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Non - Isola Nostra

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ISOLA<br />

I titoli<br />

NOSTRA<br />

«... e là fantasticando coi miei pensieri, ai miei occhi s’apria,<br />

la giacente città, e l’alpi e il mare e la seminascosta, <strong>Isola</strong> mia»<br />

Pasquale Besenghi<br />

PERIODICO DELLA COMUNITÀ<br />

DEGLI ISOLANI<br />

ANNO XLV<br />

N. 378<br />

TRIESTE, 15 settembre 2009<br />

Poste Italiane S.p.A.-Sped. in Abb. Post . D.L. 353/2003 (Conv. in L. 27/02/04 n° 46) art. 1, comma 2, DCB<br />

Taxe perçue - Tassa pagata<br />

Attenzione! In caso di mancato recapito rinviare all’Ufficio Postale di Trieste C.P.O. detentore<br />

del conto, per la restituzione al mittente che si impegna a pagare la relativa tariffa.<br />

ISOLA NOSTRA - Via XXX Ottobre, 4 - 34122 TRIESTE - ITALIA Tel. 040.638.236<br />

E-mail: trieste@isolanostra.it<br />

La Festa del Carmine a Monte Grisa<br />

San Donato, compatrono di <strong>Isola</strong><br />

Il “Pier 21’’, approdo degli emigranti istriani in Canada<br />

Un isolano di adozione ricorda i suoi anni giovanili<br />

La generosità dell’Italia verso gli “altri’’<br />

Il perdon de Barbana


Domenica 22 novembre 2009<br />

FESTA DI SAN MAURO<br />

Trieste, chiesa di San Giacomo<br />

Alle ore 12.00 nella chiesa di San Giacomo Apostolo<br />

(nell’omonima piazza di Trieste) Santa Messa solenne in<br />

onore di San Mauro, patrono di <strong>Isola</strong> d’Istria.<br />

Sabato 7 novembre 2009<br />

COMMEMORAZIONE<br />

DEI DEFUNTI ISOLANI<br />

Alle ore 15.30 Santa Messa di suffragio per tutti i defunti<br />

isolani nella chiesa del cimitero di Sant’Anna a Trieste.<br />

Sabato 24 ottobre 2009<br />

SANTA MESSA<br />

NEL CIMITERO DI ISOLA<br />

Alle ore 15.30 nella chiesetta del cimitero di <strong>Isola</strong> sarà<br />

celebrata una Santa Messa in suffragio di tutti i defunti<br />

isolani, sepolti a <strong>Isola</strong> e in tutti gli angoli del mondo.<br />

Seguirà la benedizione delle tombe.<br />

L’uscita del prossimo numero di <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong> è prevista<br />

per la metà del mese di dicembre 2009. Per evitare spiacevoli<br />

disguidi è necessario che il materiale destinato alla<br />

pubblicazione arrivi in redazione (anche per posta o per<br />

e.mail) entro il<br />

10 NOVEMBRE 2009<br />

Cari amici di <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong>,<br />

ci presentiamo: siamo Walter Pohlen, Umberto Parma<br />

e Fabio Vascotto. Molti di voi sanno che <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong> ha<br />

presentato negli ultimi anni tre DVD riguardanti il nostro<br />

luogo natio.<br />

Ora, dopo “L’<strong>Isola</strong> chiamata Ricordo”, “<strong>Isola</strong>, estate<br />

1952” e “Cartoline da <strong>Isola</strong>”, siamo alla ricerca di fotografie<br />

o cartoline riguardanti lo<br />

SPORT ISOLANO<br />

Tutti conosciamo l’epopea della mitica “Ampelea”, tra<br />

l’altro ampiamente trattata nel prezioso volume “La favola<br />

dell’Ampelea” di Luca Dibenedetto. Il detto “diese de bone”<br />

riporta alla nostra mente la “grande “ Pullino, mentre la<br />

palestra situata all’interno del “Lido” fa rivivere tuttora<br />

in noi l’inizio della favolosa scalata al titolo mondiale di<br />

pugilato del “nostro” campione Nino Benvenuti.<br />

<strong>Non</strong> va dimenticato quanto gli atleti del nostro<br />

piccolo paese ci hanno regalato con grandi sacrifici ma<br />

con altrettante grosse soddisfazioni sia nel vasto ambito<br />

sportivo locale che con titoli italiani, europei, mondiali<br />

e olimpici.<br />

Per completare una Storia che ci riguarda da vicino,<br />

abbiamo in preparazione un DVD che cercherà di illustrare<br />

tutto lo sport di <strong>Isola</strong>, anche quello cosiddetto<br />

“minore”. Saremo veramente grati a quanti, tramite i loro<br />

ricordi fotografici, vorranno partecipare a questa grande<br />

realizzazione.<br />

Molto tempo è trascorso dal momento dell’esodo e<br />

numerose foto sicuramente sono andate perdute; ciononostante<br />

ci auguriamo che qualcuno di voi custodisca<br />

ancora qualche “rettangolino ingiallito” degli sport che si<br />

praticavano a <strong>Isola</strong>, magari dimenticato in qualche scatola<br />

sul fondo di un armadio.<br />

Se possedete una o più foto di qualsiasi sport praticato<br />

prima o dopo l’esodo, saremo veramente felici di riceverle<br />

tramite e-mail indirizzando a<br />

walterpohlen@gmail.com<br />

oppure, se preferite, consegnarle direttamente alla redazione<br />

di <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong> (Via XXX Ottobre 4 – 34122 Trieste<br />

– tel. 040-638236).<br />

Tutte le foto affidate alla Redazione, eseguita la copiatura,<br />

saranno restituite ai proprietari nel più breve tempo<br />

possibile. Per quelle inviate per e.mail sarà nostra cura<br />

darne immediato riscontro.<br />

Ringraziamo di cuore per la vostra disponibilità augurando<br />

a tutti: diese de bone!<br />

Walter, Berto e Fabio


15 Settembre 2009 ISOLA NOSTRA<br />

1<br />

ISOLA NOSTRA<br />

Periodico trimestrale della<br />

Comunità degli esuli d’<strong>Isola</strong><br />

d’Istria fondato da<br />

Don Attilio Delise nel 1965<br />

Direttore responsabile<br />

Franco Stener<br />

Assistenti di redazione<br />

Anita Vascotto<br />

Attilio Delise<br />

Umberto Parma<br />

Hanno collaborato a questo numero:<br />

Claudio Antonelli<br />

Marina Berani<br />

Luciano Bortolin<br />

Nicoletta Brigadini<br />

Suor Serafina Degrassi<br />

Claudio Delise<br />

Ferruccio Delise<br />

Mario Depase<br />

Licinio Dudine<br />

Emilio Felluga<br />

Mario Lorenzutti<br />

Alessandro Mirt<br />

Bruno Moscolin<br />

Giorgio Penzo<br />

Walter Pohlen<br />

Romano Silva<br />

Franco Stener<br />

Giuseppe Zaro<br />

Pietro Zovatto<br />

Gianni Zvitanovich<br />

Direzione, Redazione,<br />

Amministrazione<br />

Via XXX Ottobre, 4<br />

34122 TRIESTE<br />

Editrice: Associazione<br />

“ISOLA NOSTRA’’<br />

Autorizzazione del Trib. di<br />

Trieste n. 843 del 4.5.1992<br />

Conto corrente postale<br />

n. 11256344<br />

Orario degli uffici:<br />

Martedì dalle 10 alle 12<br />

Giovedì dalle 10 alle 12<br />

Venerdì dalle 16 alle 18<br />

Telefono 040/63.82.36<br />

Grafica e stampa:<br />

STUDIO 92 RO-MA<br />

Dal dolore la gioia dell'esperienza cristiana<br />

14-15 settembre : Esaltazione della S.Croce e Maria Addolorata<br />

In settembre si respira l’aria melanconica dell’autunno,<br />

non è propriamente un’idea precisa, ma<br />

un’atmosfera che brilla nell’aria con le foglie crepitanti<br />

sotto i piedi e gli alberi che perdono le chiome<br />

al vento.<br />

La liturgia ci propone due momenti di significativa<br />

riflessione spirituale. Uno, il principale, l’Esaltazione<br />

della Santa Croce, a cui si tributa un atteggiamento di<br />

adorazione, perché, in essa e tramite essa, gli uomini<br />

nella loro universalità hanno conosciuto “il mistero<br />

di amore” che il Figlio primogenito - in obbedienza<br />

al Padre - in un progetto di amore ha voluto redimere<br />

l’umanità dal peccato. La liturgia ricorda che “Dio è la<br />

nostra rupe”, è “pietoso e perdona la nostra colpa”.<br />

La società secolarizzata moderna sembra sentirsi<br />

esente da ogni colpa esistenziale, vive alla giornata<br />

senza l’assillo della responsabilità, passa il suo tempo<br />

“senza infamia e senza lodo”, direbbe Dante ai contemporanei<br />

agnostici, trasgressori e gaudenti. L’evangelista<br />

San Giovanni ricorda una verità risplendente: “Dio ha<br />

tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito,<br />

perché chiunque crede in Lui non muoia, ma abbia la<br />

vita eterna”.<br />

L’altro momento che la liturgia pone oggetto di<br />

meditazione è la Beata Vergine Maria Addolorata – il<br />

15 settembre – memoria particolarmente sentita nella<br />

CROCE<br />

Anch’io pendo accanto a te,<br />

ma su una croce ignorata,<br />

sulle mie bianche carni d’adolescente<br />

scorre un brivido di ribellione.<br />

<strong>Non</strong> ti chiedo come il buon ladrone<br />

il paradiso furtivo.<br />

Presso di te resto muto<br />

come agnello immolato<br />

al suo destino<br />

di sangue incruento.<br />

Sull’ultima speranza<br />

tu mi parli con il silenzio.<br />

Anch’io vorrei gridare<br />

sospeso tra cielo e terra:<br />

perché mi hai abbandonato?<br />

ma con il gemito<br />

d’una lacrima<br />

d’amore umano.<br />

Pietro Zovatto<br />

Cattedrale di San Giusto a Trieste. “A Te una spada trafiggerà l’anima” le dice Simone quando<br />

ai piedi della Croce fu “associata alla passione di Cristo” mentre lo strazio del cuore zittiva ogni<br />

gemito silenzioso.<br />

Tematiche aspre e ascetiche presenta la liturgia ai cristiani, non per galvanizzare la nostra devozione<br />

ma per portarci nel cuore del dogma cristiano: Cristo morto e risorto, e noi, con Maria in<br />

un rapporto di solidarietà con quel dolore per avere la virtù di risorgere con Cristo, che ha lasciato<br />

il sepolcro vuoto. Come<br />

l’uomo svuotato l’animo<br />

da ogni rancore, vive della<br />

“verità cristiana tutta<br />

intera”.<br />

Don Pietro Zovatto<br />

La Pietà di Michelangelo<br />

Buonarroti, Basilica<br />

di san Pietro in Roma.<br />

L’Addolorata, la donna<br />

che accoglie nel suo grembo<br />

il corpo senza più vita<br />

del figlio, è il titolo della<br />

Madonna che sta ai piedi<br />

della Croce e che riceve,<br />

nel momento più alto<br />

della storia dell’umanità,<br />

il privilegio di una maternità<br />

universale. La festa,<br />

che si è affermata intorno<br />

all’anno Mille, viene<br />

celebrata con particolare<br />

solennità il 15 settembre


2 15 Settembre 2009<br />

ISOLA NOSTRA<br />

La Festa del Carmine a Monte Grisa<br />

Per la 42° anno domenica<br />

19 luglio gli isolani<br />

sono saliti al santuario<br />

di Monte Grisa per onorare e<br />

rendere grazie alla Madonna<br />

del Carmine e per assolvere<br />

quel voto ricevuto quale eredità<br />

dai loro padri. <strong>Non</strong>ostante il<br />

grande caldo, dalla rotonda sottostante<br />

il santuario si è snodata<br />

la processione, accompagnata<br />

dai “penei” delle Confraternite<br />

e da canti e preghiere in onore<br />

della Madonna. Suggestivo il<br />

momento dell’invocazione alla<br />

Vergine e della benedizione<br />

a <strong>Isola</strong> e a tutta l’Istria dalla<br />

grande balconata che domina<br />

il golfo di Trieste.<br />

E’ seguita la Santa Messa<br />

solenne, officiata dal rettore del<br />

Santuario mons. Vazzoler, e la<br />

preghiera finale alla Madonna<br />

davanti all’altare dedicato ai<br />

nostri Santi patroni.<br />

Un ringraziamento particolare<br />

all’amico Mario Depase, al<br />

coro e a tutti coloro che hanno<br />

collaborato alla riuscita di questo<br />

nostro tradizionale incontro.<br />

Un saluto infine ad Alcide Ben-<br />

Processione.<br />

Benedizione dalla balconata.<br />

La statua con i carabinieri.<br />

venuti, residente in Brasile, che<br />

durante una sua permanenza in<br />

Italia, ha voluto essere presente<br />

con noi a Monte Grisa<br />

Rotonda sotto il santuario.<br />

Altare SS. Patroni.<br />

FOTO DI PINI ZARO


15 Settembre 2009 ISOLA NOSTRA<br />

3<br />

San Donato, compatrono di <strong>Isola</strong><br />

Anche quest’anno gli<br />

isolani si sono ritrovati<br />

numerosi domenica 9<br />

agosto all’appuntamento della<br />

festa di San Donà, compatrono<br />

di <strong>Isola</strong>. Ad officiare la Santa<br />

Messa solenne il parroco di San<br />

Giacomo (e ormai isolano di<br />

adozione…) don Roberto Rosa,<br />

che da alcuni anni ci ospita nella<br />

sua bella chiesa. A dare ancor<br />

maggiore solennità alla celebrazione<br />

il coro dei Carabinieri<br />

in congedo e la presenza, vicino<br />

all’altare, del busto di san Donato,<br />

trasferito per l’occasione<br />

da <strong>Isola</strong> con il permesso del<br />

vescovo di Capodistria.<br />

Alla fine della S.Messa si è<br />

snodata una breve processione<br />

nel piazzale antistante la chiesa,<br />

con il busto del Santo portato a<br />

braccia da quattro nostri concittadini.<br />

Pur essendo una calda domenica<br />

di agosto tanti isolani<br />

hanno sentito il dovere di essere<br />

presenti, così da tener vive certe<br />

proprie tradizioni perché – si sa<br />

– il tempo passa ma una parte<br />

del cuore resta sempre legata<br />

alla natia <strong>Isola</strong>.<br />

FOTO DI MARINA BERANI


4 15 Settembre 2009<br />

ISOLA NOSTRA<br />

Il “Pier 21’’, approdo degli emigranti istriani in Canada<br />

Scoperte due targhe ricordo nel Museo Canadese dell’Immigrazione<br />

Siamo tornati da poco<br />

18 luglio 2009. da Halifax, città e porto<br />

della Nuova Scozia sulla costa atlantica, dove ci siamo recati a<br />

rendere omaggio al “Pier 21”, punto di entrata degli emigranti in<br />

terra canadese sin dagli anni ’20 del secolo scorso. Come sempre<br />

noi giuliani, friulani e dalmati ci siamo ritrovati numerosi in questo<br />

incontro, che ci ha portato indietro nel tempo.<br />

Quante speranze, quante emozioni sono passate per questo<br />

porto. Di sicuro non fu facile, dopo esser stati costretti ad abbandonare<br />

la nostra terra, l’approdo in un posto così lontano, una<br />

lingua sconosciuta, altre tradizioni, un’altra cultura… Comunque,<br />

famiglie intere cercarono di rifarsi una nuova vita in questo<br />

grande paese, mettendocela tutta. Quanti interrogativi si sono<br />

fatti gli adulti all’arrivo su quel Molo 21 e anche dopo… chissà<br />

se sapremo adattarci, chissà se riusciremo ad inserirci? Come<br />

verremo trattati? Quanti pensieri…!<br />

Si sa che il Canada è un paese sterminato, e la gente che arrivava<br />

in questo porto veniva poi mandata altrove in treno, e quindi<br />

le prime divisioni avvenivano già ad Halifax. Chi veniva trasferito<br />

da una parte, chi da un’altra. Durante la traversata, a bordo della<br />

nave, si erano fatte delle nuove amicizie, ma ora, all’arrivo, altri<br />

distacchi dolorosi… Questa era un po’ la nostra storia.<br />

Avevamo lasciato la nostra terra istriana a malincuore, rinunciando<br />

a tutto quello che avevamo di più caro pur di esser liberi,<br />

di poter parlare il nostro dialetto, di professare la nostra religione<br />

senza quelle paure che si pativano in Istria in quei tempi. Famiglie<br />

divise, amicizie spezzate… noi giuliani e dalmati avevamo pagato<br />

per tutti per colpe che non avevamo mai avute.<br />

Le nostre navi partivano da Trieste per luoghi lontani, Au-<br />

In occasione dello scoprimento delle targhe ricordo al Pier 21,<br />

Mario Lorenzutti (grilo, che stava in Vicolo Traverso prima<br />

e in via Pregavor dopo…) ha avuto il piacere di incontrare<br />

le sorelle Anita e Loredana Vascotto (ciciola, fie de Mario e<br />

Carmela, che le stava in via Manzioli…). E’ stato un incontro<br />

bello ed emozionante ritrovarsi dopo cinquant’anni: iera de<br />

<strong>Isola</strong> che no se se vedeva…<br />

Tramite <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong>, un saluto a tutti i compaesani da Mario,<br />

Anita e Loredana.<br />

Una delle stanze del Museo.<br />

stralia, Stati Uniti, Canada e<br />

altri paesi, ma la nostra gente<br />

partiva anche da altri porti in<br />

Europa per giungere a quel<br />

“Molo 21”. Ogni partenza era<br />

uno strazio, sia per quelli che<br />

partivano che per quelli che<br />

rimanevano a terra. Tante lacrime<br />

e tanta tristezza, spesso<br />

si lasciava dietro la famiglia:<br />

Andè voi che sé più zovani,<br />

andè a farve ‘na vita, dicevano<br />

con l’amarezza nel cuore i più<br />

anziani. Questo era quello che<br />

si sentiva… Forse erano i figli<br />

migliori che lasciavano per<br />

sempre le nostre terre…<br />

Oggi siamo ritornati dopo<br />

più di 50 anni a render omaggio<br />

a questo “Pier 21” o Molo 21,<br />

per posare due targhe ricordo<br />

in memoria delle nostra gente<br />

arrivata in questo porto, diventato<br />

ora Museo Nazionale<br />

dell’Immigrazione. Ho visto<br />

la nostra gente visitare tutto in<br />

grande silenzio, forse di colpo<br />

siamo ritornati a rivivere quei<br />

primi momenti in terra canadese,<br />

pensando anche a quelli<br />

che non sono più con noi. Nel<br />

museo ci sono anche le foto di<br />

tutte le navi che portarono gli<br />

emigranti, non solo italiane,<br />

quindi si sentiva dire: Questa xe<br />

la nave che semo vignui noi…<br />

mi son rivà co la Saturnia…<br />

mi cola Vulcania…Me ricordo<br />

come ‘desso… me par de veder<br />

‘ncora la fila… Chissà dove<br />

sarà finida quela famiglia, no li<br />

Federazione Giuliano Dalmata<br />

Canadese<br />

In memory of all Istrians, Fiumani<br />

and Dalmatians who, forced<br />

to abandon their homes, found<br />

in Canada a new and generous<br />

homeland.<br />

A ricordo degli Istriani, Fiumani<br />

e Dalmati che, costretti ad abbandonare<br />

le loro terre, trovarono<br />

nel Canada una nuova e generosa<br />

patria.<br />

18 luglio 2009<br />

gò più visti da quela volta…<br />

E’ stata una bella cerimonia,<br />

con vari discorsi di circostanza,<br />

toccando quei momenti lontani<br />

nel tempo ma ancora tanto<br />

presenti nei nostri cuori. Ci è<br />

stato offerto un pranzo dentro<br />

al Museo e il tutto è stato molto<br />

bene organizzato. Ci siamo<br />

incontrati con gente nostra che<br />

non si vedeva da anni. Si sentiva<br />

ciacolar di nuovo nel nostro<br />

bel dialetto, mai dimenticato.<br />

Presente alla cerimonia<br />

anche il console italiano ad<br />

Halifax, con il quale si è potuto<br />

scambiare do ciacole. Alla<br />

sera abbiamo partecipato alla<br />

cena di gala nel nostro albergo.<br />

Menù eccellente, la compagnia<br />

pure e così, come sempre, xe<br />

finì anche cola cantada. In altre<br />

parole, mi sembra che ci sia<br />

ancora voglia di stare assieme


15 Settembre 2009 ISOLA NOSTRA<br />

5<br />

e di sentirsi orgogliosamente<br />

istriani.<br />

E’ l’ora dei bilanci. Dopo<br />

tanti anni posso dire che la<br />

nostra gente si è inserita bene<br />

nell’ambiente canadese e qui si<br />

trova a casa. Tutti, lavorando<br />

duro e con fatica, si sono fatti<br />

una vita più che dignitosa e<br />

spesso si sente dire così: In<br />

principio iera duro, ma ‘desso<br />

stemo ben. L’Istria ne manca,<br />

ma ‘desso qua xe casa nostra,<br />

qua se nati i nostri fioi, i nipoti.<br />

I nostri fioi xe ben avviadi, e<br />

speremo che no’ ghe tochi come<br />

che ne gà tocà a noi.<br />

Avremmo un desiderio da<br />

chiedere: chiediamo ai nuovi<br />

venuti, a quelli che vivono nelle<br />

nostre case, nei nostri paesi, che<br />

frequentano le nostre chiese,<br />

che seppelliscono i morti nei<br />

Lega Istriana of Chatam and<br />

Southwestern, Ontario<br />

Istria... forced to leave you, open<br />

wound forever. For offering us a<br />

new life, thank-you Canada.<br />

Istria... a forza lasciata, ferita<br />

aperta nei nostri cuori. Per l’offerta<br />

di una nuova vita, grazie<br />

Canada.<br />

18 luglio 2009<br />

Il testo delle due targhe ricordo<br />

poste al Museo Canadese dell’Immigrazione<br />

al Molo 21<br />

nostri cimiteri…: per favore,<br />

non falsificate la storia, quella<br />

appartiene a noi.<br />

Halifax si è presentata con<br />

il suo volto migliore, ci ha accolto<br />

a braccia aperte. In porto<br />

erano ormeggiati grandi velieri,<br />

provenienti da diversi paesi del<br />

mondo. Belle le passeggiate<br />

lungo la marina, sui moli di<br />

legno, e sentire quella bava de<br />

mar che ne pareva de esser in<br />

Istria. Alla sera fuochi di artificio<br />

e divertimento per tutti.<br />

Una parola vada infine anche<br />

al nostro Nuovo Grande<br />

Paese, civile e democratico,<br />

che ci ha dato la possibilità<br />

di rifarci una nuova vita nella<br />

Libertà e nel rispetto reciproco,<br />

facendoci sentire nuovamente<br />

uomini liberi. Grazie, Canada,<br />

per quello che ci hai dato.<br />

Mario Lorenzutti, grilo<br />

Una partenza senza ritorno<br />

Mio padre e mia madre portarono sempre nell’anima il lutto per la perdita della terra natia, la<br />

loro adorata Istria, dove non vollero mai più tornare neanche per una fugace visita. Soprattutto<br />

mio padre non si riebbe mai più dal trauma del crollo del proprio mondo e degli inauditi atti<br />

di ferocia di cui furono vittime tanti suoi amici, a Pisino, ad opera dei “liberatori” titini.<br />

Questo fardello doloroso di memorie e di lutti è stato da loro trasmesso a me. La rinuncia forzata alla<br />

terra natale è la perdita di un qualcosa di insostituibile che aiutava a dar senso all’assurdità della vita. Di<br />

qui un sentimento di “destino mancato” che hanno tanti esuli, soprattutto quelli che vivono all’estero.<br />

Sconfitta, esodo, perdita della terra natale… tali parole evocano negli italiani brani lirici, avvenimenti<br />

biblici, pagine di storia riguardanti popoli esotici. La parola “esodo” - per noi – non ha<br />

invece nulla di indeterminato, di vaporoso, di romantico. Esodo fu la nostra partenza di massa, con<br />

la perdita di una delle cose più preziose dell’uomo: il microcosmo che lo ha visto nascere e gli ha<br />

riempito l’anima di colori, suoni, sapori, che mai più ritroverà altrove. La tragedia della nostra gente<br />

si consumò, in qui giorni lontani, nell’assenza di ogni segno di attenzione, di solidarietà, di simpatia,<br />

e senza la presenza dei riflettori, delle telecamere e delle cineprese che invece illumineranno a giorno<br />

e riprenderanno per le platee del mondo i sanguinosi scontri tra le etnie jugoslave, anni dopo.<br />

L’Istria si svuotò. Anche l’anima venne strappata ai luoghi. I morti ingoiati dalle foibe sono morti<br />

per sempre. Forse è stata la superstizione balcanica di far morire con gli infoibati anche un cane<br />

nero ad aver sortito il suo effetto. Nessuno, niente più tornerà. L’estraneità dei luoghi fu suggellata<br />

per sempre in quei tragici giorni.<br />

La morte nelle foibe segnò l’agonia e la fine di un popolo. Questa morte avvenne nell’isolamento,<br />

nell’indifferenza, nel silenzio. Fu una morte solitaria, senza funerali, senza segni di lutto,<br />

senza cordoglio, senza riti di passaggio. Fu una morte – appunto per questo – che non è mai stata<br />

esorcizzata. Una morte rimasta per sempre in molti sopravvissuti, come purtroppo ho potuto constatare<br />

nella mia famiglia, nei miei genitori, in me stesso.<br />

Il Presidente più amato degli italiani, Pertini, non fece mai pericolose confusioni circa i martiri “doc”.<br />

Quando andò a Trieste volle commemorare le vittime della Rsiera di San Sabba, ma non le vittime delle<br />

foibe. <strong>Non</strong> confondiamo i cattivi con i buoni… <strong>Non</strong> confondiamo i morti innocenti… Ai Finzi Contini i<br />

loro giardini, sempre al centro della produzione letteraria e cinematografica del mondo intero di cui non si<br />

intravede la fine. Silenzio assoluto invece per più di mezzo secolo sui nostri morti dell’Istria, sulle nostre<br />

case di pietra occupate da altri, e sullo sradicamento che è stato la peggiore tragedia che poteva capitare a<br />

noi, popolo non nomade ma profondamente attaccato alla terra, e popolo di una sola patria. Noi profughi<br />

per tanti anni siamo stati ignorati, oppure considerati moralmente come dei nazifascisti…<br />

L’avversione del comunismo ha impedito a molti di noi di restare in Italia. Ma anche all’estero, nei<br />

consolati italiani risultavamo “nati in Jugoslavia”. Poi i buoni e magnifici vicini dell’Est si sono scannati.<br />

E – che Dio mi perdoni – questo mi è apparso come un ritorno alla verità delle cose. Il sangue è ripreso a<br />

scorrere. Le foibe hanno ripreso la loro funzione balcanica di carnai comuni. La Jugoslavia, paese costruito<br />

anche sul nostro sangue, si è disintegrata. Per noi le cose hanno ripreso il loro senso. Le nuove morti e il<br />

nuovo sangue ci hanno dato infine ragione. E finalmente, oggi, la nostra tragedia è stata riconosciuta. Le<br />

tante iniziative a nostro favore, tra le quali la Giornata del Ricordo e i francobolli per onorare l’italianità<br />

delle terre perdute, hanno messo fine all’indifferenza e al silenzio nei nostri confronti.<br />

Anche l’attuale presidente della Repubblica Giorgio Napoletano, ex-comunista, ha fatto un sentito,<br />

ammirevole mea culpa circa il silenzio che ha avvolto per troppo tempo – in Italia – il dramma<br />

delle foibe. Ma questi riconoscimenti giungono dopo mezzo secolo di indifferenza, troppo tardi per<br />

i miei genitori e per tantissimi altri, morti lontano dalle amate terre. Né possono dissipare in noi<br />

l’amarezza di tutta una vita.<br />

Claudio Antonelli (già Antonaz) - Canada<br />

Partenza dalla Stazione Marittima di Trieste di emigranti giuliani.


