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Industria Vicentina 1-2005.pdf - Confindustria Vicenza

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INDUSTRIA<br />

VICENTINA<br />

MARZO 2005 – sped. in abb. post. - trimestrale - 70% - P.T. <strong>Vicenza</strong> Ferrovia - tassa riscossa - taxe perçue - Italia<br />

1/2005<br />

Lo stile<br />

di Renzo<br />

Mentre passa sotto il traguardo dei suoi primi<br />

cinquant’anni Renzo Rosso racconta la sua fi losofi a<br />

di vita, il suo modo di lavorare (e quello della sua<br />

squadra), la sua scala di valori. Il suo stile, insomma.<br />

Il Veneto del futuro<br />

Le tesi e le priorità del mondo<br />

industriale per vincere<br />

le sfi de del cambiamento<br />

L’autostrada gemella<br />

C’è un progetto per “drenare”<br />

il traffi co sulla Brescia-Padova<br />

puntando sul sistema delle<br />

tangenziali<br />

Arrivano gli alleati<br />

Un’indagine conferma<br />

l’importanza delle alleanze<br />

e delle sinergie tra imprese<br />

nel mercato globale<br />

English abstract inside


Nel mondo<br />

per crescere<br />

L<br />

a globalizzazione dei mercati investe<br />

in modo diretto un’economia<br />

produttiva come quella vicentina,<br />

da sempre orientata all’export.<br />

Dobbiamo affrontare una competizione internazionale<br />

sempre più agguerrita, capace<br />

non solo di offrire prodotti a costi molto<br />

più bassi dei nostri, ma anche di sviluppare<br />

quelle strategie di flessibilità produttiva e<br />

di occupazione dei mercati di nicchia.<br />

La globalizzazione ci impone dunque di<br />

presidiare sempre di più i mercati esteri:<br />

occorre sviluppare la propensione delle<br />

nostre imprese ad investire sui mercati di<br />

vendita. D’altra parte, presidiare i mercati<br />

non è facile, soprattutto per le aziende<br />

medio-piccole, che non dispongono a volte<br />

delle risorse umane e finanziarie per gestire<br />

al meglio queste scelte. Pur consapevoli di<br />

tutte le conseguenze dei cambiamenti in<br />

atto, nella nostra idea di internazionalizzazione<br />

prevalgono tuttavia gli aspetti positivi:<br />

si tratta di una grande opportunità, un<br />

processo virtuoso di crescita delle imprese,<br />

capace di non sottrarre occupazione in Italia<br />

ma anzi di crearne di nuova, rafforzando<br />

la nostra competitività internazionale.<br />

In definitiva, si va all’estero non tanto per<br />

la semplice convenienza del costo del lavoro,<br />

ma per essere presenti in modo diretto<br />

sui mercati di destinazione, per instaurare<br />

nuovi rapporti di fornitura e vendita. La<br />

stragrande maggioranza delle nostre imprese<br />

vede nell’internazionalizzazione un’opportunità<br />

di crescere. Una recente indagine<br />

svolta da Cuoa Impresa per conto della<br />

nostra Associazione, ha mostrato come la<br />

ricerca dei più bassi costi di produzione sia<br />

un motivo<br />

marginale<br />

tra quelli<br />

che spingono<br />

ad<br />

investire<br />

all’estero.<br />

L’orientamentodominante<br />

è l’attenzione<br />

al mercato.<br />

I risultati dell’indagine<br />

vengono<br />

esposti – sinteticamente<br />

– in un<br />

articolo all’interno<br />

di questo numero<br />

di “<strong>Industria</strong> <strong>Vicentina</strong>”.<br />

Nell’economia globalizzata,<br />

le nostre<br />

piccole e medie<br />

imprese tanto più<br />

riusciranno ad<br />

essere competitive<br />

quanto più<br />

sapranno lavorare<br />

in un’ottica di<br />

integrazione. Per<br />

cogliere le opportunità<br />

di crescita,<br />

Corsivo<br />

di Adamo Dalla Fontana<br />

Vicepresidente Associazione<br />

<strong>Industria</strong>li di <strong>Vicenza</strong> con delega<br />

per l’internazionalizzazione<br />

La globalizzazione ci<br />

impone di presidiare<br />

sempre di più i mercati<br />

esteri. E le nostre piccole<br />

e medie imprese tanto<br />

più riusciranno ad essere<br />

competitive quanto più<br />

sapranno lavorare in<br />

un’ottica di integrazione.<br />

C’è bisogno di meno isole<br />

e più arcipelaghi.<br />

le imprese non possono pensare di crescere<br />

solo per linee interne. Possono invece<br />

percorrere una via di sviluppo alternativa,<br />

basata sulle aggregazioni e sulle alleanze<br />

strategiche, sia facendo sistema tra aziende<br />

locali, sia con realtà estere. C’è bisogno di<br />

meno isole e più arcipelaghi, insomma. ■<br />

“ Si va all’estero per essere presenti<br />

in modo diretto sui mercati di destinazione e<br />

instaurare nuovi rapporti di fornitura e vendita.”<br />

INDUSTRIA<br />

VICENTINA<br />

1


Direttore responsabile<br />

Stefano Tomasoni<br />

Hanno collaborato<br />

Giulio Ardinghi,<br />

Giorgio Ceraso,<br />

Eros Maccioni,<br />

Maria Pia Morelli,<br />

Paolo Possamai,<br />

Marco Riatti<br />

Progetto grafico<br />

Patrizia Peruffo<br />

Stampa<br />

Tipografia Rumor S.r.l., <strong>Vicenza</strong><br />

Pubblicità<br />

Oepi, Verona<br />

Editore<br />

Istituto Promozionale<br />

per l’<strong>Industria</strong> srl<br />

Piazza Castello, 3 - <strong>Vicenza</strong><br />

Anno ventiquattresimo Numero 1.<br />

Marzo 2005<br />

Una copia € 4,00<br />

Registrazione Tribunale di <strong>Vicenza</strong><br />

n. 431 del 23.2.1982<br />

Questo numero è stato stampato<br />

in 4.000 copie.<br />

È vietata la riproduzione anche parziale<br />

di articoli e illustrazioni senza<br />

autorizzazione e senza citare la fonte.<br />

FOTOGRAFIE<br />

Archivio Associazione <strong>Industria</strong>li<br />

pag. 10, 12, 15, 16, 17, 18, 50 in<br />

basso e a dx, 51, 53; Archivio<br />

Athena 30, 31; Archivio Diesel<br />

39, 40, 41, 42, 43; Archivio<br />

Ferplast 37 a dx; Archivio Fiam<br />

Utensili 37 in basso; Archivio<br />

Gas 36 a dx; Archivio Margraf<br />

26, 27; Archivio Museo di<br />

Castelvecchio di Verona, 48, 49;<br />

Archivio Parise Compressori<br />

28, 29; Archivio Pilla 32, 33;<br />

Archivio Sace 34; Archivio Selle<br />

Italia 36 in basso; Archivio T-Net<br />

35; Archivio Zamperla 50 in<br />

alto; Karl Lagerfeld 38; Rodolfo<br />

Paolo Rossi 20, 21, 22, 23, 24,<br />

25; Volume "Le ceramiche degli<br />

Antonibon", 46 in basso.<br />

Copertina: Mark Seliger<br />

Sommario<br />

corsivo<br />

1. Nel mondo per crescere di Adamo Dalla Fontana<br />

focus<br />

5. Il Veneto del futuro Documento di <strong>Confindustria</strong> Veneto<br />

argomenti<br />

12. Arrivano gli alleati di Stefano Tomasoni<br />

14. La carica dei “piccoli<br />

18. Senza frontiere<br />

strada facendo<br />

24. L’autostrada gemella di Paolo Possamai<br />

imprese<br />

26. I marmi del secolo di Giulio Ardinghi<br />

28. Clienti del Vaticano di Marco Riatti<br />

30. Avanti, c’è mondo di Stefano Tomasoni<br />

32. L’arte di ricordare<br />

34. Infermieri del ponte di Eros Maccioni<br />

35. Chiamate Bassano di Eros Maccioni<br />

36. Impresaflash<br />

personaggi<br />

38. Il Rosso vince di Maria Pia Morelli<br />

cultura<br />

44. La Cina è sempre stata vicina di Giorgio Ceraso<br />

47. Piatti popolari<br />

48. Cangrande il grande di Maria Pia Morelli<br />

associazione<br />

50. Assoflash<br />

osservatorio<br />

54. Dati e statistiche sull’economia vicentina<br />

translation<br />

56. Una selezione di articoli tratti dalla rivista e tradotti in inglese<br />

1/2005<br />

industria vicentinapubblicazione<br />

promossa dal Comitato provinciale<br />

per la piccola industria dell’Associazione <strong>Industria</strong>li della provincia di <strong>Vicenza</strong>


Il Veneto del futuro<br />

I<br />

l Veneto attraversa una grande trasformazione<br />

sociale ed economica. L’avvio<br />

del nuovo millennio è caratterizzato dalla<br />

terza più bassa crescita della ricchezza<br />

degli ultimi quarant’anni. Mentre, per contro,<br />

l’economia mondiale registra elevati livelli di<br />

sviluppo. Segno evidente che siamo di fronte<br />

a una nuova fase di ristrutturazione delle<br />

economie. Tuttavia, il cambiamento attuale ha<br />

connotati decisamente diversi dai precedenti<br />

almeno per tre fattori: la dimensione globale, la<br />

velocità e la pervasività, le nuove tecnologie.<br />

La dimensione globale: lo spazio fra i territori<br />

regionali e nazionali si è radicalmente accorciato,<br />

i confini si stanno rapidamente ridisegnando<br />

e anche il processo di allargamento<br />

dell’Unione Europea colloca il Veneto in una<br />

posizione nuova e centrale. Le conseguenze<br />

sull’economia e sulla società sono evidenti.<br />

Tutti i principali eventi, indipendentemente<br />

Il Veneto attraversa<br />

una grande trasformazione<br />

sociale ed economica,<br />

che pone nuove sfide e<br />

chiede nuove soluzioni.<br />

Gli <strong>Industria</strong>li del Veneto<br />

hanno steso un documento<br />

nel quale il mondo<br />

dell’impresa indica<br />

le proprie priorità<br />

al mondo della politica.<br />

Ecco le tesi di fondo<br />

contenute nel documento.<br />

focus 5<br />

un documento di<br />

<strong>Confindustria</strong> Veneto<br />

INDUSTRIA<br />

VICENTINA


6<br />

focus<br />

La fase storica che il Veneto sta attraversando in questi<br />

anni richiede una consapevolezza piena delle sfide da<br />

affrontare. Nel prossimo futuro muteranno rapidamente<br />

lo scenario geo-economico, la struttura produttiva<br />

l’assetto demografico, il territorio, le identità culturali.<br />

da dove accadano, possono avere ripercussioni<br />

planetarie e in tempo quasi reale.<br />

La velocità e la pervasività: se in precedenza<br />

i cambiamenti si manifestavano e dispiegavano<br />

la loro forza nell’arco di decenni, oggi<br />

essi hanno tempi assai più veloci e, quindi,<br />

meno prevedibili. Inoltre hanno ripercussioni<br />

a diversi livelli: da quello internazionale<br />

e nazionale, fino alle singole imprese e ai<br />

diversi territori. Le nuove tecnologie: la loro<br />

diffusione è in buona misura il motore di<br />

questi cambiamenti. Muta profondamente il<br />

nostro modo di produrre, di organizzare il<br />

lavoro e la nostra vita, i modi di comunicare.<br />

Le tecnologie medesime mutano rapidamente,<br />

spingendo le imprese e i lavoratori ad adeguarsi<br />

sempre più velocemente.<br />

Anche solo considerando questi pochi fattori,<br />

comprendiamo come la fase storica che il Veneto<br />

sta attraversando richieda una consapevolezza<br />

piena delle sfide da affrontare. I prossimi anni,<br />

infatti, vedranno rapidamente mutare diversi<br />

scenari: quello geo-economico, quello relativo<br />

alla struttura produttiva, quello demografico,<br />

quello territoriale e quello culturale.<br />

– Geo-economico: si sono affacciati sui<br />

mercati mondiali diverse economie fino a pochi<br />

anni fa collocate ai margini. Non si tratta<br />

solo dei Paesi dell’Est Europa, da poco entrati<br />

a far parte dell’Unione Europea, ma delle<br />

economie del Far East: Cina, Corea, Vietnam.<br />

Altri Paesi ancora faranno il loro ingresso:<br />

Brasile, India, Russia rappresentano già oggi<br />

mercati in netto sviluppo verso cui le imprese<br />

venete si stanno già<br />

orientando. La stessa<br />

Unione Europea, poi,<br />

ha in corso un processo<br />

di ulteriore allargamento.<br />

Tali cambiamenti<br />

genereranno<br />

ulteriori tensioni, ma anche aperture verso<br />

nuove opportunità per le nostre imprese.<br />

– Struttura produttiva: L’impresa industriale<br />

e la sua produzione rimane un elemento<br />

centrale dello sviluppo che va adeguatamente<br />

progettato. Ciò non di meno, tutte le previsioni<br />

concordano che, pur mantenendo il Veneto<br />

una simile vocazione, tuttavia si procederà<br />

verso una sua ulteriore contrazione, con le<br />

evidenti conseguenze sul piano occupazionale<br />

e della quota di imprese. Già oggi è possibile<br />

intravedere i segni di questa trasformazione,<br />

che vede privilegiare un disegno delle attività<br />

industriali spostate su lavorazioni a più elevato<br />

contenuto e valore aggiunto, oltre ad un<br />

processo di ricollocazione delle imprese sui<br />

mercati esteri. A queste tendenze si associa<br />

un incremento progressivo delle attività nel<br />

terziario, soprattutto quello innovativo collegato<br />

alle attività industriali.<br />

– Popolazione: il Veneto ha avuto nell’ampia<br />

disponibilità di popolazione e di manodopera<br />

una risorsa fondamentale. Le sue performance<br />

economiche, infatti, sono spiegabili considerando<br />

la partecipazione diretta delle famiglie all’organizzazione<br />

delle imprese. Da alcuni decenni,<br />

si registra un’inversione radicale dei comportamenti<br />

riproduttivi, al punto che il Veneto è tra<br />

le realtà regionali con il più basso tasso di figli<br />

per donna in età fertile. La prospettiva di breve<br />

termine vede un Veneto più anziano, multietnico,<br />

multiculturale e multireligioso.<br />

– Territorio: la saturazione dello spazio<br />

costituisce un ulteriore problema fondamen-


tale. Un ammodernamento delle infrastrutture<br />

viarie compatibile con il suo territorio,<br />

la gestione e programmazione dell’uso degli<br />

spazi insediativi, il recupero e la bonifica di<br />

zone dismesse che possono così rilanciare<br />

poli industriali di eccellenza come sta accadendo<br />

per il polo chimico di Porto Marghera,<br />

l’implementazione delle infrastrutture informatiche,<br />

un sistema dei trasporti integrato<br />

che sappia valorizzare le differenti modalità<br />

disponibili, sono tutti elementi che rappresentano<br />

strategie fondamentali per la competitività<br />

del Veneto. A maggior ragione se<br />

consideriamo la sua collocazione geografica:<br />

la nostra regione può essere sede di attraversamento<br />

del Corridoio V e (almeno potenzialmente)<br />

dei traffici che dal Nord Europa<br />

attraversano il Mare Adriatico per giungere<br />

in Estremo Oriente. Si potrebbe dischiudere,<br />

Le elezioni Regionali del 3<br />

e 4 aprile sono state l’occasione per la messa a punto, da<br />

parte della <strong>Confindustria</strong> del Veneto, di un documento articolato<br />

e completo per presentare al mondo della politica<br />

quelle che, secondo il mondo dell’impresa, sono le sfide che<br />

il Veneto dovrà saper cogliere nei prossimi anni.<br />

Gli <strong>Industria</strong>li veneti hanno presentato dunque un rapporto<br />

che da un lato analizza le cose fatte dalla politica negli<br />

ultimi cinque anni (anche in rapporto alle proposte a suo<br />

tempo avanzate dal mondo industriale) e dall’altro si sofferma<br />

sulle priorità per il futuro del Veneto nei prossimi<br />

cinque anni.<br />

“Il tempo che si profila per il Veneto è denso di sfide, ma<br />

anche di opportunità, da affrontare con coraggio, responsabilità<br />

e razionalità – dice <strong>Confindustria</strong> Veneto –. La nuova<br />

collocazione geo-economica del Veneto evidenzia le possibi-<br />

così, una nuova fase di sviluppo nei commerci<br />

internazionali, in un’ottica di salvaguardia<br />

e di valorizzazione del nostro territorio.<br />

– Culture: queste trasformazioni vanno a incidere<br />

sui fattori che hanno rappresentato gli<br />

elementi propulsivi della società e dell’economia.<br />

Non ultima, quell’identità di orizzonte<br />

valoriale che aveva visto congiungersi le<br />

aspettative delle famiglie con quelle dell’economia.<br />

La congruità fra attese della popolazione<br />

e delle imprese non è più così scontata.<br />

Il benessere diffuso presso ampi strati della<br />

popolazione, un’istruzione crescente, la possibilità<br />

di comparare i livelli di vita e di consumo,<br />

producono una maggiore attenzione<br />

alle dimensioni qualitative dello sviluppo. In<br />

tale panorama vanno sottolineati valori quali<br />

la vocazione al lavoro e l’attaccamento alle<br />

imprese della nostra gente.<br />

“Serve un Veneto coeso e competitivo”<br />

lità che si aprono per gli scambi commerciali e produttivi,<br />

per i flussi di popolazione e di turismo, per la centralità<br />

nell’Europa allargata. Sono opportunità che vanno colte per<br />

costruire un Veneto non ripiegato in se stesso, ma incardinato<br />

nelle sue relazioni con le altre regioni del Nordest,<br />

dell’Italia e d’Europa”.<br />

Quello di cui gli <strong>Industria</strong>li veneti sentono la necessità è un<br />

Veneto coeso e competitivo; attrattivo e internazionalizzato;<br />

dotato di intelaiature materiali e immateriali; capace di<br />

scelte selettive e di governo dei processi, soprattutto con la<br />

razionalizzazione dei centri di ricerca, delle università, dei<br />

sistemi fieristici e della promozione.<br />

“Il futuro del Veneto sta nella nostra capacità di ideare progetti<br />

nuovi, di verificare e, eventualmente modificare, le realizzazioni.<br />

Soprattutto, sta nel nostro senso di responsabilità<br />

verso le generazioni future”.


8<br />

focus<br />

“ La competitività si gioca anche nella capacità di un territorio<br />

di rigenerare le risore ambientali, culturali e sociali di cui si nutre”<br />

aggregazioni di interessi per potere<br />

pesare sul piano nazionale e internazionale.<br />

Inoltre, la competitività si gioca anche nella<br />

capacità di un territorio di rigenerare le risorse<br />

ambientali, culturali e sociali di cui si nutre: le<br />

sue risorse intangibili.<br />

L’equilibrio va realizzato sollecitando alcuni<br />

percorsi: aiutare le imprese ad aggregarsi, a<br />

crescere anche orizzontalmente, per filiera,<br />

per consorzi, soprattutto favorendo le aggregazioni<br />

societarie; sospingere le imprese a<br />

recuperare un’attenzione alla società in cui<br />

sono inserite; ridefinire il rapporto fra il sistema<br />

finanziario e creditizio e le imprese, che<br />

molto aveva contribuito nel sostenere la loro<br />

crescita; la rappresentanza degli interessi delle<br />

imprese e del territorio devono trovare nuove<br />

forme di confronto, nel rispetto della reciproca<br />

autonomia, nella valorizzazione dei rispettivi<br />

ruoli e nella sussidiarietà delle funzioni.<br />

Lo sviluppo del Veneto dovrà confrontarsi<br />

con simili scenari. Tuttavia, diversamente dal<br />

passato, non è possibile prevedere con certezza<br />

le sue direzioni. L’imprevedibilità prevale,<br />

rendendo così impossibile delineare per il<br />

futuro un progetto stabile. Proprio in questa<br />

condizione di incertezza diventa ancora più<br />

importante provare a delineare alcuni lineamenti<br />

futuri di tale trasformazione.<br />

Coesione per competer e<br />

La competitività del sistema economico del<br />

Veneto ha trovato alimento in un sistema<br />

d’imprese caratterizzato da dimensioni contenute<br />

e diffuse sul territorio. La spinta dettata<br />

dall’autonomia e dall’individualità, in un mercato<br />

progressivamente internazionale, rischia<br />

di disperdere energie e risorse. Va ricercata, invece,<br />

una maggiore sinergia, un bilanciamento<br />

e una complementarietà fra lo spirito individuale<br />

e la capacità di individuare le necessarie<br />

Attrattività e interna zionalizzazione<br />

Vanno costruite le opportunità e le occasioni<br />

affinché il nostro territorio sia in grado di attrarre<br />

competenze, conoscenze, intelligenze e<br />

risorse per aumentare il tasso di innovazione<br />

e di sviluppo; di attrarre capitali e investimenti<br />

stranieri, sia tramite incentivi ad hoc,<br />

sia tramite la costituzione di agency sul modello<br />

irlandese e/o francese; di attrarre flussi<br />

crescenti di turismo. Ciò deve avvenire in<br />

misura proporzionale alla capacità della nostra<br />

società ed economia di aprirsi alla progressiva<br />

integrazione di culture, religioni e<br />

stili di vita diversi, alle relazioni economiche<br />

con i paesi tradizionalmente vicini alle nostre<br />

imprese, ma anche nei confronti delle nuove<br />

realtà emergenti.<br />

Il sistema delle infra strutture<br />

Attrattività e internazionalizzazione sono


strettamente collegate all’esistenza di intelaiature<br />

materiali e immateriali. In primo<br />

luogo, il sistema infrastrutturale di un territorio,<br />

che soprattutto in Veneto appare sottodimensionato<br />

rispetto alle sue esigenze.<br />

Oggi però la necessaria costruzione materiale<br />

delle infrastrutture che mancano, si lega fortemente<br />

alla capacità complessa di gestione<br />

di un territorio: la logistica. Ma vanno considerate,<br />

inoltre, le infrastrutture immateriali<br />

(nuove tecnologie di comunicazione) assai<br />

utili nel sostegno alle relazioni delle filiere<br />

delle imprese, così come alla comunicazione<br />

delle informazioni per la società nel suo<br />

complesso, al marketing territoriale.<br />

Ma l’attrattività e l’internazionalizzazione si<br />

reggono anche su una intelaiatura immateriale,<br />

intangibile: l’idea e la rappresentazione<br />

che un territorio ha di sé, sulla sua capacità<br />

di “comunicarsi”, di costruire nuovi sistemi<br />

di relazioni e di coagulo d’interessi su<br />

scala nazionale e internazionale. Il Veneto<br />

si trova, oggi, in un nuovo posizionamento<br />

geo-economico, dopo l’allargamento ad Est<br />

della UE. Una posizione che potrebbe essere<br />

centrale nella nuova Europa. Per giocare un<br />

ruolo significativo sul piano europeo e internazionale<br />

diviene fondamentale costruire<br />

un nuovo sistema di alleanze di interessi a<br />

livello macro-regionale. Poiché diversi fattori<br />

(immigrazione, infrastrutture, politiche<br />

industriali, tutela dei prodotti e così via) si<br />

determinano su livelli sovraregionali e sovranazionali,<br />

diviene indispensabile costruire<br />

nuove rappresentanze degli interessi.<br />

Governo dei processi<br />

Le trasformazioni che il Veneto deve affrontare<br />

celermente richiedono un governo dei<br />

processi che le imprese da sole non posso<br />

effettuare. Le istituzioni pubbliche sono chia-<br />

Le priorità per<br />

il futuro del Veneto<br />

Coesione Coesione per per competere. competere. Quadro di interventi normativi<br />

fiscali/finanziari per favorire l’aggregazione tra le imprese<br />

e la crescita della dimensione media delle aziende venete.<br />

Internazionalizzazione.<br />

Internazionalizzazione. Sostenere le imprese venete nei<br />

processi di internazionalizzazione dell’economia, anche<br />

attraverso una razionalizzazione dei soggetti deputati alla<br />

promozione, alla ricerca e all’innovazione.<br />

Marketing Marketing Territoriale. Territoriale. Creazione di una Cabina di Regia<br />

