Digital Video - Coral Electronic
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VERSUS<br />
58<br />
Versus<br />
a bassa frequenza<br />
dv<br />
n.130 Febbraio 2011
La storia del subwoofer<br />
Prima di parlare degli aspetti costruttivi, possiamo utilmente<br />
iniziare con la definizione stessa di subwoofer e con quello<br />
che in seguito è diventato lo standard costruttivo di questo<br />
diffusore. Il subwoofer è un componente chiamato a riprodurre<br />
soltanto la porzione più bassa delle frequenze della<br />
musica o del sonoro dei film. All’inizio, i sub fecero il loro<br />
ingresso nella sala d’ascolto perché furono tirati dentro e<br />
resi necessari dalle dimensioni dei diffusori che si andavano<br />
man mano riducendo. I migliori dell’epoca utilizzavano un<br />
grosso altoparlante caricato in genere in sospensione pneumatica<br />
e filtrato passivamente. Si trattava comunque di sub<br />
dedicati a sistemi di altoparlanti ben precisi, motivo per il<br />
quale erano definite a priori le caratteristiche del crossover<br />
per ottenere un incrocio ottimale.<br />
n.130 Febbraio 2011<br />
Man mano i diffusori di piccole dimensioni sono diventati<br />
sempre più di moda e quindi aumentati vertiginosamente<br />
come numero. La varietà di modelli e di dimensioni dei satelliti<br />
si è portata dietro una variazione notevole della risposta<br />
riproducibile in gamma bassa a seconda dei midwoofer impiegati,<br />
tanto che è diventato difficile, se non del tutto impossibile,<br />
determinare una corretta frequenza di incrocio<br />
per il crossover passivo del sub. Le prime realizzazioni senza<br />
crossover passivo prevedevano un crossover elettronico<br />
che aveva la possibilità di adattare le caratteristiche dell’incrocio<br />
e che si connetteva tra preamplificatore ed amplificatori<br />
di potenza. Immediatamente i costruttori più attenti<br />
hanno intuito che quella era la strada da seguire, vista la<br />
possibilità di aggiungere nel crossover elettronico anche<br />
delle equalizzazioni che da un lato consentivano una maggiore<br />
estensione verso il basso e dall’altro permettevano, a<br />
dv 59<br />
VERSUS<br />
di Gian Piero Matarazzo
VERSUS<br />
60<br />
parità di estensione, di ridurre le dimensioni del box. Lo step<br />
successivo, venuto quasi subito come naturale<br />
estensione, è stato quello di aggiungere un amplificatore interno,<br />
in modo da svincolare il sub dal resto dell’impianto.<br />
Comunque sia, con un crossover attivo o con un passivo il<br />
vero tallone di Achille nella riproduzione delle basse frequenze<br />
è costituito dall’escursione della membrana. Più la<br />
membrana è chiamata a riprodurre frequenze basse e più si<br />
deve muovere avanti ed indietro. Superato il suo limite costruttivo<br />
l’emissione inizia ad essere distorta, dapprima solo<br />
sui picchi e quindi difficilmente udibile, e poi sempre di più,<br />
con una emissione non più proporzionale al segnale che gli<br />
fornisce l’amplificatore. Oltre tale escursione è inutile andare,<br />
anche se il pericolo di rotture meccaniche è raggiungibile<br />
a potenze ancora maggiori. Investito di una importanza che<br />
prima non aveva, il subwoofer è stato vorticosamente inghiottito<br />
dal mercato, che ha cercato immediatamente di<br />
adattare la produzione di questi scatoloni ai desideri degli<br />
audiofili che richiedevano a gran voce delle dimensioni più<br />
contenute. L’idea che a molti progettisti sembrò intelligente<br />
fu quella di indurire le sospensioni, una operazione che ha<br />
per diretta conseguenza la riduzione del volume di carico.<br />
Per compensare tale modifica e riottenere quasi del tutto le<br />
caratteristiche necessarie fu aumentata di molto la massa<br />
della membrana, fino a giungere nelle versioni più estreme<br />
ad oltre 350 grammi per un trasduttore da dodici pollici. Le<br />
dimensioni dei subwoofer si sono ridotte all’inverosimile ma<br />
oltre il limite dei quaranta litri risultava effettivamente difficile<br />
pretendere una tenuta in potenza almeno decorosa. Il<br />
punto debole dell’escursione è stato affrontato con grande<br />
impegno dai progettisti di altoparlanti, tanto da rivoluzionare<br />
da un lato il disegno del polo centrale e realizzando bobine<br />
mobili molto alte, mentre dall’altro lato si è provveduto a<br />
realizzare tutte le parti meccaniche collegate alla bobina in<br />
grado di reggere ampi spostamenti in tutta linearità.<br />
L’escursione nel giro di qualche anno si è triplicata e con essa<br />
anche la tenuta in potenza. A questo punto il volume del<br />
box che deve caricare il woofer è diventato una sorta di scatola,<br />
da cucire attorno al trasduttore, e poco male se la risposta<br />
può arrivare a malapena a 60-70 Hz: ci pensa l’equalizzatore<br />
a fornire un boost, un rinforzo alle frequenze desiderate,<br />
tanto l’escursione lo permette. Abbiamo allora esaltazioni<br />
anche di 12-15 decibel alla frequenza più bassa che<br />
vogliamo riprodurre, correzioni che pretendono però la disponibilità<br />
di tensioni molto elevate, che possono essere fornite,<br />
alle frequenze bassissime, soltanto da amplificatori<br />
inusitatamente potenti. La disponibilità dei nuovi amplificatori<br />
digitali ad altissimo rendimento ha reso possibile questo<br />
balzo in alto della potenza disponibile, peraltro a basso costo,<br />
con alette di raffreddamento ridottissime e con tanti<br />
chili di trasformatore risparmiati.<br />
Le aspettative<br />
Prima di andare a testare tutti i subwoofer in prova cerchiamo<br />
di valutare con attenzione le caratteristiche che un sub,<br />
economico o costosissimo, deve o dovrebbe possedere. Gestire,<br />
come abbiamo visto, volumi ridotti e bassissime frequenze<br />
implica il contenimento discreto delle vibrazioni e<br />
delle limitazioni dovute al movimento, anche minimo, delle<br />
pareti di legno. Da un lato bisogna comunque dire che più<br />
piccolo è il box e minori sono i rischi di “crisi” della sua struttura.<br />
Aspettiamoci comunque dei cabinet solidi, costruiti<br />
adottando un incollaggio attento con spessori del legno notevoli.<br />
Per i sub di dimensioni maggiori di 15-18 litri è quasi<br />
d’obbligo almeno un rinforzo interno, col fissaggio del trasduttore<br />
sul pannello che in ogni caso deve essere solidissimo,<br />
effettuato con un buon numero di viti dalla presa nel legno<br />
certa e stabile. In un passato recente il costruttore ac-<br />
dv<br />
corto montava l’elettronica di potenza in un volume totalmente<br />
chiuso per evitare che l’aria spostata dalla membrana<br />
all’interno del diffusore insinuandosi tra i connettori di ingresso<br />
e di uscita provocasse fischi o soffi indesiderati. Figurarsi<br />
se il mercato poteva accettare una complicazione costruttiva<br />
per un po’ di aria spostata. Immediatamente si sono<br />
resi disponibili connettori a tenuta d’aria o, più recentemente,<br />
connettori ricoperti di colla anti-trafilaggio dell’aria: problema<br />
risolto. Anche la schermatura del complesso magnetico,<br />
certamente abbastanza onerosa per woofer di dimensioni<br />
notevoli, è stata del tutto abbandonata. Da un lato il tubo catodico<br />
sta sparendo, e dall’altro possiamo notare che in genere<br />
questo è sistemato almeno ad un metro e mezzo dalla<br />
potenziale sorgente di disturbo non più in grado di alterare i<br />
colori. La configurazione di carico in bass reflex tiene ancora<br />
banco, viste le dimensioni dei trasduttori sempre abbastanza<br />
piccole, mentre la sospensione pneumatica sembra rinascere<br />
nelle realizzazioni più costose a causa del cessato “allarme<br />
escursione” oggi meno pressante anche nella fascia di prodotti<br />
economici. Attenzione però a non associare d’ufficio la<br />
configurazione della sospensione pneumatica ad una blanda<br />
pendenza acustica, visto che l’utilizzo di generosi passa-alto<br />
sottosmorzati produce alla fine nei subwoofer più economici<br />
un andamento della risposta acustica assimilabile a quella di<br />
un bass reflex, con tutti gli svantaggi che questa scelta comporta<br />
almeno in termini di smorzamento. Dell’elettronica di<br />
comando e della sua evoluzione nel tempo abbiamo già parlato.<br />
Quello che occorre notare nella valutazione di un<br />
subwoofer amplificato, anche economico come quelli in prova<br />
in questo Versus, riguarda la versatilità degli ingressi, delle<br />
uscite e dei controlli. Molto spesso concentrandosi soltanto<br />
sul dover estrarre le massime prestazioni dal subwoofer i<br />
progettisti finiscono per dimenticare che questo tipo di diffusore<br />
deve per forza interfacciarsi con un sistema satellite.<br />
Personalmente aggiungo che la difficoltà da superare, che<br />
maggiormente ci preoccupa quando connettiamo un sub a un<br />
sistema di satelliti, riguarda proprio la scelta della frequenza<br />
di incrocio col satellite e la differenza di fase acustica tra le<br />
due emissioni. E qui in genere casca l’asino. Se avete dato<br />
uno sguardo a tutti i test di subwoofer che effettuiamo sia su<br />
<strong>Digital</strong> <strong>Video</strong> che su AUDIOREVIEW vi sarete resi conto della<br />
notevole discrepanza tra le frequenze di taglio indicate sul<br />
pannello di controllo e l’effettiva risposta acustica che si ottiene,<br />
mai in linea con le indicazioni e mai troppo propensa a<br />
scendere vicino alle frequenze di incrocio più basse. Occorrerà<br />
allora tenerne conto quando ci saremo convinti che se la<br />
manopola del crossover elettronico indica 60 Hz per la frequenza<br />
di taglio probabilmente il subwoofer sta emettendo<br />
indisturbato 90-100 Hz. Eppure non ci vuole molto a realizzare<br />
un buon compromesso tra lettura e frequenza di incrocio.<br />
Altra potenziale arma da poter usare è quella della fase. Una<br />
taratura fine della fase consente un incrocio preciso ed efficace<br />
mentre un semplice deviatore che consente solo la posizione<br />
di zero e quella di 180 gradi anche se aiuta risolve poco.<br />
Abbiamo già spiegato in altre occasioni che un controllo<br />
fine della fase nel contesto di un crossover elettronico costa<br />
più o meno quattro euro e non credo che sia una cifra che<br />
possa mettere in crisi le aziende che producono amplificatori<br />
per subwoofer. A proposito di questi e della realizzazione del<br />
diffusore cercheremo di accertare la provenienza della costruzione,<br />
con qualche indicazione del tipo “Made in Italy”<br />
che dovremmo poter trovare magari sul pannello dell’amplificatore.<br />
Va posta attenzione anche alla gestione degli ingressi<br />
e delle uscite. Normalmente è possibile connettersi al sub sia<br />