6 15 Settembre 2009<br />

ISOLA NOSTRA<br />

AVVISI AI NAVIGANTI<br />

(su Internet…)<br />

Vecchi canti del folklore<br />

triestino (tratti dal DVD<br />

“Passeggiando per Trieste”)<br />

interpretati da Gino Dagri:<br />

Marinaresca, Trieste mia, Co<br />

son lontan de ti, Te go dito, La gà<br />

la gà, ma anche “Madonnina<br />

del Mare”, il canto di origine<br />

gradese ma tanto caro agli<br />

isolani, su<br />

www.youtube.com<br />

Lo scorso 3 aprile Ferruccio<br />

Delise ha presentato ad <strong>Isola</strong><br />

il suo libro di 327 pagine su<br />

“Il porto di <strong>Isola</strong> dal 1857 al<br />

1923”. Ora l’intero volume<br />

può essere visionato sul sito<br />

www.ilmandracchio.org<br />

Le opere della nostra<br />

concittadina Fernanda<br />

Goina Gordini<br />

sono visibili sul sito<br />

(interamente dedicato<br />

alla pittura)<br />

www.pittart.com<br />

26 settembre 2009<br />

Raduno<br />

ex allievi<br />

Liceo<br />

“Combi’’<br />

Il raduno annuale degli ex allievi, previsto per sabato<br />

26 settembre, inizierà alle ore 11.30 presso la chiesa<br />

del Villaggio del Pescatore con l’intento, prima di tutto,<br />

di rivolgere un pensiero agli amici che ci hanno lasciato.<br />

Proseguirà alle ore 13.00 nella sala del ristorante “Ai sette<br />

nani” di Sistiana.<br />

Per collaborare alla riuscita dell’evento è sufficiente<br />

che ognuno degli interessati si impegni ad avvisare il maggior<br />

numero di amici e cerchi di reperire foto, documenti,<br />

libri di testo dell’ambito scolastico da poter esibire, o - per<br />

l’occasione - prepari qualche racconto su fatti significativi<br />

e curiosi avvenuti all’epoca.<br />

Importante inoltre confermare la partecipazione per<br />

tempo entro e non oltre il giorno 20 settembre telefonando<br />

la sera dopo le 20.30 ad Ugo, al numero 040-299606.<br />

Walter Pohlen, come riportato<br />

in altra parte del<br />

giornale, attende materiale<br />

per il suo prossimo DVD<br />

dedicato allo sport isolano.<br />

Ma è anche felice di essere<br />

contattato dagli amici isolani<br />

sparsi per il mondo.<br />

Questa è la sua e-mail :<br />

walterpohlen@gmail.com<br />

La facciata del ginnasio-liceo<br />

“Carlo Combi” di Capodistria.<br />

Già Collegio dei Nobili o Ginnasio<br />

Giustinopolitano – fondato a Capodistria<br />

nel XVII secolo – è sempre<br />

stata scuola di vanto durante il<br />

periodo veneziano, asburgico e<br />

italiano. Nel 1919, alla fine del<br />

conflitto e con il ritorno dell’Istria<br />

all’Italia, la scuola venne intitolata<br />

al patriota e irredentista Carlo<br />

Combi (Capodistria 1847 – Venezia<br />

1884) che qui studiò e fu poi professore.<br />

Fu frequentata tra gli altri da<br />

istriani celebri come Gian Rinaldo<br />

Carli (a cui è oggi intitolato), Vittorio<br />

Italico Zuppelli, Pier Antonio<br />

Quarantotto Gambini e Bruno<br />

Maier. Al collegio, nel marzo 2008,<br />

è stato dedicato un francobollo<br />

dalle Poste Italiane.


15 Settembre 2009 ISOLA NOSTRA<br />

7<br />

Ricorrendo un desiderio: la nazionalità italiana<br />

Mi chiamo Claudio Delise e sono nato a Lussinpiccolo nel 1939 da<br />

genitori isolani: come ho scritto a <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong> in una mia precedente<br />

lettera mi considero “pianta isolana con frutto lussignano”.<br />

Scappato in Italia da Lussinpiccolo nel 1957 per fuggire da un regime<br />

che non mi apparteneva, dopo varie vicissitudini sono approdato<br />

nel 1960 in Francia, ottenendo poi la cittadinanza e finendo così di<br />

trascinare sui miei documenti la parola “Jugoslavia”, affibbiatami<br />

da una burocrazia italiana che non conosceva la nostra storia. Potrei<br />

dire che la mia Patria ha rubato le mie origini.<br />

Egregio sig. Console,<br />

Certifico sul mio onore che<br />

tutto quello che è scritto nella<br />

mia lettera corrisponde a verità.<br />

Mi chiamo Claudio (Claude)<br />

Delise e sono nato l’11 gennaio<br />

del 1939 a Lussinpiccolo, allora<br />

territorio italiano in provincia<br />

di Pola. Ora la località si chiama<br />

Mali Losinj ed è diventata<br />

prima jugoslava e in seguito<br />

croata. Mio padre si chiamava<br />

Giuseppe Delise ed era nato a<br />

<strong>Isola</strong> d’Istria nel 1905, località<br />

diventata ora slovena. Anche<br />

mia madre, Carmela Berga-<br />

LEGGE 15.2.1989 n.° 54<br />

Norme sulla compilazione di<br />

documenti rilasciati a cittadini<br />

italiani nati in Comuni ceduti<br />

dall’Italia ad altri Stati<br />

in base al Trattato di Pace<br />

ART. 1 – Tutte le Amministrazioni<br />

dello Stato, del<br />

parastato, degli enti locali e<br />

qualsiasi altro ufficio o ente,<br />

nel rilasciare attestazioni,<br />

dichiarazioni, documenti in<br />

genere a cittadini italiani nati<br />

in comuni già sotto sovranità<br />

italiana ed oggi compresi nei<br />

territori ceduti ad altri Stati, ai<br />

sensi del Trattato di Pace con<br />

le potenze alleate e associate,<br />

quando deve essere indicato<br />

il luogo di nascita dell’interessato,<br />

hanno l’obbligo<br />

di riportare unicamente il<br />

nome italiano del Comune<br />

senza alcun riferimento<br />

allo Stato cui attualmente<br />

appartiene.<br />

ART. 2 – Le amministrazioni,<br />

gli enti, gli uffici di cui<br />

all’art. 1 sono obbligati, su<br />

richiesta anche orale del<br />

cittadino stesso, ad adeguare<br />

il documento alle norme della<br />

presente legge.<br />

masco, è nata nel 1905 a <strong>Isola</strong><br />

d’Istria. Per conoscenza, la nonna<br />

paterna si chiamava Sopracina,<br />

quella materna Candido,<br />

nata a Rigolato in Carnia.<br />

Ho frequentato le scuole<br />

italiane a Lussinpiccolo fino<br />

alla quarta elementare. Poi,<br />

dopo il Trattato di Pace di Parigi<br />

del 1947, il territorio venne<br />

a far parte della Jugoslavia.<br />

Cessarono le scuole in lingua<br />

italiana. <strong>Non</strong> conoscendo la<br />

lingua non mi restò altro che<br />

intraprendere un mestiere. In<br />

un primo tempo desideravo fare<br />

il falegname, ma non ci fu la<br />

possibilità in quanto non c’era<br />

disponibilità di posti. Mi misero<br />

a fare il carpentiere nel cantiere<br />

dove costruivano e riparavano<br />

velieri e barche varie. Per due<br />

anni appresi bene il mestiere<br />

ma, nel terzo anno, il maestro<br />

che mi insegnava il lavoro andò<br />

in pensione. Fui affidato ad un<br />

istruttore d’origine e di lingua<br />

croata.<br />

<strong>Non</strong> vi dico il cruccio e le<br />

angherie che ho sopportato.<br />

<strong>Non</strong> era un uomo, ma si accostava<br />

di più ad un animale.<br />

Continue bestemmie e insulti<br />

contro di me e la mia famiglia.<br />

Un giorno presi il coraggio a<br />

due mani e con paura gli domandai<br />

perché mi trattava in<br />

questo modo considerandomi<br />

un fascista, e perché indirizzava<br />

continuamente insulti verso i<br />

miei genitori. Mi rispose dicendo:<br />

tu sei italiano!<br />

La decisione era presa. Alla<br />

prima occasione che si presentava<br />

sarei scappato in Italia, la<br />

mia vera Patria. Appena arrivai<br />

in Italia attraverso varie vicissitudini,<br />

ebbi un’amara sorpresa:<br />

l’arresto, le impronte digitali e<br />

la frase: Ma tu sei jugoslavo!<br />

Un anno di campo profughi<br />

ad Altamura, in Puglia, presso<br />

un ex campo di concentramento<br />

costruito dagli inglesi durante<br />

l’avanzata alleata verso il Nord<br />

Italia. Poi altri trasferimenti nei<br />

campi profughi di Cremona e<br />

Marina di Carrara. In seguito<br />

Tanti avrebbero già dimenticato, ma io non posso farlo. Per<br />

questo, a 70 anni, il mio sogno più bello sarebbe di poter ottenere<br />

la cittadinanza italiana, e per questo ho inviato la seguente lettera<br />

al Consolato Italiano di Metz.<br />

La memoria di sé, della propria famiglia, della lingua madre<br />

sono valori assoluti. A casa mia si parlava il dialetto istriano,<br />

ho frequentato scuole italiane, sogno e penso in italiano: chi può<br />

essere più italiano di me?<br />

Auguri di cuore a tutti<br />

mio fratello mi invitò di andare<br />

da lui a Busalla, in Liguria. Lavorai<br />

con lui come falegname,<br />

poi con un’impresa che piantava<br />

alberi di pino sulle colline<br />

e in un cantiere che costruiva<br />

case popolari. Terminati questi<br />

lavori mi imbarcai su una nave<br />

chiamata “Ega” fino al suo<br />

disarmo a La Spezia.<br />

Nel maggio 1960 sono arrivato<br />

in Francia a cercare lavoro,<br />

ma non potei restarvi a lungo<br />

perché mi mancava il contratto<br />

di lavoro, e di conseguenza dovetti<br />

rientrare in Italia. Rimasi<br />

sorpreso quando la ditta per cui<br />

avevo lavorato e che aveva sede<br />

a Parigi, mi inviò il contratto<br />

di lavoro. Prima di partire mi<br />

fecero la visita medica obbli-<br />

gatoria a Milano. I titolari di<br />

questa impresa erano tre fratelli<br />

originari del Friuli. Il 15 settembre<br />

del 1962 a Dieppe mi<br />

sono sposato con una cittadina<br />

francese; anche lei ha imparato<br />

a parlare italiano.<br />

Per non restare di nazionalità<br />

jugoslava nel 1994 mi sono<br />

naturalizzato francese, dato che<br />

non potevo ottenere la mia vera<br />

nazionalità e identità italiana.<br />

A volte mi pongo una domanda:<br />

perché ho fatto tanto?<br />

Il mio più bel sogno sarebbe<br />

che un giorno potessi ottenere<br />

la nazionalità italiana in modo<br />

tale di poter dire a mai madre:<br />

ora sono come Te, anch’io sono<br />

italiano! Viva l’Italia!<br />

Claudio Delise, Reims<br />

Cittadinanza italiana: un miraggio<br />

Claudio Delise ha inviato a “<strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong>” copia della lettera<br />

che ha spedito al console italiano di Metz nella quale chiede gli<br />

venga riconosciuta la nazionalità di appartenenza essendo nato a<br />

Lussinpiccolo, territorio integrante del regno d’Italia nel 1939 e da<br />

cui è dovuto fuggire in Italia nell’ottobre 1957. Per la burocrazia<br />

italiana, malgrado un disegno di legge varato nel 1989, egli risulta<br />

essere cittadino jugoslavo, e per cancellare dai suoi dati anagrafici<br />

una cittadinanza non voluta ha scelto quella francese nell’attesa<br />

che lo Stato Italiano lo riconosca suo cittadino!<br />

Sullo stesso argomento riportiamo un breve articolo a firma del<br />

giornalista Fausto Biloslavo (di chiare origini istriane) pubblicato<br />

sul settimanale “Panorama” del 2 luglio scorso:<br />

L’ira dell’esule colpisce la ASL<br />

Con l’italianità non si scherza. Romano Cramer, esule con la sua<br />

famiglia dall’Istria dopo l’ultima guerra, non ci ha visto più quando<br />

a febbraio l’ASL di Milano gli ha consegnato un documento per<br />

l’accertamento di invalidità in cui si è ritrovato nato in Croazia.<br />

“Sono un esule italiano al 100 per 100, nato ad Albona nel 1946,<br />

quando non era ancora stata ceduta alla Jugoslavia” tuona<br />

Cramer, che ha querelato l’Azienda Sanitaria per omissione di<br />

atti d’ufficio.<br />

Una legge del 1989 prevede infatti che tutti i documenti riguardanti<br />

gli esuli “hanno l’obbligo di riportare unicamente il nome<br />

italiano del comune senza alcun riferimento allo stato a cui<br />

attualmente appartiene”.<br />

Speriamo che entrambe le posizioni possano essere regolarizzate<br />

con soddisfazione degli aventi diritto, e che a casi del genere<br />

si ponga la doverosa attenzione onde evitare che l’amarezza<br />

persista negli animi degli interessati.<br />

R.S.


8 15 Settembre 2009<br />

ISOLA NOSTRA<br />

Un isolano<br />

di adozione<br />

ricorda i<br />

suoi anni<br />

giovanili<br />

Una storia di vita che<br />

ci riguarda tutti da<br />

vicino<br />

Giorgio Penzo, Vienna<br />

della fame continuava<br />

il suo corso<br />

L’anno<br />

verso quello della fine<br />

con varie scaramucce isolate in<br />

certe località vicine alla costa e<br />

un forte inasprimento generale<br />

della situazione politica, che<br />

veniva fedelmente riportata<br />

ed esposta in strada dAlla<br />

nostra vicina dell’altro lato di<br />

via Besenghi. Uno spettacolo<br />

istrionico continuo e ricorrente<br />

di odio fazioso, mai provocato,<br />

veniva messo in scena dalla<br />

madre dell’imboscato, futuro<br />

eroe titino, Darko/Gualtiero.<br />

Uno sbattere violento di scuri<br />

annunciava il prossimo arrivo<br />

alla finestra della “pasionaria<br />

rossa”, tenuta a freno dalle<br />

numerose braccia delle compagne/comari,<br />

sempre pronte<br />

a fermarla in tempo prima del<br />

fatidico davanzale distante soltanto<br />

due metri dalla strada.<br />

Soltanto una parola usciva<br />

sempre dalle sue labbra livide, un<br />

solo epiteto veniva urlato in direzione<br />

del nostro appartamento:<br />

“Assesini!!”. Questi improvvisi<br />

scoppi di livore politico da parte<br />

della nostra bollente vicina di<br />

casa accadevano spesso e senza<br />

motivo quando mio padre faceva<br />

udire il suo pezzo d’opera preferito,<br />

cantato dalla sua bella voce<br />

tenorile di baritono già esibita in<br />

gioventù al Politeama Rossetti<br />

di Trieste.<br />

Egli cantava, come aveva<br />

sempre fatto da molti anni,<br />

l’epilogo del “Mefistofele” di<br />

Boito. Da allora io credo che<br />

lo considerasse già un presagio<br />

del suo tragico e inevitabile destino,<br />

prossimo a compiersi in<br />

Al centro nella foto, Galliano Penzo (padre dell’autore di queste pagine), di cui non si è saputo più<br />

nulla dopo la sua scomparsa in quei tragici mesi del 1945. Con lui, a destra, Dino Dudine (ragno), che<br />

subì la stessa tragica sorte, e a sinistra Gildo Mondo, emigrato negli Stati Uniti e scomparso a New<br />

York nel 1995 (nel numero precedente si era ipotizzato fosse “un certo Pagan”. Un grazie ai familiari per<br />