Regionale per attrarre investimenti per il rilancio di Poli<br />

<strong>Industria</strong>li importanti, per attrarre intelligenze e per incentivare<br />

il sistema universitario ad essere protagonista nella<br />

crescita industriale.<br />

Infrastrutture.<br />

Infrastrutture. Definizione e approvazione di una Legge<br />

Obiettivo Regionale; Adozione di scelte coerenti al nuovo<br />

ruolo geo-economico del Veneto/Nordest; Approvazione e<br />

avvio del Piano Energetico Regionale; Definizione di un<br />

Piano della Logistica per il Veneto/Nordest.<br />

Governance.<br />

Governance. Patto tra istituzioni pubbliche e private per la<br />

liberalizzazione/privatizzazione (con particolare attenzione<br />

al ruolo delle Public Utilities) e per l’applicazione sistematica<br />

della Sussidiarietà; coordinamento degli interventi<br />

delle istituzioni ad ogni livello per un reale processo di<br />

competitività del territorio; approvazione del nuovo Statuto<br />

regionale i cui principi formativi siano federalismo, sussidiarietà,<br />

autonomia; riconoscimento del ruolo dell’impresa<br />

per lo sviluppo socio-economico del Veneto.<br />

INDUSTRIA<br />

VICENTINA


10 focus il commento di Daniele Marini<br />

Nordest, cuore dell’Europa<br />

I<br />

l Nord Est si trasforma e ridisegna i suoi confini. Lo fa<br />

al di fuori dei riflettori dei mezzi di comunicazione, che<br />

fino a qualche anno fa imperversano in queste regioni.<br />

È un cambiamento che non attira l’attenzione, che non<br />

fa scalpore. Ma che, invece, è strategico nel definire gli sviluppi<br />

che quest’area potrà avere. Perché prefigura le direzioni e le<br />

alleanze che gli attori economici stanno costruendo. Perché<br />

anticipa le relazioni che poi anche la politica dovrà costruire.<br />

Infatti, il Nord Est si rappresenta diversamente, rispetto a<br />

pochi anni addietro. A metà degli anni Novanta, gli attori politici<br />

ed economici lo identificavano prevalentemente con l’area<br />

centrale del Veneto e del Friuli-Venezia Giulia. E, solo in parte,<br />

con il Trentino, con Verona, Belluno e Rovigo.<br />

Oggi, secondo le opinioni degli imprenditori, il Nord Est è<br />

andato ben oltre quei confini, si è “esportato” nelle altre aree<br />

dell’Italia e dell’Europa. E delinea questo nuovo disegno “silenziosamente”,<br />

in modo “carsico”, mentre un processo analogo,<br />

ma più strutturato, sta avvenendo in altre regioni. È sufficiente<br />

rinviare a Torino e al suo riprogettarsi dopo la crisi della più<br />

grande industria italiana, la Fiat. A Milano che, attraverso il<br />

polo fieristico, cerca di ridefinire un asse privilegiato con Torino:<br />

MiTo. E così pure a Genova e al suo divenire capitale europea<br />

della cultura. Realtà che cercano di disegnare una nuova<br />

identità, un’immagine diversa e, quindi, un progetto, anche in<br />

discontinuità rispetto al loro recente passato.<br />

Il Nord Est è oggi accomunato a queste regioni. E deve<br />

imparare a “pensarsi in grande”. Può apparire paradossale o<br />

contrario ai propri orientamenti culturali, per una realtà che<br />

si è costruita sulla piccola dimensione. Per una economia e<br />

una società passate, in pochi decenni, dalla “marginalità” e<br />

dalla “perifericità” degli anni del boom economico, ad una<br />

posizione di “centralità”. Utilizzando proprio quella perifericità<br />

come un’arma vincente. E i risultati relativi all'economia e<br />

alla società sono assai noti e visibili, nel bene e nel male. Gli<br />

anni Novanta hanno rappresentato un ulteriore trampolino di<br />

lancio per l’economia dell’area, divenuta la “locomotiva d’Italia”.<br />

Una locomotrice che trainava, ma che cominciava ad<br />

accumulare un’insofferenza per i vincoli posti dalla burocrazia,<br />

dalla pressione fiscale, da uno Stato e da un centro percepiti<br />

distanti. Quella “centralità” era divenuta una "specificità" e<br />

interpretata come “diversità”. E, talvolta, come “contrapposizione”,<br />

se non addirittura “distacco”.<br />

Da qualche anno, però, le prestazioni del Nord Est sono<br />

divenute meno distanti da quelle dell’Italia e della media<br />

europea. È mutato lo scenario continentale e internazionale<br />

e, di conseguenza, il posizionamento del Nord Est. La “specificità”<br />

oggi non si traduce più in una "distinzione", alla ricerca<br />

di una “separatezza”. Bensì, nel tentativo di affermare una<br />

“diversa declinazione” dello sviluppo, nel dimostrare la possibilità<br />

di realizzare percorsi “alternativi”. Proprio in virtù di<br />

queste peculiarità, continua a rimanere una realtà dai tratti<br />

particolari: un’area laboratorio dove i processi di trasformazione<br />

sembrano maturare sotto traccia, per poi manifestarsi<br />

repentinamente e con discontinuità rispetto al passato.<br />

La “specificità” diviene, allora, uno “strumento” utile per ridisegnare<br />

le alleanze degli interessi e della loro rappresentanza;<br />

allungando le reti produttive dei distretti ben oltre il confine<br />

regionale e nazionale, stabilendo partnership per lo sviluppo<br />

economico con soggetti internazionali.<br />

Tutto ciò, senza molti clamori e senza grande evidenza. Ancora<br />

una volta, però, senza un disegno o, almeno, una cornice di<br />

riferimento precisa. Verrebbe da dire, in perfetto e tradizionale<br />

stile Nord Est. Uno stile che, negli anni passati ha funzionato.<br />

Ma che oggi deve essere consapevole dei risultati raggiunti:<br />

deve sapersi dare un disegno in grande stile.<br />

Questo testo è tratto da “Le rotte del Nord Est”, osservatorio realizzato lo scorso<br />

anno dalla Fondazione Nord Est e da Veneto Banca per il Sole 24 Ore Nordest.


È necessario sviluppare un livello<br />

di gestione, concordato fra i diversi<br />

attori sociali ed economici, che solo la<br />

rappresentanza politica può assumere.<br />

L’economia ha bisogno di una politica<br />

che realizzi governance.<br />

mate ad esercitare un ruolo necessario per la<br />

definizione e il coordinamento degli interventi<br />

di loro competenza.<br />

È necessario sviluppare un livello di gestione,<br />

concordato fra i diversi attori sociali ed economici,<br />

che solo la rappresentanza politica<br />

può assumere. L’economia ha bisogno di una<br />

politica che realizzi governance. Ciò significa:<br />

– Accelerare e indirizzare i processi in<br />

corso. La velocità dei cambiamenti è tale<br />

da dovere operare per accelerare e indirizzare<br />

le trasformazioni in atto.<br />

– Selezionare le scelte e concentrazione<br />

delle risorse. La competizione internazionale<br />

richiede grandi risorse che un territorio<br />

policentrico come il Veneto non è in<br />

grado di realizzare, se non mediante la concentrazione<br />

su pochi e fondamentali obiettivi.<br />

È indispensabile avviare un processo di liberalizzazione<br />

e privatizzazione anche a livello<br />

regionale (public utilities), potenziando alcuni<br />

settori strategici quali il sistema fieristico,<br />

i centri di ricerca e le università. Per fare ciò<br />

è indispensabile che l’impresa torni al centro<br />

delle politiche dello sviluppo.<br />

– Programmare e verificare i processi.<br />

La costruzione del futuro passa attraverso<br />

un’ottica programmatoria flessibile e con<br />

un sistema di valutazione in grado di ridefinire<br />

le politiche là dove necessario e in<br />

tempi congrui.<br />

– Un diverso equilibrio fra centro e periferia.<br />

Gli eventi politici internazionali e<br />

i fenomeni economici globali spingono, su<br />

diverse materie, per un necessario accentra-<br />

“ È fondamentale costruire un nuovo sistema<br />

di alleanze di interessi a livello macro-regionale”<br />

mento dei livelli decisionali. Fenomeni come<br />

le infrastrutture, le politiche industriali, le regole<br />

della concorrenza internazionale (tutela<br />

dei marchi), l’immigrazione non sono gestibili<br />

esclusivamente su scala locale e, talvolta,<br />

nemmeno nazionale.<br />

Ciò non di meno, è necessario stabilire un<br />

nuovo rapporto fra i centri e le periferie all’insegna<br />

di una definizione di regole a maglie<br />

larghe (cioè solo le regole necessarie, ben<br />

definite fra i diversi livelli, che lascino margini<br />

di autonomia nella declinazione su scala<br />

territoriale), di una sussidiarietà orizzontale e<br />

verticale, che veda una presenza dello Stato<br />

solo negli ambiti necessari alla regolazione e<br />

un protagonismo dei soggetti privati e delle<br />

forme associate della società civile, di un<br />

progetto di federalismo realistico, bilanciato<br />

nei tempi e nelle forme, tale da non costituire<br />

un ulteriore aggravio nei costi per le imprese<br />

e il territorio. ■<br />

INDUSTRIA<br />

VICENTINA


12 argomenti<br />

Un’ indagine sulle alleanze e<br />

l’internazionalizzazione delle imprese vicentine<br />

mostra come due aziende su tre, in provincia,<br />

abbiano già avviato qualche forma di alleanza o di<br />

collaborazione più circoscritta con altre aziende<br />

per entrare in nuovi mercati.<br />

Arrivano gli alleati<br />

di Stefano Tomasoni<br />

N<br />

ella ricerca<br />

della<br />

migliore<br />

competitività,<br />

le aziende devono<br />

puntare su alcune<br />

leve sempre più importanti:collaborazioni<br />

e alleanze<br />

strategiche,<br />

forme di internazionalizzazione<br />

evoluta che<br />

non siano puro “shopping<br />

territoriale”, innovazione e ricerca<br />

anche in partnership con altre imprese,<br />

una finanza innovativa che veda ridefinire i<br />

rapporti con le istituzioni finanziarie.<br />

Queste le indicazioni di massima emerse da<br />

un’indagine sulle alleanze e l’internazionalizzazione<br />

delle piccole e medie imprese, realizzata<br />

da Cuoa Impresa per conto dell’Assindustria<br />

e presentata in occasione dell’assemblea<br />

del Comitato Piccola Impresa.<br />

L’indagine ha coinvolto circa 130 piccole e<br />

medie aziende vicentine, e il quadro che ne<br />

esce dà conferma della voglia di aprirsi al<br />

mondo e ai suoi mercati che continua ad arrivare<br />

dalle imprese vicentine.<br />

Un dato su tutti: forme di alleanze strategiche<br />

o di collaborazioni con obiettivi più<br />

circoscritti sono già avviate in modo stabile<br />

da due aziende su tre (65%), soprattutto su<br />

attività di progettazione (27%), ma anche<br />

di produzione (20%), e in misura minore di<br />

distribuzione e logistica (8%). E gli scopi di<br />

queste alleanze sono molto concreti: vengono<br />

realizzate prevalentemente per realizzare un<br />

prodotto integrato, per condividere risorse<br />

commerciali, per entrare in nuovi paesi; in<br />

misura minore per condividere risorse produttive,<br />

per ampliare relazioni e attività, per<br />

finanziare lo sviluppo e infine per razionalizzare<br />

i costi d’acquisto.<br />

Chi ha già stretto alleanze lo ha fatto – nell’ordine<br />

– con un partner (53%), con fornitori<br />

(47%), con propri clienti (28%) e da ultimo<br />

con propri concorrenti (17%). La maggior<br />

parte (69%) ha realizzato alleanze all’interno<br />

del proprio settore, ma elevata è anche<br />

la percentuale (42%) delle alleanze avviate<br />

con aziende di settori complementari, mentre<br />

soltanto il 3% ha avviato sinergie in settori<br />

molto diversi dal proprio.<br />

A fare alleanze, dice l’indagine, sono soprattutto<br />

le imprese più giovani, quelle inserite<br />

in gruppi e quelle di una certa dimensione<br />

(76% di quelle con almeno 30 milioni di euro<br />

di fatturato).<br />

Il processo di globalizzazione richiede alle<br />

aziende una presenza sempre più solida e<br />

continuativa sui mercati. Per cogliere le opportunità<br />

di crescita, le imprese non possono<br />

pensare di crescere solo per linee interne.<br />

Possono invece percorrere una via di sviluppo<br />

alternativa, basata sulle aggregazioni e<br />

sulle alleanze strategiche, sia facendo sistema<br />

tra aziende locali, sia con realtà estere.


Su questa base<br />

di partenza,<br />

il Comitato<br />

Piccola Impresadell’Associazione<br />

ha<br />

sviluppato un<br />

Chi ha già stretto alleanze<br />

lo ha fatto – nell’ordine<br />

– con un partner (53%), con<br />

fornitori (47%), con propri<br />

clienti (28%) e<br />

anche con propri<br />

concorrenti<br />

(17%).<br />

progetto formativo per comprendere quali<br />

opportunità e quali impatti possono avere<br />

sulla strategia di internazionalizzazione e<br />

sull’operatività aziendale le nuove modalità<br />

di aggregazione e di alleanza tra imprese.<br />

Nel 2003 è stata svolta la prima parte del<br />

progetto, denominato “Alleanze per competere”<br />

e il bilancio dell’esperienza è stato positivo.<br />

La seconda fase è partita a dicembre<br />

dello scorso anno, dopo aver valutato i primi<br />

risultati dell’indagine, e l’attività formativa si<br />

è conclusa nei primi mesi di quest’anno, con<br />

un bilancio più che positivo.<br />

“Le attività che il Comitato Piccola <strong>Industria</strong><br />

ha svolto in questi quattro anni hanno avuto<br />

tutte un comune denominatore: lo sguardo<br />

verso il mondo – osserva Giordano Malfermo,<br />

che ha presieduto il Comitato Piccola<br />

Impresa negli ultimi quattro anni e ha ora<br />

passato il testimone al nuovo presidente Luigi<br />

Benedetti –. Tutto ciò che abbiamo fatto<br />

ha avuto un obiettivo di fondo: promuovere<br />

iniziative, progetti e attività utili alle piccole<br />

e medie imprese per essere competitive, per<br />

internazionalizzarsi e proiettarsi sui mercati<br />

mondiali con una strategia di fondo. Un<br />

progetto coerente nella sua logica e nel suo<br />

svolgersi. Lo abbiamo sviluppato attraverso<br />

una serie di incontri, di attività di informazione<br />

e di corsi di formazione su tematiche<br />

specifiche. È stato un progetto che ha puntato<br />

ad aiutare le piccole e medie imprese a individuare<br />

le strategie migliori per competere<br />

nel mercato globale”. ■<br />

Gubitta - Pierobon 2005<br />

INDUSTRIA<br />

VICENTINA


14 argomenti<br />

La carica<br />

dei “piccoli”<br />

L uigi<br />

Benedetti è il nuovo presidente<br />

del Comitato Piccola Impresa dell’Associazione<br />

<strong>Industria</strong>li. Lo ha eletto<br />

il consiglio direttivo del Comitato.<br />

Benedetti subentra a Giordano Malfermo, il cui<br />

mandato era giunto a conclusione. 62 anni, amministratore<br />

delegato del Molino Benedetti, storica<br />

azienda di Grisignano di Zocco che fin dalla<br />

prima metà dell’Ottocento produce farina (e tra<br />

le fondatrici dell’Assindustria, nel 1945), ha all’attivo<br />

un lungo impegno associativo, sia come<br />

vicepresidente del Comitato Piccola Impresa che<br />

come presidente della sezione alimentari.<br />

– Presidente Benedetti, lei riceve il testimone<br />

da Giordano Malfermo, che negli ultimi<br />

quattro anni ha dato nuova linfa e vigore all’attività<br />

del Comitato Piccola dell ’Associazione<br />

<strong>Industria</strong>li . Un’eredità impegnativa…<br />

“E’ vero. Giordano Malfermo e tutto il consiglio<br />

del Comitato hanno svolto nel loro mandato un<br />

lavoro egregio e un’attività incisiva, continua e<br />

intensa. Questo, tra l’altro, in anni che si sono<br />

rivelati difficilissimi per il contesto socio-economico<br />

complessivo, caratterizzati dallo choc<br />

dell’11 settembre e dalle conseguenze che ha<br />

comportato anche a livello economico in tutto<br />

il mondo, dall’avvento dell’euro, dalle sfide non<br />

semplici della globalizzazione, dal prepotente<br />

ingresso nella competizione mondiale di paesicolossi<br />

che hanno rimesso in discussione molte<br />

certezze. Insomma, siamo reduci da un periodo<br />

complesso, nel quale il lavoro svolto dal presidente<br />

Malfermo e dal consiglio ha dato prestigio<br />

al Comitato Piccola. Ricordo, tra le cose<br />

Intervista a Luigi Benedetti,<br />

nuovo presidente del<br />

Comitato Piccola <strong>Industria</strong><br />

dell’Associazione.<br />

Che assicura: “Lavoreremo<br />

all’insegna di una evoluzione<br />

nella continuità, per lo<br />

sviluppo delle piccole e<br />

medie imprese vicentine”.<br />

più pregnanti, l’organizzazione delle missioni<br />

economiche e produttive in Cina e in India, lo<br />

sviluppo dei progetti relativi al tema dei Distretti<br />

produttivi, l’attività svolta nel campo della continuità<br />

aziendale e del passaggio generazionale<br />

nelle imprese”.<br />

– Che tipo di presidenza sarà, la sua?<br />

“All’insegna di quello che di solito si definisce<br />

‘evoluzione nella continuità’. Si tratta, in sostanza,<br />

di seguire alcune linee già tracciate, ma anche<br />

di contribuire a tracciarne altre. Da un punto<br />

di vista strettamente operativo, intendo delegare<br />

al massimo i vari incarichi all’interno del consiglio:<br />

credo che sia doveroso lavorare cercando<br />

la collaborazione di tutti, con spirito davvero di<br />

squadra. Oltretutto, è il modo migliore per ottenere<br />

risultati più efficaci e tangibili”.<br />

– Ci sono già le linee-guida sulle quali intende<br />

operare?


“In linea di principio, credo che il Comitato dovrà<br />

prestare particolare attenzione ai temi che riguardano<br />

lo sviluppo delle aziende che operano<br />

sul nostro territorio, che sono la grande maggioranza,<br />

senza naturalmente perdere di vista l’importanza<br />

dei processi di internazionalizzazione,<br />

che offrono notevoli opportunità di sviluppo e di<br />

crescita. Credo sia importante sviluppare sempre<br />

più i rapporti e le sinergie non soltanto all’interno<br />

dell’associazione attraverso una collaborazione<br />

più stretta con le sezioni e i raggruppamenti<br />

territoriali, ma anche all’esterno, attraverso gli<br />

enti economici locali come la Camera di Commercio,<br />

la Fiera, il Consorzio universitario, il<br />

Cuoa, Veneto Sviluppo, <strong>Vicenza</strong> Qualità”.<br />

– La Piccola <strong>Industria</strong> nazionale di <strong>Confindustria</strong><br />

