17.06.2013 Views

Anno II, n. 5 - giugno 2003 - Gnomonica Italiana

Anno II, n. 5 - giugno 2003 - Gnomonica Italiana

Anno II, n. 5 - giugno 2003 - Gnomonica Italiana

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

Spedizione in abbonamento postale 45% - Milano Art. 2 - Comma 20B - Legge 662/96 - 10, 00 €<br />

Rivista di Storia, Arte,<br />

Cultura e Tecniche degli<br />

Orologi Solari<br />

<strong>Anno</strong> <strong>II</strong>, n. 5 - <strong>giugno</strong> <strong>2003</strong><br />

In questo numero: Paolo Albèri Auber Misurare la declinazione di una parete - Alessandro Gunella e Alberto Nicelli Un libro di<br />

Oronzio Fineo astrologo ed una polemica sulla suddivisione delle case celesti e sulle ore ineguali- Fabio Savian Orologi bifilari sulla<br />

cosustilare e con fili negativi - Silvano Bianchi Scomparsi ma non troppo - Nicola Severino Le meridiane a camera oscura di<br />

Pizzofalcone a Napoli e di Piedimonte Matese - Gianni Ferrari e Robert Hough Un pratico modulo per il calcolo rapido dei dati del<br />

Sole - Gianni Ferrari La proiezione della meridiana equatoriale e le meridiane analemmatiche - Alessandro Gunella Il quadrante analemmatico<br />

- Mario Arnaldi Orologi solari medievali a ‘tutto tondo’ - origine e diffusione nei secoli X<strong>II</strong> - XV - Diego Bonata La meridiana<br />

del Millennio. Q.S. Lunisolare a Tempo Vero Locale dell’Osservatorio Astronomico delle Alpi Orobiche - Riccardo Anselmi L’orologio<br />

solare verticale - Marco Rossi Iperboli diurne coi fasci proiettivi - Daniele Bellio Tempo vero e tempo medio. L’equazione del tempo


Rivista di Storia, Arte, Cultura e Tecniche<br />

degli Orologi Solari<br />

fondata da Nicola Severino<br />

Registrazione al Tribunale di Monza<br />

n°1574 del 2 marzo 2002<br />

CGI - Coordinamento Gnomonico Italiano<br />

WEB: www.gnomonicaitaliana.vialattea.net<br />

Mailing-List:<br />

http://groups.yahoo.com/group/<br />

gnomonicaitaliana/<br />

Editore: Grafiche ATA<br />

Paderno Dugnano (MI)<br />

Direttore responsabile: Osvaldo Tagliabue<br />

Redazione: cgi-rivista@yahoogroups.com<br />

Mario Arnaldi, Diego Bonata,<br />

Andrea Costamagna, Gianni Ferrari,<br />

Umberto Fortini, Fabio Garnero,<br />

Alessandro Gunella, Lucio Maria Morra,<br />

Alberto Nicelli, Giovanni Paltrinieri,<br />

Gian Carlo Rigassio,<br />

Fabio Savian, Nicola Severino<br />

Hanno collaborato a questo numero:<br />

Giacomo Agnelli, Paolo Albèri Auber,<br />

Riccardo Anselmi, Mario Arnaldi,<br />

Daniele Bellio, Silvano Bianchi,<br />

Diego Bonata, Andrea Costamagna,<br />

Gianni Ferrari, Fabio Garnero,<br />

Robert Hough, Alessandro Gunella,<br />

Lucio Maria Morra, Alberto Nicelli,<br />

Marco Rossi, Fabio Savian, Nicola Severino<br />

Stampa: Grafiche ATA<br />

Paderno Dugnano (MI)<br />

tiratura 350 copie,<br />

stampa su carta riciclata ecologica<br />

I manoscritti, le fotografie, i disegni le pubblicazioni o altro<br />

materiale inviati alla redazione o all’editore non saranno<br />

restituiti salvo precedenti accordi specifici.<br />

La redazione e l’editore declinano ogni responsabilità per i<br />

danni di qualunque tipo che dovessero essere provocati da<br />

eventuali applicazioni dei metodi, delle teorie e dei dati<br />

numerici presenti negli articoli pubblicati.<br />

Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questa<br />

pubblicazione può essere riprodotta o trasmessa in nessun<br />

modo, elettronico o meccanico, incluse fotocopie, senza<br />

l’autorizzazione scritta della redazione.<br />

Le notizie e i materiali riguardanti le rubriche possono<br />

essere inoltrati direttamente al curatore della rubrica.<br />

sommario<br />

2<br />

5<br />

6<br />

13<br />

14<br />

19<br />

21<br />

22<br />

26<br />

28<br />

29<br />

30<br />

36<br />

37<br />

39<br />

41<br />

48<br />

51<br />

52<br />

54<br />

55<br />

57<br />

59<br />

63<br />

Misurare la declinazione di una parete<br />

Paolo Albèri Auber<br />

La Posta, Nicola Severino<br />

Un libro di Oronzio Fineo astrologo ed una<br />

polemica sulla suddivisione delle case celesti<br />

e sulle ore ineguali<br />

Alessandro Gunella e Alberto Nicelli<br />

Speciale Seminario, Fabio Savian<br />

Orologi bifilari sulla cosustilare e con fili<br />

negativi<br />

Fabio Savian<br />

Scomparsi ma non troppo<br />

Silvano Bianchi<br />

Solis et Artis Opus, Mario Arnaldi<br />

Le meridiane a camera oscura di<br />

Pizzofalcone a Napoli e di Piedimonte<br />

Matese<br />

Nicola Severino<br />

Arti, materiali e tecniche, Mario Arnaldi<br />

Un pratico modulo per il calcolo rapido dei<br />

dati del Sole<br />

Gianni Ferrari e Robert Hough<br />

Eventi, Fabio Garnero<br />

La proiezione della meridiana equatoriale e<br />

le meridiane analemmatiche<br />

Gianni Ferrari<br />

Statistiche, Lucio Maria Morra<br />

Il quadrante analemmatico<br />

Alessandro Gunella<br />

Recensioni, Gianni Ferrari<br />

Orologi solari medievali a ‘tutto tondo’ -<br />

origine e diffusione nei secoli X<strong>II</strong> - XV<br />

Mario Arnaldi<br />

La meridiana del Millennio. Q.S. Lunisolare<br />

a Tempo Vero Locale dell’Osservatorio<br />

Astronomico delle Alpi Orobiche<br />

Diego Bonata<br />

Sorrisi e Gnomoni, Giacomo Agnelli<br />

L’orologio solare verticale<br />

Riccardo Anselmi<br />

Rassegna Stampa, Andrea Costamagna<br />

Iperboli diurne coi fasci proiettivi<br />

Marco Rossi<br />

I quiz, Alberto Nicelli<br />

Tempo vero e tempo medio. L’Equazione<br />

del Tempo<br />

Daniele Bellio<br />

Curiosità gnomoniche, Nicola Severino


Abbonamenti<br />

La rivista si sorregge esclusivamente con gli abbonamenti<br />

pertanto il tuo interesse per <strong>Gnomonica</strong><br />

<strong>Italiana</strong>, oltre che gradito, è la condizione di<br />

sostentamento e di sviluppo della rivista.<br />

Puoi abbonarti tramite un comune bollettino<br />

postale versando 30, 00 € sul cc 15842768 intestato<br />

a:<br />

Grafiche ATA di Seregni Ernesto<br />

<strong>2003</strong>7 Paderno Dugnano (MI)<br />

causale: abbonamento a <strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />

per un anno (3 numeri)<br />

BILANCIO 1° ANNO EDITORIALE<br />

Entrate<br />

223 abbonamenti 6690,00<br />

7 abbonamenti esteri 245,00<br />

interessi attivi su cc postale 25,29<br />

Totale 6960,29<br />

Uscite<br />

spese cc postale 121,90<br />

imposte bollo 46,48<br />

costo tipografico n° 2 1720,00<br />

costo tipografico n° 3 1810,00<br />

costo tipografico n° 4 2000,00<br />

spese gestione libri 180,00<br />

IVA 27,78<br />

ammortamento spese iniziali 1054,13<br />

Totale 6960,29<br />

Spese iniziali per l’avviamento della testata<br />

e la stampa del n°1<br />

costo tipografico n°1 2480,00<br />

costi legali-amministrativi 1120,00<br />

Totale 3600,00<br />

ammortamento 1° anno 1054,13<br />

In copertina: San Giovanni Evangelista tiene fra le mani<br />

l’orologio solare della cattedrale di San Lorenzo a Genova.<br />

(foto, Mario Arnaldi)<br />

Quarta di copertina: editto di Firenze con cui si adotta il<br />

Calendario Gregoriano<br />

n° 5 - Giugno <strong>2003</strong><br />

1<br />

Il Bilancio di <strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />

Con l’edizione del numero 4 di <strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong> si è<br />

concluso il primo anno editoriale della rivista, vi propongo<br />

quindi alcune notizie riguardanti la gestione economica e il<br />

relativo bilancio.<br />

Il primo anno ha visto l’edizione di 4 numeri, uno in più di<br />

quanto sarà l’uso editoriale degli anni successivi, in quanto<br />

il numero 1 è servito per presentazione alla comunità degli<br />

gnomonisti e quindi per avviare questa ‘impresa’.<br />

Ricordo il meccanismo di finanziamento della rivista: grazie<br />

al nostro tipografo ed editore, le Grafiche ATA, possiamo<br />

gestire la pubblicazione senza aver dovuto istituire una<br />

apposita ragione sociale, con i costi e gli impegni organizzativi<br />

che ne sarebbero derivati. Tutti i proventi giungono quindi<br />

all’editore tramite gli abbonamenti; questi provvede ad<br />

impiegarli totalmente per stampare la rivista sulle indicazioni<br />

della redazione di CGI e fornisce copia dell’estratto<br />

conto postale per le verifiche e per poter compilare un bilancio<br />

della testata (sono esclusi dal conto postale 7 abbonamenti<br />

esteri che arrivano come rimesse dirette all’editore). Il<br />

nostro bilancio risulta quindi molto semplice, come illustrato<br />

nel riquadro a lato.<br />

L’ammortamento indicato in bilancio è una quota dei costi<br />

sopportati per organizzare la rivista (il costo tipografico del<br />

numero 1, la registrazione in Tribunale, la consulenza legale-amministrativa<br />

che è stata necessaria alle Grafiche ATA<br />

per mettersi in condizioni di operare come editore della<br />

nostra testata) e sono assorbiti (ammortamento) in 3 anni<br />

per evitare di dover affrontare l’intera cifra al primo anno e<br />

quindi diminuire la qualità della rivista (colore e numero di<br />

pagine).<br />

I 230 abbonamenti sono sufficienti a produrre la rivista<br />

come è oggi, ossia con la qualità grafica stabilizzata con il<br />

numero 4, e proseguire l’ammortamento con i successivi due<br />

anni editoriali. Ultimato l’ammortamento, si potrà anche<br />

proseguire con progetti accessori, già presi in cosiderazione,<br />

quali: il numero delle pagine, la porzione di pagine a colori,<br />

l’inserimento di un CD con programmi o opere, ecc.<br />

Gli abbonamenti sono in realtà alcuni in più dei 230 citati<br />

poichè altri abbonamenti si sono aggiunti dopo la chiusura<br />

del bilancio, ossia dopo la pubblicazione del numero 4.<br />

La tiratura è stabilizzata attorno alle 320 copie per accontentare<br />

nuove richieste di abbonamento, spedire la copia di<br />

cortesia agli indirizzi segnalati dagli autori, mandare delle<br />

copie a redazioni o altri soggetti coinvolti; in particolare la<br />

rivista viene spedita gratuitamente a 16 nominativi:<br />

Margherita Hack, Osvaldo Tagliabue (il nostro direttore<br />

responsabile), Corrado Lamberti (direttore Le Stelle),<br />

Adrian Rodriguez (negozio di Roma dedicato agli orologi<br />

solari che ci fa della pubblicità), la Biblioteca Centrale<br />

Nazionale di Roma, la Biblioteca Marucelliana Nazionale<br />

Centrale di Firenze, l’Osservatorio Astrofisico di Arcetri e<br />

a 9 responsabili nazionali della gnomonica all’estero:<br />

Canada, Stati Uniti, Olanda, Germania, Francia,<br />

Austria, Spagna, Cataloña, Regno Unito. la Biblioteca -<br />

Istituto Museo di Storia della Scienza di Firenze, che pure<br />

godeva di questo privilegio ha invece deciso di abbonarsi.<br />

Gli abbonati stranieri sono così suddivisi: 2 in Svizzera<br />

(Canton Ticino), 1 in Belgio, 1 in Germania, 1 in Austria<br />

e 2 in Spagna.<br />

Fabio Savian


H<br />

o consultato tutto il materiale di cui<br />

dispongo per cercare tra i vari metodi di<br />

determinazione della declinazione-parete<br />

quello che vado ad esporre: non c’è stato verso di trovarlo.<br />

Occorre tener presente però che la letteratura riguardante<br />

la gnomonica è vastissima, di conseguenza è<br />

quasi certo che questo metodo sia stato già proposto.<br />

Oltre a ciò è noto che i metodi proposti, oggidì, sono<br />

veramente tanti. Ciononostante mi accingo a parlarne<br />

ai lettori di ‘<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong>’ perchè mi sembra che<br />

valga la pena di completare i repertori della gnomonica<br />

moderna.<br />

Dato che il limite principale di questo metodo è costituito<br />

dal vincolo ad effettuare la misura ad un certo<br />

istante della giornata, preciso subito che, personalmente,<br />

preferisco di gran lunga i metodi che permettono, al<br />

contrario, di poter lavorare in qualsiasi istante, ad esempio<br />

il metodo della ‘tavoletta’.<br />

I pregi di questo metodo sono, infatti, la semplicità e<br />

l’affidabilità le quali danno luogo, così a me è sembrato,<br />

a maggior precisione.<br />

Un metodo di misura che non può risentire né della<br />

rifrazione né del problema della penombra.<br />

H<br />

<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />

Misurare la declinazione<br />

di una parete<br />

Questo metodo si basa sulla lettura dell’ ‘ora in cui il<br />

raggio solare giace sul piano verticale perpendicolare al<br />

piano sotto misura’: allo scopo di risparmiare, nel prosieguo,<br />

sia a me stesso che ai lettori questa lunga definizione,<br />

mi prenderei la enorme responsabilità di battezzare<br />

quest’ora ‘ora della parete’ (fig. 1).<br />

In effetti si tratta di un caso particolarissimo del metodo<br />

della ‘tavoletta’: quello in cui l’ ‘elongazione’ nel<br />

senso orizzontale del punto ombra vale ‘0’ (zero).<br />

Se disporremo di una linea verticale sul muro in esame,<br />

ci sarà un momento in cui l’ombra del cateto di una<br />

squadra da disegno (meglio se due come vedremo)<br />

sistemata opportunamente si troverà ad essere parallela<br />

alla stessa linea verticale; basterà allora leggere l’ora (l’<br />

‘ora della parete’ appunto) e calcolare l’azimut dei raggi<br />

solari, esso sarà anche l’azimut della parete.<br />

di Paolo Albéri Auber<br />

2<br />

Espongo subito vantaggi e svantaggi di questo metodo,<br />

così il lettore potrà regolarsi se proseguire la lettura o<br />

passare a cose più interessanti.<br />

Vantaggi<br />

- grande precisione del metodo dato che non richiede:<br />

* né un’apparecchiatura sofisticata e soggetta a inconvenienti<br />

* né la lettura di un dato geometrico sulla parete<br />

ossia né angoli né misure di lunghezza , bensì solo la<br />

lettura di un’orologio in corrispondenza del verificarsi<br />

di un evento molto ben definito.<br />

- quando si usino due squadretti al posto di uno la<br />

penombra non avrà alcuna importanza dato che si evidenzierà<br />

simmetricamente sui due contorni (fig. 2).<br />

- quand’anche la parete sia inclinata (sfuggente o stra-<br />

fig. 1 L’ombra di un ortostilo sarà verticale nell’istante<br />

dell’ ‘ora della parete’


fig. 2 Verso la punta degli squadretti l’ombra potrebbe<br />

perdere nitidezza, ma in modo simmetrico<br />

piombante che sia) la misura non ne sarà inficiata, in<br />

quanto lavoriamo in situazione di ortogonalità: la parete<br />

potrebbe benissimo essere inclinata, e di tanto …non<br />

farebbe nessuna differenza; l’inclinazione andrà, ovviamente,<br />

valutata a parte.<br />

- Il materiale necessario per portare a buon fine questa<br />

misura è veramente di facile reperibilità: basta guardarsi<br />

intorno a casa vostra e troverete quanto vi serve.<br />

- Il metodo non risente della rifrazione (questo è un<br />

vantaggio in comune con tutti gli altri metodi che utilizzano<br />

l’Azimut)<br />

Svantaggi<br />

Si è legati, per la misura ad un istante particolare della<br />

giornata, che, per ovvi motivi, non si può conoscere in<br />

anticipo; uno svantaggio relativo perchè facendo una<br />

valutazione approssimativa dell’orientamento (ad esempio<br />

con una bussola) si può calcolare all’incirca l’ora in<br />

cui si verificherà l’evento (si tratta come detto sopra<br />

dell' ‘ORA DELLA PARETE’: più avanti, in questo<br />

stesso articolo propongo la formula per il suo calcolo).<br />

Anche il metodo del mezzogiorno vero è legato ad un<br />

istante preciso della giornata; ed esso è, a quanto ho<br />

sentito, piuttosto in voga.<br />

Il metodo dell’ ‘ora della parete’<br />

Veniamo ora alla descrizione del metodo:<br />

1. Con una buona livella a bolla si traccia una linea verticale,<br />

ad esempio con una matita, in modo da poterla,<br />

volendo anche cancellare (fig. 3).<br />

n° 5 - Giugno <strong>2003</strong><br />

3<br />

2. Procurati due squadretti (meglio: non isoscele 45°-<br />

45°, ma bensì 30°-60°) essi vengono fissati alla livella<br />

con due morsetti da falegname in modo che il cateto<br />

minore di ogni squadra possa risultare, poi nell’uso,<br />

ben aderente alla parete, assieme alla livella; si appoggia<br />

il tutto su di un sostegno semi-fisso (ad esempio :uno<br />

stendi-biancheria pieghevole da terrazza farà proprio al<br />

caso nostro, perchè consente la proiezione delle ombre<br />

verso il basso) poi con un po’ di pazienza si cerca l'orizzontalità<br />

della livella (vedi fig. 4).<br />

L’orologio va tenuto a disposizione (in effetti è l’unico<br />

strumento di misura di cui si fa uso).<br />

3. A questo punto non c’è che da aspettare che si verifichi<br />

la verticalità delle due ombre dei due cateti lunghi<br />

delle squadre (in effetti si può fare il tutto con uno<br />

squadretto singolo, ma si perde quel tanto di simmetria<br />

che rende il metodo così semplice e affidabile); a quell’istante<br />

si legge l’orologio e il gioco è fatto (vedi fig. 5).<br />

Debbo fare una precisazione: mi riferisco, in avanti, al<br />

caso di un neofita di gnomonica che, per di più, non<br />

disponga di nessun mezzo di calcolo programmato.<br />

Ecco ora i conteggi:<br />

1. Occorre risalire all’ora solare locale (cosa che andrebbe,<br />

ad esempio, comunque fatta, all’incontrario, nel<br />

caso del metodo del mezzogiorno vero, che è il metodo<br />

più elementare conosciuto).<br />

fig. 3 Il tracciamento della linea verticale


Qui di seguito il calcolo (fra parentesi<br />

un caso particolare, a titolo di<br />

esempio)<br />

(I dati geografici:<br />

la latitudine: ϕ = 45.642°<br />

la longitudine: λ = -13.772°<br />

la data: 9 luglio 2002<br />

la lettura dell’orologio: 15 h 12 m 52 s =<br />

15.214 h)<br />

Occorre togliere dall’ora letta sul<br />

cronometro i seguenti valori:<br />

- L’equazione del tempo, da rilevarsi<br />

da tabulati - valori medi - o effemeridi<br />

annuali se si vuole essere più precisi,<br />

meglio se relative all’ora effettiva<br />

di misura, sarebbe un numero positivo in febbraio e<br />

negativo in novembre, tanto per intendersi;<br />

(equazione del Tempo: 5 m 10.8 s = 0.086 h)<br />

- La costante di correzione del fuso orario, un numero<br />

positivo per chi sta ad ovest del meridiano centrale del<br />

nostro fuso,<br />

(correzione d. fuso:<br />

(15 - 13.772) * 4 / 60 = 0.082 h)<br />

per ottenere l'ora solare.<br />

( 15.214<br />

- 1.00 ora legale<br />

- 0.086 equazione del tempo<br />

- 0.082 correzione fuso orario<br />

14.046 ora solare locale)<br />

2 - Occorre applicare la seguente formula dell’Azimutparete<br />

(AzP); si tratta di una formula ben nota nel<br />

campo gnomonico<br />

<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />

fig. 4 La semplicissima apparecchiatura in posizione con l’orologio in vista<br />

fig. 5 L’ombra dei due cateti lunghi è verticale; siamo nell’istante dell’ ‘ora<br />

della parete’<br />

4<br />

dove δ è la declinazione Solare del giorno della misura<br />

(se volete una misura molto precisa dovrete procurarvi<br />

la declinazione relativa all’ora della misura e non genericamente<br />

del giorno-mezzodì o peggio mezzanotte,<br />

come in certe effemeridi)<br />

(declinazione del Sole: δ= 22.34°)<br />

ϕ è la latitudine geografica del sito della misura<br />

(latitudine geografica: ϕ= 45.462°)<br />

H è l’angolo orario che otterrete dall’ora solare calcolata<br />

prima (togliere, come visto più sopra, equazione del<br />

tempo e costante del fuso) facendo riferimento alla culminazione;<br />

assegnando un segno positivo alle ore del<br />

pomeriggio e negativo a quelle del mattino otterrete<br />

Azimut-parete positiva per parete orientata a Ovest e<br />

negativa per parete orientata a Est<br />

( 14.046<br />

- 12.00 cambiamento di origine<br />

2.046 h<br />

2.046 * 15 = 30.69°: valore angolare di H)<br />

Applicando la formula per AzP si<br />

ottiene l’Azimut-parete (AzP=<br />

57.31°)<br />

L’ ‘ora della parete’<br />

L’angolo orario corrispondente all’istante<br />

in cui l’ombra dell’ortostilo è<br />

verticale si può calcolare, in un calcolo<br />

inverso, partendo dall’azimutparete,<br />

conoscendo la latitudine geografica<br />

e la declinazione Solare.<br />

Sarebbe la funzione inversa di quella<br />

sopra-esposta che calcola l’azimut a<br />

partire dall’angolo orario. Questo<br />

particolare angolo orario l’ ‘ora della<br />

parete’ andrà cercato fra le soluzioni<br />

dell’equazione


Spettabile Redazione,<br />

esplicitando:<br />

Attenzione: l’angolo orario così ottenuto va riportato<br />

all’ ‘origine’ per noi consueta, la mezzanotte, e in più<br />

corretto con equazione del tempo e correzione del fuso<br />

per confrontare il risultato con i nostri orologi.<br />

Sarà bene sottolineare anche che la formula non entra<br />

nel metodo esposto; viene riportata per completezza ed<br />

inoltre per la valutazione preliminare, e approssimativa,<br />

Bibliografia:<br />

n° 5 - Giugno <strong>2003</strong><br />

La Posta<br />

Nicola Severino, via Lazio, 9 - 03030 Roccasecca (FR) - nicolaseverino@libero.it<br />

recentemente in seguito a una ricerca in<br />

Internet ho trovato l’immagine del mosaico<br />

di Brading, nell’Isola di Wight in<br />

Inghilterra, che avevo brevemente descritto<br />

nel mio articolo “Una delle più antiche<br />

raffigurazioni di una meridiana” pubblicato<br />

sul n. 3 di <strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong>.<br />

L’immagine è stata inserita nella Gallery<br />

del sito<br />

http://www.bradingromanvilla.org.uk/<br />

mosaic.html#1<br />

BRAZZI ANGELO, Alcuni semplici metodi per la determinazione<br />

della declinazione di una superficie, in «Astronomia»,<br />

N°2, Aprile - <strong>giugno</strong> 1987<br />

FERRARI GIANNI, Relazioni e formule per lo studio delle<br />

meridiane piane, Modena, 1998<br />

5<br />

solo negli ultimi mesi.<br />

Forse l’immagine può interessare i lettori a<br />

completamento dell’articolo pubblicato o<br />

anche soltanto perchè mostra una immagine<br />

del 4° secolo di una meridiana.<br />

Come si può vedere il mosaico è abbastanza<br />

grossolano sia nella composizione<br />

che nel disegno e la meridiana è appena<br />

riconoscibile.<br />

Gianni Ferrari<br />

dell’ora della parete. Aggiungerei anche che una discussione<br />

approfondita di questa formula ci porterebbe<br />

all’analisi dei valori di Azimut ‘permessi’ alle varie latitudini<br />

e, per ogni latitudine, alle varie declinazioni, ma<br />

sarebbe una discussione fuoritema.<br />

Conclusioni<br />

Concludendo il metodo mi sembra molto semplice,<br />

affidabile e preciso; lo consiglierei, ad un gnomonista<br />

neofita, per farsi un po’ di pratica con equazione del<br />

tempo ecc. Per motivi, ovviamente, molto diversi lo<br />

consiglierei anche ad uno gnomonista esperto, qualora<br />

abbia, eventualmente, dubbi sulle misure fatte da lui<br />

stesso con altri metodi, e, principalmente, come è capitato<br />

a me, per collaudare una propria apparecchiatura<br />

e/o una propria metodica di tipo diverso.<br />

Al momento di passare il manoscritto a ‘<strong>Gnomonica</strong><br />

<strong>Italiana</strong>’ vengo a conoscenza che un metodo diverso,<br />

ma basato sullo stesso principio, era stato proposto, già<br />

nell’87 dal collega Angelo Brazzi (vedi bibliografia).<br />

Il metodo richiede un calcolo non elementare se fatto a<br />

mano: è comprensibile che non si sia adeguatamente<br />

diffuso dato che all’epoca (1987) l’uso del computer<br />

non era così comune come lo è oggi.


