />
Alcuni avevano usato metodi<br />
violenti durante i primi anni<br />
dell’“infausto ventennio”, altri<br />
ancora avevano abusato con<br />
armi ed uniformi delle loro<br />
finalità politiche, ma tu hai pagato<br />
per tutti in quella fosca e<br />
confusa epoca del dopoguerra,<br />
quando l’essere stato fascista<br />
non era ancora paragonato con<br />
l’essere stato un patriota difensore<br />
della tua terra.<br />
Piangano pure gli isolani<br />
ancora viventi che hanno dovuto<br />
abbandonare le proprie<br />
case, i propri averi, le proprie<br />
tradizioni. Ne hanno un sacrosanto<br />
diritto. Ma si ricordino<br />
allo stesso tempo che il prezzo<br />
da te pagato è stato più alto. Le<br />
tue povere ossa, ormai nude e<br />
imbiancate, giacciono da decenni<br />
ancora senza riposo nei<br />
profondi anfratti di qualche<br />
foiba, e rimangono senza nome,<br />
ancora ricoperte a malapena da<br />
quelle terra ferrosa d’Istria, la<br />
terra da te tanto amata e ora resa<br />
più rossa dal tuo sangue.<br />
Con la scomparsa senza<br />
lasciare taccia del nostro capofamiglia,<br />
il magnanimo compagno<br />
MB si rivolse a mia madre<br />
chiedendo se accondiscendeva<br />
a che l’imberbe quattordicenne<br />
ex ginnasiale figlio del nemico,<br />
venisse a lavorare con lui come<br />
aiutante muratore. <strong>Non</strong> vorrei<br />
giudicare se questa offerta<br />
avesse o no finalità politiche<br />
tendenti a livellare la differenza<br />
di classe, per fare di me “un<br />
vero membro della famiglia<br />
del lavoro”. Forse fu anche<br />
il suo diminuito orgoglio nel<br />
vedermi ora così sottomesso<br />
e rimpiazzato “come capofamiglia”,<br />
e non voglio neanche<br />
escludere che per una naturale<br />
bontà d’animo non provasse<br />
compassione per i bisogni eco-<br />
nomici di una famiglia avviata<br />
allo sfacelo.<br />
Fu così che, pur lottando<br />
contro i timori di mia madre<br />
ma desideroso di non voler<br />
offendere la sensibilità del mio<br />
datore di lavoro, cominciai a<br />
guadagnarmi il pane mescolando<br />
le mia amare lacrime con la<br />
sabbia, l’acqua e la calce del<br />
mio panciuto e rosso muratore.<br />
Fu sempre mia madre a non<br />
accettare questa mia nuova<br />
situazione e – prima che i miei<br />
calli potessero indurirsi troppo<br />
- chiese ed ottenne l’aiuto del<br />
direttore dell’Ampelea: un<br />
uomo che, nell’incertezza della<br />
politica in quel tempo del primo<br />
dopoguerra, contava ancora<br />
qualcosa.<br />
A quel tempo imperversava<br />
una propaganda attiva condotta<br />
dai rossi locali – purtroppo<br />
quasi tutti italiani – i quali<br />
richiedevano l’annessione dell’Istria<br />
alla nuova Federazione<br />
Jugoslava. Lunghi festoni di<br />
bandierine di carta, con i nostri<br />
colori nazionali ma munite<br />
di una stella rossa in centro,<br />
sventolavano assieme ai vari<br />
vessilli bianco rosso e blù,<br />
pure quelli stellati, dove sopra<br />
tutti troneggiava l’emblema<br />
sanguigno della maggiore nazione<br />
guida.<br />
Già molto conscio della mia<br />
acquisita posizione in fabbrica<br />
e non sapendo ancora nulla sulla<br />
sorte di mio padre, io rimasi<br />
totalmente neutrale e lontano<br />
Il 15 febbraio 2009 nella chiesa MinorityKirche di Vienna<br />
è stata scoperta una lapide in ricordo dei tanti infoibati nei<br />
tragici anni del 1945. Presenti alla cerimonia l’ambasciatore<br />
italiano a Vienna Spinetti, il presidente dell’IRCI Del Bello<br />
e il presidente dell’Unione degli Istriani Lacota. Ha avuto<br />
l’onore dello scoprimento della lapide Giorgio Penso, autore<br />
di questo memoriale). Per lui, che dal 1945 del padre non ha<br />
saputo più nulla, questa cerimonia ha avuto il valore simbolico<br />
di un funerale.<br />
da quella baraonda propagandistica,<br />
mentre le variopinte bandierine<br />
affascinate all’interno<br />
sparivano continuamente alla<br />
fine dei turni di lavoro.<br />
Radio Piria<br />
La reazione fascista è in agguato<br />
- tuonava giornalmente la<br />
voce sonora uscente dall’enorme<br />
imbuto di “Radio Piria” - e<br />
noi dobbiamo sconfiggerla!”.<br />
<strong>Non</strong> posso affermare di esser<br />
stato il primo innocente sospettato<br />
di un tale vile attentato<br />
alla sovranità popolare, ma ciò<br />
nonostante fui sospettato e fui<br />
improvvisamente chiamato in<br />
Direzione, dove però non fu<br />
il direttore e ricevermi. In sua<br />
vece troneggiava Gualtiero D.,<br />
degno figlio di quella Lusia, la<br />
fedele che nel biennio passato<br />
aveva spesso apostrofato mio<br />
padre con al qualifica di assesìn!.<br />
Ora il Darko gappista venne<br />
subito al sodo, minacciando<br />
di stringermi le dita della mano<br />
nel cassetto della scrivania<br />
per costringermi a confessare<br />
il misfatto delle bandierine<br />
scomparse e includere i nomi<br />
dei miei complici. Alla fine<br />
tutto si concluse con un nulla<br />
di fatto per mancanza di prove,<br />
e con mia madre molto scossa<br />
dall’accaduto.<br />
Sempre innocente, ma sospettato<br />
di futuri crimini politici,<br />
fui sottoposto in data 11<br />
luglio 1947 ad un procedimento<br />
penale da parte del Tribunale<br />
del Popolo, Circondario di<br />
Capodistria. Ancora senza<br />
un’ accusa definita (formale,<br />
in quanto ancora minorenne),<br />
venni accusato di una sola colpa:<br />
quella di portare il nome di<br />
mio padre e di aver disertato<br />
tra i primi – forse il primo<br />
– l’incomparabile paradiso di<br />
Josip Broz.<br />
Quando il mio nome fu<br />
aggiunto a quello di mio padre<br />
e degli altri 37 condannati già<br />
trucidati, io mi trovavo già in<br />
Toscana, ospite di un collegio<br />
per orfani di guerra. Era la prima<br />
tappa del mio lungo viaggio<br />
attraverso l’Italia, gli Stati Uniti,<br />
la Germania e l’Austria.<br />
Sparì così assieme a tutte<br />
le altre isole di italianità sommerse<br />
dalla marea slava la parte
15 Settembre 2009 ISOLA NOSTRA<br />
11<br />
più dolorosa della mia <strong>Isola</strong>,<br />
mentre il Maresciallo continuava<br />
imperterrito a visitare le<br />
sue conquiste, pavoneggiandosi<br />
con divise dipinte e scintillanti<br />
e godendosi i Zivio! delle masse<br />
comandate ad osannarlo. Ora<br />
il “Komandir”, dopo aver già<br />
ricevuto i quattro quinti dell’Istria<br />
dal Trattato di Pace di<br />
Parigi, proclamava: “Il nostro<br />
non diamo – e, bramoso di aver<br />
pure l’ultimo lembo nostro,<br />
cercava di dare un corpo ed uno<br />
sbocco al mare alla sua repubblichina<br />
del Nord, continuando<br />
a dichiarare che – l’altrui non<br />
vogliamo!”. Sempre intendendo<br />
per “l’altrui” le italianissime<br />
Capodistria, <strong>Isola</strong> e Pirano.<br />
Tutto questo veniva da lui proclamato<br />
nei pressi del nostro<br />
confine goriziano, mentre un<br />
molto prominente ministro del<br />
nostro Governo (non l’unico a<br />
esprimersi in questi termini…),<br />
prometteva ai giuliani di non<br />
lasciarli mai soli!<br />
Fu un vero peccato che tra<br />
il dire e il fare dei nostri politici<br />
di quel tempo, ci fosse in mezzo<br />
il largo Oceano Atlantico degli<br />
interessi strategici nordamericani,<br />
tendenti a frenare l’espansione<br />
sovietica per mezzo del<br />
nuovo traditore ex-comunista.<br />
E fu così che, piegandosi alle<br />
pressioni politiche dell’alleato,<br />
si giunse alla ultima nostra vergogna<br />
del Trattato di Osimo.<br />
***<br />
Durante la mia lunga tappa<br />
nordamericana, l’ironia ella<br />
sorte mi fece trovare faccia a<br />
faccia con il nostro aguzzino<br />
di sanguinosa memoria, allora<br />
partecipante alle riunioni<br />
dell’Assemblea Generale dell’ONU<br />
del 1960. Durante quel<br />
lontano settembre, il mio compito<br />
consisteva nell’osservare<br />
e controllare il comportamento<br />
del numero limitato di visitatori<br />
privilegiati (politici locali o<br />
personalità del cinema) ammessi<br />
ad osservare certe riunioni.<br />
Faccia a faccia col Prezident<br />
E fu proprio la faccia di quel<br />
personaggio, già da tempo a me<br />
nota, ad occupare il posto a lui<br />
assegnato, molto vicino alla<br />
L’11 luglio 1947 38 isolani (o residenti a <strong>Isola</strong>) vennero<br />
sottoposti a procedimento penale da parte del Tribunale del<br />
Popolo del Circondario di Capodistria. Il processo si svolse al<br />
Ritrovo Ampelea di <strong>Isola</strong> e l’unico imputato presente sarebbe<br />
stato Francesco Pagan. Come riporta Olinto Parma nel suo<br />
libro “Dall’Armistizio all’Esodo (Trieste, 2005)”, imbastire<br />
processi ed emettere sentenze contro persone già deportate e<br />
trucidate (che venivano dichiarate “latitanti”) e condannate<br />
a pene detentive, è stato un fatto inqualificabile. Da molti il<br />
processo è stato ritenuto un tentativo da parte dei titini di<br />
creare un alibi alla cosiddetta “giustizia popolare” applicata<br />
nel 1945. Si intendeva legalizzare i crimini commessi in quel<br />
periodo: è stata una triste farsa.<br />
Questi i nomi dei sottoposti a giudizio, tutti condannati ad<br />
anni di “lavoro obbligatorio” e perdita dei diritti civili:<br />
Attilio Benvenuti (20 anni)<br />
Augusto Braccini (15, deportato)<br />
Domenico Bressan (8)<br />
Enrico Bronzatto (3)<br />
Nicolò Civran (3, deportato)<br />
Luciano Crevatin (20, deportato)<br />
Edoardo Cruscio (4)<br />
Emanuele Corselli (2)<br />
Pietro Depangher (5)<br />
Cesare Degrassi (10)<br />
Bortolo Delise (7)<br />
Bruno Del Gos (20, deportato)<br />
Giobbe Di Drusco (7)<br />
Mario Drioli (3)<br />
Pietro Eppeira (15, deportato)<br />
Luigi Felluga (3)<br />
Antonio Felluga (20)<br />
Francesco Inviani (10)<br />
Antonio Leale (2)<br />
Giusto Mattani (13, deportato)<br />
Aurelio Menis (8)<br />
Luigi Nesich (10)<br />
Luigi Opassi (20, deportato)<br />
Giuseppe Pacher (13)<br />
Francesco Pagan (5)<br />
Galliano Penso (7, deportato)<br />
Albino Pertot (7)<br />
Ruggero Pozzar (3)<br />
Ettore Stolfa (10, deportato)<br />
Vittorio Stolfa (3)<br />
Nicolò Troian (10)<br />
Antonio Valentino (20)<br />
Germano Viezzoli (13)<br />
Francesco Venturini (2)<br />
<strong>Non</strong> si procedette contro Giorgio Penso perché minorenne<br />
e contro Guido Pastena, Onorato Pugliese e Bortolo Vascotto<br />
per insufficienza di prove.<br />
mia posizione di fronte a lui.<br />
Ebbi così l’occasione di osservare<br />
le sue espressioni facciali,<br />
non sempre nascoste dietro<br />
una imperscrutabile maschera<br />
diplomatica: lo scrutavo con<br />
interesse questo ultimo “Prezident”,<br />
a pochi passi da lui nelle<br />
riunioni dell’Assemblea delle<br />
Nazioni Unite.<br />
Tuttavia allora questo ultimo<br />
“Prezident” del miscuglio<br />
balcanico era diventato un<br />
altro uomo. Erano sparite le<br />
variopinte uniformi da operetta,<br />
ora rimpiazzate da un impeccabile<br />
doppio-petto gessato<br />
grigio chiaro; portava occhiali<br />
dernier-cri con stanghette dorate.<br />
Era presidente soddisfatto<br />
dopo aver ottenuto “il tutto”, e<br />
non tuonava più i suoi discorsi<br />
infuocati; non ordinava più ai<br />
suoi subalterni di eliminare<br />
oppure di esiliare dai suoi confini<br />
gli innocenti. Lo guardavo<br />
intensamente di tanto in tanto,<br />
ma i suoi occhi brillavano ora<br />
per l’interesse suscitato dalle<br />
invettive del suo antico amico/<br />
nemico Nikita, proclamante la<br />
potenza invincibile della sua<br />
ben più grande “Unione”…<br />
capace adesso “di produrre una<br />
quantità di missili superiore a<br />
quella delle salsicce confezionate<br />
nelle nostre salumerie!”.<br />
Vani rimanevano i ripetuti<br />
richiami del presidente Boland<br />
tendenti a zittire le continue<br />
interruzioni dell’ospite impertinente<br />
e inutili i numerosi colpi<br />
di martello per farlo smettere.<br />
Alla fine, incapace di far tacere<br />
quella voce petulante, fu il povero<br />
martello a frantumarsi in<br />
mille pezzi, dando così modo a<br />
Josip Broz di unirsi alla risata<br />
finale di quella cagnara sovietica<br />
allo sbattere delle scarpacce
12 15 Settembre 2009<br />
ISOLA NOSTRA<br />
russe sul banco, con l’accompagnamento<br />
dei colpi di pugno<br />
del riluttante Gromyko.<br />
L’antico operaio croato rise a<br />
lungo e con evidente gusto per le<br />
esplosioni verbali del compagno<br />
russo e continuò a bearsi dalla<br />
gloria dal suo seggio. Un posto<br />
che egli desiderava rimanesse<br />
duraturo assieme ai privilegi rubati<br />
del suo credo comunista. Ora<br />
il satrapo soddisfatto si godeva<br />
la vita nelle sue varie residenze,<br />
ammirando le sue collezioni di<br />
arte antica, dimentico della sua<br />
lunga storia di passate esplosioni<br />
balcaniche, seguite sempre da<br />
implosioni quando le coabitazioni<br />
forzate divenivano di volta in<br />
volta troppo penose.<br />
Credeva di aver quella varietà<br />
di genti tutta stretta nel pugno,<br />
ma tutti aspettavano soltanto<br />
la sua morte per proseguire il<br />
vecchio cammino originale dei<br />
Pavelic, Mlasevic e Milosevic.<br />
Ma la morte venne, e tu fosti abbandonato<br />
pure dalla memoria<br />
di quelli che hanno combattuto<br />
per e con te. Nemmeno il passo<br />
dell’unico picchetto d’onore<br />
rimasto a onorare le tue spoglie<br />
accompagna il silenzio totale.<br />
Ormai sei solo e dimenticato<br />
come lo sono i poveri resti di<br />
mio padre, ma la storia della<br />
Balcania continua mentre le<br />
nubi del passato continuano ad<br />
addensarsi sulla Serbia e sul<br />
Kossovo…<br />
Ma è veramente un unico<br />
Dio quel vostro Bog… talvolta<br />
chiamato Allah… o invocato<br />
come Jehova?<br />
(fine – La prima parte delle<br />
memorie nel numero 377<br />
giugno 2009)<br />
10 giugno 1940:<br />
una tragica ricorrenza<br />
Molti studenti l’hanno trovata nei libri di testo, pochi<br />
purtroppo sono oggi quelli che hanno avuto l’avventura<br />
di vivere quel 10 giugno 1940. In una calda giornata<br />
estiva l’Italia consegna la dichiarazione di guerra agli ambasciatori<br />
di Francia e Gran Bretagna: ha inizio così un’avventura<br />
che si concluderà disastrosamente cinque anni più<br />
tardi, dopo aver portato distruzioni e lutti in tutto il paese,<br />
insanguinato anche da una lotta fratricida che purtroppo<br />
lascerà un solco tra gli italiani negli anni a venire.<br />
L’Italia di Vittorio Veneto esce mutilata dal conflitto:<br />
perde i possedimenti coloniali e il suo stesso territorio<br />
nazionale subisce una mutilazione sul confine occidentale<br />
con la perdita di Briga e Tenda e su quello orientale di quasi<br />
tutta la Venezia Giulia. In quella calda giornata estiva nessun<br />
istriano o dalmata poteva supporre che avrebbe dovuto<br />
lasciare pochi anni dopo la propria casa e la propria terra:<br />
il conto più salato dell’avventura del 10 giugno 1940 sarà<br />
pagato proprio dai giuliani e dalmati.<br />
Nei Sacrari di queste terre, accanto ai caduti di Redipuglia,<br />
morti per l’ultima guerra di indipendenza (se così<br />
si può definire il conflitto del 1915-18), riposano i poveri<br />
resti dei pochi soldati che sono stati riesumati in terra di<br />
Russia o nel deserto libico: non dovrebbero essere dimenticati,<br />
come non dovrebbe essere dimenticato il 10 giugno<br />
1940. Da quella data è derivata la loro fine.<br />
Da quella data inizia per l’Italia un percorso particolarmente<br />
doloroso, e per gli istriani e dalmati si apre un<br />
capitolo di storia drammatica: nel 1943 hanno un primo<br />
assaggio di una efferata vendetta che tocca il suo culmine<br />
nel 1945, a guerra finita. Nella tragedia giuliana gli istriani<br />
sono soli, non avvertono neanche la solidarietà del Paese<br />
che li guarda con indifferenza e spesso con inspiegabile<br />
rancore.<br />
Sono cose passate, ma è doveroso ricordarle.<br />
Romano Silva<br />
Italia e Marina Vascotto,<br />
Milano/Trieste<br />
Preg.mo sig. Romano Silva,<br />
sfogliando “<strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong>”<br />
di giugno abbiamo letto con<br />
sorpresa e sincera commozione<br />
la sua rievocazione della figura<br />
e dell’opera di nostro padre<br />
Reclus Vascotto nel nono anniversario<br />
della Sua scomparsa.<br />
Ne siamo rimaste profondamente<br />
toccate e ringraziamo<br />
sentitamente. Nel profilo<br />
tracciato lei riconosce l’uomo<br />
di cultura, l’esule, l‘attento<br />
scrittore e il Maestro. A noi è<br />
particolarmente cara questa<br />
figura perché per noi figlie<br />
è stato un maestro di vita, di<br />
altruismo, operosità e dirittura<br />
morale.<br />
<strong>Non</strong> ripercorreremo le<br />
tappe della sua vita perché da<br />
lei già ampiamente descritte,<br />
piuttosto desideriamo rendere<br />
Lettere in<br />
Redazione<br />
nota l’intima sofferenza dell’uomo<br />
nel declinare l’invito<br />
della redazione di <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong><br />
alla cooperazione alla stesura<br />
del libro su <strong>Isola</strong>, ricordando<br />
la sua storia e i suoi personaggi,<br />
perché lucidamente consapevole<br />
che la sua mente si<br />
stava lentamente offuscando e<br />
non avrebbe portato a termine<br />
l’oneroso impegno.<br />
Queste sono le note che<br />
desideriamo aggiungere al<br />
ritratto del nostro papà. Con<br />
l’occasione le assicuriamo<br />
l’adesione alla collocazione<br />
della sua figura e dell’opera<br />
nell’erigendo Museo, in<br />
Trieste, della Cultura Istriana<br />
e dell’Esodo. Come pure<br />
doneremo tutta la ponderosa<br />
documentazione storico-politica<br />
ed altri atti ancora inediti<br />
raccolti negli anni da nostro<br />
padre.<br />
Ci congediamo con un<br />
sentito ringraziamento.<br />
Il Civico Museo della Civiltà istriana, fiumana e dalmata. E’ stato<br />
inaugurato a Trieste (via Torino 8) lo scorso 6 febbraio dopo i lavori<br />
progettati e realizzati dall’IRCI (Istituto Regionale per la Cultura<br />
Istriano-fiumano-dalmata).
