l'eroe imperfetto - Wu Ming
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il marito si ucciderà.<br />
Adesso è il turno di Aiace di ordire inganni. Con parole sibilline<br />
tranquillizza la moglie e il figlio, mostra rassegnazione e<br />
accettazione del proprio destino, dichiara che compirà i dovuti<br />
sacrifici per placare gli dèi, ma intanto pianifica il futuro di tutti in<br />
propria assenza. Poi annuncia che intende recarsi nel bosco a<br />
seppellire la propria spada disonorata e si allontana.<br />
La verità è che le ragioni dei congiunti e dei deboli, le ragioni di<br />
donne, vecchi e bambini, non hanno scalfito il peso schiacciante del<br />
ridicolo, l'onta del disonore, la perdita del primato guerriero.<br />
Un'esistenza post-eroica, in cui Aiace anziano debba contemplare la<br />
propria icona giovanile scoprendovi una macchia, un angolo<br />
appannato, è una prospettiva per lui inaccettabile.<br />
“Vivere bene o morire bene, questo è il dovere dell'uomo nobile”<br />
(vv. 479-480). Non esiste altra scelta, <strong>l'eroe</strong> non può sopravvivere a<br />
se stesso.<br />
A nulla vale l'appello disperato della moglie, che racchiude un'idea<br />
di nobiltà ben diversa:<br />
[TECMESSA:] Ricordati di me: un uomo non deve<br />
dimenticare la dolcezza che ha ricevuto.<br />
Il bene genera il bene, sempre, e colui<br />
che non conserva il ricordo di quel bene<br />
non può essere definito un uomo nobile.<br />
(519-524)<br />
Aiace Telamonio, ultimo esponente di una razza guerriera ormai<br />
estinta, si apparta nel bosco e interrata l'impugnatura della spada,<br />
si getta sulla punta acuminata, con un gesto molto simile a quello<br />
di un samurai. E' interessante notare che la spada in questione è<br />
anch'essa un trofeo di guerra, cioè nientemeno che l'arma di<br />
Ettore, il quale compie così una vendetta postuma sull'erede<br />
putativo del proprio assassino Achille.<br />
Aiace esce di scena, ovvero vi resta in forma di cadavere, ancora<br />
ingombrante, ancora oggetto di contesa. L'ultima parte della<br />
tragedia vede lo scontro tra il fratello di Aiace e i due Atridi per le<br />
spoglie del<strong>l'eroe</strong>, secondo una dialettica tra pietas e potere che<br />
diverrà poi il tema centrale dell'Antigone. Alla fine sarà l'intervento<br />
dirimente e pacificatore di Odisseo, l'uomo nuovo, di grande buon<br />
senso oltre che di grande acume politico, a ricomporre il conflitto e<br />
il quadro sociale, consentendo ai Greci di seppellire i propri eroi e<br />
passare oltre.<br />
2. Il tema nascosto