L<br />

<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />

Un libro di Oronzio Fineo<br />

astrologo ed una polemica sulla<br />

suddivisione delle case celesti e<br />

sulle ore ineguali<br />

L<br />

a cosiddetta Astrologia Giudiziaria era la<br />

parte dell’Astrologia che si preoccupava di<br />

fare materialmente gli oroscopi, cioè di tirare<br />

le conseguenze della posizione reciproca dei pianeti,<br />

a differenza della Astrologia ‘tecnica’ (o sistematica),<br />

che curava gli aspetti astronomici del problema, fornendo<br />

quindi, per così dire, la materia prima.<br />

Un libro del 1508, Margaritha Philosophica, individua<br />

addirittura cinque o sei suddivisioni:<br />

la prima parte si interessa dei principi<br />

generali, la seconda delle rivoluzioni<br />

grandi e di quelle annuali; la terza<br />

disserta e giudica sulla data di nascita<br />

delle persone; la quarta considera<br />

le domande; la quinta spiega le scelte.<br />

Qualcuno aggiunge una sesta parte<br />

che spiega la costruzione d’immagini<br />

e l’attività.<br />

Per emettere gli oroscopi l’operatore ricorreva a misteriose<br />

pratiche, e si rifaceva a testi di vario genere, derivati<br />

da varie culture: valgano per tutti Arato, con il suo<br />

Poema degli Astri, Manilio, Tolomeo con il suo<br />

Tetrabiblos, Al Kindi, Alcabitius, la cui opera era nota<br />

in Europa grazie alla traduzione trecentesca di Jean de<br />

Saxe, e altri… Anche Cicerone era coinvolto, perché si<br />

era interessato di Arato. Alcuni di tali testi, come quello<br />

di Manilio, sono giunti a noi solo grazie al ‘circuito’<br />

dei maghi astrologi, perché la Letteratura ufficiale li ha<br />

ignorati.<br />

Probabilmente questa è stata l’unica ‘Scienza’ che non<br />

ha subito una eclisse durante tutto il Medioevo. Per il<br />

‘mago’ non c’erano frontiere, né materiali, né di cultu-<br />

di Alessandro Gunella<br />

e Alberto Nicelli<br />

6<br />

ra, né di religione: aveva le porte aperte dappertutto.<br />

Anche il Papa, intorno al 1300, aveva il suo astrologo di<br />

fiducia (Profacio, che era un ebreo di cultura araba).<br />

Il periodo a cavallo dell’anno 1500 vede una ‘esplosione’<br />

dell’astrologia, probabilmente in relazione alla diffusione<br />

dei testi a stampa. Il testo dell’Alcabizio gode di<br />

una fama notevole, e di una quarantina di edizioni. Non<br />

si fa nulla che non sia corroborato<br />

dalla previsione astrologica.<br />

Un esempio: nella prolusione per l’inizio<br />

dell’<strong>Anno</strong> accademico<br />

dell’Università di Padova dell’anno<br />

1506, l’oratore Bartolomeo<br />

Vespucci proclama che la professione<br />

di medico non può essere esercitata<br />

seriamente se non si conosce il<br />

moto dei pianeti. Sono gli anni in<br />

cui vengono pubblicati i cosiddetti<br />

‘calendrier des bergers’, fogli di aspetto simile al nostro<br />

‘barbanera’, in cui si indicano, giorno per giorno, le ore<br />

in cui gli astri permettono al medico di fare un salasso,<br />

somministrare una purga, ecc..<br />

Pur guardando con ironia la materia, si invita il lettore<br />

a non trascurarla: nel nostro inconscio sopravvive l’eredità,<br />

trasmessa alla nostra cultura da tale visione del<br />

mondo, sul nostro modo di pensare, di muoverci, di<br />

parlare, di trattare con il prossimo.<br />

Un esempio tipico sono i nomi dei giorni della settimana:<br />

durante tutto l’alto Medioevo la Chiesa si era sforzata<br />

di imporre i ‘suoi’ nomi ai giorni (prima feria,<br />

secunda feria, tertia feria, ecc..), registrando l’insuccesso<br />

più totale. Lunedì, Martedì, ecc.. hanno avuto il


sopravvento; nomi derivati dalla suddivisione astrologica<br />

dei giorni, e dalla dedica di ciascuno ad un ìpianeta<br />

protettore’; pratica proveniente da astrologi alessandrini<br />

e greci, corroborata, in modo indiretto e involontario,<br />

dalla suddivisione settimanale introdotta da immigrati<br />

ebrei e cristiani, e comunque da genti del<br />

Mediterraneo orientale, e adottata da certi ambienti<br />

romani dal 2° secolo in poi. Il ricco Romano che credeva<br />

all’astrologo si asteneva da qualsiasi attività nel<br />

giorno dedicato a Saturno, pianeta infausto. Ed ecco<br />

inventato il riposo settimanale anche per gli europei.<br />

Che poi non tutti i nomi siano rimasti nella cultura latina,<br />

e per Sabato e Domenica sia stata data la preferenza<br />

a nomi più cristiani, è quasi un caso: nella lingua<br />

inglese sono rimasti i nomi originari Saturday e Sunday.<br />

E in Piemonte si imbottigliava il vino, ci si tagliavano i<br />

capelli e si seminava l’insalata solo in certe fasi della<br />

Luna…<br />

L’Astrologia giudiziaria aveva bisogno del supporto<br />

dell’Astronomo, proprio per individuare le ricorrenze<br />

che questa ‘Scienza’ invocava. Abbiamo sentito tutti di<br />

congiunzioni, quadrature, trigoni ecc.. relativi alle posizioni<br />

reciproche dei pianeti; ma erano eventi che non<br />

capitavano sovente (c’era anche chi se li inventava), e<br />

bisognava avere qualcosa di più disponibile, che succedesse<br />

tutti i giorni, possibilmente più volte al giorno.<br />

Ecco allora la suddivisione del cielo in 12 ‘case’ e quella<br />

del giorno in ‘ore ineguali’ o planetarie. Per chi non è<br />

al corrente delle segrete cose della materia, cerco di<br />

spiegare di che cosa si tratta, aggiungendo qualche divagazione.<br />

Cominciamo dalle Case: sappiamo che il cielo ha un<br />

moto apparente intorno a noi, che avviene in un poco<br />

meno di 24 ore, con le note eccezioni dei moti del Sole<br />

e della Luna, e di quello degli altri pianeti.<br />

L’Astronomia dell’epoca individua il cosiddetto ottavo<br />

cielo (o nono, vai a metterli d’accordo; qualcuno ne<br />

contava addirittura 72), una superficie sferica dove<br />

stanno le stelle fisse, ed i cieli sottostanti, dove si muovono<br />

le stelle mobili: i pianeti. Anche il Sole è un pianeta,<br />

perché è mobile.<br />

L’astrologo ritiene che sia importante sapere per esempio<br />

quale punto di eclittica sia sull’orizzonte, o sul meridiano,<br />

al momento in cui accade qualche evento, come<br />

una nascita, un matrimonio, ecc.. oppure in che punto<br />

del cielo si trovi ciascun pianeta in quel momento.<br />

Poiché non riesce ad essere abbastanza preciso, ha suddiviso<br />

l'intera sfera celeste in 12 spicchi (meglio ‘fusi’)<br />

limitati da cerchi massimi ideali, formanti fascio con<br />

orizzonte locale e meridiano. Ogni spicchio è una ‘Casa<br />

n° 5 - Giugno <strong>2003</strong><br />

7<br />

celeste’, e Sole Luna eccetera devono essere posizionati<br />

dentro una di tali case, perché l’Astrologo possa<br />

esprimersi: ci sono delle case importanti, e altre meno,<br />

alcune fauste ed altre infauste, ecc...<br />

La numerazione delle case va al contrario del moto<br />

apparente del cielo; la prima casa comincia ad Est, ma<br />

scende ‘dietro’, verso i punti del cielo ancora notturni.<br />

Sei case sono sotto l’orizzonte, e le sei successive sono<br />

sopra, da Ovest verso Est. Il punto d’inizio, l’orizzonte<br />

orientale, è detto ‘oroscopo’, cioè ‘luogo in cui si vede<br />

sorgere’.<br />

Sul modo di suddividere il cielo ovviamente non c'è<br />

accordo; ognuno vuol dire la sua, ed ognuno è depositario<br />

della ‘verità’: scoppiano, proprio a cavallo dei<br />

primi anni del ’500, polemiche e battibecchi fra le varie<br />

‘Scuole’. Spulciando qua e là, emerge che si era arrivati<br />

al coinvolgimento personale, all’insulto se non alle<br />

mani, fra i sostenitori delle varie tesi: che poi all’epoca<br />

erano sostanzialmente due, con qualche piccolo strascico<br />

di idee e reminiscenze più antiche.<br />

Campanus de Novara, matematico ed astronomo di<br />

indubbie capacità, vissuto fino intorno al 1290, aveva<br />

contribuito ad introdurre in Occidente l’Astronomia<br />

tolemaica e la Geometria di Euclide, recuperandole dai<br />

testi arabi: restando al nostro argomento più ristretto,<br />

per lui la suddivisione del cielo in 12 fusi doveva essere<br />

fatta con dei piani (che diventavano dei cerchi massimi,<br />

per chi considerava la sfera celeste) passanti per i punti<br />

Sud e Nord dell’orizzonte locale, che suddividevano in<br />

12 archi uguali il Primo Verticale. Tesi non del tutto<br />

nuova, che riprendeva il pensiero dell’Alcabitius e di<br />

altri più antichi.<br />

Johann Muller, detto Regiomontanus, anche lui matematico<br />

di fama vissuto nel ’400, innovatore per molti versi,<br />

e anticipatore del Rinascimento europeo, aveva proposto<br />

una variante nella suddivisione delle case, facendo<br />

passare i cerchi massimi per i punti di suddivisione in<br />

parti uguali dell’Equatore celeste. Fineo scrive che lo<br />

aveva fatto solo per il gusto di contraddire il Campanus;<br />

poiché alcuni testi del Muller sono a volte allegramente<br />

polemici e stroncatori, e alquanto faziosi, potrebbe<br />

essere vero.<br />

In pratica, almeno quattro punti delle due interpretazioni<br />

coincidevano, ed erano detti i quattro cardini, o<br />

angoli, quasi pietre angolari della ‘costruzione’: i due<br />

semicerchi dell’orizzonte, quello ad Est, o inizio della<br />

prima casa, o ‘oroscopo’, e quello ad Ovest, inizio della<br />

settima; i due semicerchi del meridiano locale, detti<br />

rispettivamente medium coeli, il mezzodì, inizio della<br />

decima casa, e imum coeli, o angolo della terra, inizio


della quarta. Ovviamente il motivo per bisticciare lo si<br />

trovava nel resto, nella ulteriore suddivisione dei quattro<br />

quadranti: ce n’era a sufficienza perché i fautori del<br />

vecchio Campanus e del nuovo Regiomontanus si<br />

azzuffassero.<br />

Ed i fautori di altre ‘Scuole’ minoritarie non si tiravano<br />

certo indietro, e soffiavano sul fuoco: essi sostenevano<br />

tesi più antiche, derivate a loro dire dai Caldei, e dall’antico<br />

Egitto… Per esempio, l’autore della la citata<br />

Margaritha fa coincidere le case celesti con i meridiani,<br />

una casa ogni 30°, sempre a partire dal punto Est dell’equatore<br />

celeste; e ci sono ancora altre interpretazioni.<br />

Che l’obiettivo fosse quello di demolire l’avversario agli<br />

occhi del cliente, ed aggiudicarsi la ‘torta’, che si presentava<br />

particolarmente ricca?<br />

Leggendo testi risalenti ai primi anni del ’500, tutti di<br />

eminenti astronomi (Stoffler, Gemma, Apianus, per<br />

esempio), si trova sempre almeno un capitoletto dedicato<br />

all’argomento, in cui l’autore prende una posizione,<br />

proclamando l’assoluta preminenza della sua idea<br />

rispetto a quelle degli ‘altri’. Invece i testi della fine del<br />

’500 sono più distaccati: espongono le varie tesi senza<br />

schierarsi, senza polemica.<br />

Dal punto di vista puramente tecnico, si osserva che<br />

entrambi i metodi sono rappresentabili con archi di cerchio<br />

sopra l’astrolabio. Gli astrologi delle varie scuole si<br />

fig. 1<br />

<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />

8<br />

accusavano reciprocamente di ignoranza, ma tutti usavano<br />

degli stessi mezzi tecnici. Anche i metodi propugnati<br />

dai ‘terzi’ si avvalevano nei modi più disparati di<br />

linee segnate sui normali astrolabi, perché nessuno pensava,<br />

neppure lontanamente, di scostarsi da tale strumento.<br />

Esso era un ‘regolo calcolatore’ della posizione<br />

degli astri nel cielo, di facile e rapida consultazione, che<br />

non richiedeva calcoli.<br />

Ciò rientra in una logica commerciale, o pubblicitaria,<br />

se vogliamo: l’astrologo doveva poter disporre di qualcosa<br />

che gli permettesse di rispondere con rapidità al<br />

cliente; ma questo ‘qualcosa’ doveva essere anche suggestivo<br />

(pour épater les bourgeois), e l’astrolabio si prestava<br />

magnificamente. Analoga operazione poteva essere<br />

fatta con la sfera armillare, o con un mappamondo<br />

su cui fossero rappresentati gli astri (il globo Arateo, dal<br />

Poema degli Astri di Arato). Ma erano strumenti da<br />

laboratorio, non trasportabili. Andavano bene per il<br />

cliente che andava a trovare l’astrologo, non viceversa.<br />

E qui entra in gioco il libro di Oronzio.<br />

Oronzio Fineo è un professore della Sorbona, noto a<br />

noi più come l’autore del primo libro a stampa in cui si<br />

tratta di <strong>Gnomonica</strong>, che per altri versi. Ma all’epoca è<br />

una mezza celebrità, seguito ed apprezzato: egli pubblica<br />

un certo numero di trattati, dividendosi fra<br />

Matematica, Fisica, Metafisica, Astronomia e<br />

Astrologia.


fig. 2<br />

Nel 1553, probabilmente perché oggetto di attacchi da<br />

parte di astrologi avversari, pubblica un libretto (LE<br />

DODICI CASE DEL CIELO E LE ORE INEGUA-<br />

LI, CON UNO STRUMENTO PER LE ORE INE-<br />

GUALI, ADATTO ALLA LATITUDINE DI PARI-<br />

GI, TRACCIATO CON CRITERIO FINORA<br />

IGNOTO.) di circa 60 pagine, che è una difesa appassionata<br />

delle proprie idee. Egli aveva già esposto il suo<br />

pensiero in merito, nella sua precedente COSMO-<br />

GRAPHIA, ma in quest’ultimo libro espande l’argomento,<br />

dicendo tutto quello che può a propria difesa,<br />

e lanciando invettive contro chi la pensa diversamente.<br />

Contro l’opinione dei colleghi più accreditati egli sostiene<br />

a spada tratta che il criterio di Campanus è l’unico<br />

logico e razionale, perché applicabile dovunque nella<br />

terra, sempre uguale a se stesso. Si oppone vigorosamente<br />

alla contestazione (forse qualcosa di più: dileggio)<br />

da parte dei giovani astrologi, tutti seguaci del<br />

Regiomontanus, e quindi tutti ignoranti e incapaci. Ovviamente<br />

prevale lo spirito polemico, per cui definisce<br />

‘imbecillus’ chiunque non professi quello che pensa lui;<br />

arriva a dimostrarsi falsamente arrendevole, giungendo<br />

a dire: pensatela come volete, ma lasciate a me il diritto<br />

di dire quello che penso di voi e della vostra assurda e<br />

falsa teoria, ma soprattutto di voi.<br />

n° 5 - Giugno <strong>2003</strong><br />

9<br />

Sono ovviamente gli ultimi fulmini di un battibecco che<br />

si sarebbe spento per esaurimento di lì a poco. Non<br />

dimentichiamo che la Cosmografia di Copernico è già<br />

stata pubblicata, e che stanno per arrivare sulla scena<br />

Keplero e Galileo. Comincia la separazione fra<br />

Astrologia (che continua pedissequamente a seguire<br />

Tolomeo) e Astronomia.<br />

Ho provato ad inserire in un tracciato schematico dell’astrolabio<br />

i due diagrammi delle case celesti. (fig 1 e<br />

fig. 2) Il lettore può rendersi conto delle differenze (che<br />

poi non sono così rilevanti, per latitudini medie, come<br />

quelle del Mediterraneo). Le case celesti erano estese<br />

all’intero cielo, ma in pratica l’astrologo si occupava<br />

solo di quello che accadeva sull’eclittica, con qualche<br />

piccola eccezione per alcune stelle particolari, come<br />

Sirio per esempio, la cui rilevanza proveniva dalla tradizione<br />

egiziana.<br />

Sull'astrolabio la posizione dei punti di eclittica e di<br />

quelle poche stelle ritenute utili per gli oroscopi era<br />

individuabile a colpo d’occhio, e tabelle apposite, calcolabili<br />

una volta per tutte all’inizio di ogni anno per<br />

mezzo di tavole (erano in uso le tavole alfonsine, ma<br />

non erano disprezzate tavole di altra provenienza: era<br />

più rilevante il loro nome altisonante, esotico, che la<br />

loro esattezza) davano il grado di eclittica in cui si tro


fig. 3<br />

vava ciascuno dei pianeti, praticamente giorno per giorno.<br />

Per motivi che non sto ad esporre, in pratica il tracciato<br />

delle case poteva essere limitato alla parte del timpano<br />

fra linea di Cancro ed angolo della terra, dove non<br />

c’era la griglia di azimut e almicantarat: le linee (fig. 3)<br />

servivano sia per le case diurne sia per quelle notturne.<br />

Il Fineo procede poi con una seconda parte del libro,<br />

in cui tratta delle ore ineguali; egli sostiene che la<br />

moda invalsa, di suddividere l’arco diurno e quello notturno<br />

in dodici parti uguali fra di loro, non corrisponde<br />

al pensiero degli antichi, che invece facevano riferimento<br />

al moto dell’eclittica rispetto all’orizzonte locale.<br />

Un’ora ineguale corrisponde quindi secondo lui alla<br />

‘emersione dall’orizzonte locale’ di 15 gradi di eclittica,<br />

cominciando dalla posizione del Sole su di essa, giorno<br />

per giorno. Poiché l’eclittica è posta su un piano inclinato<br />

rispetto all’asse di rotazione, i periodi di tempo<br />

necessari per fare emergere i multipli di 15° sono tutti<br />

diversi fra di loro, e quindi le ore ineguali sono tali<br />

anche nell’arco dello stesso giorno. Ma sono sempre 12,<br />

perché notoriamente sei Segni emergono durante il<br />

giorno arti-ficiale, e sei nella notte. E poiché il Sole procede<br />

lungo l’eclittica avanzando di circa un grado al<br />

giorno, le ore del giorno successivo sono comunque<br />

diverse da quelle del giorno precedente. Per lui le ore<br />

ineguali come siamo soliti pensarle non hanno ragione<br />

di esistere, sono un falso.<br />

Qualche anno addietro mi ero imbattuto in argomentazioni<br />

analoghe, in un libro di Apianus edito nel 1523.<br />

Incuriosito, avevo anche fatto una piccola ricerca, con<br />

l’aiuto di colleghi gnomonisti, riscontrando nel<br />

Sacrobosco ed in altri scritti medievali il richiamo a questa<br />

suddivisione, metodo che rendeva più coerente<br />

(meglio dire meno assurdo) l’accoppiamento delle ore ineguali<br />

con i pianeti, e giustificava la dizione ‘ore pla-<br />

<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />

10<br />

netarie’. Un commento efficace in merito può essere<br />

trovato nell’edizione del Sacrobosco curata dal Clavio.<br />

Fineo, sempre in contrasto con i colleghi, lo spiega con<br />

dovizia di particolari, senza mai abbandonare il tono<br />

polemico rispetto ai fautori dell’altro genere di ore ‘ineguali’,<br />

quelle diseguali solo rispetto ai valori del giorno<br />

precedente e rispetto alle ore notturne corrispondenti.<br />

Secondo lui le ore eguali corrispondono, ciascuna, a 15°<br />

d’arco di equatore celeste emergenti dal cerchio dell’orizzonte<br />

obliquo, e sono il metro di misura del tempo,<br />

perché l’equatore è perpendicolare all’asse di rotazione<br />

del cielo, e quindi i suoi archi emergono dall’orizzonte<br />

in periodi di tempo sempre uguali, a qualsiasi latitudine.<br />

(Al posto dell’orizzonte si può fare riferimento al meridiano,<br />

e non cambia nulla). L’ora ineguale, che corrisponde<br />

invece al tempo impiegato da 15° di eclittica per<br />

emergere dall’orizzonte obliquo, non è una misura del<br />

tempo, perché dipende dalla latitudine, e varia con il<br />

variare della data e durante il giorno. Essa può tuttavia<br />

costituire misura per i moti dei pianeti, perché questi<br />

ultimi seguono l’eclittica, e non l’equatore. Di qui la<br />

rilevanza astrologica di queste suddivisioni, ed il loro<br />

collegamento con i pianeti protettori. Di qui la polemica<br />

e la zuffa, che assume tinte forti solo per la passionalità<br />

dell’individuo.<br />

Per la verità anche Apianus aveva sostenuto la stessa<br />

tesi (per lui, come per Fineo non era lecito applicare alla<br />

Astrologia un sistema che non facesse riferimento<br />

all’Eclittica), ma era stato più ‘morbido’: in particolare,<br />

per Apianus, esistono le ore antiche per gli usi civili, e<br />

quelle planetarie per l’astrologia: entrambe sono 12<br />

diurne e 12 notturne, ma non bisogna confondere le<br />

une con le altre. Per Fineo, no: esistono solo le planetarie,<br />

ed anche i testi biblici sono riferiti ad esse.<br />

L’argomento della rappresentazione grafica è stato


ipreso nel 1925 dal Drecker nel suo trattato Die<br />

Theorie der Sonnenurhen, ma, tranne questa eccezione,<br />

è rimasto sostanzialmente dimenticato dai trattatisti, dal<br />

’600 ad oggi. Forse perché, pur rappresentabile su un<br />

quadrante, non è praticamente utilizzabile. (fig. 5)<br />

Nella terza parte del libro, il Fineo propone uno strumento,<br />

a suo dire nuovo e inusitato, per individuare sia<br />

le case che le ore ineguali planetarie. Dalla descrizione,<br />

forse volutamente un poco fumosa, si deduce che si<br />

tratta né più né meno che di un astrolabio, debitamente<br />

semplificato togliendo dalla rete le indicazioni delle<br />

stelle, e dal timpano gli almicantarat e gli azimut, ad<br />

eccezione dell’Orizzonte obliquo. Ovviamente lo si<br />

può fare in cartone, ponendo uno spillo quale perno<br />

centrale.<br />

Se uno conosce il punto di eclittica in cui si trova il Sole<br />

ad una certa data, può trovare tutte le scadenze (in ore<br />

uguali) delle ore ineguali di quel giorno, semplicemente<br />

ruotando il cerchio dell'eclittica in modo che all’orizzonte<br />

obliquo del lato sinistro si sovrappongano via via<br />

punti di eclittica spostati di 15°, 30°, ecc.. rispetto alla<br />

posizione del Sole. Sul bordo, mediante l’almuri, è possibile<br />

leggere ora e minuti eguali corrispondenti.<br />

Ho provato a riportare su un orologio solare orizzontale<br />

il diagramma delle ore planetarie. Per ottenerlo, mi<br />

sono avvalso di 24 posizioni diverse dell’eclittica (esemplificate<br />

dalla figura 4) su uno schema di astrolabio. Il<br />

principio da tenere presente è che queste 24 posizioni<br />

dell’eclittica si ripetono tutte durante un giorno, salvo il<br />

piccolo sfasamento dovuto alla differenza fra giorno<br />

n° 5 - Giugno <strong>2003</strong><br />

11<br />

solare e giorno siderale. Da tale ricerca si ottengono<br />

interessanti deduzioni: supponiamo di porre il punto<br />

zero di un qualsiasi segno zodiacale sopra l’orizzonte:<br />

ovviamente possiamo utilizzare questa posizione dell’eclittica<br />

per segnare sul quadrante l’ora relativa al segno<br />

zodiacale successivo (che nella sequenza usuale è il precedente),<br />

che emerge di 30°, e quindi è alla seconda ora;<br />

e così via per gli altri segni: ogni inizio di segno, per l’eclittica<br />

in quella posizione, è spostato di due ore rispetto<br />

al precedente.<br />

Ma c’è dell’altro<br />

Poiché l’eclittica è un cerchio massimo, sull’orologio<br />

solare ogni posizione dell’eclittica è rappresentabile con<br />

una linea retta, e quindi tutti i punti orari di cui sopra,<br />

se riportati sulla meridiana, sono su una retta.<br />

E tutte queste rette sono tangenti alla iperbole di declinazione<br />

massima, perché l’eclittica è un piano tangente<br />

a tale cono di declinazione. Sono rette note anche<br />

(Clavius, Kircher… qualcuno nel ’700 come il Saincte<br />

Marie Magdeleine, e poi l’uso si è praticamente perso)<br />

come rette di ascendente dei vari segni.<br />

Per esempio, se abbiamo utilizzato l’inizio di Leone,<br />

corrispondente allo schema di cui alla fig. 4, e disegniamo<br />

la retta corrispondente sull’orologio solare, essa<br />

passa per la seconda ora sulla linea di declinazione del<br />

Cancro (cui è tangente), per la quarta sulla linea di declinazione<br />

dei Gemelli, eccetera; inoltre si osserva che<br />

tutte le volte che il punto d’ombra passerà su di essa, il<br />

punto zero di Leone sarà sull’orizzonte ortivo, cioè sarà<br />

l'Ascendente di quel momento. Ovviamente la stessa<br />

retta potrà essere riferita anche al segno<br />

fig. 4<br />

discendente, quello che sta sparendo dal lato<br />

opposto, Acquario. Il quadrante delle ore<br />

planetarie che ne deriva (fig. 5 - quadrante<br />

orizzontale) è sostanzialmente inutilizzabile,<br />

come si vede, e difatti non mi risulta che sia<br />

mai stato costruito, se non sulla carta. Ma<br />

può essere oggetto di qualche curiosità per<br />

lo gnomonista.<br />

Per questo aggiungo qui di seguito l’elaborazione<br />

analitica del problema, che è stata studiata<br />

dal collega Nicelli. Esiste qualche piccola<br />

discrepanza fra i risultati ottenuti con<br />

l’elaborazione esclusivamente grafica, (fig.<br />

5) e quelli elaborati dal calcolo analitico;<br />

ovviamente non posso che invitare il lettore,<br />

nel caso volesse disegnare l’orologio, ad<br />

attenersi al calcolo analitico. Anche perché<br />

con un computer si impiega molto meno<br />

tempo…


Le curve delle ore ineguali<br />

Elaborazione analitica di Alberto Nicelli<br />

La determinazione delle curve delle ore ineguali studiate<br />

da Fineo, sul quadrante di un orologio solare, si può<br />

effettuare per punti, usando le relazioni di trigonometria<br />

sferica che legano la longitudine alla declinazione e<br />

all’ascensione retta tramite l'obliquità ε dell’eclittica.<br />

Data una qualsiasi longitudine λ del Sole, la n-esima ora<br />

ineguale, o planetaria, è completa quando all’orizzonte<br />

sorge il punto dell’eclittica di longitudine λ + n x 15°.<br />

Quando il Sole ha una longitudine λ, la sua declinazione<br />

δ e la sua ascensione retta α sono ricavabili dalle formule:<br />

e<br />

fig. 6<br />

<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />

12<br />

fig. 5<br />

Analogamente si ricavano la declinazione δ o e l’ascensione<br />

retta α o del punto dell’eclittica di longitudine λ +<br />

n x 15°. Dalla sua declinazione δ o , nota la latitudine<br />

locale ϕ, si ricava il suo angolo orario H o al momento<br />

del sorgere:<br />

L’ora di tempo vero, corrispondente all’ora ineguale nesima,<br />

è l’ora del sorgere di questo punto, che è determinata<br />

dall’angolo orario H del Sole in quel momento:<br />

Conoscendo la declinazione e l’angolo orario del Sole,<br />

si calcolano la sua altezza e il suo azimut (con le formule<br />

ben note che non stiamo qui a riportare) e quindi<br />

le coordinate della proiezione del punto gnomonico sul<br />

quadrante dell’orologio. Ripetendo il calcolo per diversi<br />

valori di longitudine del Sole lungo tutta l’eclittica, si<br />

possono ottenere quanti punti<br />

si desiderano sulla curva corrispondente<br />

alla n-esima ora ineguale.<br />

Il grafico completo, per<br />

un orologio orizzontale ad una<br />

latitudine di 42°, è mostrato in<br />

figura. La curva di ogni ora ineguale<br />

è il risultato dell’interpolazione<br />

dei punti ottenuti<br />

variando la longitudine del Sole<br />

con passo di 15°.


n° 5 - Giugno <strong>2003</strong><br />

X<strong>II</strong> Seminario<br />

X<strong>II</strong> SEMINARIO NAZIONALE DI<br />

GNOMONICA<br />

La Sezione Quadranti Solari della Unione<br />

Astrofili Italiani (UAI), con la partecipazione<br />

del Coordinamento Gnomonico<br />

Italiano (CGI), organizza tramite<br />

l’Associazione Tuscolana di Astronomia<br />

(ATA), il X<strong>II</strong> Seminario Nazionale di<br />

<strong>Gnomonica</strong>, aperto come di consueto, a<br />

tutti gli appassionati della materia, e che si<br />

terrà nei giorni<br />

3, 4 e 5 ottobre <strong>2003</strong><br />

a Rocca Di Papa (Roma) presso il<br />

Centro Convegni ‘Mondo Migliore’<br />

via dei Laghi, km 10<br />

00040 Rocca di Papa (Roma)<br />

tel. 06-9496801, fax 06-9497673<br />

numero unico a tariffa urbana<br />

da tutta Italia 199-756166<br />

mondomigliore@mondomigliore.it<br />

www.mondomigliore.it<br />

Gli interessati dovranno inviare comunicazione<br />

entro il 5 ottobre <strong>2003</strong> alla<br />

Coordinatrice ATA per il Seminario di<br />

<strong>Gnomonica</strong><br />

prof. Maria Antonietta Guerrieri<br />

viale S. Bartolomeo 19<br />

00046 Grottaferrata - RM<br />

e-mail: pjschutzmann1@tin.it<br />

specificando le proprie generalità e versando<br />

20, 00 € sul conto BancoPosta n.<br />

89512008, oppure tramite bonifico bancario<br />

alle coordinate BancoPosta ABI 07601<br />

CAB 39380 cc n. 89512008, intestato alla<br />

Associazione Tuscolana di Astronomia,<br />

Viale della Galassia 43, 00040 Rocca<br />

Priora (RM), per contributo alle spese<br />

organizzative e di stampa e spedizione a<br />

domicilio degli Atti. Come ultimo appello<br />

l’iscrizione potrà essere formalizzata<br />

anche di persona in sede di Seminario.<br />

Gli iscritti alla UAI che risultino tali al<br />

mese di gennaio <strong>2003</strong> e che palesino que-<br />

sta posizione sono esentati dal pagamento<br />

della quota di iscrizione; è possibile richiedere<br />

gli Atti anche per chi non partecipa al<br />

Seminario inviando la quota di 20, 00 € alla<br />

coordinatrice ATA; gli iscritti UAI potranno<br />

farne semplicemente richiesta.<br />

Le relazioni vanno indirizzate tramite email<br />

a con le seguenti modalità:<br />

1) il titolo della relazione ed un riassunto<br />

della stessa per un massimo di 5 righe di<br />

testo a<br />

Roberto Cappelletti<br />

via Valsesia 55 sc N/7, 00141 Roma<br />

sisosi@tin.it<br />

e per conoscenza a<br />

Mario Catamo<br />

via Eutropio 28, 00136 Roma<br />

marcatamo@tin.it<br />

non oltre il 10/9/<strong>2003</strong><br />

2) Sempre a Cappelletti e per conoscenza<br />

a Catamo, non oltre il 5/10/<strong>2003</strong>, la relazione<br />

per e-mail o su dischetto. È richiesta<br />

anche una copia stampata da inviare solo a<br />

Cappelletti o da consegnare direttamente<br />

al Seminario.<br />

Si segnala che, dato l’alto numero di<br />

memorie normalmente presentato<br />

negli ultimi<br />

Seminari, la UAI invita ciascun<br />

autore a presentare al<br />

Seminario un massimo di 2<br />

memorie.<br />

Gli interventi per presentare<br />

le memorie saranno di<br />

circa 20-30 minuti ed eventualmente<br />

ricalibrati dagli<br />

organizatori per consentire<br />

opportuni spazi per commenti,<br />

per riunioni collaterali<br />

al Seminario fra cui<br />

13<br />

quelle, organizzate dal CGI, del suo direttivo<br />

e della redazione della rivista<br />

<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong>.<br />

È prevista anche una visita, tramite automezzi<br />

dei partecipanti, alla Specola<br />

Vaticana di Castelgandolfo distante pochi<br />

chilometri dal Centro.<br />

Il centro Mondo Migliore è dotato di 420<br />

posti letto in camere singole, doppie e triple,<br />

di ampio parcheggio per bus e auto, di<br />

un auditorium e di 18 sale per conferenze<br />

con i principali mezzi audiovisivi. È stato<br />

concordato con la Direzione del centro un<br />

trattamento di pensione completa (bevande<br />

ai pasti escluse) in camera doppia o tripla<br />

di 40, 00 € e in camera singola di 45, 00 €.<br />

Si consiglia gli interessati di prenotare<br />

direttamente il soggiorno presso il Centro<br />

inviando contestualmente una caparra con<br />

versamento su conto corrente bancario<br />

(Banca di Roma ag. 399 di CastelGandolfo<br />

intestato a ‘Istituto Oblati Maria Vergine<br />

Centro Mondo Migliore’, ABI 03002,<br />

CAB 38990, cc 27632/31) pari alla metà<br />

dell’importo complessivo del soggiorno<br />

prenotato.<br />

Il seminario avrà inizio venerdì 3 ottobre<br />

alle ore 14:00 per terminare con il pranzo<br />

di domenica 5 ottobre. Eventuali attività<br />

promozionali collaterali di prodotti/servizi<br />

saranno ammesse solo agli iscritti al<br />

Seminario e dovranno naturalmente avvenire<br />

nel rispetto delle norme vigenti in<br />

materia. In un apposito spazio sarà esposto<br />

anche materiale informativo del CGI.<br />

Eventuali ulteriori informazioni presso<br />

Maria Antonietta Guerrieri, Roberto<br />

Cappelletti, Mario Catamo oppure presso<br />

il responsabile della Sezione Quadranti<br />

Solari UAI, Enrico Del Favero, via<br />

Lambro 2, 20120 Milano, delfa.e@iol.it


G<br />

li orologi bifilari con<br />

fili rettilinei paralleli<br />

al quadrante hanno il<br />

loro esempio applicativo più<br />

semplice con un filo diretto come<br />

la sustilare e l’altro filo ortogonale<br />

al primo; riprenderò questo<br />

esempio per introdurre alcune<br />

caratteristiche valide anche per<br />

tutti gli altri casi, con fili comunque<br />

orientati, ma più facilmente<br />

descrivibili con questo approccio<br />

di base.<br />

G<br />

<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />

Orologi bifilari sulla cosustilare<br />

e con fili negativi<br />

Con questo articolo l’autore prosegue un percorso sugli orologi bifilari, iniziato con il primo numero di <strong>Gnomonica</strong><br />

<strong>Italiana</strong>, su cui si propone di tornare in più riprese su queste pagine. Lo scopo è di mostrare delle inedite<br />

caratteristiche di questi orologi che, pur già oggetto di attenzione, sembrano riservare ancora numerose sorprese.<br />

In generale, è possibile calcolare<br />

le altezze dei fili imponendo un<br />

impianto di linee orarie corrispondente<br />

a quelle di un orologio<br />

ad angolo orario con una diversa<br />

elevazione dello stilo polare.<br />

Questo significa, per esempio,<br />

poter chiedere alla bifilare di<br />

simulare un’elevazione di 90°, e mostrare quindi delle<br />

linee orarie distanti 15° una dall’altra, come in un orologio<br />

equinoziale, e sebbene il quadrante abbia un’orientamento<br />

qualunque.<br />

Ricordo l’equazione che pone in relazione le altezze dei<br />

fili 1, dove a s è il filo diretto come la sustilare, a e il filo<br />

di Fabio Savian<br />

fig. 1 Orologio bifilare proiettivo con due fili negativi<br />

e ad ore equiangole<br />

14<br />

diretto come l’equinoziale, θ l’elevazione<br />

dello stilo polare e θ b l’elevazione<br />

equivalente, o elevazione<br />

bifilare:<br />

1)<br />

Desiderando un’elevazione bifilare<br />

di 90° si ottiene quindi<br />

2)<br />

La formula 1 merita un<br />

approfondimento: si può notare<br />

come un’opportuna scelta delle<br />

altezze dei fili potrebbe portare il<br />

seno dell’elevazione bifilare ad<br />

essere maggiore di uno: una condizione<br />

palesemente impossibile.<br />

Ci si chiede quindi cosa possa<br />

significare questa impostazione.<br />

Orologi bifilari sulla cosustilare<br />

In un orologio ad angolo orario è noto che la sustilare<br />

ha una funzione chiave nella progettazione delle linee<br />

orarie; l’angolo ω che una linea oraria forma con la<br />

sustilare dipende dall’angolo orario gnomonico H e dall’elevazione<br />

θ dello stilo polare come descrive la nota<br />

1 Rispetto all’articolo Bifilare: un nuovo approccio semplificato, pubblicato sul n°1 di <strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong>, ho sostituito le lettere greche che<br />

identificano alcune variabili. Mi scuso con il lettore per le inevitabili complicazioni di lettura ma mi sono deciso a questa scelta per l’inadeguatezza<br />

di alcune lettere rispetto all’uso consueto (ε per l’elevazione dello stilo quando è universalmente usata per l’inclinazione dell’asse<br />

terrestre) e soprattutto nella prospettiva dei prossimi sviluppi di questo argomento che implicava una razionalizzazione del nome<br />

delle variabili. Le soluzioni adottate sono ovviamente opinabili ma mi sono parse un quadro più consono: θ per l’elevazione dello stilo<br />

polare (anziché ε), ω per l’angolo tra le linee orarie e la sustilare (anziché T’), H per l’angolo orario gnomonico (anziché T), a per l’altezza<br />

del filo (anziché g).


formula<br />

3)<br />

ciò comporta che le linee orarie tendano a ‘stringersi’<br />

attorno alla sustilare (fig. 2) in quanto l’angolo ω con la<br />

sustilare è più piccolo dell’angolo orario H e questo<br />

aspetto è tanto più pronunciato quanto più è piccola<br />

l’elevazione. Aumentando l’elevazione dello stilo la<br />

concentrazione delle linee attorno alla sustilare diminuisce<br />

fino al raggiungimento di un’elevazione massima<br />

di 90° in cui le linee orarie sono equamente distribuite<br />

ogni 15°. Questa descrizione può essere riproposta in<br />

termini più analitici constatando che la velocità angolare<br />

dell’ombra è minima attorno alla sustilare e massima<br />

attorno alla sua ortogonale.<br />

La velocità angolare può essere calcolata derivando<br />

rispetto ad H l’equazione che esprime l’angolo ω<br />

4)<br />

e ottenendo<br />

5)<br />

si troveranno quindi i massimi e i minimi della funzione<br />

5 derivando nuovamente e ponendo uguale a zero<br />

6)<br />

La 6 da soluzioni per H = 0° e per H = 90°, ossia in<br />

corrispondenza della sustilare e della sua ortogonale,<br />

come ci si aspettava. I valori minimo e massimo della<br />

velocità angolare si ricavano ponendo questi valori di H<br />

nella 5 e quindi ricavando sin(θ) in corrispondenza<br />

fig. 2 Concentrazione delle linee orarie attorno alla sustilare dove<br />

la velocità angolare dell’ombra è al suo minimo. Al contrario<br />

sulla cosustilare la velocità raggiunge il massimo.<br />

n° 5 - Giugno <strong>2003</strong><br />

15<br />

della sustilare e 1/sin(θ) in corrispondenza dell’ortogonale.<br />

Risulta subito evidente come la velocità angolare<br />

minima risulti identica alla massima nel caso θ = 90°.<br />

Tornando alla bifilare si può ora argomentare che<br />

anche un valore ‘impossibile’ di sin(θ b ), ossia maggiore<br />

di 1, indica una velocità dell’ombra con il valore inverso<br />

sull’ortogonale, ossia il valore maggiore di 1 può<br />

essere riferito a 1 / sin(θ b2 ) se si assume che la sustilare<br />

bifilare non coincida più con quella dell’orologio ad<br />

angolo orario ma sia l’ortogonale.<br />

Riassumendo, con sin(θ b ) > 1 si ottiene un impianto di<br />

linee orarie con una nuova sustilare ortogonale a quella<br />

dell’orologio ad angolo orario, con un angolo orario<br />

differente di 90° e con un’elevazione equivalente θ b2<br />

tale per cui<br />

7)<br />

Per brevità d’espressione, e mancando precedenti definizioni<br />

in merito, chiamerò cosustilare questa sustilare<br />

ortogonale per distinguerla da quella principale. Mi<br />

rimetto comunque alla comunità degli gnomonisti per<br />

la ricerca di un termine appropriato (...ortogonale,<br />

complementare, commutata; il contributo critico del<br />

lettore su questo aspetto sarà particolarmente gradito).<br />

La cosustilare non è solo una curiosità geometrica della<br />

bifilare ma permette anche una certa elasticità progettuale:<br />

per esempio, nel caso qui analizzato, la linea equinoziale<br />

apparirà parallela o perpendicolare alla nuova<br />

sustilare a seconda che si usi la sustilare o la cosustilare.<br />

Naturalmente nel caso con θ b = 90° questa differenza<br />

non è percepibile poichè gli orologi costruiti sulla sustilare<br />

e sulla cosustilare saranno assolutamente identici.<br />

La cosustilare introduce inoltre un’altra valenza progettuale:<br />

il rapporto fra le altezze dei fili cambia dalla sustilare<br />

alla cosustilare (fig. 3)<br />

8)<br />

Usando la sustilare, se il rapporto fra i seni tende a uno,<br />

la bifilare si avvicina al caso degenere in cui i fili si toccano;<br />

passando alla cosustilare l’inverso del prodotto<br />

dei seni implica un diverso rapporto delle altezze dei fili<br />

che può rivelarsi più proficuo. Questi differenti risultati<br />

si riveleranno particolarmente interessanti nel caso<br />

più generale con fili con direzioni qualunque poichè la<br />

cosustilare potrà offrire soluzioni non accessibili alla<br />

sustilare.


