Industria Vicentina 1-2005.pdf - Confindustria Vicenza
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INDUSTRIA<br />
VICENTINA<br />
MARZO 2005 – sped. in abb. post. - trimestrale - 70% - P.T. <strong>Vicenza</strong> Ferrovia - tassa riscossa - taxe perçue - Italia<br />
1/2005<br />
Lo stile<br />
di Renzo<br />
Mentre passa sotto il traguardo dei suoi primi<br />
cinquant’anni Renzo Rosso racconta la sua fi losofi a<br />
di vita, il suo modo di lavorare (e quello della sua<br />
squadra), la sua scala di valori. Il suo stile, insomma.<br />
Il Veneto del futuro<br />
Le tesi e le priorità del mondo<br />
industriale per vincere<br />
le sfi de del cambiamento<br />
L’autostrada gemella<br />
C’è un progetto per “drenare”<br />
il traffi co sulla Brescia-Padova<br />
puntando sul sistema delle<br />
tangenziali<br />
Arrivano gli alleati<br />
Un’indagine conferma<br />
l’importanza delle alleanze<br />
e delle sinergie tra imprese<br />
nel mercato globale<br />
English abstract inside
Nel mondo<br />
per crescere<br />
L<br />
a globalizzazione dei mercati investe<br />
in modo diretto un’economia<br />
produttiva come quella vicentina,<br />
da sempre orientata all’export.<br />
Dobbiamo affrontare una competizione internazionale<br />
sempre più agguerrita, capace<br />
non solo di offrire prodotti a costi molto<br />
più bassi dei nostri, ma anche di sviluppare<br />
quelle strategie di flessibilità produttiva e<br />
di occupazione dei mercati di nicchia.<br />
La globalizzazione ci impone dunque di<br />
presidiare sempre di più i mercati esteri:<br />
occorre sviluppare la propensione delle<br />
nostre imprese ad investire sui mercati di<br />
vendita. D’altra parte, presidiare i mercati<br />
non è facile, soprattutto per le aziende<br />
medio-piccole, che non dispongono a volte<br />
delle risorse umane e finanziarie per gestire<br />
al meglio queste scelte. Pur consapevoli di<br />
tutte le conseguenze dei cambiamenti in<br />
atto, nella nostra idea di internazionalizzazione<br />
prevalgono tuttavia gli aspetti positivi:<br />
si tratta di una grande opportunità, un<br />
processo virtuoso di crescita delle imprese,<br />
capace di non sottrarre occupazione in Italia<br />
ma anzi di crearne di nuova, rafforzando<br />
la nostra competitività internazionale.<br />
In definitiva, si va all’estero non tanto per<br />
la semplice convenienza del costo del lavoro,<br />
ma per essere presenti in modo diretto<br />
sui mercati di destinazione, per instaurare<br />
nuovi rapporti di fornitura e vendita. La<br />
stragrande maggioranza delle nostre imprese<br />
vede nell’internazionalizzazione un’opportunità<br />
di crescere. Una recente indagine<br />
svolta da Cuoa Impresa per conto della<br />
nostra Associazione, ha mostrato come la<br />
ricerca dei più bassi costi di produzione sia<br />
un motivo<br />
marginale<br />
tra quelli<br />
che spingono<br />
ad<br />
investire<br />
all’estero.<br />
L’orientamentodominante<br />
è l’attenzione<br />
al mercato.<br />
I risultati dell’indagine<br />
vengono<br />
esposti – sinteticamente<br />
– in un<br />
articolo all’interno<br />
di questo numero<br />
di “<strong>Industria</strong> <strong>Vicentina</strong>”.<br />
Nell’economia globalizzata,<br />
le nostre<br />
piccole e medie<br />
imprese tanto più<br />
riusciranno ad<br />
essere competitive<br />
quanto più<br />
sapranno lavorare<br />
in un’ottica di<br />
integrazione. Per<br />
cogliere le opportunità<br />
di crescita,<br />
Corsivo<br />
di Adamo Dalla Fontana<br />
Vicepresidente Associazione<br />
<strong>Industria</strong>li di <strong>Vicenza</strong> con delega<br />
per l’internazionalizzazione<br />
La globalizzazione ci<br />
impone di presidiare<br />
sempre di più i mercati<br />
esteri. E le nostre piccole<br />
e medie imprese tanto<br />
più riusciranno ad essere<br />
competitive quanto più<br />
sapranno lavorare in<br />
un’ottica di integrazione.<br />
C’è bisogno di meno isole<br />
e più arcipelaghi.<br />
le imprese non possono pensare di crescere<br />
solo per linee interne. Possono invece<br />
percorrere una via di sviluppo alternativa,<br />
basata sulle aggregazioni e sulle alleanze<br />
strategiche, sia facendo sistema tra aziende<br />
locali, sia con realtà estere. C’è bisogno di<br />
meno isole e più arcipelaghi, insomma. ■<br />
“ Si va all’estero per essere presenti<br />
in modo diretto sui mercati di destinazione e<br />
instaurare nuovi rapporti di fornitura e vendita.”<br />
INDUSTRIA<br />
VICENTINA<br />
1
Direttore responsabile<br />
Stefano Tomasoni<br />
Hanno collaborato<br />
Giulio Ardinghi,<br />
Giorgio Ceraso,<br />
Eros Maccioni,<br />
Maria Pia Morelli,<br />
Paolo Possamai,<br />
Marco Riatti<br />
Progetto grafico<br />
Patrizia Peruffo<br />
Stampa<br />
Tipografia Rumor S.r.l., <strong>Vicenza</strong><br />
Pubblicità<br />
Oepi, Verona<br />
Editore<br />
Istituto Promozionale<br />
per l’<strong>Industria</strong> srl<br />
Piazza Castello, 3 - <strong>Vicenza</strong><br />
Anno ventiquattresimo Numero 1.<br />
Marzo 2005<br />
Una copia € 4,00<br />
Registrazione Tribunale di <strong>Vicenza</strong><br />
n. 431 del 23.2.1982<br />
Questo numero è stato stampato<br />
in 4.000 copie.<br />
È vietata la riproduzione anche parziale<br />
di articoli e illustrazioni senza<br />
autorizzazione e senza citare la fonte.<br />
FOTOGRAFIE<br />
Archivio Associazione <strong>Industria</strong>li<br />
pag. 10, 12, 15, 16, 17, 18, 50 in<br />
basso e a dx, 51, 53; Archivio<br />
Athena 30, 31; Archivio Diesel<br />
39, 40, 41, 42, 43; Archivio<br />
Ferplast 37 a dx; Archivio Fiam<br />
Utensili 37 in basso; Archivio<br />
Gas 36 a dx; Archivio Margraf<br />
26, 27; Archivio Museo di<br />
Castelvecchio di Verona, 48, 49;<br />
Archivio Parise Compressori<br />
28, 29; Archivio Pilla 32, 33;<br />
Archivio Sace 34; Archivio Selle<br />
Italia 36 in basso; Archivio T-Net<br />
35; Archivio Zamperla 50 in<br />
alto; Karl Lagerfeld 38; Rodolfo<br />
Paolo Rossi 20, 21, 22, 23, 24,<br />
25; Volume "Le ceramiche degli<br />
Antonibon", 46 in basso.<br />
Copertina: Mark Seliger<br />
Sommario<br />
corsivo<br />
1. Nel mondo per crescere di Adamo Dalla Fontana<br />
focus<br />
5. Il Veneto del futuro Documento di <strong>Confindustria</strong> Veneto<br />
argomenti<br />
12. Arrivano gli alleati di Stefano Tomasoni<br />
14. La carica dei “piccoli<br />
18. Senza frontiere<br />
strada facendo<br />
24. L’autostrada gemella di Paolo Possamai<br />
imprese<br />
26. I marmi del secolo di Giulio Ardinghi<br />
28. Clienti del Vaticano di Marco Riatti<br />
30. Avanti, c’è mondo di Stefano Tomasoni<br />
32. L’arte di ricordare<br />
34. Infermieri del ponte di Eros Maccioni<br />
35. Chiamate Bassano di Eros Maccioni<br />
36. Impresaflash<br />
personaggi<br />
38. Il Rosso vince di Maria Pia Morelli<br />
cultura<br />
44. La Cina è sempre stata vicina di Giorgio Ceraso<br />
47. Piatti popolari<br />
48. Cangrande il grande di Maria Pia Morelli<br />
associazione<br />
50. Assoflash<br />
osservatorio<br />
54. Dati e statistiche sull’economia vicentina<br />
translation<br />
56. Una selezione di articoli tratti dalla rivista e tradotti in inglese<br />
1/2005<br />
industria vicentinapubblicazione<br />
promossa dal Comitato provinciale<br />
per la piccola industria dell’Associazione <strong>Industria</strong>li della provincia di <strong>Vicenza</strong>
Il Veneto del futuro<br />
I<br />
l Veneto attraversa una grande trasformazione<br />
sociale ed economica. L’avvio<br />
del nuovo millennio è caratterizzato dalla<br />
terza più bassa crescita della ricchezza<br />
degli ultimi quarant’anni. Mentre, per contro,<br />
l’economia mondiale registra elevati livelli di<br />
sviluppo. Segno evidente che siamo di fronte<br />
a una nuova fase di ristrutturazione delle<br />
economie. Tuttavia, il cambiamento attuale ha<br />
connotati decisamente diversi dai precedenti<br />
almeno per tre fattori: la dimensione globale, la<br />
velocità e la pervasività, le nuove tecnologie.<br />
La dimensione globale: lo spazio fra i territori<br />
regionali e nazionali si è radicalmente accorciato,<br />
i confini si stanno rapidamente ridisegnando<br />
e anche il processo di allargamento<br />
dell’Unione Europea colloca il Veneto in una<br />
posizione nuova e centrale. Le conseguenze<br />
sull’economia e sulla società sono evidenti.<br />
Tutti i principali eventi, indipendentemente<br />
Il Veneto attraversa<br />
una grande trasformazione<br />
sociale ed economica,<br />
che pone nuove sfide e<br />
chiede nuove soluzioni.<br />
Gli <strong>Industria</strong>li del Veneto<br />
hanno steso un documento<br />
nel quale il mondo<br />
dell’impresa indica<br />
le proprie priorità<br />
al mondo della politica.<br />
Ecco le tesi di fondo<br />
contenute nel documento.<br />
focus 5<br />
un documento di<br />
<strong>Confindustria</strong> Veneto<br />
INDUSTRIA<br />
VICENTINA
6<br />
focus<br />
La fase storica che il Veneto sta attraversando in questi<br />
anni richiede una consapevolezza piena delle sfide da<br />
affrontare. Nel prossimo futuro muteranno rapidamente<br />
lo scenario geo-economico, la struttura produttiva<br />
l’assetto demografico, il territorio, le identità culturali.<br />
da dove accadano, possono avere ripercussioni<br />
planetarie e in tempo quasi reale.<br />
La velocità e la pervasività: se in precedenza<br />
i cambiamenti si manifestavano e dispiegavano<br />
la loro forza nell’arco di decenni, oggi<br />
essi hanno tempi assai più veloci e, quindi,<br />
meno prevedibili. Inoltre hanno ripercussioni<br />
a diversi livelli: da quello internazionale<br />
e nazionale, fino alle singole imprese e ai<br />
diversi territori. Le nuove tecnologie: la loro<br />
diffusione è in buona misura il motore di<br />
questi cambiamenti. Muta profondamente il<br />
nostro modo di produrre, di organizzare il<br />
lavoro e la nostra vita, i modi di comunicare.<br />
Le tecnologie medesime mutano rapidamente,<br />
spingendo le imprese e i lavoratori ad adeguarsi<br />
sempre più velocemente.<br />
Anche solo considerando questi pochi fattori,<br />
comprendiamo come la fase storica che il Veneto<br />
sta attraversando richieda una consapevolezza<br />
piena delle sfide da affrontare. I prossimi anni,<br />
infatti, vedranno rapidamente mutare diversi<br />
scenari: quello geo-economico, quello relativo<br />
alla struttura produttiva, quello demografico,<br />
quello territoriale e quello culturale.<br />
– Geo-economico: si sono affacciati sui<br />
mercati mondiali diverse economie fino a pochi<br />
anni fa collocate ai margini. Non si tratta<br />
solo dei Paesi dell’Est Europa, da poco entrati<br />
a far parte dell’Unione Europea, ma delle<br />
economie del Far East: Cina, Corea, Vietnam.<br />
Altri Paesi ancora faranno il loro ingresso:<br />
Brasile, India, Russia rappresentano già oggi<br />
mercati in netto sviluppo verso cui le imprese<br />
venete si stanno già<br />
orientando. La stessa<br />
Unione Europea, poi,<br />
ha in corso un processo<br />
di ulteriore allargamento.<br />
Tali cambiamenti<br />
genereranno<br />
ulteriori tensioni, ma anche aperture verso<br />
nuove opportunità per le nostre imprese.<br />
– Struttura produttiva: L’impresa industriale<br />
e la sua produzione rimane un elemento<br />
centrale dello sviluppo che va adeguatamente<br />
progettato. Ciò non di meno, tutte le previsioni<br />
concordano che, pur mantenendo il Veneto<br />
una simile vocazione, tuttavia si procederà<br />
verso una sua ulteriore contrazione, con le<br />
evidenti conseguenze sul piano occupazionale<br />
e della quota di imprese. Già oggi è possibile<br />
intravedere i segni di questa trasformazione,<br />
che vede privilegiare un disegno delle attività<br />
industriali spostate su lavorazioni a più elevato<br />
contenuto e valore aggiunto, oltre ad un<br />
processo di ricollocazione delle imprese sui<br />
mercati esteri. A queste tendenze si associa<br />
un incremento progressivo delle attività nel<br />
terziario, soprattutto quello innovativo collegato<br />
alle attività industriali.<br />
– Popolazione: il Veneto ha avuto nell’ampia<br />
disponibilità di popolazione e di manodopera<br />
una risorsa fondamentale. Le sue performance<br />
economiche, infatti, sono spiegabili considerando<br />
la partecipazione diretta delle famiglie all’organizzazione<br />
delle imprese. Da alcuni decenni,<br />
si registra un’inversione radicale dei comportamenti<br />
riproduttivi, al punto che il Veneto è tra<br />
le realtà regionali con il più basso tasso di figli<br />
per donna in età fertile. La prospettiva di breve<br />
termine vede un Veneto più anziano, multietnico,<br />
multiculturale e multireligioso.<br />
– Territorio: la saturazione dello spazio<br />
costituisce un ulteriore problema fondamen-
tale. Un ammodernamento delle infrastrutture<br />
viarie compatibile con il suo territorio,<br />
la gestione e programmazione dell’uso degli<br />
spazi insediativi, il recupero e la bonifica di<br />
zone dismesse che possono così rilanciare<br />
poli industriali di eccellenza come sta accadendo<br />
per il polo chimico di Porto Marghera,<br />
l’implementazione delle infrastrutture informatiche,<br />
un sistema dei trasporti integrato<br />
che sappia valorizzare le differenti modalità<br />
disponibili, sono tutti elementi che rappresentano<br />
strategie fondamentali per la competitività<br />
del Veneto. A maggior ragione se<br />
consideriamo la sua collocazione geografica:<br />
la nostra regione può essere sede di attraversamento<br />
del Corridoio V e (almeno potenzialmente)<br />
dei traffici che dal Nord Europa<br />
attraversano il Mare Adriatico per giungere<br />
in Estremo Oriente. Si potrebbe dischiudere,<br />
Le elezioni Regionali del 3<br />
e 4 aprile sono state l’occasione per la messa a punto, da<br />
parte della <strong>Confindustria</strong> del Veneto, di un documento articolato<br />
e completo per presentare al mondo della politica<br />
quelle che, secondo il mondo dell’impresa, sono le sfide che<br />
il Veneto dovrà saper cogliere nei prossimi anni.<br />
Gli <strong>Industria</strong>li veneti hanno presentato dunque un rapporto<br />
che da un lato analizza le cose fatte dalla politica negli<br />
ultimi cinque anni (anche in rapporto alle proposte a suo<br />
tempo avanzate dal mondo industriale) e dall’altro si sofferma<br />
sulle priorità per il futuro del Veneto nei prossimi<br />
cinque anni.<br />
“Il tempo che si profila per il Veneto è denso di sfide, ma<br />
anche di opportunità, da affrontare con coraggio, responsabilità<br />
e razionalità – dice <strong>Confindustria</strong> Veneto –. La nuova<br />
collocazione geo-economica del Veneto evidenzia le possibi-<br />
così, una nuova fase di sviluppo nei commerci<br />
internazionali, in un’ottica di salvaguardia<br />
e di valorizzazione del nostro territorio.<br />
– Culture: queste trasformazioni vanno a incidere<br />
sui fattori che hanno rappresentato gli<br />
elementi propulsivi della società e dell’economia.<br />
Non ultima, quell’identità di orizzonte<br />
valoriale che aveva visto congiungersi le<br />
aspettative delle famiglie con quelle dell’economia.<br />
La congruità fra attese della popolazione<br />
e delle imprese non è più così scontata.<br />
Il benessere diffuso presso ampi strati della<br />
popolazione, un’istruzione crescente, la possibilità<br />
di comparare i livelli di vita e di consumo,<br />
producono una maggiore attenzione<br />
alle dimensioni qualitative dello sviluppo. In<br />
tale panorama vanno sottolineati valori quali<br />
la vocazione al lavoro e l’attaccamento alle<br />
imprese della nostra gente.<br />
“Serve un Veneto coeso e competitivo”<br />
lità che si aprono per gli scambi commerciali e produttivi,<br />
per i flussi di popolazione e di turismo, per la centralità<br />
nell’Europa allargata. Sono opportunità che vanno colte per<br />
costruire un Veneto non ripiegato in se stesso, ma incardinato<br />
nelle sue relazioni con le altre regioni del Nordest,<br />
dell’Italia e d’Europa”.<br />
Quello di cui gli <strong>Industria</strong>li veneti sentono la necessità è un<br />
Veneto coeso e competitivo; attrattivo e internazionalizzato;<br />
dotato di intelaiature materiali e immateriali; capace di<br />
scelte selettive e di governo dei processi, soprattutto con la<br />
razionalizzazione dei centri di ricerca, delle università, dei<br />
sistemi fieristici e della promozione.<br />
“Il futuro del Veneto sta nella nostra capacità di ideare progetti<br />
nuovi, di verificare e, eventualmente modificare, le realizzazioni.<br />
Soprattutto, sta nel nostro senso di responsabilità<br />
verso le generazioni future”.
8<br />
focus<br />
“ La competitività si gioca anche nella capacità di un territorio<br />
di rigenerare le risore ambientali, culturali e sociali di cui si nutre”<br />
aggregazioni di interessi per potere<br />
pesare sul piano nazionale e internazionale.<br />
Inoltre, la competitività si gioca anche nella<br />
capacità di un territorio di rigenerare le risorse<br />
ambientali, culturali e sociali di cui si nutre: le<br />
sue risorse intangibili.<br />
L’equilibrio va realizzato sollecitando alcuni<br />
percorsi: aiutare le imprese ad aggregarsi, a<br />
crescere anche orizzontalmente, per filiera,<br />
per consorzi, soprattutto favorendo le aggregazioni<br />
societarie; sospingere le imprese a<br />
recuperare un’attenzione alla società in cui<br />
sono inserite; ridefinire il rapporto fra il sistema<br />
finanziario e creditizio e le imprese, che<br />
molto aveva contribuito nel sostenere la loro<br />
crescita; la rappresentanza degli interessi delle<br />
imprese e del territorio devono trovare nuove<br />
forme di confronto, nel rispetto della reciproca<br />
autonomia, nella valorizzazione dei rispettivi<br />
ruoli e nella sussidiarietà delle funzioni.<br />
Lo sviluppo del Veneto dovrà confrontarsi<br />
con simili scenari. Tuttavia, diversamente dal<br />
passato, non è possibile prevedere con certezza<br />
le sue direzioni. L’imprevedibilità prevale,<br />
rendendo così impossibile delineare per il<br />
futuro un progetto stabile. Proprio in questa<br />
condizione di incertezza diventa ancora più<br />
importante provare a delineare alcuni lineamenti<br />
futuri di tale trasformazione.<br />
Coesione per competer e<br />
La competitività del sistema economico del<br />
Veneto ha trovato alimento in un sistema<br />
d’imprese caratterizzato da dimensioni contenute<br />
e diffuse sul territorio. La spinta dettata<br />
dall’autonomia e dall’individualità, in un mercato<br />
progressivamente internazionale, rischia<br />
di disperdere energie e risorse. Va ricercata, invece,<br />
una maggiore sinergia, un bilanciamento<br />
e una complementarietà fra lo spirito individuale<br />
e la capacità di individuare le necessarie<br />
Attrattività e interna zionalizzazione<br />
Vanno costruite le opportunità e le occasioni<br />
affinché il nostro territorio sia in grado di attrarre<br />
competenze, conoscenze, intelligenze e<br />
risorse per aumentare il tasso di innovazione<br />
e di sviluppo; di attrarre capitali e investimenti<br />
stranieri, sia tramite incentivi ad hoc,<br />
sia tramite la costituzione di agency sul modello<br />
irlandese e/o francese; di attrarre flussi<br />
crescenti di turismo. Ciò deve avvenire in<br />
misura proporzionale alla capacità della nostra<br />
società ed economia di aprirsi alla progressiva<br />
integrazione di culture, religioni e<br />
stili di vita diversi, alle relazioni economiche<br />
con i paesi tradizionalmente vicini alle nostre<br />
imprese, ma anche nei confronti delle nuove<br />
realtà emergenti.<br />
Il sistema delle infra strutture<br />
Attrattività e internazionalizzazione sono
strettamente collegate all’esistenza di intelaiature<br />
materiali e immateriali. In primo<br />
luogo, il sistema infrastrutturale di un territorio,<br />
che soprattutto in Veneto appare sottodimensionato<br />
rispetto alle sue esigenze.<br />
Oggi però la necessaria costruzione materiale<br />
delle infrastrutture che mancano, si lega fortemente<br />
alla capacità complessa di gestione<br />
di un territorio: la logistica. Ma vanno considerate,<br />
inoltre, le infrastrutture immateriali<br />
(nuove tecnologie di comunicazione) assai<br />
utili nel sostegno alle relazioni delle filiere<br />
delle imprese, così come alla comunicazione<br />
delle informazioni per la società nel suo<br />
complesso, al marketing territoriale.<br />
Ma l’attrattività e l’internazionalizzazione si<br />
reggono anche su una intelaiatura immateriale,<br />
intangibile: l’idea e la rappresentazione<br />
che un territorio ha di sé, sulla sua capacità<br />
di “comunicarsi”, di costruire nuovi sistemi<br />
di relazioni e di coagulo d’interessi su<br />
scala nazionale e internazionale. Il Veneto<br />
si trova, oggi, in un nuovo posizionamento<br />
geo-economico, dopo l’allargamento ad Est<br />
della UE. Una posizione che potrebbe essere<br />
centrale nella nuova Europa. Per giocare un<br />
ruolo significativo sul piano europeo e internazionale<br />
diviene fondamentale costruire<br />
un nuovo sistema di alleanze di interessi a<br />
livello macro-regionale. Poiché diversi fattori<br />
(immigrazione, infrastrutture, politiche<br />
industriali, tutela dei prodotti e così via) si<br />
determinano su livelli sovraregionali e sovranazionali,<br />
diviene indispensabile costruire<br />
nuove rappresentanze degli interessi.<br />
Governo dei processi<br />
Le trasformazioni che il Veneto deve affrontare<br />
celermente richiedono un governo dei<br />
processi che le imprese da sole non posso<br />
effettuare. Le istituzioni pubbliche sono chia-<br />
Le priorità per<br />
il futuro del Veneto<br />
Coesione Coesione per per competere. competere. Quadro di interventi normativi<br />
fiscali/finanziari per favorire l’aggregazione tra le imprese<br />
e la crescita della dimensione media delle aziende venete.<br />
Internazionalizzazione.<br />
Internazionalizzazione. Sostenere le imprese venete nei<br />
processi di internazionalizzazione dell’economia, anche<br />
attraverso una razionalizzazione dei soggetti deputati alla<br />
promozione, alla ricerca e all’innovazione.<br />
Marketing Marketing Territoriale. Territoriale. Creazione di una Cabina di Regia<br />
Regionale per attrarre investimenti per il rilancio di Poli<br />
<strong>Industria</strong>li importanti, per attrarre intelligenze e per incentivare<br />
il sistema universitario ad essere protagonista nella<br />
crescita industriale.<br />
Infrastrutture.<br />
Infrastrutture. Definizione e approvazione di una Legge<br />
Obiettivo Regionale; Adozione di scelte coerenti al nuovo<br />
ruolo geo-economico del Veneto/Nordest; Approvazione e<br />
avvio del Piano Energetico Regionale; Definizione di un<br />
Piano della Logistica per il Veneto/Nordest.<br />
Governance.<br />
Governance. Patto tra istituzioni pubbliche e private per la<br />
liberalizzazione/privatizzazione (con particolare attenzione<br />
al ruolo delle Public Utilities) e per l’applicazione sistematica<br />
della Sussidiarietà; coordinamento degli interventi<br />
delle istituzioni ad ogni livello per un reale processo di<br />
competitività del territorio; approvazione del nuovo Statuto<br />
regionale i cui principi formativi siano federalismo, sussidiarietà,<br />
autonomia; riconoscimento del ruolo dell’impresa<br />
per lo sviluppo socio-economico del Veneto.<br />
INDUSTRIA<br />
VICENTINA
10 focus il commento di Daniele Marini<br />
Nordest, cuore dell’Europa<br />
I<br />
l Nord Est si trasforma e ridisegna i suoi confini. Lo fa<br />
al di fuori dei riflettori dei mezzi di comunicazione, che<br />
fino a qualche anno fa imperversano in queste regioni.<br />
È un cambiamento che non attira l’attenzione, che non<br />
fa scalpore. Ma che, invece, è strategico nel definire gli sviluppi<br />
che quest’area potrà avere. Perché prefigura le direzioni e le<br />
alleanze che gli attori economici stanno costruendo. Perché<br />
anticipa le relazioni che poi anche la politica dovrà costruire.<br />
Infatti, il Nord Est si rappresenta diversamente, rispetto a<br />
pochi anni addietro. A metà degli anni Novanta, gli attori politici<br />
ed economici lo identificavano prevalentemente con l’area<br />
centrale del Veneto e del Friuli-Venezia Giulia. E, solo in parte,<br />
con il Trentino, con Verona, Belluno e Rovigo.<br />
Oggi, secondo le opinioni degli imprenditori, il Nord Est è<br />
andato ben oltre quei confini, si è “esportato” nelle altre aree<br />
dell’Italia e dell’Europa. E delinea questo nuovo disegno “silenziosamente”,<br />
in modo “carsico”, mentre un processo analogo,<br />
ma più strutturato, sta avvenendo in altre regioni. È sufficiente<br />
rinviare a Torino e al suo riprogettarsi dopo la crisi della più<br />
grande industria italiana, la Fiat. A Milano che, attraverso il<br />
polo fieristico, cerca di ridefinire un asse privilegiato con Torino:<br />
MiTo. E così pure a Genova e al suo divenire capitale europea<br />
della cultura. Realtà che cercano di disegnare una nuova<br />
identità, un’immagine diversa e, quindi, un progetto, anche in<br />
discontinuità rispetto al loro recente passato.<br />
Il Nord Est è oggi accomunato a queste regioni. E deve<br />
imparare a “pensarsi in grande”. Può apparire paradossale o<br />
contrario ai propri orientamenti culturali, per una realtà che<br />
si è costruita sulla piccola dimensione. Per una economia e<br />
una società passate, in pochi decenni, dalla “marginalità” e<br />
dalla “perifericità” degli anni del boom economico, ad una<br />
posizione di “centralità”. Utilizzando proprio quella perifericità<br />
come un’arma vincente. E i risultati relativi all'economia e<br />
alla società sono assai noti e visibili, nel bene e nel male. Gli<br />
anni Novanta hanno rappresentato un ulteriore trampolino di<br />
lancio per l’economia dell’area, divenuta la “locomotiva d’Italia”.<br />
Una locomotrice che trainava, ma che cominciava ad<br />
accumulare un’insofferenza per i vincoli posti dalla burocrazia,<br />
dalla pressione fiscale, da uno Stato e da un centro percepiti<br />
distanti. Quella “centralità” era divenuta una "specificità" e<br />
interpretata come “diversità”. E, talvolta, come “contrapposizione”,<br />
se non addirittura “distacco”.<br />
Da qualche anno, però, le prestazioni del Nord Est sono<br />
divenute meno distanti da quelle dell’Italia e della media<br />
europea. È mutato lo scenario continentale e internazionale<br />
e, di conseguenza, il posizionamento del Nord Est. La “specificità”<br />
oggi non si traduce più in una "distinzione", alla ricerca<br />
di una “separatezza”. Bensì, nel tentativo di affermare una<br />
“diversa declinazione” dello sviluppo, nel dimostrare la possibilità<br />
di realizzare percorsi “alternativi”. Proprio in virtù di<br />
queste peculiarità, continua a rimanere una realtà dai tratti<br />
particolari: un’area laboratorio dove i processi di trasformazione<br />
sembrano maturare sotto traccia, per poi manifestarsi<br />
repentinamente e con discontinuità rispetto al passato.<br />
La “specificità” diviene, allora, uno “strumento” utile per ridisegnare<br />
le alleanze degli interessi e della loro rappresentanza;<br />
allungando le reti produttive dei distretti ben oltre il confine<br />
regionale e nazionale, stabilendo partnership per lo sviluppo<br />
economico con soggetti internazionali.<br />
Tutto ciò, senza molti clamori e senza grande evidenza. Ancora<br />
una volta, però, senza un disegno o, almeno, una cornice di<br />
riferimento precisa. Verrebbe da dire, in perfetto e tradizionale<br />
stile Nord Est. Uno stile che, negli anni passati ha funzionato.<br />
Ma che oggi deve essere consapevole dei risultati raggiunti:<br />
deve sapersi dare un disegno in grande stile.<br />
Questo testo è tratto da “Le rotte del Nord Est”, osservatorio realizzato lo scorso<br />
anno dalla Fondazione Nord Est e da Veneto Banca per il Sole 24 Ore Nordest.