15 Settembre 2009 ISOLA NOSTRA<br />
13<br />
La generosità dell'Italia verso gli “altri”<br />
Ferruccio Delise<br />
Il nostro Paese si è sempre<br />
dimostrato generoso<br />
con gli altri, mentre<br />
- non occorre che ve lo dica<br />
- noi profughi attendiamo<br />
ancora il definitivo ed equo<br />
risarcimento dei nostri<br />
“beni abbandonati”.<br />
Nella prima guerra mondiale<br />
la Marina Militare<br />
Italiana, con le sue navi e<br />
con parecchi viaggi, portò<br />
in salvo l’intero Esercito<br />
Serbo senza badare a spese<br />
(ved. i documenti nel museo<br />
del Sacrario di Redipuglia),<br />
mentre verso la fine della<br />
seconda nell’Italia meridionale<br />
furono ospitati dei<br />
partigiani jugoslavi feriti.<br />
Nel 1975, con il Trattato di<br />
Osimo, l’Italia regalò alla<br />
Jugoslavia la Zona B, senza<br />
esserne obbligata da alcun<br />
trattato internazionale.<br />
Dopo la recente guerra fratricida<br />
nei Balcani, i nostri<br />
rappresentanti governativi<br />
fecero le “gare”, rischiando<br />
di rompersi le gambe, per<br />
arrivare per primi al riconoscimento<br />
delle nuove Repubbliche<br />
balcaniche.<br />
Al contrario, questi popoli<br />
nella maggioranza sono<br />
sempre stati avversi all’elemento<br />
italiano in Istria,<br />
Fiume e Dalmazia, tanto<br />
che noi autoctoni di queste<br />
terre ne abbiamo pagato chi<br />
con la vita e chi con l’esodo.<br />
Ma non basta, qualche<br />
decina d’anni fa (non ricordo<br />
esattamente la data) furono<br />
assegnate delle pensioni<br />
oltre confine - come tutti<br />
sanno - a coloro che facero<br />
parte dell’esercito italiano, o<br />
che avevano lavorato pagando<br />
dei contributi all’istituzione<br />
previdenziale italiana.<br />
Erano sufficienti poche settimane<br />
di tale situazione per<br />
averne diritto, anche con<br />
sole testimonianze e senza<br />
documenti. A questi venne<br />
assegnata la pensione minima<br />
italiana, con arretrati<br />
fino a 40 milioni di lire di<br />
allora, e dai “mass media”<br />
abbiamo appreso che, vergognosamente,<br />
veniva percepita<br />
anche dai criminali di<br />
guerra.<br />
In Italia, a quell’epoca,<br />
per avere diritto alla pensione<br />
minima bisognava avere<br />
almeno 15 anni di contribuzione.<br />
A noi profughi, al<br />
momento del pensionamento<br />
e se in possesso della relativa<br />
“qualifica di profugo”,<br />
ci hanno dato l’elemosina<br />
di 30.000 lire, per ciò che<br />
abbiamo pagato per tutta la<br />
nostra Nazione; e questo ci<br />
crea ancora oggi dei problemi,<br />
per avere una misera perequazione<br />
di tale cifra.<br />
E si potrebbe continuare<br />
con tanti altri argomenti,<br />
come il nato in Jugoslavia,<br />
che ancor oggi sporca<br />
i documenti di tanti nostri<br />
conterranei, ma mi fermo<br />
qui perché l’elenco è troppo<br />
lungo.<br />
***<br />
Dopo assegnate le pensioni<br />
oltreconfine, a Trieste<br />
(e specialmente nelle fabbriche,<br />
compresa quella dove<br />
lavoravo) giravano da mano<br />
in mano delle fotocopie di<br />
un articolo, non so se e dove<br />
pubblicato. Ne ho salvata una<br />
copia, che comprende anche<br />
il glossarietto delle parole slave.<br />
Riteniamo opportuno rispolverare<br />
questo stampato<br />
riportandolo integralmente,<br />
per farlo conoscere a coloro<br />
che non ne hanno avuto<br />
occasione di leggerlo, e dal<br />
quale apprenderanno la cronaca<br />
della “Beffa di Buie”,<br />
in dialetto istro-slavo, mentre<br />
noi aspettiamo….. aspettiamo….<br />
e aspetteremo ancora…<br />
la Giustizia.<br />
Quando la Patria chiama<br />
Al coro di accuse che da<br />
tutta l’Italia si leva da anni<br />
contro l’inefficienza governativa<br />
nostrana, si sono aggiunte<br />
negli ultimi tempi<br />
voci autorevoli dall’estero,<br />
spesso foriere di future inibizioni<br />
(ingresso a pieno titolo<br />
nel Club europeo).<br />
Per la verità, sempre oltre<br />
confine, esistono anche<br />
singoli, umili estimatori<br />
dell’italico apparato burocratico,<br />
in special modo del<br />
nostro servizio pensionistico.<br />
Riportiamo quindi volentieri<br />
la cronistoria di<br />
uno di tali ignoti entusiasti,<br />
particolarmente illuminante<br />
sulle modalità corrette da<br />
seguire per assicurarsi tale<br />
sospirato servizio sociale.<br />
Mi xe Svonko, curba mare!<br />
che ga fato el militare<br />
soto Italja, sta preklieta,<br />
con stelete su jaketa,<br />
con gamasse e con<br />
moscheto<br />
ga marcià fin Caporeto<br />
e da Isonzo fin a Grado<br />
gnanca un colpo ga<br />
sparado.<br />
Dopo un mese, ti jabenti!<br />
ci ha dito radio: “Atenti,<br />
“vecio Toio e altri mati<br />
“xe scampadi co’ Aleati”.<br />
Svonko alora, no xe mona,<br />
ga pensà: xe ora bona<br />
de cassarghela ai ‘taliani<br />
e filar coi partisani.<br />
Buta via una steleta,<br />
l’altra fica su bareta;<br />
col fusil pien de balini<br />
si presenta ai titini.<br />
“Smrt fazismu” ga zigado,<br />
druži in bosco ga portado,<br />
ga sparado come un mato<br />
tanti kruki ga mazato;<br />
ga mazado anche ‘taliani,<br />
butà in foiba sei istriani;<br />
per far vera fratelanza<br />
ga po’ verto qualche panza.<br />
Svonko pratico de naja<br />
ga becà anca medaja<br />
e su papir ‘ssai ben scrito<br />
ga firmado el druže Tito.<br />
Quel bon tempo xe passado,<br />
e mi a casa son tornado;<br />
de pulitika no so niente,<br />
perché pascolo mie armente.<br />
Ma un bel giorno i vien<br />
ciamar<br />
perché in Buje xe de<br />
andar;<br />
par che ariva Andrioti<br />
per parlarghe ai patrioti.<br />
Con medaja e ben tapato<br />
mi a Buje ci go stato;<br />
iera tuta imbandierata<br />
per la velika parata.<br />
Finalmente xe ‘rivato<br />
con suo colo ben incassato<br />
dentro spale di capoto<br />
come mi co vado in moto.<br />
“Cari amici” ha scominziato<br />
“qui da voi sono rivato<br />
“per portarvi la favella<br />
“dell’Italia nostra bella”.<br />
“<strong>Non</strong> parole sol, o miei<br />
cari,<br />
“io vi porto anche denari,<br />
“io vi porto, state attenti,<br />
“la pension dei<br />
combattenti”.<br />
No vi digo che casino,<br />
ga sentido fin Pisino:<br />
urli, canti, contenteza,<br />
ghe mancava “jovineza”.<br />
Mi sburtandose fra gente<br />
son rivado andarghe rente<br />
ghe go dito: dame man,<br />
Boga ti, mi son ‘talian!<br />
Glossarietto<br />
Curba – donna di facili costumi<br />
Prekleta – maledetta<br />
Jabenti – in c… a te<br />
Smrt fazismu – a morte il fascismo<br />
Druži – compagni<br />
Boga ti – (sia lodato) il tuo<br />
Dio.
14 15 Settembre 2009<br />
ISOLA NOSTRA<br />
Parlando di vacanze<br />
Ogni tanto mi diletto a ciacolar con mia nipote del più e del meno… mi, come che so, ela in italian alternà al vernacolo<br />
de Siena, dove risiede da quando aveva un anno, e da quella volta ne sono passati venti. Ultimamente ghe gò fato<br />
i auguri de bon compleanno, e la me gà dito: <strong>Non</strong>no… come sto diventando vecchia! E mi, cossa podevo risponderghe se<br />
no …e te me lo disi a mi?<br />
Ad ogni buon conto ho scritto diverse cose illudendomi di averla vicina e di quell’illusione xè vignù fora ‘sti capitoli che<br />
– con gran piasèr – ve voio far leger… se volè e, se nò volè, andè in una scuola de volo o imparè almeno a nudar…<br />
- Evviva, nonno, la scuola è finita e si parte per le vacanze!<br />
- Dove ‘ndè stò anno?<br />
- Papà e mamma hanno deciso per il lago, ma io avrei preferito tanto<br />
andare al mare a vedere le barche, raccogliere conchiglie, giocare<br />
sulla sabbia e fare tanti castelli grandi come quelli veri.<br />
- Mania de grandessa, eh? Mi me contentavo de un secio e<br />
‘na paleta par far passar el tempo soto a un sol che frizeva la<br />
pele e brusava le piere.<br />
- Ma tu, nonno, abitavi già al mare e per te era molto più semplice…<br />
- Facile xe dir, difficile xe far…<br />
- <strong>Non</strong>no, a me il lago non piace, ma la mamma ha stabilito così e<br />
il papà si è dovuto adeguare.<br />
- Tu màre comanda e to pare, de bravo mòna, a se adegua…<br />
- Lasciamo perdere, nonno… Ma tu piuttosto, come passavi le tue<br />
vacanze ad <strong>Isola</strong>?<br />
- Oh… <strong>Isola</strong>… a <strong>Isola</strong> iera sempre vacansa. <strong>Isola</strong> iera el paese<br />
dele vacanse. <strong>Isola</strong> iera el posto dove duti vigniva a far vacansa.<br />
Anca i “ultimi” xe vignui par far vacanza e i no xe ‘ndai più<br />
via… Duti a <strong>Isola</strong> faceva vacansa, trane i isolani… Per lori (i<br />
isolani doc), la vacanza iera quela de vendemiar, de pescar,<br />
de pastenàr, de ‘ndar in fabbrica a iscatolar pesse e quando<br />
restava un cicin de tempo, se ‘ndava a finir i lavori de casa.<br />
Dopo… solo dopo… se no se iera strachi disfai e se gaveva<br />
‘ncora voia… forsi se podeva s’cominciar le nostre vacanse…<br />
come dir… mai.<br />
- <strong>Non</strong>no, mi sa tanto che oggi sei un po’ più incavolato del solito.<br />
Cosa succede?<br />
- Nò succedi niente. Me gira le b… ehm, le rodele parché<br />
– come te pol capir – la storia se sta ripetendo e ‘desso duti<br />
vòl andar in Istria a passar le vacanse. Chi a zogàr al Casinò<br />
de Portorose, chi a far un giro in motoscafo tra Punta de Galo<br />
e Punta de Ronco, chi a divertirse pescando soto acqua, chi<br />
a far magnade de pessi… E noi, ex paroni de duta stà roba,<br />
stemo a vardar come mone che i altri va a divertirse a casa<br />
nostra. Oggi - parchè i se diverti - duti parla de Capodistria,<br />
<strong>Isola</strong>, Portorose, Pirano, Umago, Salvore e zò zò fin a Pola e<br />
Fiume e, in conclusion, de duta l’Istria.<br />
Ma perché, dal ’45 al ’56 a nissùn ghe fregava niente dei nostri<br />
posti? Noi, in quei anni, le vacanse le gavemo passade nei<br />
campi profughi e a ramengo pel mondo par farse ‘na nova<br />
vita; e oggi… vacanse… vacanse… e de l’Istria no’ ghe frega<br />
più niente a nissùn, solo a noi, quei pochi che xe restai, unici e<br />
sacrosanti eredi de quela storia, de quela tradision, de quel’origine<br />
istriana che ‘desso, quei altri, la vol far passar per sua.<br />
- <strong>Non</strong>no, non ti crucciare, ormai quei tempi sono lontani e… io<br />
sono con te!<br />
- Grassie amor mio, grassie se te portarà ‘vanti ‘sta storia, ‘na<br />
storia de ‘na volta, ‘na storia de tanto tempo fa e… scusa stò<br />
povero vecio che ga la testa insinghenada de momenti lontani…<br />
che nol fa altro che pensar a quei tempi ma – cossa te vol<br />
– el pensar xe la sola roba che me xe restà…<br />
Un abbraccio a tutti voi,<br />
Walter Pohlen<br />
El paron de casa<br />
Una volta iera el centro del paese e in sima dondolava<br />
bronzee campane per ciamàr la gente ala preghiera...<br />
D’istà a regalava l’ombra par la mùlaria dei quatro cantoni<br />
e dela mosca cieca...<br />
I fioi se sbarufava par tirar le vece corde, dove, da bifore<br />
romane, vigniva fora el scampanio che svolava fin tal<br />
ciel… e oltra…<br />
Dopo el Vespro el campanil a stava sìto ma, de là in sima,<br />
a fasseva de vedeta su quel scoio… cucando sule strade<br />
e in tale piasse dove mularia inamorada, tignidose per<br />
man, ‘ndava torsiolando par la Riva, le Porte, Callelarga<br />
e Mesagrisa…<br />
Tanta iera l’acqua fresca e l’aria pura de quel mondo… i<br />
giorni profumava de tera rossa, alghe e fiori de april…<br />
Ti, viandante, se te capiti par sorte in ‘sto rifugio arcaico,<br />
varda in alto, saluda le campane …. ormai color verderame<br />
e, se te serchi i fioi de un tempo… ‘scolta el vento…<br />
e cussì sia.<br />
Walter Pohlen
15 Settembre 2009 ISOLA NOSTRA<br />
15<br />
’na partida de balon<br />
- Me ricordo de ‘na partida memorabile… ierimo sei fioi<br />
grandi contro nove fioi pici, par paregiar la diferensa de età<br />
e de altessa. El campo de zogo al iera stà sminà de poco. El<br />
terèn pareva un pàsteno de patate, pien de busi e de cassòpe<br />
de terra. Con un stagnaco de calsina e ‘na penelessa gavemo<br />
tirà le striche per tera e co’ dele piere, capitade là quando i<br />
tedeschi i gaveva fato saltar la diga, gavemo segnà le porte.<br />
Duto pareva a posto par la partida, ma mancava l’arbitro.<br />
Se gavemo vardà tal muso e dopo gaver pensà – parché<br />
pensavimo anca noi, cos’ te credi… - gavemo tirà a sorte<br />