Bifilari con fili negativi<br />

Una seconda analisi della 1 suggerisce di poter considerare<br />

un sin(θ b ) negativo. In questo caso risulterebbe<br />

negativo anche il rapporto fra le altezze dei fili e quindi<br />

uno dei fili dovrebbe avere altezza negativa e trovarsi<br />

sotto il quadrante. Questo apparente controsenso può<br />

essere superato considerando un orologio bifilare<br />

proiettivo. Si immagini di costruire una bifilare su di un<br />

quadrante trasparente e di porre uno schermo retrostante<br />

l’orologio. Sullo schermo si vedranno le proiezioni<br />

dei fili ma anche quelle delle linee orarie.<br />

Comunque sia orientato lo schermo, il nodo, ossia l’incrocio<br />

delle ombre dei due fili, risulterà sempre sulla<br />

stessa linea oraria, sia sul quadrante, sia sulla proiezione,<br />

poichè la proiezione avviene nella direzione del raggio<br />

che ha proiettato il nodo sul quadrante (fig. 4).<br />

Con un filo negativo non si ha il nodo sul quadrante ma<br />

comunque lo si vedrà proiettato sullo schermo: accade<br />

che lo stesso raggio di Sole che interseca i due fili attraverserà<br />

il quadrante in un punto che non si palesa ma<br />

che si può osservare nella proiezione sullo schermo.<br />

La bifilare con un filo negativo può apparire come una<br />

complicazione soprattutto per l’indispensabile caratteristica<br />

proiettiva ma, come nel caso precedente, introdurrà<br />

nuove possibilità progettuali nel caso più genera-<br />

<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />

16<br />

le con fili comunque orientati.<br />

Si può evidenziare inoltre, come il filo<br />

negativo provochi l’inversione del senso di<br />

rotazione delle ore sul quadrante. Infatti<br />

l’equazione 3, con un sin(θ) negativo, indica<br />

che con lo stesso angolo orario H si<br />

ottiene un angolo ω di segno opposto al<br />

caso con fili positivi.<br />

Questa particolarità permette di concludere<br />

che con la bifilare si può emulare una<br />

differente elevazione dello stilo polare persino<br />

cambiandone il segno, ossia simulando<br />

un orologio sulla parte opposta del<br />

quadrante.<br />

Nella costruzione della bifilare con fili<br />

negativi bisognerà anche ricontrollare la<br />

posizione del centro del quadrante; la formula<br />

9)<br />

fig. 3 Orologio ad angolo orario su parete verticale<br />

declinata 30° W, situato alla latitudine di 45°,<br />

a cui corrisponde uno stilo polare con un’elevazione<br />

di -37.76°. Sulla stessa parete sono mostrati<br />

due orologi bifilari che simulano un’elevazione di<br />

25° dello stilo polare e che condividono lo stesso<br />

filo sustilare ma sono impostati sulla sustilare<br />

principale, il superiore, e sulla cosustilare, quello<br />

inferiore. Quest’ultimo mostra lo stesso impianto<br />

di linee orarie ruotato di 90° e un angolo orario<br />

sulla cosustilare maggiore di 6 ore rispetto all’angolo<br />

orario della sustilare dell’altro orologio.<br />

fig. 4 In questa figura è rappresentato un raggio di Sole costituito<br />

da una sequenza di sferette. Solo la prima è illuminata poichè<br />

essendo allineate nella direzione del Sole sono tutte nell’ombra<br />

della prima. Il raggio rappresentato è stato scelto fra quelli che,<br />

per una data posizione del Sole, ha un percorso che attraversa<br />

entrambi i fili e quindi proietta il nodo su di una linea oraria.<br />

Con un filo negativo, come nella figura, il raggio attraversa<br />

comunque una linea oraria che può essere rilevata solo come<br />

proiezione sullo schermo.


n° 5 - Giugno <strong>2003</strong><br />

17<br />

fig. 5 Ribaltamento di 180° della linea oraria sustilare quando<br />

il filo equinoziale è negativo.<br />

fig. 6 Assumendo che uno o due fili possano essere negativi, si<br />

ottengono 4 possibili combinazioni. La bifilare in alto a sinistra<br />

è il caso classico con entrambi i fili positivi. Come nelle figure precedenti,<br />

l’esempio è ambientato ad una latitudine di 45°, su di un<br />

quadrante verticale declinante 30° W; l’ora sustilare è 39,23°<br />

corrispondente alle ore 14:37:12. I fili sono disposti affinchè le<br />

linee orarie siano equiangole; un orologio ad angolo orario posto<br />

sulla retrostante parete mostra come la stessa illuminazione produca<br />

le stesse indicazioni orarie. La bifilare in alto a destra, su<br />

quadrante trasparente come le successive, ha il filo sustilare negativo,<br />

le ore quindi ‘girano’ in senso inverso. Le bifilari poste in<br />

basso hanno invece il filo equinoziale negativo, ciò comporta un<br />

ribaltamento di 180° della direzione sustilare, e quindi delle linee<br />

orarie, rispetto al caso con filo equinoziale positivo. In particolare<br />

la bifilare in basso a destra, avendo entrambi i fili negativi, non<br />

mostra l’inversione del senso di rotazione degli indici orari. Si noti<br />

come lo schermo possa avere un orientamento qualunque, infatti<br />

le ombre vengono raccolte sia sul muro che sull’orizzonte.


indica la distanza c del centro del quadrante dal<br />

piede dell’ortostilo bifilare, ossia quella linea<br />

perpendicolare al quadrante che attraversa<br />

entrambi i fili e la sustilare.<br />

Il segno negativo della formula indica che il<br />

centro del quadrante C si trova nella direzione<br />

opposta a quella della semiretta sustilare, a partire<br />

da P piede dell’ortostilo. Come si può notare<br />

c cambia di segno solo se è negativo il filo<br />

equinoziale; in questo caso il centro si sposta<br />

dalla parte opposta al piede dell’ortostilo ma si<br />

ha anche un ribaltamento di 180° della linea<br />

oraria sustilare. Per comprendere questo effetto<br />

si può osservare nella figura 5 come, all’ora<br />

sustilare, la proiezione del nodo comporti una<br />

diversa direzione della nuova linea oraria sustilare<br />

a seconda che il centro del quadrante C sia<br />

determinato da un filo equinoziale positivo o<br />

negativo.<br />

Con entrambi i fili negativi, il rapporto tra le<br />

altezze nella 1 rimane positivo cosicchè il senso<br />

di rotazione delle ore rimane inalterato ma si ha<br />

il ribaltamento di 180° della direzione sustilare<br />

dovuto al filo equinoziale negativo; combinando<br />

la ‘negatività’ dei due fili sono quindi possibili<br />

4 casi (fig. 6), che a loro volta combinano<br />

l’inversione del senso orario o della direzione<br />

sustilare in altrettanti differenti quadranti.<br />

Lo schermo può anche contenere il filo negativo,<br />

in questo caso non si tratta più di un filo ma<br />

di una linea disegnata sullo schermo; in questo modo lo<br />

schermo non potrà più avere un’orientamento qualunque<br />

ma dovrà essere uno dei piani di rotazione attorno<br />

al filo negativo.<br />

La soluzione con entrambi i fili negativi suggerisce una<br />

interessante applicazione casalinga su di una finestra,<br />

come anticipato nella figura 1. I fili stesi all’interno permettono<br />

di applicare degli indici adesivi al vetro e di<br />

vedere proiettato il quadrante e i due fili; applicando<br />

solo gli indici e un riscontro per il centro del quadrante,<br />

la lettura è facilitata per la mancanza dell’ombra delle<br />

linee orarie e la proiezione del centro del quadrante<br />

aiuta nel valutare le frazioni d’ora indicate dalla proiezione<br />

del nodo. Poichè non ha importanza l’orientamento<br />

dello schermo, l’ora sarà letta in giro per la stanza:<br />

sul pavimento, sulla parete o su un mobile, ma<br />

ovunque si trovi la proiezione sarà possibile leggere<br />

l’ora (fig. 7 e 8). Salvo che qualcuno non apra la finestra.<br />

Essendo all’interno sia i fili che gli indici, non sussisto-<br />

<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />

fig. 7 e 8 Orologio con due fili negativi, ad ore equiangole, in due differenti<br />

proiezioni<br />

18<br />

no problemi di rifrazione salvo il caso in cui il vetro<br />

abbia una superficie non planare.<br />

Infine i fili negativi possono essere combinati con la<br />

costruzione sulla cosustilare, si otterrà nella 1 un valore<br />

di sin(θ) minore di -1; in questo caso si dovrà considerare<br />

come nuova sustilare la semiretta ortogonale alla<br />

sustilare, nel senso di rotazione e nella direzione prevista<br />

dalla impostazione negativa o positiva dei fili.<br />

Concludendo, queste speculazioni possono aprire<br />

nuove possibilità progettuali ma soprattutto permetteranno<br />

di leggere le equazioni del caso più generale della<br />

bifilare con un’interpretazione più estesa.<br />

Bibliografia:<br />

SAVIAN FABIO, Bifilare: un nuovo approccio semplificato, in<br />

«<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong>», N°1, Dicembre 2001


U<br />

n° 5 - Giugno <strong>2003</strong><br />

Scomparsi, ma non troppo<br />

U<br />

n aspetto interessante della ricerca di orologi<br />

solari è che capita alle volte di osservare<br />

gli ultimi tratti di un antico quadrante<br />

che sta scomparendo, ma anche di vedere ricomparire<br />

le tracce di vecchie meridiane da sotto gli strati di vernice<br />

accumulatisi negli anni: evidentemente le tecniche<br />

pittoriche degli antichi gnomonisti erano più valide<br />

delle tinteggiature dei nostri casalinghi imbianchini che<br />

hanno tentato di cancellare queste vestigia del passato.<br />

Così è possibile, un<br />

po’ dappertutto in<br />

Canavese, immortalare<br />

in una foto le<br />

ultime orarie di un<br />

tracciato o assistere<br />

alla riapparizione di<br />

qualche opera del<br />

XIX secolo, che fa<br />

capolino da sotto<br />

una vernice che si<br />

squama o un intonaco<br />

che si scrosta.<br />

Questo succede per<br />

esempio ad Ivrea, in<br />

via Arduino 54, dove la caduta di un frammento di<br />

intonaco ha lasciato intravedere quelle che paiono le<br />

linee di un orologio italico, equinoziale compresa, o<br />

sulla facciata della Parrocchiale di San Giorgio a<br />

Vidracco dove stanno ricomparendo i resti dei due orologi<br />

solari che affiancavano il portale di ingresso. A<br />

Romano Canavese la ripulitura dell’intonaco sull’arco<br />

della quattrocentesca torre porta del vecchio borgo ha<br />

messo in risalto dei tratti di linee arancioni che, per il<br />

loro caratteristico andamento e per la presenza di un<br />

foro nella giusta posizione, fanno presumere che fosse<br />

esistito un orologio italico (XV<strong>II</strong> sec.?) sull’ingresso<br />

meridionale al centro abitato: purtroppo le manutenzioni<br />

in atto faranno sicuramente sparire queste poche<br />

tracce che nessuno d’altra parte ha preso in considerazione.<br />

Un altro caso interessante lo si riscontra ancora<br />

in Ivrea nel cortile del complesso denominato ‘Il<br />

Convento’, la cui chiesa ci offre il famoso ciclo di affreschi<br />

dello Spanzotti. Il chiostro ospitava almeno quat-<br />

di Silvano Bianchi<br />

19<br />

tro orologi solari, la cui posizione è ancora facilmente<br />

individuabile in un caso dalle due sole linee orarie rimaste<br />

contrassegnate con le indicazioni XX<strong>II</strong> e XX<strong>II</strong>I. Il<br />

quadrante meno malandato, ad ora oltramontana, è<br />

posizionato sulla parete sud-orientale della Chiesa e<br />

riporta la data 1782, costruito in sostituzione di un più<br />

antico italico di cui un notevole frammento (fig. 1) è<br />

ancora presente alla sua sinistra e con cui condivide la<br />

equinoziale: ha sicuramente subito nel tempo diversi<br />

rimaneggiamenti e<br />

una quindicina di<br />

anni fa si presentava<br />

ancora in un accettabile<br />

stato di conservazione.<br />

La mancanza<br />

di ulteriori interventi<br />

manutentivi ha<br />

fatto sì che la tinta<br />

del riquadro iniziasse<br />

a scolorirsi e a polverizzarsi,<br />

tanto da<br />

riportare alla luce un<br />

fig. 1 Ivrea. L’orologio solare del ‘Convento’.<br />

tracciato italico che<br />

rappresenta quasi<br />

sicuramente il rifacimento originario dell’orologio, nettamente<br />

distinto dal frammento a lato.<br />

Su molte abitazioni della Serra di Ivrea nel tratto da<br />

Chiaverano al Lago di Viverone, e non solo in tale<br />

zona, si possono osservare abitazioni settecentesche<br />

che presentano sulle loro pareti sud-occidentali dei ferri<br />

infissi nel muro di 20-25 cm di lunghezza: ripulendo lo<br />

strato di intonaco si può quasi star certi di vedere saltare<br />

fuori i resti di qualche quadrante, così come è successo<br />

a Piverone in strada Blanda 18 dove la ristrutturazione<br />

di un cascinale ha fatto riapparire (fig. 2), ma<br />

qui non vi era alcuno gnomone ad indicarne l’ubicazione,<br />

per cui si trattò per i neo-proprietari di una piacevole<br />

sorpresa, un quadrante del 1822, che poi fortunatamente<br />

venne restaurato nel 1999. Sembra che diversi<br />

rustici della zona, nell’ottocento palazzotti signorili,<br />

avessero il loro quadrante solare: nella seconda metà del<br />

XIX secolo fino agli inizi del XX, l’alienazione delle<br />

grandi proprietà terriere per ragioni economiche conse


fig. 2 Piverone. Così apparve il vecchio orologio solare dopo la<br />

ripulituta della parete.<br />

gnò un notevole patrimonio locativo nelle mani non<br />

solo di enti religiosi o di famiglie della ricca borghesia<br />

che in qualche modo ebbero cura del mantenimento<br />

dell'edificio (si veda ad esempio Vignarossa con la sua<br />

coppia di quadranti), ma anche di piccoli proprietari e<br />

mezzadri che provvidero a risistemare e ad imbiancare<br />

la loro nuova abitazione senza preoccuparsi di ciò che<br />

poteva essere dipinto sulle pareti.<br />

Un caso analogo a quello di Piverone si è ripetuto a<br />

Spineto, frazione di Castellamonte, nell’estate<br />

del 2001 durante i lavori di restauro<br />

della Casa Canonica in piazza della Chiesa.<br />

Veramente la presenza di un orologio solare<br />

poteva essere ipotizzata da quel pezzo<br />

di metallo infisso nel muro a circa quattro<br />

metri dal suolo, storto ed arrugginito: nessuno avrebbe<br />

però immaginato di veder apparire, e questo lo dobbiamo<br />

alla intuizione ed alla sensibilità dell’operatore preposto<br />

ai lavori Piero Mottola, inciso nell’intonaco e con<br />

ancora una parvenza dei colori originari l’intero tracciato<br />

di un quadrante ad indicazione mista italica e francese,<br />

completo di scritte e segni zodiacali ancora leggibili.<br />

L’intervento di recupero venne affidato a Bartolomeo<br />

Data, gnomonista eporediese già noto ai lettori di queste<br />

pagine (<strong>Gnomonica</strong> n°9 - maggio 2001), che nel<br />

<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />

fig. 3 Spineto. Il restauro dell'orologio solare della Casa Canonica.<br />

20<br />

corso dell’anno portò a termine l’operazione (fig. 3). Vi<br />

sono stati alcuni problemi nello stabilire l’esatta declinazione<br />

della parete (sul quadrante è riportato 21°<br />

ovest) variando i valori rilevati a seconda di dove veniva<br />

effettuata la misura, vista la non planarità e verticalità<br />

del tratto di muro, tra i 19,5 e i quasi 22°. Si decise<br />

di tenere conto di un valore medio, molto vicino ai 21°<br />

indicati sul riquadro, mantenendo la primitiva posizione<br />

di tutte le linee (e tutti i difetti della parete): determinata<br />

la lunghezza dell'ortostilo (che è risultata essere<br />

di 235 mm), venne eseguito il recupero ampliando<br />

anche il riquadro di alcuni cm nella parte superiore. Lo<br />

stilo è stato ideato e realizzato dallo stesso Data ed ha<br />

una particolarità (fig. 4): la possibilità di essere regolato<br />

una volta piazzato sia attraverso piccole flessioni facendo<br />

forza sul centro della gola che all’atto del posizionamento<br />

viene fatto coincidere con il piano della parete,<br />

sia registrandolo in lunghezza essendo composto di due<br />

parti distinte avvitate. Queste caratteristiche hanno permesso<br />

il controllo e la ‘taratura’ finale del quadrante nel<br />

successivo periodo equinoziale.<br />

Questi pochi casi, ma se ne potrebbero citare molti<br />

fig. 4 Lo stilo utilizzato per il quadrante di Spineto.<br />

altri, dimostrano come possa essere stimolante anche il<br />

dedicarsi alla ricerca di orologi solari in via di scomparsa<br />

o ormai scomparsi, non tralasciando quindi di indagare<br />

quando tracce sulla parete (o magari qualche vecchia<br />

fotografia o disegno) ce ne fanno sospettare la presenza.<br />

Certamente la salvaguardia o il recupero di un<br />

quadrante costituiscono il giusto coronamento delle<br />

fatiche della ricerca: occorre però anche trovare la persona<br />

‘giusta’ in grado di intervenire adeguatamente e<br />

forse questa è la cosa più difficile.


n° 5 - Giugno <strong>2003</strong><br />

Solis et Artis Opus<br />

Mario Arnaldi, Lido Adriano (RA) - marnaldi@libero.it<br />

Le meridiane qui pubblicate sono risultate vincitrici al concorso ”LA MERIDIANA DEL MESE”, proposto sul sito<br />

internet del CGI. Per vedere le schede complete e le immagini ingrandite degli orologi solari in questa rubrica, consulta il<br />

sito all’indirizzo: www.gnomonicaitaliana.vialattea.net/<br />

Divo Meini e Riccardo del Corso<br />

L’inferiata gnomonica - Pontedera (PI)<br />

Lat. 43° 39' N - Lon. 10° 38' E<br />

Motto: PER UMBRAM HORAM SCRIBO<br />

L'orologio solare, progettato e calcolato da Divo Meini e costruito da<br />

Riccardo Del Corso nel 2002, mostra le ore medie del fuso: dalle 8<br />

alle 17. Le linee orarie e l'equinoziale sono state realizzate con tubolare<br />

di ottone e le formelle zodiacali ed il disco solare sono di terracotta.<br />

Una parte dell'orologio solare, sulla destra, funge da inferriata su una<br />

apertura da cui si potrebbe accedere al lastrico solare proveniendo dal<br />

tetto di un fabbricato limitrofo. La parte pittorica rappresenta, infatti,<br />

il campanile della Pretura così come si vede dal lastrico solare.<br />

Anonimo,<br />

Gussago (BS)<br />

Le ore del<br />

Cardinale -<br />

Gussago (BS)<br />

Lat 45° 47’ N<br />

Long 10° 10’ E<br />

La casa è un<br />

edificio signorile -<br />

di probabile<br />

costruzione tra<br />

XV e XVI<br />

secolo. La casa<br />

mostra la tipica<br />

dimora signorile rurale, con l'edificio padronale volto a mezzogiorno,<br />

portico su pilastri in pietra di Botticino, pozzo sotto il portico, cantina<br />

seminterrata con apertura a livello della strada retrostante, piano<br />

superiore chiuso con galleria e stanze a nord, ecc. Essa, fu anche luogo<br />

di sosta, locanda, trattoria e cambio di cavalli, nonché luogo per<br />

trattare affari. Si presume che l'alto prelato fosse un membro di una<br />

delle famiglie che vi abitarono, perché si sa per certo che avevano tutte<br />

un sacerdote in famiglia, soprattutto tra la fine del 1600 e per tutto il<br />

1700.<br />

21<br />

Roberto Baggio, Bardello(VA)<br />

L’orologio dei RANAT - Palazzo comunale di Bardello (VA)<br />

Lat 45° 50’ 07" N - Long 08° 41’ 50" E<br />

Motto: A MÈSDÌ CHEL SIA PRUNT ÜR PIAT PAR TÜT<br />

I RANAT<br />

Commissionato dal Comune di Bardello ed eseguito nell'estate 2002,<br />

nell'ambito del rifacimento della facciata del Palazzo Comunale.<br />

Quadrante ad ore vere solari con linee sustilari e piastra a foro gnomonico.<br />

La decorazione di sfondo riporta il paesaggio visibile da Bardello<br />

con il gruppo del Monte Rosa.<br />

Righi Renzo e Luca<br />

Rubini, Albareto<br />

(MO)<br />

La villa delle Rose -<br />

Albareto (TO),<br />

Lat. 44°; 42' N -<br />

Lon. 10°; 58' E,<br />

dimensioni: 150 x<br />

330 cm<br />

Motto: ASTRI<br />

LUCENTI<br />

ILLUMINATE<br />

QUESTE MURA<br />

La meridiana fa parte<br />

di un gruppo di tre,<br />

realizzate su tre pareti<br />

della villa settecentesca<br />

detta "delle Rose". La<br />

sola cornice è stata<br />

dipinta a calce, mentre<br />

le demarcazioni orarie sono state dipinte in un secondo tempo con silicati.<br />

L'autore dei dipinti è Luca Rubini, marito della figlia del proprietario<br />

della villa, conte Franco Paolo Grandi di Mordano, che ha dettato il<br />

motto.


<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />

Le meridiane a camera oscura di<br />

Pizzofalcone a Napoli e di<br />

Piedimonte Matese<br />

La meridiana di Pizzofalcone<br />

Quando ho letto la notizia su internet dell'esistenza di<br />

questa meridiana a camera oscura a Pizzofalcone, ero<br />

convinto che fosse già nota alla comunità degli appassionati<br />

di gnomonica. Dopo qualche ricerca, invece, mi<br />

sono reso conto che tale meridiana era rimasta incredibilmente<br />

sconosciuta, forse persino a molti cultori di<br />

storia napoletana. Basti pensare che essa è sfuggita<br />

anche al censimento delle meridiane napoletane<br />

”Orologi solari e meridiane a Napoli”, di Antonio<br />

Coppola, pubblicato da Arte Tipografica editrice, a<br />

Napoli nel maggio del 2002, dove vengono descritte<br />

quali uniche linee meridiane conosciute quella del<br />

Museo Archeologico Nazionale, della Certosa di S.<br />

Martino e quella della Villa Comunale. E di questa stranezza<br />

non riuscivo a spiegarmi il perché, fin quando ho<br />

realizzato che la meridiana si trovava ”protetta” (ed è<br />

stato un bene) all'interno di una prestigiosa istituzione<br />

militare inaccessibile al pubblico: la Procura Militare<br />

della Repubblica, sezione distaccata di Napoli.<br />

All'inizio del XVI secolo, la collina di Pizzofalcone<br />

(uno dei posti più belli di Napoli tra S. Lucia,<br />

Chiatamone e Chiaia) si arricchì di stupende ville di illustri<br />

personaggi, come Andrea Doria e Bernardino Rota,<br />

di Nicola Severino<br />

22<br />

fig. 1 L’ex chiesa di S. Maria degli Angeli a Pizzofalcone,<br />

ora sede del Tribunale e della Procura Militare


fig. 2 La meridiana di Pizzofalcone<br />

ma mancava una chiesa. Così Costanza del Carretto<br />

Doria, principessa di Sulmona, fece costruire una chiesa<br />

che affidò ai Frati Minori della SS. Trinità, poi ai<br />

Chierici Regolari (i Teatini) che nel 1600 la demolirono<br />

e la ricostruirono ancora più grande. Forse furono proprio<br />

loro a intitolare la chiesa a S. Maria degli Angeli che<br />

fu edificata verso il 1640.<br />

Senza percorrere tutta la storia di qusta chiesa, dirò solo<br />

che l'attività del monastero cessò intorno al 1806 e dal<br />

n° 5 - Giugno <strong>2003</strong><br />

23<br />

1815 in poi l’edificio della chiesa passò alle<br />

varie amministrazioni militari ed attualmente<br />

vi sono ubicati oltre al Tribunale e alla Procura<br />

Militare, la Sezione distaccata della Corte<br />

Militare di Appello e la Procura Generale. È<br />

facile capire, quindi, perché tale meridiana sia<br />

rimasta sconosciuta fino ad oggi.<br />

Negli Uffici di quest’ultima, e precisamente<br />

nello studio dell’Avvocato Generale Militare<br />

della Repubblica, fa bella mostra una linea<br />

meridiana inserita nel pavimento, in discrete<br />

condizioni di conservazione. Solo di recente, nel<br />

1997, si è provveduto a recuperarla ed evidenziarla<br />

interamente. Una parte di essa, infatti,<br />

era ricoperta da una parete in muratura costruita<br />

intorno agli anni 1950-60, che divideva la<br />

stanza. Questa meridiana, datata 1794, consta<br />

di una tavola in marmo lunga m 7,45 e larga<br />

m 0,32.<br />

È disposta longitudinalmente in direzione Nord<br />

- Sud geografico e materializza l’ipotetico meridiano<br />

passante per essa. La meridiana presentava<br />

una sola linea centrale in metallo, probabilmente<br />

in ottone (è rimasto solo l'incavo ove<br />

era incastrata). Il Sole, al mezzogiorno solare<br />

locale, proiettava un cerchio di luce sulla stessa,<br />

attraverso un foro posto perpendicolarmente ad<br />

una determinata altezza, all’estremità sud della<br />

meridiana. Quando il cerchio ‘tagliava’ a metà<br />

la linea in metallo, era il ‘mezzogiorno solare<br />

locale vero’. Ovviamente, non era solo questa la sua funzione,<br />

in quanto sulla meridiana sono scolpiti, in maniera<br />

semplice, ma efficace, altri simboli che rappresentano e<br />

determinano tutti i movimenti della terra intorno al sole<br />

e intorno a se stessa. Il mastro scalpellino ha inciso, su<br />

direttive dell’astronomo progettista, i seguenti segni: i<br />

punti degli equinozi (primaverile ed autunnale); i due solstizi<br />

(estivo ed invernale); la scala graduata per stabilire<br />

la declinazione del sole nel corso degli anni; i mesi con le<br />

sole iniziali (es. gennaio G, febbraio F, ecc.); i simboli<br />

fig. 3 Puzzle fotografico dell’intera linea meridiana


fig. 4 Particolare della linea meridiana: il segno del Cancro<br />

fig. 5 Particolare della linea meridiana: il segno dei Gemelli<br />

delle 12 costellazioni e la data di inizio del transito del<br />

Sole nelle stesse; nonché tutti i dati geometrici occorsi per<br />

la costruzione.<br />

La meridiana napoletana, anche se non può competere in<br />

bellezza con quella di S. Maria degli Angeli in Roma,<br />

costruita dal Bianchini o con quella della Chiesa di S.<br />

Petronio in Bologna, costruita dal Cassini, contiene tutte<br />

le informazioni per lo studio del movimento celeste.<br />

Queste meridiane venivano denominate ‘a camera oscura’in<br />

quanto, per evidenziare il loro funzionamento,<br />

occorreva che le stesse fossero in un ambiente semibuio per<br />

far risaltare il cerchio di luce prodotto dal sole e proiettato<br />

attraverso il foro, denominato ‘foro gnomonico’, avente<br />

un diametro adeguato, ad una determinata altezza,<br />

rispondente a canoni geometrici ben precisi.<br />

Il Convento di S. Maria degli Angeli, all’epoca della<br />

costruzione del manufatto, apparteneva ai già citati Padri<br />

dell'Ordine dei Teatini, che erano famosi per le loro conoscenze<br />

nel campo dell’astronomia. Basti pensare a Padre<br />

Giuseppe Piazzi (1746-1826) scopritore dell’asteroide<br />

‘Cerere’, professore di matematica e calcolo sublime, nonché<br />

autore di importantissime pubblicazioni sull'astronomia<br />

che gli valsero alti riconoscimenti conferiti anche<br />

dall'Accademia di Francia. Ebbe l’importante incarico di<br />

costruire l’osservatorio astronomico di Napoli<br />

Capodimonte (primo in Europa di concezione moderna)<br />

e quello di Palermo. La breve biografia di quest’illustre<br />

scienziato, ci induce a pensare che se non autore, sia stato<br />

<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />

24<br />

almeno ispiratore o coordinatore della meridiana nel<br />

Convento napoletano.<br />

Un maestro per la costruzione di tali meridiane era<br />

Niccolò Cacciatore, assistente del sopracitato P. Giuseppe<br />

Piazzi all’epoca della costruzione della meridiana nel<br />

Duomo di Palermo. Anche la meridiana del Convento di<br />

S. Maria degli Angeli in Napoli porta incisa nel marmo<br />

la lunghezza campione occorsa per la costruzione. Essa è<br />

in P.E. che possono essere sia in palmi che in piedi. Non<br />

è stato possibile classificare tale lunghezza. All’epoca,<br />

erano numerosi e diversi in tutt’Italia i criteri di misurazione,<br />

anche per il tipo di costruzione da effettuare.<br />

Ironia della sorte, solo nell’anno successivo alla data incisa<br />

sulla meridiana (1794), venne adottato in Europa il<br />

sistema metrico francese. Ad ogni modo, rapportando il<br />

tutto all’attuale sistema metrico decimale, tale misura<br />

doveva essere di mt. 0,36 circa.<br />

Si indicano, con buona approssimazione, le coordinate<br />

geografiche della meridiana:<br />

Lat. Nord 40° 50’ 01’’<br />

Long. Est 14° 14’ 34’’<br />

Long. Est 1° 47’ 26’’ da Roma M. Mario<br />

Lunghezza arco di parallelo lat. 40° Nord: 1.400 m<br />

Lunghezza arco di meridiano lat. 40° Nord: 1850,53 m<br />

Queste le informazioni che sono riuscito a trovare per<br />

questa linea meridiana. Esse sono state scritte e rese<br />

pubbliche su internet dal dr. Silvestri, appassionato di<br />

storia locale, dei Carabinieri della Procura della<br />

Repubblica di Pizzofalcone.<br />

Sulla base di tutto ciò, decido di tentare una visita per<br />

vedere da vicino questa meridiana. Dopo vari tentativi,<br />

riesco a comunicare con il colonnello dei Carabinieri dr.<br />

Giovanni Barbara che ringrazio vivamente per avermi<br />

dato la possibilità di vedere e fotografare la linea meridiana.<br />

Il 27 dicembre del 2002, alle 10 del mattino ero<br />

davanti all'ingresso del Padiglione di questa grande istituzione.<br />

Nella frettolosa visita ho potuto solo realizzare<br />

qualche foto e prendere qualche misura. La protezione<br />

della lastra di vetro e la scarsa illuminazione (nonché<br />

la modestissima attrezzatura fotografica), non<br />

hanno reso foto di buona qualità. Un azzardato collage<br />

fotografico mi ha permesso di ‘ricostruire’ parte della<br />

linea meridiana, utilizzando le foto migliori.<br />

Non ho avuto modo di parlare con il dr. Silvestri per<br />

chiedere ulteriori informazioni, ed una vista alla<br />

Biblioteca Nazionale di Napoli mi ha permesso di<br />

vedere in catalogo molte opere di Niccolò Cacciatore,<br />

ma nulla relativo a questa meridiana. Resterebbe da<br />

chiedere lumi alla biblioteca dell’Osservatorio<br />

Astronomico di Capodimonte.


