loro importanza nella storia dell'umanità - ridolfifrancesco.it
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Umanesimo e Rinascimento: <strong>loro</strong> <strong>importanza</strong> <strong>nella</strong> <strong>storia</strong><br />
dell’uman<strong>it</strong>à<br />
Con il termine di ”Medioevo”, coniato nel Rinascimento, si indica il periodo<br />
storico dalla caduta dell’impero romano all’età moderna, caratterizzato dal<br />
prevalere dei valori religiosi e dal fatto che al potere universale, rappresentato<br />
un tempo dallo stesso impero romano, sottentrano quelli, ugualmente<br />
universali, del papato e del Sacro Romano Impero. I valori si affievoliranno a<br />
mano a mano che dal Medioevo si procederà verso l’età moderna, col sorgere<br />
dello spir<strong>it</strong>o ant<strong>it</strong>eocratico; nel 1324 il ”Defensor pacis” di Marsilio da Padova<br />
argomentava la superior<strong>it</strong>à dello Stato sulla Chiesa.<br />
Il Medioevo è accusato dagli umanisti di avere dimenticato gli ideali di bellezza<br />
e di cultura del mondo classico; anche l’Illuminismo bollerà, in onore della<br />
ragione, quell’ ”età di tenebre”, senza intenderne il problema fondamentale,<br />
cioè il grandioso tentativo di creare una “respublica christiana”, dove<br />
l’universalismo religioso potesse avere espressione anche pol<strong>it</strong>ica, pur<br />
indagando nelle sue ist<strong>it</strong>uzioni il processo di formazione degli stati nazionali e<br />
dell’economia moderna.<br />
Nei secoli XIII e XIV cominciò a manifestarsi un nuovo modo di leggere i<br />
classici, come riflesso della crisi dello spir<strong>it</strong>o medioevale. Pur se l’interesse per<br />
la cultura latina si era già manifestato nei secoli precedenti anche in altre parti<br />
d’Europa, soprattutto in Francia, Germania, Inghilterra, fu in Italia che questo<br />
movimento assunse consapevolezza di sé, con la completa comprensione<br />
dell’antico, con una rielaborazione originale; i preumanisti ebbero coscienza<br />
del distacco tra il presente e l’antico, soprattutto in Italia, favor<strong>it</strong>a dall’avvento<br />
del laicato <strong>nella</strong> civiltà comunale, una coscienza maturatasi più rapidamente<br />
che altrove, anche per il risveglio di volontà fattiva e di virtù creatrice,<br />
operatasi dopo il Mille in ogni campo dell’attiv<strong>it</strong>à umana. Fu in Italia che nel<br />
secolo XIV l’Umanesimo trovò il suo centro di organizzazione e di propulsione.<br />
Senza dubbio già nel secolo XII Roma classica ha seguaci entusiasti e devoti,<br />
ma la divers<strong>it</strong>à di sentire tra le due epoche appare chiaramente, quando si<br />
paragoni lo stato d’animo di un Ildeberto di Tours (tipico rappresentante del<br />
classicismo francese del secolo XII) a quello di un Cola di Rienzo, il rimpianto<br />
del primo per la decadenza di Roma alla volontà del secondo di ricreare una<br />
nuova Roma degna dell’antica.<br />
Questo è l’aspetto peculiare dell’Umanesimo: agire in conform<strong>it</strong>à di quanto si è<br />
appreso dagli antichi, non puramente delle <strong>loro</strong> frasi, ma del <strong>loro</strong> spir<strong>it</strong>o, e<br />
credere di non essere degni di vivere se non si rinnovano i <strong>loro</strong> fasti. Questo<br />
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atteggiamento di fronte alla <strong>storia</strong> aveva portato all’idea dell’ ”imperium<br />
Romanorum”, dell’impero retaggio del popolo romano, un concetto che,<br />
associato all’ideale religioso della “renovatio ecclesiae”, venne assunto da<br />
Dante, Petrarca e Cola di Rienzo. Ma, infrantosi contro la realtà dell’Italia<br />
trecentesca il sogno di questi uomini, l’ideale della restaurazione di Roma<br />
assunse un carattere più universale e spir<strong>it</strong>uale. E se l’antico impero non<br />
poteva più risorgere <strong>nella</strong> realtà pol<strong>it</strong>ica, risorgeva bensì nei cuori con il culto<br />
delle lettere e dell’arte antica l’immagine dei padri.<br />
Ma come apparivano lontani dopo quell’intervallo di più di dieci secoli di<br />
barbarie, nei quali tutte le vestigia di Roma erano state contraffatte e alterate!<br />
Il bisogno di penetrare nel suo vero significato e di restaurare nelle sue vere<br />
forme la civiltà antica cost<strong>it</strong>uì così lo spir<strong>it</strong>o dell’Umanesimo; e nel culto<br />
dell’antico si manifestò in pieno la nuova coscienza nazionale che <strong>nella</strong><br />
tradizione di Roma riattingeva le sue prime origini.<br />
Nei suoi più rilevanti incunaboli l’Umanesimo appare dunque una cultura con<br />
saldi fondamenti laici e civili e del resto non segna la nasc<strong>it</strong>a del letterato,<br />
quanto piuttosto di un nuovo, consapevole rapporto fra passato e presente. La<br />
cultura non aveva taciuto nei “secoli bui” del Medioevo, ma, esprimendosi<br />
come cultura della rigenerazione e della rivelazione, aveva interrotto o<br />
subordinato alle sue final<strong>it</strong>à il processo naturale e storico dell’ ” human<strong>it</strong>as”.<br />
Da qui l’entusiasmo e l’orgoglio per la scoperta dei testi antichi non tanto<br />
come fonte di soddisfazione estetica ed erud<strong>it</strong>a, quanto come possibil<strong>it</strong>à di<br />
reintegrazione del presente nel passato, dell’uomo nel corso del tempo, dove<br />
si ripristina la continu<strong>it</strong>à della natura dentro la <strong>storia</strong>, indipendentemente dalle<br />
trasformazioni delle diverse confessioni.<br />
Il Boccaccio indicò il Petrarca come l’eroe che aveva aperto una nuova età (e<br />
così ripeteranno nel secolo XIX il Burckardt e il De Nolhac), il primo uomo<br />
moderno, colui che aveva riportato in Europa dopo un silenzio di mille anni la<br />
grande letteratura. Egli con le sue ricerche storico-filologiche volle riscoprire il<br />
vero volto dell’antich<strong>it</strong>à <strong>nella</strong> sua varietà e ricchezza, non per contrapporre la<br />
ver<strong>it</strong>à di alcuni autori a quella di altri (filosofi pagani e teologi cristiani), ma per<br />
cercare nelle opere di ogni tempo il <strong>loro</strong> autentico messaggio, considerandolo<br />
come documento della continua esigenza umana di conoscere il vero e<br />
raggiungere la saggezza. Con lui cominciò ad emergere la volontà di creare<br />
l’uomo nuovo, il “vir”, con un processo di autoelevazione morale e spir<strong>it</strong>uale, di<br />
continuo arricchimento interiore.<br />
Nel 1347 il Petrarca ebbe modo di incontrare <strong>nella</strong> corte papale ad Avignone<br />
Cola di Rienzo (entrato trentenne <strong>nella</strong> scena pol<strong>it</strong>ica di una Roma in preda<br />
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all’anarchia e ai soprusi baronali), latore di un’ambasciata del consiglio<br />
comunale cap<strong>it</strong>olino dell’epoca; con lui, sognatore di una nuova grandezza di<br />
Roma, di cui con ardore di umanista andava scoprendo le vestigia nelle<br />
antich<strong>it</strong>à dissepolte, il Petrarca ebbe modo di discutere sui comuni sogni di<br />
un’Italia r<strong>it</strong>ornata un<strong>it</strong>a e ricost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>a come centro di un nuovo impero, dove la<br />
tradizione di Roma antica r<strong>it</strong>rovava forze ed energie con una visione della<br />
società distinta tra la “civ<strong>it</strong>as dei” e la c<strong>it</strong>tà dell’uomo.<br />
Cola di Rienzo, che inv<strong>it</strong>ò nel ’47 tutte le c<strong>it</strong>tà <strong>it</strong>aliane ad inviare legati a Roma<br />
per eleggere un imperatore <strong>it</strong>aliano, ha attraversato i secoli avvolto anche lui<br />
della splendida veste dell’Umanesimo nascente; egli anticipa l’epoca felice tra il<br />
XV e il XVII secolo dove gli spir<strong>it</strong>i della classic<strong>it</strong>à donarono agli europei il gusto<br />
della modern<strong>it</strong>à e li fecero c<strong>it</strong>tadini di una ideale “res publica”, senza confini<br />
nazionali, fondata sul senso dell’azione, sul gusto dell’impresa, sull’avventura<br />
intellettuale.<br />
Al processo di arricchimento interiore, di autoelevazione morale e spir<strong>it</strong>uale<br />
dovevano innanz<strong>it</strong>utto servire lo studio degli antichi e lo sforzo di adeguarsi a<br />
questi come modelli di v<strong>it</strong>a e d’arte, e che doveva trovare nel culto del bello,<br />
nell’accurata conoscenza del pensiero umano la sua espressione più evidente.<br />
Il classico ideale di “decoro“ e di “armonia”, di eletta concordia del pensiero e<br />
dell’anima diventano lo scopo predominante di tutta la cultura, la norma che<br />
guida la costruzione di un mondo umano ormai affrancato da ogni valutazione<br />
e presupposto estrinseco.<br />
Gli umanisti <strong>it</strong>aliani del secolo XV posero il problema filologico, ovvero quello<br />
della cr<strong>it</strong>ica dei testi classici, al centro dei <strong>loro</strong> interessi, e anzi, proprio in<br />
consapevole contraddizione alla cultura medioevale, la filologia si caricò di<br />
significati e di implicazioni che ne fecero, più che una tecnica, un hab<strong>it</strong>us<br />
mentale, quasi una filosofia. Oltre al mer<strong>it</strong>o delle concrete scoperte, alla<br />
filologia umanistica va riconosciuto quello di avere arricch<strong>it</strong>o il lessico; inoltre<br />
con il Poliziano si arrivò a sostenere la necess<strong>it</strong>à del confronto sistematico dei<br />
codici (collatio), al fine di procedere a interventi motivati dalle concrete<br />
espressioni della tradizione (emendatio ope codicum). E’ solo con la filologia<br />
umanistica a partire dall’esperienza del Petrarca lettore dei classici, fino a<br />
Coluccio Salutati, Leonardo Bruni e Poggio Bracciolini, che la storiografia e la<br />