co’ la paiussa e l’arbitro lo gavaria fato chi gavessi ciapà la<br />
più curta: mi gò fato l’arbitro!<br />
- <strong>Non</strong>no, non sapevo che avessi fatto “anche” l’arbitro!<br />
- Beh, picia mia, fin a quel momento gnanca mi no’ lo go<br />
savesto…<br />
- E allora?<br />
- E allora cossa?<br />
- La partita di pallone, nonno. La partita!<br />
- Ah sì… alora. Gò fato meter a posto i sogadori e go da<br />
inisio ala gara. ‘Desso i grandi iera in sinque (parché mi<br />
dirigevo…) e i pici sempre in nove; par darghe qualche<br />
possibilità i grandi gavaria comincià a zogàr el primo tempo<br />
in salita: ‘na fadiga boia!<br />
- Come in salita? Il campo non era piano?<br />
- Macché. El campo al iera in salita o in disesa, dipendeva<br />
da dove te vardavi.<br />
- Che bel campo, nonno! Tutto da ridere!<br />
- Proprio cussì! Pensa: dopo diese minuti i pici, forse parché<br />
i gavevà avù fortuna, con una discesa strabiliante i xe<br />
piombai in porta finendo la corsa, dopo diese metri, driti in<br />
mar. De morir dal rider! Mi gò fiscià e go dito: Un a zero!<br />
I grandi no’ iera d’acordo parché – almeno cussì i diseva<br />
– l’asiòn iera stada visiada da un fora-zogo e… qualche<br />
parolina no’ tanto bela i me la gà anca dita.<br />
Alora gò amonì un grando disendoghe che el iera imonà<br />
e questo, incazzà nero, se gà cavà ‘na papussa tirandomela<br />
in testa. Mi, forte dela mia importansa de arbitro, lo gò<br />
mandà fora del campo tirandoghe una pedada sule canèle<br />
dela gamba e – par paregiàr el conto - gò anulà el gol.<br />
A ‘sto punto iera i pici a no’ esser più d’acordo e incazzai<br />
come bestie i gà scomincià a smontar le piere dele porte e<br />
tirarmele adosso. I grandi, ciapando le mie difese, i gà comincià<br />
a corer drio i pici ciapandoli a pedade tal cul. Una<br />
confusion cussì in un campo de balòn no se ga mai vista.<br />
Alora gò fiscià tre volte e gò dito che la partida iera anulada<br />
par impraticabilità del campo. No’ lo gavessi mai fato!<br />
Grandi e pici, come fulminai, i se gà fermà de colpo cominciando<br />
a vardarme de stralocio, po’ – vardandese fra de lori e<br />
fasendo finta de niente – i gà scomincià a venirme incontro e<br />
come lori se avansava (chi faceva finta de ligarse le papusse,<br />
chi fasendo finta de sugarse le man par tera…) i cioleva su<br />
cassòpe grosse come rampighini. Mi, che mona del tuto no’<br />
iero e capendo che i la gaveva con mi, gò butà via el fisceto<br />
dandomele a gambe levade. Tre cassòpe e ‘na piera me gà<br />
ciapà sula schena ma le altre dosento le gò schivade dute.<br />
Me son serà in casa par ‘na settimana e no’ gò mai più fato<br />
l’arbitro… anca se - in seguito – gò sogà in porta, per esser<br />
pronto a scampar prima che qualcosa ‘ndassi storto.<br />
- <strong>Non</strong>no, eri proprio una frana!<br />
- Una frana proprio no, iero svelto de corer, eco duto!<br />
- Se questo lo chiami divertimento…<br />
- Divertimento s’ceto come l’acqua e puro come el vin. Pensa<br />
un momentin: in un solo giorno gavemo fato ‘na partida de<br />
balòn, un bagno in mar, dei lanci de piere e de cassòpe, ‘na<br />
corsa campestre e un incontro de pugilato. Te sembra poco?<br />
Cossa te vol de più dala vita?<br />
- Certo nonno che a quei tempi non eravate molto tranquilli...<br />
- I tempi no’ centra niente, ierimo giovini, ecco cos’ che<br />
ierimo…<br />
- Per me eravate delle pesti, e poi – caro il mio nonno – hai il<br />
coraggio di richiamarmi quando faccio qualcosa fuori posto!<br />
- Te riciamo perché ti te son una picia picia, eco!<br />
- Perché, se fossi una picia-granda le cose sarebbero diverse?<br />
- Te gà ragion, saria l’istesso.<br />
- Allora vedi che stai travisando la “tranquillità” con i “tempi”?<br />
- Ghe xe tempi par sogàr e quei de passar tranquilli.<br />
- Allora nonno, prenditi il giornale e vai a sdraiarti sopra il<br />
divano mentre io, se permetti, dato che questi sono i miei tempi,<br />
vado a giocare con il computer. Almeno così ognuno farà quello<br />
che a lui è più adatto. Chi la tranquillità, chi il giocare!<br />
- Si, però ai miei tempi no’ esisteva quel coso là, el computer,<br />
come che te disi ti. Ai mii tempi, na bala de strassa ligada col<br />
fildefero iera el no’ più oltra dei divertimenti.<br />
- Certo, con l’addio alla tranquillità di quelle persone che, per loro<br />
sfortuna, dovevano sopportarvi… e poi si dice “non plus ultra”.<br />
- Disi come che te par, ma quei che ne soportava i gaveva<br />
fato, prima de noi, i loro zoghi a bala , el bagno in mar, tirà<br />
cassòpe e qualche cassòto. E parché noi dovevamo esser de<br />
meno de lori?<br />
- <strong>Non</strong>no, sei proprio un preistorico!<br />
- Forsi te gà ragion, picia mia, ma cossa te vol, i tempi iera<br />
quei che i iera…<br />
- Si nonno, hai ragione: i tempi passano ma le storie rimangono…<br />
Un abbraccio a tutti voi da<br />
Walter Pohlen
AVVENIMENTI LIETI<br />
16 15 Settembre 2009<br />
ISOLA NOSTRA<br />
Domenica 31 maggio mi è capitato quello che tutti i nonni sognano che avvenga<br />
prima o dopo nella vita: festeggiare i nipotini in occasione della loro Prima Comunione.<br />
E così è stato, abbiamo festeggiato nostro nipote Daniele Depase.<br />
La cerimonia si è svolta nella chiesa di Borgo San Nazario, e anche se i comunicandi<br />
erano solo sette (purtroppo di bambini ne nascono sempre meno…),<br />
tutto il contorno è stato suggestivo e indimenticabile, con la chiesa gremita e<br />
la Messa accompagnata dalle brave chitarriste del Borgo. Alla fine le foto di<br />
rito, prima davanti all’altare e alla statua della Vergine e poi sul sagrato con<br />
parenti e amici.<br />
Nel pomeriggio, dopo il pranzo, ci siamo incamminati verso Monte Grisa dove<br />
– seguendo una tradizione ormai consolidata e apprezzata – i bambini che quel<br />
giorno hanno ricevuto la Prima Comunione hanno portato un fiore alla Madonna<br />
in segno di ringraziamento. Anche qui erano presenti le chitarriste di Borgo,<br />
a cui va il nostro grazie per la loro disponibilità.<br />
Gabriella e Massimo, i genitori di Daniele, erano emozionatissimi alla pari di<br />
noi nonni. A tutti batteva forte il cuore e la commozione era talmente grande<br />
ed evidente che più di qualcuno ha lasciato qualche lacrimuccia al Santuario.<br />
Questi sono momenti tra i più belli e indimenticabili.<br />
Ora aspettiamo la Cresima di Daniele, che festeggeremo insieme ai parenti e<br />
amici. Di nuovo auguri, Daniele!<br />
I tuoi nonni Mario e Graziella<br />
ALESSANDRO DEGRASSI<br />
– classe 1996 - isolano di seconda<br />
generazione, vive a Torino e<br />
(forse primo isolano nella storia…)<br />
veste la gloriosa maglia<br />
bianconera nelle squadre giovanili<br />
della Juventus. Un “in<br />
bocca al lupo” ad Alessandro<br />
dai genitori Luigi e Antonietta,<br />
dal fratello Stefano, dal nonno<br />
Mario e dalla nonna Anita, che<br />
inviano anche un caloroso e affettuoso<br />
augurio alla redazione<br />
e a tutti gli isolani.<br />
P.S. : tutta la famiglia è tifosa<br />
del Toro!!... ma questa è un’altra<br />
storia…<br />
Il 17 settembre 2009 ha<br />
raggiunto la bella età di 94<br />
anni<br />
ANGELA GIOVANNINI<br />
ved. DAGRI<br />
Tantissimi auguri di serenità<br />
e salute dai figli Gino,<br />
Nerina, Nivea, Marino e<br />
Loredana insieme ai nipoti<br />
e parenti tutti.<br />
LUCIO DEGRASSI<br />
(paradiso) e ARGEO<br />
DEROSSI (a destra)<br />
vivono a Bellmore,<br />
nello stato di New<br />
York e – a vedere<br />
le foto – sembrano<br />
avere un certo feeling<br />
con la pesca…<br />
Forse il mare di <strong>Isola</strong><br />
è rimasto nel loro<br />
DNA…
15 Settembre 2009 ISOLA NOSTRA<br />
17<br />
Fabio Ricasoli, da Genzano (Roma), ha inviato la foto<br />
della sua famiglia, dove sono rappresentate quattro<br />
generazioni: da sinistra la moglie Maria, la nuora<br />
Milly, il figlio Massimo, Fabio, la figlia Tiziana, la<br />
sorella Maria Rosa (Mariuccia) e i nipoti Daniele,<br />
Alessio, Gabriele con l’ultima arrivata in famiglia, la<br />
bis-nipote Aurora.<br />
Un saluto a tutti gli isolani e un augurio particolare a<br />
Umberto Parma, mio compagno di giochi e di bagni<br />
in Vier, al molo San Piero e al Primo Ponte.<br />
BEAU BURGESS, figlio di Robert e nipote<br />
di Marina Parma in Burgess, defunta in<br />
California, con questa foto desidera salutare<br />
tutti i suoi parenti Parma e Petronio in Italia,<br />
Schiavon in Australia e Gagliardi in Brasile.<br />
Sono trascorsi già tre mesi da quando, in giugno,<br />
siamo passati per la redazione di <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong>,<br />
e quell’oretta trascorsa assieme a voi è stata un<br />
po’ speciale, per noi che viviamo così lontano,<br />
in Australia. Ci avete fatto ricordare i bei tempi<br />
di <strong>Isola</strong>, e ci avete anche fatto ridere con i racconti<br />
e gli aneddoti di Editta<br />
Depase.<br />
Con queste due foto vorremmo<br />
ringraziare gli amici<br />
Romanita e Franco Degrassi<br />
(fritola), che abitano a Como,<br />
dove ci siamo incontrati la<br />
prima volta per ritrovarci<br />
poi a <strong>Isola</strong> dove abbiamo<br />
trascorso assieme due belle<br />
giornate.<br />
Con l’altra foto un ringraziamento<br />
particolare alla cugina<br />
Pina Goina per tutto ciò che<br />
ha fatto per noi durante la<br />
nostra permanenza a Trieste<br />
e per la bella serata trascorsa<br />
assieme ai suoi figli e nipoti.<br />
Dall’Australia un caro saluto<br />
a voi e a tutti gli isolani da<br />
Livio e Aminta Castro e da<br />
Mario e Anna Maria D’Addario.<br />
AVVENIMENTI LIETI
AVVENIMENTI LIETI<br />
18 15 Settembre 2009<br />
ISOLA NOSTRA<br />
Il 27 giugno 2009 è arrivata<br />
ISABEL DE BEI<br />
per la gioia della sorellina Lily, dei genitori Marco<br />
e Rachel de Vito, dei nonni Flavia Poletti e<br />
Ovidio de Bei, dei nonni De Vito, della zia Francesca<br />
con Simone e della pro-pro zia Anita.<br />
Alla cara neonata Isabel da parte dei familiari,<br />
parenti ed amici tutti gli auguri di ogni bene e<br />
un felice avvenire.<br />
Il 3 ottobre 2009 raggiungerà la bella età di 89 anni<br />
ERNESTA EPPEIRA ved. ZULIANI<br />
Tantissimi auguri di ancora tanti anni in serenità e<br />
salute dai figli Carlo, Luciano, Piero e Annamaria<br />
insieme ai nipoti e ai familiari tutti.<br />
Alla nostra cara mamma e nonna ANITA<br />
MORATTO (celai), che lo scorso 7 giugno ha<br />
compiuto 84 anni, un grosso bacio e un augurio<br />
di serenità dalla figlia Adilia e dai nipoti Paolo,<br />
Elena e Anna.<br />
Proverbi, pillole di saggezza<br />
- Nessuna buona fortuna può tenersi al sicuro dagli invidiosi.<br />
- Far del bene agli ignoranti è come lavare la testa all’asino.<br />
- Il bisogno fa l’uomo ladro.<br />
- La musica calma gli animi turbati e alleggerisce i mali<br />
dello spirito.<br />
- La parte più difficile nella commedia è quella dello sciocco,<br />
perché chi vuol far credere di esserlo, bisogna che sia<br />
tutt’altro che sciocco.<br />
- L’esperienza è madre di ogni sapere.<br />
- L’uomo senza amore è peggio di un morto, la donna invece<br />
non ne risente…<br />
- La donna mira infinitamente più a rendere felici che ad<br />
essere felice.<br />
- Il successo è legato al coraggio.<br />
- <strong>Non</strong> la morte, ma il morire è terribile.<br />
- La più grande gioia è quella che non era attesa.<br />
- La gentilezza con costa nulla e ottiene tutto.<br />
- Un parente povero è sempre un parente lontano.<br />
- Fintanto che l’avaro vive, la sua ricchezza è morta. Quando<br />
egli scende nella tomba, la sua ricchezza ne esce.<br />
- La fiducia i se stessi è il primo segreto del successo.<br />
- I segreti li conserva bene il morto.<br />
- La vita di un uomo è il suo carattere.<br />
- La ragione ci inganna più spesso della natura.<br />
- Chi è più lento a promettere è più severo a mantenere.<br />
- Gli elogi sono della natura del vino: ubriacano.<br />
- Nella vita non dovrebbe esistere la presunzione, per il<br />
fatto che essa provoca la rovina di chiunque tenti, adoperandola,<br />
di innalzarsi tra i suoi simili. Ma vi deve essere in<br />
ognuno di noi un po’ di orgoglio. Colui che non ne ha, non<br />
è un uomo, né tale può essere chiamato. Dove vi è l’orgoglio,<br />
vi è pure la forza, dove manca vi è solo debolezza.