Dalla mia visita ho potuto constatare che la meridiana<br />

è ben protetta da una lastra di vetro e risulta una spaccatura<br />

trasversale nella prima parte della lastra di<br />

marmo; che tutte le scritte e tutti i simboli e numeri<br />

sono incisi nel marmo per una profondità di circa 3<br />

mm. Le scritte presenti sono:<br />

- Decl B riferita evidentemente alla ‘colonna’ che<br />

riporta la declinazione del sole durante l'anno, ove<br />

lo zero è in corrispondenza dei simboli equinoziali<br />

e il 23 poco distante dai simboli solstiziali;<br />

- P.E. a quelle del R. in corrispondenza di una<br />

colonna con suddivisioni eguali e numerazione 4, 6,<br />

8, 9, ecc.<br />

- Altezza del raggio dal centro del buco a questo<br />

piano div in P.E. = 10,000,000<br />

La linea meridiana centrale è lunga 7,40 m I limiti solstiziali<br />

6,50 m. La profondità di incisione della linea<br />

meridiana è di 1 cm; la larghezza della colonna della<br />

declinazione solare è di 2 cm; quella del calendario dei<br />

mesi è larga 3 cm. La lastra di marmo è larga 30 cm. Ad<br />

uno dei margini della lastra è visibile una linea incisa<br />

incompleta non spiegabile. Sono riportate le iniziali dei<br />

nomi dei mesi, la numerazione dei giorni e i simboli<br />

zodiacali. Il foro gnomonico è stato distrutto nel corso<br />

delle ristrutturazioni dell’edificio. La meridiana, miracolosamente<br />

salvata e conservata.<br />

La meridiana lemniscata a camera oscura<br />

dell'Osservatorio meteo-astronomico di Monte<br />

Muto a Piedimonte Matese.<br />

Nel 1989 ebbi già modo di segnalare ai responsabili del<br />

censimento nazionale degli orologi solari italiani, che<br />

nel convento di S. M. Occorrevole, sul Monte Muto a<br />

Piedimonte Matese (Caserta), esiste - o meglio esisteva<br />

- un osservatorio meteorologico-astronomico, fondato<br />

da B. Caso nel 1875 in cui, oltre alla strumentazione di<br />

norma, c’era anche una meridiana a camera oscura.<br />

All'epoca non ebbi l’opportunità di poter visitare l’interno<br />

di questo osservatorio, chiuso da anni. Le uniche<br />

cose che riuscii a sapere furono che detta meridiana<br />

servì alla segnalazione del mezzogiorno vero locale agli<br />

abitanti della valle sottostante, per mezzo anche del<br />

suono delle campane. E vedremo come.<br />

Senza entrare nel merito della strumentazione meteoastronomica,<br />

voglio solo dire che l’osservatorio funzionò<br />

fino al 1940 circa e che nel 1949 il Comune di<br />

Piedimonte inviò la maggior parte degli strumenti<br />

all'Ufficio centrale di Meteorologia ed Ecologia Agraria<br />

di Roma per delle riparazioni, senza mai più riaverli<br />

indietro. Nell’osservatorio rimasero quindi solo i can-<br />

n° 5 - Giugno <strong>2003</strong><br />

25<br />

nocchiali e la meridiana.<br />

La meridiana, a differenza<br />

del cannocchiale,<br />

rese un utile servizio,<br />

perché servì ad indicare<br />

l’ora solare a tutto il<br />

Medio Volturno. (Foto<br />

G. Palumbo)<br />

Ogni giorno, quando il<br />

sole stava culminando<br />

sul meridiano locale<br />

(l4°22’ 20’’ di Long.<br />

Est) un fascio di raggi<br />

penetrava attraverso un<br />

foro praticato nel muro<br />

e dava un’immagine del<br />

Sole a contorni sfumati<br />

fig. 6 La meridiana di Piedimonte<br />

Matese<br />

sopra un marmo orizzontale, avvicinandosi ad una linea<br />

retta tracciata su esso.<br />

Dopo poco, al momento della culminazione del Sole, l’immagine<br />

stava esattamente sulla linea e diventava nitida e<br />

a contorni netti: era il mezzogiorno solare.<br />

In quell’istante un frate sventolava da una finestra una<br />

bandiera tricolore (ancora conservata all'Osservatorio) e<br />

subito un frate laico sul campanile, alla vista della bandiera,<br />

metteva in funzione la campana, la quale comunicava<br />

il mezzogiorno solare all’intera vallata del Medio<br />

Volturno.<br />

Anche in assenza di Sole la campana annunziava ancora<br />

il mezzogiorno, ma l'ora veniva letta sopra un grosso<br />

orologio a pendolo (ancora esistente, ma fermo).<br />

Questa la descrizione della meridiana e del suo uso che<br />

ne fa il prof. Michele Giugliano in un suo studio pubblicato<br />

nel 1981 e reso pubblico su internet. Anche in<br />

questo caso mi sono prodigato per cercare di visitare<br />

questa meridiana. Ma, ahimè, devo dire che è stato più<br />

facile entrare negli uffici privati della Procura Militare<br />

della Repubblica di Napoli che non nello scantinato del<br />

Comune di Piedimonte Matese, dove attualmente sono<br />

rinchiusi gli strumenti e la meridiana di marmo dell'ex<br />

osservatorio di Monte Muto, in attesa di una improbabile<br />

sistemazione all'interno di un ancor più improbabile<br />

museo comunale la cui realizzazione appare più utopistica<br />

che reale. E alla fine, che significato avrebbe una<br />

bella meridiana di marmo spodestata dal suo sito originale<br />

da cui ha orgogliosamente indicato con grande utilità<br />

il tempo alla popolazione del luogo, in un posto<br />

dove non potrà mai più funzionare?


<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />

Arte, Materiali e Tecniche<br />

Mario Arnaldi, Lido Adriano (RA) - marnaldi@libero.it<br />

Come ci siamo promessi nel numero scorso<br />

di <strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong>, anche questa<br />

volta non intendiamo rivolgerci ai professionisti<br />

della pittura che già conoscono a<br />

menadito quanto scriviamo, ma a tutti<br />

coloro che desiderano cimentarsi, prima o<br />

poi, nella costruzione di un orologio solare.<br />

Perciò cercheremo di essere facili e<br />

brevi, e per quanto possibile tenteremo<br />

di fornire le basi essenziali e le nozioni<br />

più importanti. In questo numero,<br />

abbiamo creduto necessario anticipare<br />

una breve descrizione dei colori e delle<br />

loro qualità prima di inoltrarci nell’esposizione<br />

di altre tecniche pittoriche<br />

adatte alla realizzazione di orologi solari<br />

murali. Infatti uno dei problemi<br />

principali che incontra il neo-artista<br />

gnomonista è proprio la composizione<br />

di una tavolozza adeguata.<br />

Ogni tecnica ne richiede una specifica, ma<br />

le doti richieste ai pigmenti che compongono<br />

la tavolozza dello gnomonista sono<br />

soprattutto quelle cercate in una buona<br />

pittura da esterni. In altre parole i colori<br />

devono avere un’ottima resistenza alla<br />

luce, alle avversità meteorologiche, agli<br />

alcali, alla calce e all’idrogeno solforato o<br />

all’acido solfidrico, in quanto numerosi<br />

pigmenti sono ossidi o idrati metallici i cui<br />

solfuri sono neri. La solidità alla calce è<br />

richiesta soprattutto ai pigmenti utilizzati<br />

nella tecnica dell’affresco, della<br />

pittura a calce e al graffito.<br />

Un’altra caratteristica richiesta ai<br />

migliori pigmenti è il cosiddetto<br />

potere coprente. Il potere coprente è<br />

proporzionale, nella stessa<br />

sostanza colorante, alla finezza<br />

delle sue particelle ed è quindi<br />

indice di miglior qualità.<br />

Ogni tecnica utilizza essenzialmente gli<br />

stessi pigmenti che mescolati con il giusto<br />

veicolo, ovvero supporto, e stemperati con il<br />

corretto solvente ne determinano le caratteristiche<br />

primarie. Sono, infatti, proprio il<br />

veicolo ed il solvente che caratterizzano una<br />

tecnica dall’altra, quando per solvente s’in-<br />

LA TAVOLOZZA IDEALE<br />

Questo secondo appuntamento con la rubrica dedicata alle tecniche potrebbe deludere molti lettori, ma prima di parlare di altre<br />

metodologia pittoriche adatte per la realizzazione di orologi solari murali abbiamo preferito fornirvi alcune importanti indicazioni<br />

sui colori. Questo, al fine di stabilire una giusta tavolozza per ogni tecnica utilizzata. Non ci è parso inutile questo sforzo<br />

perché proprio una inadeguata scelta dei pigmenti può essere una delle cause prime del deterioramento dei dipinti murali, e<br />

conseguentemente anche degli orologi solari.<br />

tende quella sostanza che seccando blocca<br />

con sé i pigmenti (olio di lino, gomma arabica,<br />

caseina, resine acriliche o naturali,<br />

silicato di potassa ecc..), e per solvente<br />

quella che li libera del veicolo (acqua,<br />

nitro, acqua ragia, ecc..). Se mescoliamo,<br />

per esempio, i pigmenti con olio di lino<br />

otterremo la pittura ad olio, se invece<br />

mescoliamo gli stessi pigmenti con uovo o<br />

colle animali otterremo la pittura a tempera.<br />

Allo stesso modo, con la gomma arabica<br />

otterremo l’acquerello, con la caseina la<br />

pittura a caseina, antenata del moderno<br />

acrilico, con il silicato di potassa o di sodio<br />

la pittura ai silicati ecc.<br />

Il colore, considerato fisiologicamente,<br />

non è altro che una sensazione luminosa<br />

provata dall’occhio, un fenomeno nervoso<br />

causato da vari agenti. Fisicamente, invece,<br />

La tabella dei colori<br />

Nella pagina che segue proponiamo una classica tavolozza<br />

di base. Anche se oggi esistono anche nuovi pigmenti,<br />

non sempre migliori degli originali, abbiamo proposto<br />

quasi sempre colori con la formulazione originale.<br />

I più esperti potranno ridurre la propria tavolozza ai soli<br />

colori indispensabili al tipo di tecnica adottato.<br />

il colore non è altro che la luce bianca selezionata,<br />

o modificata, per l’azione esercitata<br />

su di essa da determinati corpi considerati<br />

sostanze coloranti. Queste sostanze in<br />

pittura assumono due aspetti precisi: i pigmenti<br />

e i coloranti. I coloranti hanno per<br />

definizione un potere tintorio assai più<br />

26<br />

elevato dei pigmenti, e a differenza di questi<br />

ultimi hanno scarso utilizzo in pittura e<br />

non posseggono corpo una volta disciolti.<br />

Entrambi si distinguono in naturali e artificiali.<br />

I pigmenti naturali si ottengono generalmente<br />

da terre, per via secca, mentre<br />

quelli artificiali da ossidi, per via umida. I<br />

coloranti naturali, invece, sono generalmente<br />

ottenuti da fiori o erbe, mentre<br />

quelli artificiali sono di tipo sintetico<br />

come le aniline o i coloranti alimentari.<br />

I colori si dividono in Bianchi, Azzurri,<br />

Gialli, Rossi, Verdi, Bruni, Neri.<br />

I migliori pigmenti in assoluto sono<br />

quelli ricavati direttamente da terre<br />

naturali, per il loro elevato potere<br />

coprente e per la grande capacità di<br />

resistere agli attacchi di agenti atmosferici,<br />

alcali, calce, e della luce. Volendo, è<br />

possibile comporre una tavolozza di colori<br />

esclusivamente di terre o polveri minerali,<br />

ma la gamma delle tinte potrebbe<br />

risultare insufficiente per qualcuno. Per<br />

questo esistono colori artificiali più brillanti<br />

che rispondono altrettanto bene alle<br />

esigenze di una tavolozza cromatica solida<br />

e adatta al lavoro dello gnomonista<br />

costruttore di orologi solari. Con l’aggiunta<br />

di queste nuove tinte è possibile ampliare<br />

la tavolozza ad un numero più che sufficiente<br />

a soddisfare le esigenze cromatiche<br />

ed artistiche di ognuno.<br />

Fra le terre, generalmente ossidi<br />

naturali di ferro, troviamo le<br />

ocre, gli ossidi rossi, i bruni come<br />

la terra di Siena naturale e bruciata,<br />

la terra d’ombra, la terra di<br />

Kassel (ottima in sostituzione del<br />

nero), la terra verde. Gli azzurri<br />

naturali sono principalmente<br />

composti di ferro, rame e cobalto.<br />

L’azzurro minerale per eccellenza è il<br />

notissimo, e oggi proibitivo, azzurro ‘lapislazzuli’<br />

(silicato di alluminio e sodio) oggi<br />

sostituito dall’azzurro oltremare che<br />

sostanzialmente possiede la medesima<br />

formulazione chimica.


n° 5 - Giugno <strong>2003</strong><br />

TAVOLA DEI COLORI<br />

27


CC<br />

apita abbastanza spesso allo gnomonista<br />

dilettante di trovarsi lontano dagli amati libri<br />

e appunti o dal computer di casa, e di dover<br />

trovare rapidamente e con precisione la posizione del<br />

Sole, o per la misura dell' azimut di una parete o per il<br />

calcolo dell' istante del mezzogiorno vero per la ricerca<br />

del Sud, ecc. Il modulo che vi presento è stato costruito<br />

e sistemato da Robert Hough (Arizona - USA) proprio<br />

a questo scopo e per questo ho pensato di tradur-<br />

<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />

Un pratico modulo per il calcolo<br />

rapido dei dati del Sole<br />

di Gianni Ferrari e Robert Hough<br />

(*) La longitudine del luogo e il fuso orario TZ si intendono positivo se a Est di Greenwich.<br />

EqT = Tempo Medio - Tempo Vero<br />

J2000 = 1 Gen 2000 12h TU Giorno Giuliano = 2451545 + Ng<br />

28<br />

lo e adattarlo alle nostre consuetudini.<br />

Con il solo uso di una comune calcolatrice scientifica è<br />

possibile calcolare i dati del Sole con ottima precisione:<br />

inferiore a circa 10" per la Declinazione, a 30" per<br />

la Longitudine e a 0.8 sec per l'Equazione del tempo.<br />

L' unico inconveniente è quello … di portarsi appresso,<br />

assieme alla calcolatrice e al blocco di appunti, una<br />

fotocopia del modulo.


LE OMBRE DEL TEMPO<br />

Concorso internazionale per costruttori di<br />

quadranti solari, V<strong>II</strong>I edizione<br />

Con il patrocinio dell’Unione Astrofili<br />

Italiani e della Società Astronomica<br />

<strong>Italiana</strong>.<br />

Scopi: Far conoscere gli aspetti di interesse<br />

astronomico, storico ed artistico dei<br />

quadranti solari, favorendo la tutela ed il<br />

restauro del patrimonio esistente, la<br />

costruzione di nuovi quadranti solari e il<br />

loro uso nelle attività scolastiche ed in<br />

quelle per la divulgazione dell'astronomia.<br />

Modalità di partecipazione: Il concorso<br />

è aperto a tutti. Ogni partecipante deve<br />

inviare almeno una fotografia a colori<br />

(formato 10x15 cm, in sei copie) del quadrante<br />

solare e n. 1 diapositiva o negativo<br />

per ogni opera (ogni concorrente può presentare<br />

fino a tre opere in concorso). Si<br />

accettano anche modelli in cartoncino<br />

fuori concorso. Quelli giudicati meritevoli<br />

verranno menzionati. Il materiale inviato<br />

non verrà restituito. Deve essere inoltre<br />

inviata una scheda descrittiva contenente<br />

tutte le informazioni richieste (vedi scheda<br />

relativa ai dati da allegare al materiale fotografico).<br />

Infine si deve precisare se si<br />

intende partecipare alla sezione dilettanti o<br />

professionisti. I partecipanti devono inviare<br />

la documentazione richiesta entro il 30<br />

<strong>giugno</strong> <strong>2003</strong>.<br />

Giuria e premiazione: La giuria che seleziona<br />

il materiale raccolto e premia i<br />

migliori quadranti solari è formata da:<br />

Mirco Antiga (referente scientifico per le<br />

attività di gnomonica dell’Unione Astrofili<br />

Bresciani); Francesco Azzarita (fondatore<br />

della Sezione quadranti solari dell’Unione<br />

Astrofili Italiani); Piero Bianucci (giornalista);<br />

Giuliano Romano (astronomo); Piero<br />

Tempesti (astronomo). L’ideazione e l’organizzazione<br />

del concorso sono a cura di<br />

Loris Ramponi (Unione Astrofili<br />

Bresciani). La giuria si riunirà nell’autunno<br />

<strong>2003</strong> per redigere le classifiche dei vincitori<br />

e assegnare i premi distintamente per il<br />

primo, il secondo e il terzo classificato. La<br />

migliore opera dei professionisti non concorrerà<br />

ai premi ma verrà particolarmente<br />

menzionata con un attestato. I premi consisteranno<br />

per ciascun vincitore nel ricevimento<br />

di una raccolta della collezione<br />

‘Tuttoscienze’, offerta dall’editrice ‘La<br />

Stampa’ S.p.A. (Torino) e di una raccolta<br />

delle pubblicazioni sulla gnomonica edite<br />

dall’Unione Astrofili Bresciani. I vincitori<br />

n° 5 - Giugno <strong>2003</strong><br />

Eventi<br />

Fabio Garnero, Saluzzo (CN) - f.garnero@tiscalinet.it<br />

Foto di gruppo a Montiglio (AT) durante il V<strong>II</strong> incontro degli gnomonisti piemontesi<br />

Padre Matteo Ricci. L’Europa alla<br />

corte dei Ming.<br />

Macerata: Auditorium San Paolo, Palazzo<br />

Ricci, Pinacoteca Comunale, da sabato 19<br />

luglio a domenica 5 ottobe <strong>2003</strong><br />

Roma: da domenica 23 ottobre a domenica<br />

11 gennaio, complesso del Vittoriano<br />

L’opera del gesuita Matteo Ricci, nato a<br />

macerata nel 1552 e morto a Pechino il<br />

1610, presentato come l’incontro fra la<br />

civiltà europea e quella cinese. Li Madou,<br />

così era conosciuto Padre<br />

Ricci nel Paese del Drago, fu<br />

umanista e matematico,<br />

astronomo, geografo e cartografo,<br />

introdusse per primo<br />

in Cina teologia, filosofia, letteratura,<br />

arti e scienze e pure<br />

fece conoscere la cultura<br />

cinese traducendo in latino i<br />

Quattro libri confuciani.<br />

riceveranno anche un dono offerto dal<br />

Centro studi e ricerche Serafino Zani.<br />

Saranno inoltre concesse alle scuole partecipanti<br />

delle condizioni favorevoli per partecipare<br />

alle visite di istruzione del<br />

‘Progetto Eureka’ (Laboratori interattivi a<br />

carattere scientifico, lezioni con il planetario<br />

del Centro Astronomico Eureka, visita<br />

all’Osservatorio Serafino Zani).<br />

La data della cerimonia di premiazione<br />

verrà comunicata a tutti i partecipanti.<br />

Mostra e segreteria del concorso: Il<br />

materiale selezionato verrà utilizzato per<br />

l’allestimento di una mostra. Le schede<br />

29<br />

Sono esposte circa 200 opere tra libri preziosi,<br />

opere pubblicate da Ricci, strumenti<br />

musicali cinesi ed occidentali, strumenti<br />

scientifici ocidentali introdotti in Cina<br />

come mappamondi, orologi, astrolabi,<br />

meridiane, compassi, clessidre nonchè<br />

oggetti d’arredo come porcellane, dipinti,<br />

acquarelli, bronzi.<br />

delle opere che hanno partecipato al concorso<br />

verranno pubblicate nel periodico<br />

‘Il Sagittario’, edito dal Centro Studi e<br />

Ricerche Serafino Zani. Ulteriori informazioni<br />

si possono richiedere alla segreteria<br />

del concorso, alla quale va inviata la documentazione<br />

per poter partecipare all'iniziativa:<br />

Centro studi e ricerche Serafino Zani<br />

Via Bosca 24 - C.P. 104<br />

25066 Lumezzane (BS)<br />

tel. 030/872164, fax 030/872545<br />

http://www.cityline.it (Pagine di scienza)<br />

e-mail: info@serafinozani.it


<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />

La proiezione della meridiana<br />

equatoriale e le meridiane<br />

analemmatiche<br />

Premessa<br />

Le meridiane analemmatiche sono molto diffuse e<br />

conosciute sia per la relativa semplicità del loro progetto<br />

e della loro costruzione, sia per la possibilità di poter<br />

utilizzare l’ombra dello stesso osservatore per indicare<br />

l'ora, permettendo la costruzione di orologi solari<br />

didattici e divertenti.<br />

Molto meno conosciuto è il fatto che queste meridiane<br />

sono un caso particolare di una grande famiglia di orologi<br />

a gnomone mobile a cui appartengono anche orologi<br />

solari spesso decritti, in testi ed articoli, come tipi<br />

indipendenti e a se stanti.<br />

In questo articolo cercherò di descrivere questi orologi<br />

solari e le loro caratteristiche comuni seguendo il metodo<br />

della proiezione della meridiana equatoriale, descritto<br />

per la prima volta da P. Tepstra in un articolo del<br />

1951 [1] e in seguito utilizzato e ripreso sia in volumi<br />

di gnomonica [2] sia in alcuni articoli [6].<br />

Il mio scopo quindi è soltanto quello di portare a<br />

conoscenza dei lettori questo metodo di approccio alle<br />

meridiane analemmatiche, senza ovviamente alcuna<br />

pretesa né di novità, né di priorità, ispirandomi in particolare<br />

ad un articolo di J.A. de Rijk [3] [4]. 1<br />

La meridiana equatoriale con gnomone di<br />

lunghezza variabile - Punti ora.<br />

Consideriamo una meridiana equatoriale disegnata sulle<br />

due facce di un piano disposto parallelamente<br />

all'Equatore Celeste, con lo gnomone costituito da uno<br />

stilo diretto verso il polo Nord Celeste (stilo polare).<br />

In essa, come è ben noto, nella stagione estiva 2 l’ombra<br />

dello stilo cade sulla faccia del piano rivolta a Nord spostandosi<br />

di 15° per ogni ora e le linee orarie sono linee<br />

di Gianni Ferrari<br />

30<br />

radiali intervallate anche esse di 15° l’una dall'altra.<br />

Al mezzogiorno l’ombra è diretta verso il basso, mentre<br />

alle ore 6 e 18 è orizzontale.<br />

Nel periodo invernale lo stesso avviene sulla faccia<br />

inferiore del piano.<br />

Per semplicità di esposizione supporrò sempre di essere<br />

in un giorno compreso fra l’Equinozio di Primavera<br />

e quello d'Autunno<br />

Disegniamo ora sul piano dell’orologio, un cerchio -<br />

che chiamerò cerchio equatoriale - con il centro nella<br />

intersezione dello stilo col piano e raggio R arbitrario e<br />

riduciamo l’estensione dello stilo ad una lunghezza tale<br />

da far sì che l’ombra del suo estremo G cada esatta-<br />

fig. 1 Meridiana Equatoriale, Boulder, Colorado, USA<br />

1 L'articolo può essere trovato, in lingua inglese, anche in Internet nel sito del noto gnomonista olandese Fer de Vries:<br />

http://home.iae.nl/users/ferdv/projdial.htm<br />

2 Precisamente fra l’equinozio di Primavera e quello di Autunno nell’emisfero Nord.


mente sulla circonferenza disegnata.<br />

La lunghezza dello stilo risulta in questo modo variabile<br />

con la declinazione δ del Sole nel giorno di osservazione,<br />

secondo la semplice formula<br />

Se supponiamo, ogni giorno, di allungare o accorciare<br />

lo stilo GO secondo la relazione indicata, avremo che<br />

all'ora H l’ombra dell'estremo G dell’asta cadrà sempre<br />

su uno stesso punto della circonferenza, che chiamerò<br />

punto-ora dell’ora H (fig. 2).<br />

Le linee orarie non saranno più necessarie e sarà sufficiente<br />

conoscere soltanto la posizione dei diversi punti<br />

ora.<br />

Con la formula riportata si ha che la lunghezza dell’asta<br />

polare diventa negativa nei mesi invernali, cioè quando<br />

il Sole ha declinazione negativa:<br />

questo significa che l’asta non è fig. 4<br />

più diretta al cielo, verso il Polo<br />

Nord Celeste, ma in senso<br />

opposto e che la faccia del<br />

piano su cui cade l’ombra dell’asta<br />

stessa è quella inferiore<br />

(fig. 3)<br />

La proiezione della meridiana<br />

equatoriale<br />

Consideriamo ora un piano π,<br />

avente una giacitura qualunque<br />

rispetto al piano equatoriale 3, e<br />

proiettiamo su di esso da un<br />

punto qualunque all'infinito,<br />

quindi con una proiezione<br />

parallela, i punti e le linee prin-<br />

n° 5 - Giugno <strong>2003</strong><br />

fig. 2 fig. 3<br />

31<br />

cipali della meridiana equatoriale.<br />

In altre parole proiettiamo la meridiana equatoriale sul<br />

piano π con rette di proiezione parallele ad una direzione<br />

qualunque (fig. 4).<br />

È immediato verificare che:<br />

- il cerchio orario equatoriale viene proiettato - salvo<br />

casi particolari - in una ellisse le cui dimensioni dipendono<br />

dalla giacitura del piano ‘ricevente’ e dalla direzione<br />

di proiezione;<br />

- ogni punto-ora B viene proiettato in un punto B1<br />

appartenente alla ellisse;<br />

- il centro O del cerchio equatoriale viene proiettato nel<br />

centro O1 dell’ellisse;<br />

- l'estremo G dell'asta polare viene proiettato in un<br />

punto G1.<br />

È anche abbastanza semplice verificare che nell’istante<br />

3 Per semplicità grafica e di esposizione prenderò questo piano tangente in un punto del cerchio equatoriale.


fig. 5<br />

in cui l’ombra di G cade esattamente sul punto-ora B<br />

del cerchio meridiano, l’ombra di un’asta avente gli<br />

estremi in G e in G1 interseca l’ellisse proiettato nel<br />

punto B1.<br />

Si ha infatti che il piano orario del Sole all’ora H passa<br />

per i punti O, G, B e contiene lo stilo polare OG e la<br />

linea oraria OB, mentre il piano dell’ombra del segmento<br />

GG1 passa, ovviamente, per i punti G e G1 e<br />

per il punto B.<br />

Poiché il segmento BB1 è parallelo a GG1 anche il<br />

punto B1 apparterrà allora a questo piano e quindi,<br />

all'ora H, l’ombra dello stilo GG1 intersecherà l'ellisse<br />

in B1 (fig 5).<br />

Possiamo allora pensare di costruire sul piano ‘ricevente’<br />

π un orologio solare avente i punti-ora, proiezione<br />

dei corrispondenti sul cerchio equatoriale, disposti sulla<br />

fig. 6<br />

<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />

32<br />

ellisse e avente come gnomone il segmento<br />

GG1 (fig. 6).<br />

La posizione del piede di questo segmento<br />

GG1, che risulta sempre parallelo<br />

alla direzione di proiezione, varia al<br />

variare della declinazione del Sole, si<br />

sposta lungo un segmento passante per<br />

il centro O1 dell’ellisse e coincide con<br />

esso nei giorni degli Equinozi.<br />

L'insieme degli orologi solari che si possono<br />

ottenere con il metodo descritto,<br />

cioè con la proiezione di un cerchio<br />

equatoriale, costituisce una numerosissima<br />

famiglia alla quale appartengono,<br />

come casi particolari, molte meridiane<br />

fra le più note.<br />

Il metodo può essere inoltre utilmente<br />

utilizzato per una più semplice ricerca<br />

degli elementi di questi orologi solari,<br />

già conosciuti, e di altri non ancora esplorati.<br />

I casi particolari<br />

Scegliendo opportunamente il piano ‘ricevente’ e la<br />

direzione di proiezione si possono, come si è accennato,<br />

ottenere molte meridiane particolari: per ragioni di<br />

spazio farò una breve descrizione soltanto a quelle più<br />

importanti.<br />

Orologio a tempo vero su un piano qualunque<br />

Se prendiamo la direzione di proiezione parallela alla<br />

direzione dell'asse polare otteniamo una meridiana classica<br />

in cui lo gnomone è fisso.<br />

Nella fig. 7, e in quelle che seguono, si sono rappresentati<br />

schematicamente il piano equatoriale e lo stilo polare,<br />

visti da Ovest guardando verso Est.<br />

Lo stilo si è disegnato con una lunghezza<br />

uguale a<br />

da entrambi i lati del piano, essendo R il raggio<br />

del cerchio che delimita la meridiana<br />

equatoriale. Per semplicità in fig. 7 si è considerato<br />

un piano orizzontale.<br />

fig. 7


Meridiana analemmatica cla sica<br />

Per ottenere la meridiana analemmatica ‘classica’, da<br />

tutti conosciuta, occorre prendere come piano ‘ricevente’<br />

quello orizzontale e come direzione di proiezione<br />

quella verticale.<br />

Nella fig. 8 il punto C rappresenta l’estremo Sud dell'asse<br />

minore AC dell’ellisse: è immediato ricavare la<br />

relazione<br />

In figura sono anche rappresentati schematicamente lo<br />

gnomone verticale della meridiana analemmatica orizzontale<br />

e il segmento su cui si sposta il piede dello gnomone.<br />

Essendo<br />

(vedi fig. 7) si ha immediatamente che lo spostamento<br />

massimo del piede dello stilo, rispetto al centro dell’ellisse,<br />

vale<br />

Meridiane analemmatiche circolari.<br />

Scegliendo opportunamente il piano e la direzione di<br />

proiezione si può far in modo che la figura in cui si<br />

proietta il cerchio equatoriale sia ancora un cerchio: si<br />

possono cioè ottenere delle meridiane analemmatiche<br />

fig. 8a Meridiana analemmatica ”classica”<br />

n° 5 - Giugno <strong>2003</strong><br />

fig. 8<br />

33<br />

circolari.<br />

La caratteristica più importante di queste meridiane è<br />

quella di avere i punti-ora ugualmente distanziati sulla<br />

circonferenza, esattamente di 15° come sul cerchio<br />

equatoriale.<br />

Questa proprietà permette di realizzare orologi solari,<br />

molto semplici da disegnare, in cui è possibile apportare<br />

sia la correzione della costante di longitudine, sia<br />

quella dovuta alla Equazione del Tempo, ottenendo<br />

delle meridiane a tempo medio.<br />

L’artificio più semplice a cui si può ricorrere per ottenere<br />

queste correzioni è quello di ruotare il cerchio graduato,<br />

riportante l’indicazione delle ore, della quantità<br />

corrispondente alla somma delle due correzioni nel<br />

giorno di osservazione. È possibile in questo modo<br />

ottenere una precisione nella lettura dell’ora anche dell’ordine<br />

di 1 minuto.<br />

fig. 9<br />

Consideriamo il piano contenente l’anello equatoriale e<br />

la retta A, sua intersezione con il piano orizzontale (fig.<br />

9), prendiamo un piano, rivolto verso Sud e passante<br />

per A, e ruotiamolo attorno a questa retta fino a portarlo<br />

ad una pendenza β rispetto al piano<br />

dell'orizzonte.<br />

Tracciamo infine un arco di cerchio, avente<br />

raggio AB uguale al diametro del cerchio<br />

equatoriale, sino ad incontrare il piano inclinato<br />

nel punto C.<br />

Se proiettiamo gli elementi della meridiana<br />

equatoriale con una direzione di proiezione<br />

parallela alla retta BC otteniamo, sul piano<br />

inclinato, una meridiana analemmatica nella<br />

quale i punti-ora sono ugualmente intervallati<br />

e disposti su una circonferenza esattamente<br />

uguale al cerchio equatoriale. In fig.<br />

9 sono schematicamente rappresentati lo<br />

gnomone (parallelo a BC) e il segmento su


cui esso si deve spostare.<br />

Vediamo i casi più noti di queste meridiane analemmatiche<br />

circolari.<br />

Meridiana analemmatica orizzontale di<br />

Foster-Lambert 4<br />

Se prendiamo il piano ‘ricevente’ orizzontale - e quindi<br />

l'angolo β = 0° - otteniamo una meridiana analemmatica<br />

orizzontale con gnomone inclinato.<br />

<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />

fig. 10<br />

Dalla fig. 10 si vede che lo gnomone deve essere inclinato<br />

dell'angolo (90° + ϕ)/2 rispetto al piano orizzontale<br />

o dell'angolo (90° - ϕ)/2 rispetto alla verticale.<br />

Uno dei pochi esempi di questo tipo di meridiana analemmatica<br />

si trova a Muttenz, presso Basilea in<br />

Svizzera, nella locale Scuola di Ingegneria, e può essere<br />

vista nel sito del noto gnomonista austriaco Karl<br />

Schwarzinger http://members.tirol.com/<br />

k.schwarzinger/ch_4022.htm<br />

Meridiana analemmatica circolare su piano non orizzontale<br />

con gnomone verticale o orizzontale<br />

Se prendiamo il piano ‘ricevente’ inclinato dell'angolo<br />

β = (90° - ϕ), possiamo costruire su di esso due diverse<br />

analemmatiche con direzioni di proiezione rispettivamente<br />

verticale e orizzontale.<br />

Il piano delle analemmatiche, inclinato di (90° - ϕ) sul<br />

piano orizzontale, è rivolto verso Sud. Se lo gnomone è<br />

verticale il mezzogiorno si trova sul cerchio delle ore<br />

nella posizione in alto, mentre è in basso se lo gnomone<br />

è orizzontale (punto A) (fig. 11).<br />

Lo spostamento dello gnomone, rispetto al centro del<br />

cerchio, è dato da<br />

34<br />

fig. 11<br />

nel caso di gnomone verticale e da<br />

nel caso di gnomone orizzontale.<br />

Un bellissimo esempio di una meridiana di questo tipo<br />

con asta mobile verticale è quella costruita in occasione<br />

del trecentesimo anniversario della fondazione, nel<br />

1675, dell’Osservatorio di Greenwich e che ora si trova<br />

a Cambridge (fig. 12). Il raggio del cerchio è di 161 cm<br />

e su di esso sono riportate le divisioni corrispondenti a<br />

5 minuti; le distanze fra i punti-ora sono di circa 421<br />

mm corrispondenti a uno spostamento dell’ombra di<br />

circa 7 mm/minuto.<br />

Lo spostamento complessivo del piede dello gnomone<br />

fig. 12 Meridiana analemmatica a gnomone verticale - Cambridge<br />

4 Nel 1680 Samuel Foster, professore di astronomia al Gresham College di Londra, scoprì che l’ellisse di una meridiana analemmatica<br />

poteva essere trasformato in un cerchio e nel 1777 l’astronomo tedesco Johann H. Lambert, collega di Eulero e di Lagrange alla<br />

Accademia delle Scienze di Berlino, ottenne lo stesso risultato. Da allora queste meridiane sono indicate con i loro nomi.


