l'eroe imperfetto - Wu Ming
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testimonianza reale hanno criticato l'autore per questa scelta apparentemente puerile, ignorando che si tratta di un romanzo epico sotto mentite spoglie, e che l'epica non può mai fare a meno dell'eroe. La figura eroica è precisamente questo: un personaggio in grado di identificarsi con l'intera comunità, di filtrare l'intero flusso degli eventi attraverso se stesso. Tuttavia non dobbiamo dimenticare i due libri che Lawrence teneva nella bisaccia appesa al basto del suo dromedario quando è arrivato qui a Damasco, e che aveva ancora con sé di ritorno a Oxford. 3. Il cavaliere cortese Sir Thomas Malory era un cavaliere vissuto nel XV secolo, al tempo della Guerra delle Due Rose in Inghilterra. In prigione scrisse Le Morte d'Arthur (pubblicato postumo nel 1485), che dopo i “romanzi” di Chrétien de Troyes è forse la più famosa opera dedicata al ciclo arturiano, quella che ha fissato un canone per le cronache della Tavola Rotonda. Si capirebbe assai poco del mito di Lawrence d'Arabia se non si tenesse conto di questa lettura, talmente importante per Lawrence da protrarla fino ai bivacchi nel deserto. Non ci sono dubbi che l'immagine del cavaliere d'animo nobile, profondamente ispirato, che attraversa mille peripezie, debba molto alla più famosa saga medievale. I cavalieri della Tavola Rotonda rappresentano l'ideale della cavalleria, sono i portatori di un modello aristocratico fondato sul coraggio e sulla gentilezza d'animo. Riuniscono in se stessi la forza, l'arte delle armi, e l'amore cortese per una dama; la fedeltà al proprio signore, al re, e l'amore per il bello. Che si tratti di uccidere un avversario o trovare il Santo Graal, l'eroe arturiano si confronta con un'avventura, una quest, che ha spesso valore universale, per un'intera comunità o per l'umanità. Lawrence interpreta esattamente in questi termini il proprio ruolo o almeno se lo lascia ritagliare addosso. L'intreccio di relazioni tra sé e i capiclan arabi descritto ne I Sette Pilastri, riecheggia i legami di fellowship o di sportiva concorrenza tra i cavalieri del ciclo arturiano. Perfino lo schema narrativo de I Sette Pilastri ha qualcosa in comune con il testo di Malory: l'opera è suddivisa in libri e capitoli che isolano specifiche imprese compiute da pochi eletti cavalieri. Che si tratti di far saltare in aria un treno o di attaccare un avamposto turco, o magari di vincere uno scontro campale, non è difficile rintracciare lo schema con cui ci vengono narrate le gesta dei campioni di Artù nei romanzi cortesi. Ma è ancora l'elemento ideale che deve interessarci, oltre
evidentemente, a quello storico. L'epoca e l'ambiente culturale di Chrétien de Troyes, il primo trovatore a comporre i romanzi del ciclo arturiano, sono quelli della corte dei Plantageneti e delle Crociate, nel tardo XII secolo. Chi sono i mecenati dei trovatori che cantavano l'amore cortese tra i cavalieri di Artù e le loro dame ispiratrici? Personaggi come Eleonora d'Aquitania e suo figlio Riccardo Cuordileone. Tra una guerra e l'altra Riccardo I si dilettava di poesia, e non bisogna dimenticare che intraprese la Terza crociata per recuperare il transetto della croce di Cristo caduto nelle mani di Saladino. In questo modo Riccardo pretese di incarnare sia l'ideale cavalleresco cortese, sia il precedente ideale cavalleresco cristiano, quello cantato nel ciclo carolingio, che narrava le gesta dei cavalieri di Carlo Magno in lotta contro l'espansione araba. Riccardo si proponeva come incarnazione di Rolando e di Lancillotto. Lawrence conosceva bene la materia storica in questione perché si era laureato con una tesi sull'architettura militare delle Crociate e aveva viaggiato attraverso il Medio Oriente in cerca dei resti delle fortezze cristiane. Riccardo Cuordileone era una delle sue figure storiche e letterarie di riferimento: cavaliere, principe, intellettuale, guerriero, pellegrino, poeta. Poeta. E' proprio la poesia a condurci all'altro libro nella bisaccia di Lawrence, forse il più inaspettato, se si pensa al contesto in cui veniva letto. Si tratta dell'Oxford Book