ha presentato lo scorso anno un<br />

decalogo per la semplificazione nei rapporti<br />

tra impresa e pu blica amministrazione. Di<br />

che si tratta?<br />

“È una sorta di libro-bianco centrato, appunto,<br />

sui rapporti tra burocrazia e competitività, e<br />

l’obiettivo è quello di avanzare proposte e richieste<br />

concrete per liberare da quella ragnatela<br />

burocratica che avviluppa chi vuole fare impresa<br />

nel nostro paese. La burocrazia è spesso un fattore<br />

di costo e un freno per la competitività, e il<br />

decalogo della Piccola <strong>Industria</strong> indica i principali<br />

strumenti di semplificazione da adottare o<br />

da potenziare. Le imprese reclamano procedure<br />

semplici, ma soprattutto tempi certi e risposte<br />

definitive da parte dalla PA. L’eccesso di regolamentazione<br />

influenza le potenzialità di sviluppo<br />

e i confronti internazionali continuano a segnare<br />

È doveroso lavorare<br />

cercando la collaborazione<br />

di tutti, con spirito<br />

davvero di squadra.<br />

È il modo migliore per<br />

ottenere risultati più<br />

efficaci e tangibili.<br />

una posizione<br />

nettamente più<br />

sfavorevole dell’Italia<br />

rispetto<br />

a quella dei<br />

principali paesi<br />

industrializzati<br />

in materia<br />

di rapporti tra<br />

il mondo dell’impresa e quello della pubblica<br />

amministrazione. Per questo servono meno regole,<br />

ma rispettate da tutti. Tra i capisaldi per la<br />

semplificazione dei rapporti industria-PA ricordo<br />

l’autocertificazione delle attività di impresa,<br />

l’accelerazione del processo di semplificazione<br />

e codificazione della normativa esistente, un<br />

‘termometro’ per misurare l’efficacia delle nuove<br />

regolamentazioni, una corsia preferenziale per le<br />

nuove iniziative produttive, così da rendere più<br />

facili e trasparenti anche gli investimenti esteri<br />

in Italia, la diffusione della firma elettronica e<br />

della firma digitale, l’introduzione effettiva del<br />

registro elettronico delle imprese". ■<br />

INDUSTRIA<br />

VICENTINA


16 argomenti<br />

Studiando<br />

California<br />

I Giovani Imprenditori dell’Associazione<br />

hanno compiuto un viaggio-studio alla<br />

Silicon Valley. Hanno avuto un fitto<br />

programma di incontri con personaggi<br />

eccellenti, molti dei quali italiani, interpreti<br />

del modo più illuminato di fare impresa.<br />

L<br />

di Eros Maccioni a Silicon Valley con le nuove frontiere<br />

della ricerca mondiale e Seattle<br />

con i colossi Microsoft e Boeing sono<br />

state le mete protagoniste del viaggio<br />

- studio compiuto di recente dal Gruppo Giovani<br />

Imprenditori dell’Associazione <strong>Industria</strong>li,<br />

con lo scopo di entrare in diretto contatto con<br />

alcuni dei centri e delle aziende più avanzate<br />

al mondo nel campo della ricerca tecnologica.<br />

“Il nostro gruppo organizza ogni anno una<br />

missione internazionale nelle aree del mondo<br />

più interessanti sotto il profilo economico o<br />

più avanzate nello sviluppo della conoscenza<br />

e della ricerca – spiega Alberto Luca, presidente<br />

dei Giovani imprenditori, che ha guidato<br />

la delegazione in terra americana –. L’obiettivo<br />

è quello di creare ogni anno un’occasione di<br />

alto livello per diffondere cultura d’impresa tra<br />

i nostri associati, realizzando occasioni per conoscere<br />

nuovi mercati e nuove realtà produttive<br />

di eccellenza”.<br />

Quest’anno, dunque, destinazione Silicon Valley,<br />

dove le imprese fabbricano idee e il termine


“frontiera” è ormai uscito dall’uso comune. Il<br />

Gruppo Giovani, in collaborazione con il Consolato<br />

Generale d’Italia di San Francisco, ha<br />

realizzato un fitto programma di incontri con<br />

personaggi eccellenti, molti dei quali italiani,<br />

interpreti del modo più illuminato di fare impresa.<br />

Il primo della serie è stato lo scienziato<br />

vicentino Federico Faggin, la cui ultima creatura<br />

è la Foveon, azienda faro nell’innovazione<br />

legata alla fotografia digitale. I Giovani imprenditori<br />

hanno incontrato tra gli altri anche<br />

Luciano Mattioli, presidente della EMS (ramo<br />

della Datalogic, leader mondiale nei codici a<br />

lettura ottica), Fabio Righi, presidente della<br />

Digital Persona, che produce lettori di impronte<br />

digitali, e il prof. Alberto Sangiovanni Vincentelli,<br />

docente all’Università di Berkeley.<br />

Il rapporto tra le imprese della Silicon Valley e<br />

le piccole e medie imprese italiane è stato uno<br />

dei temi al centro dell’attenzione dei giovani<br />

imprenditori vicentini.<br />

“Un tema – dice Luca – che costringe a qualche<br />

amara riflessione sui limiti del sistema<br />

italiano, ma che allo stesso tempo offre importanti<br />

stimoli verso un concetto di innovazione<br />

applicato, prima ancora che ai processi produttivo,<br />

allo stesso modello d’impresa”.<br />

La missione ha fatto tappa anche a Seattle, per<br />

la visita a due colossi mondiali quali la Boeing<br />

e la Microsoft.<br />

“È stato un viaggio interessantissimo – spiega<br />

Alberto Luca –, che ci ha dato modo di toccare<br />

con mano un contesto privilegiato per chi<br />

vuole sviluppare la propria idea di impresa,<br />

“ Il modello americano propone un’impresa che non è<br />

legata all’imprenditore; non, almeno, per tutta la vita dell’azienda”<br />

dove confluiscono le esperienze più diverse<br />

e dove chi vuole fare può fare, grazie a una<br />

perfetta integrazione con le università e agli<br />

investimenti di società disposte a credere nei<br />

progetti e a finanziarli con il cosiddetto ‘capitale<br />

di rischio’. Il concetto base è quello dell’innovazione.<br />

Il modello statunitense, di cui la<br />

Silicon Valley è un simbolo, propone un’impresa<br />

che non è legata all’imprenditore, non<br />

almeno per tutta la vita dell’azienda, e credo<br />

che questo sia uno dei punti che deve farci<br />

maggiormente riflettere. Se i nostri genitori<br />

hanno fondato una determinata azienda, ciò<br />

non significa che per noi giovani non possano<br />

esistere forme di imprenditoria diverse”.<br />

La missione in terra americana non dovrà rimanere,<br />

nelle intenzioni dei Giovani imprenditori,<br />

un’iniziativa isolata. Ma essere invece<br />

l’occasione per sviluppare altre iniziative in<br />

sinergia con il “cuore” americano dell’innovazione<br />

e della ricerca. “Faremo in modo di dare<br />

un seguito a questo viaggio – conclude Luca –,<br />

instaurando con la Silicon Valley uno scambio<br />

sistematico, fatto di stage universitari, master<br />

ed esperienze lavorative”. ■<br />

Sotto il titolo,<br />

una veduta di San<br />

Francisco.<br />

Qui sopra, in senso<br />

orario, la visita dei<br />

giovani imprenditori<br />

vicentini alla Boeing<br />

e alla Microsoft, a<br />

Seattle, e l’intero<br />

gruppo con Federico<br />

Faggin nella sede<br />

dell’azienda avviata<br />

in Silicon Valley dallo<br />

scienziato vicentino.<br />

INDUSTRIA<br />

VICENTINA


18<br />

Nella foto,<br />

da sinistra, il direttore<br />

dell’Associazione<br />

Lorenzo Maggio,<br />

il vicepresidente<br />

Adamo Dalla Fontana<br />

e il direttore della<br />

<strong>Confindustria</strong><br />

slovacca,<br />

Stefan Lednar.<br />

argomenti<br />

Il Protocollo firmato a <strong>Vicenza</strong> dal vicepresidente<br />

di Assindustria Dalla Fontana e dal direttore della<br />

Confederazione degli <strong>Industria</strong>li slovacchi, Lednar.<br />

Senza frontiere<br />

L’<br />

Associazione <strong>Industria</strong>li di <strong>Vicenza</strong><br />

e la Confederazione degli <strong>Industria</strong>li<br />

della Slovacchia (ZPZ) hanno siglato<br />

un accordo di collaborazione con<br />

lo scopo di incrementare la conoscenza e l’integrazione<br />

produttiva tra le aziende vicentine<br />

e quelle slovacche e rendere possibile la crescita<br />

dei flussi commerciali e la cooperazione<br />

economica bilaterale. L’accordo è stato firmato<br />

per gli <strong>Industria</strong>li vicentini dal vicepresidente<br />

Adamo Dalla Fontana e per la <strong>Confindustria</strong><br />

slovacca dal direttore Stefan Lednar.<br />

L’intesa avvia uno scambio regolare di informazioni<br />

di tipo tecnico, economico, commerciale,<br />

fiscale, del lavoro, ambientale e altro,<br />

per assistere gli imprenditori che desiderano<br />

operare nei due mercati; intende promuovere<br />

le relazioni tra le imprese per potenziare<br />

gli scambi commerciali, gli investimenti e<br />

il trasferimento di tecnologie; promuove la<br />

collaborazione per lo sviluppo di servizi alle<br />

aziende, in particolare nell’utilizzo dei finanziamenti<br />

agevolati dell’Unione Europea; prevede<br />

un’assistenza alle imprese nei rapporti<br />

con le autorità amministrative locali e con le<br />

autorità politiche dei due paesi.<br />

“In questi anni – dice Adamo Dalla Fontana<br />

– la nostra Associazione ha stretto accordi e<br />

rapporti di collaborazione con le confederazioni<br />

industriali e organizzazioni economiche<br />

imprenditoriali di molti paesi dell’est europeo,<br />

dalla Bulgaria alla Croazia, dalla Serbia alla<br />

Polonia, dalla Slovenia alla Macedonia, ma<br />

anche con le rappresentanze imprenditoriali<br />

di altri paesi del mondo in crescita, come il<br />

Brasile e la Turchia. L’accordo con la <strong>Confindustria</strong><br />

della Slovacchia si inserisce in questo<br />

percorso, rafforzando i nostri legami con<br />

quella parte dell’Europa che da poco è entrata<br />

a tutti gli effetti nel mercato comune. Siamo<br />

convinti che una rappresentanza forte e autorevole<br />

di imprenditori europei sia importante<br />

negli interessi di tutti”.<br />

In questa direzione si inserisce il progettato<br />

“centro servizi” che l’Assindustria vicentina<br />

realizzerà all’interno del Parco industriale di<br />

Samorin, ad uso non solo delle imprese insediate<br />

nell’area, ma anche delle altre aziende<br />

italiane che operano in Slovacchia e nei paesi<br />

limitrofi. ■


20<br />

di Paolo Possamai<br />

strada facendo<br />

“I<br />

L’autostrada<br />

gemella<br />

valori di traffico proiettati all’anno<br />

2010 comporterebbero, in carenza<br />

di interventi sull’offerta di trasporto,<br />

una situazione del tutto insostenibile”<br />

sull’autostrada A4 Serenissima.<br />

Sono parole di Sergio Caracoglia, docente al<br />

Dipartimento trasporti dell’università di Trieste.<br />

Caracoglia a più riprese ha realizzato, su<br />

mandato della società Autostrada Brescia-Padova,<br />

studi sui flussi di traffico incanalati sulla<br />

principale via di comunicazione del settore<br />

orientale dell’area padana. Le previsioni non<br />

La Serenissima<br />

sta lavorando ad un progetto<br />

che prevede di potenziare<br />

l’autostrada nel tratto<br />

Brescia-Padova<br />

con la realizzazione di<br />

un sistema di tangenziali<br />

complanari per “drenare” il<br />

traffico di breve percorrenza<br />

e dare nuove risposte alle<br />

esigenze del traffico.<br />

lasciano scampo a interpretazioni e quindi<br />

la concessionaria ha concepito una serie di<br />

interventi di potenziamento della rete infrastrutturale<br />

fra Lombardia e Veneto. In questa<br />

chiave trovano ragione numerosi progetti del<br />

quadrante Nordest: la superstrada pedemontana<br />

veneta, in particolare, l’asse autostradale<br />

Cremona-Mantova-Chioggia, la direttissima<br />

BreBeMi rispondono alla necessità di allestire<br />

alternative trasportisticamente valide alla dorsale<br />

Serenissima.<br />

In questo contesto assume un forte rilievo l’ipo


tesi di costruire un sistema di tangenziali, complanare<br />

all’infrastruttura autostradale esistente,<br />

da Ospitaletto (Brescia) fino a Busa di Vigonza<br />

(Padova). Non si tratta di una mera ipotesi accademica,<br />

tant’è che Autostrada Brescia-Padova<br />

il 28 dicembre 2004 ha inviato all’Anas la candidatura<br />

a realizzare la complanare in project<br />

financing. Il senso di tale progetto è presto detto:<br />

la complanare dovrebbe drenare il traffico<br />

di breve percorrenza, alleggerendo di carichi<br />

veicolari impropri l’arteria autostradale. Se la<br />

spina dorsale del territorio compreso fra Milano<br />

e Venezia è sempre più di frequente congestionata,<br />

infatti, dipende in misura cospicua esattamente<br />

dal fatto che – in assenza<br />

di adeguate alternative viabilistiche<br />

– l’autostrada Serenissima somma<br />

flussi veicolari di lunga e di breve<br />

percorrenza. A tale problematica la<br />

società autostradale ha iniziato a<br />

dare risposta da una decina d’anni,<br />

da quando cioè sono stati avviati i<br />

cantieri per la costruzione delle tangenziali<br />

urbane di Brescia, Verona,<br />

<strong>Vicenza</strong> e Padova. In corrispondenza<br />

dei maggiori nuclei urbani, in effetti,<br />

i flussi veicolari sono più intensi.<br />

L’ipotesi progettuale inviata all’Anas, in buona<br />

sostanza, prevede l’unificazione dei segmenti<br />

di tangenziali esistenti. Ne dovrebbe derivare<br />

un’infrastruttura a 2/3 corsie per ciascun senso<br />

di marcia, parallela e complanare all’autostrada<br />

storica per 196 chilometri. A fronte di un<br />

investimento stimato in 2,646 miliardi di euro,<br />

il promotore richiede all’Anas un periodo di<br />

concessione di 40 anni. Riscuotendo i pedaggi<br />

appunto per 40 anni, la società autostradale presieduta<br />

da Aleardo Merlin ritiene di remunerare<br />

un investimento senza dubbio assai consistente.<br />

Il promotore è la società Tangenziali Lombardo-<br />

Venete, integralmente controllata da Autostrada<br />

L’ipotesi progettuale inviata all’Anas, in buona<br />

sostanza, prevede l’unificazione dei segmenti<br />

di tangenziali esistenti. Ne dovrebbe derivare<br />

un’infrastruttura a 2/3 corsie per ciascun senso<br />

di marcia, parallela e complanare all’autostrada<br />

storica per 196 chilometri.<br />

INDUSTRIA<br />

VICENTINA


22<br />

strada facendo<br />

Brescia-Padova. È<br />

del tutto prematuro<br />

riflettere sulla definitiva<br />

articolazione<br />

dell’azionariato<br />

della società veicolo<br />

messa in campo,<br />

tuttavia l’orientamento<br />

strategico<br />

prevede l’apertura<br />

del capitale a altre<br />

società autostradali e, soprattutto, agli enti locali<br />

dei territori interessati dall’intervento. La logica del<br />

coinvolgimento di vari operatori del settore è stata<br />

applicata, per esempio e fra l’altro, per la superstrada<br />

pedemontana veneta, per il Passante di Mestre,<br />

per l’autostrada Nuova Romea. Una logica che<br />

tende a sommare competenze e relazioni. Il tema<br />

delle relazioni è il driver del coinvolgimento degli<br />

enti locali. Autostrada Brescia-Padova è società<br />

espressione dei comuni capoluogo, delle Camere<br />

di commercio e delle amministrazioni provinciali<br />

di Milano, Bergamo, Brescia, Verona, <strong>Vicenza</strong>,<br />

Padova, Venezia. La società presieduta da Merlin,<br />

dunque, storicamente ha avuto quale missione di<br />

rispondere alle esigenze di infrastrutturazione del<br />

territorio, come dichiarato da chi governa il terri-<br />

torio stesso e, insieme,<br />

partecipa da<br />

azionista all’Autostrada<br />

Serenissima.<br />

Lo schema sarà<br />

replicato, con ogni<br />

probabilità, anche<br />

in Tangenziali<br />

Lombardo-Venete:<br />

lo suggerisce la<br />

delicatezza dell’intervento,<br />

la necessità di costruire ipotesi operative<br />

capaci di attirare consenso.<br />

La concezione e la costruzione della complanare<br />

Brescia-Padova non sono attività semplici.<br />

L’infrastruttura dovrebbe affiancare un’arteria<br />

autostradale che transita in un territorio fortemente<br />

urbanizzato. Potremmo dire che l’autostrada<br />

Milano-Venezia è stato uno degli strumenti<br />

per eccellenza nella definizione dell’immensa<br />

città lineare, della megalopoli padana. A<br />

ben guardare, infatti, la megalopoli si sviluppa<br />

e si addensa essenzialmente lungo la dorsale<br />

autostradale. La discontinuità campagna/città<br />

lungo la A4 è (quasi) venuta meno. In questo<br />

contesto appare alquanto arduo inserire un’ulteriore<br />

infrastruttura e, tuttavia, le esigenze di<br />

Duecento chilometri “fratelli” dell’autostrada<br />

Il progetto della complanare<br />

Brescia-Padova è concepito per<br />

segmenti. A seconda dei volumi<br />

di traffico previsti, il tratto è programmato<br />

a due oppure a tre corsie per senso di marcia (più<br />

corsia di emergenza). Secondo le valutazioni del promotore, i<br />

maggiori flussi di traffico sono attesi nelle sezioni urbane di<br />

Brescia e di Verona. In corrispondenza di tali nuclei urbani, dunque,<br />

il progetto prevede una sezione a tre corsie. All’interno di<br />

una estensione di 196 chilometri, il percorso a tre corsie della<br />

complanare è di poco inferiore ai 30 chilometri complessivi. Per<br />

Il numero dei veicoli transitati<br />

ai caselli della A4 negli ultimi<br />

dieci anni è aumentato di oltre<br />

30 milioni, ossia del 45%. Nel<br />

2010 si prevede che saranno<br />

350 mila i veicoli in transito<br />

ogni giorno su questo tratto di<br />

autostrada.<br />

la precisione, nell’attuale bozza progettuale, che dovrà essere<br />

confrontata con il concedente Anas e con le esigenze espresse<br />

dalle amministrazioni locali, a tre corsie dovrebbe essere lo<br />

spezzone bresciano compreso fra Roncadelle e Rezzato, oltre<br />

al tratto fra Verona Sud e San Martino Buonalbergo.<br />

Come le attuali tangenziali urbane di Brescia, Verona, <strong>Vicenza</strong><br />

e Padova, così la futura complanare avrà spartitraffico centrale<br />

e frequenti svincoli di connessione alla rete viabilistica locale, in<br />

modo da favorire il drenaggio dei flussi veicolari di breve percorrenza<br />

e da alleggerire la pressione sia sul sistema dei nodi<br />

urbani, sia sulle strade a carattere provinciale.


“ La nuova complanare avrà accessi assai più numerosi della A4, per rispondere a esigenze di<br />

spostamento di breve percorrenza; dovrà essere dunque allacciata ai principali assi viari del territorio”<br />

mobilità espresse dalla città lineare richiedono<br />

un potenziamento dell’offerta esistente.<br />

Nel 2003 la consistenza media dei veicoli teorici<br />

giornalieri (Tgm) in transito sulla A4 nel<br />

segmento Brescia-Padova consisteva in 85.784<br />

automezzi, in aumento del 3,48% sull’anno<br />

precedente. Mediamente, gli automezzi effettivi<br />

giornalieri – ossia tutti i veicoli entrati in A4<br />

a prescindere al numero dei chilometri percorsi<br />

– arrivavano nel 2003 a quota 280mila.<br />

Il 25 luglio 2003 è stato registrato un record<br />

di 349.699 veicoli effettivi. I veicoli effettivi<br />

transitati ai caselli nel 2003 sono stati pari a 99<br />

milioni 47mila e, nel 2004, il dato in questione<br />

ha sfiorato la soglia di 104 milioni.<br />

Accanto a tale serie di numeri, volendo definire<br />

con quale progressione i carichi di traffico<br />

siano cresciuti sulla A4 nell’ultimo decennio,<br />

è possibile citare i dati relativi al 1994. Due<br />

anni dopo la costruzione della terza corsia,<br />

sull’autostrada Serenissima sono stati registrati<br />

68 milioni 135 mila veicoli effettivi. Vale a dire<br />

che il numero dei veicoli passati ai caselli della<br />

A4 nell’arco di un decennio è aumentato di oltre<br />

30 milioni, ossia del 45% e più. Nello stesso<br />

periodo temporale il numero dei veicoli teorici<br />

– ossia degli automezzi che idealmente percorrono<br />

l’intera autostrada e la loro entità è data<br />

dal rapporto veicoli-Km e lunghezza della tratta<br />

autostradale è cresciuto “appena” del 40%. Le<br />

statistiche rivelano che i veicoli effettivi sono<br />

cresciuti più dei veicoli teorici e, dunque, che<br />

mediamente i mezzi in transito sulla A4 percorrono<br />

un numero calante di chilometri. Aumenta<br />

In queste pagine,<br />

alcune immagini<br />

della nuova<br />

tangenziale<br />

di <strong>Vicenza</strong><br />

(pag. 20 e 25)<br />

e delle arterie<br />

complanari<br />

di Padova<br />

(pag. 21, 22, 23, 24).<br />

INDUSTRIA<br />

VICENTINA


24<br />

strada facendo<br />

la componente<br />

dei veicoli che<br />

impiegano l’autostrada<br />

anche<br />

per tratti brevi,<br />

evidentemente<br />

perché alla A4 non<br />

esistono alternative<br />

nella congestionata<br />

città lineare lombardo-veneta.<br />

Secondo i modelli trasportistici elaborati da Caracoglia<br />

tale critica situazione tenderà a evolvere<br />

rapidamente in negativo. Al 2010 gli automezzi<br />

effettivi giornalieri dovrebbero attestarsi<br />

alla soglia del record rilevato nel luglio 2003,<br />

cioè attorno ai 350mila veicoli. Un flusso tale<br />

da determinare in permanenza la congestione<br />

dell’asse autostradale, con livelli di efficienza e<br />

di sicurezza del tutto inadeguati.<br />

Le previsioni sull’andamento dei flussi veicolari<br />

elaborate sul breve termine dall’Istituto Prometeia<br />

e sul medio termine da Caracoglia indicano<br />

incrementi al 2010 con un valore compreso tra<br />

il 14% e il 24% per gli automezzi leggeri e in<br />

un range compreso fra 23% e 33% per i pesanti.<br />

Emerge con nettezza come la componente di<br />

traffico merci, che costituisce già oggi la principale<br />

causa di congestionamento dell’infrastruttura,<br />

prometta di divenire nell’immediato futuro<br />

sempre più cospicua. Al 2010, quanto all’indicatore<br />

dei veicoli teorici medi giornalieri (Tgm)<br />

nell’ipotesi di minima potrebbero essere attorno<br />

a 27mila per gli automezzi pesanti e di 63mila<br />

per i leggeri (totale: 90 mila), mentre nello<br />

scenario di massimo picco i dati potrebbero<br />

salire rispettivamente a 29mila e 68mila (totale:<br />

97mila). Assumendo quale scala temporale il<br />

2015, la soglia massima della crescita potrebbe<br />

schizzare a 105mila veicoli totali.<br />

Secondo Caracoglia l’assenza di interventi mirati<br />

al decongestionamento dell’infrastruttura autostra


dale determina il declassamento della qualità del<br />

trasporto lungo tutto l’asse, nonché il conseguente<br />

allontanamento delle correnti di traffico Est-Ovest<br />

verso gli itinerari posti a Nord delle Alpi.<br />

A tale scenario previsionale, che in fondo non<br />

fa che ribadire il trend evolutivo effettivamente<br />

riscontrato nell’ultimo decennio, la concessionaria<br />

presieduta da Merlin tende a rispondere<br />

– fra l’altro – con la costruzione della complanare.<br />

Risposta che chiama a un lavoro progettuale<br />

di evidente complessità, data la vicinanza<br />

del tessuto urbano rispetto alla direttrice autostradale<br />

in numerosi punti.<br />

Nell’intento di contenere al massimo l’uso di<br />

territorio e l’impatto ambientale, il dossier progettuale<br />

inviato all’Anas immagina svincoli e<br />

caselli particolarmente innovativi. Premesso che<br />

le forme tecniche dell’intervento sono materia di<br />

discussione, la complanare dovrebbe avere accessi<br />

assai più numerosi della A4, appunto perché<br />

deve rispondere a esigenze trasportistiche di<br />

breve percorrenza. La complanare dunque dovrà<br />

essere allacciata alle principali aste viabilistiche<br />

che intercetterà nel terrritorio. Quanto ai “caselli”,<br />

l’impianto dovrebbe essere assai distante<br />

dagli assetti architettonici e funzionali tradizionali.<br />

Il modello potrebbe consistere nel sistema<br />

di esazione free flow adottato dalla fine del 2003<br />

sulla rete autostradale austriaca (limitatamente ai<br />

mezzi pesanti). A distanze regolari, lungo le autostrade<br />

in Austria il gestore ha posizionato dei<br />

portali che avvertono i segnali radio trasmessi<br />

da una apparecchiatura posizionata a bordo dei<br />

camion in transito. Una sorta di evoluzione della<br />

tecnologia Telepass, che trasmette ai portali i dati<br />

identificativi del veicolo, che pagherà una tariffa<br />

proporzionata al chilometraggio percorso.<br />

Il confronto fra i vertici dell’Anas e il promotore<br />

servirà anche a indirizzare le scelte tecniche<br />

e progettuali. Dopo di che inizierà il confronto<br />

con gli enti locali e con il territorio. Ma la<br />

“ Il programma inviato all’Anas prevede l’entrata<br />

in esercizio della complanare entro il 2013”<br />

concessionaria autostradale ha dinanzi a sè un<br />

orizzonte temporale piuttosto stretto per conseguire<br />

l’obiettivo perseguito: il programma inviato<br />

all’Anas prevede l’entrata in esercizio della<br />

complanare entro il 2013. Traguardo ambizioso,<br />

sebbene in fondo i cantieri siano già in corso<br />

da parecchi anni. La tangenziale Sud di <strong>Vicenza</strong>,<br />

lunga 10,7 chilometri dal casello di <strong>Vicenza</strong><br />

Est fino all’innesto con la statale 11 a Torri di<br />

Quartesolo, è stata definitivamente inaugurata<br />

nel 2004. Quanto alla tangenziale Sud di Verona,<br />

sono tuttora in atto i lavori per il ridisegno<br />

del casello di Verona Est con relativa viabilità di<br />

connessione alla statale 11. Riguardo a Padova,<br />

dovrebbero essere conclusi nel 2005 i cantieri<br />

per il terzo e ultimo lotto della tangenziale Nord.<br />

Di Brescia va detto che sono attualmente in fase<br />

di appalto i lavori per l’ampliamento della tangenziale<br />

a tre corsie per senso di marcia. Attività<br />

che hanno trovato nel piano finanziario firmato<br />

con l’Anas nel 1999 un punto saldo, tanto da<br />

destinare 154 miliardi di lire alla tangenziale di<br />

<strong>Vicenza</strong>, 52 miliardi al terzo lotto di Padova, 69<br />

miliardi al completamento delle tangenziali Est<br />

e Sud di Verona. Importi poi sensibilmente cresciuti<br />

durante la materiale esecuzione dei lavori.<br />

Il progetto della complanare, dunque, rientra in<br />

una sorta di work in progress e di adeguamento<br />

alle esigenze di mobilità espresse dall’area. ■<br />

INDUSTRIA<br />

VICENTINA


26 imprese<br />

Margraf..Arriva al secolo di vita l’azienda di Chiampo, la cui storia è caratterizzata<br />

da uno stile riconosciuto in tutto il mondo.<br />

di Giulio Ardinghi<br />

I marmi del secolo<br />

E<br />

il designer? Giorgio De Chirico. Domanda<br />

e risposta che qualche tempo<br />

fa erano nei dialoghi quotidiani della<br />

Margraf, l’azienda di Chiampo che,<br />

con il nome di “<strong>Industria</strong> Marmi Vicentini”, ha<br />

fatto la storia dell’economia dell’area. Fondata<br />

nel 1906 (e quindi alle soglie del secolo di vita)<br />

da un gruppo di famiglie di Chiampo, integrate<br />

poi dall’ingresso nella società di Gaetano Marzotto,<br />

la Magraf è arrivata all’ultima trasformazione<br />

proprio alle soglie del 2000, questa volta<br />

con l’ingresso di Gabriele Negro come presidente<br />

e Silvio Xompero in qualità di amministratore<br />

delegato. Assieme a loro è cambiata nella sostanza<br />

anche la faccia dell’azienda, mentre han-<br />

È alle porte il centenario<br />

di un’azienda che ha fatto<br />

la storia dell’industria della<br />

valle del Chiampo: la Margraf,<br />

ovvero l’<strong>Industria</strong> Marmi<br />

Vicentini.<br />

no preso direttrici diverse anche le strategie di<br />

sviluppo. Con Negro e Xompero è arrivato Franco<br />

Masello, consigliere delegato, con responsabilità<br />

diretta per il mercato internazionale.<br />

L’azienda è oggi articolata in quattro parti, occupa<br />

oltre 150 persone, un centinaio delle quali<br />

sono nello stabilimento di Chiampo, è tornata al<br />

vertice del mercato del marmo con oltre 30 milioni<br />

di euro di fatturato annuo, ma soprattutto<br />

è tornata leader. Come dire che negli ultimi<br />

cinque anni, dopo il cambio di marcia impresso<br />

dai nuovi ingressi in consiglio di amministrazione,<br />

il panorama produttivo e di penetrazione<br />

sui mercati nazionale e internazionale, con particolare<br />

riferimento a Stati Uniti, Medio Oriente<br />

e Oriente più in generale, ha segnato una curva<br />

al rialzo evidente e netta.<br />

È cambiata profondamente la politica dell’azienda<br />

che si è data una struttura più agile<br />

e più giovane. Tutti assieme, insomma, segnali<br />

inequivocabili di una rivoluzione culturale interna<br />

che all’esterno produce risultati economici<br />

oltre che di immagine.