è di circa 108 cm, con uno spostamento massimo<br />

giornaliero di circa 8 mm.<br />

Meridiana analemmatica circolare su piano<br />

verticale<br />

Nella fig. 13 sono rappresentate schematicamente<br />

due possibili meridiane analemmatiche<br />

circolari su piano verticale. In quella superiore,<br />

le ore 12 (punto A) sono nel punto più<br />

basso del cerchio mentre si ha l’opposto per<br />

quella inferiore.<br />

fig. 13<br />

Meridiane analemmatiche rettilinee<br />

Se prendiamo il piano su cui eseguiamo la proiezione in<br />

modo tale che sia parallelo all’asse polare e la direzione<br />

di proiezione in modo tale<br />

che sia parallela al piano dell'equatore,<br />

otteniamo una<br />

analemmatica in cui il cerchio<br />

equatoriale si riduce a un segmento<br />

sul quale si trovano<br />

disposti i punti-ora (fig. 14).<br />

Se la direzione di proiezione<br />

si prende perpendicolare al<br />

piano, si ha che lo gnomone<br />

mobile, che è ad essa parallelo,<br />

è normale alla linea dei<br />

punti ora e che il segmento su<br />

cui deve spostarsi il piede<br />

dello gnomone è normale sia<br />

a quest’ultima, sia allo gnomone.<br />

In altre parole la linea dei<br />

n° 5 - Giugno <strong>2003</strong><br />

35<br />

fig. 14<br />

punti-ora, la linea su cui si muove il piede dello gnomone<br />

e lo gnomone formano una terna di segmenti fra<br />

loro ortogonali [5].<br />

La più semplice di queste meridiane è quella che si<br />

ottiene prendendo come piano ‘ricevente’ il piano verticale<br />

meridiano e come direzione di proiezione la direzione<br />

Est-Ovest .<br />

Questa meridiana fu descritta per la prima volta nel<br />

1701 da Antoine Parent, matematico francese (1666-<br />

1716), e viene generalmente indicata come meridiana<br />

analemmatica di Parent (fig.15)<br />

fig. 15


La proiezione centrale della<br />

meridiana equatoriale<br />

La proiezione parallela, cioè da un punto all’infinito,<br />

degli elementi del cerchio equatoriale per ottenere una<br />

meridiana analemmatica è soltanto un caso particolare<br />

di proiezione centrale.<br />

Si può dimostrare che facendo una proiezione centrale,<br />

cioè da un punto posto a distanza finita, della meridiana<br />

equatoriale si ottiene ancora una meridiana analemmatica<br />

con gnomone mobile.<br />

In questo caso lo gnomone non si deve più spostare, al<br />

trascorrere dei giorni, parallelamente a se stesso ma<br />

deve sempre passare per il centro di proiezione; la<br />

curva in cui si distribuiscono i punti-ora non risulta più<br />

essere un ellisse ma in generale una conica: ellisse, parabola<br />

o iperbole.<br />

Alcuni esempi di nuovi tipi di orologi solari che si possono<br />

ottenere con questo approccio sono descritti nella<br />

bibliografia, e in particolare in [3] e [4].<br />

<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />

36<br />

Uno studio approfondito di questo metodo può certamente<br />

portare a nuove sorprese e scoperte.<br />

Bibliografia:<br />

Sondaggio<br />

Lucio Maria Morra, Cuneo - lmm@solariameridiane.com<br />

Ecco il riepilogo finale del sondaggio che ho<br />

promosso dal 5/6 al 5/7 sulla mailing list<br />

<strong>Gnomonica</strong>italiana, cui 60 operatori gnomonici<br />

hanno liberamente e gentilmente corrisposto.<br />

I dati statistici presentano numericamente<br />

alcuni aspetti della comunità gnomonica italiana.<br />

Non è una panoramica esaustiva e dettagliata,<br />

ma sicuramente rivela alcuni dati inediti<br />

ed interessanti.<br />

Certo, si tratta soltanto di un piccolo campione<br />

della comunità gnomonica italiana:<br />

Adesioni per regione %<br />

Piemonte 20 33,3<br />

Lombardia 10 16,7<br />

Toscana 7 11,7<br />

Lazio 5 8,3<br />

Veneto 5 8,3<br />

Friuli Venezia Giulia 2 3,3<br />

Marche 2 3,3<br />

Valle d’Aosta 2 3,3<br />

Campania 1 1,7<br />

Emilia Romagna 1 1,7<br />

Liguria 1 1,7<br />

Puglia 1 1,7<br />

Sardegna 1 1,7<br />

Sicilia 1 1,7<br />

Spagna 1 1,7<br />

- la mailing list del CGI, cui mi sono rivolto,<br />

contava 291 iscritti il giorno in cui ho indetto il<br />

sondaggio (i 60 che hanno risposto ne rappresentano<br />

circa il 20%);<br />

- alcuni anni fa Enrico Del favero aveva già<br />

redatto un elenco dcui si erano iscritti 22 gnomonisti<br />

(di questi 22, 10 hanno risposto anche<br />

al recente sondaggio, 12 no; e tra questi ultimi,<br />

5 non risultano neppure iscritti alla mailing<br />

list);<br />

- l’ultimo Seminario Nazionale di <strong>Gnomonica</strong><br />

[1] TEPSTRA P., Zonnewijzers Techniek, Theorie en voorbeelden,<br />

Groningen, Netherlands, 1953<br />

[2] SAVOIE DENIS, La Gnomonique, Les Belles Lettres, Paris,<br />

2001, pp. 173-203<br />

[3] DE RIJK J.A.F., Equator projection sundials, in «Journal of<br />

the British Astronomical Association», 1986, 97,1<br />

[4] DE RIJK J.A.F., Nieuwe zonnewijzers met equatorprojectie,<br />

in «Bulletin van de Zonne-wijzerkring», 1981,10:475ff. and<br />

1982, 11:503ff.<br />

[5] FERRARI GIANNI, Meridiane analemmatiche rettilinee, IX°<br />

in «Atti del Seminario di <strong>Gnomonica</strong>», 1999<br />

[6] MASSE YVON, Cadrans de type analemmatique à projection<br />

centrale, articolo reperibile in<br />

http://perso.wanadoo.fr/ymasse/gnomon/analprc.htm<br />

contava 107 iscritti; 50 di questi non sono<br />

iscritti alla mailing list del CGI;<br />

- per l’ultimo convegno regionale piemontese<br />

sono stati spediti 95 inviti; 60 di queste persone<br />

non sono iscritte alla mailing list del CGI;<br />

- io stesso conosco in provincia di Cuneo<br />

almeno un’altra decina di persone che opera in<br />

gnomonica e che non appare in nessuno degli<br />

elenchi sopra citati...<br />

Un piccolo campione, dunque, ma sicuramente<br />

significativo. Lucio Maria Morra<br />

Ruoli operativi %<br />

attività professionale esclusiva 3 5,0<br />

attività professionale complementare 12 20,0<br />

attività professionale occasionale 9 15,0<br />

attività puramente amatoriale 31 51,7<br />

interesse generale 5 8,3<br />

Competenze operative %<br />

calcolo di strutture gnomoniche 43 71,7<br />

progettazione artistica di quadranti solari 38 63,3<br />

tracciamento di demarcazioni ed installazione di gnomoni 34 56,7<br />

restauro pratico di manufatti gnomonici 13 21,7<br />

fabbricazione diretta di impianti gnomonici fissi 25 41,7<br />

fabbricazione diretta di quadranti portatili 14 23,3<br />

catalogazione e ricerche storiche 34 56,7<br />

didattica e divulgazione 36 60,0<br />

produzioni editoriali 17 28,3<br />

programmazionedi software gnomonico 15 25,0<br />

operatori gnomonici registrati Alberto Nicelli, Alberto Rebora, Alberto Suci, Andrea Costamagna, Angelo Sanna, Antonino Alizzi, Antonio Giorgi, Antonio Scavarda, Bruno Caracciolo, Claudio<br />

Agnesoni, Dario Cerea, Diego Squarcialupo, Divo Meini, Enrico Del Favero, Fabio Garnero, Fabio Savian, Ferdinando Roveda, Francesco Caviglia, Francesco Lo Sciuto, Giacomo Agnelli, Giacomo<br />

Bonzani, Gian Carlo Rigassio, Gian Piero Ottavis, Gianni Mattana, Giorgio Mesturini, Giovanni Bianconi, Giovanni Sogne, Giuseppe Cannetiello, Giuseppe Rolfo, Giuseppe Viara, Guido Tonello,<br />

Luca Luchetta, Lucio Baruffi, Lucio Maria Morra, Luigi D’Argliano, Luigi Ghia, Luifi Torlai, Mario Anesi, Mario Arnaldi, Massimo Del Dotto, Maurizio Regis, Mauro Agnesoni, Michele Gargano,<br />

Mirco Antiga, Paolo Albèri Auber, Paolo Gattoni, Paolo Moratello, Paolo Moretti, Pier Giuseppe Lovotti, Renis Ridolfo, Riccardo Anselmi, Roberto Baggio, Roberto Cappelletti, Roberto Moia,<br />

Sergio Vidal, Silvano Bianchi, Silvano Minuto, Umberto Mascolo, Valerio Civetta, Victor Negro.


È<br />

n° 5 - Giugno <strong>2003</strong><br />

Il quadrante analemmatico<br />

fig. 1<br />

È<br />

stato chiamato con questo nome un particolare<br />

quadrante, un ‘giocattolo’ direi, che si<br />

presta molto bene ad essere inserito come<br />

‘arredo urbano’, in un giardino pubblico, o in un parco<br />

giochi.<br />

Si tratta di una ellisse piuttosto ampia, anche una decina<br />

di metri, da disegnare, opportunamente orientata, su<br />

una superficie orizzontale. Lungo l’asse minore è disegnata<br />

una linea Nord - Sud, su cui è segnata una sorta<br />

di calendario (limitata ai mesi o ai segni zodiacali).<br />

Il risultato si può vedere da questa illustrazione: chi<br />

vuol leggere l’ora sta in piedi sul punto corrispondente<br />

in modo approssimativo alla data, e l’ombra della sua<br />

testa darà l’ora ‘locale’. L’interesse sta appunto nel fatto<br />

che si tratta di un orologio ‘a gnomone umano’.<br />

È noto che la ‘lettura’ teorica del Quadrante<br />

Analemmatico deriva dal trattato di Vaulezard (1640), o<br />

da quello dell’inglese Foster (1654), e poi si è evoluta<br />

attraverso la trattatistica francese di Ozanam prima, e di<br />

Bédos e Lalande successivamente.<br />

Esiste anche un probabile predecessore di Vaulezard,<br />

ed è Caspar Ens: nel suo Thaumaturgus Mathematicus<br />

(Coloniae 1636): a pag. 168 egli spiega come costruire<br />

un ‘Horologium herbis’, un orologio con le erbe; la<br />

descrizione di un orologio solare da giardino (con galletto<br />

segnavento sullo gnomone!) è però talmente vaga<br />

che considerarla quella di un quadrante analemmatico è<br />

una illazione.<br />

Qualcuno però ha fatto notare che nel sagrato della<br />

di Alessandro Gunella<br />

37<br />

Chiesa di Bourg-en-Bresse esiste un orologio analemmatico<br />

del 1530... E Bourg-en-Bresse è il paese natale<br />

di Vaulezard.<br />

In pratica la dimostrazione del problema, una volta<br />

assunto un assetto accettabile (quello che si legge nel<br />

libro di Bédos, per esempio), non è più stata messa in<br />

fig. 2


discussione. Ed è una dimostrazione dura da digerire.<br />

Del resto lo stesso Lalande lo aveva considerato complicato<br />

da spiegare anche a persone colte. E se lo dice<br />

lui…<br />

Chi si è occupato successivamente del problema ha tentato<br />

di arricchire il giocattolo di disegni inutili, come<br />

per esempio la lemniscata delle ore medie, che è notoriamente<br />

valida solo per il mezzodì; ma la complicatissima<br />

dimostrazione riportata dagli autori francesi citati,<br />

che hanno evidentemente ‘copiato’ uno dall’altro, non è<br />

mai stata sottoposta a critica.<br />

Una interpretazione estremamente semplice<br />

Non pretendo di essere originale, perché ‘Nihil sub sole novi’; la<br />

dimostrazione che propongo è di estrema semplicità: eppure ho<br />

consultato parecchi libri di gnomonica, vecchi e meno vecchi, ma<br />

non l’ho mai trovata.<br />

Un orologio equatoriale può essere notoriamente<br />

costruito utilizzando una variante semplificata<br />

della Sfera Armillare: un cerchio<br />

XYZ, il cerchio equinoziale, posto sul<br />

piano equatoriale, ed uno stilo ECH passante<br />

per il centro C del cerchio, ed orientato<br />

secondo l’asse polare della terra. La<br />

figura 2 è una rappresentazione eloquente<br />

di quello che intendo.<br />

I piani orari hanno per asse di fascio la<br />

retta polare EH, e passano per i punti<br />

orari siti sul cerchio XYZ. All’equinozio<br />

sarà il punto C a proiettare la sua ombra<br />

sul cerchio; al solstizio d’estate sarà E, ed<br />

a quello d'inverno sarà H. (si noti che le<br />

distanze dei punti estremi CE e CH corrispondono<br />

a<br />

R tan(23,5°)<br />

dove R è il raggio del cerchio)<br />

Cosicché, se si sceglie un qualsiasi punto<br />

K n sul segmento EH, si potrà individuare<br />

una corrispondenza ‘quasi biunivoca’ fra<br />

K n e la data: dico ‘quasi’ perché sono<br />

notoriamente due i giorni ogni anno, in<br />

cui il punto K proietta la sua ombra sul<br />

cerchio equinoziale.<br />

Si immagini ora che un filo a piombo sia<br />

appeso a K n e che altrettanti fili a piombo<br />

siano appesi ai punti orari sul cerchio.<br />

<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />

38<br />

A terra questi ultimi determinano una ellisse, proiezione<br />

sul piano orizzontale del cerchio equatoriale; il filo<br />

da K n determina una sorta di Stilo, valido solo per quella<br />

data: i piani verticali che appartengono al filo a piombo<br />

uscente da K n e contengono, ciascuno, uno degli<br />

altri fili a piombo, formano un fascio, che contiene<br />

anche i ‘raggi solari’ proiettanti del punto K n sul cerchio<br />

equinoziale.<br />

In altri termini, l’ombra del filo a piombo per K n , allo<br />

scadere delle ore, passa per i punti orari a terra, proiezione<br />

dei punti orari del cerchio equinoziale.<br />

In altra data cambierà il punto K n , e si avrà un nuovo<br />

fascio di piani ad asse verticale, ma non cambieranno i<br />

punti orari proiettati a terra. Quod demonstrandum erat.<br />

Evito di scrivere formule, perché non è il caso. Faccio<br />

solo notare che uno dei semiassi dell’ellisse è il raggio<br />

del cerchio del quadrante equatoriale, e l’altro semiasse<br />

è la proiezione del raggio sul piano dell’orologio analemmatico,<br />

e quindi dipende dalla latitudine del luogo.<br />

Il lettore è pregato di fare il conto, se vuole.<br />

fig. 3


n° 5 - Giugno <strong>2003</strong><br />

Recensioni<br />

Gianni Ferrari, Modena - frank.f@pianeta.it<br />

MERIDIANE IN VAL VIGEZZO -<br />

La valle del tempo dipinto<br />

Comunità Montana Valle Vigezzo -<br />

Luglio <strong>2003</strong><br />

Pagg. 60 - formato 21 x 24 - carta patinata<br />

- completamente a colori<br />

Più di 130 fotografie a colori nel testo,<br />

16 cartine topografiche con l’ubicazione<br />

di 85 orologi solari<br />

Comunità Montana Valle Vigezzo<br />

Via pittor Belcastro,1<br />

28857 S. Maria Maggiore (VB)<br />

Tel 0324 94763<br />

e-mail vallevigezzo@vallevigezzo.vb.it<br />

www.vallevigezzo.vb.it<br />

Harold E. Brandmaier - SUNDIAL<br />

DESIGN<br />

Stampato in proprio - Aprile <strong>2003</strong> - $ 25<br />

+ $ 10 per spese postali<br />

Pagg. 160 stampate solo fronte - formato<br />

UNI A4 - rilegatura ad anelli - 118<br />

grafici e disegni nel testo - nessuna<br />

fotografia<br />

Contattare l'autore :<br />

Harold E. Brandmaier<br />

e-mail: GinnyandHalB@cs.com<br />

La Valle Vigezzo è una bellissima valle<br />

delle Alpi Lepontine che, mantenendosi<br />

quasi costante ad una altezza di circa<br />

900 m, collega la Val d’Ossola con il<br />

Canton Ticino e che, diversamente dalla<br />

maggioranza delle valli alpine, si sviluppa<br />

quasi esattamente nella direzione<br />

Est-Ovest.<br />

Per questo suo orientamento entrambi i<br />

lati della valle sono inondati dalla luce del<br />

sole per tutto l’arco della giornata e probabilmente<br />

questa luminosità, che esalta i<br />

colori dei boschi, dei prati e delle montagne<br />

e dà una particolare dolcezza al<br />

paesaggio, indusse molti valligiani, fin dal<br />

Settecento, a coltivare l’arte della pittura<br />

e a spingersi in vari paesi europei per<br />

dipingere ritratti, paesaggi e affreschi.<br />

All’appellativo di ‘Valle dei pittori’,<br />

comunemente dato alla Val Vigezzo,<br />

oggi bisognerebbe aggiungere anche<br />

quello di ‘Valle delle Meridiane’ o, come<br />

ricorda il sottotitolo del volumetto, di<br />

Questo volume è un uno dei pochi testi<br />

che affrontano lo studio degli orologi<br />

solari da un punto di vista teoricomatematico<br />

e, a mia conoscenza, l’unico<br />

attualmente presente nella letteratura in<br />

lingua inglese e l’unico che utilizza il<br />

calcolo matriciale.<br />

Il volume richiede al lettore una preventiva<br />

conoscenza degli orologi solari e<br />

della loro costruzione non essendovi ne<br />

una premessa storica e generale, ne una<br />

parte riguardante gli aspetti pratici della<br />

realizzazione.<br />

Anche se il testo è molto chiaro, sintetico,<br />

ben spiegato e pieno di annotazioni<br />

e spunti, il volume può essere consigliato<br />

soltanto agli amanti del calcolo<br />

degli orologi solari e a coloro che<br />

possiedono una buona preparazione<br />

matematica (trigonometria, matrici).<br />

Gli 11 capitoli in cui si divide il testo<br />

sono corredati da numerosi grafici e disegni<br />

I capitoli principali comprendono :<br />

- The Sun - Sistemi di Coordinate,<br />

39<br />

‘Valle del tempo dipinto’, potendosi<br />

contare, in uno spazio abbastanza<br />

ristretto e delimitato, ben 104 orologi<br />

solari.<br />

Il volume, molto chiaro e impaginato<br />

con cura e buon gusto, riflette il grande<br />

amore per gli orologi solari e il grande<br />

affetto verso la loro Valle degli autori,<br />

fra i quali non posso non nominare gli<br />

amici Bonzani e Dresti, che in poche<br />

pagine ma con una grande dovizia di<br />

notizie e immagini ci fanno attraversare<br />

e visitare i 7 piccoli comuni che formano<br />

la Comunità.<br />

Molto belle le immagini di alcuni scorci<br />

della Valle e quelle degli orologi solari<br />

presentati e descritti (ben 85); particolarmente<br />

utili e curate le 16 cartine e<br />

molto simpatiche le pagine iniziali ‘propedeutiche’<br />

riportanti, sempre con<br />

fotografie di meridiane della Valle, la<br />

descrizione dei vari tipi di tempo, i<br />

diversi gnomoni, i motti.<br />

trasformazioni, alba e tramonto, transito,<br />

crepuscoli<br />

-The Shadow - Operazioni vettoriali,<br />

equazione generale, sezioni coniche,<br />

shadow sharpeners<br />

- Design Methods - Classificazione,<br />

parti di una meridiana, orientamento<br />

della m.<br />

- The general planar sundial -<br />

Coordinate orizzontali e sul quadro, lo<br />

stilo e la sua ombra, coordinate del Sole,<br />

esempi<br />

- Sundials operating limits - Equazione<br />

dei limiti di funzionamento, limiti dovuti<br />

all'alba e al tramonto, limiti grafici<br />

- Declining Sundials - equazioni di progetto,<br />

grandi declinazioni, cenno alla<br />

misura della declinazione della parete<br />

- Azimuthal and Altitude Sundials - M.<br />

azimutali orizzontali e verticali, m. di<br />

altezza<br />

- Interactive Sundials - La m. analemmatica<br />

- Sundial Time - Time zones, l’equazione<br />

del tempo


JHA895<br />

Hartmann’s Practika, a manual for making<br />

sundials and astrolabes with compass<br />

and rule, written from 1518 to<br />

1528 by GeorgHartmann.<br />

Tradotto ed edito da John Lamprey<br />

(John Lamprey, P.O. Box 336, Bellvue,<br />

CO 80512; lamprey@frii.com; 2002).<br />

Pp.312. Hardcover, 22 x 28.3 cm;<br />

$174.95; ISBN 1-931947 -00- 7.<br />

fig. 4<br />

<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />

Georg Hartmann (1489-1564) fu uno<br />

dei più famosi e rinomati produttori di<br />

astrolabi del Cinquecento. La sua bottega<br />

di Norimberga produceva oggetti di<br />

grande pregio ed era celebre in tutta<br />

Europa.<br />

L’elegante libro di John Lamprey è la<br />

traduzione dell'inedito e fondamentale<br />

manoscritto di Hartmann, ritrovato a<br />

Vienna nella Biblioteca Nazionale<br />

Austriaca, con le sue dettagliate<br />

istruzioni per costruire orologi solari e<br />

astrolabi. Il volume include materiale e<br />

illustrazioni provenienti da altri manoscritti<br />

trovati a Weimar e a Monaco,<br />

oltre a diagrammi e figure pazientemente<br />

ricostruiti dall’autore sulla base<br />

del testo.<br />

Lo stile di Hartmann è asciutto e conciso;<br />

il suo scopo non era spiegare il<br />

‘perché’ delle costruzioni, bensì illus-<br />

40<br />

trarne chiaramente le procedure ad artigiani<br />

esecutori. Il manoscritto dedica<br />

un’ampia sezione alla costruzione degli<br />

orologi solari, di diverse tipologie e in<br />

particolare portatili.<br />

La parte riservata agli astrolabi ha un<br />

taglio particolarmente sintetico e pratico:<br />

i metodi di costruzione rappresentano<br />

la sintesi della profonda esperienza<br />

di Hartmann, ma non differiscono<br />

sostanzialmente da quelli che in quegli<br />

anni si potevano trovare illustrati nell’opera<br />

di Johann Stoeffler ‘Elucidatio<br />

fabricæ ususque astrolabii’, pubblicato<br />

nel 1513.<br />

La rigorosa traduzione di John<br />

Lamprey, competente gnomonista e<br />

appassionato studioso di astrolabi, ha<br />

sicuramente salvato dall’oblio pagine di<br />

grande fascino e di inestimabile valore<br />

storico e culturale.<br />

Anche la tecnica per costruire l’ellisse<br />

e i punti orari su di essa è piuttosto<br />

nota, e la risparmio al lettore.<br />

Aggiungo solo una piccola osservazione di<br />

carattere storico: secondo autorevole fonte<br />

(Sinisgalli), la costruzione geometrica, che io<br />

ho usato nella figura della pagina precedente,<br />

è stata inventata da Federico Commandino,<br />

nella sua celebre traduzione del trattato<br />

sull’Analemma di Tolomeo del 1563.<br />

Si può ipotizzare anche che il piano di<br />

‘terra’ non sia orizzontale; nulla muta<br />

nel ragionamento: basta segnare su<br />

tale piano le estremità dei fili a piombo,<br />

facendo in modo che lo ‘stilo<br />

mobile’ sia sempre verticale. E se il<br />

piano inclinato fosse il simmetrico del<br />

piano equinoziale rispetto al piano dell’orizzonte,<br />

l’ellisse diventerebbe un<br />

cerchio.<br />

Appare il ‘fantasma’ dell'orologio di<br />

Foster - Lambert.


I<br />

n° 5 - Giugno <strong>2003</strong><br />

Orologi solari medievali<br />

a ‘tutto tondo’ - origine e<br />

diffusione nei secoli X<strong>II</strong> - XV<br />

I<br />

n epoca greco-romana, gli orologi solari si<br />

abbellivano spesso con fregi e bassorilievi zoomorfi<br />

o floreali; altre volte si abbinavano a belle<br />

statue che fungevano da telamone o a scopo semplicemente<br />

decorativo. Al contrario, gli orologi solari medievali<br />

sono noti per essere semplici sotto ogni punto di<br />

vista: gnomonico ed artistico. Si tratta generalmente di<br />

modesti segnatempo, talvolta arricchiti da inserti musivi<br />

o da pochissimi elementi epigrafici e decorativi.<br />

Fra i secoli X<strong>II</strong> e XV, però, su alcuni edifici religiosi di<br />

particolare importanza, gli orologi solari assunsero ad<br />

un notevole valore artistico e le cattedrali più importanti<br />

sembrarono fare a gara per averne uno. A quel<br />

tempo, le cattedrali ed alcune importanti chiese abbaziali,<br />

acquisirono grande importanza e ricchezza. Come<br />

chiese madre delle città, imponevano l’orario ad ogni<br />

tempio diocesano, dentro e fuori le mura, ed il modesto<br />

orologio graffito dell’antica pieve non poteva certo<br />

essere un segno di altrettanto prestigio.<br />

I più appariscenti sono gli orologi solari medievali<br />

oggetto di quest’articolo e sono sempre connessi ad<br />

una statua che li porta fra le mani, ovvero li sovrasta.<br />

Essi raggiunsero la massima espressione artistica in<br />

Francia, sulle grandi cattedrali gotiche, e si diffusero<br />

principalmente lungo la nota Via Francigena: strada che<br />

da Canterbury portava i pellegrini a Roma (vd. Tav. 1).<br />

Sono spesso chiamati ‘Angeli’, tant’è che Dante Gabriel<br />

Rossetti (1828-1882), pittore e poeta pre-raffaellita<br />

inglese, ne ricavò un’immagine importante, il ‘Dantis<br />

Amor’ (una figura alata che sorregge un orologio solare<br />

semicircolare), per il pannello centrale di un trittico<br />

che doveva adornare lo studio di William Morris. 1<br />

di Mario Arnaldi<br />

41<br />

Non sempre, però, si tratta di figure angeliche; spesso i<br />

personaggi con l’orologio sono santi, prelati o persone<br />

importanti con non ben identificate caratteristiche di<br />

rango.<br />

Gli esempi più conosciuti sono quelli di Chartres,<br />

Amiens e Strasburgo, ma in Europa ce ne sono molti di<br />

più:, almeno dieci in Francia e tre in Germania.<br />

In Italia, se ne possono ammirare solo due: a Piacenza,<br />

in Emilia (lat. 45° 01’ - lon. 09° 40’) e a Genova, in<br />

Liguria (lat. 44° 25’ - lon. 08° 57’). In entrambi i casi<br />

non si tratta di opere minori, ma di manufatti di grande<br />

importanza storica ed eccellente pregio artistico.<br />

Gran parte di questo studio sarà dedicata agli esempi<br />

italiani, ovviamente, e si cercherà, per quanto possibile,<br />

di inquadrarli nel più vasto contesto europeo.<br />

Vediamoli ora nel dettaglio.<br />

ITALIA<br />

Piacenza - Duomo<br />

Il Duomo di Piacenza fu costruito in più fasi fra i secoli<br />

X<strong>II</strong> e X<strong>II</strong>I. I lavori iniziarono nel 1122. In quello stesso<br />

anno iniziò la ricostruzione dell’abbazia di<br />

Nonantola e, probabilmente, anche della cattedrale di<br />

Parma, distrutte dal terribile terremoto del 1117. La<br />

costruzione della cattedrale piacentina terminò nel<br />

1233 sotto la direzione di Maestro Rainaldo Santo da<br />

Sambuceto; dopo ben 111 anni.<br />

La prima fase costruttiva durò circa un trentennio, dal<br />

1122 fino al 1150 - 55, quella in cui si stabilirono le basi<br />

principali dell’intero edificio e fu prodotta la maggior<br />

parte della decorazione statuaria. Il ‘personaggio con<br />

orologio solare’ (fig. 1) posto sul primo contrafforte<br />

** È doveroso ringraziare tutti gli amici che mi hanno aiutato a realizzare questo articolo fornendomi immagini, notizie, bibliografia e consigli:<br />

Gian Carlo Rigassio e Giovanni Paltrinieri, Mons. Ponzini, Fulvio Cervini, Reinhold Kriegler, Peter Ransom, Karlheiz Schaldach, Herbert Rau,<br />

Jean-Marie Poncelet, Peter Lindner, Rolf Wieland.<br />

1 L’angelo con orologio solare ha continuato ad ispirare molti artisti e gnomonisti moderni. Un bell’esempio si può ammirare a Palma de<br />

Mallorca, pubblicato sul volume ‘Relojes de Sol’ di Rafael Soler.