la precisazione, NdR).<br />

un non lontano futuro. Cantava,<br />

ormai disilluso ma troppo tardi<br />

consapevole di essere appartenuto<br />

ad un sistema politico sbagliato<br />

che si stava disfacendo,<br />

per essere rimpiazzato da un<br />

altro sistema – straniero - più<br />

crudele e spietato che in breve<br />

lo avrebbe “assesinato”.<br />

Cantava il mio papà “…di<br />

un sogno supremo… di un<br />

popolo fecondo… al quale voglio<br />

donar la vita…”. La voce<br />

della vicina del basso diveniva<br />

sempre più rauca ripetendo<br />

l’epiteto ingiurioso, ma lui<br />

continuava imperterrito nel suo<br />

“…sogno, il suo ultimo bisogno<br />

dell’esistenza…”. Rimaneva<br />

ancora in lui quel suo sogno di<br />

un patriottismo forte e sentito<br />

anche quando lo esprimeva con<br />

la musica.<br />

A molti altri invece mancava<br />

la consapevolezza di essere<br />

veri italiani di frontiera e accettavano<br />

con supina ignoranza<br />

le ideologie dell’Est e dei falsi<br />

profeti balcanici, desiderosi<br />

soltanto di occupare quelle terre<br />

“che l’Italia chiude e i suoi<br />

termini bagna”. Lui era consapevole<br />

che ai futuri occupatori<br />

importasse poco se gli interessi<br />

economici del nostro retroterra<br />

gravitavano su Trieste e non<br />

su Zagabria, e ancora meno se<br />

l’attrazione culturale verso il<br />

mondo latino-veneto-italiano<br />

esisteva e continuava ad esistere<br />

da ben tredici secoli, con la<br />

pacifica convivenza tra popoli<br />

diversi che l’Impero Austro-ungarico<br />

aveva tramandato.<br />

I “nostrani” del retroterra<br />

si erano tenuti lontani dalle<br />

lotte fratricide, dagli odii e dalle<br />

vendette sanguinose che per<br />

cinquecento anni erano state<br />

tramandate da una generazione<br />

all’altra tra gli Slavi del Sud.<br />

I diversi tentativi di unificare<br />

questa folla eterogenea condotta<br />

dai vari re, zupani, presidenti,<br />

poglovnik e “violette bianche”<br />

erano sempre stati vani. La<br />

penisola rimase preda di continue<br />

guerre, cominciando dalla<br />

battaglia di Kosovo Polje per<br />

continuare fino ai giorni nostri,<br />

trovando sempre motivi per<br />

conquistare terre appartenenti<br />

ad altri popoli, di cultura e<br />

tradizioni diverse.<br />

Purtroppo l’Europa stessa<br />

non fu esente da questa piaga,<br />

che cambiò ripetutamente i<br />

destini e i confini di molte<br />

Genti, causò l’avvicendarsi di<br />

diversi “ismi” a cominciare dal<br />

1917 e – continuando - finì per<br />

insanguinare il continente durante<br />

tutto il ventesimo secolo.<br />

Tutti questi movimenti politici<br />

furono più o meno mimetizzati<br />

da un patriottismo guidato da<br />

malsani ideali di conquista.<br />

Anche il mio genitore, come<br />

tanti altri, fu infettato da questo<br />

virus negli anni ’30 e per necessità<br />

economiche si iscrisse al<br />

Partito Fascista, pur conservando<br />

il suo rispetto verso le doti<br />

pacifiche dei nostri cosiddetti<br />

“allogeni”, che lui stimava essere<br />

instancabili lavoratori di una terra<br />

spesso avara di frutti. Rimase<br />

invece sempre forte quella sua<br />

innata diffidenza verso i più<br />

lontani “vicini” di oltre Sussak,<br />

una diffidenza alimentata probabilmente<br />

dalla sua conoscenza<br />

della storia adriatica e balcanica<br />

in particolare.<br />

In quell’anno di tragedia la<br />

nostra storia continuò a seguire<br />

il suo corso: nella primavera di<br />

sangue. Le memorie della mia<br />

adolescenza ferita per sempre


15 Settembre 2009 ISOLA NOSTRA<br />

9<br />

ritornano e sono presenti e vive<br />

nella mia mente di quattordicenne.<br />

Cominciano con il crescendo<br />

di una musica, dapprima lontana<br />

e indistinta, che si fa sempre più<br />

forte avvicinandosi in direzione<br />

della nostra abitazione. Rivedo<br />

i primi superstiti della vecchia<br />

banda municipale, con alla testa<br />

il corpulento MB dirigente il<br />

tempo della musica e portante<br />

sulla sommità del suo pancione<br />

la fedele grancassa, compagna<br />

di tante marce suonate durante<br />

l’“infausto ventennio”. Ma<br />

ancora abile a proclamare con<br />

il suo bravo boom-boom quel<br />

prossimo “ideale che nostro<br />

fine sarà... di una futura umanità”<br />

basata sulla fratellanza<br />

italo-slava.<br />

Poi, mentre le note musicali<br />

divenivano man mano sempre<br />

più rumorose, quella piccola<br />

folla osannante il nuovo vincente<br />

passò sotto le nostre finestre<br />

e si udì una voce più forte delle<br />

altre che urlava un a morte<br />

Penzo!!... seguita subito da un<br />

urlo di assenso.<br />

Mamma, già scossa ed intimorita<br />

per quello che accadeva<br />

per strada, si strinse a me in<br />

cerca di conforto e tutta tremante<br />

mi chiese se avevo udito<br />

anch’io quell’orribile invettiva<br />

di odio lanciata dal basso. Consapevole<br />

di averla udita bene, io<br />

cercavo invano di contraddirla<br />

dicendole che si sbagliava, ma<br />

lei continuò a piangere tutta la<br />

notte, invocando speso il nome<br />

del marito.<br />

La chiassata continuò anche<br />

a causa del bravo MB che,<br />

rinforzato dai diversi brindisi<br />

offertigli, proseguì, indaffarato<br />

a battere le sua grancassa fino a<br />

qualche anno più tardi: quando il<br />

castello di sogni della sua “futura<br />

umanità” crollò improvvisamente,<br />

per essere rimpiazzato<br />

dalla fratellanza di conquista<br />

praticata dai nuovi arrivati. Il<br />

battito della sua grancassa rimase<br />

sempre più solitario in quella<br />

via Besenghi dove tutti man<br />

mano abbandonarono le proprie<br />

case, lasciandole in mano ai<br />

“foresti”, gente che parlava una<br />

lingua diversa dalla loro.<br />

L’arrivo dei “liberatori”<br />

Questo non avvenne in pochi<br />

giorni o mesi. <strong>Isola</strong> appartenne<br />

ancora agli isolani, anche se per<br />

la strada l’orda dei primi “liberatori”<br />

si riversò in paese. Giunse<br />

per prima una accozzaglia<br />

estremamente incolta, sudicia,<br />

ma pacifica, stupita di trovarsi<br />

in contatto con chi non parlava<br />

nessuno dei loro idiomi, che si<br />

esentava di partecipare alle loro<br />

danze in cerchio e restava indifferente<br />

e muta all’abbondanza di<br />

lodi inneggianti al generalissimo<br />

vincitore. Erano vestiti con divise<br />

diverse, talvolta molto malandate,<br />

di foggia italiana, tedesca<br />

o inglese, con l’aggiunta anche<br />

di note folcloristiche come pelli<br />

caprine e calzature dalla punta<br />

ricurva.<br />

Nel complesso offrivano lo<br />

spettacolo di chi era rimasto per<br />

molto tempo separato dal mondo<br />

più civile e aveva bisogno di un<br />

urgente ritorno alle più elementari<br />

norme igieniche. Di questa<br />

mancanza ne fui vittima io stesso,<br />

per essermi avvicinato un po’<br />

troppo ad osservare un gruppo<br />

di questi poveracci mentre si<br />

stavano spidocchiando e curando<br />

le piaghe scabbiose con l’acqua<br />

di mare nei pressi del bagno su<br />

scòio. Rimasto infettato dai loro<br />

problemi cutanei, fui pennellato<br />

con un unguento viscido a base di<br />

zolfo dalle buone suore del dott.<br />

Bugada. Poi, sofferente di un prurito<br />

incessante, restai avvolto per<br />

ben tre giorni in un lenzuolo, ad<br />

espiare la vendetta dell’occupatore<br />

contro la presunta “reazione<br />

in agguato”…<br />

Nel frattempo il “ras” della<br />

piccola combriccola comunista<br />

locale, il fino ad allora oscuro<br />

BD, firmava senza interruzione<br />

il suoi numerosi ordini… tutti<br />

immancabilmente rinforzati da<br />

un Morte al fascismo! (peraltro<br />

giù morto…) e da una Libertà<br />

ai popoli! (mai goduta, e sempre<br />

proibita tanto da Mosca quanto<br />

da Belgrado).<br />

L’arresto di mio padre<br />

Tra i nuovi compiti di questo<br />

sarto, capo dei Poteri Popolari<br />

isolani, c’era anche quello di<br />

aver fatto chiamare mia madre<br />

dichiarandole – ma non per<br />

iscritto – che per la sicurezza sua<br />

e della famiglia lui consigliava al<br />

capofamiglia (cioè a mio padre)<br />

di ritornare in paese, se riteneva<br />

di essere innocente e di non aver<br />

commesso alcuna malefatta ai<br />

danni di altri. Se questa innocenza<br />

fosse risultata essere la verità,<br />

lui non sarebbe stato né arrestato<br />

né punito.<br />

Portata questa dichiarazione<br />

a conoscenza di mio padre (che<br />

nel frattempo era stato rilasciato<br />

dall’ospedale di Trieste), egli<br />

ritornò a <strong>Isola</strong> ma, quasi arrivato<br />

in paese, venne arrestato<br />

mentre era in compagnia del<br />

parroco mons. Dagri che, come<br />

lui, rientrava dalla città. L’imberbe<br />

opportunista del momento<br />

inviato per il fermo - con il suo<br />

bravo fucile e fazzoletto rosso al<br />

collo – si vantò pure di aver dato,<br />

senza ragione o provocazione,<br />

dò sul muso al prigioniero che<br />

si consegnava volontariamente<br />

alla “giustizia popolare”.<br />

Mia madre, avvertita quasi<br />

subito del suo arresto, lo vide<br />

per l’ultima volta nella piccola<br />

ex caserma del Vièr, dove si era<br />

recata per portargli un cambio di<br />

biancheria, ritirando quella smessa<br />

già tutta macchiata di sangue<br />

per le botte inflitte nel frattempo<br />

al prigioniero. In quello che fu il<br />

suo ultimo contatto con la famiglia<br />

- prima di essere condotto<br />

nelle carceri di Capodistria - le<br />

sue ultime parole furono: “’Genia!<br />

Ti raccomando i bambini!”.<br />

A mia madre fu negato il permesso<br />

di rivederlo un’altra volta, ma<br />

ricevette il suo ultimo cambio di<br />

biancheria, ancora più intrisa del<br />

suo sangue…<br />

Il 9 maggio di quel tragico<br />

1945 era arrivato e la mia<br />

avventura isolana si stava avviando<br />

verso la sua dolorosa<br />

fine con la scomparsa del caro<br />

genitore, amato e rispettato da<br />

colleghi ed amici, lavoratore<br />

instancabile, dedicato alla famiglia,<br />

alle buone letture, alla<br />

storia, al canto e alla musica.<br />

Di lui e di tutti quelli come lui<br />

che con lui scomparvero in quel<br />

violento mese di sangue, non si<br />

seppe più nulla. Rimase soltanto<br />

la vergogna delle condanne<br />

tardive al lavoro obbligatorio<br />

emesse anni dopo, quando gli<br />

accusati e condannati erano<br />

purtroppo scomparsi già da<br />

anni, vittime per sempre delle<br />

sevizie subite, del tradizionale<br />

colpo alla nuca o di voli forzati<br />

nelle foibe del retroterra istriano.<br />

Erano troppo ignoranti questi<br />

“giudici popolari” per poter<br />

comprendere che gli assassinati<br />

politici di quell’anno non erano<br />

più in grado di sopportare le<br />

penalità addizionali dei lunghi<br />

anni di lavoro forzato…?<br />

Idealismo? Opportunismo?<br />

Povero il mio caro genitore,<br />

rimasto illuso e troppo tardi<br />

intrappolato per potersi ritirare


10 15 Settembre 2009<br />

ISOLA NOSTRA<br />

da un sistema politico sbagliato...<br />

Eri soltanto un idealista o<br />

forse un opportunista? Forse un<br />

po’ entrambe le cose. Ma non<br />

spetta a me giudicarti, poiché<br />

ciò ti è costato la tua vita ancora<br />

giovane e una morte priva di un<br />

come, un quando e un dove…<br />

<strong>Non</strong> ti è servito a nulla l’essere<br />

stato una brava persona, stimata<br />

e benvoluta da tutti coloro con i<br />

quali hai avuto contatti di lavoro<br />

e di amicizia, sempre allegro<br />

e pronto ad aiutare il prossimo.<br />

Alcuni avevano usato metodi<br />

violenti durante i primi anni<br />

dell’“infausto ventennio”, altri<br />

ancora avevano abusato con<br />

armi ed uniformi delle loro<br />

finalità politiche, ma tu hai pagato<br />

per tutti in quella fosca e<br />

confusa epoca del dopoguerra,<br />

quando l’essere stato fascista<br />

non era ancora paragonato con<br />

l’essere stato un patriota difensore<br />

della tua terra.<br />

Piangano pure gli isolani<br />

ancora viventi che hanno dovuto<br />

abbandonare le proprie<br />

case, i propri averi, le proprie<br />

tradizioni. Ne hanno un sacrosanto<br />

diritto. Ma si ricordino<br />

allo stesso tempo che il prezzo<br />

da te pagato è stato più alto. Le<br />

tue povere ossa, ormai nude e<br />

imbiancate, giacciono da decenni<br />

ancora senza riposo nei<br />

profondi anfratti di qualche<br />

foiba, e rimangono senza nome,<br />

ancora ricoperte a malapena da<br />

quelle terra ferrosa d’Istria, la<br />

terra da te tanto amata e ora resa<br />

più rossa dal tuo sangue.<br />

Con la scomparsa senza<br />

lasciare taccia del nostro capofamiglia,<br />

il magnanimo compagno<br />

MB si rivolse a mia madre<br />

chiedendo se accondiscendeva<br />

a che l’imberbe quattordicenne<br />

ex ginnasiale figlio del nemico,<br />

venisse a lavorare con lui come<br />

aiutante muratore. <strong>Non</strong> vorrei<br />

giudicare se questa offerta<br />

avesse o no finalità politiche<br />

tendenti a livellare la differenza<br />

di classe, per fare di me “un<br />

vero membro della famiglia<br />

del lavoro”. Forse fu anche<br />

il suo diminuito orgoglio nel<br />

vedermi ora così sottomesso<br />

e rimpiazzato “come capofamiglia”,<br />

e non voglio neanche<br />

escludere che per una naturale<br />

bontà d’animo non provasse<br />

compassione per i bisogni eco-<br />

nomici di una famiglia avviata<br />

allo sfacelo.<br />

Fu così che, pur lottando<br />

contro i timori di mia madre<br />

ma desideroso di non voler<br />

offendere la sensibilità del mio<br />

datore di lavoro, cominciai a<br />

guadagnarmi il pane mescolando<br />

le mia amare lacrime con la<br />

sabbia, l’acqua e la calce del<br />

mio panciuto e rosso muratore.<br />

Fu sempre mia madre a non<br />

accettare questa mia nuova<br />

situazione e – prima che i miei<br />

calli potessero indurirsi troppo<br />

- chiese ed ottenne l’aiuto del<br />

direttore dell’Ampelea: un<br />

uomo che, nell’incertezza della<br />

politica in quel tempo del primo<br />

dopoguerra, contava ancora<br />

qualcosa.<br />

A quel tempo imperversava<br />

una propaganda attiva condotta<br />

dai rossi locali – purtroppo<br />

quasi tutti italiani – i quali<br />

richiedevano l’annessione dell’Istria<br />

alla nuova Federazione<br />

Jugoslava. Lunghi festoni di<br />

bandierine di carta, con i nostri<br />

colori nazionali ma munite<br />

di una stella rossa in centro,<br />

sventolavano assieme ai vari<br />

vessilli bianco rosso e blù,<br />

pure quelli stellati, dove sopra<br />

tutti troneggiava l’emblema<br />

sanguigno della maggiore nazione<br />

guida.<br />

Già molto conscio della mia<br />

acquisita posizione in fabbrica<br />

e non sapendo ancora nulla sulla<br />

sorte di mio padre, io rimasi<br />

totalmente neutrale e lontano<br />

Il 15 febbraio 2009 nella chiesa MinorityKirche di Vienna<br />

è stata scoperta una lapide in ricordo dei tanti infoibati nei<br />

tragici anni del 1945. Presenti alla cerimonia l’ambasciatore<br />

italiano a Vienna Spinetti, il presidente dell’IRCI Del Bello<br />

e il presidente dell’Unione degli Istriani Lacota. Ha avuto<br />

l’onore dello scoprimento della lapide Giorgio Penso, autore<br />

di questo memoriale). Per lui, che dal 1945 del padre non ha<br />

saputo più nulla, questa cerimonia ha avuto il valore simbolico<br />

di un funerale.<br />

da quella baraonda propagandistica,<br />

mentre le variopinte bandierine<br />

affascinate all’interno<br />

sparivano continuamente alla<br />

fine dei turni di lavoro.<br />

Radio Piria<br />

La reazione fascista è in agguato<br />

- tuonava giornalmente la<br />

voce sonora uscente dall’enorme<br />

imbuto di “Radio Piria” - e<br />

noi dobbiamo sconfiggerla!”.<br />

<strong>Non</strong> posso affermare di esser<br />

stato il primo innocente sospettato<br />

di un tale vile attentato<br />

alla sovranità popolare, ma ciò<br />

nonostante fui sospettato e fui<br />

improvvisamente chiamato in<br />

Direzione, dove però non fu<br />

il direttore e ricevermi. In sua<br />

vece troneggiava Gualtiero D.,<br />

degno figlio di quella Lusia, la<br />

fedele che nel biennio passato<br />

aveva spesso apostrofato mio<br />

padre con al qualifica di assesìn!.<br />

Ora il Darko gappista venne<br />

subito al sodo, minacciando<br />

di stringermi le dita della mano<br />

nel cassetto della scrivania<br />

per costringermi a confessare<br />

il misfatto delle bandierine<br />

scomparse e includere i nomi<br />

dei miei complici. Alla fine<br />

tutto si concluse con un nulla<br />

di fatto per mancanza di prove,<br />

e con mia madre molto scossa<br />

dall’accaduto.<br />

Sempre innocente, ma sospettato<br />

di futuri crimini politici,<br />

fui sottoposto in data 11<br />

luglio 1947 ad un procedimento<br />

penale da parte del Tribunale<br />

del Popolo, Circondario di<br />

Capodistria. Ancora senza<br />

un’ accusa definita (formale,<br />

in quanto ancora minorenne),<br />

venni accusato di una sola colpa:<br />

quella di portare il nome di<br />

mio padre e di aver disertato<br />

tra i primi – forse il primo<br />

– l’incomparabile paradiso di<br />

Josip Broz.<br />

Quando il mio nome fu<br />

aggiunto a quello di mio padre<br />

e degli altri 37 condannati già<br />

trucidati, io mi trovavo già in<br />

Toscana, ospite di un collegio<br />

per orfani di guerra. Era la prima<br />

tappa del mio lungo viaggio<br />

attraverso l’Italia, gli Stati Uniti,<br />

la Germania e l’Austria.<br />

Sparì così assieme a tutte<br />

le altre isole di italianità sommerse<br />

dalla marea slava la parte


15 Settembre 2009 ISOLA NOSTRA<br />

11<br />

più dolorosa della mia <strong>Isola</strong>,<br />

mentre il Maresciallo continuava<br />

imperterrito a visitare le<br />

sue conquiste, pavoneggiandosi<br />

con divise dipinte e scintillanti<br />

e godendosi i Zivio! delle masse<br />

comandate ad osannarlo. Ora<br />

il “Komandir”, dopo aver già<br />

ricevuto i quattro quinti dell’Istria<br />

dal Trattato di Pace di<br />

Parigi, proclamava: “Il nostro<br />

non diamo – e, bramoso di aver<br />

pure l’ultimo lembo nostro,<br />

cercava di dare un corpo ed uno<br />

sbocco al mare alla sua repubblichina<br />

del Nord, continuando<br />

a dichiarare che – l’altrui non<br />

vogliamo!”. Sempre intendendo<br />

per “l’altrui” le italianissime<br />

Capodistria, <strong>Isola</strong> e Pirano.<br />

Tutto questo veniva da lui proclamato<br />

nei pressi del nostro<br />

confine goriziano, mentre un<br />

molto prominente ministro del<br />

nostro Governo (non l’unico a<br />

esprimersi in questi termini…),<br />

prometteva ai giuliani di non<br />

lasciarli mai soli!<br />

Fu un vero peccato che tra<br />

il dire e il fare dei nostri politici<br />

di quel tempo, ci fosse in mezzo<br />

il largo Oceano Atlantico degli<br />

interessi strategici nordamericani,<br />

tendenti a frenare l’espansione<br />

sovietica per mezzo del<br />

nuovo traditore ex-comunista.<br />

E fu così che, piegandosi alle<br />

pressioni politiche dell’alleato,<br />

si giunse alla ultima nostra vergogna<br />

del Trattato di Osimo.<br />

***<br />

Durante la mia lunga tappa<br />

nordamericana, l’ironia ella<br />

sorte mi fece trovare faccia a<br />

faccia con il nostro aguzzino<br />

di sanguinosa memoria, allora<br />

partecipante alle riunioni<br />

dell’Assemblea Generale dell’ONU<br />

del 1960. Durante quel<br />

lontano settembre, il mio compito<br />

consisteva nell’osservare<br />

e controllare il comportamento<br />

del numero limitato di visitatori<br />

privilegiati (politici locali o<br />

personalità del cinema) ammessi<br />

ad osservare certe riunioni.<br />

Faccia a faccia col Prezident<br />

E fu proprio la faccia di quel<br />

personaggio, già da tempo a me<br />

nota, ad occupare il posto a lui<br />

assegnato, molto vicino alla<br />

L’11 luglio 1947 38 isolani (o residenti a <strong>Isola</strong>) vennero<br />

sottoposti a procedimento penale da parte del Tribunale del<br />

Popolo del Circondario di Capodistria. Il processo si svolse al<br />

Ritrovo Ampelea di <strong>Isola</strong> e l’unico imputato presente sarebbe<br />

stato Francesco Pagan. Come riporta Olinto Parma nel suo<br />

libro “Dall’Armistizio all’Esodo (Trieste, 2005)”, imbastire<br />

processi ed emettere sentenze contro persone già deportate e<br />

trucidate (che venivano dichiarate “latitanti”) e condannate<br />

a pene detentive, è stato un fatto inqualificabile. Da molti il<br />

processo è stato ritenuto un tentativo da parte dei titini di<br />

creare un alibi alla cosiddetta “giustizia popolare” applicata<br />

nel 1945. Si intendeva legalizzare i crimini commessi in quel<br />

periodo: è stata una triste farsa.<br />

Questi i nomi dei sottoposti a giudizio, tutti condannati ad<br />

anni di “lavoro obbligatorio” e perdita dei diritti civili:<br />

Attilio Benvenuti (20 anni)<br />

Augusto Braccini (15, deportato)<br />

Domenico Bressan (8)<br />

Enrico Bronzatto (3)<br />

Nicolò Civran (3, deportato)<br />

Luciano Crevatin (20, deportato)<br />

Edoardo Cruscio (4)<br />

Emanuele Corselli (2)<br />

Pietro Depangher (5)<br />

Cesare Degrassi (10)<br />

Bortolo Delise (7)<br />

Bruno Del Gos (20, deportato)<br />

Giobbe Di Drusco (7)<br />

Mario Drioli (3)<br />

Pietro Eppeira (15, deportato)<br />

Luigi Felluga (3)<br />

Antonio Felluga (20)<br />

Francesco Inviani (10)<br />

Antonio Leale (2)<br />

Giusto Mattani (13, deportato)<br />

Aurelio Menis (8)<br />

Luigi Nesich (10)<br />

Luigi Opassi (20, deportato)<br />

Giuseppe Pacher (13)<br />

Francesco Pagan (5)<br />

Galliano Penso (7, deportato)<br />

Albino Pertot (7)<br />

Ruggero Pozzar (3)<br />

Ettore Stolfa (10, deportato)<br />

Vittorio Stolfa (3)<br />

Nicolò Troian (10)<br />

Antonio Valentino (20)<br />

Germano Viezzoli (13)<br />

Francesco Venturini (2)<br />

<strong>Non</strong> si procedette contro Giorgio Penso perché minorenne<br />

e contro Guido Pastena, Onorato Pugliese e Bortolo Vascotto<br />

per insufficienza di prove.<br />

mia posizione di fronte a lui.<br />

Ebbi così l’occasione di osservare<br />

le sue espressioni facciali,<br />

non sempre nascoste dietro<br />

una imperscrutabile maschera<br />

diplomatica: lo scrutavo con<br />

interesse questo ultimo “Prezident”,<br />

a pochi passi da lui nelle<br />

riunioni dell’Assemblea delle<br />

Nazioni Unite.<br />

Tuttavia allora questo ultimo<br />

“Prezident” del miscuglio<br />

balcanico era diventato un<br />

altro uomo. Erano sparite le<br />

variopinte uniformi da operetta,<br />

ora rimpiazzate da un impeccabile<br />

doppio-petto gessato<br />

grigio chiaro; portava occhiali<br />

dernier-cri con stanghette dorate.<br />

Era presidente soddisfatto<br />

dopo aver ottenuto “il tutto”, e<br />

non tuonava più i suoi discorsi<br />

infuocati; non ordinava più ai<br />

suoi subalterni di eliminare<br />

oppure di esiliare dai suoi confini<br />

gli innocenti. Lo guardavo<br />

intensamente di tanto in tanto,<br />

ma i suoi occhi brillavano ora<br />

per l’interesse suscitato dalle<br />

invettive del suo antico amico/<br />

nemico Nikita, proclamante la<br />

potenza invincibile della sua<br />

ben più grande “Unione”…<br />

capace adesso “di produrre una<br />

quantità di missili superiore a<br />

quella delle salsicce confezionate<br />

nelle nostre salumerie!”.<br />

Vani rimanevano i ripetuti<br />

richiami del presidente Boland<br />

tendenti a zittire le continue<br />

interruzioni dell’ospite impertinente<br />

e inutili i numerosi colpi<br />

di martello per farlo smettere.<br />

Alla fine, incapace di far tacere<br />

quella voce petulante, fu il povero<br />

martello a frantumarsi in<br />

mille pezzi, dando così modo a<br />

Josip Broz di unirsi alla risata<br />

finale di quella cagnara sovietica<br />

allo sbattere delle scarpacce


12 15 Settembre 2009<br />

ISOLA NOSTRA<br />

russe sul banco, con l’accompagnamento<br />

dei colpi di pugno<br />

del riluttante Gromyko.<br />

L’antico operaio croato rise a<br />

lungo e con evidente gusto per le<br />

esplosioni verbali del compagno<br />

russo e continuò a bearsi dalla<br />

gloria dal suo seggio. Un posto<br />

che egli desiderava rimanesse<br />

duraturo assieme ai privilegi rubati<br />

del suo credo comunista. Ora<br />

il satrapo soddisfatto si godeva<br />

la vita nelle sue varie residenze,<br />

ammirando le sue collezioni di<br />

arte antica, dimentico della sua<br />

lunga storia di passate esplosioni<br />

balcaniche, seguite sempre da<br />

implosioni quando le coabitazioni<br />

forzate divenivano di volta in<br />

volta troppo penose.<br />

Credeva di aver quella varietà<br />

di genti tutta stretta nel pugno,<br />

ma tutti aspettavano soltanto<br />

la sua morte per proseguire il<br />

vecchio cammino originale dei<br />

Pavelic, Mlasevic e Milosevic.<br />

Ma la morte venne, e tu fosti abbandonato<br />

pure dalla memoria<br />

di quelli che hanno combattuto<br />

per e con te. Nemmeno il passo<br />

dell’unico picchetto d’onore<br />

rimasto a onorare le tue spoglie<br />

accompagna il silenzio totale.<br />

Ormai sei solo e dimenticato<br />

come lo sono i poveri resti di<br />

mio padre, ma la storia della<br />

Balcania continua mentre le<br />

nubi del passato continuano ad<br />

addensarsi sulla Serbia e sul<br />

Kossovo…<br />

Ma è veramente un unico<br />

Dio quel vostro Bog… talvolta<br />

chiamato Allah… o invocato<br />

come Jehova?<br />

(fine – La prima parte delle<br />

memorie nel numero 377<br />

giugno 2009)<br />

10 giugno 1940:<br />

una tragica ricorrenza<br />

Molti studenti l’hanno trovata nei libri di testo, pochi<br />

purtroppo sono oggi quelli che hanno avuto l’avventura<br />

di vivere quel 10 giugno 1940. In una calda giornata<br />

estiva l’Italia consegna la dichiarazione di guerra agli ambasciatori<br />

di Francia e Gran Bretagna: ha inizio così un’avventura<br />

che si concluderà disastrosamente cinque anni più<br />

tardi, dopo aver portato distruzioni e lutti in tutto il paese,<br />

insanguinato anche da una lotta fratricida che purtroppo<br />

lascerà un solco tra gli italiani negli anni a venire.<br />

L’Italia di Vittorio Veneto esce mutilata dal conflitto:<br />

perde i possedimenti coloniali e il suo stesso territorio<br />

nazionale subisce una mutilazione sul confine occidentale<br />

con la perdita di Briga e Tenda e su quello orientale di quasi<br />

tutta la Venezia Giulia. In quella calda giornata estiva nessun<br />

istriano o dalmata poteva supporre che avrebbe dovuto<br />

lasciare pochi anni dopo la propria casa e la propria terra:<br />

il conto più salato dell’avventura del 10 giugno 1940 sarà<br />

pagato proprio dai giuliani e dalmati.<br />

Nei Sacrari di queste terre, accanto ai caduti di Redipuglia,<br />

morti per l’ultima guerra di indipendenza (se così<br />

si può definire il conflitto del 1915-18), riposano i poveri<br />

resti dei pochi soldati che sono stati riesumati in terra di<br />

Russia o nel deserto libico: non dovrebbero essere dimenticati,<br />

come non dovrebbe essere dimenticato il 10 giugno<br />

1940. Da quella data è derivata la loro fine.<br />

Da quella data inizia per l’Italia un percorso particolarmente<br />

doloroso, e per gli istriani e dalmati si apre un<br />

capitolo di storia drammatica: nel 1943 hanno un primo<br />

assaggio di una efferata vendetta che tocca il suo culmine<br />

nel 1945, a guerra finita. Nella tragedia giuliana gli istriani<br />

sono soli, non avvertono neanche la solidarietà del Paese<br />

che li guarda con indifferenza e spesso con inspiegabile<br />

rancore.<br />

Sono cose passate, ma è doveroso ricordarle.<br />

Romano Silva<br />

Italia e Marina Vascotto,<br />

Milano/Trieste<br />

Preg.mo sig. Romano Silva,<br />

sfogliando “<strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong>”<br />

di giugno abbiamo letto con<br />

sorpresa e sincera commozione<br />

la sua rievocazione della figura<br />

e dell’opera di nostro padre<br />

Reclus Vascotto nel nono anniversario<br />

della Sua scomparsa.<br />

Ne siamo rimaste profondamente<br />

toccate e ringraziamo<br />

sentitamente. Nel profilo<br />

tracciato lei riconosce l’uomo<br />

di cultura, l’esule, l‘attento<br />

scrittore e il Maestro. A noi è<br />

particolarmente cara questa<br />

figura perché per noi figlie<br />

è stato un maestro di vita, di<br />

altruismo, operosità e dirittura<br />

morale.<br />

<strong>Non</strong> ripercorreremo le<br />

tappe della sua vita perché da<br />

lei già ampiamente descritte,<br />

piuttosto desideriamo rendere<br />

Lettere in<br />

Redazione<br />

nota l’intima sofferenza dell’uomo<br />

nel declinare l’invito<br />

della redazione di <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong><br />

alla cooperazione alla stesura<br />

del libro su <strong>Isola</strong>, ricordando<br />

la sua storia e i suoi personaggi,<br />

perché lucidamente consapevole<br />

che la sua mente si<br />

stava lentamente offuscando e<br />

non avrebbe portato a termine<br />

l’oneroso impegno.<br />

Queste sono le note che<br />

desideriamo aggiungere al<br />

ritratto del nostro papà. Con<br />

l’occasione le assicuriamo<br />

l’adesione alla collocazione<br />

della sua figura e dell’opera<br />

nell’erigendo Museo, in<br />

Trieste, della Cultura Istriana<br />

e dell’Esodo. Come pure<br />

doneremo tutta la ponderosa<br />

documentazione storico-politica<br />

ed altri atti ancora inediti<br />

raccolti negli anni da nostro<br />

padre.<br />

Ci congediamo con un<br />

sentito ringraziamento.<br />

Il Civico Museo della Civiltà istriana, fiumana e dalmata. E’ stato<br />

inaugurato a Trieste (via Torino 8) lo scorso 6 febbraio dopo i lavori<br />

progettati e realizzati dall’IRCI (Istituto Regionale per la Cultura<br />

Istriano-fiumano-dalmata).