tramite uno spezzone di cavo di potenza direttamente<br />
dall’amplificatore dei satelliti, utilizzando così un segnale di<br />
livello elevato, sia tramite un cavo coassiale prendendo il segnale<br />
di basso livello dal preamplificatore o direttamente dalla<br />
sorgente. Questa seconda opzione ci consente di sganciar-<br />
n.130 Febbraio 2011
ci dalla qualità dell’amplificatore destinato ai satelliti ma ci<br />
sgancia anche dal livello della pressione degli stessi, tanto<br />
che ad ogni aumento o diminuzione del volume dell’amplificatore<br />
occorre un nuovo riallineamento del volume del<br />
subwoofer. La differenza tra gli ingressi ad alto e basso livello<br />
è costituita soltanto da una rete resistiva che abbassa il livello<br />
della tensione di ingresso proveniente dall’amplificatore<br />
rendendola simile a quella di una sorgente. Una certa attenzione<br />
va posta allo stadio di ingresso dell’amplificatore del<br />
subwoofer non tanto per l’impedenza di ingresso, ormai standardizzata<br />
e sufficientemente elevata, quanto per il rischio di<br />
saturazione del primo stadio che può inficiare del tutto la<br />
prestazione del sub. Se uno stadio composto da un buffer o<br />
da un amplificatore di ingresso è sistemato prima del potenziometro<br />
del volume può accadere che in presenza di segnali<br />
elevati saturi distorcendo il segnale. Abbassare il volume del<br />
sub ovviamente non serve a nulla, visto che il potenziometro<br />
attenua un segnale già distorto al suo ingresso. Per fortuna è<br />
n.130 Febbraio 2011<br />
un caso oggi abbastanza raro che comunque è stato riscontrato<br />
da un certo numero di lettori. Tutto si risolve con un attenuatore<br />
(due resistenze) poste direttamente sul connettore<br />
di ingresso. Nel test proveremo anche a sovrapilotare l’ingresso<br />
dei sub in prova per notare comportamenti anomali.<br />
Le misure effettuate riguardano la risposta in frequenza, ripresa<br />
su tre posizioni della manopola del crossover: la minima,<br />
la massima e quella mediana. Il comportamento dinamico<br />
del sub è bene espresso dalla misura della MOL che ci spiega<br />
per ogni terzo di ottava quale è la massima pressione indistorta.<br />
Va notato che in generale il contenuto energetico delle<br />
bassissime frequenze nel contesto di un brano musicale è<br />
molto basso, mentre nella riproduzione degli effetti del video<br />
una buona MOL costituisce una perfetta presentazione per<br />
un subwoofer. Quelli che proviamo in questo Versus sono<br />
sub di dimensioni e prezzo contenuti, motivo per il quale dovremmo<br />
aspettarci pressioni massime comprese tra i 100 ed i<br />
110 decibel. dv<br />
dv 61<br />
VERSUS
DESCRIZIONE GENERALE E COLLEGAMENTI VERSUS<br />
62 dv<br />
Indiana Line<br />
Basso 930<br />
Il subwoofer italiano appare contenuto<br />
nelle dimensioni ma abbastanza pesante<br />
con i suoi quasi tredici chilogrammi.<br />
Le sei viti che bloccano il trasduttore<br />
da quasi nove pollici sono fissate<br />
direttamente nel legno ed appaiono<br />
stranamente molto corte per questo utilizzo,<br />
anche se presentano una presa<br />
abbastanza gagliarda, col legno che non<br />
si sconvolge più di tanto anche svitando<br />
e riavvitando le viti. Il trasduttore è collegato<br />
all’amplificatore con cavi non<br />
troppo spessi, ma comunque lunghi<br />
quanto basta per poter agevolmente<br />
sconnettere i due faston polarizzati. Il<br />
cavo è ricoperto da una guaina spugnosa<br />
che evita movimenti “scontrollati” alle<br />
forti variazioni di pressione interna limitando<br />
un fenomeno apparentemente<br />
ininfluente come il soffio generato dal<br />
movimento dell’aria tra i cavi di collegamento.<br />
Qualcuno ha fatto delle misure<br />
molto complesse su questa potenziale<br />
fonte di rumore interno ed i costruttori<br />
più attenti si stanno uniformando. Il cabinet<br />
è realizzato impiegando MDF a<br />
densità elevata dello spessore di 19 millimetri,<br />
incollato molto bene, stuccato e<br />
verniciato nero opaco con un trattamento<br />
abbastanza coriaceo e ben resistente<br />
ai piccoli urti che possono verificarsi<br />
nell’uso e nella sistemazione in<br />
ambiente. L’interno presenta tutte le<br />
pareti rivestite di materiale acrilico,<br />
tranne ovviamente la base, occupata dal<br />
woofer passivo che ha un diametro simile<br />
a quello attivo. Probabilmente il progettista<br />
ha rinunciato alla pur allettante<br />
tentazione di utilizzare un woofer passivo<br />
di dimensioni maggiori per contenere<br />
le dimensioni definitive del subwoofer<br />
stesso. Nonostante le dimensioni tutto<br />
sommato contenute del volume di lavoro<br />
è stato previsto un notevole rinforzo<br />
al centro della struttura per bloccare sul<br />
nascere qualunque microdeformazione<br />
dei pannelli di MDF sotto la spinta del<br />
trasduttore e del passivo. Per quanto<br />
possa sembrare improbabile una deformazione<br />
delle pareti anche di qualche<br />
frazione di millimetro sui picchi ad alta<br />
pressione abbassa drasticamente l’emissione<br />
a bassissima frequenza facendo<br />
precipitare tutta la verve di cui un<br />
subwoofer ha bisogno, specialmente<br />
nella riproduzione degli effetti, a volte<br />
tanto improbabili quanto improvvisi, dei<br />
film più coinvolgenti. Il woofer è realizzato<br />
partendo da un cestello in lamiera<br />
stampata accuratamente verniciato che<br />
non mostra alcuna feritoia al di sotto<br />
del centratore, invero abbastanza rigido,<br />
ma che prevede un foro di decompressione<br />
che attraversa tutto il polo<br />
centrale, fino a fuoriuscire su un fondello<br />
bombato la cui forma è dovuta probabilmente<br />
alla generosa escursione e dimensione<br />
della bobina mobile. La membrana<br />
è realizzata in cellulosa trattata<br />
con resine smorzanti. Per non rovinare<br />
l’estetica, e come suggerisce una tradizione<br />
tutta inglese, il trattamento è stato<br />
eseguito sulla parete posteriore della<br />
membrana. La sospensione abbastanza<br />
generosa è in gomma mentre la cuffia<br />
parapolvere è rigida, impermeabile e<br />
concava. L’elettronica di potenza è capace<br />
di 250 watt rms grazie ad un amplificatore<br />
in classe D che non rinuncia<br />
però ad un generoso trasformatore toroidale<br />
ben avvitato vicino all’elettronica<br />
di potenza. Il woofer passivo è distanziato<br />
dal pavimento grazie a quattro<br />
piedoni con la punta gommata che sollevano<br />
tutta la struttura del subwoofer di<br />
qualche centimetro. I controlli prevedono<br />
il potenziometro per la variazione<br />
continua della frequenza di crossover, il<br />
deviatore che inverte la fase ed il potenziometro<br />
del volume. Le indicazioni della<br />
frequenza di incrocio commisurate alla<br />
risposta acustica del sub non mostrano<br />
una grande precisione con la sola<br />
frequenza dei 110 Hz a cui corrisponde la<br />
posizione mediana della manopola, che<br />
si avvicina all’incrocio acustico verificato<br />
dell’altoparlante. Assente ingiustificato<br />
il controllo fine della fase. Sulla piastra<br />
dell’amplificatore è posta la targhetta<br />
che la identifica come prodotta<br />
nella Repubblica Popolare Cinese. dv<br />
CI È PIACIUTO<br />
- Costruzione accurata<br />
- Versatilità<br />
- Smorzamento<br />
NON CI È PIACIUTO<br />
- Assenza del regolatore di fase<br />
Carta d’identità<br />
Marca: Indiana Line<br />
Modello: Basso 930<br />
Tipo: reflex meccanico<br />
Dimensioni (LxAxP): 270x295x395 mm<br />
Peso: 12,7 kg<br />
Caratteristiche principali dichiarate -<br />
Potenza amplificatore interno: 250 watt<br />
rms - max 400 watt - classe D. Ingressi:<br />
alto livello e basso livello. Risposta in<br />
frequenza: 25-180 Hz. Numero delle vie:<br />
una. Frequenze di incrocio: 40-180 Hz.<br />
Fase: 0 o 180°. Woofer: da 220 mm.<br />
Passivo: da 220 mm. Fusibile: 3,15 A<br />
Distribuito da: <strong>Coral</strong> <strong>Electronic</strong>,<br />
C.so Allamano 74, 10090 Rivoli (TO).<br />
Tel. 011 9594455.<br />
www.coralelectronic.com<br />
INDIANA LINE<br />
Basso 930<br />
REFLEX MECCANICO<br />
PREZZO<br />
€ 480,00<br />
INDIANA LINE<br />
dv BASSO 930<br />
COMMENTO VOTO<br />
Prestazioni<br />
Costruzione<br />
Rapporto<br />
qualità/prezzo<br />
Misure<br />
Di buon livello, con un basso pulito<br />
che sembra privilegiare la<br />
riproduzione della musica ma<br />
che non disdegna le frequenze<br />
profonde dell’audio dei film.<br />
Accurata, con un mobile solido<br />
e afono ed una finitura notevole.<br />
Buona la qualità globale del<br />
sistema per un prezzo di vendita<br />
contenuto.<br />
Buona la prestazione in gamma<br />
bassa. La pressione erogata<br />
in ambiente è notevole.<br />
n.130 Febbraio 2011<br />
7<br />
8<br />
8<br />
8
Il ponte di comando mostra i vari controlli disponibili. Notare gli ingressi<br />
ad alto livello e l’ingresso LFE. Il woofer attivo è<br />
un buon<br />
componente, dotato<br />
di una notevole<br />
escursione e di una<br />
discreta linearità.<br />
Notare il cestello in<br />
lamiera stampata.<br />
n.130 Febbraio 2011<br />
Sulla parete in basso è posizionato un woofer passivo dello stesso diametro di quello<br />
attivo, distanziato dal pavimento tramite quattro piedoni plastici.<br />
Il woofer passivo è<br />
costruito sullo stesso<br />
cestello di quello attivo.<br />
dv 63<br />
VERSUS
DESCRIZIONE GENERALE E COLLEGAMENTI VERSUS<br />
64 dv<br />
Mirage Omni-S10<br />
Una parte del peso di questo<br />
subwoofer è certamente dovuto<br />
allo spessore del medium density<br />
utilizzato per la costruzione del cabinet,<br />
spessore che vale 19 millimetri, ed<br />
in parte alle dimensioni, maggiori degli<br />
altri sub provati. Occorre “sradicare”<br />
otto viti dal medium density e rimuovere<br />
una ghiera di materiale plastico<br />
per poter appena sollevare il woofer<br />
visto che la lunghezza del cavo sembra<br />
essere stata decisa da uno scozzese:<br />
sottile e cortissimo. Dopo qualche<br />
esercizio di scioglimento riesco a mettere<br />
mani e pinzetta sui faston ed a rimuoverli<br />
per ottenere la completa libertà<br />
di dare una occhiata all’interno<br />
del box. Nonostante le dimensioni noto<br />
che all’interno non c’è alcun tipo di<br />
rinforzo anche se le varie assi di MDF<br />
sono incollate molto bene tra loro, con<br />
un ripasso di colla vinilica sopra le<br />
giunture. Il controllo del volume assieme<br />
al deviatore della fase ed al potenziometro<br />
della frequenza di incrocio<br />
sono sistemati sul frontale, una opzione<br />
comoda che permette una variazione<br />