15 Settembre 2009 ISOLA NOSTRA<br />
19<br />
Anche quest’anno con<br />
l’arrivo di luglio si è<br />
consumata una delle<br />
più belle tradizioni dedicate<br />
alla Madonna nella nostra regione:<br />
il “perdon de Barbana”.<br />
Noi isolani, come sempre, eravamo<br />
in prima fila, numerosi,<br />
accompagnati da un tempo<br />
meraviglioso e da un cielo che<br />
più azzurro di così era impossibile<br />
da vedere e da ammirare.<br />
Anche il mare si avvicinava a<br />
questo colore: uno spettacolo<br />
da non perdere.<br />
Quest’anno si è aggregata<br />
a noi anche la cara Viviana<br />
Vascotto, vedova purtroppo<br />
del marito Attilio; è stata la sua<br />
prima presenza alla processione<br />
e la barca che l’ha ospitata<br />
si è bagnata sicuramente<br />
di qualche lacrima, perché<br />
l’emozione si era impadronita<br />
di lei come di noi tutti.<br />
Come al solito, nell’isola<br />
di Barbana, la Messa è stata<br />
celebrata all’aperto, accompagnata<br />
anche dal coro delle<br />
cicale. <strong>Non</strong> so se è stata una<br />
casualità, ma sono piuttosto<br />
Il perdon de Barbana<br />
Addobbata a festa e con il gran pavese, l’imbarcazione con la statua della Vergine precede le altre<br />
barche nella processione verso il santuario di Barbana. Il “Perdon de Barbana” è forse la più importante<br />
tradizione religiosa per i gradesi, che richiama ogni anno nell’isola folle di fedeli.<br />
convinto che questo è stato<br />
un anno particolare, dove la<br />
natura si è sposata con la sa-<br />
cralità della processione con<br />
la statua della Vergine. <strong>Non</strong><br />
poteva mancare la presenza<br />
Foto di gruppo dei partecipanti ad un pellegrinaggio a Medjugorie: fra loro tanti<br />
isolani, accompagnati come sempre da Mario Depase. In quei giorni l’amico Mario<br />
ha anche festeggiato il suo compleanno, ricevendo gli auguri da tutti i partecipanti.<br />
Un saluto e un augurio in particolare dall’amica d’infanziaViviana Vascotto.<br />
dell’arcivescovo di Gorizia<br />
Dino de Antoni, come pure<br />
di molti sindaci della nostra<br />
regione.<br />
Alla fine della cerimonia<br />
religiosa, abbiamo approfittato<br />
come ogni anno della<br />
bontà del Comune di Grado,<br />
che ha offerto il rinfresco nel<br />
convento dei frati. Dopo il<br />
ringraziamento, accompagnati<br />
dal suono delle campane,<br />
siamo ritornati con la statua<br />
della Madonna sulle barche<br />
per riportarla a Grado. Lungo<br />
il canale tantissima gente<br />
che attendeva il ritorno della<br />
Vergine e la calata sull’acqua<br />
del fiore di ortensia, come<br />
vuole la più antica tradizione,<br />
di cui purtroppo non conosco<br />
il significato. I balconi delle<br />
finestre erano addobbati con<br />
drappi bianchi , come era uso<br />
durante le processioni anche<br />
nella nostra <strong>Isola</strong> e in tutta<br />
l’Itria.<br />
Sarò sincero: una gita<br />
ed un pellegrinaggio così lo<br />
consiglio a tutti, anche per<br />
ritrovare un po’ di serenità a<br />
contatto con la natura ed il<br />
soprannaturale. Un grazie infine<br />
a Mario Depase per averci<br />
fatto trascorrere una così bella<br />
giornata.<br />
Luciano Bortolin
20 15 Settembre 2009<br />
ISOLA NOSTRA<br />
Scherzi... non troppo innocenti<br />
Voglio raccontare alcuni aneddoti che risalgono a qualche anno<br />
prima dell’esodo da <strong>Isola</strong> e che riguardano il rapporto tra i miei<br />
genitori e le malcapitate vittime dei loro scherzi.<br />
Uno dei racconti che negli anni a seguire preferivano fare i miei<br />
genitori (chiamiamoli… Gino e Rosa…) era relativo a quando,<br />
appena sposati, capitava che litigassero. In particolare una volta,<br />
quando un contrasto fu più intenso, mia madre, molto arrabbiata<br />
con il marito, andò per poche ore a casa dei suoi genitori per sfogarsi.<br />
Quando tornò a casa si trovò scritta sul risvolto del lenzuolo<br />
la parola “Morte”, ricamata a punti piccolissimi e fittissimi con del<br />
filo nero! Immaginarsi quanta pazienza ci sia voluta per togliere<br />
tutti i punti, ma poi la pace ritornò in famiglia.<br />
Altri aneddoti invece riguardavano gli scherzi che si divertivano<br />
- come degli sciocchi - a fare nella loro casa. Quando fui<br />
più grande, raccontavano anche a me, ridendo all’impazzata, le<br />
storielle che più li avevano divertiti.<br />
I mie genitori abitavano al secondo piano di una casa del centro<br />
storico, dove le vie erano abbastanza strette. All’epoca, per i<br />
bisogni si usava il vaso da notte, e da questo presero lo spunto per<br />
uno scherzo veramente tremendo. Dopo aver fatto i loro bisogni<br />
li impacchettarono in una bella carta con un fiammante fiocco<br />
rosso e deposero il pacchetto nel mezzo della contrada. Salirono<br />
poi le scale per guardare dalla finestra chi fosse il fortunato che<br />
avesse trovato il “regalo”.<br />
Capitò di là l’amico Toni che vide il pacchetto, lo prese di<br />
nascosto e se lo mise in tasca. Si venne a sapere il giorno dopo<br />
come andò la faccenda a casa di Toni: arrivato a casa disse alla<br />
moglie: Varda Gina cossa gò trovado, de sicuro xe marmellata,<br />
scartila che vedemo cossa xe…Gina si accorse subito di quale<br />
fosse il reale contenuto e uscì con un: Sempio!, no te vedi che<br />
xe una m.!!!<br />
Simile a questo scherzo - ma con un contenuto diverso - ne<br />
fu fatto un altro prendendo questa volta spunto da una situazione<br />
abbastanza tipica per quei tempi: All’epoca - nonostante le case<br />
fossero pulite dalle scale alle cantine con tanto olio di gomito che<br />
le faceva brillare - capitava che qualche topolino si infilasse nelle<br />
case e pertanto venivano messi i cosiddetti “cioteghi”, ovvero le<br />
trappole con tanti fori all’interno, nelle quali veniva inserito il<br />
formaggio. I topi, per prendere la loro preda, infilavano la testa<br />
nei fori e trovavano la loro fine restando soffocati.<br />
Anche in questo caso fu fatto un pacchettino incartato con un<br />
fiocco celeste e contenente il malcapitato roditore. Come al solito<br />
deposero il pacchettino al centro della strada e aspettarono pazientemente<br />
il primo passante. Dopo un po’ passò una signorina che<br />
all’epoca faceva la ballerina. Quando vide il pacchetto incartato<br />
così bene si guardò in giro facendo un passo avanti ed uno indietro<br />
per verificare di non essere vista. Piano piano lo prese, ma quando<br />
si accorse che dietro c’era un topino si mise a bestemmiare… tra<br />
le grandissime risate dei miei genitori spettatori della scena!<br />
Una sera d’estate i miei genitori si fecero una scorpacciata<br />
di anguria, tagliandola a fette piuttosto grosse.. Erano circa le<br />
dieci di sera e come al solito si misero a guardare chi per primo<br />
passasse da quelle parti: videro arrivare da lontano due amici<br />
un po’ brilli che camminavano abbracciati cantando la canzone<br />
della bighignella.<br />
Mio padre disse. “Sta a veder se rivo a ciapar in tel muso un dei<br />
due!”, e lanciò una scorza di anguria. Subito dopo, con una mano<br />
sulla guancia, uno dei due amici si mise a gridare: “La p. de to mare!,<br />
de sicuro xe stà Massimo”, dando ovviamente la colpa a chi non<br />
c’entrava niente. Potete immaginare le risate dei miei genitori!<br />
Anch’io dopo ogni racconto mi stringevo la pancia dal<br />
ridere. Sono passati tanti anni, ma i poco innocenti divertimenti<br />
dei miei genitori sono rimasti sempre nella mia mente, e ancora<br />
adesso mi scappa qualche sorriso.<br />
Un’immagine pubblicitaria del “Rex”, con al vento il<br />
famoso “Nastro Azzurro”.<br />
È di scena il Rex<br />
Domenica 12 luglio la sede regionale della RAI ha mandato<br />
in onda il programma “Danzando sul Rex”, tratto dall’omonimo<br />
spettacolo organizzato dal Museo del Mare di Pirano e da Tele<br />
Capodistria, realizzato e allestito negli ex Magazzini del Sale di<br />
Pirano.<br />
L’atmosfera del “Rex” viene fatta rivivere attraverso i ricordi<br />
espressi a voce dal cuoco di bordo, corredati da immagini d’epoca<br />
e da un adeguato accompagnamento musicale. L’immagine che ne<br />
esce è viva e proietta lo spettatore nella superba accoglienza che<br />
la nave sapeva offrire ai passeggeri: la piscina, i saloni delle feste,<br />
le sale ristorante facevano di quel transatlantico un antesignano<br />
delle navi da crociera dei giorni nostri.<br />
Gli ospiti della traversata record che permise al “Rex” di fregiarsi<br />
del Nastro Azzurro erano nomi fra i più importanti e noti<br />
del momento come Primo Carnera, Tazio Nuvolari, Isa Miranda,<br />
Luigi Pirandello e – sentiamo sempre dal ricordo del cuoco di<br />
bordo – Arturo Toscanini, che fece un viaggio senza ritorno<br />
decidendo di fermarsi negli Stati Uniti. L’aperitivo che veniva<br />
offerto ai passeggeri si chiamava “azzurro”, nome beneaugurante<br />
per l’impresa che la nave stava compiendo.<br />
Da un immaginario diario di viaggio emerge qualche storia<br />
romantica con lo sfondo dell’oceano e della luce lunare. Ma<br />
l’atmosfera idilliaca purtroppo si stempera rapidamente con<br />
l’immagine fotografica della nave semisommersa, coricata su<br />
un fianco e in preda alle fiamme mentre lentamente affonda al<br />
largo di <strong>Isola</strong>.<br />
Romano Silva<br />
Una triste immagine di come appariva la nave dopo il mitragliamento,<br />
coricata su un fianco al largo del “Girocarrozze” tra <strong>Isola</strong><br />
e Capodistria.
15 Settembre 2009 ISOLA NOSTRA<br />
21<br />
L’angolo dei ricordi<br />
Sogni in libertà’<br />
Mi sveglio con il sole,<br />
così il giorno<br />
se ne va piano.<br />
E vado a letto tardi<br />
e lascio i sogni<br />
in libertà,<br />
perché senza sogni<br />
la notte è senza valore,<br />
come la vita senza amore<br />
non ha nessun scopo.<br />
Ed io devo amare<br />
questa vita<br />
perché sono un figlio,<br />
un figlio di questa terra.<br />
Licinio Dudine, U.S.A.<br />
Ricordi comuni<br />
Ogni tanto, quando el sono no’ riva, me ciogo fora qualche vecio numero<br />
de <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong> e comincio a sfoiar le pagine. L’altra sera me xe capità in<br />
man el numero de dicembre 2008, dove Mario Lorenzutti, dal Canada, scrivi<br />
de l’8 setembre.<br />
Noi, fioi nati dal 1937 al ’40, gavemo quasi duti storie simili. Me pare,<br />
che iera tropo vecio per far la guera, al iera andà a lavorar in Germania nel<br />
’41 e a se tornè per Nadal del ’45. Apena rivà a sé andà drito in ospedal,<br />
dove i ghe gà dà poche speranse de salvarse, invese dopo tre mesi – forse<br />
miracolà de san Mauro – a se gà ripreso. Così mi gò fato la conosensa de me<br />
pare nel’april del 1946, quando gavevo otto anni. Ricordo la prima volta che<br />
lo gò visto de ‘ver domandà a me mare chi iera quel sior...<br />
<strong>Non</strong>ostante la guera e dute le dificoltà del momento, forse anca per via<br />
dell’età, ricordo un’infansia spensierada, sempre a remenarme al’Orto Catai,<br />
dove el prà per sogar a balon iera un poco in discesa. Nel primo tempo dele<br />
partide, a tirar nela porta in basso se faseva tanti gol, nel secondo no’ te passavi<br />
nianche la metà-campo. Però ga servì per robustirse i muscoli, perché<br />
quando - più grande - go podù sogar nel campo de Riva de Porta, che iera<br />
drito, me pareva de volar.<br />
Dato che iera tanti muli più bravi de mi (che iero lungo e seco come una<br />
liserda) gò cambià e go fato canotagio, dove in do anni de attività gavemo<br />
fato ben, e gavessimo fato ancora meio se le nostre vicende no’ ne gavessi<br />
fatto disperder per el mondo.<br />
Ricordo le tociade al buso-scaiole, i cavarii in sima al molo, e più tardi gli<br />
imboscamenti al bagno de San Simòn, o ala linea visin al cimitero. Ricordo<br />
anca mi l’afondamento del Rex, che gò visto da l’abain dela mia soffitta. E<br />
quando i gà fato saltar la diga, anche noi gavemo avù el nostro bel sasso che<br />
sfondando el tetto se gà fermà in andito davanti ala porta dela camera.<br />
Come podè veder gavemo tante cose in comune, e semo stai fortunai che<br />
le podemo ricordar e racontar. Noi gavemo subido una specie de mutilasion,<br />
e la nostra ferida se rimarginerà solo quando no saremo più in questo mondo,<br />
… e speremo el più tardi possibile.<br />
La nostalgia xe comune, sia che te staghi in Canada, in Australia, negli<br />
Stati Uniti o in Italia: no’ fa diferensa, dipendi dala sensibilità dele persone.<br />
Carissimi, so scriver anche in italian, ma gò pensà che in dialeto xe meio<br />
per rinfrescar la memoria… Un caro saludo a duti i isolani da<br />
Bruno Moscolin (Carpi)<br />
l’isolan con el buligo<br />
Via Manzioli... ieri... oggi<br />
Un giorno son tornà in via Manzioli,<br />
a riveder la vecia mia contrada:<br />
un nido per noi duti la xe stada,<br />
un nido abandonà coi primi svoli.<br />
In ‘sta via stava tanta gente,<br />
i ciciola, i talpa e i fugioni,<br />
i ruspi, i nadàl e i passoni,<br />
per dir soltanto quei che me vien in mente.<br />
In ‘sta contrada iera casa mia,<br />
la casa dei gendarmi i la ciamava,<br />
quando qua l’Austria comandava,<br />
e mai nessun pensava de ‘ndar via.<br />
Tacada a questa casa iera ‘na gran corte,<br />
de Madalena alora i la ciamava,<br />
dove la mularia per ore se zogava,<br />
tirando balonade sule porte.<br />
Se ‘sta corte gavessi la parola,<br />
chissà per quanto adesso la parlassi,<br />
ma ormai – pensavo – chi ora la ‘scoltassi,<br />
se anche ela xe restada sola.<br />
Ciapà alora de ‘sto sentimento,<br />
col cuor e cola mente ‘ndà son indrio:<br />
me go cussì rivisto ancora fio,<br />
co no’ gavevo in cuor ‘sto tormento.<br />
Dala finestra che dà sula contrada,<br />
go visto la me mama a far dispeti<br />
a un ciapo de putele e de muleti<br />
intenti a zogar là soto in strada.<br />
Gò visto me papà come in un lampo,<br />
intento a lavorar zò in cantina,<br />
a preparar la roba de matina<br />
prima de ‘ndar a sfachinar nel campo.<br />
Ma questo iera duto fantasia,<br />
la realtà purtropo xe diversa:<br />
co’ noi la sorte xe sta aversa,<br />
e contro volontà semo ‘ndai via.<br />
E mentre ‘sti pensieri i me vigniva soli,<br />
sortiva dala corte un picio biondo,<br />
con ansia lo fissavo fino in fondo…<br />
ma ahimè, no’ iera un fiol de via Manzioli.<br />
Emilio Felluga
22 15 Settembre 2009<br />
ISOLA NOSTRA<br />
La cena del decennale<br />
Sabato 15 gennaio 1938 convennero al Ristorante “Bonavia” di <strong>Isola</strong> dirigenti e impiegati del Conservificio Arrigoni per “La cena<br />
del decennale”. <strong>Non</strong> è chiaro quale ricorrenza si volesse festeggiare, ma un “poeta” di cui non conosciamo il nome ebbe l’estro<br />
di “immortalare” quella serata con questi versi naif, apprezzabili per il tono brioso ma soprattutto per i numerosi concittadini<br />
passati in rassegna. Copia del testo ci è stata inviata da Antonio Russignan: era stata stampata dalla Tipografia Cittadina di <strong>Isola</strong><br />
e consegnata a tutti i presenti a ricordo di quella serata.<br />
In questa cena di bontemponi<br />
Funzionari tutti dell’Arrigoni<br />
Che con cene e cenette<br />
Stiamo allegri delle belle orette.<br />
Oggi festeggiamo di alcuni dieci anni di gloria<br />
Noi tutti dobbiamo far baldoria<br />
Nominando a qualcuno le gesta<br />
In occasion di questa festa.<br />
Da Gigi a Umago fu conferita<br />
Di CONTE le nomina applaudita<br />
E le sue nomine sono assai belle<br />
Aggiungendo pur IMPERATOR delle girelle.<br />
A uno che le piace poco il vin<br />
Intrepido camerata Carlin<br />
Si conosce già abbastanza<br />
Come RE della danza.<br />
Egidio si deve confermare<br />
Una nomina popolare<br />
Ideata da due scellerati<br />
DUCA dei mandrini riparati.<br />
Stolfa Adriano grande eroe<br />
Sotto l’eternit da le prove<br />
Quale SENATORE non per ordinar piatti<br />
Ma per la vendita di oggetti avariati.<br />
Uno che di nomine non se ne vanta<br />
Aroldo perché donne ne vorrebbe quaranta<br />
Pagando il celibato non badando il quattrino<br />
Gli basta imitar Rodolfo Valentino.<br />
Aroldo e Adriano sono ammiratori<br />
Del Caffè molto frequentatori<br />
E osservano attentamente le danze<br />
Sfidando al biliardo anche le finanze.<br />
A Giovanni Felluga il primato<br />
Di anzianità in fabbrica ha conquistato<br />
Ricordo giocavo ancor la scinca<br />
Che lui era collega di Tita e Minca.<br />
Tirichter non battendo mai in ritirata<br />
Carriera l’ha accelerata<br />
Un plauso avuto con soddisfazione<br />
La commenda si merita per sterilizzazione.<br />
TENENTE Codellia Salvatore<br />
Per i ruoli paga conoscitore<br />
S’intende pur di olive guaste<br />
Controllando per fin le marche rimaste.<br />
E Carletto spesso assaggia il vin<br />
Come un ricco paronsin<br />
Guardando i dadi su qualche cofanetto<br />
Dandosi l’aria d’un nobil BARONETTO.