Nessuno peraltro si dimentica di<br />

quel Giorgio De Chirico, che utilizzò<br />

i marmi dell’industria di<br />

Chiampo per realizzare i bagni<br />

della Triennale di Milano.<br />

Così come partirono sempre per<br />

Milano i marmi che vennero utilizzati<br />

per la costruzione della Galleria.<br />

La destinazione del prodotto Margraf gode<br />

di un orizzonte di riferimento tanto ampio e<br />

aperto da costituire da solo forse la migliore<br />

garanzia per il futuro: dal palazzo di giustizia<br />

di Haifa in Israele, al 7 Stelle più lussuoso del<br />

mondo che si trova in Kuwait, dal Matitone<br />

che guarda da vicino il porto di Genova a<br />

tutta la lunghissima teoria di opere di grande<br />

prestigio che portano il marchio dell’azienda<br />

di Chiampo.<br />

“L’obiettivo che ci siamo prefissati è quello di<br />

raddoppiare il fatturato ogni cinque anni. Per<br />

i primi cinque anni – dice Franco Masello<br />

– della nostra gestione ci siamo già riusciti, per<br />

i prossimi stiamo lavorando”.<br />

Nel 99 il fatturato era di circa 14 milioni di euro,<br />

mentre il 2004 ha chiuso a oltre 30 milioni.<br />

Ma non si tratta solo di cifre. È la convinzione<br />

di farcela a contare di più, e ancor più rilevante<br />

è la strategia che porta Margraf ad una nuova<br />

politica di penetrazione anche sul mercato<br />

cinese, con una unità produttiva che nascerà<br />

proprio al centro della regione più industrializzata,<br />

dove la crescita annua è segnata da una<br />

percentuale a doppia cifra.<br />

È una nuova rotta verso Oriente, percorsa portando<br />

non più prodotti di leggera e preziosa<br />

manifattura, ma alta qualità di materiali e di<br />

tecnologia, che nel frattempo si è affermata in<br />

tutto il mondo cambiando faccia al rapporto<br />

peso/prezzo.<br />

“Bisogna cominciare a guardare al nostro non<br />

come ad un settore che opera nel contesto<br />

dell’escavazione,<br />

ma<br />

ad una nuova realtà<br />

imprenditoriale che merita<br />

attenzione – dice Masello –. Al<br />

di là del fatto che oggi i blocchi da<br />

lavorare arrivino dalle direzioni più disparate<br />

e che la produzione in loco ne costituisca una<br />

parte nettamente minoritaria, è importante capire<br />

che la nuovissima e sofisticata tecnologia<br />

permette la realizzazione di un prodotto di alta<br />

qualità in grado di restare in posizione leader<br />

su tutto il mercato mondiale e ad un prezzo<br />

nettamente più conveniente di qualsiasi parametro<br />

del passato anche più recente, diciamo<br />

da dieci anni a questa parte”.<br />

Ecco quindi quale sarà il nastro da tagliare per<br />

festeggiare appieno il centenario dell’azienda di<br />

Chiampo. Senza peraltro dimenticare una storia<br />

gloriosa e firmata da uno stile unico che è ancora<br />

lì sotto gli occhi di chiunque varchi la porta di<br />

ingresso di Margraf. Dal design Liberty a quello<br />

anni Trenta-Quaranta, condito da un arredamento<br />

in tono, tutto è lì a testimoniare che la storia<br />

ha un valore incancellabile. E la prova di quanto<br />

gli uomini-azienda di oggi tengano alla massima<br />

valorizzazione del ricordo, inteso come struttura<br />

portante dello stesso sviluppo di oggi è nel<br />

progetto di coprire un’area di più di 400 metri<br />

quadri che serviranno ad accogliere l’archiviomuseo<br />

dell’azienda. Cose care, cose di valore.<br />

Proprio come le vecchie foto di famiglia. ■<br />

A fianco, una “parata”<br />

dei tanti tipi di marmo<br />

lavorati alla Margraf.<br />

Qui sopra, alcune<br />

opere architettoniche<br />

o soluzioni interne<br />

realizzate con marmi<br />

Margraf: a sinistra<br />

una pavimentazione<br />

a Forth North (Texas),<br />

in alto il CocaCola<br />

Building di Atlanta<br />

(Georgia, Usa) e sotto<br />

il tempio Baha’i di<br />

Nuova Delhi.<br />

INDUSTRIA<br />

VICENTINA


28<br />

imprese<br />

Parise Compressori..L’azienda di Creazzo sta consolidando un rapporto di<br />

collaborazione con la Santa Sede, iniziato dieci anni fa.<br />

di Marco Riatti<br />

Clienti del Vaticano<br />

C<br />

on i loro compressori il Vaticano<br />

stampa l’Osservatore Romano e<br />

le particole che il Papa utilizza<br />

per celebrare l’eucarestia, mentre<br />

il Ministero dei Beni culturali sta restaurando<br />

tutti i più importanti e famosi monumenti di<br />

Roma, a partire dalla Fontana di Trevi per<br />

arrivare a piazza Navona, grazie a strumenti<br />

alimentati ad aria compressa targata <strong>Vicenza</strong>.<br />

Con i loro compressori il<br />

Vaticano stampa l’Osservatore<br />

Romano e le particole che<br />

il Papa utilizza per celebrare<br />

l’eucarestia, mentre il Ministero<br />

dei Beni culturali sta restaurando<br />

tutti i più importanti e famosi<br />

monumenti di Roma.<br />

Poi ci sono i motori della Rolls Royce per le<br />

grandi navi da crociera e i mercantili, enormi<br />

pistoni lunghi oltre un metro e mezzo che<br />

non si metterebbero mai in movimento se non<br />

fosse per quella prima spinta data dall’aria<br />

compressa. Oppure le bottiglie di plastica delle<br />

bibite russe, ancora una volta prodotte grazie<br />

a macchinari che partono dai due stabilimenti<br />

di via Filzi, ad Olmo di Creazzo.


Dal compressore domestico per gonfiare palloni e<br />

pneumatici, ad enormi cisterne capaci di comprimere<br />

tanta aria da smuovere un transatlantico. La Parise<br />

Compressori ha iniziato la<br />

propria scalata economica<br />

quarantacinque anni fa.<br />

Dopo aver conquistato il mercato nazionale e<br />

internazionale, vendendo i proprio prodotti in<br />

tutto il nord Europa e la Russia, la Parise Compressori<br />

di Olmo di Creazzo sta consolidando<br />

un rapporto di collaborazione iniziato ormai<br />

dieci anni fa con la Città del Vaticano, dove<br />

recentemente sono entrati in funzione tre nuovi<br />

compressori da 50 cavalli.<br />

Servono in tipografia vaticana per stampare le<br />

pagine dell’Osservatore Romano, ma anche per<br />

preparare le cialde che il pontefice e i cardinali<br />

dispensano ai fedeli durante le messe. Dal compressore<br />

domestico per gonfiare palloni e pneumatici,<br />

ad enormi cisterne capaci di comprimere<br />

tanta aria da smuovere un transatlantico, la<br />

Parise Compressori ha iniziato la propria scalata<br />

economica quarantacinque anni fa, su iniziativa<br />

del titolare Turi Parise, che ancora oggi a settantuno<br />

anni gestisce l’azienda assieme ai figli Luca<br />

e Marco. “Facevo il giornalista per vari giornali<br />

locali e lo sono tuttora – spiega Turi Parise,<br />

diplomato all’istituto tecnico industriale Rossi –.<br />

Ma ho sempre sentito il forte desiderio di creare<br />

qualcosa di mio, non importava cosa. Così sono<br />

andato a lavorare per due anni alla Pirelli, per<br />

fare un po’ di esperienza all’esterno. Tornato a<br />

<strong>Vicenza</strong> ho deciso di partire da solo con una piccola<br />

officina che produceva strumenti da lavoro.<br />

Con il tempo mi sono indirizzato verso altri prodotti,<br />

concentrandomi sui compressori che oggi,<br />

assieme ai miei figli e ad una grande opera di<br />

marketing con partecipazione a fiere e meeting<br />

internazionali, riesco vendo riesco a vendere un<br />

po’ ovunque”. Nel corso degli anni, saldo nella<br />

sua passione per il giornalismo Turi Parise ha<br />

trovato il tempo per fondare PI News (periodico<br />

di informazione settoriale, dedicato a periti industriali<br />

e aziende, di cui è oggi direttore).<br />

Una quarantina di operai che si alternano tra i<br />

due stabilimenti della Parise in via Filzi, per un<br />

fatturato annuo di diversi milioni di euro. “In<br />

Russia ad esempio – racconta Turi Parise – ci<br />

siamo arrivati proprio grazie alle fiere. E il rapporto<br />

lavorativo dura ormai da molto tempo”. In<br />

pratica i suoi compressori hanno la funzione di<br />

alimentare gli strumenti da lavoro nei cantieri,<br />

in mancanza della corrente elettrica. Nel caso<br />

dei motori delle navi, enormi blocchi di metallo<br />

e pistoni alimentati a gasolio, il compressore si<br />

sostituisce invece a quella che nell’automobile<br />

è la batteria di avviamento. “Serve una forza<br />

iniziale in grado di far muovere i primi giri ai<br />

pistoni – spiega il figlio Luca Parise, responsabile<br />

commerciale dell’azienda –. Motori di<br />

quelle dimensioni sono infatti troppo pesanti<br />

per essere avviati diversamente e l’aria compressa<br />

si inserisce soltanto all’inizio del processo<br />

di trazione. Il resto lo fa il carburante”. Turbine<br />

ad aria ad alta pressione (circa 30 bar) che<br />

possono raggiungere suppergiù le dimensioni di<br />

un parallelepipedo di sei metri quadrati di base<br />

e tre di altezza, per un prezzo che varia naturalmente<br />

da modello a modello, e può oscillare<br />

anche tra i 5 e i 10mila euro.<br />

“Tra gli usi che ne sono stati fatti ad ora – ricorda<br />

il responsabile dell’organizzazione tecnica<br />

e amministrativa Marco Parise – anche il recente<br />

rifacimento di piazza dei Miracoli e Pisa,<br />

i lavori nella pinacoteca di Como, o l’impianto<br />

dell’Enel a Tivoli. Ma il ruolo dei compressori si<br />

estende anche ad altri sistemi come il riscaldamento<br />

e l’innesco di turbine idrauliche”. ■<br />

In apertura,<br />

la sede dell’azienda<br />

e uno dei prodotti<br />

“tipici” che escono<br />

dagli stabilimenti<br />

di Creazzo.<br />

Qui sopra, Turi Parise<br />

con i figli Luca e<br />

Marco.<br />

INDUSTRIA<br />

VICENTINA


30<br />

imprese<br />

Athena..L’azienda meccanica di Alonte è oggi a capo di un gruppo presente in tutto<br />

il mondo e che ha da poco aperto nuove società produttive negli Stati Uniti e in India.<br />

di Stefano Tomasoni<br />

Avanti, c’è mondo<br />

A<br />

thena, azienda<br />

di Alonte<br />

specializzata<br />

nella produzione<br />

di guarnizioni tranciate<br />

piane, componenti metallici<br />

tranciati, stampati e imbutiti e<br />

nella lavorazione di cilindri in alluminio per<br />

motori a scoppio, persegue da anni una politica<br />

di forte crescita sia per vie interne che<br />

attraverso acquisizioni e spingendo molto su<br />

prodotti ad alto contenuto tecnologico. In<br />

questa logica rientra la recente costituzione di<br />

due nuove società, avviate per entrare in modo<br />

diretto su due mercati fondamentali: quello<br />

americano e quello indiano. Le due società so-<br />

no “Athena Usa” e “Athena India”, costituite in<br />

joint venture con partner locali.<br />

L’avvio delle due società è la tappa più recente<br />

di un processo di internazionalizzazione che il<br />

Gruppo Athena ha avviato da anni. Nel 1998<br />

l’azienda di Alonte é entrata con il 50% nel<br />

capitale della società brasiliana Vedamotors,<br />

nello stato di Santa Catarina nel Sud Est del<br />

Brasile: a distanza di otto anni, i dipendenti di<br />

Vedamotors sono passati da 8 a oltre 60 e il<br />

fatturato si é decuplicato e cresce a ritmi del<br />

25-35% anno.<br />

Il Gruppo risulta dunque ora composto dalla<br />

casa madre, la Athena fondata ad Alonte nel<br />

1973 e oggi operativa con tre stabilimenti che<br />

rappresentano il cuore tecnologico e strategico<br />

aziendale, da Athena Sud con sede a Brindisi,<br />

da BlueTech (articoli tecnici industriali), da<br />

RPM (membrane per diruttori Gpl e metano),<br />

da Vedamotors e appunto da Athena Usa e<br />

Athena India. In totale, il gruppo occupa circa<br />

400 persone, metà delle quali ad Alonte. Tutte<br />

le aziende sono certificate.<br />

La consapevolezza dell’importanza di essere<br />

presenti direttamente sui mercati di destinazione<br />

maturò in azienda all’inizio degli anni<br />

Novanta, al momento di iniziare ad entrare<br />

sul mercato americano. Nel 1992 Athena partecipò<br />

per la prima volta ad una “Fiera della<br />

moto” a Cincinnati in Ohio. “Capimmo presto<br />

che di fatto la gamma di prodotti per moto che<br />

avevamo, e che quasi copriva il 100% delle richieste<br />

europee, lì negli States non si vendeva<br />

– ricorda Giovanni Mancassola, fondatore e


amministratore delegato del Gruppo Athena<br />

–. Servivano prodotti diversi per moto diverse,<br />

bisognava allestire una nuova gamma di prodotti.<br />

Questo implicava grandi investimenti,<br />

ma era l’unica possibilità per poter servire il<br />

più grande e ricco mercato al mondo. Così,<br />

con coraggio e umiltà preparammo la gamma<br />

giusta di prodotti e cominciammo le prime<br />

vendite, che crebbero ogni anno. Ma il cliente<br />

americano é abituato a ricevere la merce entro<br />

le 24 ore successive all’ordine, e il riassortimento<br />

dei nostri grandi clienti, per quanto<br />

rapido, dall’Italia non poteva essere inferiore<br />

ai 30-40 giorni; tutto ciò si traduceva spesso<br />

in mancanza di merce nei magazzini dei nostri<br />

distributori americani, che erano costretti<br />

a fornire la merce dei nostri concorrenti. Per<br />

sfruttare al meglio il potenziale di mercato<br />

USA, bisognava creare una nostra organizzazione<br />

sul posto”.<br />

Così, nel luglio 2004 ha iniziato a operare la<br />

nuova società Athena Usa, in partnership con<br />

un socio americano, nella sede di Bohemia a<br />

Long Island, nello Stato di New York. “Il primo<br />

passo è quello di occupare gli spazi di mercato,<br />

acquisendo nuove nicchie – dice Mancassola<br />

–. Il passo successivo sarà quello di fare<br />

produzione in loco: entro due-cinque anni è<br />

previsto l’avvio della produzione di articoli<br />

destinati all’industria. Anche in questo caso la<br />

presenza diretta consente di accrescere di 5-10<br />

volte le vendite rispetto a prima”.<br />

Altro paese in grande crescita su cui l’azienda<br />

di Alonte ha puntato è l’India, attraverso la<br />

costituzione della società Athena India, nata<br />

con un partner indiano al 50% per dedicarsi<br />

alla produzione di articoli tecnici, ma che un<br />

po’ alla volta realizzerà tutte le linee di prodotto<br />

fabbricate in Italia. Lo stabilimento sorgerà<br />

in una delle aree più industrializzate del<br />

paese, vicino alle fonti di approvvigionamento<br />

delle materie prime. Tutti i macchinari saranno<br />

acquistati nuovi, molti in Italia, e installati<br />

in India. La produzione sarà al 90% rivolta<br />

al mercato indiano e mediorientale, del Sud<br />

Est asiatico e del Centro e Sud Africa; il resto<br />

entrerà nel mercato europeo, ma l’obiettivo è<br />

anche quello di vendere sul mercato indiano i<br />

prodotti fabbricati in Italia.<br />

“Entro due o tre anni contiamo di occupare<br />

un centinaio di addetti – dice Mancassola<br />

–. L’India é un paese in grande fermento e dal<br />

grande potenziale di sviluppo. Chi vi si insedia<br />

oggi avrà il vantaggio di essere arrivato prima<br />

della grande corsa che si verificherà entro cinque-dieci<br />

anni”.<br />

Uno dei “segreti” dell’internazionalizzazione<br />

di Athena sta nella formula fin qui seguita di<br />

realizzare partnership con imprenditori locali,<br />

impegnando al meglio il proprio know how<br />

per soddisfare i mercati locali e inserendo nelle<br />

aziende estere tecnologie di punta e macchinari<br />

nuovi, di produzione italiana ed europea.<br />

“La formula vincente – conclude Mancassola<br />

– sta nel mettere insieme le risorse locali con<br />

la nostra tecnologia, il nostro know how e il<br />

nostro saper fare azienda”. ■<br />

Sotto il titolo,<br />

la sede centrale di<br />

Athena e una fase<br />

dell’attività lavorativa.<br />

Qui sopra,<br />

la sede di Athena Usa.<br />

INDUSTRIA<br />

VICENTINA


32 imprese<br />

Pilla. L’azienda di Carrè ricorda il settantennale puntando sempre più sulla qualità<br />

e sul disegno, fattori decisivi anche in un settore come quello dell’arte funeraria.<br />

L’arte di ricordare<br />

Settant’anni di arte<br />

funeraria hanno fatto<br />

della Pilla di Carrè<br />

una delle due aziende<br />

italiane leader in un<br />

settore di cui difficilmente<br />

si parla, ma che fa parte<br />

della vita e delle tradizioni<br />

della società in cui viviamo.<br />

S<br />

ettant’anni di arte funeraria hanno<br />

fatto della Pilla di Carrè una delle<br />

due aziende leader italiane in un settore<br />

– quello del mercato funerario<br />

cimiteriale – di cui difficilmente si parla, ma<br />

che rientra in definitiva nella realtà quotidiana<br />

di una società come la nostra, che fortunatamente<br />

si prende cura della memoria dei propri<br />

cari scomparsi.<br />

Ancora oggi la missione di Pilla continua ad<br />

essere perseguita con le stesse tenacia di un<br />

tempo: ottimizzazione, ricerca e sviluppo di<br />

servizi e prodotti. Manuel Pilla rappresenta la<br />

terza generazione. Figlio di Roberto e nipote<br />

di Guido, racconta la storia dell’azienda di<br />

famiglia, una famiglia unita che, con il lavoro<br />

di una vita, è riuscita ad emergere e a<br />

distinguersi per professionalità, serietà e capacità<br />

imprenditoriali.<br />

“Mio nonno, Guido Pilla, iniziò l’attività come<br />

fotoceramista e dopo qualche anno aprì a Milano<br />

la fonderia di bronzi – racconta Manuel<br />

Pilla –. A causa della guerra la produzione<br />

venne momentaneamente sospesa per riprendere<br />

con grande slancio terminato il periodo<br />

bellico: nel 1945 aprì la fotoceramica a <strong>Vicenza</strong><br />

e nel 1950 la fonderia a Thiene. Il 1969 è<br />

l’anno in cui nacque l’officina stampi a Carrè,<br />

seguita da mio padre Roberto: con lui, negli<br />

anni successivi, l’azienda si ingrandì progressivamente,<br />

al punto da conglobare tutti i reparti<br />

nello stabilimento di Carrè. La produzione<br />

è sempre stata per la mia famiglia una vera<br />

e propria passione. Lo stile e il fascino estetico


che contraddistinguono i nostri prodotti sono<br />

il frutto della tenacia e della creatività che<br />

un’équipe eccellente esprime nel proprio lavoro.<br />

Oggi il marchio Pilla è sinonimo di qualità<br />

e di prestigio. D’altronde la qualità del prodotto<br />

ha per mio padre una valenza prioritaria,<br />

direi quasi ossessiva. Di fronte ad una partita<br />

di centinaia di pezzi che confondono la vista,<br />

a lui basta uno sguardo per individuare un<br />

pezzo difettoso, quel malcapitato oggetto da<br />

separare dal resto del gruppo”.<br />

Il futuro di Pilla si identifica in Manuel che, dopo<br />

la laurea e una serie di esperienze formative<br />

all’estero, affianca il padre Roberto occupandosi<br />

delle politiche finanziarie, del marketing e della<br />

comunicazione. “Sono attratto dalle usanze<br />

con cui viene celebrato il rito del ricordo nelle<br />

differenti culture – dice –. Anche quando viaggio<br />

per vacanza e non per lavoro, non posso<br />

astenermi dal visitare qualche cimitero locale,<br />

suscitando l’incredulità dei miei compagni.<br />

Cimiteri come quelli di Ponza e Portofino, che<br />

si affacciano sul mare dominando dall’alto il<br />

paesino, o quelli naif di montagna imbiancati<br />

di neve, o ancora i vecchi cimiteri inglesi ispiratori<br />

di tante filmografie degli anni passati,<br />

rappresentano per me una fonte di ricerca e di<br />

ispirazione per nuove idee”.<br />

Pilla ha realizzato modelli che si sono imposti<br />

sul mercato internazionale, che ne hanno influenzato<br />

l’evoluzione e che spesso sono stati<br />

imitati senza successo dalla concorrenza.<br />

“Vent’anni fa abbiamo voluto associare il<br />

nostro marchio a tutto ciò che fosse qualità e<br />

originalità – osserva Manuel Pilla –. Volevamo<br />

dare una scossa al mercato e per raggiungere<br />

il nostro obiettivo abbiamo impostato<br />

la realizzazione di nuovi modelli dal design<br />

innovativo, basato sulla continuità delle linee<br />

geometriche. Abbiamo studiato per l’arte funeraria<br />

oggetti pratici da montare e con un<br />

design innovativo nelle forme assolute”. Il<br />

settantesimo anniversario di Pilla viene celebrato<br />

all’insegna del rinnovamento. “Negli<br />

ultimi mesi ha iniziato a collaborare con noi<br />

uno scultore a tempo pieno, le cui capacità<br />

artistiche ci consentiranno di realizzare modelli<br />

innovativi e sofisticati oggetti di design<br />

destinati al mercato crescente della microfusione,<br />

l’antica tecnica del mondo orafo”. ■<br />

Qui sopra,<br />

la nuova sede<br />

della Pilla, a Carrè.<br />

INDUSTRIA<br />

VICENTINA


34 imprese<br />

Nella foto, lavori<br />

di risistemazione di<br />

Ponte Vecchio.<br />

Sace. Dai tempi dell’alluvione del ‘66, l’orgoglio dell’azienda edile di Rosà è essere<br />

diventata il custode della Salute dello storico Ponte degli Alpini di Bassano<br />

di Eros Maccioni<br />

Infermieri del ponte<br />

M<br />

ettere le mani sul Ponte degli Alpini<br />

di Bassano non è concesso a<br />

chiunque. Dai tempi dell’alluvione<br />

del ’66 l’orgoglio della Sace di Rosà<br />

è essere diventata il custode della salute del<br />

ponte, il suo medico di fiducia. Quando il “ponte<br />

vecio”, come lo chiamano i bassanesi, lamenta<br />

qualche acciacco, è ormai tradizione che ad<br />

intervenire siano loro, quelli della Sace, che lo<br />

raddrizzarono quando la grande piena sembrava<br />

volerlo spazzare via e che da anni ne conoscono<br />

i più reconditi segreti.<br />

A oltre un decennio dall’ultimo check up, in<br />

questi primi mesi del 2005 il ponte è tornato<br />

sotto i ferri per una sostanziale risanata.<br />

I suoi legni mostravano evidenti sintomi di<br />

deperimento causati degli agenti atmosferici<br />

e dell’azione della corrente del Brenta e si è<br />

reso necessario un intervento di restauro e<br />

di manutenzione straordinaria. Puntualmente<br />

si sono innalzate le impalcature della Sace,<br />

Un nuovo intervento di<br />

restauro sul Ponte degli<br />

Alpini, realizzato dall’azienda<br />

di Rosà che da decenni vigila<br />

sulla salute di questa opera.<br />

chiamata a riparare le balaustre, a rimettere<br />

in sesto gli elementi di contenimento della<br />

carreggiata e i giunti sconnessi dalle vibrazioni<br />

indotte dalla forza delle acque e, infine, a<br />

ridipingere l’intera struttura. A cantiere aperto<br />

si è scoperto poi che la situazione degli spartiacqua<br />

era peggiore del previsto e che in quel<br />

settore bisognava operare molto più a fondo.<br />

Proprio le fondazioni erano state una parte cruciale<br />

dei lavori eseguiti dopo l’alluvione del 4<br />

novembre 1966. Il Ponte, visibilmente spostato a<br />

valle, fu rimesso in asse.<br />

Seguirono anni di salute e prosperità, finché, nei<br />

primi anni ‘90, un’ispezione rivelò gravi danni a<br />

carico degli elementi portanti. Fu progettato un<br />

sistema di fondazioni indipendente costituito da<br />

pali in cemento profondi dieci metri, armati e rivestiti<br />

in acciao inox.<br />

Distrutto dalle alluvioni del 1748 e del 1966,<br />

dalle truppe napoleoniche nel 1813, dalle granate<br />

della prima e seconda guerra mondiale, il ponte<br />

di legno è sempre tornato al suo primo splendore<br />

e oggi sopporta impassibile le cure periodiche ai<br />

malanni del tempo. Gli uomini della Sace, gli<br />

“infermieri del ponte”, vigilano su di lui. ■


T-Net..Sul mercato da soli cinque anni, questa società di Bassano è attiva con<br />

call-center in grado di dare informazioni di servizio e pubblica utilità a 360 gradi.<br />

