Anno II, n. 5 - giugno 2003 - Gnomonica Italiana
Anno II, n. 5 - giugno 2003 - Gnomonica Italiana
Anno II, n. 5 - giugno 2003 - Gnomonica Italiana
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Spedizione in abbonamento postale 45% - Milano Art. 2 - Comma 20B - Legge 662/96 - 10, 00 €<br />
Rivista di Storia, Arte,<br />
Cultura e Tecniche degli<br />
Orologi Solari<br />
<strong>Anno</strong> <strong>II</strong>, n. 5 - <strong>giugno</strong> <strong>2003</strong><br />
In questo numero: Paolo Albèri Auber Misurare la declinazione di una parete - Alessandro Gunella e Alberto Nicelli Un libro di<br />
Oronzio Fineo astrologo ed una polemica sulla suddivisione delle case celesti e sulle ore ineguali- Fabio Savian Orologi bifilari sulla<br />
cosustilare e con fili negativi - Silvano Bianchi Scomparsi ma non troppo - Nicola Severino Le meridiane a camera oscura di<br />
Pizzofalcone a Napoli e di Piedimonte Matese - Gianni Ferrari e Robert Hough Un pratico modulo per il calcolo rapido dei dati del<br />
Sole - Gianni Ferrari La proiezione della meridiana equatoriale e le meridiane analemmatiche - Alessandro Gunella Il quadrante analemmatico<br />
- Mario Arnaldi Orologi solari medievali a ‘tutto tondo’ - origine e diffusione nei secoli X<strong>II</strong> - XV - Diego Bonata La meridiana<br />
del Millennio. Q.S. Lunisolare a Tempo Vero Locale dell’Osservatorio Astronomico delle Alpi Orobiche - Riccardo Anselmi L’orologio<br />
solare verticale - Marco Rossi Iperboli diurne coi fasci proiettivi - Daniele Bellio Tempo vero e tempo medio. L’equazione del tempo
Rivista di Storia, Arte, Cultura e Tecniche<br />
degli Orologi Solari<br />
fondata da Nicola Severino<br />
Registrazione al Tribunale di Monza<br />
n°1574 del 2 marzo 2002<br />
CGI - Coordinamento Gnomonico Italiano<br />
WEB: www.gnomonicaitaliana.vialattea.net<br />
Mailing-List:<br />
http://groups.yahoo.com/group/<br />
gnomonicaitaliana/<br />
Editore: Grafiche ATA<br />
Paderno Dugnano (MI)<br />
Direttore responsabile: Osvaldo Tagliabue<br />
Redazione: cgi-rivista@yahoogroups.com<br />
Mario Arnaldi, Diego Bonata,<br />
Andrea Costamagna, Gianni Ferrari,<br />
Umberto Fortini, Fabio Garnero,<br />
Alessandro Gunella, Lucio Maria Morra,<br />
Alberto Nicelli, Giovanni Paltrinieri,<br />
Gian Carlo Rigassio,<br />
Fabio Savian, Nicola Severino<br />
Hanno collaborato a questo numero:<br />
Giacomo Agnelli, Paolo Albèri Auber,<br />
Riccardo Anselmi, Mario Arnaldi,<br />
Daniele Bellio, Silvano Bianchi,<br />
Diego Bonata, Andrea Costamagna,<br />
Gianni Ferrari, Fabio Garnero,<br />
Robert Hough, Alessandro Gunella,<br />
Lucio Maria Morra, Alberto Nicelli,<br />
Marco Rossi, Fabio Savian, Nicola Severino<br />
Stampa: Grafiche ATA<br />
Paderno Dugnano (MI)<br />
tiratura 350 copie,<br />
stampa su carta riciclata ecologica<br />
I manoscritti, le fotografie, i disegni le pubblicazioni o altro<br />
materiale inviati alla redazione o all’editore non saranno<br />
restituiti salvo precedenti accordi specifici.<br />
La redazione e l’editore declinano ogni responsabilità per i<br />
danni di qualunque tipo che dovessero essere provocati da<br />
eventuali applicazioni dei metodi, delle teorie e dei dati<br />
numerici presenti negli articoli pubblicati.<br />
Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questa<br />
pubblicazione può essere riprodotta o trasmessa in nessun<br />
modo, elettronico o meccanico, incluse fotocopie, senza<br />
l’autorizzazione scritta della redazione.<br />
Le notizie e i materiali riguardanti le rubriche possono<br />
essere inoltrati direttamente al curatore della rubrica.<br />
sommario<br />
2<br />
5<br />
6<br />
13<br />
14<br />
19<br />
21<br />
22<br />
26<br />
28<br />
29<br />
30<br />
36<br />
37<br />
39<br />
41<br />
48<br />
51<br />
52<br />
54<br />
55<br />
57<br />
59<br />
63<br />
Misurare la declinazione di una parete<br />
Paolo Albèri Auber<br />
La Posta, Nicola Severino<br />
Un libro di Oronzio Fineo astrologo ed una<br />
polemica sulla suddivisione delle case celesti<br />
e sulle ore ineguali<br />
Alessandro Gunella e Alberto Nicelli<br />
Speciale Seminario, Fabio Savian<br />
Orologi bifilari sulla cosustilare e con fili<br />
negativi<br />
Fabio Savian<br />
Scomparsi ma non troppo<br />
Silvano Bianchi<br />
Solis et Artis Opus, Mario Arnaldi<br />
Le meridiane a camera oscura di<br />
Pizzofalcone a Napoli e di Piedimonte<br />
Matese<br />
Nicola Severino<br />
Arti, materiali e tecniche, Mario Arnaldi<br />
Un pratico modulo per il calcolo rapido dei<br />
dati del Sole<br />
Gianni Ferrari e Robert Hough<br />
Eventi, Fabio Garnero<br />
La proiezione della meridiana equatoriale e<br />
le meridiane analemmatiche<br />
Gianni Ferrari<br />
Statistiche, Lucio Maria Morra<br />
Il quadrante analemmatico<br />
Alessandro Gunella<br />
Recensioni, Gianni Ferrari<br />
Orologi solari medievali a ‘tutto tondo’ -<br />
origine e diffusione nei secoli X<strong>II</strong> - XV<br />
Mario Arnaldi<br />
La meridiana del Millennio. Q.S. Lunisolare<br />
a Tempo Vero Locale dell’Osservatorio<br />
Astronomico delle Alpi Orobiche<br />
Diego Bonata<br />
Sorrisi e Gnomoni, Giacomo Agnelli<br />
L’orologio solare verticale<br />
Riccardo Anselmi<br />
Rassegna Stampa, Andrea Costamagna<br />
Iperboli diurne coi fasci proiettivi<br />
Marco Rossi<br />
I quiz, Alberto Nicelli<br />
Tempo vero e tempo medio. L’Equazione<br />
del Tempo<br />
Daniele Bellio<br />
Curiosità gnomoniche, Nicola Severino
Abbonamenti<br />
La rivista si sorregge esclusivamente con gli abbonamenti<br />
pertanto il tuo interesse per <strong>Gnomonica</strong><br />
<strong>Italiana</strong>, oltre che gradito, è la condizione di<br />
sostentamento e di sviluppo della rivista.<br />
Puoi abbonarti tramite un comune bollettino<br />
postale versando 30, 00 € sul cc 15842768 intestato<br />
a:<br />
Grafiche ATA di Seregni Ernesto<br />
<strong>2003</strong>7 Paderno Dugnano (MI)<br />
causale: abbonamento a <strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />
per un anno (3 numeri)<br />
BILANCIO 1° ANNO EDITORIALE<br />
Entrate<br />
223 abbonamenti 6690,00<br />
7 abbonamenti esteri 245,00<br />
interessi attivi su cc postale 25,29<br />
Totale 6960,29<br />
Uscite<br />
spese cc postale 121,90<br />
imposte bollo 46,48<br />
costo tipografico n° 2 1720,00<br />
costo tipografico n° 3 1810,00<br />
costo tipografico n° 4 2000,00<br />
spese gestione libri 180,00<br />
IVA 27,78<br />
ammortamento spese iniziali 1054,13<br />
Totale 6960,29<br />
Spese iniziali per l’avviamento della testata<br />
e la stampa del n°1<br />
costo tipografico n°1 2480,00<br />
costi legali-amministrativi 1120,00<br />
Totale 3600,00<br />
ammortamento 1° anno 1054,13<br />
In copertina: San Giovanni Evangelista tiene fra le mani<br />
l’orologio solare della cattedrale di San Lorenzo a Genova.<br />
(foto, Mario Arnaldi)<br />
Quarta di copertina: editto di Firenze con cui si adotta il<br />
Calendario Gregoriano<br />
n° 5 - Giugno <strong>2003</strong><br />
1<br />
Il Bilancio di <strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />
Con l’edizione del numero 4 di <strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong> si è<br />
concluso il primo anno editoriale della rivista, vi propongo<br />
quindi alcune notizie riguardanti la gestione economica e il<br />
relativo bilancio.<br />
Il primo anno ha visto l’edizione di 4 numeri, uno in più di<br />
quanto sarà l’uso editoriale degli anni successivi, in quanto<br />
il numero 1 è servito per presentazione alla comunità degli<br />
gnomonisti e quindi per avviare questa ‘impresa’.<br />
Ricordo il meccanismo di finanziamento della rivista: grazie<br />
al nostro tipografo ed editore, le Grafiche ATA, possiamo<br />
gestire la pubblicazione senza aver dovuto istituire una<br />
apposita ragione sociale, con i costi e gli impegni organizzativi<br />
che ne sarebbero derivati. Tutti i proventi giungono quindi<br />
all’editore tramite gli abbonamenti; questi provvede ad<br />
impiegarli totalmente per stampare la rivista sulle indicazioni<br />
della redazione di CGI e fornisce copia dell’estratto<br />
conto postale per le verifiche e per poter compilare un bilancio<br />
della testata (sono esclusi dal conto postale 7 abbonamenti<br />
esteri che arrivano come rimesse dirette all’editore). Il<br />
nostro bilancio risulta quindi molto semplice, come illustrato<br />
nel riquadro a lato.<br />
L’ammortamento indicato in bilancio è una quota dei costi<br />
sopportati per organizzare la rivista (il costo tipografico del<br />
numero 1, la registrazione in Tribunale, la consulenza legale-amministrativa<br />
che è stata necessaria alle Grafiche ATA<br />
per mettersi in condizioni di operare come editore della<br />
nostra testata) e sono assorbiti (ammortamento) in 3 anni<br />
per evitare di dover affrontare l’intera cifra al primo anno e<br />
quindi diminuire la qualità della rivista (colore e numero di<br />
pagine).<br />
I 230 abbonamenti sono sufficienti a produrre la rivista<br />
come è oggi, ossia con la qualità grafica stabilizzata con il<br />
numero 4, e proseguire l’ammortamento con i successivi due<br />
anni editoriali. Ultimato l’ammortamento, si potrà anche<br />
proseguire con progetti accessori, già presi in cosiderazione,<br />
quali: il numero delle pagine, la porzione di pagine a colori,<br />
l’inserimento di un CD con programmi o opere, ecc.<br />
Gli abbonamenti sono in realtà alcuni in più dei 230 citati<br />
poichè altri abbonamenti si sono aggiunti dopo la chiusura<br />
del bilancio, ossia dopo la pubblicazione del numero 4.<br />
La tiratura è stabilizzata attorno alle 320 copie per accontentare<br />
nuove richieste di abbonamento, spedire la copia di<br />
cortesia agli indirizzi segnalati dagli autori, mandare delle<br />
copie a redazioni o altri soggetti coinvolti; in particolare la<br />
rivista viene spedita gratuitamente a 16 nominativi:<br />
Margherita Hack, Osvaldo Tagliabue (il nostro direttore<br />
responsabile), Corrado Lamberti (direttore Le Stelle),<br />
Adrian Rodriguez (negozio di Roma dedicato agli orologi<br />
solari che ci fa della pubblicità), la Biblioteca Centrale<br />
Nazionale di Roma, la Biblioteca Marucelliana Nazionale<br />
Centrale di Firenze, l’Osservatorio Astrofisico di Arcetri e<br />
a 9 responsabili nazionali della gnomonica all’estero:<br />
Canada, Stati Uniti, Olanda, Germania, Francia,<br />
Austria, Spagna, Cataloña, Regno Unito. la Biblioteca -<br />
Istituto Museo di Storia della Scienza di Firenze, che pure<br />
godeva di questo privilegio ha invece deciso di abbonarsi.<br />
Gli abbonati stranieri sono così suddivisi: 2 in Svizzera<br />
(Canton Ticino), 1 in Belgio, 1 in Germania, 1 in Austria<br />
e 2 in Spagna.<br />
Fabio Savian
H<br />
o consultato tutto il materiale di cui<br />
dispongo per cercare tra i vari metodi di<br />
determinazione della declinazione-parete<br />
quello che vado ad esporre: non c’è stato verso di trovarlo.<br />
Occorre tener presente però che la letteratura riguardante<br />
la gnomonica è vastissima, di conseguenza è<br />
quasi certo che questo metodo sia stato già proposto.<br />
Oltre a ciò è noto che i metodi proposti, oggidì, sono<br />
veramente tanti. Ciononostante mi accingo a parlarne<br />
ai lettori di ‘<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong>’ perchè mi sembra che<br />
valga la pena di completare i repertori della gnomonica<br />
moderna.<br />
Dato che il limite principale di questo metodo è costituito<br />
dal vincolo ad effettuare la misura ad un certo<br />
istante della giornata, preciso subito che, personalmente,<br />
preferisco di gran lunga i metodi che permettono, al<br />
contrario, di poter lavorare in qualsiasi istante, ad esempio<br />
il metodo della ‘tavoletta’.<br />
I pregi di questo metodo sono, infatti, la semplicità e<br />
l’affidabilità le quali danno luogo, così a me è sembrato,<br />
a maggior precisione.<br />
Un metodo di misura che non può risentire né della<br />
rifrazione né del problema della penombra.<br />
H<br />
<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />
Misurare la declinazione<br />
di una parete<br />
Questo metodo si basa sulla lettura dell’ ‘ora in cui il<br />
raggio solare giace sul piano verticale perpendicolare al<br />
piano sotto misura’: allo scopo di risparmiare, nel prosieguo,<br />
sia a me stesso che ai lettori questa lunga definizione,<br />
mi prenderei la enorme responsabilità di battezzare<br />
quest’ora ‘ora della parete’ (fig. 1).<br />
In effetti si tratta di un caso particolarissimo del metodo<br />
della ‘tavoletta’: quello in cui l’ ‘elongazione’ nel<br />
senso orizzontale del punto ombra vale ‘0’ (zero).<br />
Se disporremo di una linea verticale sul muro in esame,<br />
ci sarà un momento in cui l’ombra del cateto di una<br />
squadra da disegno (meglio se due come vedremo)<br />
sistemata opportunamente si troverà ad essere parallela<br />
alla stessa linea verticale; basterà allora leggere l’ora (l’<br />
‘ora della parete’ appunto) e calcolare l’azimut dei raggi<br />
solari, esso sarà anche l’azimut della parete.<br />
di Paolo Albéri Auber<br />
2<br />
Espongo subito vantaggi e svantaggi di questo metodo,<br />
così il lettore potrà regolarsi se proseguire la lettura o<br />
passare a cose più interessanti.<br />
Vantaggi<br />
- grande precisione del metodo dato che non richiede:<br />
* né un’apparecchiatura sofisticata e soggetta a inconvenienti<br />
* né la lettura di un dato geometrico sulla parete<br />
ossia né angoli né misure di lunghezza , bensì solo la<br />
lettura di un’orologio in corrispondenza del verificarsi<br />
di un evento molto ben definito.<br />
- quando si usino due squadretti al posto di uno la<br />
penombra non avrà alcuna importanza dato che si evidenzierà<br />
simmetricamente sui due contorni (fig. 2).<br />
- quand’anche la parete sia inclinata (sfuggente o stra-<br />
fig. 1 L’ombra di un ortostilo sarà verticale nell’istante<br />
dell’ ‘ora della parete’
fig. 2 Verso la punta degli squadretti l’ombra potrebbe<br />
perdere nitidezza, ma in modo simmetrico<br />
piombante che sia) la misura non ne sarà inficiata, in<br />
quanto lavoriamo in situazione di ortogonalità: la parete<br />
potrebbe benissimo essere inclinata, e di tanto …non<br />
farebbe nessuna differenza; l’inclinazione andrà, ovviamente,<br />
valutata a parte.<br />
- Il materiale necessario per portare a buon fine questa<br />
misura è veramente di facile reperibilità: basta guardarsi<br />
intorno a casa vostra e troverete quanto vi serve.<br />
- Il metodo non risente della rifrazione (questo è un<br />
vantaggio in comune con tutti gli altri metodi che utilizzano<br />
l’Azimut)<br />
Svantaggi<br />
Si è legati, per la misura ad un istante particolare della<br />
giornata, che, per ovvi motivi, non si può conoscere in<br />
anticipo; uno svantaggio relativo perchè facendo una<br />
valutazione approssimativa dell’orientamento (ad esempio<br />
con una bussola) si può calcolare all’incirca l’ora in<br />
cui si verificherà l’evento (si tratta come detto sopra<br />
dell' ‘ORA DELLA PARETE’: più avanti, in questo<br />
stesso articolo propongo la formula per il suo calcolo).<br />
Anche il metodo del mezzogiorno vero è legato ad un<br />
istante preciso della giornata; ed esso è, a quanto ho<br />
sentito, piuttosto in voga.<br />
Il metodo dell’ ‘ora della parete’<br />
Veniamo ora alla descrizione del metodo:<br />
1. Con una buona livella a bolla si traccia una linea verticale,<br />
ad esempio con una matita, in modo da poterla,<br />
volendo anche cancellare (fig. 3).<br />
n° 5 - Giugno <strong>2003</strong><br />
3<br />
2. Procurati due squadretti (meglio: non isoscele 45°-<br />
45°, ma bensì 30°-60°) essi vengono fissati alla livella<br />
con due morsetti da falegname in modo che il cateto<br />
minore di ogni squadra possa risultare, poi nell’uso,<br />
ben aderente alla parete, assieme alla livella; si appoggia<br />
il tutto su di un sostegno semi-fisso (ad esempio :uno<br />
stendi-biancheria pieghevole da terrazza farà proprio al<br />
caso nostro, perchè consente la proiezione delle ombre<br />
verso il basso) poi con un po’ di pazienza si cerca l'orizzontalità<br />
della livella (vedi fig. 4).<br />
L’orologio va tenuto a disposizione (in effetti è l’unico<br />
strumento di misura di cui si fa uso).<br />
3. A questo punto non c’è che da aspettare che si verifichi<br />
la verticalità delle due ombre dei due cateti lunghi<br />
delle squadre (in effetti si può fare il tutto con uno<br />
squadretto singolo, ma si perde quel tanto di simmetria<br />
che rende il metodo così semplice e affidabile); a quell’istante<br />
si legge l’orologio e il gioco è fatto (vedi fig. 5).<br />
Debbo fare una precisazione: mi riferisco, in avanti, al<br />
caso di un neofita di gnomonica che, per di più, non<br />
disponga di nessun mezzo di calcolo programmato.<br />
Ecco ora i conteggi:<br />
1. Occorre risalire all’ora solare locale (cosa che andrebbe,<br />
ad esempio, comunque fatta, all’incontrario, nel<br />
caso del metodo del mezzogiorno vero, che è il metodo<br />
più elementare conosciuto).<br />
fig. 3 Il tracciamento della linea verticale
Qui di seguito il calcolo (fra parentesi<br />
un caso particolare, a titolo di<br />
esempio)<br />
(I dati geografici:<br />
la latitudine: ϕ = 45.642°<br />
la longitudine: λ = -13.772°<br />
la data: 9 luglio 2002<br />
la lettura dell’orologio: 15 h 12 m 52 s =<br />
15.214 h)<br />
Occorre togliere dall’ora letta sul<br />
cronometro i seguenti valori:<br />
- L’equazione del tempo, da rilevarsi<br />
da tabulati - valori medi - o effemeridi<br />
annuali se si vuole essere più precisi,<br />
meglio se relative all’ora effettiva<br />
di misura, sarebbe un numero positivo in febbraio e<br />
negativo in novembre, tanto per intendersi;<br />
(equazione del Tempo: 5 m 10.8 s = 0.086 h)<br />
- La costante di correzione del fuso orario, un numero<br />
positivo per chi sta ad ovest del meridiano centrale del<br />
nostro fuso,<br />
(correzione d. fuso:<br />
(15 - 13.772) * 4 / 60 = 0.082 h)<br />
per ottenere l'ora solare.<br />
( 15.214<br />
- 1.00 ora legale<br />
- 0.086 equazione del tempo<br />
- 0.082 correzione fuso orario<br />
14.046 ora solare locale)<br />
2 - Occorre applicare la seguente formula dell’Azimutparete<br />
(AzP); si tratta di una formula ben nota nel<br />
campo gnomonico<br />
<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />
fig. 4 La semplicissima apparecchiatura in posizione con l’orologio in vista<br />
fig. 5 L’ombra dei due cateti lunghi è verticale; siamo nell’istante dell’ ‘ora<br />
della parete’<br />
4<br />
dove δ è la declinazione Solare del giorno della misura<br />
(se volete una misura molto precisa dovrete procurarvi<br />
la declinazione relativa all’ora della misura e non genericamente<br />
del giorno-mezzodì o peggio mezzanotte,<br />
come in certe effemeridi)<br />
(declinazione del Sole: δ= 22.34°)<br />
ϕ è la latitudine geografica del sito della misura<br />
(latitudine geografica: ϕ= 45.462°)<br />
H è l’angolo orario che otterrete dall’ora solare calcolata<br />
prima (togliere, come visto più sopra, equazione del<br />
tempo e costante del fuso) facendo riferimento alla culminazione;<br />
assegnando un segno positivo alle ore del<br />
pomeriggio e negativo a quelle del mattino otterrete<br />
Azimut-parete positiva per parete orientata a Ovest e<br />
negativa per parete orientata a Est<br />
( 14.046<br />
- 12.00 cambiamento di origine<br />
2.046 h<br />
2.046 * 15 = 30.69°: valore angolare di H)<br />
Applicando la formula per AzP si<br />
ottiene l’Azimut-parete (AzP=<br />
57.31°)<br />
L’ ‘ora della parete’<br />
L’angolo orario corrispondente all’istante<br />
in cui l’ombra dell’ortostilo è<br />
verticale si può calcolare, in un calcolo<br />
inverso, partendo dall’azimutparete,<br />
conoscendo la latitudine geografica<br />
e la declinazione Solare.<br />
Sarebbe la funzione inversa di quella<br />
sopra-esposta che calcola l’azimut a<br />
partire dall’angolo orario. Questo<br />
particolare angolo orario l’ ‘ora della<br />
parete’ andrà cercato fra le soluzioni<br />
dell’equazione
Spettabile Redazione,<br />
esplicitando:<br />
Attenzione: l’angolo orario così ottenuto va riportato<br />
all’ ‘origine’ per noi consueta, la mezzanotte, e in più<br />
corretto con equazione del tempo e correzione del fuso<br />
per confrontare il risultato con i nostri orologi.<br />
Sarà bene sottolineare anche che la formula non entra<br />
nel metodo esposto; viene riportata per completezza ed<br />
inoltre per la valutazione preliminare, e approssimativa,<br />
Bibliografia:<br />
n° 5 - Giugno <strong>2003</strong><br />
La Posta<br />
Nicola Severino, via Lazio, 9 - 03030 Roccasecca (FR) - nicolaseverino@libero.it<br />
recentemente in seguito a una ricerca in<br />
Internet ho trovato l’immagine del mosaico<br />
di Brading, nell’Isola di Wight in<br />
Inghilterra, che avevo brevemente descritto<br />
nel mio articolo “Una delle più antiche<br />
raffigurazioni di una meridiana” pubblicato<br />
sul n. 3 di <strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong>.<br />
L’immagine è stata inserita nella Gallery<br />
del sito<br />
http://www.bradingromanvilla.org.uk/<br />
mosaic.html#1<br />
BRAZZI ANGELO, Alcuni semplici metodi per la determinazione<br />
della declinazione di una superficie, in «Astronomia»,<br />
N°2, Aprile - <strong>giugno</strong> 1987<br />
FERRARI GIANNI, Relazioni e formule per lo studio delle<br />
meridiane piane, Modena, 1998<br />
5<br />
solo negli ultimi mesi.<br />
Forse l’immagine può interessare i lettori a<br />
completamento dell’articolo pubblicato o<br />
anche soltanto perchè mostra una immagine<br />
del 4° secolo di una meridiana.<br />
Come si può vedere il mosaico è abbastanza<br />
grossolano sia nella composizione<br />
che nel disegno e la meridiana è appena<br />
riconoscibile.<br />
Gianni Ferrari<br />
dell’ora della parete. Aggiungerei anche che una discussione<br />
approfondita di questa formula ci porterebbe<br />
all’analisi dei valori di Azimut ‘permessi’ alle varie latitudini<br />
e, per ogni latitudine, alle varie declinazioni, ma<br />
sarebbe una discussione fuoritema.<br />
Conclusioni<br />
Concludendo il metodo mi sembra molto semplice,<br />
affidabile e preciso; lo consiglierei, ad un gnomonista<br />
neofita, per farsi un po’ di pratica con equazione del<br />
tempo ecc. Per motivi, ovviamente, molto diversi lo<br />
consiglierei anche ad uno gnomonista esperto, qualora<br />
abbia, eventualmente, dubbi sulle misure fatte da lui<br />
stesso con altri metodi, e, principalmente, come è capitato<br />
a me, per collaudare una propria apparecchiatura<br />
e/o una propria metodica di tipo diverso.<br />
Al momento di passare il manoscritto a ‘<strong>Gnomonica</strong><br />
<strong>Italiana</strong>’ vengo a conoscenza che un metodo diverso,<br />
ma basato sullo stesso principio, era stato proposto, già<br />
nell’87 dal collega Angelo Brazzi (vedi bibliografia).<br />
Il metodo richiede un calcolo non elementare se fatto a<br />
mano: è comprensibile che non si sia adeguatamente<br />
diffuso dato che all’epoca (1987) l’uso del computer<br />
non era così comune come lo è oggi.