ovest del fianco sud della Cattedrale, si affaccia su una<br />

piazza dove anticamente si trovavano i chiostri (forse a<br />

più livelli), al cui interno<br />

era collocato il cimitero<br />

dei canonici. La figura<br />

acefala e malridotta,<br />

raffigurante un personaggio<br />

assiso su uno<br />

scranno, con il disco<br />

orario sulle ginocchia e<br />

vestito di una lunga<br />

tunica, non era destinata,<br />

quindi, alla normale<br />

fruizione del pubblico<br />

cittadino.<br />

Il disco dell'orologio<br />

solare, rotto nel quarto<br />

in alto a sinistra e sbrecciato<br />

in più parti, possiede<br />

ancora lo stilo originale<br />

ortogonale,<br />

anch’esso malconcio e<br />

storto. Nella metà inferiore<br />

sono incise dodici<br />

linee che suddividono<br />

la porzione semicircolare<br />

in undici settori<br />

uguali.<br />

Abbiamo già incontrato<br />

una simile divisione in<br />

qualche orologio solare<br />

medievale italiano, ed in<br />

ognuno di questi casi si<br />

potevano trovare legami<br />

con il mondo grecobizantino.<br />

2<br />

Giovanni Filagato (Filo-agathòs) da Rossano Calabro,<br />

antipapa con il nome di Giovanni XVI, fu vescovo di<br />

Piacenza alla fine del secolo X. Egli proveniva da una<br />

terra densamente intrisa di cultura greco-bizantina, ma<br />

è difficile ritenerere che la sua influenza nella liturgia<br />

della chiesa piacentina - se mai c'è stata - sia durata per<br />

così lungo tempo.<br />

La statua con orologio solare della Cattedrale di<br />

Piacenza ha caratteristiche uniche che la distinguono<br />

nettamente da tutti gli altri esempi europei (vd. le pagine<br />

seguenti). La sua posizione assisa, decisamente contraria<br />

alla comune postura eretta degli altri personaggi,<br />

il numero insolito di settori orari e l’estrema semplicità<br />

delle mensole che l’accompagnano, sono gli elementi<br />

<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />

42<br />

della sua singolarità.<br />

I presupposti storici e stilistici dell’edificio e delle sculture<br />

che l’adornano<br />

confermano l’operato<br />

di maestranze locali<br />

emiliane, non esenti,<br />

però, da influenze d’oltralpe.<br />

Si tratta, infatti,<br />

degli stessi artefici lapicidi<br />

che lavorarono alla<br />

fabbrica della<br />

Cattedrale di Modena<br />

assieme ai due maestri<br />

venuti dalla Francia: il<br />

Maestro delle Metope e<br />

il Maestro della Verità.<br />

È opportuno tenere in<br />

considerazione anche il<br />

noto Maestro d’Artù,<br />

così chiamato per la<br />

porta laterale con i bassorilievi<br />

delle gesta del<br />

re britanno al castello di<br />

Tintagel. Nel loro lavoro<br />

è ben visibile l'insegnamento<br />

dei maestri<br />

borgognoni, da cui lo<br />

stesso impianto della<br />

chiesa prende le forme.<br />

Insegnamento filtrato e<br />

rielaborato, però, dalla<br />

cultura emiliana e dall'arte<br />

di Wiligelmo, che<br />

fig. 1 Figura acefala con l’orologio solare, su contrafforte meridionale<br />

della cattedrale di Piacenza. (foto, Studio Manzotti)<br />

genererà nel X<strong>II</strong>I secolo<br />

uno stile proprio<br />

della scuola artistica<br />

piacentina.<br />

Purtroppo, considerando la scarsissima, e pressoché<br />

nulla, bibliografia sulla scultura in oggetto, gli elementi<br />

che possono aiutarci nell’indagine sono pochi. Dagli<br />

studi condotti da esperti sulle caratteristiche architettoniche<br />

del Duomo, oltre che sull’aspetto storico-artistico<br />

dell'impianto decorativo e plastico, possiamo ragionevolmente<br />

datare la statua alla fine della prima fase<br />

costruttiva dell’edificio; quella in cui operarono anche i<br />

maestri francesi. In seconda ipotesi si potrebbero considerare<br />

i primissimi anni della fase successiva (1179 -<br />

1233).<br />

Secondo la Romanini, infatti, la muratura su cui si trova<br />

la statua appartiene al primo periodo di costruzione<br />

2 Vd. MARIO ARNALDI, Orologi solari medievali in provincia di Bari, in «<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong>», n. 4 febbraio <strong>2003</strong>, pp.


della chiesa, mentre il transetto, non presente nel progetto<br />

originario, è il frutto di interventi successivi. 3<br />

Sporgendosi verso sud,<br />

infatti, il corpo del transetto<br />

adombra il piano<br />

dell'orologio nelle ore<br />

mattutine. È quindi<br />

chiaro che la statua fu<br />

posta in loco quando<br />

ancora non si prevedeva<br />

una tale costruzione.<br />

Non conosciamo<br />

esempi, altrettanto<br />

importanti, antecedenti<br />

l’orologio di Piacenza. 4<br />

Genova - Cattedrale<br />

Elementi francesi,<br />

ancora più evidenti,<br />

sono riscontrabili nel<br />

secondo orologio solare<br />

medievale italiano<br />

sorretto da una statua,<br />

quello di Genova, sullacattedrale<br />

di San<br />

Lorenzo.<br />

La Cattedrale sorge<br />

sulle fondamenta di un<br />

edificio precedente,<br />

assunto a tale titolo<br />

nell’878. Le forme<br />

attuali, quindi, sono il<br />

frutto di varie riedificazioni.<br />

La data cui si può<br />

far risalire l’inizio dei<br />

lavori dell’impianto attuale è il 1099, ma la prima consacrazione<br />

da parte di Papa Gelasio avvenne nel 1118.<br />

Si trattava, allora, solo di una prima parte della costruzione,<br />

chiamata semplicemente oratorium.<br />

Sembra evidente da una bolla di Papa Innocenzo <strong>II</strong>,<br />

datata 20 marzo 1133, che la chiesa finì di essere<br />

costruita nella prima metà del secolo X<strong>II</strong>.<br />

La Cattedrale, però, dovette ancora subire modifiche e<br />

ristrutturazioni nel secolo immediatamente successivo.<br />

Nel 1222 un terremoto danneggiò il fronte principale,<br />

poi nel 1296 fu la volta di un tremendo incendio che ne<br />

n° 5 - Giugno <strong>2003</strong><br />

43<br />

distrusse il tetto e parte della navata centrale, danneggiandone<br />

fortemente le strutture portanti.<br />

Per questo motivo, fra<br />

gli anni 1307 e 1312,<br />

furono sostituite le<br />

parti compromesse e<br />

fu interamente rifatta la<br />

facciata. È in quel<br />

momento che si vedono<br />

operare maestranze<br />

francesi provenienti<br />

dalla Provenza e dalla<br />

Normandia, frammiste<br />

a lavoratori locali; forse<br />

anche lombardi di<br />

ritorno dalla stessa<br />

Francia.<br />

La critica moderna<br />

attribuisce proprio a<br />

queste maestranze la<br />

realizzazione della figura<br />

di santo posta nell’angolo<br />

fra il fianco<br />

meridionale e la facciata<br />

della chiesa. La statua,<br />

dal capo aureolato<br />

e amichevolmente<br />

chiamata ‘Arrotino’<br />

dalla popolazione,<br />

tiene fra le mani un<br />

disco munito al centro<br />

di un perno metallico.<br />

N e l l ’ i m m a g i n a r i o<br />

popolare, infatti, quell’oggetto<br />

ha sempre<br />

ricordato una ruota da mola. In realtà il perno ferreo<br />

non è altro che uno gnomone ortogonale al rotondo<br />

piano dell’orologio (fig. 2).<br />

Studi passati hanno visto in questa figura eretta e longilinea<br />

i personaggi più disparati, da Iacopo di Varazze<br />

che con lo scudo (l’orologio solare) difende la Chiesa<br />

dagli strali del demonio, a san Lorenzo, cui lo stesso<br />

edificio è dedicato, con la rota sanguinis simbolo del<br />

martirio. Qualcuno ha azzardato l’ipotesi ancora più<br />

improbabile che si trattasse dello stesso artefice della<br />

facciata, ma gli studiosi contemporanei sono quasi tutti<br />

fig. 2 San Giovanni Evangelista tiene fra le mani l’orologio solare della<br />

cattedrale di San Lorenzo a Genova. (foto, Mario Arnaldi)<br />

3 ANGIOLA MARIA ROMANINI, La Cattedrale di Piacenza dal X<strong>II</strong> al X<strong>II</strong>I secolo, in «Bollettino Storico Piacentino», LI, 1956, pp. 3-46; A. M.<br />

ROMANINI, Per una ‘interpretazione’ della Cattedrale di Piacenza, in Il Duomo di Piacenza, Atti del convegno di studi storici in occasione<br />

dell’850° anniversario della fondazione della Cattedrale di Piacenza, Piacenza, 1975, pp. 21-51; per le sculture vd., LORENZA COCHETTI PRATESI,<br />

La scultura, in Storia di Piacenza, vol. 2, Dal vescovo conte alla signoria, Piacenza, 1984, pp. 605-68.<br />

4 Certamente non bisogna dimenticare alcuni esempi anglo-sassoni dei secoli IX e XI, ma li possiamo considerare solo come i prototipi dell’idea,<br />

non esattamente dei modelli.


fig. 3 Orologio solare medievale sul Duomo di Pisa. (foto, Mario<br />

Arnaldi)<br />

concordi nell’identificarla con san Giovanni<br />

Evangelista.<br />

Sembra ormai certo che la statua non fu espressamente<br />

progettata per essere collocata in quel punto e con la<br />

funzione d’orologio solare. Si presume che si tratti di<br />

una figura scolpita nel secolo<br />

X<strong>II</strong>I, reimpiegata solo in un<br />

secondo momento, adattando<br />

il disco che, forse, in origine<br />

era dipinto con una croce:<br />

il signum consacrationis tipico<br />

degli apostoli nelle raffigurazioni<br />

gotiche.<br />

Orlando Grosso fece notare<br />

la grande somiglianza della<br />

nostra statua con quelle che<br />

ornano i portali della cattedrale<br />

di Chartres e di molte<br />

chiese gotiche francesi, considerando,<br />

inoltre, che l’unica<br />

differenza fra l'orologio<br />

genovese e gli altri coevi nordici<br />

dello stesso tipo consisteva<br />

nell’avere lo stilo perpendicolare<br />

al piano del quadrante.<br />

Ma Grosso scriveva<br />

nel 1916, e forse, gli unici<br />

esempi da lui conosciuti<br />

erano quelli di Chartres, di<br />

<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />

fig. 4 L’adolescente con orologio solare a Strasburgo. (foto,<br />

Peter Ransom)<br />

44<br />

Metz e forse di Laon. In questi casi, e solo in questi, si<br />

può parlare di stilo inclinato, ma si tratta di orologi certamente<br />

applicati in epoca posteriore (XVI - XV<strong>II</strong><br />

sec.). 5<br />

Confrontando, invece, tutti gli altri esempi europei, e<br />

senza nulla togliere all’autorità degli studiosi, siamo<br />

propensi a credere che la rotella dell’Arrotino fu scolpita<br />

appositamente liscia e senza segni particolari, nell’attesa<br />

di un futuro ed appropriato impiego (forse<br />

anche come orologio solare).<br />

Non possedendo linee incise, si può supporre che l’orologio<br />

solare fosse dipinto o disegnato, come probabilmente<br />

lo era quello mostrato dall’ ’uomo con orologio<br />

solare’ a Stasburgo, (fig. 5) o quello tenuto fra le<br />

mani dalla figura sorridente a Colmar, (fig. 6) o ancora,<br />

per citare un esempio italiano, quello inciso sul marmo<br />

del Duomo di Pisa (fig. 3).<br />

Esiste la testimonianza documentale di un altro orologio<br />

solare medievale italiano abbinato ad una statua. Si<br />

tratta dello scomparso orologio solare sul ponte alla<br />

Carraia, a Firenze, distrutto da un uragano nel 1552.<br />

Si trovava, questo, su una colonnina, come quello sul<br />

Ponte Vecchio, e lo sorreggeva<br />

un putto inginocchiato. 6<br />

Rimandiamo il lettore alla<br />

consultazione dei titoli riportati<br />

in biografia, per una più<br />

ampia conoscenza storica dei<br />

manufatti appena descritti e<br />

accenniamo ora brevemente<br />

agli altri esempi europei.<br />

FRANCIA<br />

Strasburgo 1 - Cattedrale<br />

In una nicchia posta su un<br />

contrafforte, si può ammirare<br />

l’ ‘Adolescente con orologio<br />

solare’ (fig. 4).<br />

Il quadrante è di forma semicircolare,<br />

è suddiviso in sei<br />

settori uguali ed ha ancora lo<br />

stilo originale perpendicolare.<br />

La statua risale alla prima<br />

metà del secolo X<strong>II</strong>I (a. 1225<br />

- 40). 7<br />

5 Secondo Rohr sono stati sostituiti a quelli originali<br />

6 S. MORPURGO, Antiche meridiane sui ponti di Firenze, L. S. Olschki ed., Firenze, 1913.<br />

7 Quella visibile sulla cattedrale oggi ne è solo una copia, l’originale è custodita nel Museo dell’Opera di Notre-Dame, nella stessa città.<br />

Lo stesso dicasi per la statua dell’uomo con orologio solare risalente alla fine del secolo XV.


fig. 5 L’uomo con orologio solare a<br />

Strasburgo. (foto, Jean-Marie Poncelet)<br />

Strasburgo 2 - Cattedrale<br />

Su un pilastro orientale della torre sta la figura di<br />

‘Uomo con orologio solare’ (fig. 5), databile alla fine del<br />

XV secolo. L’orologio solare circolare è privo di linee<br />

orarie e di stilo.<br />

Strasburgo 3 - Cattedrale<br />

Sopra l’orologio meccanico, una figura di ‘Astrologo’<br />

fig. 8 Diacono con orologio solare a<br />

Gourdon. (foto, Peter Ransom)<br />

n° 5 - Giugno <strong>2003</strong><br />

fig. 6 L’adolescente con orologio solare a Colmar.<br />

(foto, Jean-Marie Poncelet)<br />

fig. 9 Angelo con orologio solare ad Amiens.<br />

(foto, Peter Ransom)<br />

45<br />

fig. 7 Cavaliere con orologio solare a Rouffach.<br />

(foto, Jean-Marie Poncelet)<br />

mostra le linee delle ore moderne. Il quadrante reca la<br />

data 1493 (uno dei più antichi orologi solari ad ore<br />

oltramontane).<br />

Colmar - Collegiale di Saint Martin<br />

In una nicchia simile a quella di Strasburgo, si trova una<br />

figura di ‘Adolescente sorridente’ (fig. 6) databile al<br />

1315.<br />

L’orologio è circolare, senza linee<br />

orarie né gnomone.<br />

Rouffach - Collegiale di Notre-<br />

Dame, o saint Arbogast<br />

In una nicchia della facciata sud<br />

della collegiale di Rouffach si<br />

trova la statua di un `Cavaliere in<br />

piedi’ molto rovinata (fig. 7). Un<br />

grosso foro sul torace era verosimilmente<br />

destinato all’alloggiamento<br />

di un orologio solare oggi<br />

perduto. <strong>Anno</strong> ca. 1300.<br />

Gourdon - Chiesa di St. Pierre<br />

La chiesa di Gourdon nel Quercy<br />

è una stupenda costruzione risalente<br />

al secolo XIV. La statua raffigura<br />

un `Diacono con orologio<br />

solare’ (fig. 8). Lo stilo è orizzontale,<br />

e l’orologio semicircolare,<br />

rotto nella porzione destra, non<br />

lascia vedere le sue divisioni orarie<br />

a causa della pesante erosione<br />

superficiale.


fig. 10 Angelo con orologio solare a<br />

Laon. (foto, Peter Ransom)<br />

Amiens - Cattedrale di Notre-Dame<br />

Ai piedi di un bell’angelo posto in una<br />

nicchia addossata ad un pilastro della<br />

Cattedrale di Amiens, si trova un orologio<br />

solare medievale semicircolare, diviso<br />

in sei settori uguali e con stilo ortogonale<br />

al piano (fig. 9). Secondo il<br />

Durand questa statua risalirebbe al X<strong>II</strong>I<br />

secolo, sebbene abbia subito molti<br />

restauri e rifacimenti nell’ottocento.<br />

Laon - Cattedrale di Notre-Dame<br />

Un ‘Angelo’ della prima metà del secolo<br />

X<strong>II</strong>I (fig. 10), mostra un orologio<br />

solare applicato simile a quello di<br />

Chartres e risalente ai secoli XVI o<br />

XV<strong>II</strong>.<br />

Chartres - Cattedrale<br />

Un `Angelo’ del secolo X<strong>II</strong>I mostra un<br />

orologio solare, con stilo polare e datato<br />

1578 (fig. 11). Ci sono forti dubbi<br />

che l’angelo abbia mai posseduto un<br />

orologio solare originale.<br />

<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />

fig. 11 Angelo con orologio solare a<br />

Chartres. (foto, Peter Ransom)<br />

fig. 12 Diacono con orologio solare a<br />

Verden, Bassa sassonia. (foto, Karlheinz<br />

Schaldach)<br />

46<br />

Metz - cattedrale.<br />

Figura di `Angelo’ con orologio solare<br />

munito di stilo polare. Secondo Rohr, questo<br />

ha sostituito l’originale orologio medievale.<br />

La datazione non è facile, forse secolo<br />

XV.<br />

GERMANIA<br />

Verden - Duomo<br />

Bassa Sassonia, `Diacono con orologio<br />

solare’. L’orologio è privo di stilo, è semicircolare<br />

e diviso in sei settori.<br />

Fine secolo. X<strong>II</strong>I, a. 1300 (fig. 12).<br />

Freiburg im Breisgau - Cattedrale<br />

Un uomo barbuto (un abate?) regge fra le<br />

mani un orologio solare semicircolare con<br />

sei divisioni e stilo orizzontale. Fine del<br />

secolo X<strong>II</strong>I, anno 1270 ca (fig. 13).<br />

Dinkelsbühl - Chiesa parrocchiale<br />

Il mezzobusto dell’architetto è rappresentato<br />

sopra l’orologio solare.<br />

Orologio con la metà sinistra divisa<br />

in cinque settori. <strong>Anno</strong> 1450.<br />

fig. 13 Figura di uomo barbuto (forse<br />

un abate) con orologio solare a<br />

Freiburg. (foto, Rolf Pflugmacher, per<br />

gentile concessione di Peter Lindner)


Tav. 1 La mappa delle chiese in Europa con gli orologi solari ‘a<br />

tutto tondo’. Appare evidente che il modello si sviluppò soprattutto<br />

lungo la nota via Francigena, una delle più importanti vie<br />

di comunicazione europee nel medioevo.<br />

Conclusione<br />

Nello studio appena condotto, ci siamo volutamente<br />

soffermati su una precisa tipologia d’orologio solare<br />

medievale che abbiamo voluto chiamare ‘a tutto tondo’<br />

per il particolare abbinamento ad una statua. Possiamo<br />

ravvisarne il modello primigenio in alcuni orologi solari<br />

Anglo-Sassoni, come quello a Noth Stoke<br />

nell'Oxfordshire, e quelli di Escomb e di Langford.<br />

Abbiamo tralasciato gli esempi antichi romani ed i rina-<br />

Bibliografia essenziale:<br />

n° 5 - Giugno <strong>2003</strong><br />

47<br />

Cronologia<br />

1) Piacenza: X<strong>II</strong> s. - a. 1122-55<br />

2) Rouffach: X<strong>II</strong>/X<strong>II</strong>I s.<br />

3) Strasbourg 1: X<strong>II</strong>I s. - a. 1225/40<br />

4) Chartres: X<strong>II</strong>I s. - XVI s.<br />

5) Amiens: X<strong>II</strong>I s.<br />

6) Laon: X<strong>II</strong>I s. - XVI/XV<strong>II</strong> s.<br />

7) Freiburg: X<strong>II</strong>I s. - a. 1270<br />

8) Verden: X<strong>II</strong>I s.<br />

9) Genova: X<strong>II</strong>I/XIV s. - a. 1307-1312<br />

10) Colmar: XIV s. - a. 1315<br />

11) Gourdon: XIV s.<br />

12) Metz: XV s. (?)<br />

13) Strasbourg 2: XV s.<br />

14) Dinkensbül: XV s.<br />

15) Strasbourg 3: XV s.<br />

scimentali, dedicandoci solo ad esemplari riconducibili<br />

ad un preciso stile fiorito in Europa attorno ai secoli<br />

X<strong>II</strong> - XIV. Dalla mappa mostrata nella Tav. 1 appare<br />

evidente che la distribuzione di tale modello si estese<br />

soprattutto lungo la nota Via Francigena, che da<br />

Canterbury portava a Roma. Questa fu, assieme ad altre<br />

vie dei Romei che passavano per Genova e lungo la<br />

costa adriatica, una fra le più importanti stade europee<br />

del medioevo. Lungo di essa si spostavano non solo<br />

masse di pellegrini, ma anche lavoratori, e viaggiatori,<br />

che portavano la loro esperienza e conoscenza acquisite<br />

nei grandi cantieri d'oltralpe.<br />

Certamente si potrebbe scrivere molto di più, ma lasceremo<br />

le nostre ultime considerazioni per altre occasioni.<br />

Chiunque desiderasse collaborare al progetto 'Opus Dei'<br />

può mettersi in contatto con l’autore all’indirizzo e-mail:<br />

marnaldi @libero.it<br />

Per gli orologi solari di Strasburgo, Colmar, Rouffach e Metz, vd.: RENÉ R. J. ROHR, Les Cadrans Solaires Anciens d’Alsace, éditions<br />

Alsatia, Colmar 1970, pp. 55-58, 65; R. R. J. ROHR, Meridiane (titolo originale “Die Sonnenuhr”), Torino 1988, pp. 15, 28,<br />

30, 183; Dr HERVÉ STAUB, Horloges silencieuses d'Alsace, Editions Coprur, Strasbourg 1997, pp. 52, 109, 115.<br />

Per gli orologi solari di Amiens, Chartres, Laon e Gourdon, vd.: PETER RANSOM, Sundials corner-no 13: The sundial angels of<br />

France, in «The British Society for the History of Mathematics», Newsletter 35, Autumn 1997, pp. 26-29; CHARLES K. AKED,<br />

The Angel of Chartres, in «Bulletin» of the British Sundial Society, no. 97.3, July 1997; GEORGES DURAND, Monographie de l'église-cathédrale<br />

d'Amiens, Mémories des Antiquaries de Picardie, Tome I, 1901-1903.<br />

Per gli orologi solari tedeschi, vd.: HUGO PHILIPP - DANIEL ROTH - WILLY BACHMANN, Sonnenuhren Deutschland und Schweiz,<br />

Deutsche Gesellschaft für Chronometrie, 1994; PETER LINDNER, sito Internet http://home.arcor.de/peter.lindner/sundials.htm<br />

Per gli orologi solari italiani, vd.: ALICE MORSE EARLE, Sundials and roses of yesterday, New York-London 1902, pp. 14,18.; F.<br />

RICCARDI, L’arrotino è il beato Giacomo da Varazze?, in «Rivista Ligure», 1845, pp. 321-31; Vedi anche 1844, pp. 230 - 235; L.<br />

GRILLO, S. Lorenzo o l’Arrotino nella facciata della Metropolitana, in «Giornale degli Studiosi», 1871, pp. 33 - 35; ORLANDO<br />

GROSSO, Il Mistero della Statua dell’Arrotino in San Lorenzo, in «La Liguria Illustrata», 4 (1916), n. 1, pp. 6-11; integrato da A.<br />

TRENTINI, Iconografia e simbolismo nelle sculture della facciata di S. Lorenzo in Genova, in «Studi Genuensi», 8 (1970-71), pp.<br />

76-81, 95-100; FULVIO. CERVINI, I portali della cattedrale di Genova e il gotico europeo, Firenze, Olschki, 1993; R. BALESTRIERI -<br />

P.Tucci (a cura di), Un progetto per la storia dell’astronomia in Liguria, in «Atti del XVI Congresso Nazionale di Storia della<br />

Fisica e dell’Astronomia», Como 24-25 maggio 1996.


<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />

La meridiana del Millennio<br />

Q. S. Lunisolare a Tempo Vero<br />

Locale dell’Osservatorio<br />

Astronomico delle Alpi Orobiche<br />

Q<br />

uindici anni fa nacque a Bergamo l’idea di<br />

realizzare un osservatorio astronomico, il<br />

primo della Provincia: ma gli ostacoli<br />

burocratici e le difficoltà economiche<br />

hanno permesso al Circolo Astrofili Bergamaschi di<br />

perseguire e veder realizzati così nobili sogni soltanto in<br />

epoche più recenti, con l'effettiva inaugurazione avvenuta<br />

il 30 Maggio 1999.<br />

Una nascita non molto<br />

meno travagliata possiamo<br />

imputare al quadrante<br />

solare che occupa la facciata<br />

principale del torrione<br />

dell’osservatorio; è<br />

infatti cresciuto nelle mie<br />

idee per oltre 3 anni ed è<br />

stato ultimato nella versione<br />

definitiva solamente il<br />

giorno prima dell'inaugurazione;<br />

ancora oggi<br />

manca di una parte della<br />

sua decorazione.<br />

Il problema principale<br />

non è stato tanto la diffi-<br />

Q<br />

di Diego Bonata<br />

coltà di realizzazione,<br />

fig. 1 Osservatorio delle Prealpi Orobiche fronte Sud<br />

quanto la scelta di quello<br />

che si voleva che lo strumento effettivamente segnasse:<br />

si è quindi pensato ad un quadrante triplo, costituito<br />

dalla combinazione di un orologio piano a riflessione, e<br />

due cilindrici.<br />

In effetti all'epoca mi ero proposto alcuni punti fissi al<br />

progetto che posso così riassumere:<br />

1 - volevo uno strumento che rappresentasse<br />

l'Associazione e che potesse diventare un vero e pro-<br />

48<br />

prio Simbolo dell’Osservatorio, un oggetto quindi di<br />

cospicue dimensioni e originali forme;<br />

2 - volevo un quadrante multiplo, che quindi potesse<br />

raccogliere in un solo orologio più funzioni; l’idea era<br />

appunto la reciproca integrazione di uno o più strumenti<br />

attraverso l’utilizzo di un solo gnomone; magari<br />

diviso in più sezioni, ma unico.<br />

La prima decisione fu quella<br />

di realizzare, sul torrione<br />

cilindrico di 4.2 m di diametro,<br />

una meridiana ad<br />

ora vera locale esattamente<br />

a cavallo della direzione<br />

Sud, uno strumento semplice<br />

(perché perfettamente<br />

orientato a Sud) la cui unica<br />

particolarità era il fatto di<br />

essere tracciato su superficie<br />

cilindrica.<br />

Completavano lo strumento<br />

principale, illuminato da<br />

un raggio di luce filtrante<br />

da un foro gnomonico, una<br />

meridiana lunare cilindrica<br />

che a sua volta sfruttava lo<br />

stesso gnomone, o meglio,<br />

l’estremità dell’asta gnomonica, prolungamento ideale<br />

del foro gnomonico solare.<br />

Per completare l’opera, alla base dell’asta polare avrebbe<br />

dovuto penetrare nella parete dell’osservatorio una<br />

intelaiatura metallica sagomata quasi a forma di imbuto,<br />

che convergeva, all’interno del cilindro, in uno specchio<br />

riflettente dell’immagine solare sul soffitto interno<br />

della biblioteca dell’osservatorio e precisamente sulla


fig. 2 Prima<br />

configurazione<br />

studiata e possibili<br />

soluzioni individuate<br />

per la meridiana<br />

dell’Osservatorio.<br />

fig. 3 Metodo per<br />

l’identificazione della<br />

direzione del Sud<br />

(verificato poi con<br />

altri metodi diretti ed<br />

indiretti).<br />

lemniscata del mezzogiorno vero locale.<br />

Ma poi non me la sono sentita (per il momento) di forare<br />

il locale a cupola dell’osservatorio, sia per le difficoltà<br />

operative, sia perché, dopo i calcoli, mi sono reso conto<br />

della forma assai complessa della dima metallica da<br />

inserire nella parete.<br />

Se tale progetto fosse stato portato a termine come lo<br />

avevo progettato in questa prima fase, si sarebbe potuto<br />

godere tutto l’anno lo spettacolo della lemniscata del<br />

tempo medio proiettata il mezzodì locale di Aviatico sul<br />

soffitto della biblioteca circolare della specola astrononica,<br />

con ampia possibilità di utilizzo anche a livello<br />

divulgativo, per esempio con le scolaresche.<br />

La meridiana ha poi assunto nella mia mente numerose<br />

altre forme, che si sono infine concretizzare in quella<br />

forse più semplice e lineare che finalmente è possibile<br />

gustare sul cilindro in muratura che si erge sulle pendici<br />

del monte Poieto a circa 1100 metri s.l.m., in località<br />

Ganda di Aviatico.<br />

La cosa più difficile, sembra quasi incredibile, è stata la<br />

determinazione della linea del Sud, calcolata con diversi<br />

metodi, geometrici e non, che non è il caso di descrivere<br />

in questa sede, in quanto molti li conoscono e perché<br />

richiederebbero una dettagliata descrizione. Lo<br />

strumento che mi ha dato maggiore affidabilità è stato<br />

n° 5 - Giugno <strong>2003</strong><br />

49<br />

per l’appunto costruito per l’occasione ed è costituito<br />

da alcuni elementi di legno ed uno gnomone di oltre 2<br />

metri.<br />

Fortunatamente al momento del tracciamento definitivo<br />

la mia conoscenza del Sud si approssimava, con mio<br />

grande sollievo, a 1 cm circa, il che era ben oltre le mie<br />

aspettative e mi permetteva di ottenere comunque<br />

buone precisioni di tracciamento.<br />

L’intero disegno e sviluppo su carta dei due orologi è<br />

stato realizzato con il programma Sundial-pro che il<br />

sottoscritto ha realizzato per alleviare tutti i suoi problemi<br />

di calcolo di orologi solari piani, e che per l’occasione<br />

è stato esteso al calcolo di orologi solari tridimensionali:<br />

sono serviti oltre 10.000 punti per definire<br />

con precisione il complesso delle linee da tracciarsi sul<br />

cilindro, in quanto ogni linea in questo caso è una curva<br />

che non può essere ricavata conoscendone i soli estremi.<br />

Il procedimento di calcolo è assolutamente identico a<br />

quello utilizzabile per un normale orologio solare verticale,<br />

con l’unica differenza che sia matematicamente sia<br />

fisicamente tale orologio deve intendersi tangente ad un<br />

cilindro lungo la linea di massima pendenza dello stesso<br />

(nel nostro caso la direzione verticale) ed in particolare<br />

sulla generatrice orientata lungo la direzione Nord-<br />

Sud. Per quanto riguarda la meridiana solare il problema<br />

era quindi solo quello di prolungare i raggi estremi<br />

dello gnomone (in questo caso il foro gnomonico) sino<br />

ad intersecare il cilindro, per trarne le necessarie dedu-<br />

fig. 4 ‘Il Caos’ lo gnomone realizzato in 4 metalli dall’artista Enrico<br />

Prometti.


fig. 5 La pietruzza con tre fori che rappresenta il passaggio del Sole<br />

al mezzogiorno vero del solstizio estivo del 1900-2000-2001.<br />

zioni.<br />

Per quanto riguarda invece la meridiana lunare, ho<br />

applicato il metodo suggerito dall’ammiraglio Fantoni<br />

nel suo libro; quanto è risultato dai miei calcoli è poi<br />

stato proiettato sul cilindro.<br />

Avendo rinunciato alla lemniscata a riflessione all'interno<br />

della biblioteca dell’Osservatorio, si è pensato di<br />

arricchire l’orologio lunisolare con qualcos’altro; si è<br />

infatti deciso di sfruttare l'estremità dello gnomone per<br />

un’ulteriore funzione diurna, quale ad esempio avrebbero<br />

potuto essere una lemniscata lungo il mezzogiorno<br />

vero locale che attraversasse l’intero quadrante,<br />

oppure le direzioni del mezzogiorno vero di alcune<br />

città europee. Poi la decisione finale è caduta su un elemento<br />

più simbolico, e a dir la verità molto meno pratico,<br />

quello che abbiamo chiamato la ”Meridiana del<br />

Millenio”: molto semplicemente. in corrispondenza del<br />

<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />

fig. 6 Metodo per l’identificazione della direzione del Sud (verificato poi con altri metodi diretti ed indiretti).<br />

50<br />

fig. 7 Visione frontale dell’opera dopo essere stata completata.<br />

mezzogiorno vero locale del solstizio d’estate, è stata<br />

inserita una pietra con tre forellini spaziati lungo la verticale<br />

da meno di 1 mm l’uno dall’altro, per rappresentare<br />

la posizione dell’ombra solare nel 1900, nel 2000 e


n° 5 - Giugno <strong>2003</strong><br />

Sorrisi e Gnomoni<br />

Giacomo Agnelli, Brescia - agnelli.bs@numerica.it<br />

Dove va il Sole qando tramonta ?<br />

nel 2100, a causa del lento variare della declinazione<br />

solare, ma soprattutto per simboleggiare l’inarrestabile<br />

scorrere del tempo.<br />

È evidente che quest'ultimo ”strumento” è assolutamente<br />

simbolico per vari motivi: in quanto gli algoritmi<br />

di calcolo della declinazione solare sono poco affidabili<br />

ed in quanto lo scostamento fra una misura e l’altra<br />

sono inferiori al millimetro e quindi difficilmente rappresentabili<br />

su una parete leggermente corrugata, da<br />

uno gnomone di 12 mm di diametro (anche se assottigliato<br />

all’estremità).<br />

Dal punto di vista artistico, sono stati uniti più stili e<br />

materiali costruttivi, dall’affresco, all’incisione, all’utilizzo<br />

dell’acciaio, a quello di vetro colorato e pietra grezza..<br />

Il sottoscritto confessa che era molto apprensivo<br />

circa l’utilizzo di tutti questi tipi di tecniche e materiali,<br />

per il dilemma fra la paura di appesantire troppo lo<br />

strumento, ed il desiderio di dare la massima libertà ai<br />

realizzatori materiali dello strumento.<br />

In particolare devo sottolineare quello che era il desiderio<br />

del neo laureato dell’Accademia di Brera<br />

Giovanni Savio, che immaginava di unire cielo e terra<br />

attraverso una serie di fasce verticali colorate in blu:<br />

esse uniscono la meridiana lunare in acciaio che riflette<br />

51<br />

il colore del cielo, attraversano l’orologio solare, sino<br />

alla cupola dell’osservatorio realizzata dello stesso<br />

materiale e proiettata verso il cielo.<br />

Anche nella realizzazione dello gnomone sono state<br />

profuse numerose energie, soprattutto nel mettere d’accordo<br />

la sfrenata ed ardita eccentricità artistica di<br />

Enrido Prometti, eclettico espositore al museo d’arte<br />

moderna di New York, con le esigenze tecniche: è nato<br />

così lo gnomone battezzato ”Il Caos”, frutto della<br />

fusione dei quattro metalli che hanno caratterizzato e<br />

accompagnato la storia dell’uomo: il bronzo (rame e<br />

zinco), il piombo ed infine l'acciaio di cui è fatta l’asta<br />

dello strumento.<br />

Dopo l’estrema fatica che mi ha visto coinvolto nella<br />

realizzazione di una tale opera e soprattutto nel guidare<br />

i due artisti, con la collaborazione dall’amico e mecenate<br />

dell’opera Roberto Omizzolo meglio noto come<br />

Bigio l’Oster, alla fine dell’opera ho constatato come si<br />

prova sempre una certa soddisfazione nell’accorgersi<br />

d’aver creato qualche cosa di nuovo e ”fortunatamente”<br />

funzionante: dopo tutto si pretende che un orologio<br />

solare non sia solo bello come un qualsiasi dipinto ma<br />

anche che funzioni!


