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LO SCARPONE 04 - Club Alpino Italiano

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nei punti dove personalmente preferirei<br />

tenermi alla larga. Il clima che si è creato<br />

però mi sembra inaccettabile”.<br />

“Importante”, ha continuato Cesa Bianchi,<br />

milanese colto e pragmatico, “è puntare su<br />

alcune semplicissime regole di base che<br />

purtroppo, in molti casi, non vengono<br />

rispettate. Le distanze da mantenere, per<br />

esempio. Quante volte si vedono scialpinisti<br />

impegnati in un’ascensione tutti con le<br />

punte degli sci nelle code di chi li precede!<br />

Il rispetto del giusto intervallo tra un’escursionista<br />

e l’altro è fondamentale, così come<br />

importantissimo è assumere informazioni di<br />

prima mano sull’escursione che si vuole<br />

affrontare. Io stesso, prima di partire, chiamo<br />

sempre sul posto un collega. Perché<br />

solo chi frequenta quotidianamente una<br />

zona ha il polso della situazione”.<br />

Se poi anche la prevenzione si scontra con<br />

l’imponderabile, non rimane che giocare la<br />

carta dell’autosoccorso e dell’Artva.<br />

“L’utilizzo di questo strumento, assieme a<br />

pala e sonda, è preziosissimo a patto di<br />

saperlo utilizzare. E per imparare come si<br />

fa, niente di meglio che iscriversi in una<br />

delle 130 scuole del <strong>Club</strong> <strong>Alpino</strong> <strong>Italiano</strong> frequentate<br />

ogni anno da ottomila allievi”, ha<br />

spiegato Maurizio Dalla Libera, presidente<br />

della Commissione nazionale scuole di alpinismo,<br />

sci alpinismo e arrampicata libera.<br />

Inasprire le pene per<br />

chi provoca valanghe?<br />

Secondo il responsabile<br />

del Soccorso alpino<br />

in Lombardia Danilo<br />

Barbisotti questi ipotetici<br />

deterrenti non gioverebbero<br />

certo ai soccorritori:<br />

perché sulla<br />

scena dell’incidente<br />

può capitare che chi si<br />

sente in qualche modo responsabile si dilegui<br />

per precauzione negando il proprio prezioso<br />

contributo.<br />

Nel florilegio degli interventi al Palamonti<br />

(e dei numerosi interventi del pubblico)<br />

sono affiorati anche fondati motivi di ottimismo.<br />

In primo piano nel promuovere una<br />

cultura della conoscenza sono ovviamente<br />

le Scuole del CAI e le guide alpine. Ma incessante<br />

è anche l’opera di prevenzione del CAI<br />

attraverso il progetto “Sicuri in montagna”<br />

di cui ha riferito con giustificato compiacimento<br />

lo stesso Barbisotti.<br />

Investire nell’educazione, unire le forze<br />

per informare ed educare: questo il messaggio<br />

lanciato al Palamonti da Sterpini, presidente<br />

del Servizio valanghe italiano.<br />

Propositi che trovano riscontro anche in un<br />

progetto interministeriale per promuovere<br />

il “prodotto sicurezza”, di cui ha riferito a<br />

Bergamo Andrea Salmeri, direttore del<br />

Centro addestramento di Moena della<br />

Polizia di Stato che in questo progetto è<br />

impegnata. Anche Paolo Valoti, presidente<br />

del CAI di Bergamo e istruttore nazionale di<br />

sci alpinismo, ha portato la sua testimonianza.<br />

“La maggior parte degli incidenti”,<br />

ha osservato, “si verifica dopo nevicate più<br />

o meno abbondanti, quando magari le temperature<br />

si alzano, e il vento contribuisce a<br />

costruire valanghe, spostando volumi di<br />

neve da un versante all’altro. Se c’è neve fresca<br />

la tentazione di essere i primi ad aprire<br />

piste e percorsi è forte, ma bisogna resistere<br />

perché il pericolo è reale. Se di una legge<br />

c’è bisogno riguarda la formazione dei giovani:<br />

perché non introdurre, nei programmi<br />

delle scuole dell’obbligo, gli insegnamenti di<br />

base indispensabili alla frequentazione dell’ambiente<br />

alpino?” (R.S.) ■<br />

Il comunicato del CAI sulle emergenze<br />

“Gli appassionati della montagna non sono degli irresponsabili”<br />

“La montagna è uno spazio di libertà e non di coercizione,<br />

come tale comporta un elevato senso di responsabilità e<br />

abbisogna di conoscenza e competenza”, ha dichiarato in un<br />

comunicato diffuso l’8 febbraio dall’Ufficio<br />

stampa del CAI il presidente generale Annibale<br />

Salsa in merito alla presentazione di un<br />

emendamento al Decreto legge sulle emergenze<br />

in discussione al Senato. “Tutto ciò non può<br />

portare a una regolamentazione totale della<br />

frequentazione perché questo comporterebbe<br />

uccidere la libertà di accesso che è uno dei<br />

capisaldi dell'alpinismo e della frequentazione<br />

della montagna. L'irresponsabilità di alcuni non<br />

può essere pagata da tutti gli altri”.<br />

“La sicurezza in montagna”, prosegue Salsa,<br />

“non aumenta con le sanzioni o con il carcere<br />

per chi provoca valanghe, ma solo attraverso il<br />

lavoro di formazione, prevenzione, informazione<br />

svolto con l'ausilio del CAI, delle guide alpine,<br />

del Soccorso alpino e speleologico e dei<br />

professionisti e degli abitanti della montagna.<br />

Ciò non significa essere aprioristicamente<br />

contrari a norme per il miglioramento della<br />

Annibale Salsa: “Siamo contrari<br />

a limitazioni, sanzioni eccessive,<br />

militarizzazioni”.<br />

sicurezza in montagna, ma per la loro stesura non si può<br />

prescindere dal coinvolgimento del CAI, del Soccorso alpino e<br />

speleologico, delle guide alpine e di quanti vivono e operano in<br />

montagna”.<br />

Il presidente generale ha inoltre sottolineato che<br />

"il CAI e il mondo della montagna non possono<br />

accettare una norma che, forse dettata<br />

dall’emozione, costringe a casa alpinisti, sciatori<br />

ed escursionisti, e che porta una militarizzazione<br />

delle Terre Alte. Anche l'anno scorso, sempre<br />

sull'onda dell'emotività dovuta anche in quel<br />

caso a vittime di valanghe, qualcuno aveva<br />

proposto l'istituzione di un fantomatico patentino<br />

cha abilitava ad andare in montagna<br />

individuando il CAI come ente preposto a<br />

rilasciarlo, e prefigurando l'impiego delle forze<br />

dell'ordine per controllare gli accessi”.<br />

“Anche allora”, ha concluso Salsa, “abbiamo<br />

espresso la nostra contrarietà a qualsiasi<br />

patentino - che non rientra in alcun modo nella<br />

filosofia e nella missione del <strong>Club</strong> <strong>Alpino</strong> <strong>Italiano</strong><br />

- e a ogni tentativo di limitazione, sanzione eccessiva,<br />

militarizzazione della montagna”. ■<br />

<strong>LO</strong> <strong>SCARPONE</strong>, APRILE 2010 - 9

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