L<br />
<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />
Un libro di Oronzio Fineo<br />
astrologo ed una polemica sulla<br />
suddivisione delle case celesti e<br />
sulle ore ineguali<br />
L<br />
a cosiddetta Astrologia Giudiziaria era la<br />
parte dell’Astrologia che si preoccupava di<br />
fare materialmente gli oroscopi, cioè di tirare<br />
le conseguenze della posizione reciproca dei pianeti,<br />
a differenza della Astrologia ‘tecnica’ (o sistematica),<br />
che curava gli aspetti astronomici del problema, fornendo<br />
quindi, per così dire, la materia prima.<br />
Un libro del 1508, Margaritha Philosophica, individua<br />
addirittura cinque o sei suddivisioni:<br />
la prima parte si interessa dei principi<br />
generali, la seconda delle rivoluzioni<br />
grandi e di quelle annuali; la terza<br />
disserta e giudica sulla data di nascita<br />
delle persone; la quarta considera<br />
le domande; la quinta spiega le scelte.<br />
Qualcuno aggiunge una sesta parte<br />
che spiega la costruzione d’immagini<br />
e l’attività.<br />
Per emettere gli oroscopi l’operatore ricorreva a misteriose<br />
pratiche, e si rifaceva a testi di vario genere, derivati<br />
da varie culture: valgano per tutti Arato, con il suo<br />
Poema degli Astri, Manilio, Tolomeo con il suo<br />
Tetrabiblos, Al Kindi, Alcabitius, la cui opera era nota<br />
in Europa grazie alla traduzione trecentesca di Jean de<br />
Saxe, e altri… Anche Cicerone era coinvolto, perché si<br />
era interessato di Arato. Alcuni di tali testi, come quello<br />
di Manilio, sono giunti a noi solo grazie al ‘circuito’<br />
dei maghi astrologi, perché la Letteratura ufficiale li ha<br />
ignorati.<br />
Probabilmente questa è stata l’unica ‘Scienza’ che non<br />
ha subito una eclisse durante tutto il Medioevo. Per il<br />
‘mago’ non c’erano frontiere, né materiali, né di cultu-<br />
di Alessandro Gunella<br />
e Alberto Nicelli<br />
6<br />
ra, né di religione: aveva le porte aperte dappertutto.<br />
Anche il Papa, intorno al 1300, aveva il suo astrologo di<br />
fiducia (Profacio, che era un ebreo di cultura araba).<br />
Il periodo a cavallo dell’anno 1500 vede una ‘esplosione’<br />
dell’astrologia, probabilmente in relazione alla diffusione<br />
dei testi a stampa. Il testo dell’Alcabizio gode di<br />
una fama notevole, e di una quarantina di edizioni. Non<br />
si fa nulla che non sia corroborato<br />
dalla previsione astrologica.<br />
Un esempio: nella prolusione per l’inizio<br />
dell’<strong>Anno</strong> accademico<br />
dell’Università di Padova dell’anno<br />
1506, l’oratore Bartolomeo<br />
Vespucci proclama che la professione<br />
di medico non può essere esercitata<br />
seriamente se non si conosce il<br />
moto dei pianeti. Sono gli anni in<br />
cui vengono pubblicati i cosiddetti<br />
‘calendrier des bergers’, fogli di aspetto simile al nostro<br />
‘barbanera’, in cui si indicano, giorno per giorno, le ore<br />
in cui gli astri permettono al medico di fare un salasso,<br />
somministrare una purga, ecc..<br />
Pur guardando con ironia la materia, si invita il lettore<br />
a non trascurarla: nel nostro inconscio sopravvive l’eredità,<br />
trasmessa alla nostra cultura da tale visione del<br />
mondo, sul nostro modo di pensare, di muoverci, di<br />
parlare, di trattare con il prossimo.<br />
Un esempio tipico sono i nomi dei giorni della settimana:<br />
durante tutto l’alto Medioevo la Chiesa si era sforzata<br />
di imporre i ‘suoi’ nomi ai giorni (prima feria,<br />
secunda feria, tertia feria, ecc..), registrando l’insuccesso<br />
più totale. Lunedì, Martedì, ecc.. hanno avuto il
sopravvento; nomi derivati dalla suddivisione astrologica<br />
dei giorni, e dalla dedica di ciascuno ad un ìpianeta<br />
protettore’; pratica proveniente da astrologi alessandrini<br />
e greci, corroborata, in modo indiretto e involontario,<br />
dalla suddivisione settimanale introdotta da immigrati<br />
ebrei e cristiani, e comunque da genti del<br />
Mediterraneo orientale, e adottata da certi ambienti<br />
romani dal 2° secolo in poi. Il ricco Romano che credeva<br />
all’astrologo si asteneva da qualsiasi attività nel<br />
giorno dedicato a Saturno, pianeta infausto. Ed ecco<br />
inventato il riposo settimanale anche per gli europei.<br />
Che poi non tutti i nomi siano rimasti nella cultura latina,<br />
e per Sabato e Domenica sia stata data la preferenza<br />
a nomi più cristiani, è quasi un caso: nella lingua<br />
inglese sono rimasti i nomi originari Saturday e Sunday.<br />
E in Piemonte si imbottigliava il vino, ci si tagliavano i<br />
capelli e si seminava l’insalata solo in certe fasi della<br />
Luna…<br />
L’Astrologia giudiziaria aveva bisogno del supporto<br />
dell’Astronomo, proprio per individuare le ricorrenze<br />
che questa ‘Scienza’ invocava. Abbiamo sentito tutti di<br />
congiunzioni, quadrature, trigoni ecc.. relativi alle posizioni<br />
reciproche dei pianeti; ma erano eventi che non<br />
capitavano sovente (c’era anche chi se li inventava), e<br />
bisognava avere qualcosa di più disponibile, che succedesse<br />
tutti i giorni, possibilmente più volte al giorno.<br />
Ecco allora la suddivisione del cielo in 12 ‘case’ e quella<br />
del giorno in ‘ore ineguali’ o planetarie. Per chi non è<br />
al corrente delle segrete cose della materia, cerco di<br />
spiegare di che cosa si tratta, aggiungendo qualche divagazione.<br />
Cominciamo dalle Case: sappiamo che il cielo ha un<br />
moto apparente intorno a noi, che avviene in un poco<br />
meno di 24 ore, con le note eccezioni dei moti del Sole<br />
e della Luna, e di quello degli altri pianeti.<br />
L’Astronomia dell’epoca individua il cosiddetto ottavo<br />
cielo (o nono, vai a metterli d’accordo; qualcuno ne<br />
contava addirittura 72), una superficie sferica dove<br />
stanno le stelle fisse, ed i cieli sottostanti, dove si muovono<br />
le stelle mobili: i pianeti. Anche il Sole è un pianeta,<br />
perché è mobile.<br />
L’astrologo ritiene che sia importante sapere per esempio<br />
quale punto di eclittica sia sull’orizzonte, o sul meridiano,<br />
al momento in cui accade qualche evento, come<br />
una nascita, un matrimonio, ecc.. oppure in che punto<br />
del cielo si trovi ciascun pianeta in quel momento.<br />
Poiché non riesce ad essere abbastanza preciso, ha suddiviso<br />
l'intera sfera celeste in 12 spicchi (meglio ‘fusi’)<br />
limitati da cerchi massimi ideali, formanti fascio con<br />
orizzonte locale e meridiano. Ogni spicchio è una ‘Casa<br />
n° 5 - Giugno <strong>2003</strong><br />
7<br />
celeste’, e Sole Luna eccetera devono essere posizionati<br />
dentro una di tali case, perché l’Astrologo possa<br />
esprimersi: ci sono delle case importanti, e altre meno,<br />
alcune fauste ed altre infauste, ecc...<br />
La numerazione delle case va al contrario del moto<br />
apparente del cielo; la prima casa comincia ad Est, ma<br />
scende ‘dietro’, verso i punti del cielo ancora notturni.<br />
Sei case sono sotto l’orizzonte, e le sei successive sono<br />
sopra, da Ovest verso Est. Il punto d’inizio, l’orizzonte<br />
orientale, è detto ‘oroscopo’, cioè ‘luogo in cui si vede<br />
sorgere’.<br />
Sul modo di suddividere il cielo ovviamente non c'è<br />
accordo; ognuno vuol dire la sua, ed ognuno è depositario<br />
della ‘verità’: scoppiano, proprio a cavallo dei<br />
primi anni del ’500, polemiche e battibecchi fra le varie<br />
‘Scuole’. Spulciando qua e là, emerge che si era arrivati<br />
al coinvolgimento personale, all’insulto se non alle<br />
mani, fra i sostenitori delle varie tesi: che poi all’epoca<br />
erano sostanzialmente due, con qualche piccolo strascico<br />
di idee e reminiscenze più antiche.<br />
Campanus de Novara, matematico ed astronomo di<br />
indubbie capacità, vissuto fino intorno al 1290, aveva<br />
contribuito ad introdurre in Occidente l’Astronomia<br />
tolemaica e la Geometria di Euclide, recuperandole dai<br />
testi arabi: restando al nostro argomento più ristretto,<br />
per lui la suddivisione del cielo in 12 fusi doveva essere<br />
fatta con dei piani (che diventavano dei cerchi massimi,<br />
per chi considerava la sfera celeste) passanti per i punti<br />
Sud e Nord dell’orizzonte locale, che suddividevano in<br />
12 archi uguali il Primo Verticale. Tesi non del tutto<br />
nuova, che riprendeva il pensiero dell’Alcabitius e di<br />
altri più antichi.<br />
Johann Muller, detto Regiomontanus, anche lui matematico<br />
di fama vissuto nel ’400, innovatore per molti versi,<br />
e anticipatore del Rinascimento europeo, aveva proposto<br />
una variante nella suddivisione delle case, facendo<br />
passare i cerchi massimi per i punti di suddivisione in<br />
parti uguali dell’Equatore celeste. Fineo scrive che lo<br />
aveva fatto solo per il gusto di contraddire il Campanus;<br />
poiché alcuni testi del Muller sono a volte allegramente<br />
polemici e stroncatori, e alquanto faziosi, potrebbe<br />
essere vero.<br />
In pratica, almeno quattro punti delle due interpretazioni<br />
coincidevano, ed erano detti i quattro cardini, o<br />
angoli, quasi pietre angolari della ‘costruzione’: i due<br />
semicerchi dell’orizzonte, quello ad Est, o inizio della<br />
prima casa, o ‘oroscopo’, e quello ad Ovest, inizio della<br />
settima; i due semicerchi del meridiano locale, detti<br />
rispettivamente medium coeli, il mezzodì, inizio della<br />
decima casa, e imum coeli, o angolo della terra, inizio
della quarta. Ovviamente il motivo per bisticciare lo si<br />
trovava nel resto, nella ulteriore suddivisione dei quattro<br />
quadranti: ce n’era a sufficienza perché i fautori del<br />
vecchio Campanus e del nuovo Regiomontanus si<br />
azzuffassero.<br />
Ed i fautori di altre ‘Scuole’ minoritarie non si tiravano<br />
certo indietro, e soffiavano sul fuoco: essi sostenevano<br />
tesi più antiche, derivate a loro dire dai Caldei, e dall’antico<br />
Egitto… Per esempio, l’autore della la citata<br />
Margaritha fa coincidere le case celesti con i meridiani,<br />
una casa ogni 30°, sempre a partire dal punto Est dell’equatore<br />
celeste; e ci sono ancora altre interpretazioni.<br />
Che l’obiettivo fosse quello di demolire l’avversario agli<br />
occhi del cliente, ed aggiudicarsi la ‘torta’, che si presentava<br />
particolarmente ricca?<br />
Leggendo testi risalenti ai primi anni del ’500, tutti di<br />
eminenti astronomi (Stoffler, Gemma, Apianus, per<br />
esempio), si trova sempre almeno un capitoletto dedicato<br />
all’argomento, in cui l’autore prende una posizione,<br />
proclamando l’assoluta preminenza della sua idea<br />
rispetto a quelle degli ‘altri’. Invece i testi della fine del<br />
’500 sono più distaccati: espongono le varie tesi senza<br />
schierarsi, senza polemica.<br />
Dal punto di vista puramente tecnico, si osserva che<br />
entrambi i metodi sono rappresentabili con archi di cerchio<br />
sopra l’astrolabio. Gli astrologi delle varie scuole si<br />
fig. 1<br />
<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />
8<br />
accusavano reciprocamente di ignoranza, ma tutti usavano<br />
degli stessi mezzi tecnici. Anche i metodi propugnati<br />
dai ‘terzi’ si avvalevano nei modi più disparati di<br />
linee segnate sui normali astrolabi, perché nessuno pensava,<br />
neppure lontanamente, di scostarsi da tale strumento.<br />
Esso era un ‘regolo calcolatore’ della posizione<br />
degli astri nel cielo, di facile e rapida consultazione, che<br />
non richiedeva calcoli.<br />
Ciò rientra in una logica commerciale, o pubblicitaria,<br />
se vogliamo: l’astrologo doveva poter disporre di qualcosa<br />
che gli permettesse di rispondere con rapidità al<br />
cliente; ma questo ‘qualcosa’ doveva essere anche suggestivo<br />
(pour épater les bourgeois), e l’astrolabio si prestava<br />
magnificamente. Analoga operazione poteva essere<br />
fatta con la sfera armillare, o con un mappamondo<br />
su cui fossero rappresentati gli astri (il globo Arateo, dal<br />
Poema degli Astri di Arato). Ma erano strumenti da<br />
laboratorio, non trasportabili. Andavano bene per il<br />
cliente che andava a trovare l’astrologo, non viceversa.<br />
E qui entra in gioco il libro di Oronzio.<br />
Oronzio Fineo è un professore della Sorbona, noto a<br />
noi più come l’autore del primo libro a stampa in cui si<br />
tratta di <strong>Gnomonica</strong>, che per altri versi. Ma all’epoca è<br />
una mezza celebrità, seguito ed apprezzato: egli pubblica<br />
un certo numero di trattati, dividendosi fra<br />
Matematica, Fisica, Metafisica, Astronomia e<br />
Astrologia.
fig. 2<br />
Nel 1553, probabilmente perché oggetto di attacchi da<br />
parte di astrologi avversari, pubblica un libretto (LE<br />
DODICI CASE DEL CIELO E LE ORE INEGUA-<br />
LI, CON UNO STRUMENTO PER LE ORE INE-<br />
GUALI, ADATTO ALLA LATITUDINE DI PARI-<br />
GI, TRACCIATO CON CRITERIO FINORA<br />
IGNOTO.) di circa 60 pagine, che è una difesa appassionata<br />
delle proprie idee. Egli aveva già esposto il suo<br />
pensiero in merito, nella sua precedente COSMO-<br />
GRAPHIA, ma in quest’ultimo libro espande l’argomento,<br />
dicendo tutto quello che può a propria difesa,<br />
e lanciando invettive contro chi la pensa diversamente.<br />
Contro l’opinione dei colleghi più accreditati egli sostiene<br />
a spada tratta che il criterio di Campanus è l’unico<br />
logico e razionale, perché applicabile dovunque nella<br />
terra, sempre uguale a se stesso. Si oppone vigorosamente<br />
alla contestazione (forse qualcosa di più: dileggio)<br />
da parte dei giovani astrologi, tutti seguaci del<br />
Regiomontanus, e quindi tutti ignoranti e incapaci. Ovviamente<br />
prevale lo spirito polemico, per cui definisce<br />
‘imbecillus’ chiunque non professi quello che pensa lui;<br />
arriva a dimostrarsi falsamente arrendevole, giungendo<br />
a dire: pensatela come volete, ma lasciate a me il diritto<br />
di dire quello che penso di voi e della vostra assurda e<br />
falsa teoria, ma soprattutto di voi.<br />
n° 5 - Giugno <strong>2003</strong><br />
9<br />
Sono ovviamente gli ultimi fulmini di un battibecco che<br />
si sarebbe spento per esaurimento di lì a poco. Non<br />
dimentichiamo che la Cosmografia di Copernico è già<br />
stata pubblicata, e che stanno per arrivare sulla scena<br />
Keplero e Galileo. Comincia la separazione fra<br />
Astrologia (che continua pedissequamente a seguire<br />
Tolomeo) e Astronomia.<br />
Ho provato ad inserire in un tracciato schematico dell’astrolabio<br />
i due diagrammi delle case celesti. (fig 1 e<br />
fig. 2) Il lettore può rendersi conto delle differenze (che<br />
poi non sono così rilevanti, per latitudini medie, come<br />
quelle del Mediterraneo). Le case celesti erano estese<br />
all’intero cielo, ma in pratica l’astrologo si occupava<br />
solo di quello che accadeva sull’eclittica, con qualche<br />
piccola eccezione per alcune stelle particolari, come<br />
Sirio per esempio, la cui rilevanza proveniva dalla tradizione<br />
egiziana.<br />
Sull'astrolabio la posizione dei punti di eclittica e di<br />
quelle poche stelle ritenute utili per gli oroscopi era<br />
individuabile a colpo d’occhio, e tabelle apposite, calcolabili<br />
una volta per tutte all’inizio di ogni anno per<br />
mezzo di tavole (erano in uso le tavole alfonsine, ma<br />
non erano disprezzate tavole di altra provenienza: era<br />
più rilevante il loro nome altisonante, esotico, che la<br />
loro esattezza) davano il grado di eclittica in cui si tro
fig. 3<br />
vava ciascuno dei pianeti, praticamente giorno per giorno.<br />
Per motivi che non sto ad esporre, in pratica il tracciato<br />
delle case poteva essere limitato alla parte del timpano<br />
fra linea di Cancro ed angolo della terra, dove non<br />
c’era la griglia di azimut e almicantarat: le linee (fig. 3)<br />
servivano sia per le case diurne sia per quelle notturne.<br />
Il Fineo procede poi con una seconda parte del libro,<br />
in cui tratta delle ore ineguali; egli sostiene che la<br />
moda invalsa, di suddividere l’arco diurno e quello notturno<br />
in dodici parti uguali fra di loro, non corrisponde<br />
al pensiero degli antichi, che invece facevano riferimento<br />
al moto dell’eclittica rispetto all’orizzonte locale.<br />
Un’ora ineguale corrisponde quindi secondo lui alla<br />
‘emersione dall’orizzonte locale’ di 15 gradi di eclittica,<br />
cominciando dalla posizione del Sole su di essa, giorno<br />
per giorno. Poiché l’eclittica è posta su un piano inclinato<br />
rispetto all’asse di rotazione, i periodi di tempo<br />
necessari per fare emergere i multipli di 15° sono tutti<br />
diversi fra di loro, e quindi le ore ineguali sono tali<br />
anche nell’arco dello stesso giorno. Ma sono sempre 12,<br />
perché notoriamente sei Segni emergono durante il<br />
giorno arti-ficiale, e sei nella notte. E poiché il Sole procede<br />
lungo l’eclittica avanzando di circa un grado al<br />
giorno, le ore del giorno successivo sono comunque<br />
diverse da quelle del giorno precedente. Per lui le ore<br />
ineguali come siamo soliti pensarle non hanno ragione<br />
di esistere, sono un falso.<br />
Qualche anno addietro mi ero imbattuto in argomentazioni<br />
analoghe, in un libro di Apianus edito nel 1523.<br />
Incuriosito, avevo anche fatto una piccola ricerca, con<br />
l’aiuto di colleghi gnomonisti, riscontrando nel<br />
Sacrobosco ed in altri scritti medievali il richiamo a questa<br />
suddivisione, metodo che rendeva più coerente<br />
(meglio dire meno assurdo) l’accoppiamento delle ore ineguali<br />
con i pianeti, e giustificava la dizione ‘ore pla-<br />
<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />
10<br />
netarie’. Un commento efficace in merito può essere<br />
trovato nell’edizione del Sacrobosco curata dal Clavio.<br />
Fineo, sempre in contrasto con i colleghi, lo spiega con<br />
dovizia di particolari, senza mai abbandonare il tono<br />
polemico rispetto ai fautori dell’altro genere di ore ‘ineguali’,<br />
quelle diseguali solo rispetto ai valori del giorno<br />
precedente e rispetto alle ore notturne corrispondenti.<br />
Secondo lui le ore eguali corrispondono, ciascuna, a 15°<br />
d’arco di equatore celeste emergenti dal cerchio dell’orizzonte<br />
obliquo, e sono il metro di misura del tempo,<br />
perché l’equatore è perpendicolare all’asse di rotazione<br />
del cielo, e quindi i suoi archi emergono dall’orizzonte<br />
in periodi di tempo sempre uguali, a qualsiasi latitudine.<br />
(Al posto dell’orizzonte si può fare riferimento al meridiano,<br />
e non cambia nulla). L’ora ineguale, che corrisponde<br />
invece al tempo impiegato da 15° di eclittica per<br />
emergere dall’orizzonte obliquo, non è una misura del<br />
tempo, perché dipende dalla latitudine, e varia con il<br />
variare della data e durante il giorno. Essa può tuttavia<br />
costituire misura per i moti dei pianeti, perché questi<br />
ultimi seguono l’eclittica, e non l’equatore. Di qui la<br />
rilevanza astrologica di queste suddivisioni, ed il loro<br />
collegamento con i pianeti protettori. Di qui la polemica<br />
e la zuffa, che assume tinte forti solo per la passionalità<br />
dell’individuo.<br />
Per la verità anche Apianus aveva sostenuto la stessa<br />
tesi (per lui, come per Fineo non era lecito applicare alla<br />
Astrologia un sistema che non facesse riferimento<br />
all’Eclittica), ma era stato più ‘morbido’: in particolare,<br />
per Apianus, esistono le ore antiche per gli usi civili, e<br />
quelle planetarie per l’astrologia: entrambe sono 12<br />
diurne e 12 notturne, ma non bisogna confondere le<br />
une con le altre. Per Fineo, no: esistono solo le planetarie,<br />
ed anche i testi biblici sono riferiti ad esse.<br />
L’argomento della rappresentazione grafica è stato
ipreso nel 1925 dal Drecker nel suo trattato Die<br />
Theorie der Sonnenurhen, ma, tranne questa eccezione,<br />
è rimasto sostanzialmente dimenticato dai trattatisti, dal<br />
’600 ad oggi. Forse perché, pur rappresentabile su un<br />
quadrante, non è praticamente utilizzabile. (fig. 5)<br />
Nella terza parte del libro, il Fineo propone uno strumento,<br />
a suo dire nuovo e inusitato, per individuare sia<br />
le case che le ore ineguali planetarie. Dalla descrizione,<br />
forse volutamente un poco fumosa, si deduce che si<br />
tratta né più né meno che di un astrolabio, debitamente<br />
semplificato togliendo dalla rete le indicazioni delle<br />
stelle, e dal timpano gli almicantarat e gli azimut, ad<br />
eccezione dell’Orizzonte obliquo. Ovviamente lo si<br />
può fare in cartone, ponendo uno spillo quale perno<br />
centrale.<br />
Se uno conosce il punto di eclittica in cui si trova il Sole<br />
ad una certa data, può trovare tutte le scadenze (in ore<br />
uguali) delle ore ineguali di quel giorno, semplicemente<br />
ruotando il cerchio dell'eclittica in modo che all’orizzonte<br />
obliquo del lato sinistro si sovrappongano via via<br />
punti di eclittica spostati di 15°, 30°, ecc.. rispetto alla<br />
posizione del Sole. Sul bordo, mediante l’almuri, è possibile<br />
leggere ora e minuti eguali corrispondenti.<br />
Ho provato a riportare su un orologio solare orizzontale<br />
il diagramma delle ore planetarie. Per ottenerlo, mi<br />
sono avvalso di 24 posizioni diverse dell’eclittica (esemplificate<br />
dalla figura 4) su uno schema di astrolabio. Il<br />
principio da tenere presente è che queste 24 posizioni<br />
dell’eclittica si ripetono tutte durante un giorno, salvo il<br />
piccolo sfasamento dovuto alla differenza fra giorno<br />
n° 5 - Giugno <strong>2003</strong><br />
11<br />
solare e giorno siderale. Da tale ricerca si ottengono<br />
interessanti deduzioni: supponiamo di porre il punto<br />
zero di un qualsiasi segno zodiacale sopra l’orizzonte:<br />
ovviamente possiamo utilizzare questa posizione dell’eclittica<br />
per segnare sul quadrante l’ora relativa al segno<br />
zodiacale successivo (che nella sequenza usuale è il precedente),<br />
che emerge di 30°, e quindi è alla seconda ora;<br />
e così via per gli altri segni: ogni inizio di segno, per l’eclittica<br />
in quella posizione, è spostato di due ore rispetto<br />
al precedente.<br />
Ma c’è dell’altro<br />
Poiché l’eclittica è un cerchio massimo, sull’orologio<br />
solare ogni posizione dell’eclittica è rappresentabile con<br />
una linea retta, e quindi tutti i punti orari di cui sopra,<br />
se riportati sulla meridiana, sono su una retta.<br />
E tutte queste rette sono tangenti alla iperbole di declinazione<br />
massima, perché l’eclittica è un piano tangente<br />
a tale cono di declinazione. Sono rette note anche<br />
(Clavius, Kircher… qualcuno nel ’700 come il Saincte<br />
Marie Magdeleine, e poi l’uso si è praticamente perso)<br />
come rette di ascendente dei vari segni.<br />
Per esempio, se abbiamo utilizzato l’inizio di Leone,<br />
corrispondente allo schema di cui alla fig. 4, e disegniamo<br />
la retta corrispondente sull’orologio solare, essa<br />
passa per la seconda ora sulla linea di declinazione del<br />
Cancro (cui è tangente), per la quarta sulla linea di declinazione<br />
dei Gemelli, eccetera; inoltre si osserva che<br />
tutte le volte che il punto d’ombra passerà su di essa, il<br />
punto zero di Leone sarà sull’orizzonte ortivo, cioè sarà<br />
l'Ascendente di quel momento. Ovviamente la stessa<br />
retta potrà essere riferita anche al segno<br />
fig. 4<br />
discendente, quello che sta sparendo dal lato<br />
opposto, Acquario. Il quadrante delle ore<br />
planetarie che ne deriva (fig. 5 - quadrante<br />
orizzontale) è sostanzialmente inutilizzabile,<br />
come si vede, e difatti non mi risulta che sia<br />
mai stato costruito, se non sulla carta. Ma<br />
può essere oggetto di qualche curiosità per<br />
lo gnomonista.<br />
Per questo aggiungo qui di seguito l’elaborazione<br />
analitica del problema, che è stata studiata<br />
dal collega Nicelli. Esiste qualche piccola<br />
discrepanza fra i risultati ottenuti con<br />
l’elaborazione esclusivamente grafica, (fig.<br />
5) e quelli elaborati dal calcolo analitico;<br />
ovviamente non posso che invitare il lettore,<br />
nel caso volesse disegnare l’orologio, ad<br />
attenersi al calcolo analitico. Anche perché<br />
con un computer si impiega molto meno<br />
tempo…
Le curve delle ore ineguali<br />
Elaborazione analitica di Alberto Nicelli<br />
La determinazione delle curve delle ore ineguali studiate<br />
da Fineo, sul quadrante di un orologio solare, si può<br />
effettuare per punti, usando le relazioni di trigonometria<br />
sferica che legano la longitudine alla declinazione e<br />
all’ascensione retta tramite l'obliquità ε dell’eclittica.<br />
Data una qualsiasi longitudine λ del Sole, la n-esima ora<br />
ineguale, o planetaria, è completa quando all’orizzonte<br />
sorge il punto dell’eclittica di longitudine λ + n x 15°.<br />
Quando il Sole ha una longitudine λ, la sua declinazione<br />
δ e la sua ascensione retta α sono ricavabili dalle formule:<br />
e<br />
fig. 6<br />
<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />
12<br />
fig. 5<br />
Analogamente si ricavano la declinazione δ o e l’ascensione<br />
retta α o del punto dell’eclittica di longitudine λ +<br />
n x 15°. Dalla sua declinazione δ o , nota la latitudine<br />
locale ϕ, si ricava il suo angolo orario H o al momento<br />
del sorgere:<br />
L’ora di tempo vero, corrispondente all’ora ineguale nesima,<br />
è l’ora del sorgere di questo punto, che è determinata<br />
dall’angolo orario H del Sole in quel momento:<br />
Conoscendo la declinazione e l’angolo orario del Sole,<br />
si calcolano la sua altezza e il suo azimut (con le formule<br />
ben note che non stiamo qui a riportare) e quindi<br />
le coordinate della proiezione del punto gnomonico sul<br />
quadrante dell’orologio. Ripetendo il calcolo per diversi<br />
valori di longitudine del Sole lungo tutta l’eclittica, si<br />
possono ottenere quanti punti<br />
si desiderano sulla curva corrispondente<br />
alla n-esima ora ineguale.<br />
Il grafico completo, per<br />
un orologio orizzontale ad una<br />
latitudine di 42°, è mostrato in<br />
figura. La curva di ogni ora ineguale<br />
è il risultato dell’interpolazione<br />
dei punti ottenuti<br />
variando la longitudine del Sole<br />
con passo di 15°.
n° 5 - Giugno <strong>2003</strong><br />
X<strong>II</strong> Seminario<br />
X<strong>II</strong> SEMINARIO NAZIONALE DI<br />
GNOMONICA<br />
La Sezione Quadranti Solari della Unione<br />
Astrofili Italiani (UAI), con la partecipazione<br />
del Coordinamento Gnomonico<br />
Italiano (CGI), organizza tramite<br />
l’Associazione Tuscolana di Astronomia<br />
(ATA), il X<strong>II</strong> Seminario Nazionale di<br />
<strong>Gnomonica</strong>, aperto come di consueto, a<br />
tutti gli appassionati della materia, e che si<br />
terrà nei giorni<br />
3, 4 e 5 ottobre <strong>2003</strong><br />
a Rocca Di Papa (Roma) presso il<br />
Centro Convegni ‘Mondo Migliore’<br />
via dei Laghi, km 10<br />
00040 Rocca di Papa (Roma)<br />
tel. 06-9496801, fax 06-9497673<br />
numero unico a tariffa urbana<br />
da tutta Italia 199-756166<br />
mondomigliore@mondomigliore.it<br />
www.mondomigliore.it<br />
Gli interessati dovranno inviare comunicazione<br />
entro il 5 ottobre <strong>2003</strong> alla<br />
Coordinatrice ATA per il Seminario di<br />
<strong>Gnomonica</strong><br />
prof. Maria Antonietta Guerrieri<br />
viale S. Bartolomeo 19<br />
00046 Grottaferrata - RM<br />
e-mail: pjschutzmann1@tin.it<br />
specificando le proprie generalità e versando<br />
20, 00 € sul conto BancoPosta n.<br />
89512008, oppure tramite bonifico bancario<br />
alle coordinate BancoPosta ABI 07601<br />
CAB 39380 cc n. 89512008, intestato alla<br />
Associazione Tuscolana di Astronomia,<br />
Viale della Galassia 43, 00040 Rocca<br />
Priora (RM), per contributo alle spese<br />
organizzative e di stampa e spedizione a<br />
domicilio degli Atti. Come ultimo appello<br />
l’iscrizione potrà essere formalizzata<br />
anche di persona in sede di Seminario.<br />
Gli iscritti alla UAI che risultino tali al<br />
mese di gennaio <strong>2003</strong> e che palesino que-<br />
sta posizione sono esentati dal pagamento<br />
della quota di iscrizione; è possibile richiedere<br />
gli Atti anche per chi non partecipa al<br />
Seminario inviando la quota di 20, 00 € alla<br />
coordinatrice ATA; gli iscritti UAI potranno<br />
farne semplicemente richiesta.<br />
Le relazioni vanno indirizzate tramite email<br />
a con le seguenti modalità:<br />
1) il titolo della relazione ed un riassunto<br />
della stessa per un massimo di 5 righe di<br />
testo a<br />
Roberto Cappelletti<br />
via Valsesia 55 sc N/7, 00141 Roma<br />
sisosi@tin.it<br />
e per conoscenza a<br />
Mario Catamo<br />
via Eutropio 28, 00136 Roma<br />
marcatamo@tin.it<br />
non oltre il 10/9/<strong>2003</strong><br />
2) Sempre a Cappelletti e per conoscenza<br />
a Catamo, non oltre il 5/10/<strong>2003</strong>, la relazione<br />
per e-mail o su dischetto. È richiesta<br />
anche una copia stampata da inviare solo a<br />
Cappelletti o da consegnare direttamente<br />
al Seminario.<br />
Si segnala che, dato l’alto numero di<br />
memorie normalmente presentato<br />
negli ultimi<br />
Seminari, la UAI invita ciascun<br />
autore a presentare al<br />
Seminario un massimo di 2<br />
memorie.<br />
Gli interventi per presentare<br />
le memorie saranno di<br />
circa 20-30 minuti ed eventualmente<br />
ricalibrati dagli<br />
organizatori per consentire<br />
opportuni spazi per commenti,<br />
per riunioni collaterali<br />
al Seminario fra cui<br />
13<br />
quelle, organizzate dal CGI, del suo direttivo<br />
e della redazione della rivista<br />
<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong>.<br />
È prevista anche una visita, tramite automezzi<br />
dei partecipanti, alla Specola<br />
Vaticana di Castelgandolfo distante pochi<br />
chilometri dal Centro.<br />
Il centro Mondo Migliore è dotato di 420<br />
posti letto in camere singole, doppie e triple,<br />
di ampio parcheggio per bus e auto, di<br />
un auditorium e di 18 sale per conferenze<br />
con i principali mezzi audiovisivi. È stato<br />
concordato con la Direzione del centro un<br />
trattamento di pensione completa (bevande<br />
ai pasti escluse) in camera doppia o tripla<br />
di 40, 00 € e in camera singola di 45, 00 €.<br />
Si consiglia gli interessati di prenotare<br />
direttamente il soggiorno presso il Centro<br />
inviando contestualmente una caparra con<br />
versamento su conto corrente bancario<br />
(Banca di Roma ag. 399 di CastelGandolfo<br />
intestato a ‘Istituto Oblati Maria Vergine<br />
Centro Mondo Migliore’, ABI 03002,<br />
CAB 38990, cc 27632/31) pari alla metà<br />
dell’importo complessivo del soggiorno<br />
prenotato.<br />
Il seminario avrà inizio venerdì 3 ottobre<br />
alle ore 14:00 per terminare con il pranzo<br />
di domenica 5 ottobre. Eventuali attività<br />
promozionali collaterali di prodotti/servizi<br />
saranno ammesse solo agli iscritti al<br />
Seminario e dovranno naturalmente avvenire<br />
nel rispetto delle norme vigenti in<br />
materia. In un apposito spazio sarà esposto<br />
anche materiale informativo del CGI.<br />
Eventuali ulteriori informazioni presso<br />
Maria Antonietta Guerrieri, Roberto<br />
Cappelletti, Mario Catamo oppure presso<br />
il responsabile della Sezione Quadranti<br />
Solari UAI, Enrico Del Favero, via<br />
Lambro 2, 20120 Milano, delfa.e@iol.it
G<br />
li orologi bifilari con<br />
fili rettilinei paralleli<br />
al quadrante hanno il<br />
loro esempio applicativo più<br />
semplice con un filo diretto come<br />
la sustilare e l’altro filo ortogonale<br />
al primo; riprenderò questo<br />
esempio per introdurre alcune<br />
caratteristiche valide anche per<br />
tutti gli altri casi, con fili comunque<br />
orientati, ma più facilmente<br />
descrivibili con questo approccio<br />
di base.<br />
G<br />
<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />
Orologi bifilari sulla cosustilare<br />
e con fili negativi<br />
Con questo articolo l’autore prosegue un percorso sugli orologi bifilari, iniziato con il primo numero di <strong>Gnomonica</strong><br />
<strong>Italiana</strong>, su cui si propone di tornare in più riprese su queste pagine. Lo scopo è di mostrare delle inedite<br />
caratteristiche di questi orologi che, pur già oggetto di attenzione, sembrano riservare ancora numerose sorprese.<br />
In generale, è possibile calcolare<br />
le altezze dei fili imponendo un<br />
impianto di linee orarie corrispondente<br />
a quelle di un orologio<br />
ad angolo orario con una diversa<br />
elevazione dello stilo polare.<br />
Questo significa, per esempio,<br />
poter chiedere alla bifilare di<br />
simulare un’elevazione di 90°, e mostrare quindi delle<br />
linee orarie distanti 15° una dall’altra, come in un orologio<br />
equinoziale, e sebbene il quadrante abbia un’orientamento<br />
qualunque.<br />
Ricordo l’equazione che pone in relazione le altezze dei<br />
fili 1, dove a s è il filo diretto come la sustilare, a e il filo<br />
di Fabio Savian<br />
fig. 1 Orologio bifilare proiettivo con due fili negativi<br />
e ad ore equiangole<br />
14<br />
diretto come l’equinoziale, θ l’elevazione<br />
dello stilo polare e θ b l’elevazione<br />
equivalente, o elevazione<br />
bifilare:<br />
1)<br />
Desiderando un’elevazione bifilare<br />
di 90° si ottiene quindi<br />
2)<br />
La formula 1 merita un<br />
approfondimento: si può notare<br />
come un’opportuna scelta delle<br />
altezze dei fili potrebbe portare il<br />
seno dell’elevazione bifilare ad<br />
essere maggiore di uno: una condizione<br />
palesemente impossibile.<br />
Ci si chiede quindi cosa possa<br />
significare questa impostazione.<br />
Orologi bifilari sulla cosustilare<br />
In un orologio ad angolo orario è noto che la sustilare<br />
ha una funzione chiave nella progettazione delle linee<br />
orarie; l’angolo ω che una linea oraria forma con la<br />
sustilare dipende dall’angolo orario gnomonico H e dall’elevazione<br />
θ dello stilo polare come descrive la nota<br />
1 Rispetto all’articolo Bifilare: un nuovo approccio semplificato, pubblicato sul n°1 di <strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong>, ho sostituito le lettere greche che<br />
identificano alcune variabili. Mi scuso con il lettore per le inevitabili complicazioni di lettura ma mi sono deciso a questa scelta per l’inadeguatezza<br />
di alcune lettere rispetto all’uso consueto (ε per l’elevazione dello stilo quando è universalmente usata per l’inclinazione dell’asse<br />
terrestre) e soprattutto nella prospettiva dei prossimi sviluppi di questo argomento che implicava una razionalizzazione del nome<br />
delle variabili. Le soluzioni adottate sono ovviamente opinabili ma mi sono parse un quadro più consono: θ per l’elevazione dello stilo<br />
polare (anziché ε), ω per l’angolo tra le linee orarie e la sustilare (anziché T’), H per l’angolo orario gnomonico (anziché T), a per l’altezza<br />
del filo (anziché g).
formula<br />
3)<br />
ciò comporta che le linee orarie tendano a ‘stringersi’<br />
attorno alla sustilare (fig. 2) in quanto l’angolo ω con la<br />
sustilare è più piccolo dell’angolo orario H e questo<br />
aspetto è tanto più pronunciato quanto più è piccola<br />
l’elevazione. Aumentando l’elevazione dello stilo la<br />
concentrazione delle linee attorno alla sustilare diminuisce<br />
fino al raggiungimento di un’elevazione massima<br />
di 90° in cui le linee orarie sono equamente distribuite<br />
ogni 15°. Questa descrizione può essere riproposta in<br />
termini più analitici constatando che la velocità angolare<br />
dell’ombra è minima attorno alla sustilare e massima<br />
attorno alla sua ortogonale.<br />
La velocità angolare può essere calcolata derivando<br />
rispetto ad H l’equazione che esprime l’angolo ω<br />
4)<br />
e ottenendo<br />
5)<br />
si troveranno quindi i massimi e i minimi della funzione<br />
5 derivando nuovamente e ponendo uguale a zero<br />
6)<br />
La 6 da soluzioni per H = 0° e per H = 90°, ossia in<br />
corrispondenza della sustilare e della sua ortogonale,<br />
come ci si aspettava. I valori minimo e massimo della<br />
velocità angolare si ricavano ponendo questi valori di H<br />
nella 5 e quindi ricavando sin(θ) in corrispondenza<br />
fig. 2 Concentrazione delle linee orarie attorno alla sustilare dove<br />
la velocità angolare dell’ombra è al suo minimo. Al contrario<br />
sulla cosustilare la velocità raggiunge il massimo.<br />
n° 5 - Giugno <strong>2003</strong><br />
15<br />
della sustilare e 1/sin(θ) in corrispondenza dell’ortogonale.<br />
Risulta subito evidente come la velocità angolare<br />
minima risulti identica alla massima nel caso θ = 90°.<br />
Tornando alla bifilare si può ora argomentare che<br />
anche un valore ‘impossibile’ di sin(θ b ), ossia maggiore<br />
di 1, indica una velocità dell’ombra con il valore inverso<br />
sull’ortogonale, ossia il valore maggiore di 1 può<br />
essere riferito a 1 / sin(θ b2 ) se si assume che la sustilare<br />
bifilare non coincida più con quella dell’orologio ad<br />
angolo orario ma sia l’ortogonale.<br />
Riassumendo, con sin(θ b ) > 1 si ottiene un impianto di<br />
linee orarie con una nuova sustilare ortogonale a quella<br />
dell’orologio ad angolo orario, con un angolo orario<br />
differente di 90° e con un’elevazione equivalente θ b2<br />
tale per cui<br />
7)<br />
Per brevità d’espressione, e mancando precedenti definizioni<br />
in merito, chiamerò cosustilare questa sustilare<br />
ortogonale per distinguerla da quella principale. Mi<br />
rimetto comunque alla comunità degli gnomonisti per<br />
la ricerca di un termine appropriato (...ortogonale,<br />
complementare, commutata; il contributo critico del<br />
lettore su questo aspetto sarà particolarmente gradito).<br />
La cosustilare non è solo una curiosità geometrica della<br />
bifilare ma permette anche una certa elasticità progettuale:<br />
per esempio, nel caso qui analizzato, la linea equinoziale<br />
apparirà parallela o perpendicolare alla nuova<br />
sustilare a seconda che si usi la sustilare o la cosustilare.<br />
Naturalmente nel caso con θ b = 90° questa differenza<br />
non è percepibile poichè gli orologi costruiti sulla sustilare<br />
e sulla cosustilare saranno assolutamente identici.<br />
La cosustilare introduce inoltre un’altra valenza progettuale:<br />
il rapporto fra le altezze dei fili cambia dalla sustilare<br />
alla cosustilare (fig. 3)<br />
8)<br />
Usando la sustilare, se il rapporto fra i seni tende a uno,<br />
la bifilare si avvicina al caso degenere in cui i fili si toccano;<br />
passando alla cosustilare l’inverso del prodotto<br />
dei seni implica un diverso rapporto delle altezze dei fili<br />
che può rivelarsi più proficuo. Questi differenti risultati<br />
si riveleranno particolarmente interessanti nel caso<br />
più generale con fili con direzioni qualunque poichè la<br />
cosustilare potrà offrire soluzioni non accessibili alla<br />
sustilare.