di Eros Maccioni<br />

Chiamate Bassano<br />

L<br />

a fabbrica delle informazioni di servizio<br />

si chiama T-Net Consulting e<br />

ha sede a Bassano del Grappa. È sul<br />

mercato da neppure cinque anni e si<br />

è affermata come fornitore privilegiato di chi<br />

vuole far sapere subito tutto ciò che si può fare<br />

ovunque. I suoi clienti sono i maggiori gruppi e<br />

aziende della comunicazione nei settori telefonico,<br />

internet, automotive e della consultazione<br />

cartacea.<br />

L’idea di fondo, diventata progetto imprenditoriale<br />

nell’estate del 2000, era quella di raccogliere<br />

e rivendere tutti quei dati che permettono al fruitore<br />

finale di risparmiare tempo e denaro. Serve<br />

sapere gli orari di apertura degli uffici pubblici, i<br />

turni delle farmacie, le programmazioni dei cinema<br />

o i recapiti di alberghi e ristoranti? Che si usi<br />

il telefono, si consulti il sito web onnisciente o si<br />

sfogli la guida, quelle informazioni sono passate<br />

per i call center della T-Net. E se ci si affida al<br />

navigatore satellitare di una Fiat, Lancia o Alfa<br />

Romeo, la fonte è sempre quella.<br />

Nei database vengono gestiti circa 800 mila record<br />

di “infotainment” e utilità, quotidianamente<br />

aggiornati. Nella sede operativa della società<br />

bassanese decine di giovani, prevalentemente<br />

studenti universitari, si alternano con turni di 4<br />

ore in 30 postazioni di call center. E poi c’è una<br />

redazione al servizio dei siti web che produce<br />

testi più elaborati. La struttura di raccolta delle<br />

informazioni si completa con una rete di corrispondenti<br />

locali in tutto il territorio nazionale.<br />

T-Net è un’azienda giovane e fatta di giovani: se<br />

l’età media degli operatori è di circa vent’anni,<br />

quella del consiglio di amministrazione è di 36.<br />

“Il nostro punto di forza è stato pensare sin dall’inizio<br />

ad un servizio esteso a tutta l’Italia e a<br />

tutti i settori – spiega Paolo Mantovani , amministratore<br />

delegato di T-Net –. Abbiamo iniziato<br />

con le grandi città, poi ci siamo allargati ai 103<br />

capoluoghi e ora arriviamo a tutti gli 8.103 comuni<br />

d’Italia. Nell’approccio con i più importanti<br />

clienti italiani lo scoglio principale è stata la loro<br />

diffidenza nei confronti di una società che non ha<br />

sede a Milano o Roma, bensì a Bassano del Grappa.<br />

Ora puntiamo al mercato estero. Abbiamo<br />

offerto ai principali operatori di telefonia mobile<br />

cinesi la fornitura di informazioni di servizio sempre<br />

aggiornate direttamente sul cellulare del turista<br />

cinese a spasso nelle città italiane ed europee.<br />

Inoltre, ci stiamo proponendo a potenziali clienti<br />

negli Usa e in Inghilterra interessati alle nostre<br />

banche dati e stiamo lavorando anche al progetto<br />

di esportare modelli di struttura come la nostra in<br />

altri Stati per un servizio su scala europea”. ■<br />

Nella foto, il team<br />

dirigenziale di T-Net.<br />

In piedi, Enrico Pani, e<br />

Gino Sartore.<br />

Seduti, Paolo<br />

Mantovani, Marina<br />

Beggio e Carlo<br />

Nosadini.<br />

INDUSTRIA<br />

VICENTINA


36<br />

imprese<br />

Impresaflash<br />

Selle Italia sponsor di<br />

Rubens Barrichello<br />

Selle Italia, azienda di Rossano Veneto<br />

che produce selle per biciclette,<br />

ha rinnovato anche per la prossima<br />

stagione di corse l’accordo di sponsorizzazione<br />

con Rubens Barrichello,<br />

pilota della Ferrari.<br />

“La nostra partnership è molto più<br />

che una semplice collaborazione<br />

d’immagine – dice Riccardo Bigolin,<br />

vicepresidente di Selle Italia –, dal<br />

momento che lo sviluppo dei nostri<br />

nuovi materiali speciali e di alcune<br />

soluzioni costruttive che abbiamo già<br />

adottato nell’attuale produzione deve<br />

molto ai suoi consigli e al suo prezioso<br />

contributo”. L’accordo prevede che<br />

Barrichello continui a portare il nome<br />

Selle Italia su tutti i circuiti di Formula<br />

1 e a collaudare personalmente<br />

in allenamento e in<br />

gara tutti i materiali<br />

e le soluzioni tecniche che Selle Italia<br />

ha cominciato a fornirgli già dalla<br />

scorsa stagione.<br />

Da segnalare, inoltre, che il modello<br />

“Slc Gel Flow” di Selle Italia è stato<br />

premiato con il Gold Award 2005 dall’International<br />

forum design, considerato<br />

l’Oscar del design internazionale,<br />

quale miglior prodotto in assoluto della<br />

categoria “life style & leisure”<br />

A Gianni Zonin il “Wine<br />

business Award”<br />

Gianni Zonin, presidente della Cantine<br />

Zonin con sede centrale a Gambellara,<br />

ha ricevuto il Wine business Award<br />

2005 dell’Mba, prestigioso master di<br />

Mib School of management, l’unico<br />

master italiano in gestione d’impresa<br />

destinato agli operatori del settore<br />

vinicolo. Il riconoscimento è stato<br />

attribuito in virtù degli alti meriti professionali<br />

e della lungimiranza strategica<br />

dimostrata da Zonin nella guida<br />

dell’azienda.<br />

Gas jeans<br />

arriva in<br />

Cina<br />

Gas, il marchio del<br />

doppio arcobaleno,<br />

entra con decisione nel<br />

mercato cinese. L’azienda<br />

di Chiuppano, fondata e<br />

presieduta da Claudio Grotto,<br />

ha incontrato nei giorni scorsi a<br />

Bejiing, in Cina, importanti part-<br />

ner cinesi per un accordo di collaborazione<br />

e, soprattutto, ha presentato<br />

il proprio brand GAS al pubblico e<br />

alla stampa cinese durante la Fashion<br />

Week di Pechino, Chic 2005. Una<br />

sfilata di moda che, senza precedenti,<br />

si è svolta nel cuore della città proi-<br />

bita, all'interno dello storico teatro<br />

tradizionale Dong Yuan, che per la<br />

prima volta ha aperto le sue porte<br />

ad un evento di moda. A sottolineare<br />

il forte legame commerciale fra Italia<br />

e Cina sono intervenuti ospiti d'onore<br />

tra i quali alcuni esponenti dell'Ambasciata<br />

Italiana in Cina, dell’Italian<br />

Trade Commission e della Camera<br />

di Commercio Italiana in Cina. Oggi<br />

l’azienda conta circa 300 dipendenti<br />

nella sede centrale e altri 1500 collaboratori<br />

suddivisi tra le filiali e le unità<br />

produttive presenti all’estero, realizza<br />

6 milioni di capi all’anno, distribuiti in<br />

quasi tutto il mondo per un totale di<br />

oltre 3500 punti vendita, con una forte<br />

politica di penetrazione da parte<br />

dell’azienda veneta nei nuovi mercati<br />

del Far East e dei Paesi Arabi.


Fiam, nuova gamma<br />

di avvitatori elettrici<br />

Fiam Utensili Pneumatici ha lanciato<br />

una nuova gamma di avvitatori<br />

elettrici a batteria, chiamata “B-<br />

Line”, creata appositamente per<br />

rispondere alle esigenze in ambito<br />

industriale. Si tratta di avvitatori<br />

senza cavi, che presentano caratteristiche<br />

di grande precisione, funzionalità<br />

e maneggevolezza.<br />

Gli avvitatori elettrici a batteria B-Line<br />

si distinguono da quelli “professionali”<br />

perché sono dotati di frizione a<br />

controllo di coppia. Nell’ambito degli<br />

utensili portatili a batteria presenti<br />

sul mercato, questa nuova gamma<br />

Fiam è la prima ad aver superato il<br />

prestigioso Test Ford che certifica una<br />

ripetibilità di coppia garantita fino a<br />

250.000 cicli. Per le sue performance<br />

e per la sua precisione, B-Line è<br />

la soluzione ideale in molti settori<br />

di applicazione: nell’assemblaggio di<br />

piccole serie di prodotti, nell’industria<br />

aerospaziale, nel settore automobilistico<br />

e del motociclo, in tutti i settori<br />

manifatturieri ad elevata tecnologia.<br />

Socotherm in Cina:<br />

acquisito il gruppo<br />

Kanssen<br />

La consociata malese PPSCH<br />

di Socotherm, gruppo con sede<br />

centrale ad Adria e con uno<br />

stabilimento (quello originario)<br />

nel Vicentino e oggi tra i principali<br />

operatori mondiali nel rivestimento<br />

protettivo di tubazioni<br />

per l’estrazione ed il trasporto di<br />

petrolio, gas e acqua, ha acquisito<br />

il Gruppo Kanssen (Yadong), il più<br />

importante Gruppo privato cinese<br />

proprietario di sette impianti di<br />

rivestimento tubi in Cina, uno in<br />

Arabia Saudita e uno in Nigeria.<br />

L’operazione, del valore di oltre 22<br />

milioni di euro, riguarda l’acquisizione<br />

del 53,13% di Kanssen (Yadong)<br />

Pipe-Coating Services Ltd (Kanssen)<br />

con una opzione di acquisto di un<br />

ulteriore 34,37% e fino all’87,5%.<br />

Dei sette impianti operanti in Cina,<br />

particolare importanza hanno la<br />

“Marine Base” di Guangzhou in<br />

joint venture con la China National<br />

Offshore Oil Corporation e l’impianto<br />

sito all’interno del tubificio di<br />

Baoji in joint venture con Pipeline<br />

Bureau della China National Petroleum<br />

Corporation. PPSCH, costituita<br />

in Malesia nel 1985, è stata una<br />

delle prime joint venture internazionali<br />

di Socotherm.<br />

Ferplast premiata a Parigi<br />

grazie a una nuova<br />

gabbia per volatili<br />

Ferplast,<br />

azienda di Castelgomberto<br />

leader nel settore dei prodotti per<br />

piccoli animali (cani, gatti, roditori, piccoli<br />

animali in generale e recentemente<br />

anche pesci), si è aggiudicata il trofeo<br />

“Produit innovant” al recente salone<br />

Expozoo di Parigi, presentando una<br />

innovativa gabbia per volatili, chiamata<br />

“Libera”.<br />

Si tratta di una gabbia estremamente<br />

funzionale, che grazie a due<br />

lastre in plexiglass perfettamente<br />

trasparenti, offre una visibilità totale,<br />

garantendo maggiore sensazione di<br />

libertà per i volatili.<br />

Dotata di un doppio sfondo bifacciale<br />

e intercambiabile, è in grado inoltre<br />

di ricreare ambientazioni naturali e<br />

sempre nuove. Libera è anche dotata<br />

del posatoio brevettato Flex, che grazie<br />

all’innovativo sistema modulare<br />

può cambiare continuamente forma.<br />

INDUSTRIA<br />

VICENTINA


38<br />

personaggi<br />

Nostra intervista a Renzo<br />

Rosso che, al traguardo<br />

dei 50 anni, racconta la sua<br />

filosofia di vita e i segreti del<br />

suo successo.<br />

Il Rosso vince<br />

di Maria Pia Morelli<br />

– Renzo Rosso, lei è considerato unani -<br />

memente un imprenditore di successo,<br />

capace di rischiare e di mettersi sempr e<br />

in gioco. In termini sportivi si direbbe che<br />

ha vinto tutto; quali altri traguardi vuole<br />

ancora raggiungere?<br />

“Nello sport in effetti non ho vinto molto anche<br />

se gli juniores del calcio Bassano hanno<br />

conquistato il titolo di campioni d’Italia. In<br />

ogni caso a sostenere la squadra della mia<br />

città ci tengo: credo che un’azienda che produce<br />

reddito debba impegnarsi dove vive, dato<br />

che le amministrazioni comunali hanno pochi<br />

mezzi. Però a cinquant’anni nella mia professione<br />

ho acquisito molta esperienza e ho avuto<br />

grandi soddisfazioni, che mi stimolano a voler<br />

fare ancora tante cose. Vengo dal mondo del<br />

casual e ora ci stiamo spostando verso quello<br />

del pret-à-porter, che è molto più complesso e<br />

duro, ma è una bella sfida. Ho tre marchi che<br />

mi impegnano parecchio perché richiedono<br />

l’utilizzo di tecnologie molto avanzate ed innovative,<br />

Diesel, D-Squared e Martin Margiela,<br />

che voglio seguire con particolare cura. A lavorare<br />

mi diverto”<br />

– Diesel, un marchio italiano presente<br />

in 80 paesi sostenuto da strategie di<br />

marketing aggressive, seduttive e ironiche<br />

al tempo stesso. Il suo settore è<br />

espressione di creatività e intui zione: ma<br />

per diventare leader indiscussi cos ’altro<br />

occorre?<br />

“Saper lavorare in team. Amo il dialogo<br />

con i miei uomini, con i quali condivido<br />

lavoro, idee e scelte strategiche. Penso che<br />

si debba anche lottare per fare accettare le<br />

proprie opinioni, non bisogna imporle solo<br />

con autorità. Sono sempre alla ricerca della<br />

perfezione delle cose, mai contento del<br />

risultato ottenuto, ho un senso maniacale<br />

della precisione, convinto che si possa fare<br />

meglio. L’ironia che traspare dai nostri messaggi<br />

pubblicitari è tipica del mio modo di<br />

essere, sono una persona allegra e solare,<br />

ma soprattutto sono uno capace di mettersi<br />

sempre in gioco e questo, forse, è il vero segreto<br />

di un uomo creativo come me”.<br />

– Lei alza i prezzi eppure continua a dominare<br />

il mercato, creando una nicchia<br />

di massa. Ma allora è il paradosso l’arma


segreta che ha reso vincente la sua poli -<br />

tica aziendale?<br />

“Quando venti anni fa ho fatto i primi jeans<br />

sono stato costretto a venderli all’estero perché<br />

in Italia questi prodotti da un contenuto<br />

difficile e diverso da quelli abituali, non venivano<br />

capiti: avevano il look del capo vissuto,<br />

sembravano già usati. Oggi questi prodotti<br />

così esclusivi e particolari sono molto apprezzati<br />

perché l’economia mondiale negli anni<br />

Novanta è molto cambiata, sostenuta da una<br />

nuova classe di ricchi che vivono in Paesi che<br />

hanno conosciuto da poco il libero mercato<br />

come la Russia e la Cina e anche altre nazioni<br />

ex comuniste. La new economy ha determinato<br />

una ricchezza emergente che consente alle<br />

persone di cercare prodotti fortemente caratterizzati<br />

e più individuali. Ad un certo punto ci<br />

siamo trovati di fronte ad un bivio: o fare un<br />

prodotto di massa ed allargarci o fare un prodotto<br />

selettivo e di nicchia. Abbiamo preferito<br />

la seconda opzione più consona al mio desiderio<br />

di fare cose belle che rimanessero, piuttosto<br />

che puntare alla quantità. In questa ottica, per<br />

esprimere meglio la nostra strategia di azienda<br />

che vuole essere esclusiva e produrre capi più<br />

pregiati e più cari, abbiamo addirittura dimezzato<br />

i punti vendita, che sono passati da dieci<br />

mila ai cinquemila e cinquecento di oggi”.<br />

– Oggi si parla tanto di ricer ca e innovazione,<br />

che sbocchi ci possono essere per<br />

un’azienda già all ’avanguardia come la sua ?<br />

“Ho sempre creduto alla tecnologia: pensi che<br />

probabilmente siamo stati la prima azienda<br />

italiana ad utilizzare il fax in maniera capillare.<br />

Nell’82 andai alla Sip per acquistarne<br />

tredici che poi distribuii ai miei agenti in Italia<br />

ma nessuno di loro voleva usarli. Questo<br />

per farle capire quanto difficile fosse cambiare<br />

la mentalità delle persone che preferivano<br />

restare nelle mani della Posta italiana<br />

di trent’anni fa… La tecnologia all’interno di<br />

Diesel è molto, molto avanzata. Producendo<br />

delle grosse quantità noi abbiamo potuto<br />

“Non cerco mai dei solisti, nè dei numeri<br />

uno, ma piuttosto dei numeri due che<br />

abbiano la voglia di crescere insieme e che,<br />

lavorando in team, portino avanti quel<br />

sogno che si chiama Diesel”.<br />

“ A cinquant’anni ho acquisito molta esperienza e avuto<br />

grandi soddisfazioni, che mi stimolano a fare ancora tante cose”<br />

permetterci di studiare processi industriali di<br />

produzione tecnologicamente all’avanguardia.<br />

Siamo riusciti infatti, a costruire negli<br />

anni Novanta insieme ad Elettrosystem, il<br />

prototipo sul computer, progettando il primo<br />

taglio automatico al laser dello stesso. Abbiamo<br />

cinquantadue persone che si occupano di<br />

ricerca, numerose software houses che interagiscono<br />

con noi. Siamo l’unica azienda che<br />

fa lavorare insieme trentanove sistemi sofisticati,<br />

per il controllo della produzione, della<br />

INDUSTRIA<br />

VICENTINA


40<br />

A pagina 36<br />

un primo piano di<br />

Renzo Rosso (foto di<br />

Karl Lagerfeld).<br />

A pag. 37,<br />

cerimonia di consegna<br />

della laurea honoris<br />

causa all’Università di<br />

Verona.<br />

Qui sopra,<br />

Rosso con<br />

Margherita Missoni<br />

e Vincent Gallo.<br />

personaggi<br />

gestione, del retail in tutti i paesi del mondo<br />

dove siamo presenti. Un risultato possibile<br />

grazie ad un sofisticatissimo sistema software<br />

denominato Stealth. E non mi chieda<br />

altro perché, come diceva Steven Jobs, patron<br />

della Apple computer, ci sono know how che<br />

vanno tenuti ben protetti…”<br />

– Montezemolo per ridare slancio alla nostra<br />

economia sostiene he c debba essere<br />

promossa la cultura della mar ca. Il binomio<br />

marca e made in Italy può costituire<br />

un motore di sviluppo per tutto il paese .<br />

Lei come si difende dalle contraf fazioni?<br />

“È un problema che ci tocca molto da vicino,<br />

poiché oggi il nostro marchio è molto diffuso<br />

e sia in India che in Cina siamo tra i più<br />

contraffatti. Abbiamo uffici legali sparsi nel<br />

mondo che lavorano esclusivamente per noi,<br />

siamo costretti a difenderci anche perché il<br />

Governo non è molto incisivo nel controllo<br />

alle dogane e non abbiamo leggi capaci di<br />

proteggere a sufficienza i nostri prodotti.<br />

Non posso negare che essere copiato mi dia<br />

“Per me il casual è un modo<br />

di essere, sinonimo di libertà,<br />

mari aperti e cieli azzurri, dove<br />

far volare la fantasia ed essere<br />

davvero noi stessi”.<br />

comunque soddisfazione, perché significa che<br />

il nostro marchio ha davvero conquistato il<br />

mondo. È questo il tratto vincente del made<br />

in Italy, e non è detto che la produzione debba<br />

necessariamente avvenire in Italia anche<br />

se per quello che ci riguarda siamo passati<br />

da più del sessanta per cento di lavoro fatto<br />

all’estero al quarantacinque per cento. Questo<br />

perché una collezione deve presentare fasce<br />

di prezzo diverse in modo tale da consentire<br />

a chi appartiene a quella mentalità, a quel<br />

gusto, di potersi permettere il capo che gli<br />

è più congeniale, più giusto per lui. È una<br />

regola del mercato globale per far sì che il<br />

consumatore non ne sia escluso”.<br />

– Diesel vende il “5 tasche”, cioè il jeans<br />

standard a un prezzo al consumo di 180-<br />

200 euro, il doppio di Levi’s che fino a<br />

pochi anni fa dominava il mercato e cosa<br />

impensabile adirittura agli americani.<br />

Come è riuscito in quest’impresa ritenuta<br />

dai più quasi impossibile?<br />

“La nostra carta vincente è stata la creatività,<br />

noi abbiamo fortemente caratterizzato<br />

il nostro prodotto, facendolo diverso dagli<br />

altri. Ci siamo imposti sul mercato perché<br />

abbiamo saputo rischiare. Consideri che realizziamo<br />

anche produzioni limitate di soli<br />

cinquecento pezzi al mese, sia da donna che<br />

da uomo, distribuiti solamente in dieci negozi<br />

al mondo. Si tratta di capi ricamati con stampe<br />

e inserti esclusivi che sono letteralmente<br />

collezionati dai più maniaci e vanno a ruba.<br />

La decadenza di Levi’s è dipesa dal non aver<br />

creduto nello sviluppo del prodotto, sceglien-


Una vita libera e informale<br />

R<br />

enzo Rosso nasce a Brugine in provincia di<br />

Padova nel 1955 e quest’anno festeggerà il<br />

traguardo dei suoi primi cinquant’anni.<br />

Frequenta a Padova il corso di periti confezionisti<br />

in un istituto tecnico sperimentale, che gli consente di<br />

materializzare la sua vulcanica creatività. Nel 1978, con altri<br />

imprenditori tessili veneti, da vita al Genius Gruop, una fucina<br />

di idee dalla quale scaturiscono marchi importanti come<br />

Katherine Hamnett, Replay, Goldie, Martin Guy e Diesel.<br />

Fondata l’azienda e registrato il marchio, Rosso si circonda<br />

subito di collaboratori giovani, creativi e poco convenzionali<br />

come lui, con i quali lancia una concezione assolutamente<br />

innovativa del jeans. È stato infatti, il primo a produrre il<br />

denim délavé, utilizzando un tessuto stinto come fosse già<br />

usato, un falso vintage. Un successo clamoroso.<br />

Nel 1985 completa l’acquisizione dell’azienda. È nel 1990<br />

però, che il marchio si afferma grazie ad una mirata strategia<br />

di marketing e comunicazione internazionale, che esprime un<br />

concetto, disarmante nella sua semplicità ma incredibilmente<br />

efficace: “consumare rende felici”. Lo slogan “Diesel-For<br />

Successful Living” diventa rappresentativo di un abbigliamento<br />

comodo e per nulla omologato ai diktat della moda canonica.<br />

La pubblicità Diesel ha ricevuto in questi anni i più prestigiosi<br />

riconoscimenti del settore della comunicazione, tra i quali i<br />

due Grand Prix al Festival di Cannes nel 1997 e nel 2001;<br />

Renzo Rosso è stato inoltre nominato “Advertiser of the Year”<br />

nel 1998. Da sempre affascinato dal mondo a stelle e strisce,<br />

nel 1996 inaugura il primo negozio-immagine Diesel in<br />

Lexington Avenue a New York.<br />

Nel 2000, l’espansione Diesel mette a segno un altro<br />

importante risultato, l’acquisizione di Staff International, nota<br />

azienda di Noventa <strong>Vicentina</strong> che possiede un know-how<br />

tecnologico e di ricerca tra i più avanzati in Europa ed è considerata<br />

all’avanguardia nella produzione e distribuzione di<br />

abbigliamento pret-à-porter. Nel corso degli anni l’evoluzione<br />

del jeans Diesel vede con la Diesel Denim Gallery Collection<br />

la realizzazione di una serie di modelli a tiratura limitata,<br />

ricamati e impreziositi da finiture e trattamenti unici che<br />

rientrano nelle operazioni strategiche di marketing di innalzamento<br />

del marchio.<br />

Il denim, core business della griffe, nel tempo è stato arricchito<br />

da linee di accessori quali borse, scarpe, cappelli, cinture,<br />

il profilo 41<br />

guanti e sono nati contratti di licenza riguardanti occhiali,<br />

orologi, penne, profumi e per finire la nuova collezione Diesel<br />

Jewellery. Un vero e proprio total look ispirato al design, allo<br />

spirito, e alla filosofia Diesel intesa come uno stato mentale.<br />

Diesel è presente in tutti i cinque continenti, con 5500<br />

punti vendita e 255 negozi, cinque dei quali a New York.<br />

Una rete distributiva capillare che realizza un fatturato<br />

annuo di circa un miliardo di euro, l’85% del quale realizzato<br />

fuori dall’Italia.<br />

Il ciclone Rosso investe anche il settore immobiliare con un<br />

albergo a Miami, il Pelican, arredato nel nome della più<br />

trasgressiva e paradossale espressione Diesel. E se “solo<br />

un’azienda di moda poteva creare un hotel Haute Couture”,<br />

le origini contadine del suo fondatore si esplicano al meglio<br />

nell’acquisto, nel 1994, di una tenuta di oltre 100 ettari<br />

con vari casali sulle colline marosticensi, che, debitamente<br />

ristrutturata, ha dato vita alla Diesel Farm, nella quale si<br />

produce una serie limitata di bottiglie di merlot, chardonnay,<br />

pinot nero e olio.<br />

Con una comunità cosmopolita di collaboratori provenienti<br />

dalle più disparate culture ed esperienze, in pianeta Diesel è<br />

una tangibile testimonianza di un universo globalizzato.<br />

INDUSTRIA<br />

VICENTINA


42<br />

personaggi<br />

– Moltissimi giovani<br />

“ Diventa sempre più importante fare aziende orientate<br />

al marketing e puntare su una politica di grandi brand”<br />

ambirebbero ad entrare<br />

a far parte della<br />

sua squadra per la sua filosofia di vo- la<br />

ro che consente di esprimersi al meglio<br />

do di percorre la strada della quantità e della e con la massima liber tà. Esiste tuttavia<br />

grande distribuzione con un unico articolo, il una regola per lei irinunciabile ?<br />

classico jeans 501, mentre il mass market va “Non cerco mai delle star, dei solisti, né dei<br />

affrontato con una gamma di prodotti vasta numero uno, ma piuttosto dei numero due<br />

ed articolata”.<br />

che abbiano la voglia di crescere insieme e<br />

– Quali sono i valori di vita a cui si ispira che lavorando in team, portino avanti quel<br />

e quali valori ritiene di trasmetter e ai ra- sogno eccezionale che si chiama Diesel”.<br />

gazzi con il suo “Diesel dream”?<br />

-Diesel non appartiene al tradizionale<br />

“Sicuramente una società migliore, con un be- modello culturale che storicamente ha<br />

nessere diffuso in tutto il mondo e con meno caratterizzato le imprese italiane, si arti-<br />

differenze fra ceti sociali. La politica in genecola fuori dagli schemi, lei signor Rosso è<br />

rale non mi pare sia in grado di dare risposte a convinto di poter far scuola ?<br />

lungo raggio. Io sono un uomo di sinistra ma “L’universo Diesel è molto apprezzato ma<br />

nella sinistra italiana fatico a riconoscermi, anche molto invidiato, in ogni caso mi pia-<br />

troppo litigiosa e poco propositiva. I govercerebbe che gli altri vedessero il modo in cui<br />

ni dovrebbero avere delle strategie comuni, lavoriamo e come ci comportiamo. Siamo<br />

dovrebbero esportare cultura e non cannoni, l’azienda italiana più cacciata dagli head<br />

dovrebbero combattere l’analfabetismo e fa- hunters, eppure il turnover del nostro persore<br />

uscire tante popolazioni dall’ignoranza. nale si attesta su un valore di circa un 2%<br />