della risposta certamente più comoda.<br />
Per attuare questo spostamento<br />
occorrerebbe che almeno cinque<br />
cavi schermati attraversino tutto il cabinet<br />
interno tra gli ingressi posteriori<br />
e la piastra dell’amplificatore-crossover.<br />
Il costruttore ha pensato bene di<br />
realizzare un circuito stampato a parte<br />
e di fissarlo immediatamente dietro<br />
ai potenziometri, in modo da avere<br />
soltanto il cavo di ingresso, quello di<br />
uscita e quelli di alimentazione, certamente<br />
meno inclini a catturare disturbi.<br />
I condotti di accordo sono due ed<br />
emettono alla base del box, distanziati<br />
dal pavimento grazie all’utilizzo ormai<br />
standard di quattro piedoni di plastica<br />
con una pallina di gomma al posto della<br />
punta. Il volume contenuto del mobile,<br />
la frequenza di accordo probabilmente<br />
molto bassa ed una escursione<br />
non piccola concorrono ad avere due<br />
condotti lunghi, molto lunghi. Calcoli<br />
alla mano per il volume interno a disposizione<br />
occorrerebbe un condotto<br />
alto quanto tutta l’altezza del mobile.<br />
Il progettista ha in realtà costruito due<br />
condotti da ben 65 millimetri di diametro<br />
più corti del dovuto, fermandoli a<br />
circa cinque centimetri dalla parete<br />
superiore. Il prolungamento virtuale<br />
offerto dalla parete e dallo spazio che<br />
si viene a creare tra parete e condotti<br />
ed una leggera svasatura da entrambi<br />
i lati abbassa notevolmente la frequenza<br />
di accordo rendendo così possibile<br />
il tipo di risposta desiderato. Il<br />
rovescio della medaglia in questi casi è<br />
dato dalla tendenza a comprimere aria<br />
agli spostamenti più elevati della<br />
membrana. Il woofer è realizzato partendo<br />
da un cestello di lamiera zincata<br />
che viene pressata per assumere una<br />
forma stabile. Nessuna presa d’aria è<br />
visibile, né al di sotto del centratore,<br />
nero e rigido, né sul fondello di chiusura<br />
del complesso magnetico. Il complesso<br />
magnetico è blandamente controllato<br />
nel flusso magnetico disperso<br />
grazie ad un secondo magnete di minore<br />
spessore del primo, incollato sul<br />
fondello di chiusura. La membrana è<br />
realizzata con un deposito di titanio<br />
gassoso su una base di materiale<br />
smorzante. Ne viene fuori un materiale<br />
abbastanza rigido ma leggero e mediamente<br />
smorzato. La sospensione in<br />
gomma è un brevetto del costruttore<br />
canadese, con una sezione non semicircolare<br />
ma leggermente schiacciata<br />
e dotata di alcuni rinforzi radiali. A<br />
detta del costruttore il sistema rende<br />
simmetrica l’emissione della membrana<br />
con la stessa pressione emessa<br />
quando la membrana va avanti o va indietro.<br />
Sul magnete c’è una targhetta<br />
che recita “Made in China”. Le indicazioni<br />
fornite dalla manopola della frequenza<br />
di incrocio si sono rivelate abbastanza<br />
imprecise. Basta dare un’occhiata<br />
a cosa emette il subwoofer per<br />
le tre posizioni della manopola che indicano<br />
una frequenza di incrocio di 40,<br />
80 e 120 Hz. Sul woofer e sulla piastra<br />
dell’elettroniche ritorna la scritta “Made<br />
in China”. dv<br />
CI È PIACIUTO<br />
- Versatilità<br />
- Impatto notevole<br />
- Estensione<br />
NON CI È PIACIUTO<br />
- Assenza regolatore di fase<br />
- Costruzione non accuratissima<br />
Carta d’identità<br />
Marca: Mirage<br />
Modello: Omni-S10<br />
Tipo: bass reflex<br />
Dimensioni (LxAxP): 370x430x470<br />
mm<br />
Peso: 18,6 kg<br />
Caratteristiche principali dichiarate<br />
- Potenza amplificatore interno:<br />
200 watt rms - 800 watt dinamici.<br />
Ingressi: alto livello e basso livello.<br />
Risposta in frequenza: 21-120 Hz.<br />
Numero delle vie: una. Frequenze di<br />
incrocio: 40-120 Hz - terzo ordine.<br />
Fase: 0 o 180°. Woofer: da 254 mm<br />
con sospensione ellittica. Fusibile:<br />
2,5 A a 230 V<br />
Distribuito da: MPI <strong>Electronic</strong>, Via<br />
De Amicis 10-12, 20010 Cornaredo<br />
(MI). Tel. 02 9361101.<br />
www.mpielectronic.com<br />
MIRAGE<br />
Omni-S10<br />
BASS REFLEX<br />
PREZZO<br />
€ 740,00<br />
MIRAGE<br />
dv OMNI-S10<br />
COMMENTO VOTO<br />
Prestazioni<br />
Costruzione<br />
Rapporto<br />
qualità/prezzo<br />
Misure<br />
Di buon livello, con una relativa<br />
facilità di messa a punto ed<br />
una grinta notevole.<br />
Il mobile è ben costruito ma il<br />
woofer è leggermente economico.<br />
L’insieme comunque non dispiace<br />
per estetica e versatilità.<br />
Buona la qualità globale del<br />
sistema per un prezzo di vendita<br />
mediamente contenuto.<br />
Buona la prestazione in gamma<br />
bassa. La pressione erogata<br />
in ambiente è sufficiente.<br />
n.130 Febbraio 2011<br />
8<br />
7<br />
7,5<br />
7,6
Sul pannello posteriore troviamo soltanto gli ingressi e le uscite, mentre<br />
i controlli sono sistemati sulla parete frontale. Gli ingressi ad alto livello sono<br />
dotati di connettori dorati.<br />
n.130 Febbraio 2011<br />
Il woofer montato nel subwoofer canadese utilizza un cestello<br />
in lamiera stampata mediamente economico. Notare l’assenza di<br />
aperture sotto il centratore e il fondello totalmente chiuso.<br />
dv 65<br />
VERSUS
DESCRIZIONE GENERALE E COLLEGAMENTI VERSUS<br />
66 dv<br />
Mission MS-8<br />
La proposta del marchio inglese<br />
parte da una struttura in MDF dello<br />
spessore di soli 12 millimetri.<br />
Nonostante le dimensioni contenute è<br />
previsto comunque un rinforzo interno<br />
abbastanza incisivo, una tavola di legno<br />
sottile ma larga almeno 8 centimetri,<br />
che collega la parete superiore<br />
a quella inferiore. Le altre pareti del<br />
cubo sono comunque ben fissate tra<br />
loro e ripassate nelle giunzioni con un<br />
filo di colla. Il woofer è fissato con otto<br />
viti conficcate direttamente nel medium<br />
density con una tenuta notevole,<br />
grazie anche alla buona tenuta di questo<br />
materiale ed alla filettatura larga<br />
delle viti. Anche in questo caso i condotti<br />
di accordo sono due, ma con un<br />
diametro di 53 millimetri ed una lunghezza<br />
abbastanza limitata. Facile calcolare<br />
che nei circa venti litri a disposizione<br />
la frequenza di accordo supera<br />
abbondantemente i 50 Hz, ponendo<br />
comunque qualche problema di compressione<br />
visto che il diametro della<br />
sezione equivalente è poco meno di un<br />
terzo del diametro del woofer. All’interno<br />
non si nota assorbente incollato<br />
alle pareti, tranne un pezzo di acrilico<br />
attentamente ripiegato alla base e<br />
spillato sulla parete di fondo, operazione<br />
che consente ai cavi, molto corti,<br />
di avere un passaggio obbligato che ne<br />
impedisce i movimenti. L’elettronica<br />
interna è tradizionale, con un amplificatore<br />
in classe AB capace di circa 100<br />
watt rms. Non una gran cosa in verità,<br />
ma probabilmente si parte da un trasduttore<br />
abbastanza sensibile. La manopola<br />
del crossover elettronico è stata<br />
sostituita da un deviatore a sei posizioni<br />
che imposta, in linea assolutamente<br />
teorica, altrettante frequenze<br />
di incrocio, partendo da 35 Hz fino ad<br />
85 Hz a step di 10 Hz. Sulla piastra<br />
dell’amplificatore è riportata la dizione<br />
“Designed and assembled in England”<br />
come a dire che il subwoofer lo progettano<br />
loro e lo montano pure, senza<br />
che si debba sapere dove sono acquistati<br />
i materiali. Comunque sia a noi<br />
non interessa più di tanto la nazione di<br />
provenienza dei vari componenti del<br />
subwoofer, specialmente se il progetto<br />
è valido ed il diffusore si esprime con<br />
prestazioni elevate. Il woofer rappre-<br />
senta un bel pezzo di ingegneria meccanica,<br />
con un robusto cestello pressofuso<br />
esile ed aerato, in modo che la<br />
bobina mobile possa scambiare calore<br />
con facilità. Sotto il centratore infatti<br />
lo spazio a disposizione è così largo<br />
che non solo si vede la bobina mobile<br />
ma è possibile anche determinare in<br />
prima battuta il valore dell’escursione<br />
della membrana, computata, un po’ a<br />
naso, in circa sette millimetri. Il discreto<br />
anello di ferrite è affiancato da un<br />
secondo magnete meno alto, incollato<br />
sul fondello di chiusura per ridurre gli<br />
effetti del campo magnetico disperso.<br />
La membrana è realizzata con cellulosa<br />
trattata, abbastanza rigida e ben<br />
smorzata, incollata all’anello di sospensione<br />
esterna costruito in gomma<br />
e disegnato per poter assecondare<br />
una discreta escursione della membrana.<br />
La cuffia parapolvere è rigida ed<br />
impermeabile al flusso d’aria interno,<br />
ma a giudicare dal disegno del cestello<br />
e del gruppo magnetico non si sente<br />
affatto il bisogno di altri “scambiatori<br />
di calore”. La precisione del selettore<br />
delle frequenze di incrocio rappresenta<br />
un simpatico gadget, visto che alla<br />
frequenza più bassa la risposta del<br />
subwoofer è ancora in salita mentre ai<br />
55 Hz della posizione mediana corrisponde,<br />
grafico alla mano, una frequenza<br />
di incrocio quasi doppia. Alla<br />
massima frequenza, ovvero 85 Hz, si<br />
arrivano a sfiorare i 160 Hz di frequenza<br />
effettiva. dv<br />
CI È PIACIUTO<br />
- Facilità di messa a punto<br />
- Dimensioni<br />
NON CI È PIACIUTO<br />
- Assenza regolatore di fase<br />
- Costruzione non accuratissima<br />
Carta d’identità<br />
Marca: Mission<br />
Modello: MS-8<br />
Tipo: bass reflex<br />
Dimensioni (LxAxP): 300x300x330<br />
mm<br />
Peso: 11 kg<br />
Caratteristiche principali dichiarate<br />
- Potenza amplificatore interno: 100<br />
watt rms. Ingressi: alto livello e<br />
basso livello. Risposta in frequenza:<br />
38-120 Hz. Numero delle vie: una.<br />
Frequenze di incrocio: 35-85 Hz -<br />
step di 10 Hz. Fase: 0 o 180°.<br />
Woofer: da 250 mm<br />
Distribuito da: Audio 4 & C.,<br />
Via Polidoro da Caravaggio 33,<br />
20156 Milano. Tel. 02 33402760.<br />
www.audio4.it<br />
MISSION<br />
MS-8<br />
BASS REFLEX<br />
PREZZO<br />
€ 311,00<br />
MISSION<br />
dv MS-8<br />
COMMENTO VOTO<br />
Prestazioni<br />
Costruzione<br />
Rapporto<br />
qualità/prezzo<br />
Misure<br />
Di medio livello, con una sufficiente<br />
facilità di messa a punto<br />
ed una buona grinta.<br />
Il mobile è costruito con sufficiente<br />
rigidità. Il woofer è realizzato<br />
con cura ed attenzione allo<br />
smaltimento del calore prodotto.<br />
Il prezzo da pagare appare ben<br />
contenuto rispetto alle prestazioni<br />
ottenute all’ascolto.<br />
Sufficiente la prestazione in<br />
gamma bassa. La pressione<br />