cr<strong>it</strong>ica letteraria prendono coscienza della propria specific<strong>it</strong>à e autonomia con<br />
l’affermazione dell’esigenza della ricostruzione del testo <strong>nella</strong> sua reale<br />
ident<strong>it</strong>à linguistica e storica. Possiamo dire che gli storici umanisti posero le<br />
basi della storiografia moderna.<br />
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Una delle grandi conquiste dell’Umanesimo fu l’affermazione del principio di<br />
libero esame; con Flavio Biondo (XIV-XV sec.) si inizia una nuova era nelle<br />
scienze storiche, quella della cr<strong>it</strong>ica condotta sulla ricerca del materiale<br />
documentario, al di fuori di ogni concezione moralistica e provvidenzialistica,<br />
lo studio e la comparazione; <strong>nella</strong> sua <strong>storia</strong> d’Italia e d’Europa dal 412 al 1441<br />
egli seppe usare cr<strong>it</strong>icamente le fonti e comprendere l’<strong>importanza</strong> del<br />
Medioevo.<br />
Nel 1448 giunge a Roma Lorenzo Valla, segretario apostolico sotto Callisto III,<br />
insegnante di eloquenza alla “Sapienza”; <strong>nella</strong> famosa “De falso cred<strong>it</strong>a et<br />
ement<strong>it</strong>a Constantini donatione declamatio” dimostra, insieme a Nicolò<br />
Cusano, la non autentic<strong>it</strong>à del documento sulla donazione fatta da Costantino,<br />
contestando il dir<strong>it</strong>to dei pontefici al potere temporale; si può considerare il<br />
massimo rappresentante dello spir<strong>it</strong>o cr<strong>it</strong>ico e innovatore del’400. Le sue<br />
concezioni di epicureismo cristianizzato, esposte nel “De voluptate” e nel “De<br />
libero arb<strong>it</strong>rio”, hanno avuto notevole <strong>importanza</strong> nel Rinascimento; esse<br />
cominciarono a dare frutti solo con Erasmo da Rotterdam che tradusse le due<br />
opere e la nuova edizione del Nuovo Testamento, pubblicandole a Parigi. Nel<br />
trattato “Dialecticae libri tres” il Valla si pone come campione della dign<strong>it</strong>à e<br />
libertà del pensiero contro l’astrattismo logico dell’aristotelismo bigotto; la sua<br />
<strong>importanza</strong> sta nell’avere enunciato un nuovo metodo filologico, basato su una<br />
considerazione cr<strong>it</strong>ica della classic<strong>it</strong>à, contro il metodo empirico dei<br />
preumanisti, <strong>nella</strong> ricerca della ver<strong>it</strong>à al di là dei luoghi comuni, della morale<br />
cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>a, delle opinioni consolidate. Egli pone altresì le esigenze di un<br />
procedimento logico fondato sull’esperienza del senso comune, teoria poi<br />
ripresa dal francese Pietro Ramo e dagli spagnoli Vives e Serveto.<br />
Angelo Poliziano, professore di eloquenza e lingua greca, pone a fondamento<br />
di ogni modo di conoscenza la scienza del linguaggio, la padronanza completa<br />
di una tradizione storica, il gusto della disciplina filologica e la capac<strong>it</strong>à di<br />
risolvere tutti i problemi nell’amb<strong>it</strong>o di una severa analisi linguistica; celebra la<br />
“retorica” come suprema arte di persuasione e metodo di civile governo degli<br />
animi e delle passioni, esprime la coscienza storica di una generazione di<br />
intellettuali che ha trovato nell’esercizio delle “l<strong>it</strong>terae” il sicuro fondamento di<br />
una nuova concezione dell’uomo. I suoi discepoli inglesi portarono a Oxford il<br />
nuovo senso della <strong>storia</strong> e il gusto dell’analisi cr<strong>it</strong>ica, estesa a tutte le forme di<br />
conoscenza; W. Grocyn fu in Italia dal 1488 al ’91, studiò con il Poliziano e con<br />
il Calcondila, contribuì alla diffusione dello studio del greco in Inghilterra.<br />
Periodo letterario corrispondente all’aspetto peculiarmente filologico del<br />
Rinascimento, l’Umanesimo mise capo alla riconquista di un sapere che si<br />
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traducesse in una concreta attiv<strong>it</strong>à dello spir<strong>it</strong>o, intesa a raggiungere quel<br />
perfetto svolgimento della personal<strong>it</strong>à umana, <strong>nella</strong> coerenza del pensiero<br />
libero con l’azione, della bellezza con la moral<strong>it</strong>à e la dottrina, di cui gli antichi<br />
avevano lasciato un esempio nelle opere e <strong>nella</strong> <strong>storia</strong>; “studia human<strong>it</strong>atis” si<br />
chiamò l’aspirazione dei moderni ad assimilare lo spir<strong>it</strong>o degli antichi per<br />
rendersi moralmente migliori intendendo “human<strong>it</strong>as” nel senso di educazione.<br />
Nel nuovo clima culturale tutti gli studiosi sentono viva l’esigenza di andare<br />
oltre la ricerca erud<strong>it</strong>a sino alla realizzazione di un ideale di cultura che si<br />
abbeveri alle fonti della viva esperienza di v<strong>it</strong>a; così dopo un primo momento<br />
di pedissequa im<strong>it</strong>azione, si passa a una elaborazione originale del mondo<br />
culturale antico da cui scaturisce una nuova consapevolezza e poi la coscienza<br />
della superior<strong>it</strong>à del mondo moderno.<br />
Nel fervore degli studi per l’antich<strong>it</strong>à classica si riscoprono innumerevoli testi<br />
greci e latini; si impedì che perissero i codici di materia profana dimenticati<br />
nelle biblioteche monastiche, si rest<strong>it</strong>uì il <strong>loro</strong> aspetto genuino alterato dal<br />
tempo e dall’esegesi scolastica. L’Umanesimo contribuì a modificare la<br />
scr<strong>it</strong>tura, l’arte del copiare e il commercio librario; il mirabile frutto che esso<br />
ha fatto nascere in Germania, l’invenzione della stampa, valica le Alpi e viene a<br />
produrre una rivoluzione in tutto il mondo culturale con grandissime<br />
conseguenze linguistiche. Se prima i dotti erano anche copisti, in segu<strong>it</strong>o si<br />
resero necessarie officine di trascr<strong>it</strong>tori; grandissima fama ebbe quella di<br />
Vespasiano da Bisticci. Nascono Importanti biblioteche; Ciriaco de’ Pizzicolli da<br />
Ancona acquista in Oriente, per sovvenzione di Cosimo de’Medici, tesori di libri<br />
da spedire a Firenze.<br />
L’interesse per la cultura classica era rimasto vivo in Italia nei secoli dell’alto<br />
Medioevo (vedi lez. n.47).Ricordiamo a Padova, impegnati nello studio e <strong>nella</strong><br />
cr<strong>it</strong>ica dei grandi autori latini, Lovato de’ Lovati (sec. XIII) e il suo allievo<br />
Albertino Mussato, storico; Lovati fu tra i primi a sostenere uno studio diretto<br />
dei classici latini e sulla base di prospettive ed esigenze del tutto nuove<br />
rispetto al classicismo medioevale contribuì a fondare quel metodo cr<strong>it</strong>ico, poi<br />
ripreso e approfond<strong>it</strong>o dal Petrarca, che sfociò nelle istanze umanistiche; è<br />
importante il commento cr<strong>it</strong>ico alle tragedie di Seneca da lui riscoperte a<br />
Pomposa. Mussato nelle epistole latine esprime una passione pol<strong>it</strong>ica forte e<br />
matura ed è il primo a svincolarsi dalla cronaca per r<strong>it</strong>ornare alla concezione<br />
liviana. Appartiene alla scuola lombarda Benzo d’Alessandria (m.1329), figura<br />
notevole del preumanesimo; scrisse “Chronicon”, grande enciclopedia in tre<br />
sezioni, che si distingue da analoghe composizioni medioevali per la<br />
conoscenza diretta di alcuni testi classici poco noti al suo tempo, notevole per<br />
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la cr<strong>it</strong>ica eserc<strong>it</strong>ata sui documenti raccolti. Guglielmo da Pastrengo (m.1363)<br />
trasse dalla biblioteca di Verona le “Lettere“ di Plinio, il “De re rustica” di<br />
Marrone e l”Hi<strong>storia</strong> augusta; Lapo da Castiglionchio scoprì “Pro Milone” e le<br />
”Filippiche” di Cicerone. Ricordiamo tra i preumanisti Dionisio di Borgo<br />
Sansepolcro, autore di commentari a Virgilio, Ovidio, Seneca, Valerio Massimo,<br />
oltre che ad Aristotele; Raimondo Soprano, Giovanni Colonna, Giovanni<br />
Cavallini, e Ambrogio de Meliis, ricercatori di codici in Francia, postillatori ed<br />
esperti in cr<strong>it</strong>ica delle fonti (sec. XIV).<br />
Vero iniziatore della letteratura umanistica in latino, nell’epistolografia in versi<br />
e in prosa, <strong>nella</strong> biografia, <strong>nella</strong> poesia bucolica, Francesco Petrarca fu anche<br />
grande filologo e ricercatore di codici; scoprì le “Epistole ad Attico“ e due<br />
orazioni di Cicerone, come bibliofilo riuscì a radunare la più ricca biblioteca<br />
classica dei suoi tempi, circondato da molti letterati, anche stranieri.<br />
Giovanni Boccaccio lo superò come scopr<strong>it</strong>ore di codici e come promotore di<br />
studi greci; r<strong>it</strong>rovò il codice di Tac<strong>it</strong>o, un Ausonio completo, “De lingua latina”<br />
di Marrone, ”Ibis” di Ovidio, “Expos<strong>it</strong>io” di Fulgenzio, “Spectacula” di Marziale,<br />
“Verrine” di Cicerone, alcuni poemetti dell”Appendix” virgiliana. Nel secolo XV<br />
la ricerca dei testi antichi si fa più intensa; codici greci e latini rintraccia<br />
Niccolò Piccoli che raccoglie una ricca biblioteca donata a Cosimo de’ Medici;<br />
nel 1414 Poggio Bracciolini, attivo ricercatore nei monasteri svizzeri, francesi,<br />
tedeschi, inglesi, riporta alla luce “De rerum natura” di Lucrezio, “Selve” di<br />
Stazio, “Puniche” di Silio Italico, “Storia” di Ammiano Marcellino, “De re rustica”<br />
di Columella, “Inst<strong>it</strong>utio oratoria” di Quintiliano, “Argonautica” di Valerio Flacco,<br />
otto orazioni di Cicerone, frammenti di Petronio e altre opere minori.<br />
Gasparino Barzizza cura un’edizione delle opere retoriche di Cicerone e, dopo<br />
la <strong>loro</strong> scoperta a Lodi nel 1421, trascrive “De oratore” e ”Brutus”; Gerardo<br />