La cultura consente la libertà di decidere chi annuo, quando normalmente la percentuale<br />

vogliamo essere, mentre l’ignoranza ci rende è intorno ad un 13% – 14%. I nostri ragazzi<br />

manovrabili. Da sempre le masse ignoranti non se ne vanno, sono fortemente motivati,<br />

sono state controllate da regimi che si sono resi partecipi di ciò che facciamo, sorridono<br />

fatti scudo della religione per imporsi. Diver- e sono felici di condividere quest’esperienza<br />

samente non si spiega la gente che si fa saltare lavorativa. Possono viaggiare e quasi tutti<br />

in aria. Il mio in fondo è un messaggio quasi hanno a disposizione una carta di credito e se<br />

evangelico perché dico ai ragazzi che il pa- a fine anno è andata bene si dividono gli utili<br />

radiso è questo che viviamo oggi. Il paradiso in parti uguali”.<br />

dell’aldilà non l’ha mai visto nessuno…”. – In passato ha fatto la scelta di interna zio


nalizzare, oggi invece delocalizza in Puglia<br />

e in Sicilia, cosa le ha fatto cambiare idea ?<br />

“È stata una scelta obbligata perché è solo<br />

grazie ai terzisti pugliesi e siciliani che riusciamo<br />

ancora a restare in Italia, qui al nord<br />

ormai ci sono solo uffici, non ci sono più<br />

terzisti che facciano del contolavoro per sostenere<br />

il made in Italy”.<br />

– L’industria tessile italiana sta viv endo<br />

un momento di orte f recessione, c’è<br />

molta preoccupazione fra gli adetti del<br />

settore per l’invasione nei nostri mercati<br />

di tessuti e prodotti provenienti dalla Cina<br />

e da altri Paesi del continente asiatico .<br />

Questo scenario potrà condi zionare anche<br />

il futuro della moda italiana ?<br />

“Noi italiani siamo in genere a capo dei più<br />

bei nomi della moda e del buon gusto, ma se<br />

vogliamo adeguarci ai tempi, dobbiamo assolutamente<br />

fare delle aziende marketing oriented<br />

e puntare su una politica di grandi brand.<br />

Solo in questo modo potremo continuare a<br />

guidare il mercato imponendo il nostro stile<br />

made in Italy. Bisogna che siamo noi a creare<br />

lo stile per non subire i condizionamenti altrui<br />

e le regole che gli altri ci dettano.<br />

– Mutamenti sociali e demografici, aumento<br />

della ricchezza disponibile, ritardi<br />

nel matrimonio, molte coppie senza figli<br />

e tanti single ricchi determinano grandi<br />

cambiamenti dei consumatori nel mon -<br />

do. Questi aspetti come li valutate ?<br />

“È vero, la società in questi anni è molto<br />

cambiata rispetto a quando ero giovane, ormai<br />

certe situazioni sono diventate normali<br />

e c’è uno sfasamento rispetto a quelle che<br />

un tempo erano regole inamovibili. Io stesso<br />

mi sono sposato due volte, ho sei figli ma il<br />

messaggio che mi piacerebbe dare è quello<br />

di attribuire comunque più importanza alla<br />

qualità della vita e dei rapporti. Siamo spesso<br />

“ Dobbiamo attribuire tutti più<br />

importanza alla qualità della vita e dei rapporti”<br />

presi da un ritmo forsennato che ci impedisce<br />

di valorizzare ciò che veramente conta e anche<br />

i media dovrebbero aiutare a far crescere<br />

questa coscienza”.<br />

– Il suo modo di vivere e di vestire è diventato<br />

un punto di rif erimento per i<br />

giovani di mezzo mondo. Questa cosa la<br />

rallegra o la spaventa ?<br />

“È con grande soddisfazione che osservo con<br />

orgoglio gli esiti positivi di una battaglia incominciata<br />

ventisei anni fa. È stata difficile<br />

e impegnativa, all’inizio sono impazzito per<br />

spingere un prodotto casual in un momento<br />

in cui era in controtendenza, poi finalmente,<br />

la gratificazione di vedere come anche i<br />

grandi brand del lusso lo propongano. Per me<br />

il casual rappresenta un modo di essere, sinonimo<br />

di libertà, mari aperti, prati verdi, cieli<br />

azzurri, dove poter far viaggiare la nostra<br />

fantasia ed essere davvero noi stessi. La mia<br />

in fondo è una filosofia di vita, non può che<br />

farmi piacere il fatto che sia condivisa”. ■<br />

Nella pagina<br />

accanto,<br />

un’immagine<br />

tratta da una<br />

recente campagna<br />

pubblicitaria della<br />

Diesel.<br />

Qui sopra,<br />

Renzo Rosso<br />

con i figli<br />

Andrea e Stefano.<br />

INDUSTRIA<br />

VICENTINA


44<br />

di Giorgio Ceraso<br />

cultura<br />

La Cina è sempre<br />

stata vicina<br />

L<br />

ascio dire ad altri se e in che misura<br />

l’economia cinese rappresenti un<br />

pericolo o un’opportunità per quella<br />

occidentale. Per parte mia desidero<br />

ricordare che l’incontro determinante fra Occidente<br />

ed Estremo Oriente risale ad eventi<br />

verificatisi nel XIII secolo. Uno è l’irruzione<br />

dei Mongoli in Europa, che, vittoriosi sull’armata<br />

tedesco-polacca nella battaglia di<br />

Liegnitz del 1241, furono però costretti alla<br />

ritirata per la morte del Gran Khan. L’altro<br />

è l’ingresso in Cina, intorno al 1260, dei<br />

due primi occidentali, i veneziani Niccolò<br />

e Matteo (o Maffeo) Polo. Erano padre e zio<br />

Mentre l’attualità<br />

ci parla della grande crescita<br />

economica della Cina di oggi,<br />

vale la pena risalire<br />

ai primi legami storici e<br />

agli influssi artistici che<br />

fin dal Medioevo si sono<br />

determinati tra la Cina e il<br />

nostro territorio.


del più celebre Marco, che a sua<br />

volta intraprese, ancor giovinetto,<br />

insieme ai predetti due congiunti,<br />

un viaggio in quelle terre nella<br />

primavera o nell’estate del 1271,<br />

facendo ritorno a Venezia nel<br />

1295, dopo aver scritto il famosissimo<br />

libro conosciuto come<br />

Il Milione. Altra circostanza di rilievo non<br />

secondario è stata la concomitante evangelizzazione<br />

operata dai francescani. Questi fatti<br />

ebbero ripercussioni, immediate e perduranti,<br />

sull’intera Europa: per i tempi e per la vastità<br />

delle aree coinvolte si trattò di una sorta<br />

di globalizzazione ante litteram. Dal punto<br />

di vista artistico l’incontro fra Occidente ed<br />

Estremo Oriente avvenne quando in Europa il<br />

gotico tentava di superare, con un linguaggio<br />

figurativo fantasioso e fantastico, la bipolarità<br />

dell’epoca medievale, combattuta tra le<br />

forze demoniache del male e il desiderio di<br />

Dio, tra l’orrore del peccato e delle passioni<br />

e i richiami del piacere cortese, tra il credere<br />

l’universo perfetto perché creato da Dio e lo<br />

sperimentare le sue storture, le sue antinomie,<br />

le sue aberrazioni. Ecco allora il mondo cinese<br />

offrire un repertorio quanto mai vario per<br />

le esigenze espressive di questo movimento<br />

artistico, che, quindi, è manifestazione autoctona<br />

meno di quanto si creda. Il diavolo,<br />

ad esempio, cessa di essere raffigurato con ali<br />

di angelo, in ossequio a quanto si legge nel<br />

Cap. 12 dell’Apocalisse, ed acquista invece un<br />

aspetto più ferino grazie alle ali di pipistrello,<br />

che lo identificano subito con il regno della<br />

notte, delle tenebre e dell’ombra. E ancora<br />

più cinese è il diavolo con le sembianze di<br />

cane, al quale l’Oriente attribuisce una condotta<br />

fedifraga e ingannatoria nei confronti<br />

dell’uomo, proprio come quella del demonio.<br />

Anche il drago, in Oriente essere benefico,<br />

Tra i segni lasciati dalla<br />

Cina nel Vicentino, da ricordare alcuni<br />

affreschi del Tiepolo a Villa Valmarana ai Nani:<br />

dal “Mercante cinese di stoffe” alla “Passeggiata<br />

del Mandarino”.<br />

ma in Occidente simbolo<br />

del male, subisce qui una<br />

trasformazione iconografica.<br />

Rappresentato sotto<br />

forma di serpente fino al<br />

XII sec., assume in seguito<br />

l’aspetto orientale di<br />

mostro orripilante, spesso<br />

sputafuoco, di fattezze<br />

grandiose e munito di<br />

grossi artigli. Ulteriori<br />

effetti iconografici derivano<br />

dalla importazione delle stoffe di seta e<br />

di altri manufatti tessili (il tessuto di cotone<br />

chiamato organdis prese il nome dalla città<br />

cinese di origine, Urgandisc). Vediamo così<br />

un richiamo cinese nelle vesti dei soldati ritratti<br />

nel Noli me tangere, affresco di Giotto<br />

del 1310 nella Cappella degli Scrovegni a<br />

Padova e nel manto e nella veste dell’angelo<br />

dell’Annunciazione del 1333 di Simone Martini.<br />

Pure cinese è la seta che, nel Martirio<br />

dei francescani a Tana, affresco di Ambrogio<br />

Lorenzetti del 1326, copre il cappello del<br />

mongolo. Il repertorio di personaggi orientali<br />

continua con Pisanello nella Partenza di San<br />

Giorgio del 1436-1438, affresco nella Chiesa<br />

di Sant’Anastasia di Verona, dove è raffigurato<br />

un guerriero mongolo tra un indiano a destra<br />

e un persiano a sinistra. Ma il fascino del<br />

lontano colpì anche fuori dall’Italia. Vediamo,<br />

infatti, un altro mongolo con il cappello<br />

a cono nel Cristo portacroce del 1515 circa,<br />

In apertura,<br />

particolare del<br />

“Mercante cinese<br />

di stoffe” di<br />

Giandomenico Tiepolo,<br />

affresco all’interno<br />

di Villa Valmarana ai<br />

Nani, a <strong>Vicenza</strong>.<br />

In alto,<br />

“La passeggiata del<br />

Mandarino”, altra<br />

opera del Tiepolo<br />

a Villa Valmarana;<br />

in basso, “I diavoli<br />

attendono i dannati”<br />

di Andrea Da Firenze,<br />

particolare di un<br />

affresco situato<br />

a S. Maria Novella.<br />

INDUSTRIA<br />

VICENTINA


46<br />

“San Giorgio e il<br />

drago”, di Paolo<br />

Uccello (1470 circa),<br />

alla National Gallery<br />

di Londra.<br />

Nella foto piccola<br />

due pezzi ceramici<br />

delle manifatture<br />

Antonibon<br />

(1776-1780).<br />

cultura<br />

“ Nel Settecento le ceramiche Antonibon di Nove<br />

sfornarono una quantità di pezzi “a cineserie””<br />

opera del<br />

nordico<br />

Hieronymus<br />

Bosch.<br />

Fra la moltitudine<br />

di<br />

umanità degradata,<br />

della<br />

quale sono<br />

rappresentati<br />

solamente i<br />

volti allucinati,<br />

grotteschi e deformi, spicca ancora un personaggio<br />

con il variopinto e punteggiato cappello<br />

conico, che richiama quello già visto in Pisanello.<br />

Con questo retroterra culturale, il ‘700<br />

diviene il secolo che consacra definitivamente,<br />

nel Rococò, il gusto e l’arte cinese, copiosamente<br />

collezionata soprattutto per quanto<br />

concerne le lacche, i bronzi, le porcellane, le<br />

ceramiche e non solo pedissequamente imitata<br />

negli oggetti, negli ornamenti, nelle architetture.<br />

Vediamo così la celebre manifattura di<br />

ceramiche Antonibon, con stabilimento<br />

a Nove di Bassano, nei pressi di <strong>Vicenza</strong>,<br />

sfornare una quantità di pezzi à cineserie. E a<br />

<strong>Vicenza</strong> Giandomenico Tiepolo lascia un ulteriore<br />

segno del gusto settecentesco per l’esotico:<br />

nella foresteria di Villa Valmarana ai Nani<br />

affresca, nel 1757, Il mercante cinese di stoffe,<br />

Un principe cinese dall’indovino e La Passeggiata<br />

del Mandarino. L’’800 artistico guarda<br />

ancora ad est, per un verso a quello meno<br />

remoto e per un altro a quello più estremo.<br />

L’interesse, infatti, si sposta verso i paesi musulmani,<br />

specialmente quelli che si affacciano<br />

sul mediterraneo, dando così vita alla corrente<br />

dei pittori noti con il nome di Orientalisti, fra<br />

i quali spiccano Delacroix, Ingres e l’italiano<br />

Alberto Pasini, e verso il Giappone, non appena<br />

cessa il suo isolamento politico. Anche nel<br />

‘900 molti artisti continuano a rivolgere la loro<br />

attenzione all’Estremo Oriente, affascinati dalla<br />

capacità, tipica dell’arte orientale in genere, di<br />

trasferire in immagine il concetto, proprio della<br />

dottrina zen, di provvisorietà e di vacuità di<br />

ogni fenomeno, che fa del distacco da ogni legame<br />

terreno il fulcro dell’umana felicità. ■


Una mostra, a <strong>Vicenza</strong>, ha proposto la grande collezione<br />

di piatti popolari veneti dell’Ottocento che fu di Leonardo<br />

Borghese, realizzati per gran parte da manifatture vicentine.<br />

Piatti popolari<br />

I<br />

l tradizionale appuntamento con la mostra<br />

“Capolavori che ritornano”, che la Banca<br />

Popolare di <strong>Vicenza</strong> ospita nella sede storica<br />

di Palazzo Thiene, ha coinciso, a cavallo tra<br />

il 2004 e il 2005, con la presentazione ufficiale<br />

della collezione di piatti popolari veneti che fu<br />

di Leonardo Borgese e che ora è stata acquisita<br />

dall’istituto di credito vicentino nell’ambito della<br />

propria attività di recupero<br />

e tutela di beni<br />

culturali e opere d’arte<br />

del territorio.<br />

La raccolta è stata<br />

La raccolta Borghese è<br />

stata allestita a Palazzo<br />

“ Più della metà dei pezzi porta il marchio<br />

di fabbrica di storiche manifatture Vicentine”<br />

esposta integralmente<br />

nella mostra “Piatti<br />

popolari veneti<br />

dell’800”, allestita a<br />

Palazzo Thiene nei<br />

mesi di dicembre<br />

e gennaio scorsi:<br />

Thiene: un’occasione<br />

unica per la conoscenza<br />

della storia figurativa e<br />

artigianale della terra<br />

Veneta.<br />

perfetto stato di conservazione.<br />

Tra le decorazioni<br />

prevalgono i personaggi,<br />

ma anche i fiori, la frutta,<br />

più rari gli animali.<br />

I pezzi sono quasi tutti<br />

marcati, a conferma del-<br />

Nella foto,<br />

“Primavera, estate,<br />

autunno”, tre<br />

grandi piatti dipinti<br />

a mano libera<br />

(Nove, Manifattura<br />

Antonibon, prima<br />

metà del XIX° secolo).<br />

un’occasione davvero<br />

l’intuito e della perizia del<br />

importante per la co-<br />

collezionista, che raccolse<br />

noscenza della storia figurativa e artigianale della le ceramiche girando per le fiere insieme all’amico<br />

terra veneta. Si tratta infatti di 151 ceramiche che Orio Vergani, anch’egli grande firma del Corriere<br />

Leonardo Borgese (1904-1986), pittore, scrittore e della Sera, nei negozi di bric-a-brac, nei mercatini<br />

critico d’arte del Corriere della Sera, raccolse con di beneficenza e anche nelle antiche osterie venete.<br />

passione durante tutta la vita e che gli eredi han- Un’ulteriore saliente caratteristica della collezione<br />

no ritenuto opportuno, per evitarne la dispersione, è che più della metà dei pezzi porta il marchio di<br />

far “rientrare in patria”, come prezioso tesoro del fabbrica di manifatture “vicentine”, che contende-<br />

genio popolare ottocentesco.<br />

vano accesamente il primato sul mercato a Nove<br />

Nella raccolta, oltre a numerosi piatti (che il col- e Bassano, in primis quella Sebellin, già Vicentini<br />

lezionista teneva appesi sui muri dipinti di colore del Giglio, ma anche quella Todescan e alcuni rari<br />

rosso vino della sua casa milanese, per meglio pezzi di quella Pesaro e di quella Luzzatto che, nel<br />

far risaltare i colori vivaci), si annoverano alcuni 1881, arrivava a produrre fino ad un milione di<br />