Bifilari con fili negativi<br />
Una seconda analisi della 1 suggerisce di poter considerare<br />
un sin(θ b ) negativo. In questo caso risulterebbe<br />
negativo anche il rapporto fra le altezze dei fili e quindi<br />
uno dei fili dovrebbe avere altezza negativa e trovarsi<br />
sotto il quadrante. Questo apparente controsenso può<br />
essere superato considerando un orologio bifilare<br />
proiettivo. Si immagini di costruire una bifilare su di un<br />
quadrante trasparente e di porre uno schermo retrostante<br />
l’orologio. Sullo schermo si vedranno le proiezioni<br />
dei fili ma anche quelle delle linee orarie.<br />
Comunque sia orientato lo schermo, il nodo, ossia l’incrocio<br />
delle ombre dei due fili, risulterà sempre sulla<br />
stessa linea oraria, sia sul quadrante, sia sulla proiezione,<br />
poichè la proiezione avviene nella direzione del raggio<br />
che ha proiettato il nodo sul quadrante (fig. 4).<br />
Con un filo negativo non si ha il nodo sul quadrante ma<br />
comunque lo si vedrà proiettato sullo schermo: accade<br />
che lo stesso raggio di Sole che interseca i due fili attraverserà<br />
il quadrante in un punto che non si palesa ma<br />
che si può osservare nella proiezione sullo schermo.<br />
La bifilare con un filo negativo può apparire come una<br />
complicazione soprattutto per l’indispensabile caratteristica<br />
proiettiva ma, come nel caso precedente, introdurrà<br />
nuove possibilità progettuali nel caso più genera-<br />
<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />
16<br />
le con fili comunque orientati.<br />
Si può evidenziare inoltre, come il filo<br />
negativo provochi l’inversione del senso di<br />
rotazione delle ore sul quadrante. Infatti<br />
l’equazione 3, con un sin(θ) negativo, indica<br />
che con lo stesso angolo orario H si<br />
ottiene un angolo ω di segno opposto al<br />
caso con fili positivi.<br />
Questa particolarità permette di concludere<br />
che con la bifilare si può emulare una<br />
differente elevazione dello stilo polare persino<br />
cambiandone il segno, ossia simulando<br />
un orologio sulla parte opposta del<br />
quadrante.<br />
Nella costruzione della bifilare con fili<br />
negativi bisognerà anche ricontrollare la<br />
posizione del centro del quadrante; la formula<br />
9)<br />
fig. 3 Orologio ad angolo orario su parete verticale<br />
declinata 30° W, situato alla latitudine di 45°,<br />
a cui corrisponde uno stilo polare con un’elevazione<br />
di -37.76°. Sulla stessa parete sono mostrati<br />
due orologi bifilari che simulano un’elevazione di<br />
25° dello stilo polare e che condividono lo stesso<br />
filo sustilare ma sono impostati sulla sustilare<br />
principale, il superiore, e sulla cosustilare, quello<br />
inferiore. Quest’ultimo mostra lo stesso impianto<br />
di linee orarie ruotato di 90° e un angolo orario<br />
sulla cosustilare maggiore di 6 ore rispetto all’angolo<br />
orario della sustilare dell’altro orologio.<br />
fig. 4 In questa figura è rappresentato un raggio di Sole costituito<br />
da una sequenza di sferette. Solo la prima è illuminata poichè<br />
essendo allineate nella direzione del Sole sono tutte nell’ombra<br />
della prima. Il raggio rappresentato è stato scelto fra quelli che,<br />
per una data posizione del Sole, ha un percorso che attraversa<br />
entrambi i fili e quindi proietta il nodo su di una linea oraria.<br />
Con un filo negativo, come nella figura, il raggio attraversa<br />
comunque una linea oraria che può essere rilevata solo come<br />
proiezione sullo schermo.
n° 5 - Giugno <strong>2003</strong><br />
17<br />
fig. 5 Ribaltamento di 180° della linea oraria sustilare quando<br />
il filo equinoziale è negativo.<br />
fig. 6 Assumendo che uno o due fili possano essere negativi, si<br />
ottengono 4 possibili combinazioni. La bifilare in alto a sinistra<br />
è il caso classico con entrambi i fili positivi. Come nelle figure precedenti,<br />
l’esempio è ambientato ad una latitudine di 45°, su di un<br />
quadrante verticale declinante 30° W; l’ora sustilare è 39,23°<br />
corrispondente alle ore 14:37:12. I fili sono disposti affinchè le<br />
linee orarie siano equiangole; un orologio ad angolo orario posto<br />
sulla retrostante parete mostra come la stessa illuminazione produca<br />
le stesse indicazioni orarie. La bifilare in alto a destra, su<br />
quadrante trasparente come le successive, ha il filo sustilare negativo,<br />
le ore quindi ‘girano’ in senso inverso. Le bifilari poste in<br />
basso hanno invece il filo equinoziale negativo, ciò comporta un<br />
ribaltamento di 180° della direzione sustilare, e quindi delle linee<br />
orarie, rispetto al caso con filo equinoziale positivo. In particolare<br />
la bifilare in basso a destra, avendo entrambi i fili negativi, non<br />
mostra l’inversione del senso di rotazione degli indici orari. Si noti<br />
come lo schermo possa avere un orientamento qualunque, infatti<br />
le ombre vengono raccolte sia sul muro che sull’orizzonte.
indica la distanza c del centro del quadrante dal<br />
piede dell’ortostilo bifilare, ossia quella linea<br />
perpendicolare al quadrante che attraversa<br />
entrambi i fili e la sustilare.<br />
Il segno negativo della formula indica che il<br />
centro del quadrante C si trova nella direzione<br />
opposta a quella della semiretta sustilare, a partire<br />
da P piede dell’ortostilo. Come si può notare<br />
c cambia di segno solo se è negativo il filo<br />
equinoziale; in questo caso il centro si sposta<br />
dalla parte opposta al piede dell’ortostilo ma si<br />
ha anche un ribaltamento di 180° della linea<br />
oraria sustilare. Per comprendere questo effetto<br />
si può osservare nella figura 5 come, all’ora<br />
sustilare, la proiezione del nodo comporti una<br />
diversa direzione della nuova linea oraria sustilare<br />
a seconda che il centro del quadrante C sia<br />
determinato da un filo equinoziale positivo o<br />
negativo.<br />
Con entrambi i fili negativi, il rapporto tra le<br />
altezze nella 1 rimane positivo cosicchè il senso<br />
di rotazione delle ore rimane inalterato ma si ha<br />
il ribaltamento di 180° della direzione sustilare<br />
dovuto al filo equinoziale negativo; combinando<br />
la ‘negatività’ dei due fili sono quindi possibili<br />
4 casi (fig. 6), che a loro volta combinano<br />
l’inversione del senso orario o della direzione<br />
sustilare in altrettanti differenti quadranti.<br />
Lo schermo può anche contenere il filo negativo,<br />
in questo caso non si tratta più di un filo ma<br />
di una linea disegnata sullo schermo; in questo modo lo<br />
schermo non potrà più avere un’orientamento qualunque<br />
ma dovrà essere uno dei piani di rotazione attorno<br />
al filo negativo.<br />
La soluzione con entrambi i fili negativi suggerisce una<br />
interessante applicazione casalinga su di una finestra,<br />
come anticipato nella figura 1. I fili stesi all’interno permettono<br />
di applicare degli indici adesivi al vetro e di<br />
vedere proiettato il quadrante e i due fili; applicando<br />
solo gli indici e un riscontro per il centro del quadrante,<br />
la lettura è facilitata per la mancanza dell’ombra delle<br />
linee orarie e la proiezione del centro del quadrante<br />
aiuta nel valutare le frazioni d’ora indicate dalla proiezione<br />
del nodo. Poichè non ha importanza l’orientamento<br />
dello schermo, l’ora sarà letta in giro per la stanza:<br />
sul pavimento, sulla parete o su un mobile, ma<br />
ovunque si trovi la proiezione sarà possibile leggere<br />
l’ora (fig. 7 e 8). Salvo che qualcuno non apra la finestra.<br />
Essendo all’interno sia i fili che gli indici, non sussisto-<br />
<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />
fig. 7 e 8 Orologio con due fili negativi, ad ore equiangole, in due differenti<br />
proiezioni<br />
18<br />
no problemi di rifrazione salvo il caso in cui il vetro<br />
abbia una superficie non planare.<br />
Infine i fili negativi possono essere combinati con la<br />
costruzione sulla cosustilare, si otterrà nella 1 un valore<br />
di sin(θ) minore di -1; in questo caso si dovrà considerare<br />
come nuova sustilare la semiretta ortogonale alla<br />
sustilare, nel senso di rotazione e nella direzione prevista<br />
dalla impostazione negativa o positiva dei fili.<br />
Concludendo, queste speculazioni possono aprire<br />
nuove possibilità progettuali ma soprattutto permetteranno<br />
di leggere le equazioni del caso più generale della<br />
bifilare con un’interpretazione più estesa.<br />
Bibliografia:<br />
SAVIAN FABIO, Bifilare: un nuovo approccio semplificato, in<br />
«<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong>», N°1, Dicembre 2001
U<br />
n° 5 - Giugno <strong>2003</strong><br />
Scomparsi, ma non troppo<br />
U<br />
n aspetto interessante della ricerca di orologi<br />
solari è che capita alle volte di osservare<br />
gli ultimi tratti di un antico quadrante<br />
che sta scomparendo, ma anche di vedere ricomparire<br />
le tracce di vecchie meridiane da sotto gli strati di vernice<br />
accumulatisi negli anni: evidentemente le tecniche<br />
pittoriche degli antichi gnomonisti erano più valide<br />
delle tinteggiature dei nostri casalinghi imbianchini che<br />
hanno tentato di cancellare queste vestigia del passato.<br />
Così è possibile, un<br />
po’ dappertutto in<br />
Canavese, immortalare<br />
in una foto le<br />
ultime orarie di un<br />
tracciato o assistere<br />
alla riapparizione di<br />
qualche opera del<br />
XIX secolo, che fa<br />
capolino da sotto<br />
una vernice che si<br />
squama o un intonaco<br />
che si scrosta.<br />
Questo succede per<br />
esempio ad Ivrea, in<br />
via Arduino 54, dove la caduta di un frammento di<br />
intonaco ha lasciato intravedere quelle che paiono le<br />
linee di un orologio italico, equinoziale compresa, o<br />
sulla facciata della Parrocchiale di San Giorgio a<br />
Vidracco dove stanno ricomparendo i resti dei due orologi<br />
solari che affiancavano il portale di ingresso. A<br />
Romano Canavese la ripulitura dell’intonaco sull’arco<br />
della quattrocentesca torre porta del vecchio borgo ha<br />
messo in risalto dei tratti di linee arancioni che, per il<br />
loro caratteristico andamento e per la presenza di un<br />
foro nella giusta posizione, fanno presumere che fosse<br />
esistito un orologio italico (XV<strong>II</strong> sec.?) sull’ingresso<br />
meridionale al centro abitato: purtroppo le manutenzioni<br />
in atto faranno sicuramente sparire queste poche<br />
tracce che nessuno d’altra parte ha preso in considerazione.<br />
Un altro caso interessante lo si riscontra ancora<br />
in Ivrea nel cortile del complesso denominato ‘Il<br />
Convento’, la cui chiesa ci offre il famoso ciclo di affreschi<br />
dello Spanzotti. Il chiostro ospitava almeno quat-<br />
di Silvano Bianchi<br />
19<br />
tro orologi solari, la cui posizione è ancora facilmente<br />
individuabile in un caso dalle due sole linee orarie rimaste<br />
contrassegnate con le indicazioni XX<strong>II</strong> e XX<strong>II</strong>I. Il<br />
quadrante meno malandato, ad ora oltramontana, è<br />
posizionato sulla parete sud-orientale della Chiesa e<br />
riporta la data 1782, costruito in sostituzione di un più<br />
antico italico di cui un notevole frammento (fig. 1) è<br />
ancora presente alla sua sinistra e con cui condivide la<br />
equinoziale: ha sicuramente subito nel tempo diversi<br />
rimaneggiamenti e<br />
una quindicina di<br />
anni fa si presentava<br />
ancora in un accettabile<br />
stato di conservazione.<br />
La mancanza<br />
di ulteriori interventi<br />
manutentivi ha<br />
fatto sì che la tinta<br />
del riquadro iniziasse<br />
a scolorirsi e a polverizzarsi,<br />
tanto da<br />
riportare alla luce un<br />
fig. 1 Ivrea. L’orologio solare del ‘Convento’.<br />
tracciato italico che<br />
rappresenta quasi<br />
sicuramente il rifacimento originario dell’orologio, nettamente<br />
distinto dal frammento a lato.<br />
Su molte abitazioni della Serra di Ivrea nel tratto da<br />
Chiaverano al Lago di Viverone, e non solo in tale<br />
zona, si possono osservare abitazioni settecentesche<br />
che presentano sulle loro pareti sud-occidentali dei ferri<br />
infissi nel muro di 20-25 cm di lunghezza: ripulendo lo<br />
strato di intonaco si può quasi star certi di vedere saltare<br />
fuori i resti di qualche quadrante, così come è successo<br />
a Piverone in strada Blanda 18 dove la ristrutturazione<br />
di un cascinale ha fatto riapparire (fig. 2), ma<br />
qui non vi era alcuno gnomone ad indicarne l’ubicazione,<br />
per cui si trattò per i neo-proprietari di una piacevole<br />
sorpresa, un quadrante del 1822, che poi fortunatamente<br />
venne restaurato nel 1999. Sembra che diversi<br />
rustici della zona, nell’ottocento palazzotti signorili,<br />
avessero il loro quadrante solare: nella seconda metà del<br />
XIX secolo fino agli inizi del XX, l’alienazione delle<br />
grandi proprietà terriere per ragioni economiche conse
fig. 2 Piverone. Così apparve il vecchio orologio solare dopo la<br />
ripulituta della parete.<br />
gnò un notevole patrimonio locativo nelle mani non<br />
solo di enti religiosi o di famiglie della ricca borghesia<br />
che in qualche modo ebbero cura del mantenimento<br />
dell'edificio (si veda ad esempio Vignarossa con la sua<br />
coppia di quadranti), ma anche di piccoli proprietari e<br />
mezzadri che provvidero a risistemare e ad imbiancare<br />
la loro nuova abitazione senza preoccuparsi di ciò che<br />
poteva essere dipinto sulle pareti.<br />
Un caso analogo a quello di Piverone si è ripetuto a<br />
Spineto, frazione di Castellamonte, nell’estate<br />
del 2001 durante i lavori di restauro<br />
della Casa Canonica in piazza della Chiesa.<br />
Veramente la presenza di un orologio solare<br />
poteva essere ipotizzata da quel pezzo<br />
di metallo infisso nel muro a circa quattro<br />
metri dal suolo, storto ed arrugginito: nessuno avrebbe<br />
però immaginato di veder apparire, e questo lo dobbiamo<br />
alla intuizione ed alla sensibilità dell’operatore preposto<br />
ai lavori Piero Mottola, inciso nell’intonaco e con<br />
ancora una parvenza dei colori originari l’intero tracciato<br />
di un quadrante ad indicazione mista italica e francese,<br />
completo di scritte e segni zodiacali ancora leggibili.<br />
L’intervento di recupero venne affidato a Bartolomeo<br />
Data, gnomonista eporediese già noto ai lettori di queste<br />
pagine (<strong>Gnomonica</strong> n°9 - maggio 2001), che nel<br />
<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />
fig. 3 Spineto. Il restauro dell'orologio solare della Casa Canonica.<br />
20<br />
corso dell’anno portò a termine l’operazione (fig. 3). Vi<br />
sono stati alcuni problemi nello stabilire l’esatta declinazione<br />
della parete (sul quadrante è riportato 21°<br />
ovest) variando i valori rilevati a seconda di dove veniva<br />
effettuata la misura, vista la non planarità e verticalità<br />
del tratto di muro, tra i 19,5 e i quasi 22°. Si decise<br />
di tenere conto di un valore medio, molto vicino ai 21°<br />
indicati sul riquadro, mantenendo la primitiva posizione<br />
di tutte le linee (e tutti i difetti della parete): determinata<br />
la lunghezza dell'ortostilo (che è risultata essere<br />
di 235 mm), venne eseguito il recupero ampliando<br />
anche il riquadro di alcuni cm nella parte superiore. Lo<br />
stilo è stato ideato e realizzato dallo stesso Data ed ha<br />
una particolarità (fig. 4): la possibilità di essere regolato<br />
una volta piazzato sia attraverso piccole flessioni facendo<br />
forza sul centro della gola che all’atto del posizionamento<br />
viene fatto coincidere con il piano della parete,<br />
sia registrandolo in lunghezza essendo composto di due<br />
parti distinte avvitate. Queste caratteristiche hanno permesso<br />
il controllo e la ‘taratura’ finale del quadrante nel<br />
successivo periodo equinoziale.<br />
Questi pochi casi, ma se ne potrebbero citare molti<br />
fig. 4 Lo stilo utilizzato per il quadrante di Spineto.<br />
altri, dimostrano come possa essere stimolante anche il<br />
dedicarsi alla ricerca di orologi solari in via di scomparsa<br />
o ormai scomparsi, non tralasciando quindi di indagare<br />
quando tracce sulla parete (o magari qualche vecchia<br />
fotografia o disegno) ce ne fanno sospettare la presenza.<br />
Certamente la salvaguardia o il recupero di un<br />
quadrante costituiscono il giusto coronamento delle<br />
fatiche della ricerca: occorre però anche trovare la persona<br />
‘giusta’ in grado di intervenire adeguatamente e<br />
forse questa è la cosa più difficile.
n° 5 - Giugno <strong>2003</strong><br />
Solis et Artis Opus<br />
Mario Arnaldi, Lido Adriano (RA) - marnaldi@libero.it<br />
Le meridiane qui pubblicate sono risultate vincitrici al concorso ”LA MERIDIANA DEL MESE”, proposto sul sito<br />
internet del CGI. Per vedere le schede complete e le immagini ingrandite degli orologi solari in questa rubrica, consulta il<br />
sito all’indirizzo: www.gnomonicaitaliana.vialattea.net/<br />
Divo Meini e Riccardo del Corso<br />
L’inferiata gnomonica - Pontedera (PI)<br />
Lat. 43° 39' N - Lon. 10° 38' E<br />
Motto: PER UMBRAM HORAM SCRIBO<br />
L'orologio solare, progettato e calcolato da Divo Meini e costruito da<br />
Riccardo Del Corso nel 2002, mostra le ore medie del fuso: dalle 8<br />
alle 17. Le linee orarie e l'equinoziale sono state realizzate con tubolare<br />
di ottone e le formelle zodiacali ed il disco solare sono di terracotta.<br />
Una parte dell'orologio solare, sulla destra, funge da inferriata su una<br />
apertura da cui si potrebbe accedere al lastrico solare proveniendo dal<br />
tetto di un fabbricato limitrofo. La parte pittorica rappresenta, infatti,<br />
il campanile della Pretura così come si vede dal lastrico solare.<br />
Anonimo,<br />
Gussago (BS)<br />
Le ore del<br />
Cardinale -<br />
Gussago (BS)<br />
Lat 45° 47’ N<br />
Long 10° 10’ E<br />
La casa è un<br />
edificio signorile -<br />
di probabile<br />
costruzione tra<br />
XV e XVI<br />
secolo. La casa<br />
mostra la tipica<br />
dimora signorile rurale, con l'edificio padronale volto a mezzogiorno,<br />
portico su pilastri in pietra di Botticino, pozzo sotto il portico, cantina<br />
seminterrata con apertura a livello della strada retrostante, piano<br />
superiore chiuso con galleria e stanze a nord, ecc. Essa, fu anche luogo<br />
di sosta, locanda, trattoria e cambio di cavalli, nonché luogo per<br />
trattare affari. Si presume che l'alto prelato fosse un membro di una<br />
delle famiglie che vi abitarono, perché si sa per certo che avevano tutte<br />
un sacerdote in famiglia, soprattutto tra la fine del 1600 e per tutto il<br />
1700.<br />
21<br />
Roberto Baggio, Bardello(VA)<br />
L’orologio dei RANAT - Palazzo comunale di Bardello (VA)<br />
Lat 45° 50’ 07" N - Long 08° 41’ 50" E<br />
Motto: A MÈSDÌ CHEL SIA PRUNT ÜR PIAT PAR TÜT<br />
I RANAT<br />
Commissionato dal Comune di Bardello ed eseguito nell'estate 2002,<br />
nell'ambito del rifacimento della facciata del Palazzo Comunale.<br />
Quadrante ad ore vere solari con linee sustilari e piastra a foro gnomonico.<br />
La decorazione di sfondo riporta il paesaggio visibile da Bardello<br />
con il gruppo del Monte Rosa.<br />
Righi Renzo e Luca<br />
Rubini, Albareto<br />
(MO)<br />
La villa delle Rose -<br />
Albareto (TO),<br />
Lat. 44°; 42' N -<br />
Lon. 10°; 58' E,<br />
dimensioni: 150 x<br />
330 cm<br />
Motto: ASTRI<br />
LUCENTI<br />
ILLUMINATE<br />
QUESTE MURA<br />
La meridiana fa parte<br />
di un gruppo di tre,<br />
realizzate su tre pareti<br />
della villa settecentesca<br />
detta "delle Rose". La<br />
sola cornice è stata<br />
dipinta a calce, mentre<br />
le demarcazioni orarie sono state dipinte in un secondo tempo con silicati.<br />
L'autore dei dipinti è Luca Rubini, marito della figlia del proprietario<br />
della villa, conte Franco Paolo Grandi di Mordano, che ha dettato il<br />
motto.
<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />
Le meridiane a camera oscura di<br />
Pizzofalcone a Napoli e di<br />
Piedimonte Matese<br />
La meridiana di Pizzofalcone<br />
Quando ho letto la notizia su internet dell'esistenza di<br />
questa meridiana a camera oscura a Pizzofalcone, ero<br />
convinto che fosse già nota alla comunità degli appassionati<br />
di gnomonica. Dopo qualche ricerca, invece, mi<br />
sono reso conto che tale meridiana era rimasta incredibilmente<br />
sconosciuta, forse persino a molti cultori di<br />
storia napoletana. Basti pensare che essa è sfuggita<br />
anche al censimento delle meridiane napoletane<br />
”Orologi solari e meridiane a Napoli”, di Antonio<br />
Coppola, pubblicato da Arte Tipografica editrice, a<br />
Napoli nel maggio del 2002, dove vengono descritte<br />
quali uniche linee meridiane conosciute quella del<br />
Museo Archeologico Nazionale, della Certosa di S.<br />
Martino e quella della Villa Comunale. E di questa stranezza<br />
non riuscivo a spiegarmi il perché, fin quando ho<br />
realizzato che la meridiana si trovava ”protetta” (ed è<br />
stato un bene) all'interno di una prestigiosa istituzione<br />
militare inaccessibile al pubblico: la Procura Militare<br />
della Repubblica, sezione distaccata di Napoli.<br />
All'inizio del XVI secolo, la collina di Pizzofalcone<br />
(uno dei posti più belli di Napoli tra S. Lucia,<br />
Chiatamone e Chiaia) si arricchì di stupende ville di illustri<br />
personaggi, come Andrea Doria e Bernardino Rota,<br />
di Nicola Severino<br />
22<br />
fig. 1 L’ex chiesa di S. Maria degli Angeli a Pizzofalcone,<br />
ora sede del Tribunale e della Procura Militare
fig. 2 La meridiana di Pizzofalcone<br />
ma mancava una chiesa. Così Costanza del Carretto<br />
Doria, principessa di Sulmona, fece costruire una chiesa<br />
che affidò ai Frati Minori della SS. Trinità, poi ai<br />
Chierici Regolari (i Teatini) che nel 1600 la demolirono<br />
e la ricostruirono ancora più grande. Forse furono proprio<br />
loro a intitolare la chiesa a S. Maria degli Angeli che<br />
fu edificata verso il 1640.<br />
Senza percorrere tutta la storia di qusta chiesa, dirò solo<br />
che l'attività del monastero cessò intorno al 1806 e dal<br />
n° 5 - Giugno <strong>2003</strong><br />
23<br />
1815 in poi l’edificio della chiesa passò alle<br />
varie amministrazioni militari ed attualmente<br />
vi sono ubicati oltre al Tribunale e alla Procura<br />
Militare, la Sezione distaccata della Corte<br />
Militare di Appello e la Procura Generale. È<br />
facile capire, quindi, perché tale meridiana sia<br />
rimasta sconosciuta fino ad oggi.<br />
Negli Uffici di quest’ultima, e precisamente<br />
nello studio dell’Avvocato Generale Militare<br />
della Repubblica, fa bella mostra una linea<br />
meridiana inserita nel pavimento, in discrete<br />
condizioni di conservazione. Solo di recente, nel<br />
1997, si è provveduto a recuperarla ed evidenziarla<br />
interamente. Una parte di essa, infatti,<br />
era ricoperta da una parete in muratura costruita<br />
intorno agli anni 1950-60, che divideva la<br />
stanza. Questa meridiana, datata 1794, consta<br />
di una tavola in marmo lunga m 7,45 e larga<br />
m 0,32.<br />
È disposta longitudinalmente in direzione Nord<br />
- Sud geografico e materializza l’ipotetico meridiano<br />
passante per essa. La meridiana presentava<br />
una sola linea centrale in metallo, probabilmente<br />
in ottone (è rimasto solo l'incavo ove<br />
era incastrata). Il Sole, al mezzogiorno solare<br />
locale, proiettava un cerchio di luce sulla stessa,<br />
attraverso un foro posto perpendicolarmente ad<br />
una determinata altezza, all’estremità sud della<br />
meridiana. Quando il cerchio ‘tagliava’ a metà<br />
la linea in metallo, era il ‘mezzogiorno solare<br />
locale vero’. Ovviamente, non era solo questa la sua funzione,<br />
in quanto sulla meridiana sono scolpiti, in maniera<br />
semplice, ma efficace, altri simboli che rappresentano e<br />
determinano tutti i movimenti della terra intorno al sole<br />
e intorno a se stessa. Il mastro scalpellino ha inciso, su<br />
direttive dell’astronomo progettista, i seguenti segni: i<br />
punti degli equinozi (primaverile ed autunnale); i due solstizi<br />
(estivo ed invernale); la scala graduata per stabilire<br />
la declinazione del sole nel corso degli anni; i mesi con le<br />
sole iniziali (es. gennaio G, febbraio F, ecc.); i simboli<br />
fig. 3 Puzzle fotografico dell’intera linea meridiana
fig. 4 Particolare della linea meridiana: il segno del Cancro<br />
fig. 5 Particolare della linea meridiana: il segno dei Gemelli<br />
delle 12 costellazioni e la data di inizio del transito del<br />
Sole nelle stesse; nonché tutti i dati geometrici occorsi per<br />
la costruzione.<br />
La meridiana napoletana, anche se non può competere in<br />
bellezza con quella di S. Maria degli Angeli in Roma,<br />
costruita dal Bianchini o con quella della Chiesa di S.<br />
Petronio in Bologna, costruita dal Cassini, contiene tutte<br />
le informazioni per lo studio del movimento celeste.<br />
Queste meridiane venivano denominate ‘a camera oscura’in<br />
quanto, per evidenziare il loro funzionamento,<br />
occorreva che le stesse fossero in un ambiente semibuio per<br />
far risaltare il cerchio di luce prodotto dal sole e proiettato<br />
attraverso il foro, denominato ‘foro gnomonico’, avente<br />
un diametro adeguato, ad una determinata altezza,<br />
rispondente a canoni geometrici ben precisi.<br />
Il Convento di S. Maria degli Angeli, all’epoca della<br />
costruzione del manufatto, apparteneva ai già citati Padri<br />
dell'Ordine dei Teatini, che erano famosi per le loro conoscenze<br />
nel campo dell’astronomia. Basti pensare a Padre<br />
Giuseppe Piazzi (1746-1826) scopritore dell’asteroide<br />
‘Cerere’, professore di matematica e calcolo sublime, nonché<br />
autore di importantissime pubblicazioni sull'astronomia<br />
che gli valsero alti riconoscimenti conferiti anche<br />
dall'Accademia di Francia. Ebbe l’importante incarico di<br />
costruire l’osservatorio astronomico di Napoli<br />
Capodimonte (primo in Europa di concezione moderna)<br />
e quello di Palermo. La breve biografia di quest’illustre<br />
scienziato, ci induce a pensare che se non autore, sia stato<br />
<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />
24<br />
almeno ispiratore o coordinatore della meridiana nel<br />
Convento napoletano.<br />
Un maestro per la costruzione di tali meridiane era<br />
Niccolò Cacciatore, assistente del sopracitato P. Giuseppe<br />
Piazzi all’epoca della costruzione della meridiana nel<br />
Duomo di Palermo. Anche la meridiana del Convento di<br />
S. Maria degli Angeli in Napoli porta incisa nel marmo<br />
la lunghezza campione occorsa per la costruzione. Essa è<br />
in P.E. che possono essere sia in palmi che in piedi. Non<br />
è stato possibile classificare tale lunghezza. All’epoca,<br />
erano numerosi e diversi in tutt’Italia i criteri di misurazione,<br />
anche per il tipo di costruzione da effettuare.<br />
Ironia della sorte, solo nell’anno successivo alla data incisa<br />
sulla meridiana (1794), venne adottato in Europa il<br />
sistema metrico francese. Ad ogni modo, rapportando il<br />
tutto all’attuale sistema metrico decimale, tale misura<br />
doveva essere di mt. 0,36 circa.<br />
Si indicano, con buona approssimazione, le coordinate<br />
geografiche della meridiana:<br />
Lat. Nord 40° 50’ 01’’<br />
Long. Est 14° 14’ 34’’<br />
Long. Est 1° 47’ 26’’ da Roma M. Mario<br />
Lunghezza arco di parallelo lat. 40° Nord: 1.400 m<br />
Lunghezza arco di meridiano lat. 40° Nord: 1850,53 m<br />
Queste le informazioni che sono riuscito a trovare per<br />
questa linea meridiana. Esse sono state scritte e rese<br />
pubbliche su internet dal dr. Silvestri, appassionato di<br />
storia locale, dei Carabinieri della Procura della<br />
Repubblica di Pizzofalcone.<br />
Sulla base di tutto ciò, decido di tentare una visita per<br />
vedere da vicino questa meridiana. Dopo vari tentativi,<br />
riesco a comunicare con il colonnello dei Carabinieri dr.<br />
Giovanni Barbara che ringrazio vivamente per avermi<br />
dato la possibilità di vedere e fotografare la linea meridiana.<br />
Il 27 dicembre del 2002, alle 10 del mattino ero<br />
davanti all'ingresso del Padiglione di questa grande istituzione.<br />
Nella frettolosa visita ho potuto solo realizzare<br />
qualche foto e prendere qualche misura. La protezione<br />
della lastra di vetro e la scarsa illuminazione (nonché<br />
la modestissima attrezzatura fotografica), non<br />
hanno reso foto di buona qualità. Un azzardato collage<br />
fotografico mi ha permesso di ‘ricostruire’ parte della<br />
linea meridiana, utilizzando le foto migliori.<br />
Non ho avuto modo di parlare con il dr. Silvestri per<br />
chiedere ulteriori informazioni, ed una vista alla<br />
Biblioteca Nazionale di Napoli mi ha permesso di<br />
vedere in catalogo molte opere di Niccolò Cacciatore,<br />
ma nulla relativo a questa meridiana. Resterebbe da<br />
chiedere lumi alla biblioteca dell’Osservatorio<br />
Astronomico di Capodimonte.