Landriani r<strong>it</strong>rova alcune lettere di Cicerone e Giorgio Galbiate scopre a Bobbio<br />
un numero cospicuo di opere antiche. Giovanni Aurispa di Noto, morto a<br />
Ferrara nel 1459, viaggiò in Oriente e in Europa, a Magonza scoprì un<br />
manoscr<strong>it</strong>to contenente opere di Terenzio e il commento di Donato, scoprì<br />
anche il “Panegirico“ di Plinio a Traiano. Papa Nicolò V inviò il grammatico<br />
Enoch d’Ascoli in Oriente e in Europa settentrionale a cercare codici; dal 1451<br />
al ’53 furono scoperti manoscr<strong>it</strong>ti di Apicio, Porfirione, “Elegia in Mecenatem”,<br />
“De grammatica et retorica” di Svetonio, opere minori di Tac<strong>it</strong>o. Ricordiamo<br />
anche fra Giocondo (sec. XV-XVI) che raccolse numerose epigrafi latine e curò<br />
la pubblicazione di parecchi classici, e Michelangelo Accursio, genealogista del<br />
margravio di Brandeburgo in Germania e in Polonia (sec. XVI),che recuperò<br />
epigrafi, scoprì opere di Ammiano Marcellino e Cassiodoro.<br />
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Tra i ricercatori stranieri di codici c<strong>it</strong>iamo l’inglese Riccardo di Bury, che<br />
conobbe il Petrarca ad Avignone, i francesi Giovanni di Monyreuil (fortunato<br />
scopr<strong>it</strong>ore di opere ciceroniane) e Nicola di Clémangis, i tedeschi Antonio<br />
Ratinck (sec. XIV-XV) e Nicolò Cusano che nel 1429 scoprì dodici commedie di<br />
Plauto, sconosciute alla cultura medioevale.<br />
Nello stesso periodo anche i testi greci vengono ricercati e studiati; Nicola<br />
Sigero, umanista bizantino, venuto in Italia come ambasciatore dell’imperatore<br />
d’Oriente, fu conosciuto in Avignone dal Petrarca che riuscì ad avere per suo<br />
mezzo un codice d’Omero. Leonzio Pilato, monaco calabrese, già nel 1360<br />
ebbe la prima cattedra di greco allo studio di Firenze; maestro del Boccaccio,<br />
per suo inc<strong>it</strong>amento tradusse in prosa latina i poemi omerici. Nel 1396 insegnò<br />
nello stesso studio Manuele Crisolora, inviato da Giovanni Paleologo a Roma<br />
per chiedere aiuto al papa nell’imminenza dell’invasione turca; fu maestro<br />
anche a Milano, Venezia, Pavia, Roma, autore di una grammatica greca,<br />
traduttore di Platone. Giorgio da Trebisonda, detto il Trapezunzio, ma cretese<br />
di nasc<strong>it</strong>a, fu in Italia nel 1412, studiò presso Guarino e V<strong>it</strong>torino da Feltre,<br />
insegnò a Vicenza, Mantova e Venezia, nel ’37 entrò <strong>nella</strong> curia pontificia quale<br />
interprete nei rapporti fra latini e greci per l’unificazione delle due Chiese, nel<br />
’44 fu segretario apostolico e professore ala Sapienza, ebbe l’incarico di<br />
tradurre Platone, Aristotele e Tolomeo, scrisse una grammatica latina e una<br />
“Retorica”. Tra i grecisti <strong>it</strong>aliani ricordiamo a Milano Uberto Decembrio (sec.<br />
XIV-XV) che tradusse la “Repubblica” di Platone, i suoi figli Pier Candido,<br />
traduttore di Omero e Polibio, e Angelo cui si deve il r<strong>it</strong>rovamento in Spagna di<br />
preziosi manoscr<strong>it</strong>ti. E’ dall’Italia che gli studi greci in Occidente hanno il <strong>loro</strong><br />
effettivo inizio. Guarino Guarini (o Guarino veronese) fu a Costantinopoli con il<br />
Crisolora; insegnò il greco nello studio di Firenze, aprì a Venezia una scuola di<br />
greco e latino, scrisse una grammatica greca e le “Regulae” per l’insegnamento<br />
del latino, tradusse dal greco molte “V<strong>it</strong>e” di Plutarco e Strabone, contribuì a<br />
diffondere la conoscenza di Platone, così come il suo allievo V<strong>it</strong>torino da Feltre.<br />
Giovanni Aurispa divulgò testi classici, soprattutto greci (283 codici, tra i quali<br />
Pindaro, Platone, Callimaco, Plotino, Luciano, Diodoro Siculo, Strabone, Eschilo,<br />
Sofocle, Apollonio Rodio, Plutarco, l’ ”Antologia Palatina”, l’Iliade della<br />
“marciana”, ecc. Leonardo Bruni tradusse opere di Demostene, Eschine,<br />
Senofonte, Plutarco, Platone e Aristotele). Giovanni Tortelli, dopo un soggiorno<br />
a Costantinopoli (1435-’37) per studiare il greco e raccogliere codici, nel ’49 si<br />
stabilì a Roma e fu preposto alla cost<strong>it</strong>uzione della biblioteca vaticana;<br />
tradusse ”Anal<strong>it</strong>ici secondi” di Aristotele e lasciò il trattato “De ortographia” in<br />
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cui, oltre a discutere la trascrizione latina di parole greche, raccolse notizie<br />
erud<strong>it</strong>e di carattere m<strong>it</strong>ologico, geografico e grammaticale.<br />
La cultura umanistica ebbe condizioni favorevoli di sviluppo soprattutto a<br />
Firenze; adunanze di letterati si svolgevano spesso, come quella che accolse<br />
<strong>nella</strong> sua villa del Paradiso Antonio degli Alberti (sec. XIV-XV); ad essa<br />
partecipavano personaggi insigni, tra i quali Coluccio Salutati che trascrisse le<br />
epistole ciceroniane “Ad familiares” e il “De agricultura” di Catone; con lui<br />
(m.1406) comincia il metodo cr<strong>it</strong>ico degli umanisti del secolo XV e si introduce<br />
l’eloquenza antica <strong>nella</strong> pol<strong>it</strong>ica. Dal punto di vista pol<strong>it</strong>ico l’apologia<br />
colucciana della “florentina libertas”, erede della “romana libertas”, appare<br />
organica ai disegni dell’oligarchia economica che dominava Firenze, ma<br />
l”Umanesimo civile” fu in realtà il perfezionamento di quel progetto di<br />
convivenza laica e pol<strong>it</strong>ica che aveva promosso l’attiv<strong>it</strong>à letteraria in latino già<br />
in amb<strong>it</strong>o preumanistico. Esso si propose di rinnovare l’uomo non solo <strong>nella</strong><br />
sua individual<strong>it</strong>à ma anche <strong>nella</strong> v<strong>it</strong>a associata, considerò la democrazia delle<br />
antiche repubbliche quale modello e garanzia di virtù civile, perché la<br />
partecipazione attiva alla pol<strong>it</strong>ica si intendeva come condizione di concreta<br />
libertà e autonomia (Salutati,Valla, Manetti, Alberti). Nella trattatistica pol<strong>it</strong>ica<br />
ebbero notevole <strong>importanza</strong> nei secoli XV e XVI le opere di Francesco Patrizi di<br />
Siena, “De inst<strong>it</strong>utione reipublicae”, in cui vengono tracciate le linee di un<br />
governo libero, e “De regno”, in cui è esaltato il reggimento monarchico,<br />
esempi tipici della pubblicistica umanistica nel momento in cui questa accanto<br />
all’influsso aristotelico rivela quello platonico. Le due opere ebbero numerose<br />
edizioni e traduzioni in tutte le lingue, ma dopo la pubblicazione del “Principe”<br />
di Niccolò Machiavelli sono state dimenticate.<br />
Alamanno Rinuccini studiò greco con Argiropulo, tradusse in latino opere di<br />
Plutarco, Isocrate, Filostrato e Apollonio; di notevole interesse è il suo dialogo<br />
“De libertate” (1479) che, condannando l’assolutismo di Lorenzo il Magnifico,<br />
coglie con acutezza la crisi della “florentina libertas” e dell’Umanesimo civile;<br />
in un’altra opera egli afferma che solo in una società libera il filosofo può<br />
mettersi al servizio dello stato.<br />
Gli umanisti furono innanz<strong>it</strong>utto scr<strong>it</strong>tori d’avanguardia, pronti a servirsi delle<br />
varie forme della pubblicistica e dell’ag<strong>it</strong>azione intellettuale per modificare le<br />
strutture del sapere e anche per razionalizzare l’organizzazione del potere; per<br />
questo adottarono il latino, la lingua della classe colta, che permetteva la<br />
fondazione di una” respublica l<strong>it</strong>teraria”.<br />
Fu celebre il trattato di Lorenzo Valla “Elegantiarum latinae linguae libri sex”<br />
(1435-’44), un lavoro monumentale tendente a ricostruire e a ripristinare l’uso<br />
165
preciso della lingua latina così come era desumibile dall’opera di Cicerone e di<br />
Quintiliano, al di là delle degenerazioni medioevali; esso è il primo trattato di<br />
grammatica e stilistica latina. Il ciceronianesimo, ossia la riscoperta dello stile<br />
ciceroniano, cominciato spontaneamente con il Petrarca, con Gasparino<br />
Barzizza e con il Salutati, si afferma pienamente con il Valla; questi però, senza<br />
rendersene conto, viene a imbalsamare il latino in una lingua lontana dalla v<strong>it</strong>a<br />
vissuta, puramente letteraria; per molti umanisti lo scrivere diventa così<br />
palestra di bello stile e troppo spesso si rinunzia al pensiero per raggiungere il<br />
colmo dell’im<strong>it</strong>azione ciceroniana. Nel ‘500 corifei del ciceronianesimo furono<br />
Jacopo Sadoleto, vescovo di Carpentras, autore del poemetto “De Laocoontis<br />
statua”, diffuso per secoli, molto apprezzato dal Lessing che ne fece una<br />
riduzione, e Pietro Bembo, dottissimo ed elegantissimo scr<strong>it</strong>tore in latino;<br />
entrambi furono protettori di colui che forse il maggiore ciceroniano del<br />
tempo, il franco-belga Logolio (sec. XVI) che si stabilì a Roma, conquistato dal<br />
fascino dell’Umanesimo fiorente alla corte di Leone X.<br />
Anche se i cultori del ciceronianesimo furono messi in berlina da Erasmo da<br />
Rotterdam nel suo “Ciceronianus” (1528) per il vuoto formalismo, la fortuna del<br />
movimento, consolidatosi nel latino della Controriforma e poi ancora <strong>nella</strong><br />
prosa degli scienziati e dei filosofi del Sei e Settecento, riprese vigore col<br />
purismo dell’Ottocento.<br />
Lo studio della lingua latina fu approfond<strong>it</strong>o da molti letterati; ricordiamo<br />
Ambrogio da Calepino, detto Calepino (sec. XV-XVI), dotto agostiniano, che<br />
compilò un famoso vocabolario della lingua latina con la traduzione dei<br />
vocaboli in undici lingue, rimasto per secoli nelle scuole; il termine “calepino”<br />