È necessario sviluppare un livello<br />
di gestione, concordato fra i diversi<br />
attori sociali ed economici, che solo la<br />
rappresentanza politica può assumere.<br />
L’economia ha bisogno di una politica<br />
che realizzi governance.<br />
mate ad esercitare un ruolo necessario per la<br />
definizione e il coordinamento degli interventi<br />
di loro competenza.<br />
È necessario sviluppare un livello di gestione,<br />
concordato fra i diversi attori sociali ed economici,<br />
che solo la rappresentanza politica<br />
può assumere. L’economia ha bisogno di una<br />
politica che realizzi governance. Ciò significa:<br />
– Accelerare e indirizzare i processi in<br />
corso. La velocità dei cambiamenti è tale<br />
da dovere operare per accelerare e indirizzare<br />
le trasformazioni in atto.<br />
– Selezionare le scelte e concentrazione<br />
delle risorse. La competizione internazionale<br />
richiede grandi risorse che un territorio<br />
policentrico come il Veneto non è in<br />
grado di realizzare, se non mediante la concentrazione<br />
su pochi e fondamentali obiettivi.<br />
È indispensabile avviare un processo di liberalizzazione<br />
e privatizzazione anche a livello<br />
regionale (public utilities), potenziando alcuni<br />
settori strategici quali il sistema fieristico,<br />
i centri di ricerca e le università. Per fare ciò<br />
è indispensabile che l’impresa torni al centro<br />
delle politiche dello sviluppo.<br />
– Programmare e verificare i processi.<br />
La costruzione del futuro passa attraverso<br />
un’ottica programmatoria flessibile e con<br />
un sistema di valutazione in grado di ridefinire<br />
le politiche là dove necessario e in<br />
tempi congrui.<br />
– Un diverso equilibrio fra centro e periferia.<br />
Gli eventi politici internazionali e<br />
i fenomeni economici globali spingono, su<br />
diverse materie, per un necessario accentra-<br />
“ È fondamentale costruire un nuovo sistema<br />
di alleanze di interessi a livello macro-regionale”<br />
mento dei livelli decisionali. Fenomeni come<br />
le infrastrutture, le politiche industriali, le regole<br />
della concorrenza internazionale (tutela<br />
dei marchi), l’immigrazione non sono gestibili<br />
esclusivamente su scala locale e, talvolta,<br />
nemmeno nazionale.<br />
Ciò non di meno, è necessario stabilire un<br />
nuovo rapporto fra i centri e le periferie all’insegna<br />
di una definizione di regole a maglie<br />
larghe (cioè solo le regole necessarie, ben<br />
definite fra i diversi livelli, che lascino margini<br />
di autonomia nella declinazione su scala<br />
territoriale), di una sussidiarietà orizzontale e<br />
verticale, che veda una presenza dello Stato<br />
solo negli ambiti necessari alla regolazione e<br />
un protagonismo dei soggetti privati e delle<br />
forme associate della società civile, di un<br />
progetto di federalismo realistico, bilanciato<br />
nei tempi e nelle forme, tale da non costituire<br />
un ulteriore aggravio nei costi per le imprese<br />
e il territorio. ■<br />
INDUSTRIA<br />
VICENTINA
12 argomenti<br />
Un’ indagine sulle alleanze e<br />
l’internazionalizzazione delle imprese vicentine<br />
mostra come due aziende su tre, in provincia,<br />
abbiano già avviato qualche forma di alleanza o di<br />
collaborazione più circoscritta con altre aziende<br />
per entrare in nuovi mercati.<br />
Arrivano gli alleati<br />
di Stefano Tomasoni<br />
N<br />
ella ricerca<br />
della<br />
migliore<br />
competitività,<br />
le aziende devono<br />
puntare su alcune<br />
leve sempre più importanti:collaborazioni<br />
e alleanze<br />
strategiche,<br />
forme di internazionalizzazione<br />
evoluta che<br />
non siano puro “shopping<br />
territoriale”, innovazione e ricerca<br />
anche in partnership con altre imprese,<br />
una finanza innovativa che veda ridefinire i<br />
rapporti con le istituzioni finanziarie.<br />
Queste le indicazioni di massima emerse da<br />
un’indagine sulle alleanze e l’internazionalizzazione<br />
delle piccole e medie imprese, realizzata<br />
da Cuoa Impresa per conto dell’Assindustria<br />
e presentata in occasione dell’assemblea<br />
del Comitato Piccola Impresa.<br />
L’indagine ha coinvolto circa 130 piccole e<br />
medie aziende vicentine, e il quadro che ne<br />
esce dà conferma della voglia di aprirsi al<br />
mondo e ai suoi mercati che continua ad arrivare<br />
dalle imprese vicentine.<br />
Un dato su tutti: forme di alleanze strategiche<br />
o di collaborazioni con obiettivi più<br />
circoscritti sono già avviate in modo stabile<br />
da due aziende su tre (65%), soprattutto su<br />
attività di progettazione (27%), ma anche<br />
di produzione (20%), e in misura minore di<br />
distribuzione e logistica (8%). E gli scopi di<br />
queste alleanze sono molto concreti: vengono<br />
realizzate prevalentemente per realizzare un<br />
prodotto integrato, per condividere risorse<br />
commerciali, per entrare in nuovi paesi; in<br />
misura minore per condividere risorse produttive,<br />
per ampliare relazioni e attività, per<br />
finanziare lo sviluppo e infine per razionalizzare<br />
i costi d’acquisto.<br />
Chi ha già stretto alleanze lo ha fatto – nell’ordine<br />
– con un partner (53%), con fornitori<br />
(47%), con propri clienti (28%) e da ultimo<br />
con propri concorrenti (17%). La maggior<br />
parte (69%) ha realizzato alleanze all’interno<br />
del proprio settore, ma elevata è anche<br />
la percentuale (42%) delle alleanze avviate<br />
con aziende di settori complementari, mentre<br />
soltanto il 3% ha avviato sinergie in settori<br />
molto diversi dal proprio.<br />
A fare alleanze, dice l’indagine, sono soprattutto<br />
le imprese più giovani, quelle inserite<br />
in gruppi e quelle di una certa dimensione<br />
(76% di quelle con almeno 30 milioni di euro<br />
di fatturato).<br />
Il processo di globalizzazione richiede alle<br />
aziende una presenza sempre più solida e<br />
continuativa sui mercati. Per cogliere le opportunità<br />
di crescita, le imprese non possono<br />
pensare di crescere solo per linee interne.<br />
Possono invece percorrere una via di sviluppo<br />
alternativa, basata sulle aggregazioni e<br />
sulle alleanze strategiche, sia facendo sistema<br />
tra aziende locali, sia con realtà estere.
Su questa base<br />
di partenza,<br />
il Comitato<br />
Piccola Impresadell’Associazione<br />
ha<br />
sviluppato un<br />
Chi ha già stretto alleanze<br />
lo ha fatto – nell’ordine<br />
– con un partner (53%), con<br />
fornitori (47%), con propri<br />
clienti (28%) e<br />
anche con propri<br />
concorrenti<br />
(17%).<br />
progetto formativo per comprendere quali<br />
opportunità e quali impatti possono avere<br />
sulla strategia di internazionalizzazione e<br />
sull’operatività aziendale le nuove modalità<br />
di aggregazione e di alleanza tra imprese.<br />
Nel 2003 è stata svolta la prima parte del<br />
progetto, denominato “Alleanze per competere”<br />
e il bilancio dell’esperienza è stato positivo.<br />
La seconda fase è partita a dicembre<br />
dello scorso anno, dopo aver valutato i primi<br />
risultati dell’indagine, e l’attività formativa si<br />
è conclusa nei primi mesi di quest’anno, con<br />
un bilancio più che positivo.<br />
“Le attività che il Comitato Piccola <strong>Industria</strong><br />
ha svolto in questi quattro anni hanno avuto<br />
tutte un comune denominatore: lo sguardo<br />
verso il mondo – osserva Giordano Malfermo,<br />
che ha presieduto il Comitato Piccola<br />
Impresa negli ultimi quattro anni e ha ora<br />
passato il testimone al nuovo presidente Luigi<br />
Benedetti –. Tutto ciò che abbiamo fatto<br />
ha avuto un obiettivo di fondo: promuovere<br />
iniziative, progetti e attività utili alle piccole<br />
e medie imprese per essere competitive, per<br />
internazionalizzarsi e proiettarsi sui mercati<br />
mondiali con una strategia di fondo. Un<br />
progetto coerente nella sua logica e nel suo<br />
svolgersi. Lo abbiamo sviluppato attraverso<br />
una serie di incontri, di attività di informazione<br />
e di corsi di formazione su tematiche<br />
specifiche. È stato un progetto che ha puntato<br />
ad aiutare le piccole e medie imprese a individuare<br />
le strategie migliori per competere<br />
nel mercato globale”. ■<br />
Gubitta - Pierobon 2005<br />
INDUSTRIA<br />
VICENTINA
14 argomenti<br />
La carica<br />
dei “piccoli”<br />
L uigi<br />
Benedetti è il nuovo presidente<br />
del Comitato Piccola Impresa dell’Associazione<br />
<strong>Industria</strong>li. Lo ha eletto<br />
il consiglio direttivo del Comitato.<br />
Benedetti subentra a Giordano Malfermo, il cui<br />
mandato era giunto a conclusione. 62 anni, amministratore<br />
delegato del Molino Benedetti, storica<br />
azienda di Grisignano di Zocco che fin dalla<br />
prima metà dell’Ottocento produce farina (e tra<br />
le fondatrici dell’Assindustria, nel 1945), ha all’attivo<br />
un lungo impegno associativo, sia come<br />
vicepresidente del Comitato Piccola Impresa che<br />
come presidente della sezione alimentari.<br />
– Presidente Benedetti, lei riceve il testimone<br />
da Giordano Malfermo, che negli ultimi<br />
quattro anni ha dato nuova linfa e vigore all’attività<br />
del Comitato Piccola dell ’Associazione<br />
<strong>Industria</strong>li . Un’eredità impegnativa…<br />
“E’ vero. Giordano Malfermo e tutto il consiglio<br />
del Comitato hanno svolto nel loro mandato un<br />
lavoro egregio e un’attività incisiva, continua e<br />
intensa. Questo, tra l’altro, in anni che si sono<br />
rivelati difficilissimi per il contesto socio-economico<br />
complessivo, caratterizzati dallo choc<br />
dell’11 settembre e dalle conseguenze che ha<br />
comportato anche a livello economico in tutto<br />
il mondo, dall’avvento dell’euro, dalle sfide non<br />
semplici della globalizzazione, dal prepotente<br />
ingresso nella competizione mondiale di paesicolossi<br />
che hanno rimesso in discussione molte<br />
certezze. Insomma, siamo reduci da un periodo<br />
complesso, nel quale il lavoro svolto dal presidente<br />
Malfermo e dal consiglio ha dato prestigio<br />
al Comitato Piccola. Ricordo, tra le cose<br />
Intervista a Luigi Benedetti,<br />
nuovo presidente del<br />
Comitato Piccola <strong>Industria</strong><br />
dell’Associazione.<br />
Che assicura: “Lavoreremo<br />
all’insegna di una evoluzione<br />
nella continuità, per lo<br />
sviluppo delle piccole e<br />
medie imprese vicentine”.<br />
più pregnanti, l’organizzazione delle missioni<br />
economiche e produttive in Cina e in India, lo<br />
sviluppo dei progetti relativi al tema dei Distretti<br />
produttivi, l’attività svolta nel campo della continuità<br />
aziendale e del passaggio generazionale<br />
nelle imprese”.<br />
– Che tipo di presidenza sarà, la sua?<br />
“All’insegna di quello che di solito si definisce<br />
‘evoluzione nella continuità’. Si tratta, in sostanza,<br />
di seguire alcune linee già tracciate, ma anche<br />
di contribuire a tracciarne altre. Da un punto<br />
di vista strettamente operativo, intendo delegare<br />
al massimo i vari incarichi all’interno del consiglio:<br />
credo che sia doveroso lavorare cercando<br />
la collaborazione di tutti, con spirito davvero di<br />
squadra. Oltretutto, è il modo migliore per ottenere<br />
risultati più efficaci e tangibili”.<br />
– Ci sono già le linee-guida sulle quali intende<br />
operare?
“In linea di principio, credo che il Comitato dovrà<br />
prestare particolare attenzione ai temi che riguardano<br />
lo sviluppo delle aziende che operano<br />
sul nostro territorio, che sono la grande maggioranza,<br />
senza naturalmente perdere di vista l’importanza<br />
dei processi di internazionalizzazione,<br />
che offrono notevoli opportunità di sviluppo e di<br />
crescita. Credo sia importante sviluppare sempre<br />
più i rapporti e le sinergie non soltanto all’interno<br />
dell’associazione attraverso una collaborazione<br />
più stretta con le sezioni e i raggruppamenti<br />
territoriali, ma anche all’esterno, attraverso gli<br />
enti economici locali come la Camera di Commercio,<br />
la Fiera, il Consorzio universitario, il<br />
Cuoa, Veneto Sviluppo, <strong>Vicenza</strong> Qualità”.<br />
– La Piccola <strong>Industria</strong> nazionale di <strong>Confindustria</strong><br />
ha presentato lo scorso anno un<br />
decalogo per la semplificazione nei rapporti<br />
tra impresa e pu blica amministrazione. Di<br />
che si tratta?<br />
“È una sorta di libro-bianco centrato, appunto,<br />
sui rapporti tra burocrazia e competitività, e<br />
l’obiettivo è quello di avanzare proposte e richieste<br />
concrete per liberare da quella ragnatela<br />
burocratica che avviluppa chi vuole fare impresa<br />
nel nostro paese. La burocrazia è spesso un fattore<br />
di costo e un freno per la competitività, e il<br />
decalogo della Piccola <strong>Industria</strong> indica i principali<br />
strumenti di semplificazione da adottare o<br />
da potenziare. Le imprese reclamano procedure<br />
semplici, ma soprattutto tempi certi e risposte<br />
definitive da parte dalla PA. L’eccesso di regolamentazione<br />
influenza le potenzialità di sviluppo<br />
e i confronti internazionali continuano a segnare<br />
È doveroso lavorare<br />
cercando la collaborazione<br />
di tutti, con spirito<br />
davvero di squadra.<br />
È il modo migliore per<br />
ottenere risultati più<br />
efficaci e tangibili.<br />
una posizione<br />
nettamente più<br />
sfavorevole dell’Italia<br />
rispetto<br />
a quella dei<br />
principali paesi<br />
industrializzati<br />
in materia<br />
di rapporti tra<br />
il mondo dell’impresa e quello della pubblica<br />
amministrazione. Per questo servono meno regole,<br />
ma rispettate da tutti. Tra i capisaldi per la<br />
semplificazione dei rapporti industria-PA ricordo<br />
l’autocertificazione delle attività di impresa,<br />
l’accelerazione del processo di semplificazione<br />
e codificazione della normativa esistente, un<br />
‘termometro’ per misurare l’efficacia delle nuove<br />
regolamentazioni, una corsia preferenziale per le<br />
nuove iniziative produttive, così da rendere più<br />
facili e trasparenti anche gli investimenti esteri<br />
in Italia, la diffusione della firma elettronica e<br />
della firma digitale, l’introduzione effettiva del<br />
registro elettronico delle imprese". ■<br />
INDUSTRIA<br />
VICENTINA
16 argomenti<br />
Studiando<br />
California<br />
I Giovani Imprenditori dell’Associazione<br />
hanno compiuto un viaggio-studio alla<br />
Silicon Valley. Hanno avuto un fitto<br />
programma di incontri con personaggi<br />
eccellenti, molti dei quali italiani, interpreti<br />
del modo più illuminato di fare impresa.<br />
L<br />
di Eros Maccioni a Silicon Valley con le nuove frontiere<br />
della ricerca mondiale e Seattle<br />
con i colossi Microsoft e Boeing sono<br />
state le mete protagoniste del viaggio<br />
- studio compiuto di recente dal Gruppo Giovani<br />
Imprenditori dell’Associazione <strong>Industria</strong>li,<br />
con lo scopo di entrare in diretto contatto con<br />
alcuni dei centri e delle aziende più avanzate<br />
al mondo nel campo della ricerca tecnologica.<br />
“Il nostro gruppo organizza ogni anno una<br />
missione internazionale nelle aree del mondo<br />
più interessanti sotto il profilo economico o<br />
più avanzate nello sviluppo della conoscenza<br />
e della ricerca – spiega Alberto Luca, presidente<br />
dei Giovani imprenditori, che ha guidato<br />
la delegazione in terra americana –. L’obiettivo<br />
è quello di creare ogni anno un’occasione di<br />
alto livello per diffondere cultura d’impresa tra<br />
i nostri associati, realizzando occasioni per conoscere<br />
nuovi mercati e nuove realtà produttive<br />
di eccellenza”.<br />
Quest’anno, dunque, destinazione Silicon Valley,<br />
dove le imprese fabbricano idee e il termine
“frontiera” è ormai uscito dall’uso comune. Il<br />
Gruppo Giovani, in collaborazione con il Consolato<br />
Generale d’Italia di San Francisco, ha<br />
realizzato un fitto programma di incontri con<br />
personaggi eccellenti, molti dei quali italiani,<br />
interpreti del modo più illuminato di fare impresa.<br />
Il primo della serie è stato lo scienziato<br />
vicentino Federico Faggin, la cui ultima creatura<br />
è la Foveon, azienda faro nell’innovazione<br />
legata alla fotografia digitale. I Giovani imprenditori<br />
hanno incontrato tra gli altri anche<br />
Luciano Mattioli, presidente della EMS (ramo<br />
della Datalogic, leader mondiale nei codici a<br />
lettura ottica), Fabio Righi, presidente della<br />
Digital Persona, che produce lettori di impronte<br />
digitali, e il prof. Alberto Sangiovanni Vincentelli,<br />
docente all’Università di Berkeley.<br />
Il rapporto tra le imprese della Silicon Valley e<br />
le piccole e medie imprese italiane è stato uno<br />
dei temi al centro dell’attenzione dei giovani<br />
imprenditori vicentini.<br />
“Un tema – dice Luca – che costringe a qualche<br />
amara riflessione sui limiti del sistema<br />
italiano, ma che allo stesso tempo offre importanti<br />
stimoli verso un concetto di innovazione<br />
applicato, prima ancora che ai processi produttivo,<br />
allo stesso modello d’impresa”.<br />
La missione ha fatto tappa anche a Seattle, per<br />
la visita a due colossi mondiali quali la Boeing<br />
e la Microsoft.<br />
“È stato un viaggio interessantissimo – spiega<br />
Alberto Luca –, che ci ha dato modo di toccare<br />
con mano un contesto privilegiato per chi<br />
vuole sviluppare la propria idea di impresa,<br />
“ Il modello americano propone un’impresa che non è<br />
legata all’imprenditore; non, almeno, per tutta la vita dell’azienda”<br />
dove confluiscono le esperienze più diverse<br />
e dove chi vuole fare può fare, grazie a una<br />
perfetta integrazione con le università e agli<br />
investimenti di società disposte a credere nei<br />
progetti e a finanziarli con il cosiddetto ‘capitale<br />
di rischio’. Il concetto base è quello dell’innovazione.<br />
Il modello statunitense, di cui la<br />
Silicon Valley è un simbolo, propone un’impresa<br />
che non è legata all’imprenditore, non<br />
almeno per tutta la vita dell’azienda, e credo<br />
che questo sia uno dei punti che deve farci<br />
maggiormente riflettere. Se i nostri genitori<br />
hanno fondato una determinata azienda, ciò<br />
non significa che per noi giovani non possano<br />
esistere forme di imprenditoria diverse”.<br />
La missione in terra americana non dovrà rimanere,<br />
nelle intenzioni dei Giovani imprenditori,<br />
un’iniziativa isolata. Ma essere invece<br />
l’occasione per sviluppare altre iniziative in<br />
sinergia con il “cuore” americano dell’innovazione<br />
e della ricerca. “Faremo in modo di dare<br />
un seguito a questo viaggio – conclude Luca –,<br />
instaurando con la Silicon Valley uno scambio<br />
sistematico, fatto di stage universitari, master<br />
ed esperienze lavorative”. ■<br />
Sotto il titolo,<br />
una veduta di San<br />
Francisco.<br />
Qui sopra, in senso<br />
orario, la visita dei<br />
giovani imprenditori<br />
vicentini alla Boeing<br />
e alla Microsoft, a<br />
Seattle, e l’intero<br />
gruppo con Federico<br />
Faggin nella sede<br />
dell’azienda avviata<br />
in Silicon Valley dallo<br />
scienziato vicentino.<br />
INDUSTRIA<br />
VICENTINA
18<br />
Nella foto,<br />
da sinistra, il direttore<br />
dell’Associazione<br />
Lorenzo Maggio,<br />
il vicepresidente<br />
Adamo Dalla Fontana<br />
e il direttore della<br />
<strong>Confindustria</strong><br />
slovacca,<br />
Stefan Lednar.<br />
argomenti<br />
Il Protocollo firmato a <strong>Vicenza</strong> dal vicepresidente<br />
di Assindustria Dalla Fontana e dal direttore della<br />
Confederazione degli <strong>Industria</strong>li slovacchi, Lednar.<br />
Senza frontiere<br />
L’<br />
Associazione <strong>Industria</strong>li di <strong>Vicenza</strong><br />
e la Confederazione degli <strong>Industria</strong>li<br />
della Slovacchia (ZPZ) hanno siglato<br />
un accordo di collaborazione con<br />
lo scopo di incrementare la conoscenza e l’integrazione<br />
produttiva tra le aziende vicentine<br />
e quelle slovacche e rendere possibile la crescita<br />
dei flussi commerciali e la cooperazione<br />
economica bilaterale. L’accordo è stato firmato<br />