15 Settembre 2009 ISOLA NOSTRA<br />

13<br />

La generosità dell'Italia verso gli “altri”<br />

Ferruccio Delise<br />

Il nostro Paese si è sempre<br />

dimostrato generoso<br />

con gli altri, mentre<br />

- non occorre che ve lo dica<br />

- noi profughi attendiamo<br />

ancora il definitivo ed equo<br />

risarcimento dei nostri<br />

“beni abbandonati”.<br />

Nella prima guerra mondiale<br />

la Marina Militare<br />

Italiana, con le sue navi e<br />

con parecchi viaggi, portò<br />

in salvo l’intero Esercito<br />

Serbo senza badare a spese<br />

(ved. i documenti nel museo<br />

del Sacrario di Redipuglia),<br />

mentre verso la fine della<br />

seconda nell’Italia meridionale<br />

furono ospitati dei<br />

partigiani jugoslavi feriti.<br />

Nel 1975, con il Trattato di<br />

Osimo, l’Italia regalò alla<br />

Jugoslavia la Zona B, senza<br />

esserne obbligata da alcun<br />

trattato internazionale.<br />

Dopo la recente guerra fratricida<br />

nei Balcani, i nostri<br />

rappresentanti governativi<br />

fecero le “gare”, rischiando<br />

di rompersi le gambe, per<br />

arrivare per primi al riconoscimento<br />

delle nuove Repubbliche<br />

balcaniche.<br />

Al contrario, questi popoli<br />

nella maggioranza sono<br />

sempre stati avversi all’elemento<br />

italiano in Istria,<br />

Fiume e Dalmazia, tanto<br />

che noi autoctoni di queste<br />

terre ne abbiamo pagato chi<br />

con la vita e chi con l’esodo.<br />

Ma non basta, qualche<br />

decina d’anni fa (non ricordo<br />

esattamente la data) furono<br />

assegnate delle pensioni<br />

oltre confine - come tutti<br />

sanno - a coloro che facero<br />

parte dell’esercito italiano, o<br />

che avevano lavorato pagando<br />

dei contributi all’istituzione<br />

previdenziale italiana.<br />

Erano sufficienti poche settimane<br />

di tale situazione per<br />

averne diritto, anche con<br />

sole testimonianze e senza<br />

documenti. A questi venne<br />

assegnata la pensione minima<br />

italiana, con arretrati<br />

fino a 40 milioni di lire di<br />

allora, e dai “mass media”<br />

abbiamo appreso che, vergognosamente,<br />

veniva percepita<br />

anche dai criminali di<br />

guerra.<br />

In Italia, a quell’epoca,<br />

per avere diritto alla pensione<br />

minima bisognava avere<br />

almeno 15 anni di contribuzione.<br />

A noi profughi, al<br />

momento del pensionamento<br />

e se in possesso della relativa<br />

“qualifica di profugo”,<br />

ci hanno dato l’elemosina<br />

di 30.000 lire, per ciò che<br />

abbiamo pagato per tutta la<br />

nostra Nazione; e questo ci<br />

crea ancora oggi dei problemi,<br />

per avere una misera perequazione<br />

di tale cifra.<br />

E si potrebbe continuare<br />

con tanti altri argomenti,<br />

come il nato in Jugoslavia,<br />

che ancor oggi sporca<br />

i documenti di tanti nostri<br />

conterranei, ma mi fermo<br />

qui perché l’elenco è troppo<br />

lungo.<br />

***<br />

Dopo assegnate le pensioni<br />

oltreconfine, a Trieste<br />

(e specialmente nelle fabbriche,<br />

compresa quella dove<br />

lavoravo) giravano da mano<br />

in mano delle fotocopie di<br />

un articolo, non so se e dove<br />

pubblicato. Ne ho salvata una<br />

copia, che comprende anche<br />

il glossarietto delle parole slave.<br />

Riteniamo opportuno rispolverare<br />

questo stampato<br />

riportandolo integralmente,<br />

per farlo conoscere a coloro<br />

che non ne hanno avuto<br />

occasione di leggerlo, e dal<br />

quale apprenderanno la cronaca<br />

della “Beffa di Buie”,<br />

in dialetto istro-slavo, mentre<br />

noi aspettiamo….. aspettiamo….<br />

e aspetteremo ancora…<br />

la Giustizia.<br />

Quando la Patria chiama<br />

Al coro di accuse che da<br />

tutta l’Italia si leva da anni<br />

contro l’inefficienza governativa<br />

nostrana, si sono aggiunte<br />

negli ultimi tempi<br />

voci autorevoli dall’estero,<br />

spesso foriere di future inibizioni<br />

(ingresso a pieno titolo<br />

nel Club europeo).<br />

Per la verità, sempre oltre<br />

confine, esistono anche<br />

singoli, umili estimatori<br />

dell’italico apparato burocratico,<br />

in special modo del<br />

nostro servizio pensionistico.<br />

Riportiamo quindi volentieri<br />

la cronistoria di<br />

uno di tali ignoti entusiasti,<br />

particolarmente illuminante<br />

sulle modalità corrette da<br />

seguire per assicurarsi tale<br />

sospirato servizio sociale.<br />

Mi xe Svonko, curba mare!<br />

che ga fato el militare<br />

soto Italja, sta preklieta,<br />

con stelete su jaketa,<br />

con gamasse e con<br />

moscheto<br />

ga marcià fin Caporeto<br />

e da Isonzo fin a Grado<br />

gnanca un colpo ga<br />

sparado.<br />

Dopo un mese, ti jabenti!<br />

ci ha dito radio: “Atenti,<br />

“vecio Toio e altri mati<br />

“xe scampadi co’ Aleati”.<br />

Svonko alora, no xe mona,<br />

ga pensà: xe ora bona<br />

de cassarghela ai ‘taliani<br />

e filar coi partisani.<br />

Buta via una steleta,<br />

l’altra fica su bareta;<br />

col fusil pien de balini<br />

si presenta ai titini.<br />

“Smrt fazismu” ga zigado,<br />

druži in bosco ga portado,<br />

ga sparado come un mato<br />

tanti kruki ga mazato;<br />

ga mazado anche ‘taliani,<br />

butà in foiba sei istriani;<br />

per far vera fratelanza<br />

ga po’ verto qualche panza.<br />

Svonko pratico de naja<br />

ga becà anca medaja<br />

e su papir ‘ssai ben scrito<br />

ga firmado el druže Tito.<br />

Quel bon tempo xe passado,<br />

e mi a casa son tornado;<br />

de pulitika no so niente,<br />

perché pascolo mie armente.<br />

Ma un bel giorno i vien<br />

ciamar<br />

perché in Buje xe de<br />

andar;<br />

par che ariva Andrioti<br />

per parlarghe ai patrioti.<br />

Con medaja e ben tapato<br />

mi a Buje ci go stato;<br />

iera tuta imbandierata<br />

per la velika parata.<br />

Finalmente xe ‘rivato<br />

con suo colo ben incassato<br />

dentro spale di capoto<br />

come mi co vado in moto.<br />

“Cari amici” ha scominziato<br />

“qui da voi sono rivato<br />

“per portarvi la favella<br />

“dell’Italia nostra bella”.<br />

“<strong>Non</strong> parole sol, o miei<br />

cari,<br />

“io vi porto anche denari,<br />

“io vi porto, state attenti,<br />

“la pension dei<br />

combattenti”.<br />

No vi digo che casino,<br />

ga sentido fin Pisino:<br />

urli, canti, contenteza,<br />

ghe mancava “jovineza”.<br />

Mi sburtandose fra gente<br />

son rivado andarghe rente<br />

ghe go dito: dame man,<br />

Boga ti, mi son ‘talian!<br />

Glossarietto<br />

Curba – donna di facili costumi<br />

Prekleta – maledetta<br />

Jabenti – in c… a te<br />

Smrt fazismu – a morte il fascismo<br />

Druži – compagni<br />

Boga ti – (sia lodato) il tuo<br />

Dio.


14 15 Settembre 2009<br />

ISOLA NOSTRA<br />

Parlando di vacanze<br />

Ogni tanto mi diletto a ciacolar con mia nipote del più e del meno… mi, come che so, ela in italian alternà al vernacolo<br />

de Siena, dove risiede da quando aveva un anno, e da quella volta ne sono passati venti. Ultimamente ghe gò fato<br />

i auguri de bon compleanno, e la me gà dito: <strong>Non</strong>no… come sto diventando vecchia! E mi, cossa podevo risponderghe se<br />

no …e te me lo disi a mi?<br />

Ad ogni buon conto ho scritto diverse cose illudendomi di averla vicina e di quell’illusione xè vignù fora ‘sti capitoli che<br />

– con gran piasèr – ve voio far leger… se volè e, se nò volè, andè in una scuola de volo o imparè almeno a nudar…<br />

- Evviva, nonno, la scuola è finita e si parte per le vacanze!<br />

- Dove ‘ndè stò anno?<br />

- Papà e mamma hanno deciso per il lago, ma io avrei preferito tanto<br />

andare al mare a vedere le barche, raccogliere conchiglie, giocare<br />

sulla sabbia e fare tanti castelli grandi come quelli veri.<br />

- Mania de grandessa, eh? Mi me contentavo de un secio e<br />

‘na paleta par far passar el tempo soto a un sol che frizeva la<br />

pele e brusava le piere.<br />

- Ma tu, nonno, abitavi già al mare e per te era molto più semplice…<br />

- Facile xe dir, difficile xe far…<br />

- <strong>Non</strong>no, a me il lago non piace, ma la mamma ha stabilito così e<br />

il papà si è dovuto adeguare.<br />

- Tu màre comanda e to pare, de bravo mòna, a se adegua…<br />

- Lasciamo perdere, nonno… Ma tu piuttosto, come passavi le tue<br />

vacanze ad <strong>Isola</strong>?<br />

- Oh… <strong>Isola</strong>… a <strong>Isola</strong> iera sempre vacansa. <strong>Isola</strong> iera el paese<br />

dele vacanse. <strong>Isola</strong> iera el posto dove duti vigniva a far vacansa.<br />

Anca i “ultimi” xe vignui par far vacanza e i no xe ‘ndai più<br />

via… Duti a <strong>Isola</strong> faceva vacansa, trane i isolani… Per lori (i<br />

isolani doc), la vacanza iera quela de vendemiar, de pescar,<br />

de pastenàr, de ‘ndar in fabbrica a iscatolar pesse e quando<br />

restava un cicin de tempo, se ‘ndava a finir i lavori de casa.<br />

Dopo… solo dopo… se no se iera strachi disfai e se gaveva<br />

‘ncora voia… forsi se podeva s’cominciar le nostre vacanse…<br />

come dir… mai.<br />

- <strong>Non</strong>no, mi sa tanto che oggi sei un po’ più incavolato del solito.<br />

Cosa succede?<br />

- Nò succedi niente. Me gira le b… ehm, le rodele parché<br />

– come te pol capir – la storia se sta ripetendo e ‘desso duti<br />

vòl andar in Istria a passar le vacanse. Chi a zogàr al Casinò<br />

de Portorose, chi a far un giro in motoscafo tra Punta de Galo<br />

e Punta de Ronco, chi a divertirse pescando soto acqua, chi<br />

a far magnade de pessi… E noi, ex paroni de duta stà roba,<br />

stemo a vardar come mone che i altri va a divertirse a casa<br />

nostra. Oggi - parchè i se diverti - duti parla de Capodistria,<br />

<strong>Isola</strong>, Portorose, Pirano, Umago, Salvore e zò zò fin a Pola e<br />

Fiume e, in conclusion, de duta l’Istria.<br />

Ma perché, dal ’45 al ’56 a nissùn ghe fregava niente dei nostri<br />

posti? Noi, in quei anni, le vacanse le gavemo passade nei<br />

campi profughi e a ramengo pel mondo par farse ‘na nova<br />

vita; e oggi… vacanse… vacanse… e de l’Istria no’ ghe frega<br />

più niente a nissùn, solo a noi, quei pochi che xe restai, unici e<br />

sacrosanti eredi de quela storia, de quela tradision, de quel’origine<br />

istriana che ‘desso, quei altri, la vol far passar per sua.<br />

- <strong>Non</strong>no, non ti crucciare, ormai quei tempi sono lontani e… io<br />

sono con te!<br />

- Grassie amor mio, grassie se te portarà ‘vanti ‘sta storia, ‘na<br />

storia de ‘na volta, ‘na storia de tanto tempo fa e… scusa stò<br />

povero vecio che ga la testa insinghenada de momenti lontani…<br />

che nol fa altro che pensar a quei tempi ma – cossa te vol<br />

– el pensar xe la sola roba che me xe restà…<br />

Un abbraccio a tutti voi,<br />

Walter Pohlen<br />

El paron de casa<br />

Una volta iera el centro del paese e in sima dondolava<br />

bronzee campane per ciamàr la gente ala preghiera...<br />

D’istà a regalava l’ombra par la mùlaria dei quatro cantoni<br />

e dela mosca cieca...<br />

I fioi se sbarufava par tirar le vece corde, dove, da bifore<br />

romane, vigniva fora el scampanio che svolava fin tal<br />

ciel… e oltra…<br />

Dopo el Vespro el campanil a stava sìto ma, de là in sima,<br />

a fasseva de vedeta su quel scoio… cucando sule strade<br />

e in tale piasse dove mularia inamorada, tignidose per<br />

man, ‘ndava torsiolando par la Riva, le Porte, Callelarga<br />

e Mesagrisa…<br />

Tanta iera l’acqua fresca e l’aria pura de quel mondo… i<br />

giorni profumava de tera rossa, alghe e fiori de april…<br />

Ti, viandante, se te capiti par sorte in ‘sto rifugio arcaico,<br />

varda in alto, saluda le campane …. ormai color verderame<br />

e, se te serchi i fioi de un tempo… ‘scolta el vento…<br />

e cussì sia.<br />

Walter Pohlen


15 Settembre 2009 ISOLA NOSTRA<br />

15<br />

’na partida de balon<br />

- Me ricordo de ‘na partida memorabile… ierimo sei fioi<br />

grandi contro nove fioi pici, par paregiar la diferensa de età<br />

e de altessa. El campo de zogo al iera stà sminà de poco. El<br />

terèn pareva un pàsteno de patate, pien de busi e de cassòpe<br />

de terra. Con un stagnaco de calsina e ‘na penelessa gavemo<br />

tirà le striche per tera e co’ dele piere, capitade là quando i<br />

tedeschi i gaveva fato saltar la diga, gavemo segnà le porte.<br />

Duto pareva a posto par la partida, ma mancava l’arbitro.<br />

Se gavemo vardà tal muso e dopo gaver pensà – parché<br />

pensavimo anca noi, cos’ te credi… - gavemo tirà a sorte<br />

co’ la paiussa e l’arbitro lo gavaria fato chi gavessi ciapà la<br />

più curta: mi gò fato l’arbitro!<br />

- <strong>Non</strong>no, non sapevo che avessi fatto “anche” l’arbitro!<br />

- Beh, picia mia, fin a quel momento gnanca mi no’ lo go<br />

savesto…<br />

- E allora?<br />

- E allora cossa?<br />

- La partita di pallone, nonno. La partita!<br />

- Ah sì… alora. Gò fato meter a posto i sogadori e go da<br />

inisio ala gara. ‘Desso i grandi iera in sinque (parché mi<br />

dirigevo…) e i pici sempre in nove; par darghe qualche<br />

possibilità i grandi gavaria comincià a zogàr el primo tempo<br />

in salita: ‘na fadiga boia!<br />

- Come in salita? Il campo non era piano?<br />

- Macché. El campo al iera in salita o in disesa, dipendeva<br />

da dove te vardavi.<br />

- Che bel campo, nonno! Tutto da ridere!<br />

- Proprio cussì! Pensa: dopo diese minuti i pici, forse parché<br />

i gavevà avù fortuna, con una discesa strabiliante i xe<br />

piombai in porta finendo la corsa, dopo diese metri, driti in<br />

mar. De morir dal rider! Mi gò fiscià e go dito: Un a zero!<br />

I grandi no’ iera d’acordo parché – almeno cussì i diseva<br />

– l’asiòn iera stada visiada da un fora-zogo e… qualche<br />

parolina no’ tanto bela i me la gà anca dita.<br />

Alora gò amonì un grando disendoghe che el iera imonà<br />

e questo, incazzà nero, se gà cavà ‘na papussa tirandomela<br />

in testa. Mi, forte dela mia importansa de arbitro, lo gò<br />

mandà fora del campo tirandoghe una pedada sule canèle<br />

dela gamba e – par paregiàr el conto - gò anulà el gol.<br />

A ‘sto punto iera i pici a no’ esser più d’acordo e incazzai<br />

come bestie i gà scomincià a smontar le piere dele porte e<br />

tirarmele adosso. I grandi, ciapando le mie difese, i gà comincià<br />

a corer drio i pici ciapandoli a pedade tal cul. Una<br />

confusion cussì in un campo de balòn no se ga mai vista.<br />

Alora gò fiscià tre volte e gò dito che la partida iera anulada<br />

par impraticabilità del campo. No’ lo gavessi mai fato!<br />

Grandi e pici, come fulminai, i se gà fermà de colpo cominciando<br />

a vardarme de stralocio, po’ – vardandese fra de lori e<br />

fasendo finta de niente – i gà scomincià a venirme incontro e<br />

come lori se avansava (chi faceva finta de ligarse le papusse,<br />

chi fasendo finta de sugarse le man par tera…) i cioleva su<br />

cassòpe grosse come rampighini. Mi, che mona del tuto no’<br />

iero e capendo che i la gaveva con mi, gò butà via el fisceto<br />

dandomele a gambe levade. Tre cassòpe e ‘na piera me gà<br />

ciapà sula schena ma le altre dosento le gò schivade dute.<br />

Me son serà in casa par ‘na settimana e no’ gò mai più fato<br />

l’arbitro… anca se - in seguito – gò sogà in porta, per esser<br />

pronto a scampar prima che qualcosa ‘ndassi storto.<br />

- <strong>Non</strong>no, eri proprio una frana!<br />

- Una frana proprio no, iero svelto de corer, eco duto!<br />

- Se questo lo chiami divertimento…<br />

- Divertimento s’ceto come l’acqua e puro come el vin. Pensa<br />

un momentin: in un solo giorno gavemo fato ‘na partida de<br />

balòn, un bagno in mar, dei lanci de piere e de cassòpe, ‘na<br />

corsa campestre e un incontro de pugilato. Te sembra poco?<br />

Cossa te vol de più dala vita?<br />

- Certo nonno che a quei tempi non eravate molto tranquilli...<br />

- I tempi no’ centra niente, ierimo giovini, ecco cos’ che<br />

ierimo…<br />

- Per me eravate delle pesti, e poi – caro il mio nonno – hai il<br />

coraggio di richiamarmi quando faccio qualcosa fuori posto!<br />

- Te riciamo perché ti te son una picia picia, eco!<br />

- Perché, se fossi una picia-granda le cose sarebbero diverse?<br />

- Te gà ragion, saria l’istesso.<br />

- Allora vedi che stai travisando la “tranquillità” con i “tempi”?<br />

- Ghe xe tempi par sogàr e quei de passar tranquilli.<br />

- Allora nonno, prenditi il giornale e vai a sdraiarti sopra il<br />

divano mentre io, se permetti, dato che questi sono i miei tempi,<br />

vado a giocare con il computer. Almeno così ognuno farà quello<br />

che a lui è più adatto. Chi la tranquillità, chi il giocare!<br />

- Si, però ai miei tempi no’ esisteva quel coso là, el computer,<br />

come che te disi ti. Ai mii tempi, na bala de strassa ligada col<br />

fildefero iera el no’ più oltra dei divertimenti.<br />

- Certo, con l’addio alla tranquillità di quelle persone che, per loro<br />

sfortuna, dovevano sopportarvi… e poi si dice “non plus ultra”.<br />

- Disi come che te par, ma quei che ne soportava i gaveva<br />

fato, prima de noi, i loro zoghi a bala , el bagno in mar, tirà<br />

cassòpe e qualche cassòto. E parché noi dovevamo esser de<br />

meno de lori?<br />

- <strong>Non</strong>no, sei proprio un preistorico!<br />

- Forsi te gà ragion, picia mia, ma cossa te vol, i tempi iera<br />

quei che i iera…<br />

- Si nonno, hai ragione: i tempi passano ma le storie rimangono…<br />

Un abbraccio a tutti voi da<br />

Walter Pohlen


AVVENIMENTI LIETI<br />

16 15 Settembre 2009<br />

ISOLA NOSTRA<br />

Domenica 31 maggio mi è capitato quello che tutti i nonni sognano che avvenga<br />

prima o dopo nella vita: festeggiare i nipotini in occasione della loro Prima Comunione.<br />

E così è stato, abbiamo festeggiato nostro nipote Daniele Depase.<br />

La cerimonia si è svolta nella chiesa di Borgo San Nazario, e anche se i comunicandi<br />

erano solo sette (purtroppo di bambini ne nascono sempre meno…),<br />

tutto il contorno è stato suggestivo e indimenticabile, con la chiesa gremita e<br />

la Messa accompagnata dalle brave chitarriste del Borgo. Alla fine le foto di<br />

rito, prima davanti all’altare e alla statua della Vergine e poi sul sagrato con<br />

parenti e amici.<br />

Nel pomeriggio, dopo il pranzo, ci siamo incamminati verso Monte Grisa dove<br />