erogata in ambiente è discreta.<br />
n.130 Febbraio 2011<br />
7<br />
7<br />
8<br />
6,6
n.130 Febbraio 2011<br />
Il ponte di comando del subwoofer inglese mostra la dotazione dei comandi e la piccola<br />
aletta di raffreddamento dell’amplificatore in classe AB con 100 watt di potenza.<br />
Il woofer impiegato è realizzato con attenzione e cura su un cestello pressofuso.<br />
Notare le prese d’aria sotto il centratore ed il secondo anello di ferrite posto<br />
dietro il fondello bombato.<br />
dv 67<br />
VERSUS
DESCRIZIONEGENERALEECOLLEGAMENTI VERSUS<br />
68 dv<br />
PSB<br />
HD8<br />
Il piccolo, piccolissimo subwoofer canadese<br />
si presenta come un cubo di<br />
circa ventisei centimetri di lato che<br />
grazie allo spessore di 19 millimetri<br />
delle pareti in medium density mette a<br />
disposizione del woofer da otto pollici<br />
e dei due trasduttori passivi dello stesso<br />
diametro un volume di circa dodici<br />
litri, al lordo dell’elettronica di potenza<br />
e dello spazio occupato dal driver attivo.<br />
Inutile cercare le viti di fissaggio<br />
del woofer, visto che quest’ultimo è<br />
fissato dall’interno. Occorre rimuovere<br />
la leggera piastra di amplificazione per<br />
poter vedere il trasduttore e le sue<br />
modalità di fissaggio. Il woofer è fissato<br />
al pannello frontale grazie a quattro<br />
solidi perni dalla filettatura stretta annegati<br />
direttamente nel pannello<br />
esternamente al diametro del driver,<br />
che viene bloccato su un’area maggiore<br />
della vite stessa grazie a quattro<br />
staffe larghe su cui agiscono i bulloni.<br />
La pressione di fissaggio è notevole,<br />
tanto che la rimozione, con la complicità<br />
del ridotto spazio operativo, è risultata<br />
abbastanza complicata. Il cestello<br />
è pressofuso con una notevole<br />
presa d’aria al di sotto del centratore<br />
per smaltire il calore prodotto dalla<br />
bobina mobile che deve possedere una<br />
escursione veramente al di fuori del<br />
comune, almeno a guardare la bombatura<br />
del fondello posteriore, fondello<br />
che chiude il campo di due anelli di<br />
ferrite sovrapposti. I passivi sono dello<br />
stesso diametro, con un cestello di lamiera,<br />
il centratore abbastanza rigido<br />
e la massa centrale aggiunta per ottenere<br />
la giusta frequenza di accordo.<br />
L’elettronica di potenza è racchiusa<br />
dentro una ghiera metallica, per impedire<br />
il contatto accidentale con componenti<br />
ancora carichi di tensione anche<br />
dopo lo spegnimento del subwoofer.<br />
Come indica chiaramente il pannello<br />
posteriore si tratta di un amplificatore<br />
Bash in classe H, capace di ben<br />
cinquecento watt rms per una potenza<br />
dinamica dichiarata di ben ottocento<br />
watt e circa 1600 watt di picco. La<br />
membrana del woofer è realizzata in<br />
fibra impregnata per ottenere una superiore<br />
rigidità senza perdere smorzamento<br />
interno. La sospensione in gomma<br />
promette una escursione notevole<br />
dell’equipaggio mobile computata ad<br />
occhio in circa 8 millimetri. Anche<br />
l’escursione dei passivi è veramente<br />
notevole. Oltre a ciò occorre notare<br />
che i due passivi emettono in opposizione<br />
di moto, così da annullare le sollecitazioni<br />
impresse al cabinet. Alla base<br />
del cabinet quattro piedoni di gomma<br />
abbastanza cedevole assicurano<br />
una presa decisa sul pavimento. I controlli<br />
disponibili su questo sub rappresentano<br />
il meglio tra tutti quelli coinvolti<br />
in questo test. Oltre a frequenza<br />
e livello troviamo anche un potenziometro<br />
per la regolazione della fase che<br />
consente una escursione di 360 gradi,<br />
in modo da poter tarare, come poi è<br />
stato fatto, con estrema precisione la<br />
fase relativa tra subwoofer e satellite.<br />
La scala delle frequenze in relazione<br />
alla pressione effettivamente emessa<br />
mostra come a bassa frequenza anche<br />
il PSB presenti un errore notevole,<br />
trattandosi di una risposta limitata in<br />
bassissima frequenza. Oltre la frequenza<br />
dei 50 Hz, e per la precisione<br />
appena oltre gli 80 Hz, le indicazioni<br />
della manopola e la curva di risposta<br />
che il subwoofer presenta iniziano ad<br />
andare a braccetto, fornendo un ulteriore<br />
incremento nella facilità di interfacciamento<br />
tra subwoofer e sistema<br />
satellite. L’indicazione leggibile sulla<br />
piastra dell’elettronica recita che il<br />
progetto è canadese ma la costruzione<br />
avviene in Cina. dv<br />
CI È PIACIUTO<br />
- Dimensioni<br />
- Smorzamento<br />
- Versatilità<br />
- Pressione massima<br />
NON CI È PIACIUTO<br />
- A volte poco dinamico<br />
Carta d’identità<br />
Marca: PSB<br />
Modello: HD8<br />
Tipo: reflex meccanico<br />
Dimensioni (LxAxP): 267x267x267<br />
mm; volume interno: 11 litri<br />
Peso: 11,4 kg<br />
Caratteristiche principali dichiarate -<br />
Potenza amplificatore interno: 500<br />
watt rms - 800 watt dinamici - classe<br />
H. Ingressi: alto livello e basso livello.<br />
Risposta in frequenza: 35-150 Hz.<br />
Numero delle vie: una. Frequenze di<br />
incrocio: 50-150 Hz - quarto ordine<br />
LR. Fase: regolabile da 0 a 360°.<br />
Woofer: da 203 mm. Passivi: 2 da<br />
203 mm<br />
Distribuito da: Audioclub, Via Dire<br />
Daua 2, 00199 Roma. Tel. 06<br />
3332515 - Fax 06 96708821<br />
info@audioclub.it - www.audioclub.it<br />
HD8<br />
PSB<br />
REFLEX MECCANICO<br />
PREZZO<br />
€ 1018,00<br />
PSB<br />
dv HD8<br />
COMMENTO VOTO<br />
Prestazioni<br />
Costruzione<br />
Rapporto<br />
qualità/prezzo<br />
Misure<br />
Di buon livello, con una notevole<br />
facilità di messa a punto<br />
ed una buona pressione erogata.<br />
Il mobile è costruito con cura ed<br />
attenzione alle vibrazioni, mentre<br />
l’amplificatore si rivela sempre<br />
pronto ad erogare potenza.<br />
Il prezzo da pagare è comunque<br />
notevole anche se le prestazioni<br />
non sono da meno.<br />
Buona la prestazione in gamma<br />
bassa. La pressione erogata<br />
in ambiente è notevole.<br />
n.130 Febbraio 2011<br />
8<br />
8,5<br />
7<br />
8
Sulla parete posteriore è sistemata la piastra con l’amplificatore BASH<br />
ed i controlli. Notare il potenziometro con la variazione continua della fase.<br />
n.130 Febbraio 2011<br />
Il woofer<br />
attivo da otto<br />
pollici è dotato<br />
di una escursione<br />
notevole<br />
e di due anelli<br />
di ferrite incollati<br />
tra loro.<br />
I due woofer<br />
passivi sistemati<br />
ai lati<br />
del woofer attivo<br />
sono realizzati<br />
su un<br />
cestello di lamiera.<br />
dv 69<br />
VERSUS
DESCRIZIONE GENERALE E COLLEGAMENTI VERSUS<br />
70 dv<br />
REL<br />
R-505<br />
Quando si mettono le mani e lo svitatore<br />
elettrico sul subwoofer REL si<br />
capisce immediatamente che è quello<br />
costruito con più cura o magari con una<br />
minore attenzione ai costi che poi comunque<br />
si riversa più o meno pesantemente<br />
sul prezzo finale di vendita. Otto viti di discreto<br />
diametro con madrevite annegata<br />
nella struttura lignea imprigionano il woofer<br />
da dodici pollici al suo posto. Il diffusore<br />
comunque pesa parecchio ed appena rimosso<br />
il trasduttore capisco pure perché.<br />
Lo spessore delle pareti di medium density<br />
di ben 35 millimetri non è bastato al progettista<br />
per sentirsi a posto con la coscienza,<br />
così ha previsto anche un rinforzo centrale<br />
che agisce sulle quattro pareti vicine.<br />
L’assorbente, come in quasi tutti i sub che<br />
abbiamo provato, rappresenta una sorta<br />
di gadget inutile, visto che il rapporto tra<br />
le dimensioni e le lunghezze d’onda in gioco<br />
ne rende superflua la presenza. Per la<br />
prima volta il marchio inglese propone un<br />
amplificatore in classe D, abbandonando,<br />
nella R series, il tradizionale ampli in classe<br />
AB. Il guadagno, a detta del costruttore,<br />
sta tutto nella leggerezza, nel rendimento<br />
e nella potenza impiegata, visto che ormai<br />
questa tipologia di amplificatori è capace<br />
di prestazioni notevoli, molto simili a quelle<br />
dei modelli tradizionali. Cinquecento<br />
watt rms assicurano sufficiente potenza al<br />
trasduttore da dodici pollici, capace oltretutto<br />
di una escursione meccanica notevole.<br />
La struttura del subwoofer e dei suoi<br />
controlli appare leggermente diversa da<br />
tutti gli altri. Sulla piastra posteriore sono<br />
sistemati soltanto gli ingressi, sia ad alto<br />
che a basso livello, mentre tutta la sezione<br />
controlli e trattamento del segnale è implementata<br />
in un contenitore di alluminio<br />
posto alla base del diffusore tra i quattro<br />
piedoni che mantengono il cabinet più in<br />
alto di almeno quattro centimetri. Il box è<br />
completamente chiuso con una risposta in<br />
gamma bassa caratterizzata da una pendenza<br />
abbastanza limitata e vicina alla<br />
teoria della sospensione pneumatica che a<br />
bassissima frequenza presenta una escursione<br />
quasi costante e controllata, a differenza<br />
della configurazione bass reflex.<br />
L’uso di una scheda separata per i controlli<br />
poteva, magari, rendere disponibile una<br />
regolazione fine della fase, ma purtroppo<br />
non è così. E dire che il costruttore dichiara<br />
di aver realizzato non un subwoofer, ma<br />
un vero sistema capace di lavorare in<br />
unione ad un sistema tradizionale a larga<br />
banda estendendo la risposta alle frequenze<br />
bassissime e capace di interfacciarsi<br />
perfettamente con questo. Il connettore<br />
Neutrik per il segnale di livello elevato è<br />
accompagnato da due ingressi coassiali<br />
per il basso livello e da un connettore per il<br />
+1 proveniente dal decoder multicanale, il<br />
cosiddetto canale LFE che non brilla certo<br />
per standardizzazione sia nella pendenza<br />
che nella frequenza di incrocio. Il woofer è<br />
realizzato a regola d’arte, grazie ad un ampio<br />
ed aerato cestello pressofuso che consente<br />
un notevole smaltimento di calore<br />
da parte della bobina mobile. Il complesso<br />
magnetico è realizzato con due anelli di<br />
ferrite sovrapposti prima del fondello di<br />
chiusura posteriore, fondello che è piatto<br />
e forato. Tutte le aperture al di sotto del<br />
centratore sono protette da piccole grate<br />
metalliche che limitano e gestiscono il passaggio<br />
dell’aria. I due connettori dorati e a<br />
molla permettono un veloce fissaggio dei<br />
cavi, di generosa sezione e soprattutto larghi<br />
quanto basta per rimuovere in tutta<br />
tranquillità il trasduttore. La membrana è<br />
trattata con resine smorzanti ed appare,<br />