per gli <strong>Industria</strong>li vicentini dal vicepresidente<br />
Adamo Dalla Fontana e per la <strong>Confindustria</strong><br />
slovacca dal direttore Stefan Lednar.<br />
L’intesa avvia uno scambio regolare di informazioni<br />
di tipo tecnico, economico, commerciale,<br />
fiscale, del lavoro, ambientale e altro,<br />
per assistere gli imprenditori che desiderano<br />
operare nei due mercati; intende promuovere<br />
le relazioni tra le imprese per potenziare<br />
gli scambi commerciali, gli investimenti e<br />
il trasferimento di tecnologie; promuove la<br />
collaborazione per lo sviluppo di servizi alle<br />
aziende, in particolare nell’utilizzo dei finanziamenti<br />
agevolati dell’Unione Europea; prevede<br />
un’assistenza alle imprese nei rapporti<br />
con le autorità amministrative locali e con le<br />
autorità politiche dei due paesi.<br />
“In questi anni – dice Adamo Dalla Fontana<br />
– la nostra Associazione ha stretto accordi e<br />
rapporti di collaborazione con le confederazioni<br />
industriali e organizzazioni economiche<br />
imprenditoriali di molti paesi dell’est europeo,<br />
dalla Bulgaria alla Croazia, dalla Serbia alla<br />
Polonia, dalla Slovenia alla Macedonia, ma<br />
anche con le rappresentanze imprenditoriali<br />
di altri paesi del mondo in crescita, come il<br />
Brasile e la Turchia. L’accordo con la <strong>Confindustria</strong><br />
della Slovacchia si inserisce in questo<br />
percorso, rafforzando i nostri legami con<br />
quella parte dell’Europa che da poco è entrata<br />
a tutti gli effetti nel mercato comune. Siamo<br />
convinti che una rappresentanza forte e autorevole<br />
di imprenditori europei sia importante<br />
negli interessi di tutti”.<br />
In questa direzione si inserisce il progettato<br />
“centro servizi” che l’Assindustria vicentina<br />
realizzerà all’interno del Parco industriale di<br />
Samorin, ad uso non solo delle imprese insediate<br />
nell’area, ma anche delle altre aziende<br />
italiane che operano in Slovacchia e nei paesi<br />
limitrofi. ■
20<br />
di Paolo Possamai<br />
strada facendo<br />
“I<br />
L’autostrada<br />
gemella<br />
valori di traffico proiettati all’anno<br />
2010 comporterebbero, in carenza<br />
di interventi sull’offerta di trasporto,<br />
una situazione del tutto insostenibile”<br />
sull’autostrada A4 Serenissima.<br />
Sono parole di Sergio Caracoglia, docente al<br />
Dipartimento trasporti dell’università di Trieste.<br />
Caracoglia a più riprese ha realizzato, su<br />
mandato della società Autostrada Brescia-Padova,<br />
studi sui flussi di traffico incanalati sulla<br />
principale via di comunicazione del settore<br />
orientale dell’area padana. Le previsioni non<br />
La Serenissima<br />
sta lavorando ad un progetto<br />
che prevede di potenziare<br />
l’autostrada nel tratto<br />
Brescia-Padova<br />
con la realizzazione di<br />
un sistema di tangenziali<br />
complanari per “drenare” il<br />
traffico di breve percorrenza<br />
e dare nuove risposte alle<br />
esigenze del traffico.<br />
lasciano scampo a interpretazioni e quindi<br />
la concessionaria ha concepito una serie di<br />
interventi di potenziamento della rete infrastrutturale<br />
fra Lombardia e Veneto. In questa<br />
chiave trovano ragione numerosi progetti del<br />
quadrante Nordest: la superstrada pedemontana<br />
veneta, in particolare, l’asse autostradale<br />
Cremona-Mantova-Chioggia, la direttissima<br />
BreBeMi rispondono alla necessità di allestire<br />
alternative trasportisticamente valide alla dorsale<br />
Serenissima.<br />
In questo contesto assume un forte rilievo l’ipo
tesi di costruire un sistema di tangenziali, complanare<br />
all’infrastruttura autostradale esistente,<br />
da Ospitaletto (Brescia) fino a Busa di Vigonza<br />
(Padova). Non si tratta di una mera ipotesi accademica,<br />
tant’è che Autostrada Brescia-Padova<br />
il 28 dicembre 2004 ha inviato all’Anas la candidatura<br />
a realizzare la complanare in project<br />
financing. Il senso di tale progetto è presto detto:<br />
la complanare dovrebbe drenare il traffico<br />
di breve percorrenza, alleggerendo di carichi<br />
veicolari impropri l’arteria autostradale. Se la<br />
spina dorsale del territorio compreso fra Milano<br />
e Venezia è sempre più di frequente congestionata,<br />
infatti, dipende in misura cospicua esattamente<br />
dal fatto che – in assenza<br />
di adeguate alternative viabilistiche<br />
– l’autostrada Serenissima somma<br />
flussi veicolari di lunga e di breve<br />
percorrenza. A tale problematica la<br />
società autostradale ha iniziato a<br />
dare risposta da una decina d’anni,<br />
da quando cioè sono stati avviati i<br />
cantieri per la costruzione delle tangenziali<br />
urbane di Brescia, Verona,<br />
<strong>Vicenza</strong> e Padova. In corrispondenza<br />
dei maggiori nuclei urbani, in effetti,<br />
i flussi veicolari sono più intensi.<br />
L’ipotesi progettuale inviata all’Anas, in buona<br />
sostanza, prevede l’unificazione dei segmenti<br />
di tangenziali esistenti. Ne dovrebbe derivare<br />
un’infrastruttura a 2/3 corsie per ciascun senso<br />
di marcia, parallela e complanare all’autostrada<br />
storica per 196 chilometri. A fronte di un<br />
investimento stimato in 2,646 miliardi di euro,<br />
il promotore richiede all’Anas un periodo di<br />
concessione di 40 anni. Riscuotendo i pedaggi<br />
appunto per 40 anni, la società autostradale presieduta<br />
da Aleardo Merlin ritiene di remunerare<br />
un investimento senza dubbio assai consistente.<br />
Il promotore è la società Tangenziali Lombardo-<br />
Venete, integralmente controllata da Autostrada<br />
L’ipotesi progettuale inviata all’Anas, in buona<br />
sostanza, prevede l’unificazione dei segmenti<br />
di tangenziali esistenti. Ne dovrebbe derivare<br />
un’infrastruttura a 2/3 corsie per ciascun senso<br />
di marcia, parallela e complanare all’autostrada<br />
storica per 196 chilometri.<br />
INDUSTRIA<br />
VICENTINA
22<br />
strada facendo<br />
Brescia-Padova. È<br />
del tutto prematuro<br />
riflettere sulla definitiva<br />
articolazione<br />
dell’azionariato<br />
della società veicolo<br />
messa in campo,<br />
tuttavia l’orientamento<br />
strategico<br />
prevede l’apertura<br />
del capitale a altre<br />
società autostradali e, soprattutto, agli enti locali<br />
dei territori interessati dall’intervento. La logica del<br />
coinvolgimento di vari operatori del settore è stata<br />
applicata, per esempio e fra l’altro, per la superstrada<br />
pedemontana veneta, per il Passante di Mestre,<br />
per l’autostrada Nuova Romea. Una logica che<br />
tende a sommare competenze e relazioni. Il tema<br />
delle relazioni è il driver del coinvolgimento degli<br />
enti locali. Autostrada Brescia-Padova è società<br />
espressione dei comuni capoluogo, delle Camere<br />
di commercio e delle amministrazioni provinciali<br />
di Milano, Bergamo, Brescia, Verona, <strong>Vicenza</strong>,<br />
Padova, Venezia. La società presieduta da Merlin,<br />
dunque, storicamente ha avuto quale missione di<br />
rispondere alle esigenze di infrastrutturazione del<br />
territorio, come dichiarato da chi governa il terri-<br />
torio stesso e, insieme,<br />
partecipa da<br />
azionista all’Autostrada<br />
Serenissima.<br />
Lo schema sarà<br />
replicato, con ogni<br />
probabilità, anche<br />
in Tangenziali<br />
Lombardo-Venete:<br />
lo suggerisce la<br />
delicatezza dell’intervento,<br />
la necessità di costruire ipotesi operative<br />
capaci di attirare consenso.<br />
La concezione e la costruzione della complanare<br />
Brescia-Padova non sono attività semplici.<br />
L’infrastruttura dovrebbe affiancare un’arteria<br />
autostradale che transita in un territorio fortemente<br />
urbanizzato. Potremmo dire che l’autostrada<br />
Milano-Venezia è stato uno degli strumenti<br />
per eccellenza nella definizione dell’immensa<br />
città lineare, della megalopoli padana. A<br />
ben guardare, infatti, la megalopoli si sviluppa<br />
e si addensa essenzialmente lungo la dorsale<br />
autostradale. La discontinuità campagna/città<br />
lungo la A4 è (quasi) venuta meno. In questo<br />
contesto appare alquanto arduo inserire un’ulteriore<br />
infrastruttura e, tuttavia, le esigenze di<br />
Duecento chilometri “fratelli” dell’autostrada<br />
Il progetto della complanare<br />
Brescia-Padova è concepito per<br />
segmenti. A seconda dei volumi<br />
di traffico previsti, il tratto è programmato<br />
a due oppure a tre corsie per senso di marcia (più<br />
corsia di emergenza). Secondo le valutazioni del promotore, i<br />
maggiori flussi di traffico sono attesi nelle sezioni urbane di<br />
Brescia e di Verona. In corrispondenza di tali nuclei urbani, dunque,<br />
il progetto prevede una sezione a tre corsie. All’interno di<br />
una estensione di 196 chilometri, il percorso a tre corsie della<br />
complanare è di poco inferiore ai 30 chilometri complessivi. Per<br />
Il numero dei veicoli transitati<br />
ai caselli della A4 negli ultimi<br />
dieci anni è aumentato di oltre<br />
30 milioni, ossia del 45%. Nel<br />
2010 si prevede che saranno<br />
350 mila i veicoli in transito<br />
ogni giorno su questo tratto di<br />
autostrada.<br />
la precisione, nell’attuale bozza progettuale, che dovrà essere<br />
confrontata con il concedente Anas e con le esigenze espresse<br />
dalle amministrazioni locali, a tre corsie dovrebbe essere lo<br />
spezzone bresciano compreso fra Roncadelle e Rezzato, oltre<br />
al tratto fra Verona Sud e San Martino Buonalbergo.<br />
Come le attuali tangenziali urbane di Brescia, Verona, <strong>Vicenza</strong><br />
e Padova, così la futura complanare avrà spartitraffico centrale<br />
e frequenti svincoli di connessione alla rete viabilistica locale, in<br />
modo da favorire il drenaggio dei flussi veicolari di breve percorrenza<br />
e da alleggerire la pressione sia sul sistema dei nodi<br />
urbani, sia sulle strade a carattere provinciale.
“ La nuova complanare avrà accessi assai più numerosi della A4, per rispondere a esigenze di<br />
spostamento di breve percorrenza; dovrà essere dunque allacciata ai principali assi viari del territorio”<br />
mobilità espresse dalla città lineare richiedono<br />
un potenziamento dell’offerta esistente.<br />
Nel 2003 la consistenza media dei veicoli teorici<br />
giornalieri (Tgm) in transito sulla A4 nel<br />
segmento Brescia-Padova consisteva in 85.784<br />
automezzi, in aumento del 3,48% sull’anno<br />
precedente. Mediamente, gli automezzi effettivi<br />
giornalieri – ossia tutti i veicoli entrati in A4<br />
a prescindere al numero dei chilometri percorsi<br />
– arrivavano nel 2003 a quota 280mila.<br />
Il 25 luglio 2003 è stato registrato un record<br />
di 349.699 veicoli effettivi. I veicoli effettivi<br />
transitati ai caselli nel 2003 sono stati pari a 99<br />
milioni 47mila e, nel 2004, il dato in questione<br />
ha sfiorato la soglia di 104 milioni.<br />
Accanto a tale serie di numeri, volendo definire<br />
con quale progressione i carichi di traffico<br />
siano cresciuti sulla A4 nell’ultimo decennio,<br />
è possibile citare i dati relativi al 1994. Due<br />
anni dopo la costruzione della terza corsia,<br />
sull’autostrada Serenissima sono stati registrati<br />
68 milioni 135 mila veicoli effettivi. Vale a dire<br />
che il numero dei veicoli passati ai caselli della<br />
A4 nell’arco di un decennio è aumentato di oltre<br />
30 milioni, ossia del 45% e più. Nello stesso<br />
periodo temporale il numero dei veicoli teorici<br />
– ossia degli automezzi che idealmente percorrono<br />
l’intera autostrada e la loro entità è data<br />
dal rapporto veicoli-Km e lunghezza della tratta<br />
autostradale è cresciuto “appena” del 40%. Le<br />
statistiche rivelano che i veicoli effettivi sono<br />
cresciuti più dei veicoli teorici e, dunque, che<br />
mediamente i mezzi in transito sulla A4 percorrono<br />
un numero calante di chilometri. Aumenta<br />
In queste pagine,<br />
alcune immagini<br />
della nuova<br />
tangenziale<br />
di <strong>Vicenza</strong><br />
(pag. 20 e 25)<br />
e delle arterie<br />
complanari<br />
di Padova<br />
(pag. 21, 22, 23, 24).<br />
INDUSTRIA<br />
VICENTINA
24<br />
strada facendo<br />
la componente<br />
dei veicoli che<br />
impiegano l’autostrada<br />
anche<br />
per tratti brevi,<br />
evidentemente<br />
perché alla A4 non<br />
esistono alternative<br />
nella congestionata<br />
città lineare lombardo-veneta.<br />
Secondo i modelli trasportistici elaborati da Caracoglia<br />
tale critica situazione tenderà a evolvere<br />
rapidamente in negativo. Al 2010 gli automezzi<br />
effettivi giornalieri dovrebbero attestarsi<br />
alla soglia del record rilevato nel luglio 2003,<br />
cioè attorno ai 350mila veicoli. Un flusso tale<br />
da determinare in permanenza la congestione<br />
dell’asse autostradale, con livelli di efficienza e<br />
di sicurezza del tutto inadeguati.<br />
Le previsioni sull’andamento dei flussi veicolari<br />
elaborate sul breve termine dall’Istituto Prometeia<br />
e sul medio termine da Caracoglia indicano<br />
incrementi al 2010 con un valore compreso tra<br />
il 14% e il 24% per gli automezzi leggeri e in<br />
un range compreso fra 23% e 33% per i pesanti.<br />
Emerge con nettezza come la componente di<br />
traffico merci, che costituisce già oggi la principale<br />
causa di congestionamento dell’infrastruttura,<br />
prometta di divenire nell’immediato futuro<br />
sempre più cospicua. Al 2010, quanto all’indicatore<br />
dei veicoli teorici medi giornalieri (Tgm)<br />
nell’ipotesi di minima potrebbero essere attorno<br />
a 27mila per gli automezzi pesanti e di 63mila<br />
per i leggeri (totale: 90 mila), mentre nello<br />
scenario di massimo picco i dati potrebbero<br />
salire rispettivamente a 29mila e 68mila (totale:<br />
97mila). Assumendo quale scala temporale il<br />
2015, la soglia massima della crescita potrebbe<br />
schizzare a 105mila veicoli totali.<br />
Secondo Caracoglia l’assenza di interventi mirati<br />
al decongestionamento dell’infrastruttura autostra
dale determina il declassamento della qualità del<br />
trasporto lungo tutto l’asse, nonché il conseguente<br />
allontanamento delle correnti di traffico Est-Ovest<br />
verso gli itinerari posti a Nord delle Alpi.<br />
A tale scenario previsionale, che in fondo non<br />
fa che ribadire il trend evolutivo effettivamente<br />
riscontrato nell’ultimo decennio, la concessionaria<br />
presieduta da Merlin tende a rispondere<br />
– fra l’altro – con la costruzione della complanare.<br />
Risposta che chiama a un lavoro progettuale<br />
di evidente complessità, data la vicinanza<br />
del tessuto urbano rispetto alla direttrice autostradale<br />
in numerosi punti.<br />
Nell’intento di contenere al massimo l’uso di<br />
territorio e l’impatto ambientale, il dossier progettuale<br />
inviato all’Anas immagina svincoli e<br />
caselli particolarmente innovativi. Premesso che<br />
le forme tecniche dell’intervento sono materia di<br />
discussione, la complanare dovrebbe avere accessi<br />
assai più numerosi della A4, appunto perché<br />
deve rispondere a esigenze trasportistiche di<br />
breve percorrenza. La complanare dunque dovrà<br />
essere allacciata alle principali aste viabilistiche<br />
che intercetterà nel terrritorio. Quanto ai “caselli”,<br />
l’impianto dovrebbe essere assai distante<br />
dagli assetti architettonici e funzionali tradizionali.<br />
Il modello potrebbe consistere nel sistema<br />
di esazione free flow adottato dalla fine del 2003<br />
sulla rete autostradale austriaca (limitatamente ai<br />
mezzi pesanti). A distanze regolari, lungo le autostrade<br />
in Austria il gestore ha posizionato dei<br />
portali che avvertono i segnali radio trasmessi<br />
da una apparecchiatura posizionata a bordo dei<br />
camion in transito. Una sorta di evoluzione della<br />
tecnologia Telepass, che trasmette ai portali i dati<br />
identificativi del veicolo, che pagherà una tariffa<br />
proporzionata al chilometraggio percorso.<br />
Il confronto fra i vertici dell’Anas e il promotore<br />
servirà anche a indirizzare le scelte tecniche<br />
e progettuali. Dopo di che inizierà il confronto<br />
con gli enti locali e con il territorio. Ma la<br />
“ Il programma inviato all’Anas prevede l’entrata<br />
in esercizio della complanare entro il 2013”<br />
concessionaria autostradale ha dinanzi a sè un<br />
orizzonte temporale piuttosto stretto per conseguire<br />
l’obiettivo perseguito: il programma inviato<br />
all’Anas prevede l’entrata in esercizio della<br />
complanare entro il 2013. Traguardo ambizioso,<br />
sebbene in fondo i cantieri siano già in corso<br />
da parecchi anni. La tangenziale Sud di <strong>Vicenza</strong>,<br />
lunga 10,7 chilometri dal casello di <strong>Vicenza</strong><br />
Est fino all’innesto con la statale 11 a Torri di<br />
Quartesolo, è stata definitivamente inaugurata<br />
nel 2004. Quanto alla tangenziale Sud di Verona,<br />
sono tuttora in atto i lavori per il ridisegno<br />
del casello di Verona Est con relativa viabilità di<br />
connessione alla statale 11. Riguardo a Padova,<br />
dovrebbero essere conclusi nel 2005 i cantieri<br />
per il terzo e ultimo lotto della tangenziale Nord.<br />
Di Brescia va detto che sono attualmente in fase<br />
di appalto i lavori per l’ampliamento della tangenziale<br />
a tre corsie per senso di marcia. Attività<br />
che hanno trovato nel piano finanziario firmato<br />
con l’Anas nel 1999 un punto saldo, tanto da<br />
destinare 154 miliardi di lire alla tangenziale di<br />
<strong>Vicenza</strong>, 52 miliardi al terzo lotto di Padova, 69<br />
miliardi al completamento delle tangenziali Est<br />
e Sud di Verona. Importi poi sensibilmente cresciuti<br />
durante la materiale esecuzione dei lavori.<br />
Il progetto della complanare, dunque, rientra in<br />
una sorta di work in progress e di adeguamento<br />
alle esigenze di mobilità espresse dall’area. ■<br />
INDUSTRIA<br />
VICENTINA
26 imprese<br />
Margraf..Arriva al secolo di vita l’azienda di Chiampo, la cui storia è caratterizzata<br />
da uno stile riconosciuto in tutto il mondo.<br />
di Giulio Ardinghi<br />
I marmi del secolo<br />
E<br />
il designer? Giorgio De Chirico. Domanda<br />
e risposta che qualche tempo<br />
fa erano nei dialoghi quotidiani della<br />
Margraf, l’azienda di Chiampo che,<br />
con il nome di “<strong>Industria</strong> Marmi Vicentini”, ha<br />
fatto la storia dell’economia dell’area. Fondata<br />
nel 1906 (e quindi alle soglie del secolo di vita)<br />
da un gruppo di famiglie di Chiampo, integrate<br />
poi dall’ingresso nella società di Gaetano Marzotto,<br />
la Magraf è arrivata all’ultima trasformazione<br />
proprio alle soglie del 2000, questa volta<br />
con l’ingresso di Gabriele Negro come presidente<br />
e Silvio Xompero in qualità di amministratore<br />
delegato. Assieme a loro è cambiata nella sostanza<br />
anche la faccia dell’azienda, mentre han-<br />
È alle porte il centenario<br />
di un’azienda che ha fatto<br />
la storia dell’industria della<br />
valle del Chiampo: la Margraf,<br />
ovvero l’<strong>Industria</strong> Marmi<br />
Vicentini.<br />
no preso direttrici diverse anche le strategie di<br />
sviluppo. Con Negro e Xompero è arrivato Franco<br />
Masello, consigliere delegato, con responsabilità<br />
diretta per il mercato internazionale.<br />
L’azienda è oggi articolata in quattro parti, occupa<br />
oltre 150 persone, un centinaio delle quali<br />
sono nello stabilimento di Chiampo, è tornata al<br />
vertice del mercato del marmo con oltre 30 milioni<br />
di euro di fatturato annuo, ma soprattutto<br />
è tornata leader. Come dire che negli ultimi<br />
cinque anni, dopo il cambio di marcia impresso<br />
dai nuovi ingressi in consiglio di amministrazione,<br />
il panorama produttivo e di penetrazione<br />
sui mercati nazionale e internazionale, con particolare<br />
riferimento a Stati Uniti, Medio Oriente<br />
e Oriente più in generale, ha segnato una curva<br />
al rialzo evidente e netta.<br />
È cambiata profondamente la politica dell’azienda<br />
che si è data una struttura più agile<br />
e più giovane. Tutti assieme, insomma, segnali<br />
inequivocabili di una rivoluzione culturale interna<br />
che all’esterno produce risultati economici<br />
oltre che di immagine.
