Ordine aprile 2000 - Ordine dei Giornalisti
Ordine aprile 2000 - Ordine dei Giornalisti
Ordine aprile 2000 - Ordine dei Giornalisti
Create successful ePaper yourself
Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.
<strong>Ordine</strong><br />
<strong>dei</strong><br />
<strong>Giornalisti</strong><br />
della<br />
Lombardia<br />
2Assemblea<br />
000<br />
Le relazioni<br />
di Abruzzo, Ambrosi,<br />
Bettetini, D’Asnasch,<br />
Felappi, Gonzales<br />
e Moroni<br />
ORDINE 4 <strong>2000</strong><br />
Associazione “Walter Tobagi” per la Formazione al Giornalismo<br />
Istituto “Carlo De Martino” per la Formazione al Giornalismo<br />
Anno XXXI<br />
n. 4, <strong>aprile</strong> <strong>2000</strong><br />
Direzione e redazione<br />
Via Appiani, 2-20121 Milano<br />
Telefono: 02 63 61 171<br />
Telefax: 02 65 54 307<br />
http://www.odg.mi.it<br />
e-mail:odg@galactica.it<br />
Spedizione in a.p. (45%)<br />
Comma 20 (lettera b)<br />
dell’art. 2 della legge n. 662/96<br />
Filiale di Milano<br />
“Abbiamo stima di noi stessi<br />
e del nostro ruolo nel Paese”<br />
Milano, 23 marzo. La sfarzosa sala napoleonica del Circolo della Stampa di Milano ha accolto<br />
l’assemblea annuale dell’<strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong> giornalisti della Lombardia. Dopo il tradizionale saluto<br />
del presidente Franco Abruzzo, la parola è passata al consigliere tesoriere Sergio D’Asnasch<br />
e al presidente del Collegio <strong>dei</strong> Revisori <strong>dei</strong> Conti, Rino Felappi, che hanno presentato i bilanci<br />
consuntivo e preventivo dell’<strong>Ordine</strong>, approvati all’unanimità. Ma il momento più toccante<br />
dell’incontro è stata la premiazione di 29 giornalisti per i 50 anni di iscrizione all’<strong>Ordine</strong> della<br />
Lombardia. Accolti dagli applausi <strong>dei</strong> presenti, i 10 professionisti e i 19 pubblicisti hanno ricevuto<br />
le medaglie d’oro. Fra i pubblicisti spiccavano i nomi di Sergio Romano, ex ambasciatore<br />
e firma prestigiosa del “Corriere della Sera”, e di Aldo Aniasi, ex sindaco di Milano.<br />
È seguita la consegna del tanto sognato<br />
tesserino azzurro di praticante giornalista ai<br />
quaranta allievi dell’Ifg “Carlo De Martino” e<br />
agli otto lombardi <strong>dei</strong> venti iscritti alla Scuola<br />
di Giornalismo della Università Cattolica di<br />
Milano. Un simbolico passaggio di testimone<br />
fra le più “antiche” firme del giornalismo<br />
lombardo e le matricole della professione.<br />
Durante l’assemblea sono stati assegnati<br />
anche sette premi alle migliori tesi di laurea<br />
sul giornalismo. “Interessanti analisi che<br />
potrebbero divenire libri”, ha affermato il<br />
presidente Franco Abruzzo. “Una buona<br />
occasione per far conoscere il seducente<br />
mondo giornalistico, che spesso, però, suscita<br />
diffidenza”. Alla consegna <strong>dei</strong> premi di<br />
laurea hanno fatto seguito gli interventi di<br />
di Ketty Areddia e Laura Bosisio<br />
Letizia Gonzales, consigliere responsabile<br />
dell’Ufficio Pubbliche relazioni dell’<strong>Ordine</strong>,<br />
Bruno Ambrosi, presidente dell’Afg “Walter<br />
Tobagi” e del professor Gianfranco Bettetini,<br />
direttore della Scuola di specializzazione in<br />
comunicazione dell’Università Cattolica. Letizia<br />
Gonzales ha tracciato un quadro dell’attività<br />
svolta dall’Urp dell’OgL, al quale negli<br />
ultimi due anni si sono rivolti oltre un migliaio<br />
di giornalisti, in maggioranza pubblicisti freelance.<br />
Alcuni dati (redatti a cura del consigliere<br />
segretario Gabriele Moroni): al 13<br />
marzo <strong>2000</strong> risultano iscritti all’OgL 5.445<br />
professionisti, ossia 109 in più rispetto allo<br />
scorso anno; mentre i pubblicisti sono 9.157.<br />
Insieme ai giornalisti dell’elenco speciale, in<br />
totale l’OgL raccoglie 18.594 iscritti. Cresce<br />
“Oro” a 29 colleghi<br />
per 50 anni di Albo<br />
Sono 29 i colleghi (10 professionisti e 19 pubblicisti) che quest’anno compiono i 50 anni di<br />
iscrizione agli elenchi dell’Albo. Hanno ricevuto la medaglia d’oro dell’<strong>Ordine</strong> della Lombardia<br />
in occasione dell’assemblea annuale degli iscritti che si è tenuta il 23 marzo al Circolo della<br />
Stampa. Ed ecco i loro nomi.<br />
il popolo <strong>dei</strong> free lance, per i quali la collaborazione<br />
con una o più testate è l’unica fonte<br />
di reddito, in un mercato “destabilizzato” e<br />
molto spesso privo di regole. Non ci sono<br />
sicurezze per queste centinaia di collaboratori,<br />
quasi tutti alle prese con problemi di<br />
ordine economico e contrattuale: giovani<br />
pieni di iniziativa e di speranze, ha ricordato<br />
la Gonzales, ma quasi sempre sottopagati<br />
(senza contare che, in media, un pezzo viene<br />
retribuito dopo tre-sei mesi dalla pubblicazione),<br />
impreparati su diritti e doveri professionali<br />
e sfruttati come “tappabuchi” in<br />
redazioni spesso inesistenti. Per loro è nato<br />
un servizio legale gratuito per la tutela <strong>dei</strong><br />
crediti, che ad oggi è servito a recuperare<br />
circa 27 milioni. Ma spetta a tutti gli Enti che<br />
salvaguardano la nostra professione, ha<br />
ricordato Letizia Gonzales, progettare un<br />
futuro diverso da oggi per affermare la<br />
dignità del ruolo di giornalista.<br />
A Bruno Ambrosi il compito di descrivere le<br />
nuove attività che hanno preso il via all’Istituto<br />
Carlo De Martino: il corso annuale di<br />
Comunicazione pubblica e Uffici Urp, iniziato<br />
a fine ottobre e un nuovo corso multimediale<br />
per giornalisti disoccupati o inoccupati.<br />
Novità anche per il XII Biennio: tutta la rete<br />
informatica è stata rinnovata, e dallo scorso<br />
mese il quotidiano “Ifg online” è entrato a tutti<br />
gli effetti tra le testate laboratorio: la capacità<br />
di navigare in rete, ha sottolineato il presidente<br />
dell’Afg, è diventata l’abbecedario del<br />
giornalista che opera nell’epoca della comunicazione<br />
globale, “benefico cataclisma”<br />
scatenatosi quasi all’improvviso e che ha<br />
sconvolto l’economia, il costume, i sistemi di<br />
produzione e gli stili di vita. Infine, l’intervento<br />
di Bettetini ha descritto la struttura della<br />
Scuola di specializzazione della Cattolica: un<br />
corso biennale, a numero chiuso e riservato<br />
a laureati. Una scuola “sorella” dell’Ifg, già<br />
orientato sul modello della specializzazione<br />
universitaria.<br />
“I nuovi giornalisti professionisti si formeranno<br />
tutti nelle Università”, ha annunciato il<br />
presidente Abruzzo, facendo riferimento alla<br />
nuova normativa, il Dlgs n. 300 del 1999, per<br />
la quale l’<strong>Ordine</strong> della Lombardia si è molto<br />
battuto in questi anni.<br />
Presto anche Milano dovrebbe avere tre<br />
corsi universitari di giornalismo, alla Statale,<br />
alla Cattolica e allo Iulm. “Vi potranno accedere<br />
i laureati in Giurisprudenza, Lettere e<br />
Scienze politiche”, scrive Abruzzo nella sua<br />
relazione. “Al termine del corso i giovani<br />
otterranno il titolo di dottore in giornalismo e<br />
il diritto di sostenere l’esame per diventare<br />
professionisti”. Ottimismo e orgoglio, dunque,<br />
per il futuro e il ruolo della professione.<br />
PROFESSIONISTI - Pierantonio BERTÈ, Silvio BERTOLDI, Gianfranco COBOR, Giuseppe<br />
DICORATO, Flavio DOLCETTI, Paolo PESCETTI, Franco RHO, Adolfo SCALPELLI, Egidio<br />
STERPA, Sandro ZAMBETTI.<br />
PUBBLICISTI - Aldo ANIASI, Bruno ARCANGIOLI, Gaetano ARENA, Guido BALLO, Egidio<br />
BONFANTE, Aldo DE LUCA, Carlo Demetrio FAROLDI, Maria Teresa GALLO VANGELI-<br />
STA, Giorgio GALLUZZO, Domenico LECCISI, Antonio Aldo LO RE, Guido LOPEZ NUNES,<br />
Edoardo MANGIAROTTI, Massimo MARTINI, Mario MIRABELLA ROBERTI, Angelo<br />
PENNELLA, Carlo PINA, Giancarlo POZZI, Sergio ROMANO.<br />
(Servizi alle pagine 10-12)<br />
1
2Assemblea<br />
000<br />
1<br />
Vincenzo Zeno-Zencovich dipinge (“Il Sole 24 Ore” del 31<br />
dicembre 1999) un quadro pessimistico della professione<br />
giornalistica, che rappresenta, però, una realtà onirica<br />
dell’antico difensore del “Comitato promotore del referendum<br />
sulla professione giornalistica”. In breve, dice Zeno-Zencovich,<br />
l’espansione <strong>dei</strong> mezzi tradizionali di informazione (i<br />
quotidiani) e le nuove tecnologie (Internet) stanno progressivamente<br />
sgretolando “lo schema tradizionale di inquadramento<br />
professionale” e rendendo superflua la “sussistenza”<br />
dell’<strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong> <strong>Giornalisti</strong>.<br />
I fatti smentiscono Zeno-Zencovich: i mezzi tradizionali di<br />
informazione (i quotidiani) non sono affatto in espansione<br />
(avendo perso 900mila copie negli ultimi 10 anni), mentre i<br />
giornali telematici si stanno rivelando un serbatoio di opportunità<br />
di lavoro per i giornalisti: si pensi alle redazioni costituite<br />
ad hoc per le versioni on-line <strong>dei</strong> grandi fogli nazionali. Le<br />
riviste specializzate (moda, tempo libero, sport, casa, animali,<br />
arte) sono create, organizzate e “governate” da redattori<br />
regolarmente assunti.<br />
Sono in aumento, invece, i collaboratori liberi professionisti o<br />
free lance. Oggi l’Inpgi (l’Istituto di previdenza della categoria)<br />
ha 11.500 iscritti (circa), cifra statica da un paio di anni,<br />
mentre l’Inpgi-2 (la cassa <strong>dei</strong> free lance), associando 8mila<br />
giornalisti, fa segnare un piccolo boom. Anche in Italia, quindi,<br />
sta avvenendo quel che accade nel resto dell’Europa:<br />
stabilità del numero <strong>dei</strong> redattori utilizzati a tempo pieno,<br />
crescita impetuosa <strong>dei</strong> giornalisti liberi professionisti. Il sindacato<br />
unitario (Fnsi), impegnato in una trattativa difficile con<br />
gli editori (Fieg), insegue la stesura di un protocollo per i liberi<br />
professionisti. Questi ultimi non possono aspirare a un<br />
contratto, che farebbe a pugni con la loro veste di prestatori<br />
autonomi d’opera intellettuale.<br />
La circostanza che, come annota Zeno-Zencovich, centinaia<br />
e centinaia di cittadini collaborino con quotidiani, periodici, tg<br />
2<br />
Premessa. Il valore costituzionale della professione giornalistica<br />
e radiogiornali dimostra che l’<strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong> <strong>Giornalisti</strong> non è una<br />
corporazione e che la legge professionale “non tocca il diritto<br />
che a “tutti” l’articolo 21 della Costituzione riconosce: questo<br />
sarebbe certo violato se solo gli iscritti all’Albo fossero legittimati<br />
a scrivere sui giornali, ma è da escludere che una siffatta<br />
conseguenza derivi dalla legge” (sentenza n. 11/1968 della<br />
Corte costituzionale).<br />
Il legislatore frattanto ha dato nuova legittimità agli Ordini e ai<br />
Collegi esistenti con il Dlgs n. 300/1999 sul riordino <strong>dei</strong> ministeri.<br />
Le novità sono due: Ordini e Collegi rimarranno sotto la<br />
vigilanza del ministero di Giustizia (“il ministero delle regole”),<br />
mentre il ministero dell’Università (d’intesa con quello<br />
della Giustizia) curerà l’accesso alle professioni e quindi<br />
anche alla professione giornalistica. Gli Ordini e i Collegi<br />
possono sopravvivere, occupandosi esclusivamente di deontologia<br />
e formazione. L’esame di Stato rientrerà nella sfera<br />
delle Università.<br />
Quella del giornalista è una professione complessa, che<br />
richiede una preparazione profonda e vasta. Il giornalista<br />
crea il giornale come “opera collettiva dell’ingegno”, lo studia<br />
graficamente, elabora intellettualmente i fatti trasformandoli<br />
da materiale grezzo in notizie, sceglie le fotografie, titola,<br />
svolge il lavoro di “cucina” redazionale in un legame simbiotico<br />
con la realtà della cronaca locale, nazionale e internazionale<br />
che muta di ora in ora. Il giornalista non ha l’aiuto del<br />
compasso (ingegneri e architetti), <strong>dei</strong> codici (avvocati, giudici<br />
e commercialisti) e della tac (medici). È un uomo solo davanti<br />
ai fatti e agli accadimenti, che deve avere anche capacità<br />
di colloquiare con la gente e le fonti nonché di scrivere “sul<br />
tamburo” 100 righe o realizzare un servizio televisivo di 3<br />
minuti. Chi lavora al desk deve possedere flessibilità di fronte<br />
al succedersi degli avvenimenti, reimpostando all’occorrenza<br />
il giornale o intere pagine in tempi ristretti. Gli editori sanno<br />
bene che il giornalista non è un operatore generico e che c’è<br />
“La professione gio<br />
e ancorata all’Univ<br />
garanzia del diritto<br />
bisogno di buoni giornalisti per dare credibilità e successo<br />
alle testate.<br />
Zeno-Zencovich, invece, sperando in incredibili rivincite antistoriche,<br />
vuole togliere ai giornalisti lo strumento giuridico (la<br />
legge professionale) che ne tutela l’autonomia e l’indipendenza,<br />
dimenticando l’importanza strategica per una società<br />
democratica del nuovo diritto fondamentale <strong>dei</strong> cittadini<br />
all’informazione (“corretta e completa”), costruito dalla Corte<br />
costituzionale. Questo nuovo diritto fondamentale presuppone<br />
la presenza e l’attività di giornalisti vincolati a una deontologia<br />
specifica e a un giudice disciplinare nonché a un esame<br />
di Stato, che ne accerti la preparazione come prevede l’articolo<br />
33 della Costituzione.<br />
L’eventuale abrogazione della legge n. 69/1963 sull’ordinamento<br />
della professione giornalistica comporterà questi<br />
rischi:<br />
● quella <strong>dei</strong> giornalisti non sarà più una professione intellettuale<br />
riconosciuta e tutelata dalla legge.<br />
● risulterà abolita l’etica professionale.<br />
● cadrà per giornalisti (ed editori) la norma che impone il<br />
rispetto del “segreto professionale sulla fonte delle notizie”.<br />
● l’imprenditore (o chi per lui) potrà scavalcare il direttore e<br />
impartire direttamente disposizioni ai redattori sui contenuti<br />
del giornale. Direttori e redattori saranno degli impiegati<br />
di redazione vincolati soltanto da due articoli (2104 e<br />
2105) del Codice civile che riguardano gli obblighi di diligenza<br />
e fedeltà;<br />
● oggi il giornalista, se crede e se vuole, può dire molti no;<br />
domani, privato dello scudo della legge professionale,<br />
dovrà dire molti sì a meno che non voglia correre il rischio<br />
del licenziamento per non essere fedele e diligente<br />
verso il suo editore. Eliminato l’<strong>Ordine</strong>, rimarranno soltanto<br />
gli ordini degli editori.<br />
La “contropiattaforma” Fieg disconosce i giornalisti come professionisti<br />
<strong>Giornalisti</strong> tutti precari nel lavoro e nelle qualifiche o presi in<br />
affitto, via vincoli e regole, direttori trasformati in “mazzieri”<br />
delle imprese editoriali, Fnsi e Cdr ridimensionati drasticamente,<br />
l’<strong>Ordine</strong> svuotato delle sue funzioni di giudice disciplinare.<br />
Il 16 febbraio la Fieg ha messo le carte in tavola. E sono<br />
carte (con condizioni draconiane), che sconvolgono norme<br />
costituzionali e dettati legislativi consolidati anche nella giurisprudenza.<br />
Gli editori colgono il vento favorevole dell’ideologia<br />
del mercato – (un’ideologia che, nella visione di taluni<br />
teorici, configura il rapporto imprenditori-mercato come quello<br />
delle... libere volpi in un libero pollaio) – affermatasi in<br />
questi ultimi anni per avviare una scoperta e violenta manovra<br />
diretta a distruggere le garanzie contrattuali e quelle della<br />
professione giornalistica regolamentata per legge. La Fieg si<br />
muove come se non esistesse la Costituzione; come se lo<br />
Statuto <strong>dei</strong> Lavoratori fosse carta straccia e come se non<br />
fosse in vigore una legge (la n. 741/1959) che consente di<br />
apportare modifiche ai contratti, ma solo se migliorative. L’iniziativa<br />
economica privata è libera, ma la stessa “non può<br />
svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare<br />
danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana”. L’articolo<br />
41 della Costituzione pone un limite chiaro e netto alla<br />
libertà delle imprese: la dignità <strong>dei</strong> cittadini lavoratori. Le<br />
imprese possono far tutto, ma non ferire la dignità <strong>dei</strong> cittadini<br />
lavoratori. Questi principi sono ignorati dalla Fieg.<br />
Lo scontro sul contratto giornalistico diventa in tal modo un<br />
fatto centrale della vita politica e sociale della Nazione. I giornalisti<br />
vengono usati come cavie: se la Fieg (associata e<br />
braccio lungo della Confindustria) dovesse vincere, la strada<br />
sarebbe spianata per imporre ad altri settori produttivi le<br />
straordinarie “innovazioni” ottenute sulla pelle di una categoria,<br />
impegnata ogni giorno a rendere concreto il diritto costituzionale<br />
<strong>dei</strong> cittadini all’informazione. La Fnsi non può essere<br />
lasciata sola dalle altre confederazioni, mentre i giornalisti<br />
hanno il dovere di stringersi compatti attorno al loro sindacato<br />
per difendere valori conquistati in 90 anni di battaglie e di<br />
lotte. Non possiamo e non dobbiamo lasciarci intimidire da<br />
chi pensa di riportarci al 1910.<br />
Mario Ciancio Sanfilippo, presidente della Fieg, segue le<br />
“istruzioni” di Cesare Romiti, neo-editore della Rcs. Cesare<br />
Romiti in più di un’occasione ha attaccato la “rigidità” del<br />
contratto giornalistico, sollecitandone un rapido smantellamento.<br />
Ciancio Sanfilippo ha respinto tutte le richieste della<br />
relazione di<br />
Franco Abruzzo<br />
Fnsi ed ha chiesto esplicitamente “il cambiamento radicale<br />
del contratto”, sottolineando che le distanze (dalla Fnsi) sono<br />
“assai rilevanti non tanto per singoli aspetti quanto perché il<br />
contratto giornalistico è il più rigido nel sistema delle relazioni<br />
industriali dell’intero paese”. In sostanza l’imprenditorebarone<br />
catanese ha chiesto, senza mezzi termini, alla Fnsi<br />
di discutere solo le condizioni della sua contropiattaforma.<br />
Ciò significa che la Fieg – rinvigorita dalla presenza di Romiti<br />
e della sua “dottrina” – è animata da una volontà di annientamento<br />
della controparte. Se la linea padronale dovesse<br />
passare, il diritto al lavoro diventerebbe una chimera, trasformando<br />
i giornalisti in precari. L’editore si ergerebbe, sostituendo<br />
i Consigli dell’<strong>Ordine</strong>, a giudice <strong>dei</strong> comportamenti<br />
<strong>dei</strong> redattori: questo è il significato recondito del preteso inserimento<br />
nel contratto del “regolamento per le sanzioni disciplinari”.<br />
Verrebbe cancellato, una volta aboliti i permessi<br />
sindacali, il diritto <strong>dei</strong> giornalisti, liberamente eletti, di dare il<br />
proprio contributo alla vita dell’<strong>Ordine</strong>, della Fnsi, dell’Inpgi e<br />
della Casagit. L’Inpgi verrebbe governato pariteticamente da<br />
giornalisti ed editori, realizzandosi così la paradossale situazione<br />
degli editori che danno... la caccia ai loro colleghi<br />
evasori previdenziali e tenaci utilizzatori di giornalisti in nero.<br />
Gli editori pensano anche di “ridurre gli elementi della busta<br />
paga sui quali sono calcolati i contributi previdenziali a carico<br />
delle aziende”, preludio questo a pensioni di fame. Potrebbero<br />
coesistere nella stessa redazione precari contrattualizzati<br />
e precari senza diritto al versamento <strong>dei</strong> contributi all’Inpgi,<br />
assunti per poche settimane oppure fino a 36 mesi.<br />
Bisogna scorrere le richieste della Fieg perché se ne capisca<br />
l’obiettivo strategico di chiudere la partita con i giornalisti,<br />
seminando un clima di paura nelle redazioni. Se il lavoro<br />
diventa tutto (o quasi) a tempo determinato, se i giornalisti<br />
possono essere “presi in affitto”, se i responsabili delle redazioni<br />
possono essere assunti al massimo per cinque anni,<br />
ne consegue che il sindacato verrebbe espulso di fatto dalle<br />
redazioni. Chi si espone, assumendo incarichi di rappresentanza,<br />
si troverebbe presto a scontare la sua audacia con la<br />
disoccupazione a vita. La Fieg intende cancellare il sindacato<br />
nazionale, “ridefinendo tutte le parti del contratto che<br />
prevedono confronti e contrattazione”. In particolare, la Fieg<br />
vuole eliminare dal contratto “ogni forma di intervento della<br />
Fnsi su tutti i problemi previsti dal contratto che devono essere<br />
risolti esclusivamente nella sede aziendale tra Cdr e<br />
azienda”. Il ruolo del Cdr, comunque, verrebbe ridotto al minimo<br />
attraverso l’abrogazione <strong>dei</strong> pareri oggi obbligatori. Anche<br />
le ore retribuite destinate alle assemblee verrebbero “tagliate”<br />
drasticamente. In sostanza l’attività sindacale si svolgerà,<br />
come si pretendeva negli anni Cinquanta,... in maniera tale<br />
da non arrecare alcun danno alla produzione e al lavoro<br />
redazionale.<br />
Gli editori intendono cancellare figure professionali (gli inviati),<br />
impiegare i giornalisti in più testate (della stessa azienda)<br />
e togliere gli scatti di anzianità nonché ridurre ogni tutela<br />
economica per chi si ammala. La Fieg pretende anche di<br />
“abolire le qualifiche dal capo servizio in su trasformandole<br />
in mansioni temporanee o a termine, revocabili dal direttore”.<br />
Gli editori fanno ricorso a una grossolana strategia terroristica,<br />
dimenticando che l’ordinamento giuridico dello Stato non<br />
consente simili sconvolgimenti, che si configurano anche<br />
come eversivi dell’ordine costituzionale.<br />
I giornalisti sono chiamati a dare risposte forti alla Fieg: lo<br />
sciopero del 18 febbraio è solo un primo segnale di lotta.<br />
Deve essere chiaro che i giornalisti intendono difendere in<br />
primo luogo fondamentali principi costituzionali:<br />
● la salvaguardia (articolo 2) <strong>dei</strong> diritti inviolabili dell’uomo,<br />
sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge<br />
la sua personalità. L’articolo 2 tutela la dignità e l’identità<br />
<strong>dei</strong> cittadini come singoli e nelle formazioni sociali<br />
(sindacato e <strong>Ordine</strong> professionale, ndr) ove matura la loro<br />
identità professionale;<br />
● il diritto <strong>dei</strong> giornalisti a partecipare alla vita sociale ed<br />
economica della Nazione (articolo 3, II comma) attraverso<br />
lo sviluppo della dialettica sindacale e professionale<br />
all’interno delle singole aziende;<br />
● il diritto al lavoro professionale (articolo 4) e il diritto alla<br />
giusta retribuzione (articolo 36);<br />
● il valore legale della professione come condizione ineludibile<br />
di garanzia per i cittadini-lettori, titolari del diritto<br />
costituzionale (articolo 21) a una informazione corretta e<br />
completa assicurata da giornalisti vincolati a una precisa<br />
deontologia fissata per legge e a un giudice disciplinare<br />
eletto democraticamente dagli iscritti all’Albo.<br />
I giornalisti devono difendere anche il valore morale del loro<br />
contratto, il primo stipulato a livello nazionale.<br />
Era il 1911 e l’Italia festeggiava i primi 50 anni di vita unitaria<br />
e di libertà.<br />
2 ORDINE 4 <strong>2000</strong>
ornalistica legalmente riconosciuta<br />
versità come<br />
o <strong>dei</strong> cittadini all’informazione”<br />
3Diffamazione<br />
a mezzo stampa: modifiche legislative ai Codici contro il diritto di cronaca<br />
Un “grande vecchio”, nascosto nel Parlamento, studia, con<br />
metodo scientifico, le norme che colpiscono direttori, articolisti<br />
ed editori. Non è un’affermazione esagerata. Questo<br />
sospetto nasce dalla lettura delle “novità” introdotte, tra<br />
novembre e dicembre 1999, da deputati e senatori nell’ordinamento<br />
giuridico. Nessuno nelle due Camere si sarebbe<br />
reso conto <strong>dei</strong> riflessi nefasti delle innovazioni legislative infilate<br />
nelle leggi sul giudice di pace (n. 468/1999) e sul giudice<br />
monocratico (n. 479/1999). Anche la Cassazione dà una<br />
mano in quest’opera che punta a intimidire chi lavora nei giornali,<br />
nei periodici e nelle emittenti radiotelevisive.<br />
3.1. Diffamazione a mezzo stampa, sentenze “inappellabili”.<br />
La legge 24 novembre 1999 n. 468 modifica il terzo<br />
comma dell’articolo 593 del Codice di procedura penale,<br />
stabilendo che “sono inappellabili le sentenze di condanna<br />
relative a reati per i quali è stata applicata la sola pena pecuniaria”.<br />
Le pene pecuniarie sono la multa (per i delitti) e l’ammenda<br />
(per le contravvenzioni). Questa legge dà un colpo<br />
durissimo alla libertà di stampa, alla tranquillità economica e<br />
psicologica <strong>dei</strong> giornalisti e ai bilanci delle aziende editoriali.<br />
Poniamo il caso che il giornalista-articolista venga condannato<br />
per diffamazione a mezzo stampa (articolo 595 Cp) solo<br />
alla pena della multa (fino a un milione), avendo il tribunale<br />
(in composizione monocratica) scartato la condanna alla<br />
pena della reclusione da sei mesi a tre anni. L’articolo 595<br />
Cp, infatti, prevede multa e reclusione in via alternativa. Il<br />
giornalista, che ha scritto l’articolo “incriminato”, e il direttore<br />
responsabile (che ha omesso il controllo sull’articolo), una<br />
volta emessa la sentenza di condanna alla sola multa, non<br />
possono impugnare il provvedimento avanti alla Corte d’Appello,<br />
ma possono ricorrere per Cassazione unicamente per<br />
motivi di legittimità. In sostanza articolista e direttore pagano<br />
subito la multa e poi, con l’editore, sono nelle mani del giudice<br />
civile per quanto riguarda la fissazione dell’entità del risarcimento<br />
del danno (2043 Cc). La condanna penale è il<br />
presupposto della successiva condanna sul piano civilistico.<br />
L’incertezza è sul quantum. Ma i tempi sono perigliosi, perché<br />
si può ripetere quello che gli inglesi dicono del giudice dell’equity:<br />
la giustizia è grande quanto il piede del cancelliere,<br />
volendo dire che le sentenze cambiano ogni qual volta<br />
cambia il cancelliere. Come dire, con i romani, tot capita tot<br />
sentenziae.<br />
Anche l’articolo 459 Cpp (Casi di procedimento per decreto),<br />
riscritto dalla legge 16 dicembre 1999 n. 479 sul giudice<br />
unico, riserva una sorpresa sgradita. Dice questo nuovo articolo:<br />
“Nei procedimenti per reati perseguibili di ufficio ed in<br />
quelli perseguibili a querela (come la diffamazione, ndr) se<br />
questa è stata validamente presentata e se il querelante non<br />
ha nella stessa dichiarato di opporvisi, il pubblico ministero,<br />
quando ritiene che si debba applicare soltanto una pena<br />
pecuniaria, anche se inflitta in sostituzione di una pena<br />
detentiva, può presentare al giudice per le indagini preliminari,<br />
entro sei mesi dalla data in cui il nome della persona<br />
alla quale il reato è attribuito è iscritto nel registro delle notizie<br />
di reato e previa trasmissione del fascicolo, richiesta motivata<br />
di emissione del decreto penale di condanna, indicando<br />
la misura della pena”.<br />
Il decreto penale, con la condanna a una pena pecuniaria, è<br />
inappellabile. C’è da sperare che il Gip non accolga la richie-<br />
ORDINE 4 <strong>2000</strong><br />
sta del Pm. In precedenza non era previsto il decreto penale<br />
per i reati perseguibili a querela.<br />
3.2. Il divieto di pubblicazioni delle immagini. La legge 16<br />
dicembre 1999 n. 479 sul giudice unico cambia la rubrica<br />
dell’articolo 114 Cpp allargando il “divieto di pubblicazioni”<br />
dagli atti alle immagini e in particolare, con il comma 6-bis,<br />
“vieta la pubblicazione dell’immagine di persona privata della<br />
libertà personale ripresa mentre la stessa si trova sottoposta<br />
all’uso di manette ai polsi ovvero ad altro mezzo di coercizione<br />
fisica, salvo che la persona vi consenta”. Questa norma<br />
chiude il cerchio e completa la legge n. 492/1992 che vieta,<br />
salvo nei casi di pericolosità del soggetto o di pericolo di fuga<br />
o di circostanze che rendano difficile la traduzione, l’uso delle<br />
manette ai polsi. Il comma-6 nella versione originaria impediva<br />
addirittura la pubblicazione della fotografia di persone<br />
arrestate con o senza manette. Il comma 6-bis è sostanzialmente<br />
inutile perché l’articolo 8 del “Codice sulla privacy”, in<br />
vigore dal 18 agosto 1998, proibisce a giornali (e giornalisti)<br />
la pubblicazione di persone in manette. Evidentemente il<br />
Parlamento non si fida del “Codice” (e del giudice disciplinare-<strong>Ordine</strong><br />
<strong>dei</strong> <strong>Giornalisti</strong>) e preferisce calcare la mano sul<br />
piano penalistico, ricorrendo, con l’aiuto dell’articolo 115 Cpp,<br />
ai rigori dell’articolo 684 Cp (arresto fino a 30 giorni oppure<br />
ammenda da 100 a 500mila lire). La violazione del divieto di<br />
pubblicazione di una foto di persona in manette diventa, quindi,<br />
vieppiù risarcibile sul piano civilistico una volta sanzionato<br />
il giornalista sul piano penale.<br />
3.3. Il caso Travaglio. L’innovazione (sconcertante) della<br />
legge 468 va di pari passo con le polemiche seguite al caso<br />
di Marco Travaglio, il giornalista al quale il tribunale civile di<br />
Roma ha pignorato lo stipendio dopo la condanna, per diffamazione,<br />
a pagare 80 milioni all’ex ministro Cesare Previti.<br />
Questa vicenda, secondo la Fnsi, ripropone la drammatica<br />
situazione di decine e decine di giornalisti denunciati in sede<br />
civile per diffamazione.<br />
Secondo un dato raccolto dall’<strong>Ordine</strong> nazionale di categoria,<br />
sui giornalisti e sui giornali italiani pendono querele per circa<br />
3.500 miliardi di risarcimenti. La richiesta più alta è stata<br />
formulata da una banca americana nei confronti di due direttori<br />
di telegiornali nazionali e di un quotidiano regionale: 400<br />
milioni di dollari (pari a circa 700 miliardi di lire). Ma altre liquidazioni<br />
di danni per diverse decine di miliardi sono state<br />
sollecitate da imprenditori, avvocati, politici e anche giornalisti.<br />
Tra le condanne massime finora comminate figurano i 450<br />
milioni contro Vittorio Sgarbi e Italia Uno; i 311 milioni ottenuti<br />
da un magistrato contro “Il Mattino”, che, secondo il monitoraggio<br />
dell’<strong>Ordine</strong>, è tra i quotidiani più colpiti con “Il Giornale”<br />
e “l’Unità”.<br />
3.4. Una nuova legge sulla rettifica. L’abnorme numero di<br />
querele contro giornali e giornalisti rende necessaria, secondo<br />
Fieg (Federazione editori) e Fnsi (sindacato <strong>dei</strong> giornalisti),<br />
una nuova legge sulla rettifica in caso di diffamazione a<br />
mezzo stampa. È dello stesso avviso il presidente della<br />
Camera, Luciano Violante, che ha esposto un suo progetto<br />
(condiviso dal ministro di Giustizia Oliviero Diliberto) nel<br />
convegno del 23 giugno 1999 organizzato dall’<strong>Ordine</strong> nazionale<br />
<strong>dei</strong> <strong>Giornalisti</strong>: “Il problema più significativo – ha detto<br />
Violante – è risarcire l’onore delle persone lese e stabilire che<br />
la rettifica fatta nei termini previsti dalla legge ha una funzione<br />
di risarcimento e che la stessa evita il risarcimento civile. C’è<br />
bisogno di una legge di questo genere: i giornali potranno poi<br />
scegliere se rettificare o andare al processo civile”.<br />
La materia è complessa, perché si tratta di trovare un punto<br />
di equilibrio tra l’esigenza giuridica di tutelare l’identità della<br />
persona offesa e il diritto di giornali e giornalisti di riferire quel<br />
che accade ai cittadini, titolari a loro volta del diritto costituzionale<br />
all’informazione (corretta e completa) elaborato dalla<br />
Consulta.<br />
3.5. Il reato di diffamazione a mezzo stampa. È previsto e<br />
punito, come detto, dall’articolo 595 Cp (prevede la reclusione<br />
da sei mesi a tre anni oppure la multa fino a un milione di<br />
lire). Ma l’articolo 13 della legge n. 47/1948 sulla stampa<br />
aggiunge una seconda fattispecie: “Nel caso di diffamazione<br />
commessa col mezzo della stampa, consistente nell’attribuzione<br />
di un fatto determinato, si applica la pena della reclusione<br />
da uno a sei anni e quella della multa non inferiore a<br />
lire cinquecentomila”. In entrambi i casi si procede su querela<br />
di parte entro tre mesi dal giorno della notizia del fatto. La<br />
punizione del colpevole è lasciata alla volontà della persona<br />
offesa. La proposta del presidente della Camera prevede di<br />
inserire – negli articoli 595 Cp 11 (responsabilità civile), 12<br />
(riparazione pecuniaria) e 13 (pene per la diffamazione) della<br />
legge sulla stampa – un inciso che preveda la punibilità<br />
(penale e civile) del direttore, dell’articolista e dell’editore “in<br />
caso di rifiuto di pubblicazione di rettifiche o smentite<br />
secondo le modalità di cui all’articolo 8 della legge sulla<br />
stampa, o qualora la parte offesa non intenda chiedere<br />
rettifiche o smentite”. La libertà delle parti va salvaguardata,<br />
perché altrimenti si rischierebbe di introdurre una correzione<br />
in violazione <strong>dei</strong> precetti costituzionali.<br />
3.6. Il “progetto Passigli”. In queste ore sono tornate alla<br />
ribalte alcune norme inserite nel “progetto Passigli” (poi abortito)<br />
relativo all’ordinamento della professione giornalistica.<br />
L’obiettivo perseguito è quello di garantire alle persone offese<br />
la rettifica sui giornali (a costo zero); rettifica prevista<br />
dall’articolo 8 della legge sulla stampa. In caso di rifiuto della<br />
pubblicazione della rettifica o della smentita, il cittadino leso<br />
nei suoi diritti potrebbe rivolgersi al “Presidente <strong>dei</strong> Consigli<br />
regionali o interregionali dell’<strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong> <strong>Giornalisti</strong>, il<br />
quale dispone in via d’urgenza, con decreto, che i direttori<br />
responsabili delle testate (scritte, televisive, radiofoniche<br />
e telematiche) edite nell’area di propria competenza<br />
territoriale pubblichino la rettifica, nei termini temporali<br />
e secondo le modalità previsti dall’articolo 8. In caso<br />
di mancato intervento da parte del Presidente <strong>dei</strong> Consigli<br />
regionali o interregionali dell’<strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong> <strong>Giornalisti</strong> e<br />
qualora, trascorso il termine di cui al secondo e terzo<br />
comma, la rettifica o dichiarazione non sia stata pubblicata,<br />
l’autore della richiesta di rettifica (se non intende<br />
procedere a norma del decimo comma dell’art. 21) può<br />
chiedere al pretore, ai sensi dell’art. 700 del codice di<br />
procedura civile, che sia ordinata la pubblicazione”.<br />
Questa proposta conferisce al presidente <strong>dei</strong> Consigli<br />
dell’<strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong> <strong>Giornalisti</strong> un potete tipico (paragiudiziario)<br />
delle autorità amministrative indipendenti.<br />
3
2Assemblea<br />
000<br />
3.7. La “trappola” dell’articolo 2947 del Cc. Con la sentenza<br />
n. 5259/1984, la Corte di Cassazione ha stabilito che ogni<br />
cittadino può tutelare il proprio onore e la propria dignità in<br />
sede civile senza avviare l’azione penale. Ogni cittadino può<br />
agire in sede penale entro tre mesi dalla pubblicazione della<br />
notizia diffamatoria (art. 124 Cp). Il Parlamento non ha provveduto,<br />
dopo la sentenza, a coordinare il tempo per l’azione<br />
civile con quello previsto per l’azione penale. Così è rimasto<br />
in vigore l’articolo 2947 del Cc, in base al quale “il diritto al<br />
risarcimento del danno derivante da fatto illecito si prescrive<br />
in 5 anni dal giorno in cui il fatto si è verificato... In ogni caso,<br />
se il fatto è considerato dalla legge come reato e per il reato<br />
è stabilita una prescrizione più lunga, questa si applica anche<br />
all’azione civile”. Questa norma espone giornalisti ed aziende<br />
al rischio di vedersi citare in giudizio, anche a distanza di 7-10<br />
anni, per fatti remoti e sui quali il giornalista non ha conservato<br />
alcuna documentazione. Molto opportunamente il “progetto<br />
Passigli” riduceva l’azione di risarcimento a 180 giorni: “In<br />
deroga a quanto previsto dall’articolo 2947 del Codice civile,<br />
4Nel<br />
corso del 1999, il Consiglio ha definito con deliberazione<br />
63 procedimenti disciplinari, mentre al 31 dicembre ne erano<br />
in istruttoria ben 84. I provvedimenti disciplinari definiti nel<br />
1998 sono stati 49 e 29 nel 1997. Il Consiglio ha trattato diversi<br />
“affari” disciplinari delicati (commistione pubblicità-informazione;<br />
privacy e minori; libertà di cronaca e di critica; scuole di<br />
giornalismo “fasulle”; morosità reiterata di un iscritto).<br />
4.1. La libertà <strong>dei</strong> direttori e il diritto a pubblicare (che<br />
ancora non c’è). Un iscritto ha fatto presente di avere inviato<br />
tre lettere al Corriere della Sera, a proposito delle tensioni<br />
degli abitanti di via Meda nei confronti degli extracomunitari<br />
(argomento al quale il Corriere della Sera, come tutti i giornali<br />
milanesi, ha dedicato vari servizi). Le lettere, in cui si<br />
sollecitava maggiore attenzione sul problema, però, non<br />
sono state pubblicate. “Chiedo che l’<strong>Ordine</strong> – scrive il collega<br />
– dichiari che in casi come questo le lettere ai giornali debbono<br />
essere necessariamente pubblicate: per motivi che non<br />
hanno a che vedere con quelli dell’articolo 8 della legge 8<br />
febbraio 1948 n.47, ma che attengono ai doveri del giornalista,<br />
in parte fissati dalla legge sull’ordinamento della professione,<br />
in parte desumibili dalle norme che si sono andate<br />
affermando attraverso la giurisprudenza e la dottrina, nonché<br />
attraverso la stessa disciplina contrattuale della categoria.<br />
Doveri in base ai quali si dovrebbero fornire ai lettori (o agli<br />
utenti) la completezza dell’informazione”.<br />
Non si vede come l’<strong>Ordine</strong> possa obbligare un giornale a<br />
pubblicare lettere su avvenimenti sui quali ritiene di avere<br />
fornito una informazione completa attraverso i servizi <strong>dei</strong> suoi<br />
redattori.<br />
Il Consiglio dell’<strong>Ordine</strong> della Lombardia si è già occupato<br />
della libertà <strong>dei</strong> direttori responsabili, stabilendo quanto<br />
segue:<br />
● Rientra nella libertà di ogni direttore pubblicare o non<br />
pubblicare un comunicato e farlo controllare dai redattori<br />
per accertarne il fondamento (Consiglio Lombardia,<br />
11.10.1993, estensore Franco Abruzzo).<br />
● Non è sindacabile la libertà del direttore di un quotidiano<br />
o di un periodico di pubblicare o di non pubblicare inchieste<br />
relative a determinati fatti, argomenti o realtà di interesse<br />
generale e sociale (Consiglio Lombardia, 13 luglio<br />
1998, <strong>Ordine</strong> medici Milano contro Briglia, estensore<br />
Franco Abruzzo).<br />
Il Consiglio dell’<strong>Ordine</strong> non può (e non deve) compromettere<br />
la libertà degli iscritti all’Albo e soprattutto di un direttore<br />
responsabile. Il ruolo-guida dell’<strong>Ordine</strong> non trova sostegno<br />
nell’ordinamento giuridico. L’argomento è stato trattato dalla<br />
Corte costituzionale nella sentenza n. 11/1968: “La legge n.<br />
6)/1963... disciplina l’esercizio professionale giornalistico e<br />
non l’uso del giornale come mezzo della libera manifestazione<br />
del pensiero... La Corte ritiene, del pari, che i poteri disciplinari<br />
conferiti ai Consigli non siano tali da compromettere<br />
la libertà degli iscritti”. La Corte costituzionale, sul rovescio<br />
dell’articolo 21 Cost., ha costruito un diritto all’informazione<br />
<strong>dei</strong> cittadini, ma non un diritto <strong>dei</strong> cittadini a pubblicare lettere<br />
e articoli trasmessi a un giornale. È auspicabile che questo<br />
nuovo diritto – il diritto a pubblicare – diventi oggetto di un<br />
provvedimento specifico del legislatore.<br />
4.2. La libertà di critica. Il Consiglio ha difeso in diversi casi<br />
la libertà di cronaca e di critica <strong>dei</strong> giornalisti “attaccati” con<br />
esposti da uomini politici. Il Consiglio dell’<strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong> <strong>Giornalisti</strong><br />
della Lombardia è solito richiamare l’articolo 2 della legge<br />
professionale secondo il quale “è diritto insopprimibile <strong>dei</strong><br />
giornalisti la libertà d’informazione e di critica, limitata dall’osservanza<br />
delle norme di legge dettate a tutela della personalità<br />
altrui ed è loro obbligo inderogabile il rispetto della<br />
verità sostanziale <strong>dei</strong> fatti osservati sempre i doveri imposti<br />
dalla lealtà e dalla buona fede”. Il diritto di critica risponde a<br />
una logica diversa rispetto all’esercizio del diritto di cronaca:<br />
l’azione civile del risarcimento del danno conseguente ad<br />
eventuale diffamazione perpetrata su mezzi di comunicazione<br />
si prescrive nel termine di 180 giorni dalla diffusione della<br />
notizia ritenuta diffamatoria”.<br />
3.8. Cassazione: “Il risarcimento del danno non attende<br />
la conclusione del rito penale”. Sprint dalla Cassazione<br />
per i risarcimenti patrimoniali nelle cause intentate da persone<br />
che sono state diffamate attraverso la stampa o la Tv. I<br />
procedimenti civili e penali viaggiano, per la Suprema Corte,<br />
su binari paralleli. Il giudice civile può, infatti, dare il via libera<br />
ai processi di risarcimento del danno indipendentemente<br />
dall’esito o dalla pendenza del giudizio penale nei confronti<br />
dell’autore della diffamazione.<br />
In contrasto con il giudice istruttore di Roma, la Cassazione<br />
(massima n.13/<strong>2000</strong>) ha accolto la richiesta del procuratore<br />
di Napoli, Agostino Cordova, nella causa che lo oppone al<br />
gruppo Reti televisive Spa per un programma condotto da<br />
Vittorio Sgarbi. Il nuovo Codice, secondo i giudici, ha abolito<br />
Bilancio dell’attività deontologica nel 1999<br />
“In tema di diffamazione a mezzo stampa il diritto di critica si<br />
differenzia da quello di cronaca essenzialmente in quanto il<br />
primo non si concretizza, come l’altro, nella narrazione di<br />
fatti, bensì nella espressione di un giudizio o, più genericamente,<br />
di una opinione che, come tale, non può pretendersi<br />
rigorosamente obiettiva, posto che la critica, per sua natura,<br />
non può che essere fondata su una interpretazione, necessariamente<br />
soggettiva, di fatti e comportamenti; ne consegue<br />
che l’esercizio di tale diritto non può trovare altro limite<br />
che non sia quello dell’interesse pubblico e sociale della critica<br />
stessa, in relazione all’idoneità delle persone e <strong>dei</strong><br />
comportamenti criticati a richiamare su di sé una comprensibile<br />
e oggettivamente apprezzabile attenzione dell’opinione<br />
pubblica” (Cass. pen., sez. V, 16 <strong>aprile</strong> 1993; Riviste: Mass.<br />
Cass. Pen., 1993, fasc. 9, 100, solo massima). I moderni<br />
mezzi di comunicazione di massa (telefono cellulare, internet,<br />
radio, tv, fax) consentono di seguire gli avvenimenti,<br />
anche a distanza, e di ricostruirli con sufficiente puntualità.<br />
“Le sanzioni disciplinari in genere, in quanto destinate ad<br />
incidere su posizioni soggettive di preminente interesse, non<br />
possono sottrarsi al “principio di legalità”, inteso nel senso<br />
che le stesse possono legittimamente applicarsi solo in relazione<br />
a comportamenti riconducibili ad espresse previsioni.<br />
La legge professionale <strong>dei</strong> giornalisti, all’articolo 2, contempla<br />
quale dovere generale, l’obbligo inderogabile del “rispetto<br />
della verità sostanziale <strong>dei</strong> fatti, osservati sempre i doveri<br />
imposti dalla lealtà e dalla buona fede”, mentre per quanto<br />
attiene alle sanzioni disciplinari, le stesse sono previste, in<br />
linea generale, per fatti non conformi al decoro e alla dignità<br />
professionali, o che compromettano la propria reputazione o<br />
la dignità dell’<strong>Ordine</strong> (art. 48). In base a tale quadro normativo,<br />
risulta evidente che il dovere di imparzialità, non è<br />
compreso tra quelli previsti quali sanzionabili dal Consiglio<br />
dell’<strong>Ordine</strong>, né tale mancanza, può rientrare tra i fatti non<br />
conformi al decoro ed alla dignità professionali o tra quelli<br />
“Signor Presidente, ho letto con attenzione la Sua lettera<br />
del 21 giugno u.s., che consente interessanti spunti per<br />
l’analisi <strong>dei</strong> rapporti tra informazione e mondo finanziario.<br />
Colgo quindi I’occasione per esprimerle alcune considerazioni<br />
sull’argomento.<br />
Come anche riconosciuto dalla letteratura in materia, la<br />
stampa, agendo in situazione di completa indipendenza<br />
dai soggetti osservati, svolge un ruolo importante nel verificare<br />
l’effettiva trasparenza del mercato e l’efficacia della<br />
supervisione delle Autorità: gli organi di informazione, nel<br />
valutare se le notizie diffuse dalle imprese e dalle Autorità<br />
risultino comprensibili e se i loro comportamenti siano<br />
coerenti con gli intendimenti espressi, concorrono a verificare<br />
la credibilità degli operatori economici.<br />
La correttezza dell’informazione, d’altronde, è assicurata<br />
dalla pluralità delle fonti e dalla concorrenza interna al<br />
settore <strong>dei</strong> media: il successo editoriale premia, nel tempo,<br />
le pubblicazioni caratterizzate da maggiore professionalità<br />
e indipendenza di giudizio.<br />
Sussiste tuttavia l’eventualità, come Ella fa notare, che la<br />
missione informativa della stampa possa essere indebolita<br />
da comportamenti manchevoli. Essi possono consistere in<br />
azioni fraudolente ovvero derivare da un’inadeguata conoscenza<br />
<strong>dei</strong> temi della finanza e quindi da un’impropria interpretazione<br />
<strong>dei</strong> fatti economici.<br />
Il problema della manipolazione dell’informazione finanziaria<br />
e espressamente riconosciuto dal “Testo Unico della<br />
Finanza” (d. lgs. 58 del 1998), che prevede una specifica<br />
la “pregiudiziale penale” in base alla quale con il vecchio rito<br />
la definizione delle cause risarcitorie non aveva luogo, anzi i<br />
processi venivano sospesi, fino a che non fosse provata la<br />
responsabilità penale dell’imputato per diffamazione. Inoltre il<br />
giudice civile — spiega la suprema Corte — può accogliere<br />