(dal francese calepin) passò a designare per antonomasia vocabolari, libri di<br />
erudizione, opere ponderose di studio. Claudio Tolomei (sec. XV-XVI) per<br />
primo dedusse che le lingue romanze derivano dal latino volgare, secondo<br />
cr<strong>it</strong>eri che sono stati in massima parte confermati dalla linguistica moderna; in<br />
esse coesiste uno strato dotto accanto a uno popolare della lingua madre.<br />
Giulio Cesare Scaligero pubblicò in Francia nel 1540 “De causis linguae<br />
latinae”, primo tentativo scientifico di grammatica latina.Molti poeti scrissero in<br />
latino, oltre che in volgare; alcuni rimasero famosi proprio per questo, come<br />
Gerolamo Angeriano (sec. XVI), autore di una raccolta di 178 epigrammi latini<br />
amorosi che ebbero grande diffusione fuori d’Italia.<br />
Lo studio del latino si estese in ogni parte d’Europa: lo storico tedesco J.<br />
Thurmair, detto Aventinus (sec. XV-XVI),scrisse una celebrata grammatica<br />
latina. L’inglese T.Linacre,vissuto per molti anni in Italia, curò traduzioni di<br />
classici, scrisse una grammatica latina in inglese e diffuse ad Oxford anche<br />
166
l’insegnamento del greco; furono suoi discepoli quasi tutti i maggiori umanisti<br />
inglesi. Il belga J. Lips (Lipsius), dopo un tirocinio trascorso a Roma (1567-’70),<br />
fu professore di latino a Jena, Lovanio, Leida, curò edizioni di classici.<br />
L’Umanesimo si incrementò massimamente a Firenze quando nel 1439 vi si<br />
trasferì il concilio ecumenico; al segu<strong>it</strong>o dell’imperatore Giovanni Paleologo<br />
arrivarono molti sapienti greci, tra i quali Giorgio Gemisto Pletone, filosofo<br />
neoplatonico, che indusse Cosimo de’ Medici alla fondazione dell’accademia<br />
platonica, esaltò e fece conoscere il pensiero di Platone, dando origine alla<br />
celebre contesa tra platonici e aristotelici (1449).<br />
La dottrina platonica presenta un atteggiamento dualistico, in cui il mondo<br />
ideale ha un’esistenza oggettiva e soprasensibile, contrapposta all’immediato e<br />
al fenomeno; di qui la contrapposizione anima-corpo e la concezione<br />
dell’anima come sostanza spir<strong>it</strong>uale autonoma, indipendente dal corpo; il<br />
platonismo è inteso come esigenza di un ordine ideale di valori che<br />
trascendono l’empiric<strong>it</strong>à e il tempo, come esaltazione del pensiero puro, che<br />
non dipende dall’esperienza ma è anteriore ad essa. Quindi esso si è sempre<br />
contrapposto all’empirismo e al materialismo.<br />
Per Aristotele vera realtà non è il puro intellegibile fuori dal mondo (come per<br />
Platone), bensì l’individuo che è sintesi di materia (sensibile) e forma<br />
(intellegibile); il divenire è passaggio dalla potenza all’atto: solo Dio (intelletto<br />
separato dal mondo e da ogni materia) è puro atto e pura forma. I testi<br />
“Sull’anima” e “Parva naturalia” trattano dell’anima come forma di un corpo<br />
organico che ha la v<strong>it</strong>a in potenza, e distingue anima vegetativa (propria anche<br />
delle piante e degli animali), anima sens<strong>it</strong>iva (comune agli uomini e agli<br />
animali) e anima intellettiva (intelletto passivo, individuale e mortale).<br />
Il platonismo e l’aristotelismo caratterizzano tutte le concezioni dell’estetica; il<br />
primo oscilla tra una concezione pos<strong>it</strong>iva dell’arte, intesa come armonia,<br />
elevazione, incentivo all’eros, e la condanna di essa, in quanto mimesi della<br />
natura, cioè del mondo sensibile, che a sua volta im<strong>it</strong>a il mondo ideale, e<br />
quindi considerata deviatrice dell’anima da tale mondo. Questa concezione<br />
trionfò, dopo i preludi dei neoplatonici dell’accademia fiorentina (la Bellezza<br />
come il tralucere del divino e dell’idea), <strong>nella</strong> gran fior<strong>it</strong>ura dei trattati intorno<br />
alla natura del bello e dell’amore (vedi lez. n.15). E platonicamente orientati<br />
erano i maggiori artisti del primo Rinascimento (sec. XV); (per l’estetica<br />
aristotelica vedi oltre).<br />
Giovanni Bessarione, arcivescovo di Nicea, si adoperò nel concilio di Firenze<br />
per l’unione della Chiesa greca alla romana; entrato in questa, fu fatto<br />
cardinale (1439), difese la dottrina di Platone contro le accuse del<br />
167
Trapeziunzio, aprì a Roma un cenacolo di letterati, tradusse la “Metafisica” di<br />
Aristotele, donò la sua ricca biblioteca di codici greci a Venezia (1468), che<br />
cost<strong>it</strong>uì il primo e più importante nucleo della biblioteca marciana; da lui prese<br />
così <strong>importanza</strong> lo studio della lingua e della cultura greca, specialmente della<br />
filosofia platonica, esaltata un secolo prima dal Petrarca che, spinto dalla sua<br />
vocazione umanistica, ribellandosi all’autor<strong>it</strong>à di Aristotele e Averroè, aveva<br />
voluto ridonare a Platone il primato che Dante e gli scolastici avevano<br />
assegnato allo stagir<strong>it</strong>a.<br />
Con la caduta di Costantinopoli (1453) e l’esodo in Italia di altri letterati greci<br />
si ampliò la conoscenza della cultura ellenica; Teodoro Gaza insegnò a Ferrara<br />
e a Roma ed ebbe l’incarico dal papa Niccolò V di tradurre scr<strong>it</strong>tori greci;<br />
Demetrio Calcondila insegnò a Roma, Perugia, Padova, Firenze, Milano,<br />
tradusse Galeno e pubblicò le prime edizioni di Omero; Giovanni Argiropulo<br />
insegnò a Firenze e a Roma; Costantino Lascaris insegnò a Milano, Napoli e<br />
Messina; Michele Apostolio, teologo e retore, protetto dal Bessarione, insegnò<br />
a Roma. A dimostrazione che lo studio dei Greci era ormai parte essenziale<br />
della cultura, basterà ricordare che a Milano nel 1476 si stampa la prima<br />
grammatica greca; nel 1523 a Roma Guerrino Favorino, chiamato da Leone X,<br />
pubblicò il più importante dizionario greco del tempo.<br />
Così l’Occidente latino, nel cui amb<strong>it</strong>o l’Umanesimo elaborò i temi della<br />
rinasc<strong>it</strong>a, si ricongiunse alle sue origini med<strong>it</strong>erranee, ovvero all’Oriente greco,<br />
mediatore anche del messaggio ebraico-cristiano che resta, se si eccettuano<br />
poche radicali manifestazioni di neopaganesimo, il fondamento spir<strong>it</strong>uale degli<br />
umanisti. Essi vollero riaffermare il predominio dello spir<strong>it</strong>o come valore che<br />
testimoniasse l’immortal<strong>it</strong>à dell’anima, l’esistenza e la provvidenza di Dio; la<br />
reazione si fondava su Platone, come una riscossa della Ragione-Logos contro<br />
il razionalismo averroista che diffondeva una mental<strong>it</strong>à fisicista e<br />
antispir<strong>it</strong>ualista, indirizzando la mente solo verso le scienze fisiche.<br />
L’Umanesimo non è una miracolosa apparizione succeduta alle “tenebre”del<br />
Medioevo,è lo svolgimento di quella tradizione spir<strong>it</strong>uale cristiana e romana,<br />
viva già <strong>nella</strong> “human<strong>it</strong>as” dei Padri della Chiesa; non si deve considerare come<br />
un periodo in cui si afferma esclusivamente l’interesse umano contro il<br />
teologico predominante nei secoli precedenti; tuttavia negli autori di più<br />
schietta ispirazione religiosa il problema fondamentale è pur sempre quello<br />
dell’uomo, anche se considerato in rapporto con Dio; e tale è il carattere<br />
precipuo della Riforma protestante che è il risultato conclusivo in campo<br />
religioso dell’Umanesimo.<br />
168
Tra i grandi ecclesiastici umanisti ricordiamo Ambrogio Traversari (sec. XIV-<br />
XV), grecista, che ebbe parte importante ai concili di Basilea e Ferrara-Firenze,<br />
dedicati all’unione della Chiesa greca con la latina; i papi Nicolò V (Tommaso<br />
Parentucelli) e Pio II (Enea Silvio Piccolomini ); Maffeo Vegio che scrisse “De<br />
rebus memorabilibus basilicae S.Petri”, importante primo studio di archeologia<br />
cristiana, e il “De educatione liberorum clarisque eorum motibus”, in cui le<br />
preoccupazioni morali e religiose informate al Cristianesimo non offuscano<br />
l’ideale umanistico della cultura come formazione della personal<strong>it</strong>à.<br />
Nell’Italia del ‘400 i nuclei urbani e le corti cost<strong>it</strong>uiscono il crogiolo di questo<br />
vasto movimento di rinasc<strong>it</strong>a, le cui influenze presto saranno decisive per tutto<br />
il mondo, tanto che Erasmo da Rotterdam nel 1489 affermerà: ”La civiltà<br />
europea nasce dalla respublica l<strong>it</strong>terarum creata dagli umanisti <strong>it</strong>aliani”,<br />
aggiungendo “Siamo <strong>it</strong>aliani tutti noi che siam dotti”.Scriverà nel 1526 il<br />
filosofo Melantone: “Firenze e l’Italia hanno ben mer<strong>it</strong>ato presso tutti i popoli<br />
perché hanno salvato dal naufragio l’uomo e la sua dign<strong>it</strong>à”. Moltissime c<strong>it</strong>tà<br />
<strong>it</strong>aliane divennero centri umanistici, i principi incrementarono il collezionismo,<br />
munifici protettori delle arti e delle lettere, i Medici a Firenze, i pontefici a<br />
Roma, i Visconti e gli Sforza a Milano, gli Aragonesi a Napoli, gli Estensi a<br />
Ferrara, i Gonzaga a Mantova, i Montefeltro a Urbino, i Malatesta a Rimini, i<br />
dogi a Venezia,dove Ermolao Barbaro legge Aristotele alla gioventù patrizia,<br />
mentre la caratteristica saliente dell’Umanesimo veneziano è <strong>nella</strong> funzione<br />
pratica che assegna alle lettere, facendone un mezzo perfetto di educazione<br />
(Guarino, V<strong>it</strong>torino da Feltre). A Bologna Filippo Beroaldo il vecchio commenta<br />
Apuleio; il cugino Filippo il giovane è ed<strong>it</strong>ore e commentatore dei primi cinque<br />
libri degli “Annali“ di Tac<strong>it</strong>o, da poco r<strong>it</strong>rovati a Corvey (1515). In molte c<strong>it</strong>tà<br />
sorgono accademie; in esse e nelle scuole univers<strong>it</strong>arie si leggono, si<br />