Nessuno peraltro si dimentica di<br />
quel Giorgio De Chirico, che utilizzò<br />
i marmi dell’industria di<br />
Chiampo per realizzare i bagni<br />
della Triennale di Milano.<br />
Così come partirono sempre per<br />
Milano i marmi che vennero utilizzati<br />
per la costruzione della Galleria.<br />
La destinazione del prodotto Margraf gode<br />
di un orizzonte di riferimento tanto ampio e<br />
aperto da costituire da solo forse la migliore<br />
garanzia per il futuro: dal palazzo di giustizia<br />
di Haifa in Israele, al 7 Stelle più lussuoso del<br />
mondo che si trova in Kuwait, dal Matitone<br />
che guarda da vicino il porto di Genova a<br />
tutta la lunghissima teoria di opere di grande<br />
prestigio che portano il marchio dell’azienda<br />
di Chiampo.<br />
“L’obiettivo che ci siamo prefissati è quello di<br />
raddoppiare il fatturato ogni cinque anni. Per<br />
i primi cinque anni – dice Franco Masello<br />
– della nostra gestione ci siamo già riusciti, per<br />
i prossimi stiamo lavorando”.<br />
Nel 99 il fatturato era di circa 14 milioni di euro,<br />
mentre il 2004 ha chiuso a oltre 30 milioni.<br />
Ma non si tratta solo di cifre. È la convinzione<br />
di farcela a contare di più, e ancor più rilevante<br />
è la strategia che porta Margraf ad una nuova<br />
politica di penetrazione anche sul mercato<br />
cinese, con una unità produttiva che nascerà<br />
proprio al centro della regione più industrializzata,<br />
dove la crescita annua è segnata da una<br />
percentuale a doppia cifra.<br />
È una nuova rotta verso Oriente, percorsa portando<br />
non più prodotti di leggera e preziosa<br />
manifattura, ma alta qualità di materiali e di<br />
tecnologia, che nel frattempo si è affermata in<br />
tutto il mondo cambiando faccia al rapporto<br />
peso/prezzo.<br />
“Bisogna cominciare a guardare al nostro non<br />
come ad un settore che opera nel contesto<br />
dell’escavazione,<br />
ma<br />
ad una nuova realtà<br />
imprenditoriale che merita<br />
attenzione – dice Masello –. Al<br />
di là del fatto che oggi i blocchi da<br />
lavorare arrivino dalle direzioni più disparate<br />
e che la produzione in loco ne costituisca una<br />
parte nettamente minoritaria, è importante capire<br />
che la nuovissima e sofisticata tecnologia<br />
permette la realizzazione di un prodotto di alta<br />
qualità in grado di restare in posizione leader<br />
su tutto il mercato mondiale e ad un prezzo<br />
nettamente più conveniente di qualsiasi parametro<br />
del passato anche più recente, diciamo<br />
da dieci anni a questa parte”.<br />
Ecco quindi quale sarà il nastro da tagliare per<br />
festeggiare appieno il centenario dell’azienda di<br />
Chiampo. Senza peraltro dimenticare una storia<br />
gloriosa e firmata da uno stile unico che è ancora<br />
lì sotto gli occhi di chiunque varchi la porta di<br />
ingresso di Margraf. Dal design Liberty a quello<br />
anni Trenta-Quaranta, condito da un arredamento<br />
in tono, tutto è lì a testimoniare che la storia<br />
ha un valore incancellabile. E la prova di quanto<br />
gli uomini-azienda di oggi tengano alla massima<br />
valorizzazione del ricordo, inteso come struttura<br />
portante dello stesso sviluppo di oggi è nel<br />
progetto di coprire un’area di più di 400 metri<br />
quadri che serviranno ad accogliere l’archiviomuseo<br />
dell’azienda. Cose care, cose di valore.<br />
Proprio come le vecchie foto di famiglia. ■<br />
A fianco, una “parata”<br />
dei tanti tipi di marmo<br />
lavorati alla Margraf.<br />
Qui sopra, alcune<br />
opere architettoniche<br />
o soluzioni interne<br />
realizzate con marmi<br />
Margraf: a sinistra<br />
una pavimentazione<br />
a Forth North (Texas),<br />
in alto il CocaCola<br />
Building di Atlanta<br />
(Georgia, Usa) e sotto<br />
il tempio Baha’i di<br />
Nuova Delhi.<br />
INDUSTRIA<br />
VICENTINA
28<br />
imprese<br />
Parise Compressori..L’azienda di Creazzo sta consolidando un rapporto di<br />
collaborazione con la Santa Sede, iniziato dieci anni fa.<br />
di Marco Riatti<br />
Clienti del Vaticano<br />
C<br />
on i loro compressori il Vaticano<br />
stampa l’Osservatore Romano e<br />
le particole che il Papa utilizza<br />
per celebrare l’eucarestia, mentre<br />
il Ministero dei Beni culturali sta restaurando<br />
tutti i più importanti e famosi monumenti di<br />
Roma, a partire dalla Fontana di Trevi per<br />
arrivare a piazza Navona, grazie a strumenti<br />
alimentati ad aria compressa targata <strong>Vicenza</strong>.<br />
Con i loro compressori il<br />
Vaticano stampa l’Osservatore<br />
Romano e le particole che<br />
il Papa utilizza per celebrare<br />
l’eucarestia, mentre il Ministero<br />
dei Beni culturali sta restaurando<br />
tutti i più importanti e famosi<br />
monumenti di Roma.<br />
Poi ci sono i motori della Rolls Royce per le<br />
grandi navi da crociera e i mercantili, enormi<br />
pistoni lunghi oltre un metro e mezzo che<br />
non si metterebbero mai in movimento se non<br />
fosse per quella prima spinta data dall’aria<br />
compressa. Oppure le bottiglie di plastica delle<br />
bibite russe, ancora una volta prodotte grazie<br />
a macchinari che partono dai due stabilimenti<br />
di via Filzi, ad Olmo di Creazzo.
Dal compressore domestico per gonfiare palloni e<br />
pneumatici, ad enormi cisterne capaci di comprimere<br />
tanta aria da smuovere un transatlantico. La Parise<br />
Compressori ha iniziato la<br />
propria scalata economica<br />
quarantacinque anni fa.<br />
Dopo aver conquistato il mercato nazionale e<br />
internazionale, vendendo i proprio prodotti in<br />
tutto il nord Europa e la Russia, la Parise Compressori<br />
di Olmo di Creazzo sta consolidando<br />
un rapporto di collaborazione iniziato ormai<br />
dieci anni fa con la Città del Vaticano, dove<br />
recentemente sono entrati in funzione tre nuovi<br />
compressori da 50 cavalli.<br />
Servono in tipografia vaticana per stampare le<br />
pagine dell’Osservatore Romano, ma anche per<br />
preparare le cialde che il pontefice e i cardinali<br />
dispensano ai fedeli durante le messe. Dal compressore<br />
domestico per gonfiare palloni e pneumatici,<br />
ad enormi cisterne capaci di comprimere<br />
tanta aria da smuovere un transatlantico, la<br />
Parise Compressori ha iniziato la propria scalata<br />
economica quarantacinque anni fa, su iniziativa<br />
del titolare Turi Parise, che ancora oggi a settantuno<br />
anni gestisce l’azienda assieme ai figli Luca<br />
e Marco. “Facevo il giornalista per vari giornali<br />
locali e lo sono tuttora – spiega Turi Parise,<br />
diplomato all’istituto tecnico industriale Rossi –.<br />
Ma ho sempre sentito il forte desiderio di creare<br />
qualcosa di mio, non importava cosa. Così sono<br />
andato a lavorare per due anni alla Pirelli, per<br />
fare un po’ di esperienza all’esterno. Tornato a<br />
<strong>Vicenza</strong> ho deciso di partire da solo con una piccola<br />
officina che produceva strumenti da lavoro.<br />
Con il tempo mi sono indirizzato verso altri prodotti,<br />
concentrandomi sui compressori che oggi,<br />
assieme ai miei figli e ad una grande opera di<br />
marketing con partecipazione a fiere e meeting<br />
internazionali, riesco vendo riesco a vendere un<br />
po’ ovunque”. Nel corso degli anni, saldo nella<br />
sua passione per il giornalismo Turi Parise ha<br />
trovato il tempo per fondare PI News (periodico<br />
di informazione settoriale, dedicato a periti industriali<br />
e aziende, di cui è oggi direttore).<br />
Una quarantina di operai che si alternano tra i<br />
due stabilimenti della Parise in via Filzi, per un<br />
fatturato annuo di diversi milioni di euro. “In<br />
Russia ad esempio – racconta Turi Parise – ci<br />
siamo arrivati proprio grazie alle fiere. E il rapporto<br />
lavorativo dura ormai da molto tempo”. In<br />
pratica i suoi compressori hanno la funzione di<br />
alimentare gli strumenti da lavoro nei cantieri,<br />
in mancanza della corrente elettrica. Nel caso<br />
dei motori delle navi, enormi blocchi di metallo<br />
e pistoni alimentati a gasolio, il compressore si<br />
sostituisce invece a quella che nell’automobile<br />
è la batteria di avviamento. “Serve una forza<br />
iniziale in grado di far muovere i primi giri ai<br />
pistoni – spiega il figlio Luca Parise, responsabile<br />
commerciale dell’azienda –. Motori di<br />
quelle dimensioni sono infatti troppo pesanti<br />
per essere avviati diversamente e l’aria compressa<br />
si inserisce soltanto all’inizio del processo<br />
di trazione. Il resto lo fa il carburante”. Turbine<br />
ad aria ad alta pressione (circa 30 bar) che<br />
possono raggiungere suppergiù le dimensioni di<br />
un parallelepipedo di sei metri quadrati di base<br />
e tre di altezza, per un prezzo che varia naturalmente<br />
da modello a modello, e può oscillare<br />
anche tra i 5 e i 10mila euro.<br />
“Tra gli usi che ne sono stati fatti ad ora – ricorda<br />
il responsabile dell’organizzazione tecnica<br />
e amministrativa Marco Parise – anche il recente<br />
rifacimento di piazza dei Miracoli e Pisa,<br />
i lavori nella pinacoteca di Como, o l’impianto<br />
dell’Enel a Tivoli. Ma il ruolo dei compressori si<br />
estende anche ad altri sistemi come il riscaldamento<br />
e l’innesco di turbine idrauliche”. ■<br />
In apertura,<br />
la sede dell’azienda<br />
e uno dei prodotti<br />
“tipici” che escono<br />
dagli stabilimenti<br />
di Creazzo.<br />
Qui sopra, Turi Parise<br />
con i figli Luca e<br />
Marco.<br />
INDUSTRIA<br />
VICENTINA
30<br />
imprese<br />
Athena..L’azienda meccanica di Alonte è oggi a capo di un gruppo presente in tutto<br />
il mondo e che ha da poco aperto nuove società produttive negli Stati Uniti e in India.<br />
di Stefano Tomasoni<br />
Avanti, c’è mondo<br />
A<br />
thena, azienda<br />
di Alonte<br />
specializzata<br />
nella produzione<br />
di guarnizioni tranciate<br />
piane, componenti metallici<br />
tranciati, stampati e imbutiti e<br />
nella lavorazione di cilindri in alluminio per<br />
motori a scoppio, persegue da anni una politica<br />
di forte crescita sia per vie interne che<br />
attraverso acquisizioni e spingendo molto su<br />
prodotti ad alto contenuto tecnologico. In<br />
questa logica rientra la recente costituzione di<br />
due nuove società, avviate per entrare in modo<br />
diretto su due mercati fondamentali: quello<br />
americano e quello indiano. Le due società so-<br />
no “Athena Usa” e “Athena India”, costituite in<br />
joint venture con partner locali.<br />
L’avvio delle due società è la tappa più recente<br />
di un processo di internazionalizzazione che il<br />
Gruppo Athena ha avviato da anni. Nel 1998<br />
l’azienda di Alonte é entrata con il 50% nel<br />
capitale della società brasiliana Vedamotors,<br />
nello stato di Santa Catarina nel Sud Est del<br />
Brasile: a distanza di otto anni, i dipendenti di<br />
Vedamotors sono passati da 8 a oltre 60 e il<br />
fatturato si é decuplicato e cresce a ritmi del<br />
25-35% anno.<br />
Il Gruppo risulta dunque ora composto dalla<br />
casa madre, la Athena fondata ad Alonte nel<br />
1973 e oggi operativa con tre stabilimenti che<br />
rappresentano il cuore tecnologico e strategico<br />
aziendale, da Athena Sud con sede a Brindisi,<br />
da BlueTech (articoli tecnici industriali), da<br />
RPM (membrane per diruttori Gpl e metano),<br />
da Vedamotors e appunto da Athena Usa e<br />
Athena India. In totale, il gruppo occupa circa<br />
400 persone, metà delle quali ad Alonte. Tutte<br />
le aziende sono certificate.<br />
La consapevolezza dell’importanza di essere<br />
presenti direttamente sui mercati di destinazione<br />
maturò in azienda all’inizio degli anni<br />
Novanta, al momento di iniziare ad entrare<br />
sul mercato americano. Nel 1992 Athena partecipò<br />
per la prima volta ad una “Fiera della<br />
moto” a Cincinnati in Ohio. “Capimmo presto<br />
che di fatto la gamma di prodotti per moto che<br />
avevamo, e che quasi copriva il 100% delle richieste<br />
europee, lì negli States non si vendeva<br />
– ricorda Giovanni Mancassola, fondatore e
amministratore delegato del Gruppo Athena<br />
–. Servivano prodotti diversi per moto diverse,<br />
bisognava allestire una nuova gamma di prodotti.<br />
Questo implicava grandi investimenti,<br />
ma era l’unica possibilità per poter servire il<br />
più grande e ricco mercato al mondo. Così,<br />
con coraggio e umiltà preparammo la gamma<br />
giusta di prodotti e cominciammo le prime<br />
vendite, che crebbero ogni anno. Ma il cliente<br />
americano é abituato a ricevere la merce entro<br />
le 24 ore successive all’ordine, e il riassortimento<br />
dei nostri grandi clienti, per quanto<br />
rapido, dall’Italia non poteva essere inferiore<br />
ai 30-40 giorni; tutto ciò si traduceva spesso<br />
in mancanza di merce nei magazzini dei nostri<br />
distributori americani, che erano costretti<br />
a fornire la merce dei nostri concorrenti. Per<br />
sfruttare al meglio il potenziale di mercato<br />
USA, bisognava creare una nostra organizzazione<br />
sul posto”.<br />
Così, nel luglio 2004 ha iniziato a operare la<br />
nuova società Athena Usa, in partnership con<br />
un socio americano, nella sede di Bohemia a<br />
Long Island, nello Stato di New York. “Il primo<br />
passo è quello di occupare gli spazi di mercato,<br />
acquisendo nuove nicchie – dice Mancassola<br />
–. Il passo successivo sarà quello di fare<br />
produzione in loco: entro due-cinque anni è<br />
previsto l’avvio della produzione di articoli<br />
destinati all’industria. Anche in questo caso la<br />
presenza diretta consente di accrescere di 5-10<br />
volte le vendite rispetto a prima”.<br />
Altro paese in grande crescita su cui l’azienda<br />
di Alonte ha puntato è l’India, attraverso la<br />
costituzione della società Athena India, nata<br />
con un partner indiano al 50% per dedicarsi<br />
alla produzione di articoli tecnici, ma che un<br />
po’ alla volta realizzerà tutte le linee di prodotto<br />
fabbricate in Italia. Lo stabilimento sorgerà<br />
in una delle aree più industrializzate del<br />
paese, vicino alle fonti di approvvigionamento<br />
delle materie prime. Tutti i macchinari saranno<br />
acquistati nuovi, molti in Italia, e installati<br />
in India. La produzione sarà al 90% rivolta<br />
al mercato indiano e mediorientale, del Sud<br />
Est asiatico e del Centro e Sud Africa; il resto<br />
entrerà nel mercato europeo, ma l’obiettivo è<br />
anche quello di vendere sul mercato indiano i<br />
prodotti fabbricati in Italia.<br />
“Entro due o tre anni contiamo di occupare<br />
un centinaio di addetti – dice Mancassola<br />
–. L’India é un paese in grande fermento e dal<br />
grande potenziale di sviluppo. Chi vi si insedia<br />
oggi avrà il vantaggio di essere arrivato prima<br />
della grande corsa che si verificherà entro cinque-dieci<br />
anni”.<br />
Uno dei “segreti” dell’internazionalizzazione<br />
di Athena sta nella formula fin qui seguita di<br />
realizzare partnership con imprenditori locali,<br />
impegnando al meglio il proprio know how<br />
per soddisfare i mercati locali e inserendo nelle<br />
aziende estere tecnologie di punta e macchinari<br />
nuovi, di produzione italiana ed europea.<br />
“La formula vincente – conclude Mancassola<br />
– sta nel mettere insieme le risorse locali con<br />
la nostra tecnologia, il nostro know how e il<br />
nostro saper fare azienda”. ■<br />
Sotto il titolo,<br />
la sede centrale di<br />
Athena e una fase<br />
dell’attività lavorativa.<br />
Qui sopra,<br />
la sede di Athena Usa.<br />
INDUSTRIA<br />
VICENTINA
32 imprese<br />
Pilla. L’azienda di Carrè ricorda il settantennale puntando sempre più sulla qualità<br />
e sul disegno, fattori decisivi anche in un settore come quello dell’arte funeraria.<br />
L’arte di ricordare<br />
Settant’anni di arte<br />
funeraria hanno fatto<br />
della Pilla di Carrè<br />
una delle due aziende<br />
italiane leader in un<br />
settore di cui difficilmente<br />
si parla, ma che fa parte<br />
della vita e delle tradizioni<br />
della società in cui viviamo.<br />
S<br />
ettant’anni di arte funeraria hanno<br />
fatto della Pilla di Carrè una delle<br />
due aziende leader italiane in un settore<br />
– quello del mercato funerario<br />
cimiteriale – di cui difficilmente si parla, ma<br />
che rientra in definitiva nella realtà quotidiana<br />
di una società come la nostra, che fortunatamente<br />
si prende cura della memoria dei propri<br />
cari scomparsi.<br />
Ancora oggi la missione di Pilla continua ad<br />
essere perseguita con le stesse tenacia di un<br />
tempo: ottimizzazione, ricerca e sviluppo di<br />
servizi e prodotti. Manuel Pilla rappresenta la<br />
terza generazione. Figlio di Roberto e nipote<br />
di Guido, racconta la storia dell’azienda di<br />
famiglia, una famiglia unita che, con il lavoro<br />
di una vita, è riuscita ad emergere e a<br />
distinguersi per professionalità, serietà e capacità<br />
imprenditoriali.<br />
“Mio nonno, Guido Pilla, iniziò l’attività come<br />
fotoceramista e dopo qualche anno aprì a Milano<br />
la fonderia di bronzi – racconta Manuel<br />
Pilla –. A causa della guerra la produzione<br />
venne momentaneamente sospesa per riprendere<br />
con grande slancio terminato il periodo<br />
bellico: nel 1945 aprì la fotoceramica a <strong>Vicenza</strong><br />
e nel 1950 la fonderia a Thiene. Il 1969 è<br />
l’anno in cui nacque l’officina stampi a Carrè,<br />
seguita da mio padre Roberto: con lui, negli<br />
anni successivi, l’azienda si ingrandì progressivamente,<br />
al punto da conglobare tutti i reparti<br />
nello stabilimento di Carrè. La produzione<br />
è sempre stata per la mia famiglia una vera<br />
e propria passione. Lo stile e il fascino estetico
che contraddistinguono i nostri prodotti sono<br />
il frutto della tenacia e della creatività che<br />
un’équipe eccellente esprime nel proprio lavoro.<br />
Oggi il marchio Pilla è sinonimo di qualità<br />
e di prestigio. D’altronde la qualità del prodotto<br />
ha per mio padre una valenza prioritaria,<br />
direi quasi ossessiva. Di fronte ad una partita<br />
di centinaia di pezzi che confondono la vista,<br />
a lui basta uno sguardo per individuare un<br />
pezzo difettoso, quel malcapitato oggetto da<br />
separare dal resto del gruppo”.<br />
Il futuro di Pilla si identifica in Manuel che, dopo<br />
la laurea e una serie di esperienze formative<br />
all’estero, affianca il padre Roberto occupandosi<br />
delle politiche finanziarie, del marketing e della<br />
comunicazione. “Sono attratto dalle usanze<br />
con cui viene celebrato il rito del ricordo nelle<br />
differenti culture – dice –. Anche quando viaggio<br />
per vacanza e non per lavoro, non posso<br />
astenermi dal visitare qualche cimitero locale,<br />
suscitando l’incredulità dei miei compagni.<br />
Cimiteri come quelli di Ponza e Portofino, che<br />
si affacciano sul mare dominando dall’alto il<br />
paesino, o quelli naif di montagna imbiancati<br />
di neve, o ancora i vecchi cimiteri inglesi ispiratori<br />
di tante filmografie degli anni passati,<br />
rappresentano per me una fonte di ricerca e di<br />
ispirazione per nuove idee”.<br />
Pilla ha realizzato modelli che si sono imposti<br />
sul mercato internazionale, che ne hanno influenzato<br />
l’evoluzione e che spesso sono stati<br />
imitati senza successo dalla concorrenza.<br />
“Vent’anni fa abbiamo voluto associare il<br />
nostro marchio a tutto ciò che fosse qualità e<br />
originalità – osserva Manuel Pilla –. Volevamo<br />
dare una scossa al mercato e per raggiungere<br />
il nostro obiettivo abbiamo impostato<br />
la realizzazione di nuovi modelli dal design<br />
innovativo, basato sulla continuità delle linee<br />
geometriche. Abbiamo studiato per l’arte funeraria<br />
oggetti pratici da montare e con un<br />
design innovativo nelle forme assolute”. Il<br />
settantesimo anniversario di Pilla viene celebrato<br />
all’insegna del rinnovamento. “Negli<br />
ultimi mesi ha iniziato a collaborare con noi<br />
uno scultore a tempo pieno, le cui capacità<br />
artistiche ci consentiranno di realizzare modelli<br />
innovativi e sofisticati oggetti di design<br />
destinati al mercato crescente della microfusione,<br />
l’antica tecnica del mondo orafo”. ■<br />
Qui sopra,<br />
la nuova sede<br />
della Pilla, a Carrè.<br />
INDUSTRIA<br />
VICENTINA
34 imprese<br />
Nella foto, lavori<br />
di risistemazione di<br />
Ponte Vecchio.<br />
Sace. Dai tempi dell’alluvione del ‘66, l’orgoglio dell’azienda edile di Rosà è essere<br />
diventata il custode della Salute dello storico Ponte degli Alpini di Bassano<br />
di Eros Maccioni<br />
Infermieri del ponte<br />
M<br />
ettere le mani sul Ponte degli Alpini<br />
di Bassano non è concesso a<br />
chiunque. Dai tempi dell’alluvione<br />
del ’66 l’orgoglio della Sace di Rosà<br />
è essere diventata il custode della salute del<br />
ponte, il suo medico di fiducia. Quando il “ponte<br />
vecio”, come lo chiamano i bassanesi, lamenta<br />
qualche acciacco, è ormai tradizione che ad<br />
intervenire siano loro, quelli della Sace, che lo<br />
raddrizzarono quando la grande piena sembrava<br />
volerlo spazzare via e che da anni ne conoscono<br />
i più reconditi segreti.<br />
A oltre un decennio dall’ultimo check up, in<br />
questi primi mesi del 2005 il ponte è tornato<br />
sotto i ferri per una sostanziale risanata.<br />
I suoi legni mostravano evidenti sintomi di<br />
deperimento causati degli agenti atmosferici<br />
e dell’azione della corrente del Brenta e si è<br />
reso necessario un intervento di restauro e<br />
di manutenzione straordinaria. Puntualmente<br />
si sono innalzate le impalcature della Sace,<br />
Un nuovo intervento di<br />
restauro sul Ponte degli<br />
Alpini, realizzato dall’azienda<br />
di Rosà che da decenni vigila<br />
sulla salute di questa opera.<br />
chiamata a riparare le balaustre, a rimettere<br />
in sesto gli elementi di contenimento della<br />
carreggiata e i giunti sconnessi dalle vibrazioni<br />
indotte dalla forza delle acque e, infine, a<br />
ridipingere l’intera struttura. A cantiere aperto<br />
si è scoperto poi che la situazione degli spartiacqua<br />
era peggiore del previsto e che in quel<br />
settore bisognava operare molto più a fondo.<br />
Proprio le fondazioni erano state una parte cruciale<br />
dei lavori eseguiti dopo l’alluvione del 4<br />
novembre 1966. Il Ponte, visibilmente spostato a<br />
valle, fu rimesso in asse.<br />
Seguirono anni di salute e prosperità, finché, nei<br />
primi anni ‘90, un’ispezione rivelò gravi danni a<br />
carico degli elementi portanti. Fu progettato un<br />
sistema di fondazioni indipendente costituito da<br />
pali in cemento profondi dieci metri, armati e rivestiti<br />
in acciao inox.<br />
Distrutto dalle alluvioni del 1748 e del 1966,<br />
dalle truppe napoleoniche nel 1813, dalle granate<br />
della prima e seconda guerra mondiale, il ponte<br />
di legno è sempre tornato al suo primo splendore<br />
e oggi sopporta impassibile le cure periodiche ai<br />
malanni del tempo. Gli uomini della Sace, gli<br />
“infermieri del ponte”, vigilano su di lui. ■
T-Net..Sul mercato da soli cinque anni, questa società di Bassano è attiva con<br />
call-center in grado di dare informazioni di servizio e pubblica utilità a 360 gradi.<br />
di Eros Maccioni<br />
Chiamate Bassano<br />
L<br />
a fabbrica delle informazioni di servizio<br />
si chiama T-Net Consulting e<br />
ha sede a Bassano del Grappa. È sul<br />
mercato da neppure cinque anni e si<br />
è affermata come fornitore privilegiato di chi<br />
vuole far sapere subito tutto ciò che si può fare<br />
ovunque. I suoi clienti sono i maggiori gruppi e<br />
aziende della comunicazione nei settori telefonico,<br />
internet, automotive e della consultazione<br />
cartacea.<br />
L’idea di fondo, diventata progetto imprenditoriale<br />
nell’estate del 2000, era quella di raccogliere<br />
e rivendere tutti quei dati che permettono al fruitore<br />
finale di risparmiare tempo e denaro. Serve<br />
sapere gli orari di apertura degli uffici pubblici, i<br />
turni delle farmacie, le programmazioni dei cinema<br />
o i recapiti di alberghi e ristoranti? Che si usi<br />
il telefono, si consulti il sito web onnisciente o si<br />
sfogli la guida, quelle informazioni sono passate<br />
per i call center della T-Net. E se ci si affida al<br />
navigatore satellitare di una Fiat, Lancia o Alfa<br />
Romeo, la fonte è sempre quella.<br />
Nei database vengono gestiti circa 800 mila record<br />
di “infotainment” e utilità, quotidianamente<br />
aggiornati. Nella sede operativa della società<br />
bassanese decine di giovani, prevalentemente<br />
studenti universitari, si alternano con turni di 4<br />
ore in 30 postazioni di call center. E poi c’è una<br />
redazione al servizio dei siti web che produce<br />
testi più elaborati. La struttura di raccolta delle<br />
informazioni si completa con una rete di corrispondenti<br />
locali in tutto il territorio nazionale.<br />
T-Net è un’azienda giovane e fatta di giovani: se<br />
l’età media degli operatori è di circa vent’anni,<br />
quella del consiglio di amministrazione è di 36.<br />
“Il nostro punto di forza è stato pensare sin dall’inizio<br />
ad un servizio esteso a tutta l’Italia e a<br />
tutti i settori – spiega Paolo Mantovani , amministratore<br />
delegato di T-Net –. Abbiamo iniziato<br />
con le grandi città, poi ci siamo allargati ai 103<br />
capoluoghi e ora arriviamo a tutti gli 8.103 comuni<br />
d’Italia. Nell’approccio con i più importanti<br />
clienti italiani lo scoglio principale è stata la loro<br />
diffidenza nei confronti di una società che non ha<br />
sede a Milano o Roma, bensì a Bassano del Grappa.<br />
Ora puntiamo al mercato estero. Abbiamo<br />
offerto ai principali operatori di telefonia mobile<br />
cinesi la fornitura di informazioni di servizio sempre<br />
aggiornate direttamente sul cellulare del turista<br />
cinese a spasso nelle città italiane ed europee.<br />
Inoltre, ci stiamo proponendo a potenziali clienti<br />
negli Usa e in Inghilterra interessati alle nostre<br />
banche dati e stiamo lavorando anche al progetto<br />
di esportare modelli di struttura come la nostra in<br />
altri Stati per un servizio su scala europea”. ■<br />
Nella foto, il team<br />
dirigenziale di T-Net.<br />
In piedi, Enrico Pani, e<br />
Gino Sartore.<br />
Seduti, Paolo<br />
Mantovani, Marina<br />
Beggio e Carlo<br />
Nosadini.<br />
INDUSTRIA<br />
VICENTINA
36<br />
imprese<br />
Impresaflash<br />
Selle Italia sponsor di<br />
Rubens Barrichello<br />
Selle Italia, azienda di Rossano Veneto<br />
che produce selle per biciclette,<br />
ha rinnovato anche per la prossima<br />
stagione di corse l’accordo di sponsorizzazione<br />
con Rubens Barrichello,<br />
pilota della Ferrari.<br />
“La nostra partnership è molto più<br />
che una semplice collaborazione<br />
d’immagine – dice Riccardo Bigolin,<br />
vicepresidente di Selle Italia –, dal<br />
momento che lo sviluppo dei nostri<br />
nuovi materiali speciali e di alcune<br />
soluzioni costruttive che abbiamo già<br />
adottato nell’attuale produzione deve<br />
molto ai suoi consigli e al suo prezioso<br />
contributo”. L’accordo prevede che<br />
Barrichello continui a portare il nome<br />
Selle Italia su tutti i circuiti di Formula<br />
1 e a collaudare personalmente<br />
in allenamento e in<br />
gara tutti i materiali<br />
e le soluzioni tecniche che Selle Italia<br />
ha cominciato a fornirgli già dalla<br />
scorsa stagione.<br />
Da segnalare, inoltre, che il modello<br />
“Slc Gel Flow” di Selle Italia è stato<br />
premiato con il Gold Award 2005 dall’International<br />
forum design, considerato<br />
l’Oscar del design internazionale,<br />
quale miglior prodotto in assoluto della<br />
categoria “life style & leisure”<br />
A Gianni Zonin il “Wine<br />
business Award”<br />
Gianni Zonin, presidente della Cantine<br />
Zonin con sede centrale a Gambellara,<br />
ha ricevuto il Wine business Award<br />
2005 dell’Mba, prestigioso master di<br />
Mib School of management, l’unico<br />
master italiano in gestione d’impresa<br />
destinato agli operatori del settore<br />
vinicolo. Il riconoscimento è stato<br />
attribuito in virtù degli alti meriti professionali<br />
e della lungimiranza strategica<br />
dimostrata da Zonin nella guida<br />
dell’azienda.<br />
Gas jeans<br />
arriva in<br />
Cina<br />
Gas, il marchio del<br />
doppio arcobaleno,<br />
entra con decisione nel<br />
mercato cinese. L’azienda<br />
di Chiuppano, fondata e<br />
presieduta da Claudio Grotto,<br />
ha incontrato nei giorni scorsi a<br />
Bejiing, in Cina, importanti part-<br />
ner cinesi per un accordo di collaborazione<br />
e, soprattutto, ha presentato<br />
il proprio brand GAS al pubblico e<br />
alla stampa cinese durante la Fashion<br />
Week di Pechino, Chic 2005. Una<br />
sfilata di moda che, senza precedenti,<br />
si è svolta nel cuore della città proi-<br />
bita, all'interno dello storico teatro<br />
tradizionale Dong Yuan, che per la<br />
prima volta ha aperto le sue porte<br />
ad un evento di moda. A sottolineare<br />
il forte legame commerciale fra Italia<br />
e Cina sono intervenuti ospiti d'onore<br />
tra i quali alcuni esponenti dell'Ambasciata<br />
Italiana in Cina, dell’Italian<br />
Trade Commission e della Camera<br />
di Commercio Italiana in Cina. Oggi<br />
l’azienda conta circa 300 dipendenti<br />
nella sede centrale e altri 1500 collaboratori<br />
suddivisi tra le filiali e le unità<br />
produttive presenti all’estero, realizza<br />
6 milioni di capi all’anno, distribuiti in<br />
quasi tutto il mondo per un totale di<br />
oltre 3500 punti vendita, con una forte<br />
politica di penetrazione da parte<br />
dell’azienda veneta nei nuovi mercati<br />
del Far East e dei Paesi Arabi.