la richiesta di risarcimento anche se avanzata nei confronti<br />
del solo responsabile civile e non anche di quello penale.<br />
3.9. La registrazione delle testate on-line o telematiche.<br />
L’articolo 5 della legge sulla stampa n. 47/1948 sulla registrazione<br />
delle testate scritte, già esteso (con l’articolo 10 della<br />
legge n. 223/1990) ai telegiornali e ai radiogiornali, dovrebbe<br />
ricomprendere anche i giornali che utilizzano la rete per la<br />
diffusione. Si calcola che i quotidiani on-line siano oggi 60 e<br />
che saranno 300 tra due anni. La registrazione obbligatoria<br />
(che oggi è accettata, sul piano della interpretazione estensiva,<br />
da alcuni tribunali come Milano, Roma, Napoli e Voghera)<br />
è la condizione giuridica per l’applicazione del contratto<br />
giornalistico a quanti fanno informazione nelle testate web.<br />
che compromettono la reputazione del giornalista o la dignità<br />
dell’<strong>Ordine</strong>, né tantomeno tra gli “abusi” o le “mancanze di<br />
grave entità”, tanto più che è “diritto insopprimibile <strong>dei</strong><br />
giornalisti la libertà di informazione e di critica”, secondo<br />
quanto previsto dalla stessa legge professionale” (Tribunale<br />
civile di Roma, Sezione prima, sentenza n. 1 del 12 gennaio<br />
1999, Pres. Bucci, Rel. Ciancio).<br />
4.3. Le cronache finanziarie. Il Governatore della Banca<br />
d’Italia, Antonio Fazio, e il Presidente della Consob, Luigi<br />
Spaventa, hanno risposto alla lettera con la quale il 21 giugno<br />
scorso il presidente del’<strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong> <strong>Giornalisti</strong> della Lombardia,<br />
a nome del Consiglio, ha chiesto “segnalazioni e notizie<br />
sull’informazione economico-finanziaria, nei casi in cui la<br />
stessa appaia scorretta, per agire sul piano disciplinare contro<br />
gli iscritti all’Albo che abbiano violato i principi deontologici<br />
della professione giornalistica”. Fazio e Spaventa scrivono<br />
che le Autorità di vigilanza hanno l’obbligo di riferire alla magistratura<br />
eventuali casi di pubblicazione di notizie viziate da<br />
falsità, tendenziosità, incompletezza dolosa o, comunque, tali<br />
da aver influito illecitamente sull’andamento del mercato.<br />
Spaventa in particolare, mentre si riserva di informare il<br />
Procuratore generale della Repubblica (titolare del potere di<br />
iniziativa disciplinare nei riguardi <strong>dei</strong> giornalisti iscritti all’Albo),<br />
auspica “iniziative di studio e di analisi sull’informazione finanziaria<br />
che coinvolgano le scuole di giornalismo e le facoltà<br />
universitarie di Scienza delle comunicazioni. Si può immaginare<br />
anche un confronto più diretto tra giornalisti e autorità di<br />
vigilanza sulle problematiche dell’informazione finanziaria<br />
(per esempio, sotto forma di seminari periodici) nella comune<br />
consapevolezza degli effetti che le notizie possono avere sulle<br />
scelte del mercato”. Deve essere precisato che sulle vicende<br />
legate al titolo Hdp, questo Consiglio non ha ricevuto alcunché<br />
dalla Consob. Le cronache parlano di aggiotaggio e di<br />
giornalisti coinvolti nelle manovre speculative.<br />
Questo il testo della lettera di Antonio Fazio<br />
tutela penale contro la diffusione di notizie false idonee a<br />
determinare gravi turbative di mercato (art. 181). Il medesimo<br />
provvedimento legislativo riconosce il ruolo di rilievo<br />
che le Autorità di controllo sulla borsa possono svolgere<br />
nell’azione di contrasto di tali condotte e attribuisce pertanto<br />
alla Consob una specifica competenza ad accertare<br />
eventuali violazioni delle disposizioni in argomento (art.<br />
185). Il raccordo tra le indagini penali e le funzioni svolte<br />
dalle Autorità di vigilanza sui mercati è quindi affidato a tali<br />
previsioni. Il disegno di tutela è infine rafforzato dall’obbligo<br />
per le Autorità di vigilanza, di carattere generale, di riferire<br />
alla Magistratura i fatti di possibile rilievo penale che creino<br />
turbativa al mercato.<br />
Quanto alla corretta interpretazione <strong>dei</strong> fatti economici, la<br />
creazione di canali informativi privilegiati non sembra essere<br />
idonea a migliorare la dialettica tra mercati, Autorità e<br />
media. La trasparenza dell’azione delle Autorità richiede,<br />
piuttosto, che la Banca d’Italia illustri, come è solita fare, le<br />
sue politiche agli operatori e all’opinione pubblica in apposite<br />
sedi ufficiali e diffonda con regolarità dati e informazioni<br />
economiche.<br />
L’ipotesi di attivare un canale informativo diretto tra l’<strong>Ordine</strong><br />
<strong>dei</strong> giornalisti della Lombardia e questo Istituto è, inoltre,<br />
preclusa dall’esistenza di specifici vincoli di riservatezza e,<br />
in particolare, dall’obbligo del segreto d’ufficio imposto<br />
dall’art. 7 del d. lgs 385 del 1993 (c.d. “Testo Unico Bancario”).<br />
Colgo l’occasione, signor Presidente, per inviarle i<br />
migliori saluti. Antonio Fazio”.<br />
4 ORDINE 4 <strong>2000</strong>
ORDINE 4 <strong>2000</strong><br />
Il testo della lettera di Luigi Spaventa<br />
“Egregio Presidente, la Commissione che presiedo ha<br />
esaminato con interesse la Sua lettera del 21 giugno e<br />
apprezza la sensibilità del Consiglio dell’<strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong> <strong>Giornalisti</strong><br />
della Lombardia, e Sua personale, sul tema dell’informazione<br />
finanziaria.<br />
Oltre a svolgere un ruolo prezioso nella divulgazione della<br />
cultura dell’investimento, i mezzi d’informazione contribuiscono<br />
al regolare funzionamento del mercato e alla formazione<br />
<strong>dei</strong> prezzi attraverso la rappresentazione veritiera,<br />
precisa e completa <strong>dei</strong> fatti riguardanti il mercato stesso.<br />
Appare dunque importante che la condotta <strong>dei</strong> giornalisti<br />
sia improntata a correttezza, indipendenza e professionalità.<br />
Ogni iniziativa su questo tema promossa dell’<strong>Ordine</strong> o<br />
da altre realtà associative <strong>dei</strong> giornalisti troverà nella<br />
Consob, nell’ambito delle proprie competenze, una convinta<br />
collaborazione. In particolare, sarebbero auspicabili<br />
iniziative di studio e di analisi sull’informazione finanziaria<br />
che coinvolgano le scuole di giornalismo e le facoltà universitarie<br />
di Scienza delle comunicazioni. Si può immaginare<br />
anche un confronto più diretto tra giornalisti e autorità di<br />
vigilanza sulle problematiche dell’informazione finanziaria<br />
(per esempio, sotto forma di seminari periodici) nella comune<br />
consapevolezza degli effetti che le notizie possono<br />
avere sulle scelte del mercato.<br />
Per quanto riguarda la possibilità che, nell’attività istituzionale<br />
sull’informazione finanziaria riguardante emittenti<br />
quotati la Consob individui ipotesi di violazione delle norme<br />
di legge sulla stampa da parte di giornalisti, la Commissione<br />
potrà segnalare la circostanza al Procuratore generale<br />
presso la Corte d’Appello competente perché valuti se<br />
richiedere al Consiglio regionale dell’<strong>Ordine</strong> l’avvio del<br />
procedimento disciplinare, come previsto all’art. 48 c.2 dalla<br />
Legge 3 febbraio 1963 n. 69. Con i migliori saluti, Luigi<br />
Spaventa”.<br />
La lettera dell’<strong>Ordine</strong> lombardo a Fazio e Spaventa<br />
“Illustri Signori, scrivo come presidente dell’<strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong> <strong>Giornalisti</strong><br />
della Lombardia che esercita il potere disciplinare<br />
sugli iscritti all’Albo in virtù anche dell’articolo 2229 del Cc.<br />
La Banca d’Italia e la Consob svolgono compiti rilevanti ed<br />
esclusivi nel campo della vigilanza sul sistema monetariobancario-societario-borsitico.<br />
Chiedo pertanto che siano<br />
segnalati a questo Consiglio eventuali casi di pubblicazione<br />
di notizie viziate da falsità, tendenziosità, incompletezza<br />
dolosa o, comunque, tali da aver influito illecitamente<br />
sull’andamento del mercato. I giornalisti sono tenuti a<br />
rispettare la verità sostanziale <strong>dei</strong> fatti e quindi anche <strong>dei</strong><br />
fatti che attengono al mercato borsistico. Dall’ordinamento<br />
emerge che il giornalista deve essere ed apparire corretto<br />
così come il giudice deve essere e deve apparire indipendente.<br />
Secondo segnalazioni pervenute a questo Consiglio, apparirebbero<br />
lacunose in particolare modo alcune cronache<br />
dedicate ad assemblee di società quotate in Borsa. Vengono<br />
riferite spesso notizie generiche o relative soltanto alle<br />
considerazioni degli amministratori a volte espresse in<br />
interviste che precedono le assemblee medesime. In questi<br />
casi il lettore viene tratto in inganno perché crede che l’articolista,<br />
citando l’assemblea, sia al corrente di ciò che è<br />
successo e, non scrivendone niente, ma riferendo appunto<br />
notizie generiche sull’andamento della società in questione,<br />
lo induce a credere che quelle notizie siano l’unica cosa<br />
di rilievo avvenuta in assemblea. Con la conseguenza che<br />
fatti importanti “nascosti” da taluni giornali, – come una<br />
denuncia al collegio sindacale ovvero la votazione sull’azione<br />
di responsabilità proposta contro gli amministratori in<br />
occasione dell’approvazione del bilancio –, possano,<br />
successivamente, svilupparsi in iniziative gravide di conseguenze<br />
sulla società e sulla quotazione del titolo.<br />
Alcune cronache relative al collocamento di pacchetti azio-<br />
nari di società pubbliche in via di privatizzazione, sempre<br />
secondo le segnalazioni pervenute, ignorerebbero addirittura<br />
i rischi connessi a dette operazioni, rischi peraltro<br />
messi in luce dal Ministero del Tesoro nel prospetto informativo.<br />
Queste cronache spacciano in sostanza per informazione<br />
quella che è, invece, solo pubblicità! Il giornalismo<br />
è, infatti, informazione critica.<br />
Ricordo che il Procuratore generale della Repubblica di<br />
Milano ha – come il Consiglio dell’<strong>Ordine</strong> – il potere di<br />
iniziativa disciplinare nei riguardi degli iscritti all’Albo della<br />
Lombardia. Il potere del Pg è correlato all’interesse pubblico<br />
che esiste nell’ordinamento affinché la professione giornalistica<br />
si svolga secondo i canoni deontologici fissati dalla<br />
legge n. 69/1963 e rafforzati anche dalla Corte costituzionale<br />
in numerose sentenze a partire dalla n. 11 del 1968.<br />
La Corte, inoltre, ha riconosciuto l’esistenza di un vero e<br />
proprio “diritto <strong>dei</strong> cittadini all’informazione”, come risvolto<br />
passivo della libertà di espressione.<br />
Tutto ciò premesso, rivolgo un rispettoso appello al Signor<br />
Governatore della Banca d’Italia e al Signor Presidente della<br />
Consob affinché si sviluppi una collaborazione ampia nell’interesse<br />
sia <strong>dei</strong> cittadini-lettori, sia <strong>dei</strong> cittadini azionisti e<br />
quindi del risparmio popolare di cui all’articolo 47 della<br />
Costituzione. La trasparenza è un valore che va difeso<br />
anche nel campo dell’informazione economico-finanziaria<br />
da parte di tutti i soggetti – soggetti pubblici! – che hanno<br />
responsabilità di vigilanza sul mercato e di responsabilità<br />
nel campo disciplinare <strong>dei</strong> giornalisti. La collaborazione<br />
Banca d’Italia-Consob-<strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong> <strong>Giornalisti</strong> potrebbe rivelarsi<br />
strategica nel garantire concretamente il “diritto <strong>dei</strong><br />
cittadini all’informazione caratterizzata... dall’obiettività e<br />
dall’imparzialità <strong>dei</strong> dati forniti; dalla completezza e dalla<br />
correttezza” (sentenza n. 112/1993 della Corte costituzionale)”.<br />
Il Consiglio ha assolto il direttore e un cronista finanziario<br />
del “Corriere della Sera”, accusati da XY di avere rispettivamente<br />
avallato e scritto un publiredazionale sull’emissione<br />
Eni-4 del giugno 1998. Una lettura attenta dell’articolo<br />
porta, però, alla conclusione che il giornalista si è comportato<br />
in maniera corretta e leale verso i lettori e che, sul rovescio,<br />
sono gravemente infondate e arbitrarie le accuse lanciate,<br />
con eccessiva leggerezza, da XY. Scrive, infatti, il giornalista:<br />
● ”Sui rischi. Oltre al pezzo, ai lettori è stato fornito un<br />
quadro che includeva la tabella da me curata sull’andamento<br />
delle tre tranche precedenti, dalle quali risultava<br />
chiaramente una performance meno brillante del titolo<br />
Eni rispetto all’indice Mib30 (per Eni3 una performance<br />
dell’indice pari all’81% rispetto al 36% della società petrolifera).<br />
Un elemento che, nella mia libertà di informazione,<br />
ho considerato un fatto da riportare proprio per offrire<br />
un quadro completo sull’operazione che, come qualsiasi<br />
investimento finanziario, comporta <strong>dei</strong> rischi. Ed il<br />
confronto non è contenuto nel prospetto informativo”.<br />
● ”Tra i rischi connessi all’investimento Eni c’è naturalmente<br />
l’andamento del prezzo del petrolio. Una variabile<br />
della quale credo di aver correttamente informato i lettori<br />
scrivendo: “Stime che salgono in caso di aumento del<br />
prezzo del greggio e che scendono se le quotazioni del<br />
petrolio dovessero ridursi”. Chiarendo quanto indicato<br />
nel prospetto informativo, pagina 61: “I prezzi del petrolio<br />
sono soggetti all’offerta e alla domanda internazionale e<br />
ad altri fattori non controllabili dall’Eni””.<br />
● E veniamo alla mancata indicazione dell’lmi come global<br />
coordinator dell’operazione. Tra le opinioni riportate c’è sì<br />
quella di un operatore dell’lntersim, società di intermediazione<br />
mobiliare controllata dal San Paolo (che nel<br />
novembre ‘98 ha incorporato l’lmi), ma va anche detto<br />
che il consorzio di collocamento e garanzia vedeva<br />
presenti nel gruppo di direzione tutte le principali banche<br />
italiane (Comit, Credit, Istituto Bancario San Paolo,<br />
Banca di Roma, Bnl, Caboto-Banca Intesa, Monte <strong>dei</strong><br />
Paschi di Siena). Nonostante la difficoltà nella ricerca di<br />
soggetti non aderenti al consorzio, nel pezzo compare<br />
l’opinione di Fumagalli, di Credit-Rolo gestioni e Zeta<br />
fondi che non rientrano nell’elenco <strong>dei</strong> collocatori. Rientra<br />
nell’elenco, invece, la Rasfin. Elemento del quale non<br />
potevo essere a conoscenza perché l’elenco completo è<br />
stato pubblicato dal ministero del Tesoro soltanto il 18<br />
giugno 1998, tre giorni dopo l’uscita del mio pezzo. Va<br />
comunque precisato che in tutto erano coinvolti 66 istituti<br />
di credito e società di intermediazione mobiliare, cioè<br />
la stragrande maggioranza del risparmio gestito italiano.<br />
Le osservazioni del redattore sono state pienamente condivise<br />
dal Consiglio. Il Consiglio ribadisce che il cronista ha l’obbligo<br />
nel suo lavoro professionale di rispettare la dignità delle<br />
persone e la verità sostanziale <strong>dei</strong> fatti nonché di concepire il<br />
giornalismo come informazione critica, di comportarsi con<br />
lealtà e in buona fede, di promuovere il rapporto di fiducia tra<br />
la stampa e i lettori (articolo 2 della legge n. 69/1969). Il direttore<br />
e il redattore del “Corriere della Sera” si sono comportati,<br />
nella vicenda contestata, secondo i canoni tradizionali del<br />
buon giornalismo e secondo le regole fissate nella legge<br />
professionale. Tutto ciò premesso, il Consiglio dell’<strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong><br />
<strong>Giornalisti</strong> della Lombardia ha deciso di archiviare l’esposto.<br />
4.4. I doveri del cronista. Il Consiglio ha archiviato le lamentele<br />
di XY contro i giornali, “che nella loro totalità, non abbiano<br />
menzionato una gravissima denuncia al Collegio sindacale<br />
della Banca di Roma da lui fatta pubblicamente nel<br />
corso dell’assemblea ‘97 della stessa banca”. Non è detto in<br />
che veste XY abbia esposto la denuncia. Il fatto che nessun<br />
giornalista, presente all’assemblea, l’abbia citata fa ritenere<br />
che, dopo averla vagliata, sia stata ritenuta inconsistente. Va<br />
inoltre tenuto presente che i giornalisti devono stare molto<br />
attenti a quanto avviene nel corso delle assemblee societarie,<br />
perché spesso vi compaiono personaggi che sono soliti<br />
collezionare un’azione di ogni società, in modo da poter<br />
avere il diritto di parola in assemblea. Diritto che usano per<br />
lanciare attacchi. È, però, certo che i giornalisti presenti<br />
all’assemblea abbiano esercitato il loro diritto-dovere di<br />
controllo sulle accuse lanciate da XY e che, quindi, abbiano<br />
ritenuto unanimemente di non citarle. Si riportano due massime<br />
giurisprudenziali sui doveri del giornalista:<br />
● Oltre all’obbligo del rispetto della verità sostanziale <strong>dei</strong><br />
fatti con l’osservanza <strong>dei</strong> doveri di lealtà e di buona fede,<br />
il giornalista, nel suo comportamento oltre ad essere,<br />
deve anche apparire conforme a tale regola, perché su<br />
di essa si fonda il rapporto di fiducia tra i lettori e la stampa<br />
(App. Milano, 18 luglio 1996; Riviste: Foro Padano,<br />
1996, 1, 330, n. Brovelli; Foro It., 1997, 1, 938).<br />
● Premesso che il diritto di cronaca è esercitato legittimamente<br />
quando risulta contenuto entro i rigorosi limiti della<br />
verità oggettiva, della pertinenza e della continenza<br />
formale <strong>dei</strong> fatti narrati, e posto che non è dunque sufficiente<br />
fare riferimento soltanto all’attendibilità della fonte<br />
quale espressione di una valutazione soggettiva e probabilistica,<br />
ne consegue che non esistono fonti informative<br />
privilegiate (e, tanto meno normativamente predeterminate),<br />
tali cioè, da svincolare il cronista dall’onere: a) di<br />
esaminare, controllare e verificare i fatti, oggetto della sua<br />
narrazione, in funzione dell’assolvimento, da parte sua,<br />
dell’obbligo inderogabile di rispettare la verità sostanziale<br />
degli stessi; b) di dare la prova della cura da lui posta negli<br />
accertamenti esplicati per vincere ogni dubbio ed incertezza<br />
prospettabili in ordine a quella verità (Cass. pen., 30<br />
giugno 1984; Riviste: Foro It. , 1984, 11, 531, n. Fiandaca;<br />
Riv. Pen., 1984, 767; Giust. Civ. , 1984, 1, 2941).<br />
In un’altra vicenda, il Consiglio ha archiviato un esposto<br />
di un Cdr contro il direttore di un quotidiano “avversario” . Il<br />
giornalista ha riportato, non una elaborazione interpretativa<br />
errata della realtà, ma fatti veri ricavati dal ricorso del concorrente<br />
(sui dati di vendita). Il Consiglio ha osservato che la<br />
libertà di manifestazione del pensiero va di pari passo con<br />
altri valori alti della Costituzione repubblicana (il diritto<br />
all’informazione da parte <strong>dei</strong> cittadini e l’obbligo per il giornalista<br />
di informare in maniera corretta, rispettando il principio<br />
della verità sostanziale <strong>dei</strong> fatti). Con la sentenza n.<br />
2113/1997 la Cassazione penale chiede (ai giornalisti) “la<br />
corrispondenza rigorosa tra i fatti accaduti e i fatti narrati,<br />
5
2Assemblea<br />
000<br />
secondo il principio della verità: quest’ultimo comporta l’obbligo<br />
del giornalista (come quello dello storico) dell’accertamento<br />
della verità della notizia e il controllo dell’attendibilità<br />
della fonte”. Il giornalista deve ubbidire a questa regola fissata<br />
dalla sua legge professionale: “È diritto insopprimibile <strong>dei</strong><br />
giornalisti la libertà d’informazione e di critica, limitata dall’osservanza<br />
delle norme di legge dettate a tutela della personalità<br />
altrui ed è loro obbligo inderogabile il rispetto della<br />
verità sostanziale <strong>dei</strong> fatti osservati sempre i doveri imposti<br />
dalla lealtà e dalla buona fede”.<br />
In una terza vicenda, il Consiglio ha scritto che “appare<br />
lodevole” per un giornalista non affidarsi ai comunicati dell’ufficio<br />
stampa del Comune, ma fare articoli autonomi. La libertà<br />
di informazione e di critica (valori che fanno definire il giornalismo<br />
informazione critica) è un “diritto insopprimibile” <strong>dei</strong><br />
giornalisti. Ha scritto la Corte costituzionale (sentenza n.<br />
11/1968): “Se la libertà di informazione e di critica è insopprimibile,<br />
bisogna convenire che quel precetto, più che il<br />
contenuto di un semplice diritto, descrive la funzione stessa<br />
del libero giornalista: è il venire meno ad essa, giammai<br />
l’esercitarla, che può compromettere quel decoro e quella<br />
dignità sui quali l’<strong>Ordine</strong> è chiamato a vigilare”.<br />
4.5. Il Garante per la protezione <strong>dei</strong> dati personali non<br />
può determinare i contenuti dell’informazione giornalistica.<br />
Il titolo di questo paragrafo è la sintesi estrema di una<br />
sentenza del Tribunale civile di Milano. Le forzature della<br />
legge n. 675/1996, concepita per disciplinare il funzionamento<br />
delle banche dati, ma suscettibile di strumentalizzazioni<br />
per finalità di censura sull’informazione giornalistica, sono<br />
state rilevate dal Tribunale in una delle prime decisioni emesse<br />
in materia, a seguito di una singolare vicenda.<br />
Veniamo ai Fatti. Maria Teresa Valoti, vedova di Vittorio Olcese,<br />
ha chiesto al Garante per la Protezione <strong>dei</strong> Dati Personali<br />
di ordinare alla società editrice e al direttore responsabile<br />
del “Corriere della Sera” che negli articoli del quotidiano non<br />
venga attribuita ad altri che a sé la qualifica di “signora Olcese”<br />
e di adottare tutte le misure necessarie alla tutela del<br />
proprio diritto all’identità personale. La Valoti ha fondato in<br />
particolare la sua pretesa sul rilievo che, nonostante reiterate<br />
diffide, gli articoli di cronaca politica e mondana sul “Corriere<br />
della Sera” persistono nel qualificare “signora Olcese” la<br />
prima moglie di Vittorio Olcese, Giuliana De Cesare, ancorché<br />
il matrimonio di costei con l’Olcese, contratto nel 1958,<br />
sia stato dichiarato nullo dal Tribunale della Sacra Romana<br />
Rota sin dal febbraio 1976; il conseguente collegamento alla<br />
propria persona delle opinioni, delle iniziative e delle amicizie<br />
della De Cesare comportano, secondo la ricorrente, una<br />
grave distorsione della sua identità.<br />
Con provvedimento emesso il 19 <strong>aprile</strong>, in base all’articolo<br />
29 della legge n. 675/96 (Tutela delle persone e di altri<br />
soggetti rispetto al trattamento <strong>dei</strong> dati personali), il Garante,<br />
in accoglimento della richiesta della sig.ra Valoti, ha ordinato<br />
all’editore e al direttore del “Corriere della Sera” di cessare il<br />
“comportamento illegittimo” rettificando la registrazione o,<br />
comunque, la trattazione <strong>dei</strong> dati personali della ricorrente in<br />
modo tale da “individuare correttamente con l’espressione<br />
sig.ra Olcese soltanto la ricorrente Maria Teresa Valoti anziché<br />
la sig.ra Giuliana De Cesare”, nonché di divulgare la<br />
rettifica con pubblicazione di apposito comunicato sul<br />
“Corriere della Sera”.<br />
Il direttore e l’editore del quotidiano milanese hanno proposto<br />
opposizione contro tale decisione davanti al Tribunale di<br />
Milano, sostenendo, tra l’altro, che il provvedimento emesso<br />
nei loro confronti non rientrava nei poteri del Garante e che<br />
comunque la signora Valoti non era legittimata a chiederlo.<br />
Essi hanno anche sollevato, in via subordinata, eccezione di<br />
illegittimità costituzionale degli artt. 29 L. n. 675/96 e 20<br />
D.P.R. n. 501/98.<br />
Il Tribunale di Milano ha accolto l’opposizione, annullando il<br />
provvedimento emesso dal Garante. Nella motivazione della<br />
decisione, il cui testo integrale è stato pubblicato su Tabloid<br />
(n. 1/<strong>2000</strong>) ed è consultabile sul sito web dell’<strong>Ordine</strong> lombardo<br />
(www.odg.mi.it), il Tribunale, ha osservato, tra l’altro, che<br />
la direttiva della Commissione Europea 95/46/CE, in base alla<br />
quale è stata approvata dal nostro Parlamento la legge<br />
675/1996, circoscrive in modo inequivocabile il proprio ambito<br />
di applicazione al trattamento <strong>dei</strong> dati personali comunque<br />
destinati all’archiviazione e pertanto non concerne le informazioni<br />
diffuse dai giornali: ciò deve indurre, secondo il Tribunale<br />
ad interpretare in senso restrittivo la portata della legge n.<br />
675/96, anche per evitare che la sua applicazione si ponga in<br />
contrasto con l’articolo 21 della Costituzione, che tutela la<br />
libertà di informazione. Il Tribunale ha peraltro ritenuto che,<br />
anche volendo interpretare estensivamente la legge n.<br />
675/96, nel senso cioè che essa si riferisca alle informazioni<br />
non strutturate in archivio, la domanda promossa dalla signora<br />
Valoti vedova Olcese non possa essere accolta, in quanto<br />
la tutela prevista dalla legge spetta esclusivamente alla persona<br />
oggetto dell’informazione, laddove le notizie pubblicate dal<br />
“Corriere della Sera” concernevano la sig.ra De Cesare. Inoltre<br />
il Tribunale ha ritenuto che la diffusione di tali notizie rientri<br />
nell’esercizio del diritto di cronaca e che il provvedimento del<br />
Garante si sia posto in contrasto con l’articolo 21 della Costituzione,<br />
che pone alla pubblica autorità il divieto assoluto di<br />
adottare provvedimenti diretti ad esercitare controlli o assensi<br />
preventivi sul contenuto delle pubblicazioni.<br />
I riflessi di questa sentenza sono importanti per quanto<br />
riguarda la libertà di cronaca. Va osservato che il Garante<br />
finora mai ha adottato provvedimenti specifici, che possano<br />
essere considerati una compressione del diritto di cronaca.<br />
4.6. Il diritto <strong>dei</strong> minori alla riservatezza. Censurato il direttore<br />
di una rivista, che si è occupata della storia controversa<br />
di un minore. Va detto subito che l’articolo va contro gli interessi<br />
del minore. Il settimanale si è fatto semplicemente<br />
portavoce delle tesi della madre senza alcuna considerazione<br />
critica. È impensabile che i giudici, che hanno preso il<br />
provvedimento, abbiano agito con leggerezza e contro gli<br />
“interessi” del minore. La pubblicazione del nome del bambino<br />
– identificabile attraverso le generalità della madre –<br />
nonché della fotografia (anche se schermata) è, infatti,<br />
espressamente proibita dalla “Carta <strong>dei</strong> doveri del giornalista”<br />
e dalla “Carta di Treviso”; e contrasta con il dovere del<br />
rispetto della persona imposto dall’articolo 2 della legge<br />
professionale, mentre l’articolo 16 della Convenzione Onu<br />
sui diritti del bambino (Convenzione recepita nella legge n.<br />
176/1991 e nel vigente Cnlg) vieta interferenze arbitrarie o<br />
illegali nella vita <strong>dei</strong> fanciulli. L’ordinamento giuridico italiano<br />
(anche attraverso il “Codice sulla privacy”) proibisce ai giornalisti<br />
di occuparsi di minori al centro di vicende che, se rese<br />
pubbliche, possano compromettere lo sviluppo della loro<br />
personalità. Tale norma non ammette deroghe. La tutela della<br />
persona, e soprattutto di un minorenne, coinvolge valori<br />
fondamentali della Carta costituzionale (identità personale,<br />
diritto alla riservatezza) che non possono essere “invasi” dal<br />
diritto di cronaca. Un articolo può avere conseguenze, anche<br />
gravi, sul processo formativo e sulla crescita psichica di un<br />
bambino, esponendolo a una “pressione” esterna continua<br />
nel tempo.<br />
In un altro caso, il Consiglio ha assolto il direttore di un<br />
periodico di Pavia che ha pubblicato nome e cognome di un<br />
minore, figlio di un uomo politico locale, colto da un malore in<br />
chiesa. Va osservato che il minore non è stato danneggiato<br />
dal fatto che sia stato scritto che abbia prima accusato un<br />
malore e che poi stava bene. L’articolo ha, invece, tranquillizzato<br />
coloro che in chiesa avevano assistito all’incidente. In<br />
base all’articolo 10 del Codice sulla privacy, “il giornalista,<br />
nel far riferimento allo stato di salute di una determinata<br />
persona, identificata o identificabile, ne rispetta la dignità, il<br />
diritto alla riservatezza e a personale”. In sostanza la pubblicazione<br />
di dati sanitari della persona è ammessa, nell’ambito<br />
del perseguimento dell’essenzialità dell’informazione. Il<br />
bambino è finito sui giornali perché è figlio di un personaggio<br />
politico conosciuto. Chi ha deciso di mettersi in politica ha,<br />
comunque, una sfera di salvaguardia molto più limitata rispetto<br />
all’uomo della strada.<br />
L’articolo 25 della legge n. 675/1996 supera, comunque, l’articolo<br />
22 affermando: “Le disposizioni relative al consenso<br />
dell’interessato e all’autorizzazione del Garante, nonché il<br />
limite previsto dall’articolo 24, non si applicano quando il trattamento<br />
<strong>dei</strong> dati di cui agli articoli 22 e 24 è effettuato nell’esercizio<br />
della professione di giornalista e per l’esclusivo<br />
perseguimento delle relative finalità. Il giornalista rispetta i<br />
limiti del diritto di cronaca, in particolare quello dell’essenzialità<br />
dell’informazione riguardo a fatti di interesse pubblico,<br />
ferma restando la possibilità di trattare i dati relativi a circostanze<br />
o fatti resi noti direttamente dall’interessato o attraverso<br />
i suoi comportamenti in pubblico”. Il diritto di cronaca,<br />
in questo caso, quindi, prevale sul diritto alla privacy. Il malore<br />
del bambino in una chiesa è un fatto pubblico avvenuto in<br />
un luogo aperto al pubblico. L’ordinamento giuridico dello<br />
Stato protegge la riservatezza <strong>dei</strong> bambini vittime di fatti<br />
disdicevoli. La vicenda narrata dal periodico non ha tali<br />
contorni.<br />
Lo stesso principio è stato applicato a favore del direttore<br />
di “Oggi”, che aveva pubblicato la foto di una giornalista della<br />
Rai che si era lasciata cogliere nel suo letto, in casa sua,<br />
sotto una trapunta blu. La giornalista si era lamentata della<br />
diffusione di quella immagine, concessa… a un agenzia fotografica.<br />
Il Consiglio condivide una massima giurisprudenziale:<br />
“Chi ha scelto la notorietà come dimensione esistenziale<br />
del proprio agire, si presume abbia rinunciato a quella parte<br />
del proprio diritto alla riservatezza direttamente correlata alla<br />
sua dimensione pubblica” (Tribunale di Roma, 13 febbraio<br />
1992, in Dir. Famiglia, 1994, 1, 170, n. Dogliotti, Weiss). La<br />
giornalista non può invocare alcuna norma in sua difesa,<br />
perché, consenziente, si è lasciata fotografare nella sua<br />
abitazione, luogo privato per eccellenza, che i cronisti e i fotocronisti<br />
non possono violare (articolo 3 del Codice di deonto-<br />
La relazione del consigliere segretario Gabriele Moroni<br />
Moroni:<br />
“Avanzata<br />
continua<br />
delle donne<br />
giornaliste”<br />
logia sulla privacy). La buona fede del direttore è pertanto<br />
fuori discussione. Avendo acquistato la foto da una agenzia,<br />
il direttore di “Oggi” non può essere censurato.<br />
4.7. La commistione pubblicità-informazione. La pubblicità<br />
redazionale. Il Consiglio nazionale ha confermato il 3<br />
novembre 1999 la sanzione inflitta dall’<strong>Ordine</strong> della Lombardia<br />
al direttore e a una collaboratrice per quanto riguarda un<br />
caso di pubblicità redazionale nel settimanale “Oggi”. È una<br />
vicenda che merita di essere raccontata.<br />
All’origine del provvedimento sta il fatto che il direttore “ha<br />
disposto la pubblicazione (sul numero 41 dell’11 ottobre<br />
1995), nell’ambito di quella parte del settimanale identificata<br />
dal titolo “Oggi in famiglia” (pagg.112-133) e in particolare<br />
nel contesto (pag. 116) della rubrica “Bellezza”, di due articoli<br />
(“E lavarsi i denti diventa un gioco”; “C’è anche il dentifricio<br />
alla propoli”) che costituiscono una fattispecie di c.d.<br />
pubblicità redazionale (a favore di prodotti della linea orale<br />
Mentadent di cui uno per bambini riprodotto in fotografia)<br />
censurata il 15 febbraio 1995 dall’Autorità garante della<br />
concorrenza e del mercato come pubblicità ingannevole (in<br />
base agli articoli 1, comma 2, e 2, lettera b, del Decreto legislativo<br />
n. 74/1992). Si tratta di una forma di pubblicità redazionale,<br />
secondo l’Antitrust, “sostanzialmente indirizzata,<br />
nonostante il proprio aspetto informativo, a promozionare il<br />
prodotto in esso descritto”. Il Consiglio dell’<strong>Ordine</strong> della<br />
Lombardia ha ravvisato in ciò una violazione dell’articolo 2<br />
della legge professionale nella parte in cui impegna i giornalisti<br />
(e gli editori) “a promuovere la fiducia tra la stampa e i<br />
lettori”. Nelle valutazioni conclusive, il Consiglio dell’<strong>Ordine</strong><br />
della Lombardia sottolinea la responsabilità del direttore<br />
sull’intero contenuto della pubblicazione da lui diretta quale<br />
(legge n. 633/1941) “autore dell’opera collettiva dell’ingegno”.<br />
“L’obbligo della verità sostanziale <strong>dei</strong> fatti – spiega nella sua<br />
lunga delibera il Consiglio dell’<strong>Ordine</strong> della Lombardia – con<br />
l’osservanza <strong>dei</strong> doveri di lealtà e di buona fede, si sostanzia<br />
anche in un comportamento del giornalista che, oltre ad essere,<br />
deve anche apparire conforme a tale regola, perché su di<br />
essa si fonda il rapporto di fiducia tra i lettori e la stampa.<br />
Come il magistrato deve essere e deve apparire indipendente,<br />
così il giornalista deve essere e deve apparire corretto”.<br />
“Se io penso – spiega a questo punto il Consiglio dell’<strong>Ordine</strong><br />
deliberante – che un giornalista sia serio, la notizia da lui<br />
data avrà per me una sua credibilità; se io penso che un giornalista<br />
sia un ‘pubblicitario mascherato’, la stessa notizia sarà<br />
da me vissuta come ‘tutta pubblicità’”.<br />
“Anche l’apparire corretto – chiarisce ancora in una lunga<br />
interpretazione deontologica l’<strong>Ordine</strong> della Lombardia – ha<br />
un suo significato per il professionista, che concepisce il giornalismo<br />
come informazione critica”.<br />
“Nel campo etico – prosegue – anche le apparenze possono<br />
assumere un peso negativo”. Da qui deriva il provvedimento<br />
disciplinare. Il direttore ha l’obbligo di controllare tutto ciò che<br />
appare sul giornale, comprese le lettere <strong>dei</strong> lettori e le inserzioni<br />
pubblicitarie.<br />
Il Consiglio nazionale ha condiviso quanto enunciato dal<br />
Consiglio regionale circa il ruolo e i compiti di un direttore<br />
responsabile. Il direttore ha la funzione di imprimere al giornale<br />
quella che di esso può definirsi l’impostazione complessiva<br />
e di evitare sbandamenti al di fuori del campo non solo<br />
del diritto positivo, ma anche di quello ben più ampio del<br />
corrente costume professionale. Il direttore è sempre il punto<br />
di riferimento professionale e anche morale per i suoi redattori.<br />
E proprio per questo motivo, nonostante la sua sia un’attività<br />
caratterizzata dall’immediatezza, dalla corsa continua<br />
alla notizia (è insomma una corsa col tempo), gli fanno capo<br />
una serie di doveri tra cui in primo luogo quello di esercitare<br />
le prerogative di tale figura e, in particolare, quella della<br />
vigilanza, indispensabile per garantire quella libertà di informazione<br />
e di critica che la legge vuole assicurare come<br />
necessario fondamento di una libera stampa.<br />
L’<strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong> <strong>Giornalisti</strong> da tempo condanna la commistione<br />
tra informazione e pubblicità ribadendo che la pubblicità deve<br />
essere chiara, palese, esplicita, riconoscibile e separata<br />
dall’informazione giornalistica. Questo perché la lealtà verso<br />
il lettore impone che il lavoro giornalistico e quello pubblicitario<br />
rimangano separati e inconfondibili. Tentativi di mescolanza<br />
diventano un inganno per il lettore e vanno combattuti e<br />
respinti perché degenerativi della qualità dell’informazione.<br />
Ma soprattutto rilevante è quanto contenuto nella Carta <strong>dei</strong><br />
Doveri del giornalista che nel capo relativo a “Informazione e<br />
pubblicità” stabilisce che “I cittadini hanno il diritto di ricevere<br />
un’informazione corretta, sempre distinta dal messaggio<br />
pubblicitario e non lesiva degli interessi <strong>dei</strong> singoli. I messaggi<br />
pubblicitari devono essere sempre e comunque distinguibili<br />
dai testi giornalistici attraverso chiare indicazioni. Il giornalista<br />
è tenuto all’osservanza <strong>dei</strong> principi fissati dal Protocollo<br />
d’intesa sulla trasparenza dell’informazione e dal<br />
Contratto nazionale di lavoro giornalistico; deve sempre<br />
rendere riconoscibile l’informazione pubblicitaria e deve<br />
6 ORDINE 4 <strong>2000</strong>
Care colleghe e cari colleghi,<br />
ritualmente, una volta<br />
l’anno, il segretario dell’<strong>Ordine</strong><br />
dà i numeri. Al 13 marzo<br />
<strong>2000</strong> risultano iscritti all’<strong>Ordine</strong><br />
<strong>dei</strong> <strong>Giornalisti</strong> della<br />
Lombardia 5.445 professionisti<br />
contro 5.336 alla stessa<br />
data del 1999. Gli uomini<br />
sono 3.316, le donne 2.129.<br />
Dei 5.445 professionisti, i<br />
pensionati sono 800 (quasi il<br />
15%). Le giornaliste professioniste<br />
rappresentano il<br />
39,10 per cento degli iscritti<br />
rispetto al 38,5 per cento del<br />
1999. Un indice largamente<br />
superiore alla media nazio-<br />
comunque porre il pubblico in grado di riconoscere il lavoro<br />
giornalistico del messaggio promozionale.<br />
Nel caso in esame, invece, si è di fronte ad una ipotesi di<br />
“pubblicità non trasparente” che viola la credibilità del giornale<br />
e lo stesso rapporto di fiducia con il lettore che deve<br />
presiedere la pubblicazione di ogni rivista Nel caso in esame<br />
si è, in sostanza, in presenza di una situazione che assume<br />
sicura rilevanza deontologica giacché si viene a ledere quel<br />
principio di lealtà nell’informazione cui, in base alla legge<br />
professionale, devono essere improntati i comportamenti del<br />
giornalista e ancor più del direttore”.<br />
4.8. L’obbligo giuridico di adeguarsi ai giudicati <strong>dei</strong> tribunali<br />
e il problema di una concessionaria di pubblicità che<br />
edita periodici. Con la decisione “Bella”, il Consiglio ha ribadito<br />
che nel nostro ordinamento giuridico è presente il principio<br />
di ordine generale – desumibile dall’articolo 4 della legge 20<br />
marzo 1865 n. 2248 allegato E – secondo cui la pubblica<br />
amministrazione (l’<strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong> <strong>Giornalisti</strong> è pubblica amministrazione<br />
in base al Dlgs n. 29/1993, ndr) ha l’obbligo di conformarsi<br />
al giudicato <strong>dei</strong> tribunali (Corte cost., 23 luglio 1997, n.<br />
264). Nel caso specifico il Consiglio dell’<strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong> <strong>Giornalisti</strong><br />
non poteva ignorare il decreto (“esecutivo”) del giudice del<br />
lavoro depositato dal difensore del direttore di “Bella” nel corso<br />
dell’audizione del 13 settembre 1999.<br />
In sostanza la legge sull’abolizione del contenzioso amministrativo,<br />
che è un cardine dello stato di diritto, stabilisce l’obbligo<br />
per l’autorità amministrativa (tale è l’<strong>Ordine</strong> professionale,<br />
ndr) di uniformarsi alle sentenze del giudice ordinario<br />
(Consiglio nazionale, decisione 13 dicembre 1978 in Annuario<br />
<strong>dei</strong> <strong>Giornalisti</strong> 1980-1981 edito dal Centro Documentazione<br />
<strong>Giornalisti</strong>ca di Roma). Il decreto del giudice del lavoro<br />
(confermato successivamente dal tribunale) risponde a tutti i<br />
punti centrali dell’esposto del Cdr di “Bella”, quando afferma<br />
che “non sembrano esistere nel caso di specie elementi di<br />
antisindacalità nel comportamento dell’azienda per ciò che<br />
concerne l’obbligo di fornire alle rappresentanze sindacali<br />
aziendali, territoriali e nazionali le necessarie informative in<br />
ordine alle iniziative editoriali di trasformazione della formula<br />
di “Bella” ecc. Invero non risulta in atti che siano in corso<br />
trasformazioni”. L’editore, peraltro, è responsabile, secondo<br />
il giudice, unicamente di aver fatto stampare e di aver mandato<br />
in edicola il n. 17 di “Bella”, “nonostante i giornalisti che<br />
lavoravano al periodico fossero in sciopero”. “L’antisindacalità<br />
– si legge nel decreto – va pertanto identificata non nel fatto<br />
che vi sia stato un ricorso a terzi, ma in quello che questo<br />
ricorso sia stato abbondantemente dilatato rispetto al normale,<br />
fino a fare <strong>dei</strong> terzi gli autori esclusivi della rivista, vanificando<br />
in questo modo lo sciopero <strong>dei</strong> giornalisti”. L’episodioclou<br />
della vicenda gira, quindi, attorno al n. 17 di “Bella”, la cui<br />
uscita è l’unica violazione rilevante da addebitare all’editore<br />
(e non al direttore).<br />
L’istruttoria ha messo in luce che una concessionaria di<br />
pubblicità (Pim-Area Nord) è diventata proprietaria al 100%<br />
di Editoriale Italiana e al 51% di Editoriale Donna, società<br />
che editano con “Bella” anche altre testate (“Pratica”, “Benissimo”,<br />
“Quattro zampe”, “Buona Cucina” e “La mia Boutique”).<br />
Tale realtà merita una particolare attenzione da parte<br />
della Fnsi e delle Fieg, impegnate nel rinnovo del contratto,<br />
perché un editore, che nello stesso tempo è anche concessionario<br />
di pubblicità, è portato naturalmente a violare l’articolo<br />
44 del Cnlg, quell’articolo che pone confini tra l’informazione<br />
e la pubblicità.<br />
In un’altra vicenda, il Consiglio ha preso atto che l’ex direttore<br />
dell’“Indipendente” era stato assolto in sede penale.<br />
Conseguentemente il giornalista era da prosciogliere anche<br />
in sede disciplinare. La controversia era legata alla pubblicazione<br />
di una lettera, contestata dall’<strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong> medici veterinari<br />
di Piacenza.<br />
4.9. L’<strong>Ordine</strong> non svolge funzioni sindacali. Il Consiglio ha<br />
archiviato un esposto nato all’interno del Cdr del “Corriere<br />
della Sera”, alla luce di questa massima giurisprudenziale:<br />
“Gli Ordini professionali non hanno poteri o funzioni in materia<br />
sindacale” (Cass. Pen., 7 febbraio 1980; Riv. Giu. Lav.,<br />
1982, IV, 529).<br />
4.10. La cancellazione dall’Albo di un giornalista moroso.<br />
Il Consiglio ha deliberato la cancellazione dall’Albo di un<br />
giornalista professionista moroso per 5 anni. Il Consiglio ha<br />
osservato che “il rifiuto persistente del pagamento delle<br />
quote dovute costituisce grave pericolo per la vita stessa<br />
dell’<strong>Ordine</strong> che trae esclusivamente i mezzi per adempiere<br />
alle sue funzioni dalle quote degli iscritti; che tale comportamento<br />
costituisce violazione <strong>dei</strong> doveri professionali e fatto<br />
di scorrettezza professionale; che il prolungato mancato<br />
pagamento e l’assenza di qualsiasi comunicazione a riguardo<br />
devono essere interpretati come un’evidente manifestazione<br />
di cessazione dell’attività nonché di implicita rinuncia<br />
all’iscrizione”.<br />
ORDINE 4 <strong>2000</strong><br />
nale del 20 per cento. Il<br />
nostro è anche il più alto indice<br />
in Europa. I pubblicisti<br />
sono 9.157 contro 8.750 del<br />
1999; di questi 6.085 sono<br />
uomini e 3.072 donne. Le<br />
donne pubbliciste sono il<br />
33,5 per cento, con un incremento<br />
del 20 per cento negli<br />
ultimi cinque anni. I praticanti<br />
sono 445 (<strong>dei</strong> quali 188<br />
provengono dall’Albo <strong>dei</strong><br />
pubblicisti) contro 430 dello<br />
scorso anno. Gli uomini sono<br />
200, le donne sono 245, il 55<br />
per cento, con un aumento<br />
del 10 per cento negli ultimi<br />
tre anni. Gli iscritti all’elenco<br />
speciale sono 3.495; erano<br />
3.518 un anno fa. Gli iscritti<br />
all’elenco temporaneo sono<br />
14, quelli all’elenco stranieri<br />
38. In totale l’<strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong> <strong>Giornalisti</strong><br />
della Lombardia accoglie<br />
18.594 iscritti rispetto ai<br />
17.872 del 1999. Tutti gli<br />
iscritti che si rivolgono al<br />
nostro <strong>Ordine</strong> con giuste e<br />
motivate richieste di informazione<br />
e tutela, ricevono<br />
adeguata assistenza legale<br />
e fiscale. Voglio allora ricordare<br />
brevemente le iniziative<br />
che l’<strong>Ordine</strong> ha intrapreso in<br />
questa direzione negli ultimi<br />
anni. Dal 1996, attraverso<br />
5<br />
Conclusioni<br />
l’Ufficio relazioni con il pubblico,<br />
è stato avviato un servizio<br />
di assistenza fiscale.<br />
Prosegue (così come deliberato<br />
dal Consiglio dell’<strong>Ordine</strong><br />
nella sua seduta del 18<br />
gennaio 1999) il servizio di<br />
gratuito patrocinio legale per<br />
i giornalisti che, esercitando<br />
la libera professione, si ritrovano<br />
ad essere creditori nei<br />
confronti di quotidiani, periodici,<br />
emittenti radiotelevisive.<br />
Sono sempre più numerosi i<br />
colleghi che si rivolgono<br />
all’Ufficio relazioni con il<br />
pubblico di cui è responsabile<br />
la collega Letizia Gonza-<br />
Il ’99, anno della svolta per le professioni intellettuali. L’<strong>Ordine</strong><br />
ente pubblico posto a tutela <strong>dei</strong> cittadini.<br />
Il 1999 è stato l’anno della svolta per le professioni intellettuali.<br />
Tra marzo e giugno, la partita appariva persa per gli Ordini e i<br />
Collegi, gli enti che organizzano le professioni stesse. Luglio,<br />
invece, si è rivelato il mese delle grandi decisioni parlamentari.<br />
Il Dlgs n. 300/1999 sulla riorganizzazione <strong>dei</strong> ministeri ha introdotto<br />
nell’ordinamento due principi fondamentali: gli Ordini e i<br />
Collegi rimarranno sotto la vigilanza del Dicastero di Giustizia,<br />
mentre il Dicastero dell’Università concorrerà a preparare i<br />
nuovi professionisti. Nel futuro vicino, quindi, tutti i professionisti<br />
(giornalisti compresi) nasceranno negli Atenei. Il Dpef <strong>2000</strong>-<br />