almeno al tatto, molto rigida e pesante,<br />
mentre di converso le grosse sospensioni<br />
in gomma mi sono sembrate molto rigide.<br />
La cuffia parapolvere di notevoli dimensioni<br />
è molto rigida ed assolutamente impenetrabile<br />
dal flusso d’aria che interessa la<br />
bobina mobile. Anche questo subwoofer<br />
non brilla particolarmente per precisione<br />
della scala del crossover elettronico, specialmente<br />
a bassissima frequenza. L’intervallo<br />
di incroci possibili va da 25 a 100 Hz,<br />
con la posizione intermedia che dovrebbe<br />
essere 62,5 Hz. Come possiamo vedere<br />
dalla risposta acustica a bassissima frequenza<br />
l’errore è elevato, ma già dalla posizione<br />
intermedia si raggiunge una sufficiente<br />
corrispondenza tra indicazione e<br />
frequenze riprodotte. dv<br />
CI È PIACIUTO<br />
- Costruzione molto accurata<br />
- Estensione<br />
NON CI È PIACIUTO<br />
- Assenza regolatore di fase<br />
- Messa a punto a volte non immediata<br />
Carta d’identità<br />
Marca: REL<br />
Modello: R-505<br />
Tipo: cassa chiusa<br />
Dimensioni (LxAxP): 381x425x419<br />
mm<br />
Peso: 26,3 kg<br />
Caratteristiche principali dichiarate<br />
- Potenza amplificatore interno:<br />
500 watt rms. Impedenza/livello di<br />
ingresso: 150 kohm/20 dB (alto<br />
livello) - 10 kohm/40 dB (livello<br />
linea) - 33 kohm/40 dB ingresso<br />
LFE. Risposta in frequenza: 25-100<br />
Hz. Numero delle vie: una. Fase: 0 o<br />
180°. Woofer: da 300 mm ad alta<br />
escursione. Fusibile: 2,5 A a 230 V<br />
Distribuito da: Audio Gamma,<br />
Via Pietro Calvi 16, 20129 Milano.<br />
Tel. 02 55181610.<br />
www.audiogamma.it<br />
REL<br />
R-505<br />
CASSA CHIUSA<br />
PREZZO<br />
€ 1700,00<br />
REL<br />
dv R-505<br />
COMMENTO VOTO<br />
Prestazioni<br />
Costruzione<br />
Rapporto<br />
qualità/prezzo<br />
Misure<br />
Di livello elevato, con una discreta<br />
facilità di messa a punto,<br />
una buona pressione erogata<br />
ed una ottima resa in<br />
ambiente.<br />
Il mobile è elegante e ben realizzato,<br />
con poche vibrazioni. Il sistema<br />
appare versatile e comodo<br />
da usare in ambiente.<br />
Il prezzo da pagare è notevolmente<br />
elevato. Anche in questo<br />
caso le prestazioni sono<br />
comunque di livello elevato.<br />
Buona la prestazione in gamma<br />
bassa. La pressione erogata<br />
in ambiente è notevole.<br />
n.130 Febbraio 2011<br />
8<br />
8,5<br />
6,5<br />
8
n.130 Febbraio 2011<br />
Il pannello posteriore appare scarno, con i due ingressi a basso livello ed il connettore<br />
Neutrik per gli ingressi ad alto livello. I controlli sono sistemati in un contenitore di<br />
alluminio posto alla base del diffusore, raggiungibili ovviamente dal frontale.<br />
Il trasduttore proposto da REL. Si tratta di un generoso altoparlante che utilizza<br />
un cestello in pressofusione. Notare i due anelli di ferrite incollati, i connettori a<br />
molla e dorati e il fondo piatto ma forato per la circolazione dell’aria nelle vicinanze<br />
della bobina mobile.<br />
dv 71<br />
VERSUS
DESCRIZIONE GENERALE E COLLEGAMENTI VERSUS<br />
72 dv<br />
Velodyne<br />
Impact Mini<br />
Il subwoofer della Velodyne brilla per<br />
le dimensioni assolutamente contenute<br />
e per un peso discreto. La configurazione<br />
adottata è quella del reflex<br />
meccanico ottenuta utilizzando un driver<br />
attivo da 165 millimetri, un po’ minuto<br />
in verità, ed un passivo o “drone<br />
cone” da 200 millimetri di diametro<br />
nominale. Entrambi i trasduttori utilizzano<br />
per la costruzione della membrana<br />
l’alluminio anodizzato e trattato fino<br />
a presentare un minimo smorzamento<br />
interno che comunque nell’impiego<br />
a bassa frequenza appare meno<br />
importante rispetto alla massa ridotta<br />
e alla rigidità elevata. Il woofer attivo<br />
è fissato con sei viti dalla filettatura<br />
larga e dal passo elevato, ideali per<br />
conficcarsi con una certa sicurezza<br />
nella struttura lignea. Si tratta di un<br />
discreto trasduttore, caratterizzato<br />
comunque da un cestello in lamiera<br />
stampata sufficientemente aerato al di<br />
sotto del centratore, col fondello molto<br />
bombato e dotato di un foro di decompressione<br />
con un diametro che ti<br />
aspetteresti su un quindici pollici per<br />
uso professionale. La bobina mobile è<br />
allora di diametro notevole, prossima<br />
ai due pollici, avvolta su un supporto<br />
lungo che si fissa alla membrana concava<br />
che per sua costruzione non può<br />
essere troppo profonda. Il complesso<br />
magnetico è realizzato con due larghi<br />
anelli di ferrite sovrapposti di altezza<br />
ridotta, forieri comunque assieme al<br />
minaccioso fondello verniciato in nero<br />
di una escursione notevole, escursione<br />
che comunque è dovuta in parte anche<br />
alle sospensioni in gomma di notevoli<br />
dimensioni ma abbastanza cedevoli. Il<br />
woofer passivo è molto simile a quello<br />
attivo, con la massa centrale che ne<br />
regola la frequenza di risonanza ed<br />
una copertura realizzata con un foglio<br />
di acrilico che probabilmente ne ottimizza<br />
le perdite meccaniche. Lo spessore<br />
del cabinet supera il pollice per<br />
una rigidità che viste le dimensioni<br />
non abbisogna di alcun rinforzo interno.<br />
I cavi di collegamento tra elettronica<br />
di potenza e driver appaiono di rassicuranti<br />
dimensioni e di una lunghezza<br />
appropriata fino alla connessione<br />
attuata con faston polarizzati. Una<br />
guaina in foam irrigidisce appena il<br />
passaggio dei cavi rendendoli poco inclini<br />
a suonare assieme al movimento<br />
dell’aria spostata dalla membrana.<br />
L’amplificatore interno è in classe D,<br />
ma utilizza un trasformatore tradizionale<br />
a lamierini di ferro, in verità un<br />
po’ bruttino da vedere, anche per le<br />
sue dimensioni non esaltanti, nonostante<br />
i trecento watt rms dichiarati<br />
dal costruttore. Tutto il cabinet è sollevato<br />
di circa quattro centimetri grazie<br />
a quattro piedoni di un materiale<br />
plastico abbastanza morbido, per permettere<br />
al woofer passivo di emettere<br />
verso il basso. Le connessioni di ingresso<br />
sono ad alto e a basso livello,<br />
sia in ingresso che in uscita, ma una<br />
occhiata al manuale d’uso ci chiarisce<br />
immediatamente che le uscite sono<br />
saggiamente solo passanti, senza alcun<br />
tipo di trattamento del segnale,<br />
trattamento che nella mia esperienza<br />
dovrebbe essere lasciato ad un filtro<br />
esterno, capace di adattarsi di volta in<br />
volta alle caratteristiche di emissione<br />
dei satelliti. I connettori di ingresso ad<br />
alto livello sono a molla, molto pratici<br />
ed immediati ed è assolutamente inutile<br />
storcere il naso, visto che la corrente<br />
circolante è veramente molto ridotta.<br />
La precisione della manopola<br />
dell’incrocio è anche in questo caso<br />
assolutamente aleatoria. Le tre indicazioni<br />
sono per 50, 80 e 200 Hz mentre<br />
possiamo notare che al minimo la frequenza<br />
di incrocio acustico è più che<br />
doppia, mentre a media frequenza l’errore<br />
si riduce appena sempre per eccesso<br />
ed alla massima frequenza è ancora<br />
notevole, ma questa volta per difetto.<br />
dv<br />
CI È PIACIUTO<br />
- Costruzione accurata<br />
- Dimensioni<br />
- Smorzamento<br />
NON CI È PIACIUTO<br />
- Assenza regolatore di fase<br />
- Tenuta in potenza<br />
- Estensione in basso<br />
Carta d’identità<br />
Marca: Velodyne<br />
Modello: Impact Mini<br />
Tipo: reflex meccanico<br />
Dimensioni (LxAxP): 254x254x305<br />
mm<br />
Peso: 8,4 kg<br />
Caratteristiche principali dichiarate<br />
- Potenza amplificatore interno:<br />
300 watt rms. Ingressi: alto livello e<br />
basso livello. Impedenza d’ingresso:<br />
1,2 kohm (high level) - 65 kohm (line<br />
level). Risposta in frequenza: 38-<br />
140 Hz ±3 dB. Numero delle vie:<br />
una. Frequenze di incrocio: 50-200<br />
Hz. Fase: 0 o 180°. Woofer: da 165<br />
mm. Passivo: 203 mm<br />
Distribuito da: MPI <strong>Electronic</strong>, Via<br />
De Amicis 10-12, 20010 Cornaredo<br />
(MI). Tel. 02 9361101.<br />
www.mpielectronic.com<br />
VELODYNE<br />
Impact Mini<br />
REFLEX MECCANICO<br />
PREZZO<br />
€ 580,00<br />
VELODYNE<br />
dv IMPACT MINI<br />
COMMENTO VOTO<br />
Prestazioni<br />
Costruzione<br />
Rapporto<br />
qualità/prezzo<br />
Misure<br />
Di medio livello, con una discreta<br />
facilità di messa a punto,<br />
una pressione erogata sufficiente<br />
così come la resa in<br />
ambiente.<br />
Il mobile è elegante, solido e ben<br />
realizzato. Il woofer, benché di<br />
dimensioni contenute, è costruito<br />
molto bene.<br />
Il prezzo da pagare è elevato<br />
se posto in relazione alle prestazioni<br />
offerte.<br />
Sufficiente la prestazione in<br />
gamma bassa. La pressione<br />
erogata in ambiente è anch’essa<br />
sufficiente.<br />
n.130 Febbraio 2011<br />
6,5<br />
8<br />
6,5<br />
6,8
Alla base del cabinet è sistemato il woofer passivo dal diametro maggiore rispetto a<br />
quello attivo. Notare la membrana concava e metallica.<br />
n.130 Febbraio 2011<br />
Il woofer della Velodyne è quello più piccolo del gruppo, ma è<br />
costruito con l’attenzione e l’esperienza tipiche della Casa.<br />
dv 73<br />
VERSUS
DESCRIZIONE GENERALE E COLLEGAMENTI VERSUS<br />
74 dv<br />
Wharfedale<br />
Power Cube PC 8+<br />
La proposta di subwoofer del marchio<br />
inglese parte da un box realizzato<br />
in medium density da 19<br />
millimetri ricoperto con una impiallacciatura<br />
sottilissima ed appena in evidenza<br />
nelle critiche giunture. Il mobile<br />
comunque non è fatto male, con una<br />
cura particolare posta nelle giunture<br />
interne che sono rinforzate con dei<br />
corti pezzi di truciolare che ne aumentano<br />
la rigidità. Le varie pareti sono<br />
sufficientemente incollate e tutta la<br />
struttura appare sufficientemente rigida,<br />
grazie anche al subvolume interno<br />
completamente chiuso realizzato per<br />
ospitare l’elettronica di trattamento<br />
del segnale e di potenza, elettronica<br />
assolutamente identica a quella vista<br />
sulla Mission, altro costruttore inglese<br />
che viceversa non ha ritenuto utile costruire<br />
un box dedicato all’elettronica.<br />
Questo subvolume comunque aiuta notevolmente<br />
ad ottenere una struttura<br />
rigida senza fare ricorso a rinforzi<br />
anulari. Per rimuovere il woofer da<br />
venti centimetri nominali occorre rimuovere<br />
soltanto quattro viti dal passo<br />
largo, avvitate ovviamente direttamente<br />
nel cabinet, sopra una ghiera<br />
plastica che ridistribuisce la pressione<br />