rarissimi “pezzi di forma”, come tre zuppiere in piatti l’anno. ■<br />

INDUSTRIA<br />

VICENTINA


48 cultura<br />

di Maria Pia Morelli<br />

D<br />

a settecento<br />

anni ad oggi<br />

ha affascinato<br />

e preso generazioni<br />

di studiosi, schiere di<br />

storici e critici dell’arte. Catturati<br />

dal carisma della sua<br />

personalità così sfaccettata di uomo di potere,<br />

spinto da una mai appagata ambizione e da una<br />

volontà e ingegno non comuni,anche medici e<br />

scienziati si sono da ultimi occupati di lui. E con<br />

risultati davvero straordinari quanto la fama che<br />

Grande successo a Verona (ventimila visitatori,<br />

moltissimi anche vicentini) della mostra su<br />

Cangrande della Scala, condottiero che interpretò<br />

il suo tempo con una visione di grande modernità!.<br />

Cangrande<br />

il grande<br />

un poeta come Dante ha saputo garantirgli.<br />

“Io venni a Verona a verificare sulla fede dei miei<br />

occhi quel che avevo sentito dire, e qui vidi le<br />

vostre grandiosità, vidi il bene che avete fatto e<br />

lo sperimentai ; e come prima avevo dubitato per<br />

quel che si diceva di voi che si fosse esagerato,<br />

così dopo riconobbi che quel che avete fatto era<br />

eccezionale.” Queste le parole scritte nella lettera<br />

di dedica del Paradiso dal sommo poeta, stupito<br />

dalla sua magnificenza e nobiltà d’animo. Perché<br />

da settecento anni ad oggi il destino di Cangrande<br />

della Scala, leggendario veronese, è sempre lo<br />

stesso: continuare a stupire. Questo l’effetto sortito<br />

anche sugli oltre ventimila visitatori dell’interessante<br />

mostra<br />

Nella mostra di Castelvecchio<br />

è stata riproposta tutta<br />

la potenza dellla signoria<br />

scaligera, che tanto influenzò<br />

all’epoca anche la storia<br />

vicentina.<br />

allestita<br />

a Verona<br />

nel museo<br />

di Castelvecchio,<br />

dal titolo<br />

apparentemente<br />

macabro e<br />

comunque<br />

misterioso: Cangrande della Scala, la morte e il<br />

corredo di un principe nel medioevo europeo.<br />

Un successo che ha premiato la validità di<br />

un’idea certamente non facile da plasmare, dato<br />

che alla luce dei riflettori si trovava al posto di


canoniche opere d’arte la mummia dello scaligero<br />

più famoso al mondo.<br />

Intuizione giusta quella di Paola Marini, direttrice<br />

dei musei d’arte e monumenti di Verona,<br />

che con la collaborazione di uno staff entusiasta<br />

e competente di cui facevano parte l’architetto<br />

Alberto Erseghe, curatore dell’originale allestimento<br />

e Rossella Pasqua di Risceglie per il<br />

coordinametnto organizzativo, ha ottenuto un<br />

risultato importante. Il percorso lungo il quale<br />

si è dipanata la mostra ha illuminato, grazie agli<br />

esiti degli studi interdisciplinari resi possibili in<br />

seguito alla seconda ricognizione dell’arca avvenuta<br />

nel febbraio 2004, aspetti sconosciuti<br />

dell’uomo e degli usi relativi ai cerimoniali funebri<br />

del tempo. L’aver ricostruito questo ricco<br />

mosaico di vita medioevale ha inaspettatamente<br />

risvegliato una coscienza storica collettiva alimentata<br />

dalla conoscenza delle gesta di questo<br />

grande condottiero.<br />

Figlio terzogenito di Alberto I della Scala, nacque<br />

a Verona nel 1291 con il nome di Francesco<br />

ma ben presto diventò per tutti Cangrande,<br />

laddove l’appellativo associato al nome indicava<br />

le doti di coraggio, fedeltà e forza fisica<br />

che fin da piccolo aveva manifestato. Appena<br />

diciottenne affiancò il fratello Alboino nella<br />

guida della città, rivelando con grande fascino<br />

e autorevolezza di possedere le caratteristiche<br />

dell’uomo di potere e di battaglie. Nato sotto<br />

il segno di Marte, dio della guerra, riuscì ad<br />

imprimere nell’animo di amici e nemici tutta<br />

la passione delle sue “notabili” imprese, dimostrando<br />

con liberalità e profonda energia, come<br />

scrisse Dante, di “non curar d’argento né d’affanni”.<br />

Con Cangrande la potenza della signoria<br />

scaligera raggiunse l’apice, sia in termini di<br />

territori conquistati, sia per un generale miglioramento<br />

della qualità di vita e per l’importante<br />

svolta urbanistica e culturale che diede alla<br />

città. Intraprese numerose imprese belliche che<br />

lo portarono ad assoggettare buona parte della<br />

Marca, guadagnandosi ammirazione e rispetto<br />

anche da parte dei nemici poiché, come scrisse<br />

un cronista alla sua morte, avvenuta nel 1329,<br />

“combatteva sempre personalmente le sue guerre<br />

“. Dimostrò doti di abile politico e di raffinato<br />

mecenate facendo della propria corte, magnifica<br />

e principesca, un luogo d’incontro per uomini<br />

di cultura, studiosi ,alti prelati, ambasciatori,<br />

artisti, cavalieri, magistrati, musici e mercanti.<br />

Il mondo di Cangrande, quindi, è quello di una<br />

comunità di profilo elevato, dal gusto raffinato,<br />

propensa ad accogliere tutte le fascinose sollecitazioni<br />

provenienti da paesi lontani, in particolare<br />

dall’Oriente. Magica e favolosa regione della terra<br />

che aveva fatto breccia nell’immaginario collettivo<br />

con i racconti di Marco Polo. Un universo che<br />

si apriva a scambi commerciali e travasi di culture,<br />

che come sottolinea Paola Marini, era antesignano<br />

della società globalizzata di oggi.<br />

La mostra di Castelvecchio ha reso leggibile<br />

tutto ciò; aprire l’arca è stato come schiudere<br />

un forziere stracolmo di informazioni preziosissime<br />

quanto i tessuti che rivestivano il corpo di<br />

Cangrande. Un corredo funebre approntato per<br />

l’occasione ricco di teli in broccato verde con<br />

formelle romboidali, lampassi di seta rosso con<br />

disegno a pigna d’oro, stoffa a fasce verticali di<br />

giallo e turchese corredata da una scritta araba<br />

in oro laminare ; tessuti allora genericamente<br />

conosciuti come “ panni tartarici “.<br />

La celeberrima statua equestre di Cangrande<br />

della Scala, splendidamente collocata da Carlo<br />

Scarpa all’esterno, nel cuore del palazzo-fortezza<br />

di Castelvecchio, ha vegliato solenne il flusso<br />

dei visitatori, tra i quali anche i componenti<br />

la giunta di Assindustria <strong>Vicenza</strong>. Un omaggio<br />

d’obbligo ad un condottiero che ha saputo<br />

interpretare il suo tempo con una visione di<br />

grande modernità. ■<br />

In apertura il<br />

monumento a<br />

Cangrande esposto<br />

alla mostra di<br />

Castelvecchio.<br />

Qui sopra il<br />

monumento<br />

funebre del celebre<br />

condottiero e una sala<br />

della mostra.<br />

INDUSTRIA<br />

VICENTINA


50<br />

associazione<br />

Assoflash<br />

Raggruppamento<br />

<strong>Vicenza</strong> Nord Ovest:<br />

Alberto Zamperla<br />

presidente<br />

Alberto Zamperla è stato eletto alla<br />

presidenza del Raggruppamento di<br />

<strong>Vicenza</strong> Nord Ovest dell’Associazione.<br />

Subentra a Egidio Scorzato, giunto a<br />

finr mandato. Zamperla è presidente<br />

della “Antonio Zamperla”, azienda di<br />

Altavilla vicentina leader nella realizzazione<br />

di giostre e attrezzature per<br />

parchi di divertimento.<br />

Il Raggruppamento <strong>Vicenza</strong> Nord<br />

Ovest comprende circa 150 aziende<br />

di otto comuni (Altavilla, Arcugnano,<br />

Costabizzara, Creazzo, Gambugliano,<br />

Isola <strong>Vicentina</strong>, Monteviale e Sovizzo).<br />

Zamperla guida un consiglio direttivo<br />

completato dalla presenza di Michele<br />

Adda (OMPAR, Arcugnano), Romano<br />

Bisin (Sepran, Isola <strong>Vicentina</strong>), Franco<br />

Ferappi (Ferappi <strong>Industria</strong> Serigrafica,<br />

Creazzo), Luigi Mosele (Mosele Elettronica,<br />

Costabissara) e Manuel Scortegagna<br />

(Scortrans, Altavilla <strong>Vicentina</strong>)<br />

Franco Masello<br />

presidente della sezione<br />

marmo ed estrattive<br />

Franco Masello, consigliere delegato<br />

della Margraf Marmi Vicentini<br />

di Chiampo, è il nuovo presidente<br />

della sezione marmo ed estrattive<br />

dell’Associazione <strong>Industria</strong>li. Subentra<br />

a Isnardo Carta, giunto alla fine<br />

del mandato.<br />

Vicepresidente della sezione è Alberto<br />

Girardini (Fratelli Girardini, Sandrigo).<br />

Il consiglio direttivo è poi composto<br />

da Enrico Bauce (Bauce Narciso, San<br />

Pietro Mussolino), Giancarlo Bocchese<br />

(Miramarmi, San Pietro Mussolino),<br />

Isnardo Carta (Carta Isnardo, Montecchio<br />

Precalcino), Alessandro Faedo<br />

(Faba Marmi, Cornedo Vicentino),<br />

Giuseppe Faedo (Faedo Giuseppe,<br />

Chiampo), Stefano Lovato (Marmi<br />

Chiampo, San Pietro Mussolino), Diego<br />

Marchiori (SIG, Dueville), Carlo<br />

Pizzato (Pizzato & Pozza, Conco),<br />

Marco Rancan (<strong>Industria</strong> Zoccolini<br />

Rancan, Chiampo), Paolo Tellatin<br />

(Gruppo Adige Bitumi, Mezzocorona),<br />

Alberto Vaccari (Vaccari Antonio Giulio,<br />

Montecchio Precalcino).<br />

Cemento, calce, laterizi,<br />

ceramica, vetro e abrasivi:<br />

Egidio Scorzato<br />

presidente della sezione<br />

Egidio Scorzato, presidente del Gruppo<br />

Effe 2 di Isola <strong>Vicentina</strong> (canne<br />

fumarie e laterizi spciali), è il presidente<br />

della sezione cemento, calce,<br />

laterizi, ceramica, vetro e abrasivi<br />

dell’Associazione.<br />

Scorzato guida un consiglio direttivo<br />

composto dai vicepresidenti Giancarlo<br />

Bisazza (Bisazza, Alte di Montecchio<br />

Maggiore) e Arrigo Piovan (Villaga<br />

Calce, Villaga) e dai consiglieri


Umberto Barattoni (Calce Barattoni,<br />

Schio), Elvira Broccardo (Vetreria<br />

Romagna, Malo), Giovanni Cecchetto<br />

(Ceramica Cecchetto, Nove), Camillo<br />

Fracasso (Fornace Silma, Malo), Alfonso<br />

Piazza (Gruppo Stabila, Isola<br />

<strong>Vicentina</strong>), Roberto Roberti (Impasti<br />

e Ceramiche Roberti (Bassano Del<br />

Grappa), Renzo Spiller (Fornace Centrale,<br />

Malo) e Ugo Zanrosso (Fornaci<br />

Zanrosso, Malo).<br />

Plastica e gomma:<br />

Giuseppe Filippi<br />

confermato presidente<br />

Giuseppe Filippi, titolare della Pieffe<br />

Plast di Bolzano Vicentino, è stato<br />

confermato alla presidenza della<br />

sezione materie plastiche e gomma<br />

dell’Associazione <strong>Industria</strong>li.<br />

Filippi è alla guida di un consiglio<br />

direttivo composto dai vicepresidenti<br />

Carlo Brunetti (Api, Musso-<br />

lente) e Walter Stefani (Stefanplast,<br />

Castegnero), e dai consiglieri Fabio<br />

Bertotto (Global Plast, Grisignano<br />

di Zocco), Luigi Giovanni De Tomi<br />

(Sacme, Malo), Leopoldo Destro<br />

(Aristoncavi, Brendola), Alessandro<br />

Mezzalira (Faraplan, Fara Vicentino),<br />

Silvano Spiller (CMP Industrie, Vigodarzere),<br />

Claudio Zappella (Abb<br />

Sace, Marostica) e Riccardo Danieli<br />

(Indest, Bassano del Grappa).<br />

Accordo Assindustria-<br />

Trenitalia Cargo per il<br />

rilancio del traffico merci<br />

sulla <strong>Vicenza</strong>-Schio<br />

Il presidente dell’Assindustria Massimo<br />

Calearo e il responsabile di<br />

Trenitalia Cargo per il Nordest<br />

Giovanni Dalla Via hanno siglato<br />

un’intesa in base alla quale da<br />

marzo Trenitalia Cargo ha affidato<br />

a Sistemi Territoriali il servizio di<br />

terminalizzazione ferroviaria verso<br />

la località della <strong>Vicenza</strong>-Schio, con<br />

una riorganizzazione che consentirà<br />

significativi risparmi nei costi<br />

per Trenitalia, il raggiungimento del<br />

pareggio e in prospettiva di un utile<br />

per Sistemi Territoriali, il mantenimento<br />

del servizio per le aziende<br />

industriali interessate.<br />

Trenitalia Cargo, <strong>Confindustria</strong><br />

Veneto e le aziende interessate attraverso<br />

Assindustria <strong>Vicenza</strong> hanno<br />

convenuto che, per le potenzialità<br />

economiche dell’Alto Vicentino e per<br />

la nota criticità del sistema viario,<br />

era opportuno individuare uno strumento<br />

per porre i presupposti di<br />

un rilancio del trasporto merci sulla<br />

<strong>Vicenza</strong>-Schio.<br />

Trenitalia Cargo ha individuato il<br />

giusto interlocutore in Sistemi Territoriali,<br />

società di trasporto ferroviario<br />

di proprietà della Regione Veneto e<br />

da essa incaricata di fornire servizi<br />

ferroviari non solo nel traffico passeggeri<br />

locale di diretta competenza,<br />

ma anche con riferimento proprio ai<br />

servizi merci di terminalizzazione.<br />

Regione Veneto, Trenitalia Cargo,<br />

<strong>Confindustria</strong> Veneto e Assindustria<br />

<strong>Vicenza</strong> hanno ribadito l’impegno a<br />

considerare questo risultato il punto<br />

di partenza per un rilancio del trasporto<br />

ferroviario merci sul bacino<br />

della <strong>Vicenza</strong>-Schio, impegnandosi ad<br />

un monitoraggio costante dell’andamento<br />

del traffico e prevedendo appositi<br />

incontri, per risolvere eventuali<br />

problemi che venissero alla luce.<br />

Siglato protocollo d’intesa<br />

con delegazione serba<br />

L’Associazione <strong>Industria</strong>li e l’Agenzia<br />

governativa per lo sviluppo<br />

economico di Leskovac e della regione<br />

di Jablanica (REEDA) hanno<br />

firmato un protocollo d’intesa di<br />

cooperazione istituzionale che punta<br />

a sviluppare reciproche forme<br />

di collaborazione e di interscambio<br />

commerciale tra il sistema produttivo<br />

vicentino e quello serbo.<br />

L’accordo è stato siglato tra il vicepresidente<br />

Adamo Dalla Fontana,<br />

INDUSTRIA<br />

VICENTINA


52<br />

associazione<br />

delegato per gli Affari internazionali,<br />

e il presidente di REEDA, Vladimir<br />

Kostic, affiancato dal segretario generale<br />

dell’Agenzia serba, Miodrag<br />

Bogdanovic.<br />

Telelavoro: una guida<br />

completa realizzata<br />

dall’Associazione<br />

Il Servizio Sindacale e Previdenziale<br />

dell’Associazione <strong>Industria</strong>li ha realizzato<br />

una guida al telelavoto, forma<br />

di rapporto professionale capace di<br />

conciliare la flessibilità e la modernizzazione<br />

richieste dalle aziende con le<br />

esigenze personali e familiari dei lavoratori,<br />

utilizzando gli strumenti messi a<br />

disposizione dalla tecnologia informatica<br />

e dalle reti di comunicazione.<br />

La guida, a disposizione delle aziende<br />

associate, realizzata con il sostegno<br />

della Banca Popolare di <strong>Vicenza</strong>,<br />

è uno strumento di facile consultazione<br />

per mettere in evidenza tutti i<br />

vantaggi del telelavoro e le modalità<br />

con cui applicarlo.<br />

“Il telelavoro – osserva Giorgio Xoccato,<br />

consigliere incaricato per l’Area<br />

Lavoro e Relazioni <strong>Industria</strong>li di Assindustria<br />

<strong>Vicenza</strong> – è una modalità<br />

lavorativa innovativa che può permettere,<br />

oltre ad una riduzione dei<br />

costi di gestione aziendali, anche una<br />

maggior flessibilità nel disporre delle<br />

risorse umane, con evidenti vantaggi<br />

sia per le imprese, sia per i lavoratori.<br />

Lo sviluppo del telelavoro può rappresentare<br />

indubbiamente un volano<br />

per il rilancio della competitività delle<br />

aziende, soprattutto di piccole e medie<br />

dimensioni, e dell’occupazione”.<br />

La guida realizzata dall’Associazione<br />

propone un’analisi dettagliata


dei benefici legati all’introduzione<br />

del telelavoro, come la riduzione<br />

del pendolarismo e dei problemi<br />

connessi (non ultimo l’inquinamento<br />

ambientale), le opportunità offerte<br />

a portatori di handicap, la copertura<br />

temporale dell’intero processo<br />

produttivo e il ricorso a forze lavoro<br />

presenti ovunque nel mondo, come<br />

risorsa di cui avvalersi in un contesto<br />

di globalizzazione dell’economia.<br />

Una guida<br />

per il mercato russo<br />

L’Associazione <strong>Industria</strong>li ha realizzato<br />

una “Guida alla Russia” che si<br />

presenta come uno strumento offerto<br />

alle imprese italiane per inserirsi<br />

nel mercato russo.<br />

“La Russia sta registrando ritmi di<br />

crescita economica notevolissimi,<br />

molto vicini a quelli della Cina, mostrando<br />

fame di ‘Made in Italy’, e<br />

grazie alla sua attuale bilancia dei<br />

pagamenti è diventato un ottimo<br />

paese pagatore – spiega il vicepresidente<br />

dell’Associazione, Adamo<br />

Dalla Fontana –. Per evitare che le<br />

esportazioni in Russia restino un fatto<br />

episodico, legato alla congiuntura,<br />

le aziende devono organizzarsi, dare<br />

continuità alla loro presenza in quel<br />

paese e presidiare un mercato che<br />

resterà importante anche in futuro.<br />

Per questo motivo l’Assindustria, avvalendosi<br />

del Centro di Ricerca sulla<br />

Finanza e Fiscalità Internazionale<br />

e in collaborazione con la Banca<br />

Popolare di <strong>Vicenza</strong>, ha avviato un<br />

progetto legato al mercato russo, di<br />

cui fa parte la guida: un essenziale<br />

strumento operativo per le imprese<br />

interessate a pianificare le strategie<br />

di insediamento produttivo o commerciale<br />

in quel paese”.<br />

Accordo per la fornitura<br />

di energia elettrica a<br />

tutte le aziende associate<br />

L’Associazione <strong>Industria</strong>li e un primario<br />

fornitore di energia elettrica,<br />

hanno siglato un accordo-quadro per<br />

la fornitura di energia elettrica alle<br />

aziende associate con consumi inferiori<br />

a 100.000 Kwh/anno (piccole e<br />

piccolissime imprese). Si tratta di uno<br />

dei primi acordi in tal senso a livello<br />

nazionale.<br />

La modalità di erogazione delle<br />

forniture di energia elettrica dipende<br />

dal consumo energetico: per le<br />

aziende con consumi compresi tra 0<br />

e 100.000 Kwh all’anno la fornitura<br />

sarà diretta con l’accordo-quadro<br />

dell’Assindustria; per le aziende con<br />

consumi superiori a 100.000 Kwh/<br />

anno la fornitura avverrà tramite il<br />

consorzio Energindustria, che già dalla<br />

liberalizzazione del mercato opera<br />

nella fornitura di energia a condizioni<br />

economiche particolarmente vantaggiose<br />

e attualmente ha circa settecento<br />

aziende consorziate.<br />

Con questo accordo Energindustria<br />

copre tutta la gamma dei consumi,<br />

garantendo le forniture a prezzo<br />

scontato per tutte le aziende associate<br />

che vogliono entrare nel<br />

libero mercato.<br />

Dal 1° luglio dello scorso anno anche<br />

l’azienda più piccola può entrare nel<br />

mercato libero dell’energia, e questo<br />

accordo va appunto in questa direzione:<br />

consente a tutte le aziende, senza<br />

più limiti dimensionali, di beneficiare<br />

di risparmi economici nella fornitura<br />

dell’energia.<br />

INDUSTRIA<br />

VICENTINA


54<br />

osservatorio<br />

Non cambia la situazione congiunturale<br />

Nel periodo ottobre-dicembre 2004<br />

il saldo produttivo è risultato positivo<br />

anche se su un valore inferiore<br />

rispetto al trimestre precedente. A<br />

fronte del 36% delle aziende che ha<br />

dichiarato aumenti di produzione, il<br />

31% delle ditte ha segnalato cali produttivi.<br />

Il saldo di opinione è stato<br />

così pari a 5 (9 nel precedente trimestre;<br />

-2 nel 4° trimestre 2003). In<br />

termini quantitativi, nel quarto trimestre<br />

2004 la produzione industriale<br />

vicentina risulta aumentata dello<br />

0,9% (0,6 nel trimestre precedente,<br />

-0,9% nello stesso periodo dell’anno<br />

precedente).<br />

Il fatturato ha mostrato il seguente<br />

andamento: Italia +0,3%, Europa<br />

+1,2%, extra-UE -1,2%.<br />

L’andamento dell’export è stato<br />

ancora condizionato dal<br />

forte apprezzamento dell’euro<br />

nei confronti del dollaro.<br />

Anche le pressioni competitive dei<br />

Paesi a basso costo del lavoro hanno<br />

accentuato le difficoltà di molti<br />

operatori a competere su mercati<br />

sempre più globalizzati.<br />

Il saldo occupazionale nel quarto<br />

trimestre del 2004 è rimasto su<br />

valori negativi come nel trimestre<br />

precedente. In complesso gli addetti<br />

risultano calati dello 0,7%.<br />

È diminuita dal 44 al 40% la quota<br />

di aziende che segnalano ritardi negli<br />

incassi ed è leggermente migliorata<br />

la situazione di liquidità delle imprese.<br />

Nel quarto trimestre del 2004 i prezzi<br />

delle materie prime sono aumentati nel<br />

61% delle aziende, con un incremento<br />

medio del 13%. I prezzi dei prodotti<br />

finiti sono cresciuti nel 36% dei casi,<br />

con un aumento medio dell’8%.<br />

Le previsioni del mondo imprenditoriale<br />

vicentino per il trimestre<br />

gennaio-marzo del 2005 confermano<br />

l’estrema incertezza della fase<br />

congiunturale: la produzione e gli<br />

ordini dal mercato interno dovrebbero<br />

diminuire rispettivamente dello<br />

0,4% e dello 0,7%. Anche l’occupazione<br />

dovrebbe calare dello 0,5%. Le<br />

esportazioni evidenziando invece una<br />

sostanziale stabilità.<br />

Nel breve periodo non si evidenziano<br />

60<br />

50<br />

40<br />

30<br />

20<br />

10<br />

0<br />

-10<br />

-20<br />

PRODUZ.<br />

EXPORT<br />

Abbigliamento<br />

Tessile<br />

Alimentare<br />

Produzione ed export<br />

1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005<br />

Concia<br />

Mobile<br />

Mat. plastiche<br />

Orafo<br />

Meccanico<br />

-10,0<br />

-10,0<br />

-10 -8<br />

-6<br />

- 6,0<br />

Produzione<br />

4º trimestre 2004<br />

Saldi di opinione<br />

-4<br />

quindi particolari segnali di ripresa,<br />

permanendo una situazione di complessiva<br />

stagnazione produttiva.<br />

I dubbi sull’andamento futuro sono<br />

confermati dai dati sulle previsioni<br />

di investimento per il 2005. Essi mettono<br />

in luce che solo nel 13% delle<br />

imprese è previsto in aumento il<br />

livello degli investimenti (14% nella<br />

precedente rilevazione). Il 30% delle<br />

aziende (38% nel trimestre precedente)<br />

ha dichiarato di non avere in<br />

programma alcun investimento nei<br />

prossimi dodici mesi.<br />

-1,3<br />

-0,5<br />

0,8<br />

-2 0 2<br />

4,7<br />

8,4<br />

4 6 8 10


<strong>Industria</strong> <strong>Vicentina</strong> - importazioni, esportazioni, saldo commerciale.<br />

1985-2004<br />

(miliardi di lire fino al 2001 - dal 2002 milioni di eruo)<br />

Anno Export Var. % Import Var. % Saldo commerciale<br />

1985 5.739,9 3.621,5 +2.118,4<br />

1986 5.343,0 -6,9 3.742,0 +3,3 +1.601,0<br />

1987 5.832,6 +9,2 3.294,3 -12,0 +2.538,3<br />

1988 6.196,5 +6,2 4.511,9 Le esportazioni +37,0 vicentine +1.684,6<br />

1989<br />

1990<br />

1991<br />

7.251,1<br />

7.486,0<br />

7.561,4<br />

+17,0<br />

+3,2<br />

+1,0<br />

5.419,5 nei principali +20,1 paesi +1.832,4 2002-2003<br />

5.360,0 -1,0 +2.126,0<br />

(milioni di euro)<br />

5.400,4 +0,8 +2.126,0<br />

1992 8.221,6 +8,7 5.501,7 +1,9 +2.719,9 2002 2003<br />

1993<br />

1994<br />

1995<br />

1996<br />

10.946,4<br />

12.463,0<br />

14.890,0<br />

15.276,0<br />

+33,1<br />

+13,9<br />

+19,5<br />

+2,6<br />

6.303,1 +14,6<br />

EUROPA<br />

7.964,0 +26,4<br />

9.288,0 Tot. Unione +16,6 Europea<br />

8.393,0 Francia -9,6<br />

+4.643,3<br />

6.947,9 5.616,6<br />

+4.499,0<br />

5.050,9 +5.602,03.574,8<br />

1.014,8 +6.883,0 738,6<br />

1997 16.514,0 +8,1 9.328,0 Germania +11,1 1.262,5 +7.186,0 896,4<br />

1998 16.770,0 +1,6 9.622,0 UK +3,2 +7.148,0 773,1 572,8<br />

1999<br />

2000<br />

2001<br />

2002 mil. euro<br />

2003<br />

2004<br />

17.878,8<br />

21.037,7<br />

22.982,8<br />

11.786,7<br />

10.586,2<br />

11.273,3<br />

+6,6<br />

+17,7<br />

+8,1<br />

-1,1<br />

-10,2<br />

-6,5<br />

9.539,6 Spagna -0,9<br />

12.908,7 +35,3<br />

AFRICA<br />

13.109,3 +5,3<br />

AMERICA<br />

6.877,6 +0,9<br />

5.984,8 Usa -13,0<br />

6.286,2 ASIA +5,0<br />

+8.337,2 532,7 389,6<br />

+8.129,0<br />

331,7 291,3<br />

+9.873,5<br />

2.275,1 1.748,9<br />

+4.909,1<br />

1.730,1 +4.601,41.286,8<br />

1.494,4 +4.985,11.475,2<br />

Cina 209,5 223,2<br />

Hong Kong 364,6 335,8<br />

Giappone 167,5 176,6<br />

OCEANIA 140,4 133,8<br />

Imprese per settore di attività in provincia di <strong>Vicenza</strong><br />

TOTALE GENERALE 11.189,4 9.265,8<br />

2001 2002 2003 2004<br />

Attività connesse con l’agricoltura 13.684 12.910 12.253 11.978<br />

Estrazione di minerali 163 165 164 175<br />

Alimentare 1.092 1.134 1.181 1.245<br />

Tessile 773 769 733 775<br />

Abbigliamento 1.316 1.312 1.264 1.131<br />

Pelli e Cuoio 1.099 1.096 1.077 1.076<br />

Legno 1.054 1.047 1.013 975<br />

Carta, stampa, editoria 657 659 650 642<br />

Chimica 255 250 260 256<br />

Gomma e materiale plastiche 509 525 523 555<br />

Lav. minerali non metalliferi 992 990 971 960<br />

Metalmeccanico 7.343 7.513 7.559 7.593<br />

Altre industrie 2.786 2.758 2.739 2.766<br />

Energia 63 72 101 101<br />

Edilizia ed inst. impianti 9.781 10.473 10.950 11.424<br />

Commercio 20.281 20.811 21.081 21.497<br />

Alberghi e ristoranti 3.725 3.763 3.791 3.873<br />

Trasporti 3.039 3.096 3.117 3.093<br />

Servizi finanziari 2.043 2.011 2.145 2.111<br />

Servizi 8.561 9.283 9.768 10.303<br />

Istruzione 271 292 302 300<br />

Altri servizi pubblici 3.371 3.435 3.492 3.749<br />

Fonte: elab. Fondazione<br />

L’esportazione per paese 2003/2004<br />

Le esportazioni vicentine<br />

nei principali paesi<br />

(milioni di euro)<br />

<strong>Vicenza</strong> Export 2003 2004<br />

EUROPA 6.937,8 7.460,2<br />

Unione Europea 4.893,7 5.170,4<br />

Francia 1.000,7 1.093,3<br />

Germania 1.236,3 1.294,3<br />

UK 745,8 740,3<br />

Spagna 565,7 626,0<br />

Svizzera 355,1 491,9<br />

Russia 154,0 197,8<br />

Turchia 222,7 262,6<br />

AFRICA 290,8 305,2<br />

AMERICA 1.748,5 1.740,1<br />

Usa 1.286,4 1.273,7<br />

Messico 102,1 77.2<br />

ASIA 1.475,0 1.618,6<br />

Cina 223,2 277,9<br />

Hong Kong 335,6 334,9<br />

Giappone 176,6 177,9<br />

Emirati Arabi 127,6 141,5<br />

OCEANIA 113,9 124,6<br />

Australia 97,2 105,7<br />

TOTALE GENERALE 10.586,2 11.271,3<br />

Tassi e condizioni bancarie<br />

Osservatorio tassi al 31 marzo 2005<br />

Indagine relativa alla provincia<br />

di <strong>Vicenza</strong> su un campione di<br />

imprese con positivi indicatori<br />

economico-finanziari<br />

Conto corrente<br />

Tasso franco commissione 7,71 %<br />

max scoperto<br />

Spese per operazione 1,39<br />

Valuta per assegni 3,1 gg. Lav.<br />

fuori piazza<br />

Anticipi su fattura/contratti<br />

Tasso aperto 3,16 %<br />

Smobilizzo italia<br />

Tasso sbf 2,59 %<br />

Commissione incasso effetti 2,2 %<br />

cartaceo<br />

Commissione incasso effetti 1,9 %<br />

elettronico<br />

Valuta portafoglio cartaceo 4,6 gg. lav.<br />

Valuta portafoglio elettronico<br />

4,5 gg. lav.<br />

Operazioni con l’estero<br />

Tasso lire per anticipi export 2,47 %<br />

Spread a favore della banca 0,31 %<br />

su eurodivisa<br />

Crediti di firma<br />

Fidejussione italia 0,53 %<br />

Indicatori di riferimento<br />

Bce 2,0 %<br />

Prime rate ABI 7,125 %<br />

Euribor 3 mesi lettera 2,166 %<br />

Rendimento lordo 3,380%<br />

titoli pubblici<br />

INDUSTRIA<br />

VICENTINA


56<br />

translation<br />

Renzo’s style<br />

Renzo Rosso<br />

on his 50th birthday<br />

Renzo Rosso, the founder of Diesel<br />

football club of<br />

Bassano has won<br />

the Italian championship.<br />

I do support<br />

the team of<br />

and the creator of its great success, is my town. I believe<br />

now 50 years old. This businessman’s that a company<br />

story began in 1978, when together making a profit<br />

with some other textile entrepreneurs must be commit-<br />

from the Veneto, he set up the Genius ted to the place<br />

Group, a melting pot of ideas from where it is based,<br />

which leading trademarks such as since the local<br />

Katherine Hamnett, Replay, Goldie, authorities give<br />

Martin Guy and Diesel have come out. you little support.<br />

Once he established the company However, now<br />

and registered the trademark, Rosso that I am fifty, I<br />

soon searched collaborators just like have acquired<br />

him, i.e. young, creative and quite in my job wide<br />

unconventional, and together they expertise and I<br />

launched a brand-new idea of jeans. have had many<br />

Indeed, he was the first to make dé- accomplishments, which still urge me you must also fight to get your ideas<br />

lavé denim by using undyed textile to do many other things. I come from accepted, you must not just impose<br />

looking as if it was worn-out, a false the world of casual and now we are them with authority. I always seek the<br />

vintage. It was a striking success. moving to the pret-à-porter, which is perfection of things, I’m never satis-<br />