2003, invece, ha congelato gli Ordini e i Collegi esistenti, vincolando<br />
Parlamento e Governo a non crearne di nuovi. Ordini e<br />
Collegi, quindi, rimangono in piedi, ma la riforma è tutta da<br />
costruire. La battaglia verte sulle società professionali, sul<br />
modo di intendere la concorrenza, sulle tariffe, sulla pubblicità<br />
e sull’accesso. Questioni non da poco. Il Governo D’Alema,<br />
partito di gran carriera nel marzo 1999, ha cambiato radicalmente<br />
linea: non parla più di scontro e ridimensionamento <strong>dei</strong><br />
professionisti. Il presidente del Consiglio, con una giravolta di<br />
360 gradi, nel settembre 1999 ha parlato <strong>dei</strong> professionisti<br />
come “classe dirigente diffusa del Paese”, precisando che<br />
“essi storicamente hanno assolto al ruolo di organizzare il<br />
sapere e le competenze”. Sono le parole, usate nel giugno<br />
precedente, da chi scrive in un pubblico convegno milanese.<br />
5.1. Le Università in campo. Il 15 dicembre 1999 il ministro<br />
dell’Università Ortensio Zecchino, presenta le 41 classi in cui<br />
saranno compresi i corsi di laurea triennali che, in base agli<br />
adempimenti della riforma, sono all’esame del Consiglio nazionale<br />
universitario (Cun) e andranno quindi alle commissioni<br />
parlamentari per entrare in vigore, si spera, nell’anno accademico<br />
2001-2002. Nelle intenzioni del Murst le nuove classi<br />
dovrebbero rispondere meglio delle facoltà alle esigenze di<br />
una moderna società che si avvia al terzo Millennio. Lo studente<br />
che termina le medie superiori si iscrive a un corso universitario<br />
triennale al termine del quale consegue il titolo di “laureato”;<br />
dopo, lo studente potrà frequentare il biennio di specializzazione,<br />
fare le tesi e diventare “dottore”. Il ministero dell’Università<br />
ha elaborato 103 indirizzi di lauree specializzate<br />
biennali tra le quali c’è quella specifica in giornalismo. La<br />
riforma universitaria diventa, quindi, per gli Ordini professionali<br />
(e soprattutto per l’<strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong> <strong>Giornalisti</strong>) il terreno del cambiamento.<br />
I rettori degli atenei il 4 febbraio hanno chiesto “che al<br />
più presto siano definite le regole per raccordare i nuovi titoli<br />
con le norme professionali”. La rivoluzione nelle professioni<br />
sarà portata dalle Università, che oggi godono di piena autonomia<br />
nella impostazione <strong>dei</strong> cicli didattici.<br />
“Gli studenti che si iscriveranno, probabilmente dal 2001-<br />
2002, alle nuove lauree triennali e alle lauree specialistiche –<br />
ha dichiarato Luciano Modica, presidente della Conferenza<br />
<strong>dei</strong> rettori, a “Il Sole 24 Ore” ( edizione del 5 febbraio) - dovranno<br />
sapere quale regolamentazione li attende qualora volessero<br />
svolgere professioni regolamentate al termine degli studi.<br />
Il sistema di accesso alle professioni regolamentate va riorganizzato<br />
in presenza di una normativa che attribuisce ampi<br />
spazi di autonomia alle università nella definizione <strong>dei</strong> curricula.<br />
Con almeno il 34% <strong>dei</strong> crediti lasciati all’autonomia,<br />
saranno gli Ordini a verificare i curricula degli studenti oppure<br />
toccherà agli atenei?. Tutta la normativa sugli Ordini – afferma<br />
Modica – andrebbe rivista perché adesso è un coacervo<br />
incredibile di norme in cui è difficilissimo orientarsi. Una regolamentazione<br />
così fitta delle professioni non ha riscontro negli<br />
altri Paesi europei: ora gli Ordini assumono la garanzia dell’ingresso<br />
alla professione in modo protezionistico e non solo nel<br />
senso di una verifica, essenziale, della qualità della preparazione.<br />
Senza voler togliere importanza agli Ordini professionali,<br />
questa è anche l’occasione per ripensare l’accesso e il<br />
sistema delle professioni”. È evidente che l’esame di Stato<br />
dovrà svolgersi in futuro per tutte le professioni in Università,<br />
mentre oggi questo già avviene ma solo per le professioni<br />
tecniche. In sostanza i Consigli degli Ordini dovranno occuparsi<br />
unicamente di deontologia, funzionando come giudici<br />
disciplinari, e di formazione continua (sempre in raccordo con<br />
le Università).<br />
5.2. L’esperienza milanese. Il Consiglio dell’<strong>Ordine</strong> della<br />
Lombardia nel 1974 ha approvato una delibera con la quale<br />
intendeva dare vita a una “scuola di giornalismo” (oggi denominata<br />
“Istituto Carlo De Martino per la Formazione al giornalismo”)<br />
e nel contempo ha rivitalizzato un principio (già codificato<br />
nel 1929 con il Regio decreto n. 2291) secondo il quale la<br />
frequenza della Scuola per due anni costituiva titolo equivalente<br />
alla pratica tradizionale svolta (per 18 mesi) nelle redazioni.<br />
Il primo corso iniziò nel novembre 1977. Quella di Milano rimane<br />
la prima scuola di giornalismo abilitata (dall’<strong>Ordine</strong>) al prati-<br />
les. L’Ufficio mette un avvocato<br />
a disposizione <strong>dei</strong> colleghi,<br />
evitando loro di sobbarcarsi<br />
pesanti oneri legali.<br />
Uno sforzo quotidiano notevole<br />
che non sarebbe possibile<br />
senza il contributo di alta<br />
professionalità del personale<br />
del nostro <strong>Ordine</strong> al quale va<br />
il mio ringraziamento più<br />
affettuoso.<br />
Come ogni anno (ma se<br />
possibile con accresciuta<br />
convinzione) voglio ricordare<br />
come il nostro <strong>Ordine</strong> continui<br />
a perseguire con puntiglio<br />
tenace la strada della<br />
difesa della professione e del<br />
riconoscimento <strong>dei</strong> diritti che<br />
derivano da un lavoro effettivamente<br />
svolto. Il riconoscimento<br />
d’ufficio del praticantato<br />
giornalistico, lungi da<br />
essere fabbrica di disoccupati<br />
e scontenti, è presa d’atto<br />
di un diritto conquistato col<br />
lavoro. Un diritto che l’<strong>Ordine</strong><br />
riconosce solo dopo una attività<br />
istruttoria lunga, accurata,<br />
meticolosa e un ampio<br />
dibattito in Consiglio. Ogni<br />
anno questo <strong>Ordine</strong> scrive la<br />
sua storia. Lo fa soprattutto,<br />
colleghi e colleghe, grazie al<br />
vostro apporto. E di questo vi<br />
ringrazio.<br />
cantato alternativo. Così gli editori hanno perso il privilegio,<br />
che risale al 1928, di “fare i giornalisti”. Fu un fatto fortemente<br />
innovativo: si poteva diventare (e si diventa) giornalisti esclusivamente<br />
in base alle capacità individuali, superando un<br />
concorso fortemente elitario (i posti sono appena 40). Nel<br />
settembre 1999 hanno partecipato alla selezione 505 giovani<br />
su 683 iscritti, facendo segnare un’affluenza record. È anche<br />
vero che la scuola di Milano esercita una grande attrazione,<br />
perché ha “costruito” in 20 anni 500 professionisti (tutti occupati).<br />
Nel luglio 1990, il Consiglio nazionale dell’<strong>Ordine</strong> ha riconosciuto<br />
altre cinque scuole (Milano Cattolica, Roma Luiss,<br />
Bologna, Urbino, Perugia). Recentemente il Consiglio nazionale<br />
ha dato disco verde ad altri due corsi in Roma (Università<br />
di Tor Vergata e Lumsa). A Roma, in sostanza, è nato un sistema<br />
universitario imperniato su tre Atenei.<br />
5.3. Le novità milanesi. Presto anche Milano potrebbe avere<br />
tre corsi universitari di giornalismo: Cattolica (già esistente),<br />
Statale e Iulm. I primi contatti tra <strong>Ordine</strong> della Lombardia e<br />
Atenei sono stati avviati. L’Università statale pensa di firmare<br />
una convenzione con la Regione Lombardia e con l’<strong>Ordine</strong><br />
<strong>dei</strong> <strong>Giornalisti</strong> per assorbire l’Istituto “Carlo De Martino”,<br />
dando vita a un corso biennale specializzato in giornalismo al<br />
quale potranno accedere i laureati in Giurisprudenza, Lettere<br />
e Scienze politiche. Al termine del corso, i giovani avranno<br />
due titoli (quello di dottore in giornalismo e quello che dà diritto<br />
di sostenere l’esame di Stato per diventare giornalisti<br />
professionisti). C’è ottimismo nelle Università milanesi sul futuro<br />
delle professione giornalistica: tutti guardano alle opportunità<br />
crescenti offerte dalle testate telematiche e da Internet;<br />
dalla comunicazione pubblica, dall’attività degli uffici stampa,<br />
dalle televisioni e dalle radio. Il Consiglio dell’<strong>Ordine</strong> ha<br />
discusso i problemi, legati alla svolta, nella seduta del 31<br />
gennaio. Appare evidente che la “scuola professionale”,<br />
concepita nel 1974, sia superata. Bisogna fare i conti con l’autonomia<br />
delle Università e le Università devono fare i conti<br />
con l’<strong>Ordine</strong>, che ha la chiave del riconoscimento <strong>dei</strong> corsi e<br />
delle iscrizioni nel Registro <strong>dei</strong> praticanti. Va individuata una<br />
soluzione equilibrata che metta insieme saperi scientifici e<br />
saperi tecnici e che individui materie del tirocinio, professori<br />
“togati” e professori giornalisti. Un mix che ha una buona base<br />
nell’esperienza ventennale dell’Ifg. Bisogna fare anche in fretta.<br />
Nel febbraio 2001 sarà l’ora del bando per il XIII biennio<br />
dell’Ifg, il primo ufficialmente (si spera) a livello universitario.<br />
Un momento solenne per il mondo giornalistico italiano. La<br />
professione cambia radicalmente. La professione sarà certificata,<br />
come avviene per le altre professioni, da chi ne ha pieno<br />
titolo: l’Università italiana. Milano guiderà anche questa rivoluzione,<br />
la rivoluzione della professione più complessa, più delicata<br />
e più strategica per un paese democratico, che figura tra<br />
i primi sei Paesi industrializzati del mondo.<br />
Con l’ancoraggio della professione all’Università vanno definitivamente<br />
in archivio tutte quelle teorie che definivano i giornalisti<br />
“professionisti senza saperi” e, quindi, non degni di avere<br />
un <strong>Ordine</strong> professionale.<br />
5.4. È da ribadire la visione dell’<strong>Ordine</strong> visto come ente pubblico<br />
che ha la specifica competenza della tenuta dell’albo, <strong>dei</strong><br />
giudizi disciplinari, della redazione e della proposta della tariffa<br />
professionale nonché della liquidazione dell’onorario a richiesta<br />
del professionista o del suo cliente. Tali funzioni, come<br />
abbiamo più volte affermato in passato, sono assegnate a tutela<br />
non degli interessi della categoria professionale ma della<br />
collettività nei confronti <strong>dei</strong> professionisti. Questo principio, ora<br />
fissato nella sentenza n. 254/1999 del Consiglio di giustizia<br />
amministrativa per la Regione siciliana (magistratura equiparata<br />
al Consiglio di Stato), appare destinato a rilanciare il dibattito<br />
sul ruolo degli Ordini professionali. La finalità della tariffa è<br />
la tutela del cliente del professionista, in sostanza <strong>dei</strong> “consumatori<br />
<strong>dei</strong> servizi professionali” come scrive l’Antitrust con<br />
linguaggio comunitario.<br />
Molti sostengono, invece, che “gli Ordini hanno la finalità di<br />
tutelare (solo) gli interessi della categoria”. Ma non è così.<br />
Secondo il Consiglio della Giustizia amministrativa della regione<br />
siciliana, invece, gli Ordini, devono tutelare gli interessi <strong>dei</strong><br />
clienti <strong>dei</strong> professionisti. “Le specifiche competenze della tenuta<br />
dell’albo, <strong>dei</strong> giudizi disciplinari, della redazione e della<br />
proposta della tariffa professionale nonché della liquidazione<br />
<strong>dei</strong> compensi – scrive il Cgars – sono assegnate dalla legge<br />
agli Ordini essenzialmente per la tutela della collettività nei<br />
confronti degli esercenti la professione, la quale solo giustifica<br />
l’obbligo dell’appartenenza all’<strong>Ordine</strong>, e non già per una tutela<br />
degli interessi della categoria professionale che farebbe degli<br />
Ordini un’abnorme figura d’associazione obbligatoria, munita<br />
di potestà pubblica, per la difesa di interessi privati settoriali”.<br />
Un concetto, questo, che prefigura un ruolo moderno degli<br />
Ordini non più intesi come corporazione ma come enti che<br />
concorrono ad attuare valori e finalità propri della Costituzione<br />
repubblicana.<br />
Franco Abruzzo<br />
7
2Assemblea<br />
000<br />
La relazione del consigliere tesoriere dell’OgL<br />
D’Asnasch: forte impegno<br />
per le iniziative culturali<br />
Signor Presidente, Colleghe e Colleghi,<br />
sottopongo alla Vostra attenzione il rendiconto<br />
1999 e il bilancio preventivo per il <strong>2000</strong>.<br />
Per quanto riguarda il bilancio consuntivo qui<br />
di seguito darò un’ampia spiegazione delle<br />
voci di bilancio.<br />
Bilancio consuntivo 1999 Dati in 000<br />
Le entrate totali ammontano a lire 3.610.983<br />
Le uscite totali ammontano a lire 3.502.587<br />
con un avanzo di esercizio pari a lire 108.396<br />
ENTRATE<br />
Le entrate sono pari a £ 3.610.983 e sono allineate<br />
con quelle del precedente esercizio.<br />
L’entrata più consistente è data dalle quote di<br />
iscrizione ammontante a £ 2.017.689.000<br />
(Prof . – Pubbl. – Prat.) e a £ 534.137.000<br />
(direttori elenco speciale).<br />
I diritti di segreteria hanno fatto registrare<br />
entrate per lire 366 milioni circa, in linea con<br />
quelli dell’esercizio precedente.<br />
Il totale delle tessere Alitalia ammonta a lire<br />
31.2 milioni, mentre quello delle tessere ferroviarie<br />
a £ 23.9 milioni.<br />
Gli interessi attivi ammontano complessivamente<br />
a £ 51.1 milioni; purtroppo la gestione<br />
1999 non ha avuto risultati brillanti, tant’è che<br />
nel corso <strong>dei</strong> primi mesi dell’esercizio <strong>2000</strong> si<br />
è provveduto a cambiare il gestore (che ora è<br />
la Bipop-Carire).<br />
Si può affermare che il nostro <strong>Ordine</strong> professionale<br />
gode di ottima salute, viste le entrate<br />
istituzionali ormai consolidate ed il buon andamento<br />
degli investimenti.<br />
USCITE<br />
La voce più rilevante delle uscite riguarda la<br />
parte (50%) delle quote girate al Consiglio<br />
nazionale ammontano a £ 1.214.565.000.<br />
Al Consiglio nazionale vanno £ 70.000 delle<br />
140.000 incassate per ogni quota di iscrizione.<br />
Per quanto attiene il personale dipendente<br />
ringrazio tutti coloro che hanno contribuito,<br />
con il loro impegno e la loro professionalità, al<br />
buon andamento del nostro <strong>Ordine</strong> professionale.<br />
Le spese complessive sostenute per il personale<br />
dipendente ammontano a lire 618 milioni<br />
circa.<br />
Ricordo, a questo proposito, che l’<strong>Ordine</strong> è<br />
tenuto ad applicare ai propri dipendenti il<br />
Contratto collettivo di lavoro per i dipendenti<br />
degli enti pubblici non economici. Il nuovo<br />
contratto è entrato in vigore il primo novembre<br />
1998.<br />
L’affitto degli uffici, comprensivo delle spese<br />
condominiali, ammonta a lire 140.2 milioni<br />
circa.<br />
Per la convocazione dell’assemblea del<br />
marzo 1999 sono state spese per l’invio delle<br />
raccomandate 76.8 milioni di lire, imposte<br />
dalla legge 3 febbraio 1963 n. 69, che all’articolo<br />
4 recita testualmente: “La convocazione<br />
si effettua mediante avviso spedito per posta<br />
Sergio<br />
D’Asnasch<br />
Lettera in redazione<br />
Pecco di presunzione pensando<br />
di veder pubblicato<br />
anche quest’anno su “Tabloid”,<br />
queste mie “note” sull’Assemblea<br />
odierna?<br />
“Una rondine non fa primavera...<br />
ma quando le ‘rondini’<br />
sono tante, non abbiamo<br />
dubbi sull’imperituro rinnovarsi<br />
delle stagioni... Una<br />
cinquantina i festeggiati giovani<br />
diplomati dalle scuole di<br />
giornalismo della Cattolica e<br />
De Martino che hanno ricevuto<br />
la tessa di ‘praticante’ e<br />
che garantiranno la conti-<br />
raccomandata almeno quindici giorni prima a<br />
tutti gli iscritti”.<br />
Le spese legali ammontano a lire 95.6 milioni<br />
circa. L’impegno su questo fronte è correlato<br />
alle impugnazioni delle nostre decisioni<br />
davanti al Tribunale, e alla Corte d’Appello di<br />
Milano nonché di fronte alla Corte di Cassazione.<br />
Le spese bancarie sono pari a £ 28.2 milioni<br />
circa e comprendono le spese sostenute per<br />
l’accredito diretto sul conto dell’<strong>Ordine</strong> delle<br />
quote pagate dagli iscritti tramite esattoria<br />
nonché i costi legati alle operazioni di sportello.<br />
Questa voce è, comunque, coperta dall’aggio<br />
dell’11% che viene applicato alla parte<br />
(50%) della quota liquidata al Consiglio nazionale.<br />
Per quando riguarda il mensile “<strong>Ordine</strong><br />
Tabloid”, il costo della stampa è diminuito di<br />
quasi 20 milioni, cioè di quasi 2 milioni a<br />
numero, mentre sono cresciute le spese delle<br />
collaborazioni. L’<strong>Ordine</strong> professionale è tenuto<br />
moralmente a rispettare il suo tariffario, quando<br />
chiede prestazioni professionali ai suoi<br />
iscritti.<br />
Notevole successo ha ottenuto il Premio “Tesi<br />
di laurea”, che ha consentito all’<strong>Ordine</strong> di Milano<br />
di spingere la ricerca universitaria sul<br />
nostro mondo. I sei premi costano 30 milioni<br />
(a ognuno <strong>dei</strong> 6 vincitori vanno 5 milioni). Il<br />
resto delle uscite riguardano i consulenti del<br />
Consiglio, che leggono le singole tesi (123 nel<br />
1999 e 120 quest’anno) e che vanno retribuiti<br />
in base al tariffario dell’<strong>Ordine</strong>.<br />
Resta invariato l’impegno dell’<strong>Ordine</strong> per il<br />
“Premio Brianza” e per il “Premio Max David”.<br />
Quest’ultimo premio va a un inviato speciale<br />
di valore. Gli editori pensano di abolire la figura<br />
dell’inviato: l’<strong>Ordine</strong> di Milano, invece, vuole<br />
esaltare questa figura che contribuisce a<br />
caratterizzare l’identità di ogni testata.<br />
Il Consiglio ribadisce l’impegno di assegnare<br />
15 borse di studio di 2 milioni cadauna tra i 40<br />
allievi dell’Istituto “Carlo De Martino” per la<br />
Formazione al Giornalismo.<br />
Nello scorso il Consiglio ha finanziato la<br />
mostra sul grande giornalista grafico Giuseppe<br />
Trevisani e il Convegno sui Balcani preparato<br />
da ex-allievi dell’Ifg. Quest’anno il Consiglio<br />
ricorderà Walter Tobagi (assassinato 20<br />
anni fa) ed Egisto Corradi (morto 10 anni fa),<br />
due grandi figure di giornalisti. Il Consiglio<br />
vuole mantenerne vivo il ricordo e l’insegnamento.<br />
CONCLUSIONI<br />
Hanno avuto indubbio successo, nel corso del<br />
1999, le iniziative dell’<strong>Ordine</strong> relative a servizi<br />
in favore <strong>dei</strong> colleghi. Dal 9 febbraio, data di<br />
inizio di questo tipo di assistenza, al 31 dicembre<br />
1999, oltre 120 giornalisti (85% pubblicisti)<br />
si sono rivolti al servizio legale di patrocinio<br />
gratuito istituito per favorire il recuperare<br />
<strong>dei</strong> crediti di lavoro da parte <strong>dei</strong> free lance.<br />
Complessivamente sono stati recuperati<br />
crediti maturati da giornalisti per 27 milioni.<br />
Si trovano ancora all’attenzione del Giudice<br />
17 casi, mentre altre 7 pratiche sono state<br />
avviate recentemente con l’invio di diffida ai<br />
debitori.<br />
Per quanto riguarda, invece, l’assistenza<br />
fiscale nel 1999 vi sono state circa 600 consulenze.<br />
Sono allo studio altre iniziative, in parti-<br />
Chi si fida del giornalismo?<br />
nuità della professione. Un<br />
momento prima la consegna<br />
della Medaglia d’Oro ad illustri<br />
‘senatori’ del giornalismo<br />
che hanno compiuto cinquant’anni<br />
di attività con<br />
licenza di... scrivere.<br />
Su 119 provenienti da tutt’Italia<br />
la Giuria <strong>dei</strong> Consiglieri<br />
dell’<strong>Ordine</strong> ha premiato sette<br />
Tesi di Laurea conseguite<br />
nelle più note Università italiane<br />
da altrettanti Neo-Dottori<br />
i cui studi hanno abbracciato<br />
gli argomenti più vari<br />
con una preminenza su<br />
colare la messa a disposizione di una casella<br />
postale elettronica per ogni singolo iscritto.<br />
Il Consiglio è sempre impegnato nella ricerca<br />
di una nuova sede dell’<strong>Ordine</strong>, da acquistare<br />
investendovi gran parte degli accantonamenti<br />
finora fatti. Con la diminuzione <strong>dei</strong> tassi, gli<br />
interessi sugli accantonamenti sono divenuti<br />
infatti praticamente inesistenti e, comunque,<br />
non coprono (come nel passato) l’affitto che<br />
paghiamo per l’attuale sede.<br />
In una sede nuova, di proprietà, noi potremo<br />
cercare anche di tenervi le votazioni per il<br />
rinnovo delle cariche, corsi per i praticanti ed<br />
altre iniziative che attualmente ci costringono<br />
ad affittare locali esterni. Una nuova sede<br />
potrebbe essere anche dotata di biblioteca ed<br />
altri servizi. Le ricerche, già intraprese, non si<br />
La relazione del Collegio <strong>dei</strong> Revisori <strong>dei</strong> Conti dell’OgL<br />
Felappi: i bilanci 1996-<strong>2000</strong><br />
saranno certificati uno a uno<br />
Il Collegio <strong>dei</strong> Revisori <strong>dei</strong> Conti, in conformità<br />
al disposto di legge, presenta la propria<br />
relazione sul conto consuntivo per l’esercizio<br />
1999 e sul bilancio preventivo <strong>2000</strong>.<br />
I membri di questo Collegio hanno proceduto<br />
ad una accurata analisi e verifica di tutte le<br />
poste in entrata e in uscita, controllando la<br />
* (al lordo di quanto di<br />
competenza del Consiglio<br />
nazionale)<br />
La Cariplo ha gestito fiduciariamente nel<br />
1999 un miliardo e 600 milioni, mentre la<br />
Banca di Roma 532 milioni con risultanti<br />
deludentissimi. Il gestore <strong>2000</strong> è la Bipop-<br />
Carire, scelta dopo una accurata selezione<br />
tra 5 primari istituti bancari.<br />
Ai quali va aggiunto l’avanzo del 1999 pari a<br />
£108.396.000, che appare prudente accantonare<br />
per intero nel Fondo adempimenti pluriennali,<br />
considerato che nel 2001 si terranno le<br />
elezioni per il rinnovo del Consiglio. Un appuntamento,<br />
questo, estremamente costoso.<br />
approfondite indagini e considerazioni<br />
storiche di raffronto<br />
sul giornalismo in generale.<br />
Nella tradizione delle migliori<br />
intenzioni dell’<strong>Ordine</strong> il Presidente<br />
Abruzzo affiancato dal<br />
veterano Ambrosi hanno<br />
stretto la mano a tutti complimentandosi<br />
per l’ambito riconoscimento.<br />
Con la consueta sperimentata<br />
regia il Presidente Abruzzo<br />
ha strategicamente ed<br />
efficacemente condotto i<br />
lavori che, senza intoppi,<br />
hanno visto l’approvazione<br />
all’unanimità <strong>dei</strong> bilanci consuntivo<br />
e preventivo da parte<br />
<strong>dei</strong> tanti colleghi convenuti<br />
nel salone d’onore “Bracco”<br />
del Circolo della Stampa.<br />
Per chiudere, dopo queste<br />
annotazioni positive, possiamo<br />
infondere un po’ di ottimismo<br />
in quella autrice della<br />
Tesi che si chiede: ‘Chi si fida<br />
del giornalismo?’.<br />
E alla fine, foto ricordo,<br />
spumante e tartine per tutti”.<br />
Milano, 23 marzo <strong>2000</strong><br />
Giorgio Aleardo Zentilomo<br />
presentano facili, data anche la necessità di<br />
avere una sede non troppo lontana dal centro<br />
cittadino e facilmente raggiungibile.<br />
Fra le spese figura anche l’assicurazione delle<br />
attività istituzionali, resa indispensabile dalla<br />
recente sentenza n. 500/1999 della Cassazione,<br />
che impone alle pubbliche amministrazioni<br />
il risarcimento degli eventuali danni derivanti<br />
da decisioni assunte.<br />
Rimane inoltre indispensabile dover continuare<br />
ad affrontare spese legali per sostenere le<br />
decisioni disciplinari del Consiglio, quando<br />
vengono impugnate davanti alla magistratura<br />
ordinaria. Per questo patrocinio abbiamo,<br />
comunque, validi legali, che ci assicurano<br />
assistenza con parcelle assolutamente equilibrate.<br />
veridicità delle pezze giustificative presentate.<br />
Sono state effettuate le verifiche trimestrali<br />
con estrema puntualità e sono stati ottemperati<br />
gli obblighi di legge relativamente all’attuazione<br />
di tali verifiche.<br />
Dalle verifiche di cui sopra è emerso quanto<br />
segue:<br />
Dati in 000<br />
- sono state riscontrate entrate per lire 3.610.983<br />
- quota di iscrizione per lire *2.551.826<br />
- diritti di segreteria per lire 366.031<br />
- tessere viaggi Alitalia per lire 31.215<br />
- tessere viaggi ferrovie per lire 23.920<br />
- tasse di iscrizione albo per lire 135.680<br />
- tessere iscrizione Registro praticanti per lire 14.388<br />
- inserto Tabloid per lire 45.363<br />
Le uscite per £ 3.502.587.000 pareggiano<br />
con le entrate con un avanzo complessivo di<br />
£ 108.396.000.<br />
Il Collegio <strong>dei</strong> Revisori <strong>dei</strong> Conti sottolinea<br />
come nel bilancio siano stati accantonati i<br />
seguenti fondi istituzionali:<br />
Fondo corso praticanti lit. 100.000.000<br />
Fondo adempimenti pluriennali lit. 204.940.804<br />
Fondo condono quote lit. 29.659.683<br />
Fondo aggiornamento professionale lit. 116.296.296<br />
Fondo attrezzatura ufficio / man. locali lit. 60.510.410<br />
Fondo pubbicità atti incontri-dibattiti lit. 20.000.000<br />
Fondo attività editoriali lit. 80.000.000<br />
Fondo arredamento uffici lit. 81.369.539<br />
Fondo acquisto sede <strong>Ordine</strong> lit. 1.509.769.457<br />
Totale Fondi accantonamento lit. 2.202.546.189<br />
Il Collegio <strong>dei</strong> Revisori ha, inoltre, controllato<br />
la rispondenza <strong>dei</strong> dati di bilancio con i saldi<br />
effettivi esistenti sia in cassa che presso le<br />
banche, riconciliandoli trimestralmente e a<br />
fine anno.<br />
Come noto nel 2001 si terranno le elezioni<br />
del nuovo Consiglio e come ormai prassi,<br />
prima delle elezioni stesse, l’<strong>Ordine</strong> provvederà<br />
a far certificare i bilanci degli esercizi dal<br />
1996 al <strong>2000</strong>. Questa operazione avrà inizio<br />
nell’anno in corso per terminare nei primi<br />
mesi del 2001. Il Consiglio ha avviato trattative<br />
con una società di revisione abilitata. Il<br />
costo previsto è di £ 20 milioni. Il Consiglio in<br />
carica intende lasciare al Consiglio subentrante<br />
una realtà contabile inattaccabile.<br />
Il Collegio <strong>dei</strong> Revisori <strong>dei</strong> Conti invita l’Assemblea<br />
ad esprimere voto favorevole al<br />
conto consuntivo 1999 ed al bilancio preventivo<br />
<strong>2000</strong>.<br />
Il Presidente del Collegio<br />
<strong>dei</strong> Revisori Rino Felappi<br />
Il Revisore Aldo Borta Schiannini<br />
Il Revisore Davide Colombo<br />
8 ORDINE 4 <strong>2000</strong><br />
Rino<br />
Felappi
La relazione del presidente dell’Afg “Walter Tobagi”<br />
Ambrosi: il prestigio dell’Ifg<br />
costruito in 23 anni di lavoro<br />
Una nuova testata incorporea, formata da<br />
“bit” e dalle alchimie tecnologiche di questa<br />
nostra era, si è aggiunta alla palestra delle<br />
esercitazioni giornalistiche degli allievi del XII<br />
corso dell’Ifg, un organo “on line” che affianca<br />
il quotidiano cartaceo “Milano ore 13”,<br />
l’agenzia “IFG Notizie”, il radiofonico “Speciale<br />
FM”, i servizi televisivi digitali autoprodotti,<br />
l’inserto “Tabloid” del giornale dell’<strong>Ordine</strong>,<br />
all’epoca della fondazione della Scuola, 23<br />
anni fa, unica possibilità per compiere il praticantato.<br />
La nascita della testata telematica<br />
viene così a chiudere il cerchio di una<br />
complessa (e anche faticosa) opera di rinnovamento<br />
didattico compiuta in questi ultimi<br />
anni per adeguare la preparazione <strong>dei</strong> giornalisti<br />
di domani a quella che è già oggi la<br />
nuova frontiera della professione, concepita<br />
sempre di più in termini multimediali, dove il<br />
messaggio, pur senza abbandonare il<br />
supporto cartaceo, trova nuove strade ed<br />
autostrade elettroniche per compiere il suo<br />
viaggio tra chi produce le notizie e chi ne fruisce.<br />
I quaranta tra allieve ed allievi che oggi<br />
ricevono il documento che segna il loro<br />
ingresso ufficiale di praticanti nel mondo del<br />
giornalismo, e che lo ricevono nel clima<br />
particolare e suggestivo che li vede insieme<br />
con Colleghi che per mezzo secolo hanno<br />
operato in un mondo fatto solo di carta e di<br />
tasti delle macchine per scrivere, sono le<br />
nuove leve dell’epoca della comunicazione<br />
globale, quel benefico cataclisma che si è<br />
scatenato quasi all’improvviso sul nostro<br />
mondo, sconvolgendo al tempo stesso l’economia<br />
e il costume, i sistemi di produzione e<br />
gli stili di vita, con una velocità sorprendente<br />
e sconvolgente che mette in affanno chiunque<br />
cerchi di inseguirla. Noi, alla Scuola,<br />
stiamo cavalcando questa tigre perché<br />
siamo convinti che solo con il pieno dominio,<br />
anche tecnologico, <strong>dei</strong> nuovi strumenti di<br />
comunicazione potremo formare giornalisti<br />
di “pronto impiego”, come, peraltro, l’esperienza<br />
estremamente positiva della sistemazione<br />
degli allievi del corso precedente ha<br />
dimostrato.<br />
Per il XII corso, quello attualmente in svolgimento,<br />
contiamo di riuscire a fare meglio<br />
grazie all’arricchimento delle dotazioni tecniche,<br />
alla razionalizzazione del programma<br />
didattico che viaggia sui binari delle esercitazioni<br />
pratiche mattutine e delle lezioni teoriche<br />
pomeridiane: un laboratorio continuo<br />
che si fonde con l’accademia senza soluzione<br />
di continuità, capace di infondere agli<br />
allievi i ritmi, a volte duri, della giornata lavorativa<br />
di un professionista dell’informazione<br />
tenuto a non trascurare un continuo aggiornamento<br />
culturale. Se dovessimo tracciare<br />
un bilancio sotto l’aspetto squisitamente<br />
morale potremmo affermare, senza presunzione,<br />
che le cose vanno bene, ma anche se<br />
questa non è la sede per un bilancio fatto di<br />
numeri dobbiamo rilevare che il continuo<br />
adeguamento degli strumenti indispensabili<br />
per quella che ormai si può definire come la<br />
“nuova informazione” richiede esborsi non<br />
più compatibili con il contributo elargito dalla<br />
Regione, che resta l’apporto fondamentale<br />
per il funzionamento della Scuola. Un laboratorio,<br />
quello di via Fabio Filzi, che vede<br />
innestarsi sul tronco principale del corso <strong>dei</strong><br />
praticanti, da quest’anno, un corso per<br />
comminatori pubblici e addetti all’Ufficio<br />
Relazioni con il Pubblico finanziato del<br />
quadro del Fondo Sociale Europeo, mentre<br />
continuano i tradizionali corsi per Uffici Stampa,<br />
per la Comunicazione scientifica (attuato<br />
in collaborazione con la Facoltà di Farmacia<br />
dell’Università) e stanno avviandosi quelli in<br />
comunicazione pubblica e in multimedialità,<br />
d’intesa con l’Associazione Lombarda <strong>dei</strong><br />
<strong>Giornalisti</strong>, per riqualificare i colleghi disoccupati<br />
o qualificare “free lance” e pubblicisti<br />
in settori che presentano buone prospettive<br />
di lavoro. È una mole ingente di lavoro che<br />
mette a dura prova, anche dal punto di vista<br />
logistico, le strutture dell’Istituto Carlo De<br />
Martino: riusciamo a controllare l’onda di<br />
piena solo grazie all’impegno <strong>dei</strong> docenti, del<br />
personale della segreteria e al fatto che il<br />
direttore Gigi Speroni profonde quotidianamente<br />
un impegno appassionato che merita<br />
il riconoscimento di noi tutti e che ci ha<br />
permesso di superare anche il difficilissimo<br />
momento della scomparsa di Alessandro<br />
Caporali, per oltre quindici anni indimenticabile<br />
motore della Scuola.<br />
Ma l’attività non è solo quella della didattica,<br />
ispirata ai principi dell’apposita Commissione<br />
presieduta da Piero Ostellino: ci proponiamo<br />
anche in ambito sociale e culturale<br />
con un corso, ormai affermato, di conoscenza<br />
del giornalismo tenuto a San Vittore e<br />
ORDINE 4 <strong>2000</strong><br />
Bruno<br />
Ambrosi<br />
coordinato, con passione e competenza, da<br />
Emilio Pozzi, abbiamo dato vita alla Mostra<br />
su Giuseppe Trevisani ed un’altra è in preparazione<br />
su Walter Tobagi per il ventennale<br />
della sua uccisione (28 maggio 1980): un<br />
tributo che tutta la categoria deve alla sua<br />
memoria e di cui l’Associazione che a lui si<br />
intitola cercherà di farsi interprete nel modo<br />
migliore. Ricorderemo adeguatamente anche<br />
Egisto Corradi, un grande inviato scomparso<br />
10 anni fa.<br />
Questo lo stato delle cose, sia pur sommariamente<br />
esposto, per aggiornare il mondo<br />
giornalistico di una realtà qual è quella della<br />
Scuola, spesso misconosciuta quando non<br />
addirittura ignorata dalla categoria, mentre,<br />
per contrapposto, gode di un buon credito e<br />
di conoscenza nel mondo editoriale che ha<br />
potuto apprezzare i suoi “prodotti”, vale a dire<br />
centinaia di giornalisti preparati culturalmente,<br />
tecnicamente ed eticamente che non a<br />
caso hanno raggiunto posizioni chiave e ruoli<br />
direttoriali in molte testate della penisola.<br />
Stiamo vivendo una realtà che conosce<br />
trasformazioni profonde, addirittura autentiche<br />
rivoluzioni soprattutto nel settore della<br />
comunicazione: è nata e si sta affermando<br />
con una velocità che ha dell’incredibile la<br />
“nuova informazione” che ormai si snoda su<br />
circuiti sempre più eterei: l’abbecedario del<br />
giornalista di oggi è la conoscenza della telematica,<br />
la capacità di navigare in rete, l’invenzione<br />
di nuovi utilizzi <strong>dei</strong> mezzi straordinari<br />
che la tecnica ci fornisce, l’adeguamento<br />
ai nuovi linguaggi che ormai ripudiano la<br />
vecchia carta: è una sfida difficile da affrontare,<br />
che si compie in tempi tanto accelerati<br />
da apparire convulsi: noi abbiamo cercato e<br />
cerchiamo quotidianamente di affrontare<br />
questa sfida. In parallelo quest’epoca di<br />
cambiamenti vede anche la trasformazione<br />
profonda dell’Università, l’adozione di corsi,<br />
come quello in giornalismo, che deve portare<br />
inevitabilmente ad un’integrazione tra l’insegnamento<br />
accademico e quello pratico da<br />
attuare proprio in Istituti come il nostro che<br />
vanta la propria primogenitura e che ha<br />
saputo costruirsi un discreto prestigio.<br />
Contatti sono già in corso con vari Atenei ed<br />
in particolare con l’Università Statale. Come<br />
annunciavamo già l’anno scorso il futuro<br />
vedrà la nostra Scuola strettamente collegata<br />
al mondo universitario una volta raggiunta<br />
l’intesa attorno al tavolo che veda come<br />
protagonista anche la Regione Lombardia.<br />
Il compito che spetterà ai Colleghi che guideranno<br />
le sorti dell’Associazione e dell’Istituto<br />
pur in un quadro normativo diverso crediamo<br />
siano gli stessi ai quali abbiamo dedicato<br />
il nostro impegno: formare giornalisti ben<br />
preparati, che abbiano il culto della verità e<br />
la padronanza delle tecnologie, che siano<br />
onesti e perciò credibili e che considerino<br />
l’etica non una noiosa materia di studio ma<br />
la costante quotidiana del loro lavoro.<br />
Letizia<br />
Gonzales<br />
Il direttore della Scuola di giornalismo della Cattolica<br />
Bettetini: sposare competenze<br />
teoriche avanzate e pratica<br />
La Scuola in Analisi e Gestione della<br />
Comunicazione dell’Università Cattolica del S.<br />
Cuore di Milano eredita la grande tradizione<br />
della Scuola Superiore di Comunicazioni<br />
Sociali, una delle prime realtà (la sua fondazione<br />
risale agli anni Sessanta, a opera di<br />
Mario Apollonio) a occuparsi scientificamente<br />
degli operatori della comunicazione.<br />
Nell’ambito di questa formazione, la Scuola -<br />
riservata a laureati - si articola in tre settori di<br />
specializzazione, in stretta comunicazione tra<br />
loro ma dotati di una vasta autonomia:<br />
Audiovisivi, Comunicazione pubblica e d’impresa,<br />
Giornalismo. È naturalmente di quest’ultima<br />
sezione che parlerò molto brevemente<br />
qui, per raccontarvi sinteticamente obiettivi<br />
e procedure della nostra formazione.<br />
Il corso (a numero chiuso) è di durata biennale.<br />
Si accede tramite una selezione che vede<br />
protagonisti come esaminatori, oltre ai docenti<br />
della scuola, anche e soprattutto giornalisti<br />
professionisti indicati dall’<strong>Ordine</strong>. Il primo anno<br />
è occupato – per la parte didattica tradizionale<br />
– da corsi comuni. Il secondo offre invece la<br />
scelta fra ben quattro curricula: giornalismo a<br />
stampa, giornalismo radiofonico e televisivo,<br />
editoria elettronica, ufficio stampa.<br />
Alla parte didattica tradizionale è affiancata<br />
una serie di iniziative volte a mettere a contatto<br />
gli studenti con il mondo della professione.<br />
Tra le principali attività ricordo qui:<br />
● il lavoro redazionale, collegato all’attività di<br />
praticantato, che ha luogo nell’ambito di<br />
un giornale universitario, CSN, interamente<br />
costruito dai nostri studenti sotto la<br />
supervisione di giornalisti professionisti;<br />
questa attività occupa tutte le mattine e gli<br />
orari pomeridiani lasciati liberi dalle lezioni;<br />
● il laboratorio per la trattazione e l’elaborazione<br />
delle notizie di agenzia;<br />
● le esercitazioni di radio e televisione;<br />
● gli stage presso testate giornalistiche a<br />
stampa o radiotelevisive;<br />
● gli incontri organizzati dalla Scuola con<br />
personalità del mondo della comunicazione<br />
(sia in campo giornalistico che extragiornalistico).<br />
La filosofia della sezione Giornalismo della<br />
nostra Scuola consiste nello sposare il più<br />
strettamente possibile competenze teoriche<br />
avanzate con una pratica di eccellente livello.<br />
Per questo anche le materie più teoriche offrono<br />
durante una parte delle lezioni esperienze<br />
concrete di analisi di prodotti, e viceversa,<br />
anche durante gli stage, è previsto un continuo<br />
monitoraggio e l’incentivo a una autoriflessione<br />
sulla attività svolta, in sinergia con i docenti. Le<br />
prospettive di trasformazione delle Università<br />
(3+2) offriranno nuove opportunità, a cui la<br />
nostra Scuola è già molto attenta: in particolare,<br />
da un lato occorrerà integrare l’attività formativa<br />
tradizionale con il mutato assetto <strong>dei</strong><br />
corsi di laurea, dall’altro potranno essere pensate<br />
attività formative di aggiornamento e di<br />
specializzazione, soprattutto nei settori emergenti<br />
legati alla innovazione tecnologica.<br />
Relazione del consigliere responsabile dell’Urp dell’Ogl<br />
Gonzales: un osservatorio<br />
degli affanni della categoria<br />
In questi due anni, come responsabile dell’ufficio<br />
relazioni con il pubblico, ho risposto a un<br />
migliaio di telefonate circa e incontrato più o<br />
meno cinquecento persone, nei due giorni alla<br />
settimana che ricevo all’<strong>Ordine</strong>. Al di là di coloro,<br />
soprattutto all’inizio di questa attività, che<br />
si rivolgevano a me con problemi personali<br />
che poco avevano a che fare con la professione,<br />
ma molto con la solitudine, ho potuto tracciare<br />
una specie di identikit del visitatore-tipo<br />
del mio ufficio.<br />
L’ottanta per cento e forse più <strong>dei</strong> giovani che<br />
ho ricevuto o che mi hanno telefonato, sono<br />
giornalisti free lance pubblicisti, che vivono di<br />
questo lavoro per i quali quindi la collaborazione<br />
ad una o più testate è l’unica fonte di<br />
reddito. Solo alcuni, per sopravvivere in un<br />
mercato completamente destabilizzato e<br />
molto spesso privo di regole, arrotondano lo<br />
stipendio con consulenze in settori più remunerativi,<br />
quali marketing, pubblicità, pubbliche<br />
relazioni.<br />
Perché vengono da noi? I problemi, benché<br />
diversi rivelano un unico filo conduttore e cioè<br />
il grande disagio di operare in una libera<br />
professione, priva di regole, di rispetto, di tutela.<br />
Come dicevo prima, sono giovani mal<br />
pagati (non esiste rispetto del tariffario) ed<br />
anche quando vengono retribuiti con valori di<br />
mercato sempre più bassi, il pagamento<br />
avviene, salvo rarissimi casi ormai, dopo<br />
novanta giorni dalla pubblicazione del pezzo,<br />
se va bene, ma anche dopo centoventi, centocinquanta,<br />
centottanta giorni e cioè cinque o<br />
sei mesi dopo la consegna del lavoro in redazione.<br />
Alcune volte il pagamento non avviene<br />
del tutto. Per questo motivo abbiamo istituito il<br />
servizio legale di patrocinio gratuito per il recupero<br />
<strong>dei</strong> crediti da lavoro. A oggi complessivamente,<br />
sono stati recuperati circa 27 milioni.<br />
Ma al di là delle cifre ci auguriamo che questo<br />
servizio reso ai colleghi crei negli editori un<br />
maggior rispetto verso i diritti economici <strong>dei</strong><br />
free lance.<br />
Il giovane mal pagato costretto a scrivere in<br />
pochissimo tempo, dal pezzo alla didascalia,<br />
al box, che aspira ad un posto fisso in redazione,<br />
il “collaboratore disperato” come viene<br />
definito in un’acuta riflessione appena pubblicata,<br />
che descrive quello che succede oggi<br />
Gianfranco<br />
Bettetini<br />
nelle redazioni, è il free lance che si rivolge a<br />
noi e spera di poter risolvere almeno il suo<br />
problema di sopravvivenza economica.<br />
Questo popolo di collaboratori vaganti, senza<br />
punti di riferimento, spesso soli con il loro<br />
computer, scarsamente preparati su diritti e<br />
doveri del giornalista, con poca conoscenza<br />
delle leggi che regolano la nostra professione<br />
è sempre più numeroso. Gli ultimi dati ci<br />
segnalano che ormai più del cinquanta per<br />
cento <strong>dei</strong> giornalisti sono oggi liberi professionisti.<br />
Per fortuna non tutti soffrono questa<br />
drammatica situazione perché chi si rivolge a<br />
noi è il più indifeso, nella categoria. Ma è fuori<br />
dubbio che compito degli organismi preposti<br />
alla tutela della nostra professione, dall’<strong>Ordine</strong><br />
al sindacato all’istituto di previdenza è<br />
progettare un futuro diverso da oggi, per affermare<br />
la dignità del ruolo del giornalista nella<br />
società civile, in un momento di grande<br />
trasformazione della nostra professione.<br />
Altri quesiti che vengono posti spesso al mio<br />
ufficio sono la par condicio e cioè le regole da<br />
rispettare durante i periodi elettorali. Diritti<br />
d’autore: cessione di servizi già pubblicati o<br />
mai pubblicati, pagati o non pagati, ecc. Ruolo<br />
del giornalista telematico, problemi di copyright<br />
su Internet, nuovi aspetti del prodotto<br />
editoriale on line, come registrare testate telematiche<br />
e via dicendo. Uffici stampa nelle<br />
pubbliche amministrazioni: funzioni, ruoli,<br />
contratti. Pochissimi sono i professionisti con<br />
contratto giornalistico. È ancora in discussione<br />
alla Camera un progetto di legge presentato<br />
dalla Federazione della Stampa per regolamentare<br />
questa professione nelle pubbliche<br />
amministrazioni. Questi sono i temi più ricorrenti<br />
da parte <strong>dei</strong> colleghi. Poi ci richiedono<br />
tutta una serie di informazioni sulla nostra<br />
professione, sulle pubblicazioni, sulla pubblicità,<br />
piccoli editori, consolati, enti scientifici,<br />
fondazioni non profit.<br />
Il lavoro dell’ufficio che coordino e rappresento<br />
è indubbiamente vario e interessante. È un<br />
osservatorio dinamico rivelatore di una professione<br />
in continua evoluzione in un mercato<br />
disordinato, frantumato e instabile ma a suo<br />
modo anche creativo nella ricerca di iniziative,<br />
soprattutto telematiche destinate ad aprire<br />
strade nuove e diverse anche al giornalista.<br />
9
2Assemblea<br />
000<br />
SILVIO BERTOLDI<br />
“Arriva la storia” ha commentato<br />
il presidente<br />
dell’<strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong> giornalisti<br />
quando Silvio Bertoldi,<br />
scrittore di numerosi<br />
libri di storia ed editorialista<br />
del “Corriere della<br />
Sera”, ha ritirato la sua<br />
medaglia d’oro.<br />
Alla domanda a quale<br />
libro rimane più legato,<br />
Bertoldi risponde Salò,<br />
sia per il successo ottenuto<br />
sia per la validità<br />
della chiave di scrittura,<br />
che risulta valida ancora<br />
oggi. Attualmente lo<br />
storico e giornalista sta<br />
lavorando ad un nuovo<br />
libro intitolato Piazzale<br />
Loreto, dedicato interamente<br />
alla giornata del 25 <strong>aprile</strong>. “Dopo aver descritto –<br />
commenta Bertoldi – il 25 luglio in Apocalisse Italiana e l’8<br />
settembre in Salò, non poteva mancare, per chiudere la trilogia<br />
di queste date memorabili, un libro sul 25 <strong>aprile</strong>”.<br />
PROFESSIONISTI<br />
GIANFRANCO COBOR<br />
Con grande soddisfazione,<br />
dopo la premiazione,<br />
Gianfranco Cobor ci dice<br />
di essere nato proprio<br />
nello stabile di Radiocor,<br />
l’agenzia di stampa<br />
fondata dal padre, nella<br />
quale ora lavora con il<br />
figlio Pietro. “I quotidiani,<br />
la carta stampata in<br />
generale ma anche la<br />
radio, la televisione e<br />
Internet”, aggiunge,<br />
“continuano a costruire i<br />
loro prodotti partendo da<br />
quanto gli inviati riportano<br />
dal campo”. La sua<br />
esperienza, in Italia e<br />
all’estero, lo porta ad<br />
affermare che il giornalismo<br />
d’agenzia non ha<br />
perso importanza nel tempo e che il suo ruolo rimarrà fondamentale<br />
anche in futuro, nonostante la sfida delle nuove tecnologie:<br />
“La fonte non può essere trascurata, anche se cambia il<br />
metodo di trasmissione delle informazioni”.<br />
PIERANTONINO BERTÈ<br />
GIUSEPPE DICORATO<br />
FLAVIO DOLCETTI PAOLO PESCETTI FRANCO RHO<br />
Passo rapido e scattante:<br />
così Flavio Dolcetti è<br />
andato a ricevere la<br />
medaglia per i 50 anni<br />
di carriera.<br />
È stata decisamente<br />
una bella giornata, per<br />
l’ex redattore dell’“Unità”,<br />
che ha anche un<br />
lungo passato di attivismo<br />
negli organi professionali:<br />
dal ’71 all’89<br />
membro del direttivo<br />
Alg, consigliere della<br />
Federazione della Stampa<br />
e dello stesso <strong>Ordine</strong><br />
<strong>dei</strong> <strong>Giornalisti</strong>, sia nazionale<br />
che lombardo, oltre<br />
che consigliere generale<br />
Inpgi.<br />
Attualmente Flavio<br />
Dolcetti è vicepresidente dell’Unione nazionale giornalisti<br />