15 Settembre 2009 ISOLA NOSTRA<br />
23<br />
Ravalico parlando in un’ufficio<br />
Di creare un zuccherificio<br />
Ma il destino lo tradiva<br />
Perché il diabete gli spariva.<br />
In gabinetto qualcuno la dura<br />
Senza darsi nessuna premura<br />
Ansanti si bussa alla porta per metterlo i fuga<br />
E dentro non è che Italo Felluga.<br />
Marussi non manca la presenza<br />
E bravo ufficiale perché pensa<br />
La squadra in allenamento collegiale<br />
La guida come un generale.<br />
Uno per il mangiar ha il primato<br />
S.E. Pittoni nessuno l’ha superato<br />
Avendo molto larghe le budella<br />
Capace di ricevere anche un’ombrella.<br />
Semacchi Aldo e Malvino<br />
Sono ufficiali del magazzino<br />
E dal posto dell’imballaggi<br />
Li vedi come i Tre Remaggi.<br />
Vascotto Olivo comandante di uno stormo<br />
Rispettabile per la merce di ritorno<br />
Però ufficiale molto ubbidiente<br />
Chi lo desidera lo trova sempre “all’Oriente”.<br />
L’unico che non ci tien nessun fregio<br />
Reverendo camerata Sergio<br />
Contrario di frequentar la trattoria<br />
Perché prega sempre “Dio ti salvi o Maria”.<br />
Del cronometro abbiamo visto le prove<br />
Che da noi proprio non ci occorre<br />
Lavora intensamente il Sig. Bastiani<br />
Augurando che s’ingrassi come l’ing. Luciani.<br />
Libero domanda scusa di questa confidenza<br />
Sperando un giorno una simil sentenza<br />
Immagina che avete quella pazza voglia<br />
Di dirgli faral come il faro delle Vittoria.<br />
Una cosa che mi viene a mente<br />
Dal grande ufficiale Grandi qui presente<br />
Come rigido nei costi<br />
Farà conto di questi rosti.<br />
On. Degrassi, amorevolmente<br />
I mutilati lo vogliono sempre presidente<br />
Della cena non buttava proprio i baviggi<br />
Riservandosi per il giorno di San Luigi.<br />
Del capo contabile non si fa confronti<br />
Perché Ministro alla Corte dei Conti<br />
Peccato che rammento in questo momento<br />
Le trattenute del cento per cento.<br />
Con tutto ciò questa festa ha organizzato<br />
Meritandosi la nomina di DEPUTATO<br />
Innalzandolo in questa gaia compagnia<br />
Sperando che paghi il conto alla “Bonavia”.<br />
Ringraziamo il sig. Direttore per la presenza<br />
Del suo cuor si è tutti a conoscenza<br />
Per l’offerta di birra un altro ringraziamento<br />
Sperando ci porti a Grado con qualunque vento.<br />
<strong>Isola</strong>, 1934 – Un folto gruppo di maestranze dell’Arrigoni attende l’arrivo di S.E. Marescalchi in visita allo stabilimento. Arturo<br />
Marescalchi, senatore del Regno, in quegli anni ricopriva la carica di sottosegretario al Ministero dell’Agricoltura e Foreste. (foto<br />
di Amalia Bettoso)
24 15 Settembre 2009<br />
ISOLA NOSTRA<br />
Loreto, 8 settembre 1953,<br />
una delle ultime salite<br />
alla chiesetta prima dell’esodo.<br />
Nella foto, da<br />
sinistra, Bruna Pugliese,<br />
Greolandia Chicco, Ervina<br />
e Miranda. Da Greolandia,<br />
che ha inviato la<br />
foto, un saluto a tutti gli<br />
isolani.<br />
Nostalgia<br />
Nostalgia<br />
de <strong>Isola</strong> mia,<br />
nostalgia<br />
de casa mia.<br />
Nostalgia<br />
dela mularia.<br />
Là in contrada<br />
me rivedo giovane,<br />
canto una canzone,<br />
coro su e zò,<br />
papà me ciama:<br />
Gino, ven qua,<br />
e mama<br />
un baso me dà.<br />
Nostalgia<br />
de <strong>Isola</strong> mia,<br />
un ricordo<br />
che no andarà<br />
mai via.<br />
E come un bel sogno<br />
sempre con mi starà.<br />
Gino Dagri, biri<br />
… cari ricordi del nostro passato,<br />
che toccano il profondo del cuore.<br />
Sono ricordi che non moriranno mai,<br />
e rimarranno per sempre<br />
nel nostro cuore…<br />
<strong>Isola</strong> d’Istria, anno scolastico 1936-37 – Questa foto della prima classe elementare maschile è stata inviata da Antonietta Bergamasco<br />
Mugittu, che vuole così ricordare il fratello Umberto (seconda fila dall’alto, quarto da destra), da poco scomparso.
15 Settembre 2009 ISOLA NOSTRA<br />
25<br />
<strong>Isola</strong>, 1955 – Nella foto inviata da Silvana Derossi, i protagonisti della fiaba di Biancaneve e i Sette<br />
Nani, sicuramente una delle ultime recite rappresentate a <strong>Isola</strong> prima dell’esodo.<br />
<strong>Isola</strong>, 1935 – In questa vecchia foto, inviata da Luciano Degrassi dalla Germania, i maschietti della prima classe elementare nella<br />
vecchia scuola di via Besenghi.
26 15 Settembre 2009<br />
ISOLA NOSTRA<br />
NAUFRAGIO<br />
Con la “Pia”, piccola barca a vela, decidemmo di godere una<br />
gitarella nel golfo di <strong>Isola</strong>. La giornata era, in apparenza,<br />
bella e nulla faceva prevedere ciò che sarebbe accaduto più tardi.<br />
A bordo c’erano Sergio e Bruno Ricordi, Domenico Difino e chi<br />
scrive (allora tredicenne). <strong>Non</strong> era previsto il bagno, pertanto<br />
indossavamo una maglietta, calzoncini corti e zoccoli.<br />
All’improvviso si oscurò il cielo, un buio che incuteva<br />
paura. Il vento spingeva l’imbarcazione verso gli scogli, era in<br />
completa balia delle onde. Eravamo presi dal panico. Sergio,<br />
improvvisatosi capitano, gridò: “Abbandonate la barca!”. Ci<br />
gettammo in acqua con tutti i vestiti, mentre la “Pia” andava<br />
sfracellandosi quasi completamente.<br />
Mimino, sempre generoso, corse alla villa dei Ricordi ad<br />
avvisare e a chiedere aiuto. Nel frattempo gli altri, temendo per<br />
Sergio (distrofico muscolare), lo tenevano ben fermo su uno<br />
scoglio sul quale si infrangevano grosse e rumorose onde.<br />
Maria Bologna, arrivata alla baia di San Simòn, prese Sergio<br />
sulle proprie spalle per riportarlo a casa. Noi la seguivamo infreddoliti,<br />
con gli abiti inzuppati, con le lacrime e con il terrore<br />
negli occhi per quanto visto e vissuto, e ancora con tanta paura<br />
addosso.<br />
Mai dimenticata quelle scene quasi alla Conrad!<br />
UN LAUTARO AD ISOLA<br />
I sola, anni ’30. Camminavo in via della Stazione quando ad un<br />
tratto, con mia grande sorpresa e meraviglia, vidi procedere<br />
lentamente una enorme e lunga automobile americana. Bella,<br />
color giallo, forse una “Buick”.<br />
Mi dissi: ma di chi sarà, probabilmente dell’”americano”<br />
che abitava in “Strada nova”. Macché, seppi poi che era un<br />
violinista zingaro, di cognome Roj, dal viso scuro non bello ma<br />
interessante. Era giunto nella cittadina istriana con la moglie ed il<br />
figlio, provetto sassofonista. Il padre si esibiva di sera, all’aperto,<br />
davanti al Teatro Alieto.<br />
Le ragazze ed anche le signore erano ammaliate, quasi in<br />
estasi, affascinate dal virtuosismo e dalla cantabilità coinvolgente<br />
del lautaro, specie quando eseguiva il noto brano “Appassionatamente”<br />
di Dino Rulli.<br />
Poi il violinista rom sparì. Dissero che, forse per le leggi razziali<br />
in corso, era fuggito negli Stati Uniti. La meteora musicale<br />
romena lasciò un vuoto nelle ragazze e nelle signore “innamorate”<br />
e “rapite” dagli splendidi suoni tratti da un magico violino.<br />
Speravano di rivederlo un giorno e di risentire i brividi prodotti<br />
da quelle incantevoli melodie.<br />
Quel giorno, con rammarico forse anche dei fidanzati e dei<br />
mariti, non venne mai.<br />
Alessandro Mirt<br />
<strong>Isola</strong>, 1951 – Nella foto inviata da Marisa Parovel le bambine più piccole iscritte a catechismo insieme alle loro delegate.
15 Settembre 2009 ISOLA NOSTRA<br />
27<br />
<strong>Isola</strong>, dicembre 1953 – Il folto gruppo delle ragazze partecipanti al corso di taglio e cucito. In ordine sparso, tra le tante sono riconoscibili<br />
Lolita Delise (che ha inviato la foto), Renata Casson, Gianna Vascotto, Imperia Dudine, Anita Beltrame, Nivia Vascotto, Lucia<br />
e Silvia Ulcigrai, Elvira Carboni, Livia Pugliese, Dorina Ulcigrai Perrone, Silvia Millo (purtroppo scomparsa da poco), Mariucci<br />
Chelleri, Rosita Chelleri, Elvira Spangher, Bianca Degrassi, Dorina Ulcigrai, Nevia Chicco, Bruna Vascotto, Egidia Russignan,<br />
Bruna Parma.<br />
<strong>Isola</strong>, 1937 – Con la prof. Antonietta Albanese, le alunne della prima “avviamento”, che allora era l’alternativa al ginnasio. Nella<br />
prima fila in basso, da sinistra: Nerina ? – Anita Troian – Leda Pugliese – Norma Sorgo – Anita Marchesan – Jolanda Pozzetto – Lida<br />
Goina. Nella fila di centro: Olivetta ? – Maria Zennaro – Lucia Moscolin – Dorina ? – Giuseppina ? – Nerina ?. Nella fila in alto:<br />
Delia Perentin – Elda ? – Maria Lugnani – Nerina Parma – Olivetta ? – Lida Zaro – Lida Vascotto – Renata ?.
28 15 Settembre 2009<br />
ISOLA NOSTRA<br />
La sofferenza donata al Signore<br />
Suor Serafina ricorda la mamma Lucia, grande esempio di fede<br />
Madre Bertilla, mia<br />
consorella nella<br />
Congregazione delle<br />
suore Rosarie qui a Udine,<br />
aperta “<strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong>”, ha<br />
ammirato le belle foto pubblicate<br />
e capito quanto sono per<br />
noi interessanti gli articoli,<br />
che evidenziano l’amore degli<br />
isolani per la nostra terra. Mi<br />
ha anche suggerito di mandare<br />
alla redazione alcuni episodi<br />
della vita di mia mamma<br />
Lucia Civran ved. Degrassi.<br />
Ho accolto con gioia questo<br />
invito, perché sono felice di far<br />
conoscere ai miei compaesani<br />
l’amore che la mia mamma ha<br />
avuto per la cara e bella <strong>Isola</strong>,<br />
e anche perché possano seguire<br />
l’esempio di questa donna forte<br />
e ricca di fede.<br />
Voglio ricordare e descrivere<br />
una persona che non potrò<br />
mai dimenticare: la mia cara<br />
mamma Lucia Civran, e con<br />
Lei anche mio padre Giuseppe<br />
Degrassi, conosciuto a <strong>Isola</strong><br />
come Bepi frìtola.<br />
Dal mese di ottobre del<br />
1956 la mamma sta nella Casa<br />
del Padre, e da lassù ci guarda e<br />
ci sorride. Su questa terra ebbe<br />
una vita travagliata: ancora<br />
giovane rimase vedova con<br />
due bambine, io, Amelia, e mia<br />
sorella Anita. Due maschietti<br />
- come purtroppo molto spesso<br />
succedeva in quei tempi - erano<br />
già volati in cielo. Si trovò così<br />
nella più squallida miseria,<br />
senza denaro e con debiti da<br />
pagare, ma non si perse di<br />
coraggio. Subito si presentò al<br />
Conservificio Ampelea, sicura<br />
di trovare un’occupazione.<br />
Il direttore, capita la sua<br />
situazione, l’accolse benevolmente<br />
e le affidò il reparto<br />
ragazze. Queste giovani furono<br />
da lei amate e guidate con tanto<br />
amore, ed esse le dimostrarono<br />
sempre affetto e riconoscenza.<br />
La mamma dovette lasciare<br />
noi bambine con la nonna Flaminia,<br />
che, premurosa e piena<br />
di benevolenza, ci educò insegnandoci<br />
ad amare il Signore.<br />
Per continuare gli studi la mamma<br />
mi mandò poi a Udine dalla<br />
zia suor Serafina, sorella della<br />
nonna materna, che risiedeva<br />
I genitori di suor Serafina:<br />
Lucia Civran e Giuseppe Degrassi<br />
all’Istituto delle Suore Rosarie.<br />
Là prendevano gratuitamente<br />
le bambine orfane ed io fui<br />
accolta affettuosamente dalla<br />
Superiora Madre Crocifissa, e<br />
inserita tra gli studenti.<br />
Durante le vacanze estive<br />
ritornavo a <strong>Isola</strong>, a casa trovavo<br />
la mamma, la nonna e<br />
mia sorella Anita. Ero felice di<br />
rivedere la mia bella cittadina,<br />
godevo di tutte le novità. Quanti<br />
ricordi! Quando stavo a casa per<br />
le vacanze la mamma era così<br />
contenta che per stare con me in<br />
quel mese non andava nemmeno<br />
in fabbrica: voleva godermi<br />
l’intera giornata, e questo la<br />
confortava dal fatto di rimanere<br />
alla fine senza stipendio.<br />
Passarono gli anni tra stenti<br />
e fatiche, la mamma si dava<br />
da fare per non farci mancare<br />
il necessario. Lavorava fino a<br />
tarda sera. Era anche brava nel<br />
ricamo e nel cucito e, seduta<br />
a tavola, sistemava le nostre<br />
cose alla luce di una lampada<br />
a petrolio.<br />
Un doloroso avvenimento<br />
sconvolse molto la mamma e tutta<br />
la famiglia: la morte prematura<br />
della cara figlia Anita, all’età di<br />
17 anni. <strong>Non</strong> si può immaginare<br />
la sua sofferenza, unita alla mia:<br />
non potei neanche partecipare al<br />
funerale. Allora stavo a Roma, all’Istituto<br />
Maschile Sant’Alessio,<br />
dove insegnavo a quei ragazzini<br />
orfani.<br />
Giunta all’età della pensione,<br />
la mamma pensava finalmente<br />
di vivere in pace. Invece<br />
il Signore, che la voleva sua<br />
vittima, la colpì con una terribile<br />
malattia. Lo specialista che<br />
la visitò si espresse con questa<br />
sentenza: “Lei ha un brutto carcinoma,<br />
si prepari a morire tra<br />
atroci dolori entro otto mesi!”.<br />
Questa sentenza si avverò<br />
puntualmente. Immaginate con<br />
quale angoscia ritornò a casa,<br />
dove svenne. Quando si riprese<br />
si abbandonò serenamente alla<br />
volontà di Dio, affidandosi a<br />
Lui e chiedendogli l’aiuto nei<br />
momenti più difficili.<br />
Il medico spesso l’andava a<br />
trovare, rimanendo stupito dalla<br />
grande forza e coraggio con<br />
cui sapeva sopportare una così<br />
atroce malattia. Un giorno si<br />
espresse così: “In questa donna<br />
vedo i miracoli della sua fede!”.<br />
Con tale esempio acquistò maggior<br />
sensibilità religiosa.<br />
La nipote Maria, che l’assisteva,<br />
mi diceva: “La tua<br />
mamma è santa, accetta le<br />
cure dolorose, non si lamenta,<br />
è molto riconoscente di quello<br />
che le faccio”. <strong>Non</strong> prendeva<br />
calmanti, voleva morire con<br />
tutti i suoi sentimenti.<br />
Un altro grande dolore per<br />
la mamma fu quello di non<br />
avere la possibilità di vedermi:<br />
ero l’unica figlia rimasta ed<br />
erano passati nove anni senza<br />
poter andare a casa. <strong>Isola</strong> allora<br />
stava sotto il regime di Tito e<br />
per raggiungerla avrei dovuto<br />
vestirmi da secolare e cambiare<br />
i documenti. Dovetti così<br />
rinunciare, con grande dolore<br />
della mamma e mio. Ma disse:<br />
“Tutto per il Signore!”.<br />
Anita Degrassi, scomparsa<br />
prematuramente a 17 anni<br />
Fino all’ultimo fece serenamente<br />
la volontà di Dio. Era<br />
un venerdì, si sentiva morire,<br />
chiamò tutti in camera e disse:<br />
“Ho finito di patire, grazie di<br />