Today Diesel is known all the over much more complex and harder but fied with the final result, I’m just ad-<br />

world, with 5,500 outlets and 255 it is a nice challenge. I have three dicted to precision and convinced that<br />

stores, five of which in New York. trademarks – Diesel, D-Squared and you can always do better things. The<br />

A vast distribution network which Martin Margiela – which are quite irony that comes out from our ads is<br />

scores an annual turnover amounting demanding, as they need the use of typical of my way of life. I am a bright<br />

to approx. € 1 billion, 85% of which highly advanced and innovative tech- and cheerful person but, above all, I<br />

is made out of Italy.<br />

nologies and I want to dedicate my am capable of putting myself at stake<br />

– Everyone think you are a suc- utmost care to them. I enjoy myself and maybe this is the real secret of a<br />

cessful businessman, capable of when I’m at work”.<br />

creative man like me”.<br />

taking risks and staking your – Your sector is a symbol of – Your prices get higher , yet you<br />

future. In sports terms, one creativeness and ingenuity: but are still the leader of the mar-<br />

would say that you hav e won what else is needed to become ket with the creation of a mass<br />

everything. Are there any other an undisputed leader?<br />

niche. So is the paradox the<br />

accomplishments you would e lik “To be able to work in a team. I al- secret tool which has made your<br />

to achieve?<br />

ways love talking with my collabora- business policy successful?<br />

“As far as sport is concerned, I have tors, with whom I share work, ideas “When twenty years ago I made my<br />

not won much, even though the junior and strategic choices. I think that first jeans, I was forced to sell them


abroad because these products with<br />

a complex look and totally different<br />

from the usual ones were rejected<br />

in Italy. Now these exclusive and<br />

unique products are highly appreciated,<br />

because the world economy in<br />

the 1990s has changed a lot, as it<br />

is supported by the new rich living in<br />

countries such as Russia and China<br />

and other former-communist nations<br />

which have only recently experienced<br />

free market. The new economy has<br />

brought about upstart wealth which<br />

enables people to look for highly<br />

appealing and more customised<br />

products. At a certain point, we found<br />

ourselves at a cross-roads: should we<br />

make a mass product and expand or<br />

make a specific, niche product? We<br />

chose the second option, as it was<br />

more in line with my wish to make<br />

fine, lasting things rather than focusing<br />

on quantities. With this idea in<br />

mind, in order to better embody our<br />

corporate strategy aimed at making<br />

exclusive and finer clothes, we have<br />

halved the outlets, which went from<br />

10,000 to 5,500”.<br />

– Today everyone talks about er<br />

search and innovation: what are<br />

the prospects now for an avantguard<br />

company like yours?<br />

“I have always trusted technology.<br />

Do you know that we were probably<br />

the first company in Italy to use the<br />

fax system in a widespread way?<br />

In 1982 I went to the state telephone<br />

company to buy thirteen fax<br />

machines, which I then gave to my<br />

agents throughout Italy, but none<br />

of them wanted to use them. This<br />

is why I wanted you to understand<br />

how it was difficult to change people’s<br />

thinking. They preferred to rely on the<br />

30-year-old state postal system. Technology<br />

at Diesel’s is highly advanced.<br />

As we have made large quantities,<br />

we have been able to focus on highly<br />

advanced industrial production processes.<br />

Indeed, in the 1990s, we were<br />

able to make together with Elettrosystem<br />

prototypes on the computer and<br />

work out the first automatic laser cutting.<br />

52 employees of our staff deal<br />

with research and we work together<br />

with many software houses. We are<br />

the only company making 39 sophisticated<br />

systems work together to<br />

control production, management and<br />

retailing in those countries around the<br />

world where we are operating”.<br />

– The match of trademark with<br />

made-in-Italy may be the ey k<br />

for development in the whole<br />

1/2004<br />

country. How do you fight counterfeiting?<br />

“This is a hot issue, as today our<br />

trademark is very popular and it is<br />

one of the most counterfeited trademarks<br />

in India and in China. We have<br />

legal offices scattered all around the<br />

world which work for us only. We<br />

are forced to protect ourselves also<br />

because the Government does not<br />

carry out strict control operations at<br />

the Customs and there are not any<br />

laws capable of adequately protecting<br />

our products. I cannot deny that<br />

being counterfeited makes me somehow<br />

feel pleased, because it means<br />

that our trademark has virtually<br />

conquered the world. This is the win-<br />

INDUSTRIA<br />

VICENTINA


58<br />

translation<br />

ning trait of made-in-Italy. It does not strategy. We have managed to make<br />

“Certainly a better society, with widespread<br />

welfare in the world and few<br />

differences among social classes. It<br />

does not seem to me that politics in<br />

general is able to provide solutions in<br />

the long term. I am a left-wing man,<br />

but I hardly recognise myself in the<br />

Italian left, as it is too quarrelsome<br />

and makes few proposals. Governments<br />

should share common strategies,<br />

export culture rather than weapons,<br />

fight against illiteracy and help<br />

many countries get out of ignorance.<br />

Culture enables you to freely decide<br />

who you want to be, while ignorance<br />

makes you be ruled by other people.<br />

Ignorant masses have always been<br />

mean that production must necessar- our product just unique and com- subject to regimes which, sheltered<br />

ily take place in Italy, even though as pletely different from the others. We under the banner of religion, man-<br />

far as we are concerned, the work have imposed ourselves on the market aged to rule a country. On the other<br />

done abroad went from over 60% because we did take any risk. Note hand, you cannot explain why some<br />

to 45%. This is why a collection must that we even make limited produc- people choose to blow themselves up.<br />

take into account different price tion lots of just 500 items a month, My message is basically nearly evan-<br />

ranges, in order to enable those cus- both women’s and men’s, to be sent gelical. I want to tell young people<br />

tomers having a certain view of life to just 10 stores worldwide. These are that Heaven is our life now. No one<br />

and a specific taste to afford the gar- garments with exclusive prints and in- has seen the Heaven of afterlife.<br />

ment that is more suitable and right sets which are indeed asked for by ad- – Many young people would lik e<br />

for them. This is a rule of the global dicted collectors and they are in great to join your team due to your<br />

market, in order not to exclude the demand. The downfall of Levi’s was due way of conceiving work, which<br />

consumer from it”.<br />

to a lack of trust in the product devel- enables everyone to express<br />

– Diesel sells “5-pocket” jeans, opment, thus choosing quantity-aimed oneself at its best and with the<br />

that is ordinary jeans at a con- strategies and distributing just one utmost freedom. Is there anyway<br />

sumer price amounting to € single item, the traditional jeans 501, a rule you cannot do without?<br />

180-200, double the Levi’s which while the mass market must be faced “I never look for stars or number one<br />

until a few years ago was the with a wide and diversified range of people but rather “number two” peo-<br />

market leader, and that was products”.<br />

ple, who want to grow together and<br />

unthinkable even to Americans. – What are the values of life you carry on the wonderful Diesel dream<br />

How did you succeed in this en- take inspiration from and what by working in a team”.<br />

terprise which nearly veryone e values do you think your “Die- – Diesel does not belong to a<br />

considered to be impossible? sel dream” may hand down to traditional cultural model which<br />

“Creativeness has been our winning young people?<br />

has historically mar ked Italian


companies but it gets out of also affect the futur e of Italian has become the benchmark for<br />

pre-determined ideas: Mr Rosso, fashion?<br />

young people from nearly the<br />

do you believe you can set an “Italian people are generally at the whole world over. Are you happy<br />

example?<br />

forefront of both fashion and fine taste, or scared about that?<br />

“Diesel world is very much appreci- but if we want to live with the times, “I can see quite proudly and with<br />

ated but also quite envied. Anyway, I we must set up marketing-oriented great satisfaction the successful out-<br />

would like other people to see how companies and focus on leading brands. come of a challenge I took twenty-six<br />

we work and do things. Ours is the In doing so, we will be able to keep on years ago. It was hard and tough; at<br />

most wanted Italian company by leading the market and impose our the beginning I went mad to launch<br />

head hunters, yet the turnover of our made-in-Italy style. We must create the a casual product at a time when<br />

staff amounts to approx. 2% annu- style, in order not to be affected by it was bucking the trend and then,<br />

ally, when the percentage is usually other people’s conditionings or rules”. eventually, I felt rewarded to see that<br />

around 13-14%. Our employees do – Social and demographic even the luxury brands now offer it. To<br />

not leave, they are highly motivated, changes, welfare increase, me, casual wear is a way of being, a<br />

involved in the things we do, happy late marriages , many childless synonym of freedom, of open seas,<br />

and enjoy sharing our work experi- couples and many rich singles of green meadows, of light blue skys,<br />

ence. They can travel and nearly all bring about big changes among where my imagination can fly and I<br />

of them have a credit card. If, at the consumers worldwide. What do can be actually who I am. Mine is<br />

end of the year, things have gone well, you think of these aspects? virtually a philosophy of life and I<br />

they do share profits equally.” “It is true that society in the last few can just feel proud to hear that it is<br />

– In the past your chose inter- years has changed a lot, compared<br />

nationalisation but today you to when I was young. By now, some<br />

shared by others”.<br />

delocalised in Puglia and in Sicily;<br />

what has made you change<br />

your mind?<br />

situations have become the norm<br />

and there’s a gap between current<br />

rules and the rules of the past, which<br />

The Allies are coming!<br />

“It was a forced choice, because it is were considered to be for a lifetime. In search for the best competive-<br />

only thanks to the third-party compa- Personally, I got married twice and I ness, companies must focus on a<br />

nies from Puglia and Sicily that we have six children, but my message few increasingly important strategies:<br />

still manage to stay in Italy; Here in is anyway that it is necessary to collaboration and strategic co-op-<br />

the north, there are now only offices give greater importance to the<br />

eration, forms of advanced<br />

and there are no longer any third- quality of life and of relations.<br />

internationalisation,<br />

party companies doing work on order We are often rushing and<br />

which must not<br />

to support the made-in-Italy”. that prevents us from con-<br />

be just<br />

– The Italian textile industry sidering what is actually<br />

is experiencing strong reces- worth, and the media<br />

sion at the moment. Business should also help<br />

operators are quite worried develop this aware-<br />

about the invasion of textiles ness”.<br />

and products from China and – Your way<br />

from other Asian countries into of life and<br />

our markets. Will this scenario of clothing


60<br />

translation<br />

“territorial shopping”, innovation<br />

and reseach also in partnership with<br />

other firms, innovative finance aimed<br />

at reviewing the relationship with financial<br />

entities.<br />

These are the key suggestions resulting<br />

from a survey on partnership and<br />

internationalisation of small and medium-sized<br />

enterprises carried out by<br />

Cuoa Impresa on behalf of the Assindustria<br />

and shown during the meeting<br />

of the Small Companies’ Committee.<br />

The survey covers approx. 130 small<br />

and medium-sized enterprises from<br />

<strong>Vicenza</strong>, and the results gathered<br />

confirm their steady willingness to<br />

enter worldwide markets.<br />

Just a few key figures above all: forms<br />

of strategic co-operation or collaboration<br />

with more specific goals have already<br />

been set up steadily by two out<br />

of three companies (65%), mostly on<br />

designing (27%), but also on production<br />

(20%), and less on distribution<br />

and logistics (8%). The objectives of<br />

these kinds of co-operation are just<br />

practical and mainly set up to make<br />

an integrated product, in order to<br />

share trading resources to enter new<br />

countries and, to a minor extent, to<br />

share productive resources, to develop<br />

relationship and business, to finance<br />

development and, eventually, to reduce<br />

purchasing costs.<br />

The ones who have already set up<br />

forms of co-operation did that firstly<br />

with a partner (53%), then with suppliers<br />

(47%), with one’s own customers<br />

(28%) and eventually with one’s<br />

own competitors (17%). The majority<br />

(69%) has set up co-operation within<br />

one’s own field of activity, but there<br />

is also a high percentage (42%) of<br />

co-operation with companies from<br />

complementary sectors, while only<br />

3% has set up co-operation in very<br />

different sectors from one’s own.<br />

The survey also points out that the<br />

ones who set up co-operation are<br />

younger companies, those belonging<br />

to a group and those of a certain size<br />

(70% of those with at least a € 30<br />

million turnover).<br />

The globalisation process requires<br />

that companies increasingly and<br />

more steadily operate on the market.<br />

The survey also clearly shows that, in<br />

order to take development opportunities,<br />

companies cannot consider to<br />

grow just within their internal lines,<br />

but that they can choose alternate<br />

development based on aggregations<br />

and on strategic alliances, by both<br />

uniting local companies and foreign<br />

businesses too.<br />

With this starting point, the Small<br />

Companies’ Committee within the <strong>Industria</strong>lists’<br />

Association has developed<br />

a project to see which opportunities<br />

and which impacts the new forms of<br />

aggregation and co-operation among<br />

companies can have on internationalisation<br />

strategies and on corporate<br />

operativeness.<br />

Athena lands<br />

in the USA and in India<br />

Athena, an Alonte-based firm, specialised<br />

in the production of flat-cut<br />

gaskets, shorn, pressed and drawn<br />

metal components, aluminium cylinders<br />

working for engines, has been<br />

fostering for years a remarkable<br />

development policy by following ways<br />

within the company itself , as well as<br />

through acquisitions, and by significantly<br />

promoting on highly advanced


technological products. Within this<br />

policy is to be found the latest establishment<br />

of two new companies, set<br />

up to directly enter two key markets<br />

such as the American and the Indian<br />

markets. These two companies named<br />

“Athena USA” and “Athena India”<br />

have been set up through a joint-venture<br />

with local partners.<br />

The establishment of the two companies<br />

is the latest step of an internationalisation<br />

process which the<br />

Athena Group has set up for years. In<br />

1998 the Alonte-based firm acquired<br />

a 50% share in the stock capital of<br />

the Brazilian Vedamotors company,<br />

from the Santa Catarina state in the<br />

south-east of Brazil. Eight years later<br />

the employees at Vedamotors grew<br />

from 8 to over 60 and the turnover<br />

increased by ten times and grows by<br />

25-35% each year.<br />

Therefore, the Group is now made up<br />

of Athena, the parent company established<br />

in Alonte in 1973 with currently<br />

three factories which represent the<br />

technological and strategic fulcrum<br />

of the group, of Athena Sud located<br />

in Brindisi, of BlueTech (industrial<br />

technical items), of RPM (diaphragms<br />

for methane and GPL spoilers ), of<br />

Vedamotors and, of course, of Athena<br />

USA and Athena India. Altogether, the<br />

Group consists of about 400 employees,<br />

half of whom in Alonte. All of<br />

these companies have been certified.<br />

The awareness of directly operating<br />

on the final markets began to develop<br />

within the company in the early<br />

1990s. In 1992 Athena joined for<br />

the first time the “Motorcycling Fair”<br />

in Cincinnati,<br />

Ohio. “We soon<br />

realised that we<br />

were actually<br />

unable to sell in<br />

the States the<br />

range of motorcycling<br />

items<br />

we had, which<br />

nearly covered<br />

100% of the European<br />

demand<br />

– remembers<br />

Giovanni Mancassola,<br />

founder<br />

and managing director of the Athena<br />

Group –. The demad there was for<br />

different items for different motorbikes,<br />

so a new range of products had<br />

to be developed. That implied huge investments,<br />

but it was the only chance<br />

of meeting the needs of the largest<br />

and the richest market in the world.<br />

Therefore, we set up the right range<br />

of products and began to sell them.<br />

But the American customer is used<br />

to getting the goods within 24 hours<br />

after the order is placed, and the supplies<br />

from Italy to our leading clients,<br />

though fast, could not be shorter than<br />

30-40 days.The end results was often<br />

a shortage of goods in the warehouses<br />

of our American distributors, who<br />

were forced to supply the goods of<br />

our competitors. To better exploit the<br />

US market potential, we had to set<br />

up there a new corporate structure of<br />

ours”. Therefore, in July 2004, the new<br />

Athena USA company started to be<br />

operative with an American partner.<br />

Another country showing a remark-<br />

able growth on which the Alontebased<br />

company has focused its development<br />

policy is India. A company<br />

named Athena India has thus been<br />

set up through an Indian partner<br />

with a 50% share, in order to deal<br />

in the production of technical items,<br />

but which little by little will handle all<br />

the product lines now made in Italy.<br />

The factory will be built in one of the<br />

most industrialised areas of the country,<br />

close to large factories to which<br />

the products of the Alonte company<br />

will be given, as well as close to the<br />

sourcing of raw materials. All the<br />

machineries will be purchased new,<br />

many of them in Italy, and installed in<br />

India. 90% of the production will aim<br />

at the Indian market, the Middle-East,<br />

the south-east Asia and the centre<br />

and the south of Africa. The rest will<br />

be covered by the European market.<br />

“In two or three years’ time, we are<br />

confident to reach a hundred employees<br />

– says Mancassola –. India<br />

is a country with great prospects and<br />

INDUSTRIA<br />

VICENTINA


62<br />

translation<br />

with a remarkable growth potential.<br />

The ones who will now settle in there<br />

will have the advantage of having<br />

reached this destination earlier than<br />

the great rush which will take place<br />

in five-six years’ time”.<br />

Marbles of the century<br />

Who is the designer? Giorgio De<br />

Chirico. Some time ago, such a question<br />

and answer could be heard in<br />

the daily talks at Margraf, a Chiampo-based<br />

company which under the<br />

name of “<strong>Industria</strong> Marmi Vicentini”<br />

has marked the history of the economy<br />

in its area. Established in 1906 by<br />

a group of Chiampo’s families, later<br />

joined by Gaetano Marzotto, Margraf<br />

underwent a further change just<br />

at the beginning of the year 2000,<br />

when it was joined by Gabriele Negro,<br />

who was appointed Chairman of the<br />

company and by Silvio Xompero as<br />

its Chief Executive. Thus the whole<br />

company structure virtually changed,<br />

as well as the development strategies<br />

were directed elsewhere. Negro and<br />

Xompero were also joined by Franco<br />

Masello as managing director, who is<br />

in charge of the international market.<br />

The company is own structured on<br />

four parts, has over 150 employees,<br />

a hundred of whom at Chiampo’s<br />

factory, and it has become the leader<br />

of the marble market again, with its<br />

over € 30 million annual turnover. In<br />

the last five years, after the changes<br />

made by the new management, the<br />

company’s productive structure and<br />

the penetration of both domestic and<br />

international markets, especially in<br />

the USA, the Middle East and Asia in<br />

general have been marked by a clear<br />

and definite upward trend.<br />

The company’s policy has deeply<br />

changed, as it relies on a more flexible,<br />

younger structure. Namely, these<br />

are manifest signs of a cultural revolution<br />

within the company, which brings<br />

about positive results both in terms of<br />

profit and of image.<br />

Everyone will never forget Giorgio De<br />

Chirico, who used the marbles worked<br />

by this Chiampo-based company to<br />

build the bathrooms of the Triennale<br />

in Milan. In Milan again, its marbles<br />

were also used to build the Galleria.<br />

The destination of Margraf’s products<br />

boasts a wide and open sprectrum,<br />

which itself may be the best guarantee<br />

for the future: from the Hall of<br />

Justice in Haifa, Israel to the 7-star<br />

most luxurious hotel in the world<br />

located in Kuwait; from the Matitone<br />

which closely overlooks the Genoa<br />

port to the very long series of highly<br />

prestigious works bearing the trademark<br />

of the Chiampo’s company.<br />

In 1999 the turnover was about €<br />

14 million, while in 2004 it reached<br />

over € 30 million. But it is not just<br />

a matter of figures. It is the belief<br />

that one can do better things and,<br />

what’s more, it has to do with the<br />

latest strategy at Margraf’s, aimed to<br />

enter the Chinese market through a<br />

productive unit which will be set up in<br />

the middle of the most industrialised<br />

area, where the annual growth is<br />

marked by a two-digit percentage.<br />

This is the new path to the Eastern<br />

world, followed with not only products<br />

of light and fine manufacture but also<br />

with high quality, technologically ad-


vanced materials. This new course has<br />

in the meantime become successful<br />

all over the world and has changed<br />

the quantity/price ratio.<br />

This will be the ribbon to be cut at the<br />

one-hundredth celebrations of the Chiampo’s<br />

company. At the same time, no<br />

one will forget its successful past history<br />

marked by a unique style, which<br />

you can still see when you go through<br />

the front door of Margraf. From the<br />

Liberty design to that of the 1930s<br />

and the 1940s, matched by the right<br />

furniture: everything is there to tell<br />

everyone that history has an indelible<br />

value. The evidence of how today’s<br />

businessmen highly rate memories,<br />

meant as the bearing structure of current<br />

development, is to be found in the<br />

company’s project to build, on an over<br />

400 sq m area, an archive-museum of<br />

the company. These are the dearest<br />

and the most valuable things, just like<br />

old family photos.<br />

Compressors for the<br />

Vatican too<br />

With their compressors the Vatican<br />

prints the “Osservatore Romano” and<br />

the particles which the Pope uses to<br />

celebrate mass. The Ministry of the Cultural<br />

Heritage is restoring all the most<br />

important and most famous sights<br />

of Rome, from the Trevi Fountain to<br />

Navona square, thanks to their air compressed,<br />

made-in-<strong>Vicenza</strong> equipment.<br />

Then, there are also the Rolls Royce<br />

engines for the large cruise ships and<br />

merchant ships, huge pistons which<br />

are over one and a half metre long<br />

and which would never be set in motion<br />

without that initial thrust given by<br />

compressed air. Even the plastic bottles<br />

of Russian drinks are once again<br />

made thanks to the machineries fabricated<br />

in the two factories located in<br />

Via Filzi, in Olmo di Creazzo.<br />

After having reached the domestic and<br />

the international markets, by selling its<br />

own products throughout the north of<br />

Europe and Russia, Parise Compressori<br />

of Olmo di Creazzo has been strengthening<br />

its co-operation with the Vatican,<br />

which was started 10 years ago. Recently,<br />

three new 50-horsepower compressors<br />

have been purchased by the<br />

Vatican city and they are used in the<br />

Vatican’s printing works to print the<br />

pages of the “Osservatore Romano”,<br />

as well as to make the particles which<br />

both the Pope and the cardinals give to<br />

the worshippers during mass. From the<br />

home compressors used to blow balls<br />

and tyres to huge tanks capable of<br />

compressing so much air as to move a<br />

translatlantic ship, Parise Compressori<br />

began its succesful business 45 years<br />

ago, led by its founder Turi Parise, who<br />

is still running the company together<br />

with his sons Luca and Marco. There<br />

are now 40 workers employed in the<br />

two factories located in Via Filzi, for<br />

an annual turnover amounting to<br />

several million euros. “For instance,<br />

we reached Russia – says Turi<br />

Parise – thanks to trade fairs.<br />

Our business relationship has<br />

lasted for years by now”. Basically,<br />

the function of compressors<br />

is to keep feeding the<br />

machineries in case of black-outs. As<br />

for ship engines, diesel-powered pistons<br />

and huge metal blocks, compressors<br />

replace that part which may correspond<br />

to a battery in a car. “What<br />

is needed is an initial force capable of<br />

moving the pistons for a while – says<br />

Luca Parise, the company’s commercial<br />

manager –. Such huge engines<br />

are indeed too heavy to be started up<br />

otherwise, and the compressed air is<br />

just used at the beginning of the drive<br />

process. The rest of the work is done<br />

by fuel”. High pressure air turbines<br />

(approx. 30 bar) may reach approx.<br />

the dimensions of a parallelepiped<br />

with a 6 sq m base and a 3 sq m<br />

height, at a variable price, depending<br />

on the model.<br />

“Among the applications we have<br />

had so far – says Marco Parise, the<br />

company’s technical and accounting<br />

manager – there is the latest reconstruction<br />

of the Miracoli square in<br />

Pisa, the work at Como’s picture gallery<br />

or at the Enel plant in Tivoli.<br />

INDUSTRIA<br />

VICENTINA

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