pensionati. “Ho ricevuto un premio prestigioso che mi<br />
onora e mi commuove – commenta – però al contempo mi<br />
ricorda di aver superato i settant’anni”.<br />
Ha voluto essere<br />
presente alla premiazione<br />
nonostante i<br />
problemi di salute Paolo<br />
Pescetti combattente<br />
nella Resistenza, in val<br />
d’Ossola, quando era<br />
giovanissimo, e poi<br />
giornalista e inviato dell’“Unità”<br />
a Praga.<br />
Commosso, ha salutato<br />
gli amici presenti in sala<br />
e ha ricevuto la stretta<br />
di mano di chi ne ricorda<br />
chiaramente la grande<br />
passione nel lavoro<br />
e nella vita politica, con<br />
il settimanale “Pattuglia”,<br />
“Il settimanale della<br />
Resistenza”, e la<br />
pubblicazione antologica<br />
La Resistenza racconta. “Ho cercato per tutta la vita di<br />
seguire i miei ideali e, anche se la storia sembra aver<br />
condannato le ideologie, i nostri sforzi e la nostra buona<br />
fede non potranno mai essere messi in discussione”.<br />
Pierantonino Bertè, anche<br />
dopo aver lasciato<br />
la carica di Presidente<br />
della Triennale, va sempre<br />
di fretta. Riusciamo<br />
a bloccarlo subito dopo<br />
la consegna della<br />
medaglia per i cinquant’anni<br />
di appartenenza<br />
all’<strong>Ordine</strong>: “Sono<br />
grato per questo riconoscimento.<br />
Anche chi ha<br />
avuto sorte di svolgere<br />
altri e numerosi impegni<br />
sempre è stato giornalista<br />
nello spirito e, se mi<br />
è consentita un’espressione romantica, nel cuore”. Da<br />
deputato nelle file della Dc a direttore generale della Rai,<br />
passando per la presidenza dell’Istituto Luce, Bertè ha<br />
sempre svolto incarichi manageriali, ma non ha mai soffocato<br />
la sua passione per la scrittura.<br />
“Queste cerimonie hanno<br />
un risvolto malinconico.<br />
Io so di avere cinquant’anni,<br />
ma il fatto che<br />
me lo ricordino mi fa un<br />
certo effetto”.<br />
Così reagisce Giuseppe<br />
Dicorato, giornalista con<br />
la passione per l’aviazione,<br />
subito dopo aver ricevuto<br />
il premio per i suoi<br />
cinquant’anni di carriera.<br />
“Mi sento – continua<br />
Dicorato – come i vincitori<br />
del Giro d’Italia di una<br />
volta, che, al termine<br />
della competizione, dicevano<br />
“Ciao mamma, sono<br />
contento di essere<br />
arrivato primo”.<br />
A me, però, viene da dire<br />
solo sono contento di essere arrivato”. Sempre vivace e con<br />
la battuta pronta, Giuseppe Dicorato festeggia in questo<br />
modo la sua medaglia d’oro.<br />
Nel momento della<br />
premiazione, a Franco<br />
Rho viene spontaneo il<br />
paragone fra il suo giornalismo<br />
e quello attuale,<br />
“e la distanza è netta. Le<br />
nuove generazioni sono<br />
sacrificate dagli editori,<br />
in qualche modo trasformate<br />
in impiegati.<br />
Noi avevamo la libertà di<br />
muoverci, uscire per<br />
strada, conoscere dal<br />
vivo la realtà”. Inevitabile<br />
un simile pensiero in<br />
uno che è stato inviato<br />
del “Corriere” accanto a<br />
gente come Egisto Corradi.<br />
Ma non c’è malinconia:<br />
“A me va bene<br />
così perché posso dedicarmi<br />
a quel che mi piace – spiega Rho – ma certo preferivo<br />
quando erano i giornali di provincia la fucina delle<br />
nuove leve, la gavetta da cui emergevano i migliori.”<br />
ADOLFO SCALPELLI EGIDIO STERPA SANDRO ZAMBETTI<br />
“Meno male che non<br />
sono l’ultimo”, ha commentato<br />
Adolfo Scalpelli<br />
aspettando in piedi il<br />
suo turno per ritirare la<br />
medaglia. Ricordiamo<br />
che Scalpelli è stato<br />
caposervizio dell’attualità<br />
e vicecaporedattore<br />
dell’“Unità”, direttore<br />
dell’Istituto per la storia<br />
della Resistenza e del<br />
Movimento operaio.<br />
Scrittore di numerose opere<br />
di storia contemporanea,<br />
fra cui citiamo<br />
Scioperi e guerriglia in<br />
Val Padana (1943-45),<br />
libro adottato all’Università<br />
di Urbino, Vite<br />
vendute. L’emigrazione<br />
verso il Terzo Reich dal feudo di Farinacei e Dalmine 1919.<br />
Storia e mito di uno sciopero rivoluzionario.<br />
Attualmente è direttore del mensile “Quale consumo”, giornale<br />
della Cooperazione lombarda che tratta di salute e<br />
ambiente.<br />
Oro a dieci professionisti<br />
per 50 anni di albo<br />
Controcorrente anche<br />
stavolta Egidio Sterpa:<br />
“La cerimonia per i 50<br />
anni? Mi fa arrabbiare<br />
tremendamente. Perché<br />
ho 74 anni!”.<br />
L’ex ministro <strong>dei</strong> Rapporti<br />
col Parlamento e<br />
vicesegretario del Partito<br />
Liberale, attualmente<br />
consigliere comunale di<br />
Forza Italia a Milano,<br />
scherza ma non troppo.<br />
Certo, però, sotto sotto<br />
la medaglia lo inorgoglisce,<br />
“perché, anche se<br />
ho avuto una qualche<br />
carriera politica, io sono<br />
e resterò sempre un<br />
giornalista”. D’altronde,<br />
quando si è stati caposervizio<br />
e inviato del “Corriere della Sera”, direttore del<br />
“Corriere Lombardo”, fondatore assieme a Indro Montanelli<br />
e Mario Cervi del “Giornale”, e adesso commentatore<br />
dello stesso quotidiano, come si potrebbe dire altrimenti?<br />
Sandro Zambetti ha ritirato<br />
per ultimo la sua medaglia<br />
ma “solo perché il suo<br />
cognome comincia con la<br />
zeta”, come ha scherzosamente<br />
precisato il presidente<br />
dell’<strong>Ordine</strong>, Franco<br />
Abruzzo al momento di<br />
consegnargliela.<br />
Zambetti è stato capocronista<br />
e redattore capo a<br />
“L’Eco di Bergamo”, caposervizio<br />
del “politico” a “La<br />
Gazzetta del Popolo” di<br />
Torino. Ormai da trent’anni<br />
è direttore della rivista<br />
“Cineforum” oltre che presidente<br />
dell’Alasca, l’archivio<br />
lombardo dell’audiovisivo.<br />
Il suo film preferito?<br />
“Ombre rosse - risponde - nel ‘45 lo vidi ben sei volte”. Zambetti<br />
è anche membro del Direttivo nazionale del Sindacato <strong>dei</strong><br />
critici cinematografici italiani.<br />
10 ORDINE 4 <strong>2000</strong>
PUBBLICISTI<br />
Oro a diciannove pubblicisti<br />
per 50 anni di albo<br />
ALDO ANIASI BRUNO ARCANGIOLI GAETANO ARENA<br />
“Questa medaglia è un<br />
riconoscimento all’anzianità.<br />
Mi ha fatto piacere riceverla<br />
e ne sono grato<br />
all’<strong>Ordine</strong>”.<br />
Sono le parole pronunciate<br />
da Aldo Aniasi<br />
subito dopo la consegna<br />
della medaglia<br />
d’oro per i 50 anni di<br />
professione.<br />
Aniasi è stato sindaco<br />
di Milano per 9 anni,<br />
deputato per 18, ministro<br />
della Sanità e delle<br />
Regioni, vicepresidente<br />
della Camera <strong>dei</strong><br />
deputati, scrittore,<br />
comandante partigiano,<br />
socialista e, appunto,<br />
giornalista politico per importanti quotidiani come<br />
l’“Avanti”! e “Il Giorno”.<br />
“La mia attività di pubblicista è sempre stata complementare<br />
al mio impegno amministrativo, politico e parlamentare”,<br />
ha precisato.<br />
GUIDO BALLO EGIDIO BONFANTE ALDO DE LUCA<br />
“Sono orgoglioso di<br />
appartenere all’<strong>Ordine</strong><br />
<strong>dei</strong> <strong>Giornalisti</strong> della<br />
Lombardia da cinquant’anni,<br />
ma vorrei ricordare<br />
che il mio esordio<br />
come giornalista risale<br />
al 1934, quando scrivevo<br />
come critico teatrale<br />
a “L’ora” di Palermo.<br />
Quindi sono pubblicista<br />
da ben sessantacinque<br />
anni”. Dalla primigenia<br />
passione per il teatro<br />
Ballo, una volta arrivato<br />
a Milano, si è rivolto più<br />
all’arte. Professore all’Accademia<br />
di Brera e<br />
collaboratore di diverse<br />
testate, prima tra tutte “Il<br />
Corriere della Sera”,<br />
Ballo ha anche trovato il tempo di allestire alcune prestigiose<br />
esposizioni, come quella di Boccioni a Palazzo Reale. Oggi<br />
si dedica a tempo pieno alle sue poesie, correggendo le dieci<br />
raccolte già pubblicate e creandone di nuove.<br />
CARLO FAROLDI MARIA TERESA GALLO VANGELISTA GIORGIO GALLUZZO<br />
ORDINE 4 <strong>2000</strong><br />
Il presidente Abruzzo<br />
con gli allievi dell’Ifg<br />
e i vincitori delle tesi<br />
Carlo Demetrio Faroldi<br />
non era presente alla<br />
premiazione perché in<br />
ospedale.<br />
Al figlio Aleardo ha<br />
però affidato oltre il<br />
compito di ritirare il<br />
riconoscimento, alcune<br />
righe battute a macchina<br />
di augurio ai professionisti<br />
di oggi: “Sappiano<br />
i giornalisti - scrive<br />
Carlo Faroldi - essere<br />
consapevoli della<br />
loro libertà e della loro<br />
dignità e siano sempre<br />
apostoli della verità e<br />
della giustizia”. Faroldi,<br />
oggi 91enne, è stato un<br />
giornalista cattolico<br />
fortemente impegnato<br />
nel sociale. Ha scritto per “Avvenire”, “L’Italia”, “L’<strong>Ordine</strong>”,<br />
“Il Ticino”, “Il Segno”, “La Voce degli uomini cattolici” e<br />
l’“Osservatore Romano”.<br />
Ha fondato la prima scuola italiana per rieducare alla parola<br />
i laringectomizzati di cui ha diretto anche la rivista.<br />
“Provo emozione, perché<br />
ci hanno ricordato.<br />
Mi dispiace solo di non<br />
aver coltivato di più la<br />
professione, si guadagnava<br />
così poco”. Così<br />
Bruno Arcangioli commenta<br />
dopo aver ricevuto<br />
la medaglia d’oro per<br />
i suoi cinquant’anni di<br />
iscrizione all’Albo <strong>dei</strong><br />
pubblicisti.<br />
La passione per il teatro<br />
domina la sua vita intellettuale.<br />
Pubblica sull’“Espresso”<br />
inediti atti<br />
unici di T. William e di Th<br />
Wilder. Traduce l’Apollon<br />
de Bellac di Giroudoux,<br />
presenta in Italia<br />
sul primo ed unico<br />
numero di “Sipario”, diretto da Giorgio Strehler, Clifford Odets<br />
con Svegliati e canta, testo che allora non era ancora andato<br />
in scena. Arcangioli si dedica alla traduzione e alla presentazione<br />
di due opere teatrali di William Saroyan Gente magnifica<br />
e Il mio cuore è sugli altipiani.<br />
“Mi è sempre piaciuto<br />
scrivere d’arte e sono<br />
contento di esser stato<br />
testimone e partecipe<br />
della vita culturale italiana<br />
negli ultimi cinquant’anni”<br />
dice Egidio<br />
Bonfante che nella sua<br />
lunga carriera ha collaborato<br />
con moltissime<br />
testate culturali.<br />
Ringrazia per il riconoscimento<br />
ricevuto salutando<br />
i colleghi ma,<br />
nell’esprimere un parere<br />
sul mondo della<br />
stampa di oggi, lamenta<br />
la mancanza di<br />
spazio riservato agli<br />
argomenti da terza<br />
pagina. La vocazione<br />
artistica di Bonfante è testimoniata dall’attività di pittore<br />
che l’ha portato dal 1940 ad oggi a esporre in 81 mostre<br />
personali e in numerose manifestazioni collettive in Italia e<br />
all’estero.<br />
“Mi sembra bellissima la<br />
presenza di giornalisti<br />
anziani e giovani praticanti.<br />
È simbolico, vuol<br />
dire che la tradizione c’è<br />
e continua” dice entusiasta<br />
Maria Teresa Gallo<br />
Vangelista.<br />
E la tradizione continua<br />
anche in famiglia, infatti<br />
la Maria Teresa Gallo<br />
Vangelista era accompagnata<br />
dalla figlia anch’essa<br />
giornalista.<br />
La Vangelista dopo una<br />
collaborazione con la<br />
Rizzoli, fondò insieme<br />
con il marito la Vangelista<br />
Editori.<br />
Il grafico della casa<br />
editrice, fino alla sua<br />
scomparsa, fu Albe Steiner. Dell’attività editoriale sono da<br />
segnalare le pubblicazioni degli undici libri di Vittorio Vidali, il<br />
leggendario Carlos Contreras della guerra civile spagnola,<br />
alcuni saggi di storia e filosofia, libri di narrativa, cataloghi<br />
d’arte.<br />
“Devo dire che alla<br />
consegna della medaglia<br />
mi sono commosso.<br />
Innanzitutto perché ho<br />
rivisto vecchi amici, rivissuto<br />
tanti ricordi. Non<br />
credo sia un riconoscimento<br />
al merito, il mio<br />
unico merito per averla<br />
avuta è di essere vivo”.<br />
Gaetano Arena in effetti,<br />
oggi si dedica quasi interamente<br />
alla professione<br />
di notaio ma della sua<br />
attività di pubblicista che<br />
ha svolto in passato si<br />
dice contento.<br />
Arena cominciò a Catania<br />
a “La Sicilia” di Alfio<br />
Russo nel ‘46. Seguirono<br />
collaborazioni con la rivista<br />
culturale di Longanesi, “Il Garofano Rosso” e con “Il<br />
Corriere Lombardo”. “La sensazione che ho avuto in occasione<br />
della premiazione – ha concluso Arena – è che la categoria<br />
<strong>dei</strong> giornalisti sia sempre unita e prospera e mi ha fatto<br />
piacere”.<br />
Pur se appena uscito<br />
da una lunga degenza<br />
in ospedale, Aldo De<br />
Luca non ha voluto<br />
mancare alla cerimonia.<br />
“Questa medaglia mi<br />
inorgoglisce – dichiara<br />
– anche perché mi sono<br />
potuto occupare di<br />
diversi argomenti, dallo<br />
sport al finanziario, e<br />
sono stato sempre<br />
apprezzato e ben considerato<br />
in tutti i giornali a<br />
cui ho collaborato”. Che<br />
non sono stati di poco<br />
conto: citiamo “la<br />
Gazzetta dello Sport” e<br />
“Milaninter” nel settore<br />
sportivo, e “24 ore” per<br />
l’economia, in particolare<br />
nel settore previdenziale (forte dell’esperienza accumulata<br />
in anni di lavoro all’Inps). Un buon bilancio in 50 anni<br />
di carriera, insomma, come riconosce egli stesso: “Delusioni<br />
ne ho avute ben poche, e sono davvero contento”.<br />
Hanno attraversato insieme<br />
mezzo secolo alle<br />
Officine grafiche Cino<br />
Del Duca, lui come direttore<br />
responsabile di<br />
“Intimità della Famiglia”,<br />
lei come contabile in<br />
Amministrazione.<br />
Giorgio Galluzzo e sua<br />
moglie (che, nella foto,<br />
ritira la medaglia) hanno<br />
visto scorrere da un<br />
punto d’osservazione<br />
privilegiato il ritratto di<br />
un’Italia che cambia, si<br />
evolve, dalle casalinghe<br />
alle donne manager. L’incarico<br />
di direttore non gli<br />
ha lasciato tempo per<br />
scrivere, ma Galluzzo si<br />
è occupato di tante<br />
mansioni interne: controllo delle vendite, degli ispettori, della<br />
distribuzione.<br />
Con in più un’attenzione continua e un monitoraggio costante<br />
di tutti i cambiamenti sociali per mantenere il suo giornale uno<br />
specchio fedele di un’Italia in cambiamento.<br />
11
2Assemblea<br />
000<br />
GUIDO LOPEZ NUNES ANTONIO ALDO LO RE EDOARDO MANGIAROTTI<br />
“Condivido pienamente il<br />
significato di questo<br />
incontro, con il riconoscimento<br />
alla carriera di<br />
tanti colleghi e il passaggio<br />
di consegne ai nuovi<br />
praticanti”.<br />
Guido Lopez Nunes,<br />
apprezza visibilmente il<br />
pomeriggio trascorso al<br />
Circolo della Stampa.<br />
Dopo la cerimonia, non<br />
perde l’occasione per<br />
esprimere alcuni gustosi<br />
giudizi su Milano, la città<br />
da lui raccontata e vissuta<br />
in tanti anni di attività<br />
giornalistica.<br />
Parla così delle luci<br />
orrende di piazza Vetra<br />
di notte, dell’incuria e del<br />
buon gusto che “è una caratteristica che va sempre più<br />
scomparendo”.<br />
MASSIMO MARTINI MARIO MIRABELLA ROBERTI ANGELO PENNELLA<br />
“L’atmosfera che si respirava<br />
nel Salone del<br />
Circolo della Stampa era<br />
eccitante e familiare nello<br />
stesso tempo.<br />
Eccitante, perché ricevere<br />
una medaglia per 50<br />
anni di attività giornalistica<br />
è una cosa che può,<br />
capitare una sola volta<br />
nella vita.<br />
Analoga sensazione<br />
hanno avuto i 49 praticanti<br />
che hanno ottenuto<br />
il riconoscimento del loro<br />
ufficiale ingresso nella<br />
famiglia <strong>dei</strong> giornalisti.<br />
Familiare, perché ci si è<br />
subito sentiti immersi in<br />
un’atmosfera di reciproca<br />
simpatia ed amicizia<br />
spontaneamente sorta fra giovani ed “anziani”.<br />
Sono queste le dichiarazioni di Massimo Martini, tra i fondatori<br />
e gli organizzatori del Mostra internazionale, Macef.<br />
“Sono contento. È un traguardo<br />
raggiunto. I cinquant’anni<br />
di professione<br />
sono un certificato anagrafico,<br />
quasi una carta<br />
di identità ma è una bella<br />
soddisfazione”.<br />
Lo Re si è accostato al<br />
giornalismo giovanissimo<br />
collaborando al giornale<br />
“Le Madonie” a<br />
Palermo, passando poi<br />
dal “Corriere della Sera”,<br />
“La Stampa”, “Il Popolo”<br />
e “l’Avanti!”.<br />
Oggi ha trovato una<br />
sintonia perfetta tra le<br />
passioni <strong>dei</strong> viaggi, la<br />
cucina e la scrittura.<br />
Lavora con “Non solo<br />
affari”, “Luoghi di fuga”, “I<br />
viaggi del Gourmet” e “Gente Viaggi”.<br />
Per “Meeting e Congressi” redige le destinazioni.<br />
DOMENICO LECCISI<br />
CARLO PINA GIANCARLO POZZI SERGIO ROMANO<br />
Carlo Pina accoglie con<br />
evidente piacere la<br />
medaglia per i cinquant’anni<br />
d’iscrizione<br />
all’<strong>Ordine</strong>. L’uomo che<br />
ha dedicato trent’anni<br />
della sua vita all’ Ufficio<br />
Stampa della Provincia<br />
di Milano, racconta il<br />
suo esordio nella carta<br />
stampata: “Nel 1948 a<br />
Magenta, con alcuni<br />
amici, collaboravo a “Il<br />
duca di bronzo”, un<br />
settimanale politicoculturale<br />
venduto porta<br />
a porta”. Oggi Pina cura<br />
la “Rivista lombarda <strong>dei</strong><br />
Maestri del Lavoro” ed<br />
è direttore responsabile<br />
del periodico della<br />
Croce Bianca: “Sono in pensione, ma ci tengo a fare ancora<br />
cronaca. Quando c’è la passione...”.<br />
È soddisfatto il professor<br />
Mario Mirabella Roberti.<br />
Dopo una vita dedicata<br />
all’insegnamento universitario<br />
non si aspettava<br />
questo riconoscimento:<br />
“È stata per me una<br />
sorpresa essere incluso<br />
nell’elenco <strong>dei</strong> premiandi.<br />
Naturalmente in queste<br />
occasioni si ricordano<br />
con commozione i primi<br />
passi nel mondo del giornalismo:<br />
io oggi penso al<br />
“Corriere Istriano” di Pola,<br />
dove nel 1935 feci il mio<br />
debutto sulla carta stampata.<br />
Ma forse l’esperienza<br />
più bella fu la condirezione<br />
della “Voce libera di<br />
Trieste”. Era il 1946, un<br />
periodo caldo per il capoluogo giuliano”. Oggi dirige il centro di<br />
Antichità alto Adriatiche di Aquileia.<br />
Una giornata di soddisfazione,<br />
ma anche di<br />
rimpianto, quella di Giancarlo<br />
Pozzi. “Il motivo<br />
della soddisfazione mi<br />
sembra evidente, il<br />
rimpianto è invece perché<br />
avrei potuto fare di<br />
più”.<br />
Nel momento della celebrazione<br />
Pozzi pensa<br />
anche alle persone cui<br />
deve qualcosa. “Anzitutto<br />
Umberto Ronchi, caporedattore<br />
del “Quotidiano di<br />
Bergamo”, ma anche il<br />
maestro Gianandrea Gavazzeni,<br />
che mi affidò l’indice<br />
<strong>dei</strong> nomi e delle<br />
cose notevoli del suo<br />
“Quaderno del musicista”.<br />
Infine, il grande critico letterario Gianfranco Contini, conosciuto<br />
ai tempi della Repubblica dell’Ossola.<br />
“Una manifestazione perfettamente<br />
riuscita, resa<br />
gioiosa dalla presenza di<br />
molti giovani, che arricchiranno<br />
di nuova linfa la<br />
comunicazione”.<br />
Così commenta Domenico<br />
Leccisi la consegna<br />
delle Medaglie d’oro.<br />
“La scuola è uno strumento<br />
importantissimo<br />
perché serve sia dal<br />
punto di vista orientativo<br />
sia pedagogico. L’inserimento<br />
nella realtà è duro,<br />
ma se la scuola supporta<br />
lo studente con mezzi<br />
adeguati, per esempio quelli informatici, non sarà certo traumatico”.<br />
Infine riferendosi al premio ricevuto: “Un riconoscimento<br />
graditissimo. Ottima l’idea di dare un riconoscimento<br />
indifferenziato tra pubblicisti e professionisti”.<br />
Dimostra ancor meno<br />
anni del solito, e già<br />
normalmente Edoardo<br />
Mangiarotti sembra ben<br />
più giovane <strong>dei</strong> suoi 81<br />
anni.<br />
È proprio contento, l’ex<br />
campione olimpico di<br />
spada e fioretto dopo<br />
aver ricevuto la medaglia<br />
per i 50 anni di carriera<br />
giornalistica (in particolar<br />
modo alla “Gazzetta<br />
dello Sport”, naturalmente<br />
come esperto di<br />
scherma): “Sì, è un<br />
onore e un piacere essere<br />
accomunato a personalità<br />
come Sergio<br />
Romano o gli ex ministri<br />
Aniasi e Sterpa. E mi fa<br />
ancor più piacere il fatto di essere ancora sulla breccia alla<br />
mia età, di avere ancora la giornata piena”.<br />
“Cosa penso della premiazione?<br />
È stato un<br />
evento cordiale e simpatico.<br />
La mia medaglia<br />
d’oro starà sul tavolo<br />
della mia scrivania. Poi<br />
si vedrà”.<br />
Angelo Pennella ha<br />
iniziato la sua carriera<br />
di giornalista nel 1948 a<br />
“L’Italia” come giornalista<br />
di nera.<br />
Ha collaborato con “Il<br />
Borghese” e con le riviste<br />
“Epoca”, “Panorama”<br />
e “Grazia”.<br />
È passato da un incarico<br />
nelle relazioni esterne<br />
della Arnoldo Mondadori<br />
Editore alla responsabilità<br />
Iniziative<br />
Speciali per lo sviluppo <strong>dei</strong> periodici femminili della Rizzoli.<br />
“L’attività giornalistica è<br />
sempre stata una mia<br />
grande passione”,<br />
racconta Sergio Romano,<br />
mentre nella sala<br />
continua la cerimonia di<br />
premiazione delle altre<br />
“penne d’oro”. L’ambasciatore,<br />
storico e giornalista<br />
- attualmente<br />
editorialista de il “Corriere<br />
della Sera” e di<br />
“Liberal” e collaboratore,<br />
tra l’altro, di “Limes”,<br />
il “Corriere del Ticino”,<br />
“La Croix” di Parigi, fa<br />
notare poi, come fra le<br />
diverse attività, che egli<br />
ha svolto, esista una<br />
grande affinità: “In tutti i<br />
casi si è trattato di osservare<br />
la società, di riflettere e poi di elaborare testi e<br />
scritti che analizzassero in modo rigoroso i fatti e gli argomenti<br />
in discussione”.<br />
12 ORDINE 4 <strong>2000</strong>
Seconda edizione organizzata dall’<strong>Ordine</strong> della Lombardia<br />
Concorso per le tesi di laurea<br />
ponte tra Atenei e giornalismo<br />
Milano, 23 marzo. Promossa dal Consiglio dell’<strong>Ordine</strong><br />
<strong>dei</strong> <strong>Giornalisti</strong> della Lombardia è giunta all’epilogo<br />
la seconda edizione del “Concorso” destinato a valorizzare<br />
le tesi di laurea dedicate al giornalismo e alle<br />
istituzioni della professione. Giudice insindacabile del<br />
Premio è lo stesso Consiglio dell’<strong>Ordine</strong>.<br />
Hanno partecipato al concorso le tesi discusse nelle<br />
Università italiane (pubbliche e private) nel periodo<br />
gennaio-dicembre 1999. Le sezioni del Premio sono sei<br />
e a ogni vincitore di sezione sono destinati 5 milioni di<br />
lire. L’impegno finanziario dell’<strong>Ordine</strong> è, pertanto, di 30<br />
LE 119 TESI DEL CONCORSO<br />
Acquaviva Michela Università degli studi di Milano - Un’immagine dell’Italia negli Stati Uniti. The New York Times Book Review e la letteratura italiana tra informazione e critica (1947-1987) - relatore professoressa<br />
Rita Cambria - esaminatore dottor Fabrizio De Marinis<br />
Angiolini Simone Università degli studi di Siena - Le relazioni italo-inglesi viste da Fleet Street: interpretazioni, giudizi, reazioni della stampa inglese (Ott 1922-Genn 1925 )- relatore professor Giovanni<br />
Buccianti - esaminatore dottoressa Sara Cristaldi<br />
Anselmi Antonella Università degli studi di Roma “La Sapienza” - Paolo Monelli: giornalista-scrittore - relatore professoressa Maria Rosaria Olivieri - esaminatore dottor Hermes Gagliardi<br />
Antuofermo Angela Cecilia Università degli studi di Bari - Antropologia e cultura di mafia nei quotidiani Italiani (1982-1993). Tra cronaca e analisi - relatore professoressa Vera di Natale - es. professor Claudio Stroppa<br />
Arbasino Silvia Maria Università cattolica del Sacro Cuore di Milano - La pagina culturale nella stampa quotidiana: l’esempio de “La Repubblica” - relatore professor Giorgio Simonelli - es. dottor Dario Fertilio<br />
Armanni Simone Università degli studi di Perugia - Scandali e media: Il sexgate tra tabloidizzazione e crisi di credibilità del giornalismo Usa - relatore professor Paolo Mancini - es. dottoressa Sara Cristaldi<br />
Azzola Elena Università degli studi di Pavia - Chiesa e Religione ne “Il Giornale” di Montanelli (1974-1978) - relatore professor Annibale Zambarbieri - esaminatore dottor Mario Pancera<br />
Baldassari Giorgio Università degli studi di Urbino - Le attualità di Luca Comerio ed il giornalismo italiano nella Grande guerra - relatore professor Vittorio Paolucci - esaminatore dottor Gigi Speroni<br />
Basso Francesca Università degli studi di Padova - Scrittori italiani (1920-1950) - relatore professor Armando Balduino - esaminatore dottoressa Laura Caramella<br />
Bergandi Roberto Università degli studi di Torino - Valori notizia. Inquadramento e analisi di differenti percorsi nel giornale quotidiano e nell’informazione televisiva - relatore professor Alberto Papuzzi - esaminatore<br />
dottor Giacomo De Antonellis<br />
Bertoncin Claudio Università degli studi di Parma - Profili costituzionali dell’ordine <strong>dei</strong> giornalisti - relatore professor Nicola Occhiocupo - esaminatore dottor Emilio Pozzi<br />
Bisato Romina Università degli studi di Padova - The Lexicon and Syntax of Scientific American - relatore professor Giuseppe Brunetti - esaminatore dottor Fabrizio De Marinis<br />
Bobbio Chiara Università degli studi di Torino - La cooperazione tra testo e lettore nella comunicazione giornalistica - relatore professor Guido Ferraro - esaminatore professor Claudio Stroppa<br />
Boda Pierluigi Università degli studi di Roma “La Sapienza” - Rai News 24 da canale telematico a snodo multimediale - relatore professor Mario Morcellini - esaminatore dottor Emilio Pozzi<br />
Bombonato Simona Università degli studi di Pavia - Giornalismo e informazione parlamentare-politica in Italia - relatore professor Giorgio Fedel - esaminatore dottor Ruben Razzante<br />
Borracci Maria Silvia Università degli studi di Urbino - Salvatore Quasimodo. Critico teatrale - relatore professor Emilio Pozzi - esaminatore professor Vincenzo Ceppellini<br />
Brancato Carmelina Università degli studi della Basilicata - Il giornalismo letterario lucano fra diciannovesimo e ventesimo secolo e la cultura anglo-americana. L’analisi di tre periodici lucani - relatore professor<br />
Nicola Longo - esaminatore professor Vincenzo Ceppellini<br />
Buti Giovanna Università degli studi di Firenze - Chi si fida del giornalismo? Il punto di vista del pubblico sulla credibilità dell’informazione - relatore professor Giovanni Bechelloni - es. professor Claudio Stroppa<br />
Cacace Giuseppe Università degli studi di Siena - L’ordine <strong>dei</strong> giornalisti e la professione di giornalista - relatore professor Giovanni Sapia - esaminatore dottor Attilio De Pascalis<br />
Caratti Marta Università Cattolica del Sacro Cuore - L’evoluzione del linguaggio verbale nel telegiornale. Tg1-Tg2-Tg3 - relatore professor Giorgio Simonelli - esaminatore dottoressa Paola Pastacaldi<br />
Caroppo Marzia Università degli studi di Lecce - Il percorso storico del giornalismo francese e la presenza femminile - relatore professoressa Barbara Wojciechowwska - es. dottoressa Laura Caramella<br />
Cassino Claudia Università degli studi di Torino - Giornalismo integrale. Stampa, intellettuali e pubblico nel pensiero di Antonio Gramsci - relatore professor Alberto Papuzzi - es. dottor Emilio Pozzi<br />
Castaldello Claudio Università degli studi di Urbino - Ottant’anni di storia del settimanale cattolico bergamasco. La nostra domenica. - relatore professor Vittorio Paolucci - esaminatore dottor Mario Furlan<br />
Cavallo Barbara Università degli studi di Messina - Diritto di cronaca giornalistica e tutela della privacy - relatore professor Placido Siracusano - esaminatore dottor Gino Banterla<br />
Ceci Maria Piera Università degli studi di Milano - I quotidiani italiani e la pena di morte negli Stati Uniti: trent’anni di reticenze e sensazionalismo fra il 1960 e il 1990 - relatore professoressa Rita Cambria -<br />
esaminatore dottor Fabrizio De Marinis<br />
Cellie-Pascale Marianna Università cattolica del Sacro Cuore di Milano - “Punch”: specchio del vittorianesimo - relatore professoressa Anna Lisa Carlotti - esaminatore dottoressa Sara Cristaldi<br />
Celona Emanuela Università di Torino - Il coraggio di tacere. La tutela del minore nella stampa quotidiana - relatore professor Alberto Papuzzi - esaminatore dottor Ruben Razzante<br />
Cerchiaro Paola Libera Università di Lingue e Comunicazione Iulm - Il giornalismo di moda in Italia nel secondo dopoguerra. Silvana Bernasconi - relatore professor Ugo Volli - es. dottoressa Rita Bisestile<br />
Chiorino Elisa Università degli studi di Padova - “Le tre Venezie” (1925-1947) rivista, casa editrice e galleria d’arte - relatore professor Franco Bernabei - esaminatore professor Vincenzo Ceppellini<br />
Cordoni Chiara Università cattolica del Sacro Cuore di Milano - La stampa giovanile in Francia: analisi <strong>dei</strong> nuovi quotidiani per i ragazzi - relatore professoressa Anna Lisa Carlotti - es. dottor Mario Furlan<br />
Corte Maurizio Università degli studi di Verona - Stranieri e mass media: “Noi e gli altri”. Come la stampa italiana tratta il fenomeno immigrazione - relatore professor Agostino Portera - es. dottor Mario Pancera<br />
D’Amato Roberto Università degli studi di Trento - Diritto di cronaca e processo penale - relatore professoressa Francesca Ruggieri - esaminatore dottor Enzo Magrì<br />
Il numero delle tesi - 119 lavori - è quasi<br />
identico a quello della prima edizione. Il<br />
numero <strong>dei</strong> consulenti della Giuria è un po’<br />
cresciuto. Anche quest’anno, in un sottofondo<br />
di gioiosa partecipazione, l’impegno <strong>dei</strong><br />
“giudici” era molto sentito. “Io non ho tesi da<br />
candidare ai premi”, si rammaricava uno. “Io<br />
idem”, faceva un altro. Meno loquaci i portatori<br />
di tesi di laurea meritevoli. Non intendevano<br />
pregiudicare con segnalazioni fuori<br />
tempo le possibilità del loro o <strong>dei</strong> loro candidati.<br />
Come l’anno scorso, le tesi erano state attribuite<br />
a caso ai giudicanti (e cioè consiglieri<br />
dell’<strong>Ordine</strong> della Lombardia e i consulenti).<br />
così la scoperta del valore di una data tesi<br />
veniva fatta da ciascuno di essi a mano a<br />
mano che si addentrava nella lettura. Com’è<br />
facile immaginare, non di rado un lavoro<br />
appariva eccellente sotto alcuni profili: come<br />
l’ampiezza della ricerca, la capacità di valutare<br />
la materia sotto le più svariate angolazioni,<br />
l’attualità di questo o di quel punto di<br />
vista raccolto dall’autore del lavoro. Ciò che<br />
mancava spesso era l’attitudine del laureando<br />
a inquadrare il testo in un insieme più<br />
discorsivo. E qui si tratta di una lacuna <strong>dei</strong><br />
corsi di studi universitari: una lacuna che<br />
affonda le radici già nelle scuole medie<br />
(come la diminuita affluenza di studenti al<br />
prestigioso liceo Parini di Milano indirettamente<br />
conferma).<br />
Va notato che in diversi casi le tesi esaminate<br />
risultavano poco interessanti già nel tema<br />
trattato: e il tema è da attribuire quasi sempre<br />
al docente che ne figura relatore più che allo<br />
studente laureando. Ma a questi docenti va<br />
riconosciuto senza dubbio il merito di avere<br />
ORDINE 4 <strong>2000</strong><br />
milioni complessivi. Estratti (di 400 righe) delle tesi<br />
premiate (e segnalate) verranno pubblicati su “Tabloid”,<br />
organo mensile dell’<strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong> <strong>Giornalisti</strong> della Lombardia.<br />
Per la valutazione delle tesi, il Consiglio si è avvalso,<br />
come lo scorso anno, dell’opera di 32 consulenti<br />
(giornalisti e professori universitari). L’iniziativa dell’<strong>Ordine</strong><br />
della Lombardia è vista in tutt’Italia come un ponte<br />
tra Università e professione giornalistica. Chi scorre<br />
l’elenco <strong>dei</strong> partecipanti alla selezione si rende conto<br />
che il concorso ha attirato l’attenzione di neodottori e<br />
docenti delle principali Università della Penisola.<br />
Il delicato lavoro della Giuria nel racconto di uno che c’era<br />
Dal Premio una spinta<br />
alla ricerca<br />
sul mondo <strong>dei</strong> media<br />
sollecitato - o quanto meno accettato - una<br />
tesi che potesse concorrere al premio indetto<br />
dall’<strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong> giornalisti della Lombardia,<br />
le cui finalità sono, com’è detto anche in altra<br />
parte di “Tabloid”, quelle di valorizzare il<br />
collegamento tra università e professione<br />
giornalistica e di sollecitare lo sviluppo della<br />
ricerca sul mondo <strong>dei</strong> media.<br />
I colleghi potranno chiedersi se e in che<br />
misura possa avere influito sul verdetto il<br />
fatto che un singolo “giudice” potesse essere<br />
più severo nel voto o, come si dice, di<br />
manica larga. È una curiosità che merita di<br />
essere soddisfatta. In realtà la giuria ha<br />
dovuto constatare questa diversità di giudizi<br />
e, in qualche caso, ha modificato il voto (in<br />
genere, va detto, lo ha modificato rialzandolo).<br />
E ciò perché sulle tesi più interessanti si<br />
è svolto un dibattito in cui sono stati messi a<br />
fuoco diversi aspetti che hanno consentito<br />
di formulare un giudizio, diciamo, più universale.<br />
Nella giuria i maschi erano largamente<br />
prevalenti. E in proposito mi pare di avere<br />
di Hermes Gagliardi<br />
osservato che l’atteggiamento delle donne -<br />
nel proporre all’attenzione del corpo giudicante<br />
una tesi - sia diverso da quello degli<br />
uomini. Le donne hanno un approccio morbido<br />
al quale fanno seguire un secondo<br />
momento di accentuata insistenza nella<br />
perorazione di una data causa. Gli uomini<br />
partono già con una impostazione dura.<br />
Desidero ricordare qui le tesi segnalate da<br />
Patrizia Lorenzini “I giornali di moda e la<br />
comunicazione (1920-1970)” e da Paola<br />
Pastacaldi “L’evoluzione del linguaggio<br />
verbale nel telegiornale. Tg1, Tg3 e Tg5”.<br />
Anche in questa edizione del premio occorre<br />
ricordare che figurano fra i relatori che hanno<br />
dato un concorso più numeroso due docenti<br />
della Cattolica: Annalisa Carlotti (già segnalata<br />
per questo motivo lo scorso anno) e<br />
Giorgio Simonelli.<br />
La cosa non avviene casualmente. Qualcuno<br />
parlerebbe di feeling fra questi professori<br />
e il giornalismo, o, diciamo pure, l’<strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong><br />
giornalisti. Senza dubbio alla Cattolica,<br />
facoltà di lettere, l’<strong>Ordine</strong> ha raggiunto in<br />
Queste le sezioni:<br />
1) Storia del giornalismo italiano (testate e personaggi);<br />
2) Storia del giornalismo europeo e nordamericano (testate, deontologia<br />
e personaggi);<br />
3) Istituzioni della professione giornalistica in Italia, in Europa e nel<br />
Nord America. La deontologia e l’inquadramento contrattuale <strong>dei</strong><br />
giornalisti in Italia, Europa e Nord America;<br />
4) Professione giornalistica e sue specializzazioni anche telematiche<br />
e radiotelevisive;<br />
5) Giornalismo economico e finanziario;<br />
6) Giornalismo culturale, sociale, scientifico e altre specializzazioni.<br />
pieno i suoi obiettivi. Mi pare vada pure<br />
segnalato che l’argomento giornalismo è<br />
trattato in prevalenza da laureandi in lettere<br />
mentre non sono molti i laureandi in giurisprudenza.<br />
Pure, è fuori discussione che, almeno per<br />
quanto riguarda la sezione terza del premio<br />
(Istituzioni della professione... Deontologia e<br />
inquadramento contrattuale...) i laureati, o<br />
laureandi in legge dovrebbero avere più titolo<br />
per esporre i loro punti di vista. Nell’elenco<br />
<strong>dei</strong> partecipanti ci sono candidati dello Iulm<br />
di Milano (di cui è rettore Francesco Alberoni),<br />
dell’Istituto universitario Suor Orsola<br />
Benincasa di Napoli, della Libera università<br />
Maria SS. Assunta di Roma. L’anno scorso<br />
c’era, con una tesi sui fumetti, un giovane del<br />
Politecnico di Milano.<br />
I candidati hanno diritto di prendere visione<br />
delle relazioni presentate, in relazione alla<br />
loro tesi, dai membri della giuria. Se il dibattito<br />
della giuria si svolgesse in un’aula ad anfiteatro,<br />
forse, potrebbero chiedere di assistere<br />
alla riunione: beninteso con un assoluto<br />
impegno al silenzio.<br />
Ma personalmente ritengo che la circostanza<br />
non aggiungerebbe nulla alla trasparenza<br />
del premio. Devo dare atto che c’è stata, sia<br />
l’anno scorso che quest’anno, troppa serietà,<br />
se è possibile fare una valutazione del genere,<br />
da parte di tutti coloro che hanno avuto<br />
voce in capitolo. I ragazzi che andranno a ritirare<br />
gli assegni (cinque milioni, fatta eccezione<br />
per i due ex aequo della seconda sezione)<br />
del premio il 23 marzo al Circolo della<br />
stampa, vadano pure fieri della loro affermazione.<br />
Nessuno potrà mai dire che essa non<br />
sia meritata.<br />
13
2Assemblea Sette vincitori su 119 concorrenti<br />
alla II edizione del premio alle tesi<br />
000<br />
La giuria composta dai consiglieri dell’<strong>Ordine</strong> e da 32 consulenti<br />
Consiglio dell’<strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong> <strong>Giornalisti</strong> della Lombardia:<br />
Franco Abruzzo (presidente); Brunello Tanzi (vicepresidente);<br />
Gabriele Moroni (consigliere segretario); Sergio<br />
D’Asnasch (consigliere tesoriere); Bruno Ambrosi,<br />
Annibale Carenzo, Letizia Gonzales, Cosma Damiano<br />
Nigro e Domenico Tedeschi (consiglieri).<br />
Collegio <strong>dei</strong> revisori <strong>dei</strong> conti: Rino Felappi (presidente);<br />
Aldo Borta Schiannini e Davide Colombo (revisori).<br />
Consulenti: Camillo Albanese, Gino Banterla, Rita Bisestile,<br />
Laura Caramella, Vincenzo Ceppellini, Sara Cristaldi,<br />
Giacomo de Antonellis, Gianni de Felice, Marzio De Marchi,<br />
Fabrizio De Marinis, Attilio de Pascalis, Dario Fertilio, Franco<br />
Fucci, Enrico Fedocci, Mario Furlan, Hermes Gagliardi,<br />
Gregorio Terreno, Robertino Ghiringhelli, Lorenzo<br />
Leonarduzzi, Patrizia Lorenzini, Enzo Magrì, Alberto<br />
Mazzuca, David Messina, Mario Pancera, Paola Pastacaldi,<br />
Emilio Pozzi, Ruben Razzante, Pietro Scardillo, Antonio<br />
Scuderi, Gigi Speroni, Claudio Stroppa, Roberto Zoldan.<br />
D’Atri Angela Francesca Università degli studi di Roma Tre - La campagna razziale al Corriere della Sera (1937-1938) - relatore professor Renato Moro - esaminatore dottor Hermes Gagliardi<br />
De Sanctis Francesca Università degli studi di Bologna - Stampa periodica a Cassino tra fine ‘800 e prima guerra mondiale - relatore professor Angelo Varni - esaminatore dottor Pietro Scardillo<br />
Del Rosso Francesca Università cattolica del Sacro Cuore di Milano - Internet e giornalismo on line, la nuova figura del webreporter in Italia - relatore professor Giorgio Simonelli - es. dottor Antonio Scuderi<br />
Di Biccari Maria Agnese Università degli studi di Milano - La struttura enunciativa del telegiornale, un confrontro tra Italia e Stati Uniti - relatore professor Joseph Sassoon - es. dottoressa Sara Cristaldi<br />
Di Clemente Michele Università degli studi di Roma “La Sapienza” - Tg1 e Tg5, il falso duello. Analisi dell’offerta e del consumo dell’informazione giornalistica - relatore professor Mario Morcellini - esaminatore<br />
dottor Emilio Pozzi<br />
Di Domenicantonio Monica Università degli studi di Roma “La Sapienza” - Reporters & detectives. Il giornalismo investigativo americano - relatore professor Mario Morcellini - esaminatore dottor Enzo Magrì<br />
Di Giacomo Vittorio Università degli studi di Milano - L’esperienza politica e giornalistica a Milano del quotidiano “Il Buon Senso”, organo del fronte liberale dell’uomo qualunque (Maggio 1946-Ottobre 1947) -<br />
relatore professor Roberto Chiarini - esaminatore dottor Franco Fucci<br />
Di Loreto Arianna Università degli studi “La Sapienza” di Roma - I suggeritori invisibili dell’informazione - relatore professor Luciano Russi - esaminatore dottor Attilio De Pascalis<br />
Dolfini Pierachille Università cattolica del Sacro Cuore di Milano - Una voce fuori dal coro: “Avvenire”, il quotidiano <strong>dei</strong> cattolici italiani - relatore professor Giuseppe Farinelli - es. dottor Robertino Ghiringhelli<br />
Ellena Fabio Università degli studi di Torino - La Gazzetta dello Sport sotto la direzione di Gino Palumbo (1976-1983): modello di giornalismo popolare - relatore professor Mimmo Candito -<br />
esaminatore dottor Mario Furlan<br />
Esposto Antonio Università degli studi di Torino - La stampa satirica nell’Italia postunitaria: il caso “Rigoletto” - relatore professor Fabio Levi - esaminatore dottor Robertino Ghiringhelli<br />
Fagnani Giovanna Maria Università cattolica del Sacro Cuore di Milano - La guerra per le isole Falklands nelle pagine di alcuni quotidiani inglesi coevi e del “Corriere della Sera” - relatore professoressa Anna Lisa<br />
Carlotti - esaminatore dottor Gianni De Felice<br />
Falcinelli Daniela Università degli studi di Perugia - La responsabilità penale del direttore nella stampa periodica - relatore professor Elio Moroselli - esaminatore dottor Enzo Magrì<br />
Finucci Frediano Università degli studi di Firenze - L’indipendenza di Slovenia e Croazia (1991-1992) : prove tecniche di guerra televisiva - relatore professor Antonio Varsori - es. dottor Marzio De Marchi<br />
Forlani Tamara Università degli studi di Bologna - Attività giornalistica e tutela penale della riservatezza - relatore professor Luigi Stortoni - esaminatore dottor Ruben Razzante<br />
Fotina Carmine Università degli studi di Napoli “Federico II” - Il tema della concordia nella Rsi: “Italia e Civiltà” e Giovanni Gentile - relatore professor Aurelio Lepre - esaminatore dottor Gigi Speroni<br />
Franceschi Andrea Università degli studi di Firenze - Il caso Vermicino. Una cerimonia <strong>dei</strong> media nel vuoto della politica o effetti non voluti del giornalismo in diretta? - relatore professor Giovanni Bechelloni -<br />
esaminatore dottor Giacomo De Antonellis<br />
Franchi Stefania Università degli studi di Firenze - Tango e il Pci. Il difficile rapporto tra comunisti e satira nell’Italia del dopoguerra - relatore professor Fulvio Conti - esaminatore dottor Gianni De Felice<br />
Frediani Stefano Univeersità degli studi di Padova - Il linguaggio matematico nella comunicazione economica - relatore professor Bruno Viscolani - esaminatore dottor Alberto Mazzuca<br />
Fubiani Cristiano Università degli studi di Pisa - Alle origini del mercato editoriale Italiano: i copialettere di Giovan Pietro Vieusseux 1822-1830 - relatore professor Romano Paolo Coppini - esaminatore<br />
dottor Vincenzo Ceppellini<br />
Galasco Antonella Università degli studi di Torino - Telegiornali e quotidiani a confronto - relatore professor Guido Ferraro - esaminatore dottor Enrico Fedocci<br />
Galassi Silvia Università degli studi di Torino - L’influsso del linguaggio televisivo <strong>dei</strong> giornali nella cronaca politica - relatore professor Gaetano Berruto - esaminatore dottor Enrico Fedocci<br />
Galietti Maria Rosaria Università degli studi di Napoli “Federico II” - Il “Poliorama Pittoresco” 1836-1860 - relatore professoressa Renata De Lorenzo - esaminatore dottoressa Patrizia Lorenzini<br />
Galletti Barbara Istituto Universitario Suor Orsola Benincasa - Napoli - Impegno ed evasione <strong>dei</strong> quotidiani inglesi - relatore professoressa Gabriella di Martino - esaminatore dottor Marzio De Marchi<br />
Galli Sara Università degli studi di Bologna - Nuovi e vecchi ruoli delle donne nella stampa femminile del biennio 1943-1945 - relatore professoressa Daniela Gagliani - es. dottoressa Rita Bisestile<br />
Gallo Barbara Università degli studi di Trento - Informazione on line: giornali, giornalisti e news via Internet. Confronto tra casi (Stati Uniti, Canada, Italia) - relatore professor Bruno Sanguanini - esaminatore<br />
dottor Antonio Scuderi<br />
Garibaldi Ida Università degli studi di Pavia - The Nation: un giornale irlandese ed il Risorgimento Italiano - relatore professor Angelo Ara - esaminatore dottoressa Patrizia Lorenzini<br />
Garzulano Laura Università cattolica del Sacro Cuore di Milano - La crisi di Suez nella stampa britannica - relatore professoressa Anna Lisa Carlotti - esaminatore dottor Franco Fucci<br />
Ghetti Alessandra Università degli studi di Bologna - L’evoluzione del titolo nel linguaggio <strong>dei</strong> giornali dagli anni Ottanta ad oggi - relatore professor Angelo Varni - esaminatore dottor Enzo Magrì<br />
Gorini Francesca Università degli studi di Genova - Modelli di divulgazione scientifica tra televisione e nuovi media - relatore professoressa Marina Milan - esaminatore dottor Gregorio Terreno<br />
Griglié Emanuela Università cattolica del Sacro Cuore di Milano - L’eccidio di Aigues-Mortes sulla stampa francese ed italiana dell’epoca - relatore professoressa Lisa Carlotti - es. dottor Mario Fucci<br />
Guido Mauro Università degli studi di Milano - Gabriele Rosa nel Risorgimento italiano: l’esperienza dell’“Unione” - relatore professor Carlo Lacaita - esaminatore dottor David Messina<br />
Leonzi Luisa Università degli studi “La Sapienza” di Roma - I rapporti di collaborazione giornalistica - relatore professor Matteo Dell’olio - esaminatore dottor David Messina<br />
Leuce Annalisa Università cattolica del Sacro Cuore di Milano - La professione giornalistica in Spagna oggi - relatore professoressa Anna Lisa Carlotti - esaminatore dottoressa Paola Pastacaldi<br />
Limardo Alberto Università degli studi di Siena - Da addetti-stampa a uomini-comunicazione. Ruolo e strategie degli operatori di un moderno ufficio stampa. - relatore professor Aligi Cioni<br />
dottoressa Laura Caramella<br />
Lucchi Nicola Università degli studi di Ferrara - Internet e la Costituzione: applicabilità della legge sulla stampa - relatore professor Roberto Bin - esaminatore dottor Pietro Scardillo<br />
Lucente Luigi Università degli studi di Salerno - La pagina culturale nei quotidiani. Due tradizioni a confronto: il Giornale e la Repubblica (1974-1984) - relatore professor Guido Panico - esaminatore dottoressa<br />
Paola Pastacaldi<br />
I<br />
Storia del giornalismo<br />
(testate e personaggi)<br />
Storia del giornalismo europeo<br />
e nordamericano<br />
(testate, deontologia II e personaggi)<br />
Istituzioni della professione<br />
giornalistica in Italia,<br />
in Europa e nel Nord IIIAmerica. La deontologia<br />
e l’inquadramento<br />
contrattuale <strong>dei</strong> giornalisti<br />
in Italia, Europa<br />
e Nord America<br />
Professione giornalistica<br />
e sue specializzazioni<br />
anche telematiche IV e radiotelevisive<br />
Vincitori<br />
Vincitori ex aequo<br />
Vincitore<br />
Vincitore<br />
Baldassari Giorgio<br />
Università degli studi di Urbino<br />
Le attualità di Luca Comerio<br />
ed il giornalismo italiano<br />