tutto quello che avete fatto<br />
per me, dell’affetto con cui mi<br />
avete accudita. Aspetto ancora<br />
la lettera di Amelia…!”.<br />
Io le scrivevo ogni settimana,<br />
la posta arrivava il venerdì.<br />
Alle undici il postino suonò<br />
il campanello e consegnò la<br />
mia lettera. Avevo messo nella<br />
busta un santino di Gesù. La<br />
nipote l’aprì, lesse quello che<br />
avevo scritto e consegnò il<br />
santino alla mamma. Ella baciò<br />
Gesù con gioia, poi diede a tutti<br />
il suo ultimo saluto e chiuse<br />
gli occhi.<br />
Io ero lontana (allora insegnavo<br />
a Torpignattara, vicino<br />
a Roma) e quella sera non<br />
ricevetti notizie della mamma.<br />
Andai a letto ma non riuscii a<br />
dormire. Quando finalmente<br />
mi addormentai feci un sogno<br />
meraviglioso. La mamma era<br />
venuta a trovarmi, era bella,<br />
splendente. L’abbracciai e le<br />
chiesi:<br />
- Sei guarita? Come stai?<br />
- Sto bene – mi rispose.<br />
- Vieni con me a vedere le<br />
basiliche di Roma!<br />
- No, le ho già viste tutte<br />
– e mi svegliai.<br />
Il suo splendore rimase<br />
impresso nella mia mente…<br />
mi par di vederla ancora… <strong>Non</strong><br />
l’ho più sognata.<br />
La mia mamma era una<br />
donna di fede, di preghiera e<br />
di grande sacrificio. Amava<br />
la famiglia, il lavoro, e ci ha<br />
lasciato un eroico esempio di<br />
abbandono alla volontà di Dio.<br />
Ora dal cielo protegge noi poveri<br />
esuli.<br />
Suor Serafina<br />
(Amelia Degrassi)
15 Settembre 2009 ISOLA NOSTRA<br />
29<br />
IN RICORDO DI MIO PADRE:<br />
SILVIO ULCIGRAI<br />
In questi giorni ricorre il centenario della nascita di<br />
Silvio Ulcigrai, istriano purosangue nato a <strong>Isola</strong> il 20<br />
settembre 1910 da Giusto e Maria Russignan, isolani doc<br />
pure loro.<br />
Alla fine della prima guerra mondiale, mio nonno,<br />
reduce dal servizio militare nella Marina Austriaca, aveva<br />
deciso di trasferirsi con la famiglia a Trieste. Qui il piccolo<br />
Silvio frequentò la scuola elementare “De Amicis” e poi il<br />
quadriennio inferiore dell’Istituto Tecnico “Leonardo da<br />
Vinci”. Era un allievo prediletto dei professori Noulian e<br />
Morteani.<br />
Esigenze economiche e familiari e la predisposizione<br />
all’attività marinaresca, ereditata dai suoi antenati, lo indussero<br />
a mettere radici nel Mercato Centrale del pesce. La<br />
conoscenza approfondita dei prodotti ittici e la sua abilità<br />
fecero di lui un personaggio assai noto e apprezzato dai<br />
migliori ristoranti e dalla clientela signorile di Trieste, e<br />
non soltanto, per oltre un quarantennio.<br />
Purtroppo una malattia vascolare, che oggi verrebbe<br />
risolta con un intervento chirurgico di routine, lo colpì<br />
quando era ancora nel pieno della sua attività, portandolo<br />
in breve tempo alla morte il 7 gennaio 1969.<br />
La figlia Marisa con il marito Loris Premuda e i nipoti<br />
Silvio e Noemi lo ricordano sempre con tanto affetto.<br />
Tre anni fa, l’8<br />
agosto del 2006,<br />
ci aveva lasciato<br />
BIANCA PAR-<br />
MA ved. GAN-<br />
D U S I O . C o n<br />
questa foto, che<br />
la ritrae in un<br />
momento sereno<br />
della sua vita, la<br />
vuole ricordare<br />
con immenso affetto<br />
e gratitudine<br />
la figlia Fulvia insieme<br />
agli amatissimi<br />
nipoti Christian<br />
e Jessica.<br />
Elisabetta Colomban Stener<br />
Trieste 8 giugno 1956 - Muggia 4 agosto 2009<br />
“Combettè eroicamente ma non ebbe fortuna”<br />
La ricorda Franco, la mamma Mirella Depase, il figlio Luca<br />
con la nipotina Francesca, il fratello Maurizio con Grazia e la<br />
figlia Elisa, Silvia con Paolo e i parenti tutti.<br />
Un grave lutto ha colpito il nostro Direttore<br />
Elisabetta Colomban, moglie di Franco Stener, aveva 53 anni<br />
E’ deceduta ai primi di agosto Elisabetta Colomban, figlia di<br />
Claudio e Mirella Depase. “Betty” – così la chiamavamo – era la<br />
moglie di Franco Stener, da anni direttore di <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong>. Lo<br />
scorso gennaio era stata colpita da una forte influenza (almeno così<br />
sembrava), in realtà erano i sintomi di una malattia che non perdona.<br />
Dopo diversi periodi di alternanza, come ha scritto il marito<br />
Franco, “ha combattuto eroicamente ma non ha avuto fortuna!”.<br />
Dotata di una grande forza d’animo e amorevolmente assistita da<br />
tutti i suoi cari, lascia un grande vuoto in chi l’ha conosciuta.<br />
Dopo aver lavorato in un negozio di giocattoli a Muggia, aveva<br />
intrapreso un’attività in proprio, avviando nel rione di Servola un<br />
piccolo negozio di abbigliamento. E’ stata la sposa devota di Franco,<br />
seguendolo in tutte le iniziative che egli intraprendeva. Franco,<br />
come è noto, è un appassionato di eventi sportivi di alto livello legati<br />
al canottaggio (Campionati del Mondo, Olimpiadi ed altro) ed ama<br />
raccogliere documenti provenienti da questi eventi. Betty lo seguiva,<br />
dimostrando lo stesso interesse e la stessa passione del suo Franco.<br />
<strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong> vuole essere vicina al suo Direttore con un forte<br />
abbraccio esprimendoGli le più sentite condoglianze.<br />
Emilio Felluga<br />
Da sinistra: Franco Stener, la moglie Elisabetta, Maria Pia Felluga e<br />
la pittrice ungherese Kataline Albrecht.<br />
Ciao, mia cara Betty,<br />
erano le 8.15 del 4 agosto quando Franco mi ha telefonato per dirmi:<br />
“Pia, Betty non è più con noi!”. In quell’istante mi è crollato il mondo; ho<br />
pianto tanto per la Tua perdita, per aver soprattutto perduto una cara amica,<br />
anzi una sorella, alla quale confidavo le mie pene. E Tu facevi altrettanto<br />
con me, consolandoci a vicenda e avendo entrambe gli stessi problemi.<br />
Ora non ci sei più. <strong>Non</strong> potrò più telefonarti, sentire la tua voce<br />
squillante, non faremo più le nostre belle risate… ma rimarrai sempre<br />
nel mio cuore.<br />
Sei stata una donna meravigliosa, sempre disponibile per tutti, sorridente<br />
ed allegra, innamorata della tua nipotina e di Franco, che Ti ha<br />
seguita sino alla fine.<br />
Ora sei Lassù in pace e senza sofferenze. Veglia su tutti i Tuoi cari e<br />
se è possibile anche su di me. Un bacio.<br />
la tua amica Pia
30 15 Settembre 2009<br />
ISOLA NOSTRA<br />
QUELLI CHE CI HANNO LASCIATO<br />
Il 21 maggio 2009<br />
ci ha lasciato il nostro caro<br />
Mario<br />
Chicco<br />
n. 28.7.1911<br />
Lo ricordano con tanto affetto<br />
la figlia Ucci e il nipote Diego<br />
con Francesca, Pietro e Domenico<br />
unitamente ai parenti<br />
tutti.<br />
Da Reggio Emilia un caro ricordo<br />
dello zio Mario dai nipoti<br />
Lanzi e Moscatelli.<br />
mons. Luigi<br />
Rainer<br />
n. 29.11.1913<br />
m. 3.8.2002<br />
A sette anni dal suo ritorno alla<br />
Casa del Padre, la Comunità<br />
degli isolani lo ricorda con<br />
gratitudine e stima.<br />
Jolanda Pozzetto<br />
n. 28.8.1926<br />
m. 23.10.1997<br />
Di Lei ci rimane sempre il<br />
rimpianto e si sente ancora<br />
la mancanza del suo aiuto,<br />
della sua laboriosità e del suo<br />
consiglio.<br />
RicordiamoLa con riconoscenza<br />
ed affetto partecipando<br />
numerosi alla Santa<br />
Messa di suffragio che sarà<br />
celebrata nella Chiesa della<br />
Beata Vergine del Rosario<br />
(piazza Vecchia)<br />
Venerdì 23 ottobre<br />
alle ore 17.30<br />
Il 13 giugno 2009<br />
ci ha lasciato la nostra cara mamma<br />
Maria<br />
Delise<br />
ved. Troiani<br />
n. 23.7.1912<br />
raggiungendo il marito<br />
Carlo<br />
Troiani<br />
n. 23.4.1909<br />
m. 2.9.1985<br />
Un affettuoso ricordo dai figli<br />
Nevio, Graziella e Lucia insieme<br />
ai generi, nipoti e parenti<br />
tutti.<br />
mons.<br />
Salvatore<br />
Degrassi<br />
n. 1.6.1910<br />
m. 19.10.1992<br />
La cognata Maria, i nipoti e<br />
pronipoti lo ricordano sempre<br />
con tanto affetto.<br />
mons.<br />
Bartolomeo<br />
Vascotto<br />
n. 22.1.1890<br />
m. 31.10.1963<br />
Con immutato affetto lo ricordano<br />
i familiari<br />
mons. Bruno<br />
Menegoni<br />
n. 22.10.1903<br />
m. 8.11.1988<br />
Nel ventunesimo anniversario<br />
della scomparsa i parenti e gli<br />
amici lo ricordano con affetto<br />
e rimpianto.<br />
Il 18 giugno 2009<br />
è mancato al nostro affetto<br />
Fabio<br />
Matussi<br />
n. 6.1.1932<br />
Figlio dell'isolana Giuseppina<br />
D'Agostini, noto medico dentista<br />
che durante la sua lunga<br />
attività professionale ha avuto<br />
quali pazienti numerosi nostri<br />
compaesani. Lo ricordano a<br />
tutti la moglie Miranda, le figlie<br />
Fabiana, Valentina e Paola con<br />
i loro cari assieme al fratello<br />
Giulio ed alla zia Anita con i<br />
figli Giorgio e Gianpaolo.<br />
Ti porteremo sempre con affetto<br />
nei nostri cuori.<br />
Gabriele<br />
Delise<br />
n. 15.7.1912<br />
m. 29.7.1994<br />
Nel quindicesimo anniversario<br />
della scomparsa i familiari<br />
ricordano con affetto il papà,<br />
il nonno, l'uomo che amò infinitamente<br />
la “sua’’ <strong>Isola</strong>.<br />
Mario Dandri<br />
n. 17.3.1916 m. 23.10.1999<br />
Lo ricordano sempre con affetto<br />
e rimpianto la moglie Anita<br />
e i figli Giorgio e Gianpaolo<br />
insieme alle loro famiglie e ai<br />
parenti tutti.<br />
Il Consiglio Direttivo di <strong>Isola</strong><br />
<strong>Nostra</strong>, interpretando il pensiero<br />
degli isolani tutti, si<br />
unisce ai familiari nel ricordo<br />
del caro Mario, indimenticato<br />
Presidente ma soprattutto<br />
grande amico.<br />
Tullia<br />
Toti<br />
Squeri<br />
È trascorso un anno dalla Tua<br />
scomparsa, ma ti ricordiamo<br />
sempre con affetto e rimpianto.<br />
Il marito Sergio e la figlia<br />
Francesca.<br />
<strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong> è vicina ai familiari<br />
nel ricordo affettuoso<br />
di Tullia, cara amica e nostra<br />
preziosa collaboratrice,<br />
Maria<br />
Irma<br />
Dudine<br />
ved. Toti<br />
m. 23.6.1987<br />
A tanti anni dalla sua scomparsa<br />
un caro ricordo dai familiari<br />
tutti.<br />
Mario<br />
Ugo<br />
n. 11.8.1925<br />
m. 9.12.1989<br />
A vent'anni dalla Tua scomparsa,<br />
un affettuoso ricordo<br />
dalla moglie Gemma e dai figli<br />
Dario e Tiziano unitamente ai<br />
familiari e parenti tutti.<br />
Ci scusiamo con la famiglia<br />
per l'errata pubblicazione della<br />
foto nel numero precedente.<br />
Il 29 maggio è stata riesumata<br />
la salma della nostra cara<br />
mamma<br />
Anita Degrassi<br />
Finalmente riposerà vicino al<br />
nostro caro papà<br />
Angelo Vascotto<br />
Con affetto<br />
I figli
15 Settembre 2009 ISOLA NOSTRA<br />
31<br />
Liliano<br />
Pertot<br />
n. 24.3.1921<br />
m. 15.9.2008<br />
Primo anniversario<br />
Lo ricordano caramente la<br />
moglie Silvana e il figlio Paolo<br />
con Solidea e Nicole insieme ai<br />
nipoti e parenti tutti.<br />
Massimiliano<br />
Vittori<br />
n. 10.6.1912<br />
m. 17.3.2008<br />
Guerrina<br />
Bettoso<br />
Vittori<br />
n. 1.8.1914<br />
m. 3.8.1981<br />
Il Vostro ricordo è sempre vivo<br />
nel nostro cuore.<br />
Con tanto affetto, le figlie Luciana<br />
e Nevia insieme ai nipoti,<br />
pronipoti e familiari tutti.<br />
Adalgerio<br />
Zanon<br />
n. 24.9.1916<br />
m. 22.9.1997<br />
A dodici anni dalla scomparsa<br />
lo ricordano con tanto affetto<br />
la moglie Bianca e i figli Gino<br />
e Loriana con le rispettive<br />
famiglie.<br />
Attilio<br />
Degrassi<br />
n. 17.10.1912<br />
m. 2.7.2007<br />
Nel secondo anniversario della<br />
sua scomparsa lo ricordano con<br />
tanto affetto la moglie Maria, i<br />
figli Ucci, Dino e Daniela, il<br />
genero Renato, le nuore, Nives<br />
e Marisa insieme ai nipoti e<br />
pronipoti.<br />
Vittorio<br />
Belli<br />
m. 16.10.1977<br />
Gina<br />
Belli<br />
m. 12.8.2000<br />
Un affettuoso ricordo dei miei<br />
cari genitori, con l'amore di<br />
sempre. La figlia Gianna con<br />
Sergio e l'adorato nipote Massimo.<br />
Guerrino<br />
Deste<br />
n. 19.1.1915<br />
m. 11.9.2002<br />
Nel settimo anniversario della<br />
scomparsa è ricordato con immutato<br />
affetto dai figli Corrado<br />
e Maria Carmen, nuora, genero<br />
e nipoti tutti.<br />
Giuseppe<br />
Tamplenizza<br />
n. 29.11.1912<br />
m. 19.9.1988<br />
Lidia<br />
Menis<br />
n, 19.2.1917<br />
m. 10.1.1995<br />
Un ricordo con immutato affetto<br />
dei miei cari genitori Lidia<br />
e Giuseppe dal dr. Giovanni<br />
Tamplenizza.<br />
<strong>Non</strong> venga meno il rimpianto<br />
sincero dei miei zii<br />
Marcello<br />
Fausto<br />
Ida<br />
Pietro<br />
e del cugino<br />
Roberto<br />
Anna<br />
Troian<br />
n. 29.9.1891<br />
m. 26.10.1969<br />
Giuseppe<br />
Troian<br />
n. 19.3.1889<br />
m. 23.1.1962<br />
Con infinito affetto sono sempre<br />
ricordati dai figli Anita,<br />
Mario, Nino, Gino e familiari<br />
tutti.<br />
Marco<br />
Degrassi<br />
n. 3.8.1905<br />
m. 5.1.1984<br />
Lidia<br />
Delise<br />
ved. Degrassi<br />
n. 17.12.1905<br />
m. 22.8.1995<br />
Bruno<br />
Degrassi<br />
n. 7.3.1941<br />
m. 30.6.1987<br />
Sono ricordati con tanto affetto<br />
dalla figlia e sorella Anita, dalle<br />
nipoti Fulvia, Marina e Elena e<br />
dall'amico Tullio.<br />
Bruno<br />
Delise<br />
n. 14.7.1910<br />
m. 18.12.1982<br />
Antonia<br />
Bembich<br />
Delise<br />
n. 13.1.1915<br />
m. 25.2.1998<br />
Sono sempre ricordati con affetto<br />
dai figli Nerio e Bruna,<br />
insieme ai nipoti e familiari<br />
tutti<br />
Lida<br />
Costanzo<br />
n. 4.10.1920<br />
m. 22.9.2004<br />
Giovanni<br />
Goina<br />
n. 15.12.1912<br />
m. 13.1.2001<br />
Nella ricorrenza della loro dipartita<br />
li ricorda con amore la<br />
figlia Elvia unita ai familiari.<br />
Andrea<br />
Pecar<br />
n. 10.8.1900<br />
m. 2.2.1973<br />
Antonia<br />
Cerovac<br />
ved. Pecar<br />
n. 30.7.1903<br />
m. 10.5.1991<br />
Con affettuoso rimpianto sono<br />
ricordati dai figli suor Andreina,<br />
Carlo, Giorgio, Mario e<br />
Lidia assieme ai familiari.<br />
Giuseppe<br />
Bossi<br />
n. 1.10.1903<br />
m. 19.9.2007<br />
Maria<br />
Bossi<br />
n. Cernaz<br />
n. 11.7.1906<br />
m. 9.6.1987<br />
I cari genitori sono ricordati<br />
con tanto affetto dal figlio Mario<br />
insieme alla nuora Livia,<br />
al nipote Roberto e ai parenti<br />
tutti.