– seguendo una tradizione ormai consolidata e apprezzata – i bambini che quel<br />

giorno hanno ricevuto la Prima Comunione hanno portato un fiore alla Madonna<br />

in segno di ringraziamento. Anche qui erano presenti le chitarriste di Borgo,<br />

a cui va il nostro grazie per la loro disponibilità.<br />

Gabriella e Massimo, i genitori di Daniele, erano emozionatissimi alla pari di<br />

noi nonni. A tutti batteva forte il cuore e la commozione era talmente grande<br />

ed evidente che più di qualcuno ha lasciato qualche lacrimuccia al Santuario.<br />

Questi sono momenti tra i più belli e indimenticabili.<br />

Ora aspettiamo la Cresima di Daniele, che festeggeremo insieme ai parenti e<br />

amici. Di nuovo auguri, Daniele!<br />

I tuoi nonni Mario e Graziella<br />

ALESSANDRO DEGRASSI<br />

– classe 1996 - isolano di seconda<br />

generazione, vive a Torino e<br />

(forse primo isolano nella storia…)<br />

veste la gloriosa maglia<br />

bianconera nelle squadre giovanili<br />

della Juventus. Un “in<br />

bocca al lupo” ad Alessandro<br />

dai genitori Luigi e Antonietta,<br />

dal fratello Stefano, dal nonno<br />

Mario e dalla nonna Anita, che<br />

inviano anche un caloroso e affettuoso<br />

augurio alla redazione<br />

e a tutti gli isolani.<br />

P.S. : tutta la famiglia è tifosa<br />

del Toro!!... ma questa è un’altra<br />

storia…<br />

Il 17 settembre 2009 ha<br />

raggiunto la bella età di 94<br />

anni<br />

ANGELA GIOVANNINI<br />

ved. DAGRI<br />

Tantissimi auguri di serenità<br />

e salute dai figli Gino,<br />

Nerina, Nivea, Marino e<br />

Loredana insieme ai nipoti<br />

e parenti tutti.<br />

LUCIO DEGRASSI<br />

(paradiso) e ARGEO<br />

DEROSSI (a destra)<br />

vivono a Bellmore,<br />

nello stato di New<br />

York e – a vedere<br />

le foto – sembrano<br />

avere un certo feeling<br />

con la pesca…<br />

Forse il mare di <strong>Isola</strong><br />

è rimasto nel loro<br />

DNA…


15 Settembre 2009 ISOLA NOSTRA<br />

17<br />

Fabio Ricasoli, da Genzano (Roma), ha inviato la foto<br />

della sua famiglia, dove sono rappresentate quattro<br />

generazioni: da sinistra la moglie Maria, la nuora<br />

Milly, il figlio Massimo, Fabio, la figlia Tiziana, la<br />

sorella Maria Rosa (Mariuccia) e i nipoti Daniele,<br />

Alessio, Gabriele con l’ultima arrivata in famiglia, la<br />

bis-nipote Aurora.<br />

Un saluto a tutti gli isolani e un augurio particolare a<br />

Umberto Parma, mio compagno di giochi e di bagni<br />

in Vier, al molo San Piero e al Primo Ponte.<br />

BEAU BURGESS, figlio di Robert e nipote<br />

di Marina Parma in Burgess, defunta in<br />

California, con questa foto desidera salutare<br />

tutti i suoi parenti Parma e Petronio in Italia,<br />

Schiavon in Australia e Gagliardi in Brasile.<br />

Sono trascorsi già tre mesi da quando, in giugno,<br />

siamo passati per la redazione di <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong>,<br />

e quell’oretta trascorsa assieme a voi è stata un<br />

po’ speciale, per noi che viviamo così lontano,<br />

in Australia. Ci avete fatto ricordare i bei tempi<br />

di <strong>Isola</strong>, e ci avete anche fatto ridere con i racconti<br />

e gli aneddoti di Editta<br />

Depase.<br />

Con queste due foto vorremmo<br />

ringraziare gli amici<br />

Romanita e Franco Degrassi<br />

(fritola), che abitano a Como,<br />

dove ci siamo incontrati la<br />

prima volta per ritrovarci<br />

poi a <strong>Isola</strong> dove abbiamo<br />

trascorso assieme due belle<br />

giornate.<br />

Con l’altra foto un ringraziamento<br />

particolare alla cugina<br />

Pina Goina per tutto ciò che<br />

ha fatto per noi durante la<br />

nostra permanenza a Trieste<br />

e per la bella serata trascorsa<br />

assieme ai suoi figli e nipoti.<br />

Dall’Australia un caro saluto<br />

a voi e a tutti gli isolani da<br />

Livio e Aminta Castro e da<br />

Mario e Anna Maria D’Addario.<br />

AVVENIMENTI LIETI


AVVENIMENTI LIETI<br />

18 15 Settembre 2009<br />

ISOLA NOSTRA<br />

Il 27 giugno 2009 è arrivata<br />

ISABEL DE BEI<br />

per la gioia della sorellina Lily, dei genitori Marco<br />

e Rachel de Vito, dei nonni Flavia Poletti e<br />

Ovidio de Bei, dei nonni De Vito, della zia Francesca<br />

con Simone e della pro-pro zia Anita.<br />

Alla cara neonata Isabel da parte dei familiari,<br />

parenti ed amici tutti gli auguri di ogni bene e<br />

un felice avvenire.<br />

Il 3 ottobre 2009 raggiungerà la bella età di 89 anni<br />

ERNESTA EPPEIRA ved. ZULIANI<br />

Tantissimi auguri di ancora tanti anni in serenità e<br />

salute dai figli Carlo, Luciano, Piero e Annamaria<br />

insieme ai nipoti e ai familiari tutti.<br />

Alla nostra cara mamma e nonna ANITA<br />

MORATTO (celai), che lo scorso 7 giugno ha<br />

compiuto 84 anni, un grosso bacio e un augurio<br />

di serenità dalla figlia Adilia e dai nipoti Paolo,<br />

Elena e Anna.<br />

Proverbi, pillole di saggezza<br />

- Nessuna buona fortuna può tenersi al sicuro dagli invidiosi.<br />

- Far del bene agli ignoranti è come lavare la testa all’asino.<br />

- Il bisogno fa l’uomo ladro.<br />

- La musica calma gli animi turbati e alleggerisce i mali<br />

dello spirito.<br />

- La parte più difficile nella commedia è quella dello sciocco,<br />

perché chi vuol far credere di esserlo, bisogna che sia<br />

tutt’altro che sciocco.<br />

- L’esperienza è madre di ogni sapere.<br />

- L’uomo senza amore è peggio di un morto, la donna invece<br />

non ne risente…<br />

- La donna mira infinitamente più a rendere felici che ad<br />

essere felice.<br />

- Il successo è legato al coraggio.<br />

- <strong>Non</strong> la morte, ma il morire è terribile.<br />

- La più grande gioia è quella che non era attesa.<br />

- La gentilezza con costa nulla e ottiene tutto.<br />

- Un parente povero è sempre un parente lontano.<br />

- Fintanto che l’avaro vive, la sua ricchezza è morta. Quando<br />

egli scende nella tomba, la sua ricchezza ne esce.<br />

- La fiducia i se stessi è il primo segreto del successo.<br />

- I segreti li conserva bene il morto.<br />

- La vita di un uomo è il suo carattere.<br />

- La ragione ci inganna più spesso della natura.<br />

- Chi è più lento a promettere è più severo a mantenere.<br />

- Gli elogi sono della natura del vino: ubriacano.<br />

- Nella vita non dovrebbe esistere la presunzione, per il<br />

fatto che essa provoca la rovina di chiunque tenti, adoperandola,<br />

di innalzarsi tra i suoi simili. Ma vi deve essere in<br />

ognuno di noi un po’ di orgoglio. Colui che non ne ha, non<br />

è un uomo, né tale può essere chiamato. Dove vi è l’orgoglio,<br />

vi è pure la forza, dove manca vi è solo debolezza.


15 Settembre 2009 ISOLA NOSTRA<br />

19<br />

Anche quest’anno con<br />

l’arrivo di luglio si è<br />

consumata una delle<br />

più belle tradizioni dedicate<br />

alla Madonna nella nostra regione:<br />

il “perdon de Barbana”.<br />

Noi isolani, come sempre, eravamo<br />

in prima fila, numerosi,<br />

accompagnati da un tempo<br />

meraviglioso e da un cielo che<br />

più azzurro di così era impossibile<br />

da vedere e da ammirare.<br />

Anche il mare si avvicinava a<br />

questo colore: uno spettacolo<br />

da non perdere.<br />

Quest’anno si è aggregata<br />

a noi anche la cara Viviana<br />

Vascotto, vedova purtroppo<br />

del marito Attilio; è stata la sua<br />

prima presenza alla processione<br />

e la barca che l’ha ospitata<br />

si è bagnata sicuramente<br />

di qualche lacrima, perché<br />

l’emozione si era impadronita<br />

di lei come di noi tutti.<br />

Come al solito, nell’isola<br />

di Barbana, la Messa è stata<br />

celebrata all’aperto, accompagnata<br />

anche dal coro delle<br />

cicale. <strong>Non</strong> so se è stata una<br />

casualità, ma sono piuttosto<br />

Il perdon de Barbana<br />

Addobbata a festa e con il gran pavese, l’imbarcazione con la statua della Vergine precede le altre<br />

barche nella processione verso il santuario di Barbana. Il “Perdon de Barbana” è forse la più importante<br />

tradizione religiosa per i gradesi, che richiama ogni anno nell’isola folle di fedeli.<br />

convinto che questo è stato<br />

un anno particolare, dove la<br />

natura si è sposata con la sa-<br />

cralità della processione con<br />

la statua della Vergine. <strong>Non</strong><br />

poteva mancare la presenza<br />

Foto di gruppo dei partecipanti ad un pellegrinaggio a Medjugorie: fra loro tanti<br />

isolani, accompagnati come sempre da Mario Depase. In quei giorni l’amico Mario<br />

ha anche festeggiato il suo compleanno, ricevendo gli auguri da tutti i partecipanti.<br />

Un saluto e un augurio in particolare dall’amica d’infanziaViviana Vascotto.<br />

dell’arcivescovo di Gorizia<br />

Dino de Antoni, come pure<br />

di molti sindaci della nostra<br />

regione.<br />

Alla fine della cerimonia<br />

religiosa, abbiamo approfittato<br />

come ogni anno della<br />

bontà del Comune di Grado,<br />

che ha offerto il rinfresco nel<br />

convento dei frati. Dopo il<br />

ringraziamento, accompagnati<br />

dal suono delle campane,<br />

siamo ritornati con la statua<br />

della Madonna sulle barche<br />

per riportarla a Grado. Lungo<br />

il canale tantissima gente<br />

che attendeva il ritorno della<br />

Vergine e la calata sull’acqua<br />

del fiore di ortensia, come<br />

vuole la più antica tradizione,<br />

di cui purtroppo non conosco<br />

il significato. I balconi delle<br />

finestre erano addobbati con<br />

drappi bianchi , come era uso<br />

durante le processioni anche<br />

nella nostra <strong>Isola</strong> e in tutta<br />

l’Itria.<br />

Sarò sincero: una gita<br />

ed un pellegrinaggio così lo<br />

consiglio a tutti, anche per<br />

ritrovare un po’ di serenità a<br />

contatto con la natura ed il<br />

soprannaturale. Un grazie infine<br />

a Mario Depase per averci<br />

fatto trascorrere una così bella<br />

giornata.<br />

Luciano Bortolin


20 15 Settembre 2009<br />

ISOLA NOSTRA<br />

Scherzi... non troppo innocenti<br />

Voglio raccontare alcuni aneddoti che risalgono a qualche anno<br />

prima dell’esodo da <strong>Isola</strong> e che riguardano il rapporto tra i miei<br />

genitori e le malcapitate vittime dei loro scherzi.<br />

Uno dei racconti che negli anni a seguire preferivano fare i miei<br />

genitori (chiamiamoli… Gino e Rosa…) era relativo a quando,<br />

appena sposati, capitava che litigassero. In particolare una volta,<br />

quando un contrasto fu più intenso, mia madre, molto arrabbiata<br />

con il marito, andò per poche ore a casa dei suoi genitori per sfogarsi.<br />

Quando tornò a casa si trovò scritta sul risvolto del lenzuolo<br />

la parola “Morte”, ricamata a punti piccolissimi e fittissimi con del<br />

filo nero! Immaginarsi quanta pazienza ci sia voluta per togliere<br />

tutti i punti, ma poi la pace ritornò in famiglia.<br />

Altri aneddoti invece riguardavano gli scherzi che si divertivano<br />

- come degli sciocchi - a fare nella loro casa. Quando fui<br />

più grande, raccontavano anche a me, ridendo all’impazzata, le<br />

storielle che più li avevano divertiti.<br />

I mie genitori abitavano al secondo piano di una casa del centro<br />

storico, dove le vie erano abbastanza strette. All’epoca, per i<br />

bisogni si usava il vaso da notte, e da questo presero lo spunto per<br />

uno scherzo veramente tremendo. Dopo aver fatto i loro bisogni<br />

li impacchettarono in una bella carta con un fiammante fiocco<br />

rosso e deposero il pacchetto nel mezzo della contrada. Salirono<br />

poi le scale per guardare dalla finestra chi fosse il fortunato che<br />

avesse trovato il “regalo”.<br />

Capitò di là l’amico Toni che vide il pacchetto, lo prese di<br />

nascosto e se lo mise in tasca. Si venne a sapere il giorno dopo<br />

come andò la faccenda a casa di Toni: arrivato a casa disse alla<br />

moglie: Varda Gina cossa gò trovado, de sicuro xe marmellata,<br />

scartila che vedemo cossa xe…Gina si accorse subito di quale<br />

fosse il reale contenuto e uscì con un: Sempio!, no te vedi che<br />

xe una m.!!!<br />

Simile a questo scherzo - ma con un contenuto diverso - ne<br />

fu fatto un altro prendendo questa volta spunto da una situazione<br />

abbastanza tipica per quei tempi: All’epoca - nonostante le case<br />

fossero pulite dalle scale alle cantine con tanto olio di gomito che<br />

le faceva brillare - capitava che qualche topolino si infilasse nelle<br />

case e pertanto venivano messi i cosiddetti “cioteghi”, ovvero le<br />

trappole con tanti fori all’interno, nelle quali veniva inserito il<br />

formaggio. I topi, per prendere la loro preda, infilavano la testa<br />

nei fori e trovavano la loro fine restando soffocati.<br />

Anche in questo caso fu fatto un pacchettino incartato con un<br />

fiocco celeste e contenente il malcapitato roditore. Come al solito<br />

deposero il pacchettino al centro della strada e aspettarono pazientemente<br />

il primo passante. Dopo un po’ passò una signorina che<br />

all’epoca faceva la ballerina. Quando vide il pacchetto incartato<br />

così bene si guardò in giro facendo un passo avanti ed uno indietro<br />

per verificare di non essere vista. Piano piano lo prese, ma quando<br />

si accorse che dietro c’era un topino si mise a bestemmiare… tra<br />

le grandissime risate dei miei genitori spettatori della scena!<br />

Una sera d’estate i miei genitori si fecero una scorpacciata<br />

di anguria, tagliandola a fette piuttosto grosse.. Erano circa le<br />

dieci di sera e come al solito si misero a guardare chi per primo<br />

passasse da quelle parti: videro arrivare da lontano due amici<br />

un po’ brilli che camminavano abbracciati cantando la canzone<br />

della bighignella.<br />

Mio padre disse. “Sta a veder se rivo a ciapar in tel muso un dei<br />

due!”, e lanciò una scorza di anguria. Subito dopo, con una mano<br />

sulla guancia, uno dei due amici si mise a gridare: “La p. de to mare!,<br />

de sicuro xe stà Massimo”, dando ovviamente la colpa a chi non<br />

c’entrava niente. Potete immaginare le risate dei miei genitori!<br />

Anch’io dopo ogni racconto mi stringevo la pancia dal<br />

ridere. Sono passati tanti anni, ma i poco innocenti divertimenti<br />

dei miei genitori sono rimasti sempre nella mia mente, e ancora<br />

adesso mi scappa qualche sorriso.<br />

Un’immagine pubblicitaria del “Rex”, con al vento il<br />

famoso “Nastro Azzurro”.<br />

È di scena il Rex<br />

Domenica 12 luglio la sede regionale della RAI ha mandato<br />

in onda il programma “Danzando sul Rex”, tratto dall’omonimo<br />

spettacolo organizzato dal Museo del Mare di Pirano e da Tele<br />

Capodistria, realizzato e allestito negli ex Magazzini del Sale di<br />

Pirano.<br />

L’atmosfera del “Rex” viene fatta rivivere attraverso i ricordi<br />

espressi a voce dal cuoco di bordo, corredati da immagini d’epoca<br />

e da un adeguato accompagnamento musicale. L’immagine che ne<br />

esce è viva e proietta lo spettatore nella superba accoglienza che<br />

la nave sapeva offrire ai passeggeri: la piscina, i saloni delle feste,<br />

le sale ristorante facevano di quel transatlantico un antesignano<br />

delle navi da crociera dei giorni nostri.<br />

Gli ospiti della traversata record che permise al “Rex” di fregiarsi<br />

del Nastro Azzurro erano nomi fra i più importanti e noti<br />

del momento come Primo Carnera, Tazio Nuvolari, Isa Miranda,<br />

Luigi Pirandello e – sentiamo sempre dal ricordo del cuoco di<br />

bordo – Arturo Toscanini, che fece un viaggio senza ritorno<br />

decidendo di fermarsi negli Stati Uniti. L’aperitivo che veniva<br />

offerto ai passeggeri si chiamava “azzurro”, nome beneaugurante<br />

per l’impresa che la nave stava compiendo.<br />

Da un immaginario diario di viaggio emerge qualche storia<br />

romantica con lo sfondo dell’oceano e della luce lunare. Ma<br />

l’atmosfera idilliaca purtroppo si stempera rapidamente con<br />

l’immagine fotografica della nave semisommersa, coricata su<br />

un fianco e in preda alle fiamme mentre lentamente affonda al<br />

largo di <strong>Isola</strong>.<br />

Romano Silva<br />

Una triste immagine di come appariva la nave dopo il mitragliamento,<br />

coricata su un fianco al largo del “Girocarrozze” tra <strong>Isola</strong><br />

e Capodistria.


15 Settembre 2009 ISOLA NOSTRA<br />

21<br />

L’angolo dei ricordi<br />

Sogni in libertà’<br />

Mi sveglio con il sole,<br />

così il giorno<br />

se ne va piano.<br />

E vado a letto tardi<br />

e lascio i sogni<br />

in libertà,<br />

perché senza sogni<br />

la notte è senza valore,<br />

come la vita senza amore<br />

non ha nessun scopo.<br />

Ed io devo amare<br />

questa vita<br />

perché sono un figlio,<br />

un figlio di questa terra.<br />

Licinio Dudine, U.S.A.<br />

Ricordi comuni<br />

Ogni tanto, quando el sono no’ riva, me ciogo fora qualche vecio numero<br />

de <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong> e comincio a sfoiar le pagine. L’altra sera me xe capità in<br />

man el numero de dicembre 2008, dove Mario Lorenzutti, dal Canada, scrivi<br />

de l’8 setembre.<br />

Noi, fioi nati dal 1937 al ’40, gavemo quasi duti storie simili. Me pare,<br />

che iera tropo vecio per far la guera, al iera andà a lavorar in Germania nel<br />

’41 e a se tornè per Nadal del ’45. Apena rivà a sé andà drito in ospedal,<br />

dove i ghe gà dà poche speranse de salvarse, invese dopo tre mesi – forse<br />

miracolà de san Mauro – a se gà ripreso. Così mi gò fato la conosensa de me<br />

pare nel’april del 1946, quando gavevo otto anni. Ricordo la prima volta che<br />

lo gò visto de ‘ver domandà a me mare chi iera quel sior...<br />

<strong>Non</strong>ostante la guera e dute le dificoltà del momento, forse anca per via<br />

dell’età, ricordo un’infansia spensierada, sempre a remenarme al’Orto Catai,<br />

dove el prà per sogar a balon iera un poco in discesa. Nel primo tempo dele<br />

partide, a tirar nela porta in basso se faseva tanti gol, nel secondo no’ te passavi<br />

nianche la metà-campo. Però ga servì per robustirse i muscoli, perché<br />

quando - più grande - go podù sogar nel campo de Riva de Porta, che iera<br />

drito, me pareva de volar.<br />

Dato che iera tanti muli più bravi de mi (che iero lungo e seco come una<br />

liserda) gò cambià e go fato canotagio, dove in do anni de attività gavemo<br />

fato ben, e gavessimo fato ancora meio se le nostre vicende no’ ne gavessi<br />

fatto disperder per el mondo.<br />

Ricordo le tociade al buso-scaiole, i cavarii in sima al molo, e più tardi gli<br />

imboscamenti al bagno de San Simòn, o ala linea visin al cimitero. Ricordo<br />

anca mi l’afondamento del Rex, che gò visto da l’abain dela mia soffitta. E<br />

quando i gà fato saltar la diga, anche noi gavemo avù el nostro bel sasso che<br />

sfondando el tetto se gà fermà in andito davanti ala porta dela camera.<br />

Come podè veder gavemo tante cose in comune, e semo stai fortunai che<br />

le podemo ricordar e racontar. Noi gavemo subido una specie de mutilasion,<br />

e la nostra ferida se rimarginerà solo quando no saremo più in questo mondo,<br />

… e speremo el più tardi possibile.<br />

La nostalgia xe comune, sia che te staghi in Canada, in Australia, negli<br />

Stati Uniti o in Italia: no’ fa diferensa, dipendi dala sensibilità dele persone.<br />

Carissimi, so scriver anche in italian, ma gò pensà che in dialeto xe meio<br />

per rinfrescar la memoria… Un caro saludo a duti i isolani da<br />

Bruno Moscolin (Carpi)<br />

l’isolan con el buligo<br />

Via Manzioli... ieri... oggi<br />

Un giorno son tornà in via Manzioli,<br />

a riveder la vecia mia contrada:<br />

un nido per noi duti la xe stada,<br />

un nido abandonà coi primi svoli.<br />

In ‘sta via stava tanta gente,<br />

i ciciola, i talpa e i fugioni,<br />

i ruspi, i nadàl e i passoni,<br />

per dir soltanto quei che me vien in mente.<br />

In ‘sta contrada iera casa mia,<br />

la casa dei gendarmi i la ciamava,<br />

quando qua l’Austria comandava,<br />

e mai nessun pensava de ‘ndar via.<br />

Tacada a questa casa iera ‘na gran corte,<br />

de Madalena alora i la ciamava,<br />

dove la mularia per ore se zogava,<br />

tirando balonade sule porte.<br />

Se ‘sta corte gavessi la parola,<br />

chissà per quanto adesso la parlassi,<br />

ma ormai – pensavo – chi ora la ‘scoltassi,<br />

se anche ela xe restada sola.<br />

Ciapà alora de ‘sto sentimento,<br />

col cuor e cola mente ‘ndà son indrio:<br />

me go cussì rivisto ancora fio,<br />

co no’ gavevo in cuor ‘sto tormento.<br />

Dala finestra che dà sula contrada,<br />

go visto la me mama a far dispeti<br />

a un ciapo de putele e de muleti<br />

intenti a zogar là soto in strada.<br />

Gò visto me papà come in un lampo,<br />

intento a lavorar zò in cantina,<br />

a preparar la roba de matina<br />

prima de ‘ndar a sfachinar nel campo.<br />

Ma questo iera duto fantasia,<br />

la realtà purtropo xe diversa:<br />

co’ noi la sorte xe sta aversa,<br />

e contro volontà semo ‘ndai via.<br />

E mentre ‘sti pensieri i me vigniva soli,<br />

sortiva dala corte un picio biondo,<br />

con ansia lo fissavo fino in fondo…<br />

ma ahimè, no’ iera un fiol de via Manzioli.<br />

Emilio Felluga


22 15 Settembre 2009<br />

ISOLA NOSTRA<br />

La cena del decennale<br />

Sabato 15 gennaio 1938 convennero al Ristorante “Bonavia” di <strong>Isola</strong> dirigenti e impiegati del Conservificio Arrigoni per “La cena<br />

del decennale”. <strong>Non</strong> è chiaro quale ricorrenza si volesse festeggiare, ma un “poeta” di cui non conosciamo il nome ebbe l’estro<br />

di “immortalare” quella serata con questi versi naif, apprezzabili per il tono brioso ma soprattutto per i numerosi concittadini<br />

passati in rassegna. Copia del testo ci è stata inviata da Antonio Russignan: era stata stampata dalla Tipografia Cittadina di <strong>Isola</strong><br />

e consegnata a tutti i presenti a ricordo di quella serata.<br />

In questa cena di bontemponi<br />

Funzionari tutti dell’Arrigoni<br />

Che con cene e cenette<br />

Stiamo allegri delle belle orette.<br />

Oggi festeggiamo di alcuni dieci anni di gloria<br />

Noi tutti dobbiamo far baldoria<br />

Nominando a qualcuno le gesta<br />

In occasion di questa festa.<br />

Da Gigi a Umago fu conferita<br />

Di CONTE le nomina applaudita<br />

E le sue nomine sono assai belle<br />

Aggiungendo pur IMPERATOR delle girelle.<br />

A uno che le piace poco il vin<br />

Intrepido camerata Carlin<br />

Si conosce già abbastanza<br />

Come RE della danza.<br />

Egidio si deve confermare<br />

Una nomina popolare<br />

Ideata da due scellerati<br />

DUCA dei mandrini riparati.<br />

Stolfa Adriano grande eroe<br />

Sotto l’eternit da le prove<br />

Quale SENATORE non per ordinar piatti<br />

Ma per la vendita di oggetti avariati.<br />

Uno che di nomine non se ne vanta<br />

Aroldo perché donne ne vorrebbe quaranta<br />

Pagando il celibato non badando il quattrino<br />

Gli basta imitar Rodolfo Valentino.<br />

Aroldo e Adriano sono ammiratori<br />

Del Caffè molto frequentatori<br />

E osservano attentamente le danze<br />

Sfidando al biliardo anche le finanze.<br />

A Giovanni Felluga il primato<br />

Di anzianità in fabbrica ha conquistato<br />

Ricordo giocavo ancor la scinca<br />

Che lui era collega di Tita e Minca.<br />

Tirichter non battendo mai in ritirata<br />

Carriera l’ha accelerata<br />

Un plauso avuto con soddisfazione<br />

La commenda si merita per sterilizzazione.<br />

TENENTE Codellia Salvatore<br />

Per i ruoli paga conoscitore<br />

S’intende pur di olive guaste<br />

Controllando per fin le marche rimaste.<br />

E Carletto spesso assaggia il vin<br />

Come un ricco paronsin<br />

Guardando i dadi su qualche cofanetto<br />

Dandosi l’aria d’un nobil BARONETTO.