nella grande guerra<br />
Relat. Prof. Vittorio Paolucci<br />
Franchi Stefania<br />
Angiolini Simone<br />
Università degli studi di Siena<br />
Le relazioni italo-inglesi viste da<br />
Fleet Street: interpretazioni, giudizi,<br />
reazioni della stampa inglese<br />
(Ott 1922-Genn 1925)<br />
Relat. Prof. Giovanni Buccianti<br />
Buti Giovanna<br />
Università degli studi di Firenze<br />
Chi si fida del giornalismo? Il punto<br />
di vista del pubblico sulla<br />
credibilità dell’informazione<br />
Relat. Prof. Giovanni Bechelloni<br />
Di Loreto Arianna<br />
Università degli studi<br />
“La Sapienza”, di Roma<br />
I suggeritori invisibili<br />
dell’informazione<br />
Relat. Prof. Luciano Russi<br />
Università degli studi di Firenze<br />
Tango e il Pci. Il difficile rapporto<br />
tra comunisti e satira nell’Italia<br />
del dopoguerra<br />
Relat. Prof. Fulvio Conti<br />
Segnalazione per<br />
Scorcucchi Francesca<br />
Università degli studi di Genova<br />
La difficile fascistizzazione<br />
de Il Secolo XIX di Genova<br />
Relat. Prof.Ssa Marina Milan<br />
Martinelli Enrico<br />
Università degli studi di Milano<br />
Europa e Stati Uniti nel secondo<br />
dopoguerra: il San Francisco<br />
Examiner di William Randolph Hearst<br />
Relat. Prof.ssa Rita Cambria<br />
Segnalazione per<br />
Garibaldi Ida<br />
Università degli studi di Pavia<br />
The Nation: un giornale irlandese<br />
ed il Risorgimento italiano<br />
Giornalismo economico<br />
e finanziario V<br />
Nessun vincitore<br />
Giornalismo culturale,<br />
sociale, scientifico e altre<br />
specializzazioni VI<br />
Vincitore<br />
Zuliani Stefano<br />
Università degli studi di Verona<br />
Il caso Moro e la stampa di provincia.<br />
Arena di Verona e Gazzetta di Mantova<br />
nei 55 giorni del sequestro Moro<br />
Relat. Prof. Emilio Franzina<br />
Relat. Prof. Angelo Ara<br />
Acquaviva Michela<br />
Università degli studi di Milano<br />
Un’immagine dell’italia negli Stati Uniti.<br />
The New York Times Book Review e la<br />
letteratura italiana tra informazione<br />
e critica (1947-1987)<br />
Relat. Prof.Ssa Rita Cambria<br />
14 ORDINE 4 <strong>2000</strong>
Mammone Eleonora Università degli studi di Firenze - Daniel Defoe, la Review e lo Scandal Club - relatore professor Nicholas Brownlees - esaminatore dottor Marzio De Marchi<br />
Mantovan Claudia Università degli studi di Padova - I giornali di strada: una controinformazione - relatore professor Giuseppe Mosconi - esaminatore dottor Enrico Fedocci<br />
Manzoni Remor Riccardo Università degli studi di Torino - Il dibattito su fascismo, totalitarismo e Resistenza nei quotidiani italiani degli anni Novanta - relatore professor Maurizio Vaudagna - esaminatore dottor<br />
Robertino Ghiringhelli<br />
Marcante Martina Università degli studi di Padova - Il giornalismo di Matilde Serao (1856.-1927) - relatore professor Andrea Molesini,dottor Robertino Ghiringhelli<br />
Marelli Simona Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano - I magazine <strong>dei</strong> quotidiani e la stampa settimanale: problematiche e prospettive - relatore professor Giorgio Simonelli - es. dottor Roberto Zoldan<br />
Martinelli Enrico Università degli studi di Milano - Europa e Stati Uniti nel secondo dopoguerra: il San Francisco Examiner di William Randolph Hearst - relatore professoressa Rita Cambria - esaminatore<br />
dottor Marzio De Marchi<br />
Mastroiorio Piero Università degli studi di Urbino - Dalla stampa a Internet: una lunga favola - relatore professoressa Consuelo Picchio - esaminatore dottor Antonio Scuderi<br />
Michilli Livia Libera Università Maria Ss. Assunta di Roma - Il caso “La Repubblica”: un giornale indipendente ma non neutrale - relatore professor Francesco Malgeri - es. dottor Roberto Zoldan<br />
Migliore Sara Louise Università cattolica del Sacro Cuore di Milano - L’ideale di obiettività nel giornalismo americano e italiano. Un’analisi storico-comparativa - relatore professor Giorgio Simonelli - esaminatore<br />
dottor Dario Fertilio<br />
Mitta Maria Teresa Università degli studi di Venezia Cà Foscari - La stampa palestinese <strong>dei</strong> territori occupati - relatore professoressa Emanuela Trevisan-Semi - esaminatore dottor Marzio De Marchi<br />
Montanari Elisabetta Università cattolica del Sacro Cuore di Milano - Un’analisi comparata del caso Leoncavallo attraverso i quotidiani milanesi - relatore professor Giorgio Simonelli - esaminatore dottor<br />
Lorenzo Leonarduzzi<br />
Mordenti Daniela Università degli studi di Firenze - Informazioni e terrorismo: il “Corriere della Sera” di Alberto Cavallari (19 Giugno 1981-19 Giugno 1984) - relatore professor Cosimo Ceccuti - esaminatore<br />
dottor Robertino Ghiringhelli<br />
Mugnaini Massimiliano Università degli studi di Siena - “La Repubblica” nel pallone. Sport e calcio nel quotidiano di Eugenio Scalfari dalla fondazione al Mundial ‘82 - relatore professoressa Donatella Cherubini -<br />
esaminatore dottor Gianni De Felice<br />
Nuzzo Paola Università degli studi di Roma “La Sapienza” - “Quadrante” - relatore professoressa Simonetta Lux - esaminatore dottoressa Paola Pastacaldi<br />
Panzeri Claudia Università cattolica del Sacro Cuore di Milano - Il giornalismo nel sistema globale: il caso Mediaset - relatore professor Vincenzo Cesareo - esaminatore dottor Alberto Mazzuca<br />
Pareto Stefania Università cattolica del Sacro Cuore di Milano - Cultura e poesia nelle pagine della rivista “La Lettura” (1901-1915) - relatore professor Enrico Elli - es. professor Vincenzo Ceppellini<br />
Pastorelli Laura Università degli studi di Milano - Una precoce decolonizzazione: stampa e ambienti coloniali italiani nel secondo dopoguerra (1945-1949) - relatore professoressa Rita Cambria -<br />
esaminatore dottor Camillo Albanese<br />
Perdichizzi Silvia Università Luiss di Roma - Il ruolo dell’informazione televisiva nelle strategie di guerra. Il caso del Golfo - relatore professor Massimo Baldini - esaminatore dottor Mario Fucci<br />
Petrizzelli Davide Università degli studi di Torino - Il giornale locale. Realtà di Torino ovest - relatore professor Alberto Papuzzi - esaminatore dottor Mario Furlan<br />
Piazza Cesare Università degli studi di Milano - “L’Italia libera”: un giornale alla macchia 1943-1945 - relatore professoressa Maria Luisa Cicalese - esaminatore dottor Enrico Fedocci<br />
Pola Michela Università cattolica del Sacro Cuore di Milano - Una rivista milanese in età napoleonica: il “Corriere delle Dame” (1804-1815) - relatore professor Enrico Elli - es. dottor Camillo Albanese<br />
Porro Stefano Università cattolica del Sacro Cuore di Milano - La formazione del linguaggio e dell’immaginario sportivo in Italia attraverso “ La Gazzetta Dello Sport” - relatore professor Fausto Colombo -<br />
esaminatore dottor Gianni De Felice<br />
Ramagli Alessandra Università degli studi di Genova - Informazione e controinformazione di una rivista missionaria nel villaggio globale. I dossier di Nigrizia (1987-1998) - relatore professoressa Marina Milan -<br />
esaminatore dottor David Messina<br />
Rampini Gabriella Università degli studi di Milano - Destalinizzazione e repressione in Polonia (1953-1958) attraverso le pagine del Corriere della Sera e della Stampa. - relatore professoressa Bianca Valota<br />
Cavallotti - esaminatore dottor Gino Banterla<br />
Reitano Leonida Università degli studi di Roma “La Sapienza” - Il quotidiano elettronico: dal testo all’ipertesto come muta il linguaggio giornalistico - relatore professor Giovanni Ragone - es. dottor Gino Banterla<br />
Ricci Francesco Università studi di Genova - L’emigrazione transoceanica negli articoli del Corriere Mercantile (1870-1880) - relatore professor Francesco Surdich - esaminatore dottor Camillo Albanese<br />
Ritondale Simona Università degli studi di Napoli “Federico II” - I problemi italiani del primo dopoguerra nella stampa di opposizione - relatore professoressa Maria Grazia Maiorini - es. dottor Ruben Razzante<br />
Rossi Silvia Università degli studi di Trento - La società dell’informazione nella stampa in Italia. La competizione Telecom-Olivetti (1995-1998) - relatore professor Bruno Sanguanini - es. dottor Alberto Mazzuca<br />
Rovati Raffaella Università cattolica del Sacro Cuore Milano - L’immagine di lady Diana sulla stampa quotidiana inglese - relatore professor Annalisa Carlotti - esaminatore dottoressa Rita Bisestile<br />
Santagata Silvia Università degli studi di Torino - Luigi Einaudi: giornalista economico. Un esame comparato dalla collaborazione con il Corriere della Sera e l’Economist (1908-1925) - relatore professor<br />
Roberto Marchionatti - esaminatore dottor Alberto Mazzuca<br />
Sasso Alessandro Università degli studi di Salerno - Gli Italiani e l’euro. Usi e simboli della politica e clima di opinione per l’introduzione della moneta unica europea - relatore professor Antonio Santucci - esaminatore<br />
dottor Alberto Mazzuca<br />
Scaia Fabrizio Università degli studi di Roma “La Sapienza” - “Il giornale milanese ‘La Notte’ nel dibattito politico italiano (1952-1963)” - relatore professor Pietro Scoppola - es. dottor Gino Banterla<br />
Scalvini Gioia Maria Università degli studi di Urbino - I giornali di moda e la comunicazione (1920-1970) - relatore professor Vittorio Paolucci - esaminatore dottoressa Patrizia Lorenzini<br />
Scarabelli Matteo Università degli studi di Milano - L’evoluzione <strong>dei</strong> codici di autoregolamentazione nella professione giornalistica relativamente alla tutela <strong>dei</strong> minori - relatore professoressa Luisa Leonini -<br />
esaminatore dottor Gregorio Terreno<br />
Scorcucchi Francesca Università degli studi di Genova - La difficile fascistizzazione de Il Secolo XIX di Genova - relatore professoressa Marina Milan - esaminatore dottor Mario Pancera<br />
Sedda Veronica Libera Università Internazionale degli studi Sociali Luiss Roma - Agenzia di stampa su Internet: www.Adnkronos.Com. - relatore professor Cesare Protetti’ - es. dottor Antonio Scuderi<br />
Sessa Franco Università degli studi di Salerno - Le catastrofi naturali nell’Italia della storia repubblicana - relatore professor Guido Panico - esaminatore dottor Gregorio Terreno<br />
Sinibaldi Paolo Università degli studi di Teramo - Democrazia, società di massa e informazione - relatore professor Concezio Sciarra - esaminatore dottor Roberto Zoldan<br />
Sola Massimo Università degli studi di Torino - Storia del telegiornale. Come cambia il quinto potere in Italia - relatore professor Alberto Sinigaglia - esaminatore dottor Lorenzo Leonarduzzi<br />
Sorbi Maria Alessandra Università cattolica del Sacro Cuore di Milano - Il caso de “La Zanzara”: le reazioni della stampa italiana - relatore professoressa Annalisa Carlotti - esaminatore dottor Dario Fertilio<br />
Stefanini Martina Università degli studi di Bologna - L’evoluzione giornalistica nella rappresentazione del campionato mondiale di calcio - relatore professor Angelo Varni - es. dottor David Messina<br />
Termotto Valeria Università degli studi di Urbino - La ricostruzione dell’immagine fascista nella Rsi - relatore professor Vittorio Paolucci - esaminatore dottor Gigi Speroni<br />
Tolini Mirka Università degli studi di Parma - “L’Avvenire d’Italia” 1961-1967 - relatore professor Antonio Parisella - es. dottor Giacomo De Antonellis<br />
Travaglini Donatella Camilla Università degli studi di Urbino - Democrazia Repubblicana e Partito Socialista nelle marche (1860-1922) - relatore professor Vittorio Paolucci - esaminatore professor Claudio Stroppa<br />
Turnaturi Anna Libera Università degli studi Sociali Luiss - Il Giornalista: Lineamenti giuridici di un rapporto speciale di lavoro - relatore professor G. Santoro Passarelli - es. dottor Pietro Scardillo<br />
Uccello Alessandro Università degli studi di Genova - L’avventura dell’Uomo qualunque nell’Italia del dopoguerra: storia, politica e analisi del linguaggio - relatore professoressa Paola Cella - esaminatore dottor<br />
Hermes Gagliardi<br />
Viali Annalisa Università degli studi “La Sapienza” di Roma - Innovazioni organizzative e professionali in una redazione telematica. Il caso di Repubblica.It - relatore professoressa A. Signorelli - esaminatore<br />
dottor Lorenzo Leonarduzzi<br />
Zuccalà Gianmario Libera Università Internazionale degli studi sociali Roma - Legge 675/96 e codice deontologico <strong>dei</strong> giornalisti - relatore professor Giuseppe Corasaniti - esaminatore dottor Mario Furlan<br />
Zuliani Stefano Università degli studi di Verona - Il caso Moro e la stampa di provincia. Arena di Verona e Gazzetta di Mantova nei 55 giorni nel sequestro Moro - relatore professor Emilio Franzina - esaminatore<br />
dottor Emilio Pozzi<br />
Zunino Elisa Università degli studi di Torino - Il giornale locale. Realtà di Torino Est - relatore professor Alberto Papuzzi - esaminatore dottor Attilio De Pascalis<br />
GIORGIO BALDASSARI STEFANIA FRANCHI<br />
Luca Comerio,<br />
reporter della I<br />
guerra mondiale<br />
Giorgio Baldassari, vincitore del premio<br />
nella sezione storia del giornalismo (testate<br />
e personaggi), si è laureato in Scienze politiche<br />
con il professor Vittorio Paolucci all’Università<br />
degli studi di Urbino con una tesi<br />
intitolata: “Le attualità di Luca Comerio<br />
ed il giornalismo italiano nella Grande<br />
guerra”.<br />
“Tutto è partito dalla mia passione per la<br />
prima guerra mondiale, un periodo storico<br />
piuttosto trascurato - spiega Giorgio – poi ho<br />
fatto ricerca avvalendomi <strong>dei</strong> materiali della<br />
Società storica della Guerra Bianca, che ha<br />
sede a Rozzano, e lì ho scoperto la figura di<br />
Luca Comerio, un personaggio sconosciuto<br />
ai più, un grande del giornalismo”.<br />
Sì, perché Luca Comerio è stato un cineasta,<br />
un cineamatore vissuto tra la fine dell’Ottocento<br />
e la prima metà del Novecento, il<br />
primo in Italia a comprarsi una macchina da<br />
presa e a girare pezzi da vero reporter. L’eruzione<br />
dell’Etna nel 1907, il terremoto di<br />
Messina del 1908, ma soprattutto i suoi<br />
filmati che documentano i combattimenti tra<br />
italiani e austriaci sulle cime dell’Adamello<br />
nel 1916, sono solo alcuni lavori di questo<br />
precursore del videogiornalismo. Per quei<br />
ORDINE 4 <strong>2000</strong><br />
tempi la sua opera era certamente all’avanguardia.<br />
Comerio creò anche delle società<br />
per esportare quei reportage in tutto il<br />
mondo, ma dopo il 1915, suo periodo di<br />
massimo splendore, andò in rovina. Morì in<br />
un sanatorio, divorziato e abbandonato da<br />
tutti. La tesi di Giorgio riguarda anche le<br />
testate di carta stampata che nacquero per i<br />
combattenti durante la guerra. Avevano nomi<br />
come “La Tradotta”, “La Trincea”, “Il razzo”,<br />
“La Mitraglia” e servivano a mantenere i<br />
contatti tra i soldati al fronte e il resto della<br />
popolazione. Oggi Giorgio Baldassari continua<br />
a studiare la prima guerra mondiale e<br />
sogna di pubblicare alcuni diari di ex combattenti<br />
austriaci e italiani.<br />
Massimiliano Marena<br />
Quando la satira<br />
diventò<br />
di sinistra...<br />
Un “settimanale di satira, umorismo e travolgenti<br />
passioni”. Questo voleva essere<br />
“Tango”, l’inserto dell’”Unità” che dal marzo<br />
1986 all’ottobre 1988, tutti i lunedì, offrì ai<br />
lettori del quotidiano comunista le vignette<br />
pungenti del direttore Sergio Staino e <strong>dei</strong><br />
suoi collaboratori.<br />
E Stefania Franchi, laureatasi in Scienze<br />
politiche all’Università degli Studi di Firenze<br />
sotto la guida del prof. Fulvio Conti, ha scelto<br />
proprio “Tango” come esempio emblematico<br />
di una satira che da arma culturale di<br />
polemica contro la parte politica avversa<br />
diventa “autosatira”, ossia strumento di<br />
riflessione e autocritica all’interno della stessa<br />
sinistra.<br />
La tesi di Stefania, premiata nella sezione di<br />
storia del giornalismo, già dal titolo -<br />
“Tango” e il Pci. Il difficile rapporto tra<br />
comunisti e satira nell’Italia del dopoguerra<br />
- esprime la volontà di analizzare le<br />
relazioni, spesso problematiche, tra satira e<br />
apparato.<br />
Dopo aver delineato una breve storia del<br />
genere, dalla fine dell’Ottocento agli anni ‘80<br />
del Novecento, Stefania concentra la sua<br />
attenzione sull’atteggiamento del Pci nei<br />
confronti della satira nel periodo che va dalla<br />
segreteria di Togliatti a quella di Berlinguer.<br />
Un partito serio fino a risultare “serioso” non<br />
poteva che essere ostile a un genere minore,<br />
che voleva introdurre la risata nel lessico<br />
della politica.<br />
Unica eccezione ammessa, la satira funzionale<br />
all’azione politica, che rivolge i suoi<br />
strali contro i “nemici”. La svolta si ha dopo il<br />
Sessantotto, con le vignette di Staino e la<br />
comparsa del suo personaggio Bobo, archetipo<br />
dell’intellettuale di sinistra e coscienza<br />
critica della sinistra. Dalle pagine di “Tango”,<br />
Bobo mostra ai “compagni” le loro debolezze<br />
e si interroga sulla crisi storica della sinistra<br />
italiana.<br />
Simona Spaventa<br />
15 (23)
2Assemblea<br />
000<br />
Sette vincitori su 119<br />
concorrenti alla II edizione<br />
del premio alle tesi<br />
ENRICO MARTINELLI<br />
La vera<br />
storia di<br />
Citizen Kane<br />
A William Randolph Hearst si era ispirato<br />
Orson Welles per il celeberrimo film “Quarto<br />
potere”, e allo stesso Hearst si è dedicato<br />
anima e corpo Enrico Martinelli per la sua<br />
tesi di laurea in Storia del giornalismo all’Università<br />
degli studi di Milano, raccontando la<br />
vera storia di uno tra i più importanti esponenti<br />
del giornalismo americano. Per questo,<br />
è andato fino a San Francisco, dove ha risieduto<br />
sei mesi, scartabellando fra le copie del<br />
“San Francisco Examiner” dal 1945 al ‘48,<br />
raccolte per lo più nella Fondazione Hearst.<br />
Il risultato del suo lavoro, intitolato “Europa<br />
e Stati Uniti nel secondo dopoguerra: il<br />
“San Francisco Examiner” di William<br />
Randolph Hearst”, gli ha fatto vincere ex<br />
aequo il premio nella sezione Giornalismo<br />
europeo e nordamericano.<br />
L’“Examiner”, tuttora la testata più diffusa nella<br />
città californiana insieme al “Chronicle”, è stata<br />
la prima tappa della folgorante carriera di W.R.<br />
Hearst. Acquistata dal padre, William Rudolph<br />
ne divenne direttore e da lì partì per la conquista<br />
di uno <strong>dei</strong> maggiori imperi dell’editoria,<br />
comprando un’intera catena di giornali.<br />
ARIANNA DI LORETO<br />
Quei “suggeritori<br />
invisibili”<br />
delle agenzie<br />
Quando chiedo ad Arianna Di Loreto chi<br />
sono “I suggeritori invisibili dell’informazione”,<br />
lei si schermisce: “Ma no, qui i<br />
persuasori occulti non c’entrano niente!”. La<br />
sua tesi di laurea infatti, discussa alla facoltà<br />
di Sociologia dell’Università “La Sapienza” di<br />
Roma sotto la guida del prof. Luciano Russi,<br />
nonostante il titolo un po’ misterioso, tratta<br />
delle agenzie di stampa. “I giornalisti delle<br />
agenzie sono sempre nell’ombra, ma in<br />
realtà sono i “suggeritori” dell’informazione:<br />
sono determinanti nella scelta delle notizie<br />
che compaiono sui mass media”, spiega<br />
Arianna. “Invisibili” al pubblico, lavorano<br />
dietro le quinte dell’informazione, e anche la<br />
critica e gli studiosi li trascurano: Arianna per<br />
la bibliografia della sua ricerca è riuscita a<br />
trovare solo due testi, per giunta risalenti agli<br />
anni ‘80. La tesi, premiata nella sezione sulla<br />
professione giornalistica, nella prima parte<br />
ripercorre la storia delle agenzie di stampa e<br />
descrive le agenzie attive oggi nel mondo.<br />
Ma il nucleo centrale del lavoro è la parte<br />
sperimentale: Arianna ha voluto verificare<br />
quanto e come il lavoro di agenzia venga<br />
utilizzato nei quotidiani. Per farlo ha preso<br />
tutte le notizie Ansa di una giornata e le ha<br />
Enrico Martinelli – per la cronaca ex-allievo<br />
Ifg – ha esaminato in particolare la sua posizione<br />
rispetto alla politica americana in Europa<br />
alla fine della seconda guerra mondiale,<br />
attraverso la lettura <strong>dei</strong> suoi editoriali. Ne è<br />
emerso il pensiero di un inflessibile isolazionista,<br />
contrario alle scelte dell’Amministrazione<br />
Truman, al piano Marshall e a tutti gli<br />
interventi di risanamento economico degli<br />
Usa in Europa.<br />
Oggi Enrico lavora a Milano, all’Ansa, e sta<br />
per diventare “italian editor” della testata online<br />
di una società inglese. È soddisfatto, ma<br />
la voglia di viaggiare non l’ha abbandonato e<br />
spera in prossimi incarichi all’estero.<br />
(C.C.)<br />
confrontate con quelle apparse il giorno<br />
successivo su quattro quotidiani, uno nazionale<br />
(il “Corriere della sera”), uno pluriregionale<br />
(il “Messaggero”), uno regionale ( il<br />
“Giornale di Sicilia”) e, infine, uno provinciale<br />
(il “Giornale di Vicenza”). Il risultato ha<br />
confermato l’ipotesi di partenza: il trattamento<br />
delle notizie di agenzia è molto diverso a<br />
seconda del tipo di giornale. Mentre i nazionali<br />
ne fanno un uso minore e le rielaborano<br />
completamente, i quotidiani più piccoli le<br />
riprendono alla lettera, limitandosi a rigirarne<br />
le frasi.<br />
Un lavoro da certosino, quello di Arianna,<br />
apprezzato anche dalla stessa Ansa, che le<br />
ha offerto uno stage di sei mesi per<br />
approfondire la sua ricerca.<br />
(S.Sp.)<br />
SIMONE ANGIOLINI<br />
Mussolini in<br />
Inghilterra ebbe<br />
buona stampa<br />
Simone Angiolini lavora da dieci anni presso<br />
l’Azienda regionale per il diritto allo studio<br />
universitario di Siena, ma è ancora in cerca<br />
della sua strada.<br />
Nel frattempo ha frequentato la facoltà di<br />
Scienze politiche all’Università di Siena e si<br />
è laureato in “Storia <strong>dei</strong> trattati e politica internazionale”.<br />
Per la tesi, ha unito due suoi personali interessi:<br />
il giornalismo anglosassone e il fascismo.<br />
Così, ha cominciato una ricerca sul<br />
modo in cui i giornali inglesi trattarono l’Italia<br />
nei primi anni della dittatura, per scoprire,<br />
con una certa sorpresa, che Mussolini, almeno<br />
inizialmente, ebbe buona stampa.<br />
Nella sua tesi “Le relazioni italo-inglesi<br />
viste da Fleet Street: interpretazioni,<br />
giudizi, reazioni della stampa inglese<br />
(ott. 1922 – genn. 1925)”, ha infatti dimostrato<br />
che l’interesse della Gran Bretagna<br />
per il nostro Paese – alleato sì, ma “latino”,<br />
perciò culturalmente distante – non era<br />
molto forte, e certo non costante: veri picchi<br />
d’attenzione si verificarono soltanto tra l’ottobre<br />
e il novembre del ‘22, per la crisi di<br />
GIOVANNA BUTI<br />
AAA cercasi<br />
giornalismo<br />
indipendente<br />
“Quasi nessuno”, è la risposta di Giovanna<br />
Buti all’interrogativo da cui è nata la sua tesi:<br />
“Chi si fida del giornalismo? Il punto di<br />
vista del pubblico sulla credibilità<br />
dell’informazione”. Un lavoro paziente e<br />
certosino che le è valso il premio per la<br />
sezione “Istituzioni della professione giornalistica<br />
in Italia, in Europa e nel Nord America.<br />
La deontologia e l’inquadramento contrattuale<br />
<strong>dei</strong> giornalisti in Italia, Europa e Nord<br />
America”.<br />
Laureatasi in Sociologia della comunicazione<br />
presso la facoltà di Scienze politiche<br />
dell’Università di Firenze, Giovanna Buti, con<br />
il suo elaborato (relatore prof. Giovanni<br />
Bechelloni), lancia un segnale d’allarme: “il<br />
giornalismo italiano non piace agli italiani”. È<br />
la constatazione di alcuni massmediologi,<br />
confermata dagli istituti demoscopici di ricerca<br />
più affidabili (SVG, Censis, Doxa, Eurispes,<br />
Eurobarometro), da cui è partita la sua<br />
ricerca. “C’è troppa dipendenza dalla politica<br />
e dagli editori; troppo sensazionalismo e la<br />
verifica delle fonti è quasi inesistente”.<br />
Un’insoddisfazione diffusa che è stata avvalorata<br />
da un sondaggio compiuto dalla Buti<br />
MICHELA ACQUAVIVA<br />
Quando<br />
gli americani<br />
leggevano<br />
Moravia e Calvino<br />
Una tesi che parla degli scrittori italiani e<br />
della loro accoglienza sulla stampa americana:<br />
è il lavoro di Michela Acquaviva, laureatasi<br />
in Lettere all’Università degli studi di<br />
Milano con la professoressa Rita Cambria.<br />
Si intitola “Un’immagine dell’Italia negli<br />
Stati Uniti. The New York Times Book<br />
Review e la letteratura italiana tra informazione<br />
e critica (1947-1987)” e le è valso<br />
il premio per il giornalismo culturale, sociale,<br />
scientifico (e altre specializzazioni).<br />
Michela ha affrontato le recensioni <strong>dei</strong><br />
romanzi italiani apparse tra il 1947 e il 1987<br />
sull’inserto domenicale del prestigioso “New<br />
York Times”, dedicato interamente ai libri. Ne<br />
emerge un’immagine dell’Italia per nulla<br />
stereotipata e del tutto lusinghiera. Gli americani<br />
apprezzavano decisamente i romanzi di<br />
Alberto Moravia, di tutti il più letto, ancora più<br />
amato era Italo Calvino e poi Italo Svevo,<br />
Ignazio Silone, Leonardo Sciascia sino a<br />
Umberto Eco. “Questi erano gli autori più<br />
tradotti e letti negli Stati Uniti – spiega Michela<br />
– e gli americani non mancavano di sotto-<br />
Corfù, e in seguito al delitto Matteotti.<br />
Questa distanza ideologica comportò una<br />
scarsa comprensione del fascismo, che da<br />
principio fu ben visto perfino dalla stampa<br />
laburista. Il lavoro di raccolta del materiale<br />
è durato otto mesi, condotto tra le biblioteche<br />
universitarie di mezza Italia, da Firenze<br />
a Gorizia, e con l’aiuto provvidenziale di<br />
qualche amico con fissa dimora in Inghilterra,<br />
che ha fornito alcuni testi, altrimenti<br />
introvabili, recuperati alla Cambridge<br />
Library.<br />
Per l’assegnazione del premio per le tesi sul<br />
Giornalismo europeo e nordamericano,<br />
Simone ha commentato: “Che sia il segno<br />
che devo darmi al giornalismo?”. Avrà scherzato,<br />
ma intanto si è informato sulla scuola<br />
di giornalismo di Milano.<br />
Claudia Cristoferi<br />
su scala territoriale (Firenze e dintorni). Ha<br />
fatto 17 domande a 227 persone, tra studenti<br />
e individui comuni, per stabilire il tipo di fruizione<br />
informativa, individuare il livello di<br />
credibilità dell’informazione e accertarne “i<br />
condizionamenti dall’alto”. Il risultato è che la<br />
dipendenza dal potere politico ed economico<br />
resta il peggior difetto del giornalismo<br />
italiano.<br />
La carta stampata continua a perdere terreno.<br />
E questo perché il quotidiano non offre<br />
più il valore aggiunto dello spazio-approfondimento<br />
e tende a uniformarsi con il piccolo<br />
schermo. Unica nota positiva in questo<br />
quadro preoccupante: i giovani sono più ottimisti<br />
degli adulti sul futuro dell’informazione.<br />
Forse perché leggono meno?<br />
Sandra Marzano<br />
lineare le enormi difficoltà del lavoro di traduzione,<br />
ad esempio per le opere di Carlo<br />
Emilio Gadda”.<br />
La ricerca muove da una analisi <strong>dei</strong> pregiudizi<br />
culturali che caratterizzano i rapporti<br />
Italia-Usa, da brevi cenni di storia del “New<br />
York Times” (nato nel 1851) e della “N.Y.T.<br />
Book Review” sorta più tardi, nel 1896.<br />
Analizza il clima di vitalità letteraria del dopoguerra,<br />
i cambiamenti dell’editoria negli anni<br />
Sessanta e Settanta e si chiude con una<br />
disamina di qualche autore postmoderno<br />
come Tabucchi e l’ultimo Calvino.<br />
Oggi Michela segue un master in “Metodologie<br />
dell’informatica e della comunicazione<br />
per le scienze umanistiche” che forma operatori<br />
informatici per la didattica multimediale.<br />
M. M.<br />
16 (24) ORDINE 4 <strong>2000</strong>
Il progetto del Governo all’esame delle Camere - Facilitazioni per favorire le uscite consensuali <strong>dei</strong> giornalisti in esubero<br />
Parte la riforma<br />
della legge<br />
sull’editoria<br />
Ristrutturazioni in 5 anni sostenute dal<br />
Il testo del Disegno di legge sull’editoria<br />
Capo I - DISPOSIZIONI GENERALI<br />
ART. 1 (Definizioni e disciplina del prodotto editoriale)<br />
1. Per prodotto editoriale, ai fini della presente legge, si intende<br />
il prodotto realizzato su supporto cartaceo, ivi compreso il<br />
libro, o su sopporto informatico, destinati alla pubblicazione<br />
o, comunque, alla diffusione di informazioni presso il pubblico<br />
con ogni mezzo, anche elettronico o attraverso la radiodiffusione<br />
sonora o televisiva, con esclusione <strong>dei</strong> prodotti discografici<br />
o cinematografici.<br />
2. Non costituiscono prodotto editoriale i supporti che riproducono<br />
esclusivamente suoni e voci, le opere filmiche ed i<br />
prodotti destinati esclusivamente all’informazione aziendale<br />
sia ad uso interno sia presso il pubblico. Per opera filmica si<br />
intende lo spettacolo, con contenuto narrativo o documentaristico,<br />
realizzato su supporto di qualsiasi natura, purché non<br />
costituente opera dell’ingegno ai sensi della disciplina sul<br />
diritto d’autore, destinato originariamente, dal titolare <strong>dei</strong> diritti<br />
di utilizzazione economica, alla programmazione nelle sale<br />
cinematografiche ovvero alla diffusione al pubblico attraverso<br />
i mezzi audiovisivi.<br />
3. Al prodotto editoriale si applicano le disposizioni di cui<br />
all’articolo 2 della legge 8 febbraio 1948, n. 47. Il prodotto<br />
editoriale diffuso al pubblico con periodicità regolare e<br />
contraddistinto da una testata, costituente elemento identificativo<br />
del prodotto, e sottoposto, altresì, agli obblighi previsti<br />
dall’articolo 5 della legge 8 febbraio 1948, n. 47.<br />
ART. 2 (Disposizioni sulla proprietà delle imprese editrici<br />
ed in materia di trasparenza)<br />
1. All’articolo 1 della legge 5 agosto 1981, n. 416, e successive<br />
modificazioni, sono apportate le seguente modificazioni:<br />
a) Il primo comma è sostituito dal seguente:<br />
“L’esercizio dell’impresa editrice di giornali quotidiani è riservato<br />
alle persone fisiche, nonché alle società costituite nella<br />
forma della società in nome collettivo, in accomandita semplice,<br />
e responsabilità limitata, per azioni, in accomandita per<br />
azioni e cooperativa, il cui oggetto comprende esclusivamente<br />
l’attività editoriale, esercitata attraverso qualunque mezzo<br />
e con qualunque supporto, anche elettronico, l’attività tipografica,<br />
radiotelevisiva o comunque attinente all’informazione,<br />
nonché le attività connesse funzionalmente e direttamente<br />
a queste ultime.<br />
b) il quarto comma è sostituito dal seguente:<br />
“Le azioni aventi diritto di voto o le quote sociali possono<br />
essere intestate a società per azioni, in accomandita per<br />
azioni o a responsabilità limitata, purché la partecipazione di<br />
controllo di detta società sia intestata a persone fisiche o a<br />
società direttamente controllate da persone fisiche. Ai fini<br />
della presente disposizione il controllo è definito ai sensi<br />
dell’articolo 2359 del codice civile, come sostituto dell’articolo<br />
1 del decreto legislativo 9 <strong>aprile</strong> 1991, n. 127, nonché<br />
dall’ottavo comma del presente articolo. Il venire meno di<br />
dette condizioni comporta la cancellazione d’ufficio dell’impresa<br />
dal registro degli operatori di comunicazione di cui<br />
all’articolo 1, comma 6, lettera a), n. 5, della legge 31 luglio<br />
1997, n. 249;<br />
c) al sesto comma, primo periodo, le parole: “o estere” sono<br />
soppresse;<br />
d) dopo l’ultimo comma è aggiunto, in fine, il seguente:<br />
“I soggetti di cui al comma 1 sono ammessi ad esercitare<br />
l’attività d’impresa ivi descritta solo se in possesso della cittadinanza<br />
di uno Stato membro della Unione europea o, in<br />
caso di società, se aventi sede in uno <strong>dei</strong> predetti Stati. I<br />
soggetti non aventi il predetto requisito sono ammessi all’esercizio<br />
dell’impresa medesima solo a condizione che lo<br />
Stato di cui sono cittadini applichi un trattamento di effettiva<br />
reciprocità.<br />
Sono fatte salve le disposizioni derivanti da accordi internazionali.”<br />
ART. 3 (Modalità di erogazione delle provvidenze in favore<br />
dell’editoria)<br />
1. Ai fini dell’attribuzione delle provvidenze per l’editoria, ed<br />
in particolare con riferimento alle provvidenze previste dalla<br />
legge 5 agosto 1981, n. 416, e successive modificazioni, il<br />
criterio della tiratura è sostituito da quello della diffusione.<br />
2. A decorrere dal 1° gennaio dell’anno successivo alla data<br />
di entrata in vigore della presente legge l’importo di 2 miliardi<br />
di lire previsto per contributi di cui all’articolo 26, comma 1,<br />
della legge 5 agosto 1981, n. 416, è aumentato a 4 miliardi<br />
di lire.<br />
3. Alle imprese editrici di giornali quotidiani che abbiano attivato<br />
sistemi di teletrasmissione in facsimile delle testate edite<br />
in Paesi diversi da quelli dell’Unione europea è concesso un<br />
contributo pari al cinquanta per cento <strong>dei</strong> costi annui documentati<br />
di acquisto carta, stampa e distribuzione relativi alla<br />
diffusione nei suddetti Paesi delle copie delle testate teletrasmesse.<br />
Sono esclusi dal calcolo del contributo i costi relativi<br />
a tirature inferiori a 10.000 copie medie giornaliere o effettuate<br />
per meno di un anno, in un singolo paese di destinazione.<br />
Sono altresì esclusi dal calcolo del contributo i costi<br />
relativi a testate il cui contenuto redazionale sia inferiore al<br />
cinquanta per cento di quello della edizione diffusa nella città<br />
italiana presso il cui tribunale sono registrate. L’ammontare<br />
complessivo del contributo di cui al presente comma non può<br />
superare lire 4 miliardi annui. Nel caso in cui il contributo<br />
complessivo in base alle domande presentate superi tale<br />
ammontare, lo stanziamento sarà ripartito tra gli aventi diritto<br />
in proporzione al numero delle copie stampate e diffuse nei<br />
suddetti Paesi.<br />
Capo II - INTERVENTI PER LO SVILUPPO DEL SETTORE<br />
EDITORIALE<br />
ART. 4 (Tipologie di interventi nel settore editoriale)<br />
1. Alle imprese operanti nel settore editoriale sono concesse<br />
le agevolazioni di credito di cui agli articoli 5, 6 e 7, nonché il<br />
credito di imposta di cui all’articolo 8.<br />
ART. 5 (Fondo per le agevolazioni di credito alle imprese<br />
del settore editoriale)<br />
1. È istituito, presso la Presidenza del Consiglio <strong>dei</strong> Ministri,<br />
fino all’attuazione della riforma di cui al decreto legislativo 30<br />
luglio 1999, n. 300, e al decreto legislativo 30 luglio 1999, n.<br />
303, il Fondo per le agevolazioni di credito alle imprese del<br />
settore editoriale, di seguito, denominato Fondo. Il Fondo è<br />
finalizzato alla concessione di contributi in conto interessi sui<br />
finanziamenti della durata massima di 10 anni deliberati da<br />
soggetti autorizzati all’attività bancaria.<br />
2. Al Fondo affluiscono: le risorse finanziarie stanziate a tal<br />
fine nel bilancio dello Stato con il contributo dell’1 per cento<br />
trattenuto sull’ammontare di ciascun beneficio concesso, le<br />
somme comunque sono corrisposte su concessioni, effettuate,<br />
le somme disponibili alla data di entrata in vigore della<br />
presente legge esistenti sul Fondo di cui all’articolo 29 della<br />
legge 5 agosto 1981, n. 416 e successive modifiche.<br />
Quest’ultimo Fondo è mantenuto fino al completamento della<br />
corresponsione <strong>dei</strong> contributi in conto interessi per le concessioni<br />
già effettuate.<br />
3. I contributi sono concessi, nei limiti delle disponibilità finanziare,<br />
mediante procedura automatica, ai sensi dell’articolo l,<br />
o valutativa, ai sensi dell’articolo 7.<br />
4. Sono ammessi al finanziamento i progetti di ristrutturazione<br />
tecnico-produttiva: di realizzazione, ampliamento e modifica<br />
degli impianti, con particolare riferimento all’installazione<br />
e potenziamento della rete informatica, anche in connessione<br />
all’utilizzo <strong>dei</strong> circuiti telematici internazionali o <strong>dei</strong> satelliti;<br />
di miglioramento della distribuzione; di formazione professionale.<br />
I progetti, sono presentati dalle imprese partecipanti<br />
al ciclo di produzione, distribuzione e commercializzazione<br />
del prodotto editoriale.<br />
Le novità<br />
● Le cinque “tessere” chiave. La riforma è articolata su<br />
cinque interventi: nuova definizione di “prodotto editoriale”;<br />
semplificazione delle procedure amministrative; riqualificazione<br />
del meccanismo di intervento pubblico nel settore;<br />
adeguamento della disciplina previdenziale e sociale; testo<br />
unico sull’editoria.<br />
● Nuovo volto per il prodotto editoriale. La definizione<br />
di “prodotto editoriale” comprenderà, oltre alla tradizionale<br />
editoria cartacea, anche i prodotti su supporto informatico<br />
e i libri. Escluse l’opera discografica e quella filmica.<br />
● Cambia l’intervento pubblico. Si ridurranno le provvidenze<br />
dirette a fondo perduto (con l’eccezione delle testate<br />
italiane all’estero, dell’editoria speciale periodica per non<br />
vedenti e dell’editoria per le associazioni di consumatori) e<br />
allo stesso tempo verranno rafforzati gli strumenti indiretti.<br />
Il tutto facendo leva su una nuova disciplina del credito<br />
agevolato.<br />
● Credito agevolato più incisivo. Sarà esteso a tutte le<br />
imprese partecipanti al ciclo di produzione, distribuzione e<br />
commercializzazione del prodotto editoriale. Elevato da 15<br />
a 30 miliardi l’importo <strong>dei</strong> programmi finanziabili.<br />
● Fondo per la mobilità. Sarà costituito un fondo ad hoc<br />
e scatteranno facilitazioni per le uscite consensuali di<br />
personale in esubero.<br />
(da “Il Sole 24 Ore” del 15 marzo <strong>2000</strong>)<br />
5. In caso di realizzazione <strong>dei</strong> progetti di cui al comma 4 con<br />
il ricorso alla locazione finanziaria, i contributi sono concessi<br />
con le medesime procedure di cui agli articoli 6 e 7 e non<br />
possono, comunque, superare l’importo <strong>dei</strong> contributi in<br />
conto interessi di cui godrebbero i progetti se effettuati ai<br />
sensi e nei limiti previsti per i contributi in conto interessi.<br />
6. Una quota del cinque per cento del Fondo è riservata alle<br />
imprese che, nell’anno precedente a quello di presentazione<br />
della domanda per l’accesso alle agevolazioni, presentano<br />
un fatturato non superiore a 5 miliardi di lire ed una ulteriore<br />
quota del cinque per cento a quelle impegnate in progetti di<br />
particola rilevanza per la diffusione della lettura in Italia o per<br />
la diffusione di prodotti editoriali in lingua italiana all’estero.<br />
Ove la quota non sia interamente utilizzata, la parte residua<br />
riaffluisce al Fondo per essere destinata ad interventi in favore<br />
della altre imprese.<br />
7. Una quota del dieci per cento del Fondo è destinata ai<br />
progetti volti a sostenere spese di gestione o di esercizio per<br />
le imprese costituite in forma di cooperative di giornalisti o di<br />
poligrafici.<br />
8. Ai fini della concessione del beneficio di cui al presente<br />
articolo, la spesa per la realizzazione <strong>dei</strong> progetti è ammessa<br />
in misura non eccedente il novanta per cento di quella<br />
prevista nel progetto, ivi comprese quelle indicate nel primo<br />
comma dell’articolo 16 del decreto del Presidente della<br />
Repubblica 9 novembre 1976, n. 902, nonché le spese previste<br />
per il fabbisogno annuale delle scorte in misura non superiore<br />
al quaranta per cento degli investimenti fissi ammessi al<br />
finanziamento. La predetta percentuale del novanta per cento<br />
è elevata al cento per cento per le cooperative di cui all’articolo<br />
6 della legge 5 agosto 1981, n. 416, e successive modificazioni.<br />
9. I contributi in conto interessi possono essere concessi<br />
anche alle imprese editrici <strong>dei</strong> giornali italiani all’estero di cui<br />
all’articolo 26 della legge 5 agosto 1981, n. 416, e successive<br />
modificazioni, per progetti realizzati con il finanziamento<br />
di soggetti autorizzati all’esercizio dell’attività bancaria aventi<br />
sede in uno Stato appartenente all’Unione europea.<br />
10. L’ammontare del contributo è pari al cinquanta per cento<br />
degli interessi sull’importo ammesso al contributo medesimo,<br />
calcolati al tasso di riferimento fissato con decreto dal<br />
Ministro del tesoro, del bilancio e della programmazione<br />
economica. Il tasso di interesse e le altre condizioni economiche<br />
alle quali è riferito il finanziamento sono liberamente<br />
concordati tra le parti.<br />
11. In aggiunta alle risorse di cui al comma 2, a decorrere<br />
dall’anno 2001 e fino all’anno 2003, è autorizzata la spesa di<br />
lire 7,9 miliardi per il primo anno, di lire 24,3 miliardi per il<br />
secondo anno e di lire 18,7 miliardi per il terzo anno.<br />
12. Ai contributi di cui al presente articolo, erogati secondo le<br />
procedure di cui agli articoli 6 e 7 si applicano le disposizioni<br />
di cui agli articoli 8 e 9, commi da 1 a 5, del decreto legislativo<br />
31 marzo 1998,. n. 123.<br />
13. Con regolamento emanato a norma dell’articolo 17,<br />
comma 1, della legge 23 agosto 1988, n. 400, sono dettate<br />
disposizioni integrative ed attuative della presente legge.<br />
Sono in particolare disciplinate le modalità ed i termini di<br />
presentazione o di rigetto delle domande, le modalità di attestazione<br />
<strong>dei</strong> requisiti e delle condizioni di concessione <strong>dei</strong><br />
contributi, la documentazione delle spese inerenti ai progetti,<br />
gli adempimenti ed i termini delle attività istruttorie, l’organizzazione<br />
ed il funzionamento del comitato di cui al comma 4<br />
dell’articolo 7, il procedimento di decadenza dai benefici, le<br />
modalità di verifica finale della corrispondenza degli investimenti<br />
effettuati al progetto, della loro congruità economica,<br />
nonché dell’inerenza degli investimenti stessi alle finalità del<br />
progetto.<br />
14. All’istruttoria <strong>dei</strong> provvedimenti di concessione <strong>dei</strong> contributi<br />
di cui agli articoli 6 e 7 provvede, fino all’attuazione della<br />
riforma di cui al decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 300, la<br />
Presidenza del Consiglio <strong>dei</strong> Ministri.<br />
18 (26) ORDINE 4 <strong>2000</strong>
o<br />
Roma, 14 marzo <strong>2000</strong>. Il Consiglio <strong>dei</strong> ministri ha varato un Prodotto editoriale. C’è una nuova definizione: il agevolato è prevista poi un’agevolazione fiscale di durata<br />
disegno di legge che propone la riforma della legge sull’edi- prodotto editoriale comprende anche i prodotti su supporto quinquennale per quelle imprese editrici che attuino<br />
toria, la 416 del 1981.<br />
Il Ddl “Nuove norme sull’editoria e sui prodotti editoriali” è<br />
stato proposto dal sottosegretario Marco Minniti e va ora<br />
informatico e il libro. Esclusi dischi e film.<br />
2 Procedure amministrative. La parola d’ordine è sempli-<br />
programmi volti alla produzione di nuovi prodotti editoriali in<br />
lingua italiana e che attuino programmi volti alla ristrutturazione<br />
economico-produttiva, in particolare quelli volti verso le<br />
all’esame del Parlamento. Prevede un sistema di agevolazioficazione. Viene abolito l’obbligo della doppia registrazione iniziative digitali e multimediali. Il credito di imposta è previsto<br />
ni creditizie e fiscali destinato in particolare alle nuove inizia- presso i tribunali e nel registro degli operatori della comuni- nella misura del 3% in favore delle imprese produttrici che<br />
tive multimediali.<br />
cazione. Semplificati la concessione delle provvidenze e <strong>dei</strong> effettuino entro la fine dell’anno investimenti in beni strumen-<br />
Il provvedimento, spiega la presidenza del Consiglio in una<br />
nota, intende “accompagnare e sostenere la trasformazione<br />
dell’industria editoriale verso i nuovi scenari aperti al merca-<br />
contributi e il credito agevolato.<br />
3 Intervento pubblico. Sarà riqualificato. Due le strade:<br />
tali nuovi destinati alla produzione. La nuova articolazione<br />
degli strumenti “indiretti” va in parallelo alla riforma delle<br />
agevolazioni tariffarie e, in particolare, di quelle postali la cui<br />
to dalla rivoluzione tecnologica e dall’information society”.<br />
Per il sottosegretario Minniti si tratta di “un primo significativo<br />
traguardo”.<br />
1) saranno ridotte progressivamente le provvidenze dirette e<br />
a fondo perduto, con alcune eccezioni (le testate italiane<br />
all’estero; l’editoria speciale periodica per non vedenti; l’edi-<br />
normativa è stata già definita con la finanziaria ‘99.<br />
4 Disciplina previdenziale. In cantiere l’ampliamento del<br />
Il Ddl, ha detto, mette a fuoco “il passaggio dell’editoria nell’etoria delle associazioni <strong>dei</strong> consumatori); 2) saranno enfatiz- trattamento di cassa integrazione anche ai giornalisti pubblira<br />
della multimedialità”, riconvertendo risorse ingenti dal zati gli strumenti indiretti. Sarà più incisiva la disciplina del cisti e praticanti, l’individuazione di uno sbarramento ai<br />
generico sostegno all’attività editoriale in credito agevolato e credito agevolato all’editoria, che viene esteso a tutte le prepensionamenti per i poligrafici, la facoltà, per gli iscritti<br />
sgravi fiscali per chi investe nel rinnovamento del prodotto. imprese partecipanti al ciclo della produzione, distribuzione all’Inpgi in cassa integrazione, di optare, in un numero<br />
Una definizione che con questa legge si estende per la prima e commercializzazione del prodotto editoriale nella nuova ammesso dal ministero del Lavoro, per il trattamento antici-<br />
volta al libro e ai prodotti su supporto elettronico”.<br />
definizione. Per evitare che il ribasso della struttura <strong>dei</strong> tassi pato di pensione (poligrafici) e l’anticipata liquidazione della<br />
Il riassetto dell’intervento nell’editoria proposto dal Governo<br />
prevede un nuovo regime di finanziamento pubblico, che<br />
“abbandona ogni approccio assistenzialista”, anche per<br />
faccia perdere di efficacia allo strumento, sarà elevato da 15<br />
a 30 miliardi l’importo <strong>dei</strong> programmi finanziabili. Previste<br />
procedure di accesso particolarmente agevolato per le<br />
pensione a 58 anni (giornalisti).<br />
5<br />
Testo unico sull’editoria. Concessione al Governo<br />