32 15 Settembre 2009<br />
ISOLA NOSTRA<br />
Bortolo<br />
Degrassi<br />
(Nino viola)<br />
n. 14.3.1921<br />
m. 21.3.2006<br />
Nel terzo anniversario della<br />
sua dipartita la moglie Lida lo<br />
ricorda sempre con rimpianto<br />
e tristezza.<br />
Ettore<br />
Cocian<br />
n. 21.4.1899<br />
m. 15.8.1976<br />
Maria<br />
De Jurco<br />
in Cocian<br />
n. 7.9.1901<br />
m. 21.9.1968<br />
Li ricordano sempre con tanto<br />
affetto i figli Lida e Mario insieme<br />
alla nipote Mary con il<br />
marito e la pronipote Allison.<br />
Lucia<br />
Delise<br />
ved. Degrassi<br />
(viola)<br />
n. 9.4.1892<br />
m. 9.5.1973<br />
Antonio Degrassi<br />
n. 23.9.1887 m. 21.6.1949<br />
Sono sempre ricordati con<br />
affetto e rimpianto dai figli<br />
Luciano e Lidia insieme alle<br />
nuore e ai nipoti.<br />
Bruno<br />
Degrassi<br />
n. 22.9.1919<br />
m. 30.7.2004<br />
Lo ricordano con affetto il figlio<br />
Riccardo con la moglie Agata e<br />
il nipote Stefano, i fratelli, la<br />
sorella e i parenti tutti.<br />
Romeo<br />
Degrassi<br />
(viola)<br />
n. 2.2.1917<br />
m. 4.3.2003<br />
a Sydney<br />
A 6 anni dalla sua scomparsa<br />
con dolore e rimpianto lo ricordano<br />
sempre la moglie Mira, i<br />
figli Lucio e Romeo, le nuore e i<br />
nipoti, i fratelli e la sorella.<br />
Attilio<br />
Degrassi<br />
n. 17.1.1939<br />
m. 7.6.2008<br />
Nel primo anniversario della<br />
sua scomparsa è ricordato con<br />
affetto e rimpianto dalla moglie<br />
Viviana Vascotto e dalle figlie<br />
Laura e Cristina insieme ai<br />
familiari tutti.<br />
Isolina<br />
Bacci<br />
ved. Vascotto<br />
n. 3.5.1911<br />
m. 19.9.1994<br />
Sebastiano<br />
Vascotto<br />
n. 30.4.1907<br />
m. 22.2.1963<br />
I figli Livino e Viviana con i<br />
nipoti Laura e Cristina li ricordano<br />
sempre con affetto.<br />
Giovanna<br />
Bacci<br />
ved. Beltrame<br />
n. 20.3.1899<br />
m. 5.3.1967<br />
Francesco<br />
Beltrame<br />
n. 5.4.1893<br />
m. 6.12.1961<br />
Da Roma, la figlia Lucia con la<br />
nipote Francesca e i familiari<br />
ricorda sempre i cari genitori.<br />
Carmela<br />
Bacci<br />
ved. Ulcigrai<br />
n. 9.3.1913<br />
m. 9.7.1981<br />
Mario<br />
Ulcigrai<br />
n. 11.11.1909<br />
m. 3.11.1964<br />
Li ricordano con affetto i figli<br />
Mariucci e Gianni con il genero<br />
Claudio, i nipoti e parenti<br />
tutti.<br />
Anna<br />
Bacci<br />
ved. Felluga<br />
n. 22.7.1907<br />
m. 14.10.1993<br />
Eugenio<br />
Felluga<br />
n. 24.2.1907<br />
m. 28.10.1974<br />
Sono ricordati dalla figlia Bruna<br />
insieme al marito Fulvio<br />
Aprato e ai nipoti.<br />
Neverina<br />
Vascotto<br />
ved. Lanza<br />
n. 5.12.1918<br />
m. 15.3.1989<br />
Virgilio<br />
Lanza<br />
n. 7.1.1912<br />
m. 18.1.1979<br />
Sono ricordati con affetto dalle<br />
nipoti Bruna, Viviana, Laura e<br />
Cristina.<br />
Italo Pugliese ( dela rica)<br />
n. 1907 m. 1994<br />
a Terre Haute (USA)<br />
Fulvio<br />
Pugliese<br />
n. 1943<br />
m. 1977<br />
a Burlington<br />
(USA)<br />
Sono ricordati con tanto affetto<br />
e rimpianto dalla moglie<br />
e mamma Antonia e dalla figlia<br />
e sorella Marisa con il marito<br />
Jimmy e i nipoti tutti.<br />
Vittoria<br />
Pugliese<br />
ved. Degrassi<br />
n. 26.6.1897<br />
m. 5.12.1984<br />
La ricordano sempre la nuora<br />
Viviana e le nipoti Cristina e<br />
Laura.<br />
Bruna<br />
Vascotto<br />
ved. Degrassi<br />
(nadal)<br />
n. 3.5.1931<br />
m. 18.1.2005<br />
La ricordano la sorella Viviana<br />
e le nipoti Laura e Cristina con<br />
Fabio, Marco e Martina.<br />
Giuseppe<br />
(Mario)<br />
Degrassi<br />
n. 23.10.1923<br />
m. 29.10.1993<br />
Un caro ricordo da Viviana,<br />
Laura e Cristina insieme ai<br />
familiari<br />
Il marito Giuseppe Godnich<br />
insieme ai nipoti ricordano con<br />
affetto la cara<br />
Ervina Pugliese
15 Settembre 2009 ISOLA NOSTRA<br />
33<br />
Antonio<br />
Penso<br />
n. 12.10.1906<br />
m. 16.6.1986<br />
Aurelia<br />
Rusconi<br />
ved. Penso<br />
n. 1.1.1909<br />
m. 21.11.2005<br />
Sono affettuosamente ricordati<br />
dai figli Albino e Marino<br />
insieme alla nuora Silvana e al<br />
nipote Christian.<br />
Alma<br />
Rusconi<br />
n. 6.6.1921<br />
m. 6.6.1988<br />
Un caro ricordo dai nipoti<br />
Albino e Marino unitamente<br />
ai familiari tutti.<br />
Adelia<br />
Degrassi<br />
ved. Vascotto<br />
n. 10.7.1926<br />
m. 20.9.2005<br />
in Canada<br />
Nel triste anniversario della sua<br />
scomparsa è ricordata con tanto<br />
affetto dai figli, sorelle, generi,<br />
nuore e nipoti.<br />
Quinto anniversario<br />
Vilma<br />
Degrassi<br />
Fernetti<br />
n. 12.11.1941<br />
m. 11.9.2004<br />
Ave o Maria, Madre di Dio:<br />
tieni per sempre vicino a Te<br />
in Cielo e nei nostri cuori la<br />
dolcissima Vilma, diletta amata<br />
benedetta e beata Sposa e tenerissima<br />
Madre.<br />
Il marito Salvatore ed i figli<br />
Alberto e Alessandra.<br />
Si uniscono nel rimpianto il<br />
fratello Alessandro, le cognate<br />
Annunziata, Redenta, Nicolina,<br />
Nevia e Francesca, i parenti<br />
tutti e le Sue care amiche.<br />
Antonietta<br />
Vascotto<br />
ved. Poletti<br />
n. 13.6.1922<br />
m. 7.10.2001<br />
Giovanni<br />
Poletti<br />
n. 8.6.1910<br />
m. 29.2.1988<br />
Vi ricordiamo sempre con tanto<br />
affetto: Flavia, Ovidio, Francesca,<br />
Marco e Anita.<br />
Vittoria<br />
Vascotto<br />
n. Costanzo<br />
n. 10.1.1895<br />
m. 14.9.1981<br />
Carlo<br />
Vascotto<br />
n. 28.12.1891<br />
m. 16.10.1974<br />
Sono sempre ricordati con<br />
tanto affetto e rimpianto dalla<br />
figlia Anita, dalla nipote Flavia<br />
con Ovidio e dai pronipoti<br />
Francesca e Marco.<br />
Anna<br />
Penso<br />
ved. Beltrame<br />
n. 22.8.1903<br />
m. 6.10.1993<br />
Giovanni<br />
Beltrame<br />
n. 24.6.1898<br />
m. 25.9.1983<br />
Salvino Beltrame<br />
Livio Beltrame<br />
Ederino Beltrame<br />
Sono caramente ricordati dalla<br />
figlia e sorella Ucci unitamente<br />
ai nipoti e parenti tutti.<br />
Nella<br />
Degrassi<br />
Deste<br />
n. 1.8.1937<br />
m. 5.10.2006<br />
La ricordano con tanto affetto<br />
e rimpianto il marito Lucio e<br />
le figlie Antonella e Paola con<br />
i nipoti e i parenti tutti.<br />
Giliante<br />
Deste<br />
n. 23.3.1910<br />
m. 24.4.1996<br />
a Roma<br />
Antonietta<br />
Deste<br />
n. Vascotto<br />
n. 14.9.1911<br />
m. 15.5.1980<br />
a Roma<br />
Sono sempre ricordati dal<br />
figlio Lucio, dalle nipoti Antonella<br />
e Paola, dai pronipoti<br />
e dai parenti tutti.<br />
Caterina<br />
Parma<br />
ved. Degrassi<br />
n. 6.4.1907<br />
m. 3.3.1992<br />
Augusto<br />
Degrassi<br />
n. 26.1.1901<br />
m. 2.11.1955<br />
Gabriele<br />
Sinagra<br />
m. 8.6.1978<br />
Li ricordano sempre con affetto<br />
i familiari tutti.<br />
Come l’erba<br />
i nostri giorni<br />
passano:<br />
tu, Signore,<br />
sei per sempre.<br />
liturgia<br />
Edina<br />
Zaves<br />
n. 31.5.1930<br />
m. 8.2.2000<br />
Ederino<br />
Degrassi<br />
n. 11.2.1927<br />
m. 22.4.1997<br />
Sono sempre ricordati con<br />
tanto affetto dal figlio Giuliano<br />
e familiari, dai cognati Silvano<br />
e Lucio e dai parenti tutti.<br />
Palmira<br />
Degrassi<br />
ved.<br />
Chiaselotti<br />
n. 18.6.1913<br />
m. 3.9.1996<br />
Nel tredicesimo anniversario<br />
della scomparsa la ricordano<br />
sempre con affetto e rimpianto<br />
il figlio Lucio, i nipoti Rossella<br />
e Sergio, il pronipote Daniele e<br />
i parenti tutti.<br />
Pierina<br />
Bologna<br />
ved. Chicco<br />
n. 8.4.1923<br />
m. 25.7.2005<br />
Nel quarto anniversario la<br />
ricordano con tanto amore<br />
Gianni, i figli Gianna, Dario e<br />
Valdi, le nuore Gianna e Teresa<br />
e le nipoti Barbara e Jessica.<br />
Antonio<br />
Castro<br />
n. 21.9.1900<br />
m. 24.12.1964<br />
in Australia<br />
Antonia<br />
Castro<br />
n. Vascotto<br />
n. 6.8.1905<br />
m. 28.11.1991<br />
in Australia<br />
A tanti anni dalla loro scomparsa<br />
sono sempre ricordati<br />
con tanto affetto dai figli Livio<br />
e Anna Maria.
34 15 Settembre 2009<br />
ISOLA NOSTRA<br />
Anita<br />
Troian<br />
Giorgesi<br />
n. 12.3.1924<br />
m. 6.5.2007<br />
Enrico<br />
Giorgesi<br />
n. 15.5.1923<br />
m. 20.8.1977<br />
Li ricordano le figlie Mariuccia<br />
e Giuliana, i nipoti Matteo e<br />
Lorenzo e il fratello e cognato<br />
Libero.<br />
Bruna<br />
Benvenuto<br />
n. 27.12.1929<br />
m. 8.9.2008<br />
Ranieri<br />
Degrassi<br />
n. 22.1.1926<br />
m. 24.5.2006<br />
Nel primo anniversario della<br />
scomparsa della nostra cara<br />
mamma, un affettuoso ricordo<br />
dei nostri genitori dai figli<br />
Liviana e Sergio con Giorgio<br />
e Desy, la nipote Fabiana ed il<br />
fratello Edilio.<br />
Giovanni<br />
Benvenuto<br />
n. 27.8.1894<br />
m. 18.12.1978<br />
Lucia<br />
Musizza<br />
n. 22.6.1901<br />
m. 12.2.1985<br />
A tanti anni dalla loro scomparsa<br />
un caro ricordo dal figlio Edilio<br />
insieme ai nipoti Liviana<br />
e Sergio e ai familiari tutti.<br />
Anteo<br />
Bologna<br />
n. 2.12.1926<br />
m. 8.6.1985<br />
È ricordato con tanto affetto e<br />
rimpianto dalla moglie Etta e<br />
dalle figlie Loriana e Antonella<br />
insieme ai generi, nipoti e<br />
parenti tutti.<br />
Giovanni<br />
Chicco<br />
n. 28.8.1888<br />
m. 3.1.1987<br />
Maria<br />
Antonaz<br />
Chicco<br />
n. 19.8.1899<br />
m. 26.3.1975<br />
Sono ricordati con tanto affetto<br />
dalle figlie Etta e Libera<br />
insieme ai nipoti e ai familiari<br />
tutti.<br />
Italo<br />
Parma<br />
n.7.7.1924<br />
m. 26.7.2008<br />
Lo ricordano con affetto e rimpianto<br />
la moglie Tina e le figlie<br />
Valnea, Daniela e Giuliana<br />
unitamente alla sorella Ucci e<br />
ai nipoti tutti.<br />
Un pensiero alla memoria dei<br />
nostri genitori<br />
Lina Bacci (nori)<br />
n. 10.7.1914 m. 14.8.1982<br />
Giuseppe Vascotto (cadorin)<br />
n. 3.11.1913 m. 16.1.1998<br />
e dei nostri nonni<br />
Lisa Degrassi Bacci<br />
n. 14.5.1890 m. 6.11.1967<br />
Antonio Bacci<br />
n. 10.9.1887 m. 12.11.1952<br />
dai figli e nipoti Lucio e Sandro<br />
insieme ai familiari.<br />
Dagli Stati Uniti Francesco<br />
Degrassi (fio dela gradisana)<br />
insieme alla moglie, ai figli e ai<br />
quattro nipoti, con commosso<br />
rimpianto ricorda i genitori<br />
e i fratelli che non sono più<br />
tra noi.<br />
Mamma Papà<br />
Matteo<br />
Giannina<br />
Solidea<br />
Maria<br />
Remigio<br />
Nino<br />
Anna<br />
Delise<br />
n. Delise<br />
n. 26.7.1904<br />
m. 19.3.1974<br />
Giovanni<br />
Delise<br />
n. 5.5.1901<br />
m. 17.8.1978<br />
Un caro ricordo dai figli Edilio,<br />
Dorina e Attilio insieme ai<br />
familiari tutti.<br />
Nino<br />
Goina<br />
n. 25.7.1926<br />
m. 2.9.2008<br />
Nel primo anniversario della<br />
sua scomparsa, lo ricordano<br />
con tanto affetto la moglie Pina<br />
e i figli Paolo e Gianfranco con<br />
le nuore Loredana e Gabriella<br />
e gli adorati nipoti Monica, Fabrizio,<br />
Chiara e Sara.<br />
Giuseppina<br />
Russignan<br />
n. 30.3.1901<br />
m. 28.10.1982<br />
Olivo<br />
Russignan<br />
n. 14.2.1899<br />
m. 4.5.1973<br />
Irma<br />
Pertot<br />
Russignan<br />
n. 9.1.1901<br />
m. 25.12.1986<br />
Il figlio Bruno con Luciana e<br />
la moglie Elly con le rispettive<br />
famiglie li ricordano con tanto<br />
affetto e rimpianto.