of English Verse (1250- 1900), la raccolta dei migliori componimenti poetici inglesi di tutti i tempi. Perché la poesia? Questo è apparentemente uno di quegli indizi che potrebbero sembrare degni di minor nota. Invece è vero il contrario. La poesia è la forma letteraria più antica e più evocativa. Il linguaggio poetico è ciò che proietta le parole oltre il tempo storico, nell'eternità. Senza poesia non si danno eroi, ovvero canzoni di eroi. Nessuno di noi può svincolare i grandi eroi epici dai poemi che ne hanno narrato le gesta. Ecco quindi che il terzo libro ci fornisce l'indizio più importante: dietro una figura eroica c'è sempre un poeta. E chi è il poeta cantore di Lawrence d'Arabia se non Lawrence stesso, capace di sdoppiarsi e tenere entrambi i ruoli? Ascoltate la più famosa citazione dal capitolo introduttivo de I Sette Pilastri: Tutti gli uomini sognano, ma non allo stesso modo. Coloro che sognano di notte nei recessi polverosi della loro mente, scoprono, al risveglio, la vanità di quelle immagini; ma quelli che sognano di giorno sono uomini pericolosi, perché può darsi che recitino il loro sogno a occhi aperti, per attuarlo. Fu ciò che io feci. E ancora, ecco la descrizione del primo sbarco sulle coste arabe:
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testimonianza reale hanno criticato l'autore per questa scelta<br />
apparentemente puerile, ignorando che si tratta di un romanzo<br />
epico sotto mentite spoglie, e che l'epica non può mai fare a meno<br />
del<strong>l'eroe</strong>. La figura eroica è precisamente questo: un personaggio<br />
in grado di identificarsi con l'intera comunità, di filtrare l'intero<br />
flusso degli eventi attraverso se stesso.<br />
Tuttavia non dobbiamo dimenticare i due libri che Lawrence teneva<br />
nella bisaccia appesa al basto del suo dromedario quando è<br />
arrivato qui a Damasco, e che aveva ancora con sé di ritorno a<br />
Oxford.<br />
3. Il cavaliere cortese<br />
Sir Thomas Malory era un cavaliere vissuto nel XV secolo, al tempo<br />
della Guerra delle Due Rose in Inghilterra. In prigione scrisse Le<br />
Morte d'Arthur (pubblicato postumo nel 1485), che dopo i<br />
“romanzi” di Chrétien de Troyes è forse la più famosa opera<br />
dedicata al ciclo arturiano, quella che ha fissato un canone per le<br />
cronache della Tavola Rotonda.<br />
Si capirebbe assai poco del mito di Lawrence d'Arabia se non si<br />
tenesse conto di questa lettura, talmente importante per Lawrence<br />
da protrarla fino ai bivacchi nel deserto. Non ci sono dubbi che<br />
l'immagine del cavaliere d'animo nobile, profondamente ispirato,<br />
che attraversa mille peripezie, debba molto alla più famosa saga<br />
medievale.<br />
I cavalieri della Tavola Rotonda rappresentano l'ideale della<br />
cavalleria, sono i portatori di un modello aristocratico fondato sul<br />
coraggio e sulla gentilezza d'animo. Riuniscono in se stessi la forza,<br />
l'arte delle armi, e l'amore cortese per una dama; la fedeltà al<br />
proprio signore, al re, e l'amore per il bello.<br />
Che si tratti di uccidere un avversario o trovare il Santo Graal,<br />
<strong>l'eroe</strong> arturiano si confronta con un'avventura, una quest, che ha<br />
spesso valore universale, per un'intera comunità o per l'umanità.<br />
Lawrence interpreta esattamente in questi termini il proprio ruolo<br />
o almeno se lo lascia ritagliare addosso. L'intreccio di relazioni tra<br />
sé e i capiclan arabi descritto ne I Sette Pilastri, riecheggia i legami<br />
di fellowship o di sportiva concorrenza tra i cavalieri del ciclo<br />
arturiano. Perfino lo schema narrativo de I Sette Pilastri ha<br />
qualcosa in comune con il testo di Malory: l'opera è suddivisa in<br />
libri e capitoli che isolano specifiche imprese compiute da pochi<br />
eletti cavalieri. Che si tratti di far saltare in aria un treno o di<br />
attaccare un avamposto turco, o magari di vincere uno scontro<br />
campale, non è difficile rintracciare lo schema con cui ci vengono<br />
narrate le gesta dei campioni di Artù nei romanzi cortesi.<br />
Ma è ancora l'elemento ideale che deve interessarci, oltre