metter l’Italia in regola con le direttive europee. Sono previsti cooperative di giornalisti e poligrafici. Le agevolazioni di credi- della delega a emanare un testo unico di razionalizzazione<br />
“strumenti straordinari (agevolazioni fiscali, facilitazioni per to consistono nella concessione di contributi in conto interes- di tutte le normative che comunque riguardano l’editoria. La<br />
favorire uscite consensuali di personale in esubero) calibrati si sui finanziamenti, della durata massima di dieci anni, deli- delega prevede che il Governo, all’occorrenza, possa inte-<br />
su un orizzonte di cinque anni”, in modo da favorire la ristrutberati da soggetti autorizzati all’ attività bancaria, nella misugrare, modificare o abrogare le normative che costituiscono<br />
turazione delle imprese del settore.<br />
ra del 50% degli interessi sull’importo ammesso a contributo, l’oggetto dello stesso testo unico.<br />
Ecco in sintesi i punti qualificanti del Ddl.<br />
con procedura automatica o valutativa. Insieme al credito (da “Il Sole 24 Ore on-line”)<br />
l credito agevolato e da sgravi fiscali<br />
15. Le somme erogate ai sensi degli articoli 6 e 7, a qualunque<br />
titolo restituite, sono versate all’entrata del bilancio dello<br />
stato per essere successivamente riassegnate al Fondo di<br />
cui al comma 1. Il Ministro del tesoro, del bilancio e della<br />
programmazione economica è autorizzato ad apportare, con<br />
propri decreti le occorrenti variazioni di bilancio.<br />
ART. 6 (Procedura automatica)<br />
1. Alla concessione <strong>dei</strong> contributi di cui all’articolo 5 si provvede<br />
mediante procedura automatica relativamente ai<br />
progetti che presentano cumulativamente le seguenti caratteristiche:<br />
a) finanziamento complessivo non superiore ad un miliardo<br />
di lire;<br />
b) realizzazione del progetto entro due anni dall’ammissione<br />
ai benefici. Sono altresì ammesse le spese sostenute nell’anno<br />
antecedente la data di presentazione della domanda.<br />
2. Con avviso pubblicato nella “Gazzetta Ufficiale della<br />
Repubblica italiana”, sono comunicati l’ammontare delle<br />
risorse disponibili per la concessione <strong>dei</strong> contributi ed il termine<br />
massimo di presentazione delle domande.<br />
3. Le domande di concessione del contributo sono accolte<br />
sulla base della sola verifica della completezza e regolarità<br />
delle domande medesime e della relativa documentazione,<br />
secondo l’ordine cronologico di presentazione. Le domande<br />
presentate nello stesso giorno si intendono presentate contestualmente.<br />
La concessione del contributo è integrata fino a<br />
concorrenza delle risorse finanziarie di cui al comma 2. In<br />
caso di insufficienza delle risorse finanziare a soddisfare integralmente<br />
le domande, la disponibilità residua è ripartita<br />
proporzionalmente al costo <strong>dei</strong> progetti. Detta ripartizione ha<br />
luogo tra le domande presentate contestualmente il giorno<br />
successivo a quello di presentazione delle ultime domande<br />
che hanno ottenuto capienza intera.<br />
4. In caso di inosservanza del termine di cui al comma 1,<br />
lettera b), è dichiarata la decadenza del beneficio ed il<br />
soggetto beneficiario è tenuto alla restituzione delle somme<br />
eventualmente già recepite maggiorate degli interessi, calcolati<br />
ai sensi dell’articolo 9, comma 4, del decreto legislativo<br />
31 marzo 1998, n. 123.<br />
5. Il soggetto beneficiario, entro 60 giorni dalla realizzazione<br />
del progetto, produce i documenti giustificativi delle spese<br />
sostenute, gli estremi identificativi degli impianti, macchinari<br />
o attrezzature acquistati, nonché la perizia giurata di un<br />
esperto del settore, iscritto al relativo albo professionale, se<br />
esistente, che attesti la corrispondenza degli investimenti alla<br />
finalità del progetto, nonché la congruità <strong>dei</strong> costi sostenuti.<br />
6. Il contributo di cui al presente articolo è erogato in corrispondenza<br />
delle scadenze delle rate di ammortamento<br />
pagate all’impresa beneficiaria all’Istituto di credito. Tenuto<br />
conto della tipologia dell’intervento su richiesta dell’impresa,<br />
può essere effettuata la corresponsione del contributo in<br />
un’unica soluzione, scontando al valore attuale, al momento<br />
dell’erogazione, il beneficio derivante dalla quota di interessi.<br />
ART. 7 (Procedura valutativa)<br />
1. Alla concessione <strong>dei</strong> contributi di cui all’articolo 5 si provvede<br />
mediante procedura relativamente ai progetti o<br />
programmi organici e complessi, che presentano cumulativamente<br />
le seguenti caratteristiche:<br />
(a) finanziamento, eccedente l’importo di cui all’articolo 6,<br />
comma 1, lettera a); la domanda deve contenere la deliberazione<br />
preventiva dell’istituto finanziatore, il finanziamento può<br />
comunque, essere ammesso a contributo in misura non<br />
superiore a lire 30 miliardi;<br />
(b) realizzazione entro due anni dall’ammissione ai benefici.<br />
Sono altresì ammesse le spese sostenute nei due anni antecedenti<br />
la data di prestazione della domanda.<br />
2. Con avviso pubblicato nella “Gazzetta Ufficiale della<br />
Repubblica italiana”, sono comunicati il termine finale, non<br />
inferiore a novanta giorni, di presentazione delle domande,<br />
ORDINE 4 <strong>2000</strong><br />
1<br />
l’ammontare delle risorse disponibili, i requisiti dell’impresa<br />
proponente e dell’iniziativa in base ai quali è effettuata la<br />
valutazione ai fini della concessione del contributo.<br />
3. I requisiti dell’iniziativa, di cui al comma 1, attengono alla<br />
tipologia del programma, al fine perseguito dallo stesso, alla<br />
coerenza degli strumenti con il perseguimento degli obiettivi<br />
previsti. La validità tecnica, economica e finanziaria dell’attività<br />
viene valutata con particolare riferimento alla congruità<br />
delle spese previste, alla redditività, alle prospettive di mercato<br />
e agli obiettivi di sviluppo aziendale.<br />
4. L’ammissione al contributo di cui al presente articolo è<br />
disposta sulla base della deliberazione di un comitato costituito<br />
con decreto del Presidente del Consiglio <strong>dei</strong> Ministri da<br />
emanarsi entro 30 giorni dalla data di entrata in vigore del<br />
regolamento di cui all’articolo 5, comma 13. La composizione<br />
del Comitato è effettuata in modo di assicurare la presenza<br />
delle amministrazioni statali interessate, degli editori, delle<br />
emittenti radiotelevisive, <strong>dei</strong> rivenditori e distributori, <strong>dei</strong> giornalisti<br />
e <strong>dei</strong> lavoratori tipografici. Dalla data di entrata in vigore<br />
del decreto di costituzione del Comitato di cui al presente<br />
comma è soppresso il Comitato per la concessione del credito<br />
agevolato di cui all’articolo 32 della legge 5 agosto 1981,<br />
n. 416.<br />
5. Il contributo di cui al presente articolo è erogato in corrispondenza<br />
delle scadenze delle rate di ammortamento<br />
pagate dall’impresa beneficiaria all’istituto di credito. Dalla<br />
prima quota è trattenuto, a titolo di cauzione, un importo non<br />
inferiore al 10 per cento dell’agevolazione concessa, la cui<br />
erogazione è subordinata alla verifica della corrispondenza<br />
della spesa al progetto ammesso al contributo sulla base<br />
della documentazione finale della spesa stessa.<br />
6. Ferma la cauzione di cui al comma 5, tenuto conto della<br />
tipologia dell’intervento e su richiesta dell’impresa, può essere<br />
effettuata la corresponsione del contributo in unica soluzione,<br />
con sconto degli interessi di cui al comma 5 rispetto<br />
alla data delle predette scadenze. È, in ogni caso, consentita<br />
l’erogazione, a titolo di anticipazione, del contributo concesso<br />
fino ad un massimo del 50 per cento del contributo medesimo,<br />
sulla base di fi<strong>dei</strong>ussione bancaria o polizza assicurativa<br />
di importo non inferiore alla somma da erogare.<br />
ART. 8 (Credito di imposta)<br />
1. Alle imprese produttrici di prodotti editoriali che effettuano<br />
entro il 31 dicembre 2004, investimenti di cui al comma 2,<br />
relativi strutture situate nel territorio dello Stato, e riconosciuto,<br />
a richiesta, secondo le modalità previste dal decreto del<br />
Presidente del Consiglio <strong>dei</strong> Ministri di cui al comma 5 un<br />
credito di imposta di importo pari al tre per cento del costo<br />
sostenuto, con riferimento al periodo di imposta in cui l’investimento<br />
è effettuato ed in ciascuno <strong>dei</strong> quattro periodi di<br />
imposta successivi.<br />
2. Gli investimenti per i quali è previsto il credito di imposta di<br />
cui al comma 1 hanno ad oggetto:<br />
a) beni strumenti nuovi, ad esclusione degli immobili, destinati<br />
esclusivamente alla produzione <strong>dei</strong> seguenti prodotti<br />
editoriali in lingua italiana: giornali, riviste e periodici, libri e<br />
simili, nonché prodotti editoriali multimediali;<br />
b) programmi di ristrutturazione economico-produttiva riguardanti,<br />
congiuntamente o disgiuntamente:<br />
1) l’acquisto, l’installazione, il potenziamento, l’ampliamento<br />
e l’ammodernamento delle attrezzature tecniche, degli<br />
impianti di composizione, stampa, confezione, magazzinaggio,<br />
teletrasmissione e degli impianti di alta e bassa frequenza<br />
delle imprese di radiodiffusione nonché il processo di<br />
trasformazione delle strutture produttive verso tecnologie di<br />
trasmissione e ricezione digitale;<br />
2) la realizzazione o l’acquisizione di sistemi composti da<br />
una o più unità di lavoro gestite da apparecchiature elettroniche<br />
che governino, a mezzo di programmi, la progressione<br />
logica della fasi del ciclo tecnologico, destinate a svolgere<br />
una o più delle seguenti funzioni legate al ciclo produttivo:<br />
lavorazione, montaggio, manipolazione, controllo, misura e<br />
trasporto;<br />
3) la realizzazione o l’acquisizione di sistemi di integrazione<br />
di una o più unità di lavoro composti da robot industriali, o<br />
mezzi robotizzati, gestiti da apparecchiature elettroniche, che<br />
governino, a mezzo di programmi, la progressione logica<br />
delle fasi del ciclo tecnologico;<br />
4) la realizzazione o l’acquisizione di unità o di sistemi elettronici<br />
per l’elaborazione <strong>dei</strong> dati destinati al disegno automatico,<br />
alla progettazione, alla produzione della documentazione<br />
tecnica, alla gestione delle operazioni legate al ciclo<br />
produttivo, al controllo e al collaudo <strong>dei</strong> prodotti lavorati,<br />
nonché al sistema gestionale, organizzativo e commerciale;<br />
5) la realizzazione o l’acquisizione di programmi per l’utilizzazione<br />
delle apparecchiature, <strong>dei</strong> sistemi di cui ai numeri<br />
2), 3) e 4);<br />
6) l’acquisizione di brevetti e licenze funzionali all’esercizio<br />
delle attività produttive, <strong>dei</strong> sistemi e <strong>dei</strong> programmi di cui ai<br />
comma 2), 3), 4) ed 5).<br />
3. Il credito di imposta, che non concorre alla formazione del<br />
reddito imponibile, può essere fatto valere anche in compensazione<br />
ai sensi del decreto legislativo 9 luglio 1997, n. 241.<br />
Il credito d’imposta non è rimborsabile ma non limita il diritto<br />
al rimborso di imposte ad altro tipo spettante; l’eventuale<br />
eccedenza è riportabile fino al quarto periodo d’imposta<br />
successivo.<br />
4. Con decreto del Presidente del Consiglio <strong>dei</strong> Ministri<br />
emanato ai sensi dell’articolo 17, comma 3, della legge 23<br />
agosto 1988, n. 400, su proposta del Ministro delle finanze,<br />
di concerto con il Ministro dell’industria, del commercio e<br />
dell’artigianato, sono determinate le modalità di attuazione<br />
del credito di imposta, e sono stabilite le procedure di monitoraggio<br />
e di controllo rivolte a verificare l’attendibilità e la<br />
trasparenza <strong>dei</strong> programmi di investimento di cui al comma<br />
2, nonché specifiche cause di revoca totale o parziale <strong>dei</strong><br />
benefici e di applicazione delle sanzioni.<br />
Capo III - ULTERIORI INTERVENTI A SOSTEGNO DEL<br />
SETTORE EDITORIALE<br />
ART. 9 - (Trattamento straordinario di integrazione salariale)<br />
1. All’articolo 35 della legge 5 agosto 1981, n. 416, sono<br />
apportate le seguenti modificazioni:<br />
a) il primo comma è sostituito dal seguente: “Il trattamento<br />
straordinario di integrazione salariale di cui all’articolo 2,<br />
quinto comma, della legge 12 agosto 1977, n. 675, e successive<br />
modificazioni, è esteso, con le modalità previste per gli<br />
impiegati, ai giornalisti professionisti, pubblicisti e praticanti<br />
dipendenti da imprese editrici di giornali quotidiani, di periodici<br />
e di agenzie di stampa a diffusione nazionale, sospesi<br />
dal lavoro per le cause indicate nelle forme citate”.<br />
b) il quarto comma è sostituito dal seguente: “Il Ministro del<br />
lavoro e della previdenza sociale, esperite le procedure previste<br />
dalle leggi vigenti, adotta i provvedimenti di concessione<br />
del trattamento indicato nei precedenti commi, per periodi<br />
semestrali consecutivi e, comunque, non superiori complessivamente<br />
a ventiquattro mesi. Sono applicabili a tali periodi<br />
le disposizioni di cui agli articoli 3 e 4 della legge 20 maggio<br />
1975, n. 164, e successive modificazioni.”.<br />
ART. 10 (Risoluzione del rapporto di lavoro)<br />
1. L’articolo 36 della legge 5 agosto 1981, n. 416, è sostituito<br />
dal seguente:<br />
“Art. 36 (Risoluzione del rapporto di lavoro) – 1. I dipendenti<br />
delle aziende di cui all’articolo 35 per le quali sia stata dichiarata<br />
dal Ministro del lavoro e della previdenza sociale la<br />
situazione di crisi occupazionale, in caso di risoluzione del<br />
rapporto di lavoro per dimissioni nel periodo di godimento<br />
del trattamento di integrazioni salariale, ovvero per licenziamento<br />
al termine del periodo di integrazione salariale di cui<br />
19 (27)
Parte la riforma della legge sull’editoria<br />
al citato articolo 35, hanno diritto, in aggiunta alle normali<br />
competenze di fine rapporto, ad una indennità di mancato<br />
preavviso e, per i giornalisti, ad una indennità pari a 4 mensilità<br />
di retribuzione.<br />
I dipendenti di cui sopra sono esonerati dall’obbligo del<br />
preavviso in caso di dimissioni.”.<br />
ART. 11 (Esodo e prepensionamento)<br />
1. L’articolo 37 della legge 5 agosto 1981, n. 416 è sostituito<br />
dal seguente:<br />
“Art. 37 (Esodo e prepensionamento) - 1. Ai lavoratori di cui<br />
ai precedenti articoli è data facoltà di optare, entro 60 giorni<br />
dall’ammissione al trattamento di cui all’articolo 35 ovvero,<br />
nel periodo di godimento del trattamento medesimo, entro<br />
60 giorni dal maturare delle condizioni di anzianità contributiva<br />
richiesta, per i seguenti trattamenti:<br />
a) per i lavoratori poligrafici, limitatamente al numero di unità<br />
ammesso al Ministero del lavoro e della previdenza sociale:<br />
trattamento di pensione per coloro che possano far valere<br />
nella assicurazione generale obbligatoria per l’invalidità, la<br />
vecchiaia e i superstiti almeno 360 contributi mensili, ovvero<br />
1560 contributi settimanali di cui, rispettivamente, alle tabelle<br />
A e B allegate al decreto del Presidente della Repubblica 27<br />
<strong>aprile</strong> 1968, n. 488, sulla base dell’anzianità contributiva<br />
aumentata di un periodo pari a 5 anni, i periodi di sospensione<br />
per i quali è ammesso il trattamento di cui al citato articolo<br />
35 sono riconosciuti utili d’ufficio secondo quanto previsto<br />
dalla presente lettera: l’anzianità contributiva non può comunque<br />
risultare superiore a 40 anni;<br />
b) per i giornalisti professionisti iscritti all’INPGI, dipendenti<br />
dalle imprese editrici di giornali quotidiani e di agenzie di<br />
stampa a diffusione nazionale, limitatamente al numero di<br />
unità ammesso al Ministero del lavoro e della previdenza<br />
sociale e per i soli casi di ristrutturazione o riorganizzazione<br />
in presenza di cristi aziendale: anticipata liquidazione di<br />
pensione di vecchiaia al 58° anno di età, nei casi in cui siano<br />
stati maturati almeno 18 anni di anzianità contributiva, con<br />
integrazione a carico dell’INPGI medesimo, del requisito<br />
contributivo previsto dal secondo comma dell’articolo 4 del<br />
Regolamento approvato con decreto ministeriale in data 1°<br />
gennaio 1953, pubblicato nella “Gazzetta Ufficiale” 14<br />
gennaio 1953, n. 10, e successive modificazioni.<br />
2. L’integrazione contributiva a carico dell’INPGI di cui alla<br />
lettera b) del comma 1 non può essere superiore a cinque<br />
anni. Per i giornalisti che abbiamo compiuto i 60 anni di età,<br />
l’anzianità contributiva è maggiorata di un periodo non superiore<br />
alla differenza fra i 65 anni e l’età anagrafica raggiunta,<br />
fermo restando la non superabilità del tetto massimo di 360<br />
contributi mensili. Non sono ammessi a fruire <strong>dei</strong> benefici i<br />
giornalisti che risultino già titolari di pensione a carico dell’assicurazione<br />
generale obbligatoria o di forme sostitutive ed<br />
esclusive della medesima. I contributi assicurativi riferiti a<br />
periodi lavorativi successivi all’anticipata liquidazione della<br />
pensione di vecchiaia sono riassorbiti dall’INPGI fino alla<br />
concorrenza della maggiorazione contributiva riconosciuta al<br />
giornalista.<br />
3. La Cassa per l’integrazione <strong>dei</strong> guadagni degli operai<br />
dell’industria corrisponde alla gestione pensionistica una<br />
somma pari all’importo risultante dall’applicazione dell’aliquota<br />
contributiva in vigore per la gestione medesima sull’importo<br />
che si ottiene moltiplicando per i mesi di anticipazione<br />
della pensione l’ultima retribuzione percepita da ogni lavoratore<br />
interessato rapportati al mese. I contributi versati dalla<br />
Cassa integrazione guadagni vengono iscritti per due terzi<br />
nella contabilità separata relativa agli interventi straordinari e<br />
per il rimanente terzo a quella relativa agli interventi ordinari.<br />
4. Agli effetti del cumulo del trattamento di pensione di cui al<br />
presente articolo con la retribuzione si applicano le norme<br />
relative alla pensione di anzianità.<br />
5. Il trattamento di pensione di cui al presente articolo non è<br />
compatibile con le prestazioni a carico dell’assicurazione<br />
contro la disoccupazione.<br />
2. La normativa prevista dai commi primo, lettera a), e secondo<br />
dell’articolo 37 della legge 5 agosto 1981, n. 416, nel testo<br />
in vigore antecedentemente alle modifiche apportate dalla<br />
presente legge, continuano a trovare applicazione nei<br />
confronti <strong>dei</strong> poligrafici dipendenti da aziende individuate dal<br />
medesimo articolo 37, che abbiamo stipulato e trasmesso ai<br />
ORDINE - TABLOID<br />
periodico ufficiale del Consiglio<br />
dell’<strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong> giornalisti della Lombardia<br />
Mensile / Spedizione in a. p. (45%)<br />
Comma 20 (lettera B) art. 2 legge n. 662/96 -<br />
Filiale di Milano - Anno XXXI - Numero 4,<br />
<strong>aprile</strong> <strong>2000</strong><br />
Direttore responsabile FRANCO ABRUZZO<br />
Condirettore BRUNO AMBROSI<br />
Direzione, redazione, amministrazione<br />
Via Appiani, 2 - 20121 Milano<br />
Tel. 02/ 63.61.171 - Telefax 02/ 65.54.307<br />
competenti uffici del Ministero del lavoro e della previdenza<br />
sociale, antecedentemente alla data di entrata in vigore della<br />
presente legge, accordi sindacali relativi al riconoscimento<br />
delle causali di intervento di cui all’articolo 35 della medesima<br />
legge n. 416 del 1981.<br />
ART. 12 - (INPGI)<br />
1. L’articolo 38 della legge 5 agosto 1981, n. 416, è sostituito<br />
dal seguente:<br />
“Art. 38 (INPGI) – 1. L’Istituto nazionale di previdenza <strong>dei</strong><br />
giornalisti italiani “Giovanni Amendola” (INPGI) a norma delle<br />
leggi 20 dicembre 1951, n. 1564, 9 novembre 1955, n. 1122,<br />
e 25 febbraio 1987, n. 67, gestisce in regime di sostitutività le<br />
forme di previdenza obbligatoria nei confronti <strong>dei</strong> giornalisti<br />
professionisti e praticanti e provvede, altresì, ad analoga<br />
gestione anche in favore <strong>dei</strong> giornalisti pubblicisti di cui all’articolo<br />
1, commi secondo e terzo, della legge 3 febbraio 1963,<br />
n. 69, titolari di un rapporto di lavoro subordinato di natura<br />
giornalistica. I giornalisti pubblicisti possono optare per il<br />
mantenimento dell’iscrizione presso l’Istituto nazionale della<br />
previdenza sociale. Resta confermata per il personale pubblicista<br />
l’applicazione delle vigenti disposizioni in materia di<br />
fiscalizzazione degli oneri sociali e di sgravi contributivi.<br />
2. L’INPGI provvede a corrispondere ai propri iscritti:<br />
1. il trattamento straordinario di integrazione salariale previsto<br />
dall’articolo 35;<br />
2. la pensione anticipata di vecchiaia prevista dall’articolo 37.<br />
3. Gli oneri derivanti dalle suddette prestazioni sono a totale<br />
carico dell’Istituto.<br />
4. Le forme previdenziali gestiste dall’INPGI devono essere<br />
coordinate con le norme che regolano il regime delle prestazioni<br />
e <strong>dei</strong> contributi delle forme di previdenza sociale obbligatoria,<br />
sia generali che sostitutive.”.<br />
2. L’opzione di cui all’articolo 38 della legge 5 agosto 1981,<br />
n. 416, come sostituito dal presente articolo, deve essere<br />
esercitata entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della<br />
presente legge.<br />
3. L’onere per minori entrate all’INPS derivante dal presente<br />
articolo è valutato in lire 5 miliardi annui.<br />
ART. 13 (Fondo per la mobilità e la riqualificazione<br />
professionale <strong>dei</strong> giornalisti)<br />
1. È istituito, per la durata di cinque anni a decorrere dalla<br />
data di entrata in vigore della presente legge, il “Fondo per la<br />
mobilità e la riqualificazione professionale <strong>dei</strong> giornalisti””<br />
Salva l’attuazione della riforma di cui al decreto legislativo 30<br />
luglio 1999, n. 300 e al decreto legislativo 30 luglio 1999, n.<br />
303, il predetto fondo è istituito presso la Presidenza del<br />
Consiglio <strong>dei</strong> Ministri.<br />
2. Il Fondo è destinato ad effettuare interventi di sostegno a<br />
favore <strong>dei</strong> giornalisti professionisti dipendenti da imprese<br />
editrici di giornali quotidiani, da imprese editrici di periodici,<br />
nonché da agenzie di stampa a diffusione nazionale, i quali<br />
presentino le dimissioni dal rapporto di lavoro a seguito dello<br />
stato di crisi delle imprese di appartenenza.<br />
3. I giornalisti beneficiari degli interventi di sostegno di cui al<br />
comma 2 devono possedere, al momento delle dimissioni,<br />
una anzianità aziendale di servizio di almeno cinque anni.<br />
4. Gli interventi di sostegno di cui al presente articolo sono<br />
concessi, anche cumulativamente per:<br />
a) progetti individuali <strong>dei</strong> giornalisti che intendono riqualificare<br />
la propria preparazione professionale per indirizzarsi all’attività<br />
informativa nel settore <strong>dei</strong> nuovi mass media. Il finanziamento<br />
per ogni progetto è contenuto nei limiti di venti<br />
milioni;<br />
b) progetti, concordati dalle imprese con il sindacato di categoria,<br />
diretti a favorire l’esodo volontario <strong>dei</strong> giornalisti dipendenti<br />
collocati in Cassa integrazione guadagni straordinaria,<br />
ovvero in possesso <strong>dei</strong> requisiti per accedere al prepensionamento<br />
ai sensi dell’articolo 37 della legge 5 agosto 1981,<br />
n. 416, così come sostituito dall’articolo 11 della presente<br />
legge. Viene erogato a ciascun giornalista una indennità pari<br />
a diciotto mensilità del trattamento tabellare minimo della<br />
categoria di appartenenza;<br />
c) progetti concordati dalle imprese con il sindacato di categoria,<br />
per il collocamento all’esterno, anche al di fuori del<br />
settore dell’informazione, <strong>dei</strong> giornalisti dipendenti. L’intervento<br />
di sostegno è contenuto nei limiti del 50 per cento del<br />
Segretaria di redazione<br />
Teresa Risé<br />
Consiglio dell’<strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong> giornalisti<br />
della Lombardia<br />
Franco Abruzzo, presidente;<br />
Brunello Tanzi, vicepresidente;<br />
Gabriele Moroni, consigliere segretario,<br />
Sergio D’Asnasch, consigliere tesoriere.<br />
<strong>Ordine</strong>/Tabloid<br />
Consiglieri:<br />
Bruno Ambrosi, Annibale Carenzo,<br />
Letizia Gonzales, Cosma Damiano<br />
Nigro, Domenico Tedeschi.<br />
Collegio <strong>dei</strong> revisori <strong>dei</strong> conti<br />
Aldo Borta Schiannini<br />
Davide Colombo, Rino Felappi (presidente);<br />
Coordinamento grafico di <strong>Ordine</strong> - Tabloid<br />
Franco Malaguti<br />
costo certificato del progetto. Viene erogato altresì a ciascun<br />
giornalista, che accetti le nuove occasioni di lavoro proposte<br />
nell’ambito del progetto, una indennità pari a dodici mensilità<br />
del trattamento tabellare minimo della categoria di appartenenza.<br />
5. Per le finalità di cui al presente articolo, a decorrere dall’anno<br />
2001 e fino all’anno 2005, è autorizzata la spesa di lire<br />
8,5 miliardi annui.<br />
Capo IV - SEMPLIFICAZIONE NORMATIVA E AMMINI-<br />
STRATIVA<br />
Art. 14 - (Semplificazioni)<br />
1. I soggetti tenuti all’iscrizione al registro degli operatori di<br />
comunicazione, ai sensi dell’articolo 1, comma 6, lettera a),<br />
n. 5, della legge 31 luglio 1997, n. 249, sono esentati dall’osservanza<br />
degli obblighi previsti dall’articolo 5 della legge 8<br />
febbraio 1948, n. 47. L’iscrizione è condizione per l’inizio delle<br />
pubblicazioni.<br />
ART. 15 - (Testo unico sull’editoria)<br />
1. Il Governo provvede, entro due anni dalla data in entrata<br />
in vigore della presente legge al riordino delle disposizioni in<br />
materia di editoria, provvidenze alla stampa ed alle emittenti<br />
radiofoniche e televisive locali e iscrizione ai registri stampa<br />
presso i Tribunali.<br />
2. Al riordino <strong>dei</strong> cui al comma 1 si procede mediante l’emanazione<br />
di un testo unico comprendente, in un unico contesto<br />
e con le opportune evidenziazioni, le disposizioni legislative<br />
e regolamentari. A tale fine il testo unico comprende le<br />
disposizioni contenute in un decreto legislativo ed in un regolamento<br />
che il Governo emana, rispettivamente, ai sensi<br />
dell’articolo 14 e dell’articolo 17, comma 2, della legge 23<br />
agosto 1988, n. 400, attenendosi ai criteri e principi direttivi<br />
di cui all’articolo 7, comma 2, della legge 8 marzo 1999, n,<br />
50.<br />
Capo V - DISPOSIZIONI FINALI E TRANSITORIE<br />
ART. 16 - (Copertura finanziaria)<br />
1. All’onere derivante dall’attuazione della presente legge,<br />
valutato in lire 27,4 miliardi per il primo anno, lire 54,8 miliari<br />
per il secondo anno ed in lire 82,2 miliari per il terzo anno, si<br />
provvede mediante corrispondente riduzione, per i medesimi<br />
anni, dell’autorizzazione di spesa iscritta in bilancio ai sensi<br />
del decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 303 – unità previsionale<br />
di base 3.13.2 – Presidenza del Consiglio <strong>dei</strong> Ministri –<br />
capitolo 2714, così come determinata dalla tabella C) della<br />
legge 23 dicembre 1999, n. 488 (legge finanziaria <strong>2000</strong>). Il<br />
Ministro del tesoro, del bilancio e della programmazione<br />
economica è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le<br />
occorrenti variazioni del bilancio.<br />
Art. 17 - (Disposizione transitoria ed abrogazioni)<br />
1. A decorrere dall’anno successivo a quello di entrata in<br />
vigore della presente legge, la misura <strong>dei</strong> contributi previsti<br />
dall’articolo 3 della legge 7 agosto 1990, n. 250, e successive<br />
modificazioni, nonché quelli previsti dall’articolo 4, della<br />
medesima legge n. 250 del 1990, è ridotta del venti per<br />
cento. Tali contributi sono ridotti di un ulteriore venti per cento<br />
in ognuno degli anni successivi e cessano pertanto con il<br />
quinto anno successivo a quello di entrata in vigore della<br />
presente legge.<br />
2. A decorrere dal quinto anno successivo a quello di entrata<br />
in vigore della presente legge sono abrogati l’articolo 2,<br />
comma 29, primo periodo, e comma 31 della legge 28<br />
dicembre 1995, n. 549, l’articolo 2 della legge 15 novembre<br />
1993, n. 466, l’articolo 55, comma 27, della legge 27 dicembre<br />
1997, n. 449, l’articolo 2, comma 1, della legge 14 agosto<br />
1991, n. 278, nonché l’articolo 4, comma 2, della legge 7<br />
agosto 1990, n. 250<br />
3. A decorrere dal quinto anno successivo a quello di entrata<br />
in vigore della presente legge è altresì abrogato l’articolo 3,<br />
comma 15-bis, della legge 7 agosto 1990, n. 250, così come<br />
aggiunto dal comma 16 dell’articolo 53 della legge 27 dicembre<br />
1997, n. 449, e modificato dall’articolo 41, comma 7,<br />
lettera a), della legge 23 dicembre 1998, n. 448.<br />
4. A decorrere dalla data di entrata in vigore della presente<br />
legge sono abrogati gli articoli 29, 30, 31, 32, comma 1, e 33<br />
della legge 5 agosto 1981, n. 416, e successive modificazioni.<br />
A decorrere dalla data di istituzione del Comitato di cui<br />
all’articolo 7, comma 4, è altresì abrogato l’articolo 32, commi<br />
2, 3 e 4, della medesima legge n. 416 del 1981.<br />
5. All’articolo 9, comma 1, secondo periodo, della legge 5<br />
agosto 1981, n. 416, e successive modificazioni, dopo le<br />
parole: “riceve dal servizio stesse comunicazioni” sono<br />
soppresse le seguenti: “delle delibere concernenti l’accertamento<br />
delle tirature <strong>dei</strong> giornali quotidiani”.<br />
6. All’articolo 54, comma 1, ultimo periodo, della legge 5<br />
agosto 1981, n. 416, e successive modificazioni, dopo le<br />
parole: “Detta Commissione esprime pareri” sono soppresse<br />
le seguenti: “sull’accertamento delle tirature <strong>dei</strong> giornali quotidiani<br />
e”.<br />
7. Le disposizioni di cui al comma 1 non si applicano alle<br />
autorizzazioni di spesa ed ai contributi previsti dagli articoli<br />
26 della legge 5 agosto 1981, n. 416, e 19 della legge 25<br />
febbraio 1987, n. 67, relativi ai contributi a favore della stampa<br />
italiana all’estero e a quelli previsti dall’articolo 6 della<br />
legge 30 luglio 1998, n. 281.<br />
Stampa Stem Editoriale S.p.A.<br />
Via Brescia, 22<br />
20063 Cernusco sul Naviglio (Mi)<br />
Iscritto al n. 983/ 1983 del Registro nazionale<br />
della Stampa<br />
Comunicazione e Pubblicità<br />
Comunicazioni giornalistiche Advercoop<br />
Via G.C.Venini, 46 - 20127 Milano<br />
Tel. 02/ 261.49.005 - Fax 02/ 289.34.08<br />
La tiratura di questo numero è stata di<br />
20.100 copie<br />
Chiuso in redazione il 28 marzo <strong>2000</strong><br />
20 (28) ORDINE 4 <strong>2000</strong>
Dibattito al Circolo della Stampa<br />
Giornali, radio, tv:<br />
l’informazione<br />
alla prova <strong>dei</strong><br />
referendum sociali<br />
Milano, 6 marzo. Organizzato dal Comitato per le libertà e i<br />
diritti sociali e dal Coordinamento lombardo del Comitato<br />
nazionale per il NO, si è svolto al Circolo della Stampa un<br />
acceso dibattito sul ruolo dell’informazione nella campagna<br />
referendaria.<br />
“Il Comitato per le libertà e i diritti sociali - ha spiegato lo stesso<br />
presidente Paolo Cagna Ninchi, introducendo la discussione -<br />
è nato alla fine di agosto 1999, quando gli spot <strong>dei</strong> radicali sulle<br />
televisioni di Mediaset, propagandavano i ‘referendum days’.<br />
Su un sottofondo di slogan demagogici passavano le immagini<br />
<strong>dei</strong> politici del centro sinistra e quelli <strong>dei</strong> tre leader del sindacato<br />
confederale... le foto in bianco e nero di Cofferati, D’Antoni e<br />
Larizza sembravano quelle di un fotomarmista, così a Milano<br />
si chiama il fotografo che riproduce le immagini <strong>dei</strong> defunti<br />
stampate su smalto... l’effetto era terrificante: non si diceva nulla<br />
<strong>dei</strong> 20 quesiti referendari che dovevano promuovere, ma erano<br />
molto più efficaci di mille spiegazioni tecniche, di mille parole.<br />
Con le parole i radicali non scherzano proprio - ha continuato<br />
Cagna - non solo quando insultano gli avversari del momento.<br />
Se vi ricordate nelle lettere che, sempre in quei giorni, hanno<br />
mandato a ciascuno di noi si chiedeva di firmare i 20 referendum<br />
di giustizia, di libertà, di liberazione.<br />
Giustizia, libertà e liberazione sono le grandi parole che hanno<br />
segnato la storia di questi ultimi due secoli e caratterizzato la<br />
nascita delle moderne democrazie. Queste grandi parole<br />
hanno percorso il mondo, con movimenti che lo hanno sollevato<br />
e sconvolto. Le lotte per il lavoro e i suoi diritti, i movimenti di<br />
liberazione <strong>dei</strong> popoli dallo schiavismo e dal colonialismo, le<br />
battaglie per i diritti civili delle persone che hanno lasciato un<br />
segno che si credeva indelebile nella concezione moderna<br />
dello Stato, della convivenza e della coesione sociale.<br />
Ma evidentemente non è così. Queste grandi parole ora assumono<br />
un senso quasi macabro perché dietro di loro si cela<br />
l’obiettivo di reintrodurre le umilianti condizioni di subalternità,<br />
di precarietà, di paura che derivano dal perdere il diritto alla<br />
giustizia e alla solidarietà, condizioni che credevamo un retaggio,<br />
almeno sul piano della cultura politica e sociale, del passato<br />
e per superare le quali ci sono voluti tempi, lotte, sacrifici di<br />
intere generazioni.<br />
In questo - ha affermato Cagna - i referendum radicali che<br />
riguardavano lavoro, stato sociale, libertà di associazione,<br />
avevano un senso complessivo, costituivano un vero, omogeneo<br />
progetto di governo, proponevano un nuovo modello di<br />
società: cancellare settori determinanti della democrazia liberale,<br />
distruggendo il sindacato, i partiti, lasciando il cittadino privo<br />
di garanzie e di protezioni, abolendo i corpi intermedi che articolano<br />
il sistema democratico”.<br />
Quest’obiettivo - secondo il comitato per il NO - è nascosto da<br />
una propaganda che gioca su un violento travisamento <strong>dei</strong><br />
termini e rende due volte odiosa e violenta una campagna politica<br />
che vuole consegnare la società all’inciviltà della logica del<br />
più forte e lo fa usando proprio le parole della nostra cultura<br />
civile. Non è un caso che non ci sia nessuna informazione<br />
corretta e precisa sui quesiti <strong>dei</strong> referendum e sui loro concreti<br />
effetti sul sistema legislativo del nostro Paese, sugli equilibri tra<br />
le diverse rappresentanze sociali. Sui meccanismi di mediazione<br />
degli interessi, sulle condizioni materiali delle persone.<br />
“Proprio con l’obiettivo di reagire ad una campagna deformante<br />
e disinformante - ha sottolineato Cagna - è nato in<br />
prima istanza il nostro comitato. Oggi cerchiamo di fare i conti<br />
con la responsabilità della comunicazione, mi riferisco alla<br />
responsabilità di chi fa informazione in senso più stretto, quell’informazione<br />
che fa esplicitamente politica, cultura e che<br />
forma il senso comune. Non voglio trasformare questo dibattito<br />
in un processo ai giornalisti, voglio esprimere un rammarico,<br />
certo un desiderio, quello cioè di vedere in prima fila i giornalisti<br />
nelle battaglie civili, nelle grandi campagne di opinione che<br />
fanno crescere la consapevolezza collettiva, in questo caso<br />
non tanto vederli schierarsi per il SI o per il NO, ma impegnati a<br />
spiegare, per far capire, per offrire chiavi di interpretazione per<br />
quello che, a nostro giudizio, è un vero scontro tra barbarie e<br />
civiltà”.<br />
I membri del Comitato per le libertà voteranno e chiederanno di<br />
votare NO ai due referendum sociali, sopravvissuti al giudizio<br />
della Corte costituzionale, perché convinti che la posta in gioco<br />
in questo voto sia molto più alta di quanto l’attuale dibattito<br />
faccia supporre. Nelle trasmissioni e negli articoli che si scrivono<br />
a proposito del referendum sull’articolo 18 dello Statuto <strong>dei</strong><br />
lavoratori, - affermano - si tende ad affrontare il tema della<br />
libertà di licenziamento sull’unico versante del mercato del lavoro<br />
e dell’andamento <strong>dei</strong> conti delle imprese. Il punto centrale<br />
riguarda invece la libertà e la dignità delle persone e il loro diritto<br />
alla giustizia. La legge 300 del 1970, lo Statuto <strong>dei</strong> lavoratori,<br />
non a caso reca come intestazione “Norme sulla tutela della<br />
ORDINE 4 <strong>2000</strong><br />
di Ida Sconzo<br />
libertà e dignità <strong>dei</strong> lavoratori, della libertà sindacale e dell’attività<br />
sindacale nei luoghi di lavoro”. L’articolo 18 tutela lavoratrici<br />
e lavoratori riguardo a licenziamenti che vengono giudicati<br />
illegittimi da un tribunale.<br />
Ferruccio De Bortoli, direttore del “Corriere della Sera”, ha<br />
messo in evidenza nel suo intervento la necessità di riformare<br />
l’istituto del referendum “che - ha detto - dovrebbe essere uno<br />
strumento di democrazia diretta. Perché i radicali pongono<br />
questi quesiti? - si è chiesto De Bortoli -. Dopo la presentazione<br />
<strong>dei</strong> referendum i lavori delle Camere sugli ammortizzatori<br />
sociali, sono stati accelerati. Su queste questioni centrali né i<br />
partiti di governo né quelli d’opposizione hanno preso posizioni.<br />
Hanno aspettato che la Corte costituzionale togliesse le<br />
patate dal fuoco. In Italia la partecipazione al lavoro <strong>dei</strong> cittadini<br />
è bassissima perché ostacolata da un certo tipo di politica<br />
economica e gli imprenditori investono sui capitali sostitutivi del<br />
lavoro. Gli USA investono cinque volte più dell’Europa e sette<br />
in più dell’Italia, nei settori ad alta tecnologia. Non si devono<br />
mettere in discussione i diritti - ha affermato De Bortoli - ma<br />
tutti noi difendiamo spesso in modo acritico chi lavora e difendiamo<br />
molto meno chi un lavoro non l’ha. Senza certe regole<br />
ormai vecchie forse si potrebbero inserire nel mondo del lavoro<br />
i disoccupati, anche se all’inizio, in modo precario. Il sindacato<br />
non dovrebbe perdere l’occasione di essere il rappresentante<br />
di quelli che non lavorano e forse voteranno per chi propone<br />
questi referendum. Perché il sindacato non si è fatto promotore<br />
delle riforme? Cerchiamo di uscire da una battaglia di contrapposizione.Tra<br />
i due fronti c’è molto spazio, molte vie di mezzo e<br />
il sindacato potrebbe avere un ruolo nel regolamentare il lavoro<br />
precario e farlo diventare stabile anche a part-time. Dopo i referendum<br />
- ha concluso il direttore del “Corriere” - bisognerà<br />
cercare nuove regole di mercato e spingere gli imprenditori ad<br />
investire sul lavoro e non sul capitale sostitutivo”.<br />
Stefano Righi Riva, del T3, ha spiegato che la Rai, in quanto<br />
servizio pubblico, deve garantire condizioni di parità ai diversi<br />
fronti referendari, a differenza delle altre testate che non hanno<br />
il vincolo pubblico. Ma i referendum sociali, ha detto Righi Riva,<br />
non possono essere gestiti solo in chiave politica. Se così fosse<br />
si rischierebbe di perdere il vero contenuto arrivando al risultato<br />
di uno sterile scontro politico. Secondo Righi Riva non si deve<br />
lasciare l’informazione ai professionisti della politica.<br />
Il direttore di Radio Popolare, Piero Scaramucci, ha affermato<br />
che la stampa non può surrogare i compiti della classe politica<br />
come è successo durante la stagione di Mani Pulite, quando la<br />
politica delegò alla Magistratura il suo ruolo. La par condicio, ha<br />
detto Scaramucci, con la sistematizzazione di tutta l’informazione<br />
politica è in realtà un bavaglio permanente. Non si può infatti<br />
definire Informazione un “siparietto” radiofonico di 30/90<br />
secondi che assomiglierà necessariamente più a uno spot<br />
pubblicitario. Il direttore di Radio Popolare rifiuta anche la<br />
vecchia regola delle due campane perché il giornalismo è fatto<br />
di scelte, di ricerche, di inchieste. L’informazione non può riportare<br />
semplicemente le diverse posizioni: deve rappresentare<br />
invece uno spazio di confronto articolato e aperto.<br />
Il presidente dell’<strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong> <strong>Giornalisti</strong> della Lombardia, Franco<br />
Abruzzo, ha ricordato il referendum presentato dai radicali<br />
nel 1997 come relativo all’<strong>Ordine</strong> mentre in realtà riguardava la<br />
professione giornalistica. “Io rappresento 5mila giornalisti<br />
professionisti dipendenti sugli 11mila e 500 di tutta Italia. È un<br />
piccolo numero fatto, però, di persone che devono garantire ai<br />
cittadini il diritto all’informazione. Gli editori hanno presentato<br />
una contropiattaforma per il rinnovo del nostro contratto nazionale<br />
che viola tanti articoli della Costituzione. Vogliono che tutti,<br />
assunti e non assunti, diventino precari. Gli editori chiedono di<br />
smantellare un contratto che ha 90 anni di storia: è il primo<br />
contratto nazionale dell’Italia unita. Già allora aveva un contenuto<br />
etico e parlava di professionisti. Se il piano degli editori si<br />
realizzasse, i giornalisti non avrebbero più il diritto di partecipare<br />
alla vita politica e sindacale del Paese e dovrebbero soltanto<br />
mostrare ubbidienza al volere degli editori”.<br />
L’avvocato Mario Fezzi ha detto che bisogna sfatare il luogo<br />
comune, secondo il quale in Italia non si può licenziare nessuno,<br />
presupposto - sbagliato - su cui si fonda il referendum: non<br />
è vero, anzi è vero il contrario.<br />
Si pretende infatti di liberalizzare il mercato del lavoro abolendo<br />
la reintegrazione nel caso di licenziamento riconosciuto<br />
illegittimo dal Giudice. Il referendum va contro tutto il nostro<br />
sistema giuridico. Nonostante i sondaggi e le indicazioni <strong>dei</strong><br />
partiti facciano pensare che la maggioranza <strong>dei</strong> cittadini italiani<br />
non voglia l’abrogazione dell’articolo 18, - ha sottolineato<br />
Fezzi - le posizioni che si vanno delineando potrebbero portare<br />
a un segno inverso.<br />
Un grosso pronunciamento a favore del mantenimento di una<br />
norma fondamentale come l’art.18 avrebbe invece effetti positivi<br />
anche su una eventuale futura legge in materia di licenziamenti.<br />
Libri e manuali consigliati per gli esami di giornalista professionista<br />
1. Franco Abruzzo, “CODICE DELL’INFORMAZIONE”- II edizione<br />
Centro di Documentazione <strong>Giornalisti</strong>ca - (00186 Roma - Piazza di Pietra 26<br />
tel. 06.67.914.96 - 06/ 67.981.48 - Fax 06/67.974.92), £ 130.000.<br />
(Il diritto pubblico - L’ordinamento della professione giornalistica - La deontologia - La legge e il Codice sulla privacy - Il<br />
contratto nazionale di lavoro e il sistema previdenziale - Le norme sul sistema radiotelevisivo pubblico e privato - Il diritto<br />
d’autore - Le norme amministrative e penali concernenti la stampa - La storia del giornalismo - Gli statuti, i trattati e le<br />
convenzioni internazionali - L’Ue e l’euro (da Roma ad Amsterdam) - 700 domande e 700 risposte sui quesiti legati all’esame<br />
di Stato sull’abilitazione all’esercizio professionale).<br />
Il libro (1.280 pagine) è disponibile presso le librerie giuridiche di Milano oppure può essere chiesto direttamente all’editore.<br />
Il distributore è “Pecorini rappresentanze editoriali” (Foro Bonaparte n. 48, Milano, telefono 02.86460660).<br />
——————————————-<br />
2. Valerio Castronovo, La stampa italiana dall’Unità al fascismo - Laterza, £ 30.000<br />
3. Paolo Murialdi, La stampa italiana dalla Liberazione alla crisi di fine secolo (1943- 1998), Laterza, £. 15.000<br />
4. G. Farinelli, E. Paccagnini, G. Santambrogio e A. I. Villa, Storia del giornalismo italiano (dalle origini ai giorni nostri),<br />
Utet, Torino 1998, £ 46.000<br />
5. Sabino Cassese, Professioni e ordini professionali in Europa, Il Sole 24 Ore 1999, £ 40.000<br />
6. Alberto Papuzzi, Professione giornalista, Donzelli Editore, Roma 1998, £.40.000<br />
7. Sergio Lepri, Professione giornalista, Etas-Rcs Libri 1999, £ 34.000<br />
8. Guida alla Costituzione, Edizione Simone 1998<br />
9. Stefano Rodotà, Libertà e diritti in Italia dall’Unità ai giorni nostri, Donzelli 1997<br />
10. Compendio di diritto processuale penale, Edizione Simone 1998<br />
11. Rosanna Bianco, Il diritto del giornalismo, Cedam 1997, £ 19.000<br />
12. Giuseppe Corasaniti, Diritto dell’informazione, Cedam, Padova 1997<br />
13. Bino Olini, L’Europa difficile (storia politica dell’integrazione europea 1948-1998), Il Mulino 1998, £ 50.000<br />
14. Antonio Verrilli, Codice del diritto e delle organizzazioni internazionali, Edizioni giuridiche Simone 1998, £ 35.000<br />
15. Paolo Murialdi, Il giornale, Il Mulino 1998, £ 12.000<br />
16. F. Ferrarotti, M.I. Macioti, R. Cipriani ed E. De Marco, Dizionario delle comunicazioni, Armando Editore 1995<br />
17. Giorgio Calcagno, Ennio Festa, Carla Marello, Alberto Papuzzi e Franco Pastore, Stile Stampa, Editrice La Stampa<br />
SpA 1998, £ 25.000<br />
18. Alfonso Scirocco, L’Italia del Risorgimento (1800-1871), Il Mulino 1999, £ 48.000<br />
19. Raffaele Romanelli, L’Italia liberale (1861-1900), Il Mulino 1999, £ 42.000<br />
20. Emilio Gentile, L’Italia giolittiana (1899-1914), Il Mulino 1999, £ 28.000<br />
21. Danilo Veneruso, L’Italia fascista (1922-1943), Il Mulino 1999, £ 48.000<br />
22. Giuseppe Mammarella, L’Italia contemporanea (1943-1998), Il Mulino 1999, £ 50.000<br />
23. Sergio Romano, Storia d’Italia dal Risorgimento ai nostri giorni, Longanesi & C. 1998<br />
24. AA.VV., Il libro <strong>dei</strong> fatti <strong>2000</strong>, Adnkronos Libri 1999.<br />
25. Luca Boneschi, “La deontologia del giornalista”, Egea, Milano 1997, £ 47.000<br />
26. Domenico Bellantoni, Lesioni <strong>dei</strong> diritti della persona, Cedam <strong>2000</strong>, £. 60.000<br />
Nota: la segreteria dell’<strong>Ordine</strong> distribuisce gratuitamente una Dispensa che aggiorna il “Codice dell’informazione”.<br />
Nota: Su www.odg.mi.it la dispensa telematica per l’esame di giornalista.<br />
21 (29)
LEGGE & CRONISTI<br />
L’esercizio del diritto<br />
di critica giornalistica<br />
Il diritto di critica nella giurisprudenza<br />
In tema di reato di diffamazione a mezzo stampa, l’attribuzione<br />
