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l'eroe imperfetto - Wu Ming

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tratti del<strong>l'eroe</strong>, trasforma il suo viso in icona solare. Ma<br />

soprattutto, nasconde il volto reale, troppo simile a quello del<br />

mostro da sconfiggere. Il mito stesso identifica l'orco come alter<br />

ego del<strong>l'eroe</strong> e in definitiva esso non è che un'emanazione del suo<br />

inconscio e di quello collettivo.<br />

Ahab e la balena sono legati a filo doppio, si assomigliano e si<br />

compenetrano fisicamente. Il mostro ha strappato una gamba al<br />

capitano e lui l'ha rimpiazzata con un osso di balena, mentre Moby<br />

Dick porta conficcati sul dorso gli arpioni che Ahab le ha scagliato<br />

addosso ogni volta che ha cercato di ucciderla. Alla fine<br />

condivideranno lo stesso destino, legati stretti, appunto, come due<br />

amanti suicidi. Come dire che non meno delle balene bianche<br />

cacciate per i sette mari, dovrebbero essere i capitani Ahab a<br />

spaventarci, coloro che ci invitano a seguirli in fondo all'abisso di<br />

una guerra eterna.<br />

Da secoli l'Occidente continua a mostrare all'Oriente una maschera<br />

bellissima. Continua cioè a raccontare e a raccontarsi lo stesso<br />

mito come unica narrazione possibile. E' la storia di come l'Oriente<br />

abbia bisogno di essere salvato da se stesso e di come l'eroico<br />

Occidente non possa sottrarsi al compito. La facilità con cui questa<br />

storia attecchisce è dovuta - credo - a quanto detto fin qui, cioè al<br />

fatto che poggia su un sostrato mitico profondo, ben radicato nelle<br />

nostre menti.<br />

Ma se i miti, come racconti performativi, hanno qualcosa a che<br />

spartire con i fatti - e io credo che sia così - allora non è sufficiente<br />

strappare la maschera con un atto di forza razionale. Che ci piaccia<br />

o no, i miti persistono, fuori e dentro di noi, perché è solo<br />

attraverso le narrazioni che l'umanità racconta se stessa e prende<br />

coscienza della propria esperienza storica.<br />

Quello che allora ci serve è imparare a mettere in crisi i miti con<br />

altri miti, a intervenire nella trama, rompendone l'apparente<br />

coerenza, provocando cortocircuiti di senso. Bisogna ricomporre i<br />

miti affinché il nostro fare vada a buon fine: scoprire una via<br />

alternativa da Camelot a Damasco, e da Damasco a qualunque altro<br />

luogo.<br />

Forse è la via di Ismaele. Non più che un sentiero, o una linea di<br />

orme che si perde nel deserto, dove il primogenito di Abramo venne<br />

abbandonato al proprio destino insieme a sua madre Agar. E' la via<br />

attraverso la Terra Desolata, o l'oceano del tempo presente, se si<br />

preferisce. Possiamo percorrerla aggrappati a una bara<br />

galleggiante, proprio come l'altro Ismaele, il protagonista di Moby<br />

Dick, nella scena finale del romanzo. Quella cassa da morto si<br />

trasforma in scialuppa, con la quale diventa possibile tracciare<br />

nuove rotte e navigare attraverso l'arcipelago delle mille isole e<br />

oasi che ancora alludono a un'altra possibilità del mondo. E' questo<br />

il viaggio, è questa l'impresa, che oggi abbiamo bisogno di<br />

raccontare.<br />

Grazie.

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