L<br />

L’orologio solare verticale<br />

L<br />

e figure 1 e 2 mostrano il piano Π sul quale<br />

si vuole costruire un orologio solare di declinazione<br />

d e ortostilo gn. Le coordinate del<br />

punto P si ottengono facilmente dopo alcune semplici<br />

considerazioni. Si ha:<br />

L'argomento az - d ha il segno - davanti a d perché le<br />

declinazioni verso est sono prese con il segno negativo.<br />

Dalle note formule che seguono si ricavano h e az:<br />

dove H è l’angolo orario, positivo verso ovest e negativo<br />

verso est, ϕ la latitudine, δ la declinazione del Sole,<br />

h l’altezza e az l’azimut misurato da sud, positivo verso<br />

ovest e negativo verso est. Per definire un’ora astronomica<br />

è sufficiente dare un valore fisso a H, far variare la<br />

declinazione del sole tra -23.44° e 23.44° per trovare<br />

tutti i punti che compongono la corrispondente linea<br />

oraria. In questo modo le linee orarie astronomiche<br />

sono rappresentate soltanto nel tratto compreso tra i<br />

<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />

Si espone un breve studio dell’orologio solare verticale, particolarmente adatto alla computerizzazione, utilizzando, prevalentemente,<br />

la trigonometria sferica. La soluzione, alquanto semplice, dimostra la versatilità di questa disciplina.<br />

di Riccardo Anselmi<br />

fig. 1 fig. 2<br />

52<br />

solstizi. Analogamente, fissato un valore di δ, al variare<br />

di H si ottengono i punti delle linee diurne corrispondenti<br />

al valore della declinazione solare scelta.<br />

Nell’esempio del listato che segue risulta δ = -23.44°,<br />

per cui la corrispondente linea è quella del solstizio<br />

d’inverno. Se, ora, si interpretano le stesse formule in<br />

modo opportuno, si possono tracciare le linee orarie<br />

italiche e babiloniche. Infatti, per un punto S della sfera<br />

celeste in cui si trova il Sole, passano due particolari<br />

cerchi massimi: il primo, coincidente con il meridiano<br />

NS, rappresenta la linea oraria astronomica definita dall’angolo<br />

orario H. Il secondo, tangente al cerchio circumpolare<br />

di ampiezza 2 ϕ, rappresenta una linea oraria<br />

italica o babilonica, a seconda del lato di tangenza al<br />

cerchio. Per calcolare l’ora italica si deve risalire all’ora<br />

astronomica di S e calcolarne il relativo angolo orario.<br />

Facendo variare la declinazione del Sole sulla stessa<br />

linea italica si ottengono i relativi valori di H che debbono<br />

essere utilizzati con le stesse formule dianzi presentate.<br />

Il passaggio dall’ora italica a quella astronomica<br />

si effettua con la formula


dove H 0 è l’arco semidiurno definito dalla nota formula<br />

Trascrivo alcuni brevi listati, in Basic generico, che<br />

andranno opportunamente adattati, per essere inseriti<br />

in un programma atto a tracciare il grafico del quadrante<br />

solare o a generare le coordinate cartesiane dei<br />

vari punti dell’orologio.<br />

La precedente routine serve per il calcolo delle ore<br />

astronomiche. Se si modificano le prime due righe nel<br />

modo seguente e si elimina un Next, la routine calcola<br />

la linea diurna del solstizio invernale:<br />

Segue, poi, la routine per le ore italiche e quelle babiloniche<br />

n° 5 - Giugno <strong>2003</strong><br />

For A_O = -120 To 120 Step 15 / 2<br />

For delta = -23.44 To 23.44 Step 0.05<br />

del = delta * PI / 180<br />

AO = A_O * PI / 180<br />

az = Atn(Sin(AO) / (Sin(fi) * Cos(AO) - Cos(fi) * Tan(del)))<br />

senh = Sin(fi) * Sin(del) + Cos(fi) * Cos(del) * Cos(AO)<br />

h = Atn(senh / Sqr(-senh * senh + 1)): 'hacca = h * 180 / PI<br />

x = gn * Tan(az - d)<br />

y = -gn * Tan(h) / Cos(az - d)<br />

Pset x, -y, QBColor(11)<br />

Next<br />

Next<br />

For A_O = -90 To 90 Step 15 / 4<br />

delta = -23.44<br />

Sub Piana_Ita()<br />

For ita = 12 To 24<br />

'For bab = 1 To 12<br />

For delta = -23.44 To 23.44 Step 0.05<br />

del = delta * PI / 180<br />

cosesse = -Tan(fi) * Tan(del)<br />

esse = PI / 2 - Atn(cosesse / Sqr(-cosesse * cosesse + 1))<br />

AOi = (ita * PI / 12 + esse - 2 * PI): Rem italica<br />

'AOi = (bab * PI / 12 - esse): Rem babilonese<br />

az = Atn(Sin(AOi) / (Sin(fi) * Cos(AOi) - Cos(fi) * Tan(del)))<br />

senh = Sin(fi) * Sin(del) + Cos(fi) * Cos(del) * Cos(AOi)<br />

h = Atn(senh / Sqr(-senh * senh + 1))<br />

x = gn * Tan(az - d)<br />

y = -gn * Tan(h) / Cos(az - d)<br />

If y


RUNDSCHREIBEN<br />

È stato pubblicato il<br />

n. 25 (Maggio <strong>2003</strong>)<br />

del Rundschreiben,<br />

bollettino di 12 pagine<br />

edito dalla Società<br />

<strong>Gnomonica</strong><br />

Austriaca.<br />

KARL SCHWARZINGER, Rafael Soler Gayá, Palma de<br />

Mallorca- Gnomonisten aus aller Welt, pagg. 2-3 (opere dello<br />

gnomonista spagnolo di Palma di Maiorca Rafael Soler Gayá<br />

- rubrica gnomonisti da tutto il mondo);<br />

KARLHEINZ SCHALDACH (unter Mitarbeit von Alfons Klier),<br />

Der früheste europäishe Text über die Zylindersonnenuhr Zur<br />

Handschrift a V7, 30-37, in der Bibliothek der Abtei St.<br />

Peter in Salzburg (Teil 2), pagg. 4-7 (seconda parte di uno<br />

studio con testo in latino e traduzione in tedesco del più antico<br />

manoscritto europeo sui quadranti solari cilindrici conservato<br />

nella biblioteca dell’Abbazia di S. Pietro a Salisburgo);<br />

JOHANN CULEK, Gab es Mittagweiser an der ehemaligen Kirche<br />

in Markgrafneusiedl, NÖ?, pagg. 8-10 (si riferisce ad un oculo<br />

esposto a sud su un’antica chiesa);<br />

HEINRICH STOCKER, Die Winkelsonnenuhr in Thal, Osttirol -<br />

Aus der Werkstatt unserer Mitglieder, pagg. 11-12 (per la<br />

rubrica dedicata ai lavori degli associati, si descrive un quadrante<br />

realizzato a Thal -Osttirol - su due superfici piane verticali<br />

ad angolo poste su due pareti adiacenti e funzionante<br />

con un solo gnomone rettilineo polare).<br />

OSTERREICHISCHER ASTRONOMISCHER<br />

VEREIN<br />

Dr. Helmut Sonderegger<br />

A-6800 Feldkirch, Sonnengasse 24<br />

email: h.sonderegger@utanet.at<br />

GSA - homepage: http://members.aon.at/sundials<br />

<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />

Rassegna Stampa<br />

Andrea Costamagna, Como - andreacostamagna@tiscalinet.it<br />

A partire da questo numero, <strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong> diventa un po’ più ‘internazionale’. È con grande piacere infatti<br />

che annuncio l’inizio di una collaborazione con le altre riviste edite dalle associazioni di gnomonica estere. Non<br />

si tratta solo di un semplice scambio di pubblicazioni. Lo scopo è quello di avvicinare maggiormente gli gnomonisti<br />

di tutto il mondo dando notizia dei loro studi e ricerche, esperimenti e realizzazioni facendo una breve recensione<br />

degli articoli pubblicati sulle varie riviste di gnomonica. I primi ad aver aderito con entusiasmo alla nostra<br />

iniziativa sono stati gli gnomonisti spagnoli seguiti da quegli austriaci, ma siamo sicuri che ben presto si aggiungeranno<br />

anche molti altri. In questo numero iniziamo quindi con il pubblicare il sommario dell’ultimo bollettino<br />

delle società di gnomonica spagnola e austriaca.<br />

54<br />

ANALEMA<br />

È stato pubblicato il<br />

n. 37 (Gennaio -<br />

Aprile <strong>2003</strong>) di<br />

Analema,<br />

bollettino di 25 pagine<br />

della Asociación de<br />

Amigos de los Relojes<br />

de Sol.<br />

CARLOS ESTEVE<br />

SECALL, ¿Existió<br />

alguna vez, en<br />

España, una escuela<br />

de Gnomónica?, pagg.<br />

3-4 (È esistita, in passato,<br />

in Spagna, una scuola<br />

di <strong>Gnomonica</strong>?);<br />

MANUEL MARIA VALDÈS e MERCEDES PUEYO, El ‘Libro de<br />

buen amor’ - las horas canónicas de un goliardo, pagg. 5-8 (Il<br />

‘Libro del Buon Amore - Le ore canoniche di un goliardo’,<br />

composto verso il 1330 da Juan Ruiz, arciprete di Hita vicino<br />

a Zaragoza e che fra i versi 372 e 388, costituisce una parodia<br />

delle ore canoniche);<br />

ALESSANDRO GUNELLA, El astrolabio ‘católico’ i su influencia<br />

en la gnomónica, pagg. 9-13 (‘Astrolabio cattolico e la sua<br />

influenza sulla gnomonica’, in cui il termine ‘cattolico’ ha il<br />

significato di ‘universale’);<br />

LUIS HIDALGO, El ‘Analema novum’ - un ábaco tan antiguo<br />

como poco difundido, pagg. 14-15 (L’ ‘analema novum’: un<br />

abaco tanto antico quanto poco conosciuto);<br />

JOAN OLIVARES, Un reloj ecuatorial para el Póligono industrial<br />

‘Rey Juan Carlos‘ de Almussafes (Valencia), pagg. 16-17 (Un<br />

orologio equatoriale per il polo industriale ‘Rey Juan Carlos I’<br />

di Almussafes - Valencia);<br />

LUIS HIDALGO, Costrucción de un reloj horizontal o vertical de<br />

una manera rápida y precisa, pagg. 21-24 (Costruzione di un<br />

orologio orizzontale o verticale con un metodo rapido e preciso);<br />

JACINTO DEL BUEI e JAVIER MARTÍN-ARTAJO G., El Major<br />

reloj de sol horizontal de España, pag. 25 (articolo sul più<br />

grande orologio solare orizzontale di Spagna, costruito recentemente<br />

nel Parco della Asturie a Rivas Vaciamadrid. Ha una<br />

superficie circolare del diametro di 50 metri e uno gnomone<br />

polare di acciaio con punto gnomonico a 6,5 metri da terra).<br />

ASOCIACIÓN DE AMIGOS DE LOS RELOJES DE SOL<br />

www.relojesdesol.org


I<br />

n questo articolo attraverso l’uso di fasci di<br />

rette tra loro proiettivi, concetto proprio della<br />

Geometria Proiettiva, tracceremo in modo grafico<br />

le coniche diurne in un quadrante solare piano<br />

comunque orientato. Applicheremo il metodo solo alla<br />

costruzione delle iperboli, tralasciando le ellissi e le<br />

parabole, per le quali il metodo risulta meno comodo e<br />

conveniente.<br />

n° 5 - Giugno <strong>2003</strong><br />

Iperboli diurne coi fasci proiettivi<br />

I<br />

Come ogni gnomonista sa, la traccia che l’ombra del<br />

Sole descrive su un quadrante piano comunque orien-<br />

tato è una conica in quanto il piano del<br />

quadrante ”taglia” il cono che si genera<br />

tra il Sole, nel suo apparente moto quotidiano<br />

attorno alla Terra, e lo gnomone.<br />

Per descrivere la seguente applicazione<br />

di Geometria Proiettiva, senza inoltrarsi<br />

in dettagliati aspetti teorici, per i quali<br />

ci sono molti testi specifici, bisognerà<br />

enunciare almeno un teorema:<br />

”Il luogo delle intersezioni delle rette<br />

corrispondenti di due fasci proiettivi<br />

complanari e distinti, rispettivamente di<br />

centro S ed S’, è una conica passante<br />

per i centri dei due fasci. Le rette corrispondenti<br />

alla retta che unisce i centri<br />

fig. 1<br />

(retta SS’ in fig. 1) a seconda che venga considerata<br />

come appartenente al fascio S oppure S’, sono le tangenti<br />

alla conica in S’ e in S (rette S’U e SU in fig. 1)”.<br />

In parole povere, rischiando di essere un po’ grossolano,<br />

ma con l’unico intento di arrivare al punto, se abbiamo<br />

a disposizione cinque punti distinti su un piano, di<br />

cui almeno tre non allineati, possiamo tracciare la conica<br />

che passa per quei cinque punti. Questa conica è l’unica<br />

a passare per quei cinque punti.<br />

Nella pratica si agisce come segue: si prendono due dei<br />

cinque punti come centri di due fasci di rette (S e S’) e<br />

da questi si proiettano i punti rimanenti A, B e C attraverso<br />

le rette a, b, c proiettate da S e le rette corrispondenti<br />

a’, b’, c’ proiettate da S’. I punti di intersezioni<br />

fra le rette a - b’ e le rette a’ - b , come fra le rette<br />

di Marco Rossi<br />

55<br />

b - c’ e le rette b’ - c (e tutte le coppie di rette alterne<br />

di questo tipo), sono, per una proprietà delle costruzioni<br />

proiettive, allineati con U, centro di proiettività. In<br />

questo modo è determinata una relazione di proiettività<br />

fra il fascio S e il fascio S’; questa proiettività, che è<br />

unica, come già detto determina una unica conica.<br />

Analizzando fig. 1 è possibile capire come si può giungere<br />

allo stesso risultato se si conoscono quattro punti<br />

e la tangente in almeno uno di essi, oppure tre punti e<br />

le tangenti in due di essi.<br />

Riferendosi a fig. 1, per trovare un nuovo punto della<br />

conica (il punto D), basterà tracciare dal fascio S una<br />

retta a piacere d, nel punto in cui questa interseca la<br />

retta c’ (ma il discorso è analogo con a’ o b’) si tracci<br />

una retta che congiunga il punto appena trovato col<br />

centro di proiettività U. Dove il prolungamento di questa<br />

retta incontra la retta c (e analogamente a o b) del<br />

fascio S passerà la retta corrispondente della retta d del<br />

fascio S, cioè la retta d’ del fascio S’. Il punto d’intersezione<br />

fra d e d’ sarà il punto D cercato.<br />

Applichiamo quanto detto sopra al caso che ci interessa,<br />

ovvero alla costruzione sul piano dell’orologio di<br />

una linea diurna, per una determinata declinazione<br />

solare.<br />

Come abbiamo appena detto, se vogliamo determinare<br />

una conica ci servono cinque elementi (punti o tangen


ti). Gli elementi possono essere anche impropri, cioè<br />

”all’infinito”, e questo ci tornerà utile tra poco. Per tracciare<br />

un’ellisse o una parabola il metodo proiettivo non<br />

risulta particolarmente comodo, ma quando si tratta di<br />

tracciare un’iperbole, che fortunatamente è la conica di<br />

gran lunga più frequente sui quadranti solari, le cose si<br />

semplificano di molto. Infatti, potendo facilmente ricavare<br />

gli asintoti, che individuano i due punti impropri<br />

dell’iperbole e al tempo stesso rappresentano le due<br />

tangenti all’iperbole nei punti impropri, gli elementi a<br />

disposizione sono già quattro e rimane quindi da determinare<br />

solo un altro elemento, per esempio un vertice<br />

dell’iperbole, che è facile da trovare sulla sustilare.<br />

In fig.2 è illustrato il procedimento completo per la<br />

determinazione di un punto generico D, dell’iperbole<br />

diurna di un giorno qualsiasi quando il Sole ha declinazione<br />

δ.<br />

Si tracciano con il solito procedimento grafico gli elementi<br />

principali del quadrante solare fino a determinare<br />

la sustilare. Su di essa sarà semplice tracciare i vertici<br />

delle iperboli con declinazione solare ±δ, individuando<br />

i punti C ed E. Nel punto di mezzo del segmento CE<br />

si troverà il punto U dove si dipartono i due asintoti.<br />

Essi avranno un’inclinazione η rispetto alla sustilare<br />

pari a:<br />

Dove δ è la declinazione solare e γ è l'elevazione dello<br />

stilo polare. Si possono tracciare anche gli asintoti graficamente<br />

ribaltando sul piano del quadrante il cono<br />

delle declinazioni solari opportunamente sezionato alla<br />

declinazione del giorno. Trovati gli asintoti e il vertice<br />

<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />

56<br />

dell’iperbole, la costruzione si conclude rapidamente<br />

come segue.<br />

Gli asintoti individuano, a sinistra la direzione del<br />

punto improprio A e la retta a tangente in esso; a destra<br />

la direzione del punto improprio B e la tangente corrispondente<br />

b. L'intersezione dei due asintoti, in qualità<br />

di tangenti all’iperbole, determina il centro di proiettività<br />

U, che coincide con il punto di mezzo del segmento<br />

CE. Per il vertice dell’iperbole C si fanno passare<br />

due rette corrispondenti c e c’ parallele ad a e b rispettivamente,<br />

tracciate da A e B centri di fasci di rette<br />

impropri.<br />

Per trovare un punto qualsiasi D dell’iperbole basterà<br />

tracciare una retta da uno dei due fasci, ad esempio dal<br />

fascio A e quindi parallela all'asintoto a, che chiameremo<br />

d. Dove questa retta interseca la retta c’ si individua<br />

il punto F. Uniamo F con il centro di proiettività U e nel<br />

punto in cui si interseca con la retta c individuiamo il<br />

punto G per il quale passerà la retta corrispondente a d<br />

e cioè d’ del fascio di centro B. L'intersezione di d con<br />

d’ è il punto cercato D.<br />

Conclusione semi-seria: sono d’accordo con chi dirà<br />

che questo metodo, come buona parte dei metodi grafici,<br />

è superfluo. Ma come diceva Oscar Wilde ”Nulla è<br />

più necessario del superfluo”.<br />

Bibliografia:<br />

fig. 2<br />

GIOVANNA VIOLA, Geometria Descrittiva e Proiettiva, ed.<br />

Cortina, 1985<br />

R. COURANT - H. ROBBINS, Che cos’è la matematica,<br />

Boringhieri, Torino, 1971, rist. 1998.


n° 5 - Giugno <strong>2003</strong><br />

I Quiz<br />

Alberto Nicelli, Pavone Canavese (TO) - a.nicelli@tiscali.it<br />

Inviate le vostre soluzioni all'indirizzo di posta elettronica a.nicelli@tiscali.it, oppure, per chi non disponesse di e-mail, all'indirizzo<br />

di posta ordinaria: Alberto Nicelli Via Circonvallazione 17/5 10018 Pavone Canavese (TO). Le risposte saranno pubblicate<br />

nel prossimo numero di <strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong>, insieme all'elenco dei solutori.<br />

Se volete proporre voi stessi dei Quiz, inviateli con le relative soluzioni e saranno presi in considerazione per la pubblicazione. In<br />

tal caso sarà citato il nome del proponente. Ci si attenga alle seguenti norme generali:<br />

· Il testo dei Quiz deve essere breve ed esauriente.<br />

· La soluzione non deve risultare troppo difficile, ma concettualmente deve essere significativa.<br />

· L'eventuale ricorso a formule matematiche deve essere limitato a quelle più comuni della teoria gnomonica.<br />

Effemeridi fai da te<br />

Durante una vacanza in una località di villeggiatura, ad uno gnomonista<br />

viene chiesto di realizzare un semplice quadrante solare sulla facciata di<br />

un albergo. Con sè non ha tutti i suoi strumenti, tantomeno il comodo<br />

computer, ma accetta di buon grado, valutando di poter effettuare ugualmente<br />

il lavoro. Dopo aver rilevato alcune misure col metodo della tavoletta,<br />

effettuate in diversi istanti durante la giornata del 7 Luglio, per calcolare<br />

la declinazione della parete tira fuori dal portafogli una fotocopia<br />

della pagina di un almanacco astronomico relativa alle effemeridi del Sole<br />

per il mese di Giugno (gli era servita per una precedente realizzazione,<br />

prima di partire per le ferie); calcolatrice alla mano verifica che negli ultimi<br />

giorni di Giugno la variazione di longitudine del Sole si mantiene<br />

uguale a 0,953°/giorno, quindi prende nota che il 30 Giugno, alle ore 0 di<br />

T.U., risulta: Longitudine = 97,834° ; Ascensione Retta = 6h 34m 4,4s;<br />

Equazione del Tempo = -3m 28,1s.<br />

Come ha fatto a calcolarsi con ottima precisione l’Ascensione Retta, la<br />

Declinazione e l’Equazione del Tempo per le ore 0 di T.U. del 7 Luglio ?<br />

[Nota: lo gnomonista non aveva cognizioni approfondite di astronomia teorica,<br />

ma conosceva bene le formule di trasformazione fra i sistemi di riferimento<br />

celesti…]<br />

Orologio cubico<br />

Un artigiano sta lavorando a un orologio<br />

poliedrico a forma di cubo, appoggiato su<br />

un tavolo all’aperto e con orientazione<br />

incognita. Su una faccia laterale l'ombra<br />

di un ortostilo indica le 19 italiche. Su<br />

un’altra faccia laterale un ortostilo segna le<br />

8 temporarie… Sulla faccia superiore<br />

l’ombra di uno stilo polare cade a 30°<br />

dalla linea meridiana, ma non indica nessuna<br />

ora, perché su quella faccia l’artigiano<br />

deve ancora tracciare le restanti linee<br />

orarie di un orologio orizzontale… Per<br />

quale latitudine è stato progettato l’orologio<br />

cubico ?<br />

Risposta: la latitudine per cui è stato progettato<br />

l’orologio è di 48,8°.<br />

L'orientamento del cubo sul tavolo è<br />

incognito e molto probabilmente non<br />

corretto. Tuttavia gli orologi sulle sue<br />

facce segnano sempre ore perfettamente<br />

coerenti con la posizione relativa del Sole<br />

(come se l’orientamento del cubo fosse<br />

corretto e il Sole avesse un altro angolo<br />

orario e un’altra declinazione rispetto ai<br />

valori reali nel momento dell’osservazione).<br />

Le 19 italiche indicano che mancano<br />

5 ore al tramonto (non di quel giorno<br />

ovviamente, se l’orientamento è scorretto!)<br />

e dalle 8 temporarie si desume che<br />

queste 5 ore equivalgono a 1/3 dell’arco<br />

diurno (4 ore temporarie su 12), quindi<br />

l’arco diurno è di 15 ore. Dal mezzodì<br />

57<br />

Gnomone a padella<br />

Sulla facciata di una trattoria, esposta esattamente<br />

a Sud, il proprietario si è fatto realizzare<br />

uno spiritoso orologio a ore italiche e<br />

babiloniche: per far pubblicità al suo locale,<br />

infatti, come gnomone ha preteso nientedimeno<br />

che… una padella! Il manico è infisso<br />

nella parete e giace sul piano meridiano, la base<br />

della padella è ortogonale all’asse polare, con la<br />

parte interna rivolta a Nord. Il profilo dell’ombra<br />

della padella indica sia le ore italiche che<br />

quelle babiloniche. Come funziona l’orologio?<br />

E in che modo possono essere state state progettate<br />

le linee orarie ?<br />

[Proposto da A. Gunella. Latitudine 42°; declinazione<br />

parete 0°. Si schematizzi la padella<br />

come un cilindro circolare: diametro di base 28<br />

cm, altezza 5 cm; manico rettilineo ortogonale<br />

all’altezza e fissato al bordo superiore della<br />

padella: porzione emergente dal muro 25 cm ]<br />

Soluzione dei Quiz pubblicati nel N°4 di <strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />

(ora 6 temporaria) il Sole ha completato<br />

1/6 di arco diurno (8-6 = 2 ore temporarie<br />

su 12), ne consegue che al momento<br />

dell’osservazione sono passate 15/6 =<br />

2,5 ore, da cui risulta un angolo orario<br />

del Sole di 37,5°. L’ombra dello stilo<br />

polare rappresenta quindi la linea oraria<br />

delle 14 e mezza. L’angolo α fra la linea<br />

oraria e la meridiana dipende dall’angolo<br />

orario H e dalla latitudine ϕ secondo la<br />

formula<br />

da cui si ricava la latitudine.<br />

[Solutori: Pier Giuseppe Lovotti;<br />

Carmelo Urfalino; M.M. Valdés;<br />

Antonino Alizzi]


Gnomone mancante<br />

Un antico e pregevole orologio solare risulta<br />

ancora in buone condizioni di conservazione,<br />

ma lo stilo polare è stato rimosso.<br />

L’orologio, su parete verticale declinante<br />

verso Ovest, è costituito da linee orarie alla<br />

francese, e da nessun altro elemento. Il centro<br />

dell’orologio, evidenziato dal buco in<br />

cui era infisso lo stilo, risulta comodamente<br />

accessibile. Si vuole reintegrare l’orologio<br />

del suo stilo polare, risalendo dal tracciato<br />

delle linee orarie ai valori originali di declinazione<br />

e di latitudine usati dall’antico<br />

costruttore. Spesso, infatti, si usavano valori<br />

grossolanamente approssimativi rispetto<br />

alle misure ottenibili oggi, ma per<br />

rispettare il valore artistico dell’opera ci si<br />

vuole limitare al fedele ripristino della sua<br />

funzionalità originale. Per risalire alla<br />

direzione della sustilare e all’elevazione<br />

dello stilo coerenti col tracciato, sono state<br />

effettuate delle misure accurate e da queste<br />

sono stati calcolati gli angoli che alcune<br />

linee orarie formano con la verticale.<br />

(Proposto da A. Gunella)<br />

[Nota: i dati numerici sono sovrabbondanti,<br />

ma nella realtà si presterebbero a<br />

verifiche sulla coerenza progettuale dell'orologio.]<br />

<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />

Risposta: i valori usati dal costruttore<br />

sono: latitudine 43°; declinazione della<br />

parete 30°. Ne conseguono un’elevazione<br />

dello stilo polare di 39,3° e un<br />

angolo sustilare di 28,2°. Il problema ha<br />

un certo interesse pratico, per cui lo<br />

approfondiamo proponendo due diversi<br />

approcci risolutivi, uno analitico e uno<br />

geometrico. Quest’ultimo richiede solo<br />

l’uso di riga e compasso, senza misurazioni<br />

di angoli, come nella versione<br />

originale del Quiz proposto da Gunella.<br />

Soluzione analitica<br />

Si può usare la nota relazione che lega<br />

l’angolo a fra la linea oraria e la linea<br />

meridiana, la declinazione della parete e<br />

l’angolo orario H:<br />

Siccome le incognite sono due, la latitudine<br />

e la declinazione della parete, basta<br />

applicare l’equazione a due linee orarie<br />

qualsiasi e risolvere il sistema risultante.<br />

Data l’inevitabile imprecisione delle misure,<br />

per ogni coppia di linee scelte si<br />

ottiene una coppia di valori di ϕ e di δ<br />

lievemente diversi: i valori più probabili<br />

si ottengono facendo la media fra tutte<br />

le coppie di valori in questo modo<br />

ottenibili. Facendo i calcoli si ottengono<br />

valori molto prossimi a 43° per la latitudine<br />

e a 30° per la declinazione della<br />

parete.<br />

58<br />

Soluzione geometrica<br />

Il metodo richiede che esistano due coppie<br />

di linee orarie fra le quali ci sia una<br />

differenza di 6 ore. Nel nostro esempio<br />

sono disponibili le linee orarie delle 11 e<br />

delle 17 e quelle delle 12 e delle 18 (fig.<br />

1). Col compasso si traccia una circonferenza<br />

di raggio arbitrario che passi per<br />

il centro C dell'orologio e che intersechi<br />

le due coppie di linee orarie, rispettivamente<br />

in S, T e P, M. Sia O il centro della<br />

circonferenza. Tracciando i segmenti ST<br />

e PM si determina il punto X. La retta<br />

XO interseca la circonferenza in due<br />

punti, A e B. I segmenti CA e CB sono<br />

perpendicolari. CA è la sustilare, CB è<br />

parallelo all'equinoziale (la dimostrazione<br />

richiede una conoscenza approfondita della<br />

geometria proiettiva, motivo per cui il<br />

Quiz è stato proposto in modo che permettesse<br />

anche una risoluzione analitica più<br />

‘standard’). Dopo aver trovato la sustilare<br />

bisogna ancora trovare l’elevazione<br />

dello stilo, e questa parte della<br />

costruzione si basa su concetti ben noti.<br />

Si sceglie ad arbitrio una linea di orizzonte,<br />

che interseca la meridiana in N, la<br />

sustilare in H e la linea delle 18 in L (fig.<br />

2). Si traccia una semicirconferenza di<br />

diametro NL e poi la perpendicolare<br />

all’orizzonte nel punto H, che la intereseca<br />

in G. Il segmento HG rappresenta<br />

l’ortostilo e l'angolo NGH rappresenta la<br />

declinazione della parete. Si traccia il segmento<br />

HG' perpendicolare in H alla<br />

sustilare e di lunghezza uguale all’ortostilo:<br />

il segmento CG' è lo stilo polare; l’angolo<br />

HCG' è la sua elevazione. La<br />

lunghezza effettiva dello stilo polare<br />

deve essere scelta in armonia con le proporzioni<br />

del quadrante.<br />

[Solutori: Pier Giuseppe Lovotti,<br />

soluzione analitica]


n° 5 - Giugno <strong>2003</strong><br />

Tempo vero e tempo medio.<br />

L'Equazione del Tempo<br />

CC<br />

hiunque si interessi di astronomia ha certamente<br />

avuto modo di trovarsi di fronte a<br />

questioni riguardanti la misura del tempo e<br />

a dover spesso eseguire l'operazione di trasformazione<br />

del tempo solare vero in tempo solare medio o viceversa.<br />

Per chi avesse avuto l’occasione di volgere lo sguardo<br />

ad una meridiana (orologio solare), lo sconcerto nel<br />

vedere l’ora indicata da tale strumento differire, magari<br />

in modo assai sensibile, dall’ora del proprio orologio da<br />

polso deve certamente avere suscitato una legittima<br />

curiosità verso il motivo di tale differenza.<br />

Chi di noi, inoltre non ha avuto modo di osservare<br />

come, nei mesi di gennaio e febbraio, l’allungamento<br />

delle giornate sembri evidente alla sera ma non al mattino<br />

?<br />

Tutte queste situazioni, apparentemente diverse, sono<br />

invece legate ad uno stesso fenomeno, noto come<br />

Equazione del Tempo.<br />

Scopo di queste righe è quello di chiarire il significato<br />

di tale termine, da quali fatti astronomici tale fenomeno<br />

abbia origine, nonchè le sue caratteristiche.<br />

Innanzitutto precisiamo che con il termine Equazione<br />

del Tempo si indica la quantità, espressa in minuti e<br />

secondi di tempo, che permette di passare dal tempo<br />

solare medio al tempo solare vero o viceversa.<br />

Il Tempo Solare Vero è il tempo indicato dal moto del<br />

Sole, dato cioè dalla posizione (angolo orario) del Sole<br />

nel suo moto diurno di rotazione attorno all’asse terrestre<br />

ed è quello generalmente fornito dagli orologi solari<br />

(benchè, come noto, sia la terra a descrivere un’orbita<br />

attorno al Sole, si parlerà qui di moto del Sole riferendosi<br />

al moto solare apparente prodotto come riflesso<br />

di quello terrestre).<br />

La sfera celeste descrive, giornalmente, una rotazione<br />

avente come asse l’asse terrestre in modo tale che, in<br />

1/24 di giornata essa ruota di 360°/24 cioè di 15°.<br />

Il tempo impiegato dalla sfera celeste a descrivere 15°<br />

si chiama ORA SIDERALE, perciò potremo dire che:<br />

di Daniele Bellio<br />

59<br />

nel suo moto diurno la Sfera Celeste descrive un<br />

angolo di 15° ogni ora siderale.<br />

Analogamente, il tempo che intercorre tra 2 successive<br />

culminazioni del Sole si dice GIORNO SOLARE e la<br />

sua 24 a parte ORA DI TEMPO SOLARE.<br />

La regolarità del moto di rotazione terrestre potrebbe<br />

far pensare che, in qualsiasi giorno dell’anno, anche il<br />

tempo impiegato dal Sole a compiere una rotazione<br />

completa sia costantemente uguale a 24 ore di lunghezza<br />

costante, pur se più lunghe di quelle siderali.<br />

La realtà è invece ben diversa. Per motivi che esamineremo<br />

in seguito il moto dell’Orologio Sole è particolarmente<br />

irregolare, nel senso che il tempo impiegato dal<br />

sole a descrivere 360° attorno all'asse terrestre è in pratica<br />

diverso da un giorno all’altro dell’anno.<br />

D’altra parte, la vita civile ha bisogno di un modo di<br />

conteggiare il tempo che sia il più possibile regolare e<br />

costante.<br />

Pensiamo per un momento alla nostra continua ricerca<br />

di precisione negli orologi. Desideriamo possedere orologi<br />

‘precisissimi’, cioè che ritardino o anticipino il<br />

meno possibile.<br />

In pratica si vorrebbe che, supponendo le lancette dell’orologio<br />

allineate alle ore 12 di un dato giorno, dopo<br />

esattamente 24 ore esse lo siano nuovamente.<br />

Per quanto detto poc’anzi, ciò è in contrasto con il<br />

moto dell’orologio che scandisce il tempo in natura, il<br />

Sole.<br />

È proprio tale irregolarità nel moto solare che viene<br />

quantificata dall’Equazione del Tempo.<br />

Le cause dell’Equazione del Tempo.<br />

I fenomeni che danno origine all’Equazione del Tempo<br />

sono di carattere prettamente astronomico e precisamente:<br />

l’obliquità dell’Eclittica;<br />

l’eccentricità dell’orbita terrestre.