Dalla mia visita ho potuto constatare che la meridiana<br />
è ben protetta da una lastra di vetro e risulta una spaccatura<br />
trasversale nella prima parte della lastra di<br />
marmo; che tutte le scritte e tutti i simboli e numeri<br />
sono incisi nel marmo per una profondità di circa 3<br />
mm. Le scritte presenti sono:<br />
- Decl B riferita evidentemente alla ‘colonna’ che<br />
riporta la declinazione del sole durante l'anno, ove<br />
lo zero è in corrispondenza dei simboli equinoziali<br />
e il 23 poco distante dai simboli solstiziali;<br />
- P.E. a quelle del R. in corrispondenza di una<br />
colonna con suddivisioni eguali e numerazione 4, 6,<br />
8, 9, ecc.<br />
- Altezza del raggio dal centro del buco a questo<br />
piano div in P.E. = 10,000,000<br />
La linea meridiana centrale è lunga 7,40 m I limiti solstiziali<br />
6,50 m. La profondità di incisione della linea<br />
meridiana è di 1 cm; la larghezza della colonna della<br />
declinazione solare è di 2 cm; quella del calendario dei<br />
mesi è larga 3 cm. La lastra di marmo è larga 30 cm. Ad<br />
uno dei margini della lastra è visibile una linea incisa<br />
incompleta non spiegabile. Sono riportate le iniziali dei<br />
nomi dei mesi, la numerazione dei giorni e i simboli<br />
zodiacali. Il foro gnomonico è stato distrutto nel corso<br />
delle ristrutturazioni dell’edificio. La meridiana, miracolosamente<br />
salvata e conservata.<br />
La meridiana lemniscata a camera oscura<br />
dell'Osservatorio meteo-astronomico di Monte<br />
Muto a Piedimonte Matese.<br />
Nel 1989 ebbi già modo di segnalare ai responsabili del<br />
censimento nazionale degli orologi solari italiani, che<br />
nel convento di S. M. Occorrevole, sul Monte Muto a<br />
Piedimonte Matese (Caserta), esiste - o meglio esisteva<br />
- un osservatorio meteorologico-astronomico, fondato<br />
da B. Caso nel 1875 in cui, oltre alla strumentazione di<br />
norma, c’era anche una meridiana a camera oscura.<br />
All'epoca non ebbi l’opportunità di poter visitare l’interno<br />
di questo osservatorio, chiuso da anni. Le uniche<br />
cose che riuscii a sapere furono che detta meridiana<br />
servì alla segnalazione del mezzogiorno vero locale agli<br />
abitanti della valle sottostante, per mezzo anche del<br />
suono delle campane. E vedremo come.<br />
Senza entrare nel merito della strumentazione meteoastronomica,<br />
voglio solo dire che l’osservatorio funzionò<br />
fino al 1940 circa e che nel 1949 il Comune di<br />
Piedimonte inviò la maggior parte degli strumenti<br />
all'Ufficio centrale di Meteorologia ed Ecologia Agraria<br />
di Roma per delle riparazioni, senza mai più riaverli<br />
indietro. Nell’osservatorio rimasero quindi solo i can-<br />
n° 5 - Giugno <strong>2003</strong><br />
25<br />
nocchiali e la meridiana.<br />
La meridiana, a differenza<br />
del cannocchiale,<br />
rese un utile servizio,<br />
perché servì ad indicare<br />
l’ora solare a tutto il<br />
Medio Volturno. (Foto<br />
G. Palumbo)<br />
Ogni giorno, quando il<br />
sole stava culminando<br />
sul meridiano locale<br />
(l4°22’ 20’’ di Long.<br />
Est) un fascio di raggi<br />
penetrava attraverso un<br />
foro praticato nel muro<br />
e dava un’immagine del<br />
Sole a contorni sfumati<br />
fig. 6 La meridiana di Piedimonte<br />
Matese<br />
sopra un marmo orizzontale, avvicinandosi ad una linea<br />
retta tracciata su esso.<br />
Dopo poco, al momento della culminazione del Sole, l’immagine<br />
stava esattamente sulla linea e diventava nitida e<br />
a contorni netti: era il mezzogiorno solare.<br />
In quell’istante un frate sventolava da una finestra una<br />
bandiera tricolore (ancora conservata all'Osservatorio) e<br />
subito un frate laico sul campanile, alla vista della bandiera,<br />
metteva in funzione la campana, la quale comunicava<br />
il mezzogiorno solare all’intera vallata del Medio<br />
Volturno.<br />
Anche in assenza di Sole la campana annunziava ancora<br />
il mezzogiorno, ma l'ora veniva letta sopra un grosso<br />
orologio a pendolo (ancora esistente, ma fermo).<br />
Questa la descrizione della meridiana e del suo uso che<br />
ne fa il prof. Michele Giugliano in un suo studio pubblicato<br />
nel 1981 e reso pubblico su internet. Anche in<br />
questo caso mi sono prodigato per cercare di visitare<br />
questa meridiana. Ma, ahimè, devo dire che è stato più<br />
facile entrare negli uffici privati della Procura Militare<br />
della Repubblica di Napoli che non nello scantinato del<br />
Comune di Piedimonte Matese, dove attualmente sono<br />
rinchiusi gli strumenti e la meridiana di marmo dell'ex<br />
osservatorio di Monte Muto, in attesa di una improbabile<br />
sistemazione all'interno di un ancor più improbabile<br />
museo comunale la cui realizzazione appare più utopistica<br />
che reale. E alla fine, che significato avrebbe una<br />
bella meridiana di marmo spodestata dal suo sito originale<br />
da cui ha orgogliosamente indicato con grande utilità<br />
il tempo alla popolazione del luogo, in un posto<br />
dove non potrà mai più funzionare?
<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />
Arte, Materiali e Tecniche<br />
Mario Arnaldi, Lido Adriano (RA) - marnaldi@libero.it<br />
Come ci siamo promessi nel numero scorso<br />
di <strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong>, anche questa<br />
volta non intendiamo rivolgerci ai professionisti<br />
della pittura che già conoscono a<br />
menadito quanto scriviamo, ma a tutti<br />
coloro che desiderano cimentarsi, prima o<br />
poi, nella costruzione di un orologio solare.<br />
Perciò cercheremo di essere facili e<br />
brevi, e per quanto possibile tenteremo<br />
di fornire le basi essenziali e le nozioni<br />
più importanti. In questo numero,<br />
abbiamo creduto necessario anticipare<br />
una breve descrizione dei colori e delle<br />
loro qualità prima di inoltrarci nell’esposizione<br />
di altre tecniche pittoriche<br />
adatte alla realizzazione di orologi solari<br />
murali. Infatti uno dei problemi<br />
principali che incontra il neo-artista<br />
gnomonista è proprio la composizione<br />
di una tavolozza adeguata.<br />
Ogni tecnica ne richiede una specifica, ma<br />
le doti richieste ai pigmenti che compongono<br />
la tavolozza dello gnomonista sono<br />
soprattutto quelle cercate in una buona<br />
pittura da esterni. In altre parole i colori<br />
devono avere un’ottima resistenza alla<br />
luce, alle avversità meteorologiche, agli<br />
alcali, alla calce e all’idrogeno solforato o<br />
all’acido solfidrico, in quanto numerosi<br />
pigmenti sono ossidi o idrati metallici i cui<br />
solfuri sono neri. La solidità alla calce è<br />
richiesta soprattutto ai pigmenti utilizzati<br />
nella tecnica dell’affresco, della<br />
pittura a calce e al graffito.<br />
Un’altra caratteristica richiesta ai<br />
migliori pigmenti è il cosiddetto<br />
potere coprente. Il potere coprente è<br />
proporzionale, nella stessa<br />
sostanza colorante, alla finezza<br />
delle sue particelle ed è quindi<br />
indice di miglior qualità.<br />
Ogni tecnica utilizza essenzialmente gli<br />
stessi pigmenti che mescolati con il giusto<br />
veicolo, ovvero supporto, e stemperati con il<br />
corretto solvente ne determinano le caratteristiche<br />
primarie. Sono, infatti, proprio il<br />
veicolo ed il solvente che caratterizzano una<br />
tecnica dall’altra, quando per solvente s’in-<br />
LA TAVOLOZZA IDEALE<br />
Questo secondo appuntamento con la rubrica dedicata alle tecniche potrebbe deludere molti lettori, ma prima di parlare di altre<br />
metodologia pittoriche adatte per la realizzazione di orologi solari murali abbiamo preferito fornirvi alcune importanti indicazioni<br />
sui colori. Questo, al fine di stabilire una giusta tavolozza per ogni tecnica utilizzata. Non ci è parso inutile questo sforzo<br />
perché proprio una inadeguata scelta dei pigmenti può essere una delle cause prime del deterioramento dei dipinti murali, e<br />
conseguentemente anche degli orologi solari.<br />
tende quella sostanza che seccando blocca<br />
con sé i pigmenti (olio di lino, gomma arabica,<br />
caseina, resine acriliche o naturali,<br />
silicato di potassa ecc..), e per solvente<br />
quella che li libera del veicolo (acqua,<br />
nitro, acqua ragia, ecc..). Se mescoliamo,<br />
per esempio, i pigmenti con olio di lino<br />
otterremo la pittura ad olio, se invece<br />
mescoliamo gli stessi pigmenti con uovo o<br />
colle animali otterremo la pittura a tempera.<br />
Allo stesso modo, con la gomma arabica<br />
otterremo l’acquerello, con la caseina la<br />
pittura a caseina, antenata del moderno<br />
acrilico, con il silicato di potassa o di sodio<br />
la pittura ai silicati ecc.<br />
Il colore, considerato fisiologicamente,<br />
non è altro che una sensazione luminosa<br />
provata dall’occhio, un fenomeno nervoso<br />
causato da vari agenti. Fisicamente, invece,<br />
La tabella dei colori<br />
Nella pagina che segue proponiamo una classica tavolozza<br />
di base. Anche se oggi esistono anche nuovi pigmenti,<br />
non sempre migliori degli originali, abbiamo proposto<br />
quasi sempre colori con la formulazione originale.<br />
I più esperti potranno ridurre la propria tavolozza ai soli<br />
colori indispensabili al tipo di tecnica adottato.<br />
il colore non è altro che la luce bianca selezionata,<br />
o modificata, per l’azione esercitata<br />
su di essa da determinati corpi considerati<br />
sostanze coloranti. Queste sostanze in<br />
pittura assumono due aspetti precisi: i pigmenti<br />
e i coloranti. I coloranti hanno per<br />
definizione un potere tintorio assai più<br />
26<br />
elevato dei pigmenti, e a differenza di questi<br />
ultimi hanno scarso utilizzo in pittura e<br />
non posseggono corpo una volta disciolti.<br />
Entrambi si distinguono in naturali e artificiali.<br />
I pigmenti naturali si ottengono generalmente<br />
da terre, per via secca, mentre<br />
quelli artificiali da ossidi, per via umida. I<br />
coloranti naturali, invece, sono generalmente<br />
ottenuti da fiori o erbe, mentre<br />
quelli artificiali sono di tipo sintetico<br />
come le aniline o i coloranti alimentari.<br />
I colori si dividono in Bianchi, Azzurri,<br />
Gialli, Rossi, Verdi, Bruni, Neri.<br />
I migliori pigmenti in assoluto sono<br />
quelli ricavati direttamente da terre<br />
naturali, per il loro elevato potere<br />
coprente e per la grande capacità di<br />
resistere agli attacchi di agenti atmosferici,<br />
alcali, calce, e della luce. Volendo, è<br />
possibile comporre una tavolozza di colori<br />
esclusivamente di terre o polveri minerali,<br />
ma la gamma delle tinte potrebbe<br />
risultare insufficiente per qualcuno. Per<br />
questo esistono colori artificiali più brillanti<br />
che rispondono altrettanto bene alle<br />
esigenze di una tavolozza cromatica solida<br />
e adatta al lavoro dello gnomonista<br />
costruttore di orologi solari. Con l’aggiunta<br />
di queste nuove tinte è possibile ampliare<br />
la tavolozza ad un numero più che sufficiente<br />
a soddisfare le esigenze cromatiche<br />
ed artistiche di ognuno.<br />
Fra le terre, generalmente ossidi<br />
naturali di ferro, troviamo le<br />
ocre, gli ossidi rossi, i bruni come<br />
la terra di Siena naturale e bruciata,<br />
la terra d’ombra, la terra di<br />
Kassel (ottima in sostituzione del<br />
nero), la terra verde. Gli azzurri<br />
naturali sono principalmente<br />
composti di ferro, rame e cobalto.<br />
L’azzurro minerale per eccellenza è il<br />
notissimo, e oggi proibitivo, azzurro ‘lapislazzuli’<br />
(silicato di alluminio e sodio) oggi<br />
sostituito dall’azzurro oltremare che<br />
sostanzialmente possiede la medesima<br />
formulazione chimica.
n° 5 - Giugno <strong>2003</strong><br />
TAVOLA DEI COLORI<br />
27
CC<br />
apita abbastanza spesso allo gnomonista<br />
dilettante di trovarsi lontano dagli amati libri<br />
e appunti o dal computer di casa, e di dover<br />
trovare rapidamente e con precisione la posizione del<br />
Sole, o per la misura dell' azimut di una parete o per il<br />
calcolo dell' istante del mezzogiorno vero per la ricerca<br />
del Sud, ecc. Il modulo che vi presento è stato costruito<br />
e sistemato da Robert Hough (Arizona - USA) proprio<br />
a questo scopo e per questo ho pensato di tradur-<br />
<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />
Un pratico modulo per il calcolo<br />
rapido dei dati del Sole<br />
di Gianni Ferrari e Robert Hough<br />
(*) La longitudine del luogo e il fuso orario TZ si intendono positivo se a Est di Greenwich.<br />
EqT = Tempo Medio - Tempo Vero<br />
J2000 = 1 Gen 2000 12h TU Giorno Giuliano = 2451545 + Ng<br />
28<br />
lo e adattarlo alle nostre consuetudini.<br />
Con il solo uso di una comune calcolatrice scientifica è<br />
possibile calcolare i dati del Sole con ottima precisione:<br />
inferiore a circa 10" per la Declinazione, a 30" per<br />
la Longitudine e a 0.8 sec per l'Equazione del tempo.<br />
L' unico inconveniente è quello … di portarsi appresso,<br />
assieme alla calcolatrice e al blocco di appunti, una<br />
fotocopia del modulo.
LE OMBRE DEL TEMPO<br />
Concorso internazionale per costruttori di<br />
quadranti solari, V<strong>II</strong>I edizione<br />
Con il patrocinio dell’Unione Astrofili<br />
Italiani e della Società Astronomica<br />
<strong>Italiana</strong>.<br />
Scopi: Far conoscere gli aspetti di interesse<br />
astronomico, storico ed artistico dei<br />
quadranti solari, favorendo la tutela ed il<br />
restauro del patrimonio esistente, la<br />
costruzione di nuovi quadranti solari e il<br />
loro uso nelle attività scolastiche ed in<br />
quelle per la divulgazione dell'astronomia.<br />
Modalità di partecipazione: Il concorso<br />
è aperto a tutti. Ogni partecipante deve<br />
inviare almeno una fotografia a colori<br />
(formato 10x15 cm, in sei copie) del quadrante<br />
solare e n. 1 diapositiva o negativo<br />
per ogni opera (ogni concorrente può presentare<br />
fino a tre opere in concorso). Si<br />
accettano anche modelli in cartoncino<br />
fuori concorso. Quelli giudicati meritevoli<br />
verranno menzionati. Il materiale inviato<br />
non verrà restituito. Deve essere inoltre<br />
inviata una scheda descrittiva contenente<br />
tutte le informazioni richieste (vedi scheda<br />
relativa ai dati da allegare al materiale fotografico).<br />
Infine si deve precisare se si<br />
intende partecipare alla sezione dilettanti o<br />
professionisti. I partecipanti devono inviare<br />
la documentazione richiesta entro il 30<br />
<strong>giugno</strong> <strong>2003</strong>.<br />
Giuria e premiazione: La giuria che seleziona<br />
il materiale raccolto e premia i<br />
migliori quadranti solari è formata da:<br />
Mirco Antiga (referente scientifico per le<br />
attività di gnomonica dell’Unione Astrofili<br />
Bresciani); Francesco Azzarita (fondatore<br />
della Sezione quadranti solari dell’Unione<br />
Astrofili Italiani); Piero Bianucci (giornalista);<br />
Giuliano Romano (astronomo); Piero<br />
Tempesti (astronomo). L’ideazione e l’organizzazione<br />
del concorso sono a cura di<br />
Loris Ramponi (Unione Astrofili<br />
Bresciani). La giuria si riunirà nell’autunno<br />
<strong>2003</strong> per redigere le classifiche dei vincitori<br />
e assegnare i premi distintamente per il<br />
primo, il secondo e il terzo classificato. La<br />
migliore opera dei professionisti non concorrerà<br />
ai premi ma verrà particolarmente<br />
menzionata con un attestato. I premi consisteranno<br />
per ciascun vincitore nel ricevimento<br />
di una raccolta della collezione<br />
‘Tuttoscienze’, offerta dall’editrice ‘La<br />
Stampa’ S.p.A. (Torino) e di una raccolta<br />
delle pubblicazioni sulla gnomonica edite<br />
dall’Unione Astrofili Bresciani. I vincitori<br />
n° 5 - Giugno <strong>2003</strong><br />
Eventi<br />
Fabio Garnero, Saluzzo (CN) - f.garnero@tiscalinet.it<br />
Foto di gruppo a Montiglio (AT) durante il V<strong>II</strong> incontro degli gnomonisti piemontesi<br />
Padre Matteo Ricci. L’Europa alla<br />
corte dei Ming.<br />
Macerata: Auditorium San Paolo, Palazzo<br />
Ricci, Pinacoteca Comunale, da sabato 19<br />
luglio a domenica 5 ottobe <strong>2003</strong><br />
Roma: da domenica 23 ottobre a domenica<br />
11 gennaio, complesso del Vittoriano<br />
L’opera del gesuita Matteo Ricci, nato a<br />
macerata nel 1552 e morto a Pechino il<br />
1610, presentato come l’incontro fra la<br />
civiltà europea e quella cinese. Li Madou,<br />
così era conosciuto Padre<br />
Ricci nel Paese del Drago, fu<br />
umanista e matematico,<br />
astronomo, geografo e cartografo,<br />
introdusse per primo<br />
in Cina teologia, filosofia, letteratura,<br />
arti e scienze e pure<br />
fece conoscere la cultura<br />
cinese traducendo in latino i<br />
Quattro libri confuciani.<br />
riceveranno anche un dono offerto dal<br />
Centro studi e ricerche Serafino Zani.<br />
Saranno inoltre concesse alle scuole partecipanti<br />
delle condizioni favorevoli per partecipare<br />
alle visite di istruzione del<br />
‘Progetto Eureka’ (Laboratori interattivi a<br />
carattere scientifico, lezioni con il planetario<br />
del Centro Astronomico Eureka, visita<br />
all’Osservatorio Serafino Zani).<br />
La data della cerimonia di premiazione<br />
verrà comunicata a tutti i partecipanti.<br />
Mostra e segreteria del concorso: Il<br />
materiale selezionato verrà utilizzato per<br />
l’allestimento di una mostra. Le schede<br />
29<br />
Sono esposte circa 200 opere tra libri preziosi,<br />
opere pubblicate da Ricci, strumenti<br />
musicali cinesi ed occidentali, strumenti<br />
scientifici ocidentali introdotti in Cina<br />
come mappamondi, orologi, astrolabi,<br />
meridiane, compassi, clessidre nonchè<br />
oggetti d’arredo come porcellane, dipinti,<br />
acquarelli, bronzi.<br />
delle opere che hanno partecipato al concorso<br />
verranno pubblicate nel periodico<br />
‘Il Sagittario’, edito dal Centro Studi e<br />
Ricerche Serafino Zani. Ulteriori informazioni<br />
si possono richiedere alla segreteria<br />
del concorso, alla quale va inviata la documentazione<br />
per poter partecipare all'iniziativa:<br />
Centro studi e ricerche Serafino Zani<br />
Via Bosca 24 - C.P. 104<br />
25066 Lumezzane (BS)<br />
tel. 030/872164, fax 030/872545<br />
http://www.cityline.it (Pagine di scienza)<br />
e-mail: info@serafinozani.it
<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />
La proiezione della meridiana<br />
equatoriale e le meridiane<br />
analemmatiche<br />
Premessa<br />
Le meridiane analemmatiche sono molto diffuse e<br />
conosciute sia per la relativa semplicità del loro progetto<br />
e della loro costruzione, sia per la possibilità di poter<br />
utilizzare l’ombra dello stesso osservatore per indicare<br />
l'ora, permettendo la costruzione di orologi solari<br />
didattici e divertenti.<br />
Molto meno conosciuto è il fatto che queste meridiane<br />
sono un caso particolare di una grande famiglia di orologi<br />
a gnomone mobile a cui appartengono anche orologi<br />
solari spesso decritti, in testi ed articoli, come tipi<br />
indipendenti e a se stanti.<br />
In questo articolo cercherò di descrivere questi orologi<br />
solari e le loro caratteristiche comuni seguendo il metodo<br />
della proiezione della meridiana equatoriale, descritto<br />
per la prima volta da P. Tepstra in un articolo del<br />
1951 [1] e in seguito utilizzato e ripreso sia in volumi<br />
di gnomonica [2] sia in alcuni articoli [6].<br />
Il mio scopo quindi è soltanto quello di portare a<br />
conoscenza dei lettori questo metodo di approccio alle<br />
meridiane analemmatiche, senza ovviamente alcuna<br />
pretesa né di novità, né di priorità, ispirandomi in particolare<br />
ad un articolo di J.A. de Rijk [3] [4]. 1<br />
La meridiana equatoriale con gnomone di<br />
lunghezza variabile - Punti ora.<br />
Consideriamo una meridiana equatoriale disegnata sulle<br />
due facce di un piano disposto parallelamente<br />
all'Equatore Celeste, con lo gnomone costituito da uno<br />
stilo diretto verso il polo Nord Celeste (stilo polare).<br />
In essa, come è ben noto, nella stagione estiva 2 l’ombra<br />
dello stilo cade sulla faccia del piano rivolta a Nord spostandosi<br />
di 15° per ogni ora e le linee orarie sono linee<br />
di Gianni Ferrari<br />
30<br />
radiali intervallate anche esse di 15° l’una dall'altra.<br />
Al mezzogiorno l’ombra è diretta verso il basso, mentre<br />
alle ore 6 e 18 è orizzontale.<br />
Nel periodo invernale lo stesso avviene sulla faccia<br />
inferiore del piano.<br />
Per semplicità di esposizione supporrò sempre di essere<br />
in un giorno compreso fra l’Equinozio di Primavera<br />
e quello d'Autunno<br />
Disegniamo ora sul piano dell’orologio, un cerchio -<br />
che chiamerò cerchio equatoriale - con il centro nella<br />
intersezione dello stilo col piano e raggio R arbitrario e<br />
riduciamo l’estensione dello stilo ad una lunghezza tale<br />
da far sì che l’ombra del suo estremo G cada esatta-<br />
fig. 1 Meridiana Equatoriale, Boulder, Colorado, USA<br />
1 L'articolo può essere trovato, in lingua inglese, anche in Internet nel sito del noto gnomonista olandese Fer de Vries:<br />
http://home.iae.nl/users/ferdv/projdial.htm<br />
2 Precisamente fra l’equinozio di Primavera e quello di Autunno nell’emisfero Nord.
mente sulla circonferenza disegnata.<br />
La lunghezza dello stilo risulta in questo modo variabile<br />
con la declinazione δ del Sole nel giorno di osservazione,<br />
secondo la semplice formula<br />
Se supponiamo, ogni giorno, di allungare o accorciare<br />
lo stilo GO secondo la relazione indicata, avremo che<br />
all'ora H l’ombra dell'estremo G dell’asta cadrà sempre<br />
su uno stesso punto della circonferenza, che chiamerò<br />
punto-ora dell’ora H (fig. 2).<br />
Le linee orarie non saranno più necessarie e sarà sufficiente<br />
conoscere soltanto la posizione dei diversi punti<br />
ora.<br />
Con la formula riportata si ha che la lunghezza dell’asta<br />
polare diventa negativa nei mesi invernali, cioè quando<br />
il Sole ha declinazione negativa:<br />
questo significa che l’asta non è fig. 4<br />
più diretta al cielo, verso il Polo<br />
Nord Celeste, ma in senso<br />
opposto e che la faccia del<br />
piano su cui cade l’ombra dell’asta<br />
stessa è quella inferiore<br />
(fig. 3)<br />
La proiezione della meridiana<br />
equatoriale<br />
Consideriamo ora un piano π,<br />
avente una giacitura qualunque<br />
rispetto al piano equatoriale 3, e<br />
proiettiamo su di esso da un<br />
punto qualunque all'infinito,<br />
quindi con una proiezione<br />
parallela, i punti e le linee prin-<br />
n° 5 - Giugno <strong>2003</strong><br />
fig. 2 fig. 3<br />
31<br />
cipali della meridiana equatoriale.<br />
In altre parole proiettiamo la meridiana equatoriale sul<br />
piano π con rette di proiezione parallele ad una direzione<br />
qualunque (fig. 4).<br />
È immediato verificare che:<br />
- il cerchio orario equatoriale viene proiettato - salvo<br />
casi particolari - in una ellisse le cui dimensioni dipendono<br />
dalla giacitura del piano ‘ricevente’ e dalla direzione<br />
di proiezione;<br />
- ogni punto-ora B viene proiettato in un punto B1<br />
appartenente alla ellisse;<br />
- il centro O del cerchio equatoriale viene proiettato nel<br />
centro O1 dell’ellisse;<br />
- l'estremo G dell'asta polare viene proiettato in un<br />
punto G1.<br />
È anche abbastanza semplice verificare che nell’istante<br />
3 Per semplicità grafica e di esposizione prenderò questo piano tangente in un punto del cerchio equatoriale.
fig. 5<br />
in cui l’ombra di G cade esattamente sul punto-ora B<br />
del cerchio meridiano, l’ombra di un’asta avente gli<br />
estremi in G e in G1 interseca l’ellisse proiettato nel<br />
punto B1.<br />
Si ha infatti che il piano orario del Sole all’ora H passa<br />
per i punti O, G, B e contiene lo stilo polare OG e la<br />
linea oraria OB, mentre il piano dell’ombra del segmento<br />
GG1 passa, ovviamente, per i punti G e G1 e<br />
per il punto B.<br />
Poiché il segmento BB1 è parallelo a GG1 anche il<br />
punto B1 apparterrà allora a questo piano e quindi,<br />
all'ora H, l’ombra dello stilo GG1 intersecherà l'ellisse<br />
in B1 (fig 5).<br />
Possiamo allora pensare di costruire sul piano ‘ricevente’<br />
π un orologio solare avente i punti-ora, proiezione<br />
dei corrispondenti sul cerchio equatoriale, disposti sulla<br />
fig. 6<br />
<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />
32<br />
ellisse e avente come gnomone il segmento<br />
GG1 (fig. 6).<br />
La posizione del piede di questo segmento<br />
GG1, che risulta sempre parallelo<br />
alla direzione di proiezione, varia al<br />
variare della declinazione del Sole, si<br />
sposta lungo un segmento passante per<br />
il centro O1 dell’ellisse e coincide con<br />
esso nei giorni degli Equinozi.<br />
L'insieme degli orologi solari che si possono<br />
ottenere con il metodo descritto,<br />
cioè con la proiezione di un cerchio<br />
equatoriale, costituisce una numerosissima<br />
famiglia alla quale appartengono,<br />
come casi particolari, molte meridiane<br />
fra le più note.<br />
Il metodo può essere inoltre utilmente<br />
utilizzato per una più semplice ricerca<br />
degli elementi di questi orologi solari,<br />
già conosciuti, e di altri non ancora esplorati.<br />
I casi particolari<br />
Scegliendo opportunamente il piano ‘ricevente’ e la<br />
direzione di proiezione si possono, come si è accennato,<br />
ottenere molte meridiane particolari: per ragioni di<br />
spazio farò una breve descrizione soltanto a quelle più<br />
importanti.<br />
Orologio a tempo vero su un piano qualunque<br />
Se prendiamo la direzione di proiezione parallela alla<br />
direzione dell'asse polare otteniamo una meridiana classica<br />
in cui lo gnomone è fisso.<br />
Nella fig. 7, e in quelle che seguono, si sono rappresentati<br />
schematicamente il piano equatoriale e lo stilo polare,<br />
visti da Ovest guardando verso Est.<br />
Lo stilo si è disegnato con una lunghezza<br />
uguale a<br />
da entrambi i lati del piano, essendo R il raggio<br />
del cerchio che delimita la meridiana<br />
equatoriale. Per semplicità in fig. 7 si è considerato<br />
un piano orizzontale.<br />
fig. 7
Meridiana analemmatica cla sica<br />
Per ottenere la meridiana analemmatica ‘classica’, da<br />
tutti conosciuta, occorre prendere come piano ‘ricevente’<br />
quello orizzontale e come direzione di proiezione<br />
quella verticale.<br />
Nella fig. 8 il punto C rappresenta l’estremo Sud dell'asse<br />
minore AC dell’ellisse: è immediato ricavare la<br />
relazione<br />
In figura sono anche rappresentati schematicamente lo<br />
gnomone verticale della meridiana analemmatica orizzontale<br />
e il segmento su cui si sposta il piede dello gnomone.<br />
Essendo<br />
(vedi fig. 7) si ha immediatamente che lo spostamento<br />
massimo del piede dello stilo, rispetto al centro dell’ellisse,<br />
vale<br />
Meridiane analemmatiche circolari.<br />
Scegliendo opportunamente il piano e la direzione di<br />
proiezione si può far in modo che la figura in cui si<br />
proietta il cerchio equatoriale sia ancora un cerchio: si<br />
possono cioè ottenere delle meridiane analemmatiche<br />
fig. 8a Meridiana analemmatica ”classica”<br />
n° 5 - Giugno <strong>2003</strong><br />
fig. 8<br />
33<br />
circolari.<br />
La caratteristica più importante di queste meridiane è<br />
quella di avere i punti-ora ugualmente distanziati sulla<br />
circonferenza, esattamente di 15° come sul cerchio<br />
equatoriale.<br />
Questa proprietà permette di realizzare orologi solari,<br />
molto semplici da disegnare, in cui è possibile apportare<br />
sia la correzione della costante di longitudine, sia<br />
quella dovuta alla Equazione del Tempo, ottenendo<br />
delle meridiane a tempo medio.<br />
L’artificio più semplice a cui si può ricorrere per ottenere<br />
queste correzioni è quello di ruotare il cerchio graduato,<br />
riportante l’indicazione delle ore, della quantità<br />
corrispondente alla somma delle due correzioni nel<br />
giorno di osservazione. È possibile in questo modo<br />
ottenere una precisione nella lettura dell’ora anche dell’ordine<br />
di 1 minuto.<br />
fig. 9<br />
Consideriamo il piano contenente l’anello equatoriale e<br />
la retta A, sua intersezione con il piano orizzontale (fig.<br />
9), prendiamo un piano, rivolto verso Sud e passante<br />
per A, e ruotiamolo attorno a questa retta fino a portarlo<br />
ad una pendenza β rispetto al piano<br />
dell'orizzonte.<br />
Tracciamo infine un arco di cerchio, avente<br />
raggio AB uguale al diametro del cerchio<br />
equatoriale, sino ad incontrare il piano inclinato<br />
nel punto C.<br />
Se proiettiamo gli elementi della meridiana<br />
equatoriale con una direzione di proiezione<br />
parallela alla retta BC otteniamo, sul piano<br />
inclinato, una meridiana analemmatica nella<br />
quale i punti-ora sono ugualmente intervallati<br />
e disposti su una circonferenza esattamente<br />
uguale al cerchio equatoriale. In fig.<br />
9 sono schematicamente rappresentati lo<br />
gnomone (parallelo a BC) e il segmento su
cui esso si deve spostare.<br />
Vediamo i casi più noti di queste meridiane analemmatiche<br />
circolari.<br />
Meridiana analemmatica orizzontale di<br />
Foster-Lambert 4<br />
Se prendiamo il piano ‘ricevente’ orizzontale - e quindi<br />
l'angolo β = 0° - otteniamo una meridiana analemmatica<br />
orizzontale con gnomone inclinato.<br />
<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />
fig. 10<br />
Dalla fig. 10 si vede che lo gnomone deve essere inclinato<br />
dell'angolo (90° + ϕ)/2 rispetto al piano orizzontale<br />
o dell'angolo (90° - ϕ)/2 rispetto alla verticale.<br />
Uno dei pochi esempi di questo tipo di meridiana analemmatica<br />
si trova a Muttenz, presso Basilea in<br />
Svizzera, nella locale Scuola di Ingegneria, e può essere<br />
vista nel sito del noto gnomonista austriaco Karl<br />
Schwarzinger http://members.tirol.com/<br />
k.schwarzinger/ch_4022.htm<br />
Meridiana analemmatica circolare su piano non orizzontale<br />
con gnomone verticale o orizzontale<br />
Se prendiamo il piano ‘ricevente’ inclinato dell'angolo<br />
β = (90° - ϕ), possiamo costruire su di esso due diverse<br />
analemmatiche con direzioni di proiezione rispettivamente<br />
verticale e orizzontale.<br />
Il piano delle analemmatiche, inclinato di (90° - ϕ) sul<br />
piano orizzontale, è rivolto verso Sud. Se lo gnomone è<br />
verticale il mezzogiorno si trova sul cerchio delle ore<br />
nella posizione in alto, mentre è in basso se lo gnomone<br />
è orizzontale (punto A) (fig. 11).<br />
Lo spostamento dello gnomone, rispetto al centro del<br />
cerchio, è dato da<br />
34<br />
fig. 11<br />
nel caso di gnomone verticale e da<br />
nel caso di gnomone orizzontale.<br />
Un bellissimo esempio di una meridiana di questo tipo<br />
con asta mobile verticale è quella costruita in occasione<br />
del trecentesimo anniversario della fondazione, nel<br />
1675, dell’Osservatorio di Greenwich e che ora si trova<br />
a Cambridge (fig. 12). Il raggio del cerchio è di 161 cm<br />
e su di esso sono riportate le divisioni corrispondenti a<br />
5 minuti; le distanze fra i punti-ora sono di circa 421<br />
mm corrispondenti a uno spostamento dell’ombra di<br />
circa 7 mm/minuto.<br />
Lo spostamento complessivo del piede dello gnomone<br />
fig. 12 Meridiana analemmatica a gnomone verticale - Cambridge<br />
4 Nel 1680 Samuel Foster, professore di astronomia al Gresham College di Londra, scoprì che l’ellisse di una meridiana analemmatica<br />
poteva essere trasformato in un cerchio e nel 1777 l’astronomo tedesco Johann H. Lambert, collega di Eulero e di Lagrange alla<br />
Accademia delle Scienze di Berlino, ottenne lo stesso risultato. Da allora queste meridiane sono indicate con i loro nomi.