Fiam, nuova gamma<br />
di avvitatori elettrici<br />
Fiam Utensili Pneumatici ha lanciato<br />
una nuova gamma di avvitatori<br />
elettrici a batteria, chiamata “B-<br />
Line”, creata appositamente per<br />
rispondere alle esigenze in ambito<br />
industriale. Si tratta di avvitatori<br />
senza cavi, che presentano caratteristiche<br />
di grande precisione, funzionalità<br />
e maneggevolezza.<br />
Gli avvitatori elettrici a batteria B-Line<br />
si distinguono da quelli “professionali”<br />
perché sono dotati di frizione a<br />
controllo di coppia. Nell’ambito degli<br />
utensili portatili a batteria presenti<br />
sul mercato, questa nuova gamma<br />
Fiam è la prima ad aver superato il<br />
prestigioso Test Ford che certifica una<br />
ripetibilità di coppia garantita fino a<br />
250.000 cicli. Per le sue performance<br />
e per la sua precisione, B-Line è<br />
la soluzione ideale in molti settori<br />
di applicazione: nell’assemblaggio di<br />
piccole serie di prodotti, nell’industria<br />
aerospaziale, nel settore automobilistico<br />
e del motociclo, in tutti i settori<br />
manifatturieri ad elevata tecnologia.<br />
Socotherm in Cina:<br />
acquisito il gruppo<br />
Kanssen<br />
La consociata malese PPSCH<br />
di Socotherm, gruppo con sede<br />
centrale ad Adria e con uno<br />
stabilimento (quello originario)<br />
nel Vicentino e oggi tra i principali<br />
operatori mondiali nel rivestimento<br />
protettivo di tubazioni<br />
per l’estrazione ed il trasporto di<br />
petrolio, gas e acqua, ha acquisito<br />
il Gruppo Kanssen (Yadong), il più<br />
importante Gruppo privato cinese<br />
proprietario di sette impianti di<br />
rivestimento tubi in Cina, uno in<br />
Arabia Saudita e uno in Nigeria.<br />
L’operazione, del valore di oltre 22<br />
milioni di euro, riguarda l’acquisizione<br />
del 53,13% di Kanssen (Yadong)<br />
Pipe-Coating Services Ltd (Kanssen)<br />
con una opzione di acquisto di un<br />
ulteriore 34,37% e fino all’87,5%.<br />
Dei sette impianti operanti in Cina,<br />
particolare importanza hanno la<br />
“Marine Base” di Guangzhou in<br />
joint venture con la China National<br />
Offshore Oil Corporation e l’impianto<br />
sito all’interno del tubificio di<br />
Baoji in joint venture con Pipeline<br />
Bureau della China National Petroleum<br />
Corporation. PPSCH, costituita<br />
in Malesia nel 1985, è stata una<br />
delle prime joint venture internazionali<br />
di Socotherm.<br />
Ferplast premiata a Parigi<br />
grazie a una nuova<br />
gabbia per volatili<br />
Ferplast,<br />
azienda di Castelgomberto<br />
leader nel settore dei prodotti per<br />
piccoli animali (cani, gatti, roditori, piccoli<br />
animali in generale e recentemente<br />
anche pesci), si è aggiudicata il trofeo<br />
“Produit innovant” al recente salone<br />
Expozoo di Parigi, presentando una<br />
innovativa gabbia per volatili, chiamata<br />
“Libera”.<br />
Si tratta di una gabbia estremamente<br />
funzionale, che grazie a due<br />
lastre in plexiglass perfettamente<br />
trasparenti, offre una visibilità totale,<br />
garantendo maggiore sensazione di<br />
libertà per i volatili.<br />
Dotata di un doppio sfondo bifacciale<br />
e intercambiabile, è in grado inoltre<br />
di ricreare ambientazioni naturali e<br />
sempre nuove. Libera è anche dotata<br />
del posatoio brevettato Flex, che grazie<br />
all’innovativo sistema modulare<br />
può cambiare continuamente forma.<br />
INDUSTRIA<br />
VICENTINA
38<br />
personaggi<br />
Nostra intervista a Renzo<br />
Rosso che, al traguardo<br />
dei 50 anni, racconta la sua<br />
filosofia di vita e i segreti del<br />
suo successo.<br />
Il Rosso vince<br />
di Maria Pia Morelli<br />
– Renzo Rosso, lei è considerato unani -<br />
memente un imprenditore di successo,<br />
capace di rischiare e di mettersi sempr e<br />
in gioco. In termini sportivi si direbbe che<br />
ha vinto tutto; quali altri traguardi vuole<br />
ancora raggiungere?<br />
“Nello sport in effetti non ho vinto molto anche<br />
se gli juniores del calcio Bassano hanno<br />
conquistato il titolo di campioni d’Italia. In<br />
ogni caso a sostenere la squadra della mia<br />
città ci tengo: credo che un’azienda che produce<br />
reddito debba impegnarsi dove vive, dato<br />
che le amministrazioni comunali hanno pochi<br />
mezzi. Però a cinquant’anni nella mia professione<br />
ho acquisito molta esperienza e ho avuto<br />
grandi soddisfazioni, che mi stimolano a voler<br />
fare ancora tante cose. Vengo dal mondo del<br />
casual e ora ci stiamo spostando verso quello<br />
del pret-à-porter, che è molto più complesso e<br />
duro, ma è una bella sfida. Ho tre marchi che<br />
mi impegnano parecchio perché richiedono<br />
l’utilizzo di tecnologie molto avanzate ed innovative,<br />
Diesel, D-Squared e Martin Margiela,<br />
che voglio seguire con particolare cura. A lavorare<br />
mi diverto”<br />
– Diesel, un marchio italiano presente<br />
in 80 paesi sostenuto da strategie di<br />
marketing aggressive, seduttive e ironiche<br />
al tempo stesso. Il suo settore è<br />
espressione di creatività e intui zione: ma<br />
per diventare leader indiscussi cos ’altro<br />
occorre?<br />
“Saper lavorare in team. Amo il dialogo<br />
con i miei uomini, con i quali condivido<br />
lavoro, idee e scelte strategiche. Penso che<br />
si debba anche lottare per fare accettare le<br />
proprie opinioni, non bisogna imporle solo<br />
con autorità. Sono sempre alla ricerca della<br />
perfezione delle cose, mai contento del<br />
risultato ottenuto, ho un senso maniacale<br />
della precisione, convinto che si possa fare<br />
meglio. L’ironia che traspare dai nostri messaggi<br />
pubblicitari è tipica del mio modo di<br />
essere, sono una persona allegra e solare,<br />
ma soprattutto sono uno capace di mettersi<br />
sempre in gioco e questo, forse, è il vero segreto<br />
di un uomo creativo come me”.<br />
– Lei alza i prezzi eppure continua a dominare<br />
il mercato, creando una nicchia<br />
di massa. Ma allora è il paradosso l’arma
segreta che ha reso vincente la sua poli -<br />
tica aziendale?<br />
“Quando venti anni fa ho fatto i primi jeans<br />
sono stato costretto a venderli all’estero perché<br />
in Italia questi prodotti da un contenuto<br />
difficile e diverso da quelli abituali, non venivano<br />
capiti: avevano il look del capo vissuto,<br />
sembravano già usati. Oggi questi prodotti<br />
così esclusivi e particolari sono molto apprezzati<br />
perché l’economia mondiale negli anni<br />
Novanta è molto cambiata, sostenuta da una<br />
nuova classe di ricchi che vivono in Paesi che<br />
hanno conosciuto da poco il libero mercato<br />
come la Russia e la Cina e anche altre nazioni<br />
ex comuniste. La new economy ha determinato<br />
una ricchezza emergente che consente alle<br />
persone di cercare prodotti fortemente caratterizzati<br />
e più individuali. Ad un certo punto ci<br />
siamo trovati di fronte ad un bivio: o fare un<br />
prodotto di massa ed allargarci o fare un prodotto<br />
selettivo e di nicchia. Abbiamo preferito<br />
la seconda opzione più consona al mio desiderio<br />
di fare cose belle che rimanessero, piuttosto<br />
che puntare alla quantità. In questa ottica, per<br />
esprimere meglio la nostra strategia di azienda<br />
che vuole essere esclusiva e produrre capi più<br />
pregiati e più cari, abbiamo addirittura dimezzato<br />
i punti vendita, che sono passati da dieci<br />
mila ai cinquemila e cinquecento di oggi”.<br />
– Oggi si parla tanto di ricer ca e innovazione,<br />
che sbocchi ci possono essere per<br />
un’azienda già all ’avanguardia come la sua ?<br />
“Ho sempre creduto alla tecnologia: pensi che<br />
probabilmente siamo stati la prima azienda<br />
italiana ad utilizzare il fax in maniera capillare.<br />
Nell’82 andai alla Sip per acquistarne<br />
tredici che poi distribuii ai miei agenti in Italia<br />
ma nessuno di loro voleva usarli. Questo<br />
per farle capire quanto difficile fosse cambiare<br />
la mentalità delle persone che preferivano<br />
restare nelle mani della Posta italiana<br />
di trent’anni fa… La tecnologia all’interno di<br />
Diesel è molto, molto avanzata. Producendo<br />
delle grosse quantità noi abbiamo potuto<br />
“Non cerco mai dei solisti, nè dei numeri<br />
uno, ma piuttosto dei numeri due che<br />
abbiano la voglia di crescere insieme e che,<br />
lavorando in team, portino avanti quel<br />
sogno che si chiama Diesel”.<br />
“ A cinquant’anni ho acquisito molta esperienza e avuto<br />
grandi soddisfazioni, che mi stimolano a fare ancora tante cose”<br />
permetterci di studiare processi industriali di<br />
produzione tecnologicamente all’avanguardia.<br />
Siamo riusciti infatti, a costruire negli<br />
anni Novanta insieme ad Elettrosystem, il<br />
prototipo sul computer, progettando il primo<br />
taglio automatico al laser dello stesso. Abbiamo<br />
cinquantadue persone che si occupano di<br />
ricerca, numerose software houses che interagiscono<br />
con noi. Siamo l’unica azienda che<br />
fa lavorare insieme trentanove sistemi sofisticati,<br />
per il controllo della produzione, della<br />
INDUSTRIA<br />
VICENTINA
40<br />
A pagina 36<br />
un primo piano di<br />
Renzo Rosso (foto di<br />
Karl Lagerfeld).<br />
A pag. 37,<br />
cerimonia di consegna<br />
della laurea honoris<br />
causa all’Università di<br />
Verona.<br />
Qui sopra,<br />
Rosso con<br />
Margherita Missoni<br />
e Vincent Gallo.<br />
personaggi<br />
gestione, del retail in tutti i paesi del mondo<br />
dove siamo presenti. Un risultato possibile<br />
grazie ad un sofisticatissimo sistema software<br />
denominato Stealth. E non mi chieda<br />
altro perché, come diceva Steven Jobs, patron<br />
della Apple computer, ci sono know how che<br />
vanno tenuti ben protetti…”<br />
– Montezemolo per ridare slancio alla nostra<br />
economia sostiene he c debba essere<br />
promossa la cultura della mar ca. Il binomio<br />
marca e made in Italy può costituire<br />
un motore di sviluppo per tutto il paese .<br />
Lei come si difende dalle contraf fazioni?<br />
“È un problema che ci tocca molto da vicino,<br />
poiché oggi il nostro marchio è molto diffuso<br />
e sia in India che in Cina siamo tra i più<br />
contraffatti. Abbiamo uffici legali sparsi nel<br />
mondo che lavorano esclusivamente per noi,<br />
siamo costretti a difenderci anche perché il<br />
Governo non è molto incisivo nel controllo<br />
alle dogane e non abbiamo leggi capaci di<br />
proteggere a sufficienza i nostri prodotti.<br />
Non posso negare che essere copiato mi dia<br />
“Per me il casual è un modo<br />
di essere, sinonimo di libertà,<br />
mari aperti e cieli azzurri, dove<br />
far volare la fantasia ed essere<br />
davvero noi stessi”.<br />
comunque soddisfazione, perché significa che<br />
il nostro marchio ha davvero conquistato il<br />
mondo. È questo il tratto vincente del made<br />
in Italy, e non è detto che la produzione debba<br />
necessariamente avvenire in Italia anche<br />
se per quello che ci riguarda siamo passati<br />
da più del sessanta per cento di lavoro fatto<br />
all’estero al quarantacinque per cento. Questo<br />
perché una collezione deve presentare fasce<br />
di prezzo diverse in modo tale da consentire<br />
a chi appartiene a quella mentalità, a quel<br />
gusto, di potersi permettere il capo che gli<br />
è più congeniale, più giusto per lui. È una<br />
regola del mercato globale per far sì che il<br />
consumatore non ne sia escluso”.<br />
– Diesel vende il “5 tasche”, cioè il jeans<br />
standard a un prezzo al consumo di 180-<br />
200 euro, il doppio di Levi’s che fino a<br />
pochi anni fa dominava il mercato e cosa<br />
impensabile adirittura agli americani.<br />
Come è riuscito in quest’impresa ritenuta<br />
dai più quasi impossibile?<br />
“La nostra carta vincente è stata la creatività,<br />
noi abbiamo fortemente caratterizzato<br />
il nostro prodotto, facendolo diverso dagli<br />
altri. Ci siamo imposti sul mercato perché<br />
abbiamo saputo rischiare. Consideri che realizziamo<br />
anche produzioni limitate di soli<br />
cinquecento pezzi al mese, sia da donna che<br />
da uomo, distribuiti solamente in dieci negozi<br />
al mondo. Si tratta di capi ricamati con stampe<br />
e inserti esclusivi che sono letteralmente<br />
collezionati dai più maniaci e vanno a ruba.<br />
La decadenza di Levi’s è dipesa dal non aver<br />
creduto nello sviluppo del prodotto, sceglien-
Una vita libera e informale<br />
R<br />
enzo Rosso nasce a Brugine in provincia di<br />
Padova nel 1955 e quest’anno festeggerà il<br />
traguardo dei suoi primi cinquant’anni.<br />
Frequenta a Padova il corso di periti confezionisti<br />
in un istituto tecnico sperimentale, che gli consente di<br />
materializzare la sua vulcanica creatività. Nel 1978, con altri<br />
imprenditori tessili veneti, da vita al Genius Gruop, una fucina<br />
di idee dalla quale scaturiscono marchi importanti come<br />
Katherine Hamnett, Replay, Goldie, Martin Guy e Diesel.<br />
Fondata l’azienda e registrato il marchio, Rosso si circonda<br />
subito di collaboratori giovani, creativi e poco convenzionali<br />
come lui, con i quali lancia una concezione assolutamente<br />
innovativa del jeans. È stato infatti, il primo a produrre il<br />
denim délavé, utilizzando un tessuto stinto come fosse già<br />
usato, un falso vintage. Un successo clamoroso.<br />
Nel 1985 completa l’acquisizione dell’azienda. È nel 1990<br />
però, che il marchio si afferma grazie ad una mirata strategia<br />
di marketing e comunicazione internazionale, che esprime un<br />
concetto, disarmante nella sua semplicità ma incredibilmente<br />
efficace: “consumare rende felici”. Lo slogan “Diesel-For<br />
Successful Living” diventa rappresentativo di un abbigliamento<br />
comodo e per nulla omologato ai diktat della moda canonica.<br />
La pubblicità Diesel ha ricevuto in questi anni i più prestigiosi<br />
riconoscimenti del settore della comunicazione, tra i quali i<br />
due Grand Prix al Festival di Cannes nel 1997 e nel 2001;<br />
Renzo Rosso è stato inoltre nominato “Advertiser of the Year”<br />
nel 1998. Da sempre affascinato dal mondo a stelle e strisce,<br />
nel 1996 inaugura il primo negozio-immagine Diesel in<br />
Lexington Avenue a New York.<br />
Nel 2000, l’espansione Diesel mette a segno un altro<br />
importante risultato, l’acquisizione di Staff International, nota<br />
azienda di Noventa <strong>Vicentina</strong> che possiede un know-how<br />
tecnologico e di ricerca tra i più avanzati in Europa ed è considerata<br />
all’avanguardia nella produzione e distribuzione di<br />
abbigliamento pret-à-porter. Nel corso degli anni l’evoluzione<br />
del jeans Diesel vede con la Diesel Denim Gallery Collection<br />
la realizzazione di una serie di modelli a tiratura limitata,<br />
ricamati e impreziositi da finiture e trattamenti unici che<br />
rientrano nelle operazioni strategiche di marketing di innalzamento<br />
del marchio.<br />
Il denim, core business della griffe, nel tempo è stato arricchito<br />
da linee di accessori quali borse, scarpe, cappelli, cinture,<br />
il profilo 41<br />
guanti e sono nati contratti di licenza riguardanti occhiali,<br />
orologi, penne, profumi e per finire la nuova collezione Diesel<br />
Jewellery. Un vero e proprio total look ispirato al design, allo<br />
spirito, e alla filosofia Diesel intesa come uno stato mentale.<br />
Diesel è presente in tutti i cinque continenti, con 5500<br />
punti vendita e 255 negozi, cinque dei quali a New York.<br />
Una rete distributiva capillare che realizza un fatturato<br />
annuo di circa un miliardo di euro, l’85% del quale realizzato<br />
fuori dall’Italia.<br />
Il ciclone Rosso investe anche il settore immobiliare con un<br />
albergo a Miami, il Pelican, arredato nel nome della più<br />
trasgressiva e paradossale espressione Diesel. E se “solo<br />
un’azienda di moda poteva creare un hotel Haute Couture”,<br />
le origini contadine del suo fondatore si esplicano al meglio<br />
nell’acquisto, nel 1994, di una tenuta di oltre 100 ettari<br />
con vari casali sulle colline marosticensi, che, debitamente<br />
ristrutturata, ha dato vita alla Diesel Farm, nella quale si<br />
produce una serie limitata di bottiglie di merlot, chardonnay,<br />
pinot nero e olio.<br />
Con una comunità cosmopolita di collaboratori provenienti<br />
dalle più disparate culture ed esperienze, in pianeta Diesel è<br />
una tangibile testimonianza di un universo globalizzato.<br />
INDUSTRIA<br />
VICENTINA
42<br />
personaggi<br />
– Moltissimi giovani<br />
“ Diventa sempre più importante fare aziende orientate<br />
al marketing e puntare su una politica di grandi brand”<br />
ambirebbero ad entrare<br />
a far parte della<br />
sua squadra per la sua filosofia di vo- la<br />
ro che consente di esprimersi al meglio<br />
do di percorre la strada della quantità e della e con la massima liber tà. Esiste tuttavia<br />
grande distribuzione con un unico articolo, il una regola per lei irinunciabile ?<br />
classico jeans 501, mentre il mass market va “Non cerco mai delle star, dei solisti, né dei<br />
affrontato con una gamma di prodotti vasta numero uno, ma piuttosto dei numero due<br />
ed articolata”.<br />
che abbiano la voglia di crescere insieme e<br />
– Quali sono i valori di vita a cui si ispira che lavorando in team, portino avanti quel<br />
e quali valori ritiene di trasmetter e ai ra- sogno eccezionale che si chiama Diesel”.<br />
gazzi con il suo “Diesel dream”?<br />
-Diesel non appartiene al tradizionale<br />
“Sicuramente una società migliore, con un be- modello culturale che storicamente ha<br />
nessere diffuso in tutto il mondo e con meno caratterizzato le imprese italiane, si arti-<br />
differenze fra ceti sociali. La politica in genecola fuori dagli schemi, lei signor Rosso è<br />
rale non mi pare sia in grado di dare risposte a convinto di poter far scuola ?<br />
lungo raggio. Io sono un uomo di sinistra ma “L’universo Diesel è molto apprezzato ma<br />
nella sinistra italiana fatico a riconoscermi, anche molto invidiato, in ogni caso mi pia-<br />
troppo litigiosa e poco propositiva. I govercerebbe che gli altri vedessero il modo in cui<br />
ni dovrebbero avere delle strategie comuni, lavoriamo e come ci comportiamo. Siamo<br />
dovrebbero esportare cultura e non cannoni, l’azienda italiana più cacciata dagli head<br />
dovrebbero combattere l’analfabetismo e fa- hunters, eppure il turnover del nostro persore<br />
uscire tante popolazioni dall’ignoranza. nale si attesta su un valore di circa un 2%<br />
La cultura consente la libertà di decidere chi annuo, quando normalmente la percentuale<br />
vogliamo essere, mentre l’ignoranza ci rende è intorno ad un 13% – 14%. I nostri ragazzi<br />
manovrabili. Da sempre le masse ignoranti non se ne vanno, sono fortemente motivati,<br />
sono state controllate da regimi che si sono resi partecipi di ciò che facciamo, sorridono<br />
fatti scudo della religione per imporsi. Diver- e sono felici di condividere quest’esperienza<br />
samente non si spiega la gente che si fa saltare lavorativa. Possono viaggiare e quasi tutti<br />
in aria. Il mio in fondo è un messaggio quasi hanno a disposizione una carta di credito e se<br />
evangelico perché dico ai ragazzi che il pa- a fine anno è andata bene si dividono gli utili<br />
radiso è questo che viviamo oggi. Il paradiso in parti uguali”.<br />
dell’aldilà non l’ha mai visto nessuno…”. – In passato ha fatto la scelta di interna zio
nalizzare, oggi invece delocalizza in Puglia<br />
e in Sicilia, cosa le ha fatto cambiare idea ?<br />
“È stata una scelta obbligata perché è solo<br />
grazie ai terzisti pugliesi e siciliani che riusciamo<br />
ancora a restare in Italia, qui al nord<br />
ormai ci sono solo uffici, non ci sono più<br />
terzisti che facciano del contolavoro per sostenere<br />
il made in Italy”.<br />
– L’industria tessile italiana sta viv endo<br />
un momento di orte f recessione, c’è<br />
molta preoccupazione fra gli adetti del<br />
settore per l’invasione nei nostri mercati<br />
di tessuti e prodotti provenienti dalla Cina<br />
e da altri Paesi del continente asiatico .<br />
Questo scenario potrà condi zionare anche<br />
il futuro della moda italiana ?<br />
“Noi italiani siamo in genere a capo dei più<br />
bei nomi della moda e del buon gusto, ma se<br />
vogliamo adeguarci ai tempi, dobbiamo assolutamente<br />
fare delle aziende marketing oriented<br />
e puntare su una politica di grandi brand.<br />
Solo in questo modo potremo continuare a<br />
guidare il mercato imponendo il nostro stile<br />
made in Italy. Bisogna che siamo noi a creare<br />
lo stile per non subire i condizionamenti altrui<br />
e le regole che gli altri ci dettano.<br />
– Mutamenti sociali e demografici, aumento<br />
della ricchezza disponibile, ritardi<br />
nel matrimonio, molte coppie senza figli<br />
e tanti single ricchi determinano grandi<br />
cambiamenti dei consumatori nel mon -<br />
do. Questi aspetti come li valutate ?<br />
“È vero, la società in questi anni è molto<br />
cambiata rispetto a quando ero giovane, ormai<br />
certe situazioni sono diventate normali<br />
e c’è uno sfasamento rispetto a quelle che<br />
un tempo erano regole inamovibili. Io stesso<br />
mi sono sposato due volte, ho sei figli ma il<br />
messaggio che mi piacerebbe dare è quello<br />
di attribuire comunque più importanza alla<br />
qualità della vita e dei rapporti. Siamo spesso<br />
“ Dobbiamo attribuire tutti più<br />
importanza alla qualità della vita e dei rapporti”<br />
presi da un ritmo forsennato che ci impedisce<br />
di valorizzare ciò che veramente conta e anche<br />
i media dovrebbero aiutare a far crescere<br />
questa coscienza”.<br />
– Il suo modo di vivere e di vestire è diventato<br />
un punto di rif erimento per i<br />
giovani di mezzo mondo. Questa cosa la<br />
rallegra o la spaventa ?<br />
“È con grande soddisfazione che osservo con<br />
orgoglio gli esiti positivi di una battaglia incominciata<br />
ventisei anni fa. È stata difficile<br />
e impegnativa, all’inizio sono impazzito per<br />
spingere un prodotto casual in un momento<br />
in cui era in controtendenza, poi finalmente,<br />
la gratificazione di vedere come anche i<br />
grandi brand del lusso lo propongano. Per me<br />
il casual rappresenta un modo di essere, sinonimo<br />
di libertà, mari aperti, prati verdi, cieli<br />
azzurri, dove poter far viaggiare la nostra<br />
fantasia ed essere davvero noi stessi. La mia<br />
in fondo è una filosofia di vita, non può che<br />
farmi piacere il fatto che sia condivisa”. ■<br />
Nella pagina<br />
accanto,<br />
un’immagine<br />
tratta da una<br />
recente campagna<br />
pubblicitaria della<br />
Diesel.<br />
Qui sopra,<br />
Renzo Rosso<br />
con i figli<br />
Andrea e Stefano.<br />
INDUSTRIA<br />
VICENTINA
44<br />
di Giorgio Ceraso<br />
cultura<br />
La Cina è sempre<br />
stata vicina<br />
L<br />
ascio dire ad altri se e in che misura<br />
l’economia cinese rappresenti un<br />
pericolo o un’opportunità per quella<br />
occidentale. Per parte mia desidero<br />
ricordare che l’incontro determinante fra Occidente<br />
ed Estremo Oriente risale ad eventi<br />
verificatisi nel XIII secolo. Uno è l’irruzione<br />
dei Mongoli in Europa, che, vittoriosi sull’armata<br />
tedesco-polacca nella battaglia di<br />
Liegnitz del 1241, furono però costretti alla<br />
ritirata per la morte del Gran Khan. L’altro<br />
è l’ingresso in Cina, intorno al 1260, dei<br />
due primi occidentali, i veneziani Niccolò<br />
e Matteo (o Maffeo) Polo. Erano padre e zio<br />
Mentre l’attualità<br />
ci parla della grande crescita<br />
economica della Cina di oggi,<br />
vale la pena risalire<br />
ai primi legami storici e<br />
agli influssi artistici che<br />
fin dal Medioevo si sono<br />
determinati tra la Cina e il<br />
nostro territorio.