15 Settembre 2009 ISOLA NOSTRA<br />
35<br />
Maria<br />
Chicco<br />
ved. Coronica<br />
n. 31.8.1914<br />
m. 23.10.2000<br />
Il suo ricordo è sempre vivo nei<br />
nostri cuori. La figlia Marisa,<br />
il genero Livio, gli adorati<br />
nipoti Fulvio, Mauro e Marco,<br />
le sorelle Etta e Libera insieme<br />
ai parenti tutti.<br />
Armando<br />
Zuliani<br />
(fraschi)<br />
n. 24.4.1914<br />
m. 22.6.1989<br />
Silvano<br />
Zuliani<br />
n. 5.8.1944<br />
m. 14.1.1995<br />
Sono affettuosamente ricordati<br />
dalla moglie e mamma Ernesta<br />
Eppeita insieme ai figli Carlo,<br />
Luciano, Piero e Annamaria,<br />
alle nuore, nipoti, pronipoti e<br />
familiari tutti.<br />
Mario<br />
Carlin<br />
n. 20.4.1916<br />
m. 17.12.1970<br />
Ti ricordano caramente la<br />
moglie Assunta e la cognata<br />
Adalgisa Vascotto.<br />
Nevio<br />
Bologna<br />
n. 9.12.1924<br />
m. 21.5.1999<br />
Nel decimo anniversario della<br />
sua scomparsa lo ricordano con<br />
tanto affetto e amore la moglie<br />
Neva con la figlia Marisa e il<br />
marito Franco, i nipotini Max<br />
e Francesca, il fratello Remigio<br />
e le cognate tutte.<br />
Mario<br />
Dellore<br />
n. 25.1.1909<br />
m. 14.8.1987<br />
Gilda<br />
Stocovaz<br />
n. 9.11.1913<br />
m. 14.8.1999<br />
Sono sempre ricordati con<br />
tanto affetto e rimpianto dalle<br />
figlie Sabina con Nino e Luciana<br />
con Bruno e dai nipoti<br />
Corrado, Cristina e Claudia con<br />
le rispettive famiglie.<br />
Augusto<br />
Vascotto<br />
n. 20.10.1915<br />
m. 3.10.2007<br />
a Sydney<br />
Nel secondo anniversario della<br />
sua scomparsa lo ricordano<br />
con tanto affetto e rimpianto<br />
la moglie Bianca e le figlie Ilva<br />
e Flavia unitamente a generi,<br />
nipoti, pronipoti e familiari<br />
tutti.<br />
Bruno<br />
Vascotto<br />
n. 24.9.1925<br />
m. 21.8.1994<br />
Nel quindicesimo anniversario<br />
della scomparsa, è ricordato<br />
caramente dalla moglie Leda,<br />
dai figli Giuseppe, Franca e<br />
Marina, dalla nuora Adriana,<br />
dal nipote Alessio e dai parenti<br />
tutti.<br />
Omera<br />
Vascotto<br />
ved. Bettoso<br />
n. 23.4.1929<br />
m. 10.8.2004<br />
Nel quinto anniversario della<br />
scomparsa La ricordano sempre<br />
con tanto affetto il figlio<br />
Bruno con Bruna e il nipote<br />
Alessandro, le sorelle Neva e<br />
Libera e i parenti tutti.<br />
Massimiliano<br />
Minin<br />
n. 11.12.1972<br />
m. 3.8.2007<br />
Nel secondo anniversario della<br />
scomparsa è ricordato con<br />
affetto dai genitori Walter<br />
e Bruna Degrassi, dalle zie<br />
Norina e Bianca, dai cugini e<br />
parenti tutti.<br />
Nel nono anniversario della<br />
morte di<br />
Remigio Burla<br />
e nell'undicesimo anniversario<br />
della morte di<br />
Antonio<br />
Degrassi<br />
n. 1.2.1903<br />
m. 20.1.1975<br />
Franco Pangher<br />
sono ricordati con affetto dalle<br />
rispettive mogli Norina e Bianca<br />
Degrassi, dai figli, nipoti e<br />
parenti tutti.<br />
Dalle figlie Norina, Bianca e<br />
Bruna un affettuoso ricordo<br />
anche per i cari genitori<br />
Giuseppina<br />
Goina<br />
n. 24.4.1908<br />
m. 29.10.1973<br />
Olga<br />
Serli<br />
ved.<br />
Marchesan<br />
n. 31.1.1913<br />
m. 24.1.2000<br />
Emerenziano Marchesan<br />
n. 29.9.1901 m. 2.2.1967<br />
Li ricordano con affetto e rimpianto<br />
le figlie Bruna, Nevia<br />
e Silvia, i generi, i nipoti, la<br />
sorella Rosa e i parenti tutti.<br />
Mario<br />
Delise<br />
n. 2.6.1925<br />
m. 21.4.2006<br />
Il tuo ricordo resta sempre con<br />
noi. Tua moglie Mafalda con<br />
il figlio Edi, la nuora Laura, il<br />
nipote Massimiliano e i parenti<br />
tutti.<br />
Bortolo<br />
Delise<br />
(fumi)<br />
n. 26.61894<br />
m. 15.9.1956<br />
Anna<br />
Vittori<br />
ved. Delise<br />
m. 23.10.1897<br />
m. 27.12.1981<br />
Jolanda<br />
Delise<br />
ved. Delise<br />
n. 2.5.1921<br />
m. 28.12.1990<br />
Remigio<br />
Delise<br />
n. 6.1.1920<br />
m. 15.10.1991<br />
Caterina<br />
(Rina)<br />
Delise<br />
Perentin<br />
n. 2.5.1921<br />
m. 19.6.1978<br />
Siete sempre ricordati con<br />
affetto dalla nuora e cognata<br />
Mafalda unitamente ai familiari<br />
tutti.<br />
Io muoio,<br />
ma il mio affetto per voi<br />
non morirà:<br />
Vi amerò dal cielo<br />
come vi ho amato<br />
sulla terra.<br />
S.Giovanni Berchmans
36 15 Giugno 2009<br />
ISOLA NOSTRA<br />
Un sentito grazie a...<br />
PRO ISOLA NOSTRA<br />
DALL’ITALIA<br />
• Sergio Brusadin (Noventa<br />
Vicentina) € 30<br />
• Emilio Gregari (Lissone/MI)<br />
€ 30<br />
• Maria Parma (Varese) 40<br />
ricordando il marito Ottavio, i<br />
genitori Giuseppe e Concetta e<br />
il fratello Italo<br />
• Mario Lanza (Bovisio/MI)<br />
€ 30<br />
• Lucia Felluga Bossi (Monfalcone)<br />
25 in ricordo dei genitori<br />
Luigi e Giorgina<br />
• I nipoti Lanzi e Moscatelli<br />
(Reggio Emilia) € 50 in ricordo<br />
dello zio Mario Chicco<br />
• Damiano e Germana Degrassi<br />
(Udine) 100 in ricordo<br />
dei genitori Germano e Alma<br />
Delise<br />
• Lucio Deste (Roma) 50<br />
ricordando la moglie Nella<br />
Degrassi e i genitori Giliante e<br />
Antonietta<br />
• Giuliano Degrassi (Ronchi/<br />
GO) 25 in ricordo dei genitori<br />
Edina ed Ederino e dei nonni<br />
• Albino Penso (Ronchi/GO)<br />
50 in ricordo dei genitori Antonio<br />
e Aurelia e della zia Alma<br />
• Greolandia Chicco (Udine)<br />
40 ricordando i genitori Sebastiano<br />
e Armida<br />
• I familiari (Monfalcone)<br />
50 in ricordo di Gabriele Delise<br />
nel 15° anniversario della<br />
scomparsa<br />
• Mariella e Maura Miglio<br />
(Correggio/RE) 40 in ricordo<br />
dei genitori Luigi e Romana<br />
Possega, del nonno Oreste Miglio<br />
e dello zio Ottavio Drioli<br />
• Mafalda Delise (Monfalcone)<br />
50 in memoria del marito<br />
Mario e di tutti i familiari<br />
defunti<br />
DA TRIESTE<br />
• Gino Dagri € 30 in occasione<br />
dei 94 anni della mamma Angela<br />
Giovannini<br />
• Renato Dudine € 40<br />
• Fabio Delise e Gianna Sulligoi<br />
50 in ricordo dei defunti<br />
delle famiglie Delise e Vascotto<br />
• Stefania Pellizzaro 20 in<br />
memoria dei cari defunti<br />
• Pino e Adriana Vascotto<br />
(Muggia) 50 in ricordo del papà<br />
e suocero Bruno Vascotto<br />
• Maria Chicco con i familiari<br />
€ 50 in ricordo del papà Mario<br />
Chicco<br />
• Marisa Ulcigrai in Premuda<br />
€ 50 in ricordo del papà Silvio<br />
Ulcigrai<br />
• Salvatore Fernetti con i figli<br />
Alberto e Alessandra 50 in<br />
ricordo dell’infinita dolcezza<br />
della cara moglie e mamma<br />
Maria Degrassi<br />
• Lida Degrassi 100 in ricordo<br />
del marito Nino (viola), dei<br />
genitori, suoceri e del caro<br />
nipote Franco<br />
• Viviana Vascotto 70 in ricordo<br />
del marito Attilio Degrassi e<br />
di tutti i cari defunti<br />
• Maria Ulcigrai Sirotich 25<br />
in memoria dei genitori Mario<br />
e Carmela<br />
• Silva e Gianfranco Chicco<br />
10 ricordando lo zio Bruno<br />
• Mario e Valdi Delise (fumi)<br />
100 in ricordo della cara moglie<br />
e mamma Nerina<br />
• Bruno Fragiacomo e Samuela<br />
Vascotto 50 ricordando<br />
i genitori Maria e Ilario Fragiacomo,<br />
Giuseppe e Giuseppina<br />
Vascotto, i fratelli e le sorelle<br />
• Antonio Russignan e Nella<br />
Degrassi 100 in ricordo di tutti<br />
i familiari defunti<br />
• I figli e i nipoti 70 in ricordo<br />
di Anita e Angelo Vascotto<br />
• Silvana Pertot 100 in ricordo<br />
del marito Liliano nel primo<br />
anniversario della scomparsa<br />
• Lida e Dorina Goina 50 in<br />
memoria della zia Maria Delise<br />
ved. Troiani<br />
• Graziella Goina Troiani 25<br />
in memoria della mamma Maria<br />
Delise ved. Troiani<br />
• Corinna Giovannini<br />
• Adilia Parma 50 ricordando<br />
il marito Guido Penati, il papà<br />
Adilio e i cari defunti delle<br />
famiglie Parma, Moratto e<br />
Chelleri<br />
• Gianni Scrigner 10 in ricordo<br />
della cara Pierina Bologna<br />
• La moglie Pina con i figli<br />
DALL’ESTERO<br />
• Pina Giani Konobely (Australia) $ 50 in ricordo di<br />
Nerea Benvenuto ved. Giani<br />
• Giorgio Penzo (Austria) € 25 in ricordo del papà<br />
Galliano<br />
• Bruno e Barbara Bordato (Australia) $ 50 in ricordo<br />
dei propri cari defunti<br />
• Livio Castro (Australia) $ 50 in ricordo dei genitori<br />
Antonia e Antonio<br />
• Annamaria D’Addario (Australia) $ 50 in ricordo<br />
dei genitori Antonio e Antonia Castro<br />
• Francesco Degrassi (USA) $ 100 in ricordo dei genitori<br />
e dei fratelli<br />
• Bianca Vascotto con le figlie Ilva e Flavia (Australia)<br />
$ 100 ricordando il marito e papà Augusto<br />
• Lucio Ulcigrai (Australia) € 50 in ricordo dei genitori<br />
Gemma e Olivo e del fratello Licerio<br />
• Lucio Degrassi (USA) $ 50<br />
• Edina Pugliese con i figli (USA) € 50 in ricordo del<br />
marito e papà Silvano e della piccola Maryann<br />
• Laura Blaivacq (Francia) € 50<br />
Paolo e Gianfranco, nuore e<br />
nipoti 50 in ricordo del loro<br />
caro Nino Goina<br />
• Alberto Vascotto € 50<br />
• Mario Bossi 50 in memoria<br />
dei genitori Giuseppe e Maria<br />
Cernaz<br />
• Livia Degrassi Pugliese 20<br />
in ricordo della sorella Adelia<br />
Degrassi Vascotto<br />
• Dino Chicco 30 in memoria<br />
dei genitori Giovanni e Romilda<br />
Degrassi<br />
• Fulvia Gandusio con i figli<br />
Christian e Jessica 100 in<br />
ricordo dei genitori e nonni<br />
Bianca Parma e Luciano Gandusio<br />
• Dott. Luciano Tamplenizza<br />
100 in ricordo dei genitori Giuseppe<br />
e Lidia Menis, degli zii<br />
Marcello, Fausto, Ida e Pietro<br />
e del cugino Roberto<br />
• Lucio e Sandro Vascotto 50<br />
in memoria dei defunti delle<br />
famiglie Bacci e Vascotto<br />
• Lucio Chiaselotti 30 in ricordo<br />
della mamma Palmira<br />
Degrassi<br />
PRO PULLINO<br />
• Livio Dandri € 30 in ricordo<br />
dei cugini Malvino e<br />
Dorina Stolfa<br />
• Paolo con Solidea e Nicole<br />
€ 100 in ricordo del papà<br />
Liliano Pertot nel primo anniversario<br />
della scomparsa<br />
• Livio Dandri € 20<br />
• Mariacarmen Deste 30 in<br />
ricordo del papà Guerrino<br />
• Famiglie Minin, Burla, Pangher<br />
e Degrassi 60 in ricordo<br />
di Massimiliano Minin, Franco<br />
Pangher, Remigio Burla e di<br />
tutti i cari defunti<br />
• Irma Benvenuti 20 in memoria<br />
dei genitori Marzano e<br />
Lucia<br />
• Neva Vascotto Bologna 50 in<br />
memoria di tutti i cari defunti<br />
• Luciana e Nevia Vittori 40 in<br />
ricordo dei genitori Massimiliano<br />
e Guerrina Bettoso<br />
• Bianca e Nevia Marchesan<br />
50 in ricordo dei genitori Emerenziano<br />
e Olga Serli<br />
• I figli e le sorelle 100 in ricordo<br />
di Gianna Drioli Ridulfo<br />
• Etta Bologna con le figlie<br />
20 ricordando il marito e papà<br />
Anteo e i genitori e nonni Giovanni<br />
e Maria<br />
• Ernesta Eppeira con i figli<br />
90 in ricordo del marito e papà<br />
Armando Zuliani e del figlio e<br />
fratello Silvano<br />
• Nerio Delise 100 in memoria<br />
dei genitori Bruno e Antonia<br />
Bembich<br />
• N/N € 50<br />
• Gianna Belli 50 in memoria<br />
dei genitori Gina e Vittorio<br />
• Maria Moscolin 25 in ricordo<br />
del marito Attilio Degrassi,<br />
del figlio Bruno e del cognato<br />
mons. Salvatore Degrassi
• Renato e Ucci Milloch 25 in<br />
memoria dei parenti defunti<br />
• I figli Liviana e Sergio Degrassi<br />
e il fratello Edilio Benvenuto<br />
50 in ricordo di Bruna<br />
Benvenuto e Ranieri Degrassi<br />
• Edina e Marisa Deste 50<br />
in ricordo dei genitori Mario<br />
e Maria, dello zio Bortolo,<br />
della zia Antonia e del cugino<br />
Ottavio<br />
• La figlia Marisa con i familiari<br />
30 in ricordo di Maria<br />
Chicco ved. Coronica<br />
• Giannina e Lidia Drioli 30<br />
ricordando con affetto il papà<br />
Emilio, la mamma Angela e<br />
il marito e cognato Giorgio<br />
Carboni<br />
• Elvia Vascotto Venier con<br />
i familiari 20 in memoria dei<br />
genitori Maria e Carlo<br />
DVD ANCORA DISPONIBILI<br />
Grazie alle continue richieste, sono ancora disponibili in<br />
sede i DVD su <strong>Isola</strong> realizzati da Walter Pohlen negli ultimi<br />
anni. Su richiesta possono anche essere spediti fuori Trieste<br />
e all’estero a mezzo posta.<br />
L’ISOLA CHIAMATA<br />
RICORDO<br />
<strong>Isola</strong> quando l’abbiamo<br />
lasciata: oltre 500 foto<br />
accompagnate da una suggestiva<br />
colonna sonora<br />
che raccontano le sue vie,<br />
piazze, chiese, feste, lavoro,<br />
divertimenti, sport…<br />
CARTOLINE DA ISOLA<br />
L’ultimo prezioso lavoro di Walter<br />
Pohlen: <strong>Isola</strong> d’Istria in 190<br />
cartoline d’epoca, dalla fine dell’Ottocento<br />
al 1945.<br />
• Ucci Beltrame 20 in memoria<br />
dei genitori Anna e Giovanni<br />
e dei fratelli Salvino, Livio e<br />
Ederino<br />
• N/N € 40<br />
• Bruno e Luciana Russignan<br />
50 in ricordo dei rispettivi<br />
genitori<br />
• I figli con le rispettive famiglie<br />
40 in ricordo dei genitori<br />
Giuseppe Troian e Anna Demarchi<br />
• Livio e Bruna Vittori 50<br />
ricordando i genitori Giovanni<br />
e Domenica, Sebastiano e<br />
Antonia e il cognato e fratello<br />
Lucio<br />
• La figlia Maria 50 in ricordo<br />
della mamma Anna Serli<br />
• N.P. € 20<br />
• Anita Dandri 50 in ricordo<br />
del marito Mario<br />
ISOLA- ESTATE 1952<br />
Vecchi filmati risalenti al<br />
1952 cortesemente inviati<br />
dagli Stati Uniti da Elodino<br />
Degrassi e Francesca Fragiacomo.<br />
Immagini suggestive<br />
di gente di contrada, processioni<br />
religiose, pescatori<br />
al lavoro e tuffi di ragazzi al<br />
bagno…<br />
• Assunta Carlin 50 in ricordo<br />
del marito Mario<br />
• Miranda, Giulio e Anita 150<br />
in ricordo del marito, fratello e<br />
nipote Fabio Matussi<br />
• Libero Giorgesi 20 ricordando<br />
il fratello Enrico e la cognata<br />
Anita Troian<br />
• Bianca Vascotto 30 ricordando<br />
il marito Adalgerio Zanon<br />
• Laura Degrassi € 20 e che gli<br />
angeli custodi ci proteggano<br />
• Franco Viezzoli (Muggia)<br />
€ 50<br />
• Anita Vascotto Ramani<br />
100 in ricordo del marito Pino<br />
ASSOCIAZIONE ISOLA NOSTRA<br />
VIA XXX OTTOBRE, 4 – 34122 TRIESTE<br />
TELEFONO 040-638236<br />
Naz.<br />
IT<br />
Check<br />
86<br />
Conto Corrente Postale n. 11256344<br />
Coordinate bancarie (IBAN):<br />
Cin<br />
X<br />
Cod. ABI<br />
07601<br />
CAB<br />
02200<br />
Codice BIC SWIFT: BPPIITRRXXX<br />
ORARIO UFFICIO:<br />
martedì-giovedì ore 10 - 12<br />
venerdi 16 - 18<br />
Ramani nel primo anniversario<br />
della scomparsa (8 luglio)<br />
• Anita Vascotto Ramani 100<br />
in memoria dei genitori Giovanni<br />
e Giovanna, del fratello<br />
Iginio e dei parenti tutti<br />
• Ucci e Renata 100 ricordando<br />
il papà Renato e la mamma<br />
Pina<br />
• Elvia Goina 50 in memoria<br />
dei genitori Giovanni e Lida<br />
• Anita, Lino e Nicoletta Brigadini<br />
50 in ricordo dei figlio<br />
e fratello Fabio nel 25° anniversario<br />
della scomparsa (6<br />
settembre)<br />
ISOLA NOSTRA NEL SUO<br />
45° ANNO DI VITA:<br />
2272 ABBONATI<br />
Questo numero di <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong> - il 378° della serie da quel<br />
lontano novembre 1965 quando don Attilio Delise riunì<br />
idealmente gli isolani dopo l’Esodo - ha raggiunto 1887<br />
famiglie in Italia e 247 famiglie all’estero. <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong> arriva<br />
in Australia, Austria, Brasile, Canada, Costarica, Croazia,<br />
Finlandia, Francia, Germania, Slovenia, Spagna, Stati Uniti,<br />
Sud Africa, Svezia, Svizzera e Venezuela. Viene inoltre inviato<br />
a 38 tra associazioni, biblioteche e riviste consorelle,<br />
per un numero complessivo di 2272 copie.<br />
E’ un dato per noi estremamente importante: nonostante<br />
le inesorabili leggi del tempo il numero dei lettori risulta<br />
stazionario, anzi in lieve aumento (dieci anni fa gli abbonati<br />
erano 2121). E’ un segnale che le nuove generazioni,<br />
nate lontano da <strong>Isola</strong>, vogliono mantenere un seppur tenue<br />
legame con la loro terra di origine, la sua storia, le sue tradizioni<br />
e la sua cultura.<br />
Un sincero grazie quindi ai nostri affezionati lettori. Il loro<br />
apprezzamento e il loro generoso sostegno sono di sprone,<br />
pur tra notevoli difficoltà anche economiche, nel continuare<br />
la pubblicazione di <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong>, con un sostanziale<br />
pareggio nelle spese di stampa, spedizione, affitto della sede<br />
e organizzazione delle nostre manifestazioni.<br />
Ancora grazie!<br />
N° Conto<br />
000011256344<br />
E-mail: trieste@isolanostra.it
Campo profughi di Opicina - Cinema Villa Carsia