è di circa 108 cm, con uno spostamento massimo<br />
giornaliero di circa 8 mm.<br />
Meridiana analemmatica circolare su piano<br />
verticale<br />
Nella fig. 13 sono rappresentate schematicamente<br />
due possibili meridiane analemmatiche<br />
circolari su piano verticale. In quella superiore,<br />
le ore 12 (punto A) sono nel punto più<br />
basso del cerchio mentre si ha l’opposto per<br />
quella inferiore.<br />
fig. 13<br />
Meridiane analemmatiche rettilinee<br />
Se prendiamo il piano su cui eseguiamo la proiezione in<br />
modo tale che sia parallelo all’asse polare e la direzione<br />
di proiezione in modo tale<br />
che sia parallela al piano dell'equatore,<br />
otteniamo una<br />
analemmatica in cui il cerchio<br />
equatoriale si riduce a un segmento<br />
sul quale si trovano<br />
disposti i punti-ora (fig. 14).<br />
Se la direzione di proiezione<br />
si prende perpendicolare al<br />
piano, si ha che lo gnomone<br />
mobile, che è ad essa parallelo,<br />
è normale alla linea dei<br />
punti ora e che il segmento su<br />
cui deve spostarsi il piede<br />
dello gnomone è normale sia<br />
a quest’ultima, sia allo gnomone.<br />
In altre parole la linea dei<br />
n° 5 - Giugno <strong>2003</strong><br />
35<br />
fig. 14<br />
punti-ora, la linea su cui si muove il piede dello gnomone<br />
e lo gnomone formano una terna di segmenti fra<br />
loro ortogonali [5].<br />
La più semplice di queste meridiane è quella che si<br />
ottiene prendendo come piano ‘ricevente’ il piano verticale<br />
meridiano e come direzione di proiezione la direzione<br />
Est-Ovest .<br />
Questa meridiana fu descritta per la prima volta nel<br />
1701 da Antoine Parent, matematico francese (1666-<br />
1716), e viene generalmente indicata come meridiana<br />
analemmatica di Parent (fig.15)<br />
fig. 15
La proiezione centrale della<br />
meridiana equatoriale<br />
La proiezione parallela, cioè da un punto all’infinito,<br />
degli elementi del cerchio equatoriale per ottenere una<br />
meridiana analemmatica è soltanto un caso particolare<br />
di proiezione centrale.<br />
Si può dimostrare che facendo una proiezione centrale,<br />
cioè da un punto posto a distanza finita, della meridiana<br />
equatoriale si ottiene ancora una meridiana analemmatica<br />
con gnomone mobile.<br />
In questo caso lo gnomone non si deve più spostare, al<br />
trascorrere dei giorni, parallelamente a se stesso ma<br />
deve sempre passare per il centro di proiezione; la<br />
curva in cui si distribuiscono i punti-ora non risulta più<br />
essere un ellisse ma in generale una conica: ellisse, parabola<br />
o iperbole.<br />
Alcuni esempi di nuovi tipi di orologi solari che si possono<br />
ottenere con questo approccio sono descritti nella<br />
bibliografia, e in particolare in [3] e [4].<br />
<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />
36<br />
Uno studio approfondito di questo metodo può certamente<br />
portare a nuove sorprese e scoperte.<br />
Bibliografia:<br />
Sondaggio<br />
Lucio Maria Morra, Cuneo - lmm@solariameridiane.com<br />
Ecco il riepilogo finale del sondaggio che ho<br />
promosso dal 5/6 al 5/7 sulla mailing list<br />
<strong>Gnomonica</strong>italiana, cui 60 operatori gnomonici<br />
hanno liberamente e gentilmente corrisposto.<br />
I dati statistici presentano numericamente<br />
alcuni aspetti della comunità gnomonica italiana.<br />
Non è una panoramica esaustiva e dettagliata,<br />
ma sicuramente rivela alcuni dati inediti<br />
ed interessanti.<br />
Certo, si tratta soltanto di un piccolo campione<br />
della comunità gnomonica italiana:<br />
Adesioni per regione %<br />
Piemonte 20 33,3<br />
Lombardia 10 16,7<br />
Toscana 7 11,7<br />
Lazio 5 8,3<br />
Veneto 5 8,3<br />
Friuli Venezia Giulia 2 3,3<br />
Marche 2 3,3<br />
Valle d’Aosta 2 3,3<br />
Campania 1 1,7<br />
Emilia Romagna 1 1,7<br />
Liguria 1 1,7<br />
Puglia 1 1,7<br />
Sardegna 1 1,7<br />
Sicilia 1 1,7<br />
Spagna 1 1,7<br />
- la mailing list del CGI, cui mi sono rivolto,<br />
contava 291 iscritti il giorno in cui ho indetto il<br />
sondaggio (i 60 che hanno risposto ne rappresentano<br />
circa il 20%);<br />
- alcuni anni fa Enrico Del favero aveva già<br />
redatto un elenco dcui si erano iscritti 22 gnomonisti<br />
(di questi 22, 10 hanno risposto anche<br />
al recente sondaggio, 12 no; e tra questi ultimi,<br />
5 non risultano neppure iscritti alla mailing<br />
list);<br />
- l’ultimo Seminario Nazionale di <strong>Gnomonica</strong><br />
[1] TEPSTRA P., Zonnewijzers Techniek, Theorie en voorbeelden,<br />
Groningen, Netherlands, 1953<br />
[2] SAVOIE DENIS, La Gnomonique, Les Belles Lettres, Paris,<br />
2001, pp. 173-203<br />
[3] DE RIJK J.A.F., Equator projection sundials, in «Journal of<br />
the British Astronomical Association», 1986, 97,1<br />
[4] DE RIJK J.A.F., Nieuwe zonnewijzers met equatorprojectie,<br />
in «Bulletin van de Zonne-wijzerkring», 1981,10:475ff. and<br />
1982, 11:503ff.<br />
[5] FERRARI GIANNI, Meridiane analemmatiche rettilinee, IX°<br />
in «Atti del Seminario di <strong>Gnomonica</strong>», 1999<br />
[6] MASSE YVON, Cadrans de type analemmatique à projection<br />
centrale, articolo reperibile in<br />
http://perso.wanadoo.fr/ymasse/gnomon/analprc.htm<br />
contava 107 iscritti; 50 di questi non sono<br />
iscritti alla mailing list del CGI;<br />
- per l’ultimo convegno regionale piemontese<br />
sono stati spediti 95 inviti; 60 di queste persone<br />
non sono iscritte alla mailing list del CGI;<br />
- io stesso conosco in provincia di Cuneo<br />
almeno un’altra decina di persone che opera in<br />
gnomonica e che non appare in nessuno degli<br />
elenchi sopra citati...<br />
Un piccolo campione, dunque, ma sicuramente<br />
significativo. Lucio Maria Morra<br />
Ruoli operativi %<br />
attività professionale esclusiva 3 5,0<br />
attività professionale complementare 12 20,0<br />
attività professionale occasionale 9 15,0<br />
attività puramente amatoriale 31 51,7<br />
interesse generale 5 8,3<br />
Competenze operative %<br />
calcolo di strutture gnomoniche 43 71,7<br />
progettazione artistica di quadranti solari 38 63,3<br />
tracciamento di demarcazioni ed installazione di gnomoni 34 56,7<br />
restauro pratico di manufatti gnomonici 13 21,7<br />
fabbricazione diretta di impianti gnomonici fissi 25 41,7<br />
fabbricazione diretta di quadranti portatili 14 23,3<br />
catalogazione e ricerche storiche 34 56,7<br />
didattica e divulgazione 36 60,0<br />
produzioni editoriali 17 28,3<br />
programmazionedi software gnomonico 15 25,0<br />
operatori gnomonici registrati Alberto Nicelli, Alberto Rebora, Alberto Suci, Andrea Costamagna, Angelo Sanna, Antonino Alizzi, Antonio Giorgi, Antonio Scavarda, Bruno Caracciolo, Claudio<br />
Agnesoni, Dario Cerea, Diego Squarcialupo, Divo Meini, Enrico Del Favero, Fabio Garnero, Fabio Savian, Ferdinando Roveda, Francesco Caviglia, Francesco Lo Sciuto, Giacomo Agnelli, Giacomo<br />
Bonzani, Gian Carlo Rigassio, Gian Piero Ottavis, Gianni Mattana, Giorgio Mesturini, Giovanni Bianconi, Giovanni Sogne, Giuseppe Cannetiello, Giuseppe Rolfo, Giuseppe Viara, Guido Tonello,<br />
Luca Luchetta, Lucio Baruffi, Lucio Maria Morra, Luigi D’Argliano, Luigi Ghia, Luifi Torlai, Mario Anesi, Mario Arnaldi, Massimo Del Dotto, Maurizio Regis, Mauro Agnesoni, Michele Gargano,<br />
Mirco Antiga, Paolo Albèri Auber, Paolo Gattoni, Paolo Moratello, Paolo Moretti, Pier Giuseppe Lovotti, Renis Ridolfo, Riccardo Anselmi, Roberto Baggio, Roberto Cappelletti, Roberto Moia,<br />
Sergio Vidal, Silvano Bianchi, Silvano Minuto, Umberto Mascolo, Valerio Civetta, Victor Negro.
È<br />
n° 5 - Giugno <strong>2003</strong><br />
Il quadrante analemmatico<br />
fig. 1<br />
È<br />
stato chiamato con questo nome un particolare<br />
quadrante, un ‘giocattolo’ direi, che si<br />
presta molto bene ad essere inserito come<br />
‘arredo urbano’, in un giardino pubblico, o in un parco<br />
giochi.<br />
Si tratta di una ellisse piuttosto ampia, anche una decina<br />
di metri, da disegnare, opportunamente orientata, su<br />
una superficie orizzontale. Lungo l’asse minore è disegnata<br />
una linea Nord - Sud, su cui è segnata una sorta<br />
di calendario (limitata ai mesi o ai segni zodiacali).<br />
Il risultato si può vedere da questa illustrazione: chi<br />
vuol leggere l’ora sta in piedi sul punto corrispondente<br />
in modo approssimativo alla data, e l’ombra della sua<br />
testa darà l’ora ‘locale’. L’interesse sta appunto nel fatto<br />
che si tratta di un orologio ‘a gnomone umano’.<br />
È noto che la ‘lettura’ teorica del Quadrante<br />
Analemmatico deriva dal trattato di Vaulezard (1640), o<br />
da quello dell’inglese Foster (1654), e poi si è evoluta<br />
attraverso la trattatistica francese di Ozanam prima, e di<br />
Bédos e Lalande successivamente.<br />
Esiste anche un probabile predecessore di Vaulezard,<br />
ed è Caspar Ens: nel suo Thaumaturgus Mathematicus<br />
(Coloniae 1636): a pag. 168 egli spiega come costruire<br />
un ‘Horologium herbis’, un orologio con le erbe; la<br />
descrizione di un orologio solare da giardino (con galletto<br />
segnavento sullo gnomone!) è però talmente vaga<br />
che considerarla quella di un quadrante analemmatico è<br />
una illazione.<br />
Qualcuno però ha fatto notare che nel sagrato della<br />
di Alessandro Gunella<br />
37<br />
Chiesa di Bourg-en-Bresse esiste un orologio analemmatico<br />
del 1530... E Bourg-en-Bresse è il paese natale<br />
di Vaulezard.<br />
In pratica la dimostrazione del problema, una volta<br />
assunto un assetto accettabile (quello che si legge nel<br />
libro di Bédos, per esempio), non è più stata messa in<br />
fig. 2
discussione. Ed è una dimostrazione dura da digerire.<br />
Del resto lo stesso Lalande lo aveva considerato complicato<br />
da spiegare anche a persone colte. E se lo dice<br />
lui…<br />
Chi si è occupato successivamente del problema ha tentato<br />
di arricchire il giocattolo di disegni inutili, come<br />
per esempio la lemniscata delle ore medie, che è notoriamente<br />
valida solo per il mezzodì; ma la complicatissima<br />
dimostrazione riportata dagli autori francesi citati,<br />
che hanno evidentemente ‘copiato’ uno dall’altro, non è<br />
mai stata sottoposta a critica.<br />
Una interpretazione estremamente semplice<br />
Non pretendo di essere originale, perché ‘Nihil sub sole novi’; la<br />
dimostrazione che propongo è di estrema semplicità: eppure ho<br />
consultato parecchi libri di gnomonica, vecchi e meno vecchi, ma<br />
non l’ho mai trovata.<br />
Un orologio equatoriale può essere notoriamente<br />
costruito utilizzando una variante semplificata<br />
della Sfera Armillare: un cerchio<br />
XYZ, il cerchio equinoziale, posto sul<br />
piano equatoriale, ed uno stilo ECH passante<br />
per il centro C del cerchio, ed orientato<br />
secondo l’asse polare della terra. La<br />
figura 2 è una rappresentazione eloquente<br />
di quello che intendo.<br />
I piani orari hanno per asse di fascio la<br />
retta polare EH, e passano per i punti<br />
orari siti sul cerchio XYZ. All’equinozio<br />
sarà il punto C a proiettare la sua ombra<br />
sul cerchio; al solstizio d’estate sarà E, ed<br />
a quello d'inverno sarà H. (si noti che le<br />
distanze dei punti estremi CE e CH corrispondono<br />
a<br />
R tan(23,5°)<br />
dove R è il raggio del cerchio)<br />
Cosicché, se si sceglie un qualsiasi punto<br />
K n sul segmento EH, si potrà individuare<br />
una corrispondenza ‘quasi biunivoca’ fra<br />
K n e la data: dico ‘quasi’ perché sono<br />
notoriamente due i giorni ogni anno, in<br />
cui il punto K proietta la sua ombra sul<br />
cerchio equinoziale.<br />
Si immagini ora che un filo a piombo sia<br />
appeso a K n e che altrettanti fili a piombo<br />
siano appesi ai punti orari sul cerchio.<br />
<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />
38<br />
A terra questi ultimi determinano una ellisse, proiezione<br />
sul piano orizzontale del cerchio equatoriale; il filo<br />
da K n determina una sorta di Stilo, valido solo per quella<br />
data: i piani verticali che appartengono al filo a piombo<br />
uscente da K n e contengono, ciascuno, uno degli<br />
altri fili a piombo, formano un fascio, che contiene<br />
anche i ‘raggi solari’ proiettanti del punto K n sul cerchio<br />
equinoziale.<br />
In altri termini, l’ombra del filo a piombo per K n , allo<br />
scadere delle ore, passa per i punti orari a terra, proiezione<br />
dei punti orari del cerchio equinoziale.<br />
In altra data cambierà il punto K n , e si avrà un nuovo<br />
fascio di piani ad asse verticale, ma non cambieranno i<br />
punti orari proiettati a terra. Quod demonstrandum erat.<br />
Evito di scrivere formule, perché non è il caso. Faccio<br />
solo notare che uno dei semiassi dell’ellisse è il raggio<br />
del cerchio del quadrante equatoriale, e l’altro semiasse<br />
è la proiezione del raggio sul piano dell’orologio analemmatico,<br />
e quindi dipende dalla latitudine del luogo.<br />
Il lettore è pregato di fare il conto, se vuole.<br />
fig. 3
n° 5 - Giugno <strong>2003</strong><br />
Recensioni<br />
Gianni Ferrari, Modena - frank.f@pianeta.it<br />
MERIDIANE IN VAL VIGEZZO -<br />
La valle del tempo dipinto<br />
Comunità Montana Valle Vigezzo -<br />
Luglio <strong>2003</strong><br />
Pagg. 60 - formato 21 x 24 - carta patinata<br />
- completamente a colori<br />
Più di 130 fotografie a colori nel testo,<br />
16 cartine topografiche con l’ubicazione<br />
di 85 orologi solari<br />
Comunità Montana Valle Vigezzo<br />
Via pittor Belcastro,1<br />
28857 S. Maria Maggiore (VB)<br />
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Harold E. Brandmaier - SUNDIAL<br />
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UNI A4 - rilegatura ad anelli - 118<br />
grafici e disegni nel testo - nessuna<br />
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Harold E. Brandmaier<br />
e-mail: GinnyandHalB@cs.com<br />
La Valle Vigezzo è una bellissima valle<br />
delle Alpi Lepontine che, mantenendosi<br />
quasi costante ad una altezza di circa<br />
900 m, collega la Val d’Ossola con il<br />
Canton Ticino e che, diversamente dalla<br />
maggioranza delle valli alpine, si sviluppa<br />
quasi esattamente nella direzione<br />
Est-Ovest.<br />
Per questo suo orientamento entrambi i<br />
lati della valle sono inondati dalla luce del<br />
sole per tutto l’arco della giornata e probabilmente<br />
questa luminosità, che esalta i<br />
colori dei boschi, dei prati e delle montagne<br />
e dà una particolare dolcezza al<br />
paesaggio, indusse molti valligiani, fin dal<br />
Settecento, a coltivare l’arte della pittura<br />
e a spingersi in vari paesi europei per<br />
dipingere ritratti, paesaggi e affreschi.<br />
All’appellativo di ‘Valle dei pittori’,<br />
comunemente dato alla Val Vigezzo,<br />
oggi bisognerebbe aggiungere anche<br />
quello di ‘Valle delle Meridiane’ o, come<br />
ricorda il sottotitolo del volumetto, di<br />
Questo volume è un uno dei pochi testi<br />
che affrontano lo studio degli orologi<br />
solari da un punto di vista teoricomatematico<br />
e, a mia conoscenza, l’unico<br />
attualmente presente nella letteratura in<br />
lingua inglese e l’unico che utilizza il<br />
calcolo matriciale.<br />
Il volume richiede al lettore una preventiva<br />
conoscenza degli orologi solari e<br />
della loro costruzione non essendovi ne<br />
una premessa storica e generale, ne una<br />
parte riguardante gli aspetti pratici della<br />
realizzazione.<br />
Anche se il testo è molto chiaro, sintetico,<br />
ben spiegato e pieno di annotazioni<br />
e spunti, il volume può essere consigliato<br />
soltanto agli amanti del calcolo<br />
degli orologi solari e a coloro che<br />
possiedono una buona preparazione<br />
matematica (trigonometria, matrici).<br />
Gli 11 capitoli in cui si divide il testo<br />
sono corredati da numerosi grafici e disegni<br />
I capitoli principali comprendono :<br />
- The Sun - Sistemi di Coordinate,<br />
39<br />
‘Valle del tempo dipinto’, potendosi<br />
contare, in uno spazio abbastanza<br />
ristretto e delimitato, ben 104 orologi<br />
solari.<br />
Il volume, molto chiaro e impaginato<br />
con cura e buon gusto, riflette il grande<br />
amore per gli orologi solari e il grande<br />
affetto verso la loro Valle degli autori,<br />
fra i quali non posso non nominare gli<br />
amici Bonzani e Dresti, che in poche<br />
pagine ma con una grande dovizia di<br />
notizie e immagini ci fanno attraversare<br />
e visitare i 7 piccoli comuni che formano<br />
la Comunità.<br />
Molto belle le immagini di alcuni scorci<br />
della Valle e quelle degli orologi solari<br />
presentati e descritti (ben 85); particolarmente<br />
utili e curate le 16 cartine e<br />
molto simpatiche le pagine iniziali ‘propedeutiche’<br />
riportanti, sempre con<br />
fotografie di meridiane della Valle, la<br />
descrizione dei vari tipi di tempo, i<br />
diversi gnomoni, i motti.<br />
trasformazioni, alba e tramonto, transito,<br />
crepuscoli<br />
-The Shadow - Operazioni vettoriali,<br />
equazione generale, sezioni coniche,<br />
shadow sharpeners<br />
- Design Methods - Classificazione,<br />
parti di una meridiana, orientamento<br />
della m.<br />
- The general planar sundial -<br />
Coordinate orizzontali e sul quadro, lo<br />
stilo e la sua ombra, coordinate del Sole,<br />
esempi<br />
- Sundials operating limits - Equazione<br />
dei limiti di funzionamento, limiti dovuti<br />
all'alba e al tramonto, limiti grafici<br />
- Declining Sundials - equazioni di progetto,<br />
grandi declinazioni, cenno alla<br />
misura della declinazione della parete<br />
- Azimuthal and Altitude Sundials - M.<br />
azimutali orizzontali e verticali, m. di<br />
altezza<br />
- Interactive Sundials - La m. analemmatica<br />
- Sundial Time - Time zones, l’equazione<br />
del tempo
JHA895<br />
Hartmann’s Practika, a manual for making<br />
sundials and astrolabes with compass<br />
and rule, written from 1518 to<br />
1528 by GeorgHartmann.<br />
Tradotto ed edito da John Lamprey<br />
(John Lamprey, P.O. Box 336, Bellvue,<br />
CO 80512; lamprey@frii.com; 2002).<br />
Pp.312. Hardcover, 22 x 28.3 cm;<br />
$174.95; ISBN 1-931947 -00- 7.<br />
fig. 4<br />
<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />
Georg Hartmann (1489-1564) fu uno<br />
dei più famosi e rinomati produttori di<br />
astrolabi del Cinquecento. La sua bottega<br />
di Norimberga produceva oggetti di<br />
grande pregio ed era celebre in tutta<br />
Europa.<br />
L’elegante libro di John Lamprey è la<br />
traduzione dell'inedito e fondamentale<br />
manoscritto di Hartmann, ritrovato a<br />
Vienna nella Biblioteca Nazionale<br />
Austriaca, con le sue dettagliate<br />
istruzioni per costruire orologi solari e<br />
astrolabi. Il volume include materiale e<br />
illustrazioni provenienti da altri manoscritti<br />
trovati a Weimar e a Monaco,<br />
oltre a diagrammi e figure pazientemente<br />
ricostruiti dall’autore sulla base<br />
del testo.<br />
Lo stile di Hartmann è asciutto e conciso;<br />
il suo scopo non era spiegare il<br />
‘perché’ delle costruzioni, bensì illus-<br />
40<br />
trarne chiaramente le procedure ad artigiani<br />
esecutori. Il manoscritto dedica<br />
un’ampia sezione alla costruzione degli<br />
orologi solari, di diverse tipologie e in<br />
particolare portatili.<br />
La parte riservata agli astrolabi ha un<br />
taglio particolarmente sintetico e pratico:<br />
i metodi di costruzione rappresentano<br />
la sintesi della profonda esperienza<br />
di Hartmann, ma non differiscono<br />
sostanzialmente da quelli che in quegli<br />
anni si potevano trovare illustrati nell’opera<br />
di Johann Stoeffler ‘Elucidatio<br />
fabricæ ususque astrolabii’, pubblicato<br />
nel 1513.<br />
La rigorosa traduzione di John<br />
Lamprey, competente gnomonista e<br />
appassionato studioso di astrolabi, ha<br />
sicuramente salvato dall’oblio pagine di<br />
grande fascino e di inestimabile valore<br />
storico e culturale.<br />
Anche la tecnica per costruire l’ellisse<br />
e i punti orari su di essa è piuttosto<br />
nota, e la risparmio al lettore.<br />
Aggiungo solo una piccola osservazione di<br />
carattere storico: secondo autorevole fonte<br />
(Sinisgalli), la costruzione geometrica, che io<br />
ho usato nella figura della pagina precedente,<br />
è stata inventata da Federico Commandino,<br />
nella sua celebre traduzione del trattato<br />
sull’Analemma di Tolomeo del 1563.<br />
Si può ipotizzare anche che il piano di<br />
‘terra’ non sia orizzontale; nulla muta<br />
nel ragionamento: basta segnare su<br />
tale piano le estremità dei fili a piombo,<br />
facendo in modo che lo ‘stilo<br />
mobile’ sia sempre verticale. E se il<br />
piano inclinato fosse il simmetrico del<br />
piano equinoziale rispetto al piano dell’orizzonte,<br />
l’ellisse diventerebbe un<br />
cerchio.<br />
Appare il ‘fantasma’ dell'orologio di<br />
Foster - Lambert.
I<br />
n° 5 - Giugno <strong>2003</strong><br />
Orologi solari medievali<br />
a ‘tutto tondo’ - origine e<br />
diffusione nei secoli X<strong>II</strong> - XV<br />
I<br />
n epoca greco-romana, gli orologi solari si<br />
abbellivano spesso con fregi e bassorilievi zoomorfi<br />
o floreali; altre volte si abbinavano a belle<br />
statue che fungevano da telamone o a scopo semplicemente<br />
decorativo. Al contrario, gli orologi solari medievali<br />
sono noti per essere semplici sotto ogni punto di<br />
vista: gnomonico ed artistico. Si tratta generalmente di<br />
modesti segnatempo, talvolta arricchiti da inserti musivi<br />
o da pochissimi elementi epigrafici e decorativi.<br />
Fra i secoli X<strong>II</strong> e XV, però, su alcuni edifici religiosi di<br />
particolare importanza, gli orologi solari assunsero ad<br />
un notevole valore artistico e le cattedrali più importanti<br />
sembrarono fare a gara per averne uno. A quel<br />
tempo, le cattedrali ed alcune importanti chiese abbaziali,<br />
acquisirono grande importanza e ricchezza. Come<br />
chiese madre delle città, imponevano l’orario ad ogni<br />
tempio diocesano, dentro e fuori le mura, ed il modesto<br />
orologio graffito dell’antica pieve non poteva certo<br />
essere un segno di altrettanto prestigio.<br />
I più appariscenti sono gli orologi solari medievali<br />
oggetto di quest’articolo e sono sempre connessi ad<br />
una statua che li porta fra le mani, ovvero li sovrasta.<br />
Essi raggiunsero la massima espressione artistica in<br />
Francia, sulle grandi cattedrali gotiche, e si diffusero<br />
principalmente lungo la nota Via Francigena: strada che<br />
da Canterbury portava i pellegrini a Roma (vd. Tav. 1).<br />
Sono spesso chiamati ‘Angeli’, tant’è che Dante Gabriel<br />
Rossetti (1828-1882), pittore e poeta pre-raffaellita<br />
inglese, ne ricavò un’immagine importante, il ‘Dantis<br />
Amor’ (una figura alata che sorregge un orologio solare<br />
semicircolare), per il pannello centrale di un trittico<br />
che doveva adornare lo studio di William Morris. 1<br />
di Mario Arnaldi<br />
41<br />
Non sempre, però, si tratta di figure angeliche; spesso i<br />
personaggi con l’orologio sono santi, prelati o persone<br />
importanti con non ben identificate caratteristiche di<br />
rango.<br />
Gli esempi più conosciuti sono quelli di Chartres,<br />
Amiens e Strasburgo, ma in Europa ce ne sono molti di<br />
più:, almeno dieci in Francia e tre in Germania.<br />
In Italia, se ne possono ammirare solo due: a Piacenza,<br />
in Emilia (lat. 45° 01’ - lon. 09° 40’) e a Genova, in<br />
Liguria (lat. 44° 25’ - lon. 08° 57’). In entrambi i casi<br />
non si tratta di opere minori, ma di manufatti di grande<br />
importanza storica ed eccellente pregio artistico.<br />
Gran parte di questo studio sarà dedicata agli esempi<br />
italiani, ovviamente, e si cercherà, per quanto possibile,<br />
di inquadrarli nel più vasto contesto europeo.<br />
Vediamoli ora nel dettaglio.<br />
ITALIA<br />
Piacenza - Duomo<br />
Il Duomo di Piacenza fu costruito in più fasi fra i secoli<br />
X<strong>II</strong> e X<strong>II</strong>I. I lavori iniziarono nel 1122. In quello stesso<br />
anno iniziò la ricostruzione dell’abbazia di<br />
Nonantola e, probabilmente, anche della cattedrale di<br />
Parma, distrutte dal terribile terremoto del 1117. La<br />
costruzione della cattedrale piacentina terminò nel<br />
1233 sotto la direzione di Maestro Rainaldo Santo da<br />
Sambuceto; dopo ben 111 anni.<br />
La prima fase costruttiva durò circa un trentennio, dal<br />
1122 fino al 1150 - 55, quella in cui si stabilirono le basi<br />
principali dell’intero edificio e fu prodotta la maggior<br />
parte della decorazione statuaria. Il ‘personaggio con<br />
orologio solare’ (fig. 1) posto sul primo contrafforte<br />
** È doveroso ringraziare tutti gli amici che mi hanno aiutato a realizzare questo articolo fornendomi immagini, notizie, bibliografia e consigli:<br />
Gian Carlo Rigassio e Giovanni Paltrinieri, Mons. Ponzini, Fulvio Cervini, Reinhold Kriegler, Peter Ransom, Karlheiz Schaldach, Herbert Rau,<br />
Jean-Marie Poncelet, Peter Lindner, Rolf Wieland.<br />
1 L’angelo con orologio solare ha continuato ad ispirare molti artisti e gnomonisti moderni. Un bell’esempio si può ammirare a Palma de<br />
Mallorca, pubblicato sul volume ‘Relojes de Sol’ di Rafael Soler.