di serraggio e cela alla vista la flangia<br />
del trasduttore. Il grosso condotto di<br />
accordo emette posteriormente con<br />
una leggera svasatura verso l’esterno<br />
ma una sezione assolutamente costante<br />
all’interno, ove sarebbe maggiormente<br />
necessaria. Il diametro è notevole,<br />
80 millimetri, ma la lunghezza<br />
appare abbastanza contenuta, e ciò in<br />
un box di dimensioni contenute lascia<br />
intendere che la frequenza di accordo<br />
non è proprio bassa. L’interno è coibentato<br />
con un solo piccolo foglio di<br />
assorbente acrilico che comunque non<br />
interagisce tenendo fermi né i cavi del<br />
segnale che tramite due faston polarizzati<br />
sono connessi al woofer e nemmeno<br />
i due cavi del LED frontale che<br />
rimangono appesi all’interno del box. Il<br />
woofer che equipaggia il Power Cube è<br />
un componente da otto pollici e 167<br />
millimetri di diametro effettivo della<br />
membrana. Il cestello è in lamiera verniciata<br />
nera, senza alcuna feritoia sotto<br />
al centratore per lo scambio di calore<br />
ed un complesso magnetico tradi-<br />
zionale, realizzato cioè con un solo largo<br />
anello di ferrite. Il fondello bombato<br />
preannuncia una buona escursione<br />
con la foratura del polo centrale che<br />
pur se non di esaltante diametro assicura<br />
un percorso preferenziale<br />
dell’aria che investe la bobina mobile.<br />
La membrana è realizzata in cellulosa<br />
lucida sul lato a vista e pesantemente<br />
trattata sul lato posteriore, come da<br />
classica scuola inglese. La scritta “Made<br />
in China” probabilmente si riferisce<br />
all’elettronica di potenza, anche in<br />
questo caso capace di 100 watt rms in<br />
classe AB e dotata di una piccola aletta<br />
posteriore che comunque durante<br />
l’uso diventa appena tiepida. Il woofer<br />
è posizionato alla base del cabinet ed<br />
irradia ovviamente verso il basso, distanziato<br />
dal pavimento da quattro<br />
piedoni di materiale plastico alti ben<br />
cinque centimetri per evitare probabilmente<br />
effetti di compressione ai livelli<br />
elevati. Come per il Subwoofer Mission<br />
la precisione del deviatore delle frequenze<br />
di incrocio non è esaltante. A<br />
35 Hz, la minima frequenza di incrocio,<br />
notiamo che la risposta acustica supera<br />
tranquillamente i 90 Hz, mentre a<br />
55 ed a 85 Hz, che corrispondono rispettivamente<br />
alla posizione mediana<br />
ed a quella massima, si supera il doppio<br />
di quanto indicato. Magari si poteva<br />
scrivere sulla serigrafia 80, 110 e<br />
160 Hz facendo un figurone. dv<br />
CI È PIACIUTO<br />
- Smorzamento<br />
- Facilità di messa a punto<br />
NON CI È PIACIUTO<br />
- Assenza regolatore di fase<br />
- Estensione in basso<br />
- Costruzione<br />
Carta d’identità<br />
Marca: Wharfedale<br />
Modello: Power Cube PC 8+<br />
Tipo: bass reflex<br />
Dimensioni (LxAxP): 295x345x325<br />
mm<br />
Peso: 10,3 kg<br />
Caratteristiche principali dichiarate<br />
- Potenza amplificatore interno: 100<br />
watt rms. Ingressi: alto livello e<br />
basso livello. Risposta in frequenza:<br />
40-95 Hz. Massima pressione: 107<br />
dB. Numero delle vie: una.<br />
Frequenze di incrocio: 35-85 Hz -<br />
step di 10 Hz. Fase: 0 o 180°.<br />
Woofer: da 200 mm<br />
Distribuito da: Tecnofuturo,<br />
Via Rodi 6, 25124 Brescia.<br />
Tel. 030 2452475.<br />
www.tecnofuturo.it<br />
WHARFEDALE<br />
Power Cube PC 8+<br />
BASS REFLEX<br />
PREZZO<br />
€ 290,00<br />
WHARFEDALE<br />
dv POWER CUBE PC 8+<br />
COMMENTO VOTO<br />
Prestazioni<br />
Costruzione<br />
Rapporto<br />
qualità/prezzo<br />
Misure<br />
Di livello sufficiente, con una<br />
discreta facilità di messa a<br />
punto, una pressione erogata<br />
più che buona con una resa in<br />
ambiente notevole.<br />
Il mobile è mediamente elegante<br />
e costruito con attenzione alle<br />
vibrazioni. Il woofer, pur costruito<br />
con una certa economia,<br />
fornisce prestazioni buone.<br />
Il prezzo da pagare è una volta<br />
tanto inferiore alle mie aspettative,<br />
tanto da consigliarne<br />
due per una prestazione raddoppiata.<br />
Buona la prestazione in gamma<br />
bassa. La pressione erogata<br />
in ambiente è sufficiente.<br />
n.130 Febbraio 2011<br />
8<br />
8<br />
8,5<br />
8
Quello che meraviglia in questa foto è senz’altro il diametro del condotto di<br />
accordo da 85 millimetri. L’amplificatore in classe AB è capace di 100 watt rms.<br />
n.130 Febbraio 2011<br />
Il woofer del<br />
marchio inglese è<br />
realizzato su un cestello<br />
di lamiera<br />
stampata di disegno<br />
abbastanza tradizionale.<br />
Notare il fondello<br />
bombato.<br />
Il woofer è fissato alla base del diffusore, distanziato dal pavimento dai soliti piedoni<br />
plastici, appena più alti della media.<br />
dv 75<br />
VERSUS
VERSUS<br />
76 dv<br />
LE PRESTAZIONI RILEVATE NEL NOSTRO LABORATORIO<br />
Subwoofer INDIANA LINE BASSO 930.<br />
Matricola n. 10042330<br />
Subwoofer MIRAGE OMNI-S10.<br />
Matricola n. 0001005<br />
Sistema di altoparlanti MISSION MS-8.<br />
Matricola n. MS800090R<br />
Subwoofer PSB HD8.<br />
Matricola n. 05460_902321<br />
TEST RISULTATO COMMENTO E VOTO (da 1 a 10)<br />
MOL<br />
livello massimo di<br />
uscita:<br />
(per distorsione di<br />
intermodulazione<br />
totale non<br />
superiore al 5%)<br />
MOL<br />
livello massimo di<br />
uscita:<br />
(per distorsione di<br />
intermodulazione<br />
totale non<br />
superiore al 5%)<br />
MOL<br />
livello massimo di<br />
uscita:<br />
(per distorsione di<br />
intermodulazione<br />
totale non<br />
superiore al 5%)<br />
MOL<br />
livello massimo di<br />
uscita:<br />
(per distorsione di<br />
intermodulazione<br />
totale non<br />
superiore al 5%)<br />
La massima pressione indistorta è costretta a fare<br />
i conti sia con l’escursione del woofer, comunque<br />
notevole, sia con la compressione interna<br />
all’amplificatore che si innesca con una costante<br />
di tempo appena inferiore alla durata dell’impulso<br />
di misura che dura 360 millisecondi. Come<br />
possiamo vedere dal grafico i 100 dB sono raggiunti<br />
a 50 Hz ed i 107 decibel a circa 80 Hz. La<br />
componente che limita una MOL di livello maggiore<br />
è la seconda armonica del doppio tono di<br />
prova, mentre la più fastidiosa terza armonica se<br />
ne sta ad un livello molto più basso, per salire<br />
soltanto attorno agli 80 Hz ove il livello del segnale<br />
di ingresso inizia ad essere elevato.<br />
Peso convenzionale pari a 3<br />
La MOL del subwoofer Mirage sale abbastanza<br />
gradualmente all’aumentare della frequenza<br />
senza fenomeni particolari di compressione. Il<br />
livello parte da 98 decibel e sale fino a 108 decibel<br />
alla massima frequenza riproducibile. I limiti<br />
alla MOL sono imposti dalla seconda armonica,<br />
con la terza che si intravede ai livelli più<br />
alti e solo sporadicamente.<br />
Peso convenzionale pari a 3<br />
La MOL del subwoofer risente abbastanza poco<br />
della lunghezza dell’impulso di eccitazione,<br />
con un livello di pressione emessa alle bassissime<br />
frequenze limitato dalle due seconde armoniche<br />
del segnale di prova. Oltre i 64 Hz la<br />
curva si impenna verso l’alto, superando i 102<br />
decibel quando ormai siamo in gamma mediobassa.<br />
Peso convenzionale pari a 3<br />
Nonostante le dimensioni contenute il subwoofer<br />
della canadese PSB esibisce una MOL di<br />
buon livello, con un andamento abbastanza<br />
piano al variare delle frequenze attorno ai 111<br />
decibel che vengono raggiunti a 64 Hz. Anche<br />
in questo caso il limite della misura viene imposto<br />
dalle seconde armoniche dei due toni di<br />
prova, con le terze armoniche molto più contenute<br />
come ampiezza.<br />
Peso convenzionale pari a 3<br />
8<br />
7<br />
6<br />
8<br />
n.130 Febbraio 2011
LE PRESTAZIONI RILEVATE NEL NOSTRO LABORATORIO<br />
Subwoofer REL R-505.<br />
Matricola n. R50403510<br />
Subwoofer VELODYNE IMPACT MINI.<br />
Matricola n. 701911263<br />
Subwoofer WHARFEDALE POWER CUBE PC 8+.<br />
Matricola n. PC85002100 MP<br />
INDIANA LINE BASSO 930<br />
n.130 Febbraio 2011<br />
TEST RISULTATO COMMENTO E VOTO (da 1 a 10)<br />
MOL<br />
livello massimo di<br />
uscita:<br />
(per distorsione di<br />
intermodulazione<br />
totale non<br />
superiore al 5%)<br />
MOL<br />
livello massimo di<br />
uscita:<br />
(per distorsione di<br />
intermodulazione<br />
totale non<br />
superiore al 5%)<br />
MOL<br />
livello massimo di<br />
uscita:<br />
(per distorsione di<br />
intermodulazione<br />
totale non<br />
superiore al 5%)<br />
MIRAGE OMNI-S10<br />
Tra tutti i subwoofer provati il REL è quello che<br />
probabilmente risente di più della compressione<br />
effettuata dall’elettronica sul segnale di ingresso,<br />
e peraltro con una costante di tempo<br />
notevolmente più corta. Nonostante ciò possiamo<br />
notare come sin dal secondo terzo di ottava<br />
il livello sia molto elevato con una predominanza<br />
delle seconde armoniche del tono di<br />
prova.<br />
Peso convenzionale pari a 3<br />
A causa delle dimensioni veramente contenute<br />
del woofer attivo impiegato nel Velodyne Impact<br />
Mini, che ha un diametro effettivo di circa<br />
tredici centimetri, la MOL non appare certamente<br />
esaltante, raggiungendo i 101 decibel ad<br />
80 ed a 100 Hz.<br />
Peso convenzionale pari a 3<br />
La misura della MOL del subwoofer inglese parte<br />
in sordina, limitata dalle seconde armoniche<br />
del doppio tono di pilotaggio e sale con una<br />
certa velocità dopo i 50 Hz fino a raggiungere i<br />
114,5 decibel di pressione indistorta, il valore<br />
più elevato di tutti i subwoofer misurati, pur<br />
con un prezzo di vendita tra i più contenuti.<br />
Peso convenzionale pari a 3<br />
MISSION MS-8<br />
8<br />
6<br />
8<br />
PSB HD8<br />
dv 77<br />
VERSUS
VERSUS<br />
78 dv<br />
LE PRESTAZIONI RILEVATE NEL NOSTRO LABORATORIO<br />
Subwoofer INDIANA LINE BASSO 930.<br />
Matricola n. 10042330<br />
Subwoofer MIRAGE OMNI-S10.<br />
Matricola n. 0001005<br />
Sistema di altoparlanti MISSION MS-8.<br />
Matricola n. MS800090R<br />
Subwoofer PSB HD8.<br />
Matricola n. 05460_902321<br />
TEST RISULTATO COMMENTO E VOTO (da 1 a 10)<br />
Risposta in<br />
frequenza<br />
con 2,83 V / 1 m<br />
Risposta in<br />
frequenza<br />
con 2,83 V / 1 m<br />
Risposta in<br />
frequenza<br />
con 2,83 V / 1 m<br />
Risposta in<br />
frequenza<br />
con 2,83 V / 1 m<br />
La frequenza di accordo bassa ed il reflex meccanico<br />
conducono ad una risposta in salita.<br />
Man mano che la frequenza di incrocio diminuisce<br />
la risposta si regolarizza mostrando<br />