15 Settembre 2009 ISOLA NOSTRA<br />

23<br />

Ravalico parlando in un’ufficio<br />

Di creare un zuccherificio<br />

Ma il destino lo tradiva<br />

Perché il diabete gli spariva.<br />

In gabinetto qualcuno la dura<br />

Senza darsi nessuna premura<br />

Ansanti si bussa alla porta per metterlo i fuga<br />

E dentro non è che Italo Felluga.<br />

Marussi non manca la presenza<br />

E bravo ufficiale perché pensa<br />

La squadra in allenamento collegiale<br />

La guida come un generale.<br />

Uno per il mangiar ha il primato<br />

S.E. Pittoni nessuno l’ha superato<br />

Avendo molto larghe le budella<br />

Capace di ricevere anche un’ombrella.<br />

Semacchi Aldo e Malvino<br />

Sono ufficiali del magazzino<br />

E dal posto dell’imballaggi<br />

Li vedi come i Tre Remaggi.<br />

Vascotto Olivo comandante di uno stormo<br />

Rispettabile per la merce di ritorno<br />

Però ufficiale molto ubbidiente<br />

Chi lo desidera lo trova sempre “all’Oriente”.<br />

L’unico che non ci tien nessun fregio<br />

Reverendo camerata Sergio<br />

Contrario di frequentar la trattoria<br />

Perché prega sempre “Dio ti salvi o Maria”.<br />

Del cronometro abbiamo visto le prove<br />

Che da noi proprio non ci occorre<br />

Lavora intensamente il Sig. Bastiani<br />

Augurando che s’ingrassi come l’ing. Luciani.<br />

Libero domanda scusa di questa confidenza<br />

Sperando un giorno una simil sentenza<br />

Immagina che avete quella pazza voglia<br />

Di dirgli faral come il faro delle Vittoria.<br />

Una cosa che mi viene a mente<br />

Dal grande ufficiale Grandi qui presente<br />

Come rigido nei costi<br />

Farà conto di questi rosti.<br />

On. Degrassi, amorevolmente<br />

I mutilati lo vogliono sempre presidente<br />

Della cena non buttava proprio i baviggi<br />

Riservandosi per il giorno di San Luigi.<br />

Del capo contabile non si fa confronti<br />

Perché Ministro alla Corte dei Conti<br />

Peccato che rammento in questo momento<br />

Le trattenute del cento per cento.<br />

Con tutto ciò questa festa ha organizzato<br />

Meritandosi la nomina di DEPUTATO<br />

Innalzandolo in questa gaia compagnia<br />

Sperando che paghi il conto alla “Bonavia”.<br />

Ringraziamo il sig. Direttore per la presenza<br />

Del suo cuor si è tutti a conoscenza<br />

Per l’offerta di birra un altro ringraziamento<br />

Sperando ci porti a Grado con qualunque vento.<br />

<strong>Isola</strong>, 1934 – Un folto gruppo di maestranze dell’Arrigoni attende l’arrivo di S.E. Marescalchi in visita allo stabilimento. Arturo<br />

Marescalchi, senatore del Regno, in quegli anni ricopriva la carica di sottosegretario al Ministero dell’Agricoltura e Foreste. (foto<br />

di Amalia Bettoso)


24 15 Settembre 2009<br />

ISOLA NOSTRA<br />

Loreto, 8 settembre 1953,<br />

una delle ultime salite<br />

alla chiesetta prima dell’esodo.<br />

Nella foto, da<br />

sinistra, Bruna Pugliese,<br />

Greolandia Chicco, Ervina<br />

e Miranda. Da Greolandia,<br />

che ha inviato la<br />

foto, un saluto a tutti gli<br />

isolani.<br />

Nostalgia<br />

Nostalgia<br />

de <strong>Isola</strong> mia,<br />

nostalgia<br />

de casa mia.<br />

Nostalgia<br />

dela mularia.<br />

Là in contrada<br />

me rivedo giovane,<br />

canto una canzone,<br />

coro su e zò,<br />

papà me ciama:<br />

Gino, ven qua,<br />

e mama<br />

un baso me dà.<br />

Nostalgia<br />

de <strong>Isola</strong> mia,<br />

un ricordo<br />

che no andarà<br />

mai via.<br />

E come un bel sogno<br />

sempre con mi starà.<br />

Gino Dagri, biri<br />

… cari ricordi del nostro passato,<br />

che toccano il profondo del cuore.<br />

Sono ricordi che non moriranno mai,<br />

e rimarranno per sempre<br />

nel nostro cuore…<br />

<strong>Isola</strong> d’Istria, anno scolastico 1936-37 – Questa foto della prima classe elementare maschile è stata inviata da Antonietta Bergamasco<br />

Mugittu, che vuole così ricordare il fratello Umberto (seconda fila dall’alto, quarto da destra), da poco scomparso.


15 Settembre 2009 ISOLA NOSTRA<br />

25<br />

<strong>Isola</strong>, 1955 – Nella foto inviata da Silvana Derossi, i protagonisti della fiaba di Biancaneve e i Sette<br />

Nani, sicuramente una delle ultime recite rappresentate a <strong>Isola</strong> prima dell’esodo.<br />

<strong>Isola</strong>, 1935 – In questa vecchia foto, inviata da Luciano Degrassi dalla Germania, i maschietti della prima classe elementare nella<br />

vecchia scuola di via Besenghi.


26 15 Settembre 2009<br />

ISOLA NOSTRA<br />

NAUFRAGIO<br />

Con la “Pia”, piccola barca a vela, decidemmo di godere una<br />

gitarella nel golfo di <strong>Isola</strong>. La giornata era, in apparenza,<br />

bella e nulla faceva prevedere ciò che sarebbe accaduto più tardi.<br />

A bordo c’erano Sergio e Bruno Ricordi, Domenico Difino e chi<br />

scrive (allora tredicenne). <strong>Non</strong> era previsto il bagno, pertanto<br />

indossavamo una maglietta, calzoncini corti e zoccoli.<br />

All’improvviso si oscurò il cielo, un buio che incuteva<br />

paura. Il vento spingeva l’imbarcazione verso gli scogli, era in<br />

completa balia delle onde. Eravamo presi dal panico. Sergio,<br />

improvvisatosi capitano, gridò: “Abbandonate la barca!”. Ci<br />

gettammo in acqua con tutti i vestiti, mentre la “Pia” andava<br />

sfracellandosi quasi completamente.<br />

Mimino, sempre generoso, corse alla villa dei Ricordi ad<br />

avvisare e a chiedere aiuto. Nel frattempo gli altri, temendo per<br />

Sergio (distrofico muscolare), lo tenevano ben fermo su uno<br />

scoglio sul quale si infrangevano grosse e rumorose onde.<br />

Maria Bologna, arrivata alla baia di San Simòn, prese Sergio<br />

sulle proprie spalle per riportarlo a casa. Noi la seguivamo infreddoliti,<br />

con gli abiti inzuppati, con le lacrime e con il terrore<br />

negli occhi per quanto visto e vissuto, e ancora con tanta paura<br />

addosso.<br />

Mai dimenticata quelle scene quasi alla Conrad!<br />

UN LAUTARO AD ISOLA<br />

I sola, anni ’30. Camminavo in via della Stazione quando ad un<br />

tratto, con mia grande sorpresa e meraviglia, vidi procedere<br />

lentamente una enorme e lunga automobile americana. Bella,<br />

color giallo, forse una “Buick”.<br />

Mi dissi: ma di chi sarà, probabilmente dell’”americano”<br />

che abitava in “Strada nova”. Macché, seppi poi che era un<br />

violinista zingaro, di cognome Roj, dal viso scuro non bello ma<br />

interessante. Era giunto nella cittadina istriana con la moglie ed il<br />

figlio, provetto sassofonista. Il padre si esibiva di sera, all’aperto,<br />

davanti al Teatro Alieto.<br />

Le ragazze ed anche le signore erano ammaliate, quasi in<br />

estasi, affascinate dal virtuosismo e dalla cantabilità coinvolgente<br />

del lautaro, specie quando eseguiva il noto brano “Appassionatamente”<br />

di Dino Rulli.<br />

Poi il violinista rom sparì. Dissero che, forse per le leggi razziali<br />

in corso, era fuggito negli Stati Uniti. La meteora musicale<br />

romena lasciò un vuoto nelle ragazze e nelle signore “innamorate”<br />

e “rapite” dagli splendidi suoni tratti da un magico violino.<br />

Speravano di rivederlo un giorno e di risentire i brividi prodotti<br />

da quelle incantevoli melodie.<br />

Quel giorno, con rammarico forse anche dei fidanzati e dei<br />

mariti, non venne mai.<br />

Alessandro Mirt<br />

<strong>Isola</strong>, 1951 – Nella foto inviata da Marisa Parovel le bambine più piccole iscritte a catechismo insieme alle loro delegate.


15 Settembre 2009 ISOLA NOSTRA<br />

27<br />

<strong>Isola</strong>, dicembre 1953 – Il folto gruppo delle ragazze partecipanti al corso di taglio e cucito. In ordine sparso, tra le tante sono riconoscibili<br />

Lolita Delise (che ha inviato la foto), Renata Casson, Gianna Vascotto, Imperia Dudine, Anita Beltrame, Nivia Vascotto, Lucia<br />

e Silvia Ulcigrai, Elvira Carboni, Livia Pugliese, Dorina Ulcigrai Perrone, Silvia Millo (purtroppo scomparsa da poco), Mariucci<br />

Chelleri, Rosita Chelleri, Elvira Spangher, Bianca Degrassi, Dorina Ulcigrai, Nevia Chicco, Bruna Vascotto, Egidia Russignan,<br />

Bruna Parma.<br />

<strong>Isola</strong>, 1937 – Con la prof. Antonietta Albanese, le alunne della prima “avviamento”, che allora era l’alternativa al ginnasio. Nella<br />

prima fila in basso, da sinistra: Nerina ? – Anita Troian – Leda Pugliese – Norma Sorgo – Anita Marchesan – Jolanda Pozzetto – Lida<br />

Goina. Nella fila di centro: Olivetta ? – Maria Zennaro – Lucia Moscolin – Dorina ? – Giuseppina ? – Nerina ?. Nella fila in alto:<br />

Delia Perentin – Elda ? – Maria Lugnani – Nerina Parma – Olivetta ? – Lida Zaro – Lida Vascotto – Renata ?.


28 15 Settembre 2009<br />

ISOLA NOSTRA<br />

La sofferenza donata al Signore<br />

Suor Serafina ricorda la mamma Lucia, grande esempio di fede<br />

Madre Bertilla, mia<br />

consorella nella<br />

Congregazione delle<br />

suore Rosarie qui a Udine,<br />

aperta “<strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong>”, ha<br />

ammirato le belle foto pubblicate<br />

e capito quanto sono per<br />

noi interessanti gli articoli,<br />

che evidenziano l’amore degli<br />

isolani per la nostra terra. Mi<br />

ha anche suggerito di mandare<br />

alla redazione alcuni episodi<br />

della vita di mia mamma<br />

Lucia Civran ved. Degrassi.<br />

Ho accolto con gioia questo<br />

invito, perché sono felice di far<br />

conoscere ai miei compaesani<br />

l’amore che la mia mamma ha<br />

avuto per la cara e bella <strong>Isola</strong>,<br />

e anche perché possano seguire<br />

l’esempio di questa donna forte<br />

e ricca di fede.<br />

Voglio ricordare e descrivere<br />

una persona che non potrò<br />

mai dimenticare: la mia cara<br />

mamma Lucia Civran, e con<br />

Lei anche mio padre Giuseppe<br />

Degrassi, conosciuto a <strong>Isola</strong><br />

come Bepi frìtola.<br />

Dal mese di ottobre del<br />

1956 la mamma sta nella Casa<br />

del Padre, e da lassù ci guarda e<br />

ci sorride. Su questa terra ebbe<br />

una vita travagliata: ancora<br />

giovane rimase vedova con<br />

due bambine, io, Amelia, e mia<br />

sorella Anita. Due maschietti<br />

- come purtroppo molto spesso<br />

succedeva in quei tempi - erano<br />

già volati in cielo. Si trovò così<br />

nella più squallida miseria,<br />

senza denaro e con debiti da<br />

pagare, ma non si perse di<br />

coraggio. Subito si presentò al<br />

Conservificio Ampelea, sicura<br />

di trovare un’occupazione.<br />

Il direttore, capita la sua<br />

situazione, l’accolse benevolmente<br />

e le affidò il reparto<br />

ragazze. Queste giovani furono<br />

da lei amate e guidate con tanto<br />

amore, ed esse le dimostrarono<br />

sempre affetto e riconoscenza.<br />

La mamma dovette lasciare<br />

noi bambine con la nonna Flaminia,<br />

che, premurosa e piena<br />

di benevolenza, ci educò insegnandoci<br />

ad amare il Signore.<br />

Per continuare gli studi la mamma<br />

mi mandò poi a Udine dalla<br />

zia suor Serafina, sorella della<br />

nonna materna, che risiedeva<br />

I genitori di suor Serafina:<br />

Lucia Civran e Giuseppe Degrassi<br />

all’Istituto delle Suore Rosarie.<br />

Là prendevano gratuitamente<br />

le bambine orfane ed io fui<br />

accolta affettuosamente dalla<br />

Superiora Madre Crocifissa, e<br />

inserita tra gli studenti.<br />

Durante le vacanze estive<br />

ritornavo a <strong>Isola</strong>, a casa trovavo<br />

la mamma, la nonna e<br />

mia sorella Anita. Ero felice di<br />

rivedere la mia bella cittadina,<br />

godevo di tutte le novità. Quanti<br />

ricordi! Quando stavo a casa per<br />

le vacanze la mamma era così<br />

contenta che per stare con me in<br />

quel mese non andava nemmeno<br />

in fabbrica: voleva godermi<br />

l’intera giornata, e questo la<br />

confortava dal fatto di rimanere<br />

alla fine senza stipendio.<br />

Passarono gli anni tra stenti<br />

e fatiche, la mamma si dava<br />

da fare per non farci mancare<br />

il necessario. Lavorava fino a<br />

tarda sera. Era anche brava nel<br />

ricamo e nel cucito e, seduta<br />

a tavola, sistemava le nostre<br />

cose alla luce di una lampada<br />

a petrolio.<br />

Un doloroso avvenimento<br />

sconvolse molto la mamma e tutta<br />

la famiglia: la morte prematura<br />

della cara figlia Anita, all’età di<br />

17 anni. <strong>Non</strong> si può immaginare<br />

la sua sofferenza, unita alla mia:<br />

non potei neanche partecipare al<br />

funerale. Allora stavo a Roma, all’Istituto<br />

Maschile Sant’Alessio,<br />

dove insegnavo a quei ragazzini<br />

orfani.<br />

Giunta all’età della pensione,<br />

la mamma pensava finalmente<br />

di vivere in pace. Invece<br />

il Signore, che la voleva sua<br />

vittima, la colpì con una terribile<br />

malattia. Lo specialista che<br />

la visitò si espresse con questa<br />

sentenza: “Lei ha un brutto carcinoma,<br />

si prepari a morire tra<br />

atroci dolori entro otto mesi!”.<br />

Questa sentenza si avverò<br />

puntualmente. Immaginate con<br />

quale angoscia ritornò a casa,<br />

dove svenne. Quando si riprese<br />

si abbandonò serenamente alla<br />

volontà di Dio, affidandosi a<br />

Lui e chiedendogli l’aiuto nei<br />

momenti più difficili.<br />

Il medico spesso l’andava a<br />

trovare, rimanendo stupito dalla<br />

grande forza e coraggio con<br />

cui sapeva sopportare una così<br />

atroce malattia. Un giorno si<br />

espresse così: “In questa donna<br />

vedo i miracoli della sua fede!”.<br />

Con tale esempio acquistò maggior<br />

sensibilità religiosa.<br />

La nipote Maria, che l’assisteva,<br />

mi diceva: “La tua<br />

mamma è santa, accetta le<br />

cure dolorose, non si lamenta,<br />

è molto riconoscente di quello<br />

che le faccio”. <strong>Non</strong> prendeva<br />

calmanti, voleva morire con<br />

tutti i suoi sentimenti.<br />

Un altro grande dolore per<br />

la mamma fu quello di non<br />

avere la possibilità di vedermi:<br />

ero l’unica figlia rimasta ed<br />

erano passati nove anni senza<br />

poter andare a casa. <strong>Isola</strong> allora<br />

stava sotto il regime di Tito e<br />

per raggiungerla avrei dovuto<br />

vestirmi da secolare e cambiare<br />

i documenti. Dovetti così<br />

rinunciare, con grande dolore<br />

della mamma e mio. Ma disse:<br />

“Tutto per il Signore!”.<br />

Anita Degrassi, scomparsa<br />

prematuramente a 17 anni<br />

Fino all’ultimo fece serenamente<br />

la volontà di Dio. Era<br />

un venerdì, si sentiva morire,<br />

chiamò tutti in camera e disse:<br />

“Ho finito di patire, grazie di<br />

tutto quello che avete fatto<br />

per me, dell’affetto con cui mi<br />

avete accudita. Aspetto ancora<br />

la lettera di Amelia…!”.<br />

Io le scrivevo ogni settimana,<br />

la posta arrivava il venerdì.<br />

Alle undici il postino suonò<br />

il campanello e consegnò la<br />

mia lettera. Avevo messo nella<br />

busta un santino di Gesù. La<br />

nipote l’aprì, lesse quello che<br />

avevo scritto e consegnò il<br />

santino alla mamma. Ella baciò<br />

Gesù con gioia, poi diede a tutti<br />

il suo ultimo saluto e chiuse<br />

gli occhi.<br />

Io ero lontana (allora insegnavo<br />

a Torpignattara, vicino<br />

a Roma) e quella sera non<br />

ricevetti notizie della mamma.<br />

Andai a letto ma non riuscii a<br />

dormire. Quando finalmente<br />

mi addormentai feci un sogno<br />

meraviglioso. La mamma era<br />

venuta a trovarmi, era bella,<br />

splendente. L’abbracciai e le<br />

chiesi:<br />

- Sei guarita? Come stai?<br />

- Sto bene – mi rispose.<br />

- Vieni con me a vedere le<br />

basiliche di Roma!<br />

- No, le ho già viste tutte<br />

– e mi svegliai.<br />

Il suo splendore rimase<br />

impresso nella mia mente…<br />

mi par di vederla ancora… <strong>Non</strong><br />

l’ho più sognata.<br />

La mia mamma era una<br />

donna di fede, di preghiera e<br />

di grande sacrificio. Amava<br />

la famiglia, il lavoro, e ci ha<br />

lasciato un eroico esempio di<br />

abbandono alla volontà di Dio.<br />

Ora dal cielo protegge noi poveri<br />

esuli.<br />

Suor Serafina<br />

(Amelia Degrassi)


15 Settembre 2009 ISOLA NOSTRA<br />

29<br />

IN RICORDO DI MIO PADRE:<br />

SILVIO ULCIGRAI<br />

In questi giorni ricorre il centenario della nascita di<br />

Silvio Ulcigrai, istriano purosangue nato a <strong>Isola</strong> il 20<br />

settembre 1910 da Giusto e Maria Russignan, isolani doc<br />

pure loro.<br />

Alla fine della prima guerra mondiale, mio nonno,<br />

reduce dal servizio militare nella Marina Austriaca, aveva<br />

deciso di trasferirsi con la famiglia a Trieste. Qui il piccolo<br />

Silvio frequentò la scuola elementare “De Amicis” e poi il<br />

quadriennio inferiore dell’Istituto Tecnico “Leonardo da<br />

Vinci”. Era un allievo prediletto dei professori Noulian e<br />

Morteani.<br />

Esigenze economiche e familiari e la predisposizione<br />

all’attività marinaresca, ereditata dai suoi antenati, lo indussero<br />

a mettere radici nel Mercato Centrale del pesce. La<br />

conoscenza approfondita dei prodotti ittici e la sua abilità<br />

fecero di lui un personaggio assai noto e apprezzato dai<br />

migliori ristoranti e dalla clientela signorile di Trieste, e<br />

non soltanto, per oltre un quarantennio.<br />

Purtroppo una malattia vascolare, che oggi verrebbe<br />

risolta con un intervento chirurgico di routine, lo colpì<br />

quando era ancora nel pieno della sua attività, portandolo<br />

in breve tempo alla morte il 7 gennaio 1969.<br />

La figlia Marisa con il marito Loris Premuda e i nipoti<br />

Silvio e Noemi lo ricordano sempre con tanto affetto.<br />

Tre anni fa, l’8<br />

agosto del 2006,<br />

ci aveva lasciato<br />

BIANCA PAR-<br />

MA ved. GAN-<br />

D U S I O . C o n<br />

questa foto, che<br />

la ritrae in un<br />

momento sereno<br />

della sua vita, la<br />

vuole ricordare<br />

con immenso affetto<br />

e gratitudine<br />

la figlia Fulvia insieme<br />

agli amatissimi<br />

nipoti Christian<br />

e Jessica.<br />

Elisabetta Colomban Stener<br />

Trieste 8 giugno 1956 - Muggia 4 agosto 2009<br />

“Combettè eroicamente ma non ebbe fortuna”<br />

La ricorda Franco, la mamma Mirella Depase, il figlio Luca<br />

con la nipotina Francesca, il fratello Maurizio con Grazia e la<br />

figlia Elisa, Silvia con Paolo e i parenti tutti.<br />

Un grave lutto ha colpito il nostro Direttore<br />

Elisabetta Colomban, moglie di Franco Stener, aveva 53 anni<br />

E’ deceduta ai primi di agosto Elisabetta Colomban, figlia di<br />

Claudio e Mirella Depase. “Betty” – così la chiamavamo – era la<br />

moglie di Franco Stener, da anni direttore di <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong>. Lo<br />

scorso gennaio era stata colpita da una forte influenza (almeno così<br />

sembrava), in realtà erano i sintomi di una malattia che non perdona.<br />

Dopo diversi periodi di alternanza, come ha scritto il marito<br />

Franco, “ha combattuto eroicamente ma non ha avuto fortuna!”.<br />

Dotata di una grande forza d’animo e amorevolmente assistita da<br />

tutti i suoi cari, lascia un grande vuoto in chi l’ha conosciuta.<br />

Dopo aver lavorato in un negozio di giocattoli a Muggia, aveva<br />

intrapreso un’attività in proprio, avviando nel rione di Servola un<br />

piccolo negozio di abbigliamento. E’ stata la sposa devota di Franco,<br />

seguendolo in tutte le iniziative che egli intraprendeva. Franco,<br />

come è noto, è un appassionato di eventi sportivi di alto livello legati<br />

al canottaggio (Campionati del Mondo, Olimpiadi ed altro) ed ama<br />

raccogliere documenti provenienti da questi eventi. Betty lo seguiva,<br />

dimostrando lo stesso interesse e la stessa passione del suo Franco.<br />

<strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong> vuole essere vicina al suo Direttore con un forte<br />