ovest del fianco sud della Cattedrale, si affaccia su una<br />
piazza dove anticamente si trovavano i chiostri (forse a<br />
più livelli), al cui interno<br />
era collocato il cimitero<br />
dei canonici. La figura<br />
acefala e malridotta,<br />
raffigurante un personaggio<br />
assiso su uno<br />
scranno, con il disco<br />
orario sulle ginocchia e<br />
vestito di una lunga<br />
tunica, non era destinata,<br />
quindi, alla normale<br />
fruizione del pubblico<br />
cittadino.<br />
Il disco dell'orologio<br />
solare, rotto nel quarto<br />
in alto a sinistra e sbrecciato<br />
in più parti, possiede<br />
ancora lo stilo originale<br />
ortogonale,<br />
anch’esso malconcio e<br />
storto. Nella metà inferiore<br />
sono incise dodici<br />
linee che suddividono<br />
la porzione semicircolare<br />
in undici settori<br />
uguali.<br />
Abbiamo già incontrato<br />
una simile divisione in<br />
qualche orologio solare<br />
medievale italiano, ed in<br />
ognuno di questi casi si<br />
potevano trovare legami<br />
con il mondo grecobizantino.<br />
2<br />
Giovanni Filagato (Filo-agathòs) da Rossano Calabro,<br />
antipapa con il nome di Giovanni XVI, fu vescovo di<br />
Piacenza alla fine del secolo X. Egli proveniva da una<br />
terra densamente intrisa di cultura greco-bizantina, ma<br />
è difficile ritenerere che la sua influenza nella liturgia<br />
della chiesa piacentina - se mai c'è stata - sia durata per<br />
così lungo tempo.<br />
La statua con orologio solare della Cattedrale di<br />
Piacenza ha caratteristiche uniche che la distinguono<br />
nettamente da tutti gli altri esempi europei (vd. le pagine<br />
seguenti). La sua posizione assisa, decisamente contraria<br />
alla comune postura eretta degli altri personaggi,<br />
il numero insolito di settori orari e l’estrema semplicità<br />
delle mensole che l’accompagnano, sono gli elementi<br />
<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />
42<br />
della sua singolarità.<br />
I presupposti storici e stilistici dell’edificio e delle sculture<br />
che l’adornano<br />
confermano l’operato<br />
di maestranze locali<br />
emiliane, non esenti,<br />
però, da influenze d’oltralpe.<br />
Si tratta, infatti,<br />
degli stessi artefici lapicidi<br />
che lavorarono alla<br />
fabbrica della<br />
Cattedrale di Modena<br />
assieme ai due maestri<br />
venuti dalla Francia: il<br />
Maestro delle Metope e<br />
il Maestro della Verità.<br />
È opportuno tenere in<br />
considerazione anche il<br />
noto Maestro d’Artù,<br />
così chiamato per la<br />
porta laterale con i bassorilievi<br />
delle gesta del<br />
re britanno al castello di<br />
Tintagel. Nel loro lavoro<br />
è ben visibile l'insegnamento<br />
dei maestri<br />
borgognoni, da cui lo<br />
stesso impianto della<br />
chiesa prende le forme.<br />
Insegnamento filtrato e<br />
rielaborato, però, dalla<br />
cultura emiliana e dall'arte<br />
di Wiligelmo, che<br />
fig. 1 Figura acefala con l’orologio solare, su contrafforte meridionale<br />
della cattedrale di Piacenza. (foto, Studio Manzotti)<br />
genererà nel X<strong>II</strong>I secolo<br />
uno stile proprio<br />
della scuola artistica<br />
piacentina.<br />
Purtroppo, considerando la scarsissima, e pressoché<br />
nulla, bibliografia sulla scultura in oggetto, gli elementi<br />
che possono aiutarci nell’indagine sono pochi. Dagli<br />
studi condotti da esperti sulle caratteristiche architettoniche<br />
del Duomo, oltre che sull’aspetto storico-artistico<br />
dell'impianto decorativo e plastico, possiamo ragionevolmente<br />
datare la statua alla fine della prima fase<br />
costruttiva dell’edificio; quella in cui operarono anche i<br />
maestri francesi. In seconda ipotesi si potrebbero considerare<br />
i primissimi anni della fase successiva (1179 -<br />
1233).<br />
Secondo la Romanini, infatti, la muratura su cui si trova<br />
la statua appartiene al primo periodo di costruzione<br />
2 Vd. MARIO ARNALDI, Orologi solari medievali in provincia di Bari, in «<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong>», n. 4 febbraio <strong>2003</strong>, pp.
della chiesa, mentre il transetto, non presente nel progetto<br />
originario, è il frutto di interventi successivi. 3<br />
Sporgendosi verso sud,<br />
infatti, il corpo del transetto<br />
adombra il piano<br />
dell'orologio nelle ore<br />
mattutine. È quindi<br />
chiaro che la statua fu<br />
posta in loco quando<br />
ancora non si prevedeva<br />
una tale costruzione.<br />
Non conosciamo<br />
esempi, altrettanto<br />
importanti, antecedenti<br />
l’orologio di Piacenza. 4<br />
Genova - Cattedrale<br />
Elementi francesi,<br />
ancora più evidenti,<br />
sono riscontrabili nel<br />
secondo orologio solare<br />
medievale italiano<br />
sorretto da una statua,<br />
quello di Genova, sullacattedrale<br />
di San<br />
Lorenzo.<br />
La Cattedrale sorge<br />
sulle fondamenta di un<br />
edificio precedente,<br />
assunto a tale titolo<br />
nell’878. Le forme<br />
attuali, quindi, sono il<br />
frutto di varie riedificazioni.<br />
La data cui si può<br />
far risalire l’inizio dei<br />
lavori dell’impianto attuale è il 1099, ma la prima consacrazione<br />
da parte di Papa Gelasio avvenne nel 1118.<br />
Si trattava, allora, solo di una prima parte della costruzione,<br />
chiamata semplicemente oratorium.<br />
Sembra evidente da una bolla di Papa Innocenzo <strong>II</strong>,<br />
datata 20 marzo 1133, che la chiesa finì di essere<br />
costruita nella prima metà del secolo X<strong>II</strong>.<br />
La Cattedrale, però, dovette ancora subire modifiche e<br />
ristrutturazioni nel secolo immediatamente successivo.<br />
Nel 1222 un terremoto danneggiò il fronte principale,<br />
poi nel 1296 fu la volta di un tremendo incendio che ne<br />
n° 5 - Giugno <strong>2003</strong><br />
43<br />
distrusse il tetto e parte della navata centrale, danneggiandone<br />
fortemente le strutture portanti.<br />
Per questo motivo, fra<br />
gli anni 1307 e 1312,<br />
furono sostituite le<br />
parti compromesse e<br />
fu interamente rifatta la<br />
facciata. È in quel<br />
momento che si vedono<br />
operare maestranze<br />
francesi provenienti<br />
dalla Provenza e dalla<br />
Normandia, frammiste<br />
a lavoratori locali; forse<br />
anche lombardi di<br />
ritorno dalla stessa<br />
Francia.<br />
La critica moderna<br />
attribuisce proprio a<br />
queste maestranze la<br />
realizzazione della figura<br />
di santo posta nell’angolo<br />
fra il fianco<br />
meridionale e la facciata<br />
della chiesa. La statua,<br />
dal capo aureolato<br />
e amichevolmente<br />
chiamata ‘Arrotino’<br />
dalla popolazione,<br />
tiene fra le mani un<br />
disco munito al centro<br />
di un perno metallico.<br />
N e l l ’ i m m a g i n a r i o<br />
popolare, infatti, quell’oggetto<br />
ha sempre<br />
ricordato una ruota da mola. In realtà il perno ferreo<br />
non è altro che uno gnomone ortogonale al rotondo<br />
piano dell’orologio (fig. 2).<br />
Studi passati hanno visto in questa figura eretta e longilinea<br />
i personaggi più disparati, da Iacopo di Varazze<br />
che con lo scudo (l’orologio solare) difende la Chiesa<br />
dagli strali del demonio, a san Lorenzo, cui lo stesso<br />
edificio è dedicato, con la rota sanguinis simbolo del<br />
martirio. Qualcuno ha azzardato l’ipotesi ancora più<br />
improbabile che si trattasse dello stesso artefice della<br />
facciata, ma gli studiosi contemporanei sono quasi tutti<br />
fig. 2 San Giovanni Evangelista tiene fra le mani l’orologio solare della<br />
cattedrale di San Lorenzo a Genova. (foto, Mario Arnaldi)<br />
3 ANGIOLA MARIA ROMANINI, La Cattedrale di Piacenza dal X<strong>II</strong> al X<strong>II</strong>I secolo, in «Bollettino Storico Piacentino», LI, 1956, pp. 3-46; A. M.<br />
ROMANINI, Per una ‘interpretazione’ della Cattedrale di Piacenza, in Il Duomo di Piacenza, Atti del convegno di studi storici in occasione<br />
dell’850° anniversario della fondazione della Cattedrale di Piacenza, Piacenza, 1975, pp. 21-51; per le sculture vd., LORENZA COCHETTI PRATESI,<br />
La scultura, in Storia di Piacenza, vol. 2, Dal vescovo conte alla signoria, Piacenza, 1984, pp. 605-68.<br />
4 Certamente non bisogna dimenticare alcuni esempi anglo-sassoni dei secoli IX e XI, ma li possiamo considerare solo come i prototipi dell’idea,<br />
non esattamente dei modelli.
fig. 3 Orologio solare medievale sul Duomo di Pisa. (foto, Mario<br />
Arnaldi)<br />
concordi nell’identificarla con san Giovanni<br />
Evangelista.<br />
Sembra ormai certo che la statua non fu espressamente<br />
progettata per essere collocata in quel punto e con la<br />
funzione d’orologio solare. Si presume che si tratti di<br />
una figura scolpita nel secolo<br />
X<strong>II</strong>I, reimpiegata solo in un<br />
secondo momento, adattando<br />
il disco che, forse, in origine<br />
era dipinto con una croce:<br />
il signum consacrationis tipico<br />
degli apostoli nelle raffigurazioni<br />
gotiche.<br />
Orlando Grosso fece notare<br />
la grande somiglianza della<br />
nostra statua con quelle che<br />
ornano i portali della cattedrale<br />
di Chartres e di molte<br />
chiese gotiche francesi, considerando,<br />
inoltre, che l’unica<br />
differenza fra l'orologio<br />
genovese e gli altri coevi nordici<br />
dello stesso tipo consisteva<br />
nell’avere lo stilo perpendicolare<br />
al piano del quadrante.<br />
Ma Grosso scriveva<br />
nel 1916, e forse, gli unici<br />
esempi da lui conosciuti<br />
erano quelli di Chartres, di<br />
<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />
fig. 4 L’adolescente con orologio solare a Strasburgo. (foto,<br />
Peter Ransom)<br />
44<br />
Metz e forse di Laon. In questi casi, e solo in questi, si<br />
può parlare di stilo inclinato, ma si tratta di orologi certamente<br />
applicati in epoca posteriore (XVI - XV<strong>II</strong><br />
sec.). 5<br />
Confrontando, invece, tutti gli altri esempi europei, e<br />
senza nulla togliere all’autorità degli studiosi, siamo<br />
propensi a credere che la rotella dell’Arrotino fu scolpita<br />
appositamente liscia e senza segni particolari, nell’attesa<br />
di un futuro ed appropriato impiego (forse<br />
anche come orologio solare).<br />
Non possedendo linee incise, si può supporre che l’orologio<br />
solare fosse dipinto o disegnato, come probabilmente<br />
lo era quello mostrato dall’ ’uomo con orologio<br />
solare’ a Stasburgo, (fig. 5) o quello tenuto fra le<br />
mani dalla figura sorridente a Colmar, (fig. 6) o ancora,<br />
per citare un esempio italiano, quello inciso sul marmo<br />
del Duomo di Pisa (fig. 3).<br />
Esiste la testimonianza documentale di un altro orologio<br />
solare medievale italiano abbinato ad una statua. Si<br />
tratta dello scomparso orologio solare sul ponte alla<br />
Carraia, a Firenze, distrutto da un uragano nel 1552.<br />
Si trovava, questo, su una colonnina, come quello sul<br />
Ponte Vecchio, e lo sorreggeva<br />
un putto inginocchiato. 6<br />
Rimandiamo il lettore alla<br />
consultazione dei titoli riportati<br />
in biografia, per una più<br />
ampia conoscenza storica dei<br />
manufatti appena descritti e<br />
accenniamo ora brevemente<br />
agli altri esempi europei.<br />
FRANCIA<br />
Strasburgo 1 - Cattedrale<br />
In una nicchia posta su un<br />
contrafforte, si può ammirare<br />
l’ ‘Adolescente con orologio<br />
solare’ (fig. 4).<br />
Il quadrante è di forma semicircolare,<br />
è suddiviso in sei<br />
settori uguali ed ha ancora lo<br />
stilo originale perpendicolare.<br />
La statua risale alla prima<br />
metà del secolo X<strong>II</strong>I (a. 1225<br />
- 40). 7<br />
5 Secondo Rohr sono stati sostituiti a quelli originali<br />
6 S. MORPURGO, Antiche meridiane sui ponti di Firenze, L. S. Olschki ed., Firenze, 1913.<br />
7 Quella visibile sulla cattedrale oggi ne è solo una copia, l’originale è custodita nel Museo dell’Opera di Notre-Dame, nella stessa città.<br />
Lo stesso dicasi per la statua dell’uomo con orologio solare risalente alla fine del secolo XV.
fig. 5 L’uomo con orologio solare a<br />
Strasburgo. (foto, Jean-Marie Poncelet)<br />
Strasburgo 2 - Cattedrale<br />
Su un pilastro orientale della torre sta la figura di<br />
‘Uomo con orologio solare’ (fig. 5), databile alla fine del<br />
XV secolo. L’orologio solare circolare è privo di linee<br />
orarie e di stilo.<br />
Strasburgo 3 - Cattedrale<br />
Sopra l’orologio meccanico, una figura di ‘Astrologo’<br />
fig. 8 Diacono con orologio solare a<br />
Gourdon. (foto, Peter Ransom)<br />
n° 5 - Giugno <strong>2003</strong><br />
fig. 6 L’adolescente con orologio solare a Colmar.<br />
(foto, Jean-Marie Poncelet)<br />
fig. 9 Angelo con orologio solare ad Amiens.<br />
(foto, Peter Ransom)<br />
45<br />
fig. 7 Cavaliere con orologio solare a Rouffach.<br />
(foto, Jean-Marie Poncelet)<br />
mostra le linee delle ore moderne. Il quadrante reca la<br />
data 1493 (uno dei più antichi orologi solari ad ore<br />
oltramontane).<br />
Colmar - Collegiale di Saint Martin<br />
In una nicchia simile a quella di Strasburgo, si trova una<br />
figura di ‘Adolescente sorridente’ (fig. 6) databile al<br />
1315.<br />
L’orologio è circolare, senza linee<br />
orarie né gnomone.<br />
Rouffach - Collegiale di Notre-<br />
Dame, o saint Arbogast<br />
In una nicchia della facciata sud<br />
della collegiale di Rouffach si<br />
trova la statua di un `Cavaliere in<br />
piedi’ molto rovinata (fig. 7). Un<br />
grosso foro sul torace era verosimilmente<br />
destinato all’alloggiamento<br />
di un orologio solare oggi<br />
perduto. <strong>Anno</strong> ca. 1300.<br />
Gourdon - Chiesa di St. Pierre<br />
La chiesa di Gourdon nel Quercy<br />
è una stupenda costruzione risalente<br />
al secolo XIV. La statua raffigura<br />
un `Diacono con orologio<br />
solare’ (fig. 8). Lo stilo è orizzontale,<br />
e l’orologio semicircolare,<br />
rotto nella porzione destra, non<br />
lascia vedere le sue divisioni orarie<br />
a causa della pesante erosione<br />
superficiale.
fig. 10 Angelo con orologio solare a<br />
Laon. (foto, Peter Ransom)<br />
Amiens - Cattedrale di Notre-Dame<br />
Ai piedi di un bell’angelo posto in una<br />
nicchia addossata ad un pilastro della<br />
Cattedrale di Amiens, si trova un orologio<br />
solare medievale semicircolare, diviso<br />
in sei settori uguali e con stilo ortogonale<br />
al piano (fig. 9). Secondo il<br />
Durand questa statua risalirebbe al X<strong>II</strong>I<br />
secolo, sebbene abbia subito molti<br />
restauri e rifacimenti nell’ottocento.<br />
Laon - Cattedrale di Notre-Dame<br />
Un ‘Angelo’ della prima metà del secolo<br />
X<strong>II</strong>I (fig. 10), mostra un orologio<br />
solare applicato simile a quello di<br />
Chartres e risalente ai secoli XVI o<br />
XV<strong>II</strong>.<br />
Chartres - Cattedrale<br />
Un `Angelo’ del secolo X<strong>II</strong>I mostra un<br />
orologio solare, con stilo polare e datato<br />
1578 (fig. 11). Ci sono forti dubbi<br />
che l’angelo abbia mai posseduto un<br />
orologio solare originale.<br />
<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />
fig. 11 Angelo con orologio solare a<br />
Chartres. (foto, Peter Ransom)<br />
fig. 12 Diacono con orologio solare a<br />
Verden, Bassa sassonia. (foto, Karlheinz<br />
Schaldach)<br />
46<br />
Metz - cattedrale.<br />
Figura di `Angelo’ con orologio solare<br />
munito di stilo polare. Secondo Rohr, questo<br />
ha sostituito l’originale orologio medievale.<br />
La datazione non è facile, forse secolo<br />
XV.<br />
GERMANIA<br />
Verden - Duomo<br />
Bassa Sassonia, `Diacono con orologio<br />
solare’. L’orologio è privo di stilo, è semicircolare<br />
e diviso in sei settori.<br />
Fine secolo. X<strong>II</strong>I, a. 1300 (fig. 12).<br />
Freiburg im Breisgau - Cattedrale<br />
Un uomo barbuto (un abate?) regge fra le<br />
mani un orologio solare semicircolare con<br />
sei divisioni e stilo orizzontale. Fine del<br />
secolo X<strong>II</strong>I, anno 1270 ca (fig. 13).<br />
Dinkelsbühl - Chiesa parrocchiale<br />
Il mezzobusto dell’architetto è rappresentato<br />
sopra l’orologio solare.<br />
Orologio con la metà sinistra divisa<br />
in cinque settori. <strong>Anno</strong> 1450.<br />
fig. 13 Figura di uomo barbuto (forse<br />
un abate) con orologio solare a<br />
Freiburg. (foto, Rolf Pflugmacher, per<br />
gentile concessione di Peter Lindner)
Tav. 1 La mappa delle chiese in Europa con gli orologi solari ‘a<br />
tutto tondo’. Appare evidente che il modello si sviluppò soprattutto<br />
lungo la nota via Francigena, una delle più importanti vie<br />
di comunicazione europee nel medioevo.<br />
Conclusione<br />
Nello studio appena condotto, ci siamo volutamente<br />
soffermati su una precisa tipologia d’orologio solare<br />
medievale che abbiamo voluto chiamare ‘a tutto tondo’<br />
per il particolare abbinamento ad una statua. Possiamo<br />
ravvisarne il modello primigenio in alcuni orologi solari<br />
Anglo-Sassoni, come quello a Noth Stoke<br />
nell'Oxfordshire, e quelli di Escomb e di Langford.<br />
Abbiamo tralasciato gli esempi antichi romani ed i rina-<br />
Bibliografia essenziale:<br />
n° 5 - Giugno <strong>2003</strong><br />
47<br />
Cronologia<br />
1) Piacenza: X<strong>II</strong> s. - a. 1122-55<br />
2) Rouffach: X<strong>II</strong>/X<strong>II</strong>I s.<br />
3) Strasbourg 1: X<strong>II</strong>I s. - a. 1225/40<br />
4) Chartres: X<strong>II</strong>I s. - XVI s.<br />
5) Amiens: X<strong>II</strong>I s.<br />
6) Laon: X<strong>II</strong>I s. - XVI/XV<strong>II</strong> s.<br />
7) Freiburg: X<strong>II</strong>I s. - a. 1270<br />
8) Verden: X<strong>II</strong>I s.<br />
9) Genova: X<strong>II</strong>I/XIV s. - a. 1307-1312<br />
10) Colmar: XIV s. - a. 1315<br />
11) Gourdon: XIV s.<br />
12) Metz: XV s. (?)<br />
13) Strasbourg 2: XV s.<br />
14) Dinkensbül: XV s.<br />
15) Strasbourg 3: XV s.<br />
scimentali, dedicandoci solo ad esemplari riconducibili<br />
ad un preciso stile fiorito in Europa attorno ai secoli<br />
X<strong>II</strong> - XIV. Dalla mappa mostrata nella Tav. 1 appare<br />
evidente che la distribuzione di tale modello si estese<br />
soprattutto lungo la nota Via Francigena, che da<br />
Canterbury portava a Roma. Questa fu, assieme ad altre<br />
vie dei Romei che passavano per Genova e lungo la<br />
costa adriatica, una fra le più importanti stade europee<br />
del medioevo. Lungo di essa si spostavano non solo<br />
masse di pellegrini, ma anche lavoratori, e viaggiatori,<br />
che portavano la loro esperienza e conoscenza acquisite<br />
nei grandi cantieri d'oltralpe.<br />
Certamente si potrebbe scrivere molto di più, ma lasceremo<br />
le nostre ultime considerazioni per altre occasioni.<br />
Chiunque desiderasse collaborare al progetto 'Opus Dei'<br />
può mettersi in contatto con l’autore all’indirizzo e-mail:<br />
marnaldi @libero.it<br />
Per gli orologi solari di Strasburgo, Colmar, Rouffach e Metz, vd.: RENÉ R. J. ROHR, Les Cadrans Solaires Anciens d’Alsace, éditions<br />
Alsatia, Colmar 1970, pp. 55-58, 65; R. R. J. ROHR, Meridiane (titolo originale “Die Sonnenuhr”), Torino 1988, pp. 15, 28,<br />
30, 183; Dr HERVÉ STAUB, Horloges silencieuses d'Alsace, Editions Coprur, Strasbourg 1997, pp. 52, 109, 115.<br />
Per gli orologi solari di Amiens, Chartres, Laon e Gourdon, vd.: PETER RANSOM, Sundials corner-no 13: The sundial angels of<br />
France, in «The British Society for the History of Mathematics», Newsletter 35, Autumn 1997, pp. 26-29; CHARLES K. AKED,<br />
The Angel of Chartres, in «Bulletin» of the British Sundial Society, no. 97.3, July 1997; GEORGES DURAND, Monographie de l'église-cathédrale<br />
d'Amiens, Mémories des Antiquaries de Picardie, Tome I, 1901-1903.<br />
Per gli orologi solari tedeschi, vd.: HUGO PHILIPP - DANIEL ROTH - WILLY BACHMANN, Sonnenuhren Deutschland und Schweiz,<br />
Deutsche Gesellschaft für Chronometrie, 1994; PETER LINDNER, sito Internet http://home.arcor.de/peter.lindner/sundials.htm<br />
Per gli orologi solari italiani, vd.: ALICE MORSE EARLE, Sundials and roses of yesterday, New York-London 1902, pp. 14,18.; F.<br />
RICCARDI, L’arrotino è il beato Giacomo da Varazze?, in «Rivista Ligure», 1845, pp. 321-31; Vedi anche 1844, pp. 230 - 235; L.<br />
GRILLO, S. Lorenzo o l’Arrotino nella facciata della Metropolitana, in «Giornale degli Studiosi», 1871, pp. 33 - 35; ORLANDO<br />
GROSSO, Il Mistero della Statua dell’Arrotino in San Lorenzo, in «La Liguria Illustrata», 4 (1916), n. 1, pp. 6-11; integrato da A.<br />
TRENTINI, Iconografia e simbolismo nelle sculture della facciata di S. Lorenzo in Genova, in «Studi Genuensi», 8 (1970-71), pp.<br />
76-81, 95-100; FULVIO. CERVINI, I portali della cattedrale di Genova e il gotico europeo, Firenze, Olschki, 1993; R. BALESTRIERI -<br />
P.Tucci (a cura di), Un progetto per la storia dell’astronomia in Liguria, in «Atti del XVI Congresso Nazionale di Storia della<br />
Fisica e dell’Astronomia», Como 24-25 maggio 1996.
<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />
La meridiana del Millennio<br />
Q. S. Lunisolare a Tempo Vero<br />
Locale dell’Osservatorio<br />
Astronomico delle Alpi Orobiche<br />
Q<br />
uindici anni fa nacque a Bergamo l’idea di<br />
realizzare un osservatorio astronomico, il<br />
primo della Provincia: ma gli ostacoli<br />
burocratici e le difficoltà economiche<br />
hanno permesso al Circolo Astrofili Bergamaschi di<br />
perseguire e veder realizzati così nobili sogni soltanto in<br />
epoche più recenti, con l'effettiva inaugurazione avvenuta<br />
il 30 Maggio 1999.<br />
Una nascita non molto<br />
meno travagliata possiamo<br />
imputare al quadrante<br />
solare che occupa la facciata<br />
principale del torrione<br />
dell’osservatorio; è<br />
infatti cresciuto nelle mie<br />
idee per oltre 3 anni ed è<br />
stato ultimato nella versione<br />
definitiva solamente il<br />
giorno prima dell'inaugurazione;<br />
ancora oggi<br />
manca di una parte della<br />
sua decorazione.<br />
Il problema principale<br />
non è stato tanto la diffi-<br />
Q<br />
di Diego Bonata<br />
coltà di realizzazione,<br />
fig. 1 Osservatorio delle Prealpi Orobiche fronte Sud<br />
quanto la scelta di quello<br />
che si voleva che lo strumento effettivamente segnasse:<br />
si è quindi pensato ad un quadrante triplo, costituito<br />
dalla combinazione di un orologio piano a riflessione, e<br />
due cilindrici.<br />
In effetti all'epoca mi ero proposto alcuni punti fissi al<br />
progetto che posso così riassumere:<br />
1 - volevo uno strumento che rappresentasse<br />
l'Associazione e che potesse diventare un vero e pro-<br />
48<br />
prio Simbolo dell’Osservatorio, un oggetto quindi di<br />
cospicue dimensioni e originali forme;<br />
2 - volevo un quadrante multiplo, che quindi potesse<br />
raccogliere in un solo orologio più funzioni; l’idea era<br />
appunto la reciproca integrazione di uno o più strumenti<br />
attraverso l’utilizzo di un solo gnomone; magari<br />
diviso in più sezioni, ma unico.<br />
La prima decisione fu quella<br />
di realizzare, sul torrione<br />
cilindrico di 4.2 m di diametro,<br />
una meridiana ad<br />
ora vera locale esattamente<br />
a cavallo della direzione<br />
Sud, uno strumento semplice<br />
(perché perfettamente<br />
orientato a Sud) la cui unica<br />
particolarità era il fatto di<br />
essere tracciato su superficie<br />
cilindrica.<br />
Completavano lo strumento<br />
principale, illuminato da<br />
un raggio di luce filtrante<br />
da un foro gnomonico, una<br />
meridiana lunare cilindrica<br />
che a sua volta sfruttava lo<br />
stesso gnomone, o meglio,<br />
l’estremità dell’asta gnomonica, prolungamento ideale<br />
del foro gnomonico solare.<br />
Per completare l’opera, alla base dell’asta polare avrebbe<br />
dovuto penetrare nella parete dell’osservatorio una<br />
intelaiatura metallica sagomata quasi a forma di imbuto,<br />
che convergeva, all’interno del cilindro, in uno specchio<br />
riflettente dell’immagine solare sul soffitto interno<br />
della biblioteca dell’osservatorio e precisamente sulla
fig. 2 Prima<br />
configurazione<br />
studiata e possibili<br />
soluzioni individuate<br />
per la meridiana<br />
dell’Osservatorio.<br />
fig. 3 Metodo per<br />
l’identificazione della<br />
direzione del Sud<br />
(verificato poi con<br />
altri metodi diretti ed<br />
indiretti).<br />
lemniscata del mezzogiorno vero locale.<br />
Ma poi non me la sono sentita (per il momento) di forare<br />
il locale a cupola dell’osservatorio, sia per le difficoltà<br />
operative, sia perché, dopo i calcoli, mi sono reso conto<br />
della forma assai complessa della dima metallica da<br />
inserire nella parete.<br />
Se tale progetto fosse stato portato a termine come lo<br />
avevo progettato in questa prima fase, si sarebbe potuto<br />
godere tutto l’anno lo spettacolo della lemniscata del<br />
tempo medio proiettata il mezzodì locale di Aviatico sul<br />
soffitto della biblioteca circolare della specola astrononica,<br />
con ampia possibilità di utilizzo anche a livello<br />
divulgativo, per esempio con le scolaresche.<br />
La meridiana ha poi assunto nella mia mente numerose<br />
altre forme, che si sono infine concretizzare in quella<br />
forse più semplice e lineare che finalmente è possibile<br />
gustare sul cilindro in muratura che si erge sulle pendici<br />
del monte Poieto a circa 1100 metri s.l.m., in località<br />
Ganda di Aviatico.<br />
La cosa più difficile, sembra quasi incredibile, è stata la<br />
determinazione della linea del Sud, calcolata con diversi<br />
metodi, geometrici e non, che non è il caso di descrivere<br />
in questa sede, in quanto molti li conoscono e perché<br />
richiederebbero una dettagliata descrizione. Lo<br />
strumento che mi ha dato maggiore affidabilità è stato<br />
n° 5 - Giugno <strong>2003</strong><br />
49<br />
per l’appunto costruito per l’occasione ed è costituito<br />
da alcuni elementi di legno ed uno gnomone di oltre 2<br />
metri.<br />
Fortunatamente al momento del tracciamento definitivo<br />
la mia conoscenza del Sud si approssimava, con mio<br />
grande sollievo, a 1 cm circa, il che era ben oltre le mie<br />
aspettative e mi permetteva di ottenere comunque<br />
buone precisioni di tracciamento.<br />
L’intero disegno e sviluppo su carta dei due orologi è<br />
stato realizzato con il programma Sundial-pro che il<br />
sottoscritto ha realizzato per alleviare tutti i suoi problemi<br />
di calcolo di orologi solari piani, e che per l’occasione<br />
è stato esteso al calcolo di orologi solari tridimensionali:<br />
sono serviti oltre 10.000 punti per definire<br />
con precisione il complesso delle linee da tracciarsi sul<br />
cilindro, in quanto ogni linea in questo caso è una curva<br />
che non può essere ricavata conoscendone i soli estremi.<br />
Il procedimento di calcolo è assolutamente identico a<br />
quello utilizzabile per un normale orologio solare verticale,<br />
con l’unica differenza che sia matematicamente sia<br />
fisicamente tale orologio deve intendersi tangente ad un<br />
cilindro lungo la linea di massima pendenza dello stesso<br />
(nel nostro caso la direzione verticale) ed in particolare<br />
sulla generatrice orientata lungo la direzione Nord-<br />
Sud. Per quanto riguarda la meridiana solare il problema<br />
era quindi solo quello di prolungare i raggi estremi<br />
dello gnomone (in questo caso il foro gnomonico) sino<br />
ad intersecare il cilindro, per trarne le necessarie dedu-<br />
fig. 4 ‘Il Caos’ lo gnomone realizzato in 4 metalli dall’artista Enrico<br />
Prometti.
fig. 5 La pietruzza con tre fori che rappresenta il passaggio del Sole<br />
al mezzogiorno vero del solstizio estivo del 1900-2000-2001.<br />
zioni.<br />
Per quanto riguarda invece la meridiana lunare, ho<br />
applicato il metodo suggerito dall’ammiraglio Fantoni<br />
nel suo libro; quanto è risultato dai miei calcoli è poi<br />
stato proiettato sul cilindro.<br />
Avendo rinunciato alla lemniscata a riflessione all'interno<br />
della biblioteca dell’Osservatorio, si è pensato di<br />
arricchire l’orologio lunisolare con qualcos’altro; si è<br />
infatti deciso di sfruttare l'estremità dello gnomone per<br />
un’ulteriore funzione diurna, quale ad esempio avrebbero<br />
potuto essere una lemniscata lungo il mezzogiorno<br />
vero locale che attraversasse l’intero quadrante,<br />
oppure le direzioni del mezzogiorno vero di alcune<br />
città europee. Poi la decisione finale è caduta su un elemento<br />
più simbolico, e a dir la verità molto meno pratico,<br />
quello che abbiamo chiamato la ”Meridiana del<br />
Millenio”: molto semplicemente. in corrispondenza del<br />
<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />
fig. 6 Metodo per l’identificazione della direzione del Sud (verificato poi con altri metodi diretti ed indiretti).<br />
50<br />
fig. 7 Visione frontale dell’opera dopo essere stata completata.<br />
mezzogiorno vero locale del solstizio d’estate, è stata<br />
inserita una pietra con tre forellini spaziati lungo la verticale<br />
da meno di 1 mm l’uno dall’altro, per rappresentare<br />
la posizione dell’ombra solare nel 1900, nel 2000 e
n° 5 - Giugno <strong>2003</strong><br />
Sorrisi e Gnomoni<br />
Giacomo Agnelli, Brescia - agnelli.bs@numerica.it<br />
Dove va il Sole qando tramonta ?<br />
nel 2100, a causa del lento variare della declinazione<br />
solare, ma soprattutto per simboleggiare l’inarrestabile<br />
scorrere del tempo.<br />
È evidente che quest'ultimo ”strumento” è assolutamente<br />
simbolico per vari motivi: in quanto gli algoritmi<br />
di calcolo della declinazione solare sono poco affidabili<br />
ed in quanto lo scostamento fra una misura e l’altra<br />
sono inferiori al millimetro e quindi difficilmente rappresentabili<br />
su una parete leggermente corrugata, da<br />
uno gnomone di 12 mm di diametro (anche se assottigliato<br />
all’estremità).<br />
Dal punto di vista artistico, sono stati uniti più stili e<br />
materiali costruttivi, dall’affresco, all’incisione, all’utilizzo<br />
dell’acciaio, a quello di vetro colorato e pietra grezza..<br />
Il sottoscritto confessa che era molto apprensivo<br />
circa l’utilizzo di tutti questi tipi di tecniche e materiali,<br />
per il dilemma fra la paura di appesantire troppo lo<br />
strumento, ed il desiderio di dare la massima libertà ai<br />
realizzatori materiali dello strumento.<br />
In particolare devo sottolineare quello che era il desiderio<br />
del neo laureato dell’Accademia di Brera<br />
Giovanni Savio, che immaginava di unire cielo e terra<br />
attraverso una serie di fasce verticali colorate in blu:<br />
esse uniscono la meridiana lunare in acciaio che riflette<br />
51<br />
il colore del cielo, attraversano l’orologio solare, sino<br />
alla cupola dell’osservatorio realizzata dello stesso<br />
materiale e proiettata verso il cielo.<br />
Anche nella realizzazione dello gnomone sono state<br />
profuse numerose energie, soprattutto nel mettere d’accordo<br />
la sfrenata ed ardita eccentricità artistica di<br />
Enrido Prometti, eclettico espositore al museo d’arte<br />
moderna di New York, con le esigenze tecniche: è nato<br />
così lo gnomone battezzato ”Il Caos”, frutto della<br />
fusione dei quattro metalli che hanno caratterizzato e<br />
accompagnato la storia dell’uomo: il bronzo (rame e<br />
zinco), il piombo ed infine l'acciaio di cui è fatta l’asta<br />
dello strumento.<br />
Dopo l’estrema fatica che mi ha visto coinvolto nella<br />
realizzazione di una tale opera e soprattutto nel guidare<br />
i due artisti, con la collaborazione dall’amico e mecenate<br />
dell’opera Roberto Omizzolo meglio noto come<br />
Bigio l’Oster, alla fine dell’opera ho constatato come si<br />
prova sempre una certa soddisfazione nell’accorgersi<br />
d’aver creato qualche cosa di nuovo e ”fortunatamente”<br />
funzionante: dopo tutto si pretende che un orologio<br />
solare non sia solo bello come un qualsiasi dipinto ma<br />
anche che funzioni!