una buona estensione verso le basse frequenze.<br />
Va notata la variazione della risposta passa-basso<br />
alla frequenza di incrocio minima.<br />
Peso convenzionale pari a 2<br />
La risposta in frequenza di questo subwoofer<br />
è l’unica che non abbassa il livello della pressione<br />
al diminuire della frequenza, così che è<br />
la sola frequenza di incrocio del crossover<br />
elettronico che ne regola l’emissione. Possiamo<br />
notare una buona estensione verso il basso<br />
con i classici 20 Hz posti a -12 decibel rispetto<br />
al riferimento dei 90 decibel di pressione<br />
media.<br />
Peso convenzionale pari a 2<br />
La risposta in frequenza del Mission appare<br />
abbastanza avara di frequenze profonde, pur<br />
con un andamento in salita che si riallinea al<br />
diminuire della frequenza di incrocio imposta<br />
dal crossover elettronico. Comunque si tenti<br />
l’incrocio le frequenze attorno ai 45-50 Hz sono<br />
ben presenti, presentandosi addirittura come<br />
ripple alla più bassa frequenza di incrocio.<br />
Peso convenzionale pari a 2<br />
La risposta in frequenza si abbassa come livello<br />
man mano che la frequenza di incrocio si<br />
abbassa, e lo fa con un andamento regolare ed<br />
abbastanza preciso. Alla frequenza più bassa<br />
di incrocio la risposta sfiora i 32 Hz con un andamento<br />
regolare. Va notato come il passabasso<br />
del crossover elettronico sia dotato di<br />
una pendenza notevole.<br />
Peso convenzionale pari a 2<br />
8<br />
8<br />
8<br />
voto finale<br />
voto finale<br />
7,6<br />
7<br />
voto finale<br />
6,6<br />
8<br />
8<br />
voto finale<br />
n.130 Febbraio 2011
Subwoofer REL R-505.<br />
Matricola n. R50403510<br />
Subwoofer VELODYNE IMPACT MINI.<br />
Matricola n. 701911263<br />
Subwoofer WHARFEDALE POWER CUBE PC 8+.<br />
Matricola n. PC85002100 MP<br />
LE PRESTAZIONI RILEVATE NEL NOSTRO LABORATORIO<br />
n.130 Febbraio 2011<br />
TEST RISULTATO COMMENTO E VOTO (da 1 a 10)<br />
Risposta in<br />
frequenza<br />
con 2,83 V / 1 m<br />
Risposta in<br />
frequenza<br />
con 2,83 V / 1 m<br />
Risposta in<br />
frequenza<br />
con 2,83 V / 1 m<br />
REL R-505<br />
VELODYNE IMPACT MINI<br />
La risposta appare regolare e ben scalata al diminuire<br />
della frequenza imposta dal crossover<br />
elettronico. La frequenza più bassa che può<br />
essere riprodotta settando al minimo la frequenza<br />
di incrocio scende al di sotto dei fatidici<br />
20 Hz con una pendenza del passa-basso<br />
che aumenta al diminuire della frequenza.<br />
Peso convenzionale pari a 2<br />
La risposta in frequenza appare, come per la<br />
quasi totalità dei subwoofer in prova, variabile<br />
in livello con la frequenza di incrocio imposta<br />
dal crossover elettronico. Alla frequenza<br />
di taglio più bassa il sistema mostra un range<br />
operativo che va da 50 a 120 Hz, con una buona<br />
pendenza ed una discreta regolarità.<br />
Peso convenzionale pari a 2<br />
Anche in questo caso la risposta in frequenza<br />
è modulata nel livello di pressione dalla frequenza<br />
scelta per il taglio in frequenza da parte<br />
del crossover elettronico. L’andamento in<br />
salita della risposta ottenuta alla massima frequenza<br />
possibile si attenua anche in questo<br />
caso man mano che la manopola del crossover<br />
scende verso la minima, con una estensione<br />
che in questo caso supera di poco i 32 Hz.<br />
Peso convenzionale pari a 2<br />
8<br />
8<br />
8<br />
voto finale<br />
voto finale<br />
6,8<br />
8<br />
8<br />
voto finale<br />
WHARFEDALE POWER CUBE PC 8+<br />
dv 79<br />
VERSUS
DESCRIZIONE GENERALE ASCOLTO E COLLEGAMENTI<br />
VERSUS<br />
80 dv<br />
Premessa alla sessione<br />
di valutazione delle prestazioni<br />
Molti credono che in un Versus si debbano per forza<br />
esprimere pareri granitici alla Andy Luotto: buono -<br />
no buono. Invece non è così. Le qualità che un<br />
subwoofer deve esprimere sono molteplici e sarebbe ingiusto<br />
e poco indicativo stilare una classifica assoluta di ascolto.<br />
Oggi, anno Domini 2011, credo sia poco probabile che un<br />
costruttore metta in commercio un subwoofer che suoni<br />
palesemente male o comunque con qualche pecca notevole.<br />
La fascia economica poi vede una concorrenza molto forte, a<br />
volte spietata, tra i vari costruttori e la realizzazione di un<br />
prodotto mediocre non gioverebbe di certo né al fatturato né<br />
all’immagine del costruttore. Si potrebbe comunque ribattere<br />
che in un subwoofer quello che si vede è poco o niente e che<br />
una scheda di amplificazione e trattamento OEM costa<br />
qualche decina di euro, mentre un woofer da dieci pollici un<br />
po’ raffazzonato ma con una escursione da almeno un<br />
centimetro può costare anche meno. Tutto vero, ma per<br />
questo ci sono i test e le prove che mettono a nudo tutto<br />
quanto. Per questo test di ascolto ho sistemato i subwoofer<br />
due alla volta tra i diffusori da stand dell’impianto satellite,<br />
accuratamente scelto tra quelli più o meno “stabili” nella<br />
redazione ed accuratamente filtrato sulle basse frequenze. Il<br />
filtraggio del sistema satellite alle frequenze bassissime non<br />
è soltanto utile ma secondo me necessario. In un sistema di<br />
dimensioni contenute a cui si aggiunge un sub lasciare che il<br />
midwoofer del satellite riproduca anche la gamma profonda<br />
ne indebolisce di fatto la tenuta in potenza, con distorsioni e<br />
colorazioni che ne fanno di certo l’anello più debole della<br />
catena. Per poter lavorare senza queste limitazioni ci siamo<br />
dotati di un crossover elettronico parametrico con la sola<br />
funzione di passa-alto ed abbiamo innanzitutto filtrato con la<br />
massima cura i due satelliti. Si tratta di due bookshelf due vie<br />
di prestazioni medioalte, sistemati su due stand solidi e<br />
pesanti ed attentamente posizionati in ambiente in modo da<br />
essere in condizione di rendere al massimo delle loro<br />
prestazioni. Per esprimere correttamente le caratteristiche<br />
soniche di un subwoofer ed effettuare confronti validi nella<br />
pur ridotta banda passante affidata a questo diffusore ho<br />
suddiviso le qualità che voglio valutare ed ho selezionato i<br />
brani in grado di evidenziarne la caratteristica desiderata. Le<br />
caratteristiche abbastanza diverse tra gamma bassa della<br />
musica e gamma bassa dei film di azione mi ha portato a<br />
selezionare anche spezzoni degli effetti caratteristici dei film<br />
più dotati da questo punto di vista, come il basso continuo di<br />
sottofondo, esplosioni, passaggi di treni improvvisi, insomma<br />
tutti quei suoni che dovrebbero far sobbalzare dalla poltrona,<br />
sia per intensità che per estensione verso il basso. Le qualità<br />
che vado cercando sono state così suddivise:<br />
Estensione, intesa ovviamente come capacità di scendere alle<br />
frequenze più profonde.<br />
Smorzamento, ovvero la capacità di non presentare code<br />
particolari o emissioni di suono oltre quello imposto<br />
dall’amplificatore.<br />
Punch, inteso come aggressività che non deve comunque<br />
apparire né eccessivo né carente.<br />
Tenuta in potenza, ovvero la capacità di emettere basse<br />
frequenze anche a livelli sostenuti e senza eccessive<br />
variazioni della timbrica.<br />
Aria, una caratteristica difficile da ottenere, ovvero la capacità<br />
di sparire del subwoofer, tanto che soprattutto nell’audio dei<br />
film il basso profondo non sia identificabile e tenda a<br />
confondersi nell’aria compresa tra i diffusori e l’ambiente.<br />
Amalgama, una caratteristica che denota la scarsa<br />
propensione del subwoofer di staccarsi dalla musica<br />
riprodotta dai satelliti e di brillare per eccessivo<br />
protagonismo.<br />
Comportamento minaccioso, ovvero la capacità di farsi<br />
sentire sia nei crescendo della musica che nelle azioni dei film<br />
che stanno aumentando di intensità. È facile che nei<br />
crescendo il subwoofer si faccia notare per poco<br />
protagonismo o per eccessiva enfasi delle mediobasse man<br />
mano che la pressione aumenta.<br />
Completano le caratteristiche sonore altre tre valutazioni che<br />
potrebbero essere poste in relazione alla costruzione ed alla<br />
versatilità del subwoofer.<br />
Facilità di messa a punto, una caratteristica legata sia alla<br />
versatilità dei controlli che alle caratteristiche sonore del<br />
subwoofer. Gioca ovviamente un ruolo determinante anche<br />
l’indicazione della manopola della frequenza di incrocio<br />
rispetto alle frequenze effettivamente riprodotte.<br />
Vibrazioni e distorsione, ovvero la capacità di esprimere al<br />
minimo le colorazioni dovute alla struttura lignea o alla<br />
compressione dovuta alle dimensioni del condotto di accordo.<br />
Fase, ovvero: più che di una valutazione si tratta di una<br />
indicazione sulla variazione della fase per l’ottenimento delle<br />
prestazioni migliori, almeno con i satelliti in nostro possesso,<br />
che sono stati incrociati a 100 Hz con un andamento del passaalto<br />
assimilabile ad un Linkwitz-Riley del quarto ordine<br />
complessivo. Ogni subwoofer è stato preventivamente messo in<br />
condizioni di operare al meglio con i due satelliti, sia come livello<br />
che come frequenza di incrocio ed ovviamente di fase elettrica.<br />
Ci siamo avvalsi per il 60 per cento delle nostre capacità<br />
auditive, ma per la restante percentuale abbiamo chiesto aiuto<br />
al rumore rosa ed all’analizzatore a terzi di ottava. dv<br />
n.130 Febbraio 2010
Le impressioni di ascolto,<br />
emozioni moltiplicate per sette<br />
Come ho già detto la sessione è stata organizzata con<br />
grande attenzione con due dei sette contendenti<br />
sistemati sulla parte destra della sala di ascolto,<br />
entrambi connessi alla rete elettrica, in attesa solo di un<br />
segnale elettrico da amplificare. I primi due contendenti<br />
sono stati, in un ordine del<br />
tutto casuale, il Mirage e<br />
l’italiano Indiana Line.<br />
Come estensione in<br />
frequenza i due<br />
contendenti ricevono una<br />
votazione<br />
sostanzialmente pari, con<br />
una buona sensazione di<br />
pressione alle frequenze<br />
bassissime e una buona<br />
tenuta in potenza, tenuta<br />
che per entrambi va oltre<br />
MIRAGE OMNI-S10<br />
la sufficienza. Lo<br />
smorzamento appare<br />
migliore nel sub italiano<br />
rispetto a quello<br />
canadese, appena meno<br />
propenso a fermarsi<br />
quando il segnale si<br />
interrompe bruscamente<br />
o decade in maniera<br />
abbastanza veloce. Non<br />
che sul video il Mirage sia<br />
secondo, anzi<br />
probabilmente sulle basse<br />
frequenze degli effetti<br />
INDIANA LINE BASSO 930<br />