Consideriamo la volta celeste (fig.1), in cui NS è l’asse terrestre,<br />

EE’ l’equatore e PP’ l’eclittica. Come si sa, la rotazione<br />

diurna della terra attorno ad NS produce il moto<br />

apparente diurno del Sole in senso orario (freccia F).<br />

Si osserva anche che, rispetto alle stelle fisse, il Sole si<br />

sposta, durante l’anno, lungo l’eclittica (in senso antiorario)<br />

percorrendola per l’appunto in circa 365 giorni.<br />

Il cerchio dell’eclittica è inclinato dell’angolo ε = 23°<br />

27’ (Obliquità dell’Eclittica) rispetto all’Equatore, in<br />

quanto tale è l’inclinazione dell’asse terrestre rispetto<br />

alla perpendicolare al piano dell’orbita.<br />

fig. 1<br />

Se in un dato giorno il Sole, quando passava al meridiano<br />

del nostro luogo, si trovava in A, il giorno successivo<br />

esso si troverà in A’ e quindi, per riportarlo al nostro<br />

meridiano, la sfera celeste dovrà ruotare ancora dell’arco<br />

MM’, che è la proiezione di AA’ sull’equatore (fig.2)<br />

in quanto la sfera ruota su NS e non su TT’.<br />

L’arco AA’, di cui il Sole si sposta giornalmente<br />

sull’Eclittica, è variabile in quanto l’orbita terrestre non<br />

è circolare ma ellittica (secondo le note leggi dei moti<br />

planetari) e quindi la velocità di spostamento giornaliero<br />

varia di conseguenza (da un minimo di 57’ 11’’ all’a-<br />

fig. 2<br />

<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />

60<br />

felio ad un massimo di 61’ 8’’ al perielio).<br />

In base alla seconda legge di Keplero, infatti, la velocità<br />

di percorrenza dell’orbita decresce al crescere della<br />

distanza del pianeta dal Sole.<br />

Si consideri allora la figura 3 in cui T è la Terra, p ed a<br />

sono rispettivamente perigeo ed apogeo, ABCD la<br />

proiezione dell’orbita sulla sfera celeste, sul piano<br />

dell’Eclittica P P’: La velocità di spostamento del Sole<br />

è massima in p e minima in a.<br />

Si può però pensare un sole immaginario (Sole<br />

Fittizio) che percorra la traiettoria ABCD, proiezione<br />

dell'orbita sull'eclittica PP’, in modo uniforme (archi<br />

uguali in tempi uguali).<br />

Se allora supponiamo il Sole Vero S v e quello Fittizio S f<br />

partire contemporaneamente dal punto p, vedremo S v<br />

(a causa della sua maggior velocità) superare S f , poi le<br />

due velocità uguagliarsi ed infine S f riconquistare terreno<br />

in modo che in a entrambi (avendo percorso metà<br />

orbita) si troveranno appaiati.<br />

Nella seconda parte dell'orbita si vedrà invece S v , che<br />

ha adesso la velocità minima) rimanere indietro rispetto<br />

ad S f , poi accelerare, fino a raggiungere nuovamente<br />

S f in p.<br />

Le diverse lunghezze degli archi giornalieri, percorsi dal<br />

Sole Vero e dal Sole Fittizio, producono differenze fra<br />

i passaggi al meridiano dei 2 soli che raggiungono i 7 m<br />

42 s.<br />

Più precisamente, tali differenze sono nulle il 2<br />

Gennaio (perigeo) il 2 Luglio (apogeo) mentre sono +<br />

7m 42s il 1 Aprile e - 7m 42s il 1 Ottobre. 1<br />

In tal modo, dal 2 Gennaio al 2 Luglio il Sole Vero<br />

giunge al meridiano più tardi del Fittizio, dal 2 Luglio al<br />

2 Gennaio avviene il contrario.<br />

1 A causa del noto procedimento con cui, nella pratica, l’anno Tropico viene ‘arrotondato’ a 365 giorni esatti, con la perdita di quelle ‘circa’<br />

6 ore ogni anno (che la maestra ci insegnò a capire fin da piccoli), le date di Perigeo ed Apogeo del Sole variano da un anno all’altro: così<br />

nel 1998 esse furono 4 Gennaio e 3 Luglio, nel 1999 3 Gennaio e 6 Luglio, nel 2002 2 Gennaio e 6 Luglio. Noi adotteremo qui dei valori<br />

‘medi’ di riferimento, quelli sopracitati.<br />

fig. 3


L’andamento di tali differenze è rappresentato in fig. 5a.<br />

A questo punto si deve anche considerare l’obliquità<br />

dell’Eclittica. La volta celeste ruota attorno ad NS e<br />

non attorno a TT’ (Asse dell'Eclittica) ed è l’equatore<br />

che misura il tempo, mentre il Sole si sposta<br />

sull’Eclittica.<br />

n° 5 - Giugno <strong>2003</strong><br />

fig. 4<br />

Per questo motivo, per confrontare gli archi percorsi<br />

sull’eclittica e sull’Equatore bisogna anche tener conto<br />

dell’inclinazione tra i due cerchi.<br />

Osservando la figura 4a e 4b si nota come agli equinozi<br />

l’arco sull’Eclittica γA sia maggiore dell’arco γM<br />

sull’Equatore, mentre ai solstizi esso è minore (BB’<<br />

QQ’).<br />

In conclusione: ‘Ad archi uguali, percorsi in tempi<br />

uguali, sull'Eclittica, non corrispondono archi uguali<br />

sull'Equatore’.<br />

Si dovrà allora ricorrere ad un secondo Sole fittizio che<br />

corregga tali differenze. Tale Sole fittizio (Sole Medio)<br />

è stato scelto in modo da soddisfare alle seguenti 3 condizioni:<br />

1) Descrivere l'Equatore con moto uniforme;<br />

2) Coincidere col primo Sole Fittizio ai solstizi ed<br />

agli equinozi;<br />

3) Descrivere l'Equatore nello stesso tempo in cui<br />

l'altro descrive l'Eclittica.<br />

Questo secondo Sole fittizio mostra differenze nel<br />

moto, rispetto al Sole Vero, ancora più evidenti che non<br />

il primo.<br />

Esse sono nulle il 23 Marzo, il 26 Giugno, il 22<br />

Settembre ed il 22 Dicembre, mentre danno 4 valori<br />

massimi di + 9m 36s il 5 Febbraio ed il 9 Agosto, e di -<br />

9m 36s il 6 Maggio ed il 6 Novembre (vedi fig. 5b).<br />

La curva dell’Equazione del Tempo.<br />

L’Equazione del Tempo, e siamo finalmente alla conclusione<br />

del nostro percorso, non è che la somma algebrica<br />

delle varie differenze viste finora tra S v e S f , e si<br />

ottiene dalla somma delle ordinate dei diagrammi 5a e<br />

5b, ottenendo l’andamento mostrato in fig. 5c.<br />

La quantità così determinata è l’ammontare complessivo<br />

che si deve sottrarre o sommare al Tempo Solare<br />

Vero dato dalle meridiane per avere il Tempo Solare<br />

61<br />

Medio che è quello correntemente usato e misurato<br />

dagli orologi.<br />

Tale quantità risulta nulla 4 volte all’anno, il 16 Aprile,<br />

il 14 Giugno, il 2 Settembre ed il 25 Dicembre; e varia<br />

tra due valori massimi di circa + 14m 18s l’11 Febbraio<br />

e - 16m 24s il 3 Novembre.<br />

Perciò ad esempio il 3 novembre le ore 12 di T vero corrisponderanno<br />

alle ore 11h 43m 36s di T medio , cioè il<br />

Sole vero passerà al meridiano 16 minuti e 24 secondi<br />

prima del Sole medio, quindi anticipa; analogamente<br />

l’11 Febbraio le ore 12 di T vero corrisponderanno alle<br />

12h 14m 18s di T medio e quindi il Sole vero passerà in<br />

meridiano con 14 minuti e 18 secondi di ritardo rispetto<br />

al Sole medio.<br />

Resta comunque inteso che con tale correzione si passa<br />

dal T.V. locale al T.M. locale (o viceversa, mentre per<br />

passare al Tempo Legale o di Zona (per noi il<br />

T.M.E.C. o Tempo Medio dell’Europa Centrale) si<br />

deve operare un’ulteriore correzione (Costante<br />

Locale) che dipende dal luogo e corrisponde alla differenza<br />

in longitudine rispetto al Meridiano Centrale del<br />

Fuso (Meridiano dell’Etna).<br />

Per Treviso, per cui è Dl = 48m 59s Est, si ha CostLoc<br />

= 11m.<br />

Come esempio, supponiamo di voler determinare l’istante<br />

in cui si verifica il Mezzogiorno Vero (quell’istante<br />

che spesso attendiamo per misurare la declinazione<br />

di una parete o per verificare la correttezza di una<br />

nostra realizzazione gnomonica) a Treviso il 27<br />

Ottobre 2002. Come dovremo procedere?<br />

fig. 5


Innanzitutto dovremo determinare l’entità dell’equazione<br />

del tempo per quel giorno, consultando le tabelle<br />

che la forniscono giorno per giorno, e troveremmo<br />

così: -16 m 04 s (attenzione al segno, perché alcuni testi<br />

forniscono come valore dell’Equaz. del Tempo la differenza<br />

T v - T m , altri quella T m - T v , e quella appena citata<br />

è T m - T v ), cosicché avremo<br />

T m = T v + Eq. Tempo<br />

Allora:<br />

T m del fuso = T v + Eq. Tempo<br />

T m locale = T v + Eq. Tempo + CostLoc<br />

In definitiva, a Treviso il 27 Ottobre 2002, il mezzogiorno<br />

vero si avrà alle:<br />

12 h 00 m 00 s - 16 m 04 s + 11 m 00 s = 11 h 54 m 56 s<br />

Questa sarà l'ora, data dal nostro prezioso orologio da<br />

polso, alla quale effettueremo la nostra altrettanto preziosa<br />

misurazione.<br />

La Lemniscata del Tempo Medio<br />

(o Analemma).<br />

L'andamento dell’Equazione del Tempo nel corso di un<br />

intero anno è quello rappresentato dalla figura 5c; tuttavia<br />

c’è un’interessante conseguenza, dovuta al fatto<br />

che ad ogni giorno dell’anno, cioè ad ogni diversa posizione<br />

della Terra sulla propria orbita oppure, per quanto<br />

visto, ad ogni diversa posizione del Sole sull’eclittica,<br />

corrisponde un diverso valore della declinazione del<br />

Sole, che varia annualmente tra 23° 27’ e -23° 27’.<br />

Così il trascorrere dei giorni, durante l’anno, è evidenziato<br />

dalla variazione della declinazione solare e di con-<br />

<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />

62<br />

seguenza, in una fissata località, dalla sua altezza sull’orizzonte<br />

locale ad una fissata ora. Come ben sappiamo<br />

questo significa che l’estremità di uno stilo, sia esso<br />

polare o verticale, produce un’ombra la cui estremità<br />

muta la sua posizione, lungo una definita linea oraria,<br />

col trascorrere dei giorni. È questo il fenomeno che origina<br />

le Curve Diurne di un orologio solare (quelle fastidiose<br />

iperboli, così difficili da disegnare, almeno quando<br />

le dovevamo disegnare a mano o con improbabili<br />

curvilinei, mai adeguati!).<br />

Se non esistesse il fenomeno dell’equazione del tempo,<br />

l’estremità dell’ombra si limiterebbe a percorrere in su<br />

ed in giù una singola linea oraria retta, nel corso di un<br />

anno, muovendosi tra le due iperboli solstiziali. La differenza<br />

tra Tempo Medio e Tempo Vero comporta<br />

invece un moto dell’estremità dell’ombra che non è più<br />

rettilineo (in una sola dimensione) ma in due dimensioni<br />

(moto piano generico), secondo una curva che è possibile<br />

calcolare e tracciare. Per fare ciò ci ricolleghiamo<br />

al fatto che il trascorrere dei giorni equivale ad una<br />

variazione di declinazione del Sole, e questo ad uno<br />

spostamento della lunghezza dell’ombra, mentre<br />

l’Equazione del Tempo comporta uno spostamento<br />

dell’ombra stessa praticamente su un’altra linea oraria.<br />

La combinazione dei due spostamenti conduce al fatto<br />

che l’estremità dell’ombra dello gnomone segue una<br />

curva particolare (che gli anglosassoni definiscono<br />

Analemma, ben diversa come significato da quella<br />

riportata da Vitruvio, a cui noi siamo abituati) usualmente<br />

nota come Lemniscata del Tempo Medio, che<br />

con soddisfazione amiamo riprodurre sui nostri qua-<br />

fig. 6


n° 5 - Giugno <strong>2003</strong><br />

Curiosità gnomoniche<br />

Nicola Severino, via Lazio, 9 - 03030 Roccasecca (FR) - nicolaseverino@libero.it<br />

Negli scavi archeologici della ‘The<br />

Grance, Basing House’ nello Hampshire,<br />

è stato ritrovato nel 2002, tra l altre cose,<br />

anche un ‘pocket sundial’ risalente al presumibilmente<br />

al XVI secolo.<br />

http://www.hants.gov.uk/museum/<br />

archaeology/basingho/finds.html<br />

Il più antico orologio del mondo: il 10<br />

aprile del 2001, fu pubblicata su internet<br />

una pagina web con la notizia del più<br />

antico orologio (megalitico) del mondo.<br />

È una scoperta fatta dagli archeologi<br />

dell’Università di Dallas e dal Polish<br />

Insitute nell’importante area archeologica<br />

di Nabta, a circa 100 km a Ovest di<br />

Abu Simbel. L’area di Nabta è tra le più<br />

importanti per le ricerche relative ai<br />

tempi preistorici. Essa misura 5000 metri<br />

quadri. Tra le altre cose è stato ritrovato<br />

un orologio megalitico simile a quello di<br />

Stonhenge. È formato da un circolo di<br />

pietre di 4 metri di diametro; 6 pietre<br />

sono poste al centro del cerchio e formano<br />

due direttrici di tre pietre ciascuna<br />

(poste come menhir) nella direzione Est-<br />

Ovest. Le pietre centrali fungerebbero<br />

da gnomoni e le loro ombre sulle pietre<br />

del cerchio darebbero la misura del<br />

tempo. L’orologio, secondo gli archeologi,<br />

risale a 6500 anni fa!<br />

http://www.crystalinks.com/clocks.htm<br />

Un altro curioso e significativo ritrovamento<br />

proviene da Parthenay e saebbe<br />

conservato nel Museo Georges<br />

Turpin. Il ritrovamento consiste in frammenti<br />

di ardesia che ricomposti hanno<br />

dato vita ad un orologio solare orizzontale.<br />

Sarebbe studiato da Claude<br />

Guicheteau. Lo strumento, orizzontale<br />

ed inciso su una tavola di ardesia, come<br />

si vede dal disegno eseguito da Arthur<br />

Bouneault verso la fine del XIX secolo e<br />

conservato alla Médiathèque di Niort,<br />

consiste in un grande orologio centrale<br />

ad ore astronomiche, contornato da<br />

varie scritte e da un piccolo quadrante ad<br />

ore italiche, uno ad ore babiloniche, un<br />

quadrante ‘dei segni’, un quadrante lunisolare<br />

e uno ‘dei venti’. A giudicare dal<br />

disegno, l’accuratezza nella realizzazione<br />

dei quadranti non sembra essere delle<br />

migliori, o almeno non ha nulla a che<br />

vedere con un’opera come le ‘tavole sciateriche’<br />

di Athanasius Kircher.<br />

http://www.district-parthenay.fr/<br />

Patrimoine/pubblications/trilobee.htm<br />

Girovagando in Internet si possono<br />

trovare notizie interessanti ed importanti<br />

come questa: La piattaforma di osserva-<br />

zione dell’ombra solare di<br />

Zhougongjidan, ossia il più antico osservatorio<br />

astronomico del mondo , si trova<br />

nel distretto di Gaocheng, nella città di<br />

Dengfeng, nella provincia dello Henan, a<br />

113 gradi, 0 primi e 8 secondi di longitudine<br />

Est e 34 gradi, 2 primi e 4 secondi<br />

di latitudine Nord. Secondo i documenti<br />

storici, oltre 3000 anni fa il sapiente<br />

Zhougongjidan costruì un orologio solare<br />

con un’asta di legno e una scala di<br />

terra per misurare l’ombra solare, trovare<br />

il centro della terra e stabilire le quattro<br />

stagioni dell’anno. Questo luogo è<br />

attualmente il centro dell’asse Nord-Sud<br />

del nostro paese. In seguito, nell’undicesimo<br />

anno del regno Kaiyuan della dinastia<br />

Tang, ossia oltre 1200 anni fa, l’astronomo<br />

Zeng Yixing e lo storico di<br />

corte Nan Gongyue, continuarono l’osservazione<br />

secondo il sistema originale<br />

di Zhou Gong nel sito della sua piattaforma,<br />

trasformando l’olorogio di<br />

legno in orologio di pietra, e la sfera<br />

armillare creata da Zhang Heng, astronomo<br />

della dinastia Han, in sfera armillare<br />

eclittica e calcolarono precisamente<br />

le eclissi di Sole e di Luna, creando inoltre<br />

il calendario lunare Dayanli, poi


fig. 7<br />

dranti solari. Per ottenerla sarà allora sufficiente riprodurre<br />

la dipendenza tra Declinazione Solare ed<br />

Equazione del Tempo, visibile nella figura 6.<br />

La forma di tale curva varierà a seconda che la si vorrà<br />

proiettare su di un piano verticale (comunque declinante)<br />

o su di un piano orizzontale, e questo perché diversa<br />

sarà la visualizzazione dei fenomeni celesti sul piano<br />

di lettura. In ogni caso, al di là dei significati astronomici<br />

che la Lemniscata possa avere, rimane il fatto che<br />

essa resta lì ad indicarci che dovremmo essere sempre<br />

noi ad adeguarci ai ritmi che la natura ha imposto al<br />

mondo, a tutto dispetto di quelli che noi abbiamo voluto<br />

e che vorremo darci.<br />

<strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />

64<br />

ampiamente diffuso. Oltre 700 anni fa, questa fu la stazione<br />

centrale di 27 punti di osservazione astronomica creati<br />

dal primo imperatore della dinastia Yuan Kubilai. Allora<br />

attraverso l’osservazione e lo studio dei dati forniti dagli<br />

altri 26 punti di osservazione, l’astronomo Guo Shoujing<br />

creò il calendario Shoushili, a sua volta molto diffuso.<br />

Questo calendario corrisponde proprio al calendaro gregoriano,<br />

cioè al calendario ora in uso in tutto il mondo, tuttavia,<br />

la sua nascita è anteriore di più di 300 anni.<br />

http://italian.cri.com.cn/italian/2002/May/66692.htm<br />

La meridiana di Charles Moulin. Charles Moulin era<br />

coetaneo e compagno di studi di Henri Emile Matisse.<br />

Spinto dalle descrizioni che gli aveva fatto a Parigi<br />

Vincenzo Tommasone, zampognaro molisano, si recò sulle<br />

Mainarde, a Picinisco per trascorrere un’esistenza da eremita<br />

e dipingere le sue tele. Abitava in una minuscola costruzione<br />

in lastre di pietra, addossata alla roccia. All’esterno vi<br />

era una meridiana costruita da lui stesso.<br />

L’orologio con le orecchie, sconosciuto fino ad ora. È<br />

rimasto nell’oblìo, almeno nella storia della gnomonica<br />

divulgata fino ad oggi nella nostra comunità, un particolare<br />

tipo di orologio d’altezza. Aggiornate quindi gli elenchi,<br />

perché è da aggiungere l’orologio ’con le orecchie’. L’ho<br />

trovato in un unico sito internet gestito da un autore che<br />

nell’arco di un anno non sono riuscito a rintracciare, né in<br />

altri siti, né via e-mail. Egli dice che al 1999 stava studiando<br />

questo tipo di orologio e cercando di rintracciarne il maggiorn<br />

numero di esemplari esistenti in vari musei, soprattutto<br />

nel Nord Europa. Non voglio rovinare la sorpresa<br />

perché attualmente lo sta analizzando il nostro Alessandro<br />

Gunella che presto ne darà comunicazione attraverso un<br />

articolo su queste pagine.<br />

Stralci storici sulle ore ineguali e canoniche, si possono<br />

leggere in una pagina web senza immagini, all’indirizzo<br />

http://explorers.whyte.com.hours.htm<br />

Nella Biblioteca della Casanatense in Roma, sono conservati<br />

alcuni strumenti scientifici astronomici, tra cui una<br />

sfera armillare del sec XV<strong>II</strong> di 3,80 m di circonferenza, un<br />

globo terrestre di Silvestro Amanzio Moroncelli del 1716,<br />

un globo celeste dello stesso<br />

autore del 1716, uno strumento<br />

astronomico del XVI secolo<br />

con funzioni di astrolabio, ed<br />

una serie di strumenti scientifici<br />

acquistati da Giovanni Battista<br />

Audiffredi per la Casanatense<br />

nel 1770, comprendenti compassi,<br />

una meridiana (a forma di<br />

ciotola di ottone), un quadrante<br />

d’altezza ed un ‘radio latino’.


Come collaborare con <strong>Gnomonica</strong> <strong>Italiana</strong><br />

Spedizione del materiale<br />

Il materiale può essere spedito per e-mail o per posta ad un<br />

membro della redazione. Nel caso di invio per e-mail di files di<br />

grandi dimensioni (superiori a 1MB) si consiglia di prendere<br />

contatto preventivamente con il destinatario. Se si invia materiale<br />

per posta e si desidera che il materiale venga restituito è<br />

necessario convenire questa procedura con il destinatario; di<br />

norma il materiale non viene restituito.<br />

Testo<br />

Possibilmente salvare in un file doc scritto con Microsoft<br />

Word, versione non successiva a Word 2000. Il testo può<br />

essere scritto con un qualunque altro programma di scrittura<br />

purchè possa essere letto da Microsoft Word (rtf, txt, wri).<br />

Il testo inviato verrà poi impaginato con lo stile previsto per la<br />

rivista, per questo motivo è meglio evitare scelte di formattazione<br />

che introducano caratteri di controllo non interpretabili<br />

dal programma di impaginazione: per esempio numerazione<br />

automatica di paragrafi (sono caratteri speciali di Word e non<br />

solo caratteri numerici), puntini evidenziati di inizio paragrafo<br />

e simili.<br />

È anche da evitare il rientro a sinistra della prima riga di un<br />

nuovo periodo. Questo stile non è utilizzato nell’impaginazione.<br />

È invece richiesto che il testo riproduca le scelte di stile che<br />

debbono essere riprodotte nell’impaginazione:<br />

- corsivo<br />

- grassetto<br />

- titoli di paragrafo in grassetto. questi titoli avranno una<br />

riga bianca sopra e sotto e saranno allineati in centro<br />

alla colonna<br />

- allineamenti a sinistra o a destra: il testo va giustificato<br />

in modo da evidenziare quando si decide di allineare<br />

delle righe diversamente<br />

- testo rientrante sia a destra che a sinistra.<br />

Nell’impaginazione questi paragrafi avranno un rientro<br />

di 3 mm<br />

- a capo e righe bianche fra paragrafi. Non includere<br />

linee bianche andando a capo se non esplicitamente<br />

volute per staccare un argomento.<br />

- i numeri in stile apice che rimandono alle note. Questi<br />

dovranno essere sempre numeri e sequenziali nell’articolo<br />

Tutto il testo deve essere scritto con la stessa dimensione.<br />

Non è richiesto nessun font particolare; l’autore può utilizzarne<br />

uno qualunque purchè di largo impiego e quindi facilmente<br />

reperibile su ogni computer (Arial, Times ecc.).<br />

Si fa presente che nella rivista è usato il Garamond (size 12,<br />

larghezza 88%, interlinea 14, giustificato)<br />

Immagini<br />

Non è necessario che le immagini siano inserite nel testo, è<br />

sufficiente che sia segnalato il punto in cui si consiglia l’inserimento.<br />

Si può indicare il punto di inserimento con un testo fra parentesi<br />

del tipo: [inserire fig. 1]. In questo caso il taglio dell’immagine<br />

sarà decisa in sede di impaginazione.<br />

Se si desidera suggerire anche il taglio dell’immagine allora<br />

queste possono essere inserite nel testo; per questo scopo,<br />

se si vuole risparmiare sulla dimensione del file, è possibile<br />

utilizzare anche la versione in bianco e nero delle immagini.<br />

Le immagini devono essere fornite come file distinti anche se<br />

sono state inserite nel testo. Non è infatti possibile estrarre<br />

dal documento le immagini con la qualità originale.<br />

I files delle immagini devono essere in formato jpg o tif, con<br />

una profondità non inferiore a 72 dpi e con la più grande<br />

dimensione disponibile. È preferibile che le immagini siano<br />

inviate sempre a colori anche nel caso vengano poi pubblicate<br />

in bianco e nero.<br />

Si sconsiglia invece l’uso del colore nei disegni a tratto che<br />

non lo richiedano esplicitamente. Così pure il riferimento nel<br />

testo a particolari in colore dei disegni a tratto; questi disegni<br />

sono di solito riprodotti in pagine in bianco e nero.<br />

Per i disegni a tratto è disponibile nel sito di CGI il programma<br />

SFERE di Gianni Ferrari; il programma può essere scaricato<br />

gratuitamente e consente di comporre la maggior parte di<br />

questi tipi di disegno:<br />

www.gnomonicaitaliana.vialattea.net/softwaregnom2.htm<br />

Le immagini possono essere spedite da scansionare, operazione<br />

a cui provvederà l’impaginatore o il redattore che le ha<br />

ricevute.<br />

Si deve evitare che le fotografie riportino dati digitali in<br />

sovraimpressione a meno che questi particolari siano esclusi<br />

dal taglio dell’impaginazione.<br />

Sono anche da evitare le cornici inserite direttamente in un<br />

disegno poiché, se necessarie, saranno introdotte e dimensionate<br />

dall’impaginatore.<br />

Si sconsiglia di numerare i disegni inserendo un carattere<br />

numerico nello stesso. In genere i disegni vengono numerati<br />

tramite la didascalia oppure, se questa non è prevista, tramite<br />

un numero sovraimpresso nel quadro dell’immagine.<br />

Questa operazione di numerazione avviene con l’impaginazione<br />

per uniformare dimensione e stile della numerazione.<br />

I numeri inseriti dall’autore apparirebbero di stile diverso<br />

rispetto agli altri articoli ma anche differenti in dimensione,<br />

conseguentemente al diverso ingrandimento che possono<br />

avere le immagini nell’impaginazione.<br />

Viceversa si consiglia di utilizzare il numero di immagine nel<br />

nome dei files e di non utilizzare nomi riferiti ai contenuti: es.:<br />

fig1.jpg e non: gitaaTindari.jpg<br />

È auspicabile che tutte le immagini abbiano una didascalia. I<br />

testi delle didascalie possono essere riportati alla fine del<br />

testo dell’articolo e riferiti al numero di figura.<br />

Se la provenienza delle immagini richiede un’autorizzazione<br />

alla riproduzione, è necessario che l’autore provveda a procurarsi<br />

tale permesso interpellando la fonte e sia in grado di<br />

documentarlo alla redazione. La redazione è volentieri disponibile<br />

a fornire copie in omaggio della rivista ai proprietari delle<br />

immagini che le richiedessero in cambio di questo permesso.<br />

L’autore può quindi agire consapevole di questa disponibilità.<br />

Rubriche<br />

Arte, Materiali e Tecniche, Mario Arnaldi,<br />

marnaldi@libero.it<br />

Curiosità Gnomoniche, Nicola Severino,<br />

nicolaseverino@libero.it<br />

Dalle Mailing-List, Umberto Fortini, yvega@tin.it<br />

Didattica, Alberto Nicelli, a.nicelli@tiscali.it<br />

Effemeridi, Paolo Albéri Auber, ingauber@tin.it<br />

Eventi, Fabio Garnero, f.garnero@tiscalinet.it<br />

Invito alla Visita, Fabio Garnero, f.garnero@tiscalinet.it<br />

La <strong>Gnomonica</strong> nel WEB, Diego Bonata,<br />

dibonata@libero.it<br />

Motti Latini, Alessandro Gunella,<br />

agunellamagun@virgilio.it<br />

La Posta, Nicola Severino, nicolaseverino@libero.it<br />

Profili, Alessandro Gunella, agunellamagun@virgilio.it<br />

Progetti, Fabio Savian, fabio.savian@libero.it<br />

I Quiz, Alberto Nicelli, a.nicelli@tiscali.it<br />

Rassegna Stampa, Andrea Costamagna,<br />

andreacostamagna@tiscalinet.it<br />

Recensioni, Gianni Ferrari, gf_merid@virgilio.it<br />

Recensioni Software, Diego Bonata, dibonata@libero.it e<br />

Umberto Fortini, yvega@tin.it<br />

Soli et Artis Opus, Mario Arnaldi, marnaldi@libero.it<br />

Sorrisi e Gnomoni, Giacomo Agnelli,<br />

agnelbs@numerica.it

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!