L<br />
L’orologio solare verticale<br />
L<br />
e figure 1 e 2 mostrano il piano Π sul quale<br />
si vuole costruire un orologio solare di declinazione<br />
d e ortostilo gn. Le coordinate del<br />
punto P si ottengono facilmente dopo alcune semplici<br />
considerazioni. Si ha:<br />
L'argomento az - d ha il segno - davanti a d perché le<br />
declinazioni verso est sono prese con il segno negativo.<br />
Dalle note formule che seguono si ricavano h e az:<br />
dove H è l’angolo orario, positivo verso ovest e negativo<br />
verso est, ϕ la latitudine, δ la declinazione del Sole,<br />
h l’altezza e az l’azimut misurato da sud, positivo verso<br />
ovest e negativo verso est. Per definire un’ora astronomica<br />
è sufficiente dare un valore fisso a H, far variare la<br />
declinazione del sole tra -23.44° e 23.44° per trovare<br />
tutti i punti che compongono la corrispondente linea<br />
oraria. In questo modo le linee orarie astronomiche<br />
sono rappresentate soltanto nel tratto compreso tra i<br />
<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />
Si espone un breve studio dell’orologio solare verticale, particolarmente adatto alla computerizzazione, utilizzando, prevalentemente,<br />
la trigonometria sferica. La soluzione, alquanto semplice, dimostra la versatilità di questa disciplina.<br />
di Riccardo Anselmi<br />
fig. 1 fig. 2<br />
52<br />
solstizi. Analogamente, fissato un valore di δ, al variare<br />
di H si ottengono i punti delle linee diurne corrispondenti<br />
al valore della declinazione solare scelta.<br />
Nell’esempio del listato che segue risulta δ = -23.44°,<br />
per cui la corrispondente linea è quella del solstizio<br />
d’inverno. Se, ora, si interpretano le stesse formule in<br />
modo opportuno, si possono tracciare le linee orarie<br />
italiche e babiloniche. Infatti, per un punto S della sfera<br />
celeste in cui si trova il Sole, passano due particolari<br />
cerchi massimi: il primo, coincidente con il meridiano<br />
NS, rappresenta la linea oraria astronomica definita dall’angolo<br />
orario H. Il secondo, tangente al cerchio circumpolare<br />
di ampiezza 2 ϕ, rappresenta una linea oraria<br />
italica o babilonica, a seconda del lato di tangenza al<br />
cerchio. Per calcolare l’ora italica si deve risalire all’ora<br />
astronomica di S e calcolarne il relativo angolo orario.<br />
Facendo variare la declinazione del Sole sulla stessa<br />
linea italica si ottengono i relativi valori di H che debbono<br />
essere utilizzati con le stesse formule dianzi presentate.<br />
Il passaggio dall’ora italica a quella astronomica<br />
si effettua con la formula
dove H 0 è l’arco semidiurno definito dalla nota formula<br />
Trascrivo alcuni brevi listati, in Basic generico, che<br />
andranno opportunamente adattati, per essere inseriti<br />
in un programma atto a tracciare il grafico del quadrante<br />
solare o a generare le coordinate cartesiane dei<br />
vari punti dell’orologio.<br />
La precedente routine serve per il calcolo delle ore<br />
astronomiche. Se si modificano le prime due righe nel<br />
modo seguente e si elimina un Next, la routine calcola<br />
la linea diurna del solstizio invernale:<br />
Segue, poi, la routine per le ore italiche e quelle babiloniche<br />
n° 5 - Giugno <strong>2003</strong><br />
For A_O = -120 To 120 Step 15 / 2<br />
For delta = -23.44 To 23.44 Step 0.05<br />
del = delta * PI / 180<br />
AO = A_O * PI / 180<br />
az = Atn(Sin(AO) / (Sin(fi) * Cos(AO) - Cos(fi) * Tan(del)))<br />
senh = Sin(fi) * Sin(del) + Cos(fi) * Cos(del) * Cos(AO)<br />
h = Atn(senh / Sqr(-senh * senh + 1)): 'hacca = h * 180 / PI<br />
x = gn * Tan(az - d)<br />
y = -gn * Tan(h) / Cos(az - d)<br />
Pset x, -y, QBColor(11)<br />
Next<br />
Next<br />
For A_O = -90 To 90 Step 15 / 4<br />
delta = -23.44<br />
Sub Piana_Ita()<br />
For ita = 12 To 24<br />
'For bab = 1 To 12<br />
For delta = -23.44 To 23.44 Step 0.05<br />
del = delta * PI / 180<br />
cosesse = -Tan(fi) * Tan(del)<br />
esse = PI / 2 - Atn(cosesse / Sqr(-cosesse * cosesse + 1))<br />
AOi = (ita * PI / 12 + esse - 2 * PI): Rem italica<br />
'AOi = (bab * PI / 12 - esse): Rem babilonese<br />
az = Atn(Sin(AOi) / (Sin(fi) * Cos(AOi) - Cos(fi) * Tan(del)))<br />
senh = Sin(fi) * Sin(del) + Cos(fi) * Cos(del) * Cos(AOi)<br />
h = Atn(senh / Sqr(-senh * senh + 1))<br />
x = gn * Tan(az - d)<br />
y = -gn * Tan(h) / Cos(az - d)<br />
If y
RUNDSCHREIBEN<br />
È stato pubblicato il<br />
n. 25 (Maggio <strong>2003</strong>)<br />
del Rundschreiben,<br />
bollettino di 12 pagine<br />
edito dalla Società<br />
<strong>Gnomonica</strong><br />
Austriaca.<br />
KARL SCHWARZINGER, Rafael Soler Gayá, Palma de<br />
Mallorca- Gnomonisten aus aller Welt, pagg. 2-3 (opere dello<br />
gnomonista spagnolo di Palma di Maiorca Rafael Soler Gayá<br />
- rubrica gnomonisti da tutto il mondo);<br />
KARLHEINZ SCHALDACH (unter Mitarbeit von Alfons Klier),<br />
Der früheste europäishe Text über die Zylindersonnenuhr Zur<br />
Handschrift a V7, 30-37, in der Bibliothek der Abtei St.<br />
Peter in Salzburg (Teil 2), pagg. 4-7 (seconda parte di uno<br />
studio con testo in latino e traduzione in tedesco del più antico<br />
manoscritto europeo sui quadranti solari cilindrici conservato<br />
nella biblioteca dell’Abbazia di S. Pietro a Salisburgo);<br />
JOHANN CULEK, Gab es Mittagweiser an der ehemaligen Kirche<br />
in Markgrafneusiedl, NÖ?, pagg. 8-10 (si riferisce ad un oculo<br />
esposto a sud su un’antica chiesa);<br />
HEINRICH STOCKER, Die Winkelsonnenuhr in Thal, Osttirol -<br />
Aus der Werkstatt unserer Mitglieder, pagg. 11-12 (per la<br />
rubrica dedicata ai lavori degli associati, si descrive un quadrante<br />
realizzato a Thal -Osttirol - su due superfici piane verticali<br />
ad angolo poste su due pareti adiacenti e funzionante<br />
con un solo gnomone rettilineo polare).<br />
OSTERREICHISCHER ASTRONOMISCHER<br />
VEREIN<br />
Dr. Helmut Sonderegger<br />
A-6800 Feldkirch, Sonnengasse 24<br />
email: h.sonderegger@utanet.at<br />
GSA - homepage: http://members.aon.at/sundials<br />
<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />
Rassegna Stampa<br />
Andrea Costamagna, Como - andreacostamagna@tiscalinet.it<br />
A partire da questo numero, <strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong> diventa un po’ più ‘internazionale’. È con grande piacere infatti<br />
che annuncio l’inizio di una collaborazione con le altre riviste edite dalle associazioni di gnomonica estere. Non<br />
si tratta solo di un semplice scambio di pubblicazioni. Lo scopo è quello di avvicinare maggiormente gli gnomonisti<br />
di tutto il mondo dando notizia dei loro studi e ricerche, esperimenti e realizzazioni facendo una breve recensione<br />
degli articoli pubblicati sulle varie riviste di gnomonica. I primi ad aver aderito con entusiasmo alla nostra<br />
iniziativa sono stati gli gnomonisti spagnoli seguiti da quegli austriaci, ma siamo sicuri che ben presto si aggiungeranno<br />
anche molti altri. In questo numero iniziamo quindi con il pubblicare il sommario dell’ultimo bollettino<br />
delle società di gnomonica spagnola e austriaca.<br />
54<br />
ANALEMA<br />
È stato pubblicato il<br />
n. 37 (Gennaio -<br />
Aprile <strong>2003</strong>) di<br />
Analema,<br />
bollettino di 25 pagine<br />
della Asociación de<br />
Amigos de los Relojes<br />
de Sol.<br />
CARLOS ESTEVE<br />
SECALL, ¿Existió<br />
alguna vez, en<br />
España, una escuela<br />
de Gnomónica?, pagg.<br />
3-4 (È esistita, in passato,<br />
in Spagna, una scuola<br />
di <strong>Gnomonica</strong>?);<br />
MANUEL MARIA VALDÈS e MERCEDES PUEYO, El ‘Libro de<br />
buen amor’ - las horas canónicas de un goliardo, pagg. 5-8 (Il<br />
‘Libro del Buon Amore - Le ore canoniche di un goliardo’,<br />
composto verso il 1330 da Juan Ruiz, arciprete di Hita vicino<br />
a Zaragoza e che fra i versi 372 e 388, costituisce una parodia<br />
delle ore canoniche);<br />
ALESSANDRO GUNELLA, El astrolabio ‘católico’ i su influencia<br />
en la gnomónica, pagg. 9-13 (‘Astrolabio cattolico e la sua<br />
influenza sulla gnomonica’, in cui il termine ‘cattolico’ ha il<br />
significato di ‘universale’);<br />
LUIS HIDALGO, El ‘Analema novum’ - un ábaco tan antiguo<br />
como poco difundido, pagg. 14-15 (L’ ‘analema novum’: un<br />
abaco tanto antico quanto poco conosciuto);<br />
JOAN OLIVARES, Un reloj ecuatorial para el Póligono industrial<br />
‘Rey Juan Carlos‘ de Almussafes (Valencia), pagg. 16-17 (Un<br />
orologio equatoriale per il polo industriale ‘Rey Juan Carlos I’<br />
di Almussafes - Valencia);<br />
LUIS HIDALGO, Costrucción de un reloj horizontal o vertical de<br />
una manera rápida y precisa, pagg. 21-24 (Costruzione di un<br />
orologio orizzontale o verticale con un metodo rapido e preciso);<br />
JACINTO DEL BUEI e JAVIER MARTÍN-ARTAJO G., El Major<br />
reloj de sol horizontal de España, pag. 25 (articolo sul più<br />
grande orologio solare orizzontale di Spagna, costruito recentemente<br />
nel Parco della Asturie a Rivas Vaciamadrid. Ha una<br />
superficie circolare del diametro di 50 metri e uno gnomone<br />
polare di acciaio con punto gnomonico a 6,5 metri da terra).<br />
ASOCIACIÓN DE AMIGOS DE LOS RELOJES DE SOL<br />
www.relojesdesol.org
I<br />
n questo articolo attraverso l’uso di fasci di<br />
rette tra loro proiettivi, concetto proprio della<br />
Geometria Proiettiva, tracceremo in modo grafico<br />
le coniche diurne in un quadrante solare piano<br />
comunque orientato. Applicheremo il metodo solo alla<br />
costruzione delle iperboli, tralasciando le ellissi e le<br />
parabole, per le quali il metodo risulta meno comodo e<br />
conveniente.<br />
n° 5 - Giugno <strong>2003</strong><br />
Iperboli diurne coi fasci proiettivi<br />
I<br />
Come ogni gnomonista sa, la traccia che l’ombra del<br />
Sole descrive su un quadrante piano comunque orien-<br />
tato è una conica in quanto il piano del<br />
quadrante ”taglia” il cono che si genera<br />
tra il Sole, nel suo apparente moto quotidiano<br />
attorno alla Terra, e lo gnomone.<br />
Per descrivere la seguente applicazione<br />
di Geometria Proiettiva, senza inoltrarsi<br />
in dettagliati aspetti teorici, per i quali<br />
ci sono molti testi specifici, bisognerà<br />
enunciare almeno un teorema:<br />
”Il luogo delle intersezioni delle rette<br />
corrispondenti di due fasci proiettivi<br />
complanari e distinti, rispettivamente di<br />
centro S ed S’, è una conica passante<br />
per i centri dei due fasci. Le rette corrispondenti<br />
alla retta che unisce i centri<br />
fig. 1<br />
(retta SS’ in fig. 1) a seconda che venga considerata<br />
come appartenente al fascio S oppure S’, sono le tangenti<br />
alla conica in S’ e in S (rette S’U e SU in fig. 1)”.<br />
In parole povere, rischiando di essere un po’ grossolano,<br />
ma con l’unico intento di arrivare al punto, se abbiamo<br />
a disposizione cinque punti distinti su un piano, di<br />
cui almeno tre non allineati, possiamo tracciare la conica<br />
che passa per quei cinque punti. Questa conica è l’unica<br />
a passare per quei cinque punti.<br />
Nella pratica si agisce come segue: si prendono due dei<br />
cinque punti come centri di due fasci di rette (S e S’) e<br />
da questi si proiettano i punti rimanenti A, B e C attraverso<br />
le rette a, b, c proiettate da S e le rette corrispondenti<br />
a’, b’, c’ proiettate da S’. I punti di intersezioni<br />
fra le rette a - b’ e le rette a’ - b , come fra le rette<br />
di Marco Rossi<br />
55<br />
b - c’ e le rette b’ - c (e tutte le coppie di rette alterne<br />
di questo tipo), sono, per una proprietà delle costruzioni<br />
proiettive, allineati con U, centro di proiettività. In<br />
questo modo è determinata una relazione di proiettività<br />
fra il fascio S e il fascio S’; questa proiettività, che è<br />
unica, come già detto determina una unica conica.<br />
Analizzando fig. 1 è possibile capire come si può giungere<br />
allo stesso risultato se si conoscono quattro punti<br />
e la tangente in almeno uno di essi, oppure tre punti e<br />
le tangenti in due di essi.<br />
Riferendosi a fig. 1, per trovare un nuovo punto della<br />
conica (il punto D), basterà tracciare dal fascio S una<br />
retta a piacere d, nel punto in cui questa interseca la<br />
retta c’ (ma il discorso è analogo con a’ o b’) si tracci<br />
una retta che congiunga il punto appena trovato col<br />
centro di proiettività U. Dove il prolungamento di questa<br />
retta incontra la retta c (e analogamente a o b) del<br />
fascio S passerà la retta corrispondente della retta d del<br />
fascio S, cioè la retta d’ del fascio S’. Il punto d’intersezione<br />
fra d e d’ sarà il punto D cercato.<br />
Applichiamo quanto detto sopra al caso che ci interessa,<br />
ovvero alla costruzione sul piano dell’orologio di<br />
una linea diurna, per una determinata declinazione<br />
solare.<br />
Come abbiamo appena detto, se vogliamo determinare<br />
una conica ci servono cinque elementi (punti o tangen
ti). Gli elementi possono essere anche impropri, cioè<br />
”all’infinito”, e questo ci tornerà utile tra poco. Per tracciare<br />
un’ellisse o una parabola il metodo proiettivo non<br />
risulta particolarmente comodo, ma quando si tratta di<br />
tracciare un’iperbole, che fortunatamente è la conica di<br />
gran lunga più frequente sui quadranti solari, le cose si<br />
semplificano di molto. Infatti, potendo facilmente ricavare<br />
gli asintoti, che individuano i due punti impropri<br />
dell’iperbole e al tempo stesso rappresentano le due<br />
tangenti all’iperbole nei punti impropri, gli elementi a<br />
disposizione sono già quattro e rimane quindi da determinare<br />
solo un altro elemento, per esempio un vertice<br />
dell’iperbole, che è facile da trovare sulla sustilare.<br />
In fig.2 è illustrato il procedimento completo per la<br />
determinazione di un punto generico D, dell’iperbole<br />
diurna di un giorno qualsiasi quando il Sole ha declinazione<br />
δ.<br />
Si tracciano con il solito procedimento grafico gli elementi<br />
principali del quadrante solare fino a determinare<br />
la sustilare. Su di essa sarà semplice tracciare i vertici<br />
delle iperboli con declinazione solare ±δ, individuando<br />
i punti C ed E. Nel punto di mezzo del segmento CE<br />
si troverà il punto U dove si dipartono i due asintoti.<br />
Essi avranno un’inclinazione η rispetto alla sustilare<br />
pari a:<br />
Dove δ è la declinazione solare e γ è l'elevazione dello<br />
stilo polare. Si possono tracciare anche gli asintoti graficamente<br />
ribaltando sul piano del quadrante il cono<br />
delle declinazioni solari opportunamente sezionato alla<br />
declinazione del giorno. Trovati gli asintoti e il vertice<br />
<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />
56<br />
dell’iperbole, la costruzione si conclude rapidamente<br />
come segue.<br />
Gli asintoti individuano, a sinistra la direzione del<br />
punto improprio A e la retta a tangente in esso; a destra<br />
la direzione del punto improprio B e la tangente corrispondente<br />
b. L'intersezione dei due asintoti, in qualità<br />
di tangenti all’iperbole, determina il centro di proiettività<br />
U, che coincide con il punto di mezzo del segmento<br />
CE. Per il vertice dell’iperbole C si fanno passare<br />
due rette corrispondenti c e c’ parallele ad a e b rispettivamente,<br />
tracciate da A e B centri di fasci di rette<br />
impropri.<br />
Per trovare un punto qualsiasi D dell’iperbole basterà<br />
tracciare una retta da uno dei due fasci, ad esempio dal<br />
fascio A e quindi parallela all'asintoto a, che chiameremo<br />
d. Dove questa retta interseca la retta c’ si individua<br />
il punto F. Uniamo F con il centro di proiettività U e nel<br />
punto in cui si interseca con la retta c individuiamo il<br />
punto G per il quale passerà la retta corrispondente a d<br />
e cioè d’ del fascio di centro B. L'intersezione di d con<br />
d’ è il punto cercato D.<br />
Conclusione semi-seria: sono d’accordo con chi dirà<br />
che questo metodo, come buona parte dei metodi grafici,<br />
è superfluo. Ma come diceva Oscar Wilde ”Nulla è<br />
più necessario del superfluo”.<br />
Bibliografia:<br />
fig. 2<br />
GIOVANNA VIOLA, Geometria Descrittiva e Proiettiva, ed.<br />
Cortina, 1985<br />
R. COURANT - H. ROBBINS, Che cos’è la matematica,<br />
Boringhieri, Torino, 1971, rist. 1998.
n° 5 - Giugno <strong>2003</strong><br />
I Quiz<br />
Alberto Nicelli, Pavone Canavese (TO) - a.nicelli@tiscali.it<br />
Inviate le vostre soluzioni all'indirizzo di posta elettronica a.nicelli@tiscali.it, oppure, per chi non disponesse di e-mail, all'indirizzo<br />
di posta ordinaria: Alberto Nicelli Via Circonvallazione 17/5 10018 Pavone Canavese (TO). Le risposte saranno pubblicate<br />
nel prossimo numero di <strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong>, insieme all'elenco dei solutori.<br />
Se volete proporre voi stessi dei Quiz, inviateli con le relative soluzioni e saranno presi in considerazione per la pubblicazione. In<br />
tal caso sarà citato il nome del proponente. Ci si attenga alle seguenti norme generali:<br />
· Il testo dei Quiz deve essere breve ed esauriente.<br />
· La soluzione non deve risultare troppo difficile, ma concettualmente deve essere significativa.<br />
· L'eventuale ricorso a formule matematiche deve essere limitato a quelle più comuni della teoria gnomonica.<br />
Effemeridi fai da te<br />
Durante una vacanza in una località di villeggiatura, ad uno gnomonista<br />
viene chiesto di realizzare un semplice quadrante solare sulla facciata di<br />
un albergo. Con sè non ha tutti i suoi strumenti, tantomeno il comodo<br />
computer, ma accetta di buon grado, valutando di poter effettuare ugualmente<br />
il lavoro. Dopo aver rilevato alcune misure col metodo della tavoletta,<br />
effettuate in diversi istanti durante la giornata del 7 Luglio, per calcolare<br />
la declinazione della parete tira fuori dal portafogli una fotocopia<br />
della pagina di un almanacco astronomico relativa alle effemeridi del Sole<br />
per il mese di Giugno (gli era servita per una precedente realizzazione,<br />
prima di partire per le ferie); calcolatrice alla mano verifica che negli ultimi<br />
giorni di Giugno la variazione di longitudine del Sole si mantiene<br />
uguale a 0,953°/giorno, quindi prende nota che il 30 Giugno, alle ore 0 di<br />
T.U., risulta: Longitudine = 97,834° ; Ascensione Retta = 6h 34m 4,4s;<br />
Equazione del Tempo = -3m 28,1s.<br />
Come ha fatto a calcolarsi con ottima precisione l’Ascensione Retta, la<br />
Declinazione e l’Equazione del Tempo per le ore 0 di T.U. del 7 Luglio ?<br />
[Nota: lo gnomonista non aveva cognizioni approfondite di astronomia teorica,<br />
ma conosceva bene le formule di trasformazione fra i sistemi di riferimento<br />
celesti…]<br />
Orologio cubico<br />
Un artigiano sta lavorando a un orologio<br />
poliedrico a forma di cubo, appoggiato su<br />
un tavolo all’aperto e con orientazione<br />
incognita. Su una faccia laterale l'ombra<br />
di un ortostilo indica le 19 italiche. Su<br />
un’altra faccia laterale un ortostilo segna le<br />
8 temporarie… Sulla faccia superiore<br />
l’ombra di uno stilo polare cade a 30°<br />
dalla linea meridiana, ma non indica nessuna<br />
ora, perché su quella faccia l’artigiano<br />
deve ancora tracciare le restanti linee<br />
orarie di un orologio orizzontale… Per<br />
quale latitudine è stato progettato l’orologio<br />
cubico ?<br />
Risposta: la latitudine per cui è stato progettato<br />
l’orologio è di 48,8°.<br />
L'orientamento del cubo sul tavolo è<br />
incognito e molto probabilmente non<br />
corretto. Tuttavia gli orologi sulle sue<br />
facce segnano sempre ore perfettamente<br />
coerenti con la posizione relativa del Sole<br />
(come se l’orientamento del cubo fosse<br />
corretto e il Sole avesse un altro angolo<br />
orario e un’altra declinazione rispetto ai<br />
valori reali nel momento dell’osservazione).<br />
Le 19 italiche indicano che mancano<br />
5 ore al tramonto (non di quel giorno<br />
ovviamente, se l’orientamento è scorretto!)<br />
e dalle 8 temporarie si desume che<br />
queste 5 ore equivalgono a 1/3 dell’arco<br />
diurno (4 ore temporarie su 12), quindi<br />
l’arco diurno è di 15 ore. Dal mezzodì<br />
57<br />
Gnomone a padella<br />
Sulla facciata di una trattoria, esposta esattamente<br />
a Sud, il proprietario si è fatto realizzare<br />
uno spiritoso orologio a ore italiche e<br />
babiloniche: per far pubblicità al suo locale,<br />
infatti, come gnomone ha preteso nientedimeno<br />
che… una padella! Il manico è infisso<br />
nella parete e giace sul piano meridiano, la base<br />
della padella è ortogonale all’asse polare, con la<br />
parte interna rivolta a Nord. Il profilo dell’ombra<br />
della padella indica sia le ore italiche che<br />
quelle babiloniche. Come funziona l’orologio?<br />
E in che modo possono essere state state progettate<br />
le linee orarie ?<br />
[Proposto da A. Gunella. Latitudine 42°; declinazione<br />
parete 0°. Si schematizzi la padella<br />
come un cilindro circolare: diametro di base 28<br />
cm, altezza 5 cm; manico rettilineo ortogonale<br />
all’altezza e fissato al bordo superiore della<br />
padella: porzione emergente dal muro 25 cm ]<br />
Soluzione dei Quiz pubblicati nel N°4 di <strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />
(ora 6 temporaria) il Sole ha completato<br />
1/6 di arco diurno (8-6 = 2 ore temporarie<br />
su 12), ne consegue che al momento<br />
dell’osservazione sono passate 15/6 =<br />
2,5 ore, da cui risulta un angolo orario<br />
del Sole di 37,5°. L’ombra dello stilo<br />
polare rappresenta quindi la linea oraria<br />
delle 14 e mezza. L’angolo α fra la linea<br />
oraria e la meridiana dipende dall’angolo<br />
orario H e dalla latitudine ϕ secondo la<br />
formula<br />
da cui si ricava la latitudine.<br />
[Solutori: Pier Giuseppe Lovotti;<br />
Carmelo Urfalino; M.M. Valdés;<br />
Antonino Alizzi]
Gnomone mancante<br />
Un antico e pregevole orologio solare risulta<br />
ancora in buone condizioni di conservazione,<br />
ma lo stilo polare è stato rimosso.<br />
L’orologio, su parete verticale declinante<br />
verso Ovest, è costituito da linee orarie alla<br />
francese, e da nessun altro elemento. Il centro<br />
dell’orologio, evidenziato dal buco in<br />
cui era infisso lo stilo, risulta comodamente<br />
accessibile. Si vuole reintegrare l’orologio<br />
del suo stilo polare, risalendo dal tracciato<br />
delle linee orarie ai valori originali di declinazione<br />
e di latitudine usati dall’antico<br />
costruttore. Spesso, infatti, si usavano valori<br />
grossolanamente approssimativi rispetto<br />
alle misure ottenibili oggi, ma per<br />
rispettare il valore artistico dell’opera ci si<br />
vuole limitare al fedele ripristino della sua<br />
funzionalità originale. Per risalire alla<br />
direzione della sustilare e all’elevazione<br />
dello stilo coerenti col tracciato, sono state<br />
effettuate delle misure accurate e da queste<br />
sono stati calcolati gli angoli che alcune<br />
linee orarie formano con la verticale.<br />
(Proposto da A. Gunella)<br />
[Nota: i dati numerici sono sovrabbondanti,<br />
ma nella realtà si presterebbero a<br />
verifiche sulla coerenza progettuale dell'orologio.]<br />
<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />
Risposta: i valori usati dal costruttore<br />
sono: latitudine 43°; declinazione della<br />
parete 30°. Ne conseguono un’elevazione<br />
dello stilo polare di 39,3° e un<br />
angolo sustilare di 28,2°. Il problema ha<br />
un certo interesse pratico, per cui lo<br />
approfondiamo proponendo due diversi<br />
approcci risolutivi, uno analitico e uno<br />
geometrico. Quest’ultimo richiede solo<br />
l’uso di riga e compasso, senza misurazioni<br />
di angoli, come nella versione<br />
originale del Quiz proposto da Gunella.<br />
Soluzione analitica<br />
Si può usare la nota relazione che lega<br />
l’angolo a fra la linea oraria e la linea<br />
meridiana, la declinazione della parete e<br />
l’angolo orario H:<br />
Siccome le incognite sono due, la latitudine<br />
e la declinazione della parete, basta<br />
applicare l’equazione a due linee orarie<br />
qualsiasi e risolvere il sistema risultante.<br />
Data l’inevitabile imprecisione delle misure,<br />
per ogni coppia di linee scelte si<br />
ottiene una coppia di valori di ϕ e di δ<br />
lievemente diversi: i valori più probabili<br />
si ottengono facendo la media fra tutte<br />
le coppie di valori in questo modo<br />
ottenibili. Facendo i calcoli si ottengono<br />
valori molto prossimi a 43° per la latitudine<br />
e a 30° per la declinazione della<br />
parete.<br />
58<br />
Soluzione geometrica<br />
Il metodo richiede che esistano due coppie<br />
di linee orarie fra le quali ci sia una<br />
differenza di 6 ore. Nel nostro esempio<br />
sono disponibili le linee orarie delle 11 e<br />
delle 17 e quelle delle 12 e delle 18 (fig.<br />
1). Col compasso si traccia una circonferenza<br />
di raggio arbitrario che passi per<br />
il centro C dell'orologio e che intersechi<br />
le due coppie di linee orarie, rispettivamente<br />
in S, T e P, M. Sia O il centro della<br />
circonferenza. Tracciando i segmenti ST<br />
e PM si determina il punto X. La retta<br />
XO interseca la circonferenza in due<br />
punti, A e B. I segmenti CA e CB sono<br />
perpendicolari. CA è la sustilare, CB è<br />
parallelo all'equinoziale (la dimostrazione<br />
richiede una conoscenza approfondita della<br />
geometria proiettiva, motivo per cui il<br />
Quiz è stato proposto in modo che permettesse<br />
anche una risoluzione analitica più<br />
‘standard’). Dopo aver trovato la sustilare<br />
bisogna ancora trovare l’elevazione<br />
dello stilo, e questa parte della<br />
costruzione si basa su concetti ben noti.<br />
Si sceglie ad arbitrio una linea di orizzonte,<br />
che interseca la meridiana in N, la<br />
sustilare in H e la linea delle 18 in L (fig.<br />
2). Si traccia una semicirconferenza di<br />
diametro NL e poi la perpendicolare<br />
all’orizzonte nel punto H, che la intereseca<br />
in G. Il segmento HG rappresenta<br />
l’ortostilo e l'angolo NGH rappresenta la<br />
declinazione della parete. Si traccia il segmento<br />
HG' perpendicolare in H alla<br />
sustilare e di lunghezza uguale all’ortostilo:<br />
il segmento CG' è lo stilo polare; l’angolo<br />
HCG' è la sua elevazione. La<br />
lunghezza effettiva dello stilo polare<br />
deve essere scelta in armonia con le proporzioni<br />
del quadrante.<br />
[Solutori: Pier Giuseppe Lovotti,<br />
soluzione analitica]
n° 5 - Giugno <strong>2003</strong><br />
Tempo vero e tempo medio.<br />
L'Equazione del Tempo<br />
CC<br />
hiunque si interessi di astronomia ha certamente<br />
avuto modo di trovarsi di fronte a<br />
questioni riguardanti la misura del tempo e<br />
a dover spesso eseguire l'operazione di trasformazione<br />
del tempo solare vero in tempo solare medio o viceversa.<br />
Per chi avesse avuto l’occasione di volgere lo sguardo<br />
ad una meridiana (orologio solare), lo sconcerto nel<br />
vedere l’ora indicata da tale strumento differire, magari<br />
in modo assai sensibile, dall’ora del proprio orologio da<br />
polso deve certamente avere suscitato una legittima<br />
curiosità verso il motivo di tale differenza.<br />
Chi di noi, inoltre non ha avuto modo di osservare<br />
come, nei mesi di gennaio e febbraio, l’allungamento<br />
delle giornate sembri evidente alla sera ma non al mattino<br />
?<br />
Tutte queste situazioni, apparentemente diverse, sono<br />
invece legate ad uno stesso fenomeno, noto come<br />
Equazione del Tempo.<br />
Scopo di queste righe è quello di chiarire il significato<br />
di tale termine, da quali fatti astronomici tale fenomeno<br />
abbia origine, nonchè le sue caratteristiche.<br />
Innanzitutto precisiamo che con il termine Equazione<br />
del Tempo si indica la quantità, espressa in minuti e<br />
secondi di tempo, che permette di passare dal tempo<br />
solare medio al tempo solare vero o viceversa.<br />
Il Tempo Solare Vero è il tempo indicato dal moto del<br />
Sole, dato cioè dalla posizione (angolo orario) del Sole<br />
nel suo moto diurno di rotazione attorno all’asse terrestre<br />
ed è quello generalmente fornito dagli orologi solari<br />
(benchè, come noto, sia la terra a descrivere un’orbita<br />
attorno al Sole, si parlerà qui di moto del Sole riferendosi<br />
al moto solare apparente prodotto come riflesso<br />
di quello terrestre).<br />
La sfera celeste descrive, giornalmente, una rotazione<br />
avente come asse l’asse terrestre in modo tale che, in<br />
1/24 di giornata essa ruota di 360°/24 cioè di 15°.<br />
Il tempo impiegato dalla sfera celeste a descrivere 15°<br />
si chiama ORA SIDERALE, perciò potremo dire che:<br />
di Daniele Bellio<br />
59<br />
nel suo moto diurno la Sfera Celeste descrive un<br />
angolo di 15° ogni ora siderale.<br />
Analogamente, il tempo che intercorre tra 2 successive<br />
culminazioni del Sole si dice GIORNO SOLARE e la<br />
sua 24 a parte ORA DI TEMPO SOLARE.<br />
La regolarità del moto di rotazione terrestre potrebbe<br />
far pensare che, in qualsiasi giorno dell’anno, anche il<br />
tempo impiegato dal Sole a compiere una rotazione<br />
completa sia costantemente uguale a 24 ore di lunghezza<br />
costante, pur se più lunghe di quelle siderali.<br />
La realtà è invece ben diversa. Per motivi che esamineremo<br />
in seguito il moto dell’Orologio Sole è particolarmente<br />
irregolare, nel senso che il tempo impiegato dal<br />
sole a descrivere 360° attorno all'asse terrestre è in pratica<br />
diverso da un giorno all’altro dell’anno.<br />
D’altra parte, la vita civile ha bisogno di un modo di<br />
conteggiare il tempo che sia il più possibile regolare e<br />
costante.<br />
Pensiamo per un momento alla nostra continua ricerca<br />
di precisione negli orologi. Desideriamo possedere orologi<br />
‘precisissimi’, cioè che ritardino o anticipino il<br />
meno possibile.<br />
In pratica si vorrebbe che, supponendo le lancette dell’orologio<br />
allineate alle ore 12 di un dato giorno, dopo<br />
esattamente 24 ore esse lo siano nuovamente.<br />
Per quanto detto poc’anzi, ciò è in contrasto con il<br />
moto dell’orologio che scandisce il tempo in natura, il<br />
Sole.<br />
È proprio tale irregolarità nel moto solare che viene<br />
quantificata dall’Equazione del Tempo.<br />
Le cause dell’Equazione del Tempo.<br />
I fenomeni che danno origine all’Equazione del Tempo<br />
sono di carattere prettamente astronomico e precisamente:<br />
l’obliquità dell’Eclittica;<br />
l’eccentricità dell’orbita terrestre.