del più celebre Marco, che a sua<br />
volta intraprese, ancor giovinetto,<br />
insieme ai predetti due congiunti,<br />
un viaggio in quelle terre nella<br />
primavera o nell’estate del 1271,<br />
facendo ritorno a Venezia nel<br />
1295, dopo aver scritto il famosissimo<br />
libro conosciuto come<br />
Il Milione. Altra circostanza di rilievo non<br />
secondario è stata la concomitante evangelizzazione<br />
operata dai francescani. Questi fatti<br />
ebbero ripercussioni, immediate e perduranti,<br />
sull’intera Europa: per i tempi e per la vastità<br />
delle aree coinvolte si trattò di una sorta<br />
di globalizzazione ante litteram. Dal punto<br />
di vista artistico l’incontro fra Occidente ed<br />
Estremo Oriente avvenne quando in Europa il<br />
gotico tentava di superare, con un linguaggio<br />
figurativo fantasioso e fantastico, la bipolarità<br />
dell’epoca medievale, combattuta tra le<br />
forze demoniache del male e il desiderio di<br />
Dio, tra l’orrore del peccato e delle passioni<br />
e i richiami del piacere cortese, tra il credere<br />
l’universo perfetto perché creato da Dio e lo<br />
sperimentare le sue storture, le sue antinomie,<br />
le sue aberrazioni. Ecco allora il mondo cinese<br />
offrire un repertorio quanto mai vario per<br />
le esigenze espressive di questo movimento<br />
artistico, che, quindi, è manifestazione autoctona<br />
meno di quanto si creda. Il diavolo,<br />
ad esempio, cessa di essere raffigurato con ali<br />
di angelo, in ossequio a quanto si legge nel<br />
Cap. 12 dell’Apocalisse, ed acquista invece un<br />
aspetto più ferino grazie alle ali di pipistrello,<br />
che lo identificano subito con il regno della<br />
notte, delle tenebre e dell’ombra. E ancora<br />
più cinese è il diavolo con le sembianze di<br />
cane, al quale l’Oriente attribuisce una condotta<br />
fedifraga e ingannatoria nei confronti<br />
dell’uomo, proprio come quella del demonio.<br />
Anche il drago, in Oriente essere benefico,<br />
Tra i segni lasciati dalla<br />
Cina nel Vicentino, da ricordare alcuni<br />
affreschi del Tiepolo a Villa Valmarana ai Nani:<br />
dal “Mercante cinese di stoffe” alla “Passeggiata<br />
del Mandarino”.<br />
ma in Occidente simbolo<br />
del male, subisce qui una<br />
trasformazione iconografica.<br />
Rappresentato sotto<br />
forma di serpente fino al<br />
XII sec., assume in seguito<br />
l’aspetto orientale di<br />
mostro orripilante, spesso<br />
sputafuoco, di fattezze<br />
grandiose e munito di<br />
grossi artigli. Ulteriori<br />
effetti iconografici derivano<br />
dalla importazione delle stoffe di seta e<br />
di altri manufatti tessili (il tessuto di cotone<br />
chiamato organdis prese il nome dalla città<br />
cinese di origine, Urgandisc). Vediamo così<br />
un richiamo cinese nelle vesti dei soldati ritratti<br />
nel Noli me tangere, affresco di Giotto<br />
del 1310 nella Cappella degli Scrovegni a<br />
Padova e nel manto e nella veste dell’angelo<br />
dell’Annunciazione del 1333 di Simone Martini.<br />
Pure cinese è la seta che, nel Martirio<br />
dei francescani a Tana, affresco di Ambrogio<br />
Lorenzetti del 1326, copre il cappello del<br />
mongolo. Il repertorio di personaggi orientali<br />
continua con Pisanello nella Partenza di San<br />
Giorgio del 1436-1438, affresco nella Chiesa<br />
di Sant’Anastasia di Verona, dove è raffigurato<br />
un guerriero mongolo tra un indiano a destra<br />
e un persiano a sinistra. Ma il fascino del<br />
lontano colpì anche fuori dall’Italia. Vediamo,<br />
infatti, un altro mongolo con il cappello<br />
a cono nel Cristo portacroce del 1515 circa,<br />
In apertura,<br />
particolare del<br />
“Mercante cinese<br />
di stoffe” di<br />
Giandomenico Tiepolo,<br />
affresco all’interno<br />
di Villa Valmarana ai<br />
Nani, a <strong>Vicenza</strong>.<br />
In alto,<br />
“La passeggiata del<br />
Mandarino”, altra<br />
opera del Tiepolo<br />
a Villa Valmarana;<br />
in basso, “I diavoli<br />
attendono i dannati”<br />
di Andrea Da Firenze,<br />
particolare di un<br />
affresco situato<br />
a S. Maria Novella.<br />
INDUSTRIA<br />
VICENTINA
46<br />
“San Giorgio e il<br />
drago”, di Paolo<br />
Uccello (1470 circa),<br />
alla National Gallery<br />
di Londra.<br />
Nella foto piccola<br />
due pezzi ceramici<br />
delle manifatture<br />
Antonibon<br />
(1776-1780).<br />
cultura<br />
“ Nel Settecento le ceramiche Antonibon di Nove<br />
sfornarono una quantità di pezzi “a cineserie””<br />
opera del<br />
nordico<br />
Hieronymus<br />
Bosch.<br />
Fra la moltitudine<br />
di<br />
umanità degradata,<br />
della<br />
quale sono<br />
rappresentati<br />
solamente i<br />
volti allucinati,<br />
grotteschi e deformi, spicca ancora un personaggio<br />
con il variopinto e punteggiato cappello<br />
conico, che richiama quello già visto in Pisanello.<br />
Con questo retroterra culturale, il ‘700<br />
diviene il secolo che consacra definitivamente,<br />
nel Rococò, il gusto e l’arte cinese, copiosamente<br />
collezionata soprattutto per quanto<br />
concerne le lacche, i bronzi, le porcellane, le<br />
ceramiche e non solo pedissequamente imitata<br />
negli oggetti, negli ornamenti, nelle architetture.<br />
Vediamo così la celebre manifattura di<br />
ceramiche Antonibon, con stabilimento<br />
a Nove di Bassano, nei pressi di <strong>Vicenza</strong>,<br />
sfornare una quantità di pezzi à cineserie. E a<br />
<strong>Vicenza</strong> Giandomenico Tiepolo lascia un ulteriore<br />
segno del gusto settecentesco per l’esotico:<br />
nella foresteria di Villa Valmarana ai Nani<br />
affresca, nel 1757, Il mercante cinese di stoffe,<br />
Un principe cinese dall’indovino e La Passeggiata<br />
del Mandarino. L’’800 artistico guarda<br />
ancora ad est, per un verso a quello meno<br />
remoto e per un altro a quello più estremo.<br />
L’interesse, infatti, si sposta verso i paesi musulmani,<br />
specialmente quelli che si affacciano<br />
sul mediterraneo, dando così vita alla corrente<br />
dei pittori noti con il nome di Orientalisti, fra<br />
i quali spiccano Delacroix, Ingres e l’italiano<br />
Alberto Pasini, e verso il Giappone, non appena<br />
cessa il suo isolamento politico. Anche nel<br />
‘900 molti artisti continuano a rivolgere la loro<br />
attenzione all’Estremo Oriente, affascinati dalla<br />
capacità, tipica dell’arte orientale in genere, di<br />
trasferire in immagine il concetto, proprio della<br />
dottrina zen, di provvisorietà e di vacuità di<br />
ogni fenomeno, che fa del distacco da ogni legame<br />
terreno il fulcro dell’umana felicità. ■
Una mostra, a <strong>Vicenza</strong>, ha proposto la grande collezione<br />
di piatti popolari veneti dell’Ottocento che fu di Leonardo<br />
Borghese, realizzati per gran parte da manifatture vicentine.<br />
Piatti popolari<br />
I<br />
l tradizionale appuntamento con la mostra<br />
“Capolavori che ritornano”, che la Banca<br />
Popolare di <strong>Vicenza</strong> ospita nella sede storica<br />
di Palazzo Thiene, ha coinciso, a cavallo tra<br />
il 2004 e il 2005, con la presentazione ufficiale<br />
della collezione di piatti popolari veneti che fu<br />
di Leonardo Borgese e che ora è stata acquisita<br />
dall’istituto di credito vicentino nell’ambito della<br />
propria attività di recupero<br />
e tutela di beni<br />
culturali e opere d’arte<br />
del territorio.<br />
La raccolta è stata<br />
La raccolta Borghese è<br />
stata allestita a Palazzo<br />
“ Più della metà dei pezzi porta il marchio<br />
di fabbrica di storiche manifatture Vicentine”<br />
esposta integralmente<br />
nella mostra “Piatti<br />
popolari veneti<br />
dell’800”, allestita a<br />
Palazzo Thiene nei<br />
mesi di dicembre<br />
e gennaio scorsi:<br />
Thiene: un’occasione<br />
unica per la conoscenza<br />
della storia figurativa e<br />
artigianale della terra<br />
Veneta.<br />
perfetto stato di conservazione.<br />
Tra le decorazioni<br />
prevalgono i personaggi,<br />
ma anche i fiori, la frutta,<br />
più rari gli animali.<br />
I pezzi sono quasi tutti<br />
marcati, a conferma del-<br />
Nella foto,<br />
“Primavera, estate,<br />
autunno”, tre<br />
grandi piatti dipinti<br />
a mano libera<br />
(Nove, Manifattura<br />
Antonibon, prima<br />
metà del XIX° secolo).<br />
un’occasione davvero<br />
l’intuito e della perizia del<br />
importante per la co-<br />
collezionista, che raccolse<br />
noscenza della storia figurativa e artigianale della le ceramiche girando per le fiere insieme all’amico<br />
terra veneta. Si tratta infatti di 151 ceramiche che Orio Vergani, anch’egli grande firma del Corriere<br />
Leonardo Borgese (1904-1986), pittore, scrittore e della Sera, nei negozi di bric-a-brac, nei mercatini<br />
critico d’arte del Corriere della Sera, raccolse con di beneficenza e anche nelle antiche osterie venete.<br />
passione durante tutta la vita e che gli eredi han- Un’ulteriore saliente caratteristica della collezione<br />
no ritenuto opportuno, per evitarne la dispersione, è che più della metà dei pezzi porta il marchio di<br />
far “rientrare in patria”, come prezioso tesoro del fabbrica di manifatture “vicentine”, che contende-<br />
genio popolare ottocentesco.<br />
vano accesamente il primato sul mercato a Nove<br />
Nella raccolta, oltre a numerosi piatti (che il col- e Bassano, in primis quella Sebellin, già Vicentini<br />
lezionista teneva appesi sui muri dipinti di colore del Giglio, ma anche quella Todescan e alcuni rari<br />
rosso vino della sua casa milanese, per meglio pezzi di quella Pesaro e di quella Luzzatto che, nel<br />
far risaltare i colori vivaci), si annoverano alcuni 1881, arrivava a produrre fino ad un milione di<br />
rarissimi “pezzi di forma”, come tre zuppiere in piatti l’anno. ■<br />
INDUSTRIA<br />
VICENTINA
48 cultura<br />
di Maria Pia Morelli<br />
D<br />
a settecento<br />
anni ad oggi<br />
ha affascinato<br />
e preso generazioni<br />
di studiosi, schiere di<br />
storici e critici dell’arte. Catturati<br />
dal carisma della sua<br />
personalità così sfaccettata di uomo di potere,<br />
spinto da una mai appagata ambizione e da una<br />
volontà e ingegno non comuni,anche medici e<br />
scienziati si sono da ultimi occupati di lui. E con<br />
risultati davvero straordinari quanto la fama che<br />
Grande successo a Verona (ventimila visitatori,<br />
moltissimi anche vicentini) della mostra su<br />
Cangrande della Scala, condottiero che interpretò<br />
il suo tempo con una visione di grande modernità!.<br />
Cangrande<br />
il grande<br />
un poeta come Dante ha saputo garantirgli.<br />
“Io venni a Verona a verificare sulla fede dei miei<br />
occhi quel che avevo sentito dire, e qui vidi le<br />
vostre grandiosità, vidi il bene che avete fatto e<br />
lo sperimentai ; e come prima avevo dubitato per<br />
quel che si diceva di voi che si fosse esagerato,<br />
così dopo riconobbi che quel che avete fatto era<br />
eccezionale.” Queste le parole scritte nella lettera<br />
di dedica del Paradiso dal sommo poeta, stupito<br />
dalla sua magnificenza e nobiltà d’animo. Perché<br />
da settecento anni ad oggi il destino di Cangrande<br />
della Scala, leggendario veronese, è sempre lo<br />
stesso: continuare a stupire. Questo l’effetto sortito<br />
anche sugli oltre ventimila visitatori dell’interessante<br />
mostra<br />
Nella mostra di Castelvecchio<br />
è stata riproposta tutta<br />
la potenza dellla signoria<br />
scaligera, che tanto influenzò<br />
all’epoca anche la storia<br />
vicentina.<br />
allestita<br />
a Verona<br />
nel museo<br />
di Castelvecchio,<br />
dal titolo<br />
apparentemente<br />
macabro e<br />
comunque<br />
misterioso: Cangrande della Scala, la morte e il<br />
corredo di un principe nel medioevo europeo.<br />
Un successo che ha premiato la validità di<br />
un’idea certamente non facile da plasmare, dato<br />
che alla luce dei riflettori si trovava al posto di
canoniche opere d’arte la mummia dello scaligero<br />
più famoso al mondo.<br />
Intuizione giusta quella di Paola Marini, direttrice<br />
dei musei d’arte e monumenti di Verona,<br />
che con la collaborazione di uno staff entusiasta<br />
e competente di cui facevano parte l’architetto<br />
Alberto Erseghe, curatore dell’originale allestimento<br />
e Rossella Pasqua di Risceglie per il<br />
coordinametnto organizzativo, ha ottenuto un<br />
risultato importante. Il percorso lungo il quale<br />
si è dipanata la mostra ha illuminato, grazie agli<br />
esiti degli studi interdisciplinari resi possibili in<br />
seguito alla seconda ricognizione dell’arca avvenuta<br />
nel febbraio 2004, aspetti sconosciuti<br />
dell’uomo e degli usi relativi ai cerimoniali funebri<br />
del tempo. L’aver ricostruito questo ricco<br />
mosaico di vita medioevale ha inaspettatamente<br />
risvegliato una coscienza storica collettiva alimentata<br />
dalla conoscenza delle gesta di questo<br />
grande condottiero.<br />
Figlio terzogenito di Alberto I della Scala, nacque<br />
a Verona nel 1291 con il nome di Francesco<br />
ma ben presto diventò per tutti Cangrande,<br />
laddove l’appellativo associato al nome indicava<br />
le doti di coraggio, fedeltà e forza fisica<br />
che fin da piccolo aveva manifestato. Appena<br />
diciottenne affiancò il fratello Alboino nella<br />
guida della città, rivelando con grande fascino<br />
e autorevolezza di possedere le caratteristiche<br />
dell’uomo di potere e di battaglie. Nato sotto<br />
il segno di Marte, dio della guerra, riuscì ad<br />
imprimere nell’animo di amici e nemici tutta<br />
la passione delle sue “notabili” imprese, dimostrando<br />
con liberalità e profonda energia, come<br />
scrisse Dante, di “non curar d’argento né d’affanni”.<br />
Con Cangrande la potenza della signoria<br />
scaligera raggiunse l’apice, sia in termini di<br />
territori conquistati, sia per un generale miglioramento<br />
della qualità di vita e per l’importante<br />
svolta urbanistica e culturale che diede alla<br />
città. Intraprese numerose imprese belliche che<br />
lo portarono ad assoggettare buona parte della<br />
Marca, guadagnandosi ammirazione e rispetto<br />
anche da parte dei nemici poiché, come scrisse<br />
un cronista alla sua morte, avvenuta nel 1329,<br />
“combatteva sempre personalmente le sue guerre<br />
“. Dimostrò doti di abile politico e di raffinato<br />
mecenate facendo della propria corte, magnifica<br />
e principesca, un luogo d’incontro per uomini<br />
di cultura, studiosi ,alti prelati, ambasciatori,<br />
artisti, cavalieri, magistrati, musici e mercanti.<br />
Il mondo di Cangrande, quindi, è quello di una<br />
comunità di profilo elevato, dal gusto raffinato,<br />
propensa ad accogliere tutte le fascinose sollecitazioni<br />
provenienti da paesi lontani, in particolare<br />
dall’Oriente. Magica e favolosa regione della terra<br />
che aveva fatto breccia nell’immaginario collettivo<br />
con i racconti di Marco Polo. Un universo che<br />
si apriva a scambi commerciali e travasi di culture,<br />
che come sottolinea Paola Marini, era antesignano<br />
della società globalizzata di oggi.<br />
La mostra di Castelvecchio ha reso leggibile<br />
tutto ciò; aprire l’arca è stato come schiudere<br />
un forziere stracolmo di informazioni preziosissime<br />
quanto i tessuti che rivestivano il corpo di<br />
Cangrande. Un corredo funebre approntato per<br />
l’occasione ricco di teli in broccato verde con<br />
formelle romboidali, lampassi di seta rosso con<br />
disegno a pigna d’oro, stoffa a fasce verticali di<br />
giallo e turchese corredata da una scritta araba<br />
in oro laminare ; tessuti allora genericamente<br />
conosciuti come “ panni tartarici “.<br />
La celeberrima statua equestre di Cangrande<br />
della Scala, splendidamente collocata da Carlo<br />
Scarpa all’esterno, nel cuore del palazzo-fortezza<br />
di Castelvecchio, ha vegliato solenne il flusso<br />
dei visitatori, tra i quali anche i componenti<br />
la giunta di Assindustria <strong>Vicenza</strong>. Un omaggio<br />
d’obbligo ad un condottiero che ha saputo<br />
interpretare il suo tempo con una visione di<br />
grande modernità. ■<br />
In apertura il<br />
monumento a<br />
Cangrande esposto<br />
alla mostra di<br />
Castelvecchio.<br />
Qui sopra il<br />
monumento<br />
funebre del celebre<br />
condottiero e una sala<br />
della mostra.<br />
INDUSTRIA<br />
VICENTINA
50<br />
associazione<br />
Assoflash<br />
Raggruppamento<br />
<strong>Vicenza</strong> Nord Ovest:<br />
Alberto Zamperla<br />
presidente<br />
Alberto Zamperla è stato eletto alla<br />
presidenza del Raggruppamento di<br />
<strong>Vicenza</strong> Nord Ovest dell’Associazione.<br />
Subentra a Egidio Scorzato, giunto a<br />
finr mandato. Zamperla è presidente<br />
della “Antonio Zamperla”, azienda di<br />
Altavilla vicentina leader nella realizzazione<br />
di giostre e attrezzature per<br />
parchi di divertimento.<br />
Il Raggruppamento <strong>Vicenza</strong> Nord<br />
Ovest comprende circa 150 aziende<br />
di otto comuni (Altavilla, Arcugnano,<br />
Costabizzara, Creazzo, Gambugliano,<br />
Isola <strong>Vicentina</strong>, Monteviale e Sovizzo).<br />
Zamperla guida un consiglio direttivo<br />
completato dalla presenza di Michele<br />
Adda (OMPAR, Arcugnano), Romano<br />
Bisin (Sepran, Isola <strong>Vicentina</strong>), Franco<br />
Ferappi (Ferappi <strong>Industria</strong> Serigrafica,<br />
Creazzo), Luigi Mosele (Mosele Elettronica,<br />
Costabissara) e Manuel Scortegagna<br />
(Scortrans, Altavilla <strong>Vicentina</strong>)<br />
Franco Masello<br />
presidente della sezione<br />
marmo ed estrattive<br />
Franco Masello, consigliere delegato<br />
della Margraf Marmi Vicentini<br />
di Chiampo, è il nuovo presidente<br />
della sezione marmo ed estrattive<br />
dell’Associazione <strong>Industria</strong>li. Subentra<br />
a Isnardo Carta, giunto alla fine<br />
del mandato.<br />
Vicepresidente della sezione è Alberto<br />
Girardini (Fratelli Girardini, Sandrigo).<br />
Il consiglio direttivo è poi composto<br />
da Enrico Bauce (Bauce Narciso, San<br />
Pietro Mussolino), Giancarlo Bocchese<br />
(Miramarmi, San Pietro Mussolino),<br />
Isnardo Carta (Carta Isnardo, Montecchio<br />
Precalcino), Alessandro Faedo<br />
(Faba Marmi, Cornedo Vicentino),<br />
Giuseppe Faedo (Faedo Giuseppe,<br />
Chiampo), Stefano Lovato (Marmi<br />
Chiampo, San Pietro Mussolino), Diego<br />
Marchiori (SIG, Dueville), Carlo<br />
Pizzato (Pizzato & Pozza, Conco),<br />
Marco Rancan (<strong>Industria</strong> Zoccolini<br />
Rancan, Chiampo), Paolo Tellatin<br />
(Gruppo Adige Bitumi, Mezzocorona),<br />
Alberto Vaccari (Vaccari Antonio Giulio,<br />
Montecchio Precalcino).<br />
Cemento, calce, laterizi,<br />
ceramica, vetro e abrasivi:<br />
Egidio Scorzato<br />
presidente della sezione<br />
Egidio Scorzato, presidente del Gruppo<br />
Effe 2 di Isola <strong>Vicentina</strong> (canne<br />
fumarie e laterizi spciali), è il presidente<br />
della sezione cemento, calce,<br />
laterizi, ceramica, vetro e abrasivi<br />
dell’Associazione.<br />
Scorzato guida un consiglio direttivo<br />
composto dai vicepresidenti Giancarlo<br />
Bisazza (Bisazza, Alte di Montecchio<br />
Maggiore) e Arrigo Piovan (Villaga<br />
Calce, Villaga) e dai consiglieri
Umberto Barattoni (Calce Barattoni,<br />
Schio), Elvira Broccardo (Vetreria<br />
Romagna, Malo), Giovanni Cecchetto<br />
(Ceramica Cecchetto, Nove), Camillo<br />
Fracasso (Fornace Silma, Malo), Alfonso<br />
Piazza (Gruppo Stabila, Isola<br />
<strong>Vicentina</strong>), Roberto Roberti (Impasti<br />
e Ceramiche Roberti (Bassano Del<br />
Grappa), Renzo Spiller (Fornace Centrale,<br />
Malo) e Ugo Zanrosso (Fornaci<br />
Zanrosso, Malo).<br />
Plastica e gomma:<br />
Giuseppe Filippi<br />
confermato presidente<br />
Giuseppe Filippi, titolare della Pieffe<br />
Plast di Bolzano Vicentino, è stato<br />
confermato alla presidenza della<br />
sezione materie plastiche e gomma<br />
dell’Associazione <strong>Industria</strong>li.<br />
Filippi è alla guida di un consiglio<br />
direttivo composto dai vicepresidenti<br />
Carlo Brunetti (Api, Musso-<br />
lente) e Walter Stefani (Stefanplast,<br />
Castegnero), e dai consiglieri Fabio<br />
Bertotto (Global Plast, Grisignano<br />
di Zocco), Luigi Giovanni De Tomi<br />
(Sacme, Malo), Leopoldo Destro<br />
(Aristoncavi, Brendola), Alessandro<br />
Mezzalira (Faraplan, Fara Vicentino),<br />
Silvano Spiller (CMP Industrie, Vigodarzere),<br />
Claudio Zappella (Abb<br />
Sace, Marostica) e Riccardo Danieli<br />
(Indest, Bassano del Grappa).<br />
Accordo Assindustria-<br />
Trenitalia Cargo per il<br />
rilancio del traffico merci<br />
sulla <strong>Vicenza</strong>-Schio<br />
Il presidente dell’Assindustria Massimo<br />
Calearo e il responsabile di<br />
Trenitalia Cargo per il Nordest<br />
Giovanni Dalla Via hanno siglato<br />
un’intesa in base alla quale da<br />
marzo Trenitalia Cargo ha affidato<br />
a Sistemi Territoriali il servizio di<br />
terminalizzazione ferroviaria verso<br />
la località della <strong>Vicenza</strong>-Schio, con<br />
una riorganizzazione che consentirà<br />
significativi risparmi nei costi<br />
per Trenitalia, il raggiungimento del<br />
pareggio e in prospettiva di un utile<br />
per Sistemi Territoriali, il mantenimento<br />
del servizio per le aziende<br />
industriali interessate.<br />
Trenitalia Cargo, <strong>Confindustria</strong><br />
Veneto e le aziende interessate attraverso<br />
Assindustria <strong>Vicenza</strong> hanno<br />
convenuto che, per le potenzialità<br />
economiche dell’Alto Vicentino e per<br />
la nota criticità del sistema viario,<br />
era opportuno individuare uno strumento<br />
per porre i presupposti di<br />
un rilancio del trasporto merci sulla<br />
<strong>Vicenza</strong>-Schio.<br />
Trenitalia Cargo ha individuato il<br />
giusto interlocutore in Sistemi Territoriali,<br />
società di trasporto ferroviario<br />
di proprietà della Regione Veneto e<br />
da essa incaricata di fornire servizi<br />