abbraccio esprimendoGli le più sentite condoglianze.<br />

Emilio Felluga<br />

Da sinistra: Franco Stener, la moglie Elisabetta, Maria Pia Felluga e<br />

la pittrice ungherese Kataline Albrecht.<br />

Ciao, mia cara Betty,<br />

erano le 8.15 del 4 agosto quando Franco mi ha telefonato per dirmi:<br />

“Pia, Betty non è più con noi!”. In quell’istante mi è crollato il mondo; ho<br />

pianto tanto per la Tua perdita, per aver soprattutto perduto una cara amica,<br />

anzi una sorella, alla quale confidavo le mie pene. E Tu facevi altrettanto<br />

con me, consolandoci a vicenda e avendo entrambe gli stessi problemi.<br />

Ora non ci sei più. <strong>Non</strong> potrò più telefonarti, sentire la tua voce<br />

squillante, non faremo più le nostre belle risate… ma rimarrai sempre<br />

nel mio cuore.<br />

Sei stata una donna meravigliosa, sempre disponibile per tutti, sorridente<br />

ed allegra, innamorata della tua nipotina e di Franco, che Ti ha<br />

seguita sino alla fine.<br />

Ora sei Lassù in pace e senza sofferenze. Veglia su tutti i Tuoi cari e<br />

se è possibile anche su di me. Un bacio.<br />

la tua amica Pia


30 15 Settembre 2009<br />

ISOLA NOSTRA<br />

QUELLI CHE CI HANNO LASCIATO<br />

Il 21 maggio 2009<br />

ci ha lasciato il nostro caro<br />

Mario<br />

Chicco<br />

n. 28.7.1911<br />

Lo ricordano con tanto affetto<br />

la figlia Ucci e il nipote Diego<br />

con Francesca, Pietro e Domenico<br />

unitamente ai parenti<br />

tutti.<br />

Da Reggio Emilia un caro ricordo<br />

dello zio Mario dai nipoti<br />

Lanzi e Moscatelli.<br />

mons. Luigi<br />

Rainer<br />

n. 29.11.1913<br />

m. 3.8.2002<br />

A sette anni dal suo ritorno alla<br />

Casa del Padre, la Comunità<br />

degli isolani lo ricorda con<br />

gratitudine e stima.<br />

Jolanda Pozzetto<br />

n. 28.8.1926<br />

m. 23.10.1997<br />

Di Lei ci rimane sempre il<br />

rimpianto e si sente ancora<br />

la mancanza del suo aiuto,<br />

della sua laboriosità e del suo<br />

consiglio.<br />

RicordiamoLa con riconoscenza<br />

ed affetto partecipando<br />

numerosi alla Santa<br />

Messa di suffragio che sarà<br />

celebrata nella Chiesa della<br />

Beata Vergine del Rosario<br />

(piazza Vecchia)<br />

Venerdì 23 ottobre<br />

alle ore 17.30<br />

Il 13 giugno 2009<br />

ci ha lasciato la nostra cara mamma<br />

Maria<br />

Delise<br />

ved. Troiani<br />

n. 23.7.1912<br />

raggiungendo il marito<br />

Carlo<br />

Troiani<br />

n. 23.4.1909<br />

m. 2.9.1985<br />

Un affettuoso ricordo dai figli<br />

Nevio, Graziella e Lucia insieme<br />

ai generi, nipoti e parenti<br />

tutti.<br />

mons.<br />

Salvatore<br />

Degrassi<br />

n. 1.6.1910<br />

m. 19.10.1992<br />

La cognata Maria, i nipoti e<br />

pronipoti lo ricordano sempre<br />

con tanto affetto.<br />

mons.<br />

Bartolomeo<br />

Vascotto<br />

n. 22.1.1890<br />

m. 31.10.1963<br />

Con immutato affetto lo ricordano<br />

i familiari<br />

mons. Bruno<br />

Menegoni<br />

n. 22.10.1903<br />

m. 8.11.1988<br />

Nel ventunesimo anniversario<br />

della scomparsa i parenti e gli<br />

amici lo ricordano con affetto<br />

e rimpianto.<br />

Il 18 giugno 2009<br />

è mancato al nostro affetto<br />

Fabio<br />

Matussi<br />

n. 6.1.1932<br />

Figlio dell'isolana Giuseppina<br />

D'Agostini, noto medico dentista<br />

che durante la sua lunga<br />

attività professionale ha avuto<br />

quali pazienti numerosi nostri<br />

compaesani. Lo ricordano a<br />

tutti la moglie Miranda, le figlie<br />

Fabiana, Valentina e Paola con<br />

i loro cari assieme al fratello<br />

Giulio ed alla zia Anita con i<br />

figli Giorgio e Gianpaolo.<br />

Ti porteremo sempre con affetto<br />

nei nostri cuori.<br />

Gabriele<br />

Delise<br />

n. 15.7.1912<br />

m. 29.7.1994<br />

Nel quindicesimo anniversario<br />

della scomparsa i familiari<br />

ricordano con affetto il papà,<br />

il nonno, l'uomo che amò infinitamente<br />

la “sua’’ <strong>Isola</strong>.<br />

Mario Dandri<br />

n. 17.3.1916 m. 23.10.1999<br />

Lo ricordano sempre con affetto<br />

e rimpianto la moglie Anita<br />

e i figli Giorgio e Gianpaolo<br />

insieme alle loro famiglie e ai<br />

parenti tutti.<br />

Il Consiglio Direttivo di <strong>Isola</strong><br />

<strong>Nostra</strong>, interpretando il pensiero<br />

degli isolani tutti, si<br />

unisce ai familiari nel ricordo<br />

del caro Mario, indimenticato<br />

Presidente ma soprattutto<br />

grande amico.<br />

Tullia<br />

Toti<br />

Squeri<br />

È trascorso un anno dalla Tua<br />

scomparsa, ma ti ricordiamo<br />

sempre con affetto e rimpianto.<br />

Il marito Sergio e la figlia<br />

Francesca.<br />

<strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong> è vicina ai familiari<br />

nel ricordo affettuoso<br />

di Tullia, cara amica e nostra<br />

preziosa collaboratrice,<br />

Maria<br />

Irma<br />

Dudine<br />

ved. Toti<br />

m. 23.6.1987<br />

A tanti anni dalla sua scomparsa<br />

un caro ricordo dai familiari<br />

tutti.<br />

Mario<br />

Ugo<br />

n. 11.8.1925<br />

m. 9.12.1989<br />

A vent'anni dalla Tua scomparsa,<br />

un affettuoso ricordo<br />

dalla moglie Gemma e dai figli<br />

Dario e Tiziano unitamente ai<br />

familiari e parenti tutti.<br />

Ci scusiamo con la famiglia<br />

per l'errata pubblicazione della<br />

foto nel numero precedente.<br />

Il 29 maggio è stata riesumata<br />

la salma della nostra cara<br />

mamma<br />

Anita Degrassi<br />

Finalmente riposerà vicino al<br />

nostro caro papà<br />

Angelo Vascotto<br />

Con affetto<br />

I figli


15 Settembre 2009 ISOLA NOSTRA<br />

31<br />

Liliano<br />

Pertot<br />

n. 24.3.1921<br />

m. 15.9.2008<br />

Primo anniversario<br />

Lo ricordano caramente la<br />

moglie Silvana e il figlio Paolo<br />

con Solidea e Nicole insieme ai<br />

nipoti e parenti tutti.<br />

Massimiliano<br />

Vittori<br />

n. 10.6.1912<br />

m. 17.3.2008<br />

Guerrina<br />

Bettoso<br />

Vittori<br />

n. 1.8.1914<br />

m. 3.8.1981<br />

Il Vostro ricordo è sempre vivo<br />

nel nostro cuore.<br />

Con tanto affetto, le figlie Luciana<br />

e Nevia insieme ai nipoti,<br />

pronipoti e familiari tutti.<br />

Adalgerio<br />

Zanon<br />

n. 24.9.1916<br />

m. 22.9.1997<br />

A dodici anni dalla scomparsa<br />

lo ricordano con tanto affetto<br />

la moglie Bianca e i figli Gino<br />

e Loriana con le rispettive<br />

famiglie.<br />

Attilio<br />

Degrassi<br />

n. 17.10.1912<br />

m. 2.7.2007<br />

Nel secondo anniversario della<br />

sua scomparsa lo ricordano con<br />

tanto affetto la moglie Maria, i<br />

figli Ucci, Dino e Daniela, il<br />

genero Renato, le nuore, Nives<br />

e Marisa insieme ai nipoti e<br />

pronipoti.<br />

Vittorio<br />

Belli<br />

m. 16.10.1977<br />

Gina<br />

Belli<br />

m. 12.8.2000<br />

Un affettuoso ricordo dei miei<br />

cari genitori, con l'amore di<br />

sempre. La figlia Gianna con<br />

Sergio e l'adorato nipote Massimo.<br />

Guerrino<br />

Deste<br />

n. 19.1.1915<br />

m. 11.9.2002<br />

Nel settimo anniversario della<br />

scomparsa è ricordato con immutato<br />

affetto dai figli Corrado<br />

e Maria Carmen, nuora, genero<br />

e nipoti tutti.<br />

Giuseppe<br />

Tamplenizza<br />

n. 29.11.1912<br />

m. 19.9.1988<br />

Lidia<br />

Menis<br />

n, 19.2.1917<br />

m. 10.1.1995<br />

Un ricordo con immutato affetto<br />

dei miei cari genitori Lidia<br />

e Giuseppe dal dr. Giovanni<br />

Tamplenizza.<br />

<strong>Non</strong> venga meno il rimpianto<br />

sincero dei miei zii<br />

Marcello<br />

Fausto<br />

Ida<br />

Pietro<br />

e del cugino<br />

Roberto<br />

Anna<br />

Troian<br />

n. 29.9.1891<br />

m. 26.10.1969<br />

Giuseppe<br />

Troian<br />

n. 19.3.1889<br />

m. 23.1.1962<br />

Con infinito affetto sono sempre<br />

ricordati dai figli Anita,<br />

Mario, Nino, Gino e familiari<br />

tutti.<br />

Marco<br />

Degrassi<br />

n. 3.8.1905<br />

m. 5.1.1984<br />

Lidia<br />

Delise<br />

ved. Degrassi<br />

n. 17.12.1905<br />

m. 22.8.1995<br />

Bruno<br />

Degrassi<br />

n. 7.3.1941<br />

m. 30.6.1987<br />

Sono ricordati con tanto affetto<br />

dalla figlia e sorella Anita, dalle<br />

nipoti Fulvia, Marina e Elena e<br />

dall'amico Tullio.<br />

Bruno<br />

Delise<br />

n. 14.7.1910<br />

m. 18.12.1982<br />

Antonia<br />

Bembich<br />

Delise<br />

n. 13.1.1915<br />

m. 25.2.1998<br />

Sono sempre ricordati con affetto<br />

dai figli Nerio e Bruna,<br />

insieme ai nipoti e familiari<br />

tutti<br />

Lida<br />

Costanzo<br />

n. 4.10.1920<br />

m. 22.9.2004<br />

Giovanni<br />

Goina<br />

n. 15.12.1912<br />

m. 13.1.2001<br />

Nella ricorrenza della loro dipartita<br />

li ricorda con amore la<br />

figlia Elvia unita ai familiari.<br />

Andrea<br />

Pecar<br />

n. 10.8.1900<br />

m. 2.2.1973<br />

Antonia<br />

Cerovac<br />

ved. Pecar<br />

n. 30.7.1903<br />

m. 10.5.1991<br />

Con affettuoso rimpianto sono<br />

ricordati dai figli suor Andreina,<br />

Carlo, Giorgio, Mario e<br />

Lidia assieme ai familiari.<br />

Giuseppe<br />

Bossi<br />

n. 1.10.1903<br />

m. 19.9.2007<br />

Maria<br />

Bossi<br />

n. Cernaz<br />

n. 11.7.1906<br />

m. 9.6.1987<br />

I cari genitori sono ricordati<br />

con tanto affetto dal figlio Mario<br />

insieme alla nuora Livia,<br />

al nipote Roberto e ai parenti<br />

tutti.


32 15 Settembre 2009<br />

ISOLA NOSTRA<br />

Bortolo<br />

Degrassi<br />

(Nino viola)<br />

n. 14.3.1921<br />

m. 21.3.2006<br />

Nel terzo anniversario della<br />

sua dipartita la moglie Lida lo<br />

ricorda sempre con rimpianto<br />

e tristezza.<br />

Ettore<br />

Cocian<br />

n. 21.4.1899<br />

m. 15.8.1976<br />

Maria<br />

De Jurco<br />

in Cocian<br />

n. 7.9.1901<br />

m. 21.9.1968<br />

Li ricordano sempre con tanto<br />

affetto i figli Lida e Mario insieme<br />

alla nipote Mary con il<br />

marito e la pronipote Allison.<br />

Lucia<br />

Delise<br />

ved. Degrassi<br />

(viola)<br />

n. 9.4.1892<br />

m. 9.5.1973<br />

Antonio Degrassi<br />

n. 23.9.1887 m. 21.6.1949<br />

Sono sempre ricordati con<br />

affetto e rimpianto dai figli<br />

Luciano e Lidia insieme alle<br />

nuore e ai nipoti.<br />

Bruno<br />

Degrassi<br />

n. 22.9.1919<br />

m. 30.7.2004<br />

Lo ricordano con affetto il figlio<br />

Riccardo con la moglie Agata e<br />

il nipote Stefano, i fratelli, la<br />

sorella e i parenti tutti.<br />

Romeo<br />

Degrassi<br />

(viola)<br />

n. 2.2.1917<br />

m. 4.3.2003<br />

a Sydney<br />

A 6 anni dalla sua scomparsa<br />

con dolore e rimpianto lo ricordano<br />

sempre la moglie Mira, i<br />

figli Lucio e Romeo, le nuore e i<br />

nipoti, i fratelli e la sorella.<br />

Attilio<br />

Degrassi<br />

n. 17.1.1939<br />

m. 7.6.2008<br />

Nel primo anniversario della<br />

sua scomparsa è ricordato con<br />

affetto e rimpianto dalla moglie<br />

Viviana Vascotto e dalle figlie<br />

Laura e Cristina insieme ai<br />

familiari tutti.<br />

Isolina<br />

Bacci<br />

ved. Vascotto<br />

n. 3.5.1911<br />

m. 19.9.1994<br />

Sebastiano<br />

Vascotto<br />

n. 30.4.1907<br />

m. 22.2.1963<br />

I figli Livino e Viviana con i<br />

nipoti Laura e Cristina li ricordano<br />

sempre con affetto.<br />

Giovanna<br />

Bacci<br />

ved. Beltrame<br />

n. 20.3.1899<br />

m. 5.3.1967<br />

Francesco<br />

Beltrame<br />

n. 5.4.1893<br />

m. 6.12.1961<br />

Da Roma, la figlia Lucia con la<br />

nipote Francesca e i familiari<br />

ricorda sempre i cari genitori.<br />

Carmela<br />

Bacci<br />

ved. Ulcigrai<br />

n. 9.3.1913<br />

m. 9.7.1981<br />

Mario<br />

Ulcigrai<br />

n. 11.11.1909<br />

m. 3.11.1964<br />

Li ricordano con affetto i figli<br />

Mariucci e Gianni con il genero<br />

Claudio, i nipoti e parenti<br />

tutti.<br />

Anna<br />

Bacci<br />

ved. Felluga<br />

n. 22.7.1907<br />

m. 14.10.1993<br />

Eugenio<br />

Felluga<br />

n. 24.2.1907<br />

m. 28.10.1974<br />

Sono ricordati dalla figlia Bruna<br />

insieme al marito Fulvio<br />

Aprato e ai nipoti.<br />

Neverina<br />

Vascotto<br />

ved. Lanza<br />

n. 5.12.1918<br />

m. 15.3.1989<br />

Virgilio<br />

Lanza<br />

n. 7.1.1912<br />

m. 18.1.1979<br />

Sono ricordati con affetto dalle<br />

nipoti Bruna, Viviana, Laura e<br />

Cristina.<br />

Italo Pugliese ( dela rica)<br />

n. 1907 m. 1994<br />

a Terre Haute (USA)<br />

Fulvio<br />

Pugliese<br />

n. 1943<br />

m. 1977<br />

a Burlington<br />

(USA)<br />

Sono ricordati con tanto affetto<br />

e rimpianto dalla moglie<br />

e mamma Antonia e dalla figlia<br />

e sorella Marisa con il marito<br />

Jimmy e i nipoti tutti.<br />

Vittoria<br />

Pugliese<br />

ved. Degrassi<br />

n. 26.6.1897<br />

m. 5.12.1984<br />

La ricordano sempre la nuora<br />

Viviana e le nipoti Cristina e<br />

Laura.<br />

Bruna<br />

Vascotto<br />

ved. Degrassi<br />

(nadal)<br />

n. 3.5.1931<br />

m. 18.1.2005<br />

La ricordano la sorella Viviana<br />

e le nipoti Laura e Cristina con<br />

Fabio, Marco e Martina.<br />

Giuseppe<br />

(Mario)<br />

Degrassi<br />

n. 23.10.1923<br />

m. 29.10.1993<br />

Un caro ricordo da Viviana,<br />

Laura e Cristina insieme ai<br />

familiari<br />

Il marito Giuseppe Godnich<br />

insieme ai nipoti ricordano con<br />

affetto la cara<br />

Ervina Pugliese


15 Settembre 2009 ISOLA NOSTRA<br />

33<br />

Antonio<br />

Penso<br />

n. 12.10.1906<br />

m. 16.6.1986<br />

Aurelia<br />

Rusconi<br />

ved. Penso<br />

n. 1.1.1909<br />

m. 21.11.2005<br />

Sono affettuosamente ricordati<br />

dai figli Albino e Marino<br />

insieme alla nuora Silvana e al<br />

nipote Christian.<br />

Alma<br />

Rusconi<br />

n. 6.6.1921<br />

m. 6.6.1988<br />

Un caro ricordo dai nipoti<br />

Albino e Marino unitamente<br />

ai familiari tutti.<br />

Adelia<br />

Degrassi<br />

ved. Vascotto<br />

n. 10.7.1926<br />

m. 20.9.2005<br />

in Canada<br />

Nel triste anniversario della sua<br />

scomparsa è ricordata con tanto<br />

affetto dai figli, sorelle, generi,<br />

nuore e nipoti.<br />

Quinto anniversario<br />

Vilma<br />

Degrassi<br />

Fernetti<br />

n. 12.11.1941<br />

m. 11.9.2004<br />

Ave o Maria, Madre di Dio:<br />

tieni per sempre vicino a Te<br />

in Cielo e nei nostri cuori la<br />

dolcissima Vilma, diletta amata<br />

benedetta e beata Sposa e tenerissima<br />

Madre.<br />

Il marito Salvatore ed i figli<br />

Alberto e Alessandra.<br />

Si uniscono nel rimpianto il<br />

fratello Alessandro, le cognate<br />

Annunziata, Redenta, Nicolina,<br />

Nevia e Francesca, i parenti<br />

tutti e le Sue care amiche.<br />

Antonietta<br />

Vascotto<br />

ved. Poletti<br />

n. 13.6.1922<br />

m. 7.10.2001<br />

Giovanni<br />

Poletti<br />

n. 8.6.1910<br />

m. 29.2.1988<br />

Vi ricordiamo sempre con tanto<br />

affetto: Flavia, Ovidio, Francesca,<br />

Marco e Anita.<br />

Vittoria<br />

Vascotto<br />

n. Costanzo<br />

n. 10.1.1895<br />

m. 14.9.1981<br />

Carlo<br />

Vascotto<br />

n. 28.12.1891<br />

m. 16.10.1974<br />

Sono sempre ricordati con<br />

tanto affetto e rimpianto dalla<br />

figlia Anita, dalla nipote Flavia<br />

con Ovidio e dai pronipoti<br />

Francesca e Marco.<br />

Anna<br />

Penso<br />

ved. Beltrame<br />

n. 22.8.1903<br />

m. 6.10.1993<br />

Giovanni<br />

Beltrame<br />

n. 24.6.1898<br />

m. 25.9.1983<br />

Salvino Beltrame<br />

Livio Beltrame<br />

Ederino Beltrame<br />

Sono caramente ricordati dalla<br />

figlia e sorella Ucci unitamente<br />

ai nipoti e parenti tutti.<br />

Nella<br />

Degrassi<br />

Deste<br />

n. 1.8.1937<br />

m. 5.10.2006<br />

La ricordano con tanto affetto<br />

e rimpianto il marito Lucio e<br />

le figlie Antonella e Paola con<br />

i nipoti e i parenti tutti.<br />

Giliante<br />

Deste<br />

n. 23.3.1910<br />

m. 24.4.1996<br />

a Roma<br />

Antonietta<br />

Deste<br />

n. Vascotto<br />

n. 14.9.1911<br />

m. 15.5.1980<br />

a Roma<br />

Sono sempre ricordati dal<br />

figlio Lucio, dalle nipoti Antonella<br />

e Paola, dai pronipoti<br />

e dai parenti tutti.<br />

Caterina<br />

Parma<br />

ved. Degrassi<br />

n. 6.4.1907<br />

m. 3.3.1992<br />

Augusto<br />

Degrassi<br />

n. 26.1.1901<br />

m. 2.11.1955<br />

Gabriele<br />

Sinagra<br />

m. 8.6.1978<br />

Li ricordano sempre con affetto<br />

i familiari tutti.<br />

Come l’erba<br />

i nostri giorni<br />

passano:<br />

tu, Signore,<br />

sei per sempre.<br />

liturgia<br />

Edina<br />

Zaves<br />

n. 31.5.1930<br />

m. 8.2.2000<br />

Ederino<br />

Degrassi<br />

n. 11.2.1927<br />

m. 22.4.1997<br />

Sono sempre ricordati con<br />

tanto affetto dal figlio Giuliano<br />

e familiari, dai cognati Silvano<br />

e Lucio e dai parenti tutti.<br />

Palmira<br />

Degrassi<br />

ved.<br />

Chiaselotti<br />

n. 18.6.1913<br />

m. 3.9.1996<br />

Nel tredicesimo anniversario<br />

della scomparsa la ricordano<br />

sempre con affetto e rimpianto<br />

il figlio Lucio, i nipoti Rossella<br />

e Sergio, il pronipote Daniele e<br />

i parenti tutti.<br />

Pierina<br />

Bologna<br />

ved. Chicco<br />

n. 8.4.1923<br />

m. 25.7.2005<br />

Nel quarto anniversario la<br />

ricordano con tanto amore<br />

Gianni, i figli Gianna, Dario e<br />

Valdi, le nuore Gianna e Teresa<br />

e le nipoti Barbara e Jessica.<br />

Antonio<br />

Castro<br />

n. 21.9.1900<br />

m. 24.12.1964<br />

in Australia<br />

Antonia<br />

Castro<br />

n. Vascotto<br />

n. 6.8.1905<br />

m. 28.11.1991<br />

in Australia<br />

A tanti anni dalla loro scomparsa<br />

sono sempre ricordati<br />

con tanto affetto dai figli Livio<br />

e Anna Maria.