Consideriamo la volta celeste (fig.1), in cui NS è l’asse terrestre,<br />
EE’ l’equatore e PP’ l’eclittica. Come si sa, la rotazione<br />
diurna della terra attorno ad NS produce il moto<br />
apparente diurno del Sole in senso orario (freccia F).<br />
Si osserva anche che, rispetto alle stelle fisse, il Sole si<br />
sposta, durante l’anno, lungo l’eclittica (in senso antiorario)<br />
percorrendola per l’appunto in circa 365 giorni.<br />
Il cerchio dell’eclittica è inclinato dell’angolo ε = 23°<br />
27’ (Obliquità dell’Eclittica) rispetto all’Equatore, in<br />
quanto tale è l’inclinazione dell’asse terrestre rispetto<br />
alla perpendicolare al piano dell’orbita.<br />
fig. 1<br />
Se in un dato giorno il Sole, quando passava al meridiano<br />
del nostro luogo, si trovava in A, il giorno successivo<br />
esso si troverà in A’ e quindi, per riportarlo al nostro<br />
meridiano, la sfera celeste dovrà ruotare ancora dell’arco<br />
MM’, che è la proiezione di AA’ sull’equatore (fig.2)<br />
in quanto la sfera ruota su NS e non su TT’.<br />
L’arco AA’, di cui il Sole si sposta giornalmente<br />
sull’Eclittica, è variabile in quanto l’orbita terrestre non<br />
è circolare ma ellittica (secondo le note leggi dei moti<br />
planetari) e quindi la velocità di spostamento giornaliero<br />
varia di conseguenza (da un minimo di 57’ 11’’ all’a-<br />
fig. 2<br />
<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />
60<br />
felio ad un massimo di 61’ 8’’ al perielio).<br />
In base alla seconda legge di Keplero, infatti, la velocità<br />
di percorrenza dell’orbita decresce al crescere della<br />
distanza del pianeta dal Sole.<br />
Si consideri allora la figura 3 in cui T è la Terra, p ed a<br />
sono rispettivamente perigeo ed apogeo, ABCD la<br />
proiezione dell’orbita sulla sfera celeste, sul piano<br />
dell’Eclittica P P’: La velocità di spostamento del Sole<br />
è massima in p e minima in a.<br />
Si può però pensare un sole immaginario (Sole<br />
Fittizio) che percorra la traiettoria ABCD, proiezione<br />
dell'orbita sull'eclittica PP’, in modo uniforme (archi<br />
uguali in tempi uguali).<br />
Se allora supponiamo il Sole Vero S v e quello Fittizio S f<br />
partire contemporaneamente dal punto p, vedremo S v<br />
(a causa della sua maggior velocità) superare S f , poi le<br />
due velocità uguagliarsi ed infine S f riconquistare terreno<br />
in modo che in a entrambi (avendo percorso metà<br />
orbita) si troveranno appaiati.<br />
Nella seconda parte dell'orbita si vedrà invece S v , che<br />
ha adesso la velocità minima) rimanere indietro rispetto<br />
ad S f , poi accelerare, fino a raggiungere nuovamente<br />
S f in p.<br />
Le diverse lunghezze degli archi giornalieri, percorsi dal<br />
Sole Vero e dal Sole Fittizio, producono differenze fra<br />
i passaggi al meridiano dei 2 soli che raggiungono i 7 m<br />
42 s.<br />
Più precisamente, tali differenze sono nulle il 2<br />
Gennaio (perigeo) il 2 Luglio (apogeo) mentre sono +<br />
7m 42s il 1 Aprile e - 7m 42s il 1 Ottobre. 1<br />
In tal modo, dal 2 Gennaio al 2 Luglio il Sole Vero<br />
giunge al meridiano più tardi del Fittizio, dal 2 Luglio al<br />
2 Gennaio avviene il contrario.<br />
1 A causa del noto procedimento con cui, nella pratica, l’anno Tropico viene ‘arrotondato’ a 365 giorni esatti, con la perdita di quelle ‘circa’<br />
6 ore ogni anno (che la maestra ci insegnò a capire fin da piccoli), le date di Perigeo ed Apogeo del Sole variano da un anno all’altro: così<br />
nel 1998 esse furono 4 Gennaio e 3 Luglio, nel 1999 3 Gennaio e 6 Luglio, nel 2002 2 Gennaio e 6 Luglio. Noi adotteremo qui dei valori<br />
‘medi’ di riferimento, quelli sopracitati.<br />
fig. 3
L’andamento di tali differenze è rappresentato in fig. 5a.<br />
A questo punto si deve anche considerare l’obliquità<br />
dell’Eclittica. La volta celeste ruota attorno ad NS e<br />
non attorno a TT’ (Asse dell'Eclittica) ed è l’equatore<br />
che misura il tempo, mentre il Sole si sposta<br />
sull’Eclittica.<br />
n° 5 - Giugno <strong>2003</strong><br />
fig. 4<br />
Per questo motivo, per confrontare gli archi percorsi<br />
sull’eclittica e sull’Equatore bisogna anche tener conto<br />
dell’inclinazione tra i due cerchi.<br />
Osservando la figura 4a e 4b si nota come agli equinozi<br />
l’arco sull’Eclittica γA sia maggiore dell’arco γM<br />
sull’Equatore, mentre ai solstizi esso è minore (BB’<<br />
QQ’).<br />
In conclusione: ‘Ad archi uguali, percorsi in tempi<br />
uguali, sull'Eclittica, non corrispondono archi uguali<br />
sull'Equatore’.<br />
Si dovrà allora ricorrere ad un secondo Sole fittizio che<br />
corregga tali differenze. Tale Sole fittizio (Sole Medio)<br />
è stato scelto in modo da soddisfare alle seguenti 3 condizioni:<br />
1) Descrivere l'Equatore con moto uniforme;<br />
2) Coincidere col primo Sole Fittizio ai solstizi ed<br />
agli equinozi;<br />
3) Descrivere l'Equatore nello stesso tempo in cui<br />
l'altro descrive l'Eclittica.<br />
Questo secondo Sole fittizio mostra differenze nel<br />
moto, rispetto al Sole Vero, ancora più evidenti che non<br />
il primo.<br />
Esse sono nulle il 23 Marzo, il 26 Giugno, il 22<br />
Settembre ed il 22 Dicembre, mentre danno 4 valori<br />
massimi di + 9m 36s il 5 Febbraio ed il 9 Agosto, e di -<br />
9m 36s il 6 Maggio ed il 6 Novembre (vedi fig. 5b).<br />
La curva dell’Equazione del Tempo.<br />
L’Equazione del Tempo, e siamo finalmente alla conclusione<br />
del nostro percorso, non è che la somma algebrica<br />
delle varie differenze viste finora tra S v e S f , e si<br />
ottiene dalla somma delle ordinate dei diagrammi 5a e<br />
5b, ottenendo l’andamento mostrato in fig. 5c.<br />
La quantità così determinata è l’ammontare complessivo<br />
che si deve sottrarre o sommare al Tempo Solare<br />
Vero dato dalle meridiane per avere il Tempo Solare<br />
61<br />
Medio che è quello correntemente usato e misurato<br />
dagli orologi.<br />
Tale quantità risulta nulla 4 volte all’anno, il 16 Aprile,<br />
il 14 Giugno, il 2 Settembre ed il 25 Dicembre; e varia<br />
tra due valori massimi di circa + 14m 18s l’11 Febbraio<br />
e - 16m 24s il 3 Novembre.<br />
Perciò ad esempio il 3 novembre le ore 12 di T vero corrisponderanno<br />
alle ore 11h 43m 36s di T medio , cioè il<br />
Sole vero passerà al meridiano 16 minuti e 24 secondi<br />
prima del Sole medio, quindi anticipa; analogamente<br />
l’11 Febbraio le ore 12 di T vero corrisponderanno alle<br />
12h 14m 18s di T medio e quindi il Sole vero passerà in<br />
meridiano con 14 minuti e 18 secondi di ritardo rispetto<br />
al Sole medio.<br />
Resta comunque inteso che con tale correzione si passa<br />
dal T.V. locale al T.M. locale (o viceversa, mentre per<br />
passare al Tempo Legale o di Zona (per noi il<br />
T.M.E.C. o Tempo Medio dell’Europa Centrale) si<br />
deve operare un’ulteriore correzione (Costante<br />
Locale) che dipende dal luogo e corrisponde alla differenza<br />
in longitudine rispetto al Meridiano Centrale del<br />
Fuso (Meridiano dell’Etna).<br />
Per Treviso, per cui è Dl = 48m 59s Est, si ha CostLoc<br />
= 11m.<br />
Come esempio, supponiamo di voler determinare l’istante<br />
in cui si verifica il Mezzogiorno Vero (quell’istante<br />
che spesso attendiamo per misurare la declinazione<br />
di una parete o per verificare la correttezza di una<br />
nostra realizzazione gnomonica) a Treviso il 27<br />
Ottobre 2002. Come dovremo procedere?<br />
fig. 5
Innanzitutto dovremo determinare l’entità dell’equazione<br />
del tempo per quel giorno, consultando le tabelle<br />
che la forniscono giorno per giorno, e troveremmo<br />
così: -16 m 04 s (attenzione al segno, perché alcuni testi<br />
forniscono come valore dell’Equaz. del Tempo la differenza<br />
T v - T m , altri quella T m - T v , e quella appena citata<br />
è T m - T v ), cosicché avremo<br />
T m = T v + Eq. Tempo<br />
Allora:<br />
T m del fuso = T v + Eq. Tempo<br />
T m locale = T v + Eq. Tempo + CostLoc<br />
In definitiva, a Treviso il 27 Ottobre 2002, il mezzogiorno<br />
vero si avrà alle:<br />
12 h 00 m 00 s - 16 m 04 s + 11 m 00 s = 11 h 54 m 56 s<br />
Questa sarà l'ora, data dal nostro prezioso orologio da<br />
polso, alla quale effettueremo la nostra altrettanto preziosa<br />
misurazione.<br />
La Lemniscata del Tempo Medio<br />
(o Analemma).<br />
L'andamento dell’Equazione del Tempo nel corso di un<br />
intero anno è quello rappresentato dalla figura 5c; tuttavia<br />
c’è un’interessante conseguenza, dovuta al fatto<br />
che ad ogni giorno dell’anno, cioè ad ogni diversa posizione<br />
della Terra sulla propria orbita oppure, per quanto<br />
visto, ad ogni diversa posizione del Sole sull’eclittica,<br />
corrisponde un diverso valore della declinazione del<br />
Sole, che varia annualmente tra 23° 27’ e -23° 27’.<br />
Così il trascorrere dei giorni, durante l’anno, è evidenziato<br />
dalla variazione della declinazione solare e di con-<br />
<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />
62<br />
seguenza, in una fissata località, dalla sua altezza sull’orizzonte<br />
locale ad una fissata ora. Come ben sappiamo<br />
questo significa che l’estremità di uno stilo, sia esso<br />
polare o verticale, produce un’ombra la cui estremità<br />
muta la sua posizione, lungo una definita linea oraria,<br />
col trascorrere dei giorni. È questo il fenomeno che origina<br />
le Curve Diurne di un orologio solare (quelle fastidiose<br />
iperboli, così difficili da disegnare, almeno quando<br />
le dovevamo disegnare a mano o con improbabili<br />
curvilinei, mai adeguati!).<br />
Se non esistesse il fenomeno dell’equazione del tempo,<br />
l’estremità dell’ombra si limiterebbe a percorrere in su<br />
ed in giù una singola linea oraria retta, nel corso di un<br />
anno, muovendosi tra le due iperboli solstiziali. La differenza<br />
tra Tempo Medio e Tempo Vero comporta<br />
invece un moto dell’estremità dell’ombra che non è più<br />
rettilineo (in una sola dimensione) ma in due dimensioni<br />
(moto piano generico), secondo una curva che è possibile<br />
calcolare e tracciare. Per fare ciò ci ricolleghiamo<br />
al fatto che il trascorrere dei giorni equivale ad una<br />
variazione di declinazione del Sole, e questo ad uno<br />
spostamento della lunghezza dell’ombra, mentre<br />
l’Equazione del Tempo comporta uno spostamento<br />
dell’ombra stessa praticamente su un’altra linea oraria.<br />
La combinazione dei due spostamenti conduce al fatto<br />
che l’estremità dell’ombra dello gnomone segue una<br />
curva particolare (che gli anglosassoni definiscono<br />
Analemma, ben diversa come significato da quella<br />
riportata da Vitruvio, a cui noi siamo abituati) usualmente<br />
nota come Lemniscata del Tempo Medio, che<br />
con soddisfazione amiamo riprodurre sui nostri qua-<br />
fig. 6
n° 5 - Giugno <strong>2003</strong><br />
Curiosità gnomoniche<br />
Nicola Severino, via Lazio, 9 - 03030 Roccasecca (FR) - nicolaseverino@libero.it<br />
Negli scavi archeologici della ‘The<br />
Grance, Basing House’ nello Hampshire,<br />
è stato ritrovato nel 2002, tra l altre cose,<br />
anche un ‘pocket sundial’ risalente al presumibilmente<br />
al XVI secolo.<br />
http://www.hants.gov.uk/museum/<br />
archaeology/basingho/finds.html<br />
Il più antico orologio del mondo: il 10<br />
aprile del 2001, fu pubblicata su internet<br />
una pagina web con la notizia del più<br />
antico orologio (megalitico) del mondo.<br />
È una scoperta fatta dagli archeologi<br />
dell’Università di Dallas e dal Polish<br />
Insitute nell’importante area archeologica<br />
di Nabta, a circa 100 km a Ovest di<br />
Abu Simbel. L’area di Nabta è tra le più<br />
importanti per le ricerche relative ai<br />
tempi preistorici. Essa misura 5000 metri<br />
quadri. Tra le altre cose è stato ritrovato<br />
un orologio megalitico simile a quello di<br />
Stonhenge. È formato da un circolo di<br />
pietre di 4 metri di diametro; 6 pietre<br />
sono poste al centro del cerchio e formano<br />
due direttrici di tre pietre ciascuna<br />
(poste come menhir) nella direzione Est-<br />
Ovest. Le pietre centrali fungerebbero<br />
da gnomoni e le loro ombre sulle pietre<br />
del cerchio darebbero la misura del<br />
tempo. L’orologio, secondo gli archeologi,<br />
risale a 6500 anni fa!<br />
http://www.crystalinks.com/clocks.htm<br />
Un altro curioso e significativo ritrovamento<br />
proviene da Parthenay e saebbe<br />
conservato nel Museo Georges<br />
Turpin. Il ritrovamento consiste in frammenti<br />
di ardesia che ricomposti hanno<br />
dato vita ad un orologio solare orizzontale.<br />
Sarebbe studiato da Claude<br />
Guicheteau. Lo strumento, orizzontale<br />
ed inciso su una tavola di ardesia, come<br />
si vede dal disegno eseguito da Arthur<br />
Bouneault verso la fine del XIX secolo e<br />
conservato alla Médiathèque di Niort,<br />
consiste in un grande orologio centrale<br />
ad ore astronomiche, contornato da<br />
varie scritte e da un piccolo quadrante ad<br />
ore italiche, uno ad ore babiloniche, un<br />
quadrante ‘dei segni’, un quadrante lunisolare<br />
e uno ‘dei venti’. A giudicare dal<br />
disegno, l’accuratezza nella realizzazione<br />
dei quadranti non sembra essere delle<br />
migliori, o almeno non ha nulla a che<br />
vedere con un’opera come le ‘tavole sciateriche’<br />
di Athanasius Kircher.<br />
http://www.district-parthenay.fr/<br />
Patrimoine/pubblications/trilobee.htm<br />
Girovagando in Internet si possono<br />
trovare notizie interessanti ed importanti<br />
come questa: La piattaforma di osserva-<br />
zione dell’ombra solare di<br />
Zhougongjidan, ossia il più antico osservatorio<br />
astronomico del mondo , si trova<br />
nel distretto di Gaocheng, nella città di<br />
Dengfeng, nella provincia dello Henan, a<br />
113 gradi, 0 primi e 8 secondi di longitudine<br />
Est e 34 gradi, 2 primi e 4 secondi<br />
di latitudine Nord. Secondo i documenti<br />
storici, oltre 3000 anni fa il sapiente<br />
Zhougongjidan costruì un orologio solare<br />
con un’asta di legno e una scala di<br />
terra per misurare l’ombra solare, trovare<br />
il centro della terra e stabilire le quattro<br />
stagioni dell’anno. Questo luogo è<br />
attualmente il centro dell’asse Nord-Sud<br />
del nostro paese. In seguito, nell’undicesimo<br />
anno del regno Kaiyuan della dinastia<br />
Tang, ossia oltre 1200 anni fa, l’astronomo<br />
Zeng Yixing e lo storico di<br />
corte Nan Gongyue, continuarono l’osservazione<br />
secondo il sistema originale<br />
di Zhou Gong nel sito della sua piattaforma,<br />
trasformando l’olorogio di<br />
legno in orologio di pietra, e la sfera<br />
armillare creata da Zhang Heng, astronomo<br />
della dinastia Han, in sfera armillare<br />
eclittica e calcolarono precisamente<br />
le eclissi di Sole e di Luna, creando inoltre<br />
il calendario lunare Dayanli, poi
fig. 7<br />
dranti solari. Per ottenerla sarà allora sufficiente riprodurre<br />
la dipendenza tra Declinazione Solare ed<br />
Equazione del Tempo, visibile nella figura 6.<br />
La forma di tale curva varierà a seconda che la si vorrà<br />
proiettare su di un piano verticale (comunque declinante)<br />
o su di un piano orizzontale, e questo perché diversa<br />
sarà la visualizzazione dei fenomeni celesti sul piano<br />
di lettura. In ogni caso, al di là dei significati astronomici<br />
che la Lemniscata possa avere, rimane il fatto che<br />
essa resta lì ad indicarci che dovremmo essere sempre<br />
noi ad adeguarci ai ritmi che la natura ha imposto al<br />
mondo, a tutto dispetto di quelli che noi abbiamo voluto<br />
e che vorremo darci.<br />
<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />
64<br />
ampiamente diffuso. Oltre 700 anni fa, questa fu la stazione<br />
centrale di 27 punti di osservazione astronomica creati<br />
dal primo imperatore della dinastia Yuan Kubilai. Allora<br />
attraverso l’osservazione e lo studio dei dati forniti dagli<br />
altri 26 punti di osservazione, l’astronomo Guo Shoujing<br />
creò il calendario Shoushili, a sua volta molto diffuso.<br />
Questo calendario corrisponde proprio al calendaro gregoriano,<br />
cioè al calendario ora in uso in tutto il mondo, tuttavia,<br />
la sua nascita è anteriore di più di 300 anni.<br />
http://italian.cri.com.cn/italian/2002/May/66692.htm<br />
La meridiana di Charles Moulin. Charles Moulin era<br />
coetaneo e compagno di studi di Henri Emile Matisse.<br />
Spinto dalle descrizioni che gli aveva fatto a Parigi<br />
Vincenzo Tommasone, zampognaro molisano, si recò sulle<br />
Mainarde, a Picinisco per trascorrere un’esistenza da eremita<br />
e dipingere le sue tele. Abitava in una minuscola costruzione<br />
in lastre di pietra, addossata alla roccia. All’esterno vi<br />
era una meridiana costruita da lui stesso.<br />
L’orologio con le orecchie, sconosciuto fino ad ora. È<br />
rimasto nell’oblìo, almeno nella storia della gnomonica<br />
divulgata fino ad oggi nella nostra comunità, un particolare<br />
tipo di orologio d’altezza. Aggiornate quindi gli elenchi,<br />
perché è da aggiungere l’orologio ’con le orecchie’. L’ho<br />
trovato in un unico sito internet gestito da un autore che<br />
nell’arco di un anno non sono riuscito a rintracciare, né in<br />
altri siti, né via e-mail. Egli dice che al 1999 stava studiando<br />
questo tipo di orologio e cercando di rintracciarne il maggiorn<br />
numero di esemplari esistenti in vari musei, soprattutto<br />
nel Nord Europa. Non voglio rovinare la sorpresa<br />
perché attualmente lo sta analizzando il nostro Alessandro<br />
Gunella che presto ne darà comunicazione attraverso un<br />
articolo su queste pagine.<br />
Stralci storici sulle ore ineguali e canoniche, si possono<br />
leggere in una pagina web senza immagini, all’indirizzo<br />
http://explorers.whyte.com.hours.htm<br />
Nella Biblioteca della Casanatense in Roma, sono conservati<br />
alcuni strumenti scientifici astronomici, tra cui una<br />
sfera armillare del sec XV<strong>II</strong> di 3,80 m di circonferenza, un<br />
globo terrestre di Silvestro Amanzio Moroncelli del 1716,<br />
un globo celeste dello stesso<br />
autore del 1716, uno strumento<br />
astronomico del XVI secolo<br />
con funzioni di astrolabio, ed<br />
una serie di strumenti scientifici<br />
acquistati da Giovanni Battista<br />
Audiffredi per la Casanatense<br />
nel 1770, comprendenti compassi,<br />
una meridiana (a forma di<br />
ciotola di ottone), un quadrante<br />
d’altezza ed un ‘radio latino’.
Come collaborare con <strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />
Spedizione del materiale<br />
Il materiale può essere spedito per e-mail o per posta ad un<br />
membro della redazione. Nel caso di invio per e-mail di files di<br />
grandi dimensioni (superiori a 1MB) si consiglia di prendere<br />
contatto preventivamente con il destinatario. Se si invia materiale<br />
per posta e si desidera che il materiale venga restituito è<br />
necessario convenire questa procedura con il destinatario; di<br />
norma il materiale non viene restituito.<br />
Testo<br />
Possibilmente salvare in un file doc scritto con Microsoft<br />
Word, versione non successiva a Word 2000. Il testo può<br />
essere scritto con un qualunque altro programma di scrittura<br />
purchè possa essere letto da Microsoft Word (rtf, txt, wri).<br />
Il testo inviato verrà poi impaginato con lo stile previsto per la<br />
rivista, per questo motivo è meglio evitare scelte di formattazione<br />
che introducano caratteri di controllo non interpretabili<br />
dal programma di impaginazione: per esempio numerazione<br />
automatica di paragrafi (sono caratteri speciali di Word e non<br />
solo caratteri numerici), puntini evidenziati di inizio paragrafo<br />
e simili.<br />
È anche da evitare il rientro a sinistra della prima riga di un<br />
nuovo periodo. Questo stile non è utilizzato nell’impaginazione.<br />
È invece richiesto che il testo riproduca le scelte di stile che<br />
debbono essere riprodotte nell’impaginazione:<br />
- corsivo<br />
- grassetto<br />
- titoli di paragrafo in grassetto. questi titoli avranno una<br />
riga bianca sopra e sotto e saranno allineati in centro<br />
alla colonna<br />
- allineamenti a sinistra o a destra: il testo va giustificato<br />
in modo da evidenziare quando si decide di allineare<br />
delle righe diversamente<br />
- testo rientrante sia a destra che a sinistra.<br />
Nell’impaginazione questi paragrafi avranno un rientro<br />
di 3 mm<br />
- a capo e righe bianche fra paragrafi. Non includere<br />
linee bianche andando a capo se non esplicitamente<br />
volute per staccare un argomento.<br />
- i numeri in stile apice che rimandono alle note. Questi<br />
dovranno essere sempre numeri e sequenziali nell’articolo<br />
Tutto il testo deve essere scritto con la stessa dimensione.<br />
Non è richiesto nessun font particolare; l’autore può utilizzarne<br />
uno qualunque purchè di largo impiego e quindi facilmente<br />
reperibile su ogni computer (Arial, Times ecc.).<br />
Si fa presente che nella rivista è usato il Garamond (size 12,<br />
larghezza 88%, interlinea 14, giustificato)<br />
Immagini<br />
Non è necessario che le immagini siano inserite nel testo, è<br />
sufficiente che sia segnalato il punto in cui si consiglia l’inserimento.<br />
Si può indicare il punto di inserimento con un testo fra parentesi<br />
del tipo: [inserire fig. 1]. In questo caso il taglio dell’immagine<br />
sarà decisa in sede di impaginazione.<br />
Se si desidera suggerire anche il taglio dell’immagine allora<br />
queste possono essere inserite nel testo; per questo scopo,<br />
se si vuole risparmiare sulla dimensione del file, è possibile<br />
utilizzare anche la versione in bianco e nero delle immagini.<br />
Le immagini devono essere fornite come file distinti anche se<br />
sono state inserite nel testo. Non è infatti possibile estrarre<br />
dal documento le immagini con la qualità originale.<br />
I files delle immagini devono essere in formato jpg o tif, con<br />
una profondità non inferiore a 72 dpi e con la più grande<br />
dimensione disponibile. È preferibile che le immagini siano<br />
inviate sempre a colori anche nel caso vengano poi pubblicate<br />
in bianco e nero.<br />
Si sconsiglia invece l’uso del colore nei disegni a tratto che<br />
non lo richiedano esplicitamente. Così pure il riferimento nel<br />
testo a particolari in colore dei disegni a tratto; questi disegni<br />
sono di solito riprodotti in pagine in bianco e nero.<br />
Per i disegni a tratto è disponibile nel sito di CGI il programma<br />
SFERE di Gianni Ferrari; il programma può essere scaricato<br />
gratuitamente e consente di comporre la maggior parte di<br />
questi tipi di disegno:<br />
www.gnomonicaitaliana.vialattea.net/softwaregnom2.htm<br />
Le immagini possono essere spedite da scansionare, operazione<br />
a cui provvederà l’impaginatore o il redattore che le ha<br />
ricevute.<br />
Si deve evitare che le fotografie riportino dati digitali in<br />
sovraimpressione a meno che questi particolari siano esclusi<br />
dal taglio dell’impaginazione.<br />
Sono anche da evitare le cornici inserite direttamente in un<br />
disegno poiché, se necessarie, saranno introdotte e dimensionate<br />
dall’impaginatore.<br />
Si sconsiglia di numerare i disegni inserendo un carattere<br />
numerico nello stesso. In genere i disegni vengono numerati<br />
tramite la didascalia oppure, se questa non è prevista, tramite<br />
un numero sovraimpresso nel quadro dell’immagine.<br />
Questa operazione di numerazione avviene con l’impaginazione<br />
per uniformare dimensione e stile della numerazione.<br />
I numeri inseriti dall’autore apparirebbero di stile diverso<br />
rispetto agli altri articoli ma anche differenti in dimensione,<br />
conseguentemente al diverso ingrandimento che possono<br />
avere le immagini nell’impaginazione.<br />
Viceversa si consiglia di utilizzare il numero di immagine nel<br />
nome dei files e di non utilizzare nomi riferiti ai contenuti: es.:<br />
fig1.jpg e non: gitaaTindari.jpg<br />
È auspicabile che tutte le immagini abbiano una didascalia. I<br />
testi delle didascalie possono essere riportati alla fine del<br />
testo dell’articolo e riferiti al numero di figura.<br />
Se la provenienza delle immagini richiede un’autorizzazione<br />
alla riproduzione, è necessario che l’autore provveda a procurarsi<br />
tale permesso interpellando la fonte e sia in grado di<br />
documentarlo alla redazione. La redazione è volentieri disponibile<br />
a fornire copie in omaggio della rivista ai proprietari delle<br />
immagini che le richiedessero in cambio di questo permesso.<br />
L’autore può quindi agire consapevole di questa disponibilità.<br />
Rubriche<br />
Arte, Materiali e Tecniche, Mario Arnaldi,<br />
marnaldi@libero.it<br />
Curiosità Gnomoniche, Nicola Severino,<br />
nicolaseverino@libero.it<br />
Dalle Mailing-List, Umberto Fortini, yvega@tin.it<br />
Didattica, Alberto Nicelli, a.nicelli@tiscali.it<br />
Effemeridi, Paolo Albéri Auber, ingauber@tin.it<br />
Eventi, Fabio Garnero, f.garnero@tiscalinet.it<br />
Invito alla Visita, Fabio Garnero, f.garnero@tiscalinet.it<br />
La <strong>Gnomonica</strong> nel WEB, Diego Bonata,<br />
dibonata@libero.it<br />
Motti Latini, Alessandro Gunella,<br />
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La Posta, Nicola Severino, nicolaseverino@libero.it<br />
Profili, Alessandro Gunella, agunellamagun@virgilio.it<br />
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I Quiz, Alberto Nicelli, a.nicelli@tiscali.it<br />
Rassegna Stampa, Andrea Costamagna,<br />
andreacostamagna@tiscalinet.it<br />
Recensioni, Gianni Ferrari, gf_merid@virgilio.it<br />
Recensioni Software, Diego Bonata, dibonata@libero.it e<br />
Umberto Fortini, yvega@tin.it<br />
Soli et Artis Opus, Mario Arnaldi, marnaldi@libero.it<br />
Sorrisi e Gnomoni, Giacomo Agnelli,<br />
agnelbs@numerica.it