ferroviari non solo nel traffico passeggeri<br />
locale di diretta competenza,<br />
ma anche con riferimento proprio ai<br />
servizi merci di terminalizzazione.<br />
Regione Veneto, Trenitalia Cargo,<br />
<strong>Confindustria</strong> Veneto e Assindustria<br />
<strong>Vicenza</strong> hanno ribadito l’impegno a<br />
considerare questo risultato il punto<br />
di partenza per un rilancio del trasporto<br />
ferroviario merci sul bacino<br />
della <strong>Vicenza</strong>-Schio, impegnandosi ad<br />
un monitoraggio costante dell’andamento<br />
del traffico e prevedendo appositi<br />
incontri, per risolvere eventuali<br />
problemi che venissero alla luce.<br />
Siglato protocollo d’intesa<br />
con delegazione serba<br />
L’Associazione <strong>Industria</strong>li e l’Agenzia<br />
governativa per lo sviluppo<br />
economico di Leskovac e della regione<br />
di Jablanica (REEDA) hanno<br />
firmato un protocollo d’intesa di<br />
cooperazione istituzionale che punta<br />
a sviluppare reciproche forme<br />
di collaborazione e di interscambio<br />
commerciale tra il sistema produttivo<br />
vicentino e quello serbo.<br />
L’accordo è stato siglato tra il vicepresidente<br />
Adamo Dalla Fontana,<br />
INDUSTRIA<br />
VICENTINA
52<br />
associazione<br />
delegato per gli Affari internazionali,<br />
e il presidente di REEDA, Vladimir<br />
Kostic, affiancato dal segretario generale<br />
dell’Agenzia serba, Miodrag<br />
Bogdanovic.<br />
Telelavoro: una guida<br />
completa realizzata<br />
dall’Associazione<br />
Il Servizio Sindacale e Previdenziale<br />
dell’Associazione <strong>Industria</strong>li ha realizzato<br />
una guida al telelavoto, forma<br />
di rapporto professionale capace di<br />
conciliare la flessibilità e la modernizzazione<br />
richieste dalle aziende con le<br />
esigenze personali e familiari dei lavoratori,<br />
utilizzando gli strumenti messi a<br />
disposizione dalla tecnologia informatica<br />
e dalle reti di comunicazione.<br />
La guida, a disposizione delle aziende<br />
associate, realizzata con il sostegno<br />
della Banca Popolare di <strong>Vicenza</strong>,<br />
è uno strumento di facile consultazione<br />
per mettere in evidenza tutti i<br />
vantaggi del telelavoro e le modalità<br />
con cui applicarlo.<br />
“Il telelavoro – osserva Giorgio Xoccato,<br />
consigliere incaricato per l’Area<br />
Lavoro e Relazioni <strong>Industria</strong>li di Assindustria<br />
<strong>Vicenza</strong> – è una modalità<br />
lavorativa innovativa che può permettere,<br />
oltre ad una riduzione dei<br />
costi di gestione aziendali, anche una<br />
maggior flessibilità nel disporre delle<br />
risorse umane, con evidenti vantaggi<br />
sia per le imprese, sia per i lavoratori.<br />
Lo sviluppo del telelavoro può rappresentare<br />
indubbiamente un volano<br />
per il rilancio della competitività delle<br />
aziende, soprattutto di piccole e medie<br />
dimensioni, e dell’occupazione”.<br />
La guida realizzata dall’Associazione<br />
propone un’analisi dettagliata
dei benefici legati all’introduzione<br />
del telelavoro, come la riduzione<br />
del pendolarismo e dei problemi<br />
connessi (non ultimo l’inquinamento<br />
ambientale), le opportunità offerte<br />
a portatori di handicap, la copertura<br />
temporale dell’intero processo<br />
produttivo e il ricorso a forze lavoro<br />
presenti ovunque nel mondo, come<br />
risorsa di cui avvalersi in un contesto<br />
di globalizzazione dell’economia.<br />
Una guida<br />
per il mercato russo<br />
L’Associazione <strong>Industria</strong>li ha realizzato<br />
una “Guida alla Russia” che si<br />
presenta come uno strumento offerto<br />
alle imprese italiane per inserirsi<br />
nel mercato russo.<br />
“La Russia sta registrando ritmi di<br />
crescita economica notevolissimi,<br />
molto vicini a quelli della Cina, mostrando<br />
fame di ‘Made in Italy’, e<br />
grazie alla sua attuale bilancia dei<br />
pagamenti è diventato un ottimo<br />
paese pagatore – spiega il vicepresidente<br />
dell’Associazione, Adamo<br />
Dalla Fontana –. Per evitare che le<br />
esportazioni in Russia restino un fatto<br />
episodico, legato alla congiuntura,<br />
le aziende devono organizzarsi, dare<br />
continuità alla loro presenza in quel<br />
paese e presidiare un mercato che<br />
resterà importante anche in futuro.<br />
Per questo motivo l’Assindustria, avvalendosi<br />
del Centro di Ricerca sulla<br />
Finanza e Fiscalità Internazionale<br />
e in collaborazione con la Banca<br />
Popolare di <strong>Vicenza</strong>, ha avviato un<br />
progetto legato al mercato russo, di<br />
cui fa parte la guida: un essenziale<br />
strumento operativo per le imprese<br />
interessate a pianificare le strategie<br />
di insediamento produttivo o commerciale<br />
in quel paese”.<br />
Accordo per la fornitura<br />
di energia elettrica a<br />
tutte le aziende associate<br />
L’Associazione <strong>Industria</strong>li e un primario<br />
fornitore di energia elettrica,<br />
hanno siglato un accordo-quadro per<br />
la fornitura di energia elettrica alle<br />
aziende associate con consumi inferiori<br />
a 100.000 Kwh/anno (piccole e<br />
piccolissime imprese). Si tratta di uno<br />
dei primi acordi in tal senso a livello<br />
nazionale.<br />
La modalità di erogazione delle<br />
forniture di energia elettrica dipende<br />
dal consumo energetico: per le<br />
aziende con consumi compresi tra 0<br />
e 100.000 Kwh all’anno la fornitura<br />
sarà diretta con l’accordo-quadro<br />
dell’Assindustria; per le aziende con<br />
consumi superiori a 100.000 Kwh/<br />
anno la fornitura avverrà tramite il<br />
consorzio Energindustria, che già dalla<br />
liberalizzazione del mercato opera<br />
nella fornitura di energia a condizioni<br />
economiche particolarmente vantaggiose<br />
e attualmente ha circa settecento<br />
aziende consorziate.<br />
Con questo accordo Energindustria<br />
copre tutta la gamma dei consumi,<br />
garantendo le forniture a prezzo<br />
scontato per tutte le aziende associate<br />
che vogliono entrare nel<br />
libero mercato.<br />
Dal 1° luglio dello scorso anno anche<br />
l’azienda più piccola può entrare nel<br />
mercato libero dell’energia, e questo<br />
accordo va appunto in questa direzione:<br />
consente a tutte le aziende, senza<br />
più limiti dimensionali, di beneficiare<br />
di risparmi economici nella fornitura<br />
dell’energia.<br />
INDUSTRIA<br />
VICENTINA
54<br />
osservatorio<br />
Non cambia la situazione congiunturale<br />
Nel periodo ottobre-dicembre 2004<br />
il saldo produttivo è risultato positivo<br />
anche se su un valore inferiore<br />
rispetto al trimestre precedente. A<br />
fronte del 36% delle aziende che ha<br />
dichiarato aumenti di produzione, il<br />
31% delle ditte ha segnalato cali produttivi.<br />
Il saldo di opinione è stato<br />
così pari a 5 (9 nel precedente trimestre;<br />
-2 nel 4° trimestre 2003). In<br />
termini quantitativi, nel quarto trimestre<br />
2004 la produzione industriale<br />
vicentina risulta aumentata dello<br />
0,9% (0,6 nel trimestre precedente,<br />
-0,9% nello stesso periodo dell’anno<br />
precedente).<br />
Il fatturato ha mostrato il seguente<br />
andamento: Italia +0,3%, Europa<br />
+1,2%, extra-UE -1,2%.<br />
L’andamento dell’export è stato<br />
ancora condizionato dal<br />
forte apprezzamento dell’euro<br />
nei confronti del dollaro.<br />
Anche le pressioni competitive dei<br />
Paesi a basso costo del lavoro hanno<br />
accentuato le difficoltà di molti<br />
operatori a competere su mercati<br />
sempre più globalizzati.<br />
Il saldo occupazionale nel quarto<br />
trimestre del 2004 è rimasto su<br />
valori negativi come nel trimestre<br />
precedente. In complesso gli addetti<br />
risultano calati dello 0,7%.<br />
È diminuita dal 44 al 40% la quota<br />
di aziende che segnalano ritardi negli<br />
incassi ed è leggermente migliorata<br />
la situazione di liquidità delle imprese.<br />
Nel quarto trimestre del 2004 i prezzi<br />
delle materie prime sono aumentati nel<br />
61% delle aziende, con un incremento<br />
medio del 13%. I prezzi dei prodotti<br />
finiti sono cresciuti nel 36% dei casi,<br />
con un aumento medio dell’8%.<br />
Le previsioni del mondo imprenditoriale<br />
vicentino per il trimestre<br />
gennaio-marzo del 2005 confermano<br />
l’estrema incertezza della fase<br />
congiunturale: la produzione e gli<br />
ordini dal mercato interno dovrebbero<br />
diminuire rispettivamente dello<br />
0,4% e dello 0,7%. Anche l’occupazione<br />
dovrebbe calare dello 0,5%. Le<br />
esportazioni evidenziando invece una<br />
sostanziale stabilità.<br />
Nel breve periodo non si evidenziano<br />
60<br />
50<br />
40<br />
30<br />
20<br />
10<br />
0<br />
-10<br />
-20<br />
PRODUZ.<br />
EXPORT<br />
Abbigliamento<br />
Tessile<br />
Alimentare<br />
Produzione ed export<br />
1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005<br />
Concia<br />
Mobile<br />
Mat. plastiche<br />
Orafo<br />
Meccanico<br />
-10,0<br />
-10,0<br />
-10 -8<br />
-6<br />
- 6,0<br />
Produzione<br />
4º trimestre 2004<br />
Saldi di opinione<br />
-4<br />
quindi particolari segnali di ripresa,<br />
permanendo una situazione di complessiva<br />
stagnazione produttiva.<br />
I dubbi sull’andamento futuro sono<br />
confermati dai dati sulle previsioni<br />
di investimento per il 2005. Essi mettono<br />
in luce che solo nel 13% delle<br />
imprese è previsto in aumento il<br />
livello degli investimenti (14% nella<br />
precedente rilevazione). Il 30% delle<br />
aziende (38% nel trimestre precedente)<br />
ha dichiarato di non avere in<br />
programma alcun investimento nei<br />
prossimi dodici mesi.<br />
-1,3<br />
-0,5<br />
0,8<br />
-2 0 2<br />
4,7<br />
8,4<br />
4 6 8 10
<strong>Industria</strong> <strong>Vicentina</strong> - importazioni, esportazioni, saldo commerciale.<br />
1985-2004<br />
(miliardi di lire fino al 2001 - dal 2002 milioni di eruo)<br />
Anno Export Var. % Import Var. % Saldo commerciale<br />
1985 5.739,9 3.621,5 +2.118,4<br />
1986 5.343,0 -6,9 3.742,0 +3,3 +1.601,0<br />
1987 5.832,6 +9,2 3.294,3 -12,0 +2.538,3<br />
1988 6.196,5 +6,2 4.511,9 Le esportazioni +37,0 vicentine +1.684,6<br />
1989<br />
1990<br />
1991<br />
7.251,1<br />
7.486,0<br />
7.561,4<br />
+17,0<br />
+3,2<br />
+1,0<br />
5.419,5 nei principali +20,1 paesi +1.832,4 2002-2003<br />
5.360,0 -1,0 +2.126,0<br />
(milioni di euro)<br />
5.400,4 +0,8 +2.126,0<br />
1992 8.221,6 +8,7 5.501,7 +1,9 +2.719,9 2002 2003<br />
1993<br />
1994<br />
1995<br />
1996<br />
10.946,4<br />
12.463,0<br />
14.890,0<br />
15.276,0<br />
+33,1<br />
+13,9<br />
+19,5<br />
+2,6<br />
6.303,1 +14,6<br />
EUROPA<br />
7.964,0 +26,4<br />
9.288,0 Tot. Unione +16,6 Europea<br />
8.393,0 Francia -9,6<br />
+4.643,3<br />
6.947,9 5.616,6<br />
+4.499,0<br />
5.050,9 +5.602,03.574,8<br />
1.014,8 +6.883,0 738,6<br />
1997 16.514,0 +8,1 9.328,0 Germania +11,1 1.262,5 +7.186,0 896,4<br />
1998 16.770,0 +1,6 9.622,0 UK +3,2 +7.148,0 773,1 572,8<br />
1999<br />
2000<br />
2001<br />
2002 mil. euro<br />
2003<br />
2004<br />
17.878,8<br />
21.037,7<br />
22.982,8<br />
11.786,7<br />
10.586,2<br />
11.273,3<br />
+6,6<br />
+17,7<br />
+8,1<br />
-1,1<br />
-10,2<br />
-6,5<br />
9.539,6 Spagna -0,9<br />
12.908,7 +35,3<br />
AFRICA<br />
13.109,3 +5,3<br />
AMERICA<br />
6.877,6 +0,9<br />
5.984,8 Usa -13,0<br />
6.286,2 ASIA +5,0<br />
+8.337,2 532,7 389,6<br />
+8.129,0<br />
331,7 291,3<br />
+9.873,5<br />
2.275,1 1.748,9<br />
+4.909,1<br />
1.730,1 +4.601,41.286,8<br />
1.494,4 +4.985,11.475,2<br />
Cina 209,5 223,2<br />
Hong Kong 364,6 335,8<br />
Giappone 167,5 176,6<br />
OCEANIA 140,4 133,8<br />
Imprese per settore di attività in provincia di <strong>Vicenza</strong><br />
TOTALE GENERALE 11.189,4 9.265,8<br />
2001 2002 2003 2004<br />
Attività connesse con l’agricoltura 13.684 12.910 12.253 11.978<br />
Estrazione di minerali 163 165 164 175<br />
Alimentare 1.092 1.134 1.181 1.245<br />
Tessile 773 769 733 775<br />
Abbigliamento 1.316 1.312 1.264 1.131<br />
Pelli e Cuoio 1.099 1.096 1.077 1.076<br />
Legno 1.054 1.047 1.013 975<br />
Carta, stampa, editoria 657 659 650 642<br />
Chimica 255 250 260 256<br />
Gomma e materiale plastiche 509 525 523 555<br />
Lav. minerali non metalliferi 992 990 971 960<br />
Metalmeccanico 7.343 7.513 7.559 7.593<br />
Altre industrie 2.786 2.758 2.739 2.766<br />
Energia 63 72 101 101<br />
Edilizia ed inst. impianti 9.781 10.473 10.950 11.424<br />
Commercio 20.281 20.811 21.081 21.497<br />
Alberghi e ristoranti 3.725 3.763 3.791 3.873<br />
Trasporti 3.039 3.096 3.117 3.093<br />
Servizi finanziari 2.043 2.011 2.145 2.111<br />
Servizi 8.561 9.283 9.768 10.303<br />
Istruzione 271 292 302 300<br />
Altri servizi pubblici 3.371 3.435 3.492 3.749<br />
Fonte: elab. Fondazione<br />
L’esportazione per paese 2003/2004<br />
Le esportazioni vicentine<br />
nei principali paesi<br />
(milioni di euro)<br />
<strong>Vicenza</strong> Export 2003 2004<br />
EUROPA 6.937,8 7.460,2<br />
Unione Europea 4.893,7 5.170,4<br />
Francia 1.000,7 1.093,3<br />
Germania 1.236,3 1.294,3<br />
UK 745,8 740,3<br />
Spagna 565,7 626,0<br />
Svizzera 355,1 491,9<br />
Russia 154,0 197,8<br />
Turchia 222,7 262,6<br />
AFRICA 290,8 305,2<br />
AMERICA 1.748,5 1.740,1<br />
Usa 1.286,4 1.273,7<br />
Messico 102,1 77.2<br />
ASIA 1.475,0 1.618,6<br />
Cina 223,2 277,9<br />
Hong Kong 335,6 334,9<br />
Giappone 176,6 177,9<br />
Emirati Arabi 127,6 141,5<br />
OCEANIA 113,9 124,6<br />
Australia 97,2 105,7<br />
TOTALE GENERALE 10.586,2 11.271,3<br />
Tassi e condizioni bancarie<br />
Osservatorio tassi al 31 marzo 2005<br />
Indagine relativa alla provincia<br />
di <strong>Vicenza</strong> su un campione di<br />
imprese con positivi indicatori<br />
economico-finanziari<br />
Conto corrente<br />
Tasso franco commissione 7,71 %<br />
max scoperto<br />
Spese per operazione 1,39<br />
Valuta per assegni 3,1 gg. Lav.<br />
fuori piazza<br />
Anticipi su fattura/contratti<br />
Tasso aperto 3,16 %<br />
Smobilizzo italia<br />
Tasso sbf 2,59 %<br />
Commissione incasso effetti 2,2 %<br />
cartaceo<br />
Commissione incasso effetti 1,9 %<br />
elettronico<br />
Valuta portafoglio cartaceo 4,6 gg. lav.<br />
Valuta portafoglio elettronico<br />
4,5 gg. lav.<br />
Operazioni con l’estero<br />
Tasso lire per anticipi export 2,47 %<br />
Spread a favore della banca 0,31 %<br />
su eurodivisa<br />
Crediti di firma<br />
Fidejussione italia 0,53 %<br />
Indicatori di riferimento<br />
Bce 2,0 %<br />
Prime rate ABI 7,125 %<br />
Euribor 3 mesi lettera 2,166 %<br />
Rendimento lordo 3,380%<br />
titoli pubblici<br />
INDUSTRIA<br />
VICENTINA
56<br />
translation<br />
Renzo’s style<br />
Renzo Rosso<br />
on his 50th birthday<br />
Renzo Rosso, the founder of Diesel<br />
football club of<br />
Bassano has won<br />
the Italian championship.<br />
I do support<br />
the team of<br />
and the creator of its great success, is my town. I believe<br />
now 50 years old. This businessman’s that a company<br />
story began in 1978, when together making a profit<br />
with some other textile entrepreneurs must be commit-<br />
from the Veneto, he set up the Genius ted to the place<br />
Group, a melting pot of ideas from where it is based,<br />
which leading trademarks such as since the local<br />
Katherine Hamnett, Replay, Goldie, authorities give<br />
Martin Guy and Diesel have come out. you little support.<br />
Once he established the company However, now<br />
and registered the trademark, Rosso that I am fifty, I<br />
soon searched collaborators just like have acquired<br />
him, i.e. young, creative and quite in my job wide<br />
unconventional, and together they expertise and I<br />
launched a brand-new idea of jeans. have had many<br />
Indeed, he was the first to make dé- accomplishments, which still urge me you must also fight to get your ideas<br />
lavé denim by using undyed textile to do many other things. I come from accepted, you must not just impose<br />
looking as if it was worn-out, a false the world of casual and now we are them with authority. I always seek the<br />
vintage. It was a striking success. moving to the pret-à-porter, which is perfection of things, I’m never satis-<br />
Today Diesel is known all the over much more complex and harder but fied with the final result, I’m just ad-<br />
world, with 5,500 outlets and 255 it is a nice challenge. I have three dicted to precision and convinced that<br />
stores, five of which in New York. trademarks – Diesel, D-Squared and you can always do better things. The<br />
A vast distribution network which Martin Margiela – which are quite irony that comes out from our ads is<br />
scores an annual turnover amounting demanding, as they need the use of typical of my way of life. I am a bright<br />
to approx. € 1 billion, 85% of which highly advanced and innovative tech- and cheerful person but, above all, I<br />
is made out of Italy.<br />
nologies and I want to dedicate my am capable of putting myself at stake<br />
– Everyone think you are a suc- utmost care to them. I enjoy myself and maybe this is the real secret of a<br />
cessful businessman, capable of when I’m at work”.<br />
creative man like me”.<br />
taking risks and staking your – Your sector is a symbol of – Your prices get higher , yet you<br />
future. In sports terms, one creativeness and ingenuity: but are still the leader of the mar-<br />
would say that you hav e won what else is needed to become ket with the creation of a mass<br />
everything. Are there any other an undisputed leader?<br />
niche. So is the paradox the<br />
accomplishments you would e lik “To be able to work in a team. I al- secret tool which has made your<br />
to achieve?<br />
ways love talking with my collabora- business policy successful?<br />
“As far as sport is concerned, I have tors, with whom I share work, ideas “When twenty years ago I made my<br />
not won much, even though the junior and strategic choices. I think that first jeans, I was forced to sell them
abroad because these products with<br />
a complex look and totally different<br />
from the usual ones were rejected<br />
in Italy. Now these exclusive and<br />
unique products are highly appreciated,<br />
because the world economy in<br />
the 1990s has changed a lot, as it<br />
is supported by the new rich living in<br />
countries such as Russia and China<br />
and other former-communist nations<br />
which have only recently experienced<br />
free market. The new economy has<br />
brought about upstart wealth which<br />
enables people to look for highly<br />
appealing and more customised<br />
products. At a certain point, we found<br />
ourselves at a cross-roads: should we<br />
make a mass product and expand or<br />
make a specific, niche product? We<br />
chose the second option, as it was<br />
more in line with my wish to make<br />
fine, lasting things rather than focusing<br />
on quantities. With this idea in<br />
mind, in order to better embody our<br />
corporate strategy aimed at making<br />
exclusive and finer clothes, we have<br />
halved the outlets, which went from<br />
10,000 to 5,500”.<br />
– Today everyone talks about er<br />
search and innovation: what are<br />
the prospects now for an avantguard<br />
company like yours?<br />
“I have always trusted technology.<br />
Do you know that we were probably<br />
the first company in Italy to use the<br />
fax system in a widespread way?<br />
In 1982 I went to the state telephone<br />
company to buy thirteen fax<br />
machines, which I then gave to my<br />
agents throughout Italy, but none<br />
of them wanted to use them. This<br />
is why I wanted you to understand<br />
how it was difficult to change people’s<br />
thinking. They preferred to rely on the<br />
30-year-old state postal system. Technology<br />
at Diesel’s is highly advanced.<br />
As we have made large quantities,<br />
we have been able to focus on highly<br />
advanced industrial production processes.<br />
Indeed, in the 1990s, we were<br />
able to make together with Elettrosystem<br />
prototypes on the computer and<br />
work out the first automatic laser cutting.<br />
52 employees of our staff deal<br />
with research and we work together<br />
with many software houses. We are<br />
the only company making 39 sophisticated<br />
systems work together to<br />
control production, management and<br />
retailing in those countries around the<br />
world where we are operating”.<br />
– The match of trademark with<br />
made-in-Italy may be the ey k<br />
for development in the whole<br />
1/2004<br />
country. How do you fight counterfeiting?<br />
“This is a hot issue, as today our<br />
trademark is very popular and it is<br />
one of the most counterfeited trademarks<br />
in India and in China. We have<br />
legal offices scattered all around the<br />
world which work for us only. We<br />
are forced to protect ourselves also<br />
because the Government does not<br />
carry out strict control operations at<br />
the Customs and there are not any<br />
laws capable of adequately protecting<br />
our products. I cannot deny that<br />
being counterfeited makes me somehow<br />
feel pleased, because it means<br />
that our trademark has virtually<br />
conquered the world. This is the win-<br />
INDUSTRIA<br />
VICENTINA
58<br />
translation<br />
ning trait of made-in-Italy. It does not strategy. We have managed to make<br />
“Certainly a better society, with widespread<br />
welfare in the world and few<br />
differences among social classes. It<br />
does not seem to me that politics in<br />
general is able to provide solutions in<br />
the long term. I am a left-wing man,<br />
but I hardly recognise myself in the<br />
Italian left, as it is too quarrelsome<br />
and makes few proposals. Governments<br />
should share common strategies,<br />
export culture rather than weapons,<br />
fight against illiteracy and help<br />
many countries get out of ignorance.<br />