traducono e si commentano non solo opere platoniche e aristoteliche, giacchè<br />
anche l’epicureismo, lo stoicismo, lo scetticismo offrono motivo di<br />
appassionato studio e contribuiscono a notevolmente alla formazione del<br />
nuovo clima culturale.<br />
Effetto di questo interesse per la cultura fu la cost<strong>it</strong>uzione dell’Accademia<br />
fiorentina che raccoglieva i fedeli di Platone, filosofi d’altre scuole, letterati,<br />
giuristi, scienziati, artisti, ecc. Tra i più importanti del tempo l’Accademia<br />
espresse dal suo seno due grandi umanisti che ne furono l’anima, Marsilio<br />
Ficino e Pico della Mirandola.<br />
In Marsilio Ficino (1433-’99), protagonista della nuova antropologia, della<br />
central<strong>it</strong>à umana, l’idea della natura intermedia dell’uomo, corporalmente<br />
affine alla terra e spir<strong>it</strong>ualmente attratto verso il cielo, che in Platone era<br />
169
piuttosto un segno della sua drammatica schiav<strong>it</strong>ù e angoscia di liberazione,<br />
assume l’accento umanistico di una celebrazione della sua natura che,<br />
trovandosi al centro dell’universo, è arb<strong>it</strong>ra di ascenderne e discenderne i<br />
gradi; affermazione che prelude alla moderna concezione storica del progresso<br />
umano e della creativ<strong>it</strong>à. La sua “Teologia platonica” è la più completa<br />
esposizione delle prove metafisiche dell’immortal<strong>it</strong>à dell’anima; <strong>nella</strong><br />
conciliazione di platonismo e cristianesimo, giunge all’esaltazione dell’uomo<br />
quale centro dell’universo e partecipe dell’infin<strong>it</strong>o. L’idealizzazione platonica<br />
della Bellezza, intesa secondo lo spir<strong>it</strong>o ficiniano, come sensibile<br />
manifestazione di perfezione e ordine spir<strong>it</strong>uale, offre ancora una volta una<br />
giustificazione morale a un atteggiamento estetico, inteso a fornire esempi e<br />
“forme” ideali per tutte le opere dell’uomo.<br />
Suo concetto fondamentale è l’ident<strong>it</strong>à perfetta della filosofia con la religione;<br />
l’uomo non differisce dalle bestie se non per la religione, ma questa è lo stesso<br />
infin<strong>it</strong>o che è in noi; ciò comporta la divinizzazione dell’uomo; Dio non per<br />
altro fine diventò uomo se non perché l’uomo qualche volta in qualche modo<br />
diventasse Dio. Su questo concetto si fonda il principio della dign<strong>it</strong>à umana; se<br />
l’uomo è il compendio di tutto l’universo (im<strong>it</strong>ando gli animali bruti con i sensi,<br />
le piante con il nutrimento, le cose che mancano di v<strong>it</strong>a con l’essere), è<br />
naturale che egli cerchi di diventare tutto e di comprendere in sé tutte le v<strong>it</strong>e;<br />
egli è fondamentalmente progresso infin<strong>it</strong>o. Il Ficino, scorgendo il divino in<br />
tutte le cose, ma specialmente nell’uomo, considera la varietà delle religioni<br />
come un ornamento mirabile del creato; ciò che importa è che Dio sia onorato,<br />
anche se in modi diversi ( concetto della religione naturale).<br />
Con il Ficino, traduttore in latino dei trattati di Plotino (Enneadi) e dei “Libri<br />
ermetici” dello pseudo Ermete Trismegisto, si diffuse il neoplatonismo che<br />
favorì la liquidazione della visione aristotelica. Queste opere furono l’elemento<br />
essenziale del platonismo fiorentino e più tardi di quello della scuola di<br />
Cambridge; motivi neoplatonici si r<strong>it</strong>roveranno <strong>nella</strong> filosofia del periodo<br />
romantico che li mutuerà soprattutto dalla tradizione magico-filosofica del<br />
Rinascimento. Il Ficino tradusse inoltre dal greco in latino “Gli oracoli caldaici”,<br />
attribu<strong>it</strong>i da G. Gemisto Pletone a Zarathustra, in realtà opera di ignoto autore<br />
del II secolo, riecheggiante dottrine gnostiche e neoplatoniche. Le opere del<br />
Ficino furono stampate a Basilea nel 1561 e nel ’67 e a Parigi nel 1641.<br />
Giovanni Pico della Mirandola (1463-’94) portò nel circolo di Ficino una<br />
inquietudine nuova e un ardore mistico-culturale che anticipavano notevoli<br />
aspetti del pensiero cinquecentesco; si preoccupò di ev<strong>it</strong>are contrapposizioni<br />
frontali tra platonismo e aristotelismo, tra resistenze medioevali e istanze<br />
170
umanistiche. Nel “De hominis dign<strong>it</strong>ate”, giustamente defin<strong>it</strong>o il manifesto del<br />
Rinascimento <strong>it</strong>aliano, celebra la superior<strong>it</strong>à dell’uomo sulle altre creature, il<br />
“magnus miraculum”, in quanto solo all’uomo Dio ha riservato la libertà, cioè il<br />
potere di scegliersi il proprio destino, sicchè può degenerare tra i bruti o<br />
rigenerarsi in Dio. La via della rigenerazione è la cultura, <strong>nella</strong> quale gli uomini<br />
si r<strong>it</strong>rovano concordi nel comune culto della ver<strong>it</strong>à. ”Ti ho posto al centro<br />
dell’universo - fa dire il Pico da Dio all’uomo – affinché di lì tu scorga tutto ciò<br />
che esiste e scelga”. E’ una rivendicazione, che si farà sempre più decisa,<br />
dell’umana libertà contro ogni causal<strong>it</strong>à celeste. Il Savonarola paragonò il Pico<br />
a s. Girolamo e a s. Agostino e non a caso i riformatori moral-religiosi europei<br />
e gli araldi di un Umanesimo rinnovato in senso cristiano (dal Gaguin ad<br />
Erasmo da Rotterdam, a T. Moro che scrisse un’opera biografica su Pico e<br />
apprese la dottrina dei platonici fiorentini per il tram<strong>it</strong>e del Colet, umanista<br />
inglese vissuto in Italia, ecc.), gli scienziati rinnovatori (Copernico, Keplero,<br />
Rhoeticus) sentono il Pico come un maestro; il Newman (sec. XIX) sembra<br />
riecheggiare il suo pensiero quando afferma che la coscienza è la presenza<br />
primigenia e vicaria di Cristo nell’uomo.<br />
Le opere di Pico della Mirandola furono stampate nel 1504 a Srasburgo, nel<br />
1517 a Parigi, nel 1557, nel 1563 e nel 1601 a Basilea.<br />
Ricordiamo che nel 1486 a 23 anni Pico presentò a Roma 900 tesi di filosofia,<br />
teologia e di ogni ramo dello scibile da discutere pubblicamente con i dotti del<br />
tempo, convocati a sue spese; alcune di esse furono condannate perché<br />
eretiche. Egli si rifugiò per breve tempo in Francia e in segu<strong>it</strong>o fu accolto da<br />
Lorenzo il Magnifico.<br />
Importante è anche la figura di Leon Battista Alberti; egli, scrivendo sulla<br />
famiglia, sull’educazione, sulla v<strong>it</strong>a coniugale, e domestica, volle r<strong>it</strong>rarre<br />
l’uomo virtuoso che accentra conforma a sé il nucleo familiare con la “virtù”<br />
che si impone all’avversa fortuna. Il concetto della bellezza non è esclusivo<br />
delle arti propriamente dette, bensì di tutto il fare dell’uomo; appartiene quindi<br />
anche all’operazione onde lo stato si plasma e, con lo stato, la famiglia e gli<br />
altri ist<strong>it</strong>uti civili e religiosi. L’Alberti parla del governo della casa come di un<br />
regno autonomo e libero che l’uomo costruisce a sua misura in contrapposto<br />
allo stato; il suo trattato è il più originale lavoro compiuto nel secolo XV<br />
intorno all’educazione dell’uomo che ormai tende a realizzare col suo lavoro<br />
spir<strong>it</strong>uale e materiale informato alla “mediocr<strong>it</strong>as” (tendente a ev<strong>it</strong>are il<br />
”troppo”), alla bellezza morale, alla prudenza, quell’ideale della “civ<strong>it</strong>as” e a<br />
costruire quel tipo di c<strong>it</strong>tadino che rappresenterà il programma educativo e<br />
morale degli autori del Rinascimento. Per quanto riguarda l’estetica, Leon<br />
171
Battista Alberti espone un nuovo principio sull’arte: essa acquista il significato<br />
e il contenuto del “fare” con regola, in universale, e questo nuovo concetto<br />
suppone lo svolgersi dell’attiv<strong>it</strong>à umana <strong>nella</strong> perfezione tecnica e artistica dei<br />
suoi prodotti. L’artista–artigiano del Medioevo, l’artefice manuale produttore di<br />
cose belle, diventa così l’artista-dotto, ideatore di forme scientificamente<br />
esatte, libero nei confronti del comm<strong>it</strong>tente, e poi l’artista–poeta, ispirato dal<br />
“divino furore” platonico che lo innalza al di sopra delle contingenze terrene,<br />
ed eroico collaboratore del principe <strong>nella</strong> realizzazione della perfezione ideale<br />
alla quale entrambi aspirano,perfetto principio di chi coltiva insieme le virtù del<br />
sapere e del fare.<br />
Concludiamo la parte riguardante l’Umanesimo dicendo che il culto della<br />
roman<strong>it</strong>à fu molto alto in questo periodo, con particolare attenzione alle<br />
ist<strong>it</strong>uzioni, al dir<strong>it</strong>to, all’arch<strong>it</strong>ettura; il fervore di studi per l’antich<strong>it</strong>à romana<br />
portò alla nasc<strong>it</strong>a dell’interesse per l’archeologia, con l’opera del Poggio, del<br />
Biondo, dell’Alberti e del Leto. Tutte le antich<strong>it</strong>à sono considerate tesori, non<br />
solo i libri ma anche le medaglie, le monete, i frammenti marmorei, le<br />
iscrizioni antiche; sorgono le prime raccolte di scultura (cortile del Belvedere in<br />
Vaticano). Ciriaco de’ Pizzicolli può considerarsi il fondatore dell’epigrafia<br />
classica, scopr<strong>it</strong>ore della scienza antiquaria. Pomponio Leto, discepolo del<br />
Valla, nel 1465 era “princeps” di un manipolo di studiosi dell’antich<strong>it</strong>à che si<br />
riunivano a casa sua, ragionavano di monumenti antichi e raccoglievano<br />
epigrafi, celebravano il 21 aprile; fu questa l’Accademia Romana, fondata dal<br />
Leto in nome di ideali classicistici, rivissuti con il gusto della spettacolar<strong>it</strong>à, che<br />
dall’imperatore Federico III la facoltà di creare dottori e incoronare poeti; il<br />
Leto nel 1472 accompagnò a Mosca in legazione Sofia Paleologa.<br />