cinematografici il<br />
canadese mostra una certa grinta riuscendo a camuffare al<br />
meglio una leggera carenza di smorzamento. Nel punch poi<br />
sembra sopravanzare leggermente il sub dell’Indiana Line,<br />
che comunque si difende molto bene. Nell’ascolto di brani di<br />
musica classica fortemente interessati da bordate di basse<br />
frequenze è l’Indiana Line che a me piace di più, specie per<br />
la correttezza timbrica e per lo smorzamento. La capacità di<br />
sparire nel contesto della riproduzione è sempre a favore<br />
dell’Indiana Line, col Mirage che per un verso o per l’altro<br />
trova sempre il modo di farsi notare. Col metro della<br />
riproduzione dell’audio dei film questo si potrebbe<br />
addirittura rivelare come un vantaggio, ma con l’ascolto<br />
della musica non credo che sia una caratteristica<br />
desiderabile. Aumentando notevolmente il livello entrambi i<br />
woofer iniziano ad irrigidirsi, nel senso che mostrano<br />
l’avvicinarsi del raggiungimento dei propri limiti. In gamma<br />
profonda credo che sia il Mirage che dà dei punti all’italiano,<br />
che viceversa appare più incisivo sulle armoniche delle<br />
percussioni. Nei crescendo di azione nel video dei film e nei<br />
crescendo musicali entrambi i sub si esprimono bene, col<br />
n.130 Febbraio 2010<br />
Mirage leggermente più corposo anche se è poi l’italiano che<br />
sembra amalgamarsi meglio con i satelliti, specialmente<br />
nella coesistenza tra il basso ed il mediobasso riprodotto.<br />
Come invadenza nel tessuto musicale posso dire che<br />
l’Indiana Line a me è sembrato più discreto e rigoroso del<br />
Mirage, che viceversa in qualche occasione è andato sopra le<br />
righe, tanto per farsi notare. Il canadese ha funzionato<br />
meglio col deviatore di fase spostato sullo zero mentre<br />
l’italiano ha preferito, nel nostro interfacciamento con i<br />
satelliti, una fase invertita. Le vibrazioni di entrambi i<br />
cabinet sono apparse discrete, con un vantaggio leggero ma<br />
udibile dell’Indiana Line.<br />
Annotate per bene tutte<br />
le sensazioni sonore e<br />
suddivisa la votazione<br />
ho rimosso i due<br />
subwoofer ancora caldi<br />
ed ho concesso la platea<br />
alla proposta Velodyne<br />
ed al PSB, anche perché<br />
sono realizzati con<br />
dimensioni simili ed<br />
utilizzano la stessa<br />
configurazione di carico,<br />
ovvero il reflex<br />
meccanico. I due<br />
VELODYNE IMPACT MINI<br />
piccoletti del gruppo<br />
sono stati sistemati ad<br />
una distanza notevole per<br />
evitare che i due passivi<br />
del PSB interferissero con<br />
un ostacolo vicino,<br />
producendo colorazioni<br />
poco prevedibili in gamma<br />
mediobassa. Non ci vuole<br />
molto tempo per<br />
accorgersi che il canadese<br />
PSB possiede una<br />
estensione maggiore del<br />
Velodyne, che fa quello<br />
PSB HD8<br />
che può per sconfiggere le<br />
leggi che la fisica impone ad una membrana in movimento.<br />
Entrambi in verità appaiono molto puliti ed anche ben<br />
smorzati senza che io possa trovare nei diversi brani musicali<br />
ascoltati un vincitore tra i due contendenti. Il basso è<br />
comunque riprodotto con un buon compromesso tra<br />
estensione e smorzamento nel PSB mentre al confronto il<br />
Velodyne arranca un po’ sull’estensione pur esibendo un<br />
corretto smorzamento che rende l’ascolto poco affaticante e<br />
piacevole. Entrambi i subwoofer comunque riescono a sparire<br />
letteralmente dal palcoscenico sonoro, con l’aria che si carica<br />
di basse frequenze attorno ai due satelliti che sembrano<br />
estendersi fino alle frequenze più basse. L’aggressività del<br />
dv 81<br />
ASCOLTO VERSUS
DESCRIZIONE GENERALE ASCOLTOE COLLEGAMENTI<br />
VERSUS<br />
82 dv<br />
Velodyne a volte<br />
sembra prevalere su<br />
quella del PSB, che in<br />
certe occasioni appare<br />
leggermente più<br />
compassato, una qualità<br />
che nell’ascolto della<br />
musica va benissimo ma<br />
MISSION MS-8 che preferirei meno<br />
visibile nell’ascolto dei<br />
film d’azione. Quando il livello delle basse sale il PSB non fatica<br />
a seguire il segnale elettrico e si produce in alcuni crescendo<br />
che ricordano da vicino i subwoofer più grandi sia come<br />
dimensioni che come volume d’aria spostato. Il Velodyne non<br />
demorde e nei crescendo a volte lancia sfide notevoli al sub<br />
avversario, anche se un filo di armoniche inizia a trasparire sin<br />
dai livelli medioelevati. Comunque sia entrambi i contendenti<br />
appaiono poco invadenti nel tessuto musicale completo e<br />
nessuno dei due ha manifestato in alcuna occasione la tendenza<br />
a primeggiare o comunque a mettersi in mostra. Nell’uso pratico<br />
il bilancio è ancora quasi pari per quanto riguarda la velocità<br />
della messa a punto del sistema, col PSB che ha fornito una<br />
prestazione leggermente meglio modellabile grazie al<br />
potenziometro della fase che ha consentito una regolazione più<br />
fine e precisa. Il Velodyne ha fornito prestazioni migliori con la<br />
fase invertita, mentre il PSB con i suoi 220 gradi di regolazione<br />
ha fornito una risposta praticamente perfetta, bene allineata<br />
anche in fase. Dal punto di vista delle vibrazioni meccaniche<br />
nessuno dei due contendenti ha mostrato problemi, grazie<br />
anche alle ridotte<br />
dimensioni, con un<br />
leggerissimo<br />
vantaggio per il<br />
Velodyne che in tutte<br />
le condizioni ha<br />
mostrato una tenuta<br />
dei pannelli<br />
estremamente<br />
WHARFEDALE POWER CUBE PC 8+<br />
coriacea. Rimossi<br />
anche i due sub<br />
d’oltreoceano, ho aperto una sfida tutta inglese tra Mission e<br />
Wharfedale invogliato dall’utilizzo da parte di entrambi i sub<br />
della stessa elettronica di potenza. Per la messa a punto del<br />
sistema posso dire che grazie alla “perfetta disuguaglianza” tra<br />
la frequenza di taglio indicata dal deviatore a scatti e la risposta<br />
ottenuta in ambiente ho dovuto per entrambi scegliere una<br />
frequenza di incrocio molto bassa, appena 45 Hz, per ottenere<br />
un incrocio efficace a circa 100 Hz. Eppure chiunque si è<br />
occupato per un attimo di filtri crossover attivi sa che per<br />
adattare un taglio elettrico ad una risposta acustica occorrono 2<br />
equazioni 2 senza che i costi di produzione aumentino di un solo<br />
centesimo di euro. Comunque sia dopo aver effettuato un paio<br />
di misure mi sono reso conto che tutto è filato liscio e che in<br />
entrambi i casi la risposta globale ottenuta era stabile ed<br />
abbastanza rettilinea. Per entrambi i subwoofer la fase invertita<br />
si è rivelata essere la scelta migliore. Insomma, non una<br />
grandissima versatilità per entrambi, ma comunque una volta<br />
settata la frequenza di incrocio giusta non ci sono troppi<br />
MODELLO Indiana Line Basso 930 Mirage Omni-S10 Mission MS-8<br />
ESTENSIONE 6 1/2 6 1/2 6<br />
SMORZAMENTO 7 6 6 1/2<br />
PUNCH 6 6 1/2 6 1/2<br />
TENUTA 6 1/2 6 1/2 6<br />
ARIA 6 1/2 6 6 1/2<br />
COMPORTAMENTO<br />
MINACCIOSO 6 6 1/2 5 1/2<br />
BASSO INVADENTE 7 6 6 1/2<br />
MESSA A PUNTO 6 1/2 6 1/2 7<br />
VIBRAZIONI 7 1/2 7 5 1/2<br />
FASE 180° 0° 180°<br />
n.130 Febbraio 2010
problemi nel sistemare il sub e farlo andare come deve. Per tutti<br />
e due l’estensione è simile a quella del Velodyne, non<br />
estesissima verso la gamma bassa ma mediamente smorzata,<br />
tanto che l’ascolto risulta abbastanza gradevole e naturale, con<br />
qualche punto in più segnato dal Wharfedale nel<br />
bilanciamento tra estensione e piacevolezza di ascolto. Sulle<br />
percussioni aggressive della musica rock entrambi i diffusori<br />
si attestano su valori notevoli, superiori a Mirage, a Indiana<br />
Line e a Velodyne, eguagliando la caratteristica del PSB.<br />
Ancora nella riproduzione della musica per grande orchestra<br />
posso annotare per entrambi una buona riproduzione con<br />
una tenuta al livello non esaltante per il Mission e<br />
mediamente discreta per il Wharfedale, con la limitazione per<br />
tutti e due costituita dal soffio dei condotti di accordo che si<br />
inizia a sentire nonostante il posizionamento quando il livello<br />
sale minaccioso e foriero di pieni<br />
orchestrali notevoli. La tendenza a<br />
sparire tra i diffusori è maggiormente<br />
evidente col subwoofer Mission, anche se<br />
il Wharfedale si difende onorevolmente e<br />
comunque a livello degli altri sub<br />
ascoltati finora. Avvicinandomi ad<br />
ognuno dei due subwoofer quando suona<br />
posso notare che il Mission vibra in<br />
maniera più sensibile rispetto al<br />
Wharfedale ed anche rispetto agli altri<br />
sub testati sinora.<br />
Ultimo e sornione sembra essere il REL,<br />
che se la ride vedendo i suoi colleghi<br />
n.130 Febbraio 2010<br />
agitarsi avanti ed indietro. Per non farlo sentire solo gli metto<br />
alle costole il PSB, che in quanto a rigore musicale ha fornito<br />
una bella prova. Per complicare le cose affianco ad entrambi<br />
l’Indiana Line, convinto che siano questi i tre ad entrare in<br />
finale. Il REL fa sentire immediatamente la sua voce, con una<br />
estensione notevole proprio in gamma profonda, lì dove in<br />
genere una sospensione pneumatica arriva a scendere ben<br />
bene. Anche lo smorzamento è notevole, segno tangibile che<br />
probabilmente il progettista è stato accorto a non agire<br />
prepotentemente con l’equalizzazione. Il punch è buono, non<br />
come quello dei sub da diciotto pollici ma decisamente buono,<br />
anche se la tenuta in potenza non gli fornisce una mano<br />
strepitosa. Il basso delle percussioni appare comunque<br />
possente e ben proposto, mentre nei crescendo della musica<br />
classica si nota ogni tanto qualche esitazione specialmente<br />
quando il livello è già salito parecchio.<br />
Comunque la gamma bassa appare<br />
abbastanza aggressiva, in linea sia col PSB<br />
che col Mirage, con l’aggiunta dell’elevato<br />
smorzamento. La tendenza allo sparire in<br />
sala di ascolto è notevole, non proprio<br />
come il Velodyne e PSB, che mi sono<br />
sembrati quelli più invisibili, ma comunque<br />
ad un livello abbastanza elevato. Nell’audio<br />
dei film di azione anche il REL si lascia<br />
coinvolgere con una emissione di<br />
sottofondo molto possente e con una resa<br />
alle bassissime frequenze notevole e ben<br />
REL R-505<br />
articolata. dv<br />
PSB HD8 REL R-505 Velodyne Impact Mini Wharfedale Power Cube PC 8+<br />
6 1/2 6 1/2 5 1/2 6<br />
7 7 1/2 7 7<br />
6 1/2 6 1/2 6 6 1/2<br />
7 6 1/2 5 1/2 5 1/27<br />
7 7 7 6 1/2<br />
6 6 1/2 6 5 1/2<br />
7 7 7 6 1/2<br />
7 1/2 7 7 7<br />
7 7 1/2 7 1/2 6<br />
220° 220° 180° 180°<br />
dv 83<br />
ASCOLTO VERSUS