34 15 Settembre 2009<br />

ISOLA NOSTRA<br />

Anita<br />

Troian<br />

Giorgesi<br />

n. 12.3.1924<br />

m. 6.5.2007<br />

Enrico<br />

Giorgesi<br />

n. 15.5.1923<br />

m. 20.8.1977<br />

Li ricordano le figlie Mariuccia<br />

e Giuliana, i nipoti Matteo e<br />

Lorenzo e il fratello e cognato<br />

Libero.<br />

Bruna<br />

Benvenuto<br />

n. 27.12.1929<br />

m. 8.9.2008<br />

Ranieri<br />

Degrassi<br />

n. 22.1.1926<br />

m. 24.5.2006<br />

Nel primo anniversario della<br />

scomparsa della nostra cara<br />

mamma, un affettuoso ricordo<br />

dei nostri genitori dai figli<br />

Liviana e Sergio con Giorgio<br />

e Desy, la nipote Fabiana ed il<br />

fratello Edilio.<br />

Giovanni<br />

Benvenuto<br />

n. 27.8.1894<br />

m. 18.12.1978<br />

Lucia<br />

Musizza<br />

n. 22.6.1901<br />

m. 12.2.1985<br />

A tanti anni dalla loro scomparsa<br />

un caro ricordo dal figlio Edilio<br />

insieme ai nipoti Liviana<br />

e Sergio e ai familiari tutti.<br />

Anteo<br />

Bologna<br />

n. 2.12.1926<br />

m. 8.6.1985<br />

È ricordato con tanto affetto e<br />

rimpianto dalla moglie Etta e<br />

dalle figlie Loriana e Antonella<br />

insieme ai generi, nipoti e<br />

parenti tutti.<br />

Giovanni<br />

Chicco<br />

n. 28.8.1888<br />

m. 3.1.1987<br />

Maria<br />

Antonaz<br />

Chicco<br />

n. 19.8.1899<br />

m. 26.3.1975<br />

Sono ricordati con tanto affetto<br />

dalle figlie Etta e Libera<br />

insieme ai nipoti e ai familiari<br />

tutti.<br />

Italo<br />

Parma<br />

n.7.7.1924<br />

m. 26.7.2008<br />

Lo ricordano con affetto e rimpianto<br />

la moglie Tina e le figlie<br />

Valnea, Daniela e Giuliana<br />

unitamente alla sorella Ucci e<br />

ai nipoti tutti.<br />

Un pensiero alla memoria dei<br />

nostri genitori<br />

Lina Bacci (nori)<br />

n. 10.7.1914 m. 14.8.1982<br />

Giuseppe Vascotto (cadorin)<br />

n. 3.11.1913 m. 16.1.1998<br />

e dei nostri nonni<br />

Lisa Degrassi Bacci<br />

n. 14.5.1890 m. 6.11.1967<br />

Antonio Bacci<br />

n. 10.9.1887 m. 12.11.1952<br />

dai figli e nipoti Lucio e Sandro<br />

insieme ai familiari.<br />

Dagli Stati Uniti Francesco<br />

Degrassi (fio dela gradisana)<br />

insieme alla moglie, ai figli e ai<br />

quattro nipoti, con commosso<br />

rimpianto ricorda i genitori<br />

e i fratelli che non sono più<br />

tra noi.<br />

Mamma Papà<br />

Matteo<br />

Giannina<br />

Solidea<br />

Maria<br />

Remigio<br />

Nino<br />

Anna<br />

Delise<br />

n. Delise<br />

n. 26.7.1904<br />

m. 19.3.1974<br />

Giovanni<br />

Delise<br />

n. 5.5.1901<br />

m. 17.8.1978<br />

Un caro ricordo dai figli Edilio,<br />

Dorina e Attilio insieme ai<br />

familiari tutti.<br />

Nino<br />

Goina<br />

n. 25.7.1926<br />

m. 2.9.2008<br />

Nel primo anniversario della<br />

sua scomparsa, lo ricordano<br />

con tanto affetto la moglie Pina<br />

e i figli Paolo e Gianfranco con<br />

le nuore Loredana e Gabriella<br />

e gli adorati nipoti Monica, Fabrizio,<br />

Chiara e Sara.<br />

Giuseppina<br />

Russignan<br />

n. 30.3.1901<br />

m. 28.10.1982<br />

Olivo<br />

Russignan<br />

n. 14.2.1899<br />

m. 4.5.1973<br />

Irma<br />

Pertot<br />

Russignan<br />

n. 9.1.1901<br />

m. 25.12.1986<br />

Il figlio Bruno con Luciana e<br />

la moglie Elly con le rispettive<br />

famiglie li ricordano con tanto<br />

affetto e rimpianto.


15 Settembre 2009 ISOLA NOSTRA<br />

35<br />

Maria<br />

Chicco<br />

ved. Coronica<br />

n. 31.8.1914<br />

m. 23.10.2000<br />

Il suo ricordo è sempre vivo nei<br />

nostri cuori. La figlia Marisa,<br />

il genero Livio, gli adorati<br />

nipoti Fulvio, Mauro e Marco,<br />

le sorelle Etta e Libera insieme<br />

ai parenti tutti.<br />

Armando<br />

Zuliani<br />

(fraschi)<br />

n. 24.4.1914<br />

m. 22.6.1989<br />

Silvano<br />

Zuliani<br />

n. 5.8.1944<br />

m. 14.1.1995<br />

Sono affettuosamente ricordati<br />

dalla moglie e mamma Ernesta<br />

Eppeita insieme ai figli Carlo,<br />

Luciano, Piero e Annamaria,<br />

alle nuore, nipoti, pronipoti e<br />

familiari tutti.<br />

Mario<br />

Carlin<br />

n. 20.4.1916<br />

m. 17.12.1970<br />

Ti ricordano caramente la<br />

moglie Assunta e la cognata<br />

Adalgisa Vascotto.<br />

Nevio<br />

Bologna<br />

n. 9.12.1924<br />

m. 21.5.1999<br />

Nel decimo anniversario della<br />

sua scomparsa lo ricordano con<br />

tanto affetto e amore la moglie<br />

Neva con la figlia Marisa e il<br />

marito Franco, i nipotini Max<br />

e Francesca, il fratello Remigio<br />

e le cognate tutte.<br />

Mario<br />

Dellore<br />

n. 25.1.1909<br />

m. 14.8.1987<br />

Gilda<br />

Stocovaz<br />

n. 9.11.1913<br />

m. 14.8.1999<br />

Sono sempre ricordati con<br />

tanto affetto e rimpianto dalle<br />

figlie Sabina con Nino e Luciana<br />

con Bruno e dai nipoti<br />

Corrado, Cristina e Claudia con<br />

le rispettive famiglie.<br />

Augusto<br />

Vascotto<br />

n. 20.10.1915<br />

m. 3.10.2007<br />

a Sydney<br />

Nel secondo anniversario della<br />

sua scomparsa lo ricordano<br />

con tanto affetto e rimpianto<br />

la moglie Bianca e le figlie Ilva<br />

e Flavia unitamente a generi,<br />

nipoti, pronipoti e familiari<br />

tutti.<br />

Bruno<br />

Vascotto<br />

n. 24.9.1925<br />

m. 21.8.1994<br />

Nel quindicesimo anniversario<br />

della scomparsa, è ricordato<br />

caramente dalla moglie Leda,<br />

dai figli Giuseppe, Franca e<br />

Marina, dalla nuora Adriana,<br />

dal nipote Alessio e dai parenti<br />

tutti.<br />

Omera<br />

Vascotto<br />

ved. Bettoso<br />

n. 23.4.1929<br />

m. 10.8.2004<br />

Nel quinto anniversario della<br />

scomparsa La ricordano sempre<br />

con tanto affetto il figlio<br />

Bruno con Bruna e il nipote<br />

Alessandro, le sorelle Neva e<br />

Libera e i parenti tutti.<br />

Massimiliano<br />

Minin<br />

n. 11.12.1972<br />

m. 3.8.2007<br />

Nel secondo anniversario della<br />

scomparsa è ricordato con<br />

affetto dai genitori Walter<br />

e Bruna Degrassi, dalle zie<br />

Norina e Bianca, dai cugini e<br />

parenti tutti.<br />

Nel nono anniversario della<br />

morte di<br />

Remigio Burla<br />

e nell'undicesimo anniversario<br />

della morte di<br />

Antonio<br />

Degrassi<br />

n. 1.2.1903<br />

m. 20.1.1975<br />

Franco Pangher<br />

sono ricordati con affetto dalle<br />

rispettive mogli Norina e Bianca<br />

Degrassi, dai figli, nipoti e<br />

parenti tutti.<br />

Dalle figlie Norina, Bianca e<br />

Bruna un affettuoso ricordo<br />

anche per i cari genitori<br />

Giuseppina<br />

Goina<br />

n. 24.4.1908<br />

m. 29.10.1973<br />

Olga<br />

Serli<br />

ved.<br />

Marchesan<br />

n. 31.1.1913<br />

m. 24.1.2000<br />

Emerenziano Marchesan<br />

n. 29.9.1901 m. 2.2.1967<br />

Li ricordano con affetto e rimpianto<br />

le figlie Bruna, Nevia<br />

e Silvia, i generi, i nipoti, la<br />

sorella Rosa e i parenti tutti.<br />

Mario<br />

Delise<br />

n. 2.6.1925<br />

m. 21.4.2006<br />

Il tuo ricordo resta sempre con<br />

noi. Tua moglie Mafalda con<br />

il figlio Edi, la nuora Laura, il<br />

nipote Massimiliano e i parenti<br />

tutti.<br />

Bortolo<br />

Delise<br />

(fumi)<br />

n. 26.61894<br />

m. 15.9.1956<br />

Anna<br />

Vittori<br />

ved. Delise<br />

m. 23.10.1897<br />

m. 27.12.1981<br />

Jolanda<br />

Delise<br />

ved. Delise<br />

n. 2.5.1921<br />

m. 28.12.1990<br />

Remigio<br />

Delise<br />

n. 6.1.1920<br />

m. 15.10.1991<br />

Caterina<br />

(Rina)<br />

Delise<br />

Perentin<br />

n. 2.5.1921<br />

m. 19.6.1978<br />

Siete sempre ricordati con<br />

affetto dalla nuora e cognata<br />

Mafalda unitamente ai familiari<br />

tutti.<br />

Io muoio,<br />

ma il mio affetto per voi<br />

non morirà:<br />

Vi amerò dal cielo<br />

come vi ho amato<br />

sulla terra.<br />

S.Giovanni Berchmans


36 15 Giugno 2009<br />

ISOLA NOSTRA<br />

Un sentito grazie a...<br />

PRO ISOLA NOSTRA<br />

DALL’ITALIA<br />

• Sergio Brusadin (Noventa<br />

Vicentina) € 30<br />

• Emilio Gregari (Lissone/MI)<br />

€ 30<br />

• Maria Parma (Varese) 40<br />

ricordando il marito Ottavio, i<br />

genitori Giuseppe e Concetta e<br />

il fratello Italo<br />

• Mario Lanza (Bovisio/MI)<br />

€ 30<br />

• Lucia Felluga Bossi (Monfalcone)<br />

25 in ricordo dei genitori<br />

Luigi e Giorgina<br />

• I nipoti Lanzi e Moscatelli<br />

(Reggio Emilia) € 50 in ricordo<br />

dello zio Mario Chicco<br />

• Damiano e Germana Degrassi<br />

(Udine) 100 in ricordo<br />

dei genitori Germano e Alma<br />

Delise<br />

• Lucio Deste (Roma) 50<br />

ricordando la moglie Nella<br />

Degrassi e i genitori Giliante e<br />

Antonietta<br />

• Giuliano Degrassi (Ronchi/<br />

GO) 25 in ricordo dei genitori<br />

Edina ed Ederino e dei nonni<br />

• Albino Penso (Ronchi/GO)<br />

50 in ricordo dei genitori Antonio<br />

e Aurelia e della zia Alma<br />

• Greolandia Chicco (Udine)<br />

40 ricordando i genitori Sebastiano<br />

e Armida<br />

• I familiari (Monfalcone)<br />

50 in ricordo di Gabriele Delise<br />

nel 15° anniversario della<br />

scomparsa<br />

• Mariella e Maura Miglio<br />

(Correggio/RE) 40 in ricordo<br />

dei genitori Luigi e Romana<br />

Possega, del nonno Oreste Miglio<br />

e dello zio Ottavio Drioli<br />

• Mafalda Delise (Monfalcone)<br />

50 in memoria del marito<br />

Mario e di tutti i familiari<br />

defunti<br />

DA TRIESTE<br />

• Gino Dagri € 30 in occasione<br />

dei 94 anni della mamma Angela<br />

Giovannini<br />

• Renato Dudine € 40<br />

• Fabio Delise e Gianna Sulligoi<br />

50 in ricordo dei defunti<br />

delle famiglie Delise e Vascotto<br />

• Stefania Pellizzaro 20 in<br />

memoria dei cari defunti<br />

• Pino e Adriana Vascotto<br />

(Muggia) 50 in ricordo del papà<br />

e suocero Bruno Vascotto<br />

• Maria Chicco con i familiari<br />

€ 50 in ricordo del papà Mario<br />

Chicco<br />

• Marisa Ulcigrai in Premuda<br />

€ 50 in ricordo del papà Silvio<br />

Ulcigrai<br />

• Salvatore Fernetti con i figli<br />

Alberto e Alessandra 50 in<br />

ricordo dell’infinita dolcezza<br />

della cara moglie e mamma<br />

Maria Degrassi<br />

• Lida Degrassi 100 in ricordo<br />

del marito Nino (viola), dei<br />

genitori, suoceri e del caro<br />

nipote Franco<br />

• Viviana Vascotto 70 in ricordo<br />

del marito Attilio Degrassi e<br />

di tutti i cari defunti<br />

• Maria Ulcigrai Sirotich 25<br />

in memoria dei genitori Mario<br />

e Carmela<br />

• Silva e Gianfranco Chicco<br />

10 ricordando lo zio Bruno<br />

• Mario e Valdi Delise (fumi)<br />

100 in ricordo della cara moglie<br />

e mamma Nerina<br />

• Bruno Fragiacomo e Samuela<br />

Vascotto 50 ricordando<br />

i genitori Maria e Ilario Fragiacomo,<br />

Giuseppe e Giuseppina<br />

Vascotto, i fratelli e le sorelle<br />

• Antonio Russignan e Nella<br />

Degrassi 100 in ricordo di tutti<br />

i familiari defunti<br />

• I figli e i nipoti 70 in ricordo<br />

di Anita e Angelo Vascotto<br />

• Silvana Pertot 100 in ricordo<br />

del marito Liliano nel primo<br />

anniversario della scomparsa<br />

• Lida e Dorina Goina 50 in<br />

memoria della zia Maria Delise<br />

ved. Troiani<br />

• Graziella Goina Troiani 25<br />

in memoria della mamma Maria<br />

Delise ved. Troiani<br />

• Corinna Giovannini<br />

• Adilia Parma 50 ricordando<br />

il marito Guido Penati, il papà<br />

Adilio e i cari defunti delle<br />

famiglie Parma, Moratto e<br />

Chelleri<br />

• Gianni Scrigner 10 in ricordo<br />

della cara Pierina Bologna<br />

• La moglie Pina con i figli<br />

DALL’ESTERO<br />

• Pina Giani Konobely (Australia) $ 50 in ricordo di<br />

Nerea Benvenuto ved. Giani<br />

• Giorgio Penzo (Austria) € 25 in ricordo del papà<br />

Galliano<br />

• Bruno e Barbara Bordato (Australia) $ 50 in ricordo<br />

dei propri cari defunti<br />

• Livio Castro (Australia) $ 50 in ricordo dei genitori<br />

Antonia e Antonio<br />

• Annamaria D’Addario (Australia) $ 50 in ricordo<br />

dei genitori Antonio e Antonia Castro<br />

• Francesco Degrassi (USA) $ 100 in ricordo dei genitori<br />

e dei fratelli<br />

• Bianca Vascotto con le figlie Ilva e Flavia (Australia)<br />

$ 100 ricordando il marito e papà Augusto<br />

• Lucio Ulcigrai (Australia) € 50 in ricordo dei genitori<br />

Gemma e Olivo e del fratello Licerio<br />

• Lucio Degrassi (USA) $ 50<br />

• Edina Pugliese con i figli (USA) € 50 in ricordo del<br />

marito e papà Silvano e della piccola Maryann<br />

• Laura Blaivacq (Francia) € 50<br />

Paolo e Gianfranco, nuore e<br />

nipoti 50 in ricordo del loro<br />

caro Nino Goina<br />

• Alberto Vascotto € 50<br />

• Mario Bossi 50 in memoria<br />

dei genitori Giuseppe e Maria<br />

Cernaz<br />

• Livia Degrassi Pugliese 20<br />

in ricordo della sorella Adelia<br />

Degrassi Vascotto<br />

• Dino Chicco 30 in memoria<br />

dei genitori Giovanni e Romilda<br />

Degrassi<br />

• Fulvia Gandusio con i figli<br />

Christian e Jessica 100 in<br />

ricordo dei genitori e nonni<br />

Bianca Parma e Luciano Gandusio<br />

• Dott. Luciano Tamplenizza<br />

100 in ricordo dei genitori Giuseppe<br />

e Lidia Menis, degli zii<br />

Marcello, Fausto, Ida e Pietro<br />

e del cugino Roberto<br />

• Lucio e Sandro Vascotto 50<br />

in memoria dei defunti delle<br />

famiglie Bacci e Vascotto<br />

• Lucio Chiaselotti 30 in ricordo<br />

della mamma Palmira<br />

Degrassi<br />

PRO PULLINO<br />

• Livio Dandri € 30 in ricordo<br />

dei cugini Malvino e<br />

Dorina Stolfa<br />

• Paolo con Solidea e Nicole<br />

€ 100 in ricordo del papà<br />

Liliano Pertot nel primo anniversario<br />

della scomparsa<br />

• Livio Dandri € 20<br />

• Mariacarmen Deste 30 in<br />

ricordo del papà Guerrino<br />

• Famiglie Minin, Burla, Pangher<br />

e Degrassi 60 in ricordo<br />

di Massimiliano Minin, Franco<br />

Pangher, Remigio Burla e di<br />

tutti i cari defunti<br />

• Irma Benvenuti 20 in memoria<br />

dei genitori Marzano e<br />

Lucia<br />

• Neva Vascotto Bologna 50 in<br />

memoria di tutti i cari defunti<br />

• Luciana e Nevia Vittori 40 in<br />

ricordo dei genitori Massimiliano<br />

e Guerrina Bettoso<br />

• Bianca e Nevia Marchesan<br />

50 in ricordo dei genitori Emerenziano<br />

e Olga Serli<br />

• I figli e le sorelle 100 in ricordo<br />

di Gianna Drioli Ridulfo<br />

• Etta Bologna con le figlie<br />

20 ricordando il marito e papà<br />

Anteo e i genitori e nonni Giovanni<br />

e Maria<br />

• Ernesta Eppeira con i figli<br />

90 in ricordo del marito e papà<br />

Armando Zuliani e del figlio e<br />

fratello Silvano<br />

• Nerio Delise 100 in memoria<br />

dei genitori Bruno e Antonia<br />

Bembich<br />

• N/N € 50<br />

• Gianna Belli 50 in memoria<br />

dei genitori Gina e Vittorio<br />

• Maria Moscolin 25 in ricordo<br />

del marito Attilio Degrassi,<br />

del figlio Bruno e del cognato<br />

mons. Salvatore Degrassi


• Renato e Ucci Milloch 25 in<br />

memoria dei parenti defunti<br />

• I figli Liviana e Sergio Degrassi<br />

e il fratello Edilio Benvenuto<br />

50 in ricordo di Bruna<br />

Benvenuto e Ranieri Degrassi<br />

• Edina e Marisa Deste 50<br />

in ricordo dei genitori Mario<br />

e Maria, dello zio Bortolo,<br />

della zia Antonia e del cugino<br />

Ottavio<br />

• La figlia Marisa con i familiari<br />

30 in ricordo di Maria<br />

Chicco ved. Coronica<br />

• Giannina e Lidia Drioli 30<br />

ricordando con affetto il papà<br />

Emilio, la mamma Angela e<br />

il marito e cognato Giorgio<br />

Carboni<br />

• Elvia Vascotto Venier con<br />

i familiari 20 in memoria dei<br />

genitori Maria e Carlo<br />

DVD ANCORA DISPONIBILI<br />

Grazie alle continue richieste, sono ancora disponibili in<br />

sede i DVD su <strong>Isola</strong> realizzati da Walter Pohlen negli ultimi<br />

anni. Su richiesta possono anche essere spediti fuori Trieste<br />

e all’estero a mezzo posta.<br />

L’ISOLA CHIAMATA<br />

RICORDO<br />

<strong>Isola</strong> quando l’abbiamo<br />

lasciata: oltre 500 foto<br />

accompagnate da una suggestiva<br />

colonna sonora<br />

che raccontano le sue vie,<br />

piazze, chiese, feste, lavoro,<br />

divertimenti, sport…<br />

CARTOLINE DA ISOLA<br />

L’ultimo prezioso lavoro di Walter<br />

Pohlen: <strong>Isola</strong> d’Istria in 190<br />

cartoline d’epoca, dalla fine dell’Ottocento<br />

al 1945.<br />

• Ucci Beltrame 20 in memoria<br />

dei genitori Anna e Giovanni<br />

e dei fratelli Salvino, Livio e<br />

Ederino<br />

• N/N € 40<br />

• Bruno e Luciana Russignan<br />

50 in ricordo dei rispettivi<br />

genitori<br />

• I figli con le rispettive famiglie<br />

40 in ricordo dei genitori<br />

Giuseppe Troian e Anna Demarchi<br />

• Livio e Bruna Vittori 50<br />

ricordando i genitori Giovanni<br />

e Domenica, Sebastiano e<br />

Antonia e il cognato e fratello<br />

Lucio<br />

• La figlia Maria 50 in ricordo<br />

della mamma Anna Serli<br />

• N.P. € 20<br />

• Anita Dandri 50 in ricordo<br />

del marito Mario<br />

ISOLA- ESTATE 1952<br />

Vecchi filmati risalenti al<br />

1952 cortesemente inviati<br />

dagli Stati Uniti da Elodino<br />

Degrassi e Francesca Fragiacomo.<br />

Immagini suggestive<br />

di gente di contrada, processioni<br />

religiose, pescatori<br />

al lavoro e tuffi di ragazzi al<br />

bagno…<br />

• Assunta Carlin 50 in ricordo<br />

del marito Mario<br />

• Miranda, Giulio e Anita 150<br />

in ricordo del marito, fratello e<br />

nipote Fabio Matussi<br />

• Libero Giorgesi 20 ricordando<br />

il fratello Enrico e la cognata<br />

Anita Troian<br />

• Bianca Vascotto 30 ricordando<br />

il marito Adalgerio Zanon<br />

• Laura Degrassi € 20 e che gli<br />

angeli custodi ci proteggano<br />

• Franco Viezzoli (Muggia)<br />

€ 50<br />

• Anita Vascotto Ramani<br />

100 in ricordo del marito Pino<br />

ASSOCIAZIONE ISOLA NOSTRA<br />

VIA XXX OTTOBRE, 4 – 34122 TRIESTE<br />

TELEFONO 040-638236<br />

Naz.<br />

IT<br />

Check<br />

86<br />

Conto Corrente Postale n. 11256344<br />

Coordinate bancarie (IBAN):<br />

Cin<br />

X<br />

Cod. ABI<br />

07601<br />

CAB<br />

02200<br />

Codice BIC SWIFT: BPPIITRRXXX<br />

ORARIO UFFICIO:<br />

martedì-giovedì ore 10 - 12<br />

venerdi 16 - 18<br />

Ramani nel primo anniversario<br />

della scomparsa (8 luglio)<br />

• Anita Vascotto Ramani 100<br />

in memoria dei genitori Giovanni<br />

e Giovanna, del fratello<br />

Iginio e dei parenti tutti<br />

• Ucci e Renata 100 ricordando<br />

il papà Renato e la mamma<br />

Pina<br />

• Elvia Goina 50 in memoria<br />

dei genitori Giovanni e Lida<br />

• Anita, Lino e Nicoletta Brigadini<br />

50 in ricordo dei figlio<br />

e fratello Fabio nel 25° anniversario<br />

della scomparsa (6<br />

settembre)<br />

ISOLA NOSTRA NEL SUO<br />

45° ANNO DI VITA:<br />

2272 ABBONATI<br />

Questo numero di <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong> - il 378° della serie da quel<br />

lontano novembre 1965 quando don Attilio Delise riunì<br />

idealmente gli isolani dopo l’Esodo - ha raggiunto 1887<br />

famiglie in Italia e 247 famiglie all’estero. <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong> arriva<br />

in Australia, Austria, Brasile, Canada, Costarica, Croazia,<br />

Finlandia, Francia, Germania, Slovenia, Spagna, Stati Uniti,<br />

Sud Africa, Svezia, Svizzera e Venezuela. Viene inoltre inviato<br />

a 38 tra associazioni, biblioteche e riviste consorelle,<br />

per un numero complessivo di 2272 copie.<br />

E’ un dato per noi estremamente importante: nonostante<br />

le inesorabili leggi del tempo il numero dei lettori risulta<br />

stazionario, anzi in lieve aumento (dieci anni fa gli abbonati<br />

erano 2121). E’ un segnale che le nuove generazioni,<br />

nate lontano da <strong>Isola</strong>, vogliono mantenere un seppur tenue<br />

legame con la loro terra di origine, la sua storia, le sue tradizioni<br />

e la sua cultura.<br />

Un sincero grazie quindi ai nostri affezionati lettori. Il loro<br />

apprezzamento e il loro generoso sostegno sono di sprone,<br />

pur tra notevoli difficoltà anche economiche, nel continuare<br />

la pubblicazione di <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong>, con un sostanziale<br />

pareggio nelle spese di stampa, spedizione, affitto della sede<br />

e organizzazione delle nostre manifestazioni.<br />

Ancora grazie!<br />

N° Conto<br />

000011256344<br />

E-mail: trieste@isolanostra.it


Campo profughi di Opicina - Cinema Villa Carsia

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