Il movimento umanistico già nel Quattrocento generò fuori del terr<strong>it</strong>orio<br />
d’origine, in Francia e in Germania, poi in Spagna e in Inghilterra, nuove<br />
esperienze spir<strong>it</strong>uali, pol<strong>it</strong>iche e artistiche, penetrando anche nell’Europa<br />
orientale, in Boemia, Polonia e Ungheria, dove aveva riformato la scuola e la<br />
v<strong>it</strong>a culturale. Nato dalla matrice sopranazionale della latin<strong>it</strong>à, l’Umanesimo si<br />
diffonde nel Cinquecento anche grazie alla possibil<strong>it</strong>à di trasmettere i testi in<br />
maniera più rapida e facile dopo l’introduzione della stampa. La letteratura è<br />
ancora <strong>nella</strong> prima metà del XVI secolo bilingue, ma il volgare a poco a poco<br />
prende il sopravvento. Sulle coordinate cr<strong>it</strong>iche e razionali è possibile valutare<br />
la resistenza del modello umanistico di cultura nelle epoche successive, nel<br />
confronto con i nuovi e prevalenti modelli delle scienze e della tecnologia; tra<br />
le esperienze scientifiche e artistiche che il Rinascimento faceva via via fiorire,<br />
l’Umanesimo fu una delle linee su cui cresceva la cultura dell’Europa moderna.<br />
172
La seconda parte della lezione è stata così riassunta: allo studio dell’uomo,<br />
all’eterno spir<strong>it</strong>ualismo platonico, succede nel ‘500 lo studio della natura; al<br />
m<strong>it</strong>o ciceroniano, alla “docta pietas” del Petrarca si oppone la cr<strong>it</strong>ica, intenta a<br />
scoprire solo dei rapporti terreni, la scienza autosufficiente. E’ lo spir<strong>it</strong>o di<br />
ricerca del Rinascimento che si svolgerà nel Barocco e nell’Illuminismo; si può<br />
dire che il significato più importante <strong>nella</strong> <strong>storia</strong> del pensiero filosofico si<br />
precisa nel rilievo dell’aspetto specificamente scientifico di questo periodo.<br />
La modern<strong>it</strong>à propone i suoi modelli <strong>nella</strong> natura, considerata come il vero<br />
“regnum hominis”, preparato da un rinnovato aristotelismo, che si ispira<br />
all’Aristotele originario (vedi lez. n.47); ma gli scienziati non accettano più<br />
come dogmi le antiche affermazioni, cominciano a sottoporle alla prova<br />
dell’esperienza, alla libera ricerca naturale. Si confronta la lezione degli<br />
“antiqui” con l’esperienza delle “cose moderne”.<br />
Non v’è alcun dubbio che lo spir<strong>it</strong>o d’osservazione della realtà, della natura,<br />
fosse vivo già negli scr<strong>it</strong>tori e negli artisti del Medioevo, ma questa aderenza<br />
alla realtà sensibile era ancora di carattere sens<strong>it</strong>ivo, non concettuale, lim<strong>it</strong>ata<br />
al particolare, all’episodico. Se realistico era il particolare, non lo era la<br />
concezione d’insieme, dal momento che il primo motore della v<strong>it</strong>a e della <strong>storia</strong><br />
umana era posto fuori dal mondo e i destini degli uomini erano determinati<br />
sempre dalla volontà di Dio.<br />
Il Rinascimento doveva educare naturalmente l’interesse e lo spir<strong>it</strong>o delle<br />
matematiche, perché la stessa arte classica prende norma da un ideale<br />
matematico, di proporzioni e di misura; così non appare fuori della tradizione<br />
l’interesse che alla matematica rivolge Leonardo. Nella maggiore opera<br />
filosofica di Girolamo Cardano, pubblicata a Basilea nel 1547, si legge: ”La<br />
cognizione umana, legata com’è ai sensi, non può attingere la sostanza delle<br />
cose e vaga soltanto intorno ad esse con misure e simil<strong>it</strong>udini; invece nelle<br />
conoscenze matematiche l’intelletto si identifica veramente con la cosa<br />
conosciuta, perché esso stesso la crea”. In questa proposizione è intu<strong>it</strong>o il<br />
fondamento della filosofia moderna.<br />
La via nuova verso l’affermarsi del senso della natura è tracciata soprattutto<br />
dagli artisti, i quali dal canone fondamentale dell’ ”im<strong>it</strong>ar la natura” derivano i<br />
corollari della conoscenza scientifica, matematica della realtà; onde il valore<br />
fondamentale che acquista il problema della prospettiva basata su precise<br />
regole geometriche; onde, in segu<strong>it</strong>o, lo studio anatomico, la preparazione<br />
tecnico-scientifica dell’artista che giungerà al massimo grado con Leonardo.<br />
Si sost<strong>it</strong>uisce il principio dell’arte come mimesi con quello dell’arte come<br />
creazione; il mondo divino diventa umano, bello e arte possono via via<br />
173
identificarsi. Leonardo per primo ha avvert<strong>it</strong>o lo spostarsi dal divino all’umano<br />
dell’attiv<strong>it</strong>à creatrice del bello; l’uomo sente di poter creare anche lui e il<br />
concetto di creazione è quello stesso che si predica di Dio. L’artista è quasi Dio,<br />
può creare il mondo dell’arte, un mondo che non c’è, ovvero il mondo della<br />
fantasia. L’uomo stesso è visto come artefice della v<strong>it</strong>a; tutta la v<strong>it</strong>a stessa<br />
comincia a sentirsi come opera d’arte, nel costume, <strong>nella</strong> p<strong>it</strong>tura, <strong>nella</strong> cultura,<br />
<strong>nella</strong> pratica, <strong>nella</strong> scienza.<br />
Leonardo per primo porta la ricerca su un piano di stretta rigoros<strong>it</strong>à<br />
sperimentale (la necess<strong>it</strong>à è la legge della natura esprimente l’ordine razionale<br />
del mondo); precorre la metodologia induttivo-matematica, processo logico che<br />
muove dal particolare al generale, dal fatto al principio, dagli effetti alle cause.<br />
Le grandi rivoluzioni scientifiche dell’età moderna, dal ’500 in poi, sono<br />
avvenute in conseguenza del superamento dell’ormai irrigid<strong>it</strong>o aristotelismo<br />
medioevale entrato in crisi; così cade la visione tolemaica del sistema solare e si<br />
creano le condizioni culturali dalle quali nascerà la rivoluzione copernicana.<br />
Verso la fine del secolo XVI con il Galilei si dette un colpo decisivo alla fine del<br />
principio di autor<strong>it</strong>à aristotelico; il pensiero scientifico era finalmente affrancato<br />
dai ceppi della tradizione dogmatica; con il nuovo orientamento sperimentale,<br />
con il gusto per gli studi pos<strong>it</strong>ivi nel campo storico e dottrinale, il sempre più<br />
inattuale aristotelismo tramontò come filosofia viva e pian piano fu<br />
abbandonato anche nelle scuole.<br />
Galilei, facendo della matematica il nuovo organo della conoscenza, apre la via<br />
non solo alla scienza ma a tutta la speculazione filosofica moderna che<br />
cercherà proprio <strong>nella</strong> matematica il principio della certezza. Il libro della<br />
natura è scr<strong>it</strong>to con caratteri di triangoli, quadrati, cerchi, sfere, coni, piramidi,<br />
e altre figure matematiche; l’esperienza va quindi epurata dagli elementi<br />
soggettivi; bisogna distinguere tra accidenti secondari (colori, sapori, odori,<br />
suoni) che dipendono dai nostri sensi, e accidenti primari o reali (figura,<br />
grandezza, posizione, numero, movimento), proprietà geometrico-meccaniche<br />
che sono inerenti alle cose. Su questa struttura quant<strong>it</strong>ativa e matematica si<br />
fonda l’ordine necessario, unico e immutabile dell’universo, un’immensa<br />
macchina il cui funzionamento si rivela con esatti metodi di misura.<br />
Con l’affermarsi di una cultura laica, dell’individualismo e del naturalismo,<br />
caratteristica di tutte le manifestazioni della v<strong>it</strong>a rinascimentale, si determina<br />
una concezione nuova dell’etica sociale e individuale. La modern<strong>it</strong>à della<br />
rinasc<strong>it</strong>a propone i suoi modelli in tutti i campi, quelli del volgare letterario e<br />
parlato, della convivenza ispirata all’uomo nuovo (con il “Cortegiano” e il<br />
“Galateo”), dell’arte figurativa che l’intellettualismo di Raffaello e la spir<strong>it</strong>ual<strong>it</strong>à<br />
174
di Michelangelo riscattano defin<strong>it</strong>ivamente dalla condizione di artigianato, del<br />
sapere come il luogo, la “mens” in cui i contrasti si pacificano attraverso<br />
contrapposizioni di scuola.<br />
Piuttosto che una rivoluzione il Rinascimento fu una “rivelazione”, una presa di<br />
coscienza delle potenzial<strong>it</strong>à umane via via affiorate in un lungo e contrastato<br />
percorso che si diramò in tutta l’Europa romanza a partire dall’anno Mille e che<br />
mise capo all’affrancamento della cultura, alla sua laicizzazione. La nasc<strong>it</strong>a del<br />
letterato, che si può fissare in Petrarca e in Boccaccio, fu una tappa storica del<br />
processo di liberazione della cultura, cui fece segu<strong>it</strong>o un impegno in senso<br />
pol<strong>it</strong>ico e civile. Il dispiegarsi della creativ<strong>it</strong>à rinascimentale si manifestò con i<br />
caratteri di un fenomeno “storico” che coinvolse le ist<strong>it</strong>uzioni pol<strong>it</strong>iche; la<br />
rinasc<strong>it</strong>a penetrò <strong>nella</strong> società come elemento dinamico, etico-religioso e<br />
finanche economico.<br />
L’idea dell’uomo che agisce liberamente, padrone di sé e fabbro della propria<br />
sorte e del proprio valore, apre la via alla profonda rivalutazione di quelle forme<br />
o atteggiamenti di v<strong>it</strong>a nei quali può meglio esprimersi la sua forza e la capac<strong>it</strong>à<br />
creativa.<br />
Con Niccolò Machiavelli e Francesco Guicciardini si perviene al senso della<br />
individual<strong>it</strong>à, all’affermazione della <strong>storia</strong> come reazione umana, circostanziata<br />
e differenziata nei suoi vari momenti, ognuno dei quali cost<strong>it</strong>uisce una <strong>storia</strong><br />
compiuta in sé. L’uomo del Rinascimento padroneggia la <strong>storia</strong> e, relegato nel<br />