Culture enables you to freely decide<br />
who you want to be, while ignorance<br />
makes you be ruled by other people.<br />
Ignorant masses have always been<br />
mean that production must necessar- our product just unique and com- subject to regimes which, sheltered<br />
ily take place in Italy, even though as pletely different from the others. We under the banner of religion, man-<br />
far as we are concerned, the work have imposed ourselves on the market aged to rule a country. On the other<br />
done abroad went from over 60% because we did take any risk. Note hand, you cannot explain why some<br />
to 45%. This is why a collection must that we even make limited produc- people choose to blow themselves up.<br />
take into account different price tion lots of just 500 items a month, My message is basically nearly evan-<br />
ranges, in order to enable those cus- both women’s and men’s, to be sent gelical. I want to tell young people<br />
tomers having a certain view of life to just 10 stores worldwide. These are that Heaven is our life now. No one<br />
and a specific taste to afford the gar- garments with exclusive prints and in- has seen the Heaven of afterlife.<br />
ment that is more suitable and right sets which are indeed asked for by ad- – Many young people would lik e<br />
for them. This is a rule of the global dicted collectors and they are in great to join your team due to your<br />
market, in order not to exclude the demand. The downfall of Levi’s was due way of conceiving work, which<br />
consumer from it”.<br />
to a lack of trust in the product devel- enables everyone to express<br />
– Diesel sells “5-pocket” jeans, opment, thus choosing quantity-aimed oneself at its best and with the<br />
that is ordinary jeans at a con- strategies and distributing just one utmost freedom. Is there anyway<br />
sumer price amounting to € single item, the traditional jeans 501, a rule you cannot do without?<br />
180-200, double the Levi’s which while the mass market must be faced “I never look for stars or number one<br />
until a few years ago was the with a wide and diversified range of people but rather “number two” peo-<br />
market leader, and that was products”.<br />
ple, who want to grow together and<br />
unthinkable even to Americans. – What are the values of life you carry on the wonderful Diesel dream<br />
How did you succeed in this en- take inspiration from and what by working in a team”.<br />
terprise which nearly veryone e values do you think your “Die- – Diesel does not belong to a<br />
considered to be impossible? sel dream” may hand down to traditional cultural model which<br />
“Creativeness has been our winning young people?<br />
has historically mar ked Italian
companies but it gets out of also affect the futur e of Italian has become the benchmark for<br />
pre-determined ideas: Mr Rosso, fashion?<br />
young people from nearly the<br />
do you believe you can set an “Italian people are generally at the whole world over. Are you happy<br />
example?<br />
forefront of both fashion and fine taste, or scared about that?<br />
“Diesel world is very much appreci- but if we want to live with the times, “I can see quite proudly and with<br />
ated but also quite envied. Anyway, I we must set up marketing-oriented great satisfaction the successful out-<br />
would like other people to see how companies and focus on leading brands. come of a challenge I took twenty-six<br />
we work and do things. Ours is the In doing so, we will be able to keep on years ago. It was hard and tough; at<br />
most wanted Italian company by leading the market and impose our the beginning I went mad to launch<br />
head hunters, yet the turnover of our made-in-Italy style. We must create the a casual product at a time when<br />
staff amounts to approx. 2% annu- style, in order not to be affected by it was bucking the trend and then,<br />
ally, when the percentage is usually other people’s conditionings or rules”. eventually, I felt rewarded to see that<br />
around 13-14%. Our employees do – Social and demographic even the luxury brands now offer it. To<br />
not leave, they are highly motivated, changes, welfare increase, me, casual wear is a way of being, a<br />
involved in the things we do, happy late marriages , many childless synonym of freedom, of open seas,<br />
and enjoy sharing our work experi- couples and many rich singles of green meadows, of light blue skys,<br />
ence. They can travel and nearly all bring about big changes among where my imagination can fly and I<br />
of them have a credit card. If, at the consumers worldwide. What do can be actually who I am. Mine is<br />
end of the year, things have gone well, you think of these aspects? virtually a philosophy of life and I<br />
they do share profits equally.” “It is true that society in the last few can just feel proud to hear that it is<br />
– In the past your chose inter- years has changed a lot, compared<br />
nationalisation but today you to when I was young. By now, some<br />
shared by others”.<br />
delocalised in Puglia and in Sicily;<br />
what has made you change<br />
your mind?<br />
situations have become the norm<br />
and there’s a gap between current<br />
rules and the rules of the past, which<br />
The Allies are coming!<br />
“It was a forced choice, because it is were considered to be for a lifetime. In search for the best competive-<br />
only thanks to the third-party compa- Personally, I got married twice and I ness, companies must focus on a<br />
nies from Puglia and Sicily that we have six children, but my message few increasingly important strategies:<br />
still manage to stay in Italy; Here in is anyway that it is necessary to collaboration and strategic co-op-<br />
the north, there are now only offices give greater importance to the<br />
eration, forms of advanced<br />
and there are no longer any third- quality of life and of relations.<br />
internationalisation,<br />
party companies doing work on order We are often rushing and<br />
which must not<br />
to support the made-in-Italy”. that prevents us from con-<br />
be just<br />
– The Italian textile industry sidering what is actually<br />
is experiencing strong reces- worth, and the media<br />
sion at the moment. Business should also help<br />
operators are quite worried develop this aware-<br />
about the invasion of textiles ness”.<br />
and products from China and – Your way<br />
from other Asian countries into of life and<br />
our markets. Will this scenario of clothing
60<br />
translation<br />
“territorial shopping”, innovation<br />
and reseach also in partnership with<br />
other firms, innovative finance aimed<br />
at reviewing the relationship with financial<br />
entities.<br />
These are the key suggestions resulting<br />
from a survey on partnership and<br />
internationalisation of small and medium-sized<br />
enterprises carried out by<br />
Cuoa Impresa on behalf of the Assindustria<br />
and shown during the meeting<br />
of the Small Companies’ Committee.<br />
The survey covers approx. 130 small<br />
and medium-sized enterprises from<br />
<strong>Vicenza</strong>, and the results gathered<br />
confirm their steady willingness to<br />
enter worldwide markets.<br />
Just a few key figures above all: forms<br />
of strategic co-operation or collaboration<br />
with more specific goals have already<br />
been set up steadily by two out<br />
of three companies (65%), mostly on<br />
designing (27%), but also on production<br />
(20%), and less on distribution<br />
and logistics (8%). The objectives of<br />
these kinds of co-operation are just<br />
practical and mainly set up to make<br />
an integrated product, in order to<br />
share trading resources to enter new<br />
countries and, to a minor extent, to<br />
share productive resources, to develop<br />
relationship and business, to finance<br />
development and, eventually, to reduce<br />
purchasing costs.<br />
The ones who have already set up<br />
forms of co-operation did that firstly<br />
with a partner (53%), then with suppliers<br />
(47%), with one’s own customers<br />
(28%) and eventually with one’s<br />
own competitors (17%). The majority<br />
(69%) has set up co-operation within<br />
one’s own field of activity, but there<br />
is also a high percentage (42%) of<br />
co-operation with companies from<br />
complementary sectors, while only<br />
3% has set up co-operation in very<br />
different sectors from one’s own.<br />
The survey also points out that the<br />
ones who set up co-operation are<br />
younger companies, those belonging<br />
to a group and those of a certain size<br />
(70% of those with at least a € 30<br />
million turnover).<br />
The globalisation process requires<br />
that companies increasingly and<br />
more steadily operate on the market.<br />
The survey also clearly shows that, in<br />
order to take development opportunities,<br />
companies cannot consider to<br />
grow just within their internal lines,<br />
but that they can choose alternate<br />
development based on aggregations<br />
and on strategic alliances, by both<br />
uniting local companies and foreign<br />
businesses too.<br />
With this starting point, the Small<br />
Companies’ Committee within the <strong>Industria</strong>lists’<br />
Association has developed<br />
a project to see which opportunities<br />
and which impacts the new forms of<br />
aggregation and co-operation among<br />
companies can have on internationalisation<br />
strategies and on corporate<br />
operativeness.<br />
Athena lands<br />
in the USA and in India<br />
Athena, an Alonte-based firm, specialised<br />
in the production of flat-cut<br />
gaskets, shorn, pressed and drawn<br />
metal components, aluminium cylinders<br />
working for engines, has been<br />
fostering for years a remarkable<br />
development policy by following ways<br />
within the company itself , as well as<br />
through acquisitions, and by significantly<br />
promoting on highly advanced
technological products. Within this<br />
policy is to be found the latest establishment<br />
of two new companies, set<br />
up to directly enter two key markets<br />
such as the American and the Indian<br />
markets. These two companies named<br />
“Athena USA” and “Athena India”<br />
have been set up through a joint-venture<br />
with local partners.<br />
The establishment of the two companies<br />
is the latest step of an internationalisation<br />
process which the<br />
Athena Group has set up for years. In<br />
1998 the Alonte-based firm acquired<br />
a 50% share in the stock capital of<br />
the Brazilian Vedamotors company,<br />
from the Santa Catarina state in the<br />
south-east of Brazil. Eight years later<br />
the employees at Vedamotors grew<br />
from 8 to over 60 and the turnover<br />
increased by ten times and grows by<br />
25-35% each year.<br />
Therefore, the Group is now made up<br />
of Athena, the parent company established<br />
in Alonte in 1973 with currently<br />
three factories which represent the<br />
technological and strategic fulcrum<br />
of the group, of Athena Sud located<br />
in Brindisi, of BlueTech (industrial<br />
technical items), of RPM (diaphragms<br />
for methane and GPL spoilers ), of<br />
Vedamotors and, of course, of Athena<br />
USA and Athena India. Altogether, the<br />
Group consists of about 400 employees,<br />
half of whom in Alonte. All of<br />
these companies have been certified.<br />
The awareness of directly operating<br />
on the final markets began to develop<br />
within the company in the early<br />
1990s. In 1992 Athena joined for<br />
the first time the “Motorcycling Fair”<br />
in Cincinnati,<br />
Ohio. “We soon<br />
realised that we<br />
were actually<br />
unable to sell in<br />
the States the<br />
range of motorcycling<br />
items<br />
we had, which<br />
nearly covered<br />
100% of the European<br />
demand<br />
– remembers<br />
Giovanni Mancassola,<br />
founder<br />
and managing director of the Athena<br />
Group –. The demad there was for<br />
different items for different motorbikes,<br />
so a new range of products had<br />
to be developed. That implied huge investments,<br />
but it was the only chance<br />
of meeting the needs of the largest<br />
and the richest market in the world.<br />
Therefore, we set up the right range<br />
of products and began to sell them.<br />
But the American customer is used<br />
to getting the goods within 24 hours<br />
after the order is placed, and the supplies<br />
from Italy to our leading clients,<br />
though fast, could not be shorter than<br />
30-40 days.The end results was often<br />
a shortage of goods in the warehouses<br />
of our American distributors, who<br />
were forced to supply the goods of<br />
our competitors. To better exploit the<br />
US market potential, we had to set<br />
up there a new corporate structure of<br />
ours”. Therefore, in July 2004, the new<br />
Athena USA company started to be<br />
operative with an American partner.<br />
Another country showing a remark-<br />
able growth on which the Alontebased<br />
company has focused its development<br />
policy is India. A company<br />
named Athena India has thus been<br />
set up through an Indian partner<br />
with a 50% share, in order to deal<br />
in the production of technical items,<br />
but which little by little will handle all<br />
the product lines now made in Italy.<br />
The factory will be built in one of the<br />
most industrialised areas of the country,<br />
close to large factories to which<br />
the products of the Alonte company<br />
will be given, as well as close to the<br />
sourcing of raw materials. All the<br />
machineries will be purchased new,<br />
many of them in Italy, and installed in<br />
India. 90% of the production will aim<br />
at the Indian market, the Middle-East,<br />
the south-east Asia and the centre<br />
and the south of Africa. The rest will<br />
be covered by the European market.<br />
“In two or three years’ time, we are<br />
confident to reach a hundred employees<br />
– says Mancassola –. India<br />
is a country with great prospects and<br />
INDUSTRIA<br />
VICENTINA
62<br />
translation<br />
with a remarkable growth potential.<br />
The ones who will now settle in there<br />
will have the advantage of having<br />
reached this destination earlier than<br />
the great rush which will take place<br />
in five-six years’ time”.<br />
Marbles of the century<br />
Who is the designer? Giorgio De<br />
Chirico. Some time ago, such a question<br />
and answer could be heard in<br />
the daily talks at Margraf, a Chiampo-based<br />
company which under the<br />
name of “<strong>Industria</strong> Marmi Vicentini”<br />
has marked the history of the economy<br />
in its area. Established in 1906 by<br />
a group of Chiampo’s families, later<br />
joined by Gaetano Marzotto, Margraf<br />
underwent a further change just<br />
at the beginning of the year 2000,<br />
when it was joined by Gabriele Negro,<br />
who was appointed Chairman of the<br />
company and by Silvio Xompero as<br />
its Chief Executive. Thus the whole<br />
company structure virtually changed,<br />
as well as the development strategies<br />
were directed elsewhere. Negro and<br />
Xompero were also joined by Franco<br />
Masello as managing director, who is<br />
in charge of the international market.<br />
The company is own structured on<br />
four parts, has over 150 employees,<br />
a hundred of whom at Chiampo’s<br />
factory, and it has become the leader<br />
of the marble market again, with its<br />
over € 30 million annual turnover. In<br />
the last five years, after the changes<br />
made by the new management, the<br />
company’s productive structure and<br />
the penetration of both domestic and<br />
international markets, especially in<br />
the USA, the Middle East and Asia in<br />
general have been marked by a clear<br />
and definite upward trend.<br />
The company’s policy has deeply<br />
changed, as it relies on a more flexible,<br />
younger structure. Namely, these<br />
are manifest signs of a cultural revolution<br />
within the company, which brings<br />
about positive results both in terms of<br />
profit and of image.<br />
Everyone will never forget Giorgio De<br />
Chirico, who used the marbles worked<br />
by this Chiampo-based company to<br />
build the bathrooms of the Triennale<br />
in Milan. In Milan again, its marbles<br />
were also used to build the Galleria.<br />
The destination of Margraf’s products<br />
boasts a wide and open sprectrum,<br />
which itself may be the best guarantee<br />
for the future: from the Hall of<br />
Justice in Haifa, Israel to the 7-star<br />
most luxurious hotel in the world<br />
located in Kuwait; from the Matitone<br />
which closely overlooks the Genoa<br />
port to the very long series of highly<br />
prestigious works bearing the trademark<br />
of the Chiampo’s company.<br />
In 1999 the turnover was about €<br />
14 million, while in 2004 it reached<br />
over € 30 million. But it is not just<br />
a matter of figures. It is the belief<br />
that one can do better things and,<br />
what’s more, it has to do with the<br />
latest strategy at Margraf’s, aimed to<br />
enter the Chinese market through a<br />
productive unit which will be set up in<br />
the middle of the most industrialised<br />
area, where the annual growth is<br />
marked by a two-digit percentage.<br />
This is the new path to the Eastern<br />
world, followed with not only products<br />
of light and fine manufacture but also<br />
with high quality, technologically ad-
vanced materials. This new course has<br />
in the meantime become successful<br />
all over the world and has changed<br />
the quantity/price ratio.<br />
This will be the ribbon to be cut at the<br />
one-hundredth celebrations of the Chiampo’s<br />
company. At the same time, no<br />
one will forget its successful past history<br />
marked by a unique style, which<br />
you can still see when you go through<br />
the front door of Margraf. From the<br />
Liberty design to that of the 1930s<br />
and the 1940s, matched by the right<br />
furniture: everything is there to tell<br />
everyone that history has an indelible<br />
value. The evidence of how today’s<br />
businessmen highly rate memories,<br />
meant as the bearing structure of current<br />
development, is to be found in the<br />
company’s project to build, on an over<br />
400 sq m area, an archive-museum of<br />
the company. These are the dearest<br />
and the most valuable things, just like<br />
old family photos.<br />
Compressors for the<br />
Vatican too<br />
With their compressors the Vatican<br />
prints the “Osservatore Romano” and<br />
the particles which the Pope uses to<br />
celebrate mass. The Ministry of the Cultural<br />
Heritage is restoring all the most<br />
important and most famous sights<br />
of Rome, from the Trevi Fountain to<br />
Navona square, thanks to their air compressed,<br />
made-in-<strong>Vicenza</strong> equipment.<br />
Then, there are also the Rolls Royce<br />
engines for the large cruise ships and<br />
merchant ships, huge pistons which<br />
are over one and a half metre long<br />
and which would never be set in motion<br />
without that initial thrust given by<br />
compressed air. Even the plastic bottles<br />
of Russian drinks are once again<br />
made thanks to the machineries fabricated<br />
in the two factories located in<br />
Via Filzi, in Olmo di Creazzo.<br />
After having reached the domestic and<br />
the international markets, by selling its<br />
own products throughout the north of<br />
Europe and Russia, Parise Compressori<br />
of Olmo di Creazzo has been strengthening<br />
its co-operation with the Vatican,<br />
which was started 10 years ago. Recently,<br />
three new 50-horsepower compressors<br />
have been purchased by the<br />
Vatican city and they are used in the<br />
Vatican’s printing works to print the<br />
pages of the “Osservatore Romano”,<br />
as well as to make the particles which<br />
both the Pope and the cardinals give to<br />
the worshippers during mass. From the<br />
home compressors used to blow balls<br />
and tyres to huge tanks capable of<br />
compressing so much air as to move a<br />
translatlantic ship, Parise Compressori<br />
began its succesful business 45 years<br />
ago, led by its founder Turi Parise, who<br />
is still running the company together<br />
with his sons Luca and Marco. There<br />
are now 40 workers employed in the<br />
two factories located in Via Filzi, for<br />
an annual turnover amounting to<br />
several million euros. “For instance,<br />
we reached Russia – says Turi<br />
Parise – thanks to trade fairs.<br />
Our business relationship has<br />
lasted for years by now”. Basically,<br />
the function of compressors<br />
is to keep feeding the<br />
machineries in case of black-outs. As<br />
for ship engines, diesel-powered pistons<br />
and huge metal blocks, compressors<br />
replace that part which may correspond<br />
to a battery in a car. “What<br />
is needed is an initial force capable of<br />
moving the pistons for a while – says<br />
Luca Parise, the company’s commercial<br />
manager –. Such huge engines<br />
are indeed too heavy to be started up<br />
otherwise, and the compressed air is<br />
just used at the beginning of the drive<br />
process. The rest of the work is done<br />
by fuel”. High pressure air turbines<br />
(approx. 30 bar) may reach approx.<br />
the dimensions of a parallelepiped<br />
with a 6 sq m base and a 3 sq m<br />
height, at a variable price, depending<br />
on the model.<br />
“Among the applications we have<br />
had so far – says Marco Parise, the<br />
company’s technical and accounting<br />
manager – there is the latest reconstruction<br />
of the Miracoli square in<br />
Pisa, the work at Como’s picture gallery<br />
or at the Enel plant in Tivoli.<br />
INDUSTRIA<br />
VICENTINA