a taluno, in termini di certezza di un fatto che è invece rimasto<br />
non accertato, non perde il connotato della illiceità sol<br />
perché sia inserita all’interno di una determinata analisi sociopolitica:<br />
ed invero, costituisce causa di giustificazione<br />
soltanto la critica che rispetti la verità <strong>dei</strong> fatti e non anche<br />
quella che si sviluppi attraverso l’arbitrario inserimento di circostanze<br />
non vere, dato che, in questo caso, la critica diviene un<br />
mero pretesto per offendere l’altrui reputazione. (Nella fattispecie,<br />
l’imputato, in un articolo giornalistico - in cui aveva inteso<br />
tracciare un’analisi socio-politica del fenomeno eversivo -<br />
aveva rappresentato il contributo offerto da una persona a<br />
gravissimi fatti oggetto di un procedimento penale, indicando<br />
anche gli atti attraverso i quali si sarebbe concretizzato il detto<br />
contributo, ed omettendo di riferire che tali circostanze non<br />
erano state ritenute certe all’esito del procedimento conclusosi<br />
con sentenza passata in giudicato. La S.C. ha ritenuto la sussistenza<br />
del reato di diffamazione a mezzo stampa ed ha enunciato<br />
il principio di cui in massima.<br />
Cass. pen., sez. I, 12 gennaio 1996, n. 2210, Bocca<br />
In tema di diffamazione a mezzo stampa, le sentenze possono<br />
essere oggetto di critica, anche aspra, per gli argomenti<br />
che ne sostengono le interpretazioni <strong>dei</strong> fatti e delle norme,<br />
che sono spesso opinabili. Non è, invece, consentito presentarle<br />
come risultato di complotti o strategie politiche, poiché in<br />
tal caso non si manifesta un dissenso (fondato e motivato o<br />
meno) dalle opinioni espresse dai giudici, ma si afferma un<br />
fatto lesivo che dev’essere rigorosamente provato.<br />
Cass. pen., sez. V, 4 gennaio 1995, Liguori<br />
Quando il giornalista riporti affermazioni altrui lesive della<br />
reputazione di terze persone, la sua condotta non può ritenersi<br />
scriminata in base alla mera constatazione del fatto che<br />
quelle affermazioni sono state effettivamente compiute e che<br />
il giornalista le ha diligentemente riprodotte; l’attività del giornalista<br />
potrà considerarsi scriminata solamente quando risulti<br />
altresì provato che sussista un interesse pubblico attuale<br />
alla conoscenza di tali dichiarazioni e le opinioni e i giudizi<br />
siano corrispondenti al requisito della continenza (nella<br />
specie, il tribunale di Venezia ha ritenuto giustificati sulla base<br />
della scriminante del legittimo esercizio del diritto di critica<br />
i giudizi polemici espressi da un rappresentante<br />
sindacale della Cgil-scuola e da alcuni studenti medi in ordine<br />
ad una iniziativa giudiziaria assunta dal procuratore della<br />
repubblica presso la pretura circondariale di Trento, interpretata<br />
come un tentativo per ottenere autoritativamente la<br />
cessazione del movimento di protesta studentesca noto con<br />
l’appellativo di Jurassic School; ha parimenti ritenuto non<br />
punibili sulla base della diversa esimente del diritto di cronaca<br />
le condotte <strong>dei</strong> cronisti locali che, attraverso interviste e<br />
resoconti giornalistici, avevano informato l’opinione pubblica<br />
sulla vicenda in questione).<br />
Trib. Venezia, 16 ottobre 1996, Schmid e altro<br />
Non costituisce valido esercizio del diritto di critica, ma integra<br />
il delitto di diffamazione a mezzo stampa, la diffusione della<br />
notizia del coinvolgimento di un soggetto nel compimento di<br />
un reato, qualora, riferendo dell’assoluzione dello stesso, si<br />
segnalino altresì avvenimenti successivi confermativi delle<br />
ipotesi investigative che avevano condotto all’incriminazione<br />
suddetta.<br />
Cass. pen., sez. V, 2 giugno 1998, n. 8021, Venditti e altro<br />
Il diritto di critica giornalistica, che rientra tra i diritti pubblici<br />
soggettivi inerenti alla libertà di pensiero e di stampa, deve<br />
consistere in un dissenso motivato, espresso in termini<br />
corretti e misurati e non deve assumere toni gravemente<br />
lesivi dell’altrui dignità morale e professionale. Il limite all’esercizio<br />
di tale diritto deve intendersi superato quando l’agente<br />
trascenda in attacchi personali diretti a colpire, su un piano<br />
individuale, senza alcuna finalità di pubblico interesse, la figura<br />
morale del soggetto criticato, giacché, in tal caso, l’esercizio<br />
del diritto, lungi dal rimanere nell’ambito di una critica misurata<br />
ed obiettiva, trascende nel campo dell’aggressione alla sfera<br />
morale altrui, penalmente protetta.<br />
Cass. pen., sez. V, 11 marzo 1998, n. 5772, Iannuzzi<br />
Per il diritto di critica a mezzo stampa, esercitato da parlamentare,<br />
devono essere osservati i limiti della verità <strong>dei</strong> fatti,<br />
dell’interesse sociale della notizia e della continenza, ed il<br />
giudice del risarcimento non può trovare ostacolo all’esercizio<br />
<strong>dei</strong> suoi poteri nella mancanza di giudizio di censurabili delle<br />
opinioni espresse da parte della Camera di appartenenza (e<br />
tanto, ai fini di eventuale sospensione del processo di risarcimento);<br />
(nella specie, è stata ritenuta la responsabilità solidale<br />
dell’emittente televisiva ed è stata applicata all’autore la<br />
sanzione pecuniaria ex art. 12 legge sulla stampa).<br />
Trib. Napoli, 10 novembre 1997, Costagliola c. Sgarbi e altro<br />
Il diritto di critica, che nel corso delle competizioni elettorali<br />
consente anche toni aspri e di disapprovazione, non deve<br />
trasmodare nell’attacco personale e nella pura contumelia.<br />
La polemica politica in nessun caso può perciò giustificare<br />
l’uso di espressioni quali: “pidocchio, mascalzone, burattino”<br />
all’indirizzo di un antagonista.<br />
Cass. pen., sez. V, 5 novembre 1997, n. 11905, Farassino<br />
Il diritto di critica che costituisce uno degli aspetti principali su cui<br />
si fonda la libera (e lecita) manifestazione del pensiero, non si<br />
esprime nella narrazione ma nel giudizio e nella valutazione di<br />
fatti; la critica è pertanto soggettiva e cioè corrispondente, in<br />
definitiva, al punto di vista di chi la manifesta. L’efficacia scriminante<br />
della critica è più accentuata in ambito politico, nel quale essa<br />
può essere esercitata con le modalità più nette e vibranti,<br />
senza rituali ed ipocriti omaggi a stili e forme espressive.<br />
Trib. Roma, 26 marzo 1997, Selva c. De Mita e altro<br />
Il diritto di critica, che costituisce esercizio del principio di<br />
libertà di manifestazione del pensiero, trova un limite invalicabile<br />
nel rispetto di altri diritti fondamentali, parimenti sanciti<br />
dalla Costituzione, e cioè quelli della pari dignità sociale di<br />
tutti i cittadini e della salvaguardia <strong>dei</strong> diritti inviolabili della<br />
persona, fra i quali il diritto all’onore, al decoro, alla reputazione<br />
e al rispetto. Di conseguenza, il corretto bilanciamento <strong>dei</strong><br />
diritti garantiti dalla Carta costituzionale deve costituire il criterio-<br />
guida per il giudice nell’interpretazione della norma, in<br />
quantostrumento idoneo a salvaguardare il pluralismo culturale,<br />
ideologico e religioso, sul quale nella moderna democrazia<br />
si fonda il concetto di libertà.<br />
App. Venezia, 17 settembre 1997, Faraon e altro<br />
La valutazione critica di un locale, espressa in una guida<br />
gastronomica, non può prescindere dalla verità <strong>dei</strong> fatti che ne<br />
costituiscono il logico presupposto e pertanto la formulazione<br />
di un giudizio apodittico non corrispondente alla esperienza<br />
concreta del critico costituisce fatto illecito avverso il quale<br />
di Sabrina Peron,<br />
avvocato in Milano<br />
La critica si può definire<br />
come una interpretazione<br />
soggettiva <strong>dei</strong> fatti riportati<br />
dalla cronaca che si concreta<br />
in un giudizio di valore o in<br />
una manifestazione di dissenso<br />
risultante da una attività<br />
eminentemente valutativa.<br />
Fin da questa semplice<br />
definizione vediamo come la<br />
critica consista in una estrinsecazione<br />
della libertà di<br />
manifestazione di pensiero<br />
tutelata dall’art. 21 della<br />
Costituzione. È stato proprio<br />
il rango costituzionale di questo<br />
diritto che ha reso difficoltosa<br />
l’individuazione delle<br />
condizioni in grado di garantirne<br />
la convivenza con il diritto<br />
all’onore ed alla reputazione<br />
che spetta ad ogni singolo<br />
individuo. Le decisioni<br />
espresse dalla giurisprudenza<br />
in questo campo rappresentano<br />
il tentativo di raggiungere<br />
un bilanciamento<br />
tra la tutela <strong>dei</strong> beni della personalità<br />
e la libertà di informazione<br />
nella sua accezione<br />
di interpretazione critica <strong>dei</strong><br />
fatti e degli avvenimenti di<br />
particolare interesse sociale.<br />
Anche in questo campo,<br />
comunque, la demarcazione<br />
tra il legittimo esercizio del<br />
diritto di critica e l’illecita<br />
lesione dell’onore altrui è<br />
stata individuata applicando il<br />
triplice criterio a) della verità<br />
oggettiva, o anche solo putativa,<br />
<strong>dei</strong> fatti, criticati; b) dell’interesse<br />
che la critica può<br />
rivestire per la collettività; c)<br />
della continenza, intesa<br />
come civile esposizione e<br />
valutazione <strong>dei</strong> fatti oggetto<br />
della critica. La critica si<br />
estrinseca in vari generi quali<br />
la critica politica, la critica sindacale,<br />
la critica giudiziaria,<br />
quella storica, scientifica,<br />
artistica e così via: esaminiamole<br />
separatamente.<br />
Critica politica e critica sindacale<br />
La critica politica può essere<br />
definita come la libertà di<br />
esprimere il proprio giudizio<br />
“offrendo particolari chiavi di<br />
lettura su fatti e comportamenti<br />
altrui, anche con toni<br />
obiettivamente aspri, o in<br />
astratto offensivi, allo scopo<br />
di sollecitare dibattiti, confronti<br />
di idee, o esigenze di<br />
far chiarezza su aspetti di<br />
qualche rilevanza sulla vita<br />
associata” (Trib. Perugia, 26<br />
marzo 1990). In una società<br />
democratica la critica politica<br />
svolge un ruolo di primaria<br />
importanza assicurando la<br />
trasparenza della gestione<br />
della cosa pubblica in modo<br />
che il lettore correttamente<br />
informato possegga gli strumenti<br />
per esprimere un proprio<br />
giudizio su pubblici avvenimenti<br />
esercitando di conseguenza<br />
quei diritti costituzionalmente<br />
garantiti per la sua<br />
democratica partecipazione<br />
alla vita politica, economica e<br />
sociale del Paese (v. Cass.,<br />
3.6.1983).<br />
Per quanto concerne invece<br />
il rispetto della critica al limite<br />
della verità della notizia si<br />
registrano tre diversi orientamenti.<br />
Un primo orientamento<br />
particolarmente rigoroso<br />
ritiene che il diritto di critica<br />
politica sia “condizionato dall’obbligo<br />
di rispettare la verità<br />
obiettiva delle affermazioni<br />
che si immedesimano in fatti<br />
appare concedibile il rimedio cautelare dell’inserzione di un<br />
foglio di rettifica nella guida stessa e la pubblicazione del<br />
medesimo testo su più quotidiani.<br />
Trib. Roma, 3 febbraio 1998, Soc. Babington sala da the c.<br />
Soc. Gambero Rosso ed.<br />
La “continenza” sostanziale dell’esercizio del diritto di cronaca<br />
presuppone che i fatti narrati debbano corrispondere a verità,<br />
intesa quale riflesso soggettivo della circostanza che non ci<br />
sia stata narrazione di fatti immaginari; la continenza formale<br />
presuppone, invece, che la narrazione <strong>dei</strong> fatti debba avvenire<br />
misuratamente, ossia debba essere contenuta in spazi strettamente<br />
necessari all’esposizione. Nell’ipotesi che la narrazione<br />
di fatti determinati sia esposta insieme alle opinioni di chi le<br />
compie, in modo da costituire al tempo stesso esercizio di<br />
critica e di cronaca, la valutazione della continenza<br />
sostanziale e formale non può essere condotta attraverso<br />
i soli criteri summenzionati, ma si attenua per lasciare<br />
spazio all’interpretazione soggettiva <strong>dei</strong> fatti narrati e per<br />
svolgere le censure che si vogliono esprimere.<br />
App. Milano, 13 dicembre 1996<br />
Ritenuto che nel nostro ordinamento il diritto di critica, quale<br />
esercizio del democratico principio di libertà e manifestazione<br />
del proprio pensiero, trova un limite invalicabile costituito dal<br />
rispetto di altri diritti fondamentali, parimenti sanciti dalla Costituzione,<br />
in quanto attinenti alla pari dignità sociale di tutti i cittadini,<br />
quale che possa essere il loro credo religioso, nonché<br />
dalla salvaguardia <strong>dei</strong> diritti inviolabili della persona, sia come<br />
singolo, sia come membro delle più diverse formazioni sociali<br />
nelle quali si forma e si sviluppa la personalità di ognuno, diritti<br />
inviolabili tra i quali vanno, senza dubbio alcuno, annoverati il<br />
diritto all’onore, alla reputazione ed al decoro; e ritenuto, ancora,<br />
che il corretto e fecondo bilanciamento di tali valori, tutti di<br />
rango costituzionale, deve costituire il criterio-guida, per il giudice,<br />
nell’interpretazione della norma, in quanto strumento<br />
idoneo a salvaguardare il pluralismo culturale, ideologico e religioso<br />
sul quale nella moderna democrazia di fonda il concetto<br />
di libertà, lede l’onore, il decoro e la reputazione della Congregazione<br />
<strong>dei</strong> testimoni di Geova e <strong>dei</strong> suoi membri la manifestazione<br />
per iscritto od in via orale (pubblicazione a stampa<br />
e pubblica intervista), nei confronti dell’una e degli altri, di<br />
espressioni, giudizi e concetti gravemente offensivi e chiaramente<br />
diffamatori, anche perché diretti inequivocamente ad<br />
additare la congregazione ed i suoi membri al pubblico<br />
disprezzo, senza che possa essere invocata l’esimente del<br />
legittimo esercizio del diritto di cronaca e di critica.<br />
App. Venezia, 19 settembre 1997, Faraon e altro<br />
In base all’orientamento assunto dalla S.C., dal principio secondo<br />
cui il diritto di critica non può essere esercitato se non<br />
entro i limiti oggettivi fissati dalla logica concettuale e dell’ordinamento<br />
positivo, non può desumersi che la critica sia<br />
sempre vietata quando può offendere la reputazione individuale,<br />
dovendosi invece ricercare un bilanciamento dell’interesse<br />
individuale alla reputazione con l’interesse che non siano introdotte<br />
limitazioni alla formazione del pensiero costituzionalmente<br />
garantita; bilanciamento da individuarsi nel fatto che la critica,<br />
diversamente dalla cronaca, soggiace al limite dell’interesse<br />
pubblico o sociale ad essa attribuibile, quando si rivolge a<br />
soggetti che tengono comportamenti o svolgono attività che<br />
richiamano su di essi l’attenzione dell’opinione pubblica.<br />
App. Milano, 13 dicembre 1996<br />
22 (30) ORDINE 4 <strong>2000</strong>
determinati, perché se si trascende<br />
da questo limite , non<br />
si rispetta la verità obiettiva e<br />
la competizione politica<br />
diventa un’occasione per<br />
aggredire la reputazione<br />
altrui” (Cass. 12.2.1987). Un<br />
secondo orientamento, meno<br />
rigoroso, è dell’idea che “in<br />
tema di diritto di critica appare<br />
incongruo richiamare il<br />
requisito della verità <strong>dei</strong> fatti<br />
narrati atteso che l’interpretazione<br />
soggettiva di una<br />
vicenda non può mai essere<br />
valutata secondo giudizi di<br />
esistenza ma, semmai essere<br />
ritenuta condivisibile o<br />
meno” (Cass., 27.6.1984).<br />
Un terzo orientamento, infine,<br />
reputa soddisfatto il requisito<br />
della verità della critica se il<br />
giornalista motiva la propria<br />
disapprovazione con argomentazioni<br />
logiche ed esempi<br />
concreti, ritenendo che “in<br />
materia di esercizio del diritto<br />
di critica, l’obbligo di rispettare<br />
la verità <strong>dei</strong> fatti si traduce<br />
in un richiamo all’osservanza<br />
delle regole di correttezza<br />
metodologica: in primo luogo,<br />
dovere di motivare nella<br />
maniera più scrupolosa i giudizi<br />
emessi enunciando specificatamente<br />
gli elementi di<br />
fatto che a parere del giornalista<br />
li confermano; in secondo<br />
luogo, l’obbligo di controllare<br />
attentamente che gli elementi<br />
di fatto richiamati siano<br />
conformi a quanto il giornalista<br />
conosce della realtà o<br />
che, comunque, per quanto<br />
gli consta, non possano<br />
essere confutati dall’esperienza”<br />
(Trib. Torino<br />
6.6.1991).<br />
Inoltre è possibile divulgare<br />
notizie appartenenti alla sfera<br />
privata di un uomo pubblico<br />
Non è configurabile l’esimente del diritto di critica, allorchè la<br />
critica non è lealmente riportata come tale, ma si fonda<br />
sulla sotterranea esposizione di una tesi non corrispondente<br />
al vero e comunque in nessun modo accreditabile sulla base<br />
<strong>dei</strong> dati di fatto acquisiti.<br />
Trib. Perugia, 30 settembre 1996, Scottoni e altro<br />
In tema di diffamazione a mezzo stampa, la valutazione circa<br />
il rispetto del limite di continenza nell’esercizio del diritto di critica<br />
non può prescindere dalla verifica di correlazione con i<br />
titoli, la grafica e, particolarmente, il contenuto espositivo,<br />
giacché la mera collocazione del riferimento può implicare un<br />
ulteriore significato, dotato del disvalore. (Fattispecie relativa<br />
ad annullamento per vizio di motivazione da parte della suprema<br />
Corte di sentenza nella quale il giudice di merito aveva ritenuto<br />
giustificata l’espressione “un vero boss” riferita all’assessore<br />
ai ll.pp. del Comune di Ardea sulla scorta del solo significato<br />
letterale del termine).<br />
Cass. pen., sez. V, 24 ottobre 1995, Fedele<br />
In materia di diffamazione a mezzo stampa, il diritto di critica<br />
va riconosciuto nei confronti di personaggi la cui voce ed<br />
immagine abbia vasta risonanza presso la collettività<br />
grazie ai mezzi di comunicazione, anche quando si manifesti<br />
in forma penetrante e talvolta impietosa. (Fattispecie relativa<br />
alla critica delle modalità di conduzione di un programma<br />
televisivo di sport, (“Novantesimo minuto”), con la quale il<br />
presentatore era stato indicato, tra l’altro, come “ottusamente<br />
aggrappato al gobbo, macchinetta che serve ad imbrogliare i<br />
telespettatori facendo loro credere che il conduttore non stia<br />
leggendo...”). In tema di diffamazione a mezzo stampa, affinché<br />
sia riconosciuta la scriminante di cui all’art. 51 c.p., non<br />
occorre che la critica sia formulata con riferimento a precisi<br />
dati fattuali, purchè il nucleo ed il profilo essenziale di essa<br />
emergano chiaramente dalla modalità della sua estrinsecazione.<br />
(Fattispecie riguardante la trasmissione televisiva “Novantesimo<br />
minuto”, nella quale il giudizio critico era espresso con<br />
una serie di aggettivi - quali lento, confuso, approssimato,<br />
zeppo di errori - tutti riferiti al programma).<br />
Cass. pen., sez. V, 9 ottobre 1995, Montanelli<br />
Lede la memoria di defunti (senza poter essere considerato<br />
legittimo esercizio del diritto di critica storica o di espressione<br />
artistica) la pubblicazione di un romanzo (dal titolo “Il bastardo di<br />
Mautana”) in cui, con modalità conclamatamente diffamatorie e<br />
senza alcuna fedeltà a fonti storiche, sono attribuite connotazioni<br />
molto negative a personaggi facilmente identificabili in persone<br />
realmente vissute, nonostante l’uso di nomi di fantasia (nella<br />
specie, la scrittrice è stata condannata alla pena di un milione di<br />
lire di multa, al risarcimento <strong>dei</strong> danni morali nella misura di lire<br />
20.000.000, nonché al pagamento di lire 10.000.000 a titolo di<br />
riparazione pecuniaria, ex art. 121. 8 febbraio 1948 n. 47, in favore<br />
di ciascuna delle due costituite parti civili).<br />
Trib. Piacenza, 16 maggio 1997, Grasso<br />
In materia di diffamazione a mezzo stampa, per stabilire se<br />
l’autore dello scritto abbia legittimamente o meno esercitato il<br />
diritto di critica di cui all’art. 21 cost., il giudice del merito deve<br />
compiere una valutazione basata congiuntamente: a) sull’interezza<br />
dello scritto (e non su singole parti di esso); b) sulla finalità<br />
della pubblicazione; c) sull’interesse pubblico alla notizia; d)<br />
sulle modalità espressive e sul tenore sintattico.<br />
Cass. civ., sez. III, 7 ottobre 1997, n. 9743, Casa<strong>dei</strong> c. Boschini<br />
La continenza sostanziale dell’esercizio del diritto di cronaca<br />
presuppone che i fatti narrati debbano corrispondere a verità,<br />
ORDINE 4 <strong>2000</strong><br />
“qualora tali comportamenti<br />
siano idonei a valere come<br />
indice di valutazione rispetto<br />
all’esercizio della funzione<br />
esplicata dal soggetto medesimo”,<br />
considerato che appare<br />
incontestabile che “la zona<br />
illuminabile attraverso la critica<br />
deve essere tanto più<br />
larga quanto è più alta la<br />
posizione pubblica della persona”<br />
(Cass. pen.<br />
23.1.1984).<br />
Parimenti la dimensione politica<br />
giustifica un minor rigore<br />
anche nella valutazione delle<br />
espressioni usate considerato<br />
che “la lotta politica rende<br />
adusi ad un linguaggio la cui<br />
scorrettezza incorrerebbe nel<br />
delitto di ingiuria o di diffamazione<br />
se una riconosciuta<br />
desensibilizzazione della sua<br />
potenzialità offensiva entrata<br />
nel costume non lo accreditasse<br />
come legittimo” (Cass.<br />
pen., 24.1.1992). Pur con<br />
questi limiti decisamente più<br />
ampi la critica non deve mai<br />
trasmodare in un attacco personale<br />
né deve avere intento<br />
denigratorio. Il che significa<br />
che l’asprezza, la vivacità<br />
della polemica e la veemenza<br />
delle espressioni possono<br />
giustificarsi tutte le volte in cui<br />
appaiano funzionali allo<br />
scopo della critica, intesa<br />
come strumento in grado di<br />
veicolare un’idea o accendere<br />
un dibattito politico.<br />
Tale difficoltà di bilanciamento<br />
e di individuazione del limite<br />
della continenza ha portato<br />
a sentenze contrastanti.<br />
Difatti, mentre è stata ritenuta<br />
un’aggressione ingiustificata<br />
alla reputazione di un personaggio<br />
politico il quale era<br />
stato definito “penoso infortunio<br />
del socialismo italiano”,<br />
personaggio noto “per la sua<br />
nullità politica” (Cass. pen.<br />
16.5.1975), in un altro caso<br />
sono state ritenute legittime<br />
espressioni quali: “un DC di<br />
razza nuova, spietato che<br />
non c’entra niente con la politica,<br />
un Khomeinista nella<br />
lotta per il potere”, che avrebbe<br />
“collaudato un modo di<br />
amministrare a metà strada<br />
tra il decisionismo e l’illegalità,<br />
come non si era mai visto<br />
finora nelle città peggio<br />
amministrate d’Italia” (Cass.<br />
pen. 2.10.1992).<br />
Critica giudiziaria<br />
Il diritto costituzionalmente<br />
garantito di libertà di critica<br />
ovviamente comprende anche<br />
il diritto di critica giudiziaria,<br />
ossia l’espressione di opinioni<br />
di dissenso e di condanna<br />
nei confronti dell’operato<br />
<strong>dei</strong> magistrati.<br />
(v. Trib. Roma, 22.11.1985)<br />
Tuttavia pur essendo incontestato<br />
che anche gli appartenenti<br />
al sistema giudiziario<br />
possano essere censurati<br />
per la loro condotta, sull’argomento<br />
la giurisprudenza<br />
ha adottato un atteggiamento<br />
molto meno liberale rispetto<br />
a quello assunto nel campo<br />
della critica politica. Si è difatti<br />
affermato che “valutandosi<br />
un provvedimento giudiziario<br />
può dimostrarsi, e non soltanto<br />
affermarsi, che il magistrato<br />
abbia ignorato fonti di<br />
prova, norme giuridiche,<br />
regole ermeneutiche (...) non<br />
si cade nell’illecito se il giudizio<br />
si presenta come necessaria<br />
conclusione di una rigorosa<br />
analisi <strong>dei</strong> fatti veri”.<br />
(Cass. pen., 24.11.1994)<br />
Un trattamento meno rigoroso<br />
viene riservato in ordine<br />
alla valutazione della sussistenza<br />
di un effettivo interesse<br />
sociale ritenendosi che<br />
nulla di ciò che un “magistrato<br />
fa o dice anche in sede privata<br />
può dirsi indifferente alla<br />
pubblica opinione, quando le<br />
cose dette o fatte siano idonee<br />
a valere come indice di<br />
valutazione rispetto all’esercizio<br />
delle sue funzioni”<br />
(Cass. pen., 23.4.1986).<br />
Quanto infine alla continenza<br />
del linguaggio sono state<br />
considerate scorrette espressioni<br />
atte ad attribuire ad un<br />
magistrato qualità narcisistiche<br />
ed esibizionistiche: ad<br />
esempio, è stato ritenuto diffamatorio<br />
un articolo dedicato<br />
al giudice Casson nel<br />
quale lo stesso veniva definito<br />
come un procuratore che<br />
“si dedica anima e corpo<br />
all’archeologia politico-giudiziaria<br />
riuscendo a vivere in<br />
pace con un arretrato di processi<br />
che schiaccia l’utente”.<br />
(Trib. Monza 25.3.1994)<br />
Critica scientifica ed artistica<br />
Il settore della critica scientifica<br />
ed artistica è quello in cui<br />
è apparso più difficile adattare<br />
i limiti elaborati per il diritto<br />
di cronaca specie con riguardo<br />
al requisito della verità del<br />
giudizio critico, il quale -<br />
basandosi da un confronto<br />
tra due teorie scientifiche a<br />
loro volta espressioni di valutazioni<br />
prettamente tecniche<br />
o, con riguardo alla critica<br />
artistica, risolvendosi in una<br />
valutazione operata sulla<br />
base di parametri storico culturali<br />
del soggetto - ben difficilmente<br />
può essere definito<br />
vero o falso.<br />
E, difatti, la Cassazione ha<br />
ritenuto incompatibile il crite-<br />
intesa come riflesso soggettivo della circostanza che non ci<br />
sia stata narrazione di fatti immaginari; la continenza formale<br />
presuppone, invece, che la narrazione di fatti debba avvenire<br />
misuratamente, ossia debba essere contenuta in spazi strettamente<br />
necessari all’esposizione; nell’ipotesi, poi, che la narrazione<br />
di fatti determinati sia esposta insieme alle opinioni di<br />
chi la compie, in modo da costituire al tempo stesso esercizio<br />
di cronaca e di critica, la valutazione della continenza sostanziale<br />
e formale non può essere condotta attraverso i soli criteri<br />
summenzionati, ma si attenua, per lasciare spazio all’interpretazione<br />
soggettiva <strong>dei</strong> fatti narrati e per svolgere le censure<br />
che si vogliono esprimere.<br />
Dal principio secondo il quale il diritto di critica non può<br />
essere esercitato se non entro i limiti fissati dalla logica<br />
concettuale e dall’ordinamento positivo, non può desumersi<br />
che la critica sia sempre vietata quando può offendere la<br />
reputazione individuale, dovendosi, invece, ricercare un bilanciamento<br />
dell’interesse individuale alla reputazione con l’interesse<br />
che non siano introdotte limitazioni alla formazione del<br />
pensiero costituzionalmente garantita; bilanciamento da individuarsi<br />
nel fatto che la critica, diversamente dalla cronaca,<br />
soggiace al limite dell’interesse pubblico o sociale ad essa<br />
attribuibile, quando si rivolge a soggetti che tengono comportamenti<br />
o svolgono attività che richiamano su di essi l’attenzione<br />
dell’opinione pubblica.<br />
La continenza sostanziale dell’esercizio del diritto di cronaca<br />
presuppone che i fatti narrati debbano corrispondere a verità,<br />
intesa come riflesso soggettivo della circostanza che non ci<br />
sia stata narrazione di fatti immaginari; la continenza formale<br />
presuppone, invece, che la narrazione <strong>dei</strong> fatti debba avvenire<br />
misuratamente, ossia debba essere contenuta in spazi strettamente<br />
necessari all’esposizione. Nell’ipotesi, poi, che la narrazione<br />
di fatti determinati sia esposta insieme alle opinioni di<br />
chi la compie, in modo da costituire al tempo stesso esercizio<br />
di cronaca e di critica, la valutazione della continenza sostanziale<br />
e formale non può essere condotta attraverso i soli criteri<br />
summenzionati, ma si attenua, per lasciare spazio all’interpretazione<br />
soggettiva <strong>dei</strong> fatti narrati e per svolgere le censure<br />
che si vogliono esprimere.<br />
Cass. civ., sez. III, 22 gennaio 1996, n. 465, Ortolani c. Soc.<br />
Sperling e Kupfer ed. e altro<br />
La rievocazione televisiva dopo oltre vent’anni di un fatto di<br />
cronaca giudiziaria per sottoporlo alla riflessione critica del<br />
pubblico costituisce esercizio legittimo della libertà di manifestazione<br />
del pensiero, del diritto di critica e dello “jus narrandi”.<br />
Trib. Roma, 20 novembre 1996, Vulcano e altro c. Rai-Tv e altro<br />
In tema di diffamazione a mezzo stampa, quando il comportamento<br />
di una persona, essendo contrassegnato da ambiguità,<br />
sia suscettibile di più interpretazioni, tutte connotate in negativo<br />
sotto il profilo etico-sociale e giuridico, è scriminato dall’esercizio<br />
del diritto di cronaca e di critica il giornalista che, operando<br />
la ricostruzione di una determinata vicenda sulla scorta <strong>dei</strong> dati<br />
in suo possesso e di quelli contenuti in un provvedimento giudiziario,<br />
riconduce il comportamento ad una causale considerata<br />
dalla interessata più infamante di quella, ugualmente riprovevole<br />
e penalmente illecita, prospettata nello stesso provvedimento<br />
giudiziario. (Fattispecie relativa ad un articolo di stampa, in<br />
cui un brigadiere <strong>dei</strong> carabinieri era stato definito “in mano alla<br />
piovra campana”, per aver discreditato <strong>dei</strong> testi che collaboravano<br />
con l’autorità giudiziaria inquirente in un omicidio di<br />
camorra e per avere consegnato un memoriale contenente<br />
rivelazioni non solo al giudice istruttore, ma anche ai difensori<br />
degli imputati. La suprema Corte ha ritenuto che correttamente<br />
la corte d’appello aveva affermato l’esistenza della scriminante,<br />
rio della verità con la critica<br />
scientifica evidenziando<br />
come “il giudice non possa<br />
farsi carico di accertare la<br />
validità scientifica o meno di<br />
una certa terapia chirurgica,<br />
trattandosi di valutazioni tecniche<br />
sottratte per loro natura<br />
ad un giudizio di verità oggettiva”<br />
(Cass. 26.9.1976). Tanto<br />
premesso vediamo che condizione<br />
essenziale per la<br />
liceità della critica artistica e<br />
scientifica è che essa rimanga<br />
nei limiti del valore tecnico<br />
e non degradi in un attacco<br />
personale. In altre parole il<br />
critico d’arte deve limitarsi a<br />
valutare negativamente un’opera<br />
ed il suo autore, astenendosi<br />
però da ogni valutazione<br />
negativa sull’autore<br />
stesso in quanto uomo.<br />
(Gip Trib. Roma 23.9.1991)<br />
Critica storica<br />
La critica storica consiste in<br />
un’indagine penetrante sugli<br />
avvenimenti e sui fatti, ciò<br />
comporta che “in tema di<br />
ricerca storica o storiografica<br />
la prova della verità, come<br />
causa di giustificazione, deve<br />
essere ancora più rigorosa e<br />
più rigoroso deve essere il<br />
controllo delle fonti di prova,<br />
non potendosi fare storia con<br />
dubbi ed insinuazioni”.<br />
(Cass. pen., 27.1.1989)<br />
In questo ambito è dunque<br />
necessario provare la verità<br />
di tutte quelle circostanze<br />
che l’autore accredita quali<br />
fatti oggettivi e che vengono<br />
poi posti a fondamento delle<br />
valutazioni soggettive elaborate<br />
dall’autore. Tuttavia, data<br />
l’impossibilità di ricostruire<br />
una verità storica nella sua<br />
assoluta obiettività, ad avviso<br />
della giurisprudenza, l’indagi-<br />
ne storica per essere tale<br />
deve garantire la scientificità<br />
del metodo d’indagine e,<br />
quindi, della serietà della<br />
ricerca svolta che si realizza<br />
nella completezza del materiale<br />
raccolto, nel pluralismo<br />
delle fonti esaminate, nella<br />
cautela che impone allo storico<br />
di avvisare il lettore del<br />
grado di credibilità ed autorevolezza<br />
delle fonti esaminate<br />
e di sottolineare, se necessario,<br />
la non definitività <strong>dei</strong> risultati<br />
ai quali è la ricerca è pervenuta.<br />
(Trib. Torino 8.1.1980)<br />
Per quanto riguarda l’interesse<br />
pubblico che i fatti esaminati<br />
dallo storico devono rivestire,<br />
alla ricerca storica è<br />
riconosciuto un campo di<br />
indagine più ampio rispetto<br />
alla cronaca. Viene difatti<br />
pacificamente ammesso che<br />
per la formazione del giudizio<br />
dello storico è necessario<br />
anche la conoscenza di quei<br />
fatti che possono apparire<br />
insignificanti per l’opinione<br />
pubblica ma che, invece,<br />
possono rivestire un significato<br />
di pubblico interesse nel<br />
momento in cui vengono rivisti<br />
dal ricercatore storico.<br />
Viene inoltre ammesso che<br />
la ricostruzione storica possa<br />
spaziare sino a ricomprendere<br />
anche fatti privati <strong>dei</strong> personaggi<br />
di rilievo storico o<br />
vicende private di persone in<br />
qualche modo coinvolte in<br />
episodi storici (Pret. Roma<br />
25.5.1995). Infine, la critica<br />
storica pur non potendo esorbitare<br />
il limite della doverosa<br />
continenza può comunque<br />
essere pesantemente negativa<br />
e/o concretarsi in una<br />
espressione di dissenso vivace<br />
e tagliente.<br />
benché nell’ordinanza di rinvio a giudizio la condotta del querelante<br />
fosse attribuita non a collusione o a collateralità con le<br />
cosche camorristiche, come implicitamente significato dal giornalista,<br />
ma all’intento di screditare per ritorsione i propri superiori,<br />
che lo avevano denunciato per concussione).<br />
Cass. pen., sez. V, 16 febbraio 1995, n. 4000, Melati<br />
Costituisce esercizio del diritto di cronaca e di critica la pubblicazione<br />
di un libro contenente notizie e informazioni, diffuse<br />
negli ambienti interessati, su un imprenditore avente una posizione<br />
pubblica di grandissimo rilievo in campo economico e<br />
sociale, acquisite con una seria ricerca (su articoli di giornali,<br />
relazioni e atti di una commissione parlamentare di inchiesta,<br />
rapporti di polizia giudiziaria, atti societari depositati presso<br />
uffici pubblici, sentenze e altri atti pubblici), esposte in termini<br />
formalmente e sostanzialmente corretti (nella specie, è stato<br />
negato carattere diffamatorio a gran parte delle notizie, informazioni<br />
e valutazioni contenute nel libro “Berlusconi - Inchiesta<br />
sul signor Tv” di Giovanni Ruggeri e Mario Domenico Saulle<br />
detto Mario Guarino).<br />
Trib. Roma, 2 maggio 1995, Berlusconi c. Ruggeri e altro<br />
Va assolto dal delitto di diffamazione con la formula perché il<br />
fatto non costituisce reato, l’autore di una lettera, pubblicata in<br />
un quotidiano, nel corpo della quale si stigmatizzava il comportamento<br />
tenuto dagli amministratori di una società cooperativa<br />
di costruzioni nei confronti di un malcapitato gruppo di aspiranti<br />
acquirenti, essendo l’operato dell’estensore dello scritto<br />
riconducibile al legittimo esercizio del diritto di critica e, quindi,<br />
scriminato in quanto legittima manifestazione di pensiero esercitata<br />
nel rispetto di ben noti canoni della verità, dell’interesse<br />
sociale e della continenza.<br />
Trib.Venezia, 2 novembre 1994, Latini e altro, Foro It., 1996, II, 81<br />
La valenza diffamatoria di una espressione ha carattere relativo,<br />
essendo l’onore e la reputazione stessi valori relativi,<br />
influenzabili dall’appartenenza del soggetto passivo ad un<br />
determinato gruppo sociale, culturale o professionale. Un<br />
attentato alla sfera della reputazione soggettiva, effettuato con<br />
uno scritto giornalistico, per essere scriminato dalla ricorrenza<br />
del diritto di cronaca o critica deve presentare i caratteri dell’interesse<br />
sociale alla conoscenza della notizia, della verità <strong>dei</strong><br />
fatti e della continenza formale in sede espositiva, intesa alla<br />
stregua di correttezza del linguaggio. Travalica i limiti della<br />
continenza formale, con la conseguente inapplicabilità della<br />
scriminante in oggetto, l’attribuzione, in un articolo giornalistico,<br />
della patente di pavidità alla persona di un magistrato impegnato<br />
in processi di lotta alla mafia, tramite l’accostamento alla<br />
figura manzoniana di Don Abbondio, avendo un significato<br />
offensivo, lesivo della considerazione che un giudice deve<br />
avere nell’ambiente professionale e nel corpo sociale, che va<br />
oltre il diritto di critica, particolarmente esercitabile nell’ambito<br />
giudiziario con la manifestazione di fisiologico dissenso rispetto<br />
a determinazioni discrezionali <strong>dei</strong> magistrati, senza degenerare<br />
nel mero insulto di cui possa cogliersi solo l’aspetto<br />
dispregiativo. È peraltro configurabile l’applicabilità delle attenuanti<br />
<strong>dei</strong> motivi di particolare valore sociale o morale nel caso<br />
in cui l’espressione anzidetta sia stata dettata da ribellione<br />
morale di fronte alle disfunzioni giudiziarie ed alla volontà di<br />
fornire un contributo alla lotta alla criminalità organizzata attraverso<br />
la sensibilizzazione dell’opinione pubblica e degli stessi<br />
organi giudiziari competenti.<br />
Trib. Milano, 17 dicembre 1995, Cavallaro<br />
Non è lesivo della reputazione del responsabile della gestione<br />
di un’associazione non riconosciuta il contenuto di un articolo<br />
23 (31)
LEGGE & CRONISTI<br />
di stampa nel quale si dia l’informazione (sostanzialmente<br />
esatta e pertinente ad un confronto elettorale) che l’associazione<br />
aveva speso - nella gestione appena conclusa - delle<br />
cifre delle quali non era stata data una spiegazione soddisfacente<br />
senza peraltro alludere direttamente o indirettamente a<br />
spese illecite. Non è lesivo della reputazione del responsabile<br />
della gestione di un’associazione non riconosciuta accusare di<br />
scarsa “pulizia” una gestione contabile di scarsa trasparenza<br />
(ancorché tale scarsa trasparenza possa poi lasciare oggettivamente<br />
spazio alla supposizione di una gestione irregolare<br />
del denaro comune), in quanto nel linguaggio corrente pulizia<br />
e trasparenza denotano valori imparentati e la critica, per<br />
quanto aspra, non può nella specie ritenersi pretestuosa e<br />
travalicante i limiti <strong>dei</strong> confronti delle posizioni, anche tenuto<br />
conto della circostanza che il controllo dell’utilizzazione del<br />
denaro comune è strettamente pertinente ad una campagna<br />
elettorale (che era nei fatti in corso). Anche nelle associazioni<br />
non riconosciute il bilancio deve essere “trasparente”; e trasparente<br />
non è una voce del conto economico (nella specie “materiale<br />
di pulizia e varie”) nella quale siano comprese spese<br />
estremamente eterogenee, indipendentemente dal fatto che i<br />
sindaci non abbiano mosso rilievi al riguardo, dal fatto che le<br />
pezze giustificative siano accessibili agli interessati ed infine<br />
dal fatto che in assemblea gli associati (cui erano state date<br />
spiegazioni insufficienti ed imbarazzate) non abbiano insistito<br />
nella richiesta di chiarimenti.<br />
App. Milano, 30 dicembre 1994, Santerini c. D’Adda e altro<br />
Lede la reputazione di un magistrato (senza poter essere<br />
considerato legittimo esercizio del diritto di cronaca e critica, in<br />
quanto eccede il limite della continenza) l’articolo, pubblicato<br />
su un quotidiano nazionale, con cui se ne accosti la figura al<br />
personaggio manzoniano di Don Abbondio, così tacciandolo<br />
di pavidità (nella specie, il giornalista autore dell’articolo è stato<br />
condannato alla pena di lire 750.000 di multa, al risarcimento<br />
<strong>dei</strong> danni morali nella misura di lire 100.000.000, nonché al<br />
pagamento di lire 10.000.000 a titolo di riparazione pecuniaria<br />
ex art. 12 l. 8 febbraio 1948 n. 47).<br />
Trib. Milano, 24 novembre 1995, Cavallaro<br />
In tema di diffamazione a mezzo stampa, il diritto di cronaca e<br />
di critica, come anche maggiormente, quello di ricerca storica o<br />
sociale riceve tutela penale anche sotto il profilo putativo, qualora<br />
l’agente abbia ritenuto per errore involontario che i fatti narrati<br />
siano veri e abbia dato la prova delle circostanze e <strong>dei</strong> fatti<br />
che giustificano il proprio errore. (Nella fattispecie è stato ritenuto<br />
insussistente l’elemento psicologico del reato di diffamazioni<br />
per la configurabilità dell’esimente putativa ex art. 51 in relazione<br />
al libro-inchiesta sulla mafia, gli uomini del disonore).<br />
Trib. Trento, 15 ottobre 1993, Arlacchi<br />
Il diritto di critica si differenzia da quello di cronaca in quanto<br />
non si concreta nella narrazione di fatti, ma nell’espressione di<br />
un giudizio o di un’opinione che, come tale, non può essere<br />
rigorosamente obiettiva. Ove il giudice pervenga, attraverso<br />
l’esame globale del contesto espositivo, a qualificare quest’ultimo<br />
come prevalentemente valutativo, anziché informativo, i<br />
limiti dell’esimente sono quelli costituiti dalla rilevanza sociale<br />
dell’argomento e dalla correttezza di espressione. (Fattispecie<br />
nella quale la S.C. ha ritenuto la sussistenza della esimente a<br />
favore del comandante <strong>dei</strong> vigili urbani di un comune che in<br />
una lettera pubblicata su un quotidiano, intervenendo nella<br />
controversia politico-sindacale tra la giunta e la polizia municipale,<br />
aveva manifestato l’opinione che la paventata, più stretta<br />
dipendenza <strong>dei</strong> vigili dall’amministrazione, si risolvesse in una<br />
politicizzazione del corpo, determinata dall’esigenza di frenare<br />
lo zelo da loro dimostrato nel reprimere “illeciti più o meno<br />
gravi”).<br />
Cass. pen., sez. V, 24 novembre 1993, Paesini<br />
I requisiti essenziali affinché l’attività giornalistica, quando<br />
diffonda notizie lesive dell’altrui onore e reputazione, possa<br />
ricondursi all’esercizio del diritto di cronaca e di critica previsto<br />
e tutelato dall’art. 21 cost. che, a norma dell’art. 51 c.p. esclude<br />
l’antigiuridicità del fatto, consistono nella verità oggettiva o<br />
anche soltanto putativa <strong>dei</strong> fatti riferiti, nella loro rilevanza<br />
sociale e nell’obbiettività, serenità e correttezza dell’informazione.<br />
Pertanto, quando una notizia viene caricata di un effettivo<br />
valore negativo, perché connotata dagli articolisti da aggettivazioni<br />
spregiative e drammatizzanti, che indipendentemente<br />
da ogni valutazione sulla loro corrispondenza alla realtà,<br />
depongono per un deteriore spessore morale <strong>dei</strong> magistrati,<br />
l’efficacia dell’aggressione portata alla reputazione di un magistrato<br />
su un giornale di larga diffusione è fuori discussione.<br />
Trib. Napoli, 8 <strong>aprile</strong> 1995, Cariello c. Soc. Edime e altro<br />
Ciò che rileva è accertare se la critica sia o meno trasmodata<br />
in un attacco personale volto a colpire la sfera privata dell’offeso<br />
senza alcuna finalità di pubblico interesse, ovvero se le<br />
espressioni usate abbiano una tale carica lesiva dell’altrui<br />
dignità da non poter essere scriminate.<br />
“Lottizzato” e “portaborse” sono termini cui da anni si ricorre<br />
ormai comunemente nel linguaggio critico giornalistico per<br />
designare due momenti dello stesso fenomeno di schieramento,<br />
di inserimento in una struttura in ragione di un’appartenenza<br />
ad un’area politica, di adesione talora incondizionata agli<br />
orientamenti di un partito o di un leader. È da escludere che<br />
tali espressioni trasmodino nella contumelia, ovvero che siano<br />
comunque pregne di una carica lesiva non attenuata dalla<br />
diffusa desensibilizzazione in ordine alla portata offensiva di<br />
determinate parole quando siano usate nell’ambito della critica<br />
politica.<br />
Trib. Roma, 24 marzo 1995, Scalfari e altro<br />
È configurabile il reato di diffamazione a mezzo stampa, allorchè<br />
si ponga in essere un comportamento che trascenda i limi-<br />
L’esercizio del diritto<br />
di critica giornalistica<br />
ti della scriminante dell’esercizio del diritto di critica politica,<br />
consistendo questo, piuttosto, in un gratuito attacco personale,<br />
espressione di semplice malanimo e disprezzo per la persona<br />
oggetto della critica. Un siffatto comportamento non trova tutela<br />
alcuna nell’ordinamento, essendo privo di ogni possibile<br />
giustificazione.<br />
Trib. Perugia, 28 marzo 1995, Modena c. Granocchia<br />
L’attribuzione a taluno di un fatto costituente reato, ove non trovi<br />
supporto in elementi certi di riscontro dedotti dall’imputato, o<br />
non sia comunque fondata su notizie apprese da fonte informativa<br />
qualificata e sottoposte col massimo scrupolo a tutti gli<br />
accertamenti possibili, non configura esercizio del diritto di critica<br />
o di cronaca, nemmeno sotto il profilo della putatività.<br />
Trib. Roma, 11 dicembre 1993, Scalfari e altro<br />
In tema di diffamazione a mezzo stampa i limiti scriminanti del<br />
diritto di critica e del diritto di cronaca non sono coincidenti,<br />
ma diversi, essendo i primi più ampi <strong>dei</strong> secondi, per cui,<br />
quando uno scritto contiene notizie e opinioni, fatti e critiche, sì<br />
da costituire esercizio, ad un tempo, di entrambi i diritti, i corrispondenti<br />
(e diversi) limiti scriminanti dell’uno e dell’altro vanno<br />
individuati in relazione a ciascun contenuto espressivo, salvo<br />
che non si ritenga, in fatto, che lo scritto, valutato nel suo<br />
complesso, sia prevalentemente e significativamente esercizio<br />
o del diritto di critica o di quello di cronaca, nel qual caso è da<br />
accordare esclusivo rilievo all’una o all’altra causa di giustificazione.<br />
Cass. pen., sez. V, 16 <strong>aprile</strong> 1993, Barile<br />
Il diritto di cronaca sancito dall’art. 21 Cost. consente, nel corso<br />
delle competizioni politiche o sindacali, toni aspri e di disapprovazione,<br />
a condizione che la critica non trasmodi in attacco<br />
personale portato direttamente alla sfera privata dell’offeso e<br />
non sconfini nella contumelia e nella lesione della reputazione<br />
dell’avversario. (Nella specie la suprema Corte ha ritenuto scriminante<br />
le aspre critiche dirette contro un candidato avversario<br />
durante la campagna elettorale per il rinnovo del consiglio<br />
comunale, definito “di razza nuova, spietato con la politica, un<br />
khomeinista nella lotta per il potere” uno che “avrebbe collaudato<br />
un modo di amministrare a metà strada tra il decisionismo<br />
e l’illegalità, come non si era mai visto finora nelle città<br />
peggio amministrate d’Italia” e che “avrebbe fatto da cerniera<br />
tra l’amministrazione e i vari gruppi immobiliari finanziari, che<br />
nel frattempo sarebbero diventati i veri padroni di Roma”).<br />
Cass. pen., sez. V, 2 ottobre 1992, Valentini<br />
In tema di diffamazione a mezzo stampa, la legittimità del diritto<br />
di cronaca e critica politica va desunto da quello di informazione<br />
pluralistica e di libera espressione della propria opinione.<br />
Il diritto di critica si differenzia da quello di cronaca, perché<br />
a differenza di quest’ultimo non si concreta nella narrazione di<br />
fatti, bensì si esprime in un giudizio o più genericamente nella<br />
manifestazione di un’opinione che sarebbe contraddittorio<br />
pretendere rigorosamente obiettiva: quanto più è elevata la<br />
posizione o l’attività pubblica di un soggetto, tanto più deve<br />
essere ampia la latitudine della critica.<br />
La menomazione della “identità politica” di un soggetto è da<br />
escludere quando la critica sia rispettosa <strong>dei</strong> limiti dell’interesse<br />
sociale della notizia, della verità <strong>dei</strong> fatti e della continenza.<br />
Cass. pen., sez. V, 16 <strong>aprile</strong> 1993, Barile<br />
È consentito, nell’ambito delle contese di natura politica o<br />
sindacale, esprimersi con toni o modi di disapprovazione e<br />
riprovazione, anche molto aspri, purchè la critica non si risolva<br />
in un attacco personale, vale a dire portato direttamente alla<br />
sfera privata dell’offeso, o in una contumelia lesiva dell’onorabilità<br />
dell’avversario come singola persona.<br />
Trib. Massa, 30 giugno 1994, Bertozzi e altro<br />
Ai fini della configurabilità dell’esimente di cui all’art. 51 c.p. per<br />
il reato di diffamazione a mezzo stampa, il diritto di cronaca (e<br />
di critica), come ogni diritto, si definisce per mezzo <strong>dei</strong> suoi<br />
stessi limiti, che consentono di precisarne il contenuto e di<br />
determinarne l’ambito di esercizio. Tali limiti, secondo il costante<br />
insegnamento di questa Corte, sono costituiti: 1) dalla verità<br />
del fatto narrato; 2) dalla loro pertinenza, ossia dall’oggettivo<br />
interesse che essi fatti rivestono per l’opinione pubblica; 3)<br />
dalla correttezza con cui gli stessi vengono riferiti (cosiddetta<br />
continenza); essendo estranei all’interesse sociale che giustifica<br />
la discriminazione in parola ogni inutile eccesso e ogni<br />
aggressione dell’interesse morale della persona. In ordine al<br />
primo requisito va osservato che, prescindendo da ogni<br />
controversa opinione filosofica sull’argomento, per “verità”, ai<br />
fini che qui interessano, deve intendersi la sostanziale corrispondenza<br />
(adaequatio) tra fatti come sono accaduti (res<br />
gestae) e i fatti come sono narrati (historia rerum gestarum).<br />
Solo la verità come correlazione rigorosa tra il fatto e la notizia<br />
soddisfa alle esigenze della informazione e riporta l’azione nel<br />
campo dell’operatività dell’art. 51 c.p., rendendo non punibile<br />
(nel concorso <strong>dei</strong> requisiti della pertinenza e della continenza)<br />
eventuale lesione della reputazione altrui. Il principio della<br />
verità, quale presupposto dell’esistenza stessa del diritto di<br />
cronaca, oltrechè del suo legittimo esercizio, comporta, come<br />
suo inevitabile corollario, l’obbligo del giornalista, non solo di<br />
controllare l’attendibilità della fonte, ma altresì di accertare le<br />
verità della notizia, talché solo se tale obbligo sia stato scrupolosamente<br />
adempiuto, l’esimente dell’art. 51 c.p. potrà essere<br />
utilmente invocata.<br />
L’esercizio del diritto di critica giustifica l’espressione di opinioni<br />
che, in quanto tali, non è richiesto che siano rigorosamente<br />
obiettive, sempre che non si risolvano in un’aggressione all’interesse<br />
morale della persona. In tale situazione, infatti, non<br />
sarebbe configurabile l’interesse sociale alla notizia, costituente<br />
uno degli elementi integranti l’esimente.<br />
Cass. pen., sez. V, 7 <strong>aprile</strong> 1992, Melchiorre<br />
Per saperne di più<br />
BRESCIANI E., Opinioni<br />
espresse in ambito politico,<br />
lesione della reputazione e<br />
diritto di critica (nota a sent.<br />
Trib. Roma 26 marzo 1997,<br />
Selva c. De Mita e altro),<br />
Nuova Giur. Civ., 1998, I, 268<br />
CALIGIURI S., Verità <strong>dei</strong> fatti<br />
e le lotte politiche: la libertà di<br />
critica riconosciuta ai parlamentari<br />
è più ampia di quella<br />
che spetta agli altri cittadini?<br />
Nel caso in cui passi di un volume dedicato al tema della mafia<br />
(contenente, tra l’altro, la completa testimonianza di un ex<br />
aderente a “cosa nostra”) ledano profondamente l’onore e la<br />
reputazione di una persona, nella valutazione dell’esercizio<br />
del diritto di cronaca e di critica e nel conseguente bilanciamento<br />
tra i due beni costituzionalmente protetti del diritto alla<br />
libertà di manifestazione del pensiero e quello alla dignità<br />
personale, nell’attuale momento storico in cui la lotta a quel<br />
cancro sociale che è la mafia è basilare per la stessa difesa<br />
delle strutture democratiche, deve prevalere la libertà di parola;<br />
a tal fine è sufficiente che l’agente ritenga per errore involontario<br />
che i fatti narrati siano veri per configurarsi a suo favore<br />
una causa di esclusione della punibilità venendo a mancare<br />
del tutto l’elemento psicologico necessario per concretare l’esistenza<br />
del reato di diffamazione.<br />
Trib. Trento, 26 ottobre 1993, Arlacchi<br />
Il diritto alla “identità personale”, cioè il diritto di ciascuno di<br />
“essere se stesso” e di essere quindi tutelato dall’attribuzione<br />
di connotazioni estranee alla propria personalità, suscettibili di<br />
determinare la trasfigurazione o il travisamento di quest’ultima,<br />
non può implicare la pretesa di una costante corrispondenza<br />
tra la narrazione di fatti riferiti ad una determinata persona e<br />
l’idea che la medesima ha del proprio io, giacché, altrimenti,<br />
verrebbe automaticamente preclusa ogni possibilità di esercizio<br />
del legittimo diritto di critica.<br />
Cass. pen., sez. V, 16 <strong>aprile</strong> 1993, Barile, Mass. Pen. Cass.,<br />
1993, fasc. 9, 101<br />
Non trova applicazione la scriminante dell’esercizio del diritto<br />
di critica nel caso in cui oggetto della pubblicazione siano fatti<br />
non veritieri; inoltre, l’attribuzione di qualità narcisistiche ed<br />
esibizionistiche ad un magistrato, lungi dal rappresentare legittimo<br />
esercizio del diritto di critica, costituisce violazione delle<br />
più elementari regole di correttezza professionale posto che,<br />
inserita nell’economia complessiva dell’articolo, diventa lo strumento<br />
utilizzato per una lettura in chiave negativa anche dal<br />
punto di vista morale e non solo professionale della personalità<br />
del magistrato descritto (nella specie, il tribunale ha ritenuto<br />
che l’inserimento del solo nome di Felice Casson all’interno<br />
di un articolo impostato fin dalla sua apertura con un taglio<br />
gravemente denigratorio nei confronti dell’attività della magistratura<br />
in genere, induce maliziosamente ad un immediato<br />
collegamento tra la persona del giudice Casson e le notizie<br />
negative riportate nel testo, e che le espressioni utilizzate<br />
dall’articolista non potessero essere valutate come esercizio<br />
di una critica corretta e civile).<br />
Trib. Monza, 25 marzo 1994, Montanelli e altro<br />
L’uso di un linguaggio astrattamente insultante non lede il diritto<br />
alla reputazione se funzionalmente connesso con il giudizio<br />
critico manifestato, riconducibile al legittimo esercizio del diritto<br />
di critica politica.<br />
Trib. Roma, 10 febbraio 1993, De Marzio c. Fini e altro<br />
Nella ricostruzione cinematografica di un fatto di cronaca<br />
recente (nella specie: il film “Giovanni Falcone”), il pur legittimo<br />
esercizio del diritto di critica non consente all’autore dell’opera<br />
di rappresentare come realmente avvenuti episodi della vita<br />
quotidiana <strong>dei</strong> soggetti rappresentati che si rivelino lesivi <strong>dei</strong><br />
diritti della personalità di questi ultimi, stante l’impossibilità di<br />
provarne l’effettiva verificazione storica; di conseguenza, va<br />
rigettato il reclamo proposto avverso un provvedimento cautelare<br />
volto ad eliminare le scene di un’opera cinematografica<br />
aventi carattere denigratorio per il richiedente.<br />
Trib. Roma, 2 febbraio 1994, Ferrara e altro c. Geraci,<br />
Eccede i limiti del diritto di critica e di satira ed integra un illecito<br />
lesivo dell’altrui reputazione dileggiare le persone facendo riferimento<br />
alle loro non fortunate condizioni fisiche o ad eventuali<br />
carenze culturali (nel caso di specie l’offeso era stato qualificato<br />
“nano” e “uno che non ha proprio il senso di quello che dice,<br />
dell’italiano, della grammatica, di niente, è uno che apre bocca<br />
ed escono fiumi di cose che Kafka si suiciderebbe sentendole”).<br />
Trib. Roma, 5 <strong>aprile</strong> 1994, D’Ecclesia c. Magalli e altro<br />
Nell’esercizio della funzione informativa, che può essere critica<br />
oltre che notiziale, è necessario manifestare il proprio<br />
pensiero in termini sostanzialmente e formalmente corretti e<br />
adeguati al compito professionale.<br />
È lesivo della dignità professionale, alla cui tutela è chiamato<br />
l’ordine, e costituisce un abuso del magistero professionale,<br />
l’uso da parte del giornalista di espressioni inutili ed ininfluenti<br />
ai fini della manifestazione sia sostanziale che critica del<br />
proprio pensiero, espressioni che, rimarcando alcuni particolari<br />
tratti fisionomici degli appartenenti ad una determinata razza,<br />
fuoriescono dalla correttezza del linguaggio giornalistico e si<br />
presentano come disdicevoli, tanto da suscitare il risentimento<br />
della comunità di appartenenza delle persone oggetto<br />
dell’informazione.<br />
Cons. Naz. <strong>Giornalisti</strong>, 6 dicembre 1990, Panerai<br />
In tema di diffamazione a mezzo stampa il diritto di critica si<br />
differenzia da quello di cronaca essenzialmente in quanto il<br />
primo non si concretizza, come l’altro, nella narrazione di fatti,<br />
bensì nella espressione di un giudizio o, più genericamente, di<br />
un’opinione che, come tale, non può pretendersi rigorosamente<br />
obiettiva, posto che la critica, per sua natura, non può che<br />
essere fondata su una interpretazione, necessariamente<br />
soggettiva, di fatti e comportamenti; ne consegue che l’esercizio<br />
di un tale diritto non può trovare altro limite che non sia<br />
quello dell’interesse pubblico e sociale della critica stessa, in<br />
relazione all’idoneità delle persone e <strong>dei</strong> comportamenti criticati<br />
a richiamare su di sé una comprensibile e oggettivamente<br />
apprezzabile attenzione dell’opinione pubblica.<br />
Cass. pen., sez. V, 16 <strong>aprile</strong> 1993, Barile<br />
24 (32) ORDINE 4 <strong>2000</strong>
(nota a sent. Trib. Roma 19<br />
<strong>aprile</strong> 1997, Selva c. De Mita<br />
e altro). Giur. di Merito, 1998,<br />
24<br />
TESAURO A., Diffamazione<br />
a mezzo di intervista giornalistica<br />
e diritto di critica (nota a<br />
Il diritto costituzionalmente garantito di critica politica prevale<br />
sul diritto del querelante alla reputazione, quando quest’ultimo<br />
sia un uomo politico pubblico e le espressioni usate non sconfinino<br />
nella contumelia; il criterio di valutazione, in simili circostanze,<br />
deve essere diverso; l’attacco all’uomo politico, infatti,<br />
da parte di un giornale politicamente impegnato, può essere<br />
portato con argomenti e con termini che potrebbero essere<br />
ritenuti lesivi della reputazione di un comune cittadino, tanto<br />
più che nella lotta politica, specie in concomitanza delle<br />
competizioni elettorali, si è determinata una certa desensibilizzazione<br />
del significato offensivo di talune parole.<br />
Cass. pen., sez. V, 2 ottobre 1992, Valentini<br />
Integra gli estremi dell’esercizio legittimo del diritto di critica<br />
politica, tutelato ex art. 21 cost., il riportare, in un discorso “a<br />
braccio”, fatti corrispondenti al vero, in relazione ai quali sussista<br />
un interesse pubblico alla conoscenza, nella sede opportuna<br />
e con toni anche aspri o in astratto offensivi, poiché il principio<br />
della continenza è stato dettato in materia di diffamazione<br />
a mezzo stampa, e non per i discorsi improvvisati (nella<br />
specie, un consigliere comunale aveva, in una seduta consiliare,<br />
espresso la sua critica nei confronti della condotta professionale<br />
di un legale di fiducia del comune).<br />
Pret. Crotone, 9 febbraio 1993, Mancuso<br />
Il diritto di critica può essere esercitato nelle forme espressive<br />
più nette e vibranti, nel rispetto tuttavia del limite che nessuna<br />
esigenza di libero ed incondizionato confronto di idee può<br />
giustificare la maliziosa e subdola insinuazione, la indiretta<br />
demolizione della figura dell’“accusato”, la spregiudicata<br />
soppressione di elementi di fatto, l’accorto ed insinuante accostamento<br />
di dati inconferenti e quant’altro con il quale, a volte,<br />
si sostituisce il libero ed appassionato confronto delle idee.<br />
Trib. Roma, 31 ottobre 1991, Carnevale c. Soc. ed. La Repubblica<br />
Deve ritenersi estraneo all’attività di critica ogni apprezzamento<br />
negativo immotivato, ancorché la motivazione possa essere<br />
opinabile per la impossibilità di accertare la verità oggettiva di<br />
tesi scientifiche e di valutazioni tecniche non da tutti condivise;<br />
i giudizi di disapprovazione e di discredito delle idee o <strong>dei</strong><br />
comportamenti altrui possono assumere il tono anche di grave<br />
e vivace dissenso ma debbono essere motivati ed espressi in<br />
termini corretti, misurati ed obiettivi.<br />
Cass. civ., sez. I, 6 <strong>aprile</strong> 1993, n. 4109, Soc. it. Neurologia c.<br />
Bonaccorsi<br />
Il mezzo televisivo per la sua forza di suggestione, per il<br />
maggior impatto col pubblico, per la impossibilità di una riflessione<br />
immediata e di critica è sicuramente più incisivo, efficace<br />
e dannoso del mezzo della carta stampata; e pertanto il<br />
mezzo utilizzato, in caso di verità putativa richiede al giornalista<br />
un maggior grado di prudenza nell’accertare la verità <strong>dei</strong><br />
fatti che possono incidere negativamente sui diritti personali e<br />
patrimoniali <strong>dei</strong> soggetti; attraverso controlli, cautele, riscontri<br />
ed accertamenti e soprattutto verifica <strong>dei</strong> risultati, precisando<br />
al pubblico l’esatta portata ed i limiti della notizia.<br />
La libertà di stampa, garantita dall’art. 21 cost., quando incide<br />
sulla sfera <strong>dei</strong> diritti soggettivi <strong>dei</strong> soggetti ai quali la notizia o<br />
la critica si riferisce, violando i diritti <strong>dei</strong> medesimi soggetti,<br />
trova alcuni limiti necessari: oltre ad avere una obiettiva utilità<br />
sociale, la notizia, per essere legittimamente diffusa deve<br />
essere obiettivamente vera oppure deve essere ritenuta vera,<br />
in perfetta buona fede, essendo il risultato di un serio e diligente<br />
lavoro di ricerca e di controllo della fonte.<br />
Cass. civ., sez. III, 11 giugno 1992, n. 7154, Rai-Tv c. Soc. Sagit<br />
In tema di ricerca storica o storiografica, la prova della<br />
verità, come causa di giustificazione, deve essere ancora più<br />
rigorosa, e più rigoroso il controllo delle fonti di prova, non potendosi<br />
fare la storia con dubbi o insinuazioni; infatti, anche nella<br />
vera e propria ricerca storica, il diritto di critica o di manifestazione<br />
del pensiero non può sconfinare nella altrui denigrazione<br />
(applicazione in tema di diffamazione col mezzo della stampa in<br />
relazione ad un volume dal titolo “In nome della loggia”).<br />
Cass. pen., sez. V, 27 gennaio 1989, Siniscalchi<br />
In tema di diffamazione a mezzo stampa, nel caso in cui i giudici<br />
di merito abbiano riconosciuto l’operatività dell’esimente del<br />
diritto di critica, di più ampia portata rispetto a quella dell’exceptio<br />
veritatis invocata dall’imputato, sia pure senza poi riconoscerne<br />
in concreto la sussistenza degli estremi, vi è carenza<br />
di interesse a dedurre la mancata applicazione dell’exceptio<br />
veritatis; infatti, l’esimente del diritto di critica comprende<br />
anche le diffamazioni dal carattere generico e non soltanto<br />
quelle consistenti nell’attribuzione di un fatto determinato e<br />
prescinde dalla qualità di pubblico ufficiale della persona offesa,<br />
nonché dalla presenza degli altri presupposti indicati dal 3°<br />
comma, art. 596 c. p.<br />
Cass. pen., sez. V, 23 ottobre 1991<br />
Fra gli altri estremi, il diritto di critica e di cronaca, per costituire<br />
causa di non punibilità in tema di diffamazione a mezzo<br />
stampa, deve essere esercitato nei limiti della continenza; e<br />
ciò, ovviamente, anche quando si adoperino le vignette e le<br />
caricature e si voglia fare della satira e dell’ironia (nella specie,<br />
la corte di cassazione ha ritenuto che nessuna giustificazione<br />
può riconoscersi di fronte ad una situazione che certamente<br />
ed inequivocabilmente eccede dalla semplice satira, dall’indirizzo<br />
ironico, dall’umorismo, per trasmodare in vera contumelia<br />
e in concreta denigrazione).<br />
Cass. pen., sez. V, 20 gennaio 1992, Carrubba<br />
In tema di diffamazione è da ritenersi illecita solo quella critica<br />
giudiziaria (cioè quella manifestatasi nei confronti dell’operato <strong>dei</strong><br />
magistrati e degli atti da questi compiuti nell’esercizio delle funzioni<br />
loro demandate) che sia carica di significato offensivo e si risol-<br />
ORDINE 4 <strong>2000</strong><br />
sent. Trib. Venezia 27 gennaio<br />
1997, Battistella e altro; Trib.<br />
Venezia 16 ottobre 1996,<br />
Schmid e altro), Foro It.,<br />
1998, II, 51<br />
GENNARI S., Responsabilità<br />
civile ed esercizio del diritto di<br />
critica giornalistica, Resp. Civ.<br />
e Prev., 1997, 1001<br />
CONTI M., La diffamazione in<br />
un’opera letteraria, tra diritto<br />
di critica e di cronaca (nota a<br />
sent. Cass., Sez. III, 22 gennaio<br />
1996 n. 465, Ortolani c.<br />
Soc. Sperling e Kupfer ed.).<br />
Nuova Giur. Civ., 1997, I, 315<br />
ZAGNONI BONILINI P., Un<br />
saggio sulla “Fibula Prenestina”:<br />
libertà di critica e diritto<br />
alla reputazione (nota a sent.<br />
Cass., Sez. V, 24 febbraio<br />
va in un attacco alla reputazione ed in una lesione alla stima di<br />
cui gode il soggetto criticato nel suo ambiente professionale.<br />
Trib. Perugia, 28 febbraio 1992, Pensa<br />
Nell’esercizio del diritto di critica, l’obbligo di rispettare la verità<br />
si traduce in un richiamo all’osservanza di regole di correttezza;<br />
è cioè un obbligo di diligenza e di acribia; l’impossibilità,<br />
che dipende dalla natura non scientifica del discorso, di provare<br />
in modo pubblicamente controllabile la corrispondenza alla<br />
realtà <strong>dei</strong> giudizi espressi deve dunque essere compensata<br />
dalla cura posta nell’osservare un metodo di convalida il più<br />
possibile serio ed il più possibile aperto all’autocorrezione; la<br />
proposizione che la mafia trae la sua forza da un certo modo<br />
di parlare proprio delle persone per bene ed innocenti che con<br />
i loro comportamenti oggettivi le garantiscono condizioni di<br />
forza o di impunità, non è suscettibile di verifica empirica; può<br />
essere condivisa o non condivisa, ma non può essere confutata<br />
sulla base di argomenti di fatto con essa inconciliabili; non<br />
può essere dunque qualificata come non veritiera, ma integra<br />
gli estremi delle regole della correttezza nei termini sopra<br />
formulati ai fini della sussistenza del diritto di critica.<br />
Uff. indagini preliminari Torino T., 6 giugno 1991, Dalla Chiesa<br />
Non costituisce diffamazione a mezzo stampa ex art. 595, 3°<br />
comma, c. p. il fatto di esprimere, sia in un’intervista rilasciata<br />
ad un quotidiano sia in un articolo apparso in altra pubblicazione,<br />
giudizi offensivi sulla “congregazione cristiana <strong>dei</strong> testimoni<br />
di Geova” e sugli stessi appartenenti ad essa, configurandosi<br />
nella specie una ipotesi di legittimo esercizio del diritto di<br />
libertà religiosa e di relativa critica.<br />
Trib. Venezia, 10 marzo 1992, Faraon<br />
In una società democratica, improntata alla libertà di manifestazione<br />
del pensiero e di stampa, va riconosciuto il diritto di<br />
libera formazione ed espressione delle opinioni, conseguentemente<br />
possono i critici valutare negativamente nelle recensioni<br />
le opere altrui; è configurabile, pertanto, il legittimo esercizio<br />
del diritto di critica nella valutazione negativa di un’opera<br />
teatrale, e con essa, inevitabilmente, del suo autore, purché<br />
giudicato in quanto tale e non in quanto uomo.<br />
Uff. indagini preliminari Roma T., 23 settembre 1991, Antonucci<br />
1994, Guarducci)., Resp. Civ.<br />
e Prev., 1996, 156<br />
IZZO U., La critica per immagini:<br />
un diritto virtuale? (nota a<br />
sent. Trib. Roma 2 febbraio<br />
1994, Ferrara c. Soc. Clemi),<br />
Dir. Informazione e Informa-<br />
tica, 1994, 343<br />
MORRETTA G., Critica scientifica<br />
e diffamazione (nota a<br />
sent. Cass., Sez. I, 6 <strong>aprile</strong><br />
1993 n. 4109, Soc. it. neurologia<br />
c. Bonaccorsi), Nuova<br />
Giur. Civ., 1994, I, 584<br />
L’esercizio del diritto di critica non può estrinsecarsi in mere<br />
espressioni negative ed offensive, avulse da un motivato giudizio<br />
critico che dia conto delle ragioni del dissenso e spieghi la<br />
posizione dell’autore.<br />
La pubblicazione a mezzo stampa di una lettera sull’operato<br />
altrui, contenente mere espressioni negative ed offensive,<br />
avulse da qualsiasi motivazione del dissenso espresso, non<br />
costituisce esercizio del diritto, vero o putativo, di critica ma<br />
configura il reato di diffamazione aggravata, il cui accertamento<br />
nel giudizio civile è sufficiente al fine della condanna al risarcimento<br />
<strong>dei</strong> danni morali subiti dalla persona offesa.<br />
Trib. Verona, 21 febbraio 1991, Righi c. Perotti<br />
In tema di diffamazione aggravata col mezzo della stampa, ciò<br />
che conta, ai fini del corretto esercizio del diritto di cronaca e<br />
di critica, è che il fatto sia vero e non possano sussistere limiti<br />
al diritto di fornire la prova della verità del fatto medesimo;<br />
sicché tale prova può essere fornita od integrata anche per<br />
mezzo di documenti successivi alla pubblicazione della notizia<br />
ed il cui esatto contenuto fosse eventualmente ignoto all’autore<br />
dell’articolo giornalistico (nella specie la suprema corte ha<br />
ritenuto che, in via processuale, si potesse utilizzare il contenuto<br />
del decreto di citazione a giudizio, di data successiva<br />
all’articolo incriminato, come integrazione della prova della<br />
verità del fatto riferito).<br />
Cass. pen., 28 novembre 1990, Rocchetti<br />
La critica, pur severa e pungente, in tanto può essere ammessa<br />
in quanto abbia pur sempre un fondamento di verità che ne<br />
giustifichi e ne renda accettabili interpretazioni anche esasperate<br />
e malevole.<br />
Trib. Teramo, 23 novembre 1988, Crescenti,<br />
La legittimità dell’esercizio del diritto di critica politica, garantito<br />
dalla costituzione, trova un primo limite nella necessità che la<br />
critica non trasmodi in un attacco alla sfera privata della persona,<br />
dovendo sussistere un interesse pubblico alla conoscenza<br />
<strong>dei</strong> fatti.<br />
L’obbligo di rispettare la verità obiettiva <strong>dei</strong> fatti nell’esercizio<br />
del diritto di critica politica è meno rigoroso che nell’esercizio<br />
del diritto di cronaca (Trib. Pescara, 15 febbraio 1991, Ciarma)<br />
25 (33)
Milano rende omaggio con una mostra al grande maestro della fotografia<br />
Mario De Biasi<br />
di Gino Banterla<br />
Ha fotografato con la stessa<br />
passione le scene di guerra e<br />
una goccia di rugiada appesa<br />
a un filo d’erba, la disperazione<br />
<strong>dei</strong> terremotati del Belice<br />
e i riflessi di una pozzanghera<br />
dopo la pioggia, le<br />
trasformazioni metropolitane<br />
e i malinconici paesaggi<br />
agresti, i potenti della terra e i<br />
volti anonimi che incontriamo<br />
nella vita quotidiana. Il suo<br />
segreto: un’eccezionale<br />
professionalità costruita giorno<br />
dopo giorno e un’inesauribile<br />
curiosità. Lui minimizza:<br />
“Mi piace girare, scoprire<br />
qualche cosa che la gente<br />
normalmente non vede e<br />
raccontarla con le immagini”.<br />
Mario De Biasi, classe 1923,<br />
è uno <strong>dei</strong> grandi maestri della<br />
fotografia mondiale del nostro<br />
secolo. Le sue fotografie<br />
sono impresse nella memoria<br />
di milioni di persone, non<br />
soltanto in Italia. E oggi,<br />
nell’era televisiva e di Internet,<br />
rimangono a testimonianza<br />
di un giornalismo che<br />
sapeva conquistare i lettori<br />
non a colpi di gadget ma con<br />
la qualità <strong>dei</strong> suoi servizi. De<br />
Biasi ora non viaggia più<br />
come una volta. Ma non si<br />
concede riposo. Anzi, la sua<br />
attività è febbrile, gli impegni<br />
si susseguono intensi: workshop,<br />
incontri con i giovani,<br />
impaginazione di nuovi libri,<br />
che vanno ad aggiungersi ai<br />
cinquanta sinora pubblicati.<br />
Naturalmente, a scandire i<br />
tempi delle sue giornate,<br />
sono i “clic” della macchina<br />
lo sguardo sulla vita<br />
Epoca, le 130 copertine<br />
dell’“italiano pazzo”<br />
fotografica. Ora usa il piccolo<br />
formato, più versatile: “L’ultima<br />
volta che ho fotografato<br />
con una 6x6 è stata all’Expo<br />
di Osaka nel 1970”, spiega.<br />
Nella tranquillità della sua<br />
casa di Milano De Biasi<br />
riesce anche a trovare il<br />
tempo per coltivare un’altra<br />
antica passione, quella grafica<br />
e pittorica. Continua infatti<br />
a produrre acquerelli, tempere,<br />
chine, acrilici. O disegni<br />
multicolori tracciati più<br />
semplicemente con la biro e<br />
il pennarello. Un’immensa<br />
produzione sconosciuta al<br />
grande pubblico. I suoi temi<br />
preferiti: alberi, foglie, volti,<br />
uccelli, farfalle, animali fantastici.<br />
Ogni anno sceglie un tema<br />
nuovo, ma ce n’è uno che lo<br />
ha accompagnato per tutta la<br />
vita: il sole. Ne ha disegnati<br />
più di tremila. Sono queste le<br />
“pause di De Biasi”, secondo<br />
la definizione che diede<br />
Bruno Munari presentando<br />
una sua mostra. Lui dice:<br />
“Disegnare mi tiene sveglia la<br />
fantasia”. Milano, la “sua”<br />
Milano raccontata in numerosi<br />
libri, gli rende ora omaggio<br />
con una mostra all’Arengario<br />
aperta fino al 30 <strong>aprile</strong>.<br />
Duecento fotografie, scelte<br />
tra le centinaia di migliaia<br />
scattate a partire dagli anni<br />
Quaranta, diventano altrettante<br />
tessere dell’immenso<br />
mosaico cosmopolita composto<br />
in oltre mezzo secolo di<br />
militanza dietro la macchina<br />
fotografica.<br />
Bellunese d’origine, montanaro<br />
nel fisico e soprattutto<br />
nello spirito, Mario De Biasi<br />
Alla fine del 1952 il grande salto. De Biasi presenta i suoi<br />
lavori a Sergio Polillo, Renzo Segala ed Enzo Biagi, che<br />
guidano la nuova rivista di Arnoldo Mondadori, “Epoca”.<br />
Pochi giorni dopo viene assunto come fotografo di redazione.<br />
Da quel momento, e per trent’anni, la storia di De Biasi e<br />
del settimanale sono un tutt’uno. Realizzerà 130 copertine.<br />
Un record. “Epoca”, il cui primo numero era uscito il 14 ottobre<br />
1950, direttore Alberto Mondadori, sull’onda del successo<br />
dell’americana “Life”, è diretta a partire dal 1953 dal trentatreenne<br />
Enzo Biagi. Dopo faticosi tentativi il giornale decolla.<br />
Grazie alla piena valorizzazione della fotografia, diventa lo<br />
specchio dell’Italia che cambia dopo gli orrori della guerra e<br />
in breve tempo si mette alla pari con le grandi riviste illustrate<br />
del mondo: “Paris Match”, “Stern”, “Geographic Magazine”,<br />
oltre naturalmente a “Life”.<br />
Nascono i primi grandi reportage di De Biasi dall’estero: l’alluvione<br />
del 1953 in Olanda, nel 1954 gli scoop su Nasser<br />
privato in Egitto e su Onassis a New York, le strazianti testimonianze<br />
sulla rivolta ungherese nel 1956. Superata con<br />
sangue freddo una serie infinita di pericoli torna dall’inferno<br />
di Budapest con un reportage che nessun altro è riuscito a<br />
realizzare. “L’italiano pazzo”, lo chiamano i suoi colleghi stranieri<br />
per la freddezza con la quale affronta i pericoli del<br />
mestiere in situazioni così difficili. “Epoca” dedica alla tragedia<br />
ungherese uno speciale di 30 pagine. Il servizio viene<br />
venduto da Mondadori Press in tutto il mondo.<br />
Fornito di sempre più sofisticate macchine, affermatosi con<br />
un suo personalissimo stile che unisce obiettività e sensibilità,<br />
rigore formale e spessore documentario, De Biasi corre<br />
negli epicentri degli avvenimenti: la rivoluzione in Venezuela,<br />
l’intervento americano in Libano, l’intervento inglese in Giordania,<br />
il terrorismo alto-atesino. Nel 1958 escono due grandi<br />
inchieste su Argentina e Brasile, che anticipano la tradizione<br />
degli inserti speciali degli anni Sessanta.<br />
Scorrono i ricordi di quel periodo. “Nel dicembre 1959 venni<br />
incaricato di seguire il matrimonio dello scià di Persia”,<br />
racconta. “La Mondadori Press aveva venduto il servizio a<br />
sette-otto paesi ancor prima che io lo realizzassi. Arrivai a<br />
Teheran, ed ecco la sorpresa: ai fotografi accreditati era<br />
vive nel capoluogo lombardo<br />
da oltre sessant’anni. Vi era<br />
approdato nel 1938. La sua<br />
vita ha momenti leggendari,<br />
come sempre accade per gli<br />
uomini di successo che si<br />
sono fatti da soli. Dopo essersi<br />
diplomato a un corso serale<br />
dell’Istituto Radiotecnico<br />
trova lavoro alla Magneti<br />
Marelli di Sesto San Giovanni.<br />
Una sera del 1944, di ritorno<br />
dalla fabbrica, viene bloc-<br />
cato in piazzale Loreto dalle<br />
squadre dell’organizzazione<br />
tedesca Todt e deportato a<br />
Norimberga, dove è costretto<br />
ai lavori forzati per un anno.<br />
Nel 1945, tra le macerie di<br />
Norimberga bombardata,<br />
trova un manuale di fotografia.<br />
Nasce lì la sua passione.<br />
Armato di una Welta 6x6 a<br />
soffietto e senza telemetro<br />
inizia in Germania le prime<br />
riprese: le distruzioni della<br />
permesso riprendere una sola immagine ufficiale al palazzo<br />
reale dopo il matrimonio. Avvisai la redazione: era impossibile<br />
realizzare il servizio. Per risposta Biagi mi telegrafò: “Per te<br />
niente è impossibile. Buon lavoro”. Riuscii a superare lo sbarramento<br />
di poliziotti e a intrufolarmi nel corteo. Potei scattare<br />
tutte le foto che volevo”.<br />
De Biasi ha sempre pubblicato le sue fotografie così come le<br />
ha fissate sulla pellicola, con la stessa inquadratura. Unica<br />
eccezione, il famoso ritratto di Marlene Dietrich, forse in<br />
assoluto il più bello. Spiega: “Quella è l’unica fotografia tagliata.<br />
L’ho scattata nel 1956 con la Rolleiflex a Montecarlo. Allora<br />
non avevo il teleobiettivo, lei era su uno yacht e non potevo<br />
avvicinarmi. Dopo vent’anni ho ripreso in mano il negativo<br />
e ho tirato fuori il volto. È l’unica fotografia reinquadrata a<br />
posteriori”.<br />
La magnifica squadra<br />
di Sampietro il terribile<br />
Con la direzione di Nando Sampietro, dal 1960 al 1969,<br />
“Epoca” si afferma come enciclopedia contemporanea dell’Italia<br />
e del mondo. Il mitico direttore potenzia la squadra fotografica,<br />
composta, oltre che da De Biasi che la guiderà, da<br />
Sergio Del Grande, Giorgio Lotti, Walter Mori,<br />
Walter Bonatti, Vittoriano Rastelli, Mauro Galligani,<br />
Nino Leo. E le tirature del settimanale, che<br />
dà voce alla borghesia più colta, ai professionisti,<br />
ai docenti, al mondo politico e imprenditoriale,<br />
aumentano fino a raggiungere punte di 600<br />
mila copie.<br />
È il periodo più felice per De Biasi e per il giornale.<br />
Il fotografo percorre le strade del mondo: dalle<br />
brughiere della Scozia agli alveari umani di Hong<br />
Kong, dalla guerriglia in Guatemala ai giacimenti<br />
di diamanti in Sudafrica, dalla guerra-lampo di<br />
Israele ai trionfi degli astronauti americani di ritorno<br />
dalla Luna, dal gelo della Siberia al caldo<br />
infuocato delle piste sahariane. Sempre in<br />
compagnia di uno o più giornalisti. “Con loro<br />
avevo rapporti buoni”, dice. “Anche se a volte<br />
pensavano soprattutto al loro pezzo e ignorava-<br />
Mario De Biasi<br />
guerra e soprattutto la gente<br />
che incontra per le strade.<br />
Milano 1946: ritorno alla<br />
normalità e al lavoro alla<br />
Magneti Marelli.<br />
Ma l’interesse di De Biasi è<br />
tutto rivolto alla fotografia, alla<br />
quale dedica ogni momento<br />
del suo tempo libero e ogni<br />
energia.<br />
La Brianza, la Valsassina e<br />
naturalmente Milano: in bicicletta<br />
percorre in lungo e in<br />
“Milano 1954. Gli italiani si<br />
voltano”, la foto-simbolo degli<br />
anni Cinquanta. La mostra<br />
“Mario De Biasi. Fotografia e<br />
passione” (Palazzo dell’Arengario,<br />
piazza Duomo, Milano) è<br />
aperta fino al 30 <strong>aprile</strong>. Orario;<br />
9,30-18,30. Lunedì feriale chiuso.<br />
Catalogo Motta Editore a<br />
cura di Attilio Colombo.<br />
largo campagne, paesi e<br />
città, alla ricerca di volti, di<br />
paesaggi, di architetture. Nel<br />
1948 espone le prime immagini<br />
al Circolo fotografico<br />
milanese; nel 1952 il quinto<br />
Salone internazionale della<br />
fotografia alla Triennale di<br />
Milano gli dedica una mostra<br />
personale. Sono gli anni in<br />
cui la poetica neorealista<br />
esaltata dal cinema pervade<br />
anche la fotografia.<br />
no le necessità del fotografo. Ho realizzato alcuni servizi con<br />
Livio Caputo, giornalista straordinario. In Iran, per esempio,<br />
mi è capitato di fare alcune fotografie di un pastore circondato<br />
dalle sue pecore. Poi vedevo un altro pastore con altre pecore<br />
e mi fermavo a fotografarlo. Livio mi diceva: “ma queste<br />
immagini le hai già”. Io gli rispondevo: “no, perché se io oggi<br />
vedo un pastore con venti pecore, lo fotografo; se domani ne<br />
vedo un altro con quaranta pecore, fotografo anche lui; se<br />
dopodomani trovo altri pastori, non rinuncio a fotografare<br />
anche loro. Nessuna immagine è uguale a un’altra”.<br />
Era accaduto altre volte che De Biasi riprendesse in modo<br />
apparentemente ossessivo uno stesso soggetto. Per esempio<br />
quando, nei pressi dell’abbazia di Chiaravalle, aveva scorto in<br />
un campo alcuni inconsueti spaventapasseri che stimolarono<br />
la sua fantasia. Si trattava di vecchie bambole rotte issate su<br />
pali. Tornò in quel campo più volte per ritrarle con la pioggia,<br />
col sole, con la neve. Un’altra volta, sulla collinetta di San Siro<br />
ricavata dalle macerie <strong>dei</strong> bombardamenti, si imbatté in una<br />
statua femminile forse proveniente da una Triennale milanese.<br />
Per quindici anni tornò a fotografare quella figura, per<br />
seguirne i segni del decadimento. Nulla è ripetizione. E<br />
mentre nei ritagli di tempo libero De Biasi si dedicava a queste<br />
milanesissime escursioni segrete, alla ricerca di significati<br />
arcani, “Epoca” pubblicava i suoi speciali a colori (L’Italia<br />
meravigliosa, L’Europa meravigliosa, I grandi musicisti, Le<br />
città più belle del mondo e tanti altri), che venivano<br />
raccolti e accuratamente conservati da<br />
migliaia di famiglie italiane. Venne venduto in<br />
tutto il mondo lo splendido servizio che<br />
raccontava per immagini le prime ore di vita<br />
di un bambino. “Il direttore mi disse: le do tutto<br />
il tempo che vuole”, ricorda De Biasi. “Andai<br />
alla clinica Mangiagalli di Milano, mi diedero<br />
un camice e cominciai ad assistere ai primi<br />
parti. Ma uscivano soltanto mostriciattoli. Non<br />
era facile realizzare questo servizio. Al<br />
cinquantaseiesimo parto finalmente trovai le<br />
immagini giuste. Il servizio uscì su 20 pagine,<br />
accompagnato da un testo di Vittorio G.<br />
Rossi, sul numero di Natale 1966”. Un altro<br />
episodio, un’altra copertina famosa di “Epoca”<br />
del maggio 1964 dedicata a una spettacolare<br />
eruzione dell’Etna. “Era andato sul posto un<br />
26 (34) ORDINE 4 <strong>2000</strong>
Scuola di Rocca Imperiale,<br />
Calabria, 1954.<br />
Viadotto di Maddaloni, Campania, 1955.<br />
nostro fotografo, ma tornò senza un’immagine”, ricorda De<br />
Biasi. “Sampietro allora mandò me. Salii sul vulcano di sera,<br />
da solo. Le guide non volevano accompagnarmi perché dicevano<br />
che era troppo pericoloso. Riuscii a riprendere una serie<br />
di eccezionali fotografie. Ma per realizzare quel servizio ho<br />
rischiato di essere inghiottito dal fiume di lava. In copertina<br />
uscì il titolo: “Il nostro fotografo ha rischiato la vita per scattare<br />
le immagini più drammatiche dell’anno”. È uscito un inserto di<br />
20 pagine a colori che poi è circolato anche nelle scuole”.<br />
Sampietro aveva idee geniali, che riuscivano a instaurare tra<br />
rivista e lettori un legame strettissimo. Ricorda De Biasi:<br />
“Durante la preparazione di uno speciale sull’Africa fu riprodotta<br />
su una cartolina la mia fotografia di un gattopardo. Poi<br />
firmammo sul retro tutti noi, fotografi e giornalisti inviati in<br />
Africa. La cartolina venne stampata a regola d’arte in migliaia<br />
di copie dalle Officine Grafiche Mondadori di Verona con le<br />
nostre firme in fac-simile. Sembravano proprio originali.<br />
Durante il reportage spedimmo quelle cartoline agli “Amici di<br />
Epoca”. Quando vado in giro a fare fotografie qualcuno mi<br />
dice: “conservo ancora la cartolina che lei mi ha spedito<br />
dall’Africa””. Al timone della Mondadori c’era il vecchio Arnoldo.<br />
“Quando vedeva un mio servizio importante su “Epoca”,<br />
si complimentava personalmente”, ricorda De Biasi. “E se<br />
ero all’estero mi mandava un telegramma. Allora non soltanto<br />
gli editori, ma anche i giornali erano diversi. I servizi uscivano<br />
puliti, non disturbati dalla pubblicità come accade oggi”.<br />
Erano tempi d’oro. Sampietro ripeteva ai suoi collaboratori:<br />
“Ricordate che un giornalista di “Epoca” alloggia in alberghi<br />
di prima categoria”. Il giornale non badava a spese quando<br />
sguinzagliava in giro per l’Italia e per il mondo i suoi inviati e i<br />
suoi fotografi. Sampietro era in pari misura amato e temuto<br />
dalla redazione. Severo con se stesso e con gli altri.<br />
L’incappucciato, Legnano,1950.<br />
ORDINE 4 <strong>2000</strong><br />
“<br />
Testimone<br />
da oltre mezzo secolo<br />
<strong>dei</strong> fatti<br />
che hanno sconvolto<br />
il mondo<br />
e delle trasformazioni<br />
della società italiana.<br />
La straordinaria avventura<br />
di “Epoca”<br />
e quella di uno spericolato<br />
fotoreporter<br />
”<br />
Tramballi, Lami, Stampa:<br />
“Con lui in giro per il mondo”<br />
Racconta Gualtiero Tramballi, diciotto anni di “Epoca” a partire<br />
dal 1968: “Aveva la fama di far riscrivere un pezzo anche seisette<br />
volte. E quando partivamo per un reportage, ci consegnava<br />
un fogliettino giallo con sopra scritto di suo pugno il titolo<br />
del servizio che dovevamo preparare. Guai a sgarrare da<br />
quella direttiva”.<br />
Nei viaggi era inevitabilmente De Biasi a dettare le condizioni<br />
al collega giornalista che l’accompagnava. Le sue esigenze<br />
fotografiche venivano prima di tutto. “Era capace di farmi aspettare<br />
due ore per cogliere i venti secondi in cui il sole al tramonto<br />
dava una certa luce”, ricorda Tramballi. “Nascevano così le<br />
sue straordinarie immagini. Io ammiravo quella tenacia, ma a<br />
volte non ne potevo più”.<br />
Lavorare con lui era comunque un’esperienza indimenticabile.<br />
“Il suo coraggio arrivava al limite della follia”, aggiunge Tramballi<br />
rievocando un episodio lontano. “Il direttore aveva mandato<br />
noi due a Montreal per un servizio sui preparativi per le<br />
Olimpiadi. Dovevamo documentare a che punto fossero i lavori<br />
di realizzazione degli impianti sportivi. Rimanemmo in Canada<br />
due settimane. Un giorno, per riprendere alcune immagini<br />
significative dello stadio olimpico, Mario si arrampicò sulla gru<br />
di un palazzo in costruzione e percorse tutto il braccio lungo.<br />
Appollaiato lassù, finalmente soddisfatto, incominciò le riprese”.<br />
Il diretto interessato aggiunge un particolare di quell’episodio:<br />
“Eravamo regolarmente accreditati, ma alcuni cantieri<br />
erano inaccessibili. Avevo chiesto di salire sulla gru, ma mi<br />
risposero che era troppo pericoloso. Tuttavia non volevo rinunciare<br />
alla possibilità di scattare quella foto. Così, elusa la sorveglianza<br />
<strong>dei</strong> custodi, sono salito ugualmente. Quando sono<br />
sceso, c’erano le guardie ad aspettarmi. Ho risposto loro che<br />
ero stato autorizzato da un un tale col casco. Mi hanno creduto<br />
e tutto è filato liscio. Nel mio mestiere, per superare certi<br />
ostacoli, bisogna essere convincenti”.<br />
“Mario aveva un coraggio fuori dal comune”, conferma un altro<br />
giornalista della storica redazione di “Epoca”, Lucio Lami, autore<br />
del polemico pamphlet “Giornalismo all’Italiana” (Edizioni<br />
Ares, Milano 1997) nel quale ricostruisce, tra l’altro, gli splendori<br />
e l’ingloriosa fine del settimanale. Ecco affiorare altri ricordi.<br />
“Mario durante i viaggi aveva l’abitudine di disegnare con i<br />
pennarelli su piccoli cartoncini <strong>dei</strong> bellissimi soli. Era quasi<br />
un’ossessione e io lo prendevo in giro. Ogni volta che partiva<br />
metteva nella borsa centinaia di cartoncini”.<br />
E ancora: “Una volta siamo stati mandati insieme a Windsor<br />
per un servizio sull’antica fiera <strong>dei</strong> cavalli che vede ogni anno il<br />
raduno di centinaia di carrozze storiche: diligenze, corrieri<br />
postali, carri delle birrerie eccetera. C’erano decine di fotografi,<br />
ma a nessuno venne in mente di fare una rassegna generale<br />
<strong>dei</strong> vari tipi di carrozze presenti. Per tre giorni e tre notti”, continua<br />
Lami, “Mario non fece altro che fotografare. “Epoca”<br />
pubblicò un servizio speciale di dodici pagine che suscitò l’invidia<br />
degli inglesi”.<br />
Il nucleo di punta della squadra fotografica era formato dal trio<br />
De Biasi, Del Grande e Lotti. “Del Grande si occupava soprattutto<br />
di cronaca”, ricorda ancora Lami, “mentre Lotti faceva<br />
servizi di carattere per così dire sociologico. Ma quando c’era<br />
da esprimere qualche cosa che dovesse dare un significato<br />
generale, andava Mario”.<br />
“Viaggiare con lui era un’esperienza estremamente interessante”,<br />
osserva un’altra firma storica di “Epoca”, Carla Stampa,<br />
quasi trent’anni trascorsi al settimanale mondadoriano.<br />
“Seguivo sempre con attenzione il suo occhio costantemente<br />
attento a dettagli che io non notavo. A volte faceva fermare<br />
l’automobile, osservava a lungo un albero, lo fotografava. Quell’albero<br />
era una cosa viva, era persona, racconto. Nel rivedere<br />
o nel vedere per la prima volta le foto esposte a Milano ho<br />
Sagrato di piazza Duomo con la neve, Milano, 1951.<br />
Spazzacamini, Milano, 1949.<br />
scoperto una sensibilità ancora maggiore, che non conoscevo”.<br />
“Quando fece il famoso servizio sull’Ungheria”, aggiunge<br />
Carla Stampa, “gli scrissi un biglietto per complimentarmi con<br />
lui. Noi non ci somigliamo né per idee politiche né per carattere,<br />
però ci stimiamo molto. A proposito del carattere: Mario è<br />
ipersensibile, il suo ego è straripante. Lui è contento di essere<br />
così. Le emozioni che prova nell’interessarsi della vita che lo<br />
circonda le trasmette tutte nelle sue fotografie”.<br />
Quanto appare lontana oggi la grande stagione di “Epoca”.<br />
Quell’esperienza fa parte ormai della storia del giornalismo o,<br />
per chi l’ha vissuta in prima persona, <strong>dei</strong> ricordi. Finita nel 1969<br />
la direzione Sampietro, negli anni Settanta la storica testata<br />
iniziò un lungo periodo di lento ma costante declino. De Biasi<br />
vi lavorò fino al 1983 e la rivista morì, dopo un’agonia consumata<br />
tra le polemiche, nel gennaio 1997.<br />
La crisi senza precedenti che sta attraversando il mondo<br />
dell’informazione oggi sembra non lasciare più spazio al giornalismo<br />
d’inchiesta e tantomeno al fotogiornalismo. “La televisione<br />
ha avuto un impatto fortissimo su esperienze come quella<br />
di “Epoca””, tenta di spiegare Carla Stampa. “Di fronte all’immediatezza<br />
delle immagini in diretta le fotografie, sia pure<br />
bellissime, hanno perso importanza. Ma ci sono altri motivi,<br />
primo fra tutti quello economico, la necessità di risparmiare. I<br />
giornalisti non si muovono più, fanno le interviste al telefono, si<br />
sono impigriti mentalmente. Nelle redazioni trionfa la mediocrità.<br />
Poi c’è la grande follia di Internet...”.<br />
Lucio Lami non ha dubbi. “Macché colpa della televisione!<br />
Oggi non c’è più il vero giornalismo perché è stato ucciso dagli<br />
editori. In realtà non ci sono più editori, ma prestanome dello<br />
Stato, siano essi pubblici o privati. Di conseguenza l’editoria di<br />
regime non produce più giornali, ma insaccato, senza il minimo<br />
rispetto per il lettore”.<br />
Mario De Biasi, intanto, continua fedele a se stesso il suo lavoro<br />
di testimone del tempo e di poeta dell’immagine. E trasmette<br />
il suo insegnamento ai giovani. “Ciò che conta nella fotografia<br />
è saper vedere”, dice. “Occorre cogliere i particolari. Il consiglio<br />
che do ai giovani è questo: imparare bene la tecnica;<br />
studiare quello che hanno fatto i grandi maestri; scegliere,<br />
senza copiare, un tema; documentarsi sempre e fotografare,<br />
fotografare, fotografare”.<br />
27 (35)