fondo il volere divino crea da sé con la sua volontà e sotto l’impulso delle<br />
proprie passioni e interessi il corso degli eventi: la nuova storiografia del<br />
Machiavelli e del Guicciardini parla solo di lui e delle sue gesta; eccolo infine<br />
padrone della v<strong>it</strong>a statale e crearvi una dottrina pol<strong>it</strong>ica che non conosce altri<br />
fini se non quelli prettamente umani, di potenza, che si governa con le proprie<br />
leggi, senza più riguardare né a religione né a morale. Ma attorno all’uomo<br />
resta quel concetto di “fortuna”, impenetrabile anche al più fermo dei voleri, in<br />
parte concatenamento fatale degli eventi stessi, in parte “ancilla”<br />
dell’imperscrutabile volontà divina, in parte magico influsso di fatal<strong>it</strong>à<br />
astrologica che urta costantemente con la virtù, e ora è vinta e ora invece<br />
l’atterra. Secondo il Guicciardini, diminuendo la fede <strong>nella</strong> virtù creatrice<br />
dell’uomo, si accresce il senso della precarietà delle cose umane; la fortuna ha<br />
parte prevalente più che nel Machiavelli. Sulla <strong>storia</strong> appare allora la<br />
provvidenza divina, trascendente l’uomo, alleata al senso del caso; in questo il<br />
Guicciardini è il diretto precursore dello spir<strong>it</strong>o e della mental<strong>it</strong>à e dello stato<br />
d’animo degli uomini della Controriforma (vedi lez. n.16).<br />
175
Niccolò Machiavelli impegnò tutto se stesso per l’attuazione di quell’ideale nel<br />
quale aveva ravvisato la possibil<strong>it</strong>à del rinnovamento della comun<strong>it</strong>à pol<strong>it</strong>ica<br />
<strong>it</strong>aliana: il r<strong>it</strong>orno alle origini romane. Egli teorizzò il potere assoluto del<br />
principe, concep<strong>it</strong>o come regime di eccezione in tempi di insufficiente virtù<br />
pol<strong>it</strong>ica. Con la sua concezione util<strong>it</strong>aristica sul modo di governare ha inizio la<br />
pol<strong>it</strong>ica come scienza indipendente dalla morale, il senso dello stato come<br />
potenza dell’uomo, pura tecnica di conquista e mantenimento del potere,il<br />
senso dello stato moderno, ente autonomo e organico che realizza in se stesso,<br />
per il suo valore, la sovran<strong>it</strong>à assoluta capace di emanciparlo da qualsiasi<br />
sudd<strong>it</strong>anza religiosa, in opposizione al moralismo delle dottrine medioevali; da<br />
questa nuova concezione si svilupperà la teoria della “Ragion di stato” del<br />
Botero, propria dell’età dell’assolutismo.<br />
La sua opera maggiore, “Il Principe”, fu studiata da Carlo V e Filippo II, Caterina<br />
de’ Medici la introdusse in Francia; Richelieu l’apprezzava molto; si narra che<br />
sia Enrico III che Enrico IV di Francia ne avessero in tasca una copia quando<br />
furono assassinati; era molto conosciuta anche alla corte inglese. Il filosofo<br />
Hobbes, che ripone il bene nell’aspirazione all’util<strong>it</strong>à propria, rivela<br />
apertamente il suo deb<strong>it</strong>o verso il Machiavelli, arrivando a usare frasi prese<br />
quasi di peso dalle opere del fiorentino. Per comprendere la società<br />
contemporanea si deve risalire alle sue origini; e quel che Machiavelli ci ha<br />
insegnato è che l’ordine sociale non è un ordine naturale, non ci viene<br />
consegnato dall’alto, è qualcosa che noi stessi dobbiamo creare; lo stato non è<br />
una creazione divina.<br />
Grande fu l’<strong>importanza</strong> del Machiavelli sul pensiero pol<strong>it</strong>ico; <strong>nella</strong> prima metà<br />
del ‘600 il francese G. Naudé si pose come suo continuatore. Per un’erronea<br />
interpretazione delle sue teorie sorse una corrente di cr<strong>it</strong>ica e di opposizione,<br />
dal portoghese Osorio (1542), all’inglese Pole (1547), ai francesi Gentillet e<br />
Bodin; l’antimachiavellismo raggiunge la massima fior<strong>it</strong>ura nel secolo XVII, ma<br />
persiste nel periodo dell’Illuminismo; nel 1739 Federico di Prussia scrive<br />
l’”Antimachiavelli”, nel ’40 ne esce un rifacimento del Voltaire.<br />
La rivalutazione ha inizio con l’idealismo moderno, a partire da Fiche e Hegel;<br />
essi vedevano nell’autore del “Principe” un precursore dello stato laico che<br />
doveva godere di lunga fortuna nello storicismo tedesco (Ranke, Leo, Gervinus,<br />
Tre<strong>it</strong>schke, ecc.); per il Meinecke fu un profeta delle contraddizioni tra “ethos” e<br />
“kratos”, ”forza” e “morale”.<br />
Ricordiamo infine che il “Principe” fu letto e ammirato da Napoleone.<br />
176
Per quanto riguarda l’estetica, si rivelò fecondo l’aristotelismo del secolo XVI;<br />
notevoli furono le discussioni intorno alla “Poetica” dello stagir<strong>it</strong>a; con la<br />
pubblicazione del testo integrale <strong>nella</strong> traduzione latina di Alessandro de’ Pazzi<br />
(1536, edizione del Trincavelli) ebbe inizio un periodo di più intensi studi<br />
intorno alla natura, ai fini e alla funzione dell’arte. Si introduce il concetto di<br />
catarsi, cioè dell’azione elevatrice e rasserenatrice dell’arte; mentre nel<br />
Medioevo si era affermata la concezione moralistica e pedagogica,<br />
nell’Umanesimo si impone la concezione didascalica (docere dilectando).<br />
Lo Spingarm (sec. XIX-XX) scoprì l’<strong>importanza</strong> cap<strong>it</strong>ale della cr<strong>it</strong>ica letteraria<br />
<strong>it</strong>aliana del Rinascimento, il suo carattere creativo dei nuovi gusti e delle<br />
tendenze moderne. La ”Poetica” di Aristotele rappresenta il codice letterario del<br />
classicismo, valido ben oltre il Rinascimento, e offre occasione di grandi<br />
realizzazioni artistiche; si fissano i canoni dei vari generi letterari e delle forme<br />
artistiche.<br />
Il Classicismo è il complesso di concetti teorici e di norme pratiche desunte dai<br />
Greci e dai Romani applicate alla composizione e al giudizio delle opere d’arte;<br />
è la tendenza che si propone di vedere gli antichi come modelli perfetti e ne<br />
desume le regole cui si dovrebbe ubbidire per avvicinarsi a quella perfezione.<br />
Fu soprattutto il Rinascimento <strong>it</strong>aliano che propose le opere degli scr<strong>it</strong>tori e<br />
degli artisti greci e latini da seguire nell’illusione di poter razionalmente<br />
determinare una volta per tutte i canoni del bello e furono gli erud<strong>it</strong>i e cr<strong>it</strong>ici<br />
<strong>it</strong>aliani ( Castelvetro, Patrizi, Scaligero, Speroni, Robortello, ecc.) che per primi<br />
chiosando e interpretando la “Poetica” di Aristotele, formularono teorie e<br />
precetti intorno all’arte e in particolare alla letteratura, che si diffusero e si<br />
imposero all’Europa colta. Il primo commento completo, del Robortello (o<br />
Robertelli), apparve nel 1548, “In librum Aristotelis de arte poetica<br />
explicationes”, punto di partenza delle discussioni cinquecentesche sui generi<br />
letterari e sulla poetica; esso propone l’interpretazione più edonistica che<br />
moralistica della letteratura, concetto ribaltato poi dai teorici controriformistici.<br />
Nel 1550 si ha l’interpretazione di Vincenzo Maggi che, scrivendo sulla catarsi<br />
(la tragedia libera l’anima umana non solo dal terrore e dalla pietà, ma anche e<br />
soprattutto dalle passioni violente e peccaminose), imprime alla cr<strong>it</strong>ica una<br />
direzione religiosamente intransigente, quale può essere richiesta dalla<br />
Controriforma. Per Giulio Cesare Scaligero la poesia deve ev<strong>it</strong>are tutto ciò che è<br />
volgare e comune; egli bandì la necess<strong>it</strong>à di una norma razionale dell’arte,<br />
donde la proclamata superior<strong>it</strong>à di Virgilio, letterato compiuto, su Omero<br />
r<strong>it</strong>enuto geniale ma rozzo; sono idee che dal classicismo francese, di cui lo<br />
Scaligero fu detto profeta, passeranno a dominare le lettere europee fino al<br />
177
Romanticismo (i suoi “Poetices libri septem” uscirono postumi in Francia nel<br />
1571).<br />
Nel 1584 il Riccoboni scrive che la poesia è sogno e deve estraniarsi dalla v<strong>it</strong>a,<br />
aprendo la via al secentismo con le opinioni che l’arte e la morale sono due<br />
mondi distinti.<br />
La misura del classicismo non riesce però a contenere gli sbocchi alternativi<br />
della cultura rinascimentale prodotti dal suo stesso entusiasmo cr<strong>it</strong>ico, dal<br />
pensiero realistico, dal pragmatismo, dallo sperimentalismo letterario che<br />
mette in gioco proprio i modelli e la <strong>loro</strong> codificazione scolastica in norme e<br />
generi. Allargandosi la base sociale della cultura, con la cresc<strong>it</strong>a di una<br />
borghesia letteraria insofferente di regole o spregiudicata nel giudicarle, il<br />
classicismo provoca un movimento di reazione anticlassicista che denuncia la<br />
sintesi di idea e forma e l’accordo tra natura e arte, proclamando il primato<br />
dell’individual<strong>it</strong>à fuori dai condizionamenti della scuola e perfino del potere.<br />
Il modello degli anticlassicisti è il “divino Aretino”, il libero scr<strong>it</strong>tore im<strong>it</strong>ato da<br />
molti, incalzati dalla domanda libraria con la diffusione della stampa. Il termine<br />
“classico” è rimasto a indicare un atteggiamento spir<strong>it</strong>uale (accordo ed<br />
equilibrio tra spontane<strong>it</strong>à e riflessione, tra fantasia e realtà, tra l’io e la società),<br />
la cura dell’espressione formale (esattezza, sobrietà, decoro, proporzioni,<br />
rispetto della tradizione), caratteri salienti delle maggiori forme espressive<br />
dell’arte antica. Per i letterati <strong>it</strong>aliani del Rinascimento vedi lez. n.49.<br />
Nel secolo XVI le conquiste straniere in Italia non influiscono sullo sviluppo<br />
della nostra civiltà; per la cultura si ripete quel che era segu<strong>it</strong>o alla v<strong>it</strong>toria di<br />
Roma sulla Grecia; la conquistata Italia conquista a sua volta i vinc<strong>it</strong>ori e la sua<br />
spir<strong>it</strong>uale egemonia cominciata nel secolo XV si fa nel successivo piena e<br />
incontrastata per tutta l’Europa.<br />
Agli occhi affascinati del re Carlo VIII e del suo segu<strong>it</strong>o di giovani conquistatori<br />
si era rivelata un’Italia luminosa e lussuosa; il piacere e la pienezza della v<strong>it</strong>a<br />
meridionale li aveva inebriati;la dolcezza del vivere fu intesa anche come<br />
annuncio di un “novus ordo” di un secolo aureo . Michel de Montagne si ferma<br />
estasiato davanti alla “chartrosa” di Pavia, dalla facciata “tutta di marmo con<br />
infin<strong>it</strong>i lavori, cosa veramente da stupirne” e, ancora più ammirabile, la<br />
ricchezza della v<strong>it</strong>a che vi si conduce, il numero dei serv<strong>it</strong>ori, che fa pensare<br />
alla “corte di un grandissimo principe”.<br />
Tra i grandi umanisti stranieri scesi in Italia c<strong>it</strong>iamo: N. Cusano, J. Le Fèvre<br />
d’Etaples, J. Reuchlin, Erasmo da Rotterdam, Michel de Montagne.<br />
Il Cusano studiò a Padova dal 1418 al ’23; Le Fèvres d’Etaples (Faber<br />
Stapulensis), teologo, viaggiò a Pavia, Padova, Roma e Firenze tra il 1486 e il<br />
178
’92, maturando il proprio amore per il mondo antico al di là delle incrostazioni<br />
medioevali; J. Reuchlin si perfezionò in Italia nello studio del greco e<br />
dell’ebraico e fu in contatto con Lorenzo il Magnifico; Erasmo da Rotterdam,<br />
discepolo ideale di Lorenzo Valla, si addottorò all’univers<strong>it</strong>à di Torino nel 1506,<br />
entrò in contatto fino al 1509 con i più eminenti umanisti del tempo e cominciò<br />
lo studio del greco; a Venezia, osp<strong>it</strong>e di Aldo Manuzio, lavorò agli “Adagia”, una<br />
raccolta di proverbi dell’antich<strong>it</strong>à. Michel de Montagne fece un viaggio in Italia,<br />
che descrisse in un libro. Tra gli altri c<strong>it</strong>iamo M. A. Muret che insegnò a Roma e<br />
in altre c<strong>it</strong>tà <strong>it</strong>aliane dal 1554 al ’85; D. Lambin che soggiornò per nove anni in<br />
Italia e curò edizioni di Lucrezio, Orazio e altri autori latini; G. Lipsio che visse a<br />
Roma e affrontò i problemi inerenti alla polemica postmachiavellica e tac<strong>it</strong>iana.<br />
Grandi umanisti furono inoltre T. Moro, F. Melantone, G. Camerario, U. Grozio.<br />
Per concludere la lezione, il professore ha riportato alcune affermazioni di<br />
studiosi stranieri sull’<strong>importanza</strong> del Rinascimento <strong>it</strong>aliano <strong>nella</strong> v<strong>it</strong>a europea.<br />
Scrive il francese Michelet: “I nostri sovrani Carlo VIII e Francesco I con il <strong>loro</strong><br />
segu<strong>it</strong>o non erano abbastanza forti per resistere al fascino dell’arte e del vivere<br />
<strong>it</strong>aliano”. In effetti l’Italia del ‘500 è il focolaio massimo degli studi, delle<br />
invenzioni, dell’arte, delle indagini di scienza e il perfetto modello di ogni<br />
ordinato vivere e di costumanza civile. ”Il periodo umanistico-rinascimentale<br />
<strong>it</strong>aliano si impose come un momento decisivo nello svolgimento della civiltà<br />
occidentale: esso fu la scoperta del mondo e dell’uomo” così afferma ancora<br />
Michelet. “Un miracolo civile” lo definirono J. Burkhardt e J. Ruskin; per il primo<br />
il Rinascimento è il tipico prodotto dell’esaltazione borghese-liberale<br />
dell’individuo e della sua volontà di potenza attraverso il dominio razionale<br />
della realtà. Afferma Gadamer: ”Proprio nel momento in cui si assiste al nascere<br />
delle formazioni statali individuali, in cui si cerca una propria ident<strong>it</strong>à, gli<br />
intellettuali r<strong>it</strong>ornano alla tradizione greco-latina su cui fondare l’uomo nuovo”.<br />
M. Ennis sostiene che il Rinascimento <strong>it</strong>aliano si può considerare il più acceso<br />
focolaio di trasformazione del mondo; per co<strong>loro</strong> che vissero al tempo della<br />
scoperta dell’America, l’Italia rinascimentale nel pieno fervore della potenza<br />
commerciale e dello splendore artistico rappresentava il più sorprendente<br />
Nuovo Mondo. I prodigiosi mutamenti pol<strong>it</strong>ici e amministrativi a cui si assisteva<br />
in quegli anni in Italia non determineranno solo un orientamento sul<br />
continente, come la nasc<strong>it</strong>a dello stato francese, ma si rifletteranno<br />
direttamente sulla formazione degli Stati Un<strong>it</strong>i d’America.<br />
Prima ancora che da un accordo ideologico e filosofico, l’Europa cristiana,<br />
divisa nelle nazioni, è unificata dallo strumento liberatore della rinasc<strong>it</strong>a, dalla<br />
“cr<strong>it</strong>ica”. Quest’età di Lorenzo Valla e di N.Cusano, della “voluptas” e della<br />
179
“docta ignorantia,” del naturalismo e del neoevangelismo, della tolleranza e<br />
dello scetticismo, di Nicolò Machiavelli e T. Moro, del realismo e dell’utopia, di<br />
Leonardo e del Dürer, della sperimentalismo e della conversione del pensiero in<br />
arte, è la prima età della ragione, il “megaperiodo” che in prospettiva europea,<br />
non più <strong>it</strong>alocentrica, conduce all’età dei lumi, annunciata già dalla celebre<br />
lettera di Gargantua a Pantagruel.<br />
Al Rinascimento <strong>it</strong>aliano va ascr<strong>it</strong>to anche il mer<strong>it</strong>o di avere dato origine alla<br />
filosofia moderna che si sviluppò fuori d’Italia (in segu<strong>it</strong>o alle repressioni della<br />
Controriforma che ne aveva imped<strong>it</strong>o il naturale svolgimento in Italia),<br />
culminando nell’idealismo hegeliano; questo, giunto in Italia, non può dirsi una<br />
filosofia d’importazione ma la continuatrice dell’autentica tradizione <strong>it</strong>aliana del<br />
pensiero che aveva proclamato l’incondizionata creativ<strong>it</strong>à dello spir<strong>it</strong>o,<br />
l’assoluta libertà dell’io, espressione dell’aspirazione verso l’infin<strong>it</strong>o cercato<br />
<strong>nella</strong> <strong>storia</strong>.<br />
Per quanto riguarda l’aspetto artistico della realtà <strong>it</strong>aliana nel secolo XVI, lo<br />
storico R. A. Goldthwa<strong>it</strong>e scrive: ”A ciascuno di noi è accaduto, vis<strong>it</strong>ando chiese<br />
e musei, di constatare come le opere d’arte del periodo rinascimentale siano di<br />
gran lunga più numerose di quelle di ogni altra epoca. Non si tratta soltanto di<br />
quadri, sculture, affreschi; ad esse bisogna aggiungere intarsi, portali,<br />
rilegature, tessuti preziosi e, più in generale, tutti quegli oggetti che vengono<br />
sol<strong>it</strong>amente relegati fra le arti minori. Questa variegata produzione rispondeva<br />
in parte ad esigenze religiose, ma in parte sempre più cospicua ad esigenze<br />
mondane, si trattava di abbellire ville e palazzi, di ornare cappelle private, di<br />
conferire un solido decoro alle case di mercanti e di artigiani che avevano fatto<br />
fortuna.<br />
Ci si è chiesti più di una volta come mai nell’Italia del Rinascimento siano state<br />
prodotte tante opere d’arte ma è stato difficile trovare una risposta<br />
soddisfacente perché si è stati indotti a studiare soltanto la comm<strong>it</strong>tenza laica e<br />
religiosa dotata di grandi mezzi ed a trascurare la parte più consistente della<br />
domanda che, rivolgendosi ad oggetti meno costosi,era anche quella meno<br />
appariscente. Un’elevata concentrazione dei redd<strong>it</strong>i in poche mani avrebbe<br />
favor<strong>it</strong>o la costruzione di regge sontuose o di superbi castelli, ma non avrebbe<br />
consent<strong>it</strong>o di disseminare su un ampio terr<strong>it</strong>orio ville, chiese, palazzi, affreschi,<br />
quadri, statue, arredi, ecc.; confrontando le vicende economiche della nostra<br />
penisola con quelle dell’Europa a nord delle Alpi, lo storico r<strong>it</strong>iene che tra ‘300<br />
e ‘600 in Italia si siano determinate le condizioni favorevoli per una irripetibile<br />
fior<strong>it</strong>ura dell’arte, nelle c<strong>it</strong>tà e nei centri minori; che la domanda di oggetti<br />
artistici, dalle pale d’altare ai modesti dipinti su legno che ornavano le case<br />
180
degli artigiani,dalle grandi statue ai lavori in terracotta, abbia dato un impulso<br />
fondamentale allo straordinario sviluppo dell’economia <strong>it</strong>aliana ancora<br />
fortemente legata alla produzione dei beni di lusso; che abbia contribu<strong>it</strong>o alla<br />
nasc<strong>it</strong>a di nuove specializzazioni affinando nel contempo il gusto di un numero<br />
crescente di artigiani la cui tradizione non si è ancora spenta, che abbia aperto<br />
la strada alle prime forme visibili di consumismo, le quali si sarebbero<br />
affermate defin<strong>it</strong>ivamente solo due secoli più tardi con la rivoluzione<br />
industriale”. Tra il 1460 e il 1520 tutta l’Italia è fucina di centri concorrenti<br />
qualificati dall’emergenza rivelatrice di una serie di “attiv<strong>it</strong>à” concorrenti; l’Italia<br />
è “la grande fucina dell’Occidente” (Burckhardt).<br />
Mai come nel Rinascimento, e non solo in Italia, l’arte ha influ<strong>it</strong>o sulla<br />
strumentazione dell’epoca; quasi ponendosi come tecnica di ricerca, concorre<br />
direttamente alla conoscenza scientifica dell’anatomia umana e animale, allo<br />
studio delle piante, della geologia, delle acque, affronta e risolve graficamente<br />
questioni di alta meccanica, concorre al rinnovamento dei modi di offesa e<br />
difesa, offre i mezzi per il rilevamento e la rappresentazione dell’universo